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DIGGING UP EXCAVATIONS Processi di ricontestualizzazione di “vecchi” scavi archeologici: esperienze, problemi, prospettive Atti del Seminario, Pavia, Collegio Ghislieri 15-16 gennaio 2015 A cura di Paolo Rondini e Lorenzo Zamboni Presentazione di Maurizio Harari e Alessandro Naso Edizioni Quasar Estratto

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DIGGING UP EXCAVATIONSProcessi di ricontestualizzazione di “vecchi” scavi archeologici: esperienze, problemi, prospettive

Atti del Seminario, Pavia, Collegio Ghislieri 15-16 gennaio 2015

A cura di Paolo Rondini e Lorenzo ZamboniPresentazione di Maurizio Harari e Alessandro Naso

Edizioni Quasar

Estratto

Redazione: Paolo Rondini, Lorenzo ZamboniIn copertina: da un'elaborazione grafica di Ruggero Pedrini

© Roma 2016, Edizioni Quasar di Severino Tognon s.r.l.via Ajaccio 41-43, 00198 Romatel. (+39) 06 85358444, fax (+39) 06 85833591email: [email protected]

ISBN 978-88-7140-697-8

Il volume che qui si pubblica è il primo di una serie che, espressamente dedicata all’Archeologia Classica e del Vicino Oriente, intende accogliere i migliori prodotti scientifici di giovani studiosi formati all’Università di Pavia. La serie editoriale è stata ideata e resa finanziariamente possibile dalla generosa intelligenza del dr. Cesare Oddicini, alunno dell’Università di Pavia per le discipline dell'antichità.

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Abstract: The urban quarter of Costa Murata at Vetulonia has been excavated between 1963 and 1979 by Anna Talocchini of the Soprinten-denza Archeologica della Toscana. The excavations revealed a complex stratified context, where some sacred buildings, occupied between the 6th and the first quarter of the 1st century BC, have been obliterated by private houses in the 1st century AD. The location of the sanctuary offers a large view on the surrounding areas, in direction to the sea routes as well as to the metal repository in its hinterland (Colline metal-lifere). This topographical position was important for the political and economic self-representation of the city during the Romanization as it is suggested by the destruction of the sacred area by the Sullan soldiers around 80 BC, which implicated a breakdown in the political and cultural life of the city. Its obliteration was completed during the Early Imperial Period, with the construction of some domus. The recon-struction of the topography, the stratigraphy and the history of the site is nowadays only possible within an attentive research ad re-inter-pretation of Anna Talocchini’s documentation and of the material findings. The set-up of a digitalized database allows to insert different kind of data in an interconnected system. For this reason I propose to study the internal relationships of the elements of the documentation (findings, typology, plans, excavation photos, conservation-history…) as a network. The network analysis offer a great potentiality to ponder the value of each data-set in the database and to reflect on possible operative loops, issues or challenges.

Il sitoL’antico quartiere urbano di Costa Murata, nel settore nordoccidentale della città di Vetulonia, occupava un pianoro

(m 322,4 slm) che, posto tra l’Arce e Castelvecchio, costituiva una delle alture sulle quali si estendeva la città antica (Fig. 1)1. Per la sua posizione strategica, per la quale si è ipotizzato che vi si collocasse l’arce minore2, dovette rivestire una funzione simbolica all’interno della topografia cittadina. Da Costa Murata è infatti possibile un ampio sguardo sia verso la costa che ver-so l’interno. A Sud-Ovest la visibilità sul Palude di Castiglione e sull’antica area portuale cittadina è più ampia di quella che si gode dall’Arce3. Da Costa Murata, volgendo lo sguardo verso Nord, si trova l’alto crinale di Poggio Ballone (m 631 slm) che de-clina rapidamente verso la costa, delimitando la Valle dell’Ampio, mentre digrada più dolcemente verso l’attuale insediamento di Tirli. A Nord-Ovest, la panoramica si apre sulla valle del Rigo ed in parte su quella dell’Alma, in direzione di Gavorrano e a Scarlino. Da Costa Murata era quindi possibile controllare i due ambiti territoriali che furono per secoli fonte di ricchezza per la città, da un lato il lago Prile, aperto alle comunicazioni sulla grande viabilità mediterranea, dall’altro l’area interna, sede delle risorse, minerarie, agricole e boschive, fondamentali per la ricchezza delle aristocrazie cittadine4. Conseguentemente, il piano-ro era altrettanto ben visibile dalle vie di comunicazione marittime ed interne e gli edifici qui eretti assunsero una funzione di rappresentanza del potere politico e mercantile della città di Vetulonia.

