una querelle letteraria di fine ottocento: il caso «consalvo», «italianistica», xx, 1, 1991, pp....

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ITALIAI\ISTICA Riuista di letteratura italiana ANNO XX .N. 1 CENNAIO/APRILE 199] ESTRATTO GIARDINI EDITORI E STAMPATORI IN PISA

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ITALIAI\ISTICARiuista

di letteratura italiana

ANNO XX .N. 1

CENNAIO/APRILE 199]

ESTRATTO

GIARDINI EDITORIE STAMPATORI

IN PISA

UNA QUERELLE LET'TERARIA DI FINE OTTOCENTO:IL CASO CONSALVO

E Consalvo non più varcò di morteLa consolata soglia,Ché la volubil sorteSerbato '1 volle a più sublime doglia.

FRaNcnsco Dn SeNcus (?), Consaluorediuiuo (Epilogo)

.... reduce dall'Amore e dalla Morte / gìi hanno mentito le due cose belle...»: cosìnel 19lI Guido Gozzano, leopardista d'ambigua militanza, epigrafava la lirica inau-gurale - quella eponima - della prima sezione dei suoi Colloqui (e i due endecasilla-bi ricompaiono nella terza sezione, Il red,uce appunto, a chiosare la situazione sta-gnante, o per dir meglio refoulante, In casa del soprauisszro)Ì. Epigrafe ironica,mezzo adesione mezzo sazietà, che ha il sapore di un bilancio e in certo qual modo diun congedo nei confronti di un motivo letterario cui generosa fortuna arrise nell'Italiamedioromantica dei Prati e degli Aleardi2, per riuscire agli eretismi febbrili, aimorbidi languori della uague decadente. Un motivo di cui dunque Gozzano indivi-

I. Cfr. C. Cozzlxo, Poesie e prose, a cura di A. De Marchi (nuova edizione variata e accresciuta),Milano, Garzanti 1961, pp. 95 e 173. Come .il più bel verso d'un poeta zosrro» i due emistichi delConsaluo (vv. 99-100: "[...] Due cose belle ha il mondo: / Amore e morte [...]") compaiono fusi, forsepreterintenzionalmente, a formare un unico * ancorché interrotto ad altezza di settenario - endecasillaboin Ketty: .,Duc cose belle ha il mon..." (lai, p. 280); a probante riscontro, tra l'altro. di quel carattere dicitabilità, di memorabilità librettistica che così lrr:ne ha loro riconosciuto il Flora: .[...] e qui lin Corcal-ao] son parole che restarono nella memoria umana come quelle verità melorliose, sentenze iscritte in unachiara musica, che il popolo ama ripetere: Due cose belle ha il monda - Amore e Morte.' la memoria, anzi,per conto suo, da un settenario e da un emistichio del verso seguente ha fatto un endecasillabo musicalee popolare" (I Canti, a cura di F. l-lora, Milano, Mondadori 1937, p. I9B). Sottolinea persuasivamente,di contro alle rozze semplificazioni di chi ha senz'altro etichettato l'autore dei ColLoEti il "piccolo"(Borgese) o .moderno» (Croce) Leopardi, la renitenza del "programma esistenziale e ideologico" gozza-niano ad adagiarsi negli stampi della Wehanschauung del poeta di Recanati M. GucI.tsrNrtNlrrI nelladocumentatissima relazione stt Leopard,i nella letteratura italiana da Graf alla .Voceo tenuta al IIIconvegno internazionale di studi leopardiani (Recanati 2-5 ottobre 1972), e indi riprodotta negli AttiLeopard.i e il Nmecento, Firenze, Olschki 1974, pp. 95-125:110-I13.

2. A voler avanzare non più di qualche esempio di siffatta funeraria produzione di questa propaggineindigena dell'"audace scuola boreal", andrà ricordato per excellentiam - tra i tanti suoi allegabiìi - lochateaubriandiano Armando di Giovanni Prati ("il primo poeta di second'ordine che./osse olloro inItalia", giusta la pungente qualifica del Dr Seucrrs, "Satana e le Grazie,. Leggenda di Cioaanni Prati[855], neiSaggicritici, acuadi L. Russo, I, Bari, Laterza Ì952 ["Scrittori d'Italia",203; vol. III delleOperel, pp. 92 e 911, cfr. , in questo saggio, pp. 85-86 e nota I9); nutrita parte rlelì'opera (Rffircllo e La

Fornarina, Elegia, Triste dramma, etc.) della veneta musa compagna di Aleardo Aleardi - resp,onsabilesenz'altro dell'esordio fogazzariano: la novella in versi Miranda -; o ancora iì byronianeggiante ClotaLdodel Carrer. Scendendo poi a un terzo o quart'ordine di tali meìodrammatici bardi nostrani, si citeranno,come meglio partecipi dell'emulazione leopardiana, Napoleone Giotti con il suo canto storico, ibridanteBerchet con l'Aleardi, Giuffrè Rudello (cfr. infra nota 66) e Felice Cavallotti con il poema d'identicoargomento (ma è notabile pure il consalvismo deteriore della sua Luna di miele\; per tacere di versificato-ri assolutamente infandi, quale un Micheìe Coppino conla MammokL inaridita, Da sottoìineare, inoltre,

7B Marzia Minutelli

duava proprio nel Consalu, (g-hé il sintagma .due cose belle, è inequivocabile ri_lqdo consalviano, mentre allo stico di Amore e morte.cose quaggi-ù sì belle, [v.13] si ricorrerà semmai in seconda istanza) l'ideale ipostasi io"i'i"u nostrana, inquanto, evidentemente, esemplare drammatizzazione d"l t"-a à, giusta la memora_bile formula del Chiarini, ,,Amore e morte in azione,3. e u,

"o-p?.,imento epocale

fu in effetti il poemetto leopardiano, del cui immediato successo àà autorevole atte-stato - oltreché cospicuo avallo - Francesco De Sanctis nelle sue lllemorie dellagrovinezza e, più direttamente, nel saggio del 1868 sopra L,oArmanclo, di GiouanniPrati, dove dell'evanescente intestatario del canto è senz'altro sancita l,assunzioneal cielo degli eroi dell'enigma e della contraddizione: Amleto, iur.to, Manfre<ìoa.Ma, più che nella maqlalim-a

_eloquenza deile pagine a".ur"iiriur.,", una diagnosisuflìcientemente attendibile delle ragioni di un iavore cli critica e di pubblico iantoragguardevole (Consalvo oggetto perfino di recitals teatrali!) quanto duraturo è rin-tracciabile nella testimonianza di un modesto e però non sprovveduto praticantedelle patrie letterequale Licurgo Pieretti, che, in un articolo

"à-pu..o sulla .Rasse-gna Nazionale, del novembre lBBt, ravvisa nelle proprietà costitutive della lirica -del resto assennatamente stimata assai poco r"opu.jirrru -, .r"l aro carattere, inspecie, di melica, accostante 'facilità', i motivi concreti di tale endemico .infatua-mento» (come ebbe a dichiararlo Luigi Russo)s:

come quasi tutte le composizioni qui ricordate condividano con tl ConsaLto la stessa impostazione titola-toria di gusto prettamente romantico, ":9]-:9T" del personaggio protagonista in esponente, (L. Brasuc-ct, ItitoLidei*canti,,-Italianis^tica,,xvl[1987],à.un"rà1. omonimortitori-ii)crrri"eartristudileopardiani, Napoìi, Morano 1989, p. L62 nota iO).q G' CutantNI, Vita di Giacomo Leopardi, Firenze, Barbèra l92I (rist. anast. con nota critica tìi 1..Brioschi. Roma. Gela Editricc ì9g7). p. 398.4' Cfr' F. Dr S.'ucrls, La giot'ineaa. Memorie postume seguite rla testimoniurue biogrr{iche di amici ed,iscepoli, a cura di G. Savarese, -Torino, Einaudi l96r (vol. i delle opere), p1r. Às_Ào-; sogg i critici, c.it.,II. pp. lB9-215:191-t95, e, nel presenre articolo, p. 85_g6.5' Di "inf61u3m..ti romantici che si protrassero fin negli ultimi due decenni dell,Ottocento, il criticodiscorre nel cappello introduttivo al poemetto dell'edizioie dei Cantil""p".di"rl;;lui curara (Firenze,sansoni 1945, p. 323). A riprova delle indurgenze da ribreuo d'"p";'à;a;fJni-"ntu si potrebbeinvocare,, proprio, il presumibile patrocinio da questo esercitato sulia fatica melorìrammatica di un caroamico del !9n3rdi quale il conte Carlo Pepoli: ché nel famigerato testo dei puritai., commissionato albolognese dal Bellini dopo il divorzio

"on F'"1i"" Romani, sembr"."blr"- ;;;;sto eridenti srariatiimprestiti consalviani, sùbitoa rifarsi dal_nome - leopardianamente agitato i" ;";;;; iterati ("o Elvira,

o Elvira"; "Ahl EÌvira, ahl Elvira,) - della figlia di Lord valton; ru Jri l"ii"rrr-n"tu.rÌ-".t", no, hunulla da invidiare a quella .divinao dell'amaìa di Consalvo ("Beìtà rtel p;.rdi;r;;-""rgelo del ciel,:o[''angelica tua Elvira,, etc.). Le parole di Riccardo, ad es.. appreso del pattuito matrimonio tra Arturoelafanciulla("Persempreiotiperdei!"),siclirebberodov"rq*ì"o., uiui.qs-46J"i"r.toleopardiano("Pesami, è vero, / Che te perdo .per sempre,). E parecchìe .ono l" ".p*.i.nì-ài ro.a Talbo chericordano,frammenti del poemettn (cfr.: ulorungi e in guai / T'amerò

""-i ,;"-"ì,, lon i ur. 130-I3r:"Alcuno / Non l'amerà quant'io l'amai,; .Perch? mui ri<,n o.so./ Porre iL fia J"iì." L adorate sogÌie?,con i vv' 137-l3B: «come tremar son uso / All'amaro calcar delìa tua soglia,; o un"o.r, .Da quel dì ch,iotimirai"conivv. l2S_L26: "ilgiorno/Chefisoiotimirai,),finoaque"llafinul"o.i"ì.ion"dititanismo("or sfido i fulmini, / Disprezzo il fato, / Se a lei cla lato / Potrò -o.i.i,; "h. ;;;; u.l-"ggiur" contempora-neamente i farnetichii di Consalvo ai vv. lI4-Il8 (.E ben per patto...»)

"i'.b."rru'"u".ificale dei vv.r2l-),22-("felice appresso...,). Altre-tessere, più risicate, mi astengo j"r p-àu..* basti, a suggello,questa eloquente definizione compend_iaria delia giovane impazzita: I" ogno. pi,i urnurt" / Invoca mor_te»' A una sicura proclamazione di dipendenza, tuttavia (sì tenga cont8, ,."'iur,.", che il connotatoonomastico di Elvira l'eroina pepoliana non lo spatisce né con la.-sua più iontana unt"nrtu protagonista

Il caso oCorxalao,

Dopo la Canzone all'ltalia, è senza dubbio il Consaluo la poesia più comunemente nota, piùpopolare di Ciacomo Leopardi. Ed è ragione; perocché ilConsaluo è come a dire l'addentella-to che congiunge in qualche modo la nuova afle e poesia leopardiana con l'arte e la poesia chedominavano allora in Europa, cioè col Goethe, con lo Schiller, col Byron, col Foscolo. Unamante similissimo in molti punti a Werther, a Carlo Moor, ad Ortis; [...] un amante chemuore in un supremo delirio d'amore, come (sia detto per incidenza) il Dialma di EugenioSue; i nomi di Consalvo e d'Elvira che (contro I'uso costante del greco-latino Leopardi) ricor-dano tempi cavallereschi e spagnuoli; il misticismo di quel verso:

Nel paventato sempiterno scempio;

Ia forma <fi un racconto leggendario data a questa poesia, e molti altri particolari che sarebbelungo lo esporre, rendono questo componimento, quanto meno proprio della nuova poesialeopardiana, tanto più conforme alla poesia europea di quei tempi e perciò tanto più facile adessere comunemente cercato, compreso e sentito, Io rammento aver udito talora declamare inteatro il Corualuo; il che non ricordo di niuna altra poesia del nostro. Oltre a ciò, lo stile delConsalw, quanto è meno olimpico e superbo del solito, tanto più è adatto ad una leggendad'amore e meno difficile ad intendersi e gustarsi dalla moltitudine. Non sentite in esso ilPetrarca degli ldilli, non l'Orazio delle Canzoni del 24; [...] Ia lingua e lo stile del Petrarcasono in questo componimento così profondamente contemperati con la lingua e lo stile moder-no e vivente, che vi sentite molto maggiore freschezza e modernità che in tutti gli altri cantidel nostro6.

dello scottiano OLd Mortality, né con queÌla più prossima, la Lucy della pièce Les Tétes rondes et lesCaaaliers di Ancelot e Saintine), osta la data della prima parigina dell'opera del Bellini: 24 gennaio1835, anteriore di alquanti mesi all'uscita dell'edizione Starita dei Cazrl (settembre f 835), nororiamenteprinceps del Consaluo. Anche assegnando ìa stesura della lirica - con il Bosco e con i piir dei leopardi-sti - al '33, o - come di recente convincentemente sostenuto dal ManrI (Leopardi e i tempi d'Aspasiall987l, in I tempi dell'uLtimo Leopardi, Galatina, Congedo 1988, pp. 7 -45:42) - al'32, resta da chiarirequando e per quali canali I'esuÌe felsineo, che dal'30 aveva interrotto (per divergenze ideologiche?) irapporti con il poeta, fosse venuto a conoscenza del componimento. Le citazioni dal Corcaluo derivodall'edizione di Tutte le opere leopardiane, con introduzione e a cura di W. Binni, con Ìa collaborazionedi E. Chidetti, I, Firenze, Sansoni 1969, pp. 20-2I; queÌle dai Puritani dall'edizione Ricordi, Napo-li-Milano-Firenze, s. a. [ma prima del 13 novembre 1868], rispettivamente pp. 7, 33, 6, 10, 7, 19, 3.3,35,39,2s.6. E più oltre, adducendo la sua personale esperienza: nEd io fin dalle prime volte che presi in mano ilLeopardi, sentii vagamente nel Consalao un'aura diversa da quella che spira perpetua su le ardue,eccelse vette dell'Olimpo leopardiano, un ideale e un'arte piìr terrestri, meno oltremondani" (L. PIrRor-rt, /l Consalvo d.i Giacomo Leopardi, "La Rassegna Nazionale", vol. VII, a. III [B8l], pp. 326-333:326-327, che riproduce con sobri ritocchi e qualche ampliamento il saggio di identico titolo pubblicatol'anno precedente [l4 marzo] sul n. 115 della romana uRassegna Settimanale di Politica, Scienze,Lettere ed Arti", V, pp. 195-196). Del Consaloo come di una delle "Opere fTeopardiane] più lette[assieme con le Ricordanae, Amore e Morte e il Dialogo di Tristano e di un Amicof" testimonia anche G.Mesrtce ne La conuersione letteraria di Giacomo Leopardi e la sua cuntica gioaanile (sulla "NuovaAntologia, del I novembre 1BB0 [s. II, vol. XXIV, a. XV], poi in Studi leopardiani, Firenze, Le Monnier1901, p. 276), e verosimilmente lo studioso alluderà alle medesime composizioni pure laddove asserisceche "in Italia uomini e donne anche di mezzana cultura, i giovani e le giovani specialmente, leggono conpassione e imparano a memoria le sue [di Leopardi] Poesie, (Ia biblioteca leopartliana municipale inRecanati e gli oiginali d,elle opere approuate, in La biblioteca leopardiana in Recanati . Ricord,o della stnistituzione, Recanati, Tip. Rinaldo Simboli lBB2, e quindi nei citati Srudi, pp. 352-353). Altrove, èproprio a proposito della lirica che il critico marchigiano fa espresso riferimento alla sua condizione diusufruttuario-tipo: oAlla prima lettura del Consaluo, io (può ognuno, senza presunzione, addurre intestimonio se stesso), nell'adolescenza, restai come inebriato, e non l'ho mai riletto senza commozione,fatta piir serena ed estetica dalla maturità del giudizio, (GLi amori d.i Giacomo Leopardi, lettura tenuta

79

B0 Marzia Minutelli

Quella che mi propongo in queste pagine è una ricognizione panoramica della sortecritica del Consalao nell'ultimo quarto del secolo scorso, o, piuttosto, attese le pro-porzioni di vero e proprio casus belli assunte dalla questione (causa, naturalmente,tanto obbligante popolarità del poemetto: un fatto di costume, prima e meglio ancorache letterario), la ricostruzione di un dibattito che coinvolse nel suo scacchiere,opportunamente compartiti tra settatori e denigratori. svariati tra i più bei nomi delGotha intellettuale dell'epoca, militante come accademico.

Ma, prima di avviare I'esplorazione, mi sembra assolutamente giovevole ascolta-re, a guisa di premessa, la voce inconsapevolmente profetica del Leopardi medesi-mo: il <<maggiore» dei critici leopardiani, secondo l'intelligente definizionefubinianaT, e in questo caso involontario critico detrattore. ignaro ÈautòvtrpoQoÉpevog. Se prestiamo attenzione al giovanile Discorso di un italiano intornoalla poesio romantica, e precisamente a quella parte del libello che, in infiammatocontraddittorio r-:on gli argornenti filoromantici del Cavalier di Breme, viene a tratta-re della categoria poetica del "sentimentale" o «patetico» (per ammissione stessadel polemista .nerbo delle forze nemiche"), si noteranno ìucidamente imputati allecomposizioni degli avversarì proprio quei difetti che vedremo costituire i bersaglipreferenziali degli anticonsalviani:

Che dirò dei romantici e del gran nuvolo di scrittori sentimentali, ornamento e gloria de'tempi nostri? [...] appresso lolo parla instancabilmente il poeta, parìa iì fiÌosofo, parìa ilconoscitore profondo e sottile dell'animo umano, parla l'uomo che sa o crede per certo d'esse-re sensitivo, è manifesto il proposito d'apparir tale, manifesto il proposito di descrivere,manifesto il congegnamento studiato di cose formonti il composto sentimentale, e il prospetto e

la situazione romantica, e che so io, manifesta la scienza, manifestissima I'arte per cagionech'è pochissima: e in questo modo che naturalezza può essere in quelle imitazioni dove ilpatetico non ha nessuna sembianza di casuale né di negletto né di spontaneo, ma è nuclo epalese l'intendimento risoluto dello scrittore, difare un libro o una nouella [e proprio al generedella "novella in versi, venne dal Bacchelli ascritto il Conso.luo] o una canzone o un posso

sentimentale: e ometto come iì patetico sia sparso e gittato e versalo per tullo. entri o nunentri, e fatti sensitivi, sto per dire, fino i cani o cose simiìi, con difetto non solo di naturalezzanella maniera, ma di convenienza nelle cose, e di giudizio e di buon senno nello scrittore.Non parlo già sol tanto di quegli scritti che per la intoìlerabile affettazione soprastando aglialtri, sono riprovati e disprezzati universalmente; parlo anche, da pochissimi in fuori, di tuttiquelli che il gustofracido e sciagurato di una infinitii di gente ha per isquisiti e preziosissimi;parlo di tutti quelli dove il sentimentale è manifestamente uoluto, e molto bene consapeaole e

intelligente di se stesso, e arlante della luce e uanaglorioso e sfacciato; le quali proprietàquanto sieno lontane e opposte a quelle della vera e incorrotta sensibilità, lo dica chiunqueI'ha provata pure un istantes.

presso il Circolo filologico di Ancona il 22 febbraio lBB0, edita in sunto sul "Fanfulla della Domenica"del 4 aprile delìo stesso anno [II, I4], e, assai ampliata e rimaneggiata, negli Studi citt., p. 151).

7. M. FUBINI, Leopardinellaeriticadell'800, inAA.VV., Leopardiel'Ottocento, Attidelllconvegnointemazionale di studi leopardiani (Recanati I-4 ottobre 1967), Firenze, Olschki 1970, pp. 335-382:335; ma al proposito si vedano anche, del medesimo antore, l'Introduzione all'edizione commentata deiCanti leopardiani, Torino, Utet 1930 (ed. rifatta con la collaborazione di E. Bigi, Torino, Loescher1971, pp. 3-B), e L'estetica e la critica letteraria nei oPeruieri" di Giacomo Leopardi, "Giornale Storicodella Letteratura Italiana". XCVII (Ì931), pp.24l-287.B. G. LropanoI, Tutte le opere, cit., I, pp. 936-937 (il corsivo è mio; la citazione nel testo rinvia a p.

Il caso oCorualao,

(Circa quest'ultima osservazione, ricorderò che c'è chi - come il Mestica - ha suppo-sto, non importa qui quanto fondatamente, proprio che il Consaluo fungesse al Leo-pardi da allusiva dichiarazione d'amore alla Carniani Malvezzi, o - come primo ilD'Ovidio - alla TargioniTozzetti)e. Avremo modo, ho detto, di appurare tra brevecome l'esemplarità, per così dire, antiveggente di questo passo (ma si potrebbeistruttivamente continuare nella lettura; soccorrerebbero, d'altronde, pure brani del-lo Zibaldone, euale una riflessione dell'agosto del'28 di cui profitterò più avanti)10puntualmente prevenga questa o quella obiezione dei futuri esegeti del canto.

