eva klotz il giornale

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14 CRONACHE il Giornale Domenica 27 marzo 2011 L a frase irriso- ria pronun- ciata da una donnaanzia- na, a voce al- ta affinché tutti pos- sano udirla, echeg- gia come una fucila- ta in piazza Walther: «Ma allora parla an- che con gli italiani!». È indirizzata a Eva Klotz, consigliera della ProvinciaautonomadiBolzano,chesiallon- tanainbiciclettadopoavermisalutatonella mia lingua. Non è che la figlia primogenita diGeorgKlotz,«ilmartellatoredellaValPas- siria», si rifiuti di parlare in italiano: è che non lo conosce. Non è la sua lingua, non lo saràmai.Durantel’intervistacelamettetut- ta per esprimersi in modo appropriato, ma ogni30secondideveconsultareilvocabola- rio di tedesco e cercarvi l’equivalente in ita- liano dei concetti che ha nella testa. Per de- scrivere la tragica «Notte dei fuochi», che suo padre fece divampare giusto mezzo se- colo fa, dice: «Salirono in aria i tralicci». Che poi non gli vada di parlare con gli ita- liani anche per altri motivi, è in parte com- prensibile: «Lo vede quante auto del 113 e quanti agenti? Polizia e carabinieri ovun- que!SeaTrentosifanno500controlli,aBol- zanodiventano800.Eppurequicisonome- noabitantienonc’ècriminalità.Unadimo- strazione di forza: lo Stato deve mostrare i muscoli.Quandocifermanoperuncontrol- lo,parlanosoloitaliano,perumiliarci,nono- stante la legge li obblighi a esprimersi in te- desco. Decreto del 15 luglio 1988, numero 574,delpresidentedellaRepubblica».Italia- na. Ma «Süd Tirol ist nicht Italien!», il Sud TirolononèItalia,strillanomanifestieadesi- vi con i colori della bandiera austriaca nella sede del suo movimento politico Südtiroler Freiheit (Libertà sudtirolese). Le indicazio- nitelefonichesull’indirizzoeranostatecon- seguenti: «Noi siamo in Südtirolerstraße. Via Alto Adige, come dite voi». «Noi» sono loro. «Voi» siamo noi. Due mondi separati, che già dai pronomi non vogliono capirsi. Poi,quandosifinisceaparlaredellorosan- to laico, Andreas Hofer, il patriota che com- batté contro le truppe napoleoniche e con- tro i bavaresi e morì fucilato dai francesi a Mantovanel1810,algrido«Ah,comespara- temale!»rivoltoversoil plotone d’esecuzione che alla prima scarica loavevamancato,lepa- role lasciano il posto a una lingua sovranazio- nale,quelladellamusi- ca. Non sapendo pro- nunciare in italiano le strofe dell’Andreas Ho- ferLied,l’innodelTiro- lo che comincia con «A Mantovaincatene/l’Ho- fer fedele sta. / Schiera nemicaviene,/amorte il condurrà» e finisce con «Poi grida: orsù, sparate. / Oh, come mal tirate. / Addio mio bel Tirol / Addio mio bel Tirol», Eva Klotz esclama: «Un momen- to,prego.Glielocantia- mo». Si avvicina con la sedia alla sorella mino- re Barbara, che le dà unamanocomeimpie- gatanellasegreteriadel- laSüdtirolerFreiheit;le dueKlotzarrivanoqua- si a sfiorarsi con la te- sta, si guardano negli occhi e intonano la struggente melodia, una da soprano, l’altra da contralto: «Zu Man- tua in Banden / der treue Hofer war». L’oste Andreas Hofer era nato nel 1767 a San Leonardo in Passiria, dove ancor oggi solo l’1,6%degliabitantipar- la italiano. È lo stesso paesino d’origine di Georg Klotz, morto in Austriail24gennaio1976dopoquasi15an- ni di latitanza, e dei suoi sei figli, avuti dalla moglie Rosa Pöll, una maestra elementare oggi novantenne: Eva, Wolfram, Manfred, Judith, Barbara e Rosa, detta Rösi per non confonderla con la madre. Eva aveva 10 an- niquandosuopadre,unfabbroches’eratra- sformato per amor patrio nel più pericoloso ricercato dell’Alto Adige, si diede alla mac- chia. I separatisti sudtirolesi del Befreiung- sausschuss Südtirol (Fronte di liberazione delSudTirolo)avevanoesorditoconunpri- moattentatoil6ottobre1956aBolzano:una bombacollocatadavantiallaportadell’ora- torioDonBosco,chel’indomaniavrebbedo- vuto ospitare il congresso provinciale della Dc. Lo stillicidio di attentati contro caserme dell’«esercito d’occupazione italiano», tra- licci dell’alta tensione, linee ferroviarie, ca- valcaviaedigheproseguìinundrammatico crescendo,finoaculminarenella«Nottedei fuochi», quella fra l’11 e il 12 giugno 1961, quando si registrarono 37 attentati, almeno altrettanti furono sventati e Giovanni Po- stal,uncoraggiosostradinodiSalorno,rima- se dilaniato mentre tentava di disinnescare unacaricaesplosivapiazzatasottountralic- cio. Quattro giorni dopo il ministro dell’In- terno, Mario Scelba, decretò il coprifuoco dalle 9 di sera alle 5 di mattina in tutto l’Alto Adige. La «Notte dei fuochi» bruciò la poco onorevole carriera da terrorista di Georg Klotz,processatoquattrovolte,condannato incontumaciaacomplessivi52anni,1mese e 10 giorni di carcere che non scontò mai, e accese una guerriglia sempre più cruenta contro lo Stato italiano, proseguita fino al 1988 con 361 attentati che provocarono 21 morti e 57 feriti. Eva Klotz s’è laureata in storia e filosofia a Innsbruck.Hadivorzia- to dal primo marito nel 1993 e sette anni dopo s’è risposata con Hans Bachmann,responsabi- le delle relazioni ester- ne di una banca. Ha in- segnato tedesco, storia e geografia negli istituti superioridiBressanone e Bolzano. Dal 1983 è in aspettativa, essendo la docenza incompatibile per legge con gli incari- chi politici. Dal 1976 ha militatonellaSüdtiroler Heimatbund, di ispira- zione nazionalista. Poi ha fondato l’Union für Südtirol, che ha abban- donato quattro anni fa perdarvitaallaSüdtiro- ler Freiheit. È stata con- siglieracomunaleaBol- zano. Nella Provincia autonoma è la rappre- sentantedell’opposizio- ne rieletta consecutiva- mente da più anni. Ilsegnodistintivodel- la Klotz è una treccia cheassomigliaaunago- mena. Ne va molto fie- ra,benchéaognisham- poo le porti via più di un’oraperessereasciu- gata,dipreferenzaalso- le, stagione permetten- do, visto che la titolare odiailphon.«Iomirico- nosco in questa treccia, perché da sempre sono io con questa treccia, è parte integrante di me, appartiene alla mia identità». Infatti è rima- staintattadaquelgiornodell’agosto1952in cuisuopadredecisedirapareazerolafiglia. «Aunannoeduemesiavevoicapellibiondi e sottili, mentre lui voleva che mi crescesse- ro bruni e forti». Il culto del genitore le ha sempre impedito di ricorrere alle cure del parrucchiere. Trascorsi 58 anni, se ne vedo- no i frutti: il gioiello tricologico, esibito sul petto,haraggiuntoquasiilmetrodilunghez- za. La treccia fu accorciata in via ecceziona- leunasolavolta,di20centimetri,nel1998,a beneficio del consigliere Ruggero Benussi, che si congedava dalla Provincia: «Un caro amico.Miavevafattoprometterechemisa- rei privata di una ciocca dei miei capelli nel momento in cui avesse lasciato la politica. Miparvedoverosodonargliela».Equiviene fuorituttoilsensodell’onoredellaKlotz,per- ché il destinatario dell’inconsueto omaggio era,almenosullacarta,unodeisuoipeggio- ri nemici, un ex repubblichino della X Mas, per anni esponente di primo piano prima del Msi e poi di An, strenuo difensore della presenzaitalianainAltoAdigeedituttiquei simboli, a cominciare dall’odiato monu- mentoallaVittoriadisegnatodall’architetto MarcelloPiacentinieinauguratodalregime fascista nel 1928, che il «martellatore della Val Passiria» avrebbe volentieri fatto saltare inariaconladinamiteesuafigliaconleparo- le. Immagino che lei non si senta italiana. «Io non sono italiana. Come posso sentirmi ciò che non sono? Non divento italiana per- chéholacartad’identitàeilpassaportodel- la vostra Repubblica. Sono una tirolese di madrelingua tedesca e di provenienza au- striaca costretta a essere italiana». Peròoltreallacartad’identitàealpassa- portositienebenstrettaanchelatessera del Servizio sanita- rio nazionale sor- montata dal tricolo- reedallostellone,ha presente? «Sono costretta ad ave- re anche quella. Mi sto battendocontuttiimez- zi legali perché questi documenti corrispon- dano a ciò che sento dentro.Vorreichecifos- se armonia fra carta d’identità e sentimento nazionale». Che cos’ha fatto il 17 marzo,150˚anniver- sariodell’Unitàd’Ita- lia? «Potrà sembrarle stra- no, ma sono stata a Ro- ma. Partita al mattino, tornata alla sera». Una sfacchinata. «Sì,ancheperchéilmio volo decollava da Vero- na. Per coerenza non uso mai l’aeroporto di Bolzano,checostamol- to e serve a pochi. La trattaRoma-Bolzanose lapaghinoipoliticidel- la Südtiroler Volkspar- tei, del Pdl e del Pd». Con quale spirito af- frontaunatrasfertaa Roma? «Da ospite, da turista. Come se andassi a To- ronto. O in India». EquandotornaaBol- zano che cosa prova? «Terra mia, patria mia. Heimat». Che cosa vuole per il Sud Tirolo? «Un futuro senza Italia». In che modo pensa di arrivarci? «Con un referendum per l’autodetermina- zione,comeprevistodalPattointernaziona- lesuidiritticiviliepoliticiadottatodall’Onu nel 1966 e ratificato dall’Italia nel 1977». Il nuovo Stato come dovrebbe nascere? «Il senatore a vita Francesco Cossiga nel 2008 aveva presentato un disegno di legge costituzionale per l’autodeterminazione del Sud Tirolo che prevedeva quattro possi- bilità: restare con l’Italia, andare con l’Au- stria, andare con la Germania, creare uno Stato sovrano indipendente. Qualora il po- polo avesse deliberato di costituirsi in Stato indipendente o di chiedere l’annessione al- l’AustriaoallaGermania,leforzearmateita- lianeelaGuardiadifinanzasarebberostate obbligate a lasciare entro 48 ore il territorio del Land Südtirol, così aveva immaginato Cossiga. Io sono per l’annessione allo Stato federato del Tirolo, quindi all’Austria, con capitale Innsbruck. Era il sogno di mio pa- dre. Ma, per come stanno le cose, prevedo che si andrebbe al ballottaggio fra l’Italia e un Sud Tirolo indipendente. In tal caso, ov- vio che opterei per il secondo». È davvero convinta che i sudtirolesi avrebbero la forza economica per farce- la da soli? «GiàottoannifalaCameradicommerciodi Bolzano elaborò un’indagine da cui risulta- vacheilSudTirolohadichevivereinabbon- danza con ciò che produce, a cominciare dall’energia elettrica, la nostra grande ric- chezza: circa 6 miliardi di kilowattora l’an- no, il doppio di quanta ce ne serve». Mi sa che i bolzanini se la passano me- glio stando con l’Italia. «Non è vero. Nel 2009 l’Austria ha avuto un prodotto interno lordo procapitedi38.567dol- lari e figurava al 12˚ po- sto nella classifica del Pil mondiale, davanti a Canada, Regno Unito, Germania, Francia e Giappone. L’Italia era al 28˚ posto con 29.068 dollari pro capite. Nel- l’indicedellacompetiti- vitàl’Austriaèal14˚po- sto,l’Italiaal49˚.Ildebi- to pubblico in Italia è al 105%, in Austria al 62,5%.Ungiovaneinfor- matico della Val Puste- ria che lavorava nel NordTirolo,tornatonel Sud Tirolo per motivi di famiglia, mi spiegava che, a parità d’impiego, s’è ritrovato dalla sera allamattinacon800eu- ro al mese in meno nel- la busta paga». Maècosìsicuradivin- cerlo,questoreferen- dum? «No.Mapiùaspettiamo emenosperanzeabbia- mo. Tre anni fa un son- daggio del Soffi institut di Innsbruck ha stabili- tochesu500.000abitan- tidelSudTirolo,dicuiil 63%tedeschi,il26%ita- liani, il 7% immigrati stranierieil4%ladini,il 55% del gruppo lingui- stico tedesco e ladino era per un futuro senza l’Italia, il 32% per uno Stato sovrano e il 23% per l’annessione all’Austria». PeccatocheViennanonvivoglia.Sidice che vi consideri i terroni dell’Austria. «Questa è una stupidaggine propagandisti- camessaingirodaisudtirolesiostilialcam- biamento.Nonesisteagliattialcunadichia- razionedeigovernidiViennaediInnsbruck contraria all’annessione del Sud Tirolo. Ho incontrato personalmente gli ultimi cinque ministri degli Esteri succedutisi in Austria e nessuno di loro mi ha mai manifestato con- trarietà alla riunificazione del Tirolo. Sem- plicementesonocostrettiaconformarsialla lineadellamaggioranzapoliticadominante a Bolzano». Leggi Südtiroler Volkspartei. «Che non ne vuol sapere perché ha il potere di gestire il 90% delle tasse prelevate qui». Perlaveritàamerisultachel’AltoAdige riceva di ritorno dallo Stato italiano il 120%, quindi addirittura un quinto in più di quello che versate al fisco. «No,èil90%.SepoiloStatovuolmetterciin conto anche quello che spende per il com- missario del governo, per il questore, per le forzedell’ordine,anoinoninteressa.Faccia- mo volentieri a meno di tutta questa gente, nonabbiamobisognochevenganoquiain- segnarcicomesifannoleleggiocomesiam- ministra. Ci basta l’insegnamento degli Asburgo, il cui esempio di buongoverno è ancora rimpianto nel Veneto e in Lombar- dia». Semmai potrebbero essere i sudtirolesi a dare qualche ripetizione agli italiani. «Questononlodico,perchénonsononéco- lonialistanésciovinista.MaRomanonc’im- ponga ciò che dobbiamo o non dobbiamo fare. Ci lasci liberi. Amministriamo male? Peggio per noi. Amministriamo bene? Me- glio per tutti. Questo è il vero federalismo. NonquellodellaLega,rappresentatodapo- chi atti di decentramento spacciati per una riformaepocale.UmbertoBossinonsanem- meno di che cosa parla quando pronuncia la parola federalismo». Credevo che fosse amica del Senatùr. «LoeroneglianniOttanta,quandoorganiz- zava le riunioni per il vero federalismo. Da allora ho interrotto i rapporti». Fu sua ospite al rito dell’ampolla sul Po. «Sì,madalpalcofecipiùvoltecosì (muoveil dito indice a tergicristallo, in segno di dinie- go, ndr), affinché fosse chiaro a tutti che il SudTirolononpotevaassolutamenteessere inclusonellaPadania,comeilleaderdellaLe- gaavevaproclamato.NéschiavidiRoma,né servidiMilano.Ilnostrofuturolodecidiamo dasoli.NonseituBossichedevivenireaordi- narci di quale Stato far parte. L’unico vero amico che ho avuto nel Carroccio è stato Gianfranco Miglio». Lo credo bene. Sosteneva che Georg Klotz «aveva delle buone ragioni» nello sbriciolare i tralicci col plastico. «È stato il leghista più chiaro». Che ricordi ha di suo padre? «Belli. Era un umile artigiano che costruiva utensilidalavoro,ferravaicavalliesegavala legna per l’inverno. In esilio a Innsbruck si guadagnò da vivere facendo il carbone per la Grassmayr, una fonderia di campane che esistedal1599.LasualottaperilTirololibe- ro cominciò sotto il fascismo, quando gli at- tentaticontrol’integritàdelloStatocontem- plavanolacondannaamorte,eproseguìan- chedopochel’articolo241delcodicepena- lelaconvertìnell’ergastolo.Oggi,puressen- do punita con la reclusione non inferiore a 12anni,noisiamofavorevoliaformedilotta pacifiche, non violente». Che cosa ricorda della «Notte dei fuo- chi» di 50 anni fa? «Mio padre fu il primo a essere arrestato. Lo tenevano d’occhio da tempo perché aveva fondatounacompagniadiSchützen,tirato- TRECCIA LUNGA UN METRO SÜDTIROLER VOLKSPARTEI «Mio papà, il martellatore della Val Passiria» Dopo 50 anni l’altra verità tipi italiani Fu preso di mira perché aveva fondato gli Schützen. Un killer dei servizi segreti tentò di farlo fuori. Ferito, vagò per 42 ore sui ghiacciai e fuggì in Austria Non mi taglio i capelli dal 1952, da quando mio padre mi rapò a zero. Mi sequestrarono anche il quaderno con le ultime parole scritte da lui: c’erano solo quelle Mia madre interrogata per ore con una lampada negli occhi: perse quasi la vista. Noi sei fratellini fummo separati. Lei fu tenuta in galera per 14 mesi Governa da 60 anni perché dà posti e soldi. Silvius Magnago non difese mai i patrioti, anzi li diffamò. Luis Durnwalder lo giudico un grande affarista EVA KLOTZ CONDANNATO A 52 ANNI FAMIGLIA PERSEGUITATA di Stefano Lorenzetto Georg Klotz e la moglie Rosa nel 1950 ADDIO BOSSI Eva Klotz in piazza Walther, a Bolzano. «Con Bossi e la Lega ho chiuso. Miglio fu un amico» [Fotoservizio: Maurizio Don] Klotz latitante in Austria negli Anni 60 La Notte dei fuochi del 1961: «Fece saltare una trentina di tralicci, ma non uccise nessuno» «Io non sono italiana. L’Alto Adige è un falso. Fascisti e sinistra alleati contro i sudtirolesi»

