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Se tulee ruotsista Sull’influenza dello svedese sulla lingua e sulla cultura finnica Fernando D’Anto’

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Se tulee ruotsista

Sull’influenza dello svedese sulla lingua e sulla cultura finnica

Fernando D’Anto’

Introduzione

Nello studio della filologia ugro-finnica, e quindi delle lingue che del ceppo ugro-finnico fanno parte, un ruolo di particolare rilievo è affidato all’analisi del lessico: attraverso la ricerca etimologica è infatti possibile ricostruire – almeno parzialmente – quanto vi è di peculiare nella storia e nella cultura dei popoli uralici, e tale ricerca appare ancor più importante in un contesto in cui scarseggiano fonti letterarie che testimonino con precisione quali furono gli spostamenti, i contatti interculturali, le usanze e lo stile di vita di un numero difficilmente definibile di tribù stanziate in un territorio molto vasto, ovverosia le zone del Baltico, del Volga e della Siberia. L’etimologia si inserisce in un più vasto approccio di analisi linguistica definito metodo storico-comparativistico. Colui che si avventura nello studio dello sviluppo diacronico di una lingua si interroga, tra le altre cose, sull’origine delle parole. Tale concetto, che può sembrare banale, è tuttavia intrinsecamente ricco di implicazioni: ogni parola infatti costituisce un sistema complesso di fenomeni morfologici e fonetici che si abbinano alla pregnanza semantica, e il microsistema della singola parola si colloca all’interno del più ampio puzzle del sistema linguistico e culturale cui appartiene e contemporaneamente fa riferimento. Ognuno di questi aspetti notevoli propri della singola parola fornisce, già di per se, tutta una serie di informazioni che ci aiutano nella ricostruzione di questo sistema di riferimento. Un’immagine efficace per descrivere tale processo analitico potrebbe essere una matriosca, che noi però dischiudiamo paradossalmente sia a partire dai pezzi più grandi – come cioè ci si aspetterebbe, scoperchiando pian piano le figure maggiori per scovare le minori – sia a partire dai pezzi più piccoli, quasi che ci si trovi nella parte più interna della matriosca e si tenti man mano di uscirne fuori per ottenere una visione più ampia e complessiva del gioco. Possiamo chiarire la metafora con un esempio pratico: poniamo caso di dover analizzare il lemma finnico tarkoittaa, ‘significare’. Ricostruendo l’etimo della parola scopriremmo il suo rapporto con un termine inglese moderno, target, ‘obiettivo’. Chiaramente tale relazione affonda le sue radici in tempi più antichi ed è legata a forme evolutesi solo in ultima istanza in tarkoittaa e target. La riflessione su questa notizia ci offre già un’informazione: esiste un contatto linguistico con un popolo la cui lingua non è uralica. Ci si può poi porre la domanda: come sono semanticamente legate le due parole? Ebbene, nel lessico del finlandese non di rado una parola dal significato concreto acquisisce connotazioni di astrazione, passando così da definizione di un’attività pratica a designazione di un’attività intellettuale. Secondo tale meccanismo deduciamo – non senza qualche sforzo di ricerca – che tarkoittaa fosse originariamente afferente al campo della caccia, indicando l’azione dell’individuare l’obiettivo della battuta e designarlo come tale. Questo tipo di significato resta visibile in parole affini quali tarkka e tarkoitus. Abbiamo così un’ulteriore informazione che ci permette di aggiungere un altro tassello alla nostra ricostruzione storica: i finni dovevano essere dei cacciatori. Un’ultima informazione può essere di natura fonetica: sarebbe stato certamente più intuitivo comprendere il reciproco richiamo tra target e tarkoittaa se il lemma finnico si fosse presentato in una forma un tantino differente e più facilmente riconducibile, targoittaa. Perché quella ‘k’?

Sappiamo che nel finnico le occlusive orali sonore sono assenti; alla luce di ciò si può presumere che la parola abbia subito un processo di adeguamento che ne abbia “mascherato” l’origine non autoctona. L’applicazione di questo ragionamento risulterà utile nella ricostruzione della derivazione di molti altri vocaboli del sistema linguistico finlandese.

Per tornare alla metafora, possiamo guardare alla nostra analisi da due diverse prospettive. La parola tarkoittaa può infatti costituire la figura-contenente più grande, all’interno della quale abbiamo scovato i contenitori più piccoli, cioè i dettagli nuovi sul nucleo profondo dell’oggetto di studio, la lingua e la cultura finnica (per la lingua: i meccanismi di ampliamento del lessico per astrazione, la mancanza delle occlusive orali sonore, l’adeguamento; per la cultura: una testimonianza sui metodi di sussistenza del popolo e una prova di contatti interculturali intrattenuti presumibilmente coi germani). Ma la scatola più grande può anche essere proprio il macrosistema linguistico-culturale, di cui abbiamo ricostruito pian piano qualche aspetto partendo da un elemento più piccolo, cioè il vocabolo da cui è cominciato il nostro percorso di analisi.

Già dal nostro esempio possiamo notare un particolare interessante: il gioco di matriosche non coinvolge quasi mai una sola lingua, un solo popolo, una sola cultura, un solo territorio di sviluppo. Nella linguistica storica ci si imbatte di volta in volta nei reciproci influssi che i sistemi linguistico-culturali esercitano gli uni sugli altri. Essi si manifestano più o meno evidentemente nei prestiti lessicali.

Scrive Péter Hajdú nella sua opera ”Introduzione alle lingue uraliche”, nel paragrafo dedicato al finnico:

“Nel finnico, oltre ai prestiti baltici, germanici e slavi ereditati dal periodo finnico-

comune, troviamo molte parole d’accatto più recenti dallo svedese (assommano a ca.

2.000, e la loro mutuazione è avvenuta principalmente fra i secc. XI e XIX, ma il processo

non si è chiuso completamente neanche ai giorni nostri) e dal russo […]Lo svedese fu nel

contempo il mediatore di prestiti provenienti da altre lingue (latino, greco, inglese,

francese, tedesco, spagnolo, arabo), sebbene vi siano esempi negli ultimi tempi di

mutuazioni dirette (dall’inglese, dal tedesco ecc.). Vi è infine nella lingua finnica uno strato considerevole di prestiti làpponi […]”

Questa citazione costituisce il punto di partenza di questo breve elaborato. Da essa infatti si deduce immediatamente come tra finnico e svedese (e quindi tra finlandesi e svedesi) si sia realizzata una particolare relazione di cui i prestiti lessicali possono darci testimonianza. Ogni prestito è un prezioso scrigno di informazioni sull’interazione tra i parlanti di queste due lingue e sulla loro capacità di mutuare non solo parole, ma anche concezioni, idee, attività, costumi, tradizioni, oggetti e persino forme istituzionali e sociali. Sono i simboli di una condivisione di territori e storia. Nel capitolo seguente daremo forma proprio a questo panorama storico condiviso in cui si collocano le acquisizioni lessicali di nostro interesse.

I: Un legame attraverso i secoli: contesti di contatto linguistico

Come abbiamo anticipato, la maggior parte dei prestiti dallo svedese risale ad un’epoca che va dall’anno 1000 fino al 1800. Ci limiteremo a trattare di questo periodo, che corrisponde grossomodo al lasso di tempo durante il quale la Finlandia ha fatto parte del Regno di Svezia. Fino al 1525 le parole mutuate derivano dall’Antico Svedese o dal Norreno, in una fase subito successiva dallo Svedese Moderno.

