spiritualità africana
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Esclusa l'Africa settentrionale popolata da genti camito-semitiche
(Berberi, Cusciti, Abissini) a cui più tardi si aggiunsero gli Arabi,
l'Africa centrale e meridionale è abitata da popolazioni che si
suddividono in due grandi gruppi: Sudanesi e Bantu, a loro volta
suddivisi in Mandè, Susa, Songhai, Ascianti, Yoruba, Tebu, Sara,
Asandè, Fulbe, Haussa, Niloti, Cafri, Basuto, Beciuana, Herero,
Ovampo, Bateke, Bacongo, Barotse, Baluba, Bascuga, Matabele,
Mongo, Boscimani, Ottentotti, Bambuti, Babinga.
Presso tutti questi popoli esiste il concetto di Essere Supremo,
concepito sotto aspetto diverso da tribù a tribù, e considerato
onnipotente, fattore delle cose, animatore dell'universo; questi
vari concetti si desumono dall'analisi dei diversi nomi del Dio,
formati da radicali che esprimono i concetti sopra elencati. Così le
popolazioni che abitano lungo la costa occidentale dell'Africa
formano il nome di Dio dalla radice "-amba", "fare", "fabbricare",
e ne fanno Nyambé, Anyammbé, Nzambi, Nzambe; le popolazioni
del centro formano il medesimo nome dalla radice "-eza", "potere",
e ne fanno: Leza, Lezi, Redza, Maweza. Altri formano il nome di Dio
dalla radice "-ima", "vivere", sì che Dio sarebbe la Grande Anima
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che informa l'universo: Molimo. Altri fanno derivare il nome divino
dalla luce, cielo o Sole: "-ngu", "Celeste": Mngu, Mulungu, Mpungu.
è interessante sapere che le lingue bantu dividono,
grammaticalmente, mediante accordi e prefissi, gli esseri in
categorie di viventi e non viventi, ragionevoli e irragionevoli: a Dio
viene attribuito l'accordo e il prefisso degli esseri viventi e
ragionanti. Comunque, in realtà, non viene molto pregato, perché la
distanza che intercorre tra Dio e l'uomo è immensa; per questo
motivo in realtà ci si rivolge agli spiriti o ad esseri intermedi che
possono essere anche ospitati negli oggetti, i feticci.
Agli spiriti della Natura e agli antenati si presta un culto,
specialmente mediante le offerte deposte sugli alberi o sul tetto
della capanna; in genere è il capo tribù colui che amministra le
cerimonie e la comunicazione con le potenze superiori, e il capo è
una persona nella quale è passata e trasmigrata l'influenza e la
forza santificatrice degli antenati.
Il culto che si presta ai morti ha luogo prima e anche dopo la
scarnitura del cadavere: i morti hanno una piccola abitazione
presso la casa dei vivi, dove si conserva una particella del defunto
- unghie, peli, capelli - impastata con argilla o fieno, chiusa in
statue, urne ecc., dove vengono deposte le offerte funerarie.
La danza è una forma importantissima dei riti africani, tanto che,
quando qualcuno si converte al cristianesimo, di lui si dice che "non
danza più"; dopo la danza, sono in uso le processioni nelle quali
l'oggetto sacro esce scortato dal capo, dagli anziani, da tutto il
popolo che procede in cadenza.
I Warundi, per esempio, realizzano una processione per la Sacra
Lancia, dove si pensi dimori lo spirito di Kiranga. Dopo il canto e lo
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sfilamento innanzi alla Sacra Lancia, con offerta di un pugno di
paglia e domande di grazie, una donna che tiene sollevata in alto
una cesta imbevuta d'acqua la scuote e la spruzza sugli assistenti
che mormorano preghiere
(Nota di Lunaria: e pensare che le cattoliche non possono fare
manco questo, a messa! spruzzare il pubblico con acqua benedetta,
ah ah ah!)
I Pigmei colgono due noci primaticce di nkula e gettatele sopra un
fuoco acceso, vi danzano attorno, cantando e pregando la Divinità,
che continui a nutrirli. Le tribù di Zanzibar offrono in un piccolo
edificio di paglia le primizie delle messi; i pescatori di Gabon
offrono in oblazione allo spirito delle acque il primo pesce della
pesca giornaliera.
Nei sacrifici funerari è evidente l'idea dell'alimentazione: farina,
acqua, legumi, galli, capre, il cui sangue irriga la terra, sono deposti
innanzi alle tombe. Il sacrificio totemistico si può riconoscere
specialmente nella tradizione dei Fan (Congo) intorno al Coccodrillo
Sacro in cui si è incarnato lo spirito dell'antenato capostipite, che
viene cotto e mangiato ritualmente da tutti i componenti della
tribù.