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GIORN - NAZIONALE - 14 - 27/03/11- Plate AFFIANCATESX - Autore: PROTO Stampa: 26/03/11 19.20 - Composite

14 CRONACHE il Giornale Domenica 27 marzo 2011

La frase irriso-ria pronun-ciata da unadonnaanzia-na, a voce al-

ta affinché tutti pos-sano udirla, echeg-gia come una fucila-ta in piazza Walther:«Ma allora parla an-che con gli italiani!».

È indirizzata a Eva Klotz, consigliera dellaProvinciaautonomadiBolzano,chesiallon-tana in bicicletta dopo avermi salutato nellamia lingua. Non è che la figlia primogenitadiGeorgKlotz,«ilmartellatoredella ValPas-siria», si rifiuti di parlare in italiano: è chenon lo conosce. Non è la sua lingua, non losaràmai.Durante l’intervistacelamette tut-ta per esprimersi in modo appropriato, maogni30 secondideve consultare ilvocabola-rio di tedesco e cercarvi l’equivalente in ita-liano dei concetti che ha nella testa. Per de-scrivere la tragica «Notte dei fuochi», chesuo padre fece divampare giusto mezzo se-colo fa, dice: «Salirono in aria i tralicci».

Che poi non gli vada di parlare con gli ita-liani anche per altri motivi, è in parte com-prensibile: «Lo vede quante auto del 113 equanti agenti? Polizia e carabinieri ovun-que! Se a Trento si fanno 500 controlli, a Bol-zano diventano 800. Eppure qui ci sono me-no abitanti e non c’è criminalità. Una dimo-strazione di forza: lo Stato deve mostrare imuscoli.Quando ci fermanoper un control-lo,parlanosoloitaliano,perumiliarci,nono-stante la legge li obblighi a esprimersi in te-desco. Decreto del 15 luglio 1988, numero574,delpresidentedellaRepubblica». Italia-na. Ma «Süd Tirol ist nicht Italien!», il SudTirolononèItalia,strillanomanifestieadesi-vi con i colori della bandiera austriaca nellasede del suo movimento politico SüdtirolerFreiheit (Libertà sudtirolese). Le indicazio-nitelefoniche sull’indirizzoeranostatecon-seguenti: «Noi siamo in Südtirolerstraße.Via Alto Adige, come dite voi». «Noi» sonoloro. «Voi» siamo noi. Due mondi separati,che già dai pronomi non vogliono capirsi.

Poi,quandosifinisceaparlaredellorosan-to laico, Andreas Hofer, il patriota che com-batté contro le truppe napoleoniche e con-tro i bavaresi e morì fucilato dai francesi aMantova nel 1810, al grido «Ah, come spara-te male!» rivolto verso ilplotone d’esecuzioneche alla prima scaricaloavevamancato, lepa-role lasciano il posto auna lingua sovranazio-nale, quella della musi-ca. Non sapendo pro-nunciare in italiano lestrofe dell’Andreas Ho-fer Lied, l’inno del Tiro-lo che comincia con «AMantovaincatene/l’Ho-fer fedele sta. / Schieranemica viene, / a morteil condurrà» e finiscecon «Poi grida: orsù,sparate. / Oh, comemal tirate. / Addio miobel Tirol / Addio miobel Tirol», Eva Klotzesclama: «Un momen-to, prego. Glielo cantia-mo». Si avvicina con lasedia alla sorella mino-re Barbara, che le dàuna mano come impie-gatanellasegreteriadel-la Südtiroler Freiheit; ledueKlotzarrivano qua-si a sfiorarsi con la te-sta, si guardano negliocchi e intonano lastruggente melodia,una da soprano, l’altrada contralto: «Zu Man-tua in Banden / dertreue Hofer war».