1.1 Primi contatti ed epoca vichinga

Lo stanziamento di popoli ugrofinnici provenienti dalla costa meridionale del Golfo di Finlandia si realizzò in tempi molto lunghi. I reperti archeologici consistenti perlopiù in stoviglie di ceramica ornate a pettine testimoniano che un primo importante flusso migratorio verso l’attuale Finlandia risale al 3000 a.C. Secondo Toivonen, la cui tesi si fonda principalmente su un dato linguistico, il popolamento avviene a partire dal 1000 a.C. In effetti il periodo che va dal 1000-1500 a.C. all’VIII secolo d.C. viene definito finnico-

comune, durante il quale peraltro si sarebbe parlata una protolingua baltofinnica in cui era già possibile rintracciare tratti grammaticali e strutturali che saranno poi tipici di tutte le lingue baltofinniche. Secondo ricerche paleolinguistiche e archeologiche già in questa fase si verificarono contatti con popolazioni germaniche, oltre che naturalmente slave e baltiche. L’influenza esercitata da queste tribù è testimoniata da prestiti molto antichi e dall’introduzione dell’agricoltura.

Comunque sicuramente già a partire dal IX secolo e fino al XIV l’insediamento svedese si espanse lungo le coste della Finlandia. Le conseguenze di questi intensi contatti non sono trascurabili: gli studi sulla trasmissione ereditaria dei gruppi sanguigni dimostrano una quasi sostanziale uguaglianza genetica tra l’attuale popolazione di lingua svedese e quella di lingua finlandese nei territori occidentali del paese. Durante l’epoca vichinga le spedizioni dei razziatori scandinavi seguivano una rotta che conduceva fino al Golfo di Finlandia, al Lago Ladoga e per via fluviale a Costantinopoli. I viaggi in Russia e a Bisanzio sono testimoniati da pietre runiche sparse lungo questa linea. Di sicuro anche le popolazioni pagane finno-baltiche parteciparono alle scorrerie e perciò in tale contesto certamente vi furono contatti diretti con i vichinghi provenienti da occidente.

1 Sopra: mappa rapprese ta te le zo e di i ursio e e olo izzazio e s a di ave dura te l’ottavo, il o o, il de i o e l’u di esi o se olo. Le aree i verde de ota o zo e di i ursio i frequenti, sebbene non vi fossero poste vere e proprie

colonie. Tra di esse spiccano la Finlandia e la Carelia, in particolare le aree del Golfo di Botnia e del Golfo di Finlandia.

2 Sotto: la pietra runica Gs 13, che testimonia del viaggio i Fi la dia di u vi hi go svedese dei pri i dell’u di esi o secolo. Se o do l’is rizio e lì vi trovò la orte, pro a il e te dura te u a razzia.

1.2 Il Medioevo dalla Prima Crociata alla Riforma

È nel XII secolo che l’ormai costituitosi Regno di Svezia avviò una vera e propria campagna espansionistica in Finlandia, in aperta concorrenza con Novgorod. Nel 1155 si diede cominciamento alla cosiddetta “prima crociata” che fu contemporaneamente una missione di conversione al cristianesimo. Grazie all’opera di evangelizzazione del vescovo di Uppsala Enrico il Santo si svilupparono legami non solo religiosi, ma anche politici ed economici tra la Finlandia occidentale e la regione svedese Svealand. Nel 1238, con la “seconda crociata”, i colonizzatori svedesi si spinsero fino alla regione Häme e si assicurarono il controllo della regione Uusimaa. Essi non mancarono di arruolare genti del luogo tra i ranghi del loro esercito. L’espansione fu ostacolata dal principe di Novgorod Aleksandr Nevskij, e così solamente con una “terza crociata” (1293) il Regno di Svezia riuscì a ottenere il possesso delle coste orientali e delle zone interne. Con il trattato di Pähkinäsaari del 1323 si fissò finalmente quella che era stata fino ad allora una frontiera indefinita e mutevole. La costa sud-occidentale e le regioni di Häme, Savo, Carelia occidentale entrarono nella sfera di influenza della Svezia e si svilupparono in ambito politico, economico e religioso come territori occidentali. Diversamente accadde per le zone situate al di là del confine stabilito (Istmo di Carelia e Carelia settentrionale), le quali strinsero legami con Novgorod e la chiesa ortodossa. Non è un caso che i careliani chiamassero “svedesi” i finlandesi occidentali: pare proprio che l’integrazione religiosa e amministrativa dei territori e dei popoli finlandesi nel Regno di Svezia fosse tanto profonda da costituire un fattore culturale più importante della parentela linguistica coi careliani.

3 Sopra: frontespizio del Missale Aboense, il messale più antico della diocesi di Turku, stampato a Lubecca nel

1488. Vi compaiono San Enrico, apostolo di Finlandia, e sotto di lui il contadino Lalli, che secondo la leggenda fu suo

assassino.

Nel XIV secolo numerose furono le conseguenze dell’inserimento della Finlandia tra i domini della corona svedese. In primo luogo, si vide lo sviluppo di una cultura contadina comune che lega in tradizioni e usanze la Finlandia occidentale e le regioni della Svezia orientale (Uppland e Gotland orientale). L’adesione al cattolicesimo stimolò un radicale processo di europeizzazione spirituale il cui centro propulsore fu il vescovato di Turku: gli uomini di Chiesa si formavano infatti presso la curia di Roma, nelle università francesi o comunque nei luoghi del sapere della cristianità europea. Insieme alla Svezia la Finlandia fu investita da influenze provenienti dal sud e in particolare dalla Germania: l’Estonia si trovava nel 1346 sotto il controllo dei Cavalieri Teutonici e gli abitanti di Turku e Viborg mantenevano relazioni – specialmente di natura commerciale – con la borghesia tedesca di città come Tallin, Danzica, Lubecca. Il rapporto ormai simbiotico tra la Svezia e la Finlandia venne ulteriormente sancito dalle riforme del 1350. Allora l’attuale Varsinais-Suomi e i territori a levante del Baltico costituivano l’Östland, mentre le zone più a nord rientravano nella circoscrizione definita Norrland. L’applicazione in quell’anno di un sistema legale unico per tutto il Regno unì organicamente Östland e Norrland alle svedesi Svealand e Götaland; inoltre garantì ai finnici gli stessi diritti politici degli altri abitanti della madrepatria, con il riconoscimento del diritto di voto dei laamannit (parola chiaramente derivata da lagmännen), ovvero i rappresentanti dei più alti magistrati finlandesi.

4 Sopra: la suddivisione regionale del Regno di Svezia nel quattordicesimo secolo, così come descritta in

questo paragrafo.

Anche il XVI secolo fu un tempo di svolta in Finlandia. Si può ancora una volta dire che il paese condivise i cambiamenti che coinvolsero in maniera più ampia l’intero Regno di cui faceva parte. Sotto la reggenza di Gustavo I Vasa (1523-1560) l’importanza dei domini orientali crebbe in concomitanza con la rottura dell’Unione di Kalmar. La politica campanilistica adottata dalla corona stimolò la nascita delle letterature nazionali; d’altronde si affermava contemporaneamente la Riforma con le sue istanze di promozione delle lingue popolari. È in questo contesto che fanno la loro comparsa i lavori di traduzione di Mikael Agricola e, intorno al 1580, le traduzioni dallo svedese di ambito giuridico del predicatore e cappellano Herr Mårten. Sempre sotto la spinta della Riforma alla chiesa vennero confiscati beni cospicui e la corona si appropriò di terre perlopiù disabitate, in particolare nel Savo, verso cui si diresse un flusso migratorio di svedesi sostenuto dallo stato stesso. Quando nel 1593 si stabilì poi che il luteranesimo fosse l’unica religione di stato vennero anche gettate le basi per quella tradizione clericale, durata fino al XIX secolo e influentissima sul mondo socio-culturale finnico, in cui i vicari detenevano non solo il potere spirituale ma anche quello economico e amministrativo. È chiaro che tanto la nobiltà finnica inserita nell’apparato statale quanto il clero fossero versati nello svedese. I funzionari regi ed ecclesiastici nonché l’alta borghesia si formavano in ambiente svedese, anche se il latino occupava ancora una posizione di rilievo. Comunque il sostanziale bilinguismo dell’élite è certamente un altro importante determinante dell’influenza dello svedese sul finlandese in questo periodo.

5 Sopra: una rappresentazione di Mikael Agricola di Albert Edelfelt. Purtroppo non si sono conservate

immagini coeve.

1.3 Dalla Riforma al Granducato Autonomo

Durante il secolo XVII alle parti orientali del Regno di Svezia fu data grande importanza. Il fatto che le iniziative politiche e culturali della corona coinvolgessero in particolar modo i domini orientali è testimoniato dalla scelta dei luoghi di ubicazione dei due nuovi istituti accademici del reame. Infatti è nel 1640 che l’università di Turku vide la sua fondazione, sotto il governo del conte Per Brahe. Da un punto di vista linguistico la situazione dell’epoca appare piuttosto complessa. Si assistette ad un rafforzamento della posizione dello svedese in Finlandia, motivato dall’aumento del prestigio di Stoccolma, dalla centralizzazione statale e dall’aumento di movimenti migratori verso oriente. Lo svedese stava pure cominciando a farsi strada nell’ambiente accademico; tuttavia, la lingua delle università restava primariamente il latino. La lingua delle corti, della nobiltà e della borghesia era invece il tedesco. Contemporaneamente poi era in crescita l’interesse per il finnico, perlopiù per motivi pratici, ovverosia per le necessità dei funzionari pubblici o del clero che operavano nel paese. I vocabolari latino-svedese-tedesco-finlandese pubblicati in quel tempo – i primi a registrare ufficialmente lemmi in finnico – testimoniano la convivenza di tutte e quattro le lingue citate, sebbene ognuna di esse venisse utilizzata in un contesto differente. Ricordiamo il Lexicon latino-scondium di Ericus Schroderus del 1637 e il Vocabolarium Latino-Sveco-Germanico-Finnonicum di Henricus Matthaei Florinus del 1695. Fu sempre per scopi eminentemente pratici che venne pubblicata la prima grammatica della lingua finnica, concepita appositamente per gli svedesi che ricoprivano cariche pubbliche in Finlandia, la Linguae Finnicae brevis institutio di Eskil Petraeus (1649).

La storia della Finlandia nel XVIII secolo fu decisamente segnata dalla politica di espansionismo della Russia. Durante la Grande Guerra di Botnia iniziata nel 1700 i russi invasero il paese fino quasi a giungere all’arcipelago di Stoccolma. Il dominio svedese sulla Finlandia si vide ridotto con la pace di Nystad, che prevedeva la cessione della Carelia (1721). Dopo la Guerra dei cappelli negli anni 1741-1743 anche gli insediamenti di Hamina, Lappeenranta e Olavinlinna furono ceduti e il confine orientale del Regno fu fissato lungo il Kemijoki. Da ultimo con la Guerra di Finlandia del 1808-1809 la Finlandia venne definitivamente annessa alla Russia come stato-cuscinetto autonomo.

Da un punto di vista culturale ed economico i rapporti con Stoccolma e con la Svezia non si indebolirono. La lingua svedese ottenne gradualmente lo statuto che prima era stato del latino in ambito universitario; il suo uso inoltre si generalizzò su tutto il territorio cosicché la classe media fu in qualche modo “svedesizzata”. È pur vero tuttavia che nell’ultima fase di appartenenza al Regno di Svezia la Finlandia fu relegata ad una posizione periferica. I segni di questo mutamento politico furono la decrescita del numero di funzionari non finlandesi e una maggior concentrazione di potere nelle mani del ceto nobiliare, che diresse lo stato talvolta opponendosi alle tendenze accentratrici del re. Se si tiene conto di tutto quel che si è detto, non ci si stupirà di fronte ai dati riguardanti le attività di pubblicazione.

In questo campo non vi furono apprezzabili progressi rispetto al periodo immediatamente seguente la Riforma. Va comunque rilevata la comparsa delle prime pubblicazioni (stampate) finniche di argomento religioso e giuridico. Già nel 1688 venne pubblicato il primo testo di legge in traduzione finlandese dallo svedese, il Kircko-laki ja Ordningi. La pubblicazione dell’intera legislazione del Regno di Svezia in finlandese risale invece al 1759. In questo contesto si inseriscono anche gli studi di Erik Benzelius, arcivescovo di Svezia che si interessò al rapporto che intercorreva tra finnico e svedese. Egli giunse persino a progettare la compilazione di un vocabolario che comprendesse informazioni sulle parole finlandesi di origine svedese. Quest’idea fu forse d’ispirazione per il celebre Suomalaisen

Sana-Lugun Coetus di Juslenius (1745), in cui i significati dei 16,000 lemmi inseriti erano dati, naturalmente, in latino e in svedese.

6 Sopra: l’espansione, l’apogeo e il declino del Regno di Svezia a partire dalla reggenza di Gustav Vasa. La Finlandia figura tra le acquisizioni più antiche. Tra parentesi notiamo anche l’anno di cessione alla Russia, 1809.

Per quanto concerne il periodo del Granducato autonomo, quel che ci interessa dire è semplicemente che lo statuto della Finlandia nell’Impero Russo permise il mantenimento di legislazione e sistema sociale svedesi. Fu conservata la fede luterana, il codice civile e penale del Regno di Svezia, persino la forma di governo gustaviana. La lingua ufficiale restò lo svedese: a parlarlo non era solamente l’élite bilingue ma anche una considerevole porzione della popolazione rurale. Inoltre se la Finlandia orientale cominciò a guardare sempre di più in direzione di San Pietroburgo, quella occidentale continuò a rivolgersi alla Svezia, con cui intratteneva rapporti commerciali. Ciò non toglie che le politiche degli Zar furono di grande successo nel rendere la Finlandia uno stato del tutto autonomo dalla precedente madrepatria: si promosse la lingua finnica, Helsinki venne scelta come capitale e centro amministrativo, le vecchie istituzioni furono adattate al contesto finlandese e attraverso altri strumenti burocratici di tal genere si favorì la nascita di un’identità nazionale. Questa operazione politico-culturale fu per i Russi di grande vantaggio strategico, perché estirpò gli antichi legami politici tra Finlandia e Regno di Svezia garantendo alla Russia protezione da eventuali attacchi provenienti dal fronte nordico-occidentale.

II: I prestiti linguistici Ci accingiamo ora a presentare quei prestiti per i quali ci siam curati di fornire un

contesto storico di collocazione. In questo capitoletto ci atterremo contemporaneamente a più metodi di classificazione. Se da un lato tale scelta potrà apparire poco sistematica, dall’altro ha il vantaggio di permettere una trattazione sintetica ma capace di restituire un’idea dell’assoluta rilevanza dei prestiti dallo svedese nel vocabolario finnico: sia perché essi compaiono nei più svariati settori della vita quotidiana, sociale e culturale che trovano espressione nella lingua; sia perché lo svedese ha avuto per il finnico un ruolo di lingua-mediatrice (e vedremo meglio in che senso).