E veniamo pure, ora, alla critica sttl Consalao propriamente detta o, si vorrà dire,a Francesco De Sanctis: ché se la critica dell'Ottocento, leopardiana almeno, è -secondo si è ripetutamente asserito - antonomasticamente la critica del De Sanctis,intrepido iniziatore e supremo esponenteÌ1, l'irpino è anche il devotissimo alfiere del

933), A considerare questo passo «un giudizio avanti lettera del Leopardi" sul suo futuro componimentoinclina anche D. Dn Rosrnrrs (cfr. l'edizione lemonnieriana dei Canti, a cura del padre Giuseppe esua, Firenze, l97B [ora pure Milano, Mondadori 1987, p. 2ll]); si vedano inoltre le osservazioni,parzialmente condivisibili, di P. Mazzalruro (Il giud,izio critico del Leopardi sulla letteratura romantica,in AA.VV., Leopardi e l'Ottocento, cit., pp. 427-453:433-436) circa il carattere alquanto «astratto»dell'avversione leopardiana al Romanticismo al|altezza cronologica del l)rtcorso: "Non abbiamo [...]una precisa condanna del Romanticismo italiano, se non in chiave teorica e in rapporto ad applicazioniche appartengono a un generico Romanticismo europeo, che fu, sulle orme del rivoluzionario Byron, unromanticismo di rottura, e, sulle orme della tipologia umana introdotta dallo Chateaubriand, un romanti-cismo malato. Un Romanticismo, bene inteso, che avrebbe avuto in Italia risonanze sporadiche, e noncaratterizzanti: [...] byroniano lo stesso Consalao del Leopardi (ma siamo nell'ultima fase della suaattività poetica) [...]" (p. 3 ).

9. Cfr. G. Mesrrca , Gli amori di Giacomo Leopard,j, cit., p. IBB: olo [... ] volentieri m'induco a credereche il pianto della Malvezzi [alle letture del giovane amico] fosse eccitato più specialmente da quelladelle poesie del Leopardi, che s'intitola il Corcaluo" (andrà osservato, tuttavia, che Ìa candidatura dellagentildonna bolognese il critico sostenne convintamente soltanto nella prima stesura del saggio, quellacondensata nell"BO per le pagine del "Fanfulla"; mentre di diverso avviso si mostrava già nell"B5, nelManuale della letteratura italiana nel secolo decimonono, voì. II, parte I, Firenze, Barbèra, p. 13, doveoptava decisamente per la recanatese Serafina Basvecchi; nella redazione definitiva de Gli amori - chequindi andrà considerata fatica del 1901, sebbene rechi slealment e in limine la data 1880 - la menzionedella Malvezzi viene rifugiata in una nota che ha tutta l'aria di un'impacciata palinodia). A persuadersi,invece, dell'ufficio galeotto assolto daÌ canto nelle relazioni leopardiane con la Fanny sono dispostisvariati esegeti: oltre a F. D'Ovroto (Leopardi e Ranieri . A proposito d'un recente libro, in Varietà critiche[ma già edito sulla "Nuova Antologia" del I marzo 1897, s. IV, vol. LXVIII], Caserta, Casa EditriceModerna 1929 lvol. XII delle Opere-1, p.93), si ricorderà G. A. Crsenro (La aita di Giacomo Leopardi.Milano-Palermo-Napoli, Sandron 1902, p. I4B), e, tra i novecenteschi, iì molto risoluto R. Beccnrrrr(nel parziale commento ai Canti, Milano, Garzanti 1945, ristampato con altri studi Ìeopardianì tn Leo-pardi e Maruonj, Milano, Mondadori 1960, e da ultimo in leopordi, ibid., 1962, pp. 129,132, 135 [oveanche ricorre la definizione di unovella in versi"]; ma cfr. pure p. 365), W. BINNr (La nuoua poeticaleopard,iana, Firenze, Sansoni 1947 [196221, pp. 80-83). e A. Pnnnorcnr (Sui canti dell'amore fiorenti-no di Giacomo Leopardi, "L'approdo letterario", LI [1970], 5l [ma lo scritto è del '49], pp. 3-19:I7).10. Si veda oltre, p. 94 e nota 42.

11. Cfr. soprattutto W. Btxur, Introduzione all'edizione commentata tlel Ciacomo Leopard,i desancti-siano (vol. lll de La letteratura italiana neL secolo XIX), Bari, Laterza 1953 (vol. VIII delle Opere), pp.XV, XXIX-XXXI, ora, scorciata e con il titolo ,e Sanctis e Leopardi, pnre in Card.ucci e ahri saggi,Torino, Einaudi 196O (19723); ma si vedano anche N. SerrcNo, De Sanctis e Leopardi, "Società,, IX(1953), pp. 79-87:83 (poi in Ritratto d.i Mamoni e ahri saggi, Bari, Laterza f961 [f974s]); E. Brcr.Giacomo Leopardi, in AA.VV., I classici italiani nella storia della critica, a cura di W. Binni, II,Firenze, La Nuova Italia 1955 (1961' ampl.), pp. 355-401:35i> e 369; C. Muscrrre, Introduzione aF.Dr Sexcrts, Leopardi, a cura del medesimo e di A. Perna, Torino, Einaudi 1960 (vol. XIII delle Opere),

B1

82 Marzia Minutelli

flebile componimento, l'appassionato antesignano della sua esondante fortunafi.n desiècle. E anzi, per intendere la peculiarità dell'approccio desanctisiano al Leopardi -in cui tanta e vitalissima parte ebbe pure quell'intima, così spesso rilevata, conge-nialità tra studioso e poeta -r2, il Corualao si rivela provvidenziale cartina al torna-sole.

Consalao (almeno a tenore del ricordo un po' infeltrito forse dagli anni affidato alsenile frammento autobiografico) è I'idolatrato 'poème de cheuet' della giovinezzaprima; è il banco di prova preferenziale su cui si esercitano le capacità attorialidell'i strionico professorino:

[...] la novità era l'edizione fatta di fresco delle poesie di Giacomo Leopardi. Io ne andavopazzo, sempre con quel libro in mano [...]. Allora tutto il mio entusiasmo era per Consalao eper Aspasia. Avevo preso lezione di declamazione dal signor Emanuele Bidera [. . . ]. Io pecca-vo per eccesso, volendo accentuare tutto e imitare tutto, suoni, immagini, idee. Consalvo mifece dimenticare Ugolino. Lo andavo declamando anche per via, e parevo un ebbro, comeColombo per le vie di Madrid, quando pensava al nuovo mondo. Lo declamavo in tutte leoccasioni e mi c'intenerivo. Sovente lo declamai in casa Femandez, e mi ricordo che, per undelicato riguardo alle signorine, dove il poeta diceva .bacioo, io mettevo «guardo».

È l'oggetto, perfino, di una traduzione nella vita sentimentale del ventiduenne (!)Francesco - giusto in un periodo in cui questi soffriva .di esaurimento, o, come sidirebbe oggi, di anemia, -; di una mimesi, di un'imitatio un tantino dissacrante:

Capitai in casa di una buona contadina, piuttosto agiata, che aveva una figliuola unica,grandetta e belloccia. La mamma nel dopo pranzo la lasciava con me, e passavo le oreaccanto a lei, sedia a sedia. sopra un terrazzino coperto, onde si vedeva un bel cielo azz:urro eil tranquillo mare. In altri tempi avrei fatto il poeta, e cavate fantasie graziose dalla luna,dalle stelle e dalle nuvole. Ma ora non mi veniva niente alla lingua, e stavo le ore intere amirarla, e facevo il Consalvo, timido innanzi alla Divinità, e aspettavo una parola da lei, e leida me, e nessuno parlava. Da questo grottesco intermezzo mi vennero a togliere alcuni amiciche mi menarono seco loro a desinare. Da quel tempo, per non trovarmi faccia a faccia con Iamia bella statua di gesso, usai le ore vespertine a girare per quei dintorni. Le camminatelunghe, I'allegra compagnia, l'aria pura, il riposo, Ie distrazioni mi ebbero in poco di temporifatto il corpo e lo spirito, tanto che, al partire di colà, osai dare alla mia contadinottaun'abbracciata. Consalvo me lo perdoni13.

pp. XI, XIII-XV; C. Gorrrs, Leopardi, Palermo, Palumbo 1961 ("Storia delìa critica,, 2l), pp. 5-14 e29; M. FuntNt, Leopard.i nella critica dell'800, cit., p. 335 (ove sono opportunamente riportati dueluoghi desanctisiani attestanti Ìa chiara autocoscienza nel critico del proprio ruolo di battistrada).12. Si rinvierà ancora una volta ai contributi di cui alla nota precedente: del BrNNr, p. VII sgg.; delSerrcNo, passim; del BIcI, pp. 362-369; del Muscrrra, passim; del Gorrrs, p. 15 sgg.; del F'urrxr, pp.357-367 e 376-380; e cfr. pure il suggestivo saggio sulla monografia leopardiana deÌ De Sanctis di G.DraeNrorttI, Critica e autobiografi.a, che, apparso nel febbraio dei'27 sul "Baretti» (IV), si legge oranei Saggi critici, s. I, Milano, Il Saggiatore 1969, pp. 279-287l' i severi rilievi nell'Introdwione di G.Corrtnl alla Sceha di scritti critici di Francesco De Sanctis da lui curata, Torino, Utet 1949 (19692), pp.32-33, 36 nota 28 (quindi in Varianti e abra linguistica, Torino, Einaudi l97O), e il diligente consuntivodel Lonco, Il problema critico del rapporto De Sanctis-Leopard.i, in N. Crru Bprruccr-N. LoNco, F . DeSanctis e C. Leopardi tra coinaolgimento e ideologia, Roma, Bulzoni \979, pp. 15-44 (con ricca biblio-grafia).

13. Il primo passo dalla Giouineza, cit., è tratto dalle pp. 85-86; la breve citazione nel testo e ilsecondo passo dalle pp. 728 e 129.

Il caso oConsalao,

Consalvismo, sarà caso di aggiungere, che dalla sfera pratica trascome disinvolta-mente (e con perfetta reversibilità) a quella letteraria, se è all'esuberante De Sanctisdi questi anni puotiani che sono da assegnare i dolci bruttissimi versi di uno "schiz-zo poetico» corredante il poemetto leopardiano di un'inopinabile seconda puntata aguisa di catastrofe alternativa: dove un Consalvo-Giacomo miracolosamente redivivoe un'Elvira-Paolina Ranieri desdemonianamente innamorata (nElla m'amò pe 'l cru-do dolor mio, / Per sua pietà divina io l'adorai!" [vv. 60-6I]) coronano il loro .castoimene, lasciandosi nottetempo fagocitare dall'"igneo gurgite" dello sterminator Ve-sevo. Versi, tra I'altro, attestanti, a una data così acerbao un'assimilazione di modulie stilemi del recanatese, per quanto ruvidamente neofitica, comunque tale da nonrevocare minimamente in dubbio la sincerità senile di quella disarmata affermazio-n€: «Io ne andavo pazzo, sempre con quel libro in manorl4.

Ma l'ammirazione per il Consaluo, nonché attestare una fase aurorale, e perciòstesso transitoria, di esaltata sensiblerie, accompagna, mai rinnegata, e anzi puntual-mente ribattuta (pur nel progressivo svolgersi del gusto e del metodo), I'intera carrie-ra critica del maestro. L'itinerario didattico della prima scuola napoletana (a partiredal corso sulla Lirica del LB4L:42 e fino al terzo corso di Storia della critica, chesegna verosimilmente iI congedo dall'insegnamento a Vico Bisi) è tutto disseminatodi reverenti richiami al componimento, costantemente additato quale supremo puntodi coagulo di quel dissidio tra "illusioni» e <<r'ealtà», tra "inganno» e «disinganno»,tra <<cuore>> e «intelletto» che, còlto ora in forma embrionale, rimamà concetto guidadell'ermeneutica leopardiana del De Sanctis anche successiva (nll Leopardi si divi-de in due parti, l'una comincia dal sentimento, I'altra finisce nella morte: eccoperché oodue cose belle à il mondo, amore e morte" [...]. L'amore dunque in Leopar-di indica il sentimento, il vero è la morte,, dialettizza alquanto incongruamente ilneoprofessore nelle lezioni s:ull'Estetica applicata o pratica del'44:45, con incoe-

14. Il Comaluo rediuiuo, pubbìicato per la prima volta da A. I,tllauo, De Sanctis e Leopardi, "Attidella Società Storica del Sannio", X (1932), 1, pp. I-XXVII:XXII-XXVI, da un manosr:ritto non piirreperibile, figura ora alle pp. 278-283 di Purismo. Illuminismo. Storicismo. Scritti giotanili eframmentidi scuoLa, a cura di A. Marinari, I, Torino, Einaudi 1975 (vol. II deìle Opere). F'ondati sospetti diapocrifia per "questi versi alquanto sgangherati e assai infeliori agli altri del De Sanctis,, già avanzava(sulla base anche dell'ingiustificabile data "Nunziatella, 12 febbraio lB3B" che avrebbe recato il pre-sunto autografo) C. Nluscrrra, Introduzione al Leopardi cit., p. XXXIX nota 1; e si vedano pure leosservazioni del Mentnant, Introduzione a Purismo cit., pp. CXLI-CXLIL Non inerte argomento afavore dell'attribuzione di tale Schi,zzo poetico al calamo desanctisiano, tuttavia, mi sembra la sintomati-ca identificazione dell'Elvira con Ia cherubica «suora di carità" di Antonio Ranieri, Una lettura dell'e-nigmatica figura, dunque, in eccepibile chiave angeìicale (si tenga conto che "l'anima di lei bella cinnocente" viene metamorfosala in "roséa nuvoìetta" nel paganeggiante congedo ezioìogico della lirica).perfettamente in linea con l'interpretazione del personaggìo

"lu.giiu.li lì a poco aìla scùla di Vico Bisi,

nelle cui lezioni (cfr. p. B4 e nota seguente) troveremo la "bellissima donna» convintamente accomuna-ta alle ignare adolescenze di Silvia e Nerina. Ln'identificazione. andrà aggiunto. che troverebhe nelcritico campano un solitario vessillifero tra i ìeopardisti più in fama dell'epoca. e che soltanto unastudiosa affatto defilata quale Caterina Pigorini Beri si attenterà, di lì a quasi un mezzo secolo. apositivamente proporre (cfr. infra nota 39). Per quel che è, infine, dei mutui con i Canti leopardianistipulati in questa lirica, il catalogo è così cospicuo (basti rimandare ai parchi saggi che ne forniscc N.LoNco, ,A/la ricerca di Leopardi: F. De Sanctis a Vico Bisi fi839-lB,1Bl, nel vol. cit. F. De Sanctis e C.Leopardi, p. 56 nota 26) da attestare con la piìr solare delle evidenze come il poeta di Recanati - per

::".:::-, della efficace metafora continiana, anzi cecchiana - avesse salato il sangue al giovane Fran-

B3

84 Marzia Minutelli

renza attestante la difficoltà, a tale altezza, di traduzione e di esplicazione storico-ideologica di una poesia tanto cordialmente condivisa). "Bellissimo, è spontaneaqualifica a designare il canto sùbito alla sua prima occorrenza, appunto nelie lezionisulla Lirica: "Così nella poesia Amore e morte, ne L'uhimo canto d,i Saffi e nel suobellissimo Consaluo si veggono uniti insieme l'inganno ed il disinganno,; eccellenzaestetica che troviamo altrettanto perentoriamente asseverata, sempre a proposito deldicotomico opporsi del *sentimento» al <<vero>>r ancora nelle lézioni sull'Esteticaapplicata o pratica: «Basta questa poesia per conoscere che gran poeta è il Leopar-di". Clamante sintomo di così indiscriminato entusiasmo, non meno che dell'inàer-tezza e delle oscillazioni di questi anni di noviziato, è pure, laddove Io studioso si faa caralterizzare il calarsi dell'ideale nel reale - nella sezione del corso sull'Esteticarelativa all'lru.rcruione ('43:44) -, l'interpretazione di Elvira, costretta, con palmaresfasatura, al coinquilinato con Silvia e Nerina sulla base di una presunta'angìlicità':

[...] gli elementi di questo reale [quelÌo della poesia leopardiana] son due, quali si conveniva-no al dualismo del suo concetto: l'uno tutto poetico, spontaneo e affettuoso, il quale è ripostoe nelle sue care illusioni e in quelle eteree, adorabili, e celesti creature, addimandate Neri-ne, Silvie, Elvire, e queste non esistono che nella fantasia del poeta, il quale vagheggia inesse il bello ideale. Ed accanto a queste vi è un altro reale, immobile, continuo, rappresen-tante il disinganno del sentimento, rivelante la tremenda e nuda realtà.

(Ma già nella prima parte del corso,l'Esteticcz propriamente: o[Leopardi] non ha maipersonificato il brutto e il vizio, ma solo il bello, come Silvia, Nerina, Elvira, Con-salvo, Bruto [...]r). Convincimento che, stante la consuetudine desanctisiana diripetere il medesimo argomento per più anni di séguito, vedremo puntualmente riaf-fermato nelle lezioni del'45:46 sulla Srorio della critica, dove ricompare la triadedegli - con terminologia giobertiana - «sngielir: "Ei [Leopardi] vagheggia in esse["quelle eteree ed adorabili creature, chiamate Nerina, Silvia, Elvira"] il suo belloideale, ed allora egli è spontaneo e poetico, egli è Consalvo,ls. La predilezionepermane inconcussa - a dispetto del cambiamento di latitudine - a poco più di un

15. Cavo gli stralci delle Lezioni d.all'edizione allestitane dal Marinari (Purismo. Illuminismo. Storici-smo, cit.,II, tomi I [pp. L, 285-940] e II [pp. xrv,94l],7591 [voì III delle operef): nell'ordine, dallepp. 1042 e 1040 i due dal corso di Estetica applicata o pratica (quaderno De Ruggiero); da p. 613 quellodal corso sulla Lirica (cfr. anche p. 622, dove Consalvo figura tra gli exempla ài ovirtr) perseguiiata oinfelice"); da p. 860 (Dellairueruione, quaderno Giannuzzi) e da p. 753 queÌli dal

"o..o ài Esleticaid.a

p. l3t3 quello dal primo corso di Storia della critica (quaderno Nisio; vd. pure pp. 13Ì0-13It, riportan-ti senza apprezzabili divergenze concetti già sviluppati in anni precedenti, e soprattutto p. 1334, per unosconcertante accostamento rlel Corxalao al manzoniano lnno al nome di Maria). lJn paio di cursori cennial poemetto ci riservano i due estremi corsi di Sroriru della critica, assegnati dubitativamente dal Marina-ri agìi anni 1846-'47 e 7847-'48, rispettivamente a proposito della "fantasia, (.Nel Corualao ]a fantasiaè punto di pafienza del poeta, è occasione, non essenza deìla poesia; e tolto il principio e la fine, restapoi la situazione, il cuore, I'uomo reale in un campo fantastico" [p. 1447]), e u p.opo.ito della compene-trazione hegeliana di «parte subbiettiva" e «parte obbiettiva" a formare "l'idea rivestita" (.Così ilLeopardi nell'immagine diCorualuo incarnava le sue idee scettiche, [p. Ia62]). Si confronti anche - masolo per alcune delle notazioni consalviane qui esaminate, e in assemblaggio affatto arbitrario del mate-rì.ale - Teoria e storia della letteratura, a cura di B. croce, I, Bari, Laterza 1926, pp. 170-176:172 e174. Suila significativa aggregazione dell'Elvira al canone giobertiano (nel Saggio sul bello) delle .crea-ture angeliche, delÌa letteratura universaìe si veda quanto scrivono il Muscrme nell'lntroduzione cit.,pp. XVI-XVII, e il LoNco in Alla ricerca di Leopardi, cit., pp. 55-56. Una diligentissima ricostmzionedell'apprendistato critico desanctisiano (dai "quaderni napoletani, alle "lezioni torinesi,) ha fornito p.

Il caso oConsalao, 85

lustro di distanza; all'altezza, cioè, della torinese stesura del nevralgico saggio sopraAlla sua donno,, in cui anzi il poemetto è insignito del massimo .i"o.roi"irne.rto,"L'immagine t...] til Leopardi] talora la fa germinare e fiorire nel seno stesso dellamorte, come nel suo capolavoro, 1l Consaluort6. Il canto è poi, affatto consequen-zialmente, portato a specimine di mirabile compenetrazione contenuto/forma ìellelezioni leopardiane accodate al corso petrarchesco zurighese del lB5B: .ma la suapoesia tocca la perfezione quando il contenuto vi sta in intero; quando forma edaccarezza l'immagine per distruggerla di un colpo. Tale è Amore e morte, e la Neri-na, e la Silaia, e il Consaluo; tale è Aspasia,rT . E quindi nel '68, nell'alacre ripresadell'attività critica dopo l'operoso quinquennio politico '60-'6s, che il diletto Cirual-ao si riaffaccia dalle pagine di un saggio - il già ricordato oArmando, - che, perquanto d'argomento non stricto sensa leopardiano, ci riserva forse il più volenterosotentativo di penetrazione della lirica, un passo al di là dai lusinghieri quanto telegra-fici apprezzamenti precedenti e posteriori. In questa trepida riflessione sul sensoìelrisorgimento, che tradisce la difficoltà, per l'ex barricadiero del '48, dell'obbiettiva-zione storiografica di una stagione già trapassata (preludio, com'è ben stata intesa,alla cruciale virata «verso il realismo")I8, riesce evidente lo sforzo di chiarire, senon altro, che cosa Consalvo, istn-rttivamente identificato con il suo creatore, avesse'storicamente' significato. Ma anche qui, al solito, il De Sanctis «pecca per [egotisti-co] eccesso", promuovendo una liberalissima quanto incondivisibile valutazionepersonale (l'assimilazione del personaggio agli eccelsi tra i coetanei letterari euro-pei) a plebiscitario giudizio generazionale:

Beati i tempi, quando, non essendo ancora fatta l'Italia, il maggior pensiero degl'italiani eradisputare intorno ad un libro di filosofia o di poesia! Tempi sentimentali, maravigliosamentedisposti a comprendere Faust, Manfredi, Amleto, Leopardi! Quel mondo poetico era il nostro;quei sospiri, quei dubbi strazianti, quel grande enigma del mondo [...], quel negare e maledi-re la vita con tanto desiderio e affetto della vita, rispondeva a tutto ciò che di più intimo econtraddittorio si agitava nella nostra mente [...]. Il concetto di questo mondo è Amleto, ilpensiero che [...] ritoma di continuo sopra sé stesso. II protagonista è Fausto, che [...] nontrova Margherita, cioè sé stesso, se non di là dalle forme, nel mondo del puro spirito [...]. L"

Lucnut, L'«estetica applicata, d.i Francesco De Sanctis, Firenze, Olschki 1983, cui rinvio per unagarbata analisi di questi prodromi di interpretazione leopardiana.16, F. Dr slucrrs, saggi critici, cit. , I, p. 233 (il saggio appanr'e nel dicembre lB55 sul «cimento,,s. III, vol. VI, a. III).17. F. Dr saNcrIs, Giacomo Leopard,i, a cura di w. Binni, cit., p. Bg4 (sono appunti del marzo del'58, raccolti da Teodoro F'rizzoni, riportati in appendice). Da notare che nel XXVl-capitolo della Gjoui-nezza, dedicato alla Lirica, Ìa memoria tradisce I'ormai attempato maestro, che retrocede considerazionistrettamente af{ini alle sopracitate agli anni mitici di Vico Bisi: ol,e sue [di Leopardi] più belle poesiesono queÌle in cui la forma è vera persona poetica, di modo che il concetto ,i appa.isce come immedesi-mato ed obbliato nell'individuo, con appena un barlume della coscienza di sé. Così ènell'lnfinito, nellasaffo, nel Bruto, nella siluia, nella Nerina, nel corualao, nell'Aspasia" (ed. cit., p. lB7). Eà è sintoma-tico che ciò si verifichi, come acutamente rilevò iÌ Russo (nell'ed. commentata lemonnieriana dellaGioainezza, Firenze, 1940, p. 228), giusto a proposito dell'esposizione della nozione di .forns,,. ..1.sua compiutezza, senz'aìtro un portato successivo della riflessione desanctisiana, qui dal vecchio critico- con forse 'subliminale' nostalgia - connesso a quelle sue prime, indubbiamente anticipatrici, proveermeneutiche leopardiane,

18. Si veda, del Loxco, la pemuasiva analisi dello scritto sopra I'u Armando,, in politica e letteratura,nel vol. F. De Sanctis e G. Leopard,i cit., pp. 163-166.

