morfologia del teorico come luogo. processualità di costruzione di un oggetto
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Morfologia del teorico come luogo.
Processualità di costruzione di un oggetto
Alfredo Givigliano1
Gli agenti sociali, costituiti come tali nella e attraverso la relazione
con uno spazio sociale (o meglio, con dei campi), e le cose, nella
misura in cui sono appropriate dagli agenti e quindi costituite come
proprietà, sono situati in un luogo dello spazio sociale che si può
caratterizzare per la sua posizione relativa in rapporto agli altri luoghi
(sopra, sotto, tra ecc.), e per la distanza che lo separa da essi. […]
Lo spazio, o più precisamente i luoghi e i posti dello spazio sociale
UHLÀFDWR��H�L�SURÀWWL�FKH�SURFXUDQR��VRQR�OH�SRVWH�LQ�JLRFR�GL�ORWWH�(all’interno dei diversi campi).
2
Pierre Bourdieu
1. Oggettivazione e processualità
Il titolo che presenta queste considerazioni delinea già, nella sua
costruzione, l’operazione che vogliamo compiere di oggettivazione
del nostro oggetto: l’uso del teorico come luogo. Che luogo sia un og-
getto nel mondo di tutti i giorni non è un’affermazione così strana
o avventurosa, tuttavia, non è l’uso all’interno del senso comune
del mondo della vita quotidiana l’unico possibile, ciò che ci interessa
è la sua tensione con l’uso all’interno di quel campo sociale che è la
VFLHQ]D��QHO�PRPHQWR�LQ�FXL�VIXPD�FRQ�TXHOOR�GHOOD�ÀORVRÀD�7XWWL�L�WHVWL�VFLHQWLÀFL�H�PROWL�ÀORVRÀFL�SUHVHQWDQR�DO�PLQLPR�XQ�
oggetto che viene descritto come teoria, ma la teoria coincide del
tutto con ciò che vogliamo delineare come teorico? La nostra im-
pressione è che una teoria3 possa essere un esempio di possibile decli-
1 Università della Calabria, [email protected]
2 Bourdieu (1993), trad. it. 2015, pp. 188, 193.
3 Così come i modelli e altri oggetti spesso posti in una qualche forma di tensione
con l’empirico. Cfr. Fadda, GiViGliano (a c. di) (2013).
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nazione, di/in un particolare luogo – il teorico –, nella costruzione
che la fa diventare oggetto reale all’interno del campo – della discipli-
QD��GLPHQVLRQH�RQWRORJLFD�²�QHO�TXDOH�QDVFH��TXHOOL� FKH�YHQJRQR�descritti come costrutti teorici, non sono essi stessi una teoria, ma
oggetti in ragione di/in un luogo che è il teorico. Perché un luogo? Da
quanto abbiamo detto emergono una serie di linee guida.
2. Linee guida
In primo luogo4, l’ontologia sociale ci permette di dire cosa c’è
DOO·LQWHUQR�GHOOR�VSD]LR�VRFLDOH��LO�FDPSR�GHOOD�VFLHQ]D��TXHOOR�GHOOD�ÀORVRÀD�ULHQWUDQR�DOO·LQWHUQR�GL�TXHVWR�VSD]LR�QHO�PRPHQWR�LQ�FXL�sono il declinarsi, il concretizzarsi e lo strutturarsi di pratiche di ri-
cerca secondo le differenti logiche dei campi in gioco.
/D�SUDWLFD�VFLHQWLÀFD�H�TXHOOD�ÀORVRÀFD�VRQR�pratiche sociali, così
come lo sono le pratiche del campo che emerge dallo sfumare di
TXHVWL��6L�SRWUHEEH�DIIHUPDUH�FKH�RJQL�RJJHWWR�VFLHQWLÀFR�SXz�HVVH-re interpretato5� DWWUDYHUVR�R� LQ� UDJLRQH�GL�XQ�DSSURFFLR�ÀORVRÀFR��anche se non è quello del/i ricercatore/i che ha/hanno permesso la
costruzione dell’oggetto reale in questione. Così come è possibile
prendere in prestito costrutti della scienza da incorporare all’interno
GL�DQDOLVL�H�SRVL]LRQL�ÀORVRÀFKH��1RQ�q�TXHVWD�OD�QRVWUD�SURVSHWWLYD��6FLHQ]D�H�ÀORVRÀD�VIXPDQR�WUD�ORUR��FRQWULEXLVFRQR�D�FRVWUXLUH�OH�TXRWH�GL�VLJQLÀFDWL��SRVL]LRQL��FKH�GHVFULYRQR�OD�WUDLHWWRULD��VRFLDOH��VFLHQWLÀFD6
del ricercatore attraverso lo sfumare di questi campi, in
4 L’espressione in primo luogo non rimanda solo a considerazioni che potrem-
mo descrivere come spaziali, temporali, logiche, ma indica ed esprime anche una
prima declinazione della processualità in atto: si concretizza, quindi, una dinamica
SURFHVVXDOH��OD�FR�FRVWUX]LRQH�GL�XQ�RJJHWWR���FKH�GHOLPLWD�XQ�TXDOFRVD��FRVWUXHQ-
GR�IURQWLHUH�H�FRQÀQL��QRQ�QHFHVVDULDPHQWH�ULJLGL�R�QHWWL���XQ�TXDOFRVD�FKH�q�UHDOH�lungo la dimensione in questione.
5 La tensione tra interpretazione e uso qui all’opera è stata sviluppata più ampia-
mente in GiViGliano (2014a).6��/·LQVLHPH�GHOOH�SRVL]LRQL��VLJQLÀFDWL��GHO�VRJJHWWR�DOO·LQWHUQR�GHO�FDPSR��FKH�
si concretizzano nel suo uso di approcci, costrutti, oggetti, metodologie, metodi,
HWF��/D�WUDLHWWRULD�VFLHQWLÀFD�ID�VHPSUH�SDUWH�GHOOD�traiettoria sociale nel momento in
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modo tale da arrivare alla costruzione di un teorico che è oggetto
complesso.
In secondo luogo, sosteniamo che vi sia una distinzione tra natu-ra, mondo, e dimensioni ontologiche. La questione della realtà riguarda
le singole dimensioni che sono i campi – linguaggi – della ricerca di
conoscenza. Questo non vuol dire che ciò che è in natura non sia
reale, ma che non è una questione di realtà. La questione di realtà è
una domanda, un problema, una istanza lungo le dimensioni della
VFLHQ]D�H�GHOOD�ÀORVRÀD��TXLQGL��LO�VXR�luogo è altro rispetto a quelli
della natura e del mondo7 che non sono sinonimi tra loro
8. Ciò che ci
interessa in questa sede sono quelle particolari pratiche sociali che
sono la ricerca di conoscenza. In questo senso l’oggetto luogo riguar-
GD�O·RQWRORJLD�VRFLDOH��$OO·LQWHUQR�GHOOD�VFLHQ]D�H�GHOOD�ÀORVRÀD�L�FR-
strutti diventano teorico, oggetto reale, in ragione delle tensioni tra le
traiettorie dei soggetti e i campi attraversati da queste traiettorie9.
cui la scienza e la ULÁHVVLRQH�ÀORVRÀFD sono costruite e descritte come dinamiche so-
ciali in ragione di pratiche sociali all’interno (che strutturano e sono strutturate da)
OD�FRPXQLWj�VFLHQWLÀFD�7 Nel mondo della vita di tutti i giorni non si pone la domanda sulla realtà dei
neutrini, o su quella delle banche o dell’azione razionale dotata di senso. Queste
domande fanno parte del mondo della vita quotidiana dei ricercatori che indagano
questi oggetti, che sono reali lungo la dimensione ontologica della loro disciplina.
Reale non coincide con in natura o nel mondo. Bevendo una tazza di caffè al bar si
può discutere se i neutrini siano reali o meno (dopo aver letto una notizia sul gior-
nale), ma questo avviene nel momento in cui la dimensione ontologica della scien-
za entra in tensione con il mondo della vita quotidiana. Non stiamo affermando
un primato dell’epistemologia sulla (su una presunta) ontologia (unica), né il con-
trario: sono in tensione reciproca, il primato dell’una o dell’altra è solo una decli-
nazione tra le possibili ad opera di chi mette in atto pratiche�GL�ULFHUFD�H�ULÁHVVLRQH�– un modo di costruire il proprio teorico come un luogo.