Nota di Lunaria: per questa pratica, il banchetto eucaristico sacro
a base di un animale/cibo che incarna il Dio, e che viene mangiato
dai fedeli, ne parlano anche Robert Graves e Frazer; ovviamente il
cristianesimo è basato sullo stesso assunto, che non hanno
certamente inventato loro, ma che hanno scippato da certi riti
pagani; l'idea che il Dio si lasci mangiare per dare
salute/salvezza/benessere ai suoi fedeli è una costante di tante
religioni in special modo quelle più antiche; poi esiste anche l'idea
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contraria, ovvero che sia l'essere umano a dover nutrire il Dio; ne
sono un esempio i sacrifici di sangue degli Aztechi:
"Per quanto riguarda i sacrifici, gli Aztechi erano convinti che
niente fosse più necessario che assicurare al Sole il nutrimento: il
sangue umano, che nutriva il Sole e permetteva il suo ritorno.
Il Sole esigeva sangue, gli stessi Dei lo avevano donato. Comunque
c'è da ricordare che all'epoca si riteneva un grande onore
sacrificarsi per gli Dei.
Il rituale del sacrifico consisteva nel distendere la vittima su un
altare di pietra: il sacerdote gli apriva il petto, estraeva il cuore e
lo offriva al Sole. Poi il cadavere veniva decapitato; le vittime
sacrificate a Xipe Totec e alle Dee della vegetazione venivano
scorticate, mentre alcuni sacerdoti si rivestivano della loro pelle.
Altre vittime impersonavano il Dio: vestite come la divinità, ornate
come il Dio che rappresentavano, divenivano l'immagine della
divinità e il rito sacrificale simboleggiava la morte del Dio e il
cannibalismo simboleggiava la comunione."
(Da "Gli Aztechi" di Jacques Soustelle)
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Comunque, dal momento che nell'antico testamento si vieta di
"mangiare il sangue" possiamo ipotizzare che per un periodo anche
gli stessi ebrei "mangiavano" qualcosa al sangue (se non carne
umana, di sacrifici, almeno gli animali) consumando una sorta di
eucaristia. Che poi nella bibbia sia attestato - e chiaramente per
ben due volte - la pratica del sacrificio umano è noto sia per la
storia di Isacco (il cui sacrificio è sventato all'ultimo secondo) sia
per il sacrificio (totalmente compiuto) della sventurata figlia di
Iefte
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e la risibile giustificazione cattolica della cosa:
tra l'altro è significativo che lo stesso "gesù figlio di dio" è
offerto in sacrificio al "dio padre"
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tanto più che cattolici ed evangelici fanatici sono completamente
fissati col sacrificio dell'"agnello gesù" che ha versato il sangue
per tutti noi.... :P
ma in effetti il cristianesimo è una religione essenzialmente sado-
masochista: c'è la vittima che espia, versa il sangue, e c'è il
pubblico di fedeli che assiste alla mattanza dell'agnello gesù
offerto in sacrificio "a riscatto dei peccati" - come piace dire ai
geovisti -
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C'è poi tutta questa paccottiglia cattolica splatter, che idolatra
tale cadavere decomposto sulla croce (a ragion veduta sia Lavey
che Mary Daly lo chiamano "La religione di tutto il pianeta e il suo
messaggio essenziale è la necrofilia [...]
il simbolo necrofilo di un corpo morto appeso a del legno secco")
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o quest'altro abominio cattolico:
Dicono bene Elisabeth S. Fiorenza e Elizabeth Green quando
parlano di "Teologia del Sadismo"!
Certi commenti cattolici, poi, si commentano da sé:
Il nostro cattolico non si chiede perché era necessario tutto
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"questo soffrire" agli occhi di dio padre, per salvare l'umanità...
perché la risposta da dare sarebbe:
perché il dio padre cristiano è essenzialmente un dio sadico, che,
esattamente come gli Dei Aztechi, andava placato versando il
sacrificio di sangue.
Il dio cattolico non è diverso da uno Xipe Totec, insomma :P
E l'altro ritornello cristiano, il culto dell'abbassamento di sé,
dell'umiltà, anzi, del
masochismo, l'idolatria della povertà, promulgato da "madre teresa
di calcutta", per esempio:
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francamente, dopo una lettura del genere, diamo ragione al buon
Lavey, quando si scagliava contro l'abominevole ideale cristiano
della negazione di sé!
