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in onore di Raffaello Causa

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a trent’anni dalla scomparsa di raffaello causa, l’ulti-

ma leva di ricercatori che ha indagato questa eredità

viva, e i docenti autorevoli che li hanno guidati, riper-

corrono “nell’opera dello studioso, elementi e idee

che iscrivono l’opera del ‘soprintendente inarrivabile’

tra quelle che hanno lasciato un segno, le stesse che

avrebbero meritato ben prima di questa occasione

una riflessione profonda” [fabrizio vona]: dagli studi

sulle arti del XIV e XV secolo, attraverso i contributi

originali sulla civiltà figurativa dell’ottocento, sino

alle aperture pioneristiche alle espressioni più auten-

tiche dell’arte contemporanea.

in onore di Raffaello Causa

in onore di Raffaello Causa

7 8 8 8 5 6 9 0 5 0 7 69

ISBN 978-88-569-0507-6

in onore diraffaello causaa cura di fabrizio vona

Sommario

7 Introduzione Fabrizio Vona

12 Ritorno a CausaStefano Causa

22 Raffaello Causa e la scultura del Trecento. Qualche appunto sulla base della bibliografia recenteEleonora d’Auria

31 Gli studi di Raffaello Causa sull’arte del QuattrocentoSerenella Greco

36 Raffaello Causa e le arti del XVI secoloFrancesco Lofano

46 Causa e il Seicento: attualità di un maestroGianluca Forgione

53 Raffaello Causa e la civiltà del disegno a Napoli.Con un’aggiunta alla grafica di Consalvo CarelliMauro Vincenzo Fontana

60 La ‘civiltà’ del Settecento a Napoli di Raffaello Causa Augusto Russo

71 Per (la) Causa risorgimentale. Il momento unitario della pittura meridionale dell’OttocentoGiulio Brevetti

80 Raffaello Causa e il “vigile amore” per l’arte contemporaneaMaria De Vivo

88 Bibliografia degli scritti di Raffaello Causaa cura di Francesca Russo

93 Bibliografia generale

Fermando lo sguardo sull’immagine sfaccettata che di Raffaello Causa circola ainostri giorni, credo non si possa fare ancora a meno di una lente speciale per re-stituire la giusta plasticità al rapporto che legò lo studioso alla grafica napoleta-na. Anche per chi non padroneggia con disinvoltura la bibliografia dello storicomeridionale, infatti, non è certo un’impresa faticosa constatare come questi nonabbia mai licenziato sull’argomento un affondo del tenore di quelli che, per esem-pio, dedicò alla grande pittura partenopea del Seicento1. Una di quelle vaste ri-sistemazioni critiche che, come l’ormai celebre saggio apparso nel 1972 all’inter-no della Storia di Napoli2 si sarebbe potuta affacciare alla porta della storiografiaseguente come un point de repère obbligato.A onta di una simile mancanza tra gli scritti causiani, tuttavia, pare legittimo do-mandarsi se allo studioso non tocchi comunque riconoscere una posizione cen-trale nella progressiva riabilitazione del disegno partenopeo e dei suoi protago-nisti3. Una posizione, per intendersi, non troppo discosta da quella che oggi si ten-de giustamente a tributare a conoscitori del calibro di Creighton Gilbert, di Wal-ter Vitzthum e di Marina Causa Picone. Riprendendo per le mani tutti i testi chetra gli anni Cinquanta e i primi anni Ottanta del secolo scorso hanno segnato ilpasso nel recupero della grafica napoletana, infatti, non ci si mette troppo a in-dividuare nella figura di Causa una presenza fissa e costante. Non tanto come esper-to di questo o di quell’argomento, quanto, piuttosto, come regista di una serie diiniziative espositive concepite, come egli stesso sembrò preconizzare già nel 19484,per allargare la base del dibattito storiografico e portare elementi sempre nuoviai tavoli della discussione specialistica.Ed è proprio sul senso di questa presenza che intendo muovere qualche consi-derazione nelle pagine che seguono, tornando con una nuova proposta attribu-tiva, in chiusura, su una delle tante personalità che vennero riportate alla luce da-gli scavi critici promossi dallo studioso.A voler trovare una data a cui ancorare l’entrata in scena di Causa nella vicendadella riscoperta moderna della grafica napoletana – una vicenda, per la verità, chenonostante le continuative acquisizioni degli ultimi tempi5, rivela ancora diver-si fronti scoperti –, essa non può che rimontare sino al 1953. In quell’anno, infat-ti, sullo sfondo di un quadro storiografico generale quanto mai avaro di veri pun-ti fermi6, lo studioso diede corpo a un progetto espositivo interamente centratosulla raccolta di disegni conservata nel Museo di San Martino. Si trattò di una ras-

