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Nomi di animali, animali come nomi: cosa ci insegnano i dialetti sul rapporto fra esseri umani ed animali di Mario Alinei (Trento, IPRASE, 22 febbraio 2002) 1 Premessa L’esempio con cui intendo iniziare la mia relazione –quello dei nomi della coccinella- non riguarda certo un animale importante, né dal punto di vista delle dimensioni, né da quello economico, né da quello della storiografia dei rapporti fra esseri umani ed animali. Da questi punti di vista, anzi, è proprio un animale assolutamente trascurabile. Curiosamente, tuttavia, la coccinella è uno degli animali che ha maggiore importanza dal punto di vista delle tradizioni popolari: e solo per questo varrebbe la pena di cominciare con lei. Inoltre, soltanto in Italia, la coccinella ha alcune centinaia di nomi diversi: si può dire che quasi ogni paese d’Italia abbia il suo nome diverso. E lo stesso si può dire, sia pure in misura minore, per l’Europa. Ecco perché, per discutere il problema delle origini della zoonimia popolare 1 non è ingiustificato partire dalla ricchissima onomasiologia della coccinella, cioè dall’insieme dei suoi eteronimi (nomi diversi). 1.1 Cos’è la motivazione? Per affrontare questa discussione su una scala adeguata, che comprenda per esempio l’intera area europea, non bastano tuttavia gli strumenti linguistici tradizionali, che sono le carte linguistiche onomasiologiche basate sull’etimologia. Occorre anzitutto illustrare un concetto non molto noto, quello di motivazione lessicale (su cui v. e.g. Alinei 1996, 1997), e poi introdurre un tipo di strumento cartografico nuovo, che deriva da questo concetto, e che ho chiamato carta linguistica motivazionale nell’ambito dell’Atlas Linguarm Europae (= ALE), di cui sono stato presidente e redattore capo dall’inizio, nel 1982, fino al 1997 (Alinei 1998). Vediamo dunque che cos’è la motivazione, che è un aspetto del segno linguistico che gli studiosi hanno trascurato fino a questi 1 La bibliografia sui vari temi trattati è sterminata. Mi limito quindi a rinviare alle mie ricerche e a quelle di pochi altri studiosi, nelle quali il lettore interessato potrà trovare la principale bibliografia su ciascun argomento. 1

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Nomi di animali, animali come nomi:cosa ci insegnano i dialetti sul rapporto fra

esseri umani ed animalidi Mario Alinei

(Trento, IPRASE, 22 febbraio 2002)

1 PremessaL’esempio con cui intendo iniziare la mia relazione –quello dei nomi della coccinella- non riguarda certo un animale importante, né dal punto di vista delle dimensioni, né da quello economico, néda quello della storiografia dei rapporti fra esseri umani ed animali. Da questi punti di vista, anzi, è proprio un animale assolutamente trascurabile. Curiosamente, tuttavia, la coccinella è uno degli animali che ha maggiore importanza dal punto di vista delle tradizioni popolari: e solo per questo varrebbe la pena di cominciare con lei. Inoltre, soltanto in Italia, la coccinella ha alcune centinaia di nomi diversi: si può dire che quasi ogni paesed’Italia abbia il suo nome diverso. E lo stesso si può dire, sia pure in misura minore, per l’Europa. Ecco perché, per discutere ilproblema delle origini della zoonimia popolare1 non è ingiustificato partire dalla ricchissima onomasiologia della coccinella, cioè dall’insieme dei suoi eteronimi (nomi diversi).

1.1 Cos’è la motivazione?Per affrontare questa discussione su una scala adeguata, che comprenda per esempio l’intera area europea, non bastano tuttavia gli strumenti linguistici tradizionali, che sono le carte linguistiche onomasiologiche basate sull’etimologia. Occorre anzitutto illustrare un concetto non molto noto, quello di motivazione lessicale (su cui v. e.g. Alinei 1996, 1997), e poi introdurre un tipo di strumento cartografico nuovo, che deriva da questo concetto, e che ho chiamato carta linguistica motivazionale nell’ambito dell’Atlas Linguarm Europae (= ALE), di cui sono stato presidente e redattore capo dall’inizio, nel 1982, fino al 1997 (Alinei 1998).

Vediamo dunque che cos’è la motivazione, che è un aspetto del segno linguistico che gli studiosi hanno trascurato fino a questi 1 La bibliografia sui vari temi trattati è sterminata. Mi limito quindi a rinviare alle mie ricerche e a quelle di pochi altri studiosi, nelle quali il lettore interessato potrà trovare la principale bibliografia su ciascun argomento.

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ultimi anni. Procederò, per illustrare questo concetto, proprio daalcuni nomi di coccinella.

TABELLA 18 eteronimi della coccinellanella stessa area linguistica:it. sett. gallinetta della madonnait. sett. ondinait. sett. la reginait. centr. la pecorella del Signoreit. centr. indovinelloit. mer. vola vola San Nicolait. mer. porcello di S. Antonioit. mer. zietta

Come si può vedere dalla Tabella 1, questi 8 lessemi dialettali italiani (che ho italianizzato nella forma) significanotutti ‘coccinella’, ma hanno, per così dire, un significato originario diverso: questo significato originario è quello che chesi chiama ‘motivazione’ di una parola o, con un neologismo tecnicoche ho introdotto recentemente (dato che la parola motivazione ha troppi altri significati per essere convenientemente usato in un discorso scientifico), iconimo (da icona + ‘nome’). Possiamo allora notare, prendendo in considerazione soltanto questo specifico aspetto, che alcuni di questi nomi hanno un iconimo cristiano, in quanto associato a un santo, alla Madonna, al Signore; che altri ne hanno uno pre-cristiano, come per es. ondina; altri ancora uno genericamente magico, come indovinello, e che uno di essi coincide con un nome parentelare, cioè zietta. Se volessi, potrei quindi proiettare su una carta linguistica d’Italia queste diverse categorie iconimiche, per avere una rappresentazione sintetica di questo aspetto, che oltre che linguistico è, naturalmente, anche culturale.

TABELLA 25 eteronimi della coccinella

iconimo:

2

in 5 lingue diverse:fr. vache du bon Dieu’ ‘vacca del

buon Dio’russ. Božja korovka ‘vacca di

Dio’lit. Diēvo karvēlis ‘vacca di

Dio’komi Jen kukej ‘vacca di

Dio’avar Allag’asul giaka ‘vacca di

Allah’

Estendendo l’esempio a tutta l’Europa, possiamo anche confrontare, come mostra la Tabella 2, cinque eteronimi della coccinella, che appartengono a cinque lingue diverse, cioè francese, russo, lituano, komi (lingua ugro-finnica) e avar (lingua caucasica), che sono però sostanzialmente identici nell’iconimo: ‘vacca di Dio’. Questo iconimo, naturalmente, in area islamica (Caucaso) diventa ‘vacca di Allah’, e in Francia, seguendo l’uso popolare, Dio diventa ‘le bon Dieu’.

2 I nomi europei della coccinella Fatta questa premessa, possiamo passare all’esame della carta motivazionale europea della ‘coccinella’, che ho realizzato, in collaborazione con la studiosa portoghese Manuale Barros Ferreira (Barros Ferreira e Alinei 1990) (Carta n.1).

QUI FIGURA 1

I cinque colori della legenda della carta corrispondono a cinque categorie iconimiche, che elenco qui di seguito, facendo seguire ciascuna dall’indicazione dei diversi iconimi presenti nelraggruppamento.

ROSSO PARENTI: ‘nonna’, ‘vecchia’, ‘madre’, ‘zia’, ‘zio’, ‘nonno’, ‘vecchio’, ‘madrina’, ‘comare’, ‘sposa’, ‘fidanzata’, ‘cognata’, ‘figlio’, ‘figlia’, ‘ragazza’, ‘orfanella’.

VERDE SCURO. ESSERI MAGICO-RELIGIOSI PRE-CRISTIANI:

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finl. Ukko (dio del cielo), ol. Puken (una specie di farfarello), finl. Lemminkäinen (personaggio del Kalevala), la Paparuga rumena (donna nuda ricoperta di piante nei riti agrari primaverili), ‘indovina’ (in diverse lingue), ‘ondina’ in Italia del Nord.