2.1 Prestiti classificati per ambiti I prestiti che qui elencheremo sono tutti derivati dallo svedese moderno (sv.), dallo

svedese antico (asv.) e in qualche caso dal norreno (non.). Quando la parola di derivazione è identica sia nella forma antica che in quella moderna, segnaleremo solamente la prima. Qualora invece le due forme differissero, sarà citata anche la più recente come confronto (cfr.).

In questo paragrafo ci atterremo ad una classificazione per ambiti: non è solo una scelta dettata dalla numerosità degli esempi proposti, ma anche, come si è anticipato, dall’intento di sottolineare quanto pervasiva sia stata la lingua svedese in ogni attività umana sviluppatasi tra il 1000 e il 1800 in una Finlandia in stretto e costante contatto con la nazione vicina (e allora dominante).

Chiesa, religione, mitologia, cultura:

fi. Helatorstai ‘giorno dell’Ascensione’ cfr. sv. Helge torsdag; fi. helvetti

‘inferno’ < sv. helveten; fi. jätti ‘gigante’ < asv. iätte, cfr. sv. jätte; fi. lohe

‘drago’ < sv. flogh; fi. lukkari ‘sagrestano’ < asv. klukkare, cfr. sv. klockare; fi.

paasto ‘digiuno’ < asv. fasta; fi. puustavi ‘lettera’ < sv. bokstav; fi. sankari

‘eroe’ < non. sǫngari ‘cantore’ (?), cfr. sv. sångare; fi. synti ‘peccato’ < sv. synd;

fi. tavata ‘sillabare’, cfr. sv. stava; fi. vihkiä ‘consacrare’, cfr. sv. viga (åt), got.

weihs ‘sacro’.

Abbigliamento: fi. hattu ‘cappello’ < sv. hatt; fi. housut ‘pantaloni’ < asv. hosa

‘calzoni’; fi. huivi ‘foulard’ < sv. huvudduk; fi. kaapu ‘tonaca’ < sv. kåpa; fi.

liivi ‘corsetto, panciotto’ < sv. (snör)liv; fi. nappi ‘bottone’ < sv. knapp; fi.

seppele ‘ghirlanda’ < sv. säppel.

Alimentazione e pietanze: fi. hunaja ‘miele’ < sv. honung; fi. kakku ‘torta,

pasticcio’ < asv. kaka ‘biscotto’; fi. korppu ‘fetta biscottata, biscotto’ < asv.

skorpa; fi. limppu ‘pagnotta tonda, pane in cassetta’ < sv. limpa; fi. näkkileipä

‘pane croccante, cracker’ < sv. knäckebröd; fi. palttu ‘pudding di sangue di

maiale’ (piatto tipico del Västgötland) < sv. dial. paltbröd (sv. blodbröd); fi. viili

‘panna acida’ < sv. fil.

Quotidianeità: fi. aatto ‘vigilia’ < asv. afton; fi. hella ‘stufa’ < sv. häll; fi. kelkka

‘slitta’ < asv. kiælke, cfr. sv. kälke; fi. keppi ‘bastoncino’ < sv. käpp; fi. kyyti

‘passaggio’ < sv. skjuts; fi. lamppu ‘lampada’ < sv. lampa; fi. leikkiä ‘giocare’ <

asv. leka; fi. lysti ‘divertimento’ < asv. lust; fi. läski ‘grasso’ < sv. fläsk; fi.

maali ‘obbiettivo’ < asv. mal, cfr. sv. mål; fi. pelti ‘teglia’, cfr. sv. plåt; fi.

penkki ‘panca’ < sv. bänk; fi. pikari ‘coppa, calice’ < sv. bägare; fi. purkki

‘vasetto’ < sv. burk; fi. pussi ‘sacco’ < asv. posi, cfr. sve påse, sv. dial. posse; fi.

sänky ‘letto’ < sv. säng; fi. tuoli ‘sedia’ < sv. stol; fi. tyyny ‘cuscino’ < sv. dyna;

fi. uuni ‘forno’ < sv. ugn; fi. vaara ‘pericolo’ < sv. fara; fi. vati ‘ciotola’ < sv.

fat.

Arti, tecniche, scienza e guerra: fi. akseli ‘ascia’ < sv. axel; fi. pläkki

‘inchiostro’ < sv. bläck; fi. haavi ‘rete da pesca’ cfr. sv. håv; fi. haka ‘uncino’

cfr. sv. hake < asv. haki; fi. hamppu ‘canapa’ < asv. hampa; fi. harppu ‘arpa’ <

asv. harpa; fi. hauli ‘pallottola’ cfr. sv. hagel < asv. haghl; fi. kirnu ‘zangola’ <

sv. (smör)kärna; fi. kuula ‘proiettile’ < sv. kula; fi. lesti ‘forma da calzolaio,

tendiscarpe’ < sv. läst; fi. lyijy ‘piombo’ < asv. bly; fi. lääke ‘medicina’ < asv.

läke; fi. malmi ‘minerale, pepita’ < sv. malm; fi. naru ‘spago’ cfr. asv. snöre; fi.

parkita ‘conciare’ cfr. sv. barka; fi. pora ‘trapano’ < sv. borr; fi. reivi ‘terzarolo’

(nautica) < sv. rev; fi. rukki ‘filatoio’ < sv. (spinn)rock; fi. silkki ‘seta’ < sv.

silke; fi. sorvi ‘tornio’ cfr. sv. svarv; fi. tikapuut ‘scala a pioli’ < sv. stige < asv.

stighi; fi. tynnyri ‘barile, fusto’ < asv. tunna; fi. vaunut ‘carrozza’ cfr. sv. vagn.

Vita cittadina e linguaggio amministrativo-commerciale:

fi. ammatti ‘professione’ < asv. æmbete, cfr. sv. ämbete; fi. huora ‘prostituta’ <

asv. hora; fi. jäävi ‘sospeso’ (campo processuale) < sv. jäv < asv. iäf;

fi. kaupunki ‘città’ < non. kaupungr, cfr. sv. köping; fi. kestikievari ‘locanda’ <

asv. gæstgivare, cfr. sv. gästgivare; fi. kilta ‘gilda’ < asv. gilde, cfr. sv. gille; fi.

krouvi ‘osteria’ < sv. krog; fi. laamanni ‘magistrato, uomo di legge’ < sv. lagman

< asv. laghmaþer; fi. lainata ‘prestare, prendere in prestito’ cfr. asv. lana, sv.

låna; fi. laki ‘legge’ < sv. lag < asv. lagh; fi. manttaali ‘cifra in registro della

tassa sul podere’ < asv. mantal; fi. markka ‘marco, moneta’ < asv. mark; fi.

merkki ‘firma’ < asv. märke; fi. niiata ‘fare la riverenza’ < sv. niga < asv. nigha;

fi. penninki ‘penny, moneta’ < sv. penning; fi. renki ‘fattore, contadino’ < asv.

dränger, cfr. sv. dräng; fi. rikas ‘ricco’ < sv. rik; fi. rälssi ‘privilegio di

esenzione fiscale’ < asv. frälse; fi. tontti ‘lotto di terreno’ < asv. tomt; fi. torppa

‘tenuta, appezzamento’ < sv. torp; fi. tuma ‘pollice’ (unità di misura) < sv. tum;

fi. vaaka ‘bilancia’ cfr. sv. våg, väga ‘misurare il peso, pesare’, non. vega; fi.

vaali ‘elezione’ < sv. val.