Mauro Vincenzo Fontana

Raffaello Causa e la civiltà del disegno a Napoli.

Con un’aggiunta alla grafica di Consalvo Carelli

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segna dall’angolatura volutamente larga e antologica, protrattasi per un anno in-tero attraverso undici piccole mostre che, proponendo con cadenza mensile untema differente, riuscirono nell’intento di presentare uno spaccato significativodi una collezione pressoché ignota.Architettata non senza il sostegno di Bruno Molajoli e di Gino Doria, l’iniziativasi aprì in gennaio con un affondo monografico su Giacinto Gigante. Sessantatréfogli in tutto che, già a partire dal primo febbraio seguente, avrebbero ceduto ilposto a quelli di una schiera di artisti davvero assai nutrita e variegata7. Da Mat-tia Preti a Anton Sminck Pitloo, da Massimo Stanzione a Consalvo Carelli pas-sando per Marco Pino, Salvator Rosa, Luca Giordano, Francesco Solimena, JakobPhilipp Hackert, Achille Vianelli e Salvatore Fergola, nella saletta predisposta perl’occasione il pubblico poté incrociare in quei mesi ben novantaquattro personalitàdistinte, ad alcune delle quali, e il pensiero non può non convergere su CorradoGiaquinto, Causa riuscì a risarcire una fisionomia stilistica del tutto sconosciutaalla letteratura dell’epoca8.Licenziato nel 1955 un articolo su alcuni “unpublished drawings” di Guido Reni9

– di fatto l’unica voce nella bibliografia causiana a misurarsi per intero con unaquestione di connoisseurship del disegno –, negli anni seguenti lo studioso proseguìl’attività di scandaglio delle raccolte napoletane di grafica, inaugurando nel di-cembre del 1961, ormai nelle vesti di direttore del Museo di Capodimonte, unanuova mostra sull’argomento intitolata Motivi presepiali10. Allestita all’interno diPalazzo Reale, la rassegna raggruppò intorno al tema del “Mistero della Nativi-tà”11 quarantasei fogli provenienti dalle collezioni di Capodimonte, di San Mar-tino e della biblioteca della Società Napoletana di Storia Patria. Ideata con l’espli-cito intento “di dar conto del continuo lavoro di catalogazione” che si andava di-panando “sulle belle raccolte di disegni” presenti nella città vesuviana12, l’espo-sizione fu accompagnata da un catalogo illustrato di alto profilo scientifico che,al fianco dello stesso Causa, vide impegnati nella schedatura dei pezzi EvelinaBorea, Oreste Ferrari, Marina Picone e Giuseppe Scavizzi. Raffaello, più in par-ticolare, si occupò di poco più di una dozzina di fogli, etichettati sotto i nomi diartisti, non tutti partenopei per formazione e cultura, attivi tra il XVI e il XIX se-colo: Fabrizio Santafede, Francesco Fracanzano, Salvator Rosa, Guido Reni, Fran-cesco Solimena, Corrado Giaquinto e Luigi Sabatelli13.Mentre l’interesse per la pittura e la grafica napoletana si traduceva, al di fuoridei confini nazionali, in due mostre giustamente celebri per chiunque frequentigli studi di area meridionale – e mi riferisco all’esposizione del 1961 al RinglingMuseum di Sarasota14 e a quella tenutasi l’anno successivo a Barnard Castle15 –,Causa sovrintese, tra il 1962 e il 1964, all’apertura di un altro paio di rassegne espo-sitive sui fondi grafici conservati in città. E se la prima, costruita intorno a un cen-tinaio di disegni della Società Napoletana di Storia Patria, fu destinata a lascia-re solo un “pallido ricordo nelle carte d’ufficio” per via della mancanza di un ca-talogo16, la seconda, dedicata agli schizzi di Lanfranco per la chiesa dei Santi Apo-stoli, avrebbe marcato negli studi a venire una traccia ben più visibile17.Nonostante i frutti portati dal continuo lavoro di dissodamento avviato da Cau-sa, esso, alla metà esatta degli anni Sessanta, non era ancora approdato a quella let-tura complessiva che tanto avrebbe giovato alla conoscenza della grafica partenopea.La virata decisiva, tuttavia, era ormai nell’aria e avrebbe tardato solo una manciata

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di mesi prima di concretizzarsi. Nel dicembre del 1966, infatti, inaugurava nellestanze di Capodimonte la rassegna Disegni napoletani del Sei e del Settecento18, un even-to di cui già lo stesso storico puteolano mise lucidamente a fuoco il portato inno-vativo rispetto alle iniziative del recente passato. “Questa mostra”, egli scrivevanelle pagine di apertura del catalogo, “nasce con qualche ambizione maggiore ri-spetto a quelle che l’hanno preceduta; vuole infatti evitare il fine monografico, te-matico o genericamente antologico, per offrire un quadro d’insieme, diffuso perquanto possibile, dell’intera scuola napoletana nei due secoli di maggiore splen-dore. Pur sempre un florilegio, dunque, ma incardinato nella prospettiva di un bi-lancio aggiornato delle conoscenze nel campo dell’antica grafica napoletana”19.Erede ideale del testimone lasciato da Roberto Pane con la sezione di grafica cu-rata per la grande mostra partenopea del 193820, così come è stato recentementemesso in valore21, la rassegna scommise sulla “provata”22 competenza specialisticadi Walter Vitzthum, ai tempi impareggiato conoscitore della materia e di frescoinquadrato come il “brillante puledro forestiero della scuderia” allestita da Cau-sa23. Al tedesco, più in particolare, spettò la compilazione integrale del catalogoche, attraverso settantasette schede e quarantotto tavole, tentava per la prima vol-ta di tracciare una coerente linea di sviluppo del disegno meridionale sei-sette-centesco, dallo schizzo che Belisario Corenzio trasse dalla Vocazione di Matteo delMerisi al Carro di Apollo rubricato sotto il nome di Fedele Fischetti24.Con l’esposizione di Capodimonte del 1966, che tre anni più tardi venne ripro-posta con un fortunato epilogo nelle città rumene di Bucarest, Timisoara e Târ-gu Mures25, intorno alla grafica napoletana prese la stura una straordinaria sta-gione di ricerche che, già prima dello scoccare del nuovo decennio, fece segnarealtre pagine capitali nella storia degli studi sulla cultura figurativa del Mezzogiornod’Italia. E se nelle memorabili rassegne del 1967 organizzate al Gabinetto Dise-gni e Stampe degli Uffizi26 e al Cabinet des Dessins del Louvre27, Causa non ebbealcuna responsabilità diretta, almeno parlando in senso stretto, in quella che sitenne nel 1969 presso Palazzo Barberini egli poté di nuovo tornare in campo conun ruolo da protagonista28. Riconosciuto nella prefazione di Italo Faldi come il “be-nemerito animatore delle recenti mostre napoletane”29, infatti, lo studioso com-pilò buona parte del catalogo al fianco di Vitzthum, schedando ben diciotto pez-zi distribuiti tra i corpora di Massimo Stanzione, Bernardo Cavallino, Salvator Rosa,Aniello Falcone, Luca Giordano, Francesco Solimena, Sebastiano Conca, FrancescoDe Mura, Gaspar Van Vittel, Luigi Vanvitelli, Domenico Mondo e Fedele Fischetti30.Con l’avvento degli anni Settanta, la strategia operativa messa in campo da Cau-sa per la rivalutazione del disegno napoletano pare cambiare leggermente di se-gno. Non che lo storico, si badi, si defilasse del tutto da tematiche che toccasse-ro la grafica meridionale e i suoi attori ancora troppo poco noti. E basterebbe faremenzione degli interventi alle due mostre su Gaspar van Wittel31 o degli affon-di presenti nei lavori sulle collezioni Astarita32 e Zerbi-Bosursi33 per comprende-re come, alla prova dei fatti, egli non abbia mai abbandonato questo specifico cam-po di indagine. Ma è pur vero, però, che quasi per l’intera durata del decennio,sul conto di Raffaello non può iscriversi alcuna iniziativa analoga a quelle che ave-va promosso nella decade precedente. Quali fossero le ragioni di un simile cam-bio di rotta, non è certo questa la sede per precisarlo nel dettaglio, sebbene, pergli anni in questione, pare legittimo insinuare il dubbio che lo studioso lavoras-

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Corrado GiaquintoMadonna con Bambino e i santi Elisabetta e GiovanninoNapoli, Museo Nazionale di San Martino, inv. n. 20540

Consalvo CarelliIl ponte di Tiberio a CapriPraga, Monasteropremostratense di Strahov,inv. n. JK 5330

se già nella prospettiva della rassegna di grafica che avrebbe completato il mo-saico del suo più compiuto progetto espositivo. Alludo, lo si sarà inteso, alla gran-de mostra della Civiltà del ’700 a Napoli34, inaugurata nel dicembre del 1979 e, sen-z’altro, da conteggiare tra i raggiungimenti più alti della critica novecentesca sul-l’arte meridionale del XVIII secolo35.Affidata l’ouverture a due fogli dell’ultimo Giordano e l’epilogo a una seducenteveduta di Paestum di Johann Weinbrenner36, la sezione dedicata al disegno chia-mò a raccolta da una trentina di collezioni sparse tra l’Europa e gli Stati Uniti ses-santaquattro pezzi, scortati in catalogo dal saggio e dalle schede di Marina Pico-ne. Senza entrare nel merito delle singole personalità adunate per l’occasione, pre-me quanto meno rilevare come, nel computo generale, particolarmente nutrita fos-se la compagine di artisti di origine straniera. Pittori legati a vario titolo al milieupartenopeo settecentesco e che, come Fragonard, Hackert, David, Mengs e la Kauf-mann, furono chiamati a dialogare in mostra con i campioni più celebrati della scuo-la locale, da Solimena a De Mura, da Del Po a Giaquinto, da Mondo a Falciato-re37. Si trattò, è fin troppo evidente, di una scelta di campo precisa e assai densadi significato, il cui senso profondo, come credo, può essere afferrato solo a pat-to di tornare sulla prefazione stilata dal Causa. In quelle pagine, infatti, nella pro-spettiva di ripensare in termini finalmente positivi “l’aborrito”38 Settecento bor-bonico, lo studioso lascia trapelare a più riprese la necessità di guardare a quellastagione d’arte da un’inquadratura più ampia e che valicasse i confini nazionali.

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Belisario CorenzioVocazione di MatteoNapoli, Museo di CapodimonteGabinetto dei Disegni e delleStampe, inv. n. 46