GIALLO ESSERI MAGICO-RELIGIOSI CRISTIANI E MUSSULMANI: ‘Dio’, ‘nostro Signore’, ‘Padre del Cielo’; ‘Allah’; ‘Cristo’, ‘S.Pietro’, ‘S. Giovanni’, ‘S. Paolo’, ‘S. Martino’, ‘S. Nicola’, ‘S.Antonio’, ‘S. Michele’, ‘vescovo Bernabeo’, ‘angelo’, ‘anima’, ‘diavolo’, ‘monaco’, ‘prete’; ‘Nostra Signora’, ‘Maria Vergine’, ‘S. Maria’, ‘Madre di Dio’, ‘sorella di Dio’, ‘S. Caterina’, ‘S. Lucia’, ‘S. Anna’, ‘santarella’, ‘monaca’, ‘pellegrina per Roma’, ‘moglie del pope’, ‘piccola Maria di S. Vito’; moschea, Fatima.

VERDE CHIAROPERSONAGGI LAICI, cioè:MESTIERI: ‘pastore’, ‘calzolaio’, ‘orafo’, ‘soldato’, ‘guardiano’, ‘mendicante’, ‘mercante’; ‘pastorella’, ‘sartina’, ‘fornaia’, ‘mugnaia’, ‘massaia’.SIGNORI: ‘re’, ‘boiardo’, ‘regina’, ‘dama’, ‘padrona’.

ARANCIONEANTROPONIMI (di probabile origine sacra, ma laicizzati): ‘Pietro’, ‘Giovanni (Ivan)’, ‘favorito di Giovanni’, ‘ometto di Gianni’, ‘Martino’, ‘Nicola’, ‘Vitale’, ‘Andrea’, ‘Isidoro’, ‘Antonio’; ‘Maria’, ‘Caterina’, ‘Lucia’, ‘Anna’, ‘Giovanna’, ‘Paolina’, ‘Martina’, ‘Nicolina’, ‘Gertrude’, ‘Brigitta’, ‘Elisabetta’, ‘Margherita’, ‘Teodora’, ‘Elena’, ‘Maddalena’, ‘Apollonia’, ‘Luisina’.

2.1 Le rime infantiliAnzitutto, come spiegare l’enorme ricchezza di queste denominazioni della coccinella? Per rispondere, è opportuno ricordare una cosa, che forse non tutti sanno, soprattutto fra i giovani o fra quanti sono nati e cresciuti in un contesto urbano: una delle più diffuse tradizioni delle campagne, sia in Italia chein Europa (e probabilmente anche fuori d’Europa), è quella che affida ai bambini il compito, quando vedono una coccinella o, in molti casi, quando riescono a farla camminare sulla loro mano, di recitarle una filastrocca, naturalmente in dialetto (v. Alinei e

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Barros Ferreira 1986). Eccone alcuni esempi, che traduco in italiano (perdendo naturalmente rime ed assonanze).

Dall’Italia:Coccinella, coccinellamostrami la strada del mio fidanzato.

Dalla Germania:Uccellino del sole, vola!Vola verso la casa di mio padre!Ritorna prestoe portami mele e pere!

Dalla Spagna:Sola, sola coccinella,vattene in montagnae di’ al pastoreche porti il buon soleper oggi e per domanie per tutta la settimana.

Dalla Francia:Piccola coccinellavola vola vola!Tuo padre è a scuola,vola vola vola!Ti comprerà un bel vestitoVola vola vola!Se tu non volinon avrai niente.

Dal Portogallo:Giovannina vola volache tuo padre è a Lisbonacon una coda di sardinaper darla a Giovannina

Dalla Finlandia:Vola vola coccinella,se tu non voliti mettosotto una pietra e tu seccheraie sotto un ceppo d’albero ti pentirai.

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La traduzione in italiano e la conseguente perdita della rima non rende conto di un primo fatto: molto spesso il nome della coccinella coincide col primo verso, o ne forma una parte. Un esempio italiano tipico è il nome della coccinella –diffuso in Abruzzo (e in Sicilia)2 - “vola vola S. Nicola”, che coincide con le prime parole della canzoncina locale. Molto più importante, perché ci avvicina alla vera natura di questi nomi, è poi la seguente osservazione: in tutte queste filastrocche, indipendentemente dalla loro provenienza, la coccinella assume un ruolo rituale, nell’ambito di un rito al quale prendono parte altri personaggi fissi. E tutti questi personaggi, compresa la coccinella, sono gli stessi che incontriamo sul più grande e noto palcoscenico delle fiabe mondiali, che da diversi decenni, a partire dagli studi pioneristici del russo Vladimir Propp (1928, 1946), sono ormai l’oggetto di studi specialistici di grande interesse storico-culturale.

Abbiamo anzitutto l’animale-assistente, rappresentato dalla coccinella, e l’eroe, rappresentato dal bambino stesso. L’eroe invita l’animale-assistente a volare, cioè a effettuare un viaggio, per recarsi in un luogo che ha una valenza magica, e cioè nel regno lontano/altro mondo, o presso qualcuno che è il magico donatore, dove dovrà compiere il suo compito difficile: come trovare, o portare, qualcuno o qualcosa che si desidera. Per cui l’animale-assistente avrà un premio se riuscirà nel suo compito o un castigo se non riuscirà.

Ora, anticipando un importante argomento, Propp aveva visto, nelle strutture e nel significato delle fiabe e nel ruolo in esse svolto dagli animali-assistenti, la trasformazione di un ritualismo molto più antico, di tradizione addirittura totemica, nel cui ambito l’animale-totem concentrava in sé tutte le funzioniche nella fiaba appaiono separate: l’eroe, il donatore, il viaggiatore, l’aiutante, l’elargitore di premi e di castighi.

E’ possibile che i nomi dialettali della coccinella, confermati e in parte spiegati alla luce delle canzoncine infantili, risalgano a tempi così antichi, e a una sacralità così remota?

Facciamo un altro passo avanti e vediamo un altro animale: la donnola.

2 Come mi ha comunicato un’insegnante presente al Convegno, purtroppo senza altri dati.

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3 I nomi europei della donnolaAnche la carta motivazionale europea della donnola (Carta n. 2)

QUI FIGURA 2

presenta svariate categorie iconimiche, in parte eguali, in parte diverse da quelle della coccinella.

Vediamole più in dettaglio (v. Alinei 1986), come abbiamo fatto per la coccinella.

ARANCIONEPARENTI:‘sposina’, ‘nuora’, ‘comare’, ‘zia’, ‘cugino’

BLUESSERI MAGICO-RELIGIOSI PRE-CRISTIANI:‘fata’, ‘dea’, ‘maga’, ‘stregone’, ‘genio domestico’, ‘spirito della terra’, ‘diana di muro’

VERDE:RITI MAGICI PRE-CRISTIANI:‘pane e formaggio’, ‘pane e latte’, ‘casseruola’

GIALLOIPOCORISTICI:‘bella’, ‘bellina, ‘carina’, ‘cara’, ‘dolce’, ‘buona’, ‘donna bella’

Oltre a queste categorie, che sono state cartografate, ve ne sono altre, che nella carta sintetica (in cui corrispondono all’area bianca) sono state omesse. Fra queste alcune, come vedremo, hanno un ruolo non meno importante nella zoonimia popolare:

TERMINI OFFENSIVI:‘brutta’, ‘la brutta e la bella’;SENZA NOME: ’innominabile’, ‘senza nome’;GENERALIZZAZIONI: ‘essere vivente’, ‘animale’;HABITAT: ‘porta di muro’, ‘gradino di scala’, ‘soglia’, ‘mucchio di pietre’;

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CARATTERISTICHE: ‘nuocere’, ‘rubare’, ‘mangiare’, ‘puntuta’, ‘senza vita’, ‘bianco’, ‘neve’, ‘rosso’;ALTRI ANIMALI: ‘gatto’, ‘cane’, ‘topo’, ‘toro’, ‘stallone’, ‘civetta’, ‘lucertola’.

4 Le tre principali categorie di nomi: cristiani,pre-cristiani, parentelari

Fermiamoci qui e tentiamo una prima valutazione della documentazione che abbiamo visto finora. Le categorie iconimiche che più richiamano l’attenzione, fra quelle che abbiamo visto sia per la coccinella che per la donnola, o in una delle due, sembranoessere fondamentalmente tre:

1) I nomi di esseri o entità magico-religiose cristiane2) I nomi di esseri o entità magico-religiose pre-cristiane3) I nomi di parenti

I primi sono massicciamente presenti nella documentazione relativa alla coccinella, e la loro assenza in quella della donnola è solo apparente: nei Bestiari del Medio Evo la donnola, per la sua capacità di combattere il serpente, era addirittura equiparata a Gesù Cristo (Alinei 1986b). Gli esseri e le entità magico-religiose pre-cristiane sono presenti e frequenti in ambedue le documentazioni, e lo stesso vale per la categoria dei parenti.

Naturalmente, si potrebbe dubitare di questa conclusione se avessimo a disposizione soltanto la documentazione relativa alla coccinella e alla donnola. Ma le ricerche che io ed altri abbiamo potuto fare sui materiali dialettali italiani e stranieri (Alinei 1981, 1983, 1984, 1985, 1986, 1987, 1990 (in coll. con Manuela Barros Ferreira), 1993, 1995, 1996, 1997, 2000, 2001, Barros Ferreira 1997, Bonafin 1996, Bracchi 1991, Caprini (1994, 1998, 2002), Contini 1997, Blasco Ferrer 2001, Kutangidiku 1996, Zelenin 1988-1989) confermano esattamente questa conclusione. Ecco, per limitarci all’Italia, una sintesi dei risultati ottenutifino al 1984 (Tabella n. 3):

TABELLA N.3Le tre principali categorie zoonimiche

animale: iconimo:esserecristiano

esserepre-

parente

8

cristiano‘airone’ — — nonno-a‘aselluccio’(‘porcellinodi S.Antonio’)

Signore,

S. Antonio

— nonno-a,

sposo-a

‘ballerina’ A. Antonio,

prete

— —

‘bofonchio’ Spirito

Santo

— —

‘bruco’ S. Pietro strega,

borda

mamma, vecchia, barba (‘zio’)

‘cavalletta’ — fata mamma‘cervo

volante’

diavolo — —

‘cetonia

dorata’

S. Martino — —

‘chiocciola’ monaca e

der.

— mamma, zio-a

‘cimice’ — — nonno-a‘cinciallegr

a’

monaca e

der.

— —

‘civetta’ — — zia‘coccinella’ Dio,

Signore,Madonna, angelo,S. Antonio,S. Caterina,S. GiovanniS. Lucia, S.Maria,S. Martino, S. Nicola,

borda comare, lolo-a,sposina, zio-a

9

S. Paolo, S.Pietro,diavolo, prete,monaca e der.

‘codirosso’ S. Maria — —‘damigella’ — — sposo-a‘delfino’ S. Basilio Faraone gr.

‘fratello uterino’

‘donnola’ — borda comare‘farfalla’ Spirito

Santo,S. Antonio, S. Nicola, prete

strega mammadonna(‘nonna’)

‘fringuello’ — — barba

(‘zio’)‘germano

reale’

— — germano

‘girino’ monaca e

der.

— —

‘grillotalpa

— borda —

‘gufo’ — strega zio, barba,

lat. amma‘insetto

d’acqua’

— mazzamorello —

‘larva

(maggiolino)

— — mamma

‘libellula’ Signore, S. Antonio,diavolo,

strega, masciara

comare, nonno-a,sposo-a

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prete,monaca e der

‘lodola

cappelluta’

monaca e

der.

— —

‘lombrico’ — borda mamma‘lucciola’ S. Antonio,

S. Giovanniborda comare

‘lucertola’ S. Marino — —‘lumaca’ S. Paolo — —‘lupo’ S. Lupo lupo mannaro compare,

zio-a‘maiale’ — lat. Maia —‘mosca’ — mosca

macella

‘orbettino’ S. Maria — agne (‘zia’)‘pappataci’ — — cugino‘passero’ — — germano‘pesce

prete’

prete — —

‘pesce S.

Pietro’

S. Pietro — —

‘pettirosso’ — — barba

(‘zio’)‘pregadio’

(‘matide’)

Dio, S. Caterinella,S. Maria Maddalena, diavolo, prete, frate, badessa, cantamessa

mantide

(‘indovina’)

zio-a

‘raganella’ Signore,S. Giovanni,

— —

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S. Maria, S. Martino,S. Pietro

‘ragno’ — vecchia vecchia‘ramarro’ — drago —‘rana’ — — nanni-a

(‘nonno’)‘rigogolo’ — drago compare‘rondine’ S. Lucia, S.

Maria

— barba

(‘zio’)‘rospo’ — fata madre, zio-

a, lolo-a‘scarafaggio

diavolo,

prete

borda, mago,

vecchia

vecchia

‘scricciolo’ — — zio-a, barba‘serpe’ S. Paolo fata magne‘tartaruga’ — Tartaro —‘verme’ — — lolo-a,

barba‘volpe’ — — comare,

compare, zio-a

‘zanzara’ — — cugino

5 La sacralità dell’animale, alla luce delle due categorie ‘magico-religiose’

Ora, se esaminiamo le due categorie iconimiche magico-religiose, che sono rispettivamente ‘cristiana’ (in alcune aree europee anche‘islamica’) e ‘pre-cristiana’ (o pre-islamica), riconosciamo subito un rapporto che si lascia definire come ‘storico’, nel senso che quella ‘cristiana’ (o ‘islamica’) deve essere necessariamente più recente, cronologicamente, di quella ‘pre-cristiana’ (o ‘pre-islamica’). In altre parole, l’enorme quantità di iconimi cristiani (e quella molto minore di quelli islamici)

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attualmente presenti nella zoonimia dialettale in ambito europeo non possono che rappresentare una trasformazione di un ancora più grande numero di iconimi pre-cristiani (o pre-islamici), di cui sopravvivono oggi soltanto una piccola parte. Gli altri devono essere stati ‘cristianizzati’ o ‘islamizzati’, rispettivamente, nei primi secoli della nostra era o nell’alto Medio Evo, così cometante forme della religiosità antica sono confluite nel Cristianesimo e nell’Islamismo, nell’ambito di quel fenomeno noto agli studiosi come ‘sincretismo religioso’.

Partendo da questa conclusione, che sembra inoppugnabile, se ne può subito raggiungere un’altra, non meno importante: se possiamo considerare sia le denominazioni cristiane e islamiche sia quelle pre-cristiane e pre-islamiche come un blocco unitario, che ha in comune l’aspetto magico-religioso, l’animale, di per sé,doveva essere indubbiamente ‘sacro’. Inoltre, la presenza di un’imponente e quasi sistematica trasformazione del sacro pre-cristiano o pre-islamico nel sacro cristiano e islamico dà un rilievo ancora maggiore a questa sacralità antica, dato che una trasformazione di questo genere, in ogni area europea, non sarebbeavvenuta se questa sacralità non fosse stata, oltre che universale, anche profondamente sentita.

Il problema che resta da affrontare, a questo punto, è quello dei nomi di parenti: sono sacri anche questi, o appartengono a tutt’altra sfera? Prima di rispondere, tuttavia, prendiamo in esame altri importanti aspetti della sacralità dell’animale, che si riflettono anche nella zoonimia dialettale.

6 La categoria del tabùLa linguistica storica conosce un importante fenomeno che viene chiamato tabù linguistico, e che si applica a tutte quelle parole che in qualche modo si collegano ad aspetti sacri della vita: la morte, le malattie, la religione, la vita fisiologica, il sesso e così via (Alinei 1986b, 1993). E’ a causa di questo tabù che noi usiamo parole sostitutive (dette ‘noa’ dagli antropologi), come defunto, scomparso, dipartita ecc., per sostituire quelle tabuizzate, come morto e morte; tumore anziché cancro; ostrega, perdiana, perdinci, cribbio, porca mattina, invece di ostia, perdio, cristo, madonna ecc.; caspita, cavolo e così via, anziché il nome dell’organo sessuale maschile. Ora, come tutti i cacciatori e i pescatori ben sanno (mamolto meno le persone colte), anche gli animali sono oggetto di questo tabù linguistico, e anzi, proprio per la ricchezza della documentazione che li riguarda, sono forse la principale fonte di informazioni sul fenomeno.

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La tabella n.4 riassume i principali tipi di tabu linguistico applicato agli animali:

TABELLA N. 4Tipologia degli zoonimi sostitutivi (noa) di quello tabuizzato

esprimenti interdizione

‘innominabile’, ‘senza nome’ ecc.

offensivi o negativi

‘brutto’, ‘sporco’, ‘marcio’, ‘mostro’, ‘disgrazia’, ‘sfortuna’, ‘diavolo’ ecc.

ipocoristici ‘bello’, ‘caro’, ‘carino’, ‘dolce’, ‘piede d’oro’ ecc.

termini generici della tassonomia animale

‘bestia‘, ‘animale‘, ‘uccello‘, ‘insetto‘, ‘verme‘ ecc.

generalizzazioni massimali

‘lui‘, ‘lei‘, ‘essere vivente‘, ‘abitante‘, ‘cosa‘ ecc.

nomi di animali ‘opposti’

categoria domestica anziché selvaticao viceversa, piccolo anziché grande o viceversa, animali molto ‘dissimili’ ecc.

basati su qualchecaratteristica dell’animale: ‘habitat, ‘comportamento’, ‘tratti fisici’.

habitat: ‘che vive nei cespugli’, ‘nel bosco’, ‘nelle grotte’ ecc.comportamento: ‘che mangia il miele’, ‘che salta’, ‘che corre’, ‘che vola’, ‘che nuota’tratti fisici: ‘rosso’, ‘bruno’, ‘grande’, ‘testa nera’, ‘petto rosso’, ‘coda lunga’, ‘coda che trema’, ‘piede grigio’ ecc.

Come si vede, questa ricca casistica permette di attribuire al tabù linguistico molti nomi di animali a noi noti, che diversamente non avremmo mai considerato come nomi ‘noa’: come peresempio pettirosso, capinera, cutrettola (‘coda trepida’ + dim. -ula), millepiedi, biscia (da lat. bestia), scoiattolo (di origine greca: “che si fa ombra con la coda”), serpe e serpente (‘strisciante’, da lat. serpere ‘strisciare’), cavalletta e così via. Di fatto, questo significa che la maggior parte degli zoonimi appartengono a questacategoria, ciò che rappresenta un’ulteriore conferma della tesi della generale sacralità degli animali.

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Inoltre, una recente ricerca svolta nelle zone più isolate del Vietnam (cf. Alinei 1993) ha ulteriormente ampliato l’ambito dellazoonimia tabuistica, identificando i nomi di parenti come il primoe più importante tipo di nome noa, sostitutivo di quello vero tabuizzato. Torneremo su questo punto, che ovviamente interessa direttamente anche la nostra documentazione. Fermiamoci ora sulla nozione che emerge da quanto abbiamo detto, cioè quella del ‘nome vero’ dell’animale.

7 Il vero nome dell’animale tabuizzato e i nomi noa sostitutivi

Nella maggioranza dei casi, è impossibile tentare di ricostruire il nome vero dell’animale, dato che la documentazione, sia antica che moderna, ci ha lasciato solo nomi che si presentano tutti cometabuistici. In alcuni casi fortunati, tuttavia, possiamo identificare con una certa sicurezza anche il nome vero, cioè quello antico, accanto a quelli tabuistici, più tardi (Alinei 1996). Uno di questi casi, forse il più famoso, è quello dell’orso, che abbiamo sintetizzato nella Tabella n. 5.

TABELLA 5Il nome vero e i nomi sostitutivi dell’orso

Nome IE comune dell’orso *rkÞo-s: cfr. lat. ursus, gr. árktos etc.

Nomi sostitutivi (‘noa’) dell’orso, dopo la tabuizzazione di quello vero: Germanico 'bruno': aisl. bjorn, dan. bjørn, sved.

bjorn, as. bera, ingl. bear, aat. bero, bär, ol. beer;

Slavo 'mangiatore di miele’: aslav. medvjed, ceco medved, pol. niedzwiedz, russ. medved’ (>lit. me�ka);

Baltico prob. 'peloso': lit. lokys, lett. lacis, apruss. clokis;Celtico 'buon vitello': airl. mathgamain, irl.

mathghamhain (da maith 'buono' e ghamain 'vitello').

Come si vede, il nome indoeuropeo comune, ricostruito sulla base del latino, del greco e di altre lingue indoeuropee, è quelloche si preserva anche nell’it. orso. In molti altri gruppi linguistici indoeuropei, come il germanico, lo slavo, il baltico e

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il celtico, abbiamo invece un evidente nome noa, che appartiene a una delle categorie del tabu: una sua caratteristica fisica (‘colore bruno’, ‘peloso’), una sua azione tipica (‘mangia il miele’), un animale opposto (vitello), con un ipocoristico (‘buon vitello’).

8 Gli zoonimi parentelari sono anch’essi di origine sacra o ‘scherzosi’?

Ci resta ora da esaminare, fra le categorie iconimiche della zoonimia popolare, quella dei nomi di parenti. Più esattamente, dobbiamo decidere se anche questa categoria di iconimi è in rapporto con la sacralità dell’animale -e in tal caso in che periodo dobbiamo collocarla rispetto alle altre-, o se dobbiamo considerare questo tipo di nomi come ‘scherzosi’, come di solito si legge nei dizionari etimologici. Cominciamo anzitutto col chiederci: la categoria zoonimica dei parenti è veramente frequente e universale, o è per caso limitata a pochi casi, come potrebbero essere, appunto, la coccinella e la donnola?

8.1 Animali-parenti in ItaliaLa Tabella n. 6 fornisce un primo elenco provvisorio, certamente incompleto, degli zoonimi parentelari in Italia:

TABELLA N. 6Animali-parenti in italia

PARENTI ANIMALI

‘nonno, -a’it. nonno, -a;

it. mer. nanni,-a; it. sett. lolo- a;

lad. mammadonna:

lat. ava 'antenata, nonna'

‘nonnotto’ ‘airone’‘libellula’ ‘cimice’‘porcellino di S. Antonio’; ‘rana’; ‘rospo’ ‘coccinella’ ‘verme’; ‘farfalla’;

> lat. avis 'uccello'(Alinei 1984).

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‘vecchia’vecchia: ‘scarafaggio’

‘ragno’‘bruco’.

‘zio, -a’it. zio, -a;

it. sett. barba ‘zio’,

it. sett. agna 'zia':

lat. matertera ‘zia materna’

‘scricciolo’‘lupo’‘volpe’‘civetta’‘gufo’‘rospo’‘chiocciola’‘coccinella’‘pregadio’;‘fringuello’‘gufo’‘rondine’‘pettirosso’‘verme’‘bruco’; ‘orbettino’‘serpe allevata in casa’; ‘martora’.

‘padrino, madrina’it. compare comare:

lat. amma 'nutrice'

‘lupo’‘volpe’‘donnola’‘rigogolo’‘lucciola’‘coccinella’‘libellula’; > lat. amma ‘gufo’.

‘madre, mamma’it. madre; mamma: ‘rospo’

‘cavalletta’‘lombrico’‘bruco’‘chiocciola’‘larva del maggiolino’.

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‘sposo, -a’it. sposo, -a e der.: ‘libellula’

‘aselluccio’‘damigella’‘coccinella’.

cugino: ‘pappataci’‘zanzara’.

germano: ‘passero’‘germano reale’.

casara e der. 'custode della casa'; padrone di casa:

serpe (allevata in casa)’;

‘geco’.

Come si può vedere, gli zoonimi parentelari sono assai diffusiin Italia. Inoltre, come stiamo per vedere, mostrano approssimativamente le stesse frequenze di quelli europei: gli antenati e i nonni, seguiti dagli zii e dai padrini/madrine, poi dalle madri, sono i più frequenti. Frequenza non poco significativa, dato che si tratta proprio delle parentele matrilineari, che sono del tutto centrali in un ambito totemico e di società di cacciatori e raccoglitrici.

8.2 Animali-parenti in EuropaLa documentazione europea è, naturalmente molto più vasta di quella italiana, e si lascia sintetizzare con difficoltà. La tabella n. 7 dà tuttavia un’idea sufficiente della diffusione e della tipologia degli animal-parenti in Europa.

TABELLA N. 7Animali-parenti in Europa

AREA EUROPEA OCCIDENTALE E CENTRALEFrancia

fr. compère-loriot 'rigogolo'fr. compère quette-grise (compare zampa grigia)

‘lupo’

fr. compère renard 'volpe’fr. ma commère Margot ‘gazza’fr. compère et commère (Franciameridionale)

‘donnola’

fr. grand-père sauteur (nonno ‘cavallett

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saltatore) a’fr. grand-père et vieux (zingari francesi: Victor Hugo)

‘lupo’

fr. grand-mère ‘ragno’fr. mon cousin ‘volpe’fr. cousin 'cavallett

a’fr. parent ‘cuculo’fr. mariée ‘cavallett

a’Spagna

sp. comadreja (comaruccia) ‘donnola’Portogallo

port. norinha ‘donnola’Malta

nannacola (nonno Nicola) (prestito dal siciliano)

‘coccinella’

Grigioni lad. mammadonna (nonna) ‘farfalla’

Germania e Austriated. vadermann (compare) (Mecklenburg)

‘lupo’ e ‘volpe’

ted. gevatterle (comparuccio) (Slesia)

‘donnola’

bted. vaddermann voss 'volpe'bted. herr gevatter (signor compare)

‘volpe’

ted. dial. Grossmudder (nonna) ‘rospo’ted. dial. Grossvaderpoch (nonno rospo)

‘rospo’

ted. dial. Vadderdutz (padre rospo)

‘rospo’

bted. grootmööm (nonna) ‘rospo’muddermöömk (nonnina) ‘rospo’tirolese nādl (nonna, ava) ‘rospo’bted. mäumken (zietta, nonnina)

‘rospo ululone’

ted. müemelein (zietta) ‘rospo ululone’

bted. watermööm (zia, nonna d'acqua)

‘rospo ululone’

bted. bruder Martin (fratello ‘lepre’

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Martino) bted. unkel dickstart (zio coda grossa)

‘volpe’

bted. schusterähnel (zia del calzolaio)

‘coccinella’

Sveziagullgubbe (nonno dorato) ‘coccinell

a’'nonno' ‘orso’'fratello Lars' ‘foca’

Danimarcadan. brud (sposina) ‘donnola'

EUROPA ORIENTALEArea slava

cec. babka (nonnina) ‘femmina del cervo volante’

bulg. baba metsa (nonna orso) ‘orso’pol. babka (nonnina) 'cervo

volante’russ. babka, babočka (nonnina) ‘farfalla’russ. babka lipka, lipka babka (nonna farfalla)

‘farfalla’

bruss. babka, babačka (nonnina) ‘farfalla’ucr. dial. babka, babuška (nonnina9

‘farfalla’

ucr. djadko (zietto) 'lupo'Huculi (Carpazia) vujko 'zio' ‘orso’staryi (vecchio) ‘orso’serb. kuma (comare) ‘donnola’russ. kumanek (comparetto) ‘lupo’ e

'orso’serb. nevjestica, bg. nebjestulka (>rum. nevăstú¢ică (sposina)

‘coccinella’

serb. baka (nonna) ‘coccinella’

pol. babka (nonna) ‘coccinella’

russ. baba (nonna) ‘coccinella’

russo korovka matuška (madre-vacca)

‘coccinella’

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bruss. matrunka (dim. di madre) ‘coccinella’

Area balticadie�das (nonno) 'cavallett

a'apruss. mosuco (comare) ‘donnola’lit. mosza (comare) ‘donnola’snots (genero) 'lupo’

Greciasindècnisa (comare) ‘donnola’nifítsa (sposina) 'donnola’mamìtsa (nonna) 'coccinell

a’Albania

vitore (vecchia) ‘serpente allevato in casa’

nusëz/nuse lalës (sposa, cognata) 'donnola’buba e dajes (verme dello zio materno)

‘coccinella’

Area uralicafinl. metsa-onu o metsa-lell (zio del bosco)

‘lupo’

finl. ukko (vecchio, nonno) ‘orso’ungh. komàm (compare) ‘lupo’ungh. meny, menyét, menyasszony (nuora)

‘donnola’

mordv.-erz. doro baba (spada + vecchia)

‘coccinella’

komi-syr. pe�će� gag (nonna-insetto), pe�ćil’ej (nonna)

‘coccinella’

komi-syr vežan’ gag (insetto della madrina )

‘coccinella’

udm. čužanaj papa (nonna materna + uccello)

‘coccinella’

Area bascamatxita, atxiyamatxi (nonna, madrina)

‘farfalla’

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Con questa documentazione sotto gli occhi –anche se essa è certamente incompleta3-, possiamo porci di nuovo la domanda, per rispondervi ora definitivamente: sono recenti e scherzosi, gli zoonimi parentelari, oppure sono antichi e seri, ed anche collegabili con la sacralità degli animali nel mondo antico? Anchese il loro carattere sacrale e arcaico è oggi dato ormai per scontato dalla maggior parte dei linguisti delle nuove generazioni, parlando ad insegnanti, che spesso non hanno altri strumenti di lavoro se non quelli canonici, ritengo opportuno insistere su questo punto. L’attributo ‘scherzoso’ si trova infatti ancora nei migliori dizionari etimologici della lingua italiana, come l’ottimo DELI di Cortelazzo-Zolli, naturalmente perquei pochi zoonimi che dai dialetti sono entrati nella lingua nazionale, come per es. barbagianni, che naturalmente altro non è che la variante dialettale alto-italiana di ‘zio Giovanni’.

Ora, è ammissibile che il raccoglitore di materiali dialettali, venuto dalla città e senza preparazione antropologica o storico-religiosa, confrontato con un informatore dialettofono che gli dice che nella sua area il rospo si chiama zidominicu ‘zio Domenico’ (Calabria), o la capra si chiama ‘zia’ (landina, da lat. amitina: Ticino) pensi ad un nomignolo scherzoso. E’ meno ammissibile che l’autore di un dizionario etimologico, che per definizione dovrebbe avere una cultura pressoché enciclopedica, ignori aspetti fondamentali del folclore, delle culture primitive (oggi chiamate, con un nome più politically correct, ‘tradizionali’) e della storia delle religioni. E’ infatti di questo che si tratta, come stiamo per vedere.

In realtà, gli argomenti che dimostrano il carattere originalmente sacro di tali denominazioni sono molteplici. (1) Anzitutto, anche a lume di naso e senza approfondimenti, è difficile pensare che un tipo zoonimico diffuso e noto in tutte leparti del mondo, sia sempre ‘scherzoso’, ma solo nelle aree della civiltà occidentale, mentre è tabuistico e religioso in quelle tradizionali (leggi ‘primitive’), dove fra l’altro è specificamente legato a una concezione totemica dell’universo. (2)In secondo luogo, anche in Europa, il mondo della caccia e della pesca conosce moltissimi termini tabuistici (tutt’altro che scherzosi: provatevi ad infrangere il divieto!) e fra di essi ve ne sono non pochi di tipo parentelare (Zelenin 1993). (3) In terzoluogo, in tutte le società tradizionali (leggi ‘primitive’) del mondo, gli zoonimi parentelari sono quelli che si danno agli

3 Essa comprende gli zoonimi parentelari trovati fino al 1984, data di pubblicazione del mio libro Dal totemismo al cristianesimo popolare.

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animali-totem, e quindi hanno un carattere sacro. (4) In quarto luogo, come abbiamo visto, gli stessi zoonimi totemici delle società tradizionali possono essere considerati come la principaleforma di denominazione noa dell’animale-totem tabuizzato. (5) In quinto luogo, come vedremo fra poco, fra zoonimia parentelare presunta ‘scherzosa’ dell’Europa occidentale e centrale, e zoonimia parentelare esplicitamente totemica delle società tradizionali dell’Asia settentrionale, vi è tutta un’area di transizione, che comprende anche buona parte dell’Europa orientale, in cui la zoonimia parentelare presunta ‘scherzosa’ si avvicina moltissimo, anche nelle sue radici culturali, a quella totemica, dimostrando così, anche dal punto di vista areale, che idue fenomeni hanno un’origine comune, e che quella europea occidentale e centrale rappresenta un ‘relitto’ di quella che si èmeglio conservata in Europa orientale. (6) In sesto luogo, nella stessa Europa, nelle aree socialmente più arretrate (dove cioè i ceti subordinati sono rimasti più a lungo privi di stimoli innovatori), il folclore preserva tracce o ricordi di un rito di ‘comparatico’ con animali: come per esempio in Sicilia, dove i contadini usavano “prendersi a comare” la volpe per ingraziarsela.Non a caso –notava il grande folclorista siciliano Pitré- qui la volpe si chiama comare Giovanna! Quindi anche in Europa, dietro il presunto ‘scherzo’, si nasconde chiaramente il sacro! (7) Da ultimo, per abbandonare qualunque idea che non sia quella del carattere arcaico e sacro degli zoonimi parentelari, basta ricordare il mondo delle fiabe, dove il personaggio dell’animale-parente è universale, ed è stato ricondotto dagli specialisti agliantichi animali-totem.

Approfondiamo ora due di questi punti, e precisamente (5) e (7), che sono particolarmente interessanti per la cultura generale.

9 L’orso-parente nell’area dei Nenci e dei MansiNell’area di transizione fra Europa settentrionale e Asia settentrionale, cioè nel Nord-Est europeo e in parte della Siberiaoccidentale, vivono i popoli di lingua uralica, che si dividono indue rami: il ramo ugro-finnico (che comprende Finlandesi, Estoni, Ungheresi ed altri popoli minori, come per es. i Mansi, strettamente affini agli Ungheresi), che è quasi esclusivamente europeo, e uno samoiedo (che comprende fra gli altri i Nenci), cheè quasi esclusivamente asiatico.

