ritratti di dario de tuoni (innsbruck 1892 - trieste 1966)

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85 «Metodi e Ricerche» - n.s., XXXIII, 1-2 (gennaio-dicembre 2014) Ritratti di Dario de Tuoni (Innsbruck 1892 - Trieste 1966) DI LAURA PARIS Presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Trieste è custodito un ricco patrimonio di materiali di diversa natura, un tempo afferen- ti all’Archivio e centro di documentazione della cultura regionale e dal 2012, per mezzo di una donazione, proprietà del Sistema Museale d’Ateneo (smaTs). Ne fanno parte fondi librari, manoscritti, diplomi, dipinti, opere di grafica, carte geografiche e fotografie dalle provenienze più disparate. Ad incrementare tale patrimonio sono di recente pervenuti un rilievo in gesso opera dello scultore Teodoro Russo ed un olio su cartone di Adolfo Levier, entrambi raffiguranti Dario de Tuoni, personaggio chiave della cultura triestina della prima metà del ’900. Tali donazioni giungono ad arricchire il lascito bibliografico e documentario del fondo Dario de Tuoni, oggetto di due mostre svoltesi a Trieste nel 1992 e nel 2001 1 . Le due esposizioni, ed analoghe iniziative 2 , si erano prefissate lo scopo, condiviso da questo mio scritto, di far conoscere e rivalutare quella che non a torto fu descritta come una «figura (…) sepolta sotto la grigia e spessa coltre di un inspiegabile silenzio» 3 . Per la stesura di questo intervento sono stati fondamentali gli apporti delle Professoresse Lea Campos Boralevi e Nicoletta Zanni, cui va il mio più sentito ringraziamento. 1 Nel dicembre 1992, in occasione del centenario della nascita di Dario de Tuoni, si svolsero in suo onore un’esposizione ed una tavola rotonda cui presero parte Lea Campos Boralevi, Carla Galinetto, Decio Gioseffi, Elvio Guagnini e Sandra Parmegiani. Nel mese di luglio del 2001 fu invece organizzata la mostra La Biblioteca «Dario de Tuoni» a cura dell’Archivio e Centro di documentazione della Cultura Regionale in collaborazione con il Dipartimento di Italianistica Linguistica Comunicazione Spettacolo dell’Università degli Studi di Trieste. In occasione di tale mostra fu pubblicato il fascicolo La biblioteca «Dario de Tuoni», a cura di A. CROZZOLI, serie «I Quaderni dell’Archivio», n. 8, Trieste 2001. 2 La figura di Dario de Tuoni fu oggetto di approfondimenti nell’ambito del convegno Intellettuali di frontiera (svoltosi a Firenze nel 1983), in occasione della tappa italiana della mostra itinerante Storia di un’idea (organizzata dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana nel 1993) e nell’ambito della tesi di laurea in Lettere di Manuela Sichich (anno accademico 1989-1990, relatore: Prof. Elvio Guagnini) dal titolo Dario de Tuoni scrittore. Opere letterarie edite e inedite (1913-1966). 3 L. CAMPOS BORALEVI, Un triestino a Firenze: Dario de Tuoni (1892-1966), in Intellettuali di frontiera. Triestini a Firenze (1900-1950). Atti del convegno (18-20 marzo 1983), Firenze, L. S. Olschki, 1985, p. 511.

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«Metodi e Ricerche» - n.s., XXXIII, 1-2 (gennaio-dicembre 2014)

Ritratti di Dario de Tuoni (Innsbruck 1892 - Trieste 1966)

di Laura Paris

Presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Trieste è custodito un ricco patrimonio di materiali di diversa natura, un tempo afferen-ti all’Archivio e centro di documentazione della cultura regionale e dal 2012, per mezzo di una donazione, proprietà del Sistema Museale d’Ateneo (smaTs). Ne fanno parte fondi librari, manoscritti, diplomi, dipinti, opere di grafica, carte geografiche e fotografie dalle provenienze più disparate.

Ad incrementare tale patrimonio sono di recente pervenuti un rilievo in gesso opera dello scultore Teodoro Russo ed un olio su cartone di Adolfo Levier, entrambi raffiguranti Dario de Tuoni, personaggio chiave della cultura triestina della prima metà del ’900.

Tali donazioni giungono ad arricchire il lascito bibliografico e documentario del fondo Dario de Tuoni, oggetto di due mostre svoltesi a Trieste nel 1992 e nel 20011. Le due esposizioni, ed analoghe iniziative2, si erano prefissate lo scopo, condiviso da questo mio scritto, di far conoscere e rivalutare quella che non a torto fu descritta come una «figura (…) sepolta sotto la grigia e spessa coltre di un inspiegabile silenzio»3.

Per la stesura di questo intervento sono stati fondamentali gli apporti delle Professoresse Lea Campos Boralevi e Nicoletta Zanni, cui va il mio più sentito ringraziamento.1 Nel dicembre 1992, in occasione del centenario della nascita di Dario de Tuoni, si svolsero in suo onore

un’esposizione ed una tavola rotonda cui presero parte Lea Campos Boralevi, Carla Galinetto, Decio Gioseffi, Elvio Guagnini e Sandra Parmegiani. Nel mese di luglio del 2001 fu invece organizzata la mostra La Biblioteca «Dario de Tuoni» a cura dell’Archivio e Centro di documentazione della Cultura Regionale in collaborazione con il Dipartimento di Italianistica Linguistica Comunicazione Spettacolo dell’Università degli Studi di Trieste. In occasione di tale mostra fu pubblicato il fascicolo La biblioteca «Dario de Tuoni», a cura di A. Crozzoli, serie «I Quaderni dell’Archivio», n. 8, Trieste 2001.

