usa e russia, solo una questione geopolitica?

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A ANNO XIV N°821 8 NOVEMBRE B RIVISTA APERIODICA DIRETTA DA STEFANO BORSELLI dIl Covilef RISORSE CONVIVIALI E VARIA UMANIISSN2279–6924 iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii Penetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila A R M A N D O E R M I N I RUSSIA & USA, SOLO UNA QUESTIONE GEOPOLITICA? j RAPPORTI fra USA e Russia, che dopo l’implosione dell’URSS sembravano avviati verso una sostanziale allean- za o quanto meno una guardinga collaborazio- ne dando ragione alle teorie di Francis Fuku- yama sulla fine della storia e sul definitivo trionfo delle democrazie capitalistiche di tipo occidentale con a capo gli Stati Uniti, da I qualche tempo sono tornati problematici. La crisi ucraina è stato un fattore di forte accele- ratore di questo ritorno ad una forma mitigata di guerra fredda fra le due potenze, ma com- plessivamente, per come si sta svolgendo e per le scelte politiche e culturali del presidente Putin, ha mostrato anche molto altro. Intendo dire che non si tratta solo di una questione Il Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sensi della Legge sullEditoria n°62 del 2001. Direttore: Stefano Borselli. Redazione: Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, Aude De Kerros, Pietro De Marco, Armando Ermini, Marisa Fadoni Strik, Luciano Funari, Giuseppe Ghini, Ciro Lomonte, Roberto Manfredini, Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, Pietro Pagliardini, Almanacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Sangaros, Andrea G. Sciffo, Stefano Serani, Stefano Silvestri, Massimo Zaratin. © 2014 Stefano Borselli. Questa rivista è licenziata sotto Creative Com- mons. Attribuzione. Non commerciale. Non opere derivate 3.0 Italia License. il.covile@gmail.com. Arretrati: www.ilcovile.it. ☞Font utilizzati: per la te- stata i Morris Roman di Dieter Steffmann e i Morris Ornament della HiH Retro- fonts, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, www.iginomarini.com. ☞Software: impaginazione LibreOffice (con script per la dierenziazione dei carat- teri ideato da Stefano Borselli), trattamento immagini GIMP e FotoSketcher.

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AANNO XIV N°821 8 NOVEMBRE 2014

BRIVISTA APERIODICA

DIRETTA DA

STEFANO BORSELLI dIl Covilef RISORSE CONVIVIALI

E VARIA UMANITÀ

ISSN2279–6924iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiPenetriamo nuovamente in epoche che non aspettano dal filosofo né una spiegazione né una trasformazione del mondo, ma la costruzione di rifugi contro l’inclemenza del tempo. Nicolás Gómez Dávila

A R M A N D O E R M I N I

RUSSIA & USA,SOLO UNA QUESTIONE

GEOPOLITICA?

j

RAPPORTI fra USA e Russia, che dopol’implosione dell’URSS sembravanoavviati verso una sostanziale allean-

za o quanto meno una guardinga collaborazio-ne dando ragione alle teorie di Francis Fuku-yama sulla fine della storia e sul definitivotrionfo delle democrazie capitalistiche di tipooccidentale con a capo gli Stati Uniti, da

Iqualche tempo sono tornati problematici. Lacrisi ucraina è stato un fattore di forte accele-ratore di questo ritorno ad una forma mitigatadi guerra fredda fra le due potenze, ma com-plessivamente, per come si sta svolgendo e perle scelte politiche e culturali del presidentePutin, ha mostrato anche molto altro. Intendodire che non si tratta solo di una questione

Il Covile, ISSN 2279–6924, è una pubblicazione non periodica e non commerciale, ai sensi della Legge sull’Editoria n°62 del 2001. ☞Direttore: Stefano Borselli.☞Redazione: Francesco Borselli, Riccardo De Benedetti, Aude De Kerros, Pietro De Marco, Armando Ermini, Marisa Fadoni Strik, Luciano Funari, GiuseppeGhini, Ciro Lomonte, Roberto Manfredini, Ettore Maria Mazzola, Alzek Misheff, Pietro Pagliardini, Almanacco romano, Gabriella Rouf, Nikos A. Salìngaros,Andrea G. Sciffo, Stefano Serafini, Stefano Silvestri, Massimo Zaratin. ☞ © 2014 Stefano Borselli. Questa rivista è licenziata sotto Creative Com-mons. Attribuzione. Non commerciale. Non opere derivate 3.0 Italia License. ✉ [email protected]. ☞Arretrati: www.ilcovile.it. ☞Font utilizzati: per la te-stata i Morris Roman di Dieter Steffmann e i Morris Ornament della HiH Retro- fonts, per il testo i Fell Types realizzati da Igino Marini, www.iginomarini.com.☞Software: impaginazione LibreOffice (con script per la differenziazione dei carat- teri ideato da Stefano Borselli), trattamento immagini GIMP e FotoSketcher.

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geopolitica per il controllo delle fonte energe-tiche e con esse per assicurarsi l’egemonia pla-netaria per i prossimi decenni, e nemmeno so-lo una manovra strategica a lungo raggio invista delle questioni che inevitabilmente siporranno per gli Usa in rapporto alla Cina. Omeglio, posto che tali questioni esistono e so-no fondamentali, dietro lo scontro fra potenzeeconomiche e militari, appare ora chiaro cheesistono forti tensioni di ordine culturale e an-tropologico che sono alle fondamenta di que-sto scontro. In qualche modo sembra tornatoil tempo, ovviamente con contenuti specificimolto diversi, dello scontro fra due opposteWeltanschauung. Insieme al confronto politi-co/militare esiste una guerra culturale di lungaprospettiva, condotta con armi incruente manon meno distruttive sul terreno loro proprio.

M LA RINASCITA DELLE RELIGIONI NELLA RUSSIA POST SOVIETICA.

Secondo un articolo del 20 ottobre 2012 delsito de La Stampa «Vatican Insider»,1 ripresodall’UCCR (Unione Cristiani Cattolici Razio-nali),2

la percentuale di credenti in Russia è ora supe-riore a quella nel periodo precedente la rivolu-zione bolscevica: si professa credente l’88%della popolazione ed il 79% fa parte dellaChiesa Ortodossa (il restante 9% è compostoda musulmani, ebraici, cattolici e protestanti).Comparando questi dati con quelli appenasuccessivi alla caduta del regime risulta chepiù di un russo su due, negli ultimi vent’anni,avrebbe riscoperto la fede.

Il fenomeno ha una enorme portata, sotto-valutata dalla stampa ma non dagli analisti piùavvertiti della Casa Bianca.

In primo luogo è in controtendenza rispet-to alla generalità dei paesi occidentali, dove la

1 http://vaticaninsider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/russia-rusia-ortodossi-orthodox-chri-stians-ortodoxos-18966/.

2 www.uccronline.it/2012/11/02/russia-rinascita-religiosa-l88-di-credenti/, e anche www.uccronline.it/2011/05/24/la-chiesa-ortodossa-e-uscita-vincitrice-dallateismo-sovietico, www.uccronli-ne.it/2011/02/16/russia-dopo-20-anni-dalla-fine-dellatei-smo-il-governo-e-sempre-piu-cristiano/.

religione appare sempre meno sentita. Ma nonsolo. Spesso in questi paesi, come in Italia, ci sidichiara cattolici passivamente, per abitudinefamiliare o semplicemente perché si è battez-zati, senza che a questa dichiarazione seguanocomportamenti coerenti con la fede dichiara-ta, la quale viene anzi contraddetta nella pra-tica o adattata al proprio stile di vita e alleproprie credenze, quasi fosse una fede «fai date».

I russi che si dichiarano religiosi dopo set-tant’anni di ateismo di stato, operano inveceuna scelta personale attiva che, viste le posi-zioni esplicitamente tradizionaliste dellaChiesa Ortodossa russa sulle questioni etiche eantropologiche (aborto,fecondazione artifi-ciale, eutanasia, omosessualità) significa con-sapevole adesione ad esse, indipendentementedalla pratica religiosa concreta.

Il fatto che il risorgimento religioso sia av-venuto dopo settant’anni di ateismo e di osta-coli alla professione di fede, ci dice due cose sucui riflettere.