Animali: fi. ankka ‘anatra’ < sv. anka; fi. kalkkuna ‘tacchino’ < sv. kalkon

(höna); fi. katti ‘gatto’ < sv. katt; fi. krapu ‘granchio’ < sv. krabba; fi. lukki

‘ragno’ cfr. sv. lockespindel; fi. pukki ‘capra’ < asv. bukker, cfr. sv. bock.

Architettura e urbanistica: fi. holvi ‘cripta, sotterraneo a volta’, cfr. sv. valv;

fi. hytti ‘cabina’ < sv. hytt; fi. katu ‘strada’ < asv. gata; fi. luhti ‘soffitto’, cfr. sv.

loft; fi. pilttuu ‘stalla’ < sv. dial. spilta; fi. porstua ‘veranda’ < sv. farstu; fi.

portti ‘portale, cancello’ < sv. port; fi. rata ‘corsia, rotaia’ < sv. trad; fi. sali

‘sala’ < asv. sal; fi. talli ‘stalla’ < sv. stall < asv. stalder; fi. rappu ‘scalinata’ <

sv. trappa; fi. vintti ‘attico, mansarda’ < sv. vind.

2.2 Prestiti mediati dal tedesco e dalle lingue classiche

Lo svedese è una lingua ricca di prestiti linguistici, in particolare dal francese, dal tedesco, dal latino e dal greco. Di conseguenza possiamo dire che questi idiomi, e in particolare gli ultimi tre citati, abbiano esercitato un’influenza sul finlandese attraverso lo svedese: insomma, molte parole originariamente tedesche, latine e greche sono confluite nel finlandese – con i dovuti adeguamenti – attraverso la mediazione delle acquisizioni svedesi. È molto complesso dipanare la matassa del lungo e complesso circuito di derivazione che lega la parola originaria e il lemma finlandese di nostro interesse. Per questo piccolo studio proporremo perciò solo alcuni esempi con relativa traduzione.

Prestiti di origine tedesca

Fanno parte di questo gruppo molti termini del campo della tecnologia, della società, del mondo militare. In coerenza con quanto abbiamo visto nel primo capitolo, si può pensare che essi risalgano perlopiù ai secoli 1600-1700, quando cioè la Germania rappresentava uno degli stati più avanzati nell’Europa settentrionale e la lingua tedesca deteneva una posizione di assoluto rilievo nella vita cittadina e borghese nordeuropea. Possiamo notare anche parole indicanti merci più o meno esotiche, sicuramente introdotte in Svezia e in Finlandia da mercanti del sud. La periodizzazione della loro acquisizione è più ardua, ma si può supporre che cominci già a partire dal tredicesimo secolo, con lo sviluppo dei commerci nelle zone del Baltico, sotto l’impulso della Lega Anseatica. Alcuni dei prestiti che seguono sono presenti nelle traduzioni di Herr Mårten e attestati anche nel vocabolario di Schrodeus .

aateli ‘nobile’, appelsiini ‘arancia’, eversti ‘colonnello’, hana ‘cane’ (di fucile), hansikas ‘guanto’, hartsi ‘resina’, herra ‘gentiluomo, signore’, herttua ‘duca’, hovi ‘corte’, häkki ‘gabbia’, höylä ‘progetto di carpenteria’, jahti ‘caccia’ ‘panfilo’, kaappi ‘armadio’, kinkku ‘prosciutto’, kivääri ‘fucile’, kori ‘cesto’, kreivi ‘conte’, kuppi ‘tazza’, laakeri ‘cuscinetto a sfera’, laatikko ‘scatola’, ladata ‘caricare’ (di arma), laji ‘tipo, specie’, lakana ‘lenzuolo’, lasi ‘bicchiere’, lasti ‘carico’, leiri ‘campo, accampamento’, lompakko ‘portafogli’, luoti ‘proiettile’, luotsi ‘pilota’, lyhty ‘lanterna’, maalata ‘dipingere’, marsalkka ‘maresciallo’, masto ‘albero’ (di nave), meisseli ‘cacciavite’, messinki ‘ottone’, mutteri ‘dado’ (di vite), naapuri ‘vicino di casa’, neilikka ‘garofano’, nikkeli ‘nichel’, panssari ‘armatura’, pantti ‘sicurezza’, pari ‘paio’, peitsi ‘frusta’, pelata ‘giocare’, pilli ‘fischio’, pitsi ‘laccio’, pormestari ‘sindaco’, porvari ‘cittadino’, proomu ‘chiatta’, pultti ‘bullone’, pumppu ‘pompa’, pyöveli ‘boia’, raastupa ‘corte di giustizia’, rahti ‘trasporto merci’, ravata ‘trottare’, reimari ‘boa’, ritari ‘cavaliere’, rouva ‘donna, signora’, rusina ‘uvetta’, ruuvi ‘vite’, räätäli ‘sarto’, sapeli ‘sciabola’, sielu ‘anima’, sinkki ‘zinco’, tasku ‘tasca’, teltta ‘tenda’, tulkki ‘interprete’, vahti ‘guardia’, vanki ‘prigioniero’, vekseli ‘tasso di cambio’, viila ‘lima’, vitsi ‘scherzo’, vouti ‘ufficiale giudiziario’, vuori ‘fodera’, välskäri ‘medico di guerra’, vänrikki ‘sottotenente’, väri ‘colore’, värvätä ‘reclutare’, vääpeli ‘sergente’.

Prestiti di origine latina o greca

Fanno parte di questo gruppo, tra le altre, numerose parole legate alla religione e al mondo ecclesiastico, alla musica, alla scienza, all’architettura e al cibo (in particolare spezie e merci importate dal sud). I sacerdoti, i predicatori e i monaci ricevevano “l’alta formazione” nella lingua sacra, ma operavano in un ambiente di parlanti svedese o finlandese, ed essi stessi si servivano di tali idiomi per comunicare con i fedeli. Tutto questo caratterizzò in particolare il periodo medioevale, e perciò non ci si stupirà se molti dei prestiti qui presentati risalgono a quell’epoca; non bisogna però dimenticare che gli studi accademici in latino si protrassero fino almeno al 1700, quindi l’attività culturale in questa lingua e le conseguenti influenze sul finnico sono rintracciabili anche in tempi successivi. Molte delle parole che seguono sono già presenti nella lingua di Agricola e, ovviamente, nelle traduzioni della Bibbia (segnalate in grassetto).