2 La figura di Dario de Tuoni fu oggetto di approfondimenti nell’ambito del convegno Intellettuali di frontiera (svoltosi a Firenze nel 1983), in occasione della tappa italiana della mostra itinerante Storia di un’idea (organizzata dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana nel 1993) e nell’ambito della tesi di laurea in Lettere di Manuela Sichich (anno accademico 1989-1990, relatore: Prof. Elvio Guagnini) dal titolo Dario de Tuoni scrittore. Opere letterarie edite e inedite (1913-1966).

3 l. CAmpos BorAlevi, Un triestino a Firenze: Dario de Tuoni (1892-1966), in Intellettuali di frontiera. Triestini a Firenze (1900-1950). Atti del convegno (18-20 marzo 1983), Firenze, L. S. Olschki, 1985, p. 511.

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Discendente da nobile famiglia bresciana, Dario Maria Romeo de Tuoni nacque ad Innsbruck il 29 novembre 1892, frequentò la Civica Scuola Reale Superiore di Trieste, studiò all’Università di Graz e all’Accademia di Belle Arti di Monaco.

A Trieste, nel 1913, entrò in contatto con Scipio Slataper e fu introdotto a James Joyce da Alessandro Francini Bruni un suo collega de «Il Piccolo» presso cui al tem-po svolgeva un apprendistato. Da Joyce prese lezioni di inglese presso la sua abita-zione di Via Bramante 44: «In quell’appartamento mi rivedo seduto a una tavola, in compagnia di altre tre persone, a compitare sul primo volumetto del metodo Berlitz: How do you do? What do you say? E così via…»5.

Gradualmente tra allievo e maestro si instaurò un rapporto di amicizia che li indusse molte sere a «girovagare per la via Donato Bramante, la via San Giusto, la via San Michele (…)»; spesso rifacevano «lo stesso percorso, sostando le più volte in qualche osteria a bere un bicchier d’Opollo, il famoso vino di Lissa: un vinello bianco traditore che senza salire al cervello mozza però le gambe»6.

Egli a sua volta presentò allo scrittore irlandese il pittore Tullio Silvestri7, che di questi divenne intimo amico e primo ritrattista.

Il fortissimo interesse che Dario de Tuoni nutriva per la letteratura d’avanguar-dia8 lo condusse nel 1914 a Firenze per conoscere Theodoro Däubler, poeta triestino facente parte del gruppo di «Lacerba» e «La Voce», divulgatore a Berlino delle istan-ze del futurismo Italiano9.

Durante la prima Guerra Mondiale venne arruolato nel 97° reggimento: un’u-nità austriaca composta in prevalenza da triestini che fu inviata a Leopoli (odierna Lemberg), in Galizia, per contenere l’avanzata dell’armata zarista. Fissò i ricordi di quell’esperienza nella poesia I. R. REGG. 97, contenuta nella raccolta Dall’esilio.

4 In un appartamento al secondo piano della casa al numero 4 di via Donato Bramante i Joyce trascor-sero quasi tre anni, dal settembre del 1912 alla fine di giugno del 1915. Cfr. r.s. Crivelli, Itinerari triestini. James Joyce, Trieste, MGS Press, 1996, pp. 198-201.

5 D. De Tuoni, Ricordo di Joyce a Trieste, Trieste, MGS Press, 2002, p. 39 (il testo è una ristampa di una pubblicazione voluta dall’editore Vanni Scheiwiller in occasione del 25esimo anniversario della morte di Joyce. Cfr. D. De Tuoni, Ricordo di Joyce a Trieste, con una lettera di James Joyce, Milano, All’insegna del pesce d’oro, 1966).

6 Ivi, p. 60.7 Per un profilo biografico dell’artista cfr. p. FAsolATo, Tullio Silvestri (1880-1963), Trieste, Lint, 1991.8 Per una panoramica sul futurismo giuliano di cui de Tuoni fu un personaggio chiave cfr. s. Crise, Il

futurismo ha sessant’anni, in «Il Piccolo», 20 febbraio 1969.9 In segno di amicizia Theodoro Däubler donò a de Tuoni una copia del suo libro Das Nordlicht con

la seguente dedica «Al mio caro amico Dario de Tuoni con un cordiale saluto. Dresda, marzo 1915». Il libro, che per anni fu disperso, venne ritrovato a Firenze su una bancarella di libri da Umberto Saba che ne fece omaggio al de Tuoni, come ebbe modo di raccontare Frida de Tuoni a Lea Campos Boralevi e come quest’ultima riporta in l. CAmpos BorAlevi, Un triestino a Firenze: Dario de Tuoni (1892-1966), cit., p. 516. Dario de Tuoni dedicò a Theodoro Däubler un articolo apparso in «Cer-vello», I, n. 2, Padova, 24 settembre 1921 ed una commemorazione dal titolo Ricordi della vecchia Firenze. Teodoro Daubler alle «Giubbe Rosse» comparsa su «La Fiera Letteraria» del 5 agosto 1962.