8 La tensione tra natura e soggetti che vi sono immersi si concretizza nel mon-
do – il mondo della vita di tutti i giorni – e la tensione tra questo e i soggetti che lo
vivono si concretizza nelle dimensioni ontologiche che emergono in ragione di i-
stanze conoscitive. Non una sola ontologia, ma differenti ontologie che permettono
di dire cosa c’è, quali sono gli oggetti reali, di ogni singola dimensione, campo. Cfr.
GiViGliano (2013a). La dinamica in atto tra mondo e dimensioni ontologiche non è li-
neare, ma segue un ricorso di organizzazione. Cfr. morin (1977).
9 Traiettorie sociali che costituiscono una rete sociale, non coincidente, ma in
tensione con il campo. Il modello di rete sociale che descriviamo (cfr. GiViGliano 2007,
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In terzo luogo, così come vi è una tensione tra natura, mondo, di-mensioni ontologiche, vi è una tensione tra il senso comune del mondo
della vita di tutti i giorni, il senso comune all’interno di ogni singolo
FDPSR�H�LO�OLQJXDJJLR�VFLHQWLÀFR�FKH�è il singolo campo in questione.
4XHVWH�OLQHH�JXLGD�FL�SHUPHWWRQR�GL�FDSLUH�LQ�FKH�PRGR�OH�ULÁHV-VLRQL�H�OD�ULFHUFKH�VFLHQWLÀFKH�H�ÀORVRÀFKH�QRQ�VRQR�pratiche che se-
guono una logica dell’esclusione10
.
Chi si pone un problema di
conoscenza, all’interno di un campo,
lo fa in ragione
Il campo sociale della
FRQRVFHQ]D�VFLHQWLÀFD
della sua traiettoria
emerge dalla tensione con le tra-iettorie sociali di chi lo vive – i sog-
getti che si pongono una domanda
GL�FRQRVFHQ]D��XQ�SUREOHPD�
del campo – dello sfumare di differenti campi – nel quale questa traiettoria�YLDJJLD�
descrive costruendolo lo spazio di
IRU]H�FKH�PRGLÀFDQR�OH�WUDLHWWRULH�VRFLDOL�H�VFLHQWLÀFKH�GHL�VRJJHWWL�
del reciproco e contestuale costituirsi e
PRGLÀFDUVL�GL�traiettoria e campo in ragione
delle forze che, di volta in volta, emergono.
FRVWUXLVFH�GHVFULYHQGROH�OH�PRGLÀ-
cazioni delle traiettorie sociali che
lo costituiscono.
Tabella 1: tensione traiettorie11
– campi12
2009��������QRQ�VL�LGHQWLÀFD��VRWWR�GLIIHUHQWL�ULVSHWWL��FRQ�TXHOOL�VWUXWWXUDOL��TXHOOL�FKH�nascono dalla Scuola di Manchester e, tra gli altri, con la actor networks theory (cfr. ad
es. le analisi in Bourdieu���������Bourdieu, wacquanT (1992) che vanno oltre proble-
mi di realismo e/o costruttivismo). Possibili processualità di costruzione del luogo rete sociale, in tensione con la nostra declinazione: per l’introduzione dell’uso dell’oggetto
(Barnes 1954, p. 44) cfr. Piselli��D�F��GL����������SHU�XQD�WHQVLRQH�FRQ�DVSHWWL�VWRULFR�WH-oretici cfr. Freeman (2004); per declinazioni teoretico-empiriche cfr. collins (1998).
10 Altro è il discorso sulle dinamiche di accesso, legittimazione e riconoscimen-
to di una traiettoria in un campo. In questa sede ciò che ci interessa riguarda il viag-
JLDUH�²�FRVWLWXLUH�PRGLÀFDUH²HVVHUH�FRVWLWXLWD�PRGLÀFDWD�²�JLj�LQ�DWWR�GL�XQD�traiet-toria, con quote di capitale simbolico, culturale e sociale, all’interno di un campo. In
altre parole, il lavoro di ricerca di chi è già all’interno del campo.
11 In questa sede ci interessano le costruzioni di quote di VLJQLÀFDWL – i singoli
punti lungo la traiettoria – che riguardano la sua posizione teorica (in tensione con il
campo e le altre traiettorie) nel farsi stesso della ricerca. Uno dei rispetti di quella che
vedremmo essere la relazionalità dei luoghi.12��©,�GLYHUVL�FDPSL�R��VH�VL�SUHIHULVFH��L�GLYHUVL�VSD]L�VRFLDOL�ÀVLFDPHQWH�RJJHWWLYDWL�
Morfologia del teorico come luogo 79
Quella che abbiamo delineato è una dinamica processuale: luogo,
quindi, come oggetto, ma nello stesso tempo come processo. Ponendo-
ci il problema della descrizione di luogo costruiamo questo oggetto
reale, facciamo vedere come usiamo13 questo oggetto nel suo stesso e-
mergere – il nostro oggetto e il modo in cui ci rivolgiamo alla sua co-
struzione/descrizione che diventa oggetto a sua volta14
. Luogo come
oggetto della pratica�VFLHQWLÀFD�H�ÀORVRÀFD��TXHVWD�H�VWHVVD�H�SUDWLFD�che come un luogo.
Costruzione e descrizione non sono, tuttavia, momenti separati,
ma costituiscono contestualmente la processualità conoscitiva15
. Nel-
OR�VSHFLÀFR�FLz�FKH�GHOLQHLDPR�LQ�TXHVWH�ULÁHVVLRQL�q�XQD�processualità
complessa:
i. il nostro modo di procedere si declina in una morfologia: il campo all’interno
del quale si muove la traiettoria del ricercatore è quello che emerge dallo
sfumare di differenti discipline (a loro volta campi) per descrivere l’emerge-
re del teorico. In altri termini, l’emergere del teorico costruisce e descrive la
relazionalità dei luoghi�ii. il nostro modo di procedere delinea un luogo: luogo viene usato come tensio-
ne tra processi all’interno dei quali emergono oggetti dei singoli campi che
VRQR�OH�GLVFLSOLQH�
tendono a sovrapporsi, almeno in modo approssimativo», Bourdieu (1993), trad. it.
2015, p. 189. Affermazione che è, nello stesso tempo, uno dei punti di partenza e una
delle possibili (Cfr. GiViGliano 2014b) messe in pratica di ciò che descriviamo come
sfumare dei campi. Da un lato il sovrapporsi indica una delle dinamiche dello sfumare,
nel momento in cui i campi si sovrappongono ciò che vive questi campi vive tutti
quelli coinvolti, sotto differenti rispetti – emerge un nuovo campo, Cfr. morin (1977).
Dall’altro lato, la contestuale distinguibilità dei campi e la dinamica di costruzione
processuale degli oggetti dei campi che emergono dallo sfumare di altri. Cfr. Floren-skiJ (1918-1922), GiViGliano (2014b). Sulle possibilità di tensione tra i campi in ragione
della pratica di ricerca cfr. anche la Prefazione dell’autore in Simmel (1900).
13 Cfr. wiTTGensTein (1929-1938).
14 Cfr. Bourdieu (2001).
15 La pratica VFLHQWLÀFD�FRPH�XQ�TXDOFRVD�GL�FRVWUXLWR�H�UHDOH��©,O�VRJQR�SRVLWLYL-
sta di una perfetta innocenza epistemologica nasconde, infatti, che la differenza non
è tra la scienza che opera una costruzione e quella che non lo fa, ma tra quella che
lo fa senza saperlo e quella che, sapendolo, si sforza di conoscere e padroneggiare
nel modo più completo possibile, sia i suoi inevitabili atti di costruzione, sia gli effet-
ti che, in modo altrettanto inevitabile, questi atti producono.», Bourdieu (1993),
trad. it. 2015, p. 809. Cfr. anche corPosanTo, ValasTro (2014), pp. 7-8.