aasi ‘asino’, adventti ‘avvento’, akatemia ‘accademia’, almu ‘elemosina’, alppi ‘alpe’, alttari ‘altare’, alumiini ‘alluminio’, aluna ‘allume’, anis ‘anice’, ankkuri ‘ancora’, apostoli ‘apostolo’, apotti ‘abate’, apteekkari ‘farmacista’, arkki ‘arco’, arkkipiispa ‘arcivescovo’, artikkeli ‘articolo’, eetteri ‘etere’, elementti ‘elemento’, enkeli ‘angelo’, etikka ‘aceto’, evankeliumi ‘vangelo’, hamppu ‘canapa’, historia ‘storia’, hummeri ‘aragosta’, huumori ‘umorismo’, hyeena ‘iena’, inkivääri ‘zenzero’, juhannus ‘notte di San Giovanni, notte di mezza estate’, kaali ‘cavolo’, kalkki ‘calice’, kamari ‘camera’, kameli ‘cammello, kannu ‘brocca’, keisari ‘imperatore’, kellar ‘cantina’, kenraali ‘generale’, ketju ‘catena’, kirkko ‘chiesa’, kirsikka ‘ciliegia’, komentaa ‘ordinare, dare un ordine’, kopio ‘copiare’, kortteli ‘quartiere’, kortti ‘carta, tessera’, koulu ‘scuola’, kranaatti ‘granata’, kristillinen ‘cristiano’, kruunu ‘corona’, kumi ‘gomma’, kumina ‘cumino’, kuori ‘coro’, kuosi ‘taglio’ (di abiti), kupari ‘rame’, kärryt ‘carro’, leijona ‘leone’, leili ‘fiasco’, lilja ‘giglio’, linja ‘linea’, linssi ‘lente’, luostari ‘monastero’, luumu ‘prugna’, läksy ‘compiti’, majuri ‘maggiore’, malli ‘modello’, mankeli ‘strizzatoio’, markkinat ‘mercato, fiera’, marmori ‘marmo’, matto ‘tappeto’, meijeri ‘diario’, messu ‘messa’, mestari ‘maestro’, metalli ‘metallo’, munkki ‘monaco’, museo ‘museo’, musiikki ‘musica’, muuli ‘mulo’, muuri ‘mura’, mylly ‘mulino’, nolla ‘zero’, numero ‘numero’, nunna ‘suora’, nuotti ‘nota’, paavi ‘papa’, palatsi ‘palazzo’, palmu ‘palma’, panna ‘scomunica’, paperi ‘carta’, paratiisi ‘paradiso’, parsa ‘asparago’, pastori ‘pastore’, pasuuna ‘trombetta’, peili ‘specchio’, pensseli ‘pennello’, persikka ‘pesca’, persilja ‘prezzemolo’, peruna ‘patata’, piippu ‘pipa’, piispa ‘vescovo’, pilari ‘pilastro’, pilleri ‘pillola’, pinaatti ‘spinaci’, pippuri ‘pepe’, poliisi ‘polizia’, politiikka ‘politica’, posti ‘posta’, preivi ‘lettera’, pulveri ‘polvere’, purppura ‘porpora’, pyssy ‘pistola’, päärynä ‘pera’, pörssi ‘borsa’, rytmi ‘ritmo’, sametti ‘velluto’, seteli ‘banconota’, setri ‘cedro’, sihteeri ‘segretaria’, sikuri ‘cicoria’, sinappi ‘senape, mostarda’, sinetti ‘sigillo’, sipuli ‘cipolla’, sireeni ‘sirena’, sitruuna ‘limone’, sprii ‘liquori, distillati’, summa ‘somma’, suutari ‘calzolaio’, säkki ‘sacco’, sämpylä ‘panino’, taateli ‘dattero’, tahti ‘tempo’ (ritmico), taksa ‘tassa’, temppeli ‘tempio’, temppu ‘trucco’, tiili ‘mattone’, tislata ‘distillare’, torni ‘torre’, tulli ‘costumi’, uhrata ‘sacrificare’, uhri ‘sacrificio’, upseeri ‘ufficiale’, urut ‘organo’ (musicale), ämpäri ‘secchio’, äyri ‘pepita’, öljy ‘olio’.

2.3 Käännöslainat ovvero Översättningslån

L’influenza dello svedese non è ravvisabile unicamente nei puri prestiti. Talvolta infatti ciò che viene trasmesso da una lingua all’altra non è la parola in sé, ma l’idea che essa sottende. In questo particolare caso la lingua ricettiva si arricchisce attraverso il meccanismo del calco linguistico, di cui abbiamo esempi in finnico a partire dal medioevo o almeno dall’epoca di Agricola.

Già il titolo di questo paragrafo ci fornisce un esempio particolarmente esplicativo: översättningslån significa proprio ‘calco linguistico’, ma è in realtà una parola svedese composta che, se traducessimo letteralmente, suonerebbe come ‘prestito-traduzione’ (översättning ‘traduzione’, lån ‘prestito’). Il corrispondente finnico è käännöslaina, che in sostanza riproduce perfettamente la combinazione svedese attraverso l’unione dei due componenti käännös ‘traduzione’ e laina ‘prestito’. È questo ciò che si definisce un calco

strutturale: le nuove parole vengono composte da lessemi autoctoni o comunque preesistenti ma rispecchiando nella struttura e nel concetto un vocabolo proprio di un’altra lingua. Il numero di calchi strutturali finnici dallo svedese è davvero vasto, anche perché entrambi gli idiomi sono caratterizzati dall’agglutinazione che favorisce non poco questo meccanismo di ampliamento del lessico. Ecco alcuni esempi:

- puutarha come trädgård, ‘giardino’: puu/träd ‘albero’, tarha/gård ‘cortile, podere’; - haaksirikko come skeppsbrott, ‘naufragio’: haaksi/skepp ‘imbarcazione’, rikko/brott

‘sfacelo’, cfr. en. shipwreck e de. schiffbruch; - pääkappale come huvudstycke, ‘punto principale’: pää/huvud ‘testa’, kappale/stycke

‘unità, parte’; - yksinkertainen come enfaldig, ‘semplice’: yksin/en ‘uno, uno solo’, -kertainen/-faldig

suffissi aggettivali che indicano numero o ricorrenza; - hyväntahtoinen come välvillig, ‘di buona volontà, che ben vuole’: hyvä/väl ‘bene’,

tahtoinen/villig ‘volente, che vuole’ rispettivamente dai verbi tahtoa e vilja; - todistaa come sanna, ‘verificare’: il verbo finlandese si forma sull’esempio di quello

svedese a partire dal sostantivo che sta per ‘vero’, tosi, in svedese sanning; - sijoittaa come sätta/placera, ‘situare, collocare’: stesso meccanismo dell’esempio

precedente, il sostantivo di riferimento è sija ‘luogo, sito’; - käsittää come begripa, ‘comprendere’. Il finlandese ha fatto derivare il suo verbo

dalla parola käsi ‘mano’, riprendendo così dal begripa svedese il riferimento all’atto prensile e alla sua astrazione concettuale. D’altronde anche negli italiani comprendere o afferrare il concetto è espressa la stessa idea.

Un gruppo consistente è anche formato dai calchi strutturali finnici che hanno per modello espressioni inglesi che potrebbero tanto esser state mutuate direttamente, tanto esser passate attraverso la trafila dei calchi svedesi corrispondenti: non è facile saperlo con certezza, visto che si tratta di acquisizioni piuttosto recenti. Alcuni esempi sono:

- yhdinperhe (nuclear family/kärnfamilj); - perhesuunittelu (family planning/familjeplanering); - väestörähjähdys (population explosion/befolkningsexplosion); - mukavuuslippu (flag of convenience/bekvämlightesflagg); - pakettiratkaisu (package deal/paketlösning); - palkkaliukuma (wage drift/löneglidning)

Vi è anche un altro genere di calco, il calco semantico. In buona sostanza consiste

nell’acquisizione, da parte di una parola, dello stesso valore polisemico proprio del termine che le è corrispondente in un’altra lingua. Anche in questo caso gli esempi sono molti, segno ancora che lo svedese ha giocato un ruolo notevole nello sviluppo del vocabolario finnico, favorendo l’arricchimento semantico delle parole finlandesi. Quel che è più interessante è che nella maggior parte dei casi il significato preesistente è un’azione concreta o un oggetto fisico, di cui l’accezione posteriormente acquisita dal corrispondente svedese è l’astrazione.