L’oste Andreas Hoferera nato nel 1767 a SanLeonardo in Passiria,dove ancor oggi solol’1,6%degliabitantipar-la italiano. È lo stessopaesino d’origine di Georg Klotz, morto inAustria il 24 gennaio 1976 dopo quasi 15 an-ni di latitanza, e dei suoi sei figli, avuti dallamoglie Rosa Pöll, una maestra elementareoggi novantenne: Eva, Wolfram, Manfred,Judith, Barbara e Rosa, detta Rösi per nonconfonderla con la madre. Eva aveva 10 an-niquandosuopadre,unfabbroches’eratra-sformato per amor patrio nel più pericolosoricercato dell’Alto Adige, si diede alla mac-chia. I separatisti sudtirolesi del Befreiung-sausschuss Südtirol (Fronte di liberazionedel Sud Tirolo) avevano esordito con un pri-

moattentato il6 ottobre1956 a Bolzano:unabomba collocata davanti alla porta dell’ora-torioDonBosco,chel’indomaniavrebbedo-vuto ospitare il congresso provinciale dellaDc. Lo stillicidio di attentati contro casermedell’«esercito d’occupazione italiano», tra-licci dell’alta tensione, linee ferroviarie, ca-valcavia e dighe proseguì in un drammaticocrescendo, fino a culminare nella «Notte deifuochi», quella fra l’11 e il 12 giugno 1961,quando si registrarono 37 attentati, almenoaltrettanti furono sventati e Giovanni Po-stal,uncoraggiosostradinodiSalorno,rima-se dilaniato mentre tentava di disinnescareunacaricaesplosivapiazzata sotto un tralic-cio. Quattro giorni dopo il ministro dell’In-terno, Mario Scelba, decretò il coprifuocodalle 9 di sera alle 5 di mattina in tutto l’AltoAdige. La «Notte dei fuochi» bruciò la pocoonorevole carriera da terrorista di GeorgKlotz, processatoquattro volte, condannatoincontumacia a complessivi 52 anni,1 mesee 10 giorni di carcere che non scontò mai, eaccese una guerriglia sempre più cruentacontro lo Stato italiano, proseguita fino al1988 con 361 attentati che provocarono 21morti e 57 feriti.

Eva Klotz s’è laureata in storia e filosofia aInnsbruck. Ha divorzia-to dal primo marito nel1993 e sette anni dopos’è risposata con HansBachmann,responsabi-le delle relazioni ester-ne di una banca. Ha in-segnato tedesco, storiae geografia negli istitutisuperiori di Bressanonee Bolzano. Dal 1983 è inaspettativa, essendo ladocenza incompatibileper legge con gli incari-chi politici. Dal 1976 hamilitatonellaSüdtirolerHeimatbund, di ispira-zione nazionalista. Poiha fondato l’Union fürSüdtirol, che ha abban-donato quattro anni faper dar vita alla Südtiro-ler Freiheit. È stata con-siglieracomunalea Bol-zano. Nella Provinciaautonoma è la rappre-sentantedell’opposizio-ne rieletta consecutiva-mente da più anni.

Ilsegnodistintivodel-la Klotz è una trecciacheassomigliaaunago-mena. Ne va molto fie-ra, benché a ogni sham-poo le porti via più diun’ora per essere asciu-gata,dipreferenzaalso-le, stagione permetten-do, visto che la titolareodiailphon.«Iomi rico-nosco in questa treccia,perché da sempre sonoio con questa treccia, èparte integrante di me,

appartiene alla mia identità». Infatti è rima-sta intatta da quel giorno dell’agosto 1952 incui suo padre decise di rapare a zero la figlia.«A un anno e due mesi avevo i capelli biondie sottili, mentre lui voleva che mi crescesse-ro bruni e forti». Il culto del genitore le hasempre impedito di ricorrere alle cure delparrucchiere. Trascorsi 58 anni, se ne vedo-no i frutti: il gioiello tricologico, esibito sulpetto,haraggiuntoquasiilmetrodilunghez-za. La treccia fu accorciata in via ecceziona-le una sola volta, di 20 centimetri, nel 1998, abeneficio del consigliere Ruggero Benussi,

che si congedava dalla Provincia: «Un caroamico. Mi aveva fatto promettere che mi sa-rei privata di una ciocca dei miei capelli nelmomento in cui avesse lasciato la politica.Mi parve doveroso donargliela». E qui vienefuorituttoilsensodell’onoredellaKlotz,per-ché il destinatario dell’inconsueto omaggioera, almeno sulla carta, uno dei suoi peggio-ri nemici, un ex repubblichino della X Mas,per anni esponente di primo piano primadel Msi e poi di An, strenuo difensore dellapresenza italiana in Alto Adige e di tutti queisimboli, a cominciare dall’odiato monu-mento alla Vittoria disegnato dall’architettoMarcelloPiacentini e inaugurato dalregimefascista nel 1928, che il «martellatore dellaVal Passiria» avrebbe volentieri fatto saltareinariaconladinamiteesuafigliaconleparo-le.

Immagino che lei non si senta italiana.«Io non sono italiana. Come posso sentirmiciò che non sono? Non divento italiana per-ché ho la carta d’identità e il passaporto del-la vostra Repubblica. Sono una tirolese dimadrelingua tedesca e di provenienza au-striaca costretta a essere italiana».

Però oltre alla carta d’identità e al passa-porto si tiene ben stretta anche la tesseradel Servizio sanita-rio nazionale sor-montata dal tricolo-re e dallo stellone, hapresente?

«Sono costretta ad ave-re anche quella. Mi stobattendocontutti imez-zi legali perché questidocumenti corrispon-dano a ciò che sentodentro.Vorreichecifos-se armonia fra cartad’identità e sentimentonazionale».

Che cos’ha fatto il 17marzo,150˚ anniver-sariodell’Unità d’Ita-lia?

«Potrà sembrarle stra-no, ma sono stata a Ro-ma. Partita al mattino,tornata alla sera».

Una sfacchinata.«Sì, anche perché il miovolo decollava da Vero-na. Per coerenza nonuso mai l’aeroporto diBolzano,checostamol-to e serve a pochi. LatrattaRoma-Bolzano sela paghino i politici del-la Südtiroler Volkspar-tei, del Pdl e del Pd».

Con quale spirito af-fronta unatrasferta aRoma?

«Da ospite, da turista.Come se andassi a To-ronto. O in India».

EquandotornaaBol-zano che cosa prova?

«Terra mia, patria mia.Heimat».

Che cosa vuole per il Sud Tirolo?«Un futuro senza Italia».

In che modo pensa di arrivarci?«Con un referendum per l’autodetermina-zione,comeprevistodalPattointernaziona-le sui diritti civili e politici adottato dall’Onunel 1966 e ratificato dall’Italia nel 1977».

Il nuovo Stato come dovrebbe nascere?«Il senatore a vita Francesco Cossiga nel2008 aveva presentato un disegno di leggecostituzionale per l’autodeterminazionedel Sud Tirolo che prevedeva quattro possi-bilità: restare con l’Italia, andare con l’Au-

stria, andare con la Germania, creare unoStato sovrano indipendente. Qualora il po-polo avesse deliberato di costituirsi in Statoindipendente o di chiedere l’annessione al-l’AustriaoallaGermania, leforzearmateita-liane e la Guardia di finanza sarebbero stateobbligate a lasciare entro 48 ore il territoriodel Land Südtirol, così aveva immaginatoCossiga. Io sono per l’annessione allo Statofederato del Tirolo, quindi all’Austria, concapitale Innsbruck. Era il sogno di mio pa-dre. Ma, per come stanno le cose, prevedoche si andrebbe al ballottaggio fra l’Italia eun Sud Tirolo indipendente. In tal caso, ov-vio che opterei per il secondo».

È davvero convinta che i sudtirolesiavrebbero la forza economica per farce-la da soli?

«Già otto anni fa la Camera di commercio diBolzano elaborò un’indagine da cui risulta-vacheilSudTirolo hadichevivereinabbon-danza con ciò che produce, a cominciaredall’energia elettrica, la nostra grande ric-chezza: circa 6 miliardi di kilowattora l’an-no, il doppio di quanta ce ne serve».

Mi sa che i bolzanini se la passano me-glio stando con l’Italia.

«Non è vero. Nel 2009 l’Austria ha avuto unprodotto interno lordoprocapite di 38.567 dol-lari e figurava al 12˚ po-sto nella classifica delPil mondiale, davanti aCanada, Regno Unito,Germania, Francia eGiappone. L’Italia eraal 28˚ posto con 29.068dollari pro capite. Nel-l’indicedellacompetiti-vità l’Austria è al 14˚ po-sto, l’Italiaal49˚.Ildebi-to pubblico in Italia è al105%, in Austria al62,5%.Ungiovaneinfor-matico della Val Puste-ria che lavorava nelNordTirolo,tornato nelSud Tirolo per motivi difamiglia, mi spiegavache, a parità d’impiego,s’è ritrovato dalla seraalla mattina con 800 eu-ro al mese in meno nel-la busta paga».

Maècosìsicuradivin-cerlo,questoreferen-dum?

«No.Ma più aspettiamoemenosperanzeabbia-mo. Tre anni fa un son-daggio del Soffi institutdi Innsbruck ha stabili-tochesu500.000abitan-ti del Sud Tirolo, di cui il63% tedeschi, il 26% ita-liani, il 7% immigratistranieri e il 4% ladini, il55% del gruppo lingui-stico tedesco e ladinoera per un futuro senzal’Italia, il 32% per unoStato sovrano e il 23%

per l’annessione all’Austria».Peccato che Vienna non vi voglia. Si diceche vi consideri i terroni dell’Austria.

«Questa è una stupidaggine propagandisti-ca messa in giro dai sudtirolesi ostili al cam-biamento. Non esiste agli atti alcuna dichia-razione dei governi di Vienna e di Innsbruckcontraria all’annessione del Sud Tirolo. Hoincontrato personalmente gli ultimi cinqueministri degli Esteri succedutisi in Austria enessuno di loro mi ha mai manifestato con-trarietà alla riunificazione del Tirolo. Sem-plicemente sono costretti a conformarsi alla

linea della maggioranza politica dominantea Bolzano».

Leggi Südtiroler Volkspartei.«Che non ne vuol sapere perché ha il poteredi gestire il 90% delle tasse prelevate qui».

Per la verità a me risulta che l’Alto Adigericeva di ritorno dallo Stato italiano il120%, quindi addirittura un quinto inpiù di quello che versate al fisco.

«No, è il 90%. Se poi lo Stato vuol metterci inconto anche quello che spende per il com-missario del governo, per il questore, per leforzedell’ordine,anoinoninteressa.Faccia-mo volentieri a meno di tutta questa gente,non abbiamo bisogno che vengano qui a in-segnarcicome si fannole leggiocome si am-ministra. Ci basta l’insegnamento degliAsburgo, il cui esempio di buongoverno èancora rimpianto nel Veneto e in Lombar-dia».

Semmai potrebbero essere i sudtirolesia dare qualche ripetizione agli italiani.

«Questo nonlo dico, perché nonsono né co-lonialistanésciovinista.MaRomanonc’im-ponga ciò che dobbiamo o non dobbiamofare. Ci lasci liberi. Amministriamo male?Peggio per noi. Amministriamo bene? Me-glio per tutti. Questo è il vero federalismo.Non quello della Lega, rappresentato da po-chi atti di decentramento spacciati per unariformaepocale.UmbertoBossinonsanem-meno di che cosa parla quando pronunciala parola federalismo».

Credevo che fosse amica del Senatùr.«Lo ero negli anni Ottanta, quando organiz-zava le riunioni per il vero federalismo. Daallora ho interrotto i rapporti».

Fu sua ospite al rito dell’ampolla sul Po.«Sì, ma dal palco feci più volte così (muove ildito indice a tergicristallo, in segno di dinie-go, ndr), affinché fosse chiaro a tutti che ilSud Tirolo non poteva assolutamente essereinclusonellaPadania,comeilleaderdellaLe-ga aveva proclamato. Né schiavi di Roma, néservi di Milano. Il nostro futuro lo decidiamodasoli.NonseituBossichedevivenireaordi-narci di quale Stato far parte. L’unico veroamico che ho avuto nel Carroccio è statoGianfranco Miglio».

Lo credo bene. Sosteneva che GeorgKlotz «aveva delle buone ragioni» nellosbriciolare i tralicci col plastico.

«È stato il leghista più chiaro».Che ricordi ha di suo padre?

«Belli. Era un umile artigiano che costruivautensili dalavoro, ferrava icavalli e segava lalegna per l’inverno. In esilio a Innsbruck siguadagnò da vivere facendo il carbone perla Grassmayr, una fonderia di campane cheesiste dal 1599. La sua lotta per il Tirolo libe-ro cominciò sotto il fascismo, quando gli at-tentaticontrol’integritàdelloStato contem-plavanolacondannaamorte,e proseguìan-che dopo che l’articolo 241 del codice pena-lelaconvertì nell’ergastolo.Oggi,puressen-do punita con la reclusione non inferiore a12 anni, noi siamo favorevoli a forme di lottapacifiche, non violente».

Che cosa ricorda della «Notte dei fuo-chi» di 50 anni fa?

«Mio padre fu il primo a essere arrestato. Lotenevano d’occhio da tempo perché avevafondato una compagnia di Schützen, tirato-

ri scelti, odiatissimi dagli italiani nonostan-te in piena guerra fredda ci fosse un precisointeressedegli Stati Unitia radicaresulterri-torio gruppi di tradizionalisti cattolici pron-tiacombatterecontroun’eventualeinvasio-ne sovietica. Lo tennero per quattro giorni equattro notti nel carcere di Merano, senzamangiare, senza bere, senza dormire, sotto-posto a continui interrogatori. Fu rilasciatoper mancanza di prove. Quando tornò a ca-sa, mia madre stentò a riconoscerlo. Le dis-se: “Va’ ad avvertire gli altri patrioti di nonfarsi catturare, perché non potrebbero so-pravvivere a una simile prova”. Poi si mise aletto e dormì per due giorni. La mamma an-dò a mettere in guardia tutti gli Schützen. Apiedi, paese per paese: non si fidava neppu-re delle corriere».

Se non c’erano prove contro di lui, per-ché decise di fuggire senza nemmeno sa-lutare i suoi figli?

«Passate tre settimane, era venuto a sapereche sarebbero tornati a riprenderlo. E infattipochi giorni dopo arrivarono con i cani e glielicotteri.Ma lui non si fece più catturare, néda vivo né da morto. I servizi segreti italianiricorsero allora a Christian Kerbler, un infil-trato che sparò a mio padre e al suo compa-gno Luis Amplatz, mentre stavano dormen-do in un fienile a Saltaus, nella Val Passiria.Amplatz restò ucciso. Papà fu raggiunto datrecolpi, unodei quali gli trapassòil pettodaun’ascella all’altra. Ciononostante riuscì ascavalcare le Alpi, camminando per 6 oresenza scarpee per altre 36 attraverso i ghiac-ciai, fino a raggiungere Sölden, in Austria,trascinando il proprio corpo ferito, sospintosolodalla forzadi volontà.Noi fratelli abbia-mo provato qualche anno fa a ripetere lostesso percorso: al quarto giorno di cammi-no ci siamo dovuti arrendere».

Come fa a dire che Kerbler, catturato do-po il delitto ma fuggito in circostanze mi-steriose, lavorava per i servizi segreti?

«Provenonneho.Constato soloche nel1964disponevadiunamacchinafotograficadota-tadiricetrasmittente eche nel 1992 ilpubbli-coministeroCunoTarfusserchieseilrinvioagiudiziodiungeneraledeicarabinieriediunfunzionariodipoliziaperconcorsonell’omi-cidio volontario di Amplatz». (La richiesta fuarchiviatadalgiudiceEdoardoMori.Duean-nidopoil pm Tarfussersposò Gerda Amplatz,figlia dell’irredentista altoatesino, ndr).

In tutta coscienza, mi dica: di quali colpepensa che si sia macchiato suo padre?

«Fece saltare una trentina di tralicci. Rispo-se al fuoco della Guardia di finanza e ferì auna spalla un ufficiale per sfuggire a unatrappola che gli era stata tesa nella nebbia.Nient’altro».

Resta la responsabilità morale. Dalla«Notte dei fuochi» si arrivò, sei anni do-po, alla strage di Cima Vallona, che costòlavitaalcapitanodeicarabinieri France-sco Gentile, al sottotenente dell’esercitoMario Di Lecce, al sergente paracaduti-sta Olivo Dordi e all’alpino Armando Pi-va.

«I terroristi cercano di provocare il maggiornumero di vittime innocenti. I patrioti delSudTirolononlo feceromai.Erano combat-tenti per la libertà che avevano prestato un

solenne giuramento: non colpire le perso-ne,soltantolecose.Ecomunquesuquell’ec-cidio bisognerebbe indagare ancora».

Perché?«L’ipotesipiùprobabileè che ilterreno fossestato minato per impedire gli attentati ai tra-licci. A farne le spese furono alcuni militaritenuti all’oscuro di questa circostanza. Nona caso le prime notizie diffuse dall’Ansa il 26giugno 1967 parlavano di un incidente».

Il desiderio d’indipendenza secondo leigiustifica gli attentati e la violenza?

«Il vostro Risorgimento che cos’è stato? Ne-glianni Sessantaunpromemoriadeivescovitedeschi,basatosullefonticristianeacomin-ciare da Sant’Agostino, ricordava che quan-doun intero popolo vie-ne vessato, allora anchelaviolenzadiventalegit-tima contro il dittatore.Gheddafi docet».

Ecco, appunto, se ilSud Tirolo fosse indi-pendente, lei come sicomporterebbe colcolonnello libico?

«Oh, sicuramente ap-poggerei la missionedell’Onu e dell’Unioneeuropea. Farei di tuttoperché il despota nonsoffochi il suo popolo.Avrei il diritto naturaledalla mia, nell’abbatte-re il tiranno. Esauriti imezzi legali, anche miopadre non ebbe scelta.Senzalasualotta,gli ita-liani avrebbero cancel-lato i sudtirolesi. Il lavo-ro qui veniva dato per il90% agli immigrati pro-venientidalvostroMez-zogiorno.Ilveroterrori-sta era lo Stato italiano,che voleva la pulizia et-nica.Ciavrebbecostret-to a emigrare tutti».

Quando vide suo pa-dre per l’ultima vol-ta?

«In Austria, dieci giorniprima che morisse,stroncato da un’embo-lia polmonare duranteuna riunione politica aTelfes».

Che insegnamento leha lasciato?

«Male non fare, pauranon avere. Questa fu la sua lezione: lotta perletueidee,maicontrolepersone.Meloscris-sesulla primapagina diun quadernodi poe-sia. Lasciai tutti gli altri fogli in bianco, perrispetto. Ma le forze dell’ordine italiane melo sequestrarono nel corso di una delletanteperquisizioni. Non l’ho più riavuto indietro.Nonpotendocatturaremiopadre,hannoin-fierito sulla sua famiglia».

In che modo?«Nostra madre fu tenuta in carcere per 14mesi e 10 giorni, prima a Bolzano e poi aTrento. Entrò che era in ottima salute, ne

uscì uno straccio. Durante un interrogato-rio le puntarono negli occhi per ore una luceaccecante, fino a farle quasi perdere la vista.Noi fratellini fummo separati e affidati a pa-renti o istituti. Io finii nel convitto delle Da-me inglesi a Merano. A 15 anni venni a miavoltainterrogata inquesturadalle9 dimatti-naalle9disera,privadiqualsiasidiritto, trat-tenuta senza prove. Non si sono mai scusa-ti».

Quanti processi ha subìto?«Cinque. Ne resta in piedi uno per vilipen-dio del tricolore. Aveva fatto stampare unmanifesto con una scopa che spazza via ilverde dalla bandiera italiana».

Come sono attualmente i rapporti framaggioranza di lin-gua tedesca e mino-ranza italiana in AltoAdige?

«Molto diversificati. ABolzano comandano ifascisti, la loro presen-za è invasiva. A Meranoe a Brunico, dove gli ita-lianihannodatempori-nunciato all’imperiali-smo, i rapporti sono piùcivili».

A Bolzano i fascistileggono l’Alto Adige,quotidiano del grup-po Espresso? Non mitornano i conti.

«È questa l’ambiguità difondo.Si proclamano disinistra,masull’italiani-tà del Sud Tirolo fannocausa comune con i fa-scisti. Siamo arrivati alpunto che l’ex senatorecomunistaLionelloBer-toldi,presidentedell’As-sociazione nazionalepartigianidiBolzano,di-fendeimonumentieret-ti da Benito Mussolini».

Di quello alla Vitto-ria lei che cosa vor-rebbe fare?

«“Il monumento allaVittoria è una spina nelcuore di Bolzano. Mai,in tempo di pace, l’Au-stria degli Asburgo por-tò una simile offesa allepopolazioni italianedel Trentino”. Parole diLiviaBattisti, figliadiCe-sare Battisti, l’eroe del

vostro irredentismo, al quale il monumentodoveva essere originariamente intitolato.Lo considero una bugia scolpita nel marmo,lamaterializzazionediunaviolenzacultura-le, un’offesa per noi autoctoni. Perciò vorreismontarlo in tanti blocchi, metterne alcuniin un museo dei nazionalismi e il resto get-tarli via, trasformando quel terreno in unparcodella convivenza dovepossanogioca-re insieme i bambini italiani, ladini, sudtiro-lesi e immigrati».

Molto bello. Però di un ristorante storicodel centro di Bolzano sulla guida Miche-

lin leggo questo giudizio: «Se non sietedel luogo evitate di presentarvi per l’oradi pranzo. La simpatica location è tuttaper i lavoratori di Bolzano che parlandoin lingua locale vengono accolti ai tavolia loro perennemente riservati. Gli altriaspettino pure... A tale eccentrica moda-lità di ricevere il viandante si aggiunge ildifferente trattamento che viene poi ri-servato agli “stranieri”».

«Questo mi dispiace molto. Non è giusto».«Non credo che un’umiliazione subitadaivostrinonniebisnonni possagiustifi-care una specie di legge del taglione con-trogliitalianichevivononellasuaprovin-ciadadueotregenerazioniesonoormai,non meno di lei, bol-zanini»,leharicorda-to Sergio Romano.

«Ma io che posso farcise dopo 66 anni ancorasi comportano da fasci-sti? L’hanno chiamatoAlto Adige per nascon-derel’unicadenomina-zione possibile: Sud Ti-rolo. Un falso storico eun falso in atto pubbli-co».

I fascisti, come lichiama lei, la mal-trattano?

«No,mirispettano,per-chévedono che sosten-go con sincerità, a visoaperto, i miei ideali eche sarei disposta a vi-vere solo di patate e lat-te pur di non rinuncia-re alla mia libertà»

Nella sua avversioneper tutto ciò che è ita-liano dimentica che689.000soldatimori-rono e Cesare Batti-sti si fece impiccaredagliaustriaciperfarritornare all’Italia ilTrentino Alto Adige.

«Chesignifica“far ritor-nare”? Il ritorno potevariguardare al massimoil Trentino. Ma noi sia-mosemprestatigerma-nofoni. Quindi l’irre-dentismo avrebbe do-vuto fermarsi al confi-ne di Salorno, comescrisse lo stesso Battistia Gaetano Salvemini.Nell’aprile del 1915 l’imperatore FrancescoGiuseppeavrebberestituitoilTrentinoalRe-gnod’Italiasenzaspargimentodisangue.In-vece in quello stesso mese l’Italia preferì si-glare segretamente il Patto di Londra conGran Bretagna, Francia e Russia per garan-tirsi anche l’annessione del Sud Tirolo allafine della prima guerra mondiale. Per que-sto sono morti i 689.000 soldati italiani».

Se tutti i sudtirolesi fossero ferventi pa-trioti, ilsuo partito dovrebbe raccogliereil 48% dei voti, come la Südtiroler Volk-spartei. Invece non va oltre il 5%.

«La Svp fa tanti favori a tanta gente».L’ha definita «una mangiatoia».

«Distribuisce posti di lavoro, contributi, li-cenze, incarichi e soprattutto seggi: a Roma,nellaProvinciaautonoma,neiconsiglid’am-ministrazione, nei Comuni. Sessant’anni digoverno assoluto in un territorio molto pic-colo creano una solida rete di dipendenze».

Quali sono i suoi rapporti con Luis Dur-nwalder, leader della Svp e presidentedella Provincia autonoma di Bolzano?

«Normali, di reciproco rispetto fra avversa-ri. Lo giudico un grande affarista».

Perché non s’è mai fidata della Südtiro-ler Volkspartei?

«Perché ho imparato da mio padre che nonè affatto un partito di idealisti. Non lo sonomai stati. Il venerato capo carismatico Sil-vius Magnago non difese i detenuti politici.Anzi, lavorò sempre controi patrioti, li diffa-mò. Prova ne sia che otto di loro sono ancoroggi costretti a vivere da latitanti fra Austriae Germania. L’ultimo che è tornato a casa fuHeinrich Oberlechner nel 2006. Chiuso inuna bara per essere sepolto a Sand in Tau-fers (Campo Tures, ndr)».

Laaccusano disimpatizzare peri neona-zisti.

«Unacalunniachetornaciclicamentequan-do non trovano altro da ridire. La mia vitatrasparente parla per me. Se la politica diAdolf Hitler avesse avutosuccesso, il Sud Ti-rolo non esisterebbe più da un bel pezzo.Perciò come potrei essere nazista?».

Erich Dissertori, ex consigliere comuna-le della sua Union für Südtirol, intercet-tatoal telefono, diceva adAndreasSölva,indagato per istigazione all’odio razzia-le insieme ad altri 40: «Vedo volentieri lecroci uncinate».

«Anche per questo ho lasciato l’Union fürSüdtirol e ho fondato la Südtiroler Freiheit».

Insomma, mi faccia capire, la SüdtirolerFreiheit è di destra o di sinistra?

«Ideologie, tattiche, strategie partitiche nonc’interessano, non ci riguardano. Abbiamoobiettivi che stannoal di sopra di questi bas-si ragionamenti».

Chi è l’italiano che stima di più?«Oh, dovrei pensarci molto. Lasciamo per-dere». (Ci pensa). «Forse Peppo Grillo».

Il peggior presidente della Repubblica?«Mah! Chi era quello in carica nel 1961 chediede carta libera al ministro Scelba per fartorturare i patrioti sudtirolesi?».

Giovanni Gronchi?«Lui».

In che cosa crede EvaKlotz?

«In quello che mi hannoinsegnato i miei genito-ri e in Dio».

Non nel Papa tede-sco?

«Non del tutto. Un pon-tefice non è il surrogatodi Dio. Seguo i dieci co-mandamenti, che stan-no al di sopra di ciascu-no di noi. E i comanda-mentidellamiacoscien-za».

È vero che pratica ilnudismo in Corsica?

«Dal 1983. Mi ci conver-tì il mio primo marito.Era lui il naturista. Ilmio secondo marito lo èdiventato grazie a me».

Holettocheaisuoiso-stenitori promise chenonavrebbemai spo-sato un italiano.

«Manonperdiscrimina-zione: solo come esem-pio per la sopravviven-za del popolo sudtirole-se. Un po’ come fannogli ebrei».

Però non ha volutoavere figli.

«Non li ho cercati e nonsono venuti. Si vede cheil compito della mia vitaera un altro. Destino. Oprovvidenza, chissà».

Per l’immigrazioneextracomunitariache regole dettereb-be nel Sud Tirolo?

«Controllerei bene chi far entrare. Gli dareiun lavoro e un’istruzione, gli insegnerei lalingua.Equandononvifossepiùposto,chiu-derei le frontiere».

A quel punto il suo primo marito, Sig-fried Schebesch, forse non sarebbe maientrato: era un esule rumeno, quindi unextracomunitario, all’epoca.

«Tedesco della Transilvania, prego. Quindiaustroungarico».

(536. Continua)

[email protected]

“ “ “ “TRECCIA LUNGA UN METRO

SÜDTIROLER VOLKSPARTEI

«Mio papà, il martellatoredella Val Passiria»Dopo 50 anni l’altra verità

tipi italiani

Fu preso di mira perché aveva

fondato gli Schützen. Un killer

dei servizi segreti tentò di farlo

fuori. Ferito, vagò per 42 ore

sui ghiacciai e fuggì in Austria

Non mi taglio i capelli dal 1952,

da quando mio padre mi rapò

a zero. Mi sequestrarono anche

il quaderno con le ultime parole

scritte da lui: c’erano solo quelle

Mia madre interrogata per ore

con una lampada negli occhi:

perse quasi la vista. Noi sei

fratellini fummo separati. Lei

fu tenuta in galera per 14 mesi

Una bugia scolpita nel marmo.

Non lo voleva neppure la figlia

di Cesare Battisti. Va smontato.

Ma Bertoldi, ex pci e partigiano,

difende quest’opera del Duce

Sto con l’Onu contro Gheddafi

che soffoca il suo popolo. Pure

il Sud Tirolo, senza gli attentati,

sarebbe stato cancellato

dall’Italia con la pulizia etnica

Dateci il referendum proposto

da Cossiga. Una falsità dire che

l’Austria non ci voglia con sé.

I nostri 6 miliardi di kilowattora

d’energia elettrica ci bastano

Credo nei miei genitori e in Dio,

non del tutto nel Papa tedesco.

Sono nudista. Due matrimoni,

però mai con un italiano. L’unico

che stimo? Forse Peppo Grillo...

Governa da 60 anni perché dà

posti e soldi. Silvius Magnago

non difese mai i patrioti, anzi

li diffamò. Luis Durnwalder

lo giudico un grande affarista

EVA KLOTZ

CONDANNATO A 52 ANNI

FAMIGLIA PERSEGUITATA

MONUMENTO ALLA VITTORIA

La famiglia Klotz in Austria nel 1964

ABBATTERE IL TIRANNO

AUTODETERMINAZIONE

Eva Klotz da giovane. È nata nel 1951

A ROMA SI SENTE TURISTA

di Stefano Lorenzetto

Georg Klotz e la moglie Rosa nel 1950

ADDIO BOSSIEva Klotzin piazzaWalther,

a Bolzano.«Con Bossi

e la Lega hochiuso. Miglio

fu un amico» [Fotoservizio:

Maurizio Don]

Klotz latitante in Austria negli Anni 60

La Notte dei fuochi del 1961: «Fece saltare una trentina di tralicci, ma non uccise nessuno»«Io non sono italiana. L’Alto Adige è un falso. Fascisti e sinistra alleati contro i sudtirolesi»

Page 2: Eva Klotz Il Giornale

GIORN - NAZIONALE - 15 - 27/03/11- Plate AFFIANCATEDX - Autore: PROTO Stampa: 26/03/11 19.20 - Composite

15 CRONACHEil GiornaleDomenica 27 marzo 2011

La frase irriso-ria pronun-ciata da unadonnaanzia-na, a voce al-

ta affinché tutti pos-sano udirla, echeg-gia come una fucila-ta in piazza Walther:«Ma allora parla an-che con gli italiani!».

È indirizzata a Eva Klotz, consigliera dellaProvinciaautonomadiBolzano,chesiallon-tana in bicicletta dopo avermi salutato nellamia lingua. Non è che la figlia primogenitadiGeorgKlotz,«ilmartellatoredella ValPas-siria», si rifiuti di parlare in italiano: è chenon lo conosce. Non è la sua lingua, non losaràmai.Durante l’intervistacelamette tut-ta per esprimersi in modo appropriato, maogni30 secondideve consultare ilvocabola-rio di tedesco e cercarvi l’equivalente in ita-liano dei concetti che ha nella testa. Per de-scrivere la tragica «Notte dei fuochi», chesuo padre fece divampare giusto mezzo se-colo fa, dice: «Salirono in aria i tralicci».

Che poi non gli vada di parlare con gli ita-liani anche per altri motivi, è in parte com-prensibile: «Lo vede quante auto del 113 equanti agenti? Polizia e carabinieri ovun-que! Se a Trento si fanno 500 controlli, a Bol-zano diventano 800. Eppure qui ci sono me-no abitanti e non c’è criminalità. Una dimo-strazione di forza: lo Stato deve mostrare imuscoli.Quando ci fermanoper un control-lo,parlanosoloitaliano,perumiliarci,nono-stante la legge li obblighi a esprimersi in te-desco. Decreto del 15 luglio 1988, numero574,delpresidentedellaRepubblica». Italia-na. Ma «Süd Tirol ist nicht Italien!», il SudTirolononèItalia,strillanomanifestieadesi-vi con i colori della bandiera austriaca nellasede del suo movimento politico SüdtirolerFreiheit (Libertà sudtirolese). Le indicazio-nitelefoniche sull’indirizzoeranostatecon-seguenti: «Noi siamo in Südtirolerstraße.Via Alto Adige, come dite voi». «Noi» sonoloro. «Voi» siamo noi. Due mondi separati,che già dai pronomi non vogliono capirsi.

Poi,quandosifinisceaparlaredellorosan-to laico, Andreas Hofer, il patriota che com-batté contro le truppe napoleoniche e con-tro i bavaresi e morì fucilato dai francesi aMantova nel 1810, al grido «Ah, come spara-te male!» rivolto verso ilplotone d’esecuzioneche alla prima scaricaloavevamancato, lepa-role lasciano il posto auna lingua sovranazio-nale, quella della musi-ca. Non sapendo pro-nunciare in italiano lestrofe dell’Andreas Ho-fer Lied, l’inno del Tiro-lo che comincia con «AMantovaincatene/l’Ho-fer fedele sta. / Schieranemica viene, / a morteil condurrà» e finiscecon «Poi grida: orsù,sparate. / Oh, comemal tirate. / Addio miobel Tirol / Addio miobel Tirol», Eva Klotzesclama: «Un momen-to, prego. Glielo cantia-mo». Si avvicina con lasedia alla sorella mino-re Barbara, che le dàuna mano come impie-gatanellasegreteriadel-la Südtiroler Freiheit; ledueKlotzarrivano qua-si a sfiorarsi con la te-sta, si guardano negliocchi e intonano lastruggente melodia,una da soprano, l’altrada contralto: «Zu Man-tua in Banden / dertreue Hofer war».

L’oste Andreas Hoferera nato nel 1767 a SanLeonardo in Passiria,dove ancor oggi solol’1,6%degliabitantipar-la italiano. È lo stessopaesino d’origine di Georg Klotz, morto inAustria il 24 gennaio 1976 dopo quasi 15 an-ni di latitanza, e dei suoi sei figli, avuti dallamoglie Rosa Pöll, una maestra elementareoggi novantenne: Eva, Wolfram, Manfred,Judith, Barbara e Rosa, detta Rösi per nonconfonderla con la madre. Eva aveva 10 an-niquandosuopadre,unfabbroches’eratra-sformato per amor patrio nel più pericolosoricercato dell’Alto Adige, si diede alla mac-chia. I separatisti sudtirolesi del Befreiung-sausschuss Südtirol (Fronte di liberazionedel Sud Tirolo) avevano esordito con un pri-

moattentato il6 ottobre1956 a Bolzano:unabomba collocata davanti alla porta dell’ora-torioDonBosco,chel’indomaniavrebbedo-vuto ospitare il congresso provinciale dellaDc. Lo stillicidio di attentati contro casermedell’«esercito d’occupazione italiano», tra-licci dell’alta tensione, linee ferroviarie, ca-valcavia e dighe proseguì in un drammaticocrescendo, fino a culminare nella «Notte deifuochi», quella fra l’11 e il 12 giugno 1961,quando si registrarono 37 attentati, almenoaltrettanti furono sventati e Giovanni Po-stal,uncoraggiosostradinodiSalorno,rima-se dilaniato mentre tentava di disinnescareunacaricaesplosivapiazzata sotto un tralic-cio. Quattro giorni dopo il ministro dell’In-terno, Mario Scelba, decretò il coprifuocodalle 9 di sera alle 5 di mattina in tutto l’AltoAdige. La «Notte dei fuochi» bruciò la pocoonorevole carriera da terrorista di GeorgKlotz, processatoquattro volte, condannatoincontumacia a complessivi 52 anni,1 mesee 10 giorni di carcere che non scontò mai, eaccese una guerriglia sempre più cruentacontro lo Stato italiano, proseguita fino al1988 con 361 attentati che provocarono 21morti e 57 feriti.

Eva Klotz s’è laureata in storia e filosofia aInnsbruck. Ha divorzia-to dal primo marito nel1993 e sette anni dopos’è risposata con HansBachmann,responsabi-le delle relazioni ester-ne di una banca. Ha in-segnato tedesco, storiae geografia negli istitutisuperiori di Bressanonee Bolzano. Dal 1983 è inaspettativa, essendo ladocenza incompatibileper legge con gli incari-chi politici. Dal 1976 hamilitatonellaSüdtirolerHeimatbund, di ispira-zione nazionalista. Poiha fondato l’Union fürSüdtirol, che ha abban-donato quattro anni faper dar vita alla Südtiro-ler Freiheit. È stata con-siglieracomunalea Bol-zano. Nella Provinciaautonoma è la rappre-sentantedell’opposizio-ne rieletta consecutiva-mente da più anni.

Ilsegnodistintivodel-la Klotz è una trecciacheassomigliaaunago-mena. Ne va molto fie-ra, benché a ogni sham-poo le porti via più diun’ora per essere asciu-gata,dipreferenzaalso-le, stagione permetten-do, visto che la titolareodiailphon.«Iomi rico-nosco in questa treccia,perché da sempre sonoio con questa treccia, èparte integrante di me,

appartiene alla mia identità». Infatti è rima-sta intatta da quel giorno dell’agosto 1952 incui suo padre decise di rapare a zero la figlia.«A un anno e due mesi avevo i capelli biondie sottili, mentre lui voleva che mi crescesse-ro bruni e forti». Il culto del genitore le hasempre impedito di ricorrere alle cure delparrucchiere. Trascorsi 58 anni, se ne vedo-no i frutti: il gioiello tricologico, esibito sulpetto,haraggiuntoquasiilmetrodilunghez-za. La treccia fu accorciata in via ecceziona-le una sola volta, di 20 centimetri, nel 1998, abeneficio del consigliere Ruggero Benussi,

che si congedava dalla Provincia: «Un caroamico. Mi aveva fatto promettere che mi sa-rei privata di una ciocca dei miei capelli nelmomento in cui avesse lasciato la politica.Mi parve doveroso donargliela». E qui vienefuorituttoilsensodell’onoredellaKlotz,per-ché il destinatario dell’inconsueto omaggioera, almeno sulla carta, uno dei suoi peggio-ri nemici, un ex repubblichino della X Mas,per anni esponente di primo piano primadel Msi e poi di An, strenuo difensore dellapresenza italiana in Alto Adige e di tutti queisimboli, a cominciare dall’odiato monu-mento alla Vittoria disegnato dall’architettoMarcelloPiacentini e inaugurato dalregimefascista nel 1928, che il «martellatore dellaVal Passiria» avrebbe volentieri fatto saltareinariaconladinamiteesuafigliaconleparo-le.

Immagino che lei non si senta italiana.«Io non sono italiana. Come posso sentirmiciò che non sono? Non divento italiana per-ché ho la carta d’identità e il passaporto del-la vostra Repubblica. Sono una tirolese dimadrelingua tedesca e di provenienza au-striaca costretta a essere italiana».

Però oltre alla carta d’identità e al passa-porto si tiene ben stretta anche la tesseradel Servizio sanita-rio nazionale sor-montata dal tricolo-re e dallo stellone, hapresente?

«Sono costretta ad ave-re anche quella. Mi stobattendocontutti imez-zi legali perché questidocumenti corrispon-dano a ciò che sentodentro.Vorreichecifos-se armonia fra cartad’identità e sentimentonazionale».

Che cos’ha fatto il 17marzo,150˚ anniver-sariodell’Unità d’Ita-lia?

«Potrà sembrarle stra-no, ma sono stata a Ro-ma. Partita al mattino,tornata alla sera».

Una sfacchinata.«Sì, anche perché il miovolo decollava da Vero-na. Per coerenza nonuso mai l’aeroporto diBolzano,checostamol-to e serve a pochi. LatrattaRoma-Bolzano sela paghino i politici del-la Südtiroler Volkspar-tei, del Pdl e del Pd».

Con quale spirito af-fronta unatrasferta aRoma?

«Da ospite, da turista.Come se andassi a To-ronto. O in India».

EquandotornaaBol-zano che cosa prova?

«Terra mia, patria mia.Heimat».

Che cosa vuole per il Sud Tirolo?«Un futuro senza Italia».

In che modo pensa di arrivarci?«Con un referendum per l’autodetermina-zione,comeprevistodalPattointernaziona-le sui diritti civili e politici adottato dall’Onunel 1966 e ratificato dall’Italia nel 1977».

Il nuovo Stato come dovrebbe nascere?«Il senatore a vita Francesco Cossiga nel2008 aveva presentato un disegno di leggecostituzionale per l’autodeterminazionedel Sud Tirolo che prevedeva quattro possi-bilità: restare con l’Italia, andare con l’Au-

stria, andare con la Germania, creare unoStato sovrano indipendente. Qualora il po-polo avesse deliberato di costituirsi in Statoindipendente o di chiedere l’annessione al-l’AustriaoallaGermania, leforzearmateita-liane e la Guardia di finanza sarebbero stateobbligate a lasciare entro 48 ore il territoriodel Land Südtirol, così aveva immaginatoCossiga. Io sono per l’annessione allo Statofederato del Tirolo, quindi all’Austria, concapitale Innsbruck. Era il sogno di mio pa-dre. Ma, per come stanno le cose, prevedoche si andrebbe al ballottaggio fra l’Italia eun Sud Tirolo indipendente. In tal caso, ov-vio che opterei per il secondo».

È davvero convinta che i sudtirolesiavrebbero la forza economica per farce-la da soli?

«Già otto anni fa la Camera di commercio diBolzano elaborò un’indagine da cui risulta-vacheilSudTirolo hadichevivereinabbon-danza con ciò che produce, a cominciaredall’energia elettrica, la nostra grande ric-chezza: circa 6 miliardi di kilowattora l’an-no, il doppio di quanta ce ne serve».

Mi sa che i bolzanini se la passano me-glio stando con l’Italia.

«Non è vero. Nel 2009 l’Austria ha avuto unprodotto interno lordoprocapite di 38.567 dol-lari e figurava al 12˚ po-sto nella classifica delPil mondiale, davanti aCanada, Regno Unito,Germania, Francia eGiappone. L’Italia eraal 28˚ posto con 29.068dollari pro capite. Nel-l’indicedellacompetiti-vità l’Austria è al 14˚ po-sto, l’Italiaal49˚.Ildebi-to pubblico in Italia è al105%, in Austria al62,5%.Ungiovaneinfor-matico della Val Puste-ria che lavorava nelNordTirolo,tornato nelSud Tirolo per motivi difamiglia, mi spiegavache, a parità d’impiego,s’è ritrovato dalla seraalla mattina con 800 eu-ro al mese in meno nel-la busta paga».

Maècosìsicuradivin-cerlo,questoreferen-dum?