80 Alfredo Givigliano
iii. usiamo il nostro modo di procedere come un luogo: luogo, in quanto processo,
viene usato come oggetto. I processi sociali VLJQLÀFDQR gli oggetti della socio-
logia: la sociologia in quanto disciplina – campo – è costituita anche dai
processi sociali (che prende ad oggetto) che descrivono il comportamento
GL�RJJHWWL�VRFLDOL��,�SURFHVVL�ÀVLFL�VLJQLÀFDQR�JOL�RJJHWWL�GHOOD�ÀVLFD��OD�ÀVLFD�LQ�TXDQWR�GLVFLSOLQD�²�FDPSR�²�q�FRVWLWXLWD�DQFKH�GDL�SURFHVVL�ÀVLFL��FKH�SUHQGH�DG�RJJHWWR��FKH�GHVFULYRQR�LO�FRPSRUWDPHQWR�GL�RJJHWWL�GHOOD�ÀVLFD�
Fino a questo punto abbiamo visto intrecciarsi tra loro le prime
due linee guida, con la terza a lavorare tra le righe. Nel momento in
FXL�SDUOLDPR�GL�FDPSL�VFLHQWLÀFL�XVLDPR�oggetto per ciò che è descritto e costruito realmente16
lungo dimensioni reali che sono le singole disci-
pline, che, a loro volta, ne sono costituite e descritte. In questo caso
realmente�VL�SXz�VRVWLWXLUH�FRQ��QHOOD�SUDWLFD�GL�ULFHUFD�H�GL�ULÁHVVLRQH��che è pratica reale. Tuttavia, luogo è anche oggetto del senso comune
– nel mondo della vita quotidiana e nelle singole dimensioni. Affer-
ma L. Embree:
Schutz, who was of course not a native speaker, was fascinated with verna-
cular expressions in American English, including some used by other rese-
archers, and that he elevated some to the status of technical terms. The
following is in no way a complete collection. “The business of living,” […]
´ÀUVW�WKLQJV�ÀUVW�µ�>«@�´WKLQNLQJ�DV�XVXDO�µ�´¶RI �FRXUVH·�DVVXPSWLRQV�µ�´IDFH�to face,” “taken for granted”. (Embree 2010)
17
Luogo è oggetto di senso comune. L’uso di A. Schütz delle espres-
sioni di senso comune descritto da Embree – le usa come (in una co-costruzione) termini teorici – è omologo a quello che stiamo de-
scrivendo per luogo: un oggetto del senso comune usato per, co-costruire,
un oggetto del VHQVR�VFLHQWLÀFR18, quindi, in tensione con il senso comune
del campo19. Da oggetto del senso comune viene (co-costruito e) usato
16 Contestualmente: descrive e costruisce realmente.
17 Versione Kindle. Vernacolo è oggetto tecnico in Schütz diverso da lingua, di-
verso da parole, diverso da linguaggio, diverso da gergo, etc.
18 Non cadiamo nella concretezza mal posta discussa da Schütz, come vedremo, in
tensione con Whitehead: gli oggetti delle singole dimensioni sono reali lungo queste,
non nel mondo della vita di tutti i giorni, sul quale, tuttavia, intervengono ricorsiva-
PHQWH�PRGLÀFDQGROR�H�PRGLÀFDQGR�LO�senso comune stesso.
19 Nel momento in cui in sociologia si usa l’espressione dare per scontato mettia-
Morfologia del teorico come luogo 81
come oggetto reale proprio delle differenti dimensioni ontologiche20
che emergono in ragione di una domanda di conoscenza, una istan-
]D�VFLHQWLÀFD��FKH�QDVFH�GDOOD�WHQVLRQH�WUD�L�VRJJHWWL�H�LO�PRQGR�GHOOD�vita di tutti i giorni.
Facciamo un ulteriore passo usando, in ragione della non coinci-
denza tra luogo e spazio, la tensione che abbiamo appena delineato.
Entrambi sono oggetti del senso comune, entrambi sono oggetti reali di differenti campi, ma in ognuno di questi, sono anche oggetti del
senso comune del campo in questione. Questa non coincidenza e-
merge, ad esempio, attraverso l’uso che ne fanno due differenti auto-
ri nel costruire il proprio teorico.
Il primo è B. Riemann per il quale, nella descrizione della teoria delle grandezze estese, estensione n-uplice e luogo sono oggetti differenti e
lo spazio può essere descritto come una varietà triestesa21.
mo in atto (in ragione della WUDLHWWRULD�VFLHQWLÀFD) una dinamica processuale che par-
tendo dal mondo della vita di tutti i giorni, attraverso la descrizione del costrutto di
Schütz, arriva a dare per scontato sociologicamente il taken for granted come oggetto
proprio del campo della sociologia. In altri termini, il dare per scontato che usiamo
nel mondo della vita di tutti i giorni, non è il costrutto di Schütz (che, tuttavia, è uno
strumento possibile per descriverlo), ma il dare per scontato che usiamo nel campo
della sociologia ha a che fare con il taken for granted, così come con altre descrizioni
(usate al posto di quella schütziana). L’uomo che vive il mondo quotidiano non usa
tecnicamente il dare per scontato, se non nel modo del senso comune, il sociologo lo
riconosce (e co-costruisce) come oggetto��VLJQLÀFDWR��GHO�SURSULR�FDPSR��VHQVR�FR-
mune del campo) in tensione con una pluralità di possibili usi, che contribuiscono a
FRVWUXLUH�LO�FDPSR�VWHVVR��OLQJXDJJLR�VFLHQWLÀFR���&IU��DQFKH�muzzeTTo (2006).20
Una possibile declinazione la vediamo nel teorico�GL�6FK�W]��©OD�VFLHQ]D�ÀVLFD�(che, in questo contesto, costituisce l’unica preoccupazione di Whitehead) deve in-
dividuare mezzi adeguati attraverso i quali gli oggetti di pensiero della percezione
del senso comune siano sostituiti dagli oggetti di pensiero della scienza. Questi ulti-
mi, quali le molecole, gli atomi e gli elettroni hanno perso ogni capacità di presen-
tarsi direttamente ai sensi nella nostra coscienza e ci sono noti solo attraverso la se-
rie di eventi in cui sono coinvolti, eventi che sono certamente rappresentati nella
nostra coscienza alle presentazioni sensibili.», schüTz (1953), trad. it. 1979, p. 4. La
WUDLHWWRULD�VFLHQWLÀFD di Schütz è in tensione con quella di Whitehead nel loro viaggia-
re lungo lo sfumare dei campi�GHOOD�VRFLRORJLD��GHOOD�ÀORVRÀD��GHOOD�ÀVLFD��WHQVLRQH�che si concretizza nella sua pratica di ricerca.
21 Ulteriore esempio di tensione tra il senso comune del campo e il linguaggio
VFLHQWLÀFR��©5LHPDQQ�FRQFHLYHV�DQ�n-fold extended quantity as a particular instance
of a more general sort of entity which he calls a Mannigfaltigkeit. The English equiv-
82 Alfredo Givigliano
Spazio e luogo, quindi, non coincidono.
3HU�L�ÀQL�FKH�FL�SURSRQLDPR�TXL��VDUj�WXWWDYLD�VXIÀFLHQWH�PHWWHUH�LQ�ULOLHYR�due punti soltanto di questa parte generale della teoria delle grandezze
estese, in cui non viene presupposto nulla che non sia già implicito nel
loro concetto. Il primo di questi punti riguarda il sorgere del concetto di
varietà pluriestesa, il secondo la possibilità di ricondurre le determinazio-
ni di luogo di una data varietà a determinazioni di quantità e chiarire qua-
le sia il carattere distintivo di una estensione n-uplice. (Riemann 1854,
trad. it. 1999, pp. 5-6)
Il secondo è D. Hilbert che delinea una processualità di costru-
zione dell’oggetto luogo, ancora una volta altro rispetto lo spazio
Cerchiamo il luogo geometrico dei punti per i quali la distanza da un pun-
WR�ÀVVR�F�VWLD�DOOD�GLVWDQ]D�GD�XQD�UHWWD�ÀVVD�g in un rapporto costante v. Per
v=1 otteniamo la parabola. Ora noi dimostreremo che per v<1 la curva
cercata è un’elisse, per v>1 un’iperbole. (Hilbert, Cohn-Vossen 1932, trad.
it. 1987, p. 39)
Un luogo costruisce/descrive la tensione tra una relazionalità di
punti (tra loro) e il soddisfare una determinata proprietà. Il processo
SHU�FXL�VL�KD�XQD�SURSULHWj��XQD�IXQ]LRQH��HWF��FKH�GHÀQLVFH�GHVFUL-ve punti che sono in una qualche forma di relazionalità e che costitu-
iscono il luogo stesso. Detto in altro modo, il luogo è contestualmen-
te un processo e un oggetto��q�XQD�GLQDPLFD�processuale che permette
l’emergere di un oggetto – il luogo – dalla tensione tra una relaziona-lità che coinvolge una serie di altri oggetti e il cadere di questi, singo-
larmente, sotto un determinato rispetto.