Possiamo ricordare:

- hieno, che condivide il significato originario di ‘sottile’ con la parola svedese fin; da quest’ultima poi acquisisce le accezioni ulteriori di ‘elegante, raffinato’;

- jäsen che, inizialmente solo con il significato di ‘membra, parte del corpo’ in corrispondenza con lo svedese lem, ne assume poi il valore polisemico aggiungendo il significato di medlem, ovvero ‘membro’ (di una organizzazione, una società, un gruppo etc.);

- kuulua, ‘sentire’ (di udito), il quale si arricchisce con il significato di ‘appartenere’ (quando in rectio col caso illativo) mutuato dal verbo svedese höra, che sta per ‘sentire’ ma anche per ‘appartenere’ se in costruzione con la preposizione till o nella variante tillhöra;

- hermostunut, ‘nervoso’, che deriva da hermosto ‘nervo’ e sulla scorta del sostantivo svedese nervös diviene polisemico col riferimento allo stato d’animo del nervosismo;

- sitoutua, ‘legarsi’, acquista l’ulteriore significato di ‘accordarsi’ sul modello dello svedese förbinda sig che presenta entrambe le accezioni. È pure divertente notare che la relazione concettuale tra il legare sé stessi e lo stringere un patto (l’idea quindi di esser vincolati alla parola data) è evidente anche negli italiani accordarsi e accordo in cui è presente l’immagine della corda.

Tutti questi calchi sono testimonianza del fatto che per lungo tempo la lingua ufficiale e letteraria finlandese fosse sostanzialmente una lingua di traduzione, e che il suo sviluppo sia legato intimamente all’attività traduttiva che la metteva in costante relazione e confronto con lo svedese, come già in effetti suggeriscono le definizioni käännöslaina e översättningslån. Forse ancor di più che nei calchi strutturali e semantici, questo tipo di rapporto tra i due idiomi e la sua fondazione nella traduzione appare evidente in quelle forme sintagmatiche ed espressioni fraseologiche entrate nell’uso ufficiale del finlandese ricalcanti altrettanti costrutti propri dello svedese.

Citiamo tra gli altri:

- ottaa osaa, cfr. ta del i ngt ‘prender parte in qlcs., partecipare’. Accompagnato anche da una forma alternativa autoctona, il verbo osallistua;

- antaa suostumuksensa, cfr. giva sitt bifall/samtyckte till ngt ‘dare il proprio consenso’. Anche in questo caso questa forma può esser sostituita da un verbo, suostua;

- panna käyntiin, cfr. sätta i gång ‘mettere in moto’. Qui il verbo sostituente sarebbe käynnistä;

- antaa aihetta, cfr. ge anledning till ngt ‘gettar le basi per qlcs’; - kiinnittää huomionsa, cfr. fasta ngns uppmärksamhet på ngt ‘attirare l’attenzione di

qualcuno su qualcosa’, lett. ‘fissare l’attenzione di qualcuno su qualcosa’; - olla täysin riippuvainen, cfr. vara helt beroende av ngn/ngt ‘esser totalmente

dipendente da qlcn/qlcs’; - ottaa huomioon, cfr. taga i beaktande ‘tenere in considerazione’; - yksimielisyyden merkeissä, cfr. i enlighetens tecken ‘all’unanimità’, lett. ‘all’insegna

dell’accordo’.

Parimenti importanti sono alcune forme participiali di largo uso nella forma scritta che richiamano immediatamente ai loro analoghi svedesi:

- luotaantyöntävä, cfr. frånstötande ‘repellente’ - läpitunkeva, cfr. genomträngande ‘pervasivo’ - mukaansatempaava, cfr. medryckande ‘coinvolgente’ - ohimenevä, cfr. övergående ‘transitorio’ - silmiinpistävä, cfr. iögonenfallande ‘evidente, lampante’ - uraauurtava, cfr. banbrytande ‘rivoluzionario’ - allekirjoittanut, cfr. undertecknad ‘firmato, sottoscritto’ - syytetty, cfr. anklagad ‘accusato, imputato’ - etuoikeutettu, cfr. privilegierad ‘privilegiato’ - valtuutettu, cfr. befullmäktigad ‘consigliere’

III: Come si diventa un prestito? - Adeguamento alla fonotassi finnica È sufficiente un rapido sguardo alle pagine precedenti per notare un fatto

significativo: nel finnico sono quasi totalmente assenti i prestiti non integrati. Questo significa che qualsiasi parola acquisita da una lingua straniera viene adattata più o meno radicalmente alle strutture morfologiche e fonologiche finlandesi, con risultati a volte tanto “stranianti” rispetto al vocabolo originario da sembrare di trovarsi di fronte ad una parola autoctona. Chiaramente questo vale anche e specialmente per i prestiti dallo svedese. Sarebbe sbagliato e riduttivo ricondurre questo fenomeno solo agli sforzi di ‘finlandesizzazione’ compiuti a partire dal 1700 e in particolare nel 1800 da parte di intellettuali sempre più interessati allo sviluppo di un’identità linguistica e culturale finnica originale e autonoma. Se infatti tale fattore ha sicuramente giocato un ruolo importante nel rafforzamento della tendenza all’adeguamento, è pur vero che quest’ultimo si rende comunque necessario alla luce della tangibile diversità tra la struttura fonologica finlandese e quella svedese.

D’altra parte è un fatto – anche piuttosto paradossale – che a volte sia più facile risalire ad un vocabolo di derivazione molto antico a partire da un prestito finnico piuttosto che dalla sua forma analoga in lingua moderna. Questo perché il finlandese è abbastanza conservativo e al suo interno le evoluzioni fonomorfologiche – anche quelle che coinvolgono i prestiti, nonostante l’adeguamento – avvengono più lentamente che in altre lingue, e in particolare nello svedese. Un esempio esplicativo è il caso della parola fi. kuningas ‘re’, che richiama alla radice germanica kuningaz assai più chiaramente della sv. kung (< konung).

A volte i prestiti e le loro varianti di adeguamento evidenziano anche il rapporto che intercorre tra dialetti finnici e dialetti svedesi. In tal senso testimoniano come l’idioma occidentale abbia influenzato quello orientale prima in un contesto popolare, di oralità, e poi nell’ambito delle forme letterarie e delle traduzioni scritte. Nel dialetto finnico-occidentale per esempio klasi ricorda più da vicino lo svedese glas di quanto non faccia la forma ufficiale lasi. Ancor di più ricorda il glas pronunciato con la “a” breve di alcuni dialetti svedesi.

Nel paragrafo che segue approfondiremo il discorso sull’integrazione dei prestiti in finlandese spiegando quali sono i meccanismi più comuni che lo regolano. Gli esempi di cui ci serviremo consistono in vocaboli di origine o mediazione svedese.

3.1 Cosa cambia? I mutamenti fonetici coinvolgono sia le vocali che le consonanti. Per le prime,

assistiamo a volte a fenomeni di dittongazione o di allungamento graficamente segnalato da doppia lettera in luogo delle vocali lunghe svedesi. Esempi sono: fi. tyyny ‘cuscino’, cfr. sv. dyna; fi. leikkiä ‘giocare’, cfr. asv. leka; fi. vaaka ‘bilancia’ cfr. sv. våg; fi. vaara

‘pericolo’, cfr. sv. fara; etc.

Per le seconde, possiamo ben dire che la maggior parte dei mutamenti fonetici a cui assistiamo nel processo di adeguamento riguarda le consonanti che nel sistema consonantico finnico sono assenti o comunque presenti come “estranee”. Si tratta in primo luogo delle sonore b, d, g. Di preferenza esse vengono sostituite dalle sorde corrispondenti.