Cominciando dai Nenci, divisi fra Europa e Asia, questi considerano l’orso come animale sacro ed evitano di chiamarlo per

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nome. Ne parlano come della ‘vecchia’ ed è obbligatorio salutarlo quando lo si vede. Il loro sciamano lo chiama ‘madre orsa, vecchiamia…” e nei canti magici l’orso appare sempre come ‘madre’ o come ‘nonna’. L’orso ucciso in caccia viene portato in processione nel villaggio, dove viene salutato festosamente al grido di “E’ arrivato un nuovo genero!”. Questa parentela è la conseguenza delle successive ‘nozze’ con l’orso ucciso, mediante la cui celebrazione rituale il nuovo orso entra nella famiglia dell’orso antenato del villaggio, che come abbiamo visto è ‘madre’ e ‘nonna’. Le nozze culminano nel banchetto nuziale o ‘comunione’ mistica con l’animale totem, al quale nessuno può sottrarsi. E questa comunione serve ad ottenere, in modo rituale, la conferma del perdono per la caccia e per l’uccisione dell’animale sacro. Cisi rivolge infatti all’orso ucciso con queste parole: “Tuo padre etua madre mi hanno permesso di ucciderti. Che questo non mi venga rimproverato come colpa. Permettimi di ucciderti anche nel futuro e di vivere in buona salute” (Aliei 1984). Questo quadro, così evidentemente totemico, è quindi ancora molto vicino, geograficamente e culturalmente, all’Europa.

Anche i Mansi, affini agli Ungheresi, che però abitano sulle rive del fiume Ob in Siberia, conoscono il culto dell’orso, e negli stessi termini appena illustrati (Bakró-Nagy 1979, con bibl.). Può essere quindi utile raccogliere la ricchissima e ben studiata zoonimia parentelare di questo popolo, che in quanto strettamente affine agli Ungheresi è ancora più vicino all’Europa che non siano i Nenci. La tabella n. 8 raccoglie i principali nomiparentelari dell’orso, tutti legati alle diverse cerimonie o cantirituali, e alle differenze di sesso.

TABELLA 8Nomi dell’orso nell’area dei Mansi (Ugri della Siberiaoccidentale) che fino a qualche decennio fa vivevanodi caccia e raccoltauj-ańš 'animale padre, vecchio'ańšuχ 'vecchio, zio, marito'äkem- ańšuχ 'zio, padre del cognato' (usato

dalle donne)ōpä 'nonno' e ōpä ańšuχ 'nonno paterno'tōr«m-uj 'animale di dio, animale celeste'tōr«m-āγi 'figlia di dio, figlia del cielo'

(per l’orsa femmina)kämeη-nai-pū, śoper-nai-pu 'figlio della

Signora K./ della Signora S.'

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(esseri mitici)'tāren e varr. 'dio' (usato dagli uomini),

t.-ańšuχ 'dio padre'pupakwe, collegato a pupa 'idolo' (usato

dalle donne)pup-ańšuχ 'vecchio dell'idolo' (usato

dalle donne)

Altri zoonimi parentelari del Mansi:ākar 'zio, padre del cognato ecc' > 'cane

(domestico o per la custodia delle mandrie delle renne)'

sos-ańšuχ 'animale padre' > 'alce'.

Un’illustrazione dettagliata di questi termini alla luce del cultodell’orso (cfr. Bakró-Nagy 1979) richiederebbe troppo spazio. Ma mi pare che il semplice elenco basti a dimostrare l’assoluta assurdità di una loro interpretazione in chiave ‘scherzosa’.

10La conferma delle fiabeL’ultimo aspetto che merita un cenno di approfondimento è quello che viene dalla fiabistica. Il già menzionato studioso russo Vladimir Propp (1972) ha dimostrato una volta per tutte che la fiaba popolare è una forma estremamente antica di racconto mitico,più antica dello stessa mitologia classica, e che la concezione dell’universo che essa riflette, e in una certa misura preserva, èquella totemica, alla cui base si pone un rapporto di dipendenza totale dell'uomo dalla natura, in particolare dal mondo animale e vegetale. Inoltre, ha dimostrato che questa concezione totemica siconcentra proprio nei diversi ruoli degli animali nelle fiabe di tutto il mondo. Chiunque può richiamare alla propria mente le innumerevoli figure di animali-parenti, animali-donatori, animali-eroi ed animali-assistenti, che popolano le fiabe, e io ne ricordoalcune, sulle quali mi sono soffermato nelle mie ricerche: (1) le famose fiabe internazionali, raccolte da Perrault, che vanno sottoil nome di Ma mère l’oie (‘mamma l’oca’). Oltre al ruolo mitico della madre-oca, che si illustra da sé, è degna di menzione, per un linguista, anche l’origine dello zoonimo it oca, fr. oie ecc., che èil lat. *avica, dim. di avis ‘uccello’ (cfr. avicula, avicella, aucella, dacui it. uccello). Dal punto di vista linguistico, nulla impedisce divedere *avica non solo come ‘piccolo uccello’, ma anche come ‘piccola antenata’, cioè come dim. di avia ‘antenata’; e lo stesso avis ‘uccello’ può essere visto come una variante morfologica di

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avia/ava, femm. di avus ‘antenato’, alla luce del frequente rapportosinonimico fra coppie di varianti in –a ed -is, come puppa puppis ‘poppa’, ruma rumis ‘mammella’, bura buris ‘bure’, prora proris ‘prua’ ecc. Ciò permette di vedere anche avia avis come antichi sinonimi, con il senso originario di ‘antenata’, poi con quello duplice di ‘uccello-antenata’, che in seguito si sarebbero staccati specializzandosi (Alinei 1984). (2) Le fiabe siciliane che hanno come tema il rapporto fra la mammadraga ‘mamma serpente’ e le eroine sue figlie (Alinei 1984, 1989). (3) Il ciclo della saga ladina del popolo dei Fanes, attraversato dal tema delle marmotte,loro antenati-totem (Alinei 2002). (4) Le numerose fiabe il cui motivo principale è costituito da tre o più frutti, che nascondonodentro di sé una bellissima fanciulla (rappresentato in Italia, a livello letterario, da 'L'amore delle tre melarance' di Carlo Gozzi), e quello analogo della ‘donna-pianta’ (cfr. la Rosmarina siciliana e la più famosa Mortella del Basile) o della ‘ragazza-mela’, cioè della figlia della Regina che partorisce una mela, dentro la quale abita sua figlia, che a volontà si trasforma in una mela. In queste fiabe, abbiamo riflessi di un totemismo vegetale (Zelenin 1990), cioè delle credenze in una identità dell'uomo con la pianta, anziché con l’animale, e la loro reciproca 'trasformazione', analoga a quella ancora più comune della metamorfosi fra uomo e animale, così caratteristici della fiabistica e della mitologia mondiale. Anche il motivo mondiale del 'bambino-cece', o 'bambino-pisello', cioè delle metamorfosi del cece o del pisello in bambino e viceversa, appartengono a questo totemismo vegetale. Ed è interessante notare che anche questo motivo fiabistico è stato cristianizzato, come appare per esempio nella fiaba siciliana 'Li cumpari di S.Giuvanni', in cui il frutto -qui un cocomero tagliato- appare la testa di S.Giovanni(Alinei 1995).

A livello linguistico, anche questo totemismo vegetale, fratello minore di quello animale, ha lasciato tracce di sé. Pensoa nomi del baco come Gi(ov)annino, molto diffuso in alta Italia, al toscano (e italiano letterario) tonchio, cioè in origine 'Tonino', al feltrino Toni, 'punteruolo del grano, baco delle ciliegie', ticinese tugnin 'baco delle castagne', forlivese (Saludecio) togn 'punteruolo'. A Giuseppe Luigi Carlo Pietro e relativi diminutivi, attestati un po' ovunque in Italia settentrionale, centrale e in Sardegna. E al tipo barbagiovanni, cioè 'zio Gianni', attestato in Val d'Antrona nella forma bàrbazwán, che attesta il rapporto parentelare anche per il 'baco'. Oltre i confini, abbiamo anche l'occitano toni 'verme delle castagne', e il catalano joanet 'insecte

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que es posa a les faves i al blat'. In tutti questi casi, abbiamo la fusione del totemismo vegetale (il verme-uomo che nasce dalla frutta) e quello animale (l’essere umano che nasce dal baco) (Alinei 1995.

11Animali come nomi: cos’altro può designare il nome dell’animale

Ci resta infine da esaminare un altro fenomeno, che rappresenta un’ultima conferma dell’enorme importanza che l’animale ha rivestito per l’essere umano, anche sul piano magico-religioso, come conseguenza della sua dipendenza da esso per la propria sopravvivenza: l’uso dei nomi degli animali per designare tutta una serie di altri aspetti della natura, quasi a confermare la loro posizione di dominio e di primato nella considerazione dell’uomo arcaico ed antico. Un fenomeno che può sembrare imprevisto, ma di fatto è del tutto prevedibile, per chi abbia raggiunto la conclusione che i nomi popolari degli animali hanno un’origine magico-religiosa. Per toccare con mano il fenomeno, soffermiamoci, anzitutto, su un esempio: quello dei nomi dell’arcobaleno.