La stessa dinamica che abbiamo visto in Riemann e Hilbert,
quindi, lungo una dimensione ontologica22
, la possiamo vedere at-
alent of this word is manifold. Both words are used in present day mathematics in
a narrower sense. Confusion may arise because this technical sense of manifold agrees fairly well with what Riemann had in mind when he spoke of an n-fold ex-
tended quantity. A manifold, in Riemann’s sense, is rather like what we would now-
adays call a set – although the empty set and sets of a single element presumably
would not have counted as manifolds in his eyes.», TorreTTi (1984), p. 85. Cfr. an-
che PeTToello (1994), p. xx.22
Che emerge anch’essa, dallo sfumare di più dimensioni: «L’opera di Ber-
Morfologia del teorico come luogo 83
traverso una descrizione che ne chiama in causa altre23
: N. Bohr
delinea a W. Heisenberg i luoghi che sono il Castello di Kronborg e
le loro dinamiche processuali
Il castello di Kronborg – o, meglio, il sito in cui fu poi costruito il castello
– è quello della storia di Amleto […] È strano, vero, come cambia l’atmo-
sfera quando si pensa che questo è il castello di Amleto? Noi siamo scien-
ziati, e in quanto tali siamo convinti che i castelli siano fatti essenzialmen-
WH�GL�SLHWUH��WXWWDOSL��DPPLULDPR�LO�PRGR�LQ�FXL�O·DUFKLWHWWR�KD�LPSLHJDWR�e organizzato le pietre. Queste pietre, quel tetto con la sua patina verdera-
me, il legno intagliato che abbiamo visto nella cappella: questo è il castel-
lo. Né pietre né tetto né legno mutano per il fatto che Amleto sia o meno
HVLVWLWR�TXL��HSSXUH�TXHVWD�FRQVDSHYROH]]D�FDPELD�FRPSOHWDPHQWH�LO�FD-stello, ed ecco che le muraglie e gli spalti ci dicono qualcosa di radicalmen-
WH�GLYHUVR��4XHVWL�FRUWLOL�VL�DPSOLDQR�H�GLYHQJRQR�XQ�PRQGR��TXHOO·DQJROR�EXLR�FL�ID�SHQVDUH�DJOL�DQJROL�RVFXUL�GHOO·DQLPR�XPDQR��H�ULXGLDPR�LO�PR-
nologo famoso, ‘essere o non essere’. E invece, cosa sappiamo di Amleto?
Quasi nulla, solo che il suo nome appare in una cronaca del Duecento.
1RQ�VDSSLDPR�SHU�FHUWR�QHPPHQR�VH�q�HVLVWLWR�GDYYHUR��ÀJXULDPRFL�SRL�se sia vissuto in questo luogo […] Anche Amleto, del resto ha diritto a un
suo luogo su questa terra: e questo luogo è il castello di Kronborg. Ed ecco
che, sapendo questo, il castello di Kronborg ci appare sotto una luce del
tutto diversa. (Heisenberg 1971, trad. it. 2013, pp. 72-73)
nhard Riemann verrà qui presa in considerazione principalmente dal punto di vi-
VWD�ÀORVRÀFR��LO�FKH�VLJQLÀFD��LQQDQ]LWXWWR��FKH�ODUJD�SDUWH�GHOOD�VXD�JHQLDOH�SURGX-
zione matematica sarà lasciata sullo sfondo. […] È probabile che a questo punto
qualche lettore abbia già storto il naso, e mi rendo conto di correre il rischio di
scontentare tutti. Lo storico della matematica potrebbe rimproverarmi di aver fat-
WR�XQ·LQGHELWD�LQYDVLRQH�GL�FDPSR��H�LO�ÀORVRIR�GL�HVVHUH�XVFLWR�GDO�VHPLQDWR��>«@�Nulla è più lontano dal pensiero di Riemann. […] Certamente il suo costante ri-
FKLDPR� DOOD� ÀORVRÀD�QRQ� HUD�PHUDPHQWH� HVWULQVHFR�� XQD� VRUWD� GL� YH]]R�XQ�SR·�bizzarro, ma era invece strettamente connesso al suo modo di affrontare i proble-
PL�VFLHQWLÀFL��7UD�DWWLYLWj�VFLHQWLÀFD�H�VSHFXOD]LRQH�ÀORVRÀFD�YL�HUD�XQD�FRQWLQXD��reciproca azione di stimolo. Non suona allora più così paradossale affermare che
Riemann, oltre ad essere uno dei più profondi matematici di ogni tempo, aveva
©XQD�SURIRQGD�LQFOLQD]LRQH�SHU�OD�ÀORVRÀD��DQ]L��HUD�XQ�JUDQGH�ÀORVRIRª��PeTToel-lo (1994), pp. Vii-Viii.
23 Le differenti dimensioni ontologiche, ognuna nei propri termini, descrivono
questa dinamica processuale, questa tensione, anche se in maniera differente: de-
lineiamo una somiglianza di famiglia. Cfr. wiTTGensTein (1941-1949).
84 Alfredo Givigliano
/·LQWHUR�SHUFRUVR�FKH�DEELDPR�IDWWR�ÀQR�D�TXHVWR�SXQWR�VHPEUD�trovare un luogo nel quale concretizzarsi.
natura mondo dimensioni
il sito in cui fu poi
costruito il castello
quel tetto
con la sua
patina
verderame,
il legno
intagliato
che
abbiamo
visto nella
cappella:
questo è il
castello
[dimensione della letteratura:] è quello
GHOOD�VWRULD�GL�$POHWR�[dimensione della storia:] cosa
sappiamo di Amleto? Quasi nulla, solo
che il suo nome appare in una cronaca
GHO�'XHFHQWR�[dimensione dell’architettura:] il modo
in cui l’architetto ha impiegato e
RUJDQL]]DWR�OH�SLHWUH�[dimensione del sociale:] Noi siamo
scienziati
Né pietre né tetto
né legno mutano
per il fatto che
Amleto sia o meno
esistito qui
eppure questa consapevolezza cambia
completamente il castello, ed ecco che
le muraglie e gli spalti ci dicono
qualcosa di radicalmente diverso.
[sfumano le dimensioni:] Anche
Amleto, del resto ha diritto a un suo
luogo su questa terra: e questo luogo è
il castello di Kronborg. Ed ecco che,
sapendo questo, il castello di Kronborg
ci appare sotto una luce del tutto
diversa
[Il sito è completa-
mente indipendente
dall’individuo e non
è mutabile da parte
di questo né
conoscibile a meno
di processi di
astrazione e
costruzione di nuovi
oggetti reali]
[vengono
costruite,
vissute,
muraglie
e spalti]
[l’architetto progetta muraglie e spalti,
che vengono costruiti per far fronte a
guerre, carestie, pestilenze, etc., ma c’è
anche un’altra dimensione che è quella
dell’opera di Shakespeare]
Tabella 2: il Castello di Kronborg
Morfologia del teorico come luogo 85
Il castello come sito, come muraglie, come castello di Amleto
sono tre luoghi differenti, ma questo possiamo dirlo solo nel mo-
mento in cui entriamo in tensione con le dimensioni ontologiche:
q�UHDOPHQWH�LO�&DVWHOOR�GL�.URQERUJ��GLPHQVLRQH�JHRJUDÀFD��GLPHQ-
VLRQH�VWRULFD��HWF���q� UHDOPHQWH� LO�&DVWHOOR�GL�$POHWR��GLPHQVLRQH�della letteratura.
3. Tensioni
Il Castello di Kronborg sembra essere un unico luogo�� WXWWDYLD�abbiamo visto una possibile declinazione differente della proces-
sualità del luogo, attraverso la tensione tra natura-mondo-dimensioni, FKH�SXz�HVVHUH�XOWHULRUPHQWH�FKLDULÀFDWD��8QD�GHOOH�HVSUHVVLRQL�SL��celebri della storia della fantascienza è la frase che accompagna l’i-
nizio di ogni episodio della saga Star Trek, pronunciata per la prima
volta dal Capitano J.T. Kirk nel 1966
Spazio, ultima frontiera. Eccovi i viaggi dell’astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale. Diretta all’esplorazione di nuovi mondi. Alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà. Fino ad arrivare dove nessun uomo è mai giunto prima.