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Nelle grigie uniformi di battaglia,sotto lo zaino che ne preme e incurva,si procede così perché si deve:senza una fiamma in cuore,senza un grido di esultanza,una speranza di vivere o morire gloriosamente.Si procede così perché si deve,fustigati da un vano odio e terrore,trascinando con noi, nel petto vile,il fardello, più grave ed opprimente,dello zaino ferrato,il fardello spietatodell’impotenza della sicura morte.Passa la grigia gente;grigio il mantello e il cuore:spicca di su il collareil bel rosso Magenta,il contrassegno del 97,unico orgoglio a quelle facce amare,a quell’anime strettenella fatale angoscia,a noi figli irredenti dell’Italia,che siamo la canagliadestinata al macello!Tenebroso, aborrito, il giallo e nero,vessillo dell’impero,dinnanzi a noi campeggia nel fragoree la ruina del cannone avverso10.

Disertò tuttavia l’esercito austriaco e si arruolò come volontario nell’esercito ita-liano con lo pseudonimo di Doriano Toscanelli.

Scoppiata la prima guerra mondiale, dopo qualche mese fui chiamato sotto le armi e assegnato a un reparto di allievi ufficiali. Era ferma convinzione del partito irredentista che l’Italia prima o poi dovesse partecipare al conflitto, schierandosi contro gli imperi centrali. Nell’esercito austriaco le diserzioni degli elementi della borghesia italiana si fecero quindi di giorno in giorno sempre più frequenti.

Nominato caporale e trasferito a Gorizia, nella ricorrenza delle feste natalizie ottenni una breve licenza per salutare la mia famiglia. Mi si presentava così l’attesa occasione di tagliar la corda11.

10 D. De Tuoni, I. R. regg. 97, in Dall’esilio, Firenze, Casa editrice della Venezia Giulia, 1916, pp. 23-24.

11 D. De Tuoni, Ricordo di Joyce a Trieste, cit., p. 39.

Dario de Tuoni volontario dell’E-sercito Italiano durante la Prima Guerra Mondiale

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Verso la fine del 1916, in una trincea sul fronte del Cadore, subì il congelamento degli arti inferiori. Fu pertanto curato all’ospedale di Firenze, città in cui, congedato per convalescenza, rimase per circa un anno, fino al suo richiamo alle armi nel cru-ciale 1918.

Durante la sua permanenza a Firenze lavorò presso la Libreria Beltrami12, pub-blicò la raccolta di versi Dall’Esilio, frequentò il caffè «Le Giubbe Rosse» ed entrò in relazione con alcuni esponenti della cultura artistico-letteraria dell’epoca, tra cui Dino Campana13, Virgilio Giotti14, Arturo Onofri15, Ćiro Čičin Šain16, gli scultori Alimondo Ciampi, toscano, ed Ivan Ivanovich, di Belgrado, ed i pittori croati Mari-no Tartaglia (in seguito divenuto direttore dell’Accademia di Belle Arti di Zagabria) e Zvonimir Rakamarich, che proprio a Firenze nel 1917 ne eseguì un ritratto a san-guigna (fig. 4).

Costituì inoltre con Emilio Notte17 ed il pittore futurista Lucio Venna Landsman18 un sodalizio che collaborò ai primissimi numeri de «L’Italia Futurista», si recò so-vente al caffè Paskowski e al Gambrinus, presso cui conobbe Ardengo Soffici, il musicista Giannotto Bastianelli ed il matematico ed esoterista Arturo Reghini.

Finita la guerra risiedette a Padova dove lavorò come bibliotecario19, conobbe e divenne buon amico dello scultore Luigi Strazzabosco20 e, il 3 luglio 1920, conseguì

12 l. CAmpos BorAlevi, Un triestino a Firenze: Dario de Tuoni (1892-1966), cit., p. 517.13 Quando de Tuoni ripartì per il fronte, Dino Campana, suo buon amico, gli donò una copia dei suoi

Canti orfici apponendo la dedica «A Dario de Tuoni, buon poeta e buon amico, souvenir d’un pendu». Ispirandosi a tale dedica, de Tuoni scrisse un articolo comparso ne «La Fiera Letteraria» del 18 giugno 1961 dal titolo Dino Campana prima del mito, Souvenir d’un pendu; ivi racconta che «Il Campana era senza pace; la sedia gli bruciava sotto il sedere. Cominciava a dimenarsi, a sbuffare, a girovoltarsi, e infine a supplicarmi di andarcene via. Si incominciava allora a vagare per le vecchie strade di Firenze, senza meta senza ragione: ore e ore. Forse perché d’indole taciturna, perché lo stavo ad ascoltare senza segni di impazienza, Dino Campana mi fu per qualche mese costantemente vicino…».

14 Su Virgilio Giotti de Tuoni scrisse l’articolo Per un medagliere del Novecento, Virgilio Giotti in cornice fiorentina comparso ne «La Fiera Letteraria» dell’11 febbraio 1962.

15 Su Arturo Onofri de Tuoni scrisse l’articolo Il credo poetico di Onofri in una lettera inedita del ’28 comparso ne «La Fiera Letteraria» del 3 settembre 1961.