La b viene sostituita dalla p, come nel caso di sv. bänk ‘panca’ > fi. penkki. La d

viene sostituita dalla t, come si vede con sv. dill ‘aneto’ > fi. tilli. Al posto della g

troveremo invece la k, come nell’adattamento della sv. gummi ‘gomma’ > fin. kumi. Il primo esempio dei tre ci offre l’occasione per una riflessione. Possiamo notare un

raddoppiamento della k nella parola finnica che sembrerebbe, almeno sotto un punto di vista strettamente funzionale, garantire continuità alla somiglianza fonetica tra penkki e bänk

durante la declinazione. Secondo le regole dell’alternanza consonantica infatti un eventuale nesso nk (senza doppia) al nominativo singolare, cioè in grado forte, sarebbe mutato in ng in grado debole: per esempio l’adessivo penkillä ‘sulla panca’ sarebbe suonato ‘pengillä’; sembra quasi che il processo di adeguamento abbia tenuto conto dell’alternanza consonantica per la conservazione della k caratteristica. Lo stesso forse con sv. abbot ‘abate’ > fi. apotti (gen. sing. apotin) e non ‘apoti’ (gen. sing. eventuale ‘apodin’).

Altra consonante estranea al finnico è la f, che viene perlopiù sostituita da v o da h; si

veda sv. fummel ‘goffaggine’ > fi. vummel / hummel. Notevole anche il caso sv. kaffe > fi. kahvi.

Nel finlandese si evitano generalmente i nessi consonantici, in particolare ad inizio parola, ma anche in sillaba interna. Al contrario essi sono presenti in gran numero nelle parole svedesi, e così abbiamo molti esempi di forme di adeguamento “semplificanti”, consistenti perlopiù nel mantenere l’ultima consonante del nesso: sv. trad ‘corsia, rotaia’ > fi. rata; sv. knäckebröd ‘pane croccante’ > fi. näkkileipä; sv. dräng ‘contadino’ > fi. renki; sv. skruv ‘vite’ > fi. ruuvi; sv. ugn ‘forno’ > fi. uuni; sv. afton ‘vigilia’ > fi. aatto. Un caso particolare sono i nessi kt e hv. Il primo da luogo ad ht, come in sv. rektor ‘rettore’ > fi. rehtori; sv. lektor ‘lettore’ > fin. lehtori; sv. takt ‘ritmo’ > fi. tahti; sv. vakt ‘guardia’ > fi. vahti. Il secondo è invece tipico dello svedese antico e in finlandese viene vocalizzato in hu, come possiamo vedere con asv. hvila ‘riposare’ > fi. huilata; asv. hvit ‘bianco’ > fi. huitu

‘latticello’. Un altro caso di vocalizzazione del nesso consonantico è rappresentato dal tipo sv. vagn ‘carrozza’ > fi. vaunut.

Ricordiamo inoltre che, per esigenze di flessione, nel finlandese il tema della parola deve sempre terminare in vocale. Per questa ragione i prestiti terminanti in consonante vengono dotati di una vocale finale, generalmente la i.

3.2 Fonotassi in evoluzione

Abbiamo elencato i cambiamenti fonetici che in genere i prestiti devono affrontare prima di poter entrare a pieno titolo nel vocabolario finlandese, ma va fatta un’ulteriore precisazione di natura storico-linguistica. La fonotassi finlandese e le tendenze di adeguamento non hanno agito ugualmente e con la stessa intensità in ogni epoca. Nei primi secoli di contatto, in particolare nei contesti dialettali – e spesso anche nella varietà scritta – ebbe la meglio una propensione alla conservazione. Ciò si verificava in particolare con nessi consonantici, come attesta il già citato klasi del dialetto finnico occidentale, o trappu, solo dopo sostituito da rappu, derivante dallo svedese trappa ‘scalinata’. Anche la f inizialmente trovava posto nel dialetto occidentale, come testimonia la forma dialettale fati prima dell’affermazione di vati, dallo svedese fat ‘ciotola’.

In tempi successivi la spinta all’adeguamento si fece più forte. Nel 1800, con lo sviluppo di un’identità nazionale e linguistico-culturale, si volle “liberare il finnico dalle costrizioni dello svedese”, e tale operazione comportò da un lato una più radicale attuazione dei meccanismi di adattamento che abbiamo presentato, e dall’altra la sostituzione di molti prestiti e costrutti di chiara origine svedese con espressioni più “pienamente finniche” (per esempio keittiö ‘cucina’, haarukka ‘forchetta’, lautanen ‘piatto’, pyyheliina ‘fazzoletto’ in luogo di kyökki, cfr. sv. kök; kahveli, cfr. sv. gaffel; talriiki, cfr. sv. tallrik; hantuuki, cfr. sv. handduk). Contemporaneamente però fu proprio a partire dal diciannovesimo secolo che il finlandese cominciò ad accogliere numerosi prestiti internazionali, ed è quindi da allora che i suoi standard fonetici hanno cominciato a farsi più “tolleranti” e inclusivi nei confronti dei suoni non autoctoni. E infatti oggi nel vocabolario finnico possiamo trovare parole come geologi, glögi, golf, graafinen, bakteeri, kaktus, oktaavi, sektori, vektori. Questo vale anche per i nessi consonantici a inizio parola, la cui introduzione è anzi divenuta una misura necessaria per stabilire la differenza tra diversi prestiti, che altrimenti risulterebbero del tutto omografi e omofoni. Si pensi al caso del sostantivo rossi, che può vantare ben tre forme alternative (prossi, trossi, krossi polisemico) derivate da quattro vocaboli svedesi (brosch,

tross, gross, kross) e quindi altrettanti significati differenti (spilla, gomena, dozzina, complessivo). Insomma, è solo grazie ad una maggiore apertura della struttura fonologica del finnico che oggi possiamo distinguere struuma ‘gozzo’ da ruuma ‘cala, baia’; frakki ‘frac’ da rakki ‘bastardo’; kriisi ‘crisi’ da riisi ‘riso’; klaava ‘retro, coda’ da laava ‘lava’; proosa ‘prosa’ da roosa ‘colore rosa’ e trikki ‘trucco’ da rikki ‘rotto’.

E ciononostante, alquanto divertiti, non possiamo non concludere citando il lessicografo Eino Koponen, una delle fonti di questa piccola relazione:

“Men fortfarande anser många finnar att ordet bussi ’buss’ kan uttalas på samma sätt som ordet pussi ’påse’.”

“Ma ancora molti finlandesi affermano che la parola bussi ‘bus’ può essere pronunciata allo stesso modo di pussi ‘sacchetto’.”

BIBLIOGRAFIA

- Kaisa Hakkinen, Mistä sanat tulevat: suomalaista etymologiaa - Denis Sinor, The Uralic Languages: description, history and foreign influences - Lauri Hakulinen, Suomen kielen rakenne ja kehitys - Mikko Korhonen, Finno-ugrian language studies in Finland 1828-1918 - Matti Klinge, Breve storia della Finlandia

SITOGRAFIA

- Eino Koponen, Om svenskans inverkan på finskan, articolo: http://www.sprakbruk.fi/index.php?mid=2&pid=13&aid=4257

- Klaus Laalo, Ruuvi, rossi, krossi ja skruuvi. Lainasanat ja suomen muuttuva

äännejärjestelmä, articolo: http://www.kielikello.fi/index.php?mid=2&pid=11&aid=820