Quella più evidente e scontata è che il sen-timento religioso è profondamente radicatonella natura umana. Rimosso, ostacolato, sbe-ffeggiato in ogni modo come residuo supersti-zioso destinato a scomparire con l’avanzaredel progresso scientifico ed economico, eccoche invece riemerge prepotente proprio nelpaese che più lo aveva osteggiato, anche tra-mite legge. E, ancor più significativamente, ingenerazioni nate e cresciute già nell’epoca co-munista ed atea, immemori quindi della tradi-zione religiosa precedente la rivoluzione bol-scevica.

L’ideologia che con maggiore determina-zione e pretese teoriche puntava all’elimina-zione del sentimento religioso, lo aveva bensìrimosso dalla superficie ma non intaccato inprofondità.

Qui si pone un apparente paradosso. Ilbuon senso comune, questa volta in accordocon le previsioni così dette scientifiche, avreb-be detto il contrario.

Decenni di propaganda atea avrebbero do-vuto estirpare definitivamente nel popolo lareligione, o quantomeno conquistarlo ad un

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materialismo pratico e relativista simile aquello vissuto in gran parte dell’Occidente.Unificazione del mondo sotto il dominio poli-tico, economico e culturale dell’occidente ca-pitalistico con alla testa gli USA, era ciò chetutti si attendevano dopo la caduta del comu-nismo.

Occorre quindi chiedersi il perché mentrenelle «società liquide del consumo», comeBaumann definisce quelle occidentali, la seco-larizzazione della società civile e l’espulsionedella religione dalla sfera pubblica per confi-narla in un ambito sempre più privato e perso-nale, è un fatto quasi compiuto e senza parti-colari traumi apparenti, anzi con il consensodi parte rilevante del mondo cattolico anchenelle sue espressioni politiche, in Russia si ve-rifichi l’opposto.

Credo ci possa aiutare a tentare una spiega-zione, il fatto che, già a metà del 1800, si svi-luppò in Russia un acceso dibattito intorno alnichilismo che aveva affascinato le generazionidi giovani intellettuali di provenienza piccoloborghese in polemica con la società dell’epo-ca. Nichilismo è un termine declinabile in ter-mini filosofici, morali o politici che non sonointeramente sovrapponibili. In senso generalesignifica

la negazione di tutto ciò che, posto all’esternodelle sfera delle scienze naturali, non può esse-re percepito dai cinque sensi.3

Valga, per quanto ci riguarda, la definizio-ne arrivata fino ai nostri giorni, datane daTurgenev nel romanzo Padri e figli (1862):

— Un nichilista — proferì Nikolaj Petrovic — viene dal latino nihil, nulla, per quanto posso giudicare; dunque questa parola indica un uomo, il quale… il quale non ammette nul-la?— Di’ piuttosto: il quale non rispetta nulla, ri-prese Pavel Petrovic.— Il quale considera tutto da un punto di vistacritico, osservò Arkadij.— E non è forse lo stesso? Domandò PavelPetrovic.

3 Alessandro Cifariello, Cultura russa e religione del rifiuto:dal nihilismo allo scontro generazionale, in www.acade-mia.edu/4938529/Cultura_russa_e_religione_del_rifiuto_dal_nihilismo_allo_scontro_generazionale.

— No, non è lo stesso. Il nichilista è un uomoche non s’inchina dinanzi a nessuna autorità,che non presta fede a nessun principio, daqualsiasi rispetto tale principio sia circondato.

Ne discende la contiguità fra il nichilismo el’utilitarismo, che rimane la sola motivazionepossibile dell’agire umano.

Se in senso politico il nichilismo russo sitraduce in correnti rivoluzionarie antizariste,in senso filosofico punta alla dissoluzione diogni tradizione e di ogni principio religiosononché etico e morale, per approdare a unasorta di anarchismo culturale ateo e materiali-sta.

Ora, mi sembra abbastanza facile ricono-scere come nichilisti i tratti fondamentali delcapitale che, per giungere al suo begriff, deveproprio negare ogni forma a lui precedenteche possa limitarne la riproduzione infinita,lasciando sussistere solo la forma merce comeunico mediatore dei rapporti fra gli uomini. Èin forza di ciò che Diego Fusaro, sulle orme diMarx, parla di «nichilismo della forma mer-ce».4

Nella Russia di metà ottocento, l’affermarsidi questa corrente di pensiero generò una po-tente reazione, coagulatasi intorno alla rivistaRusskij Vestnik, diretta da M. N. Katkov, allaquale collaborarono, fra gli altri, Tolstoj, Do-stoevskij e lo stesso Turgenev. Per Katkov,

L’unica possibilità di contrastare il nichilismoè far interessare i giovani alle riforme in atto— è il periodo delle grandi riforme alessandri-ne, tra cui, come si è detto, l’abolizione dellaservitù della gleba. Si tratta cioè di avvicinare ifigli alle operazioni d’ingegneria sociale volteal rafforzamento del sistema autocratico, fon-dato sui valori nazionali positivi della religio-ne, della politica, dell’economia e della cultu-ra» e «il nihilismo è una goccia di veleno il cuiunico antidoto è costituito da un programmapedagogico-sociale espressamente antinihilistavolto al rafforzamento degli interessi positivi(religiosi, economici, culturali, politici) dellasocietà, in cui la politica del governo nel de-

4 Diego Fusaro, Minima mercatalia, filosofia e capitalismo,Bompiani.

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terminato periodo storico sia diretta a maggio-re libertà e tolleranza.5

Accade dunque che in Russia prenda formauna corrente di pensiero che contrasta il ni-chilismo e «il falso dio dei valori occidentaliche dalla Russia esige vittime umane». Tuttociò, oltre che cogliere in profondità l’animadel popolo russo, contribuisce ad immuniz-zarlo, per così dire, dallo spirito del tempo edall’influenza culturale dell’occidente demo-cratico, materialista e capitalista.

Credo che senza cogliere questa particola-rità dello spirito e della cultura russi sarebbedifficile spiegarsi l’improvviso risorgere dellareligione nel post-comunismo. Ma sarebbepotuto non bastare in mancanza di un altrofattore, peraltro anch’esso originato dallastessa fonte.

Il regime sovietico fu dichiaratamente ateoe materialista, ma non nichilista nel senso dinegazione di ogni forma, di ogni verità, diogni autorità, di ogni struttura solida del po-tere politico e della società civile. Si dette, alcontrario, una sua forma, una sua struttura,una sua liturgia, sue organizzazioni che tende-vano all’affermazione in positivo dei valoridella rivoluzione bolscevica. Una complessaimpalcatura, anche spettacolare, che spessocopiava quella della Chiesa, fatta non solo peracquisire consenso popolare al regime, ma percogliere e accogliere un anelito forte del po-polo: la ricerca di un senso.

Ad una Chiesa rivolta al trascendente, so-stituiva una Chiesa terrena. Al Dio del cieloopponeva un dio ateo, allo spiritualità dellareligione opponeva un materialismo non menoreligioso, conservandone le forme e riempien-do di contenuti opposti un recipiente simile.L’opposto di quanto già avveniva in Europa enell’occidente, dove l’economia si stava giàaffermando come autonoma dalla politica de-terminandone gli indirizzi. Va da sé che quellosovietico era un tentativo destinato nel lungotermine all’insuccesso perché, in quanto ateo ematerialista, incapace di dare una rispostasoddisfacente a quella domanda di senso. Vada sé che, costituendo una forma di «comuni-

5 Alessandro Cifariello, op. cit.

tarismo coatto», come lo definisce CostanzoPreve, il regime si trasformò ben presto in sta-to di polizia e si macchiò di crimini orrendi etragici, con aspetti insieme anche grotteschi,come racconta Solgenicyn in Arcipelago Gulag.Tuttavia un merito gli va riconosciuto. Fu unregime di comunitarismo, coatto e distorto,ma pur sempre una forma di comunitarismo inopposizione all’individualismo atomistico chesi affermava in Occidente. La liturgia del regi-me ha evitato la dissoluzione di ogni forma, edanch’essa ha costituito un importante fattoredella resistenza russa alla penetrazione incon-dizionata del sistema di valori occidentali. An-che grazie a quelle liturgie, il popolo russo hapotuto rimanifestare come per incanto la suaanima spirituale profonda. D’altronde, checosì sia stato è dimostrato dal fatto che Stalin,dopo aver distrutto tutti i quadri del partito edell’esercito a lui contrari, per prepararsi afronteggiare il nazismo non esitò a fare levaproprio sui valori tradizionali di patria e na-zione russa con un afflato quasi religioso. Nelfilm di Eisenstein del 1938, Alexander Nevskj,gli invasori teutoni sono rappresentati comefrutto dell’alleanza ibrida fra la Chiesa roma-na e l’aquila germanica, è in ciò consiste l’ele-mento propagandistico e falso del film chetuttavia va contestualizzato nel periodo stori-co. La rappresentazione del popolo in armimobilitato sotto la guida del principe Nevskj,differisce si nell’estetica dei soggetti rappre-sentati e nei valori che quella stessa esteticaveicola, ma non differisce però nella rappre-sentazione formale dei due eserciti che si fron-teggiano. Il popolo, per poter combattere effi-cacemente il nemico, deve credere fortementein alcuni valori fondamentali, e viene organiz-zato e posto sotto il comando dei suoi condot-tieri sullo sfondo simbolico delle cupole dellechiese ortodosse. Cioè necessita di una forma.E che quei richiami alle tradizioni fossero statiefficaci, lo dimostra il sacrificio dei soldati edei civili nel combattere l’invasione delle ar-mate hitleriane. L’assedio di San Pietroburgoe la battaglia di Stalingrado ne sono diventati isimboli.