Un’inquadratura, insomma, che restituisse alla cultura meridionale del XVIII se-colo quel respiro internazionale che le fu proprio e per la quale, non a caso, ven-ne assemblato un affiatato gruppo di ricerca con “studiosi di più parti d’Europa”39.Agli ultimi lavori che precedettero l’apertura nel 1984 della Civiltà del Seicento, comeè noto, Causa non ebbe mai modo partecipare. E benché di quella rassegna poli-fonica egli vada riconosciuto come il padre spirituale, oltre che come “l’ideatore”e “l’appassionato promotore”40, la sua assenza non poté non tradursi inevitabil-mente in una regia differente, anche nella composizione della sezione di grafica41.Se oggi non è possibile aprire una finestra di approfondimento sull’argomento, misi lasci almeno lo spazio per segnalare questo foglio inedito42 e richiamare l’attenzione,come accennato in avvio, su uno dei tanti disegnatori riconsegnati alla coscienzacritica moderna dalle aperture dello studioso. Conservato a Praga presso il mo-nastero premostratense di Strahov43, dove potei esaminarlo qualche anno fa in oc-casione di un viaggio di studio coordinato da Simonetta Prosperi Valenti Rodinò44,il disegno è una prova tipica della produzione matura di Consalvo Carelli che, ol-tre alla propria firma (“Gonsalvo Carelli”), annotò sulla sinistra della composizioneil luogo da cui aveva cavato la veduta (“Capri”)45. Giunto in Repubblica Ceca incircostanze che rimangono da chiarire, esso ha il carattere svolto di un eserciziocompiuto e riproduce, con un’inquadratura larga in cui si avverte patente il riflessodel delicato lirismo di Giacinto Gigante, il cosiddetto ponte di Tiberio presente untempo sull’isola caprese. Con il medesimo soggetto, ripreso peraltro con la stes-sa angolatura, il Carelli si cimentò anche su una piccola tavoletta a olio, transita-ta sul mercato antiquario romano una decina di anni fa46.

1 Tra gli scritti di Raffaello Causa sulSeicento partenopeo, generalmentestimati presso “l’opinione corrente”come la “spina dorsale della sua pro-duzione storiografica” (F. Bologna,Ricordo di Raffaello Causa, in Scritti distoria dell’arte in onore di RaffaelloCausa, a cura di P. Leone de Castris,Napoli 1988, p. 11), occorre menzio-nare almeno le ampie ricostruzionipanoramiche del 1957, del 1972 e del1982.2 R. Causa, La pittura del Seicento a Na-poli dal naturalismo al barocco, in Sto-ria di Napoli, V, Cava de’ Tirreni 1972,pp. 910-1055.3 Sul ruolo di Causa nel percorso diriscoperta della grafica meridiona-le, cfr. le riflessioni d’apertura di Ste-fano Causa (S. Causa, Caravaggio trale camicie nere. La pittura napoletana deitre secoli dalla mostra del 1938 alle gran-di esposizioni del Novecento, Napoli2013).4 R. Causa, Per un piano organico di

mostre periodiche, in Atti del primoConvegno internazionale per le arti fi-gurative, Firenze 1948, pp. 194-197.5 Per un quadro bibliografico ag-giornato sull’argomento, cfr. il pun-to tracciato da Francesco Solinas(in Le dessin napolitain, a cura di F. So-linas, S. Schütze, Roma 2010, p.XIV). Tra le più significative inizia-tive di studio dedicate di recente aldisegno partenopeo, inoltre, non sitrascurino i numerosi contributiraccolti a margine del convegnoparigino curato dallo stesso Solinase da Sebastian Schütze (Le dessin na-politain, cit.).6 Cfr. S. Causa, Caravaggio tra le ca-micie nere, cit., pp. 96-98.7 Recensita favorevolmente nel 1953da Oreste Ferrari (O. Ferrari, Una mo-stra di disegni antichi nel Museo di S.Martino a Napoli, in “Emporium”LIX, 11, 1953, pp. 207-211), la rasse-gna mensile, dopo l’esordio di Gi-gante a gennaio, si articolò come se-

gue: febbraio, Paesaggisti del primoOttocento a Napoli; marzo, GonsalvoCarelli (1818-1900); aprile, Giacinto Gi-gante (1806-1876), Ritratti e studi di fi-gura e Teodoro Duclère (1815-1869);maggio, Achille Vianelli (1803-1894);giugno, Giacinto Gigante (1806-1876),seconda serie; luglio, Pittori di paesaggioa Napoli nel sec. XIX; agosto, Pittoridanesi dell’Ottocento; settembre-ot-tobre, Disegni dei secoli XVI-XVII-XVIII; novembre, Pittori danesi del-l’Ottocento, seconda serie; dicembre,Corrado Giaquinto (Molfetta 1703-Na-poli 1765).8 Al Giaquinto, più in particolare,vennero accostati in tutto settanta fo-gli (Rassegna mensile di disegni delleraccolte di San Martino, catalogo dellamostra, Napoli 1953.).9 R. Causa, Unpublished drawings byGuido Reni, in “Art Quarterly”,XVIII, 1955, pp. 53-61.10 Motivi presepiali. Disegni delle rac-colte pubbliche napoletane, catalogo