86 Marzia Minutelli

catastrofe, cioè a dire la rivelazione tragica di questo mondo, ve Ia rlà Manfredo e Consalvot"']. Èun mondo già chiuso in sé stessa, divenuto già storia, rappresentazione immortale diu-na società scissa [...]. Perciòjdoli de'giovani sono stati a quel tempo Schiller, Byron, VictorHu€o, Lamartine, Leopardi. Ciascuno i.or"ru là dentro pàrt" di

"".E questi giovani eravamo noi che avevamo le aspirazioni sì grandi e le speranze sì piccole:contrasto che dava alla società un'aria sentimentale t...]. Oggi sono avvenuti grancli fatti. II'48' il'59, il'60 e il'66 sono epoche memorabili 1...f ruo".ì""ognu e non si -Jditu, si opera[...]. Qril significato può- oggi avere più qr"l ,nàrrJo contempiativo e negativo? 1...] ettrotempo, altro indirizzo [...]. Consalvo non dice più:

Due cose belle ha il mondo:Amore e Morte;

ma dice: - una cosa bella ha il mondo: l'amore -; e non timido amante, in luogo 6i gemere esospirare, conquista e possiede Elvira.

Più oltre, venuto a deprecare l'irritante astrartezzadelle larve trasparentemente sim-boliche del poema pratiano, il critico finalmente ci elargisce la chiave di uno deiperché del suo plauso al canto:

Amleto, Fausto, Mefistofele, Margherita, Manfredo, Consalvo sono non pensieri figurati, macreature proprie e vere: sotto al discorso e al sentimento c'è sempre la rappresentazione, ilmondo còlto nell'auo della vita [...]. Mu il prari [...] non ha sentito che'ia forma, perchédiventi o trapassi, dee esser forma-cioè nella piena simulazione della vita, o-b.a pr. sevolete, ma ombra come Francesca da Rimini, o ugolino, o Mefistofele, o consalvole.

Quasi dieci anni dopo, nella lezione napoletana der'76 sr.|,la vita solitaria - inpiena, ormai, ricostruzione storica dell'.universo leopardiano» -, a séguito dellacitazione dei versi concernenti i baci sulla mano della morta nella liriJa Il sogno(irrecusabilmente una delle più fraterne al Corualuo per i modi di una réuerie paùti-co-sensuosa), ecco il professore improvvisare una definizione senz'altro sottoscrivi-bile della quiddità del componimento:

Quello che è pietà nella donna, in lui l'amante] diventa il tremito della voluttà, e si abbando-na a quella voluttà. Non vedete qui i primi tratti di una poesia tanto drammat ica, il Consaluo?Che cosa è il Consalao se non la pietà di Elvira per làmante, e la voluttà di iui sotto quelbacio2o?

]?: .I- Dt^ill9l,.t,§"ggi critici, cit., II (i due brani rìportati rimandano, rispeuivamente, alle pp.l9I-196 e 205-209)' E estremamente indicativo che, nelle pagine terminali del saggio, il De Sanciis,compiuta la penetrante diagnosi del leopardismo guale «malattia morale,, di una"sìecifica temperiestorica («Qual è dunque questa malattia morale? E il concetto stesso che è I'anima di Manfredà, diArmando-, di Fausto, di Leopardi: è I'uomo che si pone come lo Spirito, l'Infinito, e cerca e non trova séstesso nel reale, e rimane desiderio senza potere, enigma strazianie di rincontro ul qrul" si consuma e sifrange, [p. 199]), si faccia a consolare il rampognato Prati con l'esplicita rm-i".ionu della propriapersonale soggezione a quella medesima (incurabile) patologia: .,Ohimèl Prati non ti adirare. Noi siamotutti malati; in tutt'i cuori, anche nel tuo, ci è un po'd'Amando; e il medico che dee guarire la malattianon appatiene alla nostra generazione, (p. 213).20. F. Dr SaNcus, Giacomo Leopardi, cit., p. 376 (laLezione su nLauita solitaria, è riprodotta ina-ppendice [pp. 37t-384] giusta gli appunti di l'. Tonnece, che li pubblicò dapprima in opuscolo[Napoli, n{orano t9l7], e quindi nel volume Commemorazione di Franiesco n" Soii* nel primZ cente-nario della nascita, a cura dell'università di Napoli, Napoli, Tip. F. Giannini 1917, p. 69 sgg. Daprecisare, tuttavia, che deìla parte della lezione concemente Il sogno tale LrnrRo [certamente lo stesso

Il caso oConsalao, 87

L'ultima, corsiva referenza intorno al poemetto cade nella monografia leopardianaincompiuta:

[...] -u lui [il poeta] che cercava amore non credeva molto alla sua facoltà di amare; glienemancava l'ardire, che è il calore della forza. Diresti quasi che il nostro futuro Consalvo amava

più di ricevere un bacio che di darlo2r.

Ma di là dal riproposto enunciato dell'equazione autobiografica ("il nostro futuroConsalvor), la menzione resta anodina e non dà modo di indovinare se e quali,eventualmente, avrebbero potuto essere gli aggiustamenti (non di certo una palino-dia, come pretendeva il Russo)22 dell'anziano De Sanctis al fin qui invariatamenteplenario consenso alla poesia "diletta della sua giovanezza,> nelÌa porzione terminaledello studio che la morte gìi vietò di porlare a ultimazione.

Non so fino a che punto sia da convenire con Fubini quando afferma che "lapredilezione per ll Consaluo rimane [..,] piuttosto un fatto privato, non la premessa o

la conclusione di un ragionamento criticor23; è pur vero - I'ha oppotunamentesottolineato lo stesso stldioso - che di una compita indagine da parte del De Sanctis

la lirica non ebbe a beneficiare mai, e che, quando il maestro volle primamentecimentarsi nell'esplorazione di un testo leopardiano stimato concretamente rappre-sentativo, lo specillo si orientò st Allu sua donna e non sul Consaluo. 1l ConsaLoo

resta, io credo, un campione di quel contrasto fra il .cuore" e I'"intelletto, - a volerrifluire sull'interprete, debitamente adattata, una categoria della sua interpretazio-ne - che il De Sanctis romanticamente postulava nell'opera leopardiana. Oggetto diuna simpatia tanto istintiva quanto viscerale (per quel fondo latente, mai debellato al

tutto e anzi a momenti prepotentemente affiorante nell'animo dell'irpino, di "Ìeopar-dismo, [eopardismo che ne stinge, anche a prescindere dal Consalao rediuiuo: tnogni modo tn péché de jeunesse, sui fievolissimi esperimenti poetici, giusto condotti,come ebbe a far notare il Binni, «soprattutto sulla direzione di romanza delConsaluo"lj)24, il

"o.nporimento non riusciva, al momento di sottoporsi sedatis moti-

ex discepolol diede conto - generosamerìte stralciando, anche, dai propri quaderni - già in data 21 ìuglioIBB5, nell'articolo Tra libri e opucoli apparso suì quotidiano romano ula Rassegna" [IV, 198, pp. 1 col.VI-2 coÌI. I-III], e, meno diffusamente, nel saggio coevo di cui alla nota 34).

21. F. Dr SaNcrrs, Giacomo LeoparrÌi, cit., p. 191. Un accenno - d'ordine latamente datativo - allalirica è anche nel celebre congedo del cap. XXXVI, Il nuoao Leopardi, dove i canti dal '28 in giirappaiono affastellati con opinabile disinvoltura: "Riempie di luce i sepolcri, inspira la vita nei morti,anima le rimembranze, ricrea l'amore, con un tripudio di gioventù. Niente è più triste e niente è piùgioioso. È la tristezza della mofie ed è la gioia dell'amore, fusi insieme in una sola persona poetica;

come, non sai. Appartengono a questo tempo Sjloia, 7e Ricordanue, la Quiete dopo la tempesta, tl Sabato

d,el uillaggio, il Canto notturno di un pastore erante dell'Asia, poesie nuove che comparvero, oltre ilRisorgimento, nella edizione del Piatti in Firenze. e lbrse anche il Passero solitario e il Consoluo. Questicaratteri si mantengono anche nelle altre poesie pubblicate nell'edizione di Napoli, e tutti insieme

costituiscono il "nuovo Leopardi"" (pp. 34I-342).

22. Secondo cui "il grande critico ne tacque nel suo Leopardi, non solo per contingenze accademiche

[...] .u anche per una tacita conezione di gusto" (L. Russo, cappeÌlo al Consaluo cit., p. 323).

23. M. FuntNt, Leopard,i nello, critica dell'800, cil., p' 353.

24. W, BrNNr, Introduione cit., p. IX. Basti ricordare - un esempio per tutti, e specialmente signifi-cativo per trovarsi coniugato a una vibrante proclamazione di accantonamento del poeta di Recanati(."Passato è il tempo di gemer e d'imprecare e di dubitare; il dolore umano è seme di libertà, né aìcuna

stilla di sangue è sparsa indarno"; e posi da canto il Leopardi [...]. E scrissi questi versi") - la lirica Za

BB Marzia Minutelli

òru alle 'ragioni della mente', a veder tradotta così accesa adesione sentimentale inequanime, rigorosa valulazione critica.

Mentre altri ex discepoli, quale il molto saputo e zelante Bonaventura Zumbini, ilbaldanzoso interlocutore immaginario di Settembrini e i suoi critici, seguitavano(1876) a ripetere ossequienti essere il Consalao "una delle cose più per{ette dellanostra poesia", fregiandolo dell'etichetta di "paradiso del nullismo" (salvo tuttaviarettificare parzialmente il tiro più tardi, a temperie accademica alquanto mutata, nelsecondo volume degli Studi sul Le.opardi [ì904])2s, proprio da un allievo del De

Prigione, vergata dal De Sanctis nel '51, al tempo dell'incarceramento nel Castel dell'Ovo. A volertralasciare altri vistosissimi imprestiti da pir) severi Canti, è ancora I'effusivo sentimentaìismo del Con-saluo a dispiegarsi, non a caso, nel 'mistero' erotico per eccellenza, a coìorire delle sue tinte enfaticheI'episodio della scoperta della donna: "Ma così non parve, I Di leiUa vita nel paradiso tenestre] schiao esd.egnoso, a quel possente, / Ch'anima d'uomo si sentì, che d'uomo / Meritò primo il nome. Osò. La mano/ Stese all'alber di vita, e si conobbe. I Qual tliaenisti, Adamo, allor, che appena / Gustato il pomoarcano, a'primi ignoti / Tumulti del tuo sangue e del tuo core / Le nude membra vergognando ascose, /Bella, pari al diain, che i'era in petto, / Senza nome, indistinta contemplando / Una forma di te, da telontana; I Qual diuenisti, Arlamo, allor che, innanzi / A' mutati occhi tuoi, Eva comparve? I Tremare,itnpallklir, a quella bocca I lu bocca awicinar, sentirti il core I Battere su quel seno palpitante, I Alma inalma volare, e tera e cielo / Nuotarti innatui all'occhio ebbro; cotanta I Felicità del tuo pensiero è figlia. /Bene afatica ed, a miseria e a morte I Volontario dannossi egli 1...1". C{r. nel Corcalao, ed. Sansoni cit.,pp. 20-21: vv. 2-3 "disdegnoso un tempo / Del suo destino,; v. 9 "della terca è schiao,i v. 13 uper diainabehà";vv.75-77 "Chediuenistiallor?qualio,pparirolVito,morte,st)enturaagliocchituoilFuggitiuoCorcaluo?"; v. 106 "Ai cangiati occhi miei"; vv. 136-137 "Come [...] I Impallidir; come tremar sonuso>>; vv. 97-98 "Poscia che quelkr bocca alla mia bocca I premerfi ds16»; vv. 79-80 "cor, che gÌi ultimibattea I Palpiti della morte e delì'amore"; vv. I I l-1 12 <<ma cotanto I Esser beato le felice - felici cadeimmediatamente sopra],; vv. 114-llB, più per il concetto e il movimento ritmico che per puntualicoincidenze espressive, "E ben per patto / In poter del carnefice ai flagelli, / Alle ruote, alle faci itovolando / Sarei dalle tue braccia, e ben d,isceso I N el paoentato sempiterno scempio, , Eco consalviana (cfr.vv. 49-50 "Dimmi: ma pria I f. . .1, Eluira, [. . . ]") sarà ancora, più sotto, l'imperativo incipitario di versoin triplice anafora (in due casi seguito da avverbio temporale, in uno dei quali pure accompagnato acongiunzione avversativa, e in un altro da vocativo al femminile: "Ma, d,immi: quand,of...l; I Dimmi:qrundol...l, lDimmi,oDonna [...],) (hoderivatoÌecitazioni daLaPrigione dall'edizionelmbriani,riprodotta in F. Dr Sexcrts, Scritti tarii inediti o rarl, raccolti e pubblicati da B. Croce, II, Napoli,Morano lB9B, pp. 161-171:163, 165, 166; il corsivo naturalmente, come del resto nei versi leopardiani,è mio).25. Le due citazioni zumbiniane rimandano, rispettivamente, alle recension i Giacomo Leopardi pressoiTed,eschi e Un nuoao librofrancese intorno al Leopardi, accolte nei Saggi critlci, Napoìi, Morano 1876,pp. 73 e l16. Quanto all'aggiustamento compromissorio di quasi trent'anni dopo cfr. il cap. XXII,paragrafo VI, degli Studi sul Leopard,i, II. Firenze, Barbèra 1904, pp. 2lB-227 (vi si sostiene che lamodificata opinione riguardo i "pregi estetici» del poemetto non ha inficiato quella sui suoi "elementicostitutivi [...] e la loro derivazione dagli stessi concetti filosoiìci dell'aulore" [p. 219], individuando lacaduta artistica del canto nel ciarliero monoìogare di Consalvo dopo il bacio: "[...] aì dramma segue ildiscorso; alla rappresentazione dei fatti, il commento e la lirica; e in ogni caso e in qualunque manieravoglia definirsi quella successione. è certo che al più tien dietro il meno" lp. 22a]). La riflessione del DrSaxcrrs sr Settembini e i suoi critici, non di rado oggetto di fraintendimenti per la levità ineffabile dellaberlina di cui vi è fatto segno l'antico sodale adolescente dell'esilio cosentino, apparsa dapprima sulla

"Nuova Antologia, del marzo del '69, vol. X, si legge nei citt. Suggi critici, II, pp. 257-280. Per unapprezzamento dello Zumbini che non esiterei a definire entusiastico cfr. invece il giovane D'OvIuo diDuc critici calabresi (1876), nei Saggi critici, Napoli, Morano 1878, pp. 736-749 ("[...] lu critica in séstessa, impersonalmente considerata, nel Zumbini è recata a maggior per{ezione, compiuta con le quali-tà che ìe mancavano, spogliata dei difetti che la intaccavano neìì'illustre lrpino" [p. l4B]). Una convin-cente valutazione della concreta incidenza zumbiniana, degli Stzdl sul Leopardi in particolare, nellastoria della critica nostrana dalla fine dell"800 a oggi è quella di R. Crrverruzzt, Gli "Studi, leopardianid,i B . Zumbini, in Leopardi e I'Ottocento, cit., pp. 147-166.

Il caso oCorualuo,

Sanctis prequarantottesco, quel Francesco Montefrèdini da Spinazzola che spartivacon il precedente il socratico blame by praise del saggio settembriniano, vennenell"BI - quando cioè dell'estrema intrapresa leopardiana dell'antico didatta ancoraferveva l'arsenale - la prima intelligente controbattuta all'ipervalutazione desancti-siana della lirica26. Questo in un vivacissimo libro a torto neglet to, La uita e le opered,i Giacomo Leopardi, che può ottimamente considerarsi, sempre con il Fubini, allastregua di "paralipomeni, alla critica del maestro. E paralipomeni graffiantissimi,atteso il temperamento Sturm und Drang del bizzarro ermeneuta: un "minore Vitto-rio Imbriani, lo designa ancora il Fubini e dà nel segno, ché Ia consonanza deglispiriti è patente fin nell'affinità delle opinioni espresse strl Consaluo da questi duedirazzanti scolari dell'irpinoz7.

All'auscultazione del poemetto è dedicato quasi per intero il capitolo IX dellamonografia montefrediniana, che, prendendo I'abbrivio da una constatazione di persé irrefragabile: il sottile disagio che produce nel lettore l'immotivazione dello statoin cui versa il protagonista ad apertura di sipario (..Chi sia questo Consalvo, acorcid,erarlo in se stesso, io non posso chiaramente comprendere [.. ,]"), individua neipudori autobiografici del Leopardi ("la lunga iliade delle proprie miserie") la cagio-ne della yaghezzai

Ci si sente lnel ConsaLuof non so che esagerato romanticismo a cui l'Autore, di tempra sana,

non era nato [...]. L'Autore per interessarci a Consalvo e farcelo comprendere, dovea tornare

26. Ho detto controbattuta intelligente: ché di un'impietosa quanto insipiente demoìizione tlel Consul-ao, in verità, si fece carico nel 1883 tale Aìessandro Cuidi, spigolistra gesuitesco, che, per pubblicare(come osservava giustamente C. AltroNa-TnavERSI ne Il Consulto di Giacomo Leopartli. Studio critico,Torino-Roma-Milano-Firenze, Paravia 1888, p. 76) "il suo scritto nel periodico clericale Gli *udj inItalia, diè troppo ingenuamente a vedere di dove partivano le sue invettive". Basti citarne, a cagioned'esempio, un brano rivelatore: "[...] appena potrei credere che anche a' piìr versati ne' poetici studiavvenisse mai di leggere autore. il quale, trattando somiglianti materie, rappresenti l'uomo così indegna-mente invilito e prostrato dinnanzi all'idolo del suo cuore, come fa il Leopardi nel moriente Consalvo. Ea dir vero [...] giudica tu stesso, o lettore, se immaginar si possano proposizioni di più stolidità evituperio, e più insieme disdicevoli a persona già presso a morte, che queììe di questo infelice amante, làdove dice ad Elvira che quando da lei fosse stato, pur una volta, fatto pago il suo desio, sarebbe a lui latena divenuta p er sempre un paradiso! ! ! [. . . ] sarebbe d.alle braccia di lei ito aolando in poter del carnefi.ceaiflagelli, alle ruote, alle faci! ! ! sarebbe ancor disceso nel parcntato se.mpiterno scempio! ! ! Oh quantalirica maestà! Oh quanto criterio in mettere al confronto e anteporre un vile e s{uggevol diletto adun'atrocissima morte, ad un tormento da durare eterno, e per acerbità di mali incomportabile!" (A.Curo1 Il genio poetico e la celebrità di Giacomo Leopardi, estratto da "Gli Studi in ltalia", Roma, Tip.A. Befani IBB3, p. 42).27. Per le definizioni fubiniane il rinvio è ancora aìl'articolo cit., Leopardi nella critica dell'800, pp.367-368. Cfr. F. MoNrrrRÈDINI, Ia aita e Le opere di Giacomo Leopardi, Milano, Dumolard lBBl (danotare che svariati schizzi di fiele di questo rissoso scrittore sono indirizzati, proprio. alÌa volta diBonaventura Zumbini, collega tanto piìr avventurato, cui vengono impavidamente rimproverate la vacuapompa di saccenteria e le bolsaggini comparativistiche). Quanto all'Imbriani, infine - discepolo zurighe-se e tra i più intrinseci dei giovani amici di cui il De Sanctis amava circondarsi -, e aÌ suo (incontestabil-mente affilato nelì'irriverenza) giudizio sul, ConsaLao, esso venne espresso incidentalmente in un articolouscito sulla "Napoli Letteraria" del 28 novembre 1886 (III, 4B), a proposito delle "reminiscenze odimitazioni" nadocchiate scartabellando il Leopardi": "Consalvo ha tutta la mellonaggine e la sdolcina-tezza d'un eroe metastasiano, pel quaìe degno e solo scopo della vita è un bacio di femminetta e che nonosa neppur di chiederlol E reminiscenze metastasiane s'ascondono, sto per dire, in ogni emistichio delcanto» (è ancora allo zelo bibliografico dell'ANrotta-Tnevpnsl [p. I52 de Il Consaluo cit.] che siamodebitori dell'anastasi del curioso reperto).