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M LA RUSSIA DI PUTIN.Cerchiamo ora di descrivere sinteticamente,

con lo scopo di delinearne i contorni e ricavarneil ruolo che la Russia intende svolgere sulla sce-na internazionale, i principali capisaldi dellapolitica putiniana.6

Politica esteraPutin si presenta come il campione del

multipolarismo, in contrasto alla concezionegeopolitica che accetta l’egemonia unipolaredegli Stati Uniti e della Nato, intorno ai qualisi dovrebbe costruire il nuovo ordine mondia-le. Per Putin, al contrario, questo dovrebbe es-sere centrato su rapporti paritari tra i princi-pali blocchi continentali e sub continentali.Perciò ha stretto rapporti strategici, politici edeconomici, da un lato con Brasile, India e Ci-na (BRIC), ma anche con altri paesi centroa-siatici attraverso la Shangai Cooperation Or-ganization (SCO), l’Indonesia, il Venezuela eCuba. In Medio Oriente, ha invece eletto co-me partner privilegiati l’Iran e la Siria. VersoL’Europa, l’atteggiamento russo è quello diinsistere sui comuni interessi economici perfavorirne l’autonomia dagli USA, mentre net-ta e senza esitazioni è l’opposizione al tentati-vo statunitense di costituire una cintura di Sta-ti aderenti alla Nato intorno alla Russia, rite-nuti una minaccia diretta, non diversamenteda quanto fecero gli Usa ai tempi dei missilisovietici installati a Cuba.

La difesaLe forze armate russe, dopo la riforma del

2008, sono state ridotte quantitativamentementre lo sforzo si è concentrato sulla prepa-razione e sulla specializzazione dei quadri uffi-ciali e sottufficiali. Dopo il ripiegamento suc-cessivo al crollo dell’Urss, Putin ha procedutoad un nuovo riarmo, di cui sono espressione lamodernizzazione degli armamenti e la ripresa

6 Fonti: www.papalepapale.com/develop/il-nuovo-impera-tore-cristianissimo-putin-e-stato-lui-luomo-del-2013-per-i-cristiani/, Il Foglio, 02 agosto 2013, http://vaticanin-sider.lastampa.it/nel-mondo/dettaglio-articolo/articolo/russia-rusia-ortodossi-orthodox-chri-stians-ortodoxos-18966/, http://vaticaninsider.la-stampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/russia-putin-orthodoxy-orthodoxia-ortodossia-13231.

di importanti esercitazioni militari nel mareArtico, nel Mediterraneo, ad anche in Atlanti-co.

Politica internaSul piano amministrativo c’è stata una svol-

ta in senso centralistico (nomina presidenzialedei governatori degli ottantanove soggetti fe-derali e loro suddivisione in sette distretti eco-nomici diretti da plenipotenziari nominati daMosca). Lo scopo è quello di un maggior con-trollo dell’immenso paese per frenare le spintecentrifughe ed anche per combattere meglio lacriminalità mafiosa e la corruzione, piaghe de-cennali in Russia. Fra luci ed ombre, i risultatisembrano positivi a giudicare dalla diminuzio-ne del tasso di criminalità.

Sul piano dell’azione di polizia, la repres-sione del terrorismo di matrice islamica è statafermissima, così come l’intervento militare adifesa dell’integrità dello Stato minacciatadalle rivendicazioni autonomistiche su base et-nica come in Cecenia.

L’economiaÈ un aspetto particolarmente interessante

della politica di Putin, non solo per i risultati,ma per il modo con cui sono stati ottenuti, incontrotendenza al credo del liberismo incon-trollato come condizione della crescita econo-mica. Dopo la gravissima crisi postsovietica ela fase di liberalizzazione incondizionata checonsentì la concentrazione di un immenso po-tere economico nelle mani dei così detti oli-garchi (vero e proprio contropotere anche po-litico rispetto alla Stato), negli ultimi otto no-ve anni l’economia ha ripreso a crescere agrandi ritmi, con la sestuplicazione del PIL(dal 22° al 10° posto nel mondo, più 72%), conla crescita dei redditi di due volte e mezzo e latriplicazione dei salari.

Lo Stato si è riservato un ruolo centrale estrategico di indirizzo. Ha nazionalizzato leimprese degli oligarchi meno inclini a piegarsialle direttive centrali, anche arrestandone oesiliandone alcuni, ha incentivato la creazionedi grandi aggregazioni industriali di interessestrategico (aeronautica, cantieristica, nuclea-

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re, nanotecnologie). Il tutto allentando deci-samente la pressione fiscale a livelli inferiorialla maggior parte dei paesi europei, e attuan-do misure protezionistiche per scoraggiare leimportazioni e la delocalizzazione e, al con-trario, attrarre investimenti stranieri. La Rus-sia di oggi si può insomma definire come unpaese capitalistico a economia mista, dove lelogiche del mercato, quando non coincidonocogli interessi nazionali, sono ad essi subordi-nate.

La politica culturaleLa politica culturale della Russia è chiara-

mente orientata verso la difesa e lo sviluppodelle concezioni tradizionali in termini di fa-miglia naturale, di procreazione artificiale, dilimiti al diritto d’aborto, culminata nel forummoscovita del settembre 2014, a cui hannopartecipato 1500 persone da 45 paesi diversi,dal titolo «La famiglia numerosa e il futurodell’umanità».

Non poteva perciò mancare l’accusa dioscurantismo e naturalmente, in relazione allelegge che proibisce la propaganda omosessualeverso i minori, di omofobia. Accusa falsa etendenziosa perché quella legge non proibisceaffatto una libera relazione omosessuale fraadulti. La sua portata e i suoi obbiettivi sonoaltri. Per stare sul concreto, ad esempio, nellescuole russe non potrebbe mai essere stato let-to, come invece è accaduto al liceo Giulio Ce-sare di Roma, quel passo del romanzo di Me-lania Mazzucco, Sei come sei, in cui si descriveminuziosamente e con compiacimento un rap-porto orale omosessuale fra due ragazzi.

Non manca chi fa rilevare come queste po-sizioni di Putin, e come vedremo fra poco an-che il modo con cui concepisce il rapporto fraStato e Chiesa, non siano tanto il frutto di sin-cere convinzioni avallate da personale coeren-za, quanto dovute piuttosto a convenienza po-litica, all’intuizione che sarebbero paganti sulpiano elettorale e della popolarità. Non pos-siamo saperlo, naturalmente, ma anche cosìfosse, «chi siamo noi per giudicare?». Parlano ifatti e le decisioni pubbliche, ed a quelle dob-biamo attenerci.