Il quartiere, che non fu mai edificato in età medievale, venne occupato solo parzialmente da alcune strutture abitative e scolastiche, costruite tra la fine del XIX secolo e il primo sessantennio del XX secolo. Brevi sondaggi furono effettuati da Isi-doro Falchi nel 18945 ed in seguito da Luigi Pernier6 e Doro Levi7 che riportano la notizia ed alcuni rilievi di strutture murarie sulle pendici meridionali di Costa Murata, obliterate dalla costruzione dell’edificio scolastico, oggi museo civico.

Gli scavi Talocchini (1963-1979)L’attività della Soprintendenza Archeologia della Toscana a Costa Murata si svolse tra il 1963 ed il 1979. In questo periodo

la direzione scientifica delle indagini fu affidata alla dottoressa Anna Talocchini che con passione ed attenzione mise in luce

1 Falchi 1891,21.2 Rafanelli 2011.3 L’Arce infatti, esposta a Nord-Est, domina la valle del fiume Bruna in direzione di Roselle e Buriano.4 Curri 1978, p. 41. Cygielman 2000, p. 136.5 Falchi 1895, pp. 272-317.6 Pernier 1918, pp. 216-222.7 Levi 1926, p. 187 s.

Un database relazionale ed un network di verifica per l’edizione degli scavi di Anna Talocchini a Costa Murata (Vetulonia) 1963-1979Raffaella Da Vela

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R. Da Vela

numerose strutture e stratigrafie, pertinenti ad un grande santuario, frequentato tra l’arcaismo e la tarda età ellenistica e ad al-cune domus abitate a partire dalla prima età imperiale. Nel 2002 la dottoressa Talocchini mi ha accompagnato nello studio dei diari di scavo, contenenti dati che, per cause contingenti, erano rimasti inediti per circa un trentennio. Questo studio è stato inizialmente finalizzato all’individuazione del contesto di alcune terrecotte architettoniche, pertinenti ad un edificio sulle pen-dici meridionali della collina8. La lettura dei diari ha permesso una prima ricostruzione generale dei complessi architettonici e delle loro stratigrafie. Nel presente contributo si propone questa lettura delle strutture, in attesa di poterne dare un’edizione definitiva che sarà possibile solo al termine dello studio congiunto dei numerosi materiali inediti e della documentazione di scavo. Si propone inoltre un approccio metodologico nuovo per la gestione corretta del materiale documentario, quantitativa-mente significativo e che necessita di sistematizzazione.

Gli scavi Talocchini furono articolati in tredici campagne, dapprima con saggi mirati che misero in luce le zone di par-ticolare interesse archeologico (Fig. 2), quindi, a partire dal 1970, con un’indagine in estensione sulla sommità del pianoro (Fig. 3). Questa indagine mise in luce una serie di strutture cronologicamente e topograficamente molto articolate relative ad un quartiere che fu centro religioso della città antica e fu poi adibito a funzione residenziale in età romana.

La ricostruzione preliminare dei rapporti stratigrafici e delle strutture sembra indicare una monumentalizzazione del quartiere in età ellenistica, durante la quale gli edifici costruiti sul pianoro vennero collegati con quelli eretti alle pendici set-tentrionali e meridionali. Le strutture settentrionali rientrano nell’area denominata Costia dei Lippi e sono state edite da Anna Talocchini9 e riconsiderate da Adriano Maggiani10. Queste strutture potrebbero costituire, a mio avviso, una sorta di propileo all’area sacra di Costa Murata, come indicherebbe anche il ritrovamento di una scalea scavata nella roccia, descritto nei diari del 3-26 ottobre 196711. Anche le strutture murarie alle pendici meridionali, probabilmente pertinenti ad un piccolo tempio, potrebbero riportarsi alla monumentalizzazione di un accesso dal lato dell’Arce. Questa situazione sembra confermata dal ritrovamento di tratti di una strada basolata che da questo lato saliva verso il pianoro, passando a lato dell’area sacra di età arcaica12. La stratigrafia di questo edificio era molto ridotta, presentando, al di sotto degli strati di riporto, un livello di distru-zione pertinente ad un incendio, nel quale erano contenute le terrecotte architettoniche, ed uno strato di battuto costituente il piano di calpestio, direttamente impostato sulla roccia naturale, appositamente livellata13.