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indietro, rifare il suo stesso passato, e porlo come causa e spiegazione dello stato disperatodel giovane il quale senza di ciò ne apparisce un sazievole monomaniaco o un vacuo declama-tore, ragione per c;rti piace agli uomini di gusto grosso fe si apprezzi qui una prima esemplarecorrispondenza con le parole del sopracitato Discorso leopardiano].

Ne discendono epigrammatiche definizioni che serbano prossimo il ricordo dei fut-mina oppositivi del dettato desanctisiano: "Consalvo [...] è un Leopardi sottinteso,non rappresentato; ne contiene i lamenti, non Ie pene [.,.]"; .Manca iI principiodella poesia: abbiamo le conseguenze soltanto [...]"; "

più oltre: oConsalvo non havalore poetico, ma biografico"; o ancora: "[...] non è poesia, non lirica, ma materiada cavarne una tragedia". Neppure il momento cruciale del bacio, che otterrà qual-che indulgenza pure dai supercili di svariati leopardisti novecenteschi, trova graziapresso l'intransigente Montefrèdini, che si lancia anzi in un'incontenibile requisito-ria in nome della "dignità umana, (il tutto con generose spruzzature da prosa scapi-gliata: pasta linguistica gradevolmente aggressiva, eccentricità caricaturale, accen-sioni sarcastiche):

È uno sfinimentol [...] Io non so di che può sentirsi rapito un amante che riceve baci nond'amore, ma di pietà, da una donna uinta da misericortli" 1...). E come insiste l'Autore eripete che Elvira non ebbe e non mostrò che sola pietà. Niente di più crudele ed umiliante adun uomo che chiedere amore e non trovar che pietà. Ma il buon Consalvo, si vede bene, è difacile contentatura, e que' baci che non si negano neppure a un Quasimodo se morendogl'invochi, Io fanno andare in eccessi di gioia. Modesto sempre, non crediate che dopo i baci,rotto finalmente il ghiaccio, egli si avviticchi alÌ'adorata donna e spiri ribaciandola: troppaprofanazione. Egli non fa che intrattenersi in pensieri generali, come un Socrate che libi lacicuta disputando filosoficamente fra' suoi amici. Male ha vissuto tacendo sempre, e peggiomuore parlando troppo28.

I1 saggista è anche il primo - se non si voglia rimontare al faceto De Sanctis dellepagine memoriali sulla .contadinotta» - a impostare, per Ia sfingetica Elvira, un'e-quazione che godrà di notevole séguito critico: Elvira : dea, o, peggio, : statua («infede mia la non è donna che di nome"), pure qui con argomentare di per sé effica-ce, fatte salve le solite intemperanze ("Che esagerazione!» e simili), quando non sispinga in asserzioni troppo outrées, categoriche quanto indimostrabili e semplicisti-camente genericizzanti:

Elvira è inaccessibile all'amore, affetto tutto terreno e indegno di lei. Non ha e non mostrache un solo sentimento, la pietà, virtù propria degl'immortali. Per pura e mera pietà visita ilmalato (di non so che) Consalvo, per pura e mera pietà gli dona que'quattro baciozzi [e quil'irriverenza sconfina nel dominio boccacciano della Monna Belcolore]. Null'altro affettoumano la tange [. . . ]. Bellissima e soltanto alla pietà, come lo madre del Dio incarnato, aperlae sensibile. Quel bon Consalvo che pur scherzava con Ìa morte, innanzi ad Elvira era mutocome l'olio, non le aveva mai detto una parola torta, mai una parolina d'amore [...]. E bene,qtestadiainità spietatamente pia non gli rende in cambio d'un siffatto amore anzi di un cultocosì umile, che pura e semplice pietà, non altro che inesorabile pietà [...]. Eh via, la dignitàumana si ribella a questa specie di feticismo verso una donna la quale è muta dal primo

28. Gli stralci montefrediniani riportati si leggono, nell'ordine, alle pp. 486, 489,486,488,489,507,5U), 492-493 di La aita e le opere cit. (le espressioni in corsivo, salvo la citazione leopardiana dell'ulti-mo brano, sono mie),

Il caso oConsaluo"

all'ultimo verso conte una statua, e non dà che qualche bacio di commiserazione a un mori-bondo che l'ama tanto. Ma ella non può riamare senza degradare dalla sua condizione d,iuina,senza divenir donna, mentre l'Autore ne uuolfare una Laura, se non un riJlesso della Madonnastessa29.

Proprio sulla base dell'ingenita aslrattezzadi questa belle dame sans ffrcrci (o meglio,ossimoricamente, «spietatamente pia"), l'autore conchiude la sua dissertazione in-staurando un pregevole paragone tra la lirica in esame e il - a suo dire - benaltrimenti chiaroscurato e vivo di verità poetica episodio tassiano di Olindo eSofronia3o, deversando così un involontario contributo all'aborrito incartamento del-le indagini fontaniere dei seguaci del metodo storico, che andavano frattanto adope-randosi nella confezione di un condegno pedigree per I'eroe leopardiano.

Già il solerte Pieretti, in quello stesso principio degli anni'80, aveva provvedutol'albero consalviano di ben tre orrevoli maggiori: il Werther goethiano, il Dorconedei Pastorali di Longo Sofista e il Paolo della Fro,ncesca da Rimini del Pellico3l; e unraffinato frequentatore della letteratura anglosassone non soverchiamente compro-messo con procedimenti positivi quale Giacomo Zanella non si era esentato, in unodei suoi Paralleli (lBB5) circa i rapporti tra il Leopardi e gli adepti britanni dellascuola del Weltschmerz, dal proporne, incidentemente, almeno un quarto: il Corsarodell'omonimo poemetto byroniano32. Ma la palma di più infaticato genealogista deÌConsaluo spetta a un altro giìt poulain della scuderia desanctisiana, ora salito aifastigi della critica storica: Francesco Torraca, il "valoroso e carissimo discepolo"della seconda scuola partenopea, l'amorevole.tachigrafo dei corsi universitari sullaLetteratura italiana nel secolo d,ecimononos3. E ulturn".,te sintomatico, e vorrei dire

29. Iai, pp. 494-495, 497 , 495-496 (il corsivo è mio). Una caratteristica, questa dell'assio matizzare excathed,ra, dell'inamovibilità montefrediniana da spesso incongrue persuasioni, eccellentemente eviden-ziata dal Croce, che per tale ostico ìetterato ("Ecco uno scrittore che ha del maniaco,) coniò il cartellino,in fondo lusinghiero, di "disposizione non scientifica, ma poetica, (cfr. ts. Cnoce, Francesco Montefre-dini, in La letteratura della N uoua ltalia . Saggi uitici, IlI, Bari, Laterza 1929 13" ed. riveduta dall'auto-rel, pp. 355-366:.355 e 363 [il ritratto è del lglIl).30. Si vedano, nel vol. cit., le pp. 498-50I.31. Nella prima versione delì'art. cit. del Plrnrrrt 1l Consalvo di Giacomo Leopardi, p. 196. lasuggestione ritenuta prioritaria nella composizione del poemetto è evidentemente quella (magari sumediazione di Annibal Caro) deÌla morte di Dorcone assistito da Cloe nel romanzo greco di LongoSofista. Appena un accenno, dubitativo (.[...] io non so quanta ispirazione egli ricevesse da guell'operadel Goethe t...]"), è al Werther, e nessuna menzione alla tragedia in versi di Silvio Pellico. L'annoappresso, la redazione accresciuta dello scritto consacra parecchie pagine a un particolareggiato paralle-lo Consaluo I Francesca (stimata ora ol'opera che dee maggiormente aver infiammato il Leopardi t. ..]" tp.331]); I'accenno al romanzo goethiano viene dilatato a una sicura argomentazione della sua natura difonte ("[...] panebbero tolti di peso d,a esso Werther non.pochi passi deì Consalao,, [p. 329]), mentreinvariata resta la persuasione dell'apporto dei Pastorali. E perspicua, dunque, la 'specializzazione' insenso romantico del comparativismo piereltiano.

32. Cfr. G. ZlNnu,e, Percy-Bysshe Shelley e Giacomo Leopardi, in Paralleli letterari. Studi, Yerona,Mùnster & C. 1885, pp. 245-274:254-257 (che la rosa dei candidati alla progenitura potesse, tuttavia,essere forse allargata all'Ugo di Parisina [non si dimentichi che la luttuosa vicenda degìi amanti estensiil Leopardi diciottenne intarsiò nellTppressantento d.ella mortel lo studioso insinuava di passata).

33. La definizione desanctisiana dell'allievo è nella pagina inaugurale della monografia su Giacomol,eopardi, cit., p. I. Come il "più diletto discepolo" del critico campano il Torraca è ricordato dalloIenuIo, De Sanctis politico, nlrpinia",V (1933) (ora nell'appendice de La gioainezza, cit., pp. 392-40I:392).

9L

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commovente, come, nella Ricerca dedicata al poemetto (ancora nel lBB5), alla fogascientistica di impinguare Ia stirpe dell'innamorato leopardiano, braccheggiando -avrebbe detto il Montefrèdini - disparati personaggi della letteratura europea (laLisa decameroniana lX,7) e l'Olindo tassiano; Jacopo Ortis, Tristano e l'Arcita delTeseid.a; il trovatore Jauflé Rudel e l'innominato protagonista di una novelladell'Heptaméron)34, si sposi un'incroÌlabile deferenza al maestro d'un tempo, di cui,nonché ricalcare, anche in funzione antimontefrediniana, il giudizio sommamenteelogiativo sulla lirica («capolavoro,)3s, s'impetra un ideale viatico alle proprie noto-mie erudite. Ché nell'affettuos<l sforzo di riparare tanto proterv a quéte di fonti all'om-bra della gloriosa estetica desanctisiana non può non cogliersi un riflesso, una spia alivello microcosmico, di quel "conciliazionismo" che contraddistinse la posizionetorrachiana - e del milieu meridionale in genere - all'interno del nuovo indirizzoposit ivo36:

[...] Ia situazione intorno a cui si aggira tutto il canto [...] si presenta a noi come l'ultimascena di un dramma, o come l'ultima pagina di un racconto, ed è lecito pensare I'idea primadi essa non si affacciasse improvvisa aÌla mente del poeta: al contrario, questi Ia trovasse giàbell'e delineata, e se l'appropriasse e la trasformasse adattandola a riflettere concetti e senti-menti suoi propri.

Questa opinione si può facilmente conciliare con uno osseruuzione moho importttnte di Fran-cesco De Sanctis, che gioverà riferire, tanto più che non la trovo nello studio postumo del

34. Cfr. F. Tonnec\ Sul oCotuah,o, di Giacomo Leopardi, tn Discussioni e ricerche letterarie, Livor-no, Vigo IBBB (ma l'arlicolo fu edito per la prima volta sul "Corriere deì Nlattino" di Napoli in data 15 e16 maggio IBB5 [XIII, l3 ]), pp. 349-365. Da notare che I'acribia fontaniera del critico lucano sidispiega anche proprio in immediata reazione al sommario e schematico comparativismo dello Zanella: iÌparagone tra ll Coruahn e il Corsaro, minuziosamente scomposto nei suoi ingredienti costitutivi, è

giudicato senz'altro, e a ragione, insussistente ("Dov'è I'identità veduta daììo Zanella? Non c'è nemmenoanalogia" [p. 355]); mentre meno convincente appare la sostituzione (su influenza presumibilmentemontefrediniana) dei "versi deììa Parisina dopo il bacio", invocati dallo studioso vicentino quali possibi-li precedenti dei vv. 75-77 del canto leopardiano, con "le parole di Olindo a Sofronia" nell'imminenzadel sacrificio (p. 356).

35. Iai, p. 365. Quanto alla confutazione tomachiana delle accuse mosse al Consaloo dal Montefrèdini

- l'unica, che io sappia, suscitata dall'incognita pubblicazione - cfr. la fremente nota cli Leopardiana. I .

Un rutnuo libro sul Leopardi, in Saggi e rassegne, Livorno, Vigo lBB5 (ma la recensione apparve nell"Blsulla "Domenica Letteraria", e una sua propaggine, costituente appunlo la suddetta nota, nello stessosettimanaìe ì'anno successivo), pp. 265-274: «Tutta la critica del Coreah;o posa sopra un meschinocavillo: il critico si ostina a non comprendervi niente - la frase è sua - perché vi nranca il sunto deÌla vitaanteriore di Consalvo. Sa che Consalvo potrebbe essere il Leopardi medesimo, ma non ammette che sia,perché non trova "il sunto della vita di Leopardi ,la spiegazione e la giutificazione del suo slato giovanilecosì straordinario ecc.'0. E via di questo passo, profanando con scherni volgari e le figure di Consalvo e

di Elvira e il poeta, ridendo del cuoricino di Consalvo, <le'quattro baciozi di EÌvira ecc..." (p. 268).

36. Delle caratteristiche peculiari del positivismo letterario napoletano già rende edotti l'articolo di un

ex frequentatore della scuola di Vico Bisi quale Pasquale Vm,tRr, Francesco De Sanctis e la critica inItalia, sl;Jla.Nuova Antologia" del I febbraio 1884, s. II, vol. XLIII, e indi negli Scrittiuari, Bologna,

Zanichelli 1894, pp. 143-l8l ; basti comunque rimandare agli studì del Russo, Frances co de Sanctis e laculturanapoletaru(1924-1927), Firenze, Sansoni 1959 (3" ed. definitiva), passim, e di S. LlxnuccI,Cultura e ideologia in Francesco De Sanctis, Milano, Feltrinelli 1964, passim, Per una rievocazioneinfine, trepida e insieme illuminante, da parte del "professor" Tonn,tca, e proprio "dalla cattedra diFrancesco De Sanctis", del secondo magistero napoletano del critico di Mona clr. Francesco De Sanctise la sw second,a scuola, in Per Francesco De Sanctis, Napoli, Pemella 1910, poi nelle citt, Testimoniaraebingraf,che di amici e discepoli in appendice a La gioainena einaudiana, pp. 460-472.

Il caso oConsaluo,

grande critico sul Leopardi. Analizzando il Sogno in iscuola, il De Sanctis ci fece notare chein esso si trovano come i germi di molte altre poesie posteriori del Leopardi. E diceva:nQuando il poeta compone, non tutto quello che gli viene innanzi diventa poetico: alcuneparti rimangono abhozzale e muoiono lì; ma quando quei concetti sono rimeditati e svolti indisposizioni favorevoli alla produzione poetica, quello che era motivo diventa tutta una musi-ca [...]"37.

(E così rievocando la lezione, fino alla surricordata comparazione tra il Consaluo e Ilsogno).

Tra le svariate candidature ad antecessori di Consalvo ayalzate dallo studiosolucano, quella del principe di Blaia, il mitico cantore dell'amor de lonh spirato sulbel seno della contessa di Tripoli, trovò una clamorosissima cassa di risonanza nelladigressione sul componimento leopardiano che Giosuè Carducci si concesse duranteuna pubblica lettura sul poeta provenzale tenuta a Roma alla Palombella l'B apriledell"B8. Al cospetto, si badi, di un uditorio in generosa misura femminile - la iedeera pur sempre una "Società per I'istruzione scientifica, letteraria e morale delladonna, -, ciò che rende ragione (ole signore [...] i" Italia non sono compatibili altroche a letto,, a norma del confidenziale assioma di una lettera alla Linal e di talunesortite un poco mondanette del cavalleresco misogino3s, e, soprattutto, della scelta,per vivacizzare la trattazione di un tema non certo cognitissimo a orecchie muliebridell'epoca, di un argomento così terribilmente alla moda (da non trascurare checorualuo, fin dall"B6, figurava bravamente allogato nell'antologia leopardiana per«giovanette» della Pigorini Beri)3e:

37. F. Tonnece, sul "corxalao,, cit., pp. 352-353 (il primo corsivo è mio). E si faccia caso, anche,al tono circospetto, di chi ha I'aria quasi di scusarsi. per aver trovato un precedente, deìla doppiainterrogazione retorica posta a clausola dell'inchiesta: oE necessario avvertire che, indicando uru p.uÀu-bile fonte letteraria del Consaho, non gli si toglie alcun pregio? Che se si provasse quella fonte esserproprio la novella della regina di Navarra, la dimostrazione servirebbe solo a far misurare la distanza checorre da un povero embrione a un capolavoro?', (p. .365).

38. Derivo la battuta epistolare (che completa degnamente la seguente alfermazione: *Se le signorenon sapranno leggerle [le amatissime Odi barbare), e a me non importa delle signore, che già in Italianon sono compatibili altro che a letto") da una ìettera alla Piva del 22 maggio Ì877 (Edizione nazionaledelle Opere: Lettere, vol. XI, Bologna, Zanichelli 1947, p.99). Che durante la conversazione rudellianail Carducci si inducesse a parcamente galanteggiare fu riìevato dagli stessi giornalisti presenti al dòttointlattenimento. Cfr., uno per tutti, quanto scrive l'anonimo lecensore della oRassegna Emiliana,, I(1888)' 1, pp. 58-59:58: "[...] dalla presenza delle signore [il Carducci] non si lasciò preoccupare [...].Anzi, della presenza delle signore in questa "lettura" non c'è quasi segno, se non forse in qraiche ira"eche sarà suonata come carezza alle donne eÌeganti che ì'hanno sentita: "Per insinuarsi nelle grazie d'unasignora nessun poeta, cred'io, trovò o troverà mai grave fare un taì poco anche il romantico;" "Iì doloredà lume alla bellezza, e la donna è perfetta quando ha pianto",. Al novero si potrà ancora annettere uneffato tra il malizioso e I'ammiccante come questo:

" [. . . ] alle signore arride e arriderà sempre la missionedi consolatrici, salvo poi a tormentare, e alle signorine dee parere adorabile quel Consalvo che sicontenta di un bacio [...], (G. Cenouccr, Jaufré Rud,el. Poesia antica e modernao Bologna, ZanichelliIBBB, ora nel VII vol. dell'Edizione nazionale delle Opere: Discorsi letterari e storici, Bologna, Zanichelli1939, p. 212 [e pagine interessanti il Comaluo vanno da 206 a 213]\.39. Cfr. G. Lropenot, Poesie e prose, sceìte e annotate per le giovanette da Caterina Pigorini tseri,Firenze, Le Monnier 1886 ("Biblioteca delle giovanette"), p. 161 sgg. (ma si vedano pure le pp. 66-67).L'inclusione del poemetto, per solito ostracizzato come sconveniente dalle coeve edizioni scolastiche deiCanti (quali, ad es. , l'antologia milanese per istituti femminili dell"B2, il primo commento Sesler, quellodel Lamma, ìl Manuale leopardiano di D'Ancona e Bacci), in questo florilegio, assembrato per giunta damano muliebre, sarà probabilmente da addebitarsi al fatto che ne sono dichiarate destinatarie le fanciul-

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In lui [Leopardi], tra i difetti della natura e della educazione, il desiderio più tormentoso erapur sempre I'amore di donna e il dolore più vero il non averne goduto e la disperazione for-*edi poterne godere mai. In un accesso di passione poté capitargli sott'occhio o tornargli amente I'avventura di Rudel; della quale più toccò e impresse la imaginazione del tribolatoquel morire tra le braccia della donna amata. E ne venne htori Consalaoao.

II rinvenimento della presunta ascendenza riesce comunque non più che di pretestoal Carducci - dichiaratamente insofferente delle «esigenze d'archeologia, dei .mi-crologhi» cercatori di fontial - per muovere deciso alì'accertamento artistico, ovve-rosia per infliggere un'energica stroncatura al poemetto, stimato paradigma di quel

"piagnucoloso» romanticismo sentimentale dal critico-poeta cordialmente detestato.,.Nel Consaluo il Leopardi uestì allafoggia spagnola il poaero suo d,olore su 'l modelloromantico tra byroniano e franceser, esordisce infatti l'oratore, dilettandosi, eviden-temente, di giocare al rejet con il suo idolo polemico, di cui è un richiamo imperti-nentemente antifrastico dallo Zibald,one: "Quanto più un uomo è di genio [...], tantopiù sdegnerà d.i uestire un altro personaggio, di parlare in persona altrui [...], tantopiù sarà lirico, tanto meno dramm atico,r42, Stupisce trovare così liberalmente accol-ti, in queste note carducciane, i rilievi del Montefrèdini intorno alla figura del prota-gonista (la ricomparsa pressoché puntuale di talune espressioni sembra escluderel'eventualità di una poligenesi) senza che mai il conferenziere si dia pensiero dichiamarne in causa il responsabile primo. Ciò che, stante anche la cortina d'oblio

le nche hanno eompiuto gli studi delle scuole superiori,, e dunque per anagrafe ed educazìone bastevol-mente'tutelate'. Ciò nondimeno, non so esimermi dal congetturare che proprio gli intenti della collana incui quest'opera sì inscrive, "nella quale" - come recita il risvolto di copertina - .l'amore malerno,giustamente sospettoso e severo, nulla abbia da temere,. possano avere, fosse anche preterintenzional-mente, indirizzato la pur vivace curatrice a improbabiìmente rinvenire (unica o quasi tra gli eruditi deltempo, se si eccettuerà lo pseudo-De Sanctis deì Consaluo rediuiro) in .quella Paolina [Ranieri] angeli-ca, culta, nata coll'istinto di infermiera e di apostolo, (p. 66) un'Elvira sufficientemente edificante. Perdue antipodali valutazioni della fatica della Pigorini cfr. la recensione (laudativa) apparsa anonima sul

"Giornale Storico deìla Letteratura Italiana", vol. VII, a. IV (1886), pp.290-291, e le sarcastiche notedel ginofobo AxroNe-TnevrRst ne 1l Consaluo cit. , pp. 70-75. Che proprio Ìe ìiriche ispirate al Leopar-di daÌla sua ultima passione fossero quelle da cui ìe lettrici italiane deìì"800 exeunte si sentivanomaggiormente attratte e insieme, categorialmente, touchées lo attestano anche versi come questi deììapoetessa Erminia Fuà Fusinato. moglie del più celebre Arnaldo: "né mai donna t'amò di quel potente /Amor, di cui ti stmsse invan la speme, / Di cui la sete ardente / Solo s'estinse alla tua vita insieme. /Così, sempre deserto e mai compreso, / Chiedesti al verso una vendetta amara, / Di cui I'amaro peso /Sente ogni donna che il tuo verso imparao (così riportati nello studio dell'A;vroNa-Tnavrnsr, p. l4B).40. C. Crn»ucct, Jaufré Rud.el cit., p. 209. Per una diffusa analisi deììa conferenza del Carducci,incentrata proprio sulla'deviazione' consalviana, rinvio all'articolo di Mario Scorrr di cui nella nota incalce a questo scritto.