Ritornando al discorso degli Dei Africani, molte tribù venerano Dei
Zoomorfi:
Per i Boscimani il Creatore e organizzatore del mondo è Cagn, il Dio
Mantide
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capace di trasformarsi in ogni specie animale, creatore del Sole,
Luna, Stelle, che ha separato l'uomo dal serpente, prima confusi.
I Juinda adorano il Dio Rospo, Aghoja.
In Costa d'Oro si adora Anansie, il Dio Ragno.
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Gli Ottentotti e i Namachesi venerano Tsui Goab, il loro grande
antenato e creatore di ogni cosa.
Varie anche le genesi: gli Zulù credono che gli uomini siano usciti
da un buco, i Basuto da una canna, gli Ovahereros da un albero
Nota di Lunaria: mito che si trova anche presso altri popoli; vedi
Pestalozza che ne parla in
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"Esistono poi varianti, dove ad essere resi gravidi non sono più
grembi muliebri, ma alberi, che ben si accordano con le primitive
credenze turco-mongoliche sulla santità dell'albero
(particolarmente la betulla, il ginepro, il pino) (Nota di Lunaria: ne
parla anche Frazer nel "Ramo d'Oro" in merito agli sposalizi tra
esseri umani e alberi) Alberi meravigliosi si incontrano nei racconti
mitici dei Buriati: tronchi d'oro, foglie d'argento, rami da cui
pendono coppe d'argento o oro. Fra i Tungusi vige il costume di
appendere la placenta del neonato ad un albero, al pari del costume
affine di seppellirla ai piedi di un albero o piantare un albero lì.
Oghuz Khaghan, sovrano turco, vede una bellissima vergine che
emerge dalla cavità di un albero e poco prima gliene era apparsa
un'altra, fra gli splendori di un raggio azzurro disceso dal cielo. Si
unisce con entrambe e procrea tre figli. Anche altri condottieri
turchi come Kyptschak nascono in forme miracolose, per esempio
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nelle cavità degli alberi ("Kyptschak" significa "albero cavo"
nell'antico idioma dei Turchi). Miti analoghi per gli sciamani, nati
da "Donne Celesti" che pongono il piccolo all'interno degli alberi: al
posto del latte materno il neonato succhia linfa di betulla, o
ancora, la leggenda di due gemelli cresciuti dai pini; secondo la
credenza cinese ogni donna è rappresentata da un albero che
porterà tanti fiori quanti saranno i figli. Esistono anche matrimoni
fra alberi sacri: in India, il mango e il tamarindo vengono "sposati"
con nozze di solennità suntuosa."
Vi sono anche miti sull'origine della morte: Unkulunkulu, il Dio
supremo dei Cafri, mandò agli uomini per mezzo di un camaleonte
questo messaggio: "non morirete", poi per mezzo di una lucertola
"morirete!"; arrivò prima la lucertola e perciò gli uomini muoiono. Il
medesimo mito c'è tra gli Ottentotti, tra il maiale e la lepre
Nota di Lunaria: integro con quest'altro mito che ho trovato in
questo libro:
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Leggenda Africana:
Come gli uomini conobbero la morte
Da tempo la Luna voleva mandare agli uomini un messaggio, ma non
trovava nessuno a cui affidare questo incarico.
Un giorno si presentò la lepre che disse: "Eccomi, Luna, sono qui
per obbedirti. Ho sentito che devi far arrivare agli uomini una
notizia importante e, visto che sono veloce, sono pronta a svolgere
la missione."
Apprezzando la sua disponibilità, la Luna ordinò alla lepre:
"Va', corri dagli uomini più in fretta che puoi e riferisci loro che,
come io muoio e poi resuscito, anche a loro sarà possibile
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resuscitare."
La lepre, però, volendo metterci qualcosa di suo, ingannò gli uomini
dicendo loro che, così come la Luna moriva e scompariva dal cielo,
anche loro sarebbero scomparsi. Fu così che nacque la morte,
perché la lepre, ingannando gli uomini, non rivelò la resurrezione: la
Luna attraversa le fasi di di crescita, di pienezza, di decrescita ed
oscurità... fino alla prossima rinascita, nel ciclo eterno di luce-buio,
morte-rinascita, crescita-decrescita.
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Obaluaye, il Dio della malattia. Anche Sakpata (o Shapanan) è il Dio
della peste e del vaiolo, e delle malattie (come l'AIDS). Le persone
invasate tremano e sudano, come se avessero la febbre; a volte, ci
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si dipinge il volto con macchie bianche che simboleggiano le pustole
del vaiolo. Nelle cerimonie funebri, infatti, ci si dipinge il volto di
bianco, simbolo di morte.
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