I rapporti Stato e Chiesa e la libertà religiosaAlla fine del Luglio 2013, in occasione del

1025° anniversario della conversione del po-polo russo al cristianesimo, Putin riconobbe inun discorso tenuto a Kiev, che se la Russia eradiventata una grande potenza, il merito nonera da attribuire ad uno Zar, ad un partito o aduna guerra, bensì al Cristianesimo. Parole chebene servono a fare capire il rapporto di stret-ta vicinanza e collaborazione fra lo Stato e laChiesa ortodossa. Il patriarca di Mosca Kirillappare spesso in cerimonie pubbliche accantoa Putin, al quale ha sollecitato più volte la di-fesa dei cristiani in altri paesi del mondo, e colquale condivide la concezione che il cristiane-simo e la religione sono parte integrante del-l’identità nazionale, da difendere e tutelare.La legge che introduce l’obbligo di un esamedi lingua, storia e diritto russi per gli immigra-ti che vogliano ottenere un permesso di sog-giorno, è orientata in questo senso, senza checiò significhi discriminare le altre confessionireligiose. Putin, attento al fatto che un vastis-simo paese multietnico non può essere gover-nato pacificamente in presenza di tensioni re-ligiose, nella legge che introduce l’obbligato-rietà dell’insegnamento della religione nellescuole, ha lasciato ampie possibilità di scelta aicittadini che per i loro figli possono optare per«fondamenti di cultura religiosa» o «fonda-menti di etica pubblica», o in alternativa, corsisu una delle religioni più presenti nel paese, ilcristianesimo ortodosso l’Islam, l’ebraismo o ilbuddismo. Fra queste non figura il cattolicesi-mo, ed è un errore anche dal punto di vistastorico perché all’epoca della rivoluzioned’ottobre i cattolici assommavano ad oltre unmilione e mezzo, ma non manca l’attenzioneal dialogo fra le Chiese di Mosca e Roma.Complessivamente, lo Stato riconosce ampialibertà di culto e non intende interferire nelleattività delle organizzazione religiose. Se-condo Putin

gli Istituti educativi religiosi devono avere glistessi diritti delle scuole pubbliche, inclusol’accesso a fondi governativi. Questo vale an-che per i salari degli insegnanti.7

7 http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-arti-

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M SCONTRO DI CIVILTÀ?Le linee direttrici della politica della Rus-

sia di Putin che ho cercato di riassumere so-pra, sono bene espresse nel discorso all’assem-blea federale della Federazione Russa del 12dicembre 2013, che possono essere sintetizzatein due principali concetti: conservatorismo neivalori, progressismo sui temi economici e so-ciali. Come si nota acutamente su un sito inlingua francese8 che si occupa di geopolitica,si tratta di un rovesciamento speculare del pa-radigma prevalente in Occidente e accettatoormai dalle forze politiche maggioritarie dicentrodestra e centrosinistra: conservatorismosui temi economico-sociali (nel senso di accet-tazione incondizionata del mercato con almassimo qualche timidissima correzione) eprogressismo nei valori, nel senso di rifiuto edissoluzione di ogni valore tradizionale. Duealtre cose sono da sottolineare in quel discorsodi Putin. Il richiamo al fatto che quei valorisono profondamente radicati nel popolo e

colo/articolo/russia-putin-orthodoxy-orthodoxia-orto-dossia-13231/.

8 www.vineyardsaker.fr/2014/10/29/choc-civilisations-discours-poutine-12-decembre-2013-lassemblee-federale-federation-russie.

quindi la loro conservazione è sinonimo di de-mocrazia in contrasto col tentativo di estirpar-li per imporre alla vita reale idee astratte, co-me accade nei paesi occidentali, e il rifiuto delrelativismo che non sa o non vuole distinguerefra bene e male. Ma questi non sono altro che ifondamenti di una società comunitaria, che ri-chiede un idem sentire, un cemento spiritualeforte la cui carenza spiega il fallimento del co-munismo sovietico basato infine sulla conce-zione economicista dell’interesse di classe, de-rivata dallo stesso Marx.

Difficile dar torto al filosofo Alexandr Du-gin, fondatore e presidente dell’associazioneEurasia, che individua nel modello americanouna sorta di nichilismo attivo.

Se l’identità si definisce partendo da ciò che lesi oppone, ossia in termini à la Carl Schmittdalla logica amico-nemico, in un mondo mul-tipolare, osserva, l’Occidente si è ritrovatosenza nemici, rivolgendosi così al proprio in-terno. La Russia putiniana, in questa chiave dilettura, è l’ultima speranza per l’occidente ditrovare un avversario fuori dai propri confini.Fallito questo tentativo, il processo di autodissoluzione già in atto subirà un’accelerazio-ne. La dissoluzione interna di legami, di cui le

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recenti crisi finanziarie sono un sintomo, nonla causa, la fine del lavoro, della famiglia, laneo schiavitù, le nuove generazioni iper-tecni-cizzate ma consegnate alla «dementia digita-lis», il bio potere spinto all’estremo... Tuttoconvergerà verso quel centro che ha un nomesemplice e fragile al tempo stesso: la vita. Conquali conseguenze, è facile ma al tempo stessoterribile immaginarlo. Se la lettura di Dugin ècorretta, il turbocapitalismo finanziario svuo-terà l’individuo di ogni residuo legame colmondo.9

Per Dugingli Stati Uniti rappresentano la forma dellamodernità assolutizzata, senza radici. Vecchiomondo europeo o russo rappresenta la tra-dizione, ovvero la modernità con radici. Ilconcetto di Eurasia è così il concetto di realtàradicata. Si tratta, quindi di un concetto di ci-vilizzazione che non si basa sulla dimensioneuniversalista e mercantilista, ovvero su un’an-tropologia individualista. Tutt’altro. In questosenso, Eurasia come concetto è sinonimo diconservazione del vecchio mondo, a fronte delnuovo mondo.10

Sia i concetti espressi da Dugin, sia quellicontenuti nel discorso di Putin, si richiamanoall’eredità spirituale di Alexandr Solženicyn.Lo scrittore, che pure aveva combattuto con-tro i nazisti nelle file dell’Armata Rossa, fuesiliato nel 1974 prima in Svizzera e Germa-nia, poi negli Stati Uniti. Qui, dapprima osan-nato per il suo anticomunismo, dovette poi pa-tire tutta la delusione per quell’Occidente incui riponeva le sue speranze. Nel discorso te-nuto ad Harvard l’8 giugno 1978 in occasionedel conferimento delle laurea ad honorem inletteratura, dal titolo «Un mondo in frantu-mi», così espresse i suoi sentimenti: «Non possoraccomandare la vostra società come ideale per latrasformazione della società sovietica», perché

Il cammino che abbiamo percorso a partire dalRinascimento ha arricchito la nostra esperien-za, ma ci ha fatto anche perdere quel Tutto,quel Più alto che un tempo costituiva un limitealle nostre passioni e alla nostra irresponsabi-lità. Abbiamo riposto troppe speranze nelle

9 www.vita.it/alexandr-dugin.html.10 Ibidem.

trasformazioni politico-sociali e il risultato èche ci viene tolto ciò che abbiamo di più pre-zioso: la nostra vita interiore. All’Est è il bazardel Partito a calpestarla, all’Ovest la fiera delcommercio.

Parole inequivocabili, che se lette alla luce diquest’altre:

Veramente non esiste al di sopra dell’uomouno Spirito supremo? Veramente la vitadell’uomo e l’attività della società devono an-zitutto valutarsi in termini di espansione mate-riale?

ed alla critica al sistema occidentale dei media:La stampa (uso la parola ‹stampa› per designa-re tutti i mezzi di informazione di massa) è di-ventata la più grande potenza in seno ai paesioccidentali...

Maandare al nocciolo dei problemi le è controin-dicato, non è nella sua natura; essa non consi-dera che le formule a sensazione. L’Occidente,che non ha una censura, opera tuttavia una se-lezione puntigliosa separando le idee alla mo-da da quelle che non lo sono... Senza che vi sia,come nell’Est, aperta violenza, questa selezio-ne operata dalla moda... impedisce ai pensatoripiù originali di apportare il loro contributo al-la vita pubblica, e provoca la comparsa di unpericoloso spirito gregario che è d’ostacolo auno sviluppo degno di questo nome11

disegnano la distanza della sua concezionetanto dall’esperienza del socialismo realequanto dalle società capitalistiche occidentali.Nelle quali, dopo la cadute dell’Urss, è statoaccusato di oscurantismo reazionario da partedel variegato mondo liberal e progressista. Laproposta di Solženicyn non è però la riedizio-ne reazionaria della società castale, ma sem-plicemente quella di una società che, senza di-sdegnare affatto la ricchezza materiale, nonimpoverisca spiritualmente gli uomini. Valga-no allora queste parole di Eugenio Corti acommento di quel discorso.

Ciò che più colpisce chi scrive queste note èperò un’altra cosa: il fatto che i cristiani anzi icattolici non abbiano immediatamente indivi-

11 Le citazioni sono tratte da http://culturacattolica.it/de-fault.asp?id=431&id_n=18879.

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duato nel discorso di Solženicyn il discorsoche è stato loro proprio finché la cultura cat-tolica non è entrata nell’attuale stato di confu-sione.