41. Cfr. il saggio Ie tre cataoni patriottiche di Giacomo Leopardl, ora nel XX vol. deìl'Edizione nazio-nale deìle Opere: Leopardi e Mamoni, Bologna, Zanichelli 1939, pp. l2B-129 (lo scritto, composto nellB9B per il centenario della nascita del poeta, apparve il 15 febhraio e il 15 marzo di quello stesso annosulla "Rivista d'Italia" e quindi sùbito in volume presso lo Zanichelli).42. Lo stralcio carducciano è tratto da p. 209 del cit. Jaufré Rudel; quello dallo Zihaklone di percieri(agosto lB2B) da p. 4357 dell'autografo (p. lt75 del II vol. deìl'ed. cit. diTutte le opere leopardiane): inentrambi i passi il corsivo è mio e vale a meglio farne risaltare I'analogia. Il pensiero dello Zibaldone èaddotto da D. Dr RonrnrIs, nel surricordato cappello al Consalao (p. 211 dell'edizione commentata cit.dei Cantil, a guisa di involontario giudizio del poeta sul proprio componimento (c{r. supra, nota 8). Ma siveda anche p. 4357 delr\o Zibaldone (pp. lf8g dell'ed. cit.) per una significativa rettifica del Leopardialla propria opinione circa l'"imitazione drammatica».

Il caso oConsalao, 95

precocemente stesasi sul volume del letterato pugliese, ha fatto sì che al risoluta-mente negatiYo apprezzamento del Carducci si sia universalmente guardato come aun'animosa - o impudente, a seconda dei punti di vista - novitl interpretativa,promossa, in breve volger d'anni, a <(sentenza discriminante e definitivar4,r, -ir"u-noscendo affatto il ruolo pionieristico assolto dall'oscuro scritto del Montefrèdini(della nota dell'Imbriani, per essere, seppur fosforico, appena più di un accenno,non mi pare valga tener conto). Già, infatti, l'anonimo ."""rrro." del Jaufré Rudelnella "Rassegna Emiliana di Storia, Letteratura ed Arte, riconosceva ammirato alvate della nuova Italia I'ardire di avere ofinalmente detto, e da pari suo, ciò cheparecchi di noi abbiamo pensato più volte intorno a quella poesia troppo famosa,senza avere né l'autorità né il coraggio per dirlo pubblicamente"aa (queiche difetta-va al Montefrèdini era evidentemente il primo requisito):

1...)lcorualaol, come documento umano, secondo dicon oggi, della maLattia d'un granclespirito, può auer del aalore: come lauoro d'arte, io son persuaso da un pezzo che non r" ho, pu,contro la sentenza di uno o due critici maggiori che lo giudicarono delle più peilette cosevantate dalla poesia italiana. Che il Leopardi nelle maligne sue condizioni urdu.r" più cl'unavolta struggendosi in quei consrrmamenti aerei, pur troppo è vero, ed è un vero brutto; né egliriuscì a renderlo con I'arte bello, traducendosi in un Consoh-n, il quale non si sa chi sia,7éperché sia infelice né perché muoia giouine e non ab-bia osato innan)i aprir l'amor suo: figurasenza ftsionomia, senza mouimento, serua ragione4s.

AIlo stesso modo la sfuggente Elvira" in riferimento a uno sconcertante aneddotosulla passione fiorentina del Leopardi, viene inclementemente definita, con la con-sueta indulgenza alla traduzione icastica del concetto, «un rinfantocciamento di frasicon lo scialler46. Dove invece il Carducci fa mostra di titoli di originalità e acumedifficilmente insidiabili, che lo affacciano oltre i confini della critica romantica, esia pure desanctisiana, è quando - conforme a quell'eccellente sensibilità ai valoridella tecnica per cui va additato tra i precursori della critica stilistica - si appunta a

43., Così il Russo nell'introduzione al Comahto delìa citata edizione sansoniana dei Canti, p.323.44. Recensione aJaufré Rudel cit. della uRassegna Emiliana,, p. 58 (comparendo questo ragguaglio,come ho detto, non firmato, si può pensare che I'estensore ne sia uno dei due direttori dellà rivista:Ciovanni Marradi o Adolfo Venturi).45. G. Cenoucct, Jaufré Rudel, cit., pp. 209-2lO (l'"uno o due critici maggiori, compatiri daÌ confe_renziere saranno da ravvisare senz'altro nel De Sanctis e nello Zumbini: ché pioprio il palmare impresti-to zumbiniano: "delle più perfette cose..." [vedi supra, p. BB e nota 2i] esclrrrle rlal novero altriautorevoli consalviani del tempo, quale un Torraca). Il corsivo nel brano riportato, al soìito, è mio e miraa evidenziarne la prossimità, concettuale come linguistica, con i consiàerandi montefrediniani. Cfr.infatti: "Consalvo non ha valore poetico, ma biografico,; nChi sia questo Consalvo [.,.] io non possochiaramente comprendere,; « [. . . ] resta sempre I'enimma di un giovanà che spasima di -oii." u quell'etàsenza nessuna ragione. La ragione ben ci sarebbe in Leopardi stesso, nelìe sue immense sventuie [. . . ].Consalvo ci si mostra giovane addoloratissimo e inconsoiabiìe [...],,; "Il sorsrano timore non ispirato jauna causa sovrana, rende Consalvo incomprensibiler, e gli esempi potrebbero continuare (t-. Moyrr-FRÈDINI, La aita e le opere cit., pp. 507, 486, 4BB, 491).

46. Jaurté Rudel, cit., p. 210. Così la stessa penosa storiella del feticizzato indumento, pettegolezzotra i più spesso sfoggiati dai gregari (e non solo) del metodo storico, è narrata dal conversatore: uRuccon-tavano a Firenze che egli [Leopardi], quando più ardea dell'Aspasia, solesse affazzonare con uno scialleun_giovinetto congiunto di lei che molto le somigliava e stesse contemplando a lungo quell'immascheratoe dicendogli ciò che non osava all'Aspasia. No'l eredo, e mi pare indegno" (ibid.)'.

96 Marzia Minutelli

indagare le caratteristiche proprie dello specifico poetico; a penetrare, ancorché di

pu..utu, nel cantiere formale del canto leopardiano, valutando gli esiti raggiunti dal

Consalao sul tereno dell'oarter: della verseggiatura e del movimento ritmico4T. E

allora il verdetto del fautore della .strofa chiusa, martellata,4B - debitamente soppe-

sate alla libra del proprio'ellenismo'la nfanfara, dell'ingresso di Elvira ("Per divina

beltà [...]"); la tornitura del .complimento academico, nel ringraziamento dell'a-

mante ("[...] Ti rendo / Quat maggior graziamai delle tue cure [...],);la «trivialità

melodrammatica, del finale strappalacrime ("[.. '] al mio feretro / Dimani all'annot-

tar manda un sospiror) -' il verdetto, dicevo, è senz'appello:

Alla povertà di vita fantastica e al difetto di movimento nelle due figure il poeta si sforzò

riparare con l'esagerazione del rilievo nel lavoro, esagerazione fatta più appariscente dalcontrasto nelle forme dei tre elementi onde si compone il Consalao; che può avere il motivofinale o ha il riscontro da un racconto del medioevo ove Ia poesia è sol nell'azione, si svolge inun sentimento romantico d'inazione, è composto e verseggiato con Ie forme d'un neo-classicismo un po'barocco. E Ia verseggiatura è ora gonfia e smaniante dietro i contorcimentiquasi spirali che parvero un giomo il sommo dell'arte nell'endecasilÌabo sciolto; ora, peraffettare la crisi drammatica nel concitato favellare di Consalvo innanzi il bacio, è spezzettata

affannosamente, e negli sfinimenti di Consalvo dopo il bacio sdilinquisce. Qual differenza daimirabili sciolti, fatti prima, dell'lnfi.nito, della Sera del dì difesta, della Luna, dd' Sogno,d,ellaVita solitaria [...]! E qual differenza dalla purità della espressione fresca, tersa, limpi-da, trasparente in quei canti e Ia verniciatura della frase nel Consaluolae

Impazientemente reietta la Ìirica nel limbo di quella produzione paraletteraria desti-nata a fruitori dal palato facile ("Ma il Corxaluo piace alle donne e ai giovani!": si

ricordi ancora 1l Discorso del giovanetto Giacomo), il solare, il monolitico Carduccisi congeda dal linfatico suo protagonista con wa boutade che si direbbe suonare diimplicito biasimo al De Sanctis delle Memorie:

47. Sulla rilevanza e novità, nella critica leopardiana del Carducci, delle notazioni tecniche cfr. !il'BrNNt, Introduione cit. al desanctisiano Giacomo Leopardi, p. XLI; E. Brcr, Ciacomo Leopanli, cit' , pp.

375-376; C. Gorrrs, Leopardi, cit., pp. 40-4I; M. l'unrrt, Ieoptzrdi nella critica dell'8)a, cit., pp.

37L-372; E. Mezztu, Giacomo Leopard,i nella poetica e nella critica di Giosuè Carducci. jli, pp. 419-

426:422-424; R. SInnr Ruar.s, Leopardi nell'epistolario del Carducci, iai, pp. 6lI-616:613-614'

48. *artista innamorato della strofa chiusa, rnarlellata,, giusta l'espressione fubiniana di Leopardi

rrella critica dell'800, cit., p. .370.

49. Jaufré Rudel, cit., pp. 2l}-2ll (le citazioni nel testo rinviano a p. 211). Sarà da notare che

soprattutto sulla base delìa versificazione (cfr. pure: "[...] la fattura degli endecasilla]ri scioÌti, così

lontana in questo canto dalla nudità vigorosa e dall'agile schiettezza dei primi che il Leopardi fece, e illuccicchìo ài romantìcismo che da questo emana, così differente, anzi discordante, daìla semplicità

greca e dalla maestà romana delle prime poesie, lpp.206-2071) il Carducci colloca, con sicuro intùito, ilÒonsafu.,o .non discosto all'Aspasia" , cioè .tra il 1830 e il'33" (ibid .\, contrastando la proposta datativa

allnra più in auge, che, avanzata dal Ptrneru nei due articoli citati alla nota 6 e in Sugli amori di

Giacorrut Leopardi, ola Rassegna Settimanale,, V (1880), 120 (I8 aprile), pp.282-283 (ma di quest'uì-

timo cfr., pè. rru tarda rettifica, anche la data del Consaluo, apparso suì "Resto del Carlino" di

Bologna il 20 giugno t89B), e sostenuta per un certo tempo daì Mrsrtc,t (precisamente nel cit. Manuale

delli letteratuia italiana, p. 13, e nel volume delle Poesie di Ciacomo Leopardi, Firenze, Barbèra 1886,

pp. LV e 5l), assegnava la composizione della lirica al'21. Per una conferma all'ipotesi carducciana,

io.t" n*ai dell'avallo dell'autografo napoletano, si veda pure G. CsIlnIllt, L'amore nel Leopardi, "Rivi-sta d'Italia,, I (f898), 6 (15 giugno) e ?' (15 luglio), pp. 209-226 e 496-510:499-501.

Il caso oCorusalao,

Ma, se un giovane si facesse per fermo del Corualuo un ideale, io, suo padre o fratello, non loschiaffeggerei, forse, ma certo Io sottoporrei a una cura idroterapica ricostituenteso.

E di nuovo sulla "malattis,, anzi sul nmal del secolo nel più debilitante accesso, ilromanticismo», questo letterato di esibita tempra sana ritorna conseguente, semprea proposito del Consaluo (recisamente distinto dai restanti canti "di lirica passiona-ta") nel maggior scritto consacrato, nel 1898, al poeta di Recanati, Degli spiriti ed.elle forme nella poesia di Giacorno Leopardi:

[. '.] sopravviene il furioso vento che mena la polvere e ii calore in compagnia dell'afa e dellafiacca. E dal dolce stil nuovo ldel Pensiero dominante e di Amore e mortelil Leopardi cade alConsaluo. ll Coualuo non par della stessa famiglia degli altri canti: ha veramente il mal delsecolo nel più debilitante accesso, il romanticismo;

per conchiudere, con il solito fare apodittico, schizzando il uenenum caudale di unacondiscendente litote:

Sbolliti gli ardori giovanili, sfumati (Dio volesse!) gli ultimi vapori romantici, confessiamo chesarebbe stato meglio, o al più non sarebbe stato peggio, se il Leopardi non avesse scritto ilCorxaluost.

E non sarà di certo un accidente - com'è stato tante volte osservato - che proprio unatirannia di calendario, Ia ricorrenza centenaria del genetliaco del Leopardi, abbiarappresentato il tardivo fomite a un'integrale ricostruzione storica carducciana dellosvolgimento spirituale e stilistico della poesia del recanateses2. Diversamente daquanto accadeva per il De Sanctis, "il Leopardi, gobbetto che stabaccava, non fu (se

50. Jaufré Rudel, cit., p. 212. Non sarà inutile ricordare che, a elegantemente coronare la dissertazio-ne rudelliana, il Carducci recitò la sua canzone, appena ultimata, sulÌa leggenda del «prence di Blaia":canzone in cui suggerimenti dal Cotualuo sono accolti con discreta ìiberalità (cfr., ad es.: oLa damaguardò Io scudiero / A lungo, pensosa in sembianti" con i vv. 59-60 del poemetto; .La donna su'1pallido amante / Chinossi recandolo al seno. / Tre voÌte la bocca tremante / Co'l bacio d'amore baciò,con i vv. 67-74; ma pure "La faccia con gli occhi stelÌanti" della contessa di Tripoli dovrà qualcosa, emagari in sotterraneo conettivo, al "guardo, / Di mille vezzi sfavillante" di Elvira [vv. 60-6I], così comeil "rapito amatore» Giaufredo partecipa della medesima estasi pretombaìe dal .rapito amante" [v. ?4]leopardiano), Ma non è in atto alcuna nemesi storica: ché - come finemente notava il Russo - i moduìiconsalviani ravviva, conferendo loro credibilità, il trasferimento carducciano della scena .in una lonta-nanza storica» e il fantastico mimare in questi versi "quello che era il costume del linguaggio trovadori-co», mentre nnel Leopardi la rappresentazione ha un valore di troppo diretta e immediata espressionesentimentale» (L. Russo, nota ai vv. 59-60 del Corcaloo, p. 32 dell'ed. cit. da lui curata dei Cazli; iprelievi dal Jaufré Rudcl - figurante nell'opuscolo zanichelliano di cui alla nota 38 assieme aì discorsodel quale fu completamento - rinviano a Odi Barbare e Rime e Ritmi, Bologna, Zanichelli, 1940 [vol. IVdell'Edizione nazionale delle Operef, pp. 177-IB0; le citazioni dal canto leopardiano, come sempre,dall'ed. Sansoni, p.2l).§pl "gusto dell'evocazione storica,, individuato quale .nucleo emotivo e fanta-stico della lirican del Carducci, e sul rapporto di stretta interconnessione tra la poesia e la prosarudelliana, si intrattiene M. ScorrI nelÌ'articolo cit., pp. 543-557:556.51. G. Cennucct, DeglispiritiedelleformenellapoesiadiCiacomoLeopartli.Considerazioni(Bolo'gna, Zanichelli 1B9B), ora nel vol. cit. Leopardi e Manzoni, pp. BB e 92.

52. Tale è, ad es., I'opinione del Brcr, Giacomo Leopard,i, cit., p. 375; del Fusrnr, Leopard,i nellacritica dell'800, cit., pp. 370-371; del SInnI Rvnrs, Leopardi nell'epistolario del Carducci, cit., p. 6ll.Di opposto avviso si dichiara invece il Corrrc, Leopardi, cit., pp. 39-40 ("E forse non soltanto perl'occasione del centenario il poeta si decide a scrivere il saggio "Degli spiriti e delle forme nella poesiadi Giacomo Leopardi" t...]"), il quale ravvisa nell'ultimo Carducci critico (su influenza, probabilmente,del Carducci poeta) un'attenzione più partecipe che per l'addietro al .fosco amatore della morte" (defini-

97

9B Marzia Minutelli

non nell'equivoco giovanile delle pagine sul suicidio del fratello Dante) uno spiritosolidale al vitalistico ma.emmanos3, non ne godé mai di una cordiale, etimologicasimpatia: alla proclamata ammirazione non andava disgiunta una dose ineludibile didistacco; al leopardismo immanente del critico campano, insorgente anche malgrélui, faceva riscontro un costituzionale, irriducibile 'antileopardismo' in chi fiducio-samente si professava democratico propugnatore di .arte socialers4. Con il Carduc-ci, insomma, il «poeta delConsaluo, cede il luogo al "poeta dellaGinestro" ("Dicia-mocelo in un orecchio, [nella Ginestra il Leopardi] si accostava al socialismo,),come si premura di avvertirci lo stesso scrittore nella prefazione alla monumentaleedizione d.ei Perxieri di aaria fi.losof.a e di bella letteratura da lui patrocinata, aproposito del ritratto bronzeo leopardiano di Giulio Monteverde: ..È lrri quale loamiamo e veneriamo da quaranta e più anni: lui, più che cantor di Consaluo, il Jobinsieme e il Lucrezio del pensiero italianorss.

L'autorevole favilla dell'escorso consalviano nella conversazione sul RudeL secon-

zione, questa, che frattanto, lungi dal fungere da spia della nuova "solidarietà" carducciana, come stimalo studioso, sarà più semplicemente letterale traduzione dal francese del De Musset di Après une lecture),

53. La feroce definizione ricome in una lettera alla Piva del 28 novembre lB74 (Lettere, cit., IX, p.2571, ma quello di denominare antonomasticamente il poeta - e non lui solo - dalla sua deformità era unmalvezzo inveterato al Carducci epistolare, ovviamente privato (cfr., ad es., i,i, XI, pp. 28-29: .un altrogobbo, il Leopardi" lettera a Domenico Gnoli del 4 febbraio IB77]). Per un'avvertita indagine deldifficile rapporto Carducci-Leopardi condotta daìla specola del categgio rinvio al cit. articolo del SInnrRuws, Leopardi neLl'epistolario del Carducci; quanto al leopardismo esibito in versi e in prosa dalloscrittore al tempo della morte del congiunto si vedano almeno le osservazioni di F. Flona, La poesia e laprosa di Giosuè Carducci, Pisa, Nistri-Lischi 1959, pp. I 19- 12I (dove le pagine sulla fine di Dante sonogiustamente stimate "ìe meno carducciane [..,] che il Carducci abbia scritte").54. Cfr. in merito il Corrts. Leopardi, cit., p. .39: "[...] anzi si deve dire che fra i due [Carducci eLeopardi] vi è una vera antitesi, se il materialismo carducciano si risolve in esigenza di arte sociaìe"(antitesi, tuttavia, che, a detta del critico [vtì. nota 52], perderebbe "con gli anni ragione di essere"). Diurra lucida coscienza nel De Sanctis del ratlicale antileopardismo del poeta di Valdicastello già all'altez-za delle pur (per certi rispetti) 'leopardiane' Rime nuore- si può esibire a documento, in assenza rlitestimonianze dirette, una memoria del solito, non sempre attendibilissimo, Iamalio: "L'ldillio marem-manoo - avreb|:e il maestro, «molto oggettivo e riguardoso, come [. . . ] non sono con ìui né il Carducci néi suoi seguaci", confidato a iìlustri amici, una sera d'estate del 1BB2 - usi distingue [...] p". un insolitosentimento di rimpianto, che sente molto del Leopardi; ma per essere troppo descrittivo. è poco poetico

[...]. Oltre di che, ìa "bionda Nlaria" pur essendo stata una donna reale, nella intenzione medesima delPoeta, diventa una personificazione dell'idea classica modernizzata, una specie di Giunone maremma-na, cui non manca né il pavone né il melograno, in contrapposizione alle "vergini morenti" del Romantì-cismo e alle "donne sparenti" del Leopardi [. . . ]. E più precisamente la trIaria è una contrapposizione allafigura della Silvia leopardiana"; e di qui in avanti la presunta analisi desanctisiana si focalizza in unraffronto assai acuto tra i due fantasmi poetici, di cui la comune identità simbolica ("Tutt'e due le donnesono reali e sono rievocazioni primaverili della gioventù dei Poeti") è punto d'avvio ad antitetichesignificazioni: Maria, ucosì plastica, formosa e appetitosa", nparla ai sensi,, "Silvia invece, creaturaeninentemente poetica, parla al cuore" (cfr. A. IauelIo, Francesco de Sanctis e Giosue Carducci, "Attidella Società Storica del Sannio", IV [925], l, ora in appendice a La giouinezza cit., pp. 402-4ll:408-4Il [cito dalle pp. 4I0 e 408], e, nel medesimo volume, l'infido ricordo di G. LauntnI, De Sanctis e

Carducci [1889], pp. 4lB-42O, e la relativa confutazione - sotto forma di lettera aperta al direttore della

"Battaglia Bizantina" del 27 ottobre 1BB9 - di Rorre [O. SrecNoI-rru], De Sanctis, Carducci e DeMeis, pp. 447-451).

55. L'opinione 'progressista' sr La ginestra è espressa nel saggio Degli spiriti e delle forme cit., p. 94;per I'asserzione esplicitamente antidesanctisian a della Prefazione ai Pemieri c[r, I manoscritti di Giaco-mo Leopard.i, sempre in Leopardi e Maruoni, cit., p. 221 (il corsivo è mio).