Gli edifici sulla sommità del pianoro, meglio conservati, presentavano una stratigrafia più complessa, compresa tra l’età arcaica, a diretto contatto con la roccia naturale, e l’età imperiale. Ad Ovest si collocano le stratigrafie più antiche, messe in relazione con un luogo di culto, per la presenza di piccole favissae contenenti ceramiche greche di importazione14. Queste stra-tigrafie sono state messe in relazione, da Anna Talocchini, con alcune strutture murarie che definiscono un edificio di forma quadrangolare irregolare e con una strada, ristrutturata poi in età ellenistica, in concomitanza della generale monumentalizza-zione dell’area. Questa strada avrebbe dato accesso, a Nord, alla scalea scavata nella roccia che scendeva verso Costia dei Lippi. Al centro del pianoro si collocava il cuore dell’area sacra ellenistica. Qui era una cavità, scavata nella roccia. La descrizione dei diari di scavo, accompagnata da un disegno, si riferisce ad essa come ad una stanza sotterranea, profonda circa m 6,5, interpre-tata dalla scavatrice come bothros, al centro della quale era una colonna, posta su un basamento15. La presenza di ossa animali e di frammenti di ceramica misti a cenere sul basamento della colonna, le probabili tracce di fiaccole alle pareti e l’accesso all’area centrale del vano con pavimentazione in grandi blocchi di pietra sembrano avallare l’ipotesi di un vano sotterraneo riservato al culto16.

Recupero e rielaborazione dei dati di scavoDal punto di vista metodologico, il recupero dei dati di scavo prende avvio dall’analisi dei diari della dottoressa Talocchi-

ni e dal loro confronto con le indicazioni reperibili sulle cassette dei materiali, depositate nei magazzini della Soprintendenza e con le strutture visibili nella documentazione fotografica in archivio, alcune delle quali oggi inserite nel parco archeologico urbano. Lo stato attuale della ricerca è arrivato a ricostruire un parziale diagramma stratigrafico, in relazione alle strutture

8 Le lastre architettoniche sono state oggetto di studio per la mia tesi di laurea, sotto l’attenta tutela del Prof. Giovannangelo Camporeale che colgo l’occasio-ne per ringraziare sentitamente. Un ringraziamento va anche ai funzionari della Soprintendenza Archeologia della Toscana, Mario Cygielmann, che nel 2002 ha autorizzato all’accesso ai materiali, seguendo con interesse il mio lavoro e all’attuale responsabile del territorio, dott.ssa Bianca Maria Aranguren per la sua disponibilità. La mia gratitudine si rivolge anche alla compianta dott.ssa Anna Talocchini che mi ha permesso di leggere i suoi diari si scavo e ha dialogato con me relativamente al lavoro svolto sul campo. Per la pubblicazione dei materiali architettonici: Da Vela 2010, Rafanelli 2011. 9 Talocchini 1963, p. 438.10 Maggiani 2003.11 Una sintetica notizia in: Talocchini 1968, p. 240.12 La situazione topografica è confermata dal ritrovamento di un tratto di strada basolata durante un recente intervento di emergenza: Aranguren - Cavanna 2014, p. 479.13 Da Vela 2010, p. 132.14 Colonna 1981, p. 202; Cygielman 1982, pp. 283-285; Talocchini 1985, pp. 100-102.15 Tale stanza, trova oggi confronti con quelle scavate in altri santuari ellenistici a Caere (Vigna Marini-Vitalini, S. Antonio, Vigna Parrocchiale: Colivicchi 2003. Belelli 2008). In generale su questi tipi di strutture: Marcattili 2005.16 Da Vela 2016a, c.s. Da Vela 2016b c.s.