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della mostra (Napoli, 1961-1962),Napoli 1961.11 R. Causa, in Motivi presepiali, cit.,p. 3.12 R. Causa, in Motivi presepiali, cit.,p. 4.13 Oltre agli artisti di cui si occupòRaffaello, in mostra furono presen-tati disegni con riferimenti ad Al-gardi, all’Anselmi, al Bardellino, alBerrettoni, al Boscoli, al Cambiaso,al Cantarini, al Clovio, al Giordano,al Lanfranco, al Malinconico (Nico-la), al Maratta, al Novelli, al Corto-na, a Ugo da Carpi e al Vanni.14 Baroque painters of Naples, catalogodella mostra, a cura di C. Gilbert, Sa-rasota 1961.15 Neapolitan Baroque and Rococò pain-ting, catalogo della mostra (Bar-nard Castle 1962), a cura di T. Ellis,Durham 1962.16 R. Causa, in Disegni napoletani delSei e del Settecento nel Museo di Capo-dimonte, catalogo della mostra (Na-poli, 1966), a cura di W. Vitzthum,Napoli 1966, p. 6.17 Cfr. R. Muzii Cavallo, Disegni diGiovanni Lanfranco per il Gesù Nuovoe l’Oratorio dei Nobili nel Museo di Ca-podimonte, in Scritti in memoria di Raf-faello Causa, cit., pp. 209-216., ead., Di-segni di Giovanni Lanfranco per lacappella del Tesoro nel duomo di Napo-li, in Barocco Napoletano, a cura di G.Cantone, Napoli, pp. 569-579, ead. inGiovanni Lanfranco grande disegnato-re..., catalogo della mostra (Napoli,2012-2013), a cura di M. Mormone,Napoli 2012.18 Disegni napoletani, cit.19 R. Causa, in Disegni napoletani, cit.,p. 3.20 R. Pane, Disegni e stampe di artistinapoletani dei secoli XVII-XVIII-XIX,in La mostra della pittura napoletana deisecoli XVII, XVIII, XIX, catalogodella mostra, a cura di S. Ortolani, C.Lorenzetti, M. Biancale, R. Pane,Napoli 1938, pp. 301-311, 336-339.21 S. Causa Caravaggio tra le camicienere, cit., p. 97.22 R. Causa, in Disegni napoletani,cit., p. 6.23 F. Solinas, in Le dessin napolitain2010, p. XV.24 Cfr. W. Vitzthum, in Disegni na-poletani, cit., pp. 9-10, 42-43, schede1, 77.25 Cfr. I. Faldi, in Disegni napoletani delSei e del Settecento, catalogo della mo-stra (Roma, 1969-1970), a cura di I.Faldi, Roma 1969, p. 6.26 Cento disegni napoletani: sec. XVI-XVIII, catalogo della mostra, a cura