16 Poeta e uomo di cultura croato che diresse i quotidiani «Pozorišni list» e «Pobjeda» e fu curatore e direttore del Museo della Città di Spalato.

17 Emilio Notte illustrò con una xilografia la copertina della seconda edizione della raccolta poetica di de Tuoni Dall’esilio, uscita nel 1916 con la casa editrice fiorentina «Venezia Giulia».

18 Su Lucio Venna Landsman, de Tuoni scrisse l’articolo Nella Firenze delle «Giubbe Rosse». L’ultimo futurista comparso ne «La Fiera Letteraria» del 13 maggio 1962.

19 «De Tuoni abitava allora a Padova, impiegato presso la biblioteca del Museo Civico, in attesa di coprire il posto di conservatore, poi non ottenuto per l’ostilità del direttore, l’altezzoso Andrea Mo-schetti, insegnante di Storia dell’Arte all’università»: in G. mesirCA, L’Ultimo viaggio di Enrico Fonda, in «L’osservatore politico letterario», a. 27, n. 5, maggio 1981, p. 17.

20 «Nell’ottobre 1943, quando nell’Italia del Nord ebbe inizio la caccia all’ebreo, nostro cognato Dario de Tuoni ci indirizzò alla famiglia di Luigi Strazzabosco, al quale era legato da fraterna amicizia: essi ci ospitarono nella loro abitazione in via Sorio a Padova, nonostante il pericolo che questo compor-tava per loro e per i loro sei figli». Il testo è tratto da una lettera scritta da Isabella e Styra Goldstein

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una laurea in Lettere.In quel periodo collaborò alle riviste avanguardiste patavine «Il Cenacolo» e

«Cervello» (rivista per cui scrisse anche Filippo Tommaso Marinetti) e a quelle man-tovane «Procellaria»21 e «Bleu»22.

Nel 1921 tornò a Trieste, ivi prese parte alla vita culturale cittadina frequentando il Circolo Artistico e la Società di Minerva e fu a lungo professore del Regio Istituto Commerciale Gian Rinaldo Carli di cui scrisse la storia23. All’insegnamento affiancò le sue attività di traduttore, giornalista e critico d’arte: «Fu di gran lunga il più acuto fra i critici d’arti figurative del passato. Unì due qualità solitamente antitetiche: pron-ta comprensione delle idee nuove e solida e vasta formazione culturale»24.

I molteplici interessi, la conoscenza di numerose lingue e una straordinaria aper-tura mentale gli permisero di mantenere contatti con Filippo Tommaso Marinetti, Benedetto Croce, Medardo Rosso, Gino Rossi25, Enrico Fonda, Vittorio Bolaffio26, Sofronio Pocarini27, Carolus Cergoly, Baccio Ziliotto, Alberto Spaini, Carlo Stupa-rich, Scipio Slataper, Umberto Saba, Italo Svevo…

alla famiglia Strazzabosco il 25 aprile 1995, in occasione del 50° anniversario della Liberazione. Sullo scultore padovano Dario de Tuoni scrisse una monografia pubblicata in 1000 esemplari da Arti Grafiche Sorteni nel 1947.

21 «Procellaria. Poesia-Musica, Teatro-Disegni, Ricerche-Idee avanzate», rivista di transizione tra il primo ed il secondo Futurismo, fu fondata e diretta dagli artisti mantovani Aldo Fiozzi e Gino Cantarelli. Uscì dall’aprile 1917 al luglio 1920 e raccolse contributi in italiano e francese di futuristi quali Paolo Buzzi, Emilio Settimelli ed Enrico Prampolini e dadaisti come Tristan Tzara e Pierre Albert-Birot.

22 «Bleu» fu la più importante rivista dadaista italiana fondata da Aldo Fiozzi e Gino Cantarelli in collaborazione con Julius Evola. Ne uscirono 3 numeri tra luglio del 1920 e gennaio del 1921 e vi scrissero Louis Aragon, Paul Eluard, Max Ernst, Francis Picabia, Enrico Prampolini e Tristan Tzara. Per la sua ristampa anastatica cfr. A. sChwArz, Documenti e periodici Dada, Milano, Mazzotta, 1970.

23 D. De Tuoni, Il Regio Istituto commerciale di Trieste. Saggio Storico, Trieste, Stabilimento artistico-tipografico Caprin, 1925.

24 I. N. (Giulio Montenero), De Tuoni, in «Il Piccolo», 11 Dicembre 1971.25 «Ci eravamo conosciuti la prima volta a Venezia, una sera d’inverno del 1915, quando s’aspettava di

settimana in settimana di partecipare alla guerra mondiale e le opinioni politiche s’urtavano di conti-nuo nelle manifestazioni degli interventisti e dei neutralisti. (…) Si parlò di arte, di Parigi, dei fauves: ci lasciammo ch’era tarda notte e non ci rivedemmo più. Passarono cinque anni. Dove si effettuò il nostro secondo incontro? Forse a Treviso. Erano mesi, infatti, in cui mi recavo spesso colà…»: in D. De Tuoni, Memorie padovane di Gino Rossi, in «Ateneo Veneto», vol. 143, n. 1, gennaio-giugno 1959.

26 «Vittorio Bolaffio (…) non si è mai curato né delle sue opere né di se stesso, perché vive senza sapere che un mondo lo circonda, di cui è parte»: in D. De Tuoni, Vittorio Bolaffio: il van Gogh Italiano, manoscritto del 1927 pubblicato all’interno di Vittorio Bolaffio 1883-1931, Trieste 1975, p. 104-107 e in D. D’AnzA, Vittorio Bolaffio, Trieste, Fondazione CRTrieste, 2010, pp. 254-255.

27 Sofronio Pocarini recensì l’unico romanzo di de Tuoni (Che fortuna la sua morte!, Trieste, Delfino, 1930) ne «L’Eco dell’Isonzo» del 22 gennaio 1931.

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Egli fu un componente della vita culturale di questa città e le sue amicizie testimoniate dal suo interessantissimo epistolario purtroppo inedito, sono là a provare quale tramite di spiritualità avesse in lui trovato la Trieste dell’«entre deux guerres». Dimenticarlo sarebbe squallida prova di inintelligenza28.

Il primo agosto 1925 sposò Hermance (ita-lianizzato in Ermanna) Voivodich, trentunen-ne triestina dalle ambizioni letterarie, figlia di una signora francese e di un funzionario del Lloyd Triestino. Ella venne a mancare appena tre anni dopo il matrimonio, il 26 novembre 1928, per le conseguenze del parto con cui, il 13 novembre, aveva dato alla vita Silvia (chia-mata in casa Vivine), unica figlia di Dario, in seguito trasferitasi in Germania29.

Il 7 luglio 1938 sposò in seconde nozze Fri-da Goldstein, nata a Samos il 7 giugno 1918 e già sua allieva all’istituto Carli; insieme visse-ro in Via Franca, dapprima (dal 1939 al 1941) al numero 16 e successivamente al numero 530.

Durante la seconda guerra mondiale, dopo il 1943, fu impiegato nei campi di lavoro di Mattuglie e Fiume sotto l’amministrazione del

Comando militare tedesco. Negli anni immediatamente successivi al conflitto bellico (dal 1946 al 1952) la moglie Frida diresse la galleria d’Arte dello Scorpione situata a Trieste in Via San Spiridione 12/b31. Si trattò di un’esperienza unica nel panorama culturale triestino, grazie alla quale esposero in città artisti di estrema contempora-neità ed altissimo livello32.

28 s. Crise, Quasi mai il suo cuore si apriva ad affetti sinceri, in «Il Piccolo», 13 giugno 1971, p. 8.29 Silvia de Tuoni sposò Dieter Strasser il 26 agosto 1961. Questi, nato a Trieste il 16 giugno 1937,

dipendente delle Assicurazioni Generali dal 1958, laureatosi in Economia e Commercio a Trieste nel 1964, ha poi compiuto una brillante carriera nell’ambito assicurativo fino a divenire, nel 1981 CEO di Generali Lebensversicherung,

30 Negli anni precedenti De Tuoni aveva vissuto in Strada di Guardiella 51 (1926-1929), Via Bazzoni 4 (dal 1930 al 1932) e Via dei Navali 4 (dal 1933 al 1938).

31 Cfr. F. De veCChi, La Galleria dello Scorpione, in Dualità. Aspetti della cultura slovena a Trieste, Trieste, Litografia Ricci, 1995, pp. 30-45.

32 Per una disamina della scena artistica e dell’attività espositiva nella Trieste anni ’50 cfr. Panorama sull’attività delle principali gallerie d’arte private a Trieste (1945-1953) in 1953: L’Italia era già qui. Pittura Italiana contemporanea a Trieste, a cura di r. FABiAni, m. mAsAu DAn, n. zAnni, Trieste, Civico Museo Revoltella, 2008, pp. 162-165 e n. zAnni, La collezione Kostoris, in La passione di una vita. La collezione Kostoris, Torino, Umberto Allemandi, 1999, pp. 22-55.

Dario de Tuoni nel 1928.

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È legittimo ritenere che molti dei contatti artistici, in particolar modo quelli con Carlo Cardazzo, direttore della veneziana «Galleria del Cavallino» e della milanese «Galleria del Naviglio» fossero curati proprio da Dario, che allora (a partire dal 1946 e fino al pensionamento avvenuto nel 1958) insegnava all’Istituto Professionale Luigi Vittorio Bertarelli di Milano.

L’ultimo trentennio della vita di Dario de Tuoni fu ricco di collaborazioni editoriali con quotidiani, riviste letterarie, storiche e di cro-naca, tra cui il «Meridiano di Roma» divenuto poi «La Fiera Letteraria», «Ateneo Veneto», «Archeografo Triestino», «Il Piccolo», «Il Popolo di Trieste», ecc. Fu inoltre tra i primi collaboratori dell’Enciclopedia Italiana e del Dizionario Biografico degli Italiani editi da Treccani. Rientrato a Trieste dopo la lunga permanenza milanese, vi venne a mancare l’8 giugno 1966 all’età di 74 anni.

I frequenti, profondi e spesso amichevo-li contatti che ebbe con svariati ed importan-ti esponenti del panorama artistico, sono alla base dei numerosi ritratti che di lui furono ese-guiti. Il più noto è probabilmente l’intensissi-mo olio su tela di Vittorio Bolaffio33, artista di cui de Tuoni fu tra i primi ad occuparsi subito dopo Antonio Morassi. Scrisse di lui a più riprese34 e fu invitato a parlarne in occasione di un convegno di studi ebraici nel Goriziano, come testimonia una lettera di Sofronio Pocarini del 26 dicembre 1933.