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note. Questo ha permesso di inserire nella planimetria complessiva parti di strutture che non erano ancora state edite e posi-zionate (Fig. 4). In fase iniziale è invece lo studio dei materiali archeologici, per ora completato esclusivamente per i materiali architettonici. Lo studio prevede l’inserimento dei materiali in un database relazionale contenente dati di scavo, dati morfo-logici, fotografie ed eventuali disegni. La struttura del database permette di analizzare i contesti stratigrafici in base alla loro relazione con le strutture, ma anche trasversalmente ad esse, in modo da ottenere uno studio di fase del quartiere (Fig. 5). A questo strumento di lavoro, ormai canonico nella moderna rielaborazione di complessi archeologici, propongo di aggiungere una nuova metodologia come strumento di controllo e di riflessione sul database. Questa metodologia consiste nella costru-zione e nell’analisi di un network dei data-set inseriti nel database relazionale. Il network in accordo con la definizione teorica data dalla Social Network Analysis (SNA), è costituito da un insieme di nodi, che nel nostro caso rappresentano i tipi di dati a nostra disposizione, e dai loro reciproci legami, che indicano il rapporto di interdipendenza tra i diversi data-set (Fig. 6)17. Si tratta di un network che permette di individuare punti di forza e di debolezza del database ed in particolare di mettere in risal-to eventuali lacune, loops o rischi di sopravvalutazione dei dati disponibili. Attraverso le misurazioni matematiche permesse dall’analisi di rete è infatti possibile stabilire quali data-set abbiano una maggior capacità di influenzare gli altri e quali siano dipendenti da uno o più degli altri set. In questo modo, ad esempio, si può stabilire quanto possano incidere, in fase di analisi ed interpretazione del contesto, eventuali sviste in fase di raccolta dei dati o rimaneggiamenti dei dati di scavo in fase di con-servazione. L’individuazione dei loops, dei legami cioè a circuito chiuso, salvaguarda dal rischio di tautologie, indicando quali dati condizionano i dati stessi dai quali dipendono. Anche il rischio di sopravvalutazione di alcuni data-set, la cui accessibilità o visibilità è migliore di altri, viene messo in luce rapportando l’importanza percepita di alcuni dati rispetto alla loro reale posizione nel network. La mia proposta, avanzata in questa sede come novità metodologica, implica quindi una riflessione sul modo in cui il database viene costruito, sui suoi limiti e sulle sue potenzialità.

ConclusioniLo studio del quartiere di Costa Murata è fondamentale non solo per la ricostruzione della topografia sacra di una delle

più importanti città dell’Etruria settentrionale, ma anche per la comprensione del processo di romanizzazione dell’area co-stiera. In particolare, la defunzionalizzazione delle strutture santuariali e la loro obliterazione dopo l’incendio sillano indicano una programmatica destrutturazione politica e culturale avvenuta nella prima età imperiale, con la trasformazione in quartiere residenziale di quello che per almeno cinque secoli era stato il centro religioso della città. La quantità dei dati raccolti durante le campagne di scavo e che ancora necessitano di una sistematizzazione richiede un’adeguata impostazione metodologica. La costruzione di un database relazionale sembra al momento uno strumento adeguato per mettere in relazione sincronica e diacronica le strutture, le stratigrafie ed i reperti frutto dell’attività di scavo. Questo database viene quindi sottoposto ad un’analisi interna e ad un costante controllo attraverso un nuovo strumento metodologico, quello della strutturazione di un network di lavoro dinamico e monitorabile. Attraverso l’analisi di questo network si possono infatti valutare il peso ed il ruolo delle singole informazioni raccolte in fase di scavo e delle vicende dei materiali e della documentazione in fase post-scavo. Se quindi la costruzione del database relazionale permette la sistematizzazione, la comprensione e l’interpretazione dei dati raccolti da Anna Talocchini, il suo controllo attraverso il network di lavoro offre la possibilità di recuperare informazioni che con metodi tradizionali potrebbero andare perdute e tutela allo stesso tempo dai rischi inerenti alla sottovalutazione o soprav-valutazione di alcuni gruppi di dati.

Abbreviazioni bibliografiche

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Belelli 2008 = V. Belelli, Per una storia del santuario della Vigna Parrocchiale a Cerveteri, in X. Dupré Raventós - S. Ribichini - S. Verger (edd.), Saturnia Tellus. Definizioni dello spazio consacrato in ambiente etrusco, italico, fenicio-punico, iberico e celtico, Roma, pp. 319-334.

Colivicchi 2003 = F. Colivicchi, Il mundus di Clepsina e la topografia di Cerveteri. Scavi dell’Università di Perugia nell’ex vigna Marini-Vitalini. Campagne 2001/2002, in Science and Technology for Cultural Heritage XII, pp. 11-42.

Colonna 1981 = G. Colonna, Discussione, in A. Neppi Modona (ed.), L’Etruria Mineraria (Atti del XII Convegno di Studi Etruschi ed Italici, Firenze-Populonia-Piombino 16-20 giugno 1979), Firenze, p. 202.

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17 Per i fondamenti della Social Network Analysis: Wasserman - Faust 1994. Per le applicazioni in campo archeologico, da ultimo: Knappett 2013. Un’appli-cazione per lo studio delle relazioni tra dati di scavo e dati di elaborazione post-scavo non è stata, a mia conoscenza, sinora proposta.

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R. Da Vela

Cygielman 2010 = M. Cygielman, Case a Vetulonia, in M. Bentz - C. Reusser (edd.), Etruskisch-italische und römisch-republikanische Häuser, Wiesbaden, pp. 173-181.

Da Vela 2010 = R. Da Vela, Considerazioni su alcune lastre architettoniche etrusche di età tardo-ellenistica da Costa Murata (Vetulonia), in AAEC XXXIII, pp. 131-157.

Da Vela 2016a = R. Da Vela, Restructuration et déstructuration des sanctuaires en Étrurie septentrionale pendant la romanisation. Le cas de Costa Murata (Vetulonia), in C. Sotinel - S. Milanezi (edd.), Analyse topographique du fait religieux (Atti del colloquio internazionale di Pa-rigi), in stampa.

Da Vela 2016b = R. Da Vela, Chi ha gettato il cavallo nel pozzo? La stanza sotterranea del santuario di Costa Murata (Vetulonia), in E. Lippo-lis  - P. Vannicelli - V. Parisi (edd.) Il sacrificio. Forme rituali, linguaggi e strutture sociali (Atti del convegno di Roma, La Sapienza), in preparazione.

Falchi 1891 = I. Falchi, Vetulonia e la sua necropoli antichissima, Firenze.Falchi 1895 = I. Falchi, Vetulonia, scavi dell’anno 1894, in NSA 1895, pp. 272-300. Knappett 2013 = C. Knappett (ed.), Network Analysis in Archaeology. New Approaches to Regional Interaction, Oxford.Levi 1926 = D. Levi, Resti di edifici in località Costa Murata, in NSA 1926, pp. 186 s.Maggiani 2003 = A. Maggiani, Un santuario vetuloniese di età ellenistica, in A. Maggiani - V. Bellelli (edd.), Miscellanea etrusco-italica III

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Talocchini 1963 = A. Talocchini, La città e la necropoli di Vetulonia secondo i nuovi scavi (1959-1961), in SE XXI, pp. 435-451.Talocchini 1968 = A. Talocchini, Rassegna di scavi e scoperte: Vetulonia (1968-69), in SE 39, p. 240.Talocchini 1973 = A. Talocchini, Scavi e Scoperte. Vetulonia, in SE 41, pp. 530-533.Talocchini 1981 = A. Talocchini, Ultimi dati offerti dagli scavi vetuloniesi. Poggio Pelliccia – Costa Murata, in A. Neppi Modona (ed.), L’Etruria

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Fig. 1 – Vetulonia. 1. Costa Murata; 2. Costia dei Lippi; 3. Castelvecchio; 4. Arce; 5. Poggia-rello Renzetti/Scavi di Città (Fotografia aerea di base G. Schmidt, da Cristofani 1981).

Fig. 2 – Saggi del 1968-69.

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Fig. 3 – Aree di scavo del 1970-79.

Fig. 4 – Integrazione della planimetria in base alla do-cumentazione di scavo (su immagine satellitare zenitale da Google Earth. Posizionamento R. Krämer).

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Fig. 5 – Maschera di uno dei livelli del database relazionale.

Fig. 6 – Network di verifica del lavoro (elaborazione grafica del Network con il Software Cytoscape 3.2.1).

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