Il caso oCorualuo,

dò il gran fuoco: quel che fino a ora aveva costituito l'oggetto di soliloquì (o dialoghi)accademici demandati alle carte, relativamente poco frequentate, di riviste speciali-stiche o di volumi d'intenti scientifici, divenne I'incandescente materia di una di-scussione a più voci, dove il mondano la vinceva di un buon tratto sul culturale, chedal recinto degli iniziati non esitò a dilagare alle colonne di quotidiani e periodicid'informazione e attualità, per giungere a strappare l'augusto pronunciamento dellastessa Margherita di Savoias6. Se ci fosse bisogno di un indicatore del livello dicelebrità conquistato dal fantasma poetico leopardiano nella terza Italia, c'è il fattoche tutte o quasi le recensioni e i resoconti, gazzettistici e non, dellaperformance d,elCarducci, spicciamente congedato o affatto trascurato il vago di Mélisenda, si punta-rono su quella parentesi. A sfogliare le prime pagine dello «studio, di CamilloAntona-Traversi, che a - riguardosissimamente - confutare la liquidazione dellalirica perpetrata dall'"egregio Uomo» apparecchiò un intero volumetto, si resta sor-presi della copia e della velocità con cui si produssero repliche, controrepliche e

rimbeccate supplementari. Popolari testate giornaliere (per lo più romane, quali il"Capitan Fracassar, il "Don Chisciotte della Manciar,, ..12 Tribunar, "La Capita-le", "Il Popolo Romanor,, "La Voce della Verità", l'"Opinioner; ma anche napole-tane, come il "Cor:riere di Napoli", o milanesi, come il "Corriere della Sera") e fogliperiodici non soltanto letterarì della penisola tutta (dalle ambrosiane .Conversazionidella Domenica" all'"Ateneo Maceratese,; dalla oRassegna Emiliana" e dalla "Bat-taglia Bizantina" di Bologna alle partenopee *Scuola ltaliana" e .Cronaca Napoleta-na"; dalla <<Gazzetta Letteraria" di Torino alla fiorentina .Rassegna Nazionale, e

alla fiorentino-romana nScena lllustrata"; dalle "Scintille" di Zara al salernitano.Nuovo Istitutore") videro le loro meglio appuntite penne - magari occultate daglisfoggiati crittonimi di Nano Misterioso, Vermouth, Filzèro, Duca Minimo, Werther,Anobium Pertinax - impegnate sugli avversi fronti di innocentisti e colpevolisti5T.

56. Così la coronata lettrice, secondo il resoconto di un corrispondente da Bologna deÌ .Don Chisciot-te», datato 12 maggo IBBB. avrebbe commentato (assai poco 'donnescamente', in verità) la bagarresuscitata dalla conversazione carducciana: "[...1 la regina notò come ai leopardiani sia dispiaciuto ilgiudizio dato in quel discorso àel Comah,o, mostrando tuttavia di non esser lontana dal dividere Ì'opinio-ne sostenuta in quella occasione dal poeta. Al che. molto nobilmente, il Carducci rispose Jrrofessando lamolta ammirazione sua e il rispetto per I'opera e per l'ingegno di Giacomo Leopardi; ma aggiunse chemano mano procede negli anni e nell'età sempre più si sente attratto e trascinato dalla grande poesiapura degli alti ideali umani di Sofocle, di Virgiìio, di Dante" (D. Dr NIIn,rr*nrr. Regina e Poeto, "DonChisciotte della Mancia", II, 133, p. [2 col. I]). Siffatta professione, tuttavia. non convinse l'Antona-Traversi, che, antico ammiratore del "senso finissimo di donna" e dello "squisito sentimento d'arte diMargherita di Savoja - [...] la poesia fatta persona e la più alta idealità femminile", non sapera t,apaci-tarsi che "la Regal Donna" non avesse versato "almeno una volta" il suo bravo tributo di ìacrime "sullamiseranda fine di Consalvo" (ch. Il Consabo cit.. pp. f04-105).57. Per un esauriente elenco degli "articoli sul proposito del Consalvo e di Rudel apparsi dopo laLettura carducciana" rimando al piìr volte citato opuscolo deìl'AtroNa-TnAvERSI, pp. XIX-XXIII.limitando. nelle note che seguono, i rinvii bibliografici ai contributi che hanno costituito materia delpresente lavoro. Per ciir che è poi rlei noms de plume dei giornalisti ricordati nel testo - fatti salvi quello,sufficientemente celebre, di Duca Minirno (per cui vd, oltre, p. 103 e nota 66) e tluello di Nano N{isterio-so, che apprendo dallo Scorrt (articolo cit., p. 560 nota 48) doversi ascrivere allo scrittore siciliano UgoFleres -, le ricerche condotte sui principali dizionari degli pseudonimi (G. Mrr-zr, Dizionario di opereanonime e pseudonime di scrittori italiani o come che sia atenti relazione ull'ltalia, Milano, PirolaIB4B-1859; G. B. MoNrenoro, Bibliogrctfia del Risorgimento italio.no. Opere anonime e pseudonime,Rorna, Tip. F.lli Centenari lBB4; G. B. Pesseuo, Dizionario di opere anonime e pseurlonime in supple-

99

t00 Marzia Minutelli

Super{]uo precisare che la schiera assai più nutrita, in assisa sia professorale c}re

.,or, ,i.rliu.se la seconda (né sarà il caso di gravare di soverchie responsabilità

l'estuoso apostolato desanctisiano: ché in clima di vigoreggiante cultura positiva le

opinioni dàl critico estetico erano tenute alquanto in non cale) e che proprio da

questo cotd muovessero svariati interventi meglio usufruibili ai fini di un'indagine di

storia del costume nazionale dell'ultimo '800 che non a quelli di un bilancio di

fortuna critica (esemplare il dialogo umoristico Tra due amici del .,Nuovo Istituto-

rer,, che si dilunga a disquisire se le attuali modalità del corteggiamento deroghino o

meno dalla tremèbonda linea consalviana; o l'elzeviro del napoletano Werther, che

conduce la sua offensiva anticarducciana deprimendo ni parabolani dellafortezza",

artefici di una letteratura ginofoba contemplante .la donna come un semplice stru-

mento di bassa sensualità, senza riconoscerle, né rispettarle tutta quella idealità

sana e necessaria, che la rende il perno della vita domestica, l'emblema dell'onore e

la base del carattere d'un popolo veramente forte e civiler)s8. Altro dato emergente:

la maniacale attenzione, tipica del momento, prestata all'accostamento Jaufré-

Consalvo, molto spesso pretesto a esibizioni di parentele alternative stimate meglio

documentabili (com'è il caso di tal Ciavarelli con il Teseida o dell'Antona-Traversi

conla Francesco pellichiana)5e, e comunque sempre indizio di mancata intelligenza

del vero 'centro' della censura dell'oratore, laddove la pretesa progenitura rudelliana

non rivestiva troppa importanza, servendo, ho detto, in guisa di dòtto nulla osta alla

divagazione (è ii caso, ancora, dell'Antona-Traversi o del poliziesco Filzèro, che,

p", Éo""u di Luca, inquisisce 965); *L',ha provato il carducci che il Leopardi lo

"o.o.""r." [Rudel] almen di nome e per fama? dove i documenti e le prove che la

mento a quello tli Gaetano Melzi, Ancona, Morelli ÌBB7; E. Rocco, Anonimi e pseudonimi italiani.

Supplemento al Melzi e aL Passano, Napoli, Chiurozzi 1888; M. Moncetqe, Pseudonimi e anagrammi di

piibtiritti contemporanei italiani, in Almanacco italiano, XXIX, Firenze, Bemporad 1924, pp. 219-'244;

R. Fnerr.qnòlo, Anonimi e pseudonimi. Repertorio delle bibliograf.e nazionali [. . . ], Caltanissetta-

Roma, Sciascia 1955) non hanno sortito nessun risultato'

58. Cfr. FlzÈno, 1l Consalvo del Leopardi e il Rudel del Carducci. Tra tlue amici. II, "I1 Nuovo

Istirutore, giornale d'istruzione e d'educazione I...],, XX (ÌBBB), lB-21, pp. l4I-155 (così tale luca

all'amico Gloro^or.Era giovane lui [Consalvo]? gli sarà corsa acqua di rosa fra le vene, non già sangue.

Al nome solo d'Elvira, §elare, impallidire, e poi tremare a quell'angelica t:oce, all'aspetto di quella

fronteie starsene lì ullocchito! oh proprio un coìlegiaÌe cotesto Consalvo, o un Ermolao beato e durol --Mu fro. di celia: tu che non sei piÌr dell'erba d'oggi e che hai vissuto la tua parte nel mondo, quanti

giovani non avrai conosciuti tu, baldi, vigorosi, sani, ne' quali più del gran desio non è stato forte un

iourano timor? Mi ricorda di un amico dilettissimo, un po' poeta ['..] [e qui via per una buona pagina a

narrare 1e titubanze e conseguenti insuccessi erotici di un novello Consalvo, per conchiudere che, anche

modernamente, in amore la .franchezza ed audacia militare non è dono comune"] [pp' 146-147])'

Quanto allo stralcio dell'articolo di Wrntarn, il rinvio è a Jaufré Rudel' "Cronaca À-apoletana"' I(IBB8), 4, p. 1 coll. I-III.59. Si verlano E. Crevanrlr, Arcita nella Teseide del Boccacci e Corualuo nei Canti deL Leopardi.

Appunti a proposito d.ella Lettura rl,i G. Card,ucci intorno a Jaufré Rudel, Reggio di Calabria, Stab. tip.

Censo l8'BB'(che evidentemente dilata, e con ben scarsa finezza, il suggerimento torrachiano di Sul

oCorxaLuo, "iì., pp. 357-359 [cfr., in questo saggio, p.92 e nota 34]), e C' ANroNl-TnavrnsI, ll

consaluo di Gia1imo Leopardi, cit., pp. 59-64 (riproducente parola per parola - "che so di fargli cosa

grata e amichevole, [p. 60] - l'argomentare del Pmnpmt nel saggio cit.'dell"Sl, pp. 331-333 [cfr'"rupro, p.91 e nota 3Il; ma del collega, nonché l'indicazione della filiazione àallaFrancesca da Rimini.

l,Artona-Trunersi non si perita di accogliere pressoché alla lettera, passim, pure i rilievi concernenti i

Pastorali, il Werther. elc.\.

Il caso oConsaluo, 101

leggenda provenzale l'avess'egli letta, e se n'ispirasse pel suo Consalvo? A chi accu-sa bisognano fatti, ragioni e testimonianze autorevoli, e qui non si esce dal campodelle congetture e del probabilismo [...]. Dove sono gl'indizi e ìe tracce di rifacimen-to, d'imitazione, di rimpasto, per modo che il Corualuo non apparisca schietto,genuino, originale, e al paragone riesca inferiore?r)60.

Stante, naturalmente, la dubbia utilità di un regesto esauriente di silfatti contribu-ti, restringerò la rassegna ai più autorevoli o ai maggiormente significanti, avendocura di equamente prelevare dal versante della critica ufficiale e da quello propria-mente 'creativo' della nostra letteratura. Per il secondo agone - dei (più o menostrenui) consalviani - mi limito a estrarre due nomi: quello, già abbondantementeevocato, di un lettore di professione, leopardista allora troppo più in auge (anchepresso il Carducci) di quel che comportassero i suoi meriti effettuali, Camillo Anto-na-Traversi, e quello di un romanziere di ormai collaudata presa sul pubblico aristo-cratico e altoborghese (massime femminile) dell'Italia umbertina, Antonio Fogazza-ro. Dell'opuscolo del primo, magniloquentemente designato Studio critico, non fos-se, ho detto, per la capillare informazione bibliografica postcarducciana suÌla lirica,non metterebbe conto neppure far cenno, costituendo di per se stesso un pezzo diebanisteria che, intarsiato alla peggio, conserva vistose le commessure tra i tasselli:fuor di metafora, un monstrum mirabile di plagi più o meno sottaciuti (dal Pieretti -saccheggiatissimo -, dallo Zumbini, dallo Zanella, da Angelo Corsaro, daÌ Colagros-so, dal Filzèro e via seguitando), alle volte tra loro in lampante dissidenza. Ma perl'autorità del firmatario (e del dedicatario: l'"Illustre Professore" Carducci); per lemisure massicce del fenomenoi per I'insopportabile alterigia, infine, con cui si pro-cede a tanto eccesso, il caso è tale da esigere quanto meno - e per intempestivach'essa sia - una pubblica segnalazione6l.

A trascorrere dalle paludate pedanterie del mellilluo libro dell'Antona alla fran-chezza, modesta insieme e animosa, delle pagine stese dal Fogazzaro per "La Rasse-gna Nazionale" il sollievo è innegabile. Lirico d'inconfondibile impronta aleardiana

- non si dimentichi l'esordio, nel 1874, con Ia novella in versi, appunto, Mirandct -,e dunque debitore in primis al capostipite consalviano ("L,eopard.us autem genuitAleard,um Aleardus autem uniuersa pecora in conspectu d.omini", giusta il sacrilegocalembour carducciano di una lettera allo Cnoli dipoi convertito dal Russo in men

60. FrzÈno, 1l Consalvo deL Leopardi e il Rudel del Carducci . Tra due amici. I, "Il N uovo lstitutore",XX (IBBB), 15-17, pp. 113-t23:I16 e 120. E ì'ANroNa-Tn,tvrRst, dal oanto suo, a ottusamente confu-tare la derivazione rudelliana del Consaluo si diffonde per ben otto pagine (pp. 5l-58) del suo volume,avvalendosi anche degli affini contributi di A. Conslno, Carducci e Leopardi, nLa Scuola Itaìiana", III(IBBB), 17, p. 3; di B. Dr Luce, RudeL e ConsaLao, ul'Ateneo Maceratese", I (IBBB), 4, pp.25-26, etc.Ma la questione evidentemente era altra: il componimento leopardiano, a giudizio del Carducci, non era*inferiore al paragone, (paragone con che, poi, non si saprebbe dire, esistendo della leggenda trobadori-ca numerose notizie, provenzaÌi come italiane), era scarsamente poelico tout court.

61. Cfr. C. ANroNl-TnavrnsI, IL Consalao cit. (l'adulante premessa A Giosuè Carducci è alle pp.VI-XII). Particolarmente fastidioso riesce, in un'opera di tal sorta, l'arrogante dileggio di cui è fattobersaglio il non foss'altro onesto lavoro consalviano del Tonaca, che, "per comodo degli studiosi pocoricercatori della grave prosa del critichetto napoletano" (p. 35), viene con degnazione ospitato per interonel volume (pp. 35-50), onde evidenziarne - si consentirà - le erronee persuasioni (pp. 50-58) e (a suon

di sic) fin le presunte mende stilistiche, ma soprattutto onde rimpolpare - verrebbe fatto di aggiungere -un incartamento accozzato disinvoltamente riciclando materiali eteronimi.

ta2 Marzia Minutelli

risibile rilievo storiografico)62, lo scrittore vicentino si accosta naturalmente al poe-

metto con un'attenzione partecipe e anzi commossa, che pure si conserva immunedalle trivialità dell'assenso incondizionato. La sua è un'esegesi rivolta soprattutto, e

dichiaratamente (.una composizione breve, d'interesse puramente psicologicor), al-Ia consistenza caratteriale dei due personaggi: lacerti di critica psicologica, insom-ma, ma di buona lega, accusanti a chiare lettere un'ormai decennale esperienza discrutatore dell'.uomo interno,63. Così, della figura del protagonista viene riscattata,facendo garbatamente appello alle risorse retoriche della reticenza, la presunta in-coerenza con l'invocare queìlo che Contini chiamerebbe «uno psicologico'colpo diglottide'» (sul genere, di manzoniana memoria, de "La sventurata rispose") del vere-condo Giacomo:

No, il Leopardi non ha detto chi Consalvo sia, né perché sia infelice, né perché muoia giovine

e non abbia osato innanzi aprir l'amor suo. Non ha voluto; poicl'ré pensate voi che non allbiasaputo? A sé stesso cantò funereo canto; e quantunqì-le non lo tlica, nessuno mai, né I'autore

della Lettura su Iaufré Rudel. né altri ne ha dubitato. Ciò posto, perché Consalvo sia disde-

gnoso del suo destino e schivo della terra lo sappiamo noi ora e lo sapranno i venturi anche

dopo aver dimenticato queste dispute. E in una composizione breve, d'interesse pur.ìmeIlte

psicologico, l'orte ha corxentito al poe.ta di tacere tonte cose; l.'arte che ha i suoi silenzi sapien-

ti, la giande arte che moue i migLiori lettori u irnmaginare c:iò che non dice6a.

Ancora la complicità interpretativa del lettore intendente (e si dica propriamente lalarvata accusa al Carducci di scarsa dimestichezza con le latebre dell'animo in spe-

cie muliebre) sta alla base dell'urbanamente decisa riabilitazione della bistrattatadeuteragonista, di cui il penetrante creatore di tante'moderne'eroine rivendicaappassionatamente, con un calore argomentativo che scalda le stesse veneri dell'elo-quenza, la veritiera femminilità, salutandone proprio l'inquietante afasia quale coup

de génie dell'invenzione poetica:

Se pochi negano che Elvira sia un rinfantocciamento di frasi con lo scialle, io sono molto

risolutamente di questi pochi e de'più convinti. Il protagonista del dramma è Consalvo; non

oicorre che la forma di Elvira abbia grande rilievo, basta che sia vera. Questa fu l'intenziouedel poeta, il quale ne fece accanto all'appassionato Consalvo una figurina sfumata, perché inlei non era passione ma solo pietà; e, sapientemente, non permise che parlasse, che ne

62. Il frammento latino dalla lettera a f)omenico Gnoli (a rigore riferentesi sl "grande sbaglio estetico"

del recanatese, ossia lo *scioglimento delle strole") deriva dalla citata lettera del 4 febbraio '77 (vd. nota

53). Di "endecasilìabo rotto, melodrammatico, sospiroso, romantico che offrirà il suo modulo ai canti di

Alearclo Aleardi" scrive, a proposito del verso del poemetto leripardiano, il Russo ne La "carrierapoetica, di Giacomo Leopardi, introduzione all'ed. sansoniana cit. dei Cunti, p, 59, producendo questo

L"n po"o lusinghiero certificato anagrafico: "Il così detto terzo romanticismo, di cui parlano i compilato-

ri di epitomi scolastiche, nasce coÌ Consabo di Giacomo Leopardi". E il concetto è epigraficamente

ribattutto neì cappello alla lirica, dove è asserito essere nel Consalao "il presentimento di tanta arte

dell'Aleardi" (p. 323).

6.3. Di .attenzione continua, dolorosa e romantica sulì'uomo interno tutto corso da nuvole in tempesta»

da parte del l'ogazzaro di Malombra scriveva eccellentemente il MouIcrInNo nella Storia della letteratu-

ra italiana daLle origini ai nostri giorni, Milano-Messina, Principato 1966 (B' ed. interamente riveduta),

p. 572.

64. A.Focezzlno,rec.aJaufréRudel-Poesiaanticaemoderna-LetturadiGiosuèCarduccif...l,oLa Rassegna Nazionale,, vol. XLII, a. X (IBBB), pp. l86-190:l87 (il corsivo, tranne che per il verso

citato, somma di due emistichi [vv' Il7-1lB] delle Ricordanze, è mio).

Il caso oConsaluo, r03

udissimo Ia voce. [.,.] parole d'amore non può dire e di pietà non vuole, sentendo come negelerebbero i baci. lVon bene conosce il cuore umano e la donna chi non comprentle la aerità diEluira. EIla è donna in questo, e non fra le tranquillamente caste, che, avendo intelletlod'amore, è conscia, malgrado il silenzio dell'amante, di quello che ha ispirato; ella è donna inquesto che, non inclinata a riamare, non disprezzò in cuor suo il troppo timido amante; eìla èdonna in questo, fra le magnanime, che sentendo pietà fece quanto pietà voleva, malgradouna legittima ripugnanza6:'.

A voler egregiamente rappresentare il polo antipodo della diatriba, soccorrerebbe ilnome illustre di Gabriele D'Annunzio, che, già brillante astro del giornalismo lette-rario romano, nell'affaire Consalao s'inserisce con I'usuale prepotenza: ben tre inter-venti pubblicati in successione sulla "Tribuna,, di cui due sotto lo pseudonimo,ormai alle sue ultime apparizioni, di Duca Minimo66. Ma, per la verità, la lungarecensione (la prima, quella saliente) del venticinquenne articolista ben poco dicesul canto leopardiano, e quel poco riassumendo fedelmente, quando non ripofiandoad, uerbum - ciò che ha tratto in equivoco il Guglielminetti -, le parole delconversatore6T; mentre molto si diffonde sul futuro <<maestro avverso» delle Fauilled,el Maglio, ossia sul Carducci medesimo, di cui questa è Ia prima trionfale celebra-zione quale insuperato artefice di elettissima prosa68. Che Consalao non gli dia nel

65. 1ai, p. lBB (anche qui, eccettuata la citazione carducciana, il corsivo è mio). Tale indulgenteconsiderazione della figura della donna sembra anticipare, nella generale ostilità dimostrata al personag-gio dai leopardisti fino ai nostri giorni, il timido consenso del Calcaten'a, che proprio nella mutezza diquesta "profonda anima leopardiana" - come generosamente la definisce - individua il fulcro fantasticodel componimento: "Elvira non dice paroìa nell'idillin. Fa soltanto queìl'atto di alta pietà. E in quelsiìenzio è l'intuizione poetica geniale del Leopardi 1...)" (Canti, con introduzione e commento di C.Calcaterra, Torino, Sei 1947, pp. 129 e 134). A una valutazione sostanzialmente positiva dell'eroinainclinanopureilBeccurru,Leopardi, cit.,p. 129("Eparquasichetantabeìlezzalesiadataperfarneuso caritatevole, che la giustifica e la fa perdonare"), e, forse su sua suggestione. Ezio CHrÒRsot,r. nelcappello e nelle note al Consaho deìì'ed. zanichelliana dei Cazri da lui allestita, Bologna 1945, pp. 127e 132.

