morfologia del teorico come luogo. processualità di costruzione di un oggetto

24
75 Morfologia del teorico come luogo. Processualità di costruzione di un oggetto Alfredo Givigliano 1 Gli agenti sociali, costituiti come tali nella e attraverso la relazione con uno spazio sociale (o meglio, con dei campi), e le cose, nella misura in cui sono appropriate dagli agenti e quindi costituite come proprietà, sono situati in un luogo dello spazio sociale che si può caratterizzare per la sua posizione relativa in rapporto agli altri luoghi (sopra, sotto, tra ecc.), e per la distanza che lo separa da essi. […] Lo spazio, o più precisamente i luoghi e i posti dello spazio sociale UHLÀFDWR H L SURÀWWL FKH SURFXUDQR VRQR OH SRVWH LQ JLRFR GL ORWWH (all’interno dei diversi campi). 2 Pierre Bourdieu 1. Oggettivazione e processualità Il titolo che presenta queste considerazioni delinea già, nella sua costruzione, l’operazione che vogliamo compiere di oggettivazione del nostro oggetto: l’uso del teorico come luogo. Che luogo sia un og- getto nel mondo di tutti i giorni non è un’affermazione così strana o avventurosa, tuttavia, non è l’uso all’interno del senso comune del mondo della vita quotidiana l’unico possibile, ciò che ci interessa è la sua tensione con l’uso all’interno di quel campo sociale che è la VFLHQ]D QHO PRPHQWR LQ FXL VIXPD FRQ TXHOOR GHOOD ÀORVRÀD 7XWWL L WHVWL VFLHQWLÀFL H PROWL ÀORVRÀFL SUHVHQWDQR DO PLQLPR XQ oggetto che viene descritto come teoria, ma la teoria coincide del tutto con ciò che vogliamo delineare come teorico? La nostra im- pressione è che una teoria 3 possa essere un esempio di possibile decli- 1 Università della Calabria, [email protected] 2 Bourdieu (1993), trad. it. 2015, pp. 188, 193. 3 Così come i modelli e altri oggetti spesso posti in una qualche forma di tensione con l’empirico. Cfr. Fadda, GiViGliano (a c. di) (2013).

Upload: independent

Post on 04-May-2023

1 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

75

Morfologia del teorico come luogo.

Processualità di costruzione di un oggetto

Alfredo Givigliano1

Gli agenti sociali, costituiti come tali nella e attraverso la relazione

con uno spazio sociale (o meglio, con dei campi), e le cose, nella

misura in cui sono appropriate dagli agenti e quindi costituite come

proprietà, sono situati in un luogo dello spazio sociale che si può

caratterizzare per la sua posizione relativa in rapporto agli altri luoghi

(sopra, sotto, tra ecc.), e per la distanza che lo separa da essi. […]

Lo spazio, o più precisamente i luoghi e i posti dello spazio sociale

UHLÀFDWR��H�L�SURÀWWL�FKH�SURFXUDQR��VRQR�OH�SRVWH�LQ�JLRFR�GL�ORWWH�(all’interno dei diversi campi).

2

Pierre Bourdieu

1. Oggettivazione e processualità

Il titolo che presenta queste considerazioni delinea già, nella sua

costruzione, l’operazione che vogliamo compiere di oggettivazione

del nostro oggetto: l’uso del teorico come luogo. Che luogo sia un og-

getto nel mondo di tutti i giorni non è un’affermazione così strana

o avventurosa, tuttavia, non è l’uso all’interno del senso comune

del mondo della vita quotidiana l’unico possibile, ciò che ci interessa

è la sua tensione con l’uso all’interno di quel campo sociale che è la

VFLHQ]D��QHO�PRPHQWR�LQ�FXL�VIXPD�FRQ�TXHOOR�GHOOD�ÀORVRÀD�7XWWL�L�WHVWL�VFLHQWLÀFL�H�PROWL�ÀORVRÀFL�SUHVHQWDQR�DO�PLQLPR�XQ�

oggetto che viene descritto come teoria, ma la teoria coincide del

tutto con ciò che vogliamo delineare come teorico? La nostra im-

pressione è che una teoria3 possa essere un esempio di possibile decli-

1 Università della Calabria, [email protected]

2 Bourdieu (1993), trad. it. 2015, pp. 188, 193.

3 Così come i modelli e altri oggetti spesso posti in una qualche forma di tensione

con l’empirico. Cfr. Fadda, GiViGliano (a c. di) (2013).

76 Alfredo Givigliano

nazione, di/in un particolare luogo – il teorico –, nella costruzione

che la fa diventare oggetto reale all’interno del campo – della discipli-

QD��GLPHQVLRQH�RQWRORJLFD�²�QHO�TXDOH�QDVFH��TXHOOL� FKH�YHQJRQR�descritti come costrutti teorici, non sono essi stessi una teoria, ma

oggetti in ragione di/in un luogo che è il teorico. Perché un luogo? Da

quanto abbiamo detto emergono una serie di linee guida.

2. Linee guida

In primo luogo4, l’ontologia sociale ci permette di dire cosa c’è

DOO·LQWHUQR�GHOOR�VSD]LR�VRFLDOH��LO�FDPSR�GHