Download - Dai bambini nasce cosa
A CC A D E M I A D I
B E L L E A R T I D I
U R B I N O , G I U G N O 2 0 1 0
D i p l o m a A c c a d e m i c o
d i P r o g e t t a z i o n e
M u l t i m e d i a l e
RELATORE
Marcello Signorile
A L L I E VA
Bonavera Sabrina
D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
Ai bambini di domani, fagioli o gamberetti che siano
INDICE
Prefazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
Piaget , lo svi luppo infanti le . . . . . . 15 Gli stadi 17Lo stadio operatorio concreto 21Il mondo esterno e il pensiero magico 24
Munari, creatività e metodo. . . . . . . . . . . . 27
Dov’è la Fantasia? 29Imparare giocando 33
Rodari, le parole. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39
Un sasso nello stagno 41Il binomio fantastico 45
Lo SQuaderno, il progetto. . . . . . . . . . . . . . . . . 51
Ricerche & Bozzetti 53Design & Contenuti 56
Schede.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63
Immagine 65Materiali 67Misure 68
Appendice........................................... 73NOTE 75AUTORI 76BIBLIOGRAFIA 80
Prefazione
Nasce un progetto
Ancora non lo sai, ma leggere un libro o fare l’amore è assolutamente la stessa cosa. Dentro di te qualcosa prende vita. Una sinapsi, una cellula.L’utero è un po’ più in alto, ma la gestazione è quasi identica, al posto dei mal di schiena hai mal di testa, ma poi è comunque tuo figlio.
Sono sempre stata attratta dall’editoria in
genere, specie quella dedicata al giovane
pubblico, ma le mie prime passioni rimangono
l’illustrazione e il design. Resa mentalmente feconda
dall’incontro con il buon Bruno Munari e dalla
sua progettazione semplice, in particolar modo
dal lavoro svolto nei confronti della didattica e
del gioco, ho cercato di far vedere la luce al mio
progetto, qualcosa che racchiudesse in sé il design,
l’editoria e l’illustrazione, per dedicarlo a quelli che
verranno.
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D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
Ho avuto modo di conoscere il lavoro di Munari sin
dai primi anni di scuola secondaria. Avevo simpatia
per la “collezione” di forchette, quelle che salutano
o fanno l’autostop, ma dal capirne la filosofia ero
ancora lontana. È stato leggere “ Fantasia” e vedere
la mostra al Palazzo Ducale di Urbino, nella sala
del Castellare nel 2008, ad avvicinarmi davvero
alla ricerca di questo Maestro, passione suggellata
definitivamente nel Natale in cui qualcuno mi
regalò “ Le macchine di Munari”. Sono due i motivi
che avvicinano il mio pensiero a quello di Bruno:
Il metodo, le regole secondo le quali ognuno
esercita il libero arbitrio, «applicare un metodo non
blocca la personalità di un artista», diceva. Mettersi
in gioco significa sovvertire repentinamente le
regole che da soli ci si impone, trovare nuove
soluzioni, ovvero scoprire come migliorarsi.
La seconda ragione sono i Libri.
“Una giusta memorizzazione di dati al momento opportuno, aiuta a vivere
meglio, dà le informazioni utili al momento giusto. Un individuo creativo
è un individuo completo, non ha bisogno di molti esperti per risolvere i suoi
problemi.” I
B. Munari
Vivo a Urbino dal 2006, ed essendo una città
universitaria, libri me ne ha proposti tanti, sotto
qualsiasi forma.
Ho partecipato a corsi di rilegatoria e cartotecnica,
ho assistito a lezioni di grafica artistica
all’Accademia di Belle Arti, sono stata un’imbucata
nei laboratori dell’ISIA, ho visitato tutte le librerie
e tutte le biblioteche e, ovviamente ho passato ore a
leggere di tutto.
Avevo letto anche un capitolo di “Da cosa nasce
cosa” dove maestro Munari scriveva:
«Il libro come oggetto, indipendentemente dalle
parole stampate può comunicare qualcosa? E che
cosa?»
Mentre cercavo di capire cosa intendesse, incontrai
“Nella notte buia” che aveva più buchi che parole e
cominciai a intuire.
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P i a g e t , l o s v i l u p p o i n f a n t i l e
Gli stadi
Il pensiero di Piaget, nonostante le numerose
critiche continua a rimanere un punto fermo
per la comprensione dello sviluppo mentale del
bambino. Secondo questo studioso il bambino
nasce con un patrimonio genetico che costituisce
la base dello sviluppo sia fisico che mentale. La
crescita avviene nell’incontro di strategie innate e
rapporto con la realtà: da questo incontro, sulla base
delle esperienze, le strategie non solo cambiano, ma
diventano sempre più complesse.
Tale cambiamento si avvale della coesione
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D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
tra il sistema polisensoriale e quattro processi
continuamente interagenti tra loro, quali
adattamento, organizzazione, assimilazione e
accomodamento.
I primi due processi considerano il soggetto attivo
come un esploratore, l’assimilazione è l’assorbimento
di nuove informazioni adattate alla struttura
già esistente, e l’accomodamento è il processo
fondamentale che comporta la modificazione
delle strategie a seguito delle nuove esperienze. Si
costituiscono così gli schemi mentali.
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Questi sono gli stadi fondamentali dello sviluppo
individuati da Piaget durante i suoi studi.
Stadio senso-motorio (0-2 anni)
Piaget paragona lo sviluppo mentale del bambino
alla sua crescita organica: entrambi tendono verso
un progressivo equilibrio.
Stadio pre-operatorio (2-6 anni)
A questa età il bambino ha la piena consapevolezza
di se e riesce a vedersi con gli occhi degli altri.
Immagine acquisita con la corretta concezione dello
spazio, ma non ancora del tempo.
Stadio operatorio-concreto (6-12 anni)
Lo stadio operatorio-concreto è secondo Piaget ed
altri studiosi, una delle fasi più importanti per la
quantità e la qualità delle sue operazioni.
L’età dei sei anni coincide con l’inizio della
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D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
scolarizzazione. Tutto ciò conduce a un profondo
cambiamento nella vita sociale, intellettiva e
affettiva del bambino.
Ed è proprio su questo stadio che la mia ricerca
si approfondisce descrivendone i particolari in
seguito.
Stadio operatorio - formale (12 anni in su)
Tale stadio è caratterizzato dalla nascita della logica
formale. Il soggetto comincia ad “utilizzare” il
proprio pensiero come prima utilizzava gli oggetti,
fondamentale differenza è che le prime sono molto
più flessibili e manipolabili dando luogo a sintesi o
a ipotesi nuove: le idee.
19
Lo stadio operatorio - concreto
Nel periodo pre-operatorio, la funzione
del linguaggio non ha come obbiettivo la
comunicazione. In altre parole, i bambini piccoli
parlano tra loro, ma non si ascoltano, non sono in
grado di collaborare.
Nel periodo operatorio - concreto, al contrario,
si rimane colpiti dalla reale collaborazione nello
svolgere un attività comune. Dopo i sette anni
il bambino è in grado di collegare, coordinare
e dissociare le sue azioni da quelle degli altri,
tentando vere discussioni tra più soggetti.
“I bambini si spiegano con le loro azioni, ma anche con le proprio idee. Essi sono in grado di riflettere in modo critico su di se e su gli altri, scompare l’egocentrismo del pensiero cognitivo e la condotta impulsiva.” II
D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
Le conversazioni diventano effettivi scambi di
informazioni. Alla fine del primo periodo l’oggetto
per il fanciullo è diventato permanente, ossia è
concepito come identico a se stesso, qualunque
siano le trasformazioni subite. Intorno ai 7-8 anni,
il bambino scopre un principio nuovo, chiamato
da Piaget conservazione. Se mostriamo a un
bambino due sfere di creta uguali e lo invitiamo a
soppesarle, egli conclude che la quantità di sostanza
in entrambe è uguale. Se schiacciamo una delle due
sfere fino a deformarla completamente, a differenza
degli stadi precedenti, affermerà che la quantità
di materia è rimasta invariata. La reversibilità
del pensiero, propria del pensiero operatorio,
ha permesso al bambino di ricostruire l’oggetto.
Questa è al forma più evoluta del concetto di
permanenza. La permanenza permette anche
l’acquisizione della relazione tra le classi, sempre più
ampie e complesse. Tutto ciò è possibile se l’oggetto
“E’ su queste basi che nel periodo operatorio - concreto il bambino comincia
a comprendere i concetti di numero e lettera e delle altre materie scolastiche.” III
di discussione è direttamente fruibile dal bambino,
Infatti in questa fase ricopre un ruolo ancora
fondamentale tutta la sfera sensoriale. Esperimenti
svolti in questo ambito dimostrano chiaramente
che lo sviluppo cognitivo è graduale tanto quanto
quello fisico. A dimostrarlo è la complessità
del periodo, composto da molteplici fasi, ad
esempio l’acquisizione di una nuova capacità, sia
mentale che fisica, viene messa in discussione dal
soggetto prima di raggiungere la stabilità della fase
successiva. Oltre all’inclusione delle sopracitate
classi, il bambino in questo stadio acquisisce anche
la capacità di ordinare in serie, ad esempio mettere
in ordine oggetti dal più grande al più piccolo, dal
più scuro al più chiaro e riconoscere i contrasti. Ai
nostri occhi può sembrare un’operazione semplice,
ma in realtà questa capacità implica un maggior
distacco dalla realtà, e comporta un livello di
astrazione maggiore.
“Grazie a queste capacità adesso è possibile sviluppare e apprendere il metodo, che insieme all’astrazione sono la base delle soluzioni personali (creatività)” IV
Il mondo esterno e il pensiero magico
Questo stadio viene nominato magico: noi
facciamo muovere le nuvole camminando.
Animismo e pensiero magico, rappresentano la
concezione infantile della casualità e del suo ruolo
nel mondo esterno. Il pensiero animistico è magico.
Tale concezione infantile del reale, rimane a
lungo nel bambino, anche quando questi spiega
il movimento della natura, attraverso la natura
stessa, ossia generato da un agente interno e uno
esterno, dove il primo è la volontà degli oggetti, ed
il secondo è costituito dalla somma dei corpi che
24
attirano o respirano l’oggetto in movimento.
Si tratta semplicemente, di un prolungamento
dell’atteggiamento animista, ma l’artificialismo è
trasferito agli oggetti esterni.
«… per un verso noi diamo degli ordini alle cose (il
sole e la luna, le nuvole e il cielo ci obbediscono)
per un altro queste cose si sottomettono ai nostri
desideri perché se stesse desiderano farlo
[...]
il corpo in movimento mantiene l’iniziativa e più
utilizzare la forza esterna oppure sottrarsi alla sua
influenza. Così il sole è trascinato dalle nuvole, ma
nello stesso tempo ci segue e utilizza il vento per i
suoi fini».
Tutto ciò sembra faccia parte di una attività fantastica
da parte dei bambini, ma vedremo cosa significa in
modo più approfondito nel prossimo capitolo.
25
M u n a r i ,
c r e a t i v i t à e m e t o d o
Dov’è la Fantasia?
L’importanza dell’infanzia, le sue potenzialità,
il suo fascino, sono gli aspetti da cui
inevitabilmente prende spunto questa riflessione,
spesso disturbata da un luogo comune, cioè, di
pensare alla creatività come una sorta di qualità
intrinseca dei bambini e che quindi caratterizza in
modo privilegiato questa fase della crescita.
Allo stesso modo non ha alcun fondamento la
convinzione che pone lo sviluppo della fantasia
come precedente a quello della ragione durante i
primi anni di un individuo.
“La creatività pertanto non risulta essere una terza funzione, bensì una partico-lare modalità per sviluppare un attività cognitiva razionale.” V
G. Petter
D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
Creatività e fantasia interessano ogni età e
ogni ambito della vita, ma secondo il pensiero
occidentale sarebbero la padronanza delle tecniche
espressive e la conoscenza delle correnti artistiche
che avrebbero il compito di stimolare la produzione
fantastica nei bambini. Si è ormai consolidato
così un concetto errato di creatività, inteso come
Arte, quella emotiva e illogica, un processo quindi
contrapposto alla razionalità.
Il modo di pensare comune considera la razionalità
più importante della fantasia, ciò si riflette anche
nella scuola e nella formazione degli insegnanti, le
cui competenze educative sono sopratutto centrate
sullo sviluppo del pensiero razionale e sulle nozioni
relative al mondo fisico.
Al contrario non esiste una corrispondente
attenzione verso lo sviluppo della fantasia, della
creatività e dell’immaginazione; che in seguito
“Gli studenti, salvo poche eccezioni mancano di una propedeutica scolastica decente. A questo vuoto si può sopperire
con una grande passione” VI
E. Mari
alla poca consapevolezza sull’educabilità di tali
attitudini, vengono spesso associate a dei momenti
opzionali o considerate pura evasione. Stare con i
piedi per terra o avere la testa fra le nuvole?
La psicologia cognitiva chiarisce questi diffusi
quanto fuorvianti stereotipi, spiegandoci che
esistono due forme di attività cognitiva -razionale e
fantastica- complementari tra loro all’interno dello
stesso “discorso mentale” di un soggetto.
L’elemento che più trae in inganno è la grande
apertura mentale dei bambini, non essendo il loro
pensiero ancora contaminato dalle convenzioni
socio-culturali; va detto inoltre che le osservazioni
di un infante possono sembrare fantasiose,
ma spesso sono frutto di una logica che non
possiede ancora i mezzi appropriati per decifrare
correttamente la realtà, atteggiamento che da
origine al già citato pensiero magico.
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D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
Secondo questa teoria è possibile individuare
le operazioni svolte dalla memoria mettendo in
relazione i dati noti come atti creativi. Pare che
il più elementare atto di fantasia sia quello di
rovesciare una situazione, pensare al suo contrario,
all’opposto o alla distruzione della situazione
precedente. Così Munari definisce la fantasia nel
suo complesso: «La fantasia è quella facoltà umana
che permette di pensare a cose totalmente nuove o
mai esistite prima, è libera di pensare a suggestioni
mai viste e non si preoccupa di controllare se ciò
che pensa è veramente inedito».
Bruno Munari è, a parer mio , l’uomo ( designer,
artista, illustratore, studioso, scrittore, insegnate )
che meglio di tutti ha saputo chiarire il concetto
di Fantasia rendendolo facilmente comprensibile
anche a chi non ha mai avuto a che fare con Piaget,
Petter o Montessori.
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Imparare giocando
L’equivoco degli adulti, ormai condizionati e
bloccati nella loro età, di credere alla grande
fantasia dei bambini viene ripreso da Munari, che
spiega quanto il fanciullo compia un’operazione
semplice proiettando su di se tutto ciò che conosce
in quanto privo di altri mezzi per interpretare il
mondo esterno. Per lui che non conosce il mondo,
qualunque cosa ha le sue stesse qualità: «la palla
grande sarà la mamma della palla piccola», citando
un passo del saggio “Fantasia”.
“La fantasia quindi sarà più o meno fervida se l’individuo avrà più o meno possibilità di fare relazioni”. VII
D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
Questa non è fantasia, ma proiezione di se stessi.
Abbiamo appena visto come il prodotto della
fantasia, come quello della creatività e
dell’invenzione, nasce da relazioni che il pensiero
fa con ciò che conosce. Munari immagina la
conoscenza non come una struttura verticale,
ma come un reticolo di informazioni e dati
continuamene modificabili, e crede che per
facilitare lo sviluppo della creatività si debbano
creare le condizioni adatte alla memorizzazione
di più dati possibili (sempre entro un limite) per
permettere ai bambini le conseguenti relazioni.
Bruno Munari ha saputo sfruttare un canale sempre
aperto nei bambini, quello della curiosità, per far
conoscere quante più relazioni senza tante parole
ne costrizioni. Attraverso la dimensione del Gioco,
compreso di regole e stimoli, ai bambini rimane
sopratutto un metodo per capire le connessioni
“Ogni volta che si spiega qualcosa a qualcuno gli si impedisce di scoprirla da
solo” VIII J. Piaget
imparate durante le attività ludiche proposte.
Nell’opinione comune il concetto di gioco è spesso
associato ad un espressione spontanea ed infantile di
istinti primari, assente di scopi precisi se non il puro
divertimento o l’attività fine a se stessa, così come
per l’adulto invece è sempre considerato un’inutile
e colpevole regressione. Sono anni ormai che la
psicologia ha dimostrato quanto sia indispensabile il
gioco come attività per lo sviluppo, sia nelle prime
fasi di crescita sia nell’età matura.
Quello che ormai viene chiamato “ Metodo Bruno
Munari ©” ha saputo dimostrare come il gioco sia
un attività cognitiva a pieno titolo, e in quanto tale
serva come qualsiasi altra strategia di ricerca volta
alla conoscenza di ciò che ci circonda.
Il gioco, allora apparentemente così libero e
spontaneo è guidato da regole precise, ovviamente
basate sulle possibilità del giocatore.
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D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
«La ricerca è sempre una cosa intrinsecamente
divertente e il gioco è una cosa seria» i laboratori
di Munari, lasciando decidere al bambino cosa
sia serio e cosa no, tentano di trovare il più tardi
possibile un significato a quelli che sembrano gesti
“artistici”, perchè non appena esso appare distrugge
la ricerca creativa con un conseguente arresto
dell’attività fantastica.36
Rodari, le parole
Un sasso nello stagno
Gianni Rodari nel suo favoloso
testo “La grammatica della fantasia”
paragona le parole a sassi gettati in uno stagno, non
diversamente una parola, gettata nella mente a caso,
produce onde di superficie e profondità diverse a
seconda del suo peso, provoca una serie infinita di
reazioni a catena, coinvolgendo nella sua caduta
suoni e immagini, analogie e ricordi, significati e
sogni, esperienza e memoria, stimolando per inerzia
la fantasia.
Prendiamo ad esempio la stessa parola «sasso».
41
D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
Secondo il maestro Rodari cadendo nella mente
essa si trascina dietro, o urta o evita, insomma,
variamente si mette in contatto:
con tutte le parole che cominciano con la s ma
non continuano con la a, come semina, silenzio,
sistole;
con tutte le parole che cominciano con sa, come
santo, salame, salsa, sarabanda, sarto, salamandra;
con tutte le parole che finisco per asso, come basso,
masso, contrabbasso, tasso, grasso;
con tutte le parole che le stanno accanto, nel
deposito lessicale, per via di significato: pietra,
marmo, mattone, roccia, tufo, travertino;
eccetera.
Queste sono le associazioni più pigre, una parola
urta l’altra per inerzia. È difficile che ciò basti a
far scoccare la scintilla, ma non si può mai dire.
“Le parole sono come la pellicola superficiale su un acqua profonda, le
storie si cercano nuotando” IX
L. Wittgenstein
Bisogna prendere dunque atto di come una parola
qualsiasi, scelta a caso, possa funzionare come
parola magica per disseppellire campi della memoria
latenti. Non diversamente agiva il sapore della
«madeline» per il buon Proust.
Come insegna Proust anche con i bambini, di
quando in quando , sarà divertente e utile fare il
gioco della memoria. Qualsiasi parola potrà aiutarli
a ricordare «quella volta che …», a scoprirsi nel
tempo che passa, a misurare la distanza tra oggi e
ieri, sebbene i loro ieri siano ancora poco distanti.
La ricerca del fantastico parte dalle parole, nasce
quando si creano accostamenti strani, interferenze
capricciose, si fa luce su parentele imprevedibili,
tra parole e parole o parole e immagini. Relazione
e gioco sono ancora le parole chiave, il gioco della
relazione è quello che il linguista Jakobson chiama
«asse della selezione», non è altro che una ricerca
delle parole vicine lungo la catena del significato.
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D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
Nella poesia o nella narrativa, chiarisce Jakobson,
l’«asse della selezione» si proietta sull’«asse della
combinazione», può essere un suono (una rima)
a evocare un significato, un’analogia verbale a
suscitare la metafora. Quando un bambino inventa
una storia succede la stessa cosa. È un operazione
creativa, non artistica.
Questo è uno dei motivi per cui bisogna avere cura
a selezionare i binomi (un termine che ha molta
importanza) di parole e parole o parole e immagini.
Ad esempio è difficile supporre cosa un bambino
può captare da uno stimolo come quello della
televisione. Non bisogna mai sottovalutare la
sua capacità di reagire creativamente al visibile,
almeno finchè non interviene la censura esercitata
dal modello culturale, alla quale arriverà la mente
stessa codificando parole, immagini, suoni e ricordi,
governandoli con il contributo dell’appena nata
personalità.
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Il binomio fantastico
Adesso, che abbiamo definito la fantasia,
e successivamente menzionato la parola
binomio, possiamo capire cosa intende Gianni
Rodari per binomio fantastico.
Anche Rodari sostiene che l’immaginazione non
è qualche facoltà separata dalla mente: è la mente
stessa, nella sua interezza, la quale, applicata ad un
attività piuttosto che un’altra, si serve sempre degli
stessi procedimenti.
L’autore concilia anche con la teoria di Henry
Wallon, esposta nel libro “Le origini del pensiero
nel bambino”, che il pensiero si formi per coppie.
“ La mente nasce nella lotta, non nella quiete” X
D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
Ricordiamo in proposito un paragrafo del capitolo
su Munari: un concetto e il suo contrario è il
binomio fantastico più elementare che esista, ma è
comunque in grado di far nascere una storia nelle
menti fertili degli infanti appena scolarizzati.
Se a comporre un binomio sono parole (ma
anche sensazioni, suoni, odori, colori) occorre che
esse siano sufficientemente estranee tra di loro
e che l’accostamento sia discretamente insolito,
perché l’immaginazione sia costretta a cercare una
relazione, mettendo in moto il processo creativo
precedentemente descritto. Tutto questo aiuterà
il bambino a non bloccarsi in certe fissazioni che
i libri didattici lasciano sulle menti pigre, figlie
di genitori ancora più pigri che non hanno mai
raccontato una favola al rovescio. Lo sviluppo dei
processi mentali è un dialogo, fatto di parole e
stimoli, tra il bambino e i genitori.
“Pare che il più elementare atto di fantasia sia quello di rovesciare una situazione, pensare al suo contrario,
all’opposto o alla distruzione della situazione precedente” XI
B. Munari
Le madri soprattutto non si stancano mai di parlare
al bambino, fin dalle prime settimane di vita, come
per tenerlo in un grembo di parole, avvolto in un
contatto caldo e stimolante. Quelle più pazienti,
poi hanno modo di constatare l’efficacia della
“fantastica casalinga” in momenti simili a quello
del giocare a… pretesto collaudato da ogni genitrice
allo scopo di insegnare a… nascono così storie per
piccolissimi animando gli oggetti che si trovano in
tavola per far mangiare i propri figli.
Giocare con le cose serve a conoscerle meglio e non
c’è motivo di negare la libertà al gioco o limitarla se
la sua funzione è puramente conoscitiva.
La prima avventura/ricerca del bambino è quella
vissuta nell’ambiente casalingo, mentre esplora
lo spazio o la mobilia non smette di giocare con
essi, formulando ipotesi sul loro conto. Durante
l’esplorazione si potrà usare un tavolo come un
capanna per giocare agli “indiani e cowboy”, e lo
47
D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
si potrà picchiare malignamente dicendo «brutto
tavolo, cattivo!» se ci si sbatte la testa contro,
uscendo dalla rifugio.
I bambini sono scienziati, ma allo stesso tempo
animisti, in proporzioni mutevoli in base all’età,
pongono la loro attenzione nei confronti delle
situazioni, degli oggetti, degli stimoli e dalle realtà
attraverso un continuo lavoro di scelta.
È per questo che ho deciso di inserire all’interno
del mio lavoro parole e immagini senza una reale
narrazione. Possono essere lette dai bambini o dai
genitori dei più piccoli trovando una relazione al
segno di quella pagina o al taglio che vi si trova in
quella precedente, possono rimanere sospese per
un po’ nella testa o associate a quelle che verranno.
Per chi si crede capace, le mie parole sono disposte
a farsi ricopiare al contrario o a sposarsi con le più
antipatiche.
“L’immaginazione è funzione dell’esperienza, e l’esperienza del bambino di oggi è più estesa di quella del bambino
di ieri.” XII
Lo SQuaderno, il progetto
Ricerche & Bozzetti
Seguendo le ricerche e i consigli di guide come
Munari, Piaget, Rodari e altri, sono arrivata
alla mia conclusione progettuale. Un libro-oggetto,
un oggetto-gioco, un gioco-regalo. Come ogni
gioco ha le sue regole, come ogni regalo ha più
senso se condiviso.
Lo SQuaderno è solo un supporto, vincolante poco
meno di un normale quaderno, per mantenere
anche nei bambini la sintassi semplice propria degli
infanti nella fase dell’intuizione (gioco, parole,
segno). Vorrei che questo oggetto diventasse uno
stimolo il meno sgrammaticato possibile, senza la
presunzione di sommarsi a quelli già eccessivi che i
“Se s’impara ad affrontare piccoli problemi si può pensare di risolvere poi problemi più grandi” XIII
B. Munari
D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
bambini ricevono nei primi anni di scuola.
Ho cercato la soluzione in un progetto che ponga
i bambini di fronte ai problemi, che stimoli le
domande, che li induca a fermare le proprie risposte
e a creare il proprio modello narrativo insieme a
quello contenuto all’interno del quaderno.
Si domanderà come gli piacerebbe che fosse la
copertina e senza accorgersene ne progetterà
l’aspetto più consono al ruolo che avrà il proprio
SQuaderno. Le domande sono l’obbligo di un
designer, ma in questo caso verranno affrontate con
molta più leggerezza, rapidità ed esattezza.
Immaginazione e Creatività si mescolano alle regole
(formato, colore della pagina, materiali, texture),
ponendo il bambino di fronte alla ricerca del
proprio metodo. L’intenzione è quella di mantenere
i pensieri elastici, pronti a modificarsi secondo
l’esperienza, la conoscenza e , che sia benedetta, la
Fantasia.
Alcuni dei lavori di Bruno Munari consultati, da sinistra verso destra: ABC con Fantasia, Le Mac-chine di Munari, La Favola delle Favole.
Bozzetto dell’aspetto definitivo del-lo SQuaderno. Nella pagina affi-anco dall’alto verso il basso: schizzi delle font da utilizzare per il logo, packagin e misure della copertina.
Design & Contenuti
La fascia di età al quale è rivolto questo lavoro
è compresa dai 4 ai 8 anni, ma in realtà
lo SQ può essere proposto a qualsiasi infante
particolarmente intuitivo e giocoso o anche a chi
non è mai stato abbandonato dalla scoperta.
Il diario è di formato quadrato, non ha verso e
l’apertura è a totale discrezione del bambino. Si
presenta come un blocco di fogli eterogenei (carta
bianca, colorata, stoffa, cartone zigrinato, acetato,
carta da geometra, velina, a righe, a quadri o a
pois), spiralati e fustellati e una copertina di tela
bianca che si spera faccia venire voglia di colorare.
I fogli, che dopo un uso prolungato o anche per
“Non bisogna vivere nella paura bisogna pur inventare qualcosa!” XIV
L. Lionni
scelta arbitraria si staccheranno, sono riposizionabili
attraverso una molletta da cancelleria, rendendo
possibile la totale personalizzazione del diario.
Come abbiamo già visto, la stimolazione sensoriale
in questa fascia di età, ma sopratutto in quella
precedente che va dai 2 ai 4 anni, è fondamentale
per prendere coscienza del Se attraverso gli stimoli
esterni.
57
D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
Il tatto e la vista in primis stimolati dalle diverse
carte o dalle stoffe, che a loro volta sono bucate,
strappate, tagliate in tutti i sensi, colorate, zigrinate
o dai bordi pelosi.
L’olfatto, oltre ai diversi odori delle carte, che può
essere divertente riconoscere, il libro per essere
personalizzato è soggetto all’uso di colla, stoffa,
gomma, colori a tempera o acrilici. L’udito è
stimolato dai diversi fruscii creati dalle carte e dai
diversi rumori che la matita fa sulle svariate texture
del blocco.
qualsiasi genere, sensate, fuoriposto, sconosciute
o familiari al lessico infantile, o meta-illustrazioni
quasi incomplete, anch’esse da “leggere”, io stessa
ricordo quanto adorassi ripassare contorni, cambiare
i lineamenti ai protagonisti dei miei libri di fiabe,
rendere campiture a righe in quadri e quelle a pois
in cuori.
All’interno di questo favoloso oggetto c’è anche
qualcosa da leggere, ma non troppo, non si pensi
che questo sia un libro noioso!
Può capitare, una tantum, di trovarci quelli che
Rodari chiama i “sassi nello stagno” parole di
Da un quaderno se ne possono ricavare
due, da tre uno e così via in modo
infinito. Il procedimento non considera
l’uso di cutter, forbici o aghi, ma di fili di
lana, stoffa, pennarelli, foglie e squame di
pesce.
D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
Quando il bambino era bambino, braccia appese.Voleva che il ruscello fosse un fiume, il fiume un torrente, e questa pozza il mare.Quando il bambino era bambino, non sapeva d’essere un bambino.Per lui tutto aveva un’anima, e tutte le anime erano tutt’uno.Quando il bambino era bambino, su niente aveva un’opinione.Non aveva abitudini. Sedeva spesso a gambe incrociate, e di colpo sgusciava via.Aveva un vortice tra i capelli, e non faceva facce da fotografo.Quando il bambino era bambino, era l’epoca di queste domande:Perché io sono io, e perché non sei tu? Perché sono qui, e perché non sono lí?Quando é cominciato il tempo, e dove finisce lo spazio? La vita sotto il sole, é forse solo un sogno? Non é solo l’apparenza di un mondo davanti a un mondo, quello che vedo, sento e odoro? Cé veramente il male? E gente veramente cattiva?
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Da leggere veramente, un solo foglio, una poesia,
non è certo indirizzata ai piccoli e pastrocchiosi
clienti ma ai loro genitori, i grandi. Con l’augurio
che la si possa capire e sentirsi un po’ più bambini.
È tratta dai primi minuti del film “ Il cielo sopra
Berlino” (Wim Wenders, 1987), la poesia fa parte
di una raccolta di Peter Handke .
La trovo adatta a ricordare che prima di essere
genitori si è stati bambini, e certe volte si sentiva di
non essere stati ascoltati, ed è ancora così.
Come puó essere che io, che sono io, non c’ero prima di diventare?E che un giorno io, che sono io, non saró piú quello che sono?Quando il bambino era bambino, per nutrirsi gli bastavano pane e mela, ed é ancora cosí.Quando il bambino era bambino, le bacche gli cadevano in mano, come solo le bacche sanno cadere. ed é ancora cosí.Le noci fresche gli raspavano la lingua, ed é ancora cosí.A ogni monte, sentiva nostalgia di una montagna ancora piú alta, e in ogni cittá, sentiva nostalgia di una cittá ancora piú grande.E questo, é ancora cosí.sulla cima di un albero, prendeva le ciliegie tutto euforico, com’é ancora oggi.Aveva timore davanti ad ogni estraneo, e continua ad averne.Aspettava la prima neve, e continua ad aspettarla.Quando il bambino era bambino, lanciava contro l’albero un bastone, come fosse una lancia.E ancora continua a vibrare.
Lied Vom Kindsein — Peter Handke
Schede
Immagine
Questa è l’immagine che ha ispirato la mia ricerca grafica, alcune lettere sono
ritagli, mentre altre sono state disegnate a mano direttamente da Munari.
Alcune delle ipotesi formulate durante la fase di ricerca ispirate dalle opere di Munari consultatie durante la progettazione dello SQuaderno.
D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
Un’altra immagine utile per concepire il percorso di ricerca, le parole sono composte da ritagli.
Questo è l’aspetto finale, il nome del prodotto è SQuaderno. Il marchio è stato
ottenuto da una scansione di ritagli, in seguito vettorializzati . La “N” è quella
che Munari progettò per “ABC con Fantasia” , qui nel suo colore originale.
ABCDEFGHIJKLMNOPQRSTUVWXYZabcdefghiijklmnopqrstuvwxyz
0123456789:;=?@!"#&'()+,-./\_« ±
La font di “design by Mayonese” con la quale sarà scritta anche la poesia all’interno dello SQuaderno è l’ IQfont ed è stata progettata dalla Toyota.
Materiali
carta pastello ruvida 160 g/m2
tela bianca
carta a quadri
carta a righe
velluto stampato
tessuto rete sintetica
carta bianca liscia 160 g/m2
carta mozzarella 82,5 g/m2
carta colorata “ bristol” 200 g/m2 film da lucido
cartone da imballaggio
Misure
copertina
girotondo
In queste schede tecniche, le misure in scala delle principali pagine dello SQuaderno, i segni delle fustelle e le piegature.
casa
prigione
D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
maschera
pagina semplice
Appendice
NOTE
I e XIII Bruno Munari, Da cosa nasce cosa, Laterza, 2009
II. Emilio Gattico, Jean Piaget, Mondadori, 2001
III e IV. Nicola Lalli, Piaget, Sintesi di una teoria complessa, www.nicolallalli.it , 2005
V. Guido Petter citato da Piero Sacchetto in Incontro con l’arte-Appunti di viaggio con i bambini di 3, 4 e 5 anni, Edizioni Junior 2000
VI. Enzo Mari, Lezioni di disegno, Rizzoli, 2008
VII e XI. Bruno Munari, Fantasia, Laterza, 2009
VIII. Jean Piaget citato da Alberto Munari, figlio di Bruno, nella prefazione del volume di Beba Restelli, Giocare con tatto, Franco Angeli/Le Comete, 2002
IX. Ludwing Wittengestein, Tractatus philosophicus e quaderni del 1914-1916, Einaudi 2009
X e XII. Gianni Rodari, La grammatica della fantasia, Einaudi, 1997
XIV. Leo Lionni, Guizzino, Babalibri, 1992
AUTORI
Jean Piaget Neuchâtel, 9 agosto 1896
Ginevra, 16 settembre1980
Psicologo e pedagogista svizzero. È considerato il
fondatore dell’epistemologia genetica, ovvero dello
studio sperimentale delle strutture e dei processi
cognitivi legati alla costruzione della conoscenza
nel corso dello sviluppo. La più grande critica fatta
a Piaget è quella di pensare, forse in modo troppo
semplicistico, che ci fosse una correlazione tra
ciò che raccontavano i bambini e le loro strutture
cognitive.
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Bruno Munari Milano, 24 ottobre 1907
Milano, 30 settembre 1998
È stato uno dei massimi protagonisti dell’arte,
del design e della grafica del XX secolo, dando
contributi fondamentali in diversi campi
dell’espressione visiva e non, con una ricerca
poliedrica sul tema del movimento, della luce,
dello sviluppo della creatività e della fantasia
nell’infanzia attraverso il gioco.
Bruno Munari è la figura leonardesca più importante
del novecento italiano.
D A I B A M B I N I N A S C E C O S A
Gianni Rodari Omegna, 23 ottobre 1920
Roma, 14 aprile 1980
Scrittore e giornalista famoso per la sua fantasia
e originalità, attraverso racconti, filastrocche e
poesie, ha contribuito a rinnovare profondamente la
letteratura per l’infanzia. Tra le sue opere maggiori
si ricordano Filastrocche in cielo e in terra, Il libro
degli errori, Favole al telefono. Nel 1970 vinse
l’Hans Christian Andersen Award.
Non tutti sanno che il buon Gianni si cimentasse
anche nell’illustrazione.
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BIBLIOGRAFIA
Bruno Munari, Da cosa nasce cosa, Laterza, 2009
Fantasia, Laterza, 2009I laboratori tattili, Corraini, 2008
Le macchine di Munari, Corraini, 2008La favola delle favole, Corraini, 2008
Gianni Rodari, Favole al telefono, Einaudi, 1993
La grammatica della fantasia, Einaudi, 1997
Italo CalvinoLezioni Americane, Mondadori, 2002
Enzo MariLezioni di disegno, Rizzoli, 2008
Beba RestelliGiocare con tatto, Franco Angeli/Le Comete, 2002
Maria Perosino (a cura di),ABC e altri giochi di Bruno Munari, Mondadori, 2008
Roberta Pucci, Laboratorio creativo con la carta, Erickson, 2003
Nicola Lalli, Piaget, Sintesi di una teoria più complessa, www.nicolallalli.it, 2005
Emilio Gattico, Jean Piaget, Mondadori, 2001
Adrian Frutiger,Segni & Simboli, Stampa Alternativa, 1998
D A I B A M B I N I N A S C E C O S AS a b r i n a M a y o n e s e B o n a v e r a
U R B I N O , 2 0 1 0