Questa espressione descrive contestualmente sia la tensione na-tura-mondo-dimensioni, sia il modo in cui senso comune, senso comune del campo e VHQVR� VFLHQWLÀFR sono in tensione tra loro: le tre linee
guida si intrecciano. Tutti e tre i termini della tensione spazio-ulti-ma-frontiera, sono oggetti del senso comune, del VHQVR�VFLHQWLÀFR e del
senso comune del campo��DG�HVHPSLR��SHU�TXDQWR�ULJXDUGD�spazio:
i. oggetto all’interno del senso comune: fammi spazio, non c’è spazio, uno
VSD]LR�DSHUWR�ii. oggetto�GHO�OLQJXDJJLR�VFLHQWLÀFR��ULSUHQGLDPR�OD�GHVFUL]LRQH�GL�5LHPDQQ�
con lo spazio come varietà triestesa che risponde alle domande viste in
SUHFHGHQ]D��OR�VSD]LR�VRFLDOH�GL�%RXUGLHX�iii. oggetto nel senso comune del campo: lo spazio in geometria ha differenti
VHQVL�VFLHQWLÀFL��PD�SDUODUH�GL�VSD]LR�GHOOD�JHRPHWULD��GHOOD�ÀVLFD��GHOOD�VR-
ciologia indipendentemente dall’approccio non è parlare dello spazio nel
86 Alfredo Givigliano
senso comune. Lo spazio sociale di Bourdieu non è lo spazio sociale della
scuola di Chicago: entrambi spazi, non nella natura, non nel mondo, ma
oggetti reali nella dimensione della sociologia in tensione con il mondo.
Nello stesso tempo, la tensione natura-mondo-dimensioni è omo-
loga sia a spazio-ultima-frontiera che a mondi-altre forme di civiltà-dove nessun uomo è mai stato prima. La natura (lo spazio/mondi) è indi-
pendente da ogni individuo, ma della quale gli individui fanno par-
te e dalla quale emerge il mondo nel momento in cui si pone il pro-
EOHPD� GHO� TXRWLGLDQR� �XOWLPD�DOWUH� IRUPH� GL� FLYLOWj��� ,QÀQH�� QHO�momento in cui nel mondo della vita quotidiana emerge una do-
manda di conoscenza, emergono le dimensioni ontologiche pro-
prie delle singole istanze conoscitive (discipline, linguaggi, campi)
che descrivono non una, ma differenti realtà (frontiera/dove nessu-
no è mai stato prima).
Non eliminiamo le dicotomie realismo/costruttivismo, natura/
cultura ridescrivendole: non sono più poste24
. Siamo d’accordo con
Hilbert nel momento in cui afferma:
Come taluni vedono i fantasmi, un altro autore crede di ravvisare contrad-
dizione anche laddove non sono stati formulati enunciati di sorta, vale a
dire nel mondo concreto della percezione, il cui «funzionamento non con-
traddittorio» egli considera un particolare tipo di presupposto. Per quanto
mi concerne, ho sempre ritenuto che possano contraddirsi soltanto gli e-
nunciati […]. A me pare che l’idea secondo cui anche fatti ed eventi posso-
no risultare in contraddizione reciproca costituisca un esempio perfetto di
sciatteria intellettuale. (Hilbert 1925, trad. it. 2013, pp. 13-14)
La natura non si contraddice, il mondo della vita quotidiana
non si contraddice. Le contraddizioni emergono nel momento in
FXL�HPHUJH�XQD�LVWDQ]D�GL�FRQRVFHQ]D�LQ�XQ�FDPSR�VFLHQWLÀFR��FKH�declina risposte differenti a seconda delle tensioni tra il campo stes-
so e le traiettorie sociali dei ricercatori nel campo. Declinare che
descrive la processualità del luogo. Possiamo vedere tutto questo an-
che grazie una strana bestia mitologica.
24 Come abbiamo visto in precedenza sia in relazione alla domanda sulla realtà
della natura, che in relazione alla discussione di Bourdieu del sogno positivista.
Morfologia del teorico come luogo 87
4. L’animale realtà
J. Baudrillard ci presenta la realtà: «La realtà è una cagna. E d’al-
tronde che cosa c’è di strano, visto che è nata dalla fornicazione
della stupidità con l’intelletto calcolante – scarto della sacra illusio-
ne abbandonata agli sciacalli della scienza?»25
. Siamo d’accordo, la
realtà è una bestia, un cane, ma non quello che emerge dalla costru-
]LRQH�GL�%DXGULOODUG��q�PROWR�SL��YHFFKLR�H�QRQ�q�VROR�HG�HVFOXVLYD-mente la realtà, ma la stessa tensione natura-mondo-dimensioni
&HUEHUR��ÀHUD�FUXGHOH�H�GLYHUVD��FRQ�WUH�JROH�FDQLQDPHQWH�ODWUD�VRYUD�OD�gente che quivi è sommersa./Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra,/e
¶O�YHQWUH�ODUJR��H�XQJKLDWH�OH�PDQL��JUDIÀD�OL�VSLUWL�HG�LVFRLD�HG�LVTXDWUD��8UODU�OL�ID�OD�SLRJJLD�FRPH�FDQL��GH�O·XQ�GH·�ODWL�IDQQR�D�O·DOWUR�VFKHUPR��volgonsi spesso i miseri profani./Quando ci scorse Cerbero, il gran ver-
PR��OH�ERFFKH�DSHUVH�H�PRVWURFFL�OH�VDQQH��QRQ�DYHD�PHPEUR�FKH�WHQHV-se fermo./E ‘l duca mio distese le sue spanne,/prese la terra, e con piene
le pugna/la gittò dentro a le bramose canne. (Inferno, Vi, 13-27)
/D�QDWXUD�q�&HUEHUR��LO�PRQGR�GHOOD�YLWD�TXRWLGLDQD�HPHUJH�FR-
PH�OD�UHOD]LRQDOLWj� WUD�&HUEHUR��'DQWH�H�9LUJLOLR�� OL�DWWDFFD�� OH�GL-mensioni ontologiche reali emergono come le tre differenti moda-
lità del relazionarsi con il voler mangiare26
: per quantità, qualità e
continuo (in e una relazione con le altre due).
A questo punto possiamo brevemente tracciare quella che è sta-
ta la nostra costruzione del luogo – come lo abbiamo usato –: una
GLQDPLFD�SURFHVVXDOH��FKH�GHOLPLWD��QRQ�QHFHVVDULDPHQWH�VHFRQGR�una logica del netto e del distinto) in ragione di una istanza cono-
VFLWLYD��FKH��TXLQGL��FRVWUXLVFH�IURQWLHUH�FRQÀQL�DWWUDYHUVR�HG�LQ�UD-gione della relazionalità con gli oggetti che nello stesso tempo lo
GHVFULYRQR��q�UHDOH�OXQJR�OH�VLQJROH�GLPHQVLRQL��OH�VWHVVH�GLPHQVLR-
ni sono luoghi (campi, discipline, linguaggi).
25 Baudrillard (1995), trad. it. 1996, p. 7. Dinamica di costruzione processuale
dell’oggetto realtà all’interno del suo teorico.
26 «Per le tre gole canine di questo cane intende l’autore le tre spezie de’ ghiot-
ti poco davanti disegnate», Boccaccio (1373-1374), 2 vol., p. 195.
88 Alfredo Givigliano
5. 7UD�IDWWL�H�FRVWUXWWL«
Riprendendo l’affermazione di Hilbert (declinazione delle tre
linee guida) possiamo, quindi, vedere, nella tensione tra fatti e co-strutti, la processualità che abbiamo delineato.
'D�XQD�SDUWH��(��'XUNKHLP��DWWUDYHUVR� OD�GHVFUL]LRQH�FKLDULÀ-
cante di costrizione sociale27, costruisce una dinamica di luogo in atto,
l’agire su di noi (dal di fuori) di credenze e pratiche, alla luce dell’u-niformità dei vari tipi di fenomeni
28 che deriva «semplicemente dal
fatto che i due tipi di fenomeni sono cose reali: infatti tutto ciò che
q�UHDOH�SRVVLHGH�XQD�QDWXUD�GHÀQLWD�FKH�VL�LPSRQHª29.
In questo modo delinea la processualità del teorico come luogo.