M MOSCA LA TERZA ROMA?Riemerge il sogno di Mosca come terza Ro-

ma, oggi in opposizione all’impero statuniten-se e legittima erede spirituale di Bisanzio, ri-vendicato fin dalla metà del 1400 da Ivan IIIdi Moscovia. A quel tempo la rivendicazionepoggiava anche su basi religiose, e la Russia siponeva come difensore della Chiesa Ortodos-sa, oltre che contro l’Islam, anche contro ilprincipio di supremazia del papato romano.La prima Roma era collassata a causa delle suedebolezze interne oltre che per le invasionibarbariche, Bisanzio era caduta per mano tur-ca, Mosca si propose come loro erede, e centrodella Cristianità.

Il sogno della Russia erede dell’Impero ro-mano è stato inseguito con tenacia dagli Czar,ma non si è interrotto, ovviamente con grandidifferenze12, nemmeno nel periodo comunista,allorché Stalin fece del proprio paese il centromondiale dell’internazionalismo proletario,dovendo però anch’egli ricorrere ai vecchisimboli religiosi, come quando nell’autunnodel 1941, alla vigilia della Battaglia di Mosca,fece sorvolare la capitale da un aereo su cui erastata caricata l’icona della Madre di Dio diVladimir per invocarne l’aiuto contro l’attac-co tedesco.

Complessivamente, anche da questa ango-lazione si ripropone la radicale alterità fra ilpotere imperiale degli USA, esercitato la-sciando autonomia giuridica ai paesi nellapropria orbita ma unificandoli sotto il propriomodello economico e politico, e la concezione

12 Si veda a questo proposito Stalin sul problema delle na-zionalità, Il marxismo e la questione nazionale (1913), in cuisi teorizza una sorta di autonomia regionale su base terri-toriale nel rispetto delle identità etniche e religiose. Teo-rizzazioni poi largamente contraddette in nome del supe-riore interesse di classe del proletariato, da una politicaconcreta che attuò riunificazioni forzate in senso ammini-strativo, come per i Ceceni e gli Ingusci, e deportazioni dipopolazioni (coreani, cinesi, polacchi, tedeschi) in zonedell’Urss lontane da quelle d’origine per soffocarne le pe-ricolose tendenza nazionaliste.

di impero classica, che invece, ferma l’unitàamministrativa, intende rispettare le differentitradizioni religiose e culturali.

L’emergere della Russia come potenzialecentro d’aggregazione culturale ed economicoalternativo agli USA, propone (o ripropone)in maniera stringente due ordini di problemi,l’atteggiamento e le scelte dell’Europa occi-dentale e i rapporti fra la Chiesa cattolica equella ortodossa, problemi che non coincido-no ma si intrecciano.

L’Europa fra Usa e RussiaPer Putin, nonostante che la maggior parte

del suo territorio si estenda in Asia e funzionida cerniera con l’Oriente, la Russia è Europa,e l’Europa non potrebbe dirsi tale senza laRussia. E ciò dal punto di vista spirituale, cul-turale, sociale ed anche economico.

Se ai tempi dell’Urss potevano esserci pochidubbi sulla scelta di schieramento, oggi la si-tuazione sembra radicalmente mutata, quasirovesciata.

Il Capitale, almeno nell’Occidente, si è aff-rancato dal politico che anzi ha subordinato asé pretendendo che i propri interessi coincida-no con quelli della comunità; la lotta di classedel proletariato si è stemperata in rivendica-zioni puramente sindacali nel quadro di un’ac-cettazione incondizionata dei rapporti di pro-duzione capitalistici da un lato, e dall’altronell’accettazione altrettanto incondizionatada parte dei suoi pretesi rappresentanti po-litici, dei canoni culturali propri del capitale(atomismo individualista, così detti dirittiumani e civili, scientismo elevato a nuova reli-gione, dissimulati sotto il concetto di demo-crazia rappresentativa); l’Urss socialista e ateaè implosa, lasciando però dietro di sé, oltre al-le macerie, anche il ricordo del tentativo diconservare una forma, chiaramente ripresodalla nuova Russia di Putin.

Il capitalismo finanziario e globalizzato aguida Usa si è insomma emancipato dalle sueprecedenti limitazioni e sta dissolvendo ognitradizione religiosa e culturale, insieme ancheal concetto di classe, in nome di un universali-smo cosmopolita e astratto. Sta cioè recidendo

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le radici culturali nate proprio nella vecchiaEuropa e frantumando ogni forma estranea aquella della merce, mentre, almeno nelle in-tenzioni, quelle radici sono rivendicate dallaRussia cristiana.

L’Europa occidentale si trova quindi di-nanzi ad una scelta epocale, che Claudio Bon-vecchio13 sintetizza

1) fra abbandono definitivo delle sue originiprofonde o loro riscoperta, in modo da

costruire un modello da offrire al mondo comeviatico per un uomo nuovo e consapevole diessere faber, sapiens, e sacer;

2) fra il mantenimento di comunità statualiormai troppo piccole e conflittuali, o la pro-spettiva di un’entità sovranazionale che com-prenda sia lo scacchiere mediterraneo chequello est-europeo e che, nel rispetto dellesingole specificità,

riunisca, sotto l’egida di un’unica Signoria, larealtà politica oggi frammentata in mille rivoliinsignificanti. Tale Signoria, necessariamentesupra partes (ma non per questo autoritaria ototalitaria) […], poco importa se impersonatada un individuo, da un gruppo o da un Consi-glio, deve possedere quella sacralità che di-scende dall’esercizio di un’alta e trascendentemissione;

3) fra un’economia che privilegi il liberi-smo,

il denaro, il capitale finanziario, la competiti-vità, la produttività esasperata, il cieco consu-mo, lo sfruttamento dei meno protetti, in undelirio in cui il mercato è il triste spiritusreor», o quella in cui «la sfera politica deveesercitare uno stretto controllo sull’economia,piegandola, con durezza se necessario, alle sueleggi e non viceversa.

Certamente il modello d’Europa auspicatoda Bonvecchio non somiglia neanche lontana-mente all’attuale Unione Europea, che anziha rescisso, rifiutando di citarle nella sua Co-stituzione, le sue radici greco-giudaico-cri-stiane, che rifiuta ogni valore e ogni tradizionereligiosa da cui è nata in nome di una malinte-sa laicità, che appare priva di autonomia poli-

13 Claudio Bonvecchio, Europa degli eroi, Europa dei mer-canti, Edizioni Settimo Sigillo, 2004.

tica dal partner statunitense e prona ai voleridel mercato e dei finanzieri. È vero che inmolti dei suoi paesi si manifestano disagi, con-traddizioni, insofferenze per questa Europa,ma credo di non sbagliare dicendo che da sole,queste forze sono destinate alla sconfitta.

M I RAPPORTI FRA CATTOLICESIMO E ORTODOSSIA.Non credo sia improprio riportare questo

passo di Carl Schmitt del 1923:È impossibile una riunificazione fra la Chiesacattolica e l’odierna forma dell’industrialismocapitalistico. All’alleanza di trono e altare nonseguirà quella di ufficio e altare, né quella difabbrica e altare […] Rimane tuttavia ben veroche il cattolicesimo saprà adattarsi a ogni ordi-ne sociale e politico, anche a quelli in cui do-minano gli imprenditori capitalistici o le orga-nizzazioni dei lavoratori e dei consigli di fab-brica. Ma questo adattarsi gli è possibile solose il potere basato su una situazione economicasarà divenuto politico, cioè se i capitalisti o ilavoratori giunti al potere si assumeranno laresponsabilità, in tutte le forme, della rappre-sentazione statale. Allora, il nuovo potere saràcostretto a far valere una situazione diversa daquelle puramente economiche o di diritto pri-vato; il nuovo ordine non può esaurirsi nellagestione del processo di produzione e di con-sumo, poiché deve essere formale […] Il domi-nio del capitale esercitato dietro le quinte, nonè ancora una forma, anche se può certamentesvuotare una forma politica esistente e ridurlaa vuota facciata. Se il capitale riesce in questointento, potrà dire di avere completamentespoliticizzato lo Stato; se il pensiero economi-co riesce a realizzare i propri fini utopistici, dicondurre la società umana ad una condizioneassolutamente impolitica, la Chiesa resteràl’unica depositaria di pensiero politico e di for-ma politica: deterrebbe così un monopolio mo-struoso, e la gerarchia ecclesiastica sarebbe al-lora più vicina al dominio politico mondiale diquanto lo sia mai stata nel medioevo. Ma se-condo la sua stessa teoria e la sua strutturaideale, la Chiesa non dovrebbe affatto deside-rare una situazione di questo tipo, dato chepresuppone accanto a sé lo Stato politico, unasocietas perfea e non un trust d’interessi. LaChiesa vuole convivere con lo Stato, in quella

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particolare forma di comunità in cui due rap-presentazioni si stanno di fronte come part-ner.14

È ben vero che Schmitt si riferisce allaChiesa Cattolica, e che vedeva nello spiritorusso «che volge le spalle all’Europa», combi-nato con la lotta di classe del proletariato in-dustriale urbano, l’avversario della tradizioneeuropeo-occidentale e della sua cultura, tutta-via scrive anche

Io so che nell’odio russo contro la cultura oc-cidentale può esserci più cristianesimo che nonnel liberalismo e nel marxismo tedesco, chegrandi cattolici hanno considerato il liberali-smo un nemico peggiore dell’aperto ateismosocialista e che, infine, nell’assenza di formapotrebbe esserci la forza potenziale capace diuna nuova forma, capace cioè di dar forma an-che all’epoca tecnico-economica.15

I rapporti fra cattolicesimo e Chiesa russo-ortodossa sono sempre stati difficili fin dalloscisma del 1054, nonostante la riconosciutavicinanza sul piano dogmatico e morale, sulquale non mi addentro per mancanza di com-petenza e perché è una problematica che esuladagli scopi di questo scritto. Mi limito perciòad accennare al problema sorto in seguito alladecisione della Santa Sede di erigere comediocesi le quattro amministrazioni apostolichecostituite in Russia negli anni Novanta: a Mo-sca, Saratov, Novosibirsk e Irkutsk.

In quell’occasione il Patriarcato di Moscaaccusò in sostanza la Santa Sede di proseliti-smo indebito nel territorio canonico dellaChiesa Ortodossa.

La fondazione di una «provincia ecclesiasti-ca», una «metropolia», significa di fatto la fon-dazione di una Chiesa Cattolica nazionale inRussia, che ha il suo centro a Mosca, e chevanta il popolo russo (che culturalmente, spi-ritualmente e storicamente è il gregge dellaChiesa Ortodossa Russa) come proprio gregge.La formazione di una tale chiesa in Russia si-gnifica di fatto una sfida all’Ortodossia che èstata radicata per secoli nel paese.16

14 Carl Schmitt, Cattolicesimo romano e forma politica, IlMulino, 2010, pag. 49/51.

15 Ibidem, pag. 78.16 http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7551.

Per risposta il cardinale Walter Kasper,all’inizio nel 2002 pubblicò su La Civiltà Cat-tolica, un documento dal titolo «Le radici teo-logiche del conflitto tra Mosca e Roma» in cuiscrisse fra l’altro:

La Chiesa ortodossa russa da più di un decen-nio si trova posta di fronte al mondo modernopluralista, dopo un lungo periodo di oppres-sione comunista. Si capisce pertanto come essasia ancora alla ricerca di una sua collocazione.E questo richiede pazienza da parte nostra.Essa si mantiene ancora chiusa e ritiene che lalibertà religiosa sia soltanto espressione del-l’individualismo liberale dell’Occidente. Peressa il coinvolgimento sociale e culturale ha laprecedenza rispetto alla libertà personale, an-che per quanto riguarda la pratica religiosa.Diventa chiaro così quale sia il profondo re-troscena teologico che si nasconde dietro il di-battito sul principio del territorio canonico edel proselitismo. Le argomentazioni dellaChiesa ortodossa russa sono sostanzialmente dinatura ideologica; essa difende non solo unarealtà russa che ormai non esiste più, ma ancheuna relazione tra Chiesa e popolo oppure traChiesa e cultura, che è problematica sul pianoteologico e tende ad assicurare l´egemoniadella Chiesa ortodossa russa a detrimento nonsolo della Chiesa cattolica ma anche della li-bertà della persona.17

Si vanno così delineando i contorni del co-nflitto, per capire meglio il quale faremo rife-rimento ad un articolo di Vladimir Zelinskij,sacerdote ortodosso e docente di Lingua e ci-viltà russa all’Università Cattolica del SacroCuore.18

Zelinskij distingue tre tendenze all’internodella Chiesa Ortodossa:

— L’integralismo, nelle due versioni teo-logica-ecclesiale e politica. Per la prima l’Or-todossa è l’unica Chiesa di Cristo, mentre nel-le altre non esistono più né grazia né salvezza.Il dialogo e l’ecumenismo sono dunque eresieingannevoli e pericolose. La seconda è carat-terizzata da un forte antioccidentalismo e an-tisemitismo, e il dialogo non esiste nemmenosotto forma di ravvedimento. È dichiarata-

17 http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7587.18 Mondo e Missione, gennaio 2004, in http://chiesa.espres-

so.repubblica.it/articolo/7014.

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mente ostile verso tutti i cristiani non ortodos-si ma anche verso gli ortodossi colpevoli diecumenismo. Questo tipo d’integralismo si ca-ratterizza come movimento politico ultrana-zionalista d’estrema destra, composto per lamaggior parte da ex membri del partito comu-nista, che inneggia alla monarchia assoluta echiede l’assoluto divieto di attività sulla terraortodossa per qualsiasi altra religione. C’è,infine, anche una terza versione dell’integrali-smo, quella dei convertiti da altre confessioni,in specie quella cattolica, per i quali l’ecume-nismo è solo un dannoso mischiarsi con il pa-pismo.

— L’ecumenismo, il gruppo meno nume-roso, per niente influente politicamente mapresente sul terreno culturale, che cerca l’uni-tà con la Chiesa Cattolica come «guarigionedalle malattie interne all’Ortodossia», l’inte-gralismo, lo spirito conservatore, la chiusuraal mondo contemporaneo.

— Il tradizionalismo, senz’altro la compo-nente più numerosa e influente della ChiesaOrtodossa. Gli appartenenti a questo grupposono fortemente radicati nel patrimonio dog-matico della Chiesa, e nutrono un amore spiri-tuale, «ma anche viscerale, verso tutta l’eredi-tà di fede custodita dalla Chiesa», e verso tuttele sue manifestazioni: «la vita dei santi, la me-lodia del canto, la solennità delle celebrazioni,la lingua delle preghiere, la semioscurità deltempio con le sue icone». I tradizionalisti nonscindono «lo spirito ascetico dal corpo fisico,storico, nazionale, a volte anche etnico». Perloro l’attaccamento alla fede vuol dire ancheterra, popolo, patria.

Solo rispettando questo bagaglio, prosegueZelinskij, il tradizionalismo potrà aprirsi aldialogo senza diventare antioccidentale.

Se per la maggior parte dei cattolici andareal passo coi tempi è considerato un impe-gno anche religioso, per la maggior partedegli ortodossi essere cristiani significa ‹es-sere fedeli alla fede dei padri›, anche alprezzo di essere culturalmente e psicologi-camente tagliati fuori dal mondo.

È questo il gruppo a cui la Chiesa di Romadovrebbe rivolgersi per il dialogo. Senza facile

ottimismo, né chiusura dovuta all’errore diconfondere il tradizionalismo con l’integrali-smo e quindi tracciando il confine immagina-rio dell’Europa nel punto in cui comincial’ortodossia, ma capendo soprattutto che gliortodossi, dopo la caduta dell’Urss, si sonosentiti assediati «dalle sette provenienti dall’o-riente e dall’occidente, e soprattutto da quellastessa Chiesa cattolica che dopo il concilio Va-ticano II si era proclamata sorella», e che agliocchi degli ortodossi hanno fatto della Russiauna terra di conquista approfittando della de-bolezza materiale e della carenza di personalereligioso dopo settant’anni di comunismo.

Credo sia ora più chiara la materia del com-petere, che per quanto riguarda lo scopo diquesto articolo, si focalizza sulla diversa inter-pretazione del rapporto fra Stato e Chiesa chenasce dal diverso significato del concetto di li-bertà della persona: declinato più in terminicomunitari nel caso della Chiesa ortodossa,più in termini individuali in quello della Chie-sa cattolica.