Il dipinto fu eseguito prima o durante il 192335 ed esposto nel 1927 alla Ia Sinda-cale triestina36. Fu lo stesso de Tuoni a presentare il ritratto in questa occasione, su

33 Cfr. D. D’AnzA, Vittorio Bolaffio, cit., «catalogo dei dipinti», opera n. 51, p. 225.34 Vittorio Bolaffio, in «Crepuscolo», I, n. 1, 15 ottobre 1923; Esposizione autunnale a Trieste, in «Le

arti plastiche», 16 aprile 1926; La Ia esposizione delle Belle Arti. Sguardo introduttivo, in «Il Popolo di Trieste», 15 ottobre 1927; Notiziario mensile. Arte. La mostra d’arte di Trieste, in «Squille isontine», anno IV, N. 1, 1928; L’arte di Vittorio Bolaffio, in «Il Piccolo della Sera», 16 settembre 1932; La vera storia di «Due felicita». Gli amici di Saba, in «La Fiera Letteraria», 22 dicembre 1963. Esiste inoltre un manoscritto di de Tuoni databile al 1927 dal titolo Vittorio Bolaffio: il Van Gogh Italiano, rimasto inedito e pubblicato in Vittorio Bolaffio 1883-1931, Trieste 1975, pp. 104-107 e D. D’AnzA, Vittorio Bolaffio, cit., pp. 254-255.

35 Su «Crepuscolo» del 15 ottobre 1923 compare infatti un articolo di de Tuoni che cita il dipinto (D. De Tuoni, Vittorio Bolaffio, in «Crepuscolo», 15 ottobre 1923, p. 15), nonché un suo racconto illustrato dallo stesso Bolaffio (D. De Tuoni, Una storia autunnale, in «Crepuscolo», I, n. 1, Trieste, 15 ottobre 1923, pp. 7-9).

36 Cfr. Ia Esposizione del Sindacato delle Belle Arti e del Circolo Artistico di Trieste, Trieste, Arti

Ruggero Rovan, Ritratto di Dario de Tuoni. Trieste, collezione privata.

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invito dell’allora segretario Edgardo Sambo. Bolaffio ne chiese tuttavia la rimozione con una lettera, datata 11 ottobre 1927, che si conserva presso l’archivio storico del Civico Museo Revoltella di Trieste:

Caro de Tuoni, ho scritto in questo momento a Sambo che mi faccia levare il quadro dall’espo-sizione e te ne do avviso. Te lo avevo detto che non mi andava di esporre un quadro già esposto specialmente ora che sono inattivo e che perciò non voglio entrare nell’agone artistico. Ti prego di non fare arbitrii. Saluti, tuo Bolaffio.

L’opera fu nuovamente visibile al pubblico nel 1932 durante la VIa Esposizione sindacale37, mostra che omaggiò l’artista da poco scomparso (il 26 dicembre 1931) con una sala di sue opere allestita da Antonio Morassi. Fu infine esposta nel 1975 in occasione di una grande retrospettiva sul pittore svoltasi a Trieste e Gorizia38.

Pressoché coevo ed altrettanto celebre è il busto in gesso eseguito nel 1924 dallo scultore triestino Ruggero Rovan39 (fig. 3). La scultura, caratterizzata da una profon-da introspezione psicologica, presenta alcune analogie stilistiche con l’erma di Pio Riego Gambini40 del 1919 e figura al numero 155 dell’Elenco delle opere di scultura di Ruggero Rovan compilato da lui stesso41 ove reca la didascalia seguente «Testa, gesso al naturale, cm. 50, eseguita a Trieste nel 1924, di proprietà del de Tuoni. Esposta alla Mostra del Giardino di Trieste nel 1927». Fu esposta al grande pubblico in occasione della mostra Il Mito Sottile42 svoltasi presso il Civico Museo Revoltella tra il 1991 e il 1992.

Meno noti sono due ritratti più giovanili: la sanguigna eseguita nel 1917 da Zvo-nimir Rakamarich (fig. 4), opera che documenta la stagione fiorentina del de Tuoni, e l’olio su tela43 (fig. 5) eseguito nel 1922 da Enrico Fonda, amico di de Tuoni all’epo-

grafiche, 1927, p. 21, n. 23 e tav. III.37 VIa Esposizione d’arte del sindacato regionale fascista belle arti della Venezia Giulia sotto l’alto

patronato di S.A.R. il duca d’Aosta, Trieste, Tipografia giuliana, 1932, p. 63.38 Vittorio Bolaffio 1883-1931, Trieste, La Editoriale libraria,1975, n. 16.39 Su Ruggero Rovan, de Tuoni scrisse alcuni articoli: Ruggero Rovan, in «L’Italica. Rivista mensile

illustrata della Venezia Giulia», I, n. 1, dicembre 1922; Alla prima esposizione del Giardino Pubblico. Di alcuni pittori e degli scultori, in «Il Popolo di Trieste», 8 dicembre 1927; Il regionale di Trieste, in «Il Corriere della Sera», ottobre 1928; Lo scultore Ruggero Rovan: un ritrattista di Svevo, in «La Fiera Letteraria», 14 luglio 1963.

40 Elenco delle opere di scultura di Ruggero Rovan compilato da lui stesso, in B.m. FAveTTA, Ruggero Rovan scultore 1877-1965, Trieste, Comune di Trieste e Civico Museo Revoltella, 1977, p. 23, n. 128

41 Documento riprodotto in B.m. FAveTTA, Ruggero Rovan scultore 1877-1965, cit., pp. 17-27.42 Cfr. Il mito sottile. Pittura e scultura nella città di Svevo e Saba, catalogo della Mostra organizzata

dal Civico Museo Revoltella (26 ottobre 1991-30 marzo 1992), a cura di R. Masiero, Trieste, Asses-sorato alle attività culturali del Comune di Trieste, 1991, p. 46, n. 26.

43 Olio su tela, 39x42cm. Trieste, Collezione privata. Commentando una lettera di Gino Rossi che allude a tale ritratto, de Tuoni annotò che «Il dipinto che conservo nella mia collezione, è uno dei

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ca della sua permanenza a Padova. Ammirando la singolare espressione dell’effigia-to e la profondità di quegli occhi diafani e luminescenti, resi con singolare maestria dal pittore fiumano, non si può fare a meno di evocare un suo ulteriore «ritratto», tratteggiato dalle amichevoli parole della scrittrice Bice Polli:

Il viso di Dario era quello di un ragazzo perenne, con quegli occhi azzurri, grandi e interrogativi, benevoli e intelligenti, spesso quasi attoniti e assorti, (…) irradiava dalla sua personalità nervosa una aura acuta che tendeva a cogliere l’intimo delle cose. Era uomo di straordinaria cultura europea, lettore finissimo e raffinato, che spingeva i suoi interessi ben al di là dei classici e dei contemporanei italiani. Era uomo attento a captare le minime vibrazioni delle cose: il sospiro della natura era da lui colto in estrema beatitudine nei minimi suoi moti. (…) Era come assunto in un’aura trepida di sostenuta tristezza, di pietas virgiliana. (…) Camminava a passi lenti, lo sguardo trasognato, come fuori dalla vita; e si capiva che egli lasciava dietro di sé la sua ombra avendo a propria guida solo il suo cuore sempre in segreto tumulto44.

Cronologicamente più tarde di quelle sinora citate sono le due opere divenute di recente proprietà del sistema Museale d’Ateneo dell’Università di Trieste (smaTs).

pochi ritratti eseguiti dal Fonda». Cfr. D. De Tuoni, Memorie padovane di Gino Rossi, in «Ateneo Veneto», vol. 143, n. 1, gennaio-giugno 1959. p. 60, nota I.

44 B. polli, Ricordo di Dario de Tuoni poeta e letterato finissimo, in «Il Piccolo», 19 settembre 1971.

Zvonimir Rakamarich, Ritratto di Dario de Tuoni (1917). Firenze, col-lezione privata.

Enrico Fonda, Ritratto di Dario de Tuoni (1922). Trieste, collezione privata.

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La più antica fu donata nel 1992 da Lea Cam-pos Boralevi all’allora Dipartimento di Ita-lianistica, insieme al lascito bibliografico e documentario del fondo de Tuoni. È un rilievo in gesso colorato nelle tonalità dell’ocra raf-figurante Dario de Tuoni di profilo (fig. 6). In basso a destra presenta un’iscrizione che per-mette di datare ed attribuire l’opera: «T. Russo / a. VI / 1928».

Fu probabilmente una delle prime opere che lo scultore Teodoro Russo, nato a Brindisi nel 1896 e formatosi con Edgardo Simone alla scuola Napoletana di Vincenzo Gemito, rea-lizzò a Trieste, città presso cui risulta residente dal 27 febbraio del 1928 (anno di realizzazione del ritratto). Giunto nella città giuliana si spo-sò45, insegnò46, prese parte a numerose mostre sindacali e personali ed ebbe uno studio in Via Settefontane 54. Qui realizzò maioliche, ter-raglie e terrecotte artistiche in stile moderno e primitivista. Fu inoltre medaglista, decoratore

ed incisore di cristalli; rimase attivo fino alla metà degli anni ’70 e morì a Trieste il 6 dicembre 1988. A Trieste, sono numerose le sue opere accessibili al pubblico47, altre si conservano presso il Civico Museo del Risorgimento e Sacrario Oberdan48 ed

45 Il matrimonio con la ragusana Stefania Dall’Asta fu celebrato il 10 novembre 1929 e la coppia ebbe 5 figli.

46 Nella Guida Generale di Trieste e della Venezia Giulia del 1933, dove è indicato come «professore», quale suo recapito viene fornita la scuola di Via Foscolo 13. È quindi lecito supporre che svolgesse attività didattica pur esercitando la professione di scultore, come si evince dalla presenza del suo nome anche nella sezione «Professionisti e artisti», paragrafo «Scultori accademici».

47 Un busto del 1949 raffigurante Leonardo da Vinci che fu donato dal Comune di Trieste all’Istituto Superiore Statale «I.T.C. Leonardo da Vinci - I.P. Scipione de Sandrinelli», si trova al secondo piano dell’edificio scolastico di Via Paolo Veronese 3; un ritratto in bronzo del pittore Edgardo Sambo Cappelletti fu donato dai suoi eredi alla Provincia di Trieste ed è oggi ospitato nella sala della Giunta Provinciale di Palazzo Galatti (Piazza Vittorio Veneto 4); un busto del primo preside della Facoltà di Scienze dell’università di Trieste, il matematico Ugo Morin (Trieste 1901 – Padova 1968) è situato situato nell’Aula a lui intitolata dell’ex Dipartimento di Matematica ed Informatica (Edificio H2 bis, Via Valerio 12/1, secondo piano); presso il cimitero di Trieste si trova il monumento funebre di Alessandro Villa, realizzato in forma di ritratto scultoreo per volere della vedova Antonietta Villa Longhino nel 1942; a Muggia si trova invece il monumento ai Caduti nella lotta antifascista e nella guerra di liberazione voluto dalla sezione muggesana dell’ANPI ed inaugurato il 25 aprile 1965.

48 Carlo Pettiti di Roreto (busto in gesso patinato, inv. 860).

Teodoro Russo, Ritratto di Dario de Tuoni (1928). Trieste, Sistema Muse-ale d’Ateneo.

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il Civico Museo Revoltella49; una sua scultura infine si trova a Roma sul colle Gianicolo50.

Un de Tuoni ben più maturo emerge dal vivace ritratto a mez-zobusto eseguito nel 1946 dal pit-tore triestino Adolfo Levier51 (fig. 7). Esso fu donato all’Università degli Studi di Trieste dal professor Elvio Guagnini che a sua volta lo ricevette da Frida de Tuoni:

Frida de Tuoni, moglie di Dario e sua compagna di iniziative culturali (…), che è stata ospite squisita e testimone appassionata per tutti gli studiosi che a lei ricorrevano per avere notizie su Dario de Tuoni, sulle sue opere e sui rapporti con altri artisti (…) in occasione della mostra del 1992 insistette perché accettassi in dono il ritratto del marito eseguito da Adolfo Levier52.

Altri artisti omaggiarono de Tuoni ritraendolo, tra questi è possibile menzionare Marino Tartaglia53, Edmondo Passauro54 e Bruno Chersicla55. Nel complesso emerge

49 Ritratto di Nazario Sauro (busto in gesso patinato bronzo, inv. 861), Ritratto di Antonio Smareglia (testa in gesso, inv. 34824), Ritratto di Piero Sticotti (busto in gesso patinato, inv. 3321), tre ritratti di Vittorio Emanuele III (testa in bronzo, inv. 2439; testa in gesso patinato nero, inv. 34807; profilo a rilievo in gesso patinato bronzo, inv. 34875) e sei ritratti di Mussolini (testa in bronzo, inv. 2440; tre teste in gesso patinato bronzo, inv. 34797, 34798 e 34799; due profili a rilievo in gesso patinato bronzo, inv. 34809 e inv. 34876).

50 Trattasi dell’erma marmorea dello scrittore e studioso dantesco Filippo Zamboni, realizzata nel 1939. Cfr. «Rassegna storica del Risorgimento», anno XXVIII, fasc. V, maggio 1940, p. 560.

51 L’opera, un olio su cartone, 64x72cm, è datata e firmata in basso a sinistra: «LEVIER 46». Cfr. G. sGuBBi, Adolfo Levier, Trieste, CRTrieste, 2001, opera 153, pagine 196 e 242 e C. GAlineTTo, Viaggiando coi vagabondi, in «Il Piccolo», 24 novembre 1992, p. 3.

52 e. GuAGnini, Introduzione a La biblioteca «Dario de Tuoni», a cura di A. Crozzoli, serie «I Quaderni dell’Archivio», n. 8, Trieste 2001, p. 2.

53 Anche Tartaglia eseguì un ritratto di de Tuoni come si evince dal testo di una cartolina che gli spedì da Zagabria il 25 maggio 1962, tuttavia di tale ritratto non si hanno, al momento, ulteriori notizie. Cfr. l. CAmpos BorAlevi, Un triestino a Firenze: Dario de Tuoni (1892-1966), cit., p. 518, nota 32.

54 Testimonianza di un ritratto di de Tuoni eseguito da Passauro si ha in I. N. (Giulio Montenero), De Tuoni, cit., p. 3.

55 In collezione privata si conserva un suo acquarello, cm 15x10.5: Dario de Tuoni (1981). Per una

Adolfo Levier, Ritratto di Dario de Tuoni, (1946). Trieste, Sistema Museale d’Ateneo.

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una cospicua, seppur forse lacunosa, serie di ritratti di cui colpisce il notevole livel-lo qualitativo e la partecipazione con cui furono eseguiti. È parso doveroso darne notizia, in onore di uno straordinario uomo di cultura oggi negletto, il quale, ben conoscendo le difficoltà che sottendono ricerche quali la presente, scrisse:

I lavori di simile genere richiedono una fatica non indifferente e procurano soltanto l’asprezza delle facili critiche da parte di chi mai s’accinse a tali opere, se non degli studiosi seri, i quali ben sanno quanto grave sia l’assunto e come facile riesca di incappare in sviste ed omissioni involon-tarie56.

riproduzione dell’opera eseguita dopo la morte di de Tuoni cfr. B. ChersiClA, È tornato Joyce. Iconografia triestina per Zois, Milano, NRE, 1982.

56 D. De Tuoni, prefazione a Il Regio Istituto commerciale di Trieste, cit., pp. 13-14.