Alla luce della realtà oggettiva dei fatti sociali30, emerge una dimensio-
ne ontologica «Tale scienza, infatti, poteva nascere soltanto» in ra-
gione di una istanza conoscitiva, «i fenomeni sociali, pur non essen-
do materiali, sono anch’essi cose reali da fare oggetto di studio»,
che delimita «svincolandolo da ogni questione secondaria», co-
VWUXHQGR� IURQWLHUH�FRQÀQL� ©IHGHOL� DOOD� WUDGL]LRQH� VRFLRORJLFD� GDO�momento che l’intera sociologia è in fondo sorta da questa conce-
zione.»31
. Oggetto reale della sociologia sono i fatti sociali. Ad esempio:
Come è stato fatto rilevare, c’è un termine che – a condizione di estendere
DOTXDQWR� LO� VLJQLÀFDWR� FRUUHQWH� ²� HVSULPH� DVVDL� EHQH� TXHVWR� SDUWLFRODUH�modo di essere: il termine di istituzione. Si può infatti – senza svisare il
senso dell’espressione – chiamare istituzione ogni credenza e ogni forma di
FRQGRWWD�LVWLWXLWD�GDOOD�FROOHWWLYLWj��OD�VRFLRORJLD�SXz�YHQLU�DOORUD�GHÀQLWD�come la scienza delle istituzioni, della loro genesi e del loro funzionamen-
to. (Durkheim 1901, trad. it. 1996, p. 20)32
27 Nelle risposte che scrive nel 1901 alle critiche che gli sono state mosse.
28 Quelli che usiamo come oggetti all’interno dei singoli campi.
29 durkheim (1901), trad. it. 1996, p. 19.
30 Declinazione di Durkheim della nostra tensione natura-mondo-dimensioni. In
questo caso la questione di realtà riguarda la natura in quanto i fatti sociali – oggetto
della sociologia (dimensione, campo, linguaggio) – sono oggetti naturali del/nel
mondo della vita di tutti i giorni, come gli altri fatti della/nella natura.
31 Ivi, p. 20.
32 Inoltre, vediamo come la nota che qui inserisce Durkheim può essere un altro
Morfologia del teorico come luogo 89
'LQDPLFD��HVWHQGHUH��GHOLPLWD��HVSULPH��IURQWLHUH��PRGR�GL�HV-VHUH��RJJHWWR�UHDOH��istituzione. La dimensione della sociologia emerge
come la «scienza delle istituzioni, della loro genesi e del loro fun-
zionamento».
Dall’altra parte, Schütz riprende e declina una dinamica descrit-
ta da A.N. Whitehead che usa33 come punto di partenza
34, per arri-
vare a discutere la stessa processualità whiteheadiana della concretez-za mal posta
In altri termini, i così detti fatti della percezione del senso comune non
sono tanto concreti come sembra. Essi comportano già astrazioni di natu-
ra altamente complessa, e noi dobbiamo prendere atto di questa situazio-
ne per non cadere nell’errore di malintesa concretezza [concretezza mal
posta]. La scienza ha sempre, secondo Whitehead, un duplice scopo: in
primo luogo la creazione di una teoria che si accordi con l’esperienza, e, in
secondo luogo la spiegazione dei concetti di senso comune della natura
almeno nei loro tratti essenziali. Tale spiegazione consiste nella preserva-
]LRQH�GL�TXHVWL�FRQFHWWL�LQ�XQD�WHRULD�VFLHQWLÀFD�LQ�WHUPLQL�GL�SHQVLHUR�FR-
erente. (Schütz 1953, trad. it. 1979, p. 4)35
Costruzione di quel luogo, la concretezza��O·LGHQWLÀFDUH�mondo del-la vita quotidiana e dimensione ontologica), che declina la dinamica
processuale�GL�LGHQWLÀFD]LRQH�LQ�XQ�XQLFR�oggetto in ragione del pas-
saggio dai costrutti teorici ai costrutti di senso comune. Non distin-
esempio della processualità del luogo, ma anche un punto di confronto con la ten-
sione che si genera tra le traiettorie sociali e i campi nei quali viaggiano e con la
ORUR�PXWXD�JHQHVL�H�PRGLÀFD��&IU��,YL��SS��������33
Traiettorie�FKH�YLDJJLDQR�QHOOR�VIXPDUH�GL�GLIIHUHQWL�FDPSL��FKH�VRQR�FRVWLWX-
LWH��PRGLÀFDWH�GDOOR�VIXPDUH�GL�TXHVWL�FDPSL�H�FRQWHVWXDOPHQWH�OR�FRVWLWXLVFRQR�H�PRGLÀFDQR��WXWWR�TXHVWR�LQ�UDJLRQH�GHOOH�IRU]H�GHL�VLQJROL�FDPSL�
34 ««Né il senso comune, né la scienza possono procedere senza muovere dalla
limitata considerazione di ciò che nell’esperienza è in atto». Questa affermazione
di A.N. Whitehead sta a fondamento della sua analisi dell’Organizzazione del Pen-
siero», schüTz (1953), trad. it. 1979, p. 3.
35 «C’è si un errore, ma è il mero errore accidentale di scambiare l’astratto per
il concreto. È un esempio di ciò che chiamerò “la fallacia della concretezza mal
SRVWDµ��4XHVWD�IDOODFLD�q�OD�FDXVD�RFFDVLRQDOH�GL�JUDQGH�FRQIXVLRQH�LQ�ÀORVRÀD�ª��whiTehead (1925), trad. it. 2015, p. 67. Alla espressione usata da A. Izzo – malintesa concretezza�²�SUHIHULDPR�TXHOOD�XVDWD�GD�$��%DQÀ�²�concretezza mal posta.
90 Alfredo Givigliano
guendoli emerge questa costruzione/descrizione dei costrutti teori-
ci come appartenenti al mondo della vita di tutti i giorni. Possiamo
delineare questa dinamica in Schütz nel momento in cui arriva, in-
vece, a descrivere i costrutti della scienza come costrutti di secondo
grado, quindi, distinti da quelli del mondo della vita quotidiana
la conoscenza della vita quotidiana in termini di senso costituisce lo sfondo
indiscusso ma sempre discutibile sul quale la ricerca ha inizio e entro cui
solamente essa può essere eseguita […] Whitehead ha sottolineato che lo
scopo della scienza consiste nel creare una teoria che si accordi con l’espe-
rienza spiegando gli oggetti di pensiero costruiti dal senso comune attra-
verso costrutti mentali o oggetti di pensiero della scienza. […] Il mondo
della natura, così come esso è esplorato dallo scienziato sociale, non «signi-
ÀFDª�QXOOD�SHU�OH�PROHFROH��JOL�DWRPL��JOL�HOHWWURQL��0D�LO�FDPSR�GL�RVVHUYD-]LRQH�GHOOR�VFLHQ]LDWR�VRFLDOH�²�OD�UHDOWj�VRFLDOH�²�KD�XQ�VLJQLÀFDWR�VSHFLÀFR�e una struttura che indica i vari livelli di importanza per gli esseri umani
che vivono, agiscono e pensano in esso. Attraverso una serie di costrutti
del senso comune essi hanno pre-scelto e pre-interpretato questo mondo
di cui hanno esperienza come la realtà della loro vita quotidiana. Sono
questi loro oggetti di pensiero a determinare il loro comportamento moti-
YDQGROR��*OL�RJJHWWL�GL�SHQVLHUR�FRVWUXLWL�GDOOR�VFLHQ]LDWR�VRFLDOH��DO�ÀQH�GL�afferrare tale realtà sociale, devono essere fondati sugli oggetti di pensiero
costruiti dal pensiero di senso comune degli uomini che vivono la loro vita
quotidiana nell’ambito del loro mondo sociale. Pertanto, i costrutti delle
scienze sociali sono, per così dire, costrutti di secondo grado, cioè, costrut-
ti dei costrutti fatti dagli attori sulla scena sociale, il cui comportamento lo
scienziato sociale deve osservare e spiegare in accordo con le regole proce-
durali della sua scienza. (Schütz 1954, trad. it. 1979, pp. 58-59)
La costruzione dei costrutti di secondo grado è una dinamica di
costituzione processuale di luogo�� LGHQWLÀFD�� GHOLPLWD�� SRQH� GHOOH�frontiere ed è essa stessa una dimensione ontologica, declinando la
tensione tra natura-mondo-dimensioni e quella tra senso comune-senso comune del campo-VHQVR�VFLHQWLÀFR.
6.�«�VFLHQ]D�H�ULYROX]LRQL«
Nel passaggio attraverso Durkheim e Schütz abbiamo visto co-
me si può costruire un teorico come luogo, come si può descrivere la
Morfologia del teorico come luogo 91
processualità dell’oggetto luogo. Un altro esempio è la descrizione di E.
Agazzi del neoempirismo:
1HO� QRVWUR� FDVR�� SRVVLDPR�EHQ� GLUH� FKH� OD� ÀORVRÀD� GHOOD� VFLHQ]D� DQDOLWL-co-empirista si sviluppava all’ombra del paradigma già ricordato e le cui
linee essenziali erano: riduzione delle scienze a costrutti linguistici, empi-
rismo radicale come requisito gnoseologico, utilizzo dei metodi e risultati
GHOOD�ORJLFD�IRUPDOH�H�GHOOD�ÀORVRÀD�GHO�OLQJXDJJLR�FRPH�VWUXPHQWL�GL�DQD-OLVL�ÀORVRÀFD���$JD]]L�������S�����
Declina le linee essenziali che processualmente costituiscono il
luogo del neoempirismo: il neoempirismo come luogo:
una dinamica processualeutilizzo dei metodi e risultati […]
FRPH�VWUXPHQWL�GL�DQDOLVL�ÀORVRÀFD
che delimita (non necessariamente
secondo una logica del netto e del
distinto) in ragione di una istanza
conoscitiva
empirismo radicale come requisito
gnoseologico
che, quindi, costruisce frontiere-con-
ÀQL�DWWUDYHUVR�HG�LQ�UDJLRQH�GHOOD�relazionalità con gli oggetti che nello
stesso tempo lo descrivono
riduzione delle scienze a costrutti
linguistici
è reale lungo le singole dimensioni, le
stesse dimensioni sono luoghi (campi,
discipline, linguaggi)
GHOOD�ORJLFD�IRUPDOH�H�GHOOD�ÀORVRÀD�del linguaggio
Tabella 3: il luogo del neoempirismo
per poi porre in tensione questo luogo con quello del teorico di Kuhn,
descritto come deriva sociologistica36, in ragione di un relativismo so-
FLRORJLFR�GHOOD�FRQRVFHQ]D�VFLHQWLÀFD37, in altri termini una cosiddetta
epistemologia sociologista��$OO·LQWHUQR�GHOOD�FRVWUX]LRQH�GHOOD�ÀORVRÀD�della scienza si costituiscono altri luoghi oltre l’empirismo e il modo
di costituzione è esso stesso il processo. Tuttavia, è lo stesso Kuhn,
36 Ivi, pp. 29-30.
37 Ivi, p. 30.
92 Alfredo Givigliano
ancora una volta in una serie di risposte38
a dire che cosa c’è che non
va in questa accusa di relativismo39
.
Sono due i punti che prenderemo in considerazione: Il primo ri-
guarda una delle descrizioni di paradigma: «Apparentemente gene-
ralizzazioni di questo tipo fanno riferimento non alle soluzioni di
URPSLFDSR�H�DOOH�SUHYLVLRQL�FRQFUHWH�GHULYDWH�GD�XQD�WHRULDª�� LO�VH-condo l’idea di ontologia di Kuhn: l’«accordo tra le entità con cui la
teoria popola la natura, e ciò che v’è «realmente»». Due punti che si
concretizzano nell’affermazione «A mio giudizio, non v’è nessun
modo, indipendentemente da teorie, di ricostruire espressioni come
©HVVHUYL�UHDOPHQWHª��OD�QR]LRQH�GL�XQ�DFFRUGR�WUD�O·RQWRORJLD�GL�XQD�teoria e la sua «reale» controparte nella natura mi sembra ora, in li-
nea di principio, ingannevole»40
.
'D�XQ�ODWR�VLDPR�LQ�GLVDFFRUGR�SHUFKp�O·RQWRORJLD�QRQ�LGHQWLÀFD�L�UDSSRUWL�WUD�WHRULD�H�QDWXUD��GDOO·DOWUR�ODWR�VLDPR�G·DFFRUGR�SHUFKp�natura e dimensioni ontologiche sono distinte. Ci troviamo di fron-
te ad una confusione tra verità e natura/realtà: la questione della
verità non riguarda la natura, ma la verità del teorico, in relazione
alla declinazione nel teorico (come luogo) degli oggetti che lo costitu-
iscono e dai quali è costituito. Infatti:
La storia della scienza non è il districamento di una matassa, non è svilup-
po, non è evoluzione, bensì una serie di piccoli e grandi sconvolgimenti,
distruzioni��URYHVFLDPHQWL�GL�IURQWH��VFRSSL�H�FDWDVWURÀ��/D�VWRULD�GHOOD�VFLHQ-
za è una rivoluzione permanente. In questa serie di scossoni, però, di tale
continuo sconquasso della scienza resta ostinatamente qualcosa: la sua esi-genza di metodo, il suo esigere l’immutabilità e la limitatezza. (Florenskij
1918-1922, trad. it. 2011, p. 41)
38 Il prendere in considerazione le risposte date dagli autori alle considerazioni
IDWWH�VXL�ORUR�VFULWWL�q�XQ�GHOLQHDUH��VRWWR�DOFXQL�ULVSHWWL��OR�VWHVVR�PRGLÀFDUH�UHFLSUR-
FR�WUD�OH�WUDLHWWRULH��LQVLHPL�GL�SXQWL�FKH�VRQR�L�VLJQLÀFDWL�GHO�VLQJROR�LQGLYLGXR��H�L�campi.
39 kuhn (1972), trad. it. 1995, p. 247. Ammesso, ma non concesso – aggiungia-
mo noi – che relativismo e sociologismo siano sinonimi o anche solo che si riferi-
scano alle stessa modalità di costruzione e/o descrizione della scienza e dei proces-
si di conoscenza.
40 Ibidem.
Morfologia del teorico come luogo 93
Questa affermazione, anche se usa in questo contesto il termine
rivoluzione, non è di Kuhn, ma di P.A. Florenskij che descrive un
SHUFRUVR�SHU�OH�ULYROX]LRQL�VFLHQWLÀFKH��FRPH�VL�FRVWLWXLVFH�LO�luogo, la
dinamica processuale.
Attraverso e in ragione di una tensione tra spiegazione e descrizio-ne ci fa vedere come emergono le dimensioni ontologiche. La «Scien-
za come descrizione e la scienza come spiegazione non sono due
cose differenti, bensì una sola. Tuttavia la descrizione è il linguag-
gio»41
che attraverso un suo modus, lo spiegare, delinea la processua-
lità di quella dimensione (campo, linguaggio) che è la scienza: «Pre-
cisione della descrizione, ampiezza, profondità e coerenza: questi i
tratti in cui scorgiamo l’attività esplicativa della Scienza». È una di-
namica processuale, ma ogni disciplina è un linguaggio, quindi, una
descrizione reale (dimensioni). Infatti se da un lato il senso comune
all’interno del mondo della vita quotidiana non può delimitare,
manca l’istanza conoscitiva42
, dall’altro è in questo momento che e-
merge la dinamica processuale di costituzione del teorico come luogo
È contro tale assenza di metodo che lotta la scienza. Essa si sbarazza di tale
indeterminata quantità di oggetti, riservandosi uno solo o restringendo la
scelta a una ristretta cerchia di oggetti ben determinati, limitando l’oriz-
zonte del cerchio ferreo di quanto ammesso. Essa proibisce spostamenti e
traslazioni del pensiero, costringendo l’osservatore in un reggitesta di ferro
e obbligandolo a indossare i paraocchi. (Ivi, p. 38)
41 FlorenskiJ (1918-1922), trad. it. 2011, pp. 35-36. Cfr. anche la distinzione tra
analisi analitica e analisi descrittiva in sTrawson (1962).42
«La comune comprensione della vita è priva di coerenza e coesione: è priva
GL�PHWRGR��QRQ�KD�Qp�XQ�RJJHWWR�SUHFLVR��Qp�XQ�SUHFLVR�SXQWR�GL�YLVWD��0HVFRODQGR�tutti gli oggetti e tutti i possibili punti di vista, sostituendoli arbitrariamente l’uno
con l’altro e arbitrariamente passando dall’uno all’altro senza ravvisare la propria
volubilità e indeterminatezza, il pensiero comune possiede, sì, la pienezza dell’uni-
versalità, ma in tale sua pienezza non v’è ordine, non v’è forma, e perciò non v’è
chiarezza. In esso c’è tutto, c’è ogni possibile ricchezza del pensiero. Ma in tale ric-
FKH]]D� QRQ� VL� ULHVFH� D� GLVWLQJXHUH�� GLIÀFLOH� ²� VH� QRQ� LPSRVVLELOH� ²� q� LQGLYLGXDUH�l’oggetto o il punto di vista necessario in un determinato istante. Il pensiero comu-
ne ha spiegato tutto, lo ha già spiegato, e non necessita d’altro. Tuttavia lo ha spie-
gato in un qualche punto e in un qualche modo, ma dove e come con precisione ci
è dato di scoprirlo solo per caso.», FlorenskiJ (1918-1922), trad. it. 2011, pp. 37-38.