6. Cfr. G. D'ArNuNzro, GiauJré Rud,eL, "La Tribuna", Vl (1888), 97 (lunedì 9 aprile), pp. ll col.IV-2 coll. I-IVI, poi inlo., Pagine d,isperse . Cronuche mondane - letteratura - arte coordinate e annotateda A. Castelli, Roma, Bernardo Lux 1913, pp. 489-499; Il Duce MIntvo, Aru:ora Giaufré Rudel - Unahro cantore diRudellof...l, iai, l0I (venerdì l3 aprile), p. [2 coll. II-III]; Io., Bibliogrofia rudelliana-Il canto storico del Giotti [...), iai, lO6 (mercoìedì l8 aprile), p. [2 cc,ll. III-IV]; e si veda anche, nelmedesimo quotidiano, in data martedì l7 aprile (105, p. [2 coìI. l-II]), Ia lettera di N. Crorrt al DucaMinimo sulla propria composizione polimetra Giuffrè RudeLlo (da notare che nella hibliografia del vol.cit. dell'AxroNl-TnavuRst [p. XXII] il primo di questi elzeviri, che è comunque il fondamentale. eI'unico interessante direttamente il Consalao, non figura registrato).

67. «Quanto a D'Annunzio [...], sulla "Tribuna" dell'aprile dell'B8, in margine ad una conferenza diCarducci su Giaufré Rudel, aveva lasciato trasparire quale Leopardi gli riuscisse meno estraneo: quellodel Bruto, dove il poeta "commise .,. un'audacissima contaminazione di sé con ilIarco Bruto; ma fucontaminazione sublime". [...] p". ora nei suoi scritti militanti non è possibile rinvenire qualche testi-monianza pirì consistente t...1" (M. GucLIrlltNrrrt, Leopardi nella letteratura italiana cit., pp. I19-I20). Il fatto è che neppure questa sul Bruto è :una «testimonianza" dannunziana: ché le considerazionidal critico attribuite allo scrittore abruzzese provengono letteralmente dalla loquela carducciana ("[...]commise [. . . ] un'audacissima contaminazione di sé con Marco Bruto; ma [. . . ] egli commise una contami-nazione sublime": Jaufré Rud,el cit., p. 208), e, per averìe il recensore sunteggiate senza virgolettarle(vd. p. 493 dell'art. cit.), si è verosimilmente generata la confusione del Guglielminetti.

68, Per la memoria D i un maestro aaaerso cfr, G. D'ANNuNzro , Tutte le opere: Prose di ricerca, d,i lotta,di comando [...], II, Milano, Mondadori 19623, pp. 542-549. Degli elogi al Carducci poeta, il più

I04 Marzia Minutelli

genio è tuttavia palmare dalla riverenza incensante con cui il D'Annunzio si dà ameticolosamente riferire l'evolvere del discorso del conferenziere, nonché dal mal-dissimulato compiacimento con cui annuncia l'avvenuta demolizione del canto("[...] il Carducci esamina quasi verso per verso, con acume ammirabile, tutta quan-ta la poesia; e Ia distrugge")6e.

Più notabile sembra, nel complesso, il già ricordato ragguaglio uscito non firmatosul primo fascicolo della "Rassegna Emilianar, nel quale, come nell'elzeviro fogaz-zariano, si fa della pragmatica del testo avanti lettera, trovandovisi vivacementerovesciato in negativo l'argomento (oggi con Eco denominabile del <<lector infabula")della cooperazione dei destinatarì del messaggio auspicata dal romanziere:

Ma anche oggi, rileggendo quei versi, ci diamo ragione deì concento di lodi che hanno avutefin qui, e delle lacrime che i giovani e le donne ci hanno versato e ci versano sopra. Se

Consaluo è una fi,gura che non si sa d'onde uenga né chi sia, i lettori le hanno dato quelladeterminatezza che non aueaa. Essi hanno fatto Consalvo il Leopardi medesimo f. . .1, ed hannopianto di Consaluo come aurebbero pianto di Giacomo morto. In ogni opera d'arte e, specifi,can-do, in ogni passo c'è quella parte che ui ha messo l'autore, e quella che il lettore ui mette di suo;ed è così, ripetiamo, che le donne ed i giouani danno al Consalvo la determinatezza che non hae La uita che gli manca. E il Carducci ha fatto bene a dir ciò, anche se a molti sembrerà mdela sua risoluta franchezza. Noi abbiamo ancora nelle vene troppa linfa romantica, e per questocerte crude verità saran dispiaciute alle signore ed ai giovaniTo.

All'esaustività del panorama gioverà, in ultimo, spendere qualche parola sul centro-campo; sugli apporti, cioè, dei 'mediatori': nella fattispecie la gremitissima e assaichiacchierata lezione universitaria (purtroppo trasmessaci solo indirettamente, daosannanti resoconti giornalistici) dell'all'epoca molto reputato orientalista CiacomoLignana, che ebbe l'indubbio pregio di additare i presupposti antichi - grecoromanie più generalmente indoeuropei - del gemellaggio leopardiano di Amore e Morte7l, e

acerbo, À Enotrio romano autore delle "Odi barbare", compare nella princeps (t879) di Primo uere (nonristampato nell'ed. definitiva, si legge ora nell'Appendice ai Versi d'amore e di gloria, a cura di A.Andreoli e N. Lorenzini, I, Milano, Mondadori 1982, pp. 729-730); un altro cade presso al termine diLau Vitae (vd. irl, II, 1984, pp. 242-249, il Saluto al Maestro [XX parte del libro di Maia]|, e gliestremi nell'Orozione al popolo di Milano in morte di Giosue Carducci [XXIV marzo MCMVII] e nellaCatuone epitaffio per la di lui tomba (18 febbraio 1907), ov'è omaggiato iì topos classico della traditiolampad,is: "La fiaccola che viva ei mi commette / l'agiterò su le più aspre vette» (vd. ancora le Prose diricerca cit., III, pp. 384-409 e 4lO-414 [a citazione è da p. 4f4]). Ma cfr. pure nei Taccuini, a cura diE. Bianchetti e R. Forcella. Milano, Mondadori 1965 (Tutte le opere\, il XLIV del 1902, pp. 449-486.69. Giaufré Rud.el, c|t., p. 494t ma si vedano, in generale, le pp. 493-495. Sulla contiguità tra ilconcetto carducciano del Leopardi e quello del'discepolo' D'Annunzio, d'altronde, depongono esem-plarmente definizioni come questa (giustamente esumata dal BtcI, Giocomo Leopardi, cit., p. 379 nota2) dal Libro segreto: «tahno ammonisce che il gobbo Leopardi verseggiava filologicamente" (cfr. la nota53 del presente saggio).

70. Recensione cit. a Jaufré Rudel deìla "Rassegna Umiliana", p. 59 (il corsivo vuoÌe agevolarne ilraffronto con il passo deìl'intervento fogazzariano di p. 102, che cronologicamente tien dietro a questoarticolo). Il riferimento alle moderne indagini semiotiche suìla riceziòne testuale non può prescindere,ovviamente, dal fortunato studio di U. Eco, Lector infabula. La coopercaione, interpretutiua nei testinarratiui. Milano, Bompiani 1979 (19862).

71. Un sunto della lezione del professore napoletano, daì titolo Per il Consaluo d,el Leopardi, fu edito, a

firma del NeNo Mtsr:unloso (Ugo Fleres), sul oCapitan I'racassa, del 26 aprile ÌBBB (IX, l16), da cui loriprodusse integralmente l'Axroma-Tnevrntsr, Il Consaluo cit., pp. 108-112. Aìtri resoconti, differen-ziantisi per tenui varianti, comparvero anonimi, quel medesimo giorno, su altre due testate della capita-

Il caso oCorualuo, 105

il contributo del Posocco (benemerito degli studì consalviani per riuscire, di lì a treanni, a individuare al poemetto una scaturigine assai probante: Il conquisto di Gra-nata di Girolamo Graziani), la cui posizione parrebbe esemplarmente sostanziare ilproverbiale <<mezzo>> fra le opposte fazioni ("Io non sono col De Sanctis, che giudicail Corualao "la migliore poesia leopardiana," né col Zumbini, che Io dice "una dellecose più perfette della nostra poesia." Non manca I'artificio qui e là; non manca ladtrezza del tecnicismo di qualche verso, compensata poi da divine armonie [...]"),non fosse che lo studioso piega sùbito disinvoltamente sui binari extraestetici della«pietà» e del nrispetto» dovuti agli "infelici"72.

Nel decennio intercorrente tra il primo e il secondo intervento del Carducci intan-to, in vista, o in coincidenza anche, della celebrazione centenaria, si produsse, nelcaratteristico clima di attivismo leopardiano decretato dall'indole della vigente scuo-la, una copiosissima fiorita di commenti ai Canti, cui aveva dato stento avvio,nell"Bl, l'antologia del Cappelletti: da quelli parziali, e non contemplanti il Consal-ao, del Sesler (1890; ma già lBB3) e del Fornaciari (IBB9), per non citare che imaggiori, a quelli completi dello Straccali (1892), del Castagnola (1893), del Fran-ceschi (proprio uscito nel '98) e, sul crinale tra Otto e Novecento, di MicheleScherilloT3. È soprattutto dal lavoro esegetico per excellentiam, qtello di AlfredoStraccali - giudicato .compitissimo" dal maggior amico Carducci -74, che è consen-

\e: Card,ucci e Lignana nella nVoce della Verità", XVIII, 98, e Il Consalao del Leopardi nel "PopoloRomano,, XVI, 114. L'«acredine con la quale il Lignana si scagliò contlo il Carducci assente, e leinvettive onde [...] lo fece segno", "irritarono e nausearono» a tal punto l'Antona-Traversi che questistimò opportuno affidare le sue querele al corsivo, firmato RoNzINl.xrr,, Lignana, Consaluo e Rudello,«Don Chisciotte della Mancia,, ll, ll7 (26 aprile IBBB), p. [3 col. 2]; ma cfr. pure, nell Consalao cit.,le pp. 107-108, 112-119. Dal contributo cit. dello Scoru, p. 560 e nota 48 (cui rimando anche per unadettagliata informazione sulla Ìezione del Lignana [pp. 557-568] e per una cospicua bibliografia sulsingolare personaggio [pp. 557-558 nota 43]) vengo a sapere che pure il "Roma, pubblicò in data 26aprile una notizia sulla conferenza lignaniana assai prossima a quelle della "Voce" e del oPopolo".

72. "Eh, via: lodiamo la diligenza delle ricerche, ma smettiamo I'audacia delle censure e, rilevandopure, dove ci siano, i difetti, continuiamo a rispettare i grandi e gli infelici, de'quali uno fu certamenteGiacomo Leopardi" (C. U. Posocco , Jaufré Rudel e il Coualuo di C. Leopardi, "La Scena illustrata",XXIV[1888], I5, p. I coll. I-III;ecfr. B. DrLuce, RudeleConsaluo, cit., p.26). Allapresunrafontesecentesca del Consalao il Posocco farà cenno ne Gli amori d,i Giacomo Leopardi, Vittorio Veneto,Zoppelli 1891, p. 9.

73. Le edizioni postillate dei Canti cui faccio riferimento sono le seguenti: Poesie sceLte, a cura di L.Cappelletti, Parma, Fenari e Pellegrini l88l (vi è compreso 1l Corualuo); Poesie scehe, a cura di F.Sesler, AscoÌi Piceno, Tip. Cardi lBB3, e Firenze, Sansoni Ì890, 2'ed. riveduta e ampliata (antologiead uso scolastico; un commento integrale sesleriano apparirà, per la casa milanese Dante Alighieri, solonel 1929); Poesie scelte, a cura di R. Fornaciari, Firenze, Barbèra lBB9 (ancora un commento per lescuole);I canti, a cura di A. Straccali, Firenze, Sansoni lB92 (più volte ristampatoibid. con integrazionidi O. Antognoni e, dal 1957, con una presentazione di E. Bigi); I canti, a cura di P. E. Castagnola,Firenze, Le Monnier 1893 (per le scuole; del medesimo iòid. nell"B3 era già uscito un commentoparziale escludente il Cotualuo); I canti, a cura di F. A. Franceschi, Firenze, Barbèra l89B (per la«gioventù studiosa"); I canti, a cura di M. Scherillo, Milano, Hoepli 1900 ("per le persone coite e per lescuole", varie volte ristampato e ampliato dalì'autore). Si dovrà aggiungere che, nel l886, vide la luce lagià citata edizione fiorentina de Le poesie d.i Giacomo Leopardi di Giovanni Mestica, la quale, «correttasu stampe e manoscritti", ambiva a dignità di allestimento critico, Un ultimo dato, passibile di diverseinterpretazioni: nessuno dei florilegi di poesie leopardiane dal'fatidico' l8BB fino al Novecento ineunte

- salvo qualche disattenzione nella mia indagine - accoglie il Corcalao.

74. «appare [..,] il commento tipico e in senso generale uno dei più caratteristici frutti della critica

r06 Marzia Minutelli

tito spigolare, pur nell'àmbito di una valutazione nella sostanza conforme ai canonisoliti dello psicologismo contenutistico, capace di esaltare ìa verosimiglianza dell'a-zione e di apprezzare "i principali particolari del racconto poetico» come "tuttiopportunamente immaginati per ragioni di convenienza artisticar, chiose a diversotitolo innovative, di equiliblato dissenso sia verso il componimento che verso i suoiermeneuti. Del primo tipo servano da esempio due notazioni che, nel solco carduc-ciano, registrano un approfondimento della trivellazione stilistica della lirica: quellasull'impiego inflazionistico, e dunque rivelatore, dell'avverbio ben ("8 curioso l'in-solito uso, quasi non dissi abuso, che il poeta ha fatto di questo avverbio nel cantopresente: lo incontri, con qualche differenza nel significato, ben sette volte, se nonsbaglio"), e quella sulla climax iperbolica dei cruciati dei vv. l14-I18; punto che,già maldigesto al Lignana, resterà intollerabile pure ai più degli esegeti posteriori("Bisogna convenire che, in questo luogo, alla verità del sentimento non corrispondela usata verità e semplicità della espressione; la quale si amplifica in una forma cheha del retorico"). Del secondo, la glossa, assai sintomatica, civilmente manifestanteimpazienza per tanto spicinio di fonti da parte dei colleghi ("[...]la invenzione delcanto è così semplice [e in questo sta appunto la ragione della sua somiglianza conaltre storie d'amore], così semplice e insieme così corrispondente alle particolaricondizioni del poeta, che e' non mi par necessario andare a cercarne il primo motivofuori dell'anirno di lui")75.

La saturazione evidentemente era ormai accusata, almeno presso i leopardisti dimeno prona acquiescenza al verbo positivo, se anche chi, come il Cesareo, si sareb-be di lì a poco - ma con efficacia retroattiva - buscato la sua brava taccia (carduccia-na) di "deduttore di rigagnoli,76, avanzava) nelle peraltro puntigliosissime lVuoaericerche su la uita e le opere di Giacomo Leopardi del 1893, perplessità perfettamenteomologhe a quelle straccaliane:

Io non so chi abbia ragione fra i tanti valentuomini che hanno creduto trovare la fonte lettera-ia del Consaluo; a me pare che, pieno di que' pensieri, il Leopardi non doresse poi penartanto a ritrovare una situazione così semplice com'è quella di un giovine che in punto di morteconfessa finalmente alla donna amata il proprio amore infelice. E la copia d'esempi, storici e

fantastici, d'una tale situazione, prova a punto com'essa potesse venire in mente al poeta,anche senza soccorso di libriTT;

leopardiana dell'epoca romantico-positivistica" (E. Btct, Prefazione cit. all'edizione straccaliana de 1

canti, p. XVII; la lode carclucciana si legge iui, p. XI).

75. I rinvii straccaliani sono alla 3'edizione (19I0), corretta e accresciuta dall'Antognoni: nell'ordinealle pp. 234, 235,237,230.76, "non potendo fontaniere, fu deduttore di rigagnoli": tale insolenza Iu dettata al Carducci daltravaso di bile che gli originò la lettura di un articoìo deÌ Crsenro apparso sulla .Nuova Antologia" del Iagosto lBB9, s. III, vol. XXII, pp. 452-482: L'Italia nel canto d,i Giacomo Leopardi e nei canti de' poetianteriori. (cfr. il cit. saggio carducciano Le tre canzoni patriottiche, p. ll\ e anche l12 e Ì43). Per unaricostruzione della polemica (il Crsenro contrattaccò con un animoso quanto signorile Protesto! st«Roma Letteraria", VI [lB9B], 7, pp. 145-149), e, più in generale, per una persudsiva sottolineatura delruolo di conciliatore tra istanze positivistiche e ragioni desanctisiane svolto dal letterato siciliano si vedaG. SeNreNcu-o, Il Cesareo e la interyretazione dell'"eroico" nella poesia del Leopardi, in Leopardi e

I'Ottocento, cit., pp. 583-589:585-586, 588.

77, C. A. Crsenro, Nuoae ricerche su la uita e le opere di Giacomo Leopardi, Torino-Roma, L. Roux &C. 1893, p. 54 (il corsivo è mio). In questo volume tuttavia, nel capitolo consacrato a L'Aspasia. lo

Il caso oConsaluo, I07e se perfino un Antonio Belloni, accingendosi a rispolverare (1895) da provettocultore del secolo - fu, notoriamente, l'estensore del piimo Seicento vallardiàno - Ìasource grazianiana del Posocco, non poteva esimersi dal tirare in ballo proprio loscoliaste ("[...] si può ammettere che colga nel segno lo straccali, q.rurjo.r"l .uocommento al consaloo dice che o'la invenzione del canto è così semplice [...],,r), né,tantomeno, dal premunirsi liminarmente con un'affabile excusatio non pitita princi-piante così:

Che noiosi, esclamerà, imagino, infastidito il lettore, - son codesti benedetti eruditi con laloro srnania di cercar le fonti delle opere letterarie grandi e piccolel E il bello si è che, il piùdelle volte, quelle che e'vorrebbero gabellarci per ionti, ,ro., ,ono tali che nella loro fantasia!Che cosa importa a noi che l'idea primigenia dlt Consalao sia venuta aÌ Leopardi di qui piùtosto che di là?

La sfuriata del lettore me Ia meriterei, a dire il vero [...]78.

Ma i tempi erano pur sempre i tempi, e quantunque un altro dei più illuminatiingegni critici di questi sgoccioli di secolo (tra quelli che si sogliono .rb.i"u."

"o111"«desanctisiani della seconda generazioner)o Francesco D'Ovidio, fieramente si sca-gliasse contro i «seguaci minuscoli» dell'analisi comparativa e dell'inchiesta clocu-mentaria in nome dell'"intuizione" e degli .sguardi sinteticirTe, nel caso poi deicanti d'amore non sapeva trovar di meglio che biasimare, e sia pure con pigtio

"ironia affatto cattivanti, la squisitamente 'biografica' contravvenziàne al *r.o1,à p."-cetto del decalogo cattolico» e chiamarne a correa la letteratura romantica d'importa-

studioso-non si dedica pafiitamente al poemetto a cagione delle osciìlazioni tlimostrate flai leoparrlisticoevi nella sua sistemazione cronologica: "Or dunque. fin che una data, una lettera, insomma un indiziopositivo non si scoprirà per accertar l'anno della composizione del Corualt,o, a me non sembra che sipossa fermarne Ìa data inoppugnabilmente, (pp. 54-55; e vd. pure p. 2O4\. Soltanto una 4ecina cl'annidopo, a dubbì datativi sgombrati, il critico torna a occuparsi bievemente - nella citata Vitcr di GilcomoLeopardi, pp. 146-149 - della lirica, meticolosissimamente collocata ora «tra la fine di maggio e ìaprima quindicina di giugno [del 1833]" (p. 147); e qui ecco di nuovo far capolino l'anticof,enchantfontaniere: "[...] forse un altro [giorno] in cui, piìr rralandutu del solito, ei si faceva rileggere Ili)onquistodi Granata del secentista Graziani, ripensando quel luogo dove Osrniro [sic] morendo s'accommiata daSilvera [.. '], il Leopardi si vide balenar nella menìe I'immìgine di se stesso in una situazione comlragna»(p. 146; cfr. la nota seguente).

78: A. Bru,oNt, Di una probabile fonte dcl .Consalto, di G. Leopardi, oRinascimento, di l-oggia,6-7, agosto-settembre 1895, pp. l-6:2 e I (poi in Frammenti di ciitica letteraria, Milano. AlbJlhi,Segati & C. f903); e cfr. pure lo., Gli epigoni d,ella *Gerusalemme Liberata,,, padova, Draghi 18931 p.322 sgg. Come già avvertivo alla nota 72 e come giustamente sottolineava il Beìlnni stesso. al posocconon sarà da riconoscere che il merito esiguissimo della prima menzione del Conquisto tli Grarutta: lapaziente e abbastanza sensibile analisi dei debiti, inequivocabili, contratti dal Leopanli con il corregio-nale di Pergola è tutta farina del sacco dell'erudito pudorunu.79. Cfr. F. D'OvIoto, Un giurlizio di Francesco De Sanctis sme.ntito d.a un d,ocumenlo (memoria lettaall'Accademia di Scienze moraìi e politiche deìla Società Reale di Napoìi), Napoli, Tip. rìella RealUniversità 1898, pp. 3-4, che si-pone, mi sembra, a parziale rettifica,

" io.." p.oprio a riirattazione, di

quanto affermato, a proposito del maestro irpino, una ventina d'anni prima in bui critici caLabresi, cit.,pp. 143-l4B (si veda, supra' nota 25). Sul significato emblematico di quest'.apologo critico» e, piilatamente, sull'esigenza "d'interpretazione, di sistemazione storica» agitata dal postdlsanctisiano D,O_vidio nel caotico clima culturale dello scorcio del secolo passato si sofferma F. Tucclrro, F'rttnresr1D'ouidio-e la critica leopardiana di De sanctis, "Il veltro", xxxl (1987), 5-6, pp. 7os-71s, special-mente 708-714; ma si veda anche il breve profilo dello studioso molisano tracciato àa F. Sar,seNo per lustoria letteraria Marzorati (l critici, II, Milano. 1969, p. l0l7).

108 Marzia Minutelli

zione ("[,..] la poesia che veniva d'oltremonte e d'oltremare aveva messo in moda

l'amore romantico, come aveva dato attrattiva a tutto ciò che avesse aria di ribellionealle leggi sociali"), arrivando a definire il Consalao

una nuova prova dell'efficacia che la letteratura ha sui costumi, specialmente dei letterati;ché se da un lato può considerarsi come una manifestazione del romanzo fiorentino del Leo-pardi, per converso è un eaidente segno d.elle origini anche letterarie di talune mancanze discrupoli nella aita.

Ognuno vede come gli interessi allotrì calunnino la stessa (innegabile) bontà dellenotazioni estetiche, inquinando non irrilevanti titoli di merito dovidiani, quale ilsicuro olfatto dimostrato nella collocazione cronologica del poemetto, appena primache la flagranza dell'autografo napoletano giungesse a dissipare Ia caligine del depi-stamento leopardiano:

ll Corualuo era stata la più baldanzosa espressione di quel romanticismo, ma che specie dibaldanza! [. . .] hu tutti i pregi di quell'indiri zzo ed è Ia piìr intera manifestazione di quell'ani-ma posta in così duro dissidio. Nel Leopardi quel sogno fantastico e quella rassegnazione a un

amore sparente acquistano verità soggettiva, sincerità piena, dalle condizioni sue personali,Ie quali non gli consentivano che la speranza d'un disperato. Ad alcuni studiosi parve che ilCor»alao s'avesse a porre nel lB21 [...]. Giustamente il Carducci e ora il Ridella Io riferisco-no invece al biennio (1831-33) dell'amore per l'Aspasia. Infatti tra Ie poesie giovanili ilConsaluo apparisce fuor di luogo, e meglio conviene a questo periodo più tardivo e piìr audace

in cui la più formidabile passione divampò nel suo cuore [...]. Ad ogni modo, pur nei duenomi del carme che suonano spagnolescamente romanzeschi (non siamo i primi a notarlo), si

sente I'aura romantica; come in quella sovrabbondanza di parole e di fioriture, che ad altriseppe di composizione giovanile, si sente l'espansione di una tenerezza voluttuosa, solita-mente rattenuta da tanti freni, che erompe una volta mediante quel correttivo della morteimminente. Ciò che in un altro poeta, che per mero capriccio letterario tratteggiasse una

immaginazione simile, sarebbe sdolcinatura, in Ìui è sincerissimo [...]8o.

A un anno di distanza dalla breve intrusione del molisano, nel'98, fu la volta delloScherillo - anch'egli insigne esponente di quella generazione meridionale avocante a

sé il retaggio del De Sanctis (ex scolaro, tra I'altro, a Napoli proprio del D'Ovidio) -81di entrare, e a vele spiegate, nel caso Consalao, intitolando al poemetto il lungoarticolo inaugurale del LXXVI volume della "Nuova Antologia". E siccome questo

scritto sembrano alonare concomitanti armoniche di una, vorrei dire, cronologicafatalità (composto nel già cruciale frangente del centenario del natale leopardiano,rifluì, con tenui ritocchi, sotto specie di lllustrozione in coda al libro, nel commentoai Canti che, proprio allo scoccare del secolo, lo studioso licenziò per lo Hoepli diMilano)82, non so esimermi dall'approfittare di tale tentante teleologia, adottandolo asuggello, nonostante evidentemente il volgere della centurie non conduca d'emblée a

80. F. D'Ovroro, Leopardi e Ranieri cit., rispettivamente pp. 90, 91, 93 (il corsivo è mio), 92-93.

Bl. Su Michele Scherillo cfr. la pagina di F. Terro ne I critici marzoratiani cit., II, p. 1097.

82. Cfr. M. Scnrnnr-o, Il oConsaluoo d,el Leopardi, "Nuova Antologia,, s. IV, LXXVI (1898), pp.

3-27; poi, quasi invariato, come Corualuo, Aspasia, Il sogno, Amore e Morte, Il pensiero dominante, A sé

stesso, nell'appendice di lllustrazioni all'ed. cit. clei Cunti del 1900, pp.294-321, e ancora, alquantoampliato e rimaneggiato, con il titolo di Corualuo, Aspasia, Amore e Morte, Il per»iero dominante, A sé

slesso, nel corredo illustrativo alla 3^ ed. (1911), pp.395-426.

Il caso oConsalao, 109

un diverso strutturarsi dell'indagine83, dell'approccio tardoottocentesco alla lirica.Al ruolo di rappresentante summatico, ricapitolativo di una stagione di pensiero, inverità, il saggio si attaglia esemplarmenteo presentandosi come un dovizioso colletto-re di dati documentali (le fonti, Ie filigrane culte, la datazione, Ie incidenze autobio-grafico-aneddotiche, etc.), uno scmpoloso e aggiornatissimo punto della situazione,e nel contempo aspirando a soddisfare una superiore esigenza interpretativa, vivida,s'è detto, in quel momento di transizione e di crisi dei metodi, specie nell'àmbitodella cosiddetta «scuola napoletana,. Incipitario e imprescindibile è, more solito, ilmisurarsi con l'intransigente Carducci del Rudel, tacciato (in ostentato contrappostoal "glorioso maestro» campano) di soverchia alterigia egocentrica:

[...] quando un componimento poetico ha in se medesimo tanta virtù da commuovere interegenerazioni, e non solo sospirosi giovanetti e fanciulle sentimentali, io critico diffiderei dellamia impressione se per caso essa fosse sfavorevole. Che abbia le traveggole io, mi domande-rei, che non riesco a vedere quel che tanti, quel che tutti vedono? [...] egli [Carducci] dàbensì una nuova e cospicua prova di esser quell'insigne scrittore che tutti ammiriamo, ma diserenità critica non mi pare. Se una poesia [. . . ] riesce a toccare cefte corde del cuore, per cuie le donne e i giovani, i meglio desiderati ascoltatori del poeta cioè (e Dante della sua donnavoleva parlare,

Donne e donzelle amorose, con vui,Ché non è cosa da parlarne altrui),

si sentono vivamente commossi; se sa farsi interprete gentile d'intere generazioni di lettori,siano pur tutti malati di spirito: merita forse per questo il dileggio di chi nel poeta vuoleammirare una compostezza classica che qui sembra che manchi? Non attinge il suo fine lapoesia quando riesce a produrre effetti simili a'musicali accordi8a?

Conseguentemente il riscatto del componimento, dovidianamente (e su sollecitazio-ne, anche, dell'allora uient-de-parattre Foscolo, Manzoni, Leopardi del Graf) stimatouno «speranzoso delirio romanticorr, anzi "il frutto italiano più squisito di quellaletteratura sentimentale, tutta febbre e languori, venutaci d'oltr'Alpi e d'oltre

83. Questa è la convinzione, senz'altro sottoscrivibile, manifestata da M. Mlnrt nel giudizioso bilan-cio avanzato in Leopardi nella critica del Noaecento, in Leopardi e il Noaecento, cit., pp. 23-63:24 (macfr. pure E. BrcI, Giacomo Leopard,i, cit., p. 376). A considerare, con soverchio schematismo, il IB9B -anno delle celebrazioni genetìiache, e massime della sortita a stampa dello Zibaldone - quale .crinalefra vecchio e nuovo modo di guardare al Leopardi" propendono invece A. Bocrlrr, Mito di Leopardi,

"Ulisse", vol. II, a. IV (1950)" pp. 510-517; R. Nrcnt, Leopardi nella poesia italiana, Firenze, LeMonnier 1970, p. 78 (da cui derivo la citazione), e C. Gorrrs, Leopardi, cit., pp. 36-37, forse dirimando a un giudizio espresso relativamente'a caÌdo'da Benedetto Croce: nPriva di guida scientifica[...] l'erudizione, che vergine non sapeva restare, si maritava coi pregiudizi più volgari della tradizione edella moda; e si assisté perfino alle nozze di essa col lombrosianismo (genio e follia), feconde di prolemostruosa, che si sarebbe accresciuta e moltiplicata se per fortuna non fosse intervenuta la celebrazionedel centenario leopardiano del 1898, quando i lombrosiani-letterati e i letterati-lombrosiani erurtarono agare così orrendi e buffi spropositi [...] da suscitare il disgusto e il riso di tutta la gente sennata; e quellafu la catastrofe letteraria della scuola e la crisi benefica della malattia - per saturazione di spropositi,(B. Cnocr, La critico erudita della letteratura e i suoi aaaersari, ne La letteratura della Nuoua ltalia cit.,p. .385 [o scritto è de] 19I1, il che fa ammenda di certa deformazione prospettica]).

84. M. Scurnrrlo, Il *Coruaho, cit., pp. 3-4 (traggo le citazioni, qui e nel séguito, dal lavoro nellasua prima forma, in quanto più'ottocentesca', non modificata sull'onda di ricerche e contributi biblio-grafici seriori al simbolico limite del secolo).

I10 Marzia Minutelli

-u."rr85, è condotto innanzitutto sul terreno di quella nforma, che il Carducci repu-

tava *d'un neo-classicismo un po' baroccor, specularmente e pure letteralmenteribaltando quelli che per l'eminente conversatore erano imperdonabili difetti d'enfa-si (si ricordi: ocontorcimenti quasi spirali" dell'endecasillabo; "verseggiatura spez-

zetlata>>o e via seguitando) in altrettanti pregi del mimetico trciumerei:

La forma stessa, come sempre nel Recanatese, rispecchia fedelmente I'esaltazione passiona-

le. Non piir Ia severa armonia svolgentesi tra le spire eleganti della canzone petrarchesca

[...];non laleaigatacntannoreatrasparenzadegliscioltidell'lnfinito,dellaSera,dellaLuna,dellaYita solitaria [...1, Che largo irrompere, invece, di suoni e di passione nel Consaluol OraI'espressione è calda, ionora, quasi rumorosa; ora lenta, timida, quasi incerta. Il uerso ora si

torce a spirale, come se volesse giungere a manifestare pur Ie più sfumate delicatezze del

sentimento; ora è spezzettato, quasifatto di singhiozzi. E la melodia fluisce voluttuosa, idilli-ca, rendendo mirabilmente Ia sensazione d'un sogno soave: il «sogno supremo" del Leopardi,ndi morir giovane e in un amplesso d'amore, [ZumnrNr, Saggi critici, cit., p. 73]86.

Così, verosimilmente sempre una suggestione del volume grafiano, mirante all'ascri-zione del poeta di Recanati a canoni letterarì decisamente extranazionali, è quellache conduce Io Scherillo a individuare nel Werther (correggendo documenti allamano l'errore del positivista torinese, in dubbio su di una diretta conoscenza leopar-

diana del romanzo tedesco) il "modello romantico» del Consaluo, che viene per

I'appunto giudicato "un Werther in miniatura":

e qual miniatural L'amatore italiano sogna d'ottenere, moribondo, quel che il tedesco, delibe-

rato di morire: il nodo dell'azione, nel romanzo come nel poema, consiste in un unico, supre-

mo, disperato bacio dell'amata, donna d'altrui, a cui necessariamente succede I'annienta-

mento. È la somiglianza, ch'è nelle linee generali, si riscontra altresì nei particolari8T.

85. Cfr. FoscoLo, Maruoni, Leopardi. Saggi di Arturo Graf aggiuntoui Pre.raffaelLiti, simbolisti ed esteti

e Letteratura d.ell'amenire, Torino, Loescher I898 (rist. iòid., I955), specialmente pp. 289, 300-:101,

338, 386. L'esplicito rinvio dello Scherilìo all'opera grafiana a proposito deì romanticismo clel poemetto

non andrà certo inteso come un riconoscimento al professore torinese della prima sottolineatura di un

carattere già rilevatissimo (" [-u notato da un pezzo che il Corcabo [. . . ] è cosa tutta romdntica,. , asseri va

d'aìtronde lo stesso Graf[p. 338]), quanto piuttosto quale ammissione di un piir vasto e generico obbligonei confronti di chi aveva complessivamente tentato - secondo scrive il Nlanrr, Leopardi nella critica del

Nooecento, cil. , p. 25 - «una interpretazione interiore e culta della poesia leopardiana in senso romanti-co,. Al proposito si veda pure quanto osseNano il BIcI" Giucomo Leopardl, cit., p. 373, ma soprattutto ilGorrrs, Leopardi, cit., pp. 34-35, e il GucltrrulNrrrt, Leopardi nella letteratura italiana cit., p. 95sgg.; mentre non consente minimamente a considerare innovativo il volume grafiano M. l'unrur, Ieopar-di nella critica dell'800, cit., p. 370.

86. Le citazioni da Il "Consaluo" scherilliano sono tratte dalle pp. 21 e 6 (il corsivo è mio, onde

immeriiatamente evidenziare gli ostentati rimandi antifrastici alle espressioni carducciane del Rudel

fc[r. supra, p. 96 e nota 49]).

87. Iui, pp. 23 e 25 (si ricorderà che un paraìlelo tra il canto leopardiano e il romanzo tedesco aveva

già, a suo tempo, istituito il Ptrnnrrl [cfr. nota 31], dei cui scritti tuttavia lo Scherillo dic]riara di non

essere a conoscenza). Un'ulteriore comezione al convincimento grafiano (Foscolo, Maruoni, Leopurdi

cit., p. 215) venne da G. M,rnpIu-rRo, che ai rapporti rra Werther, Ortis e il Leopardi dedicò un

insignificante saggio, pubblicato sul .Giornale Storico della Letteratura ltaliana", XXXVI (1900), pp.

350-378. Riprende e lievita, in chiave scaltritamente psicanalitica, ol'azzardata ma felice ipotesi"scherilliana odella Wirkung àel Werther su Leopardi, il recente contributo - uno lra i pochissimi ai

nostri giorni esclusivamente consacrato alla figura del moribondo leopardiano - di G. MeNeconoe,owerther,, *Ortis, e oConsaluo,, in Materialismo e masochismo. Il *Werther,, Foscolo e Leopardi,

!'irenze, La Nuova Italia 1973, pp. 37-90 (vd. in particolare p. 39 nota 3).

Il caso oCor»alao, t1I

E qui lo studioso, che poco sopra si era lasciato indurre ad argomentare sulle fontidella lirica ciò che lo Straccali e il Cesareo, dà Ia stura alle risorse del suo compara-tivismo, r,on apprezzabilmente differente, invero, da quello ordinario, grossamenteimpressionistico e meccanicamente giustappositivo, degli zeloti della critica erudita.Dispiegato con esprit de finesse senz'altro più smagliante è invece il paragone, inter-no questo agli stessi Canti, che - ancora presumibilmente su suggerimento di ArturoGraf (incrociato stavolta con il surricordato spunto della lezione desanctisiana sopraLa uita solitaria, reso noto sulla "Rassegna" già dall"B5 per opera del Torraca) -ravvisa nelSogno «quasiunprimo abbozzodelConsaluorss. U., abbozzoecontrario,per così dire, atteso che "nel Corualao la situazione è capovolta":

chi, se non morto, giace presso a morire, ora è il poeta, che sogna ad occhi aperti una visitanon del simulacro della donna amata, bensì di lei viva e "di mille vezzi sfavillante». Essa nonè più la poveretta "nel fior degli anni estinta"; anzi una "bellissima donnao, "per divina beltàfamosa,, che vive e vivrà .beatao beatificando gli altri e abbellendo il mondo col suo sem-biante. Il timido e innocente idillio di Silvia e di Nerina, ohimè, è rimasto offuscato dallosplendore della nuova beltà .conscia del suo poter»: Elena ha fatto dimenticar Margherita8e.

Valga, tale mefistofelico aforisma, di chiusa all'istruttoria di questo disputato pro-cesso belle époque, a congedarci da una maniera di accostarsi al poemetto dove lepreoccupazioni eteronome la vincono di troppe lwghezze sull'apprezzamento deltesto in quanto tale: apporti, in fondo, che - sia pure in assai varia misura, perazione o per reazione - si fanno documenti dell'assunzione del Coruoloo a emblemadel gusto borghese della neonata nazione ('la novella in versi più amata dagli italia-ni') prima che non tentativi di accertare la sua appartenenza alla storia della buonaletteratura. Ancora qualche lustro, e la risposta neoidealista - il, qualechessia,salutare .ritorno al De Sanctis, del Croce - (ma un ruolo non trascurabile lo svolgepure il "leopardismo militante" [decadente-crepuscolare, vociano, rondistico, erme-tico]; e a questa zona meglio afferisce la stessa esperienza del "saper leggere"derobertisiano)eo segnerà la fine degli spietati vagli realistici a cui sottoposta la lirica

88. Per il ìuogo deìla lezione del De Sanctis riguardante IL sogno vd. pp. 86-87 e nota 20; quanto

alla comparazione grafiana cfr., in Foscolo, Manzoni, Leopardi cit.. il capitoìo Y: Estetica della Morte,pp. 300-301 (da notare che lo scrittore manifesta in queste pagine I'insostenibile convinzione che i bacì

di Elvira costituiscano una «prova d'amore,. arrivando coraggiosamente ad affermare che "la morte

stringe il nodo che sciorrà subito dopo,: ìeggerezza interpretativa da cui va esente, naturalmente, lalettura scherilliana). Ancora ìo Zultntlt nei citt. Studi sul Le.opttrdi, II, definirà il Consaluo "un secondo

sogno, dopo quello descritto nell'idillio che ne porta il nome" (p. 221), producendosi da buon discepolo

del critico di Morra nelÌ'ennesimo virtuosistico raffronto tra le due liriche (vd. pp. 221 e 2241.

89. M. Scnrnrllo, IL "Corualuo" cit., pp. B-9.

90. Il riferimento crociano è ovviamente al saggio, etimoÌogicamente discutibile, Leopardi, uscito su

"Critica, nel'22,equindiraccoÌto inPoesiaenonpoesia, Bari, Laterza 1923(19748), pp. 100-116. Del'22 pure le prime riflessioni leopardiane del Dr Rosrnrrs, in introduzione aìla sceìta dallo Zibald,one cla

lui postillata per il Le Monnier di Firenze (ibid,. tre anni appresso uscirà il suo capitaìe commento aiCanti). Per :un'attendibile ricostruzione del panorama critico leopardiano di primo Novecento, con la sua

aggrovigliata compresenza di impulsi novatori e tenaci ipotechefz de siècle, è d'obbligo ancora una voltail ricorso ai contributi di E. Brcr, Giacomo Leopard.i, cit., pp. 377-389; di M. Menrt, Leopardi nellacritica del Nooecento, cit., pp.23-49; di M. GucurrnarNvnt, Leopardi nella letteratura italiana da Grafalla "Vore". cit. pp. 95-125.

rt2 Marzia Minutelli

«parve una romanticheria che non concluderer; la fine dei conati di biografismo(quale delle mestichiane ndodici donne, presta il suo sembiante all'ineffabile Elvi-ra?) e delle parate fontaniere; la fine insomma degli pseudoproblemi, dei disputarida caffè, delle troppo sovente dilettantesche disquisizioni di un abito critico fatal-mente usurato. llConsaluo viene scandagliato iuxtaprincipia diligentemente poetici,e sarà proprio Giuseppe De Robertis, nel commento fiorentino del Ì925, a intrapren-derne la prima impregiudicata (appena striata di 'novecentismo') analisi stilistica, alcui raffronto i rilievi formali dello Straccali e dello Scherillo, e fin quelli incunabula-ri carducciani, prendono consistenza di sinopie scialbate. Ma, a conti fatti, bisognatuttavia riconoscere che il "gran vate» aveva ragione: pure dall'universalmente rin-novato interesse (dalle imminenze postbelliche a oggi) per l'ultimo Leopardi, e sus-seguente riannessione al dominio della npoesia" dei canti del dopoidillio (dal'30 ingiir), il malavventurato Corxaluo, globalmente considerato, esce ancora irredento.Conforme alla poco più che adolescenziale 'profezia' dell'antiromantico Giacomo,insomma, il poemetto incontra - e sarà forse caso di dire: incontrava - soprattuttoincondizionati i favori della tanta «gente» dal "gusto fracido e sciagurato». Non pernulla, per uno di quegli "sberleffi" di cui Gadda stimava compiacersi il caso (o ilpadretemo), il Consahto piacque alla Fanny:

Godo davvero nel sentirvi tutti bene, e direte vi prego molte cose in mio nome all'ottimoLeopardi, le di cui poesie nuove mi hanno molto dilettato in ispecie Consalvo.

Al Ranieri, il 31 di dicembre del 1836e2.

Manzn MtNumllr

[Dopo che questo articolo era già stato consegnato aÌla redazione della rivista (novembre l9B9), èapparsa sul nGiornale Storico della Letteratura Italiana", CVI (1989), 536 (IV trimestre), la "varietà» diM. ScoTu, Due conferenze romane sul oConsalaoo: Carducci e Lignana, che, evidentemente, tratta temiaffrontati pure nella seconda parte del presente scritto. Atteso, tuttavia, lo sviluppo del tutto indipen-dente del mio discorso, ho preferito non intervenire sul testo già composto, limitandomi a rinviare alcontributo dello Scotti nelle note interessate, e a segnaÌarvi le informazioni dello studioso di cui mi sonopersonalmente valsal.

9I. Così, a proposito delle «strette» degli inquisitori del tardo Ottocento, R. Dusr, L'amore leopard,ia-no, con prefazione di V. Cian, BoÌogna, Zanichelli 193I, p. 209.92. Riproduco il passo della lettera della Targioni conforme al testo che si ìegge in F. Frona, Leopardie "Aspasia, I. (Le lettere di Fanny Targioni Tozzetti ad, Antonio Raniei), .Nuova Antologia", s. VII,CCLVII (1928), pp. 45-58:58.