«No.Ma più aspettiamoemenosperanzeabbia-mo. Tre anni fa un son-daggio del Soffi institutdi Innsbruck ha stabili-tochesu500.000abitan-ti del Sud Tirolo, di cui il63% tedeschi, il 26% ita-liani, il 7% immigratistranieri e il 4% ladini, il55% del gruppo lingui-stico tedesco e ladinoera per un futuro senzal’Italia, il 32% per unoStato sovrano e il 23%

per l’annessione all’Austria».Peccato che Vienna non vi voglia. Si diceche vi consideri i terroni dell’Austria.

«Questa è una stupidaggine propagandisti-ca messa in giro dai sudtirolesi ostili al cam-biamento. Non esiste agli atti alcuna dichia-razione dei governi di Vienna e di Innsbruckcontraria all’annessione del Sud Tirolo. Hoincontrato personalmente gli ultimi cinqueministri degli Esteri succedutisi in Austria enessuno di loro mi ha mai manifestato con-trarietà alla riunificazione del Tirolo. Sem-plicemente sono costretti a conformarsi alla

linea della maggioranza politica dominantea Bolzano».

Leggi Südtiroler Volkspartei.«Che non ne vuol sapere perché ha il poteredi gestire il 90% delle tasse prelevate qui».

Per la verità a me risulta che l’Alto Adigericeva di ritorno dallo Stato italiano il120%, quindi addirittura un quinto inpiù di quello che versate al fisco.

«No, è il 90%. Se poi lo Stato vuol metterci inconto anche quello che spende per il com-missario del governo, per il questore, per leforzedell’ordine,anoinoninteressa.Faccia-mo volentieri a meno di tutta questa gente,non abbiamo bisogno che vengano qui a in-segnarcicome si fannole leggiocome si am-ministra. Ci basta l’insegnamento degliAsburgo, il cui esempio di buongoverno èancora rimpianto nel Veneto e in Lombar-dia».

Semmai potrebbero essere i sudtirolesia dare qualche ripetizione agli italiani.

«Questo nonlo dico, perché nonsono né co-lonialistanésciovinista.MaRomanonc’im-ponga ciò che dobbiamo o non dobbiamofare. Ci lasci liberi. Amministriamo male?Peggio per noi. Amministriamo bene? Me-glio per tutti. Questo è il vero federalismo.Non quello della Lega, rappresentato da po-chi atti di decentramento spacciati per unariformaepocale.UmbertoBossinonsanem-meno di che cosa parla quando pronunciala parola federalismo».

Credevo che fosse amica del Senatùr.«Lo ero negli anni Ottanta, quando organiz-zava le riunioni per il vero federalismo. Daallora ho interrotto i rapporti».

Fu sua ospite al rito dell’ampolla sul Po.«Sì, ma dal palco feci più volte così (muove ildito indice a tergicristallo, in segno di dinie-go, ndr), affinché fosse chiaro a tutti che ilSud Tirolo non poteva assolutamente essereinclusonellaPadania,comeilleaderdellaLe-ga aveva proclamato. Né schiavi di Roma, néservi di Milano. Il nostro futuro lo decidiamodasoli.NonseituBossichedevivenireaordi-narci di quale Stato far parte. L’unico veroamico che ho avuto nel Carroccio è statoGianfranco Miglio».

Lo credo bene. Sosteneva che GeorgKlotz «aveva delle buone ragioni» nellosbriciolare i tralicci col plastico.

«È stato il leghista più chiaro».Che ricordi ha di suo padre?

«Belli. Era un umile artigiano che costruivautensili dalavoro, ferrava icavalli e segava lalegna per l’inverno. In esilio a Innsbruck siguadagnò da vivere facendo il carbone perla Grassmayr, una fonderia di campane cheesiste dal 1599. La sua lotta per il Tirolo libe-ro cominciò sotto il fascismo, quando gli at-tentaticontrol’integritàdelloStato contem-plavanolacondannaamorte,e proseguìan-che dopo che l’articolo 241 del codice pena-lelaconvertì nell’ergastolo.Oggi,puressen-do punita con la reclusione non inferiore a12 anni, noi siamo favorevoli a forme di lottapacifiche, non violente».

Che cosa ricorda della «Notte dei fuo-chi» di 50 anni fa?

«Mio padre fu il primo a essere arrestato. Lotenevano d’occhio da tempo perché avevafondato una compagnia di Schützen, tirato-

ri scelti, odiatissimi dagli italiani nonostan-te in piena guerra fredda ci fosse un precisointeressedegli Stati Unitia radicaresulterri-torio gruppi di tradizionalisti cattolici pron-tiacombatterecontroun’eventualeinvasio-ne sovietica. Lo tennero per quattro giorni equattro notti nel carcere di Merano, senzamangiare, senza bere, senza dormire, sotto-posto a continui interrogatori. Fu rilasciatoper mancanza di prove. Quando tornò a ca-sa, mia madre stentò a riconoscerlo. Le dis-se: “Va’ ad avvertire gli altri patrioti di nonfarsi catturare, perché non potrebbero so-pravvivere a una simile prova”. Poi si mise aletto e dormì per due giorni. La mamma an-dò a mettere in guardia tutti gli Schützen. Apiedi, paese per paese: non si fidava neppu-re delle corriere».

Se non c’erano prove contro di lui, per-ché decise di fuggire senza nemmeno sa-lutare i suoi figli?

«Passate tre settimane, era venuto a sapereche sarebbero tornati a riprenderlo. E infattipochi giorni dopo arrivarono con i cani e glielicotteri.Ma lui non si fece più catturare, néda vivo né da morto. I servizi segreti italianiricorsero allora a Christian Kerbler, un infil-trato che sparò a mio padre e al suo compa-gno Luis Amplatz, mentre stavano dormen-do in un fienile a Saltaus, nella Val Passiria.Amplatz restò ucciso. Papà fu raggiunto datrecolpi, unodei quali gli trapassòil pettodaun’ascella all’altra. Ciononostante riuscì ascavalcare le Alpi, camminando per 6 oresenza scarpee per altre 36 attraverso i ghiac-ciai, fino a raggiungere Sölden, in Austria,trascinando il proprio corpo ferito, sospintosolodalla forzadi volontà.Noi fratelli abbia-mo provato qualche anno fa a ripetere lostesso percorso: al quarto giorno di cammi-no ci siamo dovuti arrendere».

Come fa a dire che Kerbler, catturato do-po il delitto ma fuggito in circostanze mi-steriose, lavorava per i servizi segreti?

«Provenonneho.Constato soloche nel1964disponevadiunamacchinafotograficadota-tadiricetrasmittente eche nel 1992 ilpubbli-coministeroCunoTarfusserchieseilrinvioagiudiziodiungeneraledeicarabinieriediunfunzionariodipoliziaperconcorsonell’omi-cidio volontario di Amplatz». (La richiesta fuarchiviatadalgiudiceEdoardoMori.Duean-nidopoil pm Tarfussersposò Gerda Amplatz,figlia dell’irredentista altoatesino, ndr).

In tutta coscienza, mi dica: di quali colpepensa che si sia macchiato suo padre?

«Fece saltare una trentina di tralicci. Rispo-se al fuoco della Guardia di finanza e ferì auna spalla un ufficiale per sfuggire a unatrappola che gli era stata tesa nella nebbia.Nient’altro».

Resta la responsabilità morale. Dalla«Notte dei fuochi» si arrivò, sei anni do-po, alla strage di Cima Vallona, che costòlavitaalcapitanodeicarabinieri France-sco Gentile, al sottotenente dell’esercitoMario Di Lecce, al sergente paracaduti-sta Olivo Dordi e all’alpino Armando Pi-va.

«I terroristi cercano di provocare il maggiornumero di vittime innocenti. I patrioti delSudTirolononlo feceromai.Erano combat-tenti per la libertà che avevano prestato un

solenne giuramento: non colpire le perso-ne,soltantolecose.Ecomunquesuquell’ec-cidio bisognerebbe indagare ancora».

Perché?«L’ipotesipiùprobabileè che ilterreno fossestato minato per impedire gli attentati ai tra-licci. A farne le spese furono alcuni militaritenuti all’oscuro di questa circostanza. Nona caso le prime notizie diffuse dall’Ansa il 26giugno 1967 parlavano di un incidente».

Il desiderio d’indipendenza secondo leigiustifica gli attentati e la violenza?

«Il vostro Risorgimento che cos’è stato? Ne-glianni Sessantaunpromemoriadeivescovitedeschi,basatosullefonticristianeacomin-ciare da Sant’Agostino, ricordava che quan-doun intero popolo vie-ne vessato, allora anchelaviolenzadiventalegit-tima contro il dittatore.Gheddafi docet».

Ecco, appunto, se ilSud Tirolo fosse indi-pendente, lei come sicomporterebbe colcolonnello libico?

«Oh, sicuramente ap-poggerei la missionedell’Onu e dell’Unioneeuropea. Farei di tuttoperché il despota nonsoffochi il suo popolo.Avrei il diritto naturaledalla mia, nell’abbatte-re il tiranno. Esauriti imezzi legali, anche miopadre non ebbe scelta.Senzalasualotta,gli ita-liani avrebbero cancel-lato i sudtirolesi. Il lavo-ro qui veniva dato per il90% agli immigrati pro-venientidalvostroMez-zogiorno.Ilveroterrori-sta era lo Stato italiano,che voleva la pulizia et-nica.Ciavrebbecostret-to a emigrare tutti».

Quando vide suo pa-dre per l’ultima vol-ta?

«In Austria, dieci giorniprima che morisse,stroncato da un’embo-lia polmonare duranteuna riunione politica aTelfes».

Che insegnamento leha lasciato?

«Male non fare, pauranon avere. Questa fu la sua lezione: lotta perletueidee,maicontrolepersone.Meloscris-sesulla primapagina diun quadernodi poe-sia. Lasciai tutti gli altri fogli in bianco, perrispetto. Ma le forze dell’ordine italiane melo sequestrarono nel corso di una delletanteperquisizioni. Non l’ho più riavuto indietro.Nonpotendocatturaremiopadre,hannoin-fierito sulla sua famiglia».

In che modo?«Nostra madre fu tenuta in carcere per 14mesi e 10 giorni, prima a Bolzano e poi aTrento. Entrò che era in ottima salute, ne

uscì uno straccio. Durante un interrogato-rio le puntarono negli occhi per ore una luceaccecante, fino a farle quasi perdere la vista.Noi fratellini fummo separati e affidati a pa-renti o istituti. Io finii nel convitto delle Da-me inglesi a Merano. A 15 anni venni a miavoltainterrogata inquesturadalle9 dimatti-naalle9disera,privadiqualsiasidiritto, trat-tenuta senza prove. Non si sono mai scusa-ti».

Quanti processi ha subìto?«Cinque. Ne resta in piedi uno per vilipen-dio del tricolore. Aveva fatto stampare unmanifesto con una scopa che spazza via ilverde dalla bandiera italiana».