94 Alfredo Givigliano
Vediamo come la stessa processualità di costruzione del teorico si
può declinare in maniera differente in ragione del viaggiare delle sin-
JROH�WUDLHWWRULH�VRFLDOL�H�VFLHQWLÀFKH��H�GHOOD�ORUR�relazionalità) all’in-
terno dello sfumare dei campi.
Da un lato Florenskij, che in ragione della sua traiettoria, descri-
YH�FRPH�VLD�OD�ÀORVRÀD�D�LQÁXHQ]DUH�OD�VFLHQ]D��XQD�VFLHQ]D�WDOH�VROR�LQ�UDJLRQH�GHOOD�©IRUPD�FRQGLYLVD�GD�RJQL�DWWLYLWj�VFLHQWLÀFD�LQ�IRU]D�della quale siamo autorizzati a parlare di Scienza» che emerge, però,
dalla unicità di ogni singola scienza. È questo lo sfumare delle dimen-
sioni ontologiche: ogni singolo campo (disciplina) ha il proprio og-
getto, nel momento in cui sfuma con un altro, non perde né condivi-
de il proprio oggetto, ma il nuovo campo (la zona in cui sfumano gli
altri) ha un suo nuovo oggetto reale. Sfumando con la matematica, la
sociologia non prende ad oggetto quello proprio della matematica.
Emerge la processualità del luogo nel momento in cui «Ogni dato
PHWRGR�� FLRq�RJQL�GDWR�PRGR�GL� OLPLWDUH� O·RUL]]RQWH�H�GL�ÀVVDUH� LO�proprio punto fermo, viene inteso esclusivamente nella categoria
dell’unicità: in ciò sta il suo nocciolo»43
.
Per quanto riguarda l’orizzonte all’interno del quale ci muoviamo
LQ�TXHVWH�ULÁHVVLRQL�L�FRQÀQL�QRQ�VRQR�ULJLGL�H�QHWWL��PD�VRQR�VIXPD-ti, attraverso e in ragione delle forze del campo. I campi con quali
siamo entrati in contatto, nel momento in cui vi abbiamo costruito
il nostro percorso, non sono gli stessi di Florenskij. Infatti, la stessa
GLQDPLFD�SHU�)ORUHQVNLM�q�OD�ÀORVRÀD�FKH�SXz�VSLHJDUH�LO�WXWWR��D�GLIIH-UHQ]D�GHOOD�VFLHQ]D��q�OD�ÀORVRÀD�FKH�q�SULPD�ULVSHWWR�DOOD�VFLHQ]D��
Dall’altro lato, in questo nostro percorso, ritroviamo Heisenberg,
che in ragione della sua traiettoria, riporta un incontro nel quale A.
Sommerfeld gli delinea�FRPH�VLD�OD�VFLHQ]D��LQYHFH��D�LQÁXHQ]DUH�OD�ÀORVRÀD44
. Vediamo in questo caso all’opera le differenti forze di cam-
43 Ivi, p. 39. Sulle dinamiche che stiamo delineando in questa sede, anche con
esplicito riferimento a Florenskij, sarebbe interessante un ulteriore confronto con
dal laGo (2014).44
«Mi par di capire che i suoi interessi si rivolgono alla teoria della relatività e ai
problemi dell’atomo. Tenga però presente che questi non sono gli unici campi in cui
OD�ÀVLFD�PRGHUQD�PHWWH�LQ�GXEELR�OH�LGHH�IRQGDPHQWDOL�GHOOD�ÀORVRÀD��H�LQ�FXL�IHUPHQ-
tano altre idee, nuovissime e affascinanti.», heisenBerG (1971), trad. it. 2013, pp. 35-36.
Morfologia del teorico come luogo 95
pi che sfumano in tensione con una traiettoria sociale. Infatti, l’epi-
sodio con Sommerfeld e posteriore a un incontro con F. von Linde-
mann, ma in entrambe le occasioni si parla dello stesso testo di H.
Weyl (Raum Zeit Materie).
Prima considerazione, le due traiettorie di Lindemann e Som-
merfeld sono in tensione diversa con il campo in questione, il primo
venendo a conoscenza dell’LQÁXHQ]D del testo su Heisenberg afferma
«“In questo caso […] è chiaro che la matematica non fa per lei”, e con
un cenno mi lasciò intendere che il colloquio era concluso.»45��LO�VH-
condo «“Lei è troppo ambizioso”, disse. “Non è saggio partire con la
PDWHULD�SL��GLIÀFLOH��H�VSHUDUH�FKH�WXWWR�LO�UHVWR�YHQJD�GD�Vp��FRPH�manna caduta dal cielo”»
46. I luoghi del teorico si costruiscono in ma-
niera diversa anche all’interno dello stesso campo.
Seconda considerazione, la traiettoria di Heisenberg, anche in ra-
gione della tensione con le altre (emergono le reti sociali), si relaziona
al campo in maniera nuova, in maniera tale da contribuire a costitu-
LUOR�H�PRGLÀFDUOR�FRPH�QH�q�VWDWD�FRVWLWXLWD�H�PRGLÀFDWD�
Ci troviamo di fronte a una terra sconosciuta, la cui mappa sarà disegnata
compiutamente solo tra molte generazioni. Per parte mia, devo ammettere
che la prospettiva di partecipare a questo grande viaggio d’esplorazione mi
tenta molto. (Heisenberg 1971, trad. it. 2013, p. 38)
/D�WHUUD��OD�QDWXUD��PROWH�JHQHUD]LRQL��LO�PRQGR��OD�PDSSD��OH�GL-PHQVLRQL��LO�WXWWR�SHU�O·HVSORUD]LRQH�GL�XQ�luogo: il teorico.
7.� «�LQ�luogo di una conclusione
All’inizio del nostro percorso abbiamo descritto come la proces-sualità che vogliamo delineare, quella dell’oggetto luogo, faccia sfuma-
UH�WUD�ORUR�VFLHQ]D�H�ÀORVRÀD47 in ragione della costituzione della tra-
LHWWRULD�VFLHQWLÀFD che viaggia nello sfumare di questi campi. La posi-
45 Ivi, p. 35.
46 Ibidem.
47 La SUDWLFD�VFLHQWLÀFD e la SUDWLFD�ÀORVRÀFD come pratiche sociali.
96 Alfredo Givigliano
zione di Florenskij e quella di Heisenberg dialogano e sfumano tra
loro nella costruzione del nostro teorico, insieme con quella di Bour-
dieu, Hilbert, etc.
1RQ�YRJOLDPR�VRVWHQHUH�FKH�OD�ÀORVRÀD�VLD�XQD�VFLHQ]D�R�FKH�OD�scienza sia una forma�GL�ÀORVRÀD��PD�FKH�QHO�PRPHQWR�LQ�FXL�OD�QR-
stra WUDLHWWRULD�VFLHQWLÀFD attraversa questi campi le nostre posizioni,
LQVLHPL�GL�VLJQLÀFDWL��KDQQR�TXRWH�²�FRVWLWXHQWL�RJQL�VLJQLÀFDWR��SRVL-zione – che appartengono ad ognuno di essi e declinano la dinamica
processuale del luogo. La stessa descrizione48
che abbiamo costruito è
stata la descrizione di un luogo in ragione di
dinamica
processuale
andamento dinamico della costruzione del luogo (anche) nel
dialogo tra differenti discipline (campi)
delimita in ragione di una istanza conoscitiva: la nostra domanda di co-
noscenza riguardo luogo
costruisce
frontiere
��FRQÀQL�
relazionalità con gli oggetti, che nello stesso tempo lo descrivo-
no: campi, traiettorie, oggetti delle singole dimensioni,
è reale lungo
le singole
dimensioni
le stesse dimensioni sono luoghi (campi, discipline, linguaggi):
la dimensione in gioco è quella della ontologia sociale che sfu-
PD�FRQ�TXHOOD�GHOOD�ÀORVRÀD�H�GHOOD�VRFLRORJLD��
Tabella 4: delineare un luogo
In altri termini, tutto il nostro percorso è stato vedere come «Il luo-
JR�GL�XQD�SDUROD�QHOOD�JUDPPDWLFD�q�LO�VLJQLÀFDWRª49.
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48 Descrizione è qui usata in tensione con la declinazione di Florenskij.
49 wiTTGensTein (1929-1938), trad. it. 2002, § 8.6.
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