11.1L’arcobaleno con un nome di animaleLa carta sintetica dei nomi europei dell’arcobaleno (v. carta 3)

QUI FIGURA 3mostra che le principali categorie di iconimi con i quali esso è stato chiamato nei diversi dialetti d’Europa sono tre: (1) quella degli iconimi cristiani/islamici (come ‘arco (o altro attributo) di’ ‘Dio, Noè, S.Maria, la Vergine, Nostra Signora, S.Martino, S.Giovanni, S.Bernardo, S.Michele, S.Bernabeo, S.Dionigi, S.Marco,ecc.; arco di Allah, ponte delle preghiere, ponte Sirat ecc., in area mussulmana); (2) quella degli iconimi pre-cristiani/pre-islamici (come ‘arco, cintura, arma (o altro attributo) di’ ‘Ukko,il Vecchio, il dio del tuono, Tiermes, Tängri, Soslan, gigante, Nettuno, Iris, Laume, Mariolle, Nerandzula, la Vecchia, strega, ecc.); e (3) quella degli iconimi di animali, come lo stesso nome italiano arcobaleno, che deriva dal nome della ‘balena’ (come quellodel baleno su cui si fonda,), che probabilmente voleva dire anche ‘cetaceo’ o ‘delfino’. In altre aree italiane e d’Europa troviamo nomi dell’arcobaleno che si identificano con il drago, il serpente, il verme, la volpe, la donnola, la puzzola, la vacca nera, il bue, le corna di bue, la proboscide ecc. Anche fuori d’Europa queste designazioni, specie quella del serpente e del drago, sono comunissime (Alinei 1983, 1984). Queste

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rappresentazioni zoomorfiche dell’arcobaleno si lasciano ricostruire anche sulla base del folclore europeo, che ci ha tramandato una visione dell'arcobaleno come animale gigantesco, che beve l'acqua della terra e la riproduce in forma di pioggia. Anche i numerosissimi nomi dell'arcobaleno basati sull’iconimo del'bere', attestati in tutta l'Europa (e di cui la più antica attestazione è nell’autore latino Plauto: v. Alinei 1992), appartengono a questo tipo di rappresentazione.

Che cosa vuol dire tutto questo? Che gli animali erano talmente importanti per l’uomo antico che la loro sfera d’azione venne estesa anche al resto della natura. E soltanto collocandoci nel quadro di una concezione totemica del mondo, nel cui ambito l’animale-totem è sempre anche il creatore del mondo, possiamo apprezzare il fenomeno in tutta la sua portata.

11.2Zoonimi che designano aspetti della natura nei dialetti italianiiL’arcobaleno come animale non è che la punta dell’iceberg. La tabella n. 8, che segue qui sotto e raggruppa (in ordine alfabetico) i vari significati ‘naturali’ degli zoonimi nei dialetti italiani, basta a dimostrare –nonostante la limitazione all’area italiana- l’enorme importanza della zoonimia animale comefonte iconimica per tutti gli aspetti della natura, dai fenomeni naturali ed atmosferici alle malattie, dalle piante alle parentele, fino agli esseri magico-religiosi pre-cristiani e addirittura di istituti cristiani. Inutile dire che anche questa tabulazione è incompleta, e che ognuno di questi temi potrebbe essere trattato in maniera approfondita.

TABELLA N. 8Iconimi animali per designare aspetti della natura in Italia

I. FENOMENI ATMOSFERICI E NATURALI:balena: arcobaleno, balenobecco: arcobaleno, favillabisciabova: tifone, turbine, tromba

terrestrecamola: nebbiacapra: tremolio dell'aria,

fuoco di S. Elmodelfino: lampodrago: arcobaleno, frana,

pioggia, torrente, sorgente ecc.

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gallinelle: Pleiadigatto: pioggia col solelupa: mare gonfio, nebbiaporco: arcobalenotroia: pioggia col solevolpe: pioggia col solevacca: nuvolevitello marino: baleno a secco

II. PIANTE:asino: Antirrhinum majus,

Crataegus Oxycantha, Arum italicum, VerbascumThapsus

bove, vacca, vitello:

Arum italicum, Hyoscyamus niger, Leucanthemum vulgare, Antirrhinum majus, Colchicum autumnale

cane: Taraxacum officinalis, Arum italicum, Linaria vulgaris, Colchicum autumnale, Antirrhinum majus, Bellis perennis

capra: Bellis perennis, Spirea ulmaria

cavallo: Hyoscyamus nigercuculo: Oxalis Acetosellagallina: Lycopodium clavatum,

Bellis perennis, Rosa arvenis

gatto: Arum italicumleone: Antirrhinum majus,

Verbascum Thapsus, Linaria vulgaris, Convallaria majalis, Taraxacum offinalis

lupo: Antirrhinum majus, Crataegus Oxycantha, Salvia pratensis, Dpsacus syvestris, Arum italicum, Arum Dracunculus

orso: Crataegus Oxycantha, 29

Antirrhinum majusporco: Arum italicum, Taraxacum

officinalis, Hyoscyamus niger, Cyclamen europaeum

rospo, botta, babi, baggio:

Bryonia dioica, Arum italicum, Papaver Rhoeas

serpe, serpente, biscia:

Linaria vulgaris, Bryonia dioica, Arum Dracunculus, Arum italicum, Artemisia Dracunculus

topo: Ilex Aquifolium, Lycopodium clavatum

volpe: verbasco, Oxalis Acetosella, Crataegus Oxycantha

III. MALATTIE E STATI DEL CORPOcapra e der.: incubo, incotticavallo e der., giumenta:

incotti

fringuello: mani intirizzitegallo e der. incottigatto e der.: incotti, malattia del

baco da setagrillo: mani intirizziteistriga 'barbagianni':

itterizia

lupa: golpe del granopecora e der.: incottiporco e der.: incotti, porrorana: lat. rana 'ranula'

scrofola,

rospo e der.: infiammazione della lingua dei bovini, ‘ranula’ negli uomini

ruga 'bruco': porro, erpetescorpione ['geco']:

incotti

scorzone 'serpe':

incotti

scrofa:, lat. scrofola30

scrofulae 'scrofola'lat. strix 'gufo':

vampirismo

taranta e der.: tarantolismo, epilessia

tarma: mani intirizziteuccello e der.,: mani intirizzitevacca e der.: incotti, malattia del

baco da setaverme e der.:,grigna 'larva',cane 'idem'

vaiolo, rosolia, verme al dito ecc.

volpe: golpe del granoIV. PARENTELE:

volpe: comareV. ESSERI PAGANI:

gatto: stregonelupo: lupo mannaromosca: musca maceddaorso: stregonepesce: Cola pesce ecc.porco: lupo mannarolat. strix 'gufo':>

‘strega’

lat. volaticus 'volatile'

volatica 'maga'

VI. ESSERI CRISTIANI:agnello: agnello di Diocolomba: Spirito Santopesce: Gesùserpente: diavolo

11.3Sviluppi semantici di nomi di animali miticiDa ultimo, per mostrare l’importanza del fenomeno dell’estensione degli zoonimi agli altri aspetti della natura, possiamo ancora fare un ultimo, duplice esperimento: prima, prendendo il nome di un animale mitico molto noto come il drago, per verificare se, e a quali fenomeni della natura, esso è stato applicato (cfr. Alinei 1989). Poi, prendendo invece un nome di animale mitico molto meno noto (anche agli studiosi), come lamia, per vedere se anch’esso

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segue lo stesso sviluppo semantico, e magari fare qualche scopertaetimologica (cfr. Alinei 1995, 2002).

11.3.1 Il dragoCome è noto, il nome drago, attraverso il prestito latino draco, -onis, deriva dal nome greco del serpente drákōn –ontos. E’ però interessante sottolineare che questo nome latino non designava tanto il serpente come tale, bensì il ‘serpente sacro’, custodito nei tempi (tipica usanza di origine totemica). Possiamo quindi arguire da questo che già in epoca latina questo nome doveva avereuna valenza magico-religiosa. Come stiamo per vedere, è grazie a questa valenza che questo nome ha avuto una grande fortuna, sia inItalia che in Europa.

Anzitutto, sia in Italia che in area romanza, esiste un’enormeserie di oronimi e idronimi, che derivano dal nome del ‘drago’. Sipensi alla diffusione in Italia del tipo Mondragone, come nome di monte, e di Drago Dragone come nome di fiume. In realtà, i monti chesi chiamano Mondragone e simili devono il loro nome alla presenza di una sorgente, che in origine veniva considerata un drago. La concezione dei fiumi come draghi è antichissima e universale. La mitologia greca ne conserva delle tracce perfino nell’arte, come mostra la figura 1, che illustra la lotta di Ercole con il più grande fiume della Grecia, identificato con un drago con la testa di uomo-toro.