Se per gli ortodossi fede significa anchecontemporaneamente terra, popolo e patria, sicomprende meglio anche la natura del rap-porto fra le istituzioni politiche e religiosedella Russia postcomunista, ognuna della qua-li si nutre dell’altra in un rapporto biunivoco,ma si capisce anche la differenza rispetto all’u-niversalismo aterritoriale della Chiesa cattoli-ca alla quale è estraneo il concetto di Chiesanazionale.

Se terra, popolo e patria sono elementi co-muni a Chiesa e Stato, le due entità tenderan-no, almeno parzialmente, a sovrapporsi, e co-munque non possono essere pensate come for-me concettualmente del tutto separate, ragio-ne per cui l’alleanza fra trono e altare non po-trà essere identica a quella convivenza frapartner di cui scrive Schmitt.

Da quell’epoca sono passati quasi cent’anni.Nel frattempo il processo di spoliticizzazionedelle istituzioni statuali sempre più ridotte afunzioni subordinate del meccanismo imper-sonale del capitale è avanzato ulteriormente,ma la gerarchia ecclesiastica mai come ora ap-pare lontana da quel dominio politico mon-

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diale previsto da Schmitt. Mi sembra dunquelegittimo chiedersi non solo se la Chiesa catto-lica abbia compreso fino in fondo il significatodel processo di spoliticizzazione dello Statooperato dal capitale, ma anche se non sia stataessa stessa coinvolta in quello stesso processoassecondando la pretesa di chi la vorrebbe e-spellere dal politico per confinare la religionein un ambito puramente personalistico comescelta soggettiva priva di influenza sulla vitapubblica.

Se sono riuscito a delineare le ragioni dellastorica diffidenza fra le due Chiese, è anchevero tuttavia che quelle stesse ragioni si collo-cano oggi in un contesto storico profonda-mente mutato, tanto da far pronunciare all’ar-civescovo Hilarion, ministro degli Esteri delpatriarcato moscovita in visita all’allora pon-tefice Benedetto XVI, le seguenti parole:

Per noi è evidente che oggi la Chiesa ortodossae quella cattolica non possono più essere sepa-rate come è stato in passato, ma al contrarioessere alleate, aprirsi alla cooperazione. Da-vanti a noi si apre un campo vastissimo nelquale il Signore ci chiede di lavorare: il campodel mondo scristianizzato di oggi,

nel quale riproporre la comune visione cristia-na della famiglia, della procreazione, di unamore umano fatto non solo di piacere, di giu-stizia sociale, di una più equa distribuzione deibeni, di impegno per la salvaguardia dell’am-biente, per la difesa della vita umana e dellasua dignità.

M GLI SCENARI DEL CONFRONTO.Non possiamo sapere se Putin e la Russia,

in cui non mancano certo le contraddizioni,19

saranno fino in fondo all’altezza del compitoche si propongono, né se lo sarà la Chiesa Or-todossa o come si evolverà quella cattolica an-che nei suoi rapporti con la prima. Tuttavia,da quanto detto finora mi sembra emerga conchiarezza che la rinnovata rivalità fra Usa eRussia sia molto di più che una questione me-

19 Si veda a questo proposito l’interessante articolo di Mau-rizio Blondet in www.effedieffe.com/index.php?option=com_jcs&view=jcs&layout=form&Itemid=134&aid=309214.

ramente geopolitica, ponendosi invece comeconfronto fra due opposte concezioni delmondo, perciò strategicamente incompatibiliquando l’una voglia prevalere sull’altra. Inquesto confronto ora è lo Stato Russo, quasiinvertendo le parti rispetto a quanto scrivevaSchmitt, che necessita di una Chiesa forte, unpartner da cui trarre ispirazione anche per al-cune scelte politiche (oltre che legittimazionedei propri fondamenti giuridici basati sul dirit-to naturale e non su quello positivo, con ciòautoponendosi un limite invalicabile).

In quanto fra opposti modelli di civilizza-zione, il confronto si giuoca necessariamentesu più scenari intrecciati: geopolitico (accer-chiamento di Stati amici), economico (con-trollo delle fonti e dei flussi energetici), mili-tare (interventi armati diretti o per interpostapersona), utilizzando tutti quei movimenti,spesso in feroce lotta fra loro, che si propon-gono di ribaltare gli equilibri in medio oriente.Fra questi anche (sic!) l’Islam fondamentalistae terrorista. Lo scopo è quello di destabilizza-re l’area e creare una rete di Stati sotto la di-retta influenza statunitense o, come nel casodei fondamentalisti islamici, creare una situa-zione tale per cui si renda indispensabilel’intervento armato così detto umanitario.

Il confronto culturaleNon meno importante sul piano strategico,

è però lo scenario della guerra culturale. GliStati Uniti se ne sono resi ben conto e agisco-no di conseguenza, col triplice scopo di

a) Delegittimare agli occhi del mondo ilgruppo dirigente russo e Putin in prima perso-na, accusati in pratica di tutto: dalla non de-mocraticità del regime (nonostante il ripetutosostegno popolare a Putin, ben maggiore diquello ricevuto da Obama se teniamo conto diquanti cittadini Usa vanno a votare nelle ele-zioni presidenziali) e dall’interferenza negliaffari interni di altri paesi, come l’Ukrainanella quale tuttavia gli Usa non hanno esitatoad appoggiare gruppi neonazisti, alla repres-sione delle etnie presenti sul suolo della Rus-sia, dimentichi della loro storia e della loropolitica rispetto ai nativi americani. Non pote-

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va mancare, naturalmente, l’accusa di non ri-spetto dei diritti umani e civili, questione postacon tanta più forza quanto più viene percepitacome la più facilmente comprensibile perl’opinione pubblica interna dei paesi occiden-tali.

b) Rafforzare, appunto, la convinzione neipropri cittadini di trovarsi di fronte ad unnuovo potenziale Impero del male, e quindi diessere dalla parte del bene e del vero, ovverodella storia e del progresso civile, così che pas-sino in secondo piano i comportamenti reali econcreti dell’amministrazione USA e si creiun fronte interno in cui liberal e neocon mar-cino uniti.

c) Destabilizzare la Russia per quanto pos-sibile, facendo leva sull’opposizione interna inquel paese, finanziandola, incentivandola eampliandone l’importanza.

L’uso politico della letteratura e dell’arteper veicolare l’ideologia su cui si regge il pote-re è cosa nota da sempre e non sorprende. Mail caso degli Stati Uniti presenta un aspettounico e particolare in quanto specchio nonmediato della logica del capitale, e merita unabreve digressione. È ormai noto, quantunquesconosciuto al grande pubblico ed anche all’il-lusione narcisista degli artisti ribelli e anticon-formisti, che il modernismo e l’astrattismo,ossia la negazione programmatica del bello edi ogni determinazione formale dell’operad’arte, sono stati imposti dalla CIA in funzio-ne antisovietica.20 Slegata da ogni vincolo for-male ed estetico e perciò definita libera, lapop-art occidentale (definiamo così per como-dità tutta l’arte non figurativa affermatasi nelsecondo dopoguerra), si contrapponeva aquella del realismo socialista che, come sem-pre è stato, attraverso l’immagine intendevaveicolare emozionalmente un contenuto posi-tivo, per quanto discutibile fosse. Non è quì indiscussione la reale e concreta consistenza ar-tistica del realismo socialista, bensì il fatto chesi riferiva pur sempre a principi formali edestetici. Negarli, ha significato disconoscereogni radice culturale, quindi anche tutta l’arte

20 Raffaele Giovanelli, «L’estetica della non arte», in Il Co-vile n° 820.

del passato. Ma non solo, perché quella prete-sa libertà da ogni vincolo che l’avanguardiaartistica, ovviamente sedicente di sinistra,vanta come il massimo dell’anticonformismo edella contrapposizione all’arte borghese, fini-sce concretamente per sottoporre il valoredell’opera d’arte all’unico criterio del merca-to. È il suo valore di scambio che le conferi-sce, diciamo così, bellezza e importanza e nonviceversa. Lasciamo pure perdere il fatto che ilvalore di mercato di un qualcosa che nega ra-dicalmente l’estetica e quindi la fruibilità (ilsuo valore d’uso immateriale), è totalmentemanipolabile dalla critica secondo cospicui in-teressi. Le cosa importante da sottolineare èinvece il nichilismo radicale dell’arte modernae il suo essere immediatamente una merce. Lapop art nega tutti i noiosi vincoli a cui era an-corata quella precedente nonché quelli impo-sti dalle preferenze del committente, ma nonpuò negare il vincolo del mercato. Riappareallora, con chiarezza, il nichilismo della for-ma merce come scopo e destino del capitale.Così che le avanguardie ribelli e antiborghesidiventano le punte di diamante della sua pene-trazione (sotto i graziosi auspici della CIA) inun mondo, quello dell’arte e della cultura, cheintrinsecamente gli sarebbe estraneo.

Tornando al nostro argomento specifico,esemplare è stata la vicenda dell’inaugurazio-ne delle Olimpiadi invernali di Sochi 2014, al-la quale i leaders occidentali, con la sola ecce-zione di Enrico Letta, si sono rifiutati di par-tecipare per solidarietà agli omosessuali russicontro le leggi definite antigay, quelle, comeho ricordato sopra, che avrebbero impedito diimpartire a ragazzi quattordicenni una lezionedi fellatio omosessuale.

In quell’occasione la federazione tedesca haescogitato la mossa propagandistica di indub-bio impatto mediatico, di far vestire i propriatleti coi colori arcobaleno, mentre su tutti imedia occidentali è stato dato grande risaltoalla questione. Così come grande risalto nega-tivo hanno avuto le dichiarazioni della cam-pionessa mondiale di salto con l’asta, YelenaIsinbayeva, colpevole di aver detto «Io sono afavore delle regole sui gay, noi russi siamo

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normali, i ragazzi con le donne e le ragazzecon gli uomini», e naturalmente costretta dal-la pressione mediatica ad una semiritrattazio-ne.

In questo contesto di guerra culturale, unruolo importante in quanto fenomeno alta-mente mediatico, è stato assegnato alle Femene alle Pussy Riot, due gruppi punk femministi,ucraino l’uno e russo l’altro, che conduconoazioni nonviolente contro Putin, contro la re-ligione e contro il patriarcato, delle quali ci li-mitiamo ad elencarne alcune fra le più ecla-tanti.21 Per chi avesse conservato un minimo dibuon senso è sempre stato evidente che non siè mai trattato di fenomeni spontanei, ma dicreazioni eterodirette e finanziate con scopiprecisi, quelli appunto ricordati sopra. Nelfebbraio del 2012, le Pussy Riot si introdusseronella Cattedrale di Cristo Salvatore, a Mosca,intonando una canzone in cui si invocava laconversione femminista della madonna e lacacciata di Putin per sua opera, e si recitavanoversi come i seguenti: «merda, merda, merdadel Signore». Subito arrestate e condannate adue anni di reclusione per offesa premeditataai danni della Chiesa ortodossa e condotta le-siva di tradizioni nazionali millenarie, furonoamnistiate dopo pochi mesi ad opera dell’op-pressore Putin in persona. Il loro intento di-chiarato era di quello di denunciare i legamifra Chiesa e Stato, apostrofando come puttanail patriarca di Mosca, e contestando la demo-craticità dell’elezione di Putin. I sondaggihanno mostrato la scarsissima considerazionenutrita verso quel gruppo (solo il 6% della po-polazione ha dichiarato di provare rispetto odi non avere obiezioni alle loro azioni), ma ilcan can mediatico occidentale è stato imme-diato e pesante. Dall’immancabile Madonnaad ad altri esponenti dello Star System, daObama alla Merkel, tutti hanno fatto a garanello stigmatizzare la sentenza come eccessivae poco rispettosa della libertà d’espressione,mentre l’ineffabile Amnesty International leha nominate prigioniere di coscienza e la Cor-

21 Per la storia particolareggiata dei due gruppi, che omettoper ragioni di spazio, si veda alle corrispondenti voci diWikipedia.

te europea dei diritti dell’uomo ha affermatoche la libertà d’espressione deve essere appli-cata «non solo alle idee inoffensive, ma anchea quelle che offendono, scandalizzano o di-sturbano lo stato o settori della popolazione».Aspettiamo identico pronunciamento per lefuture denunce di omofobia nei confronti diqualche dichiarazione che offenda il movi-mento LGBT.

Non da meno sono le Femen, use a manife-stare in varie parti del mondo a seno nudocontro la mercificazione del corpo femminile,naturalmente ben pagate. Delle loro perfor-mance per i diritti civili, per le donne, controle religioni, il maschilismo etc. etc. in Ucrai-na, Russia, italia, Svizzera, Polonia, Inghil-terra, Francia, particolarmente significativaper gli esiti a cui ha dato luogo, è stata quelladel 12 febbraio 2013 nella basilica parigina diNotre Dame. Per festeggiare le dimissioni diBenedetto XVI, hanno fatto irruzione a senonudo nella chiesa al grido di «mai più papa»,e, riportano le cronache, hanno preso a basto-nate un’antica campana coperta di lamine d’o-ro, esposta al pubblico in occasione dell’otto-centocinquantesimo anniversario della catte-drale. Un evidente e voluto oltraggio alla sen-sibilità dei credenti, la gratuita profanazionedi un luogo e di un oggetto simbolico in spre-gio al rispetto delle idee altrui. Non risultanodichiarazioni di Amnesty o pronunciamentidella Corte europea dei diritti dell’uomo. So-no state processate, ma non per oltraggio, oincitamento all’odio religioso o per atti osceniin luogo pubblico, come sarebbe stato ovvio inun paese normale che tenga al rispetto di ognisimbolo e di ogni sensibilità, come si vanta es-sere la Francia. L’unica imputazione è stataquella di danneggiamento di beni materiali, enaturalmente sono state assolte, mentre incompenso ai guardiani che avevano tentato difermarle sono state comminate ammende finoa mille euro per i metodi troppo sbrigativi.

L’episodio è rivelatore. L’occidente nichili-sta odia se stesso e le proprie tradizioni mille-narie che vuole dissolvere. Mentre ci si fa beffedel loro valore simbolico, l’unica cosa rimastaeventualmente da salvaguardare è il valore

8 Novembre 2014 Anno XIV

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materiale degli oggetti che quelle tradizioniincarnano. Torna prepotente il fantasma delnichilismo della merce!

È ormai di pubblico dominio che le PussyRiot, in rapporti con l’ex oligarca Khodorsko-vsi (defenestrato da Putin e arrestato ma an-ch’egli amnistiato), sono pagate dal democra-ticissimo finanziere ungaroamericano GeorgeSoros. Quello che all’inizio degli anni novantascatenò un micidiale attacco speculativo con-tro la lira (cioè contro uno stato sovrano, fral’altro alleato degli Usa), rischiando di far fal-lire il nostro paese, e che qualche mese fa èstato graziosamente accolto come terzo sociopiù importante nelle Coop Rosse. Dal cantoloro, le Femen ricevono finanziamenti dal mi-liardario tedesco cinquantenne Helmut LosefGeier, dall’imprenditrice tedesca Beate Scho-ber e dall’altro multimilionario statunitenseJed Sunden, fondatore del magazine The KyivPost.

Tutto lascia pensare insomma che Femen ePussy Riot siano burattine nelle mani di qual-cuno molto potente e usate come fattore di di-sturbo all’interno della Russia e di delegitti-mazione sul piano internazionale. Solo deimedia in cattiva fede o così ingenui da rasenta-

re l’imbecillità possono pensare che non siacosì, ma sono la maggioranza.

M CONCLUSIONE.Non possiamo sapere come sarà il futuro,

come si evolverà il confronto che ho tentato didelineare nelle sue direttrici principali, con-fronto che va oltre le volontà e le abilità deisingoli personaggi, quantunque contino an-ch’esse, com’è ovvio. Alla soglia della riunifi-cazione del mondo sotto il segno del capitale edella merce, qualche opzione diversa sta affac-ciandosi, qualche anticorpo si sta generando.Ogni possibilità, credo, è aperta. Oggi sarebbegià tanto che guadagnasse terreno la consape-volezza della posta in gioco e i terreni su cui lapartita si svolge. Se non si tratta già di scelte dicampo consapevoli, mi pare che, almeno inItalia ma più in generale in Europa, la confu-sione regni sovrana in mezzo ad un preoccu-pante conformismo che continua a ragionare,in processi storici che le hanno rese obsolete,con le categorie del secolo scorso. Vale per lapolitica ma non solo.

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