Come sono attualmente i rapporti framaggioranza di lin-gua tedesca e mino-ranza italiana in AltoAdige?

«Molto diversificati. ABolzano comandano ifascisti, la loro presen-za è invasiva. A Meranoe a Brunico, dove gli ita-lianihannodatempori-nunciato all’imperiali-smo, i rapporti sono piùcivili».

A Bolzano i fascistileggono l’Alto Adige,quotidiano del grup-po Espresso? Non mitornano i conti.

«È questa l’ambiguità difondo.Si proclamano disinistra,masull’italiani-tà del Sud Tirolo fannocausa comune con i fa-scisti. Siamo arrivati alpunto che l’ex senatorecomunistaLionelloBer-toldi,presidentedell’As-sociazione nazionalepartigianidiBolzano,di-fendeimonumentieret-ti da Benito Mussolini».

Di quello alla Vitto-ria lei che cosa vor-rebbe fare?

«“Il monumento allaVittoria è una spina nelcuore di Bolzano. Mai,in tempo di pace, l’Au-stria degli Asburgo por-tò una simile offesa allepopolazioni italianedel Trentino”. Parole diLiviaBattisti, figliadiCe-sare Battisti, l’eroe del

vostro irredentismo, al quale il monumentodoveva essere originariamente intitolato.Lo considero una bugia scolpita nel marmo,lamaterializzazionediunaviolenzacultura-le, un’offesa per noi autoctoni. Perciò vorreismontarlo in tanti blocchi, metterne alcuniin un museo dei nazionalismi e il resto get-tarli via, trasformando quel terreno in unparcodella convivenza dovepossanogioca-re insieme i bambini italiani, ladini, sudtiro-lesi e immigrati».

Molto bello. Però di un ristorante storicodel centro di Bolzano sulla guida Miche-

lin leggo questo giudizio: «Se non sietedel luogo evitate di presentarvi per l’oradi pranzo. La simpatica location è tuttaper i lavoratori di Bolzano che parlandoin lingua locale vengono accolti ai tavolia loro perennemente riservati. Gli altriaspettino pure... A tale eccentrica moda-lità di ricevere il viandante si aggiunge ildifferente trattamento che viene poi ri-servato agli “stranieri”».

«Questo mi dispiace molto. Non è giusto».«Non credo che un’umiliazione subitadaivostrinonniebisnonni possagiustifi-care una specie di legge del taglione con-trogliitalianichevivononellasuaprovin-ciadadueotregenerazioniesonoormai,non meno di lei, bol-zanini»,leharicorda-to Sergio Romano.

«Ma io che posso farcise dopo 66 anni ancorasi comportano da fasci-sti? L’hanno chiamatoAlto Adige per nascon-derel’unicadenomina-zione possibile: Sud Ti-rolo. Un falso storico eun falso in atto pubbli-co».

I fascisti, come lichiama lei, la mal-trattano?

«No,mirispettano,per-chévedono che sosten-go con sincerità, a visoaperto, i miei ideali eche sarei disposta a vi-vere solo di patate e lat-te pur di non rinuncia-re alla mia libertà»

Nella sua avversioneper tutto ciò che è ita-liano dimentica che689.000soldatimori-rono e Cesare Batti-sti si fece impiccaredagliaustriaciperfarritornare all’Italia ilTrentino Alto Adige.

«Chesignifica“far ritor-nare”? Il ritorno potevariguardare al massimoil Trentino. Ma noi sia-mosemprestatigerma-nofoni. Quindi l’irre-dentismo avrebbe do-vuto fermarsi al confi-ne di Salorno, comescrisse lo stesso Battistia Gaetano Salvemini.Nell’aprile del 1915 l’imperatore FrancescoGiuseppeavrebberestituitoilTrentinoalRe-gnod’Italiasenzaspargimentodisangue.In-vece in quello stesso mese l’Italia preferì si-glare segretamente il Patto di Londra conGran Bretagna, Francia e Russia per garan-tirsi anche l’annessione del Sud Tirolo allafine della prima guerra mondiale. Per que-sto sono morti i 689.000 soldati italiani».

Se tutti i sudtirolesi fossero ferventi pa-trioti, ilsuo partito dovrebbe raccogliereil 48% dei voti, come la Südtiroler Volk-spartei. Invece non va oltre il 5%.

«La Svp fa tanti favori a tanta gente».L’ha definita «una mangiatoia».

«Distribuisce posti di lavoro, contributi, li-cenze, incarichi e soprattutto seggi: a Roma,nellaProvinciaautonoma,neiconsiglid’am-ministrazione, nei Comuni. Sessant’anni digoverno assoluto in un territorio molto pic-colo creano una solida rete di dipendenze».

Quali sono i suoi rapporti con Luis Dur-nwalder, leader della Svp e presidentedella Provincia autonoma di Bolzano?

«Normali, di reciproco rispetto fra avversa-ri. Lo giudico un grande affarista».

Perché non s’è mai fidata della Südtiro-ler Volkspartei?

«Perché ho imparato da mio padre che nonè affatto un partito di idealisti. Non lo sonomai stati. Il venerato capo carismatico Sil-vius Magnago non difese i detenuti politici.Anzi, lavorò sempre controi patrioti, li diffa-mò. Prova ne sia che otto di loro sono ancoroggi costretti a vivere da latitanti fra Austriae Germania. L’ultimo che è tornato a casa fuHeinrich Oberlechner nel 2006. Chiuso inuna bara per essere sepolto a Sand in Tau-fers (Campo Tures, ndr)».

Laaccusano disimpatizzare peri neona-zisti.

«Unacalunniachetornaciclicamentequan-do non trovano altro da ridire. La mia vitatrasparente parla per me. Se la politica diAdolf Hitler avesse avutosuccesso, il Sud Ti-rolo non esisterebbe più da un bel pezzo.Perciò come potrei essere nazista?».

Erich Dissertori, ex consigliere comuna-le della sua Union für Südtirol, intercet-tatoal telefono, diceva adAndreasSölva,indagato per istigazione all’odio razzia-le insieme ad altri 40: «Vedo volentieri lecroci uncinate».

«Anche per questo ho lasciato l’Union fürSüdtirol e ho fondato la Südtiroler Freiheit».

Insomma, mi faccia capire, la SüdtirolerFreiheit è di destra o di sinistra?

«Ideologie, tattiche, strategie partitiche nonc’interessano, non ci riguardano. Abbiamoobiettivi che stannoal di sopra di questi bas-si ragionamenti».

Chi è l’italiano che stima di più?«Oh, dovrei pensarci molto. Lasciamo per-dere». (Ci pensa). «Forse Peppo Grillo».

Il peggior presidente della Repubblica?«Mah! Chi era quello in carica nel 1961 chediede carta libera al ministro Scelba per fartorturare i patrioti sudtirolesi?».

Giovanni Gronchi?«Lui».

In che cosa crede EvaKlotz?

«In quello che mi hannoinsegnato i miei genito-ri e in Dio».

Non nel Papa tede-sco?

«Non del tutto. Un pon-tefice non è il surrogatodi Dio. Seguo i dieci co-mandamenti, che stan-no al di sopra di ciascu-no di noi. E i comanda-mentidellamiacoscien-za».

È vero che pratica ilnudismo in Corsica?

«Dal 1983. Mi ci conver-tì il mio primo marito.Era lui il naturista. Ilmio secondo marito lo èdiventato grazie a me».

Holettocheaisuoiso-stenitori promise chenonavrebbemai spo-sato un italiano.

«Manonperdiscrimina-zione: solo come esem-pio per la sopravviven-za del popolo sudtirole-se. Un po’ come fannogli ebrei».

Però non ha volutoavere figli.

«Non li ho cercati e nonsono venuti. Si vede cheil compito della mia vitaera un altro. Destino. Oprovvidenza, chissà».

Per l’immigrazioneextracomunitariache regole dettereb-be nel Sud Tirolo?

«Controllerei bene chi far entrare. Gli dareiun lavoro e un’istruzione, gli insegnerei lalingua.Equandononvifossepiùposto,chiu-derei le frontiere».

A quel punto il suo primo marito, Sig-fried Schebesch, forse non sarebbe maientrato: era un esule rumeno, quindi unextracomunitario, all’epoca.

«Tedesco della Transilvania, prego. Quindiaustroungarico».

(536. Continua)

[email protected]

“ “ “ “TRECCIA LUNGA UN METRO

SÜDTIROLER VOLKSPARTEI

«Mio papà, il martellatoredella Val Passiria»Dopo 50 anni l’altra verità

tipi italiani

Fu preso di mira perché aveva

fondato gli Schützen. Un killer

dei servizi segreti tentò di farlo

fuori. Ferito, vagò per 42 ore

sui ghiacciai e fuggì in Austria

Non mi taglio i capelli dal 1952,

da quando mio padre mi rapò

a zero. Mi sequestrarono anche

il quaderno con le ultime parole

scritte da lui: c’erano solo quelle

Mia madre interrogata per ore

con una lampada negli occhi:

perse quasi la vista. Noi sei

fratellini fummo separati. Lei

fu tenuta in galera per 14 mesi

Una bugia scolpita nel marmo.

Non lo voleva neppure la figlia

di Cesare Battisti. Va smontato.

Ma Bertoldi, ex pci e partigiano,

difende quest’opera del Duce

Sto con l’Onu contro Gheddafi

che soffoca il suo popolo. Pure

il Sud Tirolo, senza gli attentati,

sarebbe stato cancellato

dall’Italia con la pulizia etnica

Dateci il referendum proposto

da Cossiga. Una falsità dire che

l’Austria non ci voglia con sé.

I nostri 6 miliardi di kilowattora

d’energia elettrica ci bastano

Credo nei miei genitori e in Dio,

non del tutto nel Papa tedesco.

Sono nudista. Due matrimoni,

però mai con un italiano. L’unico

che stimo? Forse Peppo Grillo...

Governa da 60 anni perché dà

posti e soldi. Silvius Magnago

non difese mai i patrioti, anzi

li diffamò. Luis Durnwalder

lo giudico un grande affarista

EVA KLOTZ

CONDANNATO A 52 ANNI

FAMIGLIA PERSEGUITATA

MONUMENTO ALLA VITTORIA

La famiglia Klotz in Austria nel 1964

ABBATTERE IL TIRANNO

AUTODETERMINAZIONE

Eva Klotz da giovane. È nata nel 1951

A ROMA SI SENTE TURISTA

di Stefano Lorenzetto

Georg Klotz e la moglie Rosa nel 1950

ADDIO BOSSIEva Klotzin piazzaWalther,

a Bolzano.«Con Bossi

e la Lega hochiuso. Miglio

fu un amico» [Fotoservizio:

Maurizio Don]

Klotz latitante in Austria negli Anni 60

La Notte dei fuochi del 1961: «Fece saltare una trentina di tralicci, ma non uccise nessuno»«Io non sono italiana. L’Alto Adige è un falso. Fascisti e sinistra alleati contro i sudtirolesi»