QUI FIGURA N. 4In secondo luogo, nei dialetti italiani esistono moltissimi

nomi comuni basati sull’iconimo del ‘drago’, che hanno svariati significati. Come si vede dalle carte n. 4/6,

QUI FIGURE 5, 6, 7questi significati si lasciano raggruppare in tre gruppi distinti,che riflettono molto da vicino l’evoluzione delle rappresentazionipopolari del ‘drago’: (1) Il drago terrestre, che appare in significati come ‘fiume’ e ‘torrente’, ‘frana’ ‘valanga’ ‘burrone’, ‘terreno molle’, ‘grotta’. (2) Il drago celeste, che riflette una più tarda proiezione del drago (alato) in cielo, ed appare quindi nei significati di ‘pioggia’, ‘tempesta’, ‘nuvola temporalesca’, ‘turbine’, ‘tromba marina’, ‘lampo di calore’; ‘lasciar cadere’ ‘perdere’; ‘arcobaleno’. (3) Il drago antropomorfico,l’ultimo stadio della sua evoluzione, che si trova non solo in Italia ma in tutta Europa, ed emerge nei significati di ‘orco’ ‘orchessa’ ‘lupo mannaro’ ‘mostro’ ‘diavolo’, ‘folletto’ ‘fata’.

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11.3.2 La lamiaIn Italia, la lamia greca, mostro-serpente femminile che si nutrivadi carne umana, è molto meno nota del drago. Essa è invece famosa in Europa sud-orientale. Essa occupa infatti un posto primario sianella mitologia che nella fiabistica popolare non solo in Grecia (che è il suo focolaio originario), ma anche in Albania, in Bulgaria, in Macedonia, e fra gli Arumeni, dove il suo mito e il suo nome sono penetrati certo molto anticamente. In Bulgaria, per esempio, la lamia è anche la personificazione di elementi atmosferici, come la grandine, la tempesta, la siccità, la nebbia persistente. Anche in greco antico, del resto, accanto a 'mostro favoloso, spauracchio', il termine significa 'frana, voragine'.

Anche per quanto riguarda l’Italia, le ricerche (Alinei 1995b,2002) dimostrano che la diffusione delle credenze relative alla ‘lamia’ fu importante e ha lasciato notevoli tracce di sé.

Anzitutto, così come il gr. ������� 'drago' è penetrato in latino, dove è diventato draco, -onis, anche il nome della lamia grecain latino ha il senso di 'vampiro, orchessa, spauracchio'.

Ma la documentazioone primaria è quella dialettale: in Puglia (fra Laureto e Locorotondo) troviamo il toponimo Lamie affascinate (cfr. brind. affascenà 'stregare, fare il malocchio'). In Lucania, aMuro Lucano, è attestato lamier' 'luogo che si crede abitato da streghe'. E la presenza delle Lamie greche in una più vasta area dell'Italia meridionale è dimostrata anche dal calabrese lamiare 'avere fame', che si lascia facilmente associare alla voracità delle antiche Lamie, al proverbio greco moderno �������������������'mangiare come una lamia', e al significato di 'personavorace' che ������ ha in greco moderno.

Per quanto riguarda gli aspetti del paesaggio, la recente tragedia di Sarno e dei paesi vicini, sepolti dalla frana di fango, hanno fatto conoscere al pubblico l'esistenza dei Lagni Regi, antichi canali di raccolta delle acque montane, ripristinati dai Borboni. Per meglio capire cosa sono i lagni campani, tuttavia, e per affrontare il problema dell'etimologia della parola, occorre anzitutto ricordare le definizioni del termine: nella definizione del VLI, che è la più completa, lagno è il "Nome col quale in Campania si indicano i fossati d'acqua, i maceri per la canapa e icanali collettori di acque stagnanti o piovane. Come toponimo, Lagni Regi (o Regi Lagni), le opere di bonifica compiute nei sec. 16° e 17° in Campania". Il DEI definisce il lagno come "canale collettore di acque, che, dopo le grandi piogge, vengono giù dai monti nel Mezzogiorno". I dizionari dialettali del napoletano vatriano: "Sorta di canale cavato in pendio tra poderi e poderi

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per darvi passo alle acque, Fossato” (Andreoli); "ampio canale perlo sgrondo delle acque piovane provenienti dal Vesuvio o dal monteSomma" (Salzano); "Stagno, gora, ... acque raccogliticce di lentissimo moto" (D'Ambra), significato in parte ripetuto da Altamura: "stagno, gora" (Alinei 2002).

Chiarito il significato, occorre ricordare: (1) che il fiume Sarno, a cui il paese deve il suo nome, era chiamato fin dai tempidi Procopio e fino all'XI secolo con varianti di draco, come Dracontio, Draguntio, Tragutiu, Dragonareo, Dracontea, Dragunteo, Dragoncellus; (2) che ancora oggi esiste un fiume Draco che scorre vicino al Sarno, col quale viene spesso confuso; (3) che l'emblemacomunale di Sarno, come tutti hanno potuto vedere alla televisione, mostra un enorme drago sulla montagna sovrastante il paese, solcata da smottamenti; (4) che la voce campana lagno è già attestata nel Codex Cavensis del 882 nella forma langnum. Sullo sfondo mitico dell'identificazione dei draghi con i corsi d'acqua di montagna, allora, è facile vedere il lagno come un continuatore di lamia, o meglio di un diminutivo lam(n)ion (attestato nei documenti antichi), e non - come vorrebbe il DEI - come un 'relitto mediterraneo'.

In effetti, il significato di lagno < lamia è identico a quellodel lat. lama, cioè 'pantano, palude, stagno'. E questa parola, anziché essere anch’esso un 'relitto mediterraneo' (DEI) o, più prudentemente, di origine oscura (DELI), deriva invece direttamente da lamia, come ho mostrato anche in un mio precedente articolo (Alinei 1997). I significati dialettali di lama e derivatisono infatti i tre seguenti: (i) 'frana', ampiamente diffuso in Italia centrale e meridionale, sia nella forma semplice lama, sia in forme derivate come lamata lamatura lamamento e simili, con il verbo corrispondente lamare 'franare', e it. slamare 'smottare'. Talvolta la frana è specificata come 'fangosa' (per es. a San Leucio del Sannio lama ''lama, fanghiglia, frana fangosa"; (ii) 'alveo (paleo)torrentizio asciutto, bassura del terreno', caratteristico delle lame pugliesi e di altre regioni; (iii) 'inondare' dato al verbo leccese lamare.

Come abbiamo visto, sia il significato di 'terreno paludoso', sia quello di 'frana', sia quello di 'alveo torrentizio' e di 'inondare' sono caratteristici della semantica di drago. Nella mitologia popolare, le paludi sono il luogo dove vivono i draghi, e le frane (come i terremoti e molti altri aspetti geomorfici ed idrici) vengono attribuite al passaggio o ai movimenti dei draghi. Lo studio dei significati di drago e di lamia permette dunque di stabilire il rapporto, finora ignoto, di lat. lama con lamia.

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12ConclusioneSe non vi è dubbio che la documentazione che ho illustrato dimostra la sacralità degli animali nel mondo preistorico e anticoe, allo stesso tempo, la straordinaria sopravvivenza delle sue tracce nei nostri dialetti e nella nostra cultura, non sta a me giudicarne il valore per lo studio del rapporto attuale fra animali ed esseri umani. Mi sia consentito, tuttavia, di sottolinare un punto. Il mondo di cacciatori e raccoglitori di diecine e centinaia di millenni fa, nel cui ambito ha potuto nascere una religione come quella totemica, quasi intieramente basata sul ruolo centrale degli animali nell’alimentazione umana, è scomparsoper sempre. Di solito, però, qualunque civiltà, anche la più remota nel tempo e completamente superata nei fondamenti, ha tramandato a noi qualche suo aspetto vitale. Non a caso, anche biologicamente, il nostro DNA è identico, per il 98,7%, a quello dei Primati! Quale è, o quale potrebbe essere, il messaggio, o il retaggio, che ci viene da questo passato così remoto? A me sembra che stia soprattutto nell’invito ad interrogarci su quale considerazione e quale rispetto meritano gli animali, se ancora oggi, nella nostra civiltà altamente tecnologica, siamo costretti a chiederne, per la nostra sopravvivenza, il sistematico sacrificio.

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