di W. Vitzthum, Firenze, 1967. As-sieme al Vitzthum, collaborò al ca-talogo Anna Maria Petrioli Tofani.27 Le dessin à Naples du XVIe Siècle auXVIIIe Siècle, catalogo della mostra(Parigi, Musée du Louvre, Cabinetdes Dessins), a cura di C. Monbeig-Goguel, W. Vitzthum, Paris 1967. Inquesta occasione, rispetto alla mo-stra fiorentina, Vitzthum si avvalsedel supporto di Catherine Mon-beig-Goguel.28 Disegni napoletani del Sei e del Set-tecento, 1969, cit.29 I. Faldi, in Disegni napoletani del Seie del Settecento, 1969, cit., p. 6.30 R. Causa, in Disegni napoletani delSei e del Settecento 1969, pp. 16-21, 24,28-31, schede n. 26-28, 30, 33-36, 39-41, 43, 51, 69-70, 75-76, 80.31 R. Causa, in Disegni di Luigi Van-vitelli nelle collezioni pubbliche di Na-poli e di Caserta, catalogo della mostra,a cura di J. Garms, Napoli 1973; Id.in Drawings by Gaspar van Wittel(1652/53-1736) from Neapolitan col-lections, catalogo della mostra, a curadi W. Vitzthum, con una introdu-zione di G. Briganti, Ottawa, 1977.32 R. Causa, in La collezione di Ange-lo Astarita al museo di Capodimonte.Giacinto Gigante e la Scuola di Posilli-po, catalogo della mostra, a cura diN. Spinosa, con un’introduzione diR. Causa, Napoli 1972, passim33 R. Causa, in Il paesaggio calabresedal XVI al XIX secolo nei libri, nei di-segni e nelle stampe della collezioneZerbi-Bosurgi, Reggio Calabria 1975,passim.34 Civiltà del '700 a Napoli: 1734-1799, catalogo della mostra (Napoli,1979-1980), Firenze 1979-1980, 2 voll.35 Sulla mostra, cfr. qui il contribu-to di Augusto Russo.36 M. Causa Picone, in Civiltà del ’700,cit., I, 1979, pp. 368-369, 444-445,schede 199-200, 263.37 Oltre ai quattro citati nel testo, i pit-tori stranieri convocati in mostra fu-rono sedici e, in prevalenza, france-si: van Wittel, Vernet, Cochin, Clé-risseau, Volaire, Robert, Houel, De-sprez, Chatelet, Kniep, Goethe.Quanto agli artisti partenopei pre-senti nell’esposizione in aggiunta aquelli già menzionati, essi furono DeMatteis, Traversi, Cestaro, Diano,Bardellino, Fischetti, Bonavia e Van-vitelli.38 R. Causa, in Civiltà del ’700, cit., I,1979, p. 9.39 R. Causa, in Civiltà del ’700, cit., I,1979, p. 10.40 N. Spinosa, in Civiltà del Seicento a

Napoli, catalogo della mostra (Na-poli, 1984-1985), a cura di E. Belluc-ci, Napoli 1984, 2 voll., I, p. 19.41 La sezione di grafica della mostraera composta da ottantotto schede intutto stilate da. Fausta Navarro,Giancarlo Sestieri, Julien Stock, MaryNewcome Schleier, Cristiana Ro-malli ed Erich Schleier.42 Matita nera e penna su cartabianca.43 Inv. n. JK 5330.44 Sui risultati di questo soggiorno distudio, condotto nel settembre del2012, non mi pare fuori luogo se-gnalare un contributo della Prospe-ri Valenti Rodinò (2013).45 Sulla figura del Carelli, erede diuna famiglia di artisti che aveva nelnonno Domenico Antonio il capo-stipite, rimando il lettore alla mostramonografica curata nel 1974 da Ro-sanna Cioffi (Cioffi R., a c. di, Oli eacquerelli di Gonzalvo Carelli, catalo-go della mostra, Capua 1974) e alprofilo compilato nel 1977 da OresteFerrari.46 Christie’s, Roma, 29 novembre2004, lotto 23, vendita 2355. La ta-voletta, firmata sulla destra “C.CA-RELLI/CAPRI”, misura 38 x 25 cm.

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a trent’anni dalla scomparsa di raffaello causa, l’ulti-

ma leva di ricercatori che ha indagato questa eredità

viva, e i docenti autorevoli che li hanno guidati, riper-

corrono “nell’opera dello studioso, elementi e idee

che iscrivono l’opera del ‘soprintendente inarrivabile’

tra quelle che hanno lasciato un segno, le stesse che

avrebbero meritato ben prima di questa occasione

una riflessione profonda” [fabrizio vona]: dagli studi

sulle arti del XIV e XV secolo, attraverso i contributi

originali sulla civiltà figurativa dell’ottocento, sino

alle aperture pioneristiche alle espressioni più auten-

tiche dell’arte contemporanea.

in onore di Raffaello Causa

in onore di Raffaello Causa

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ISBN 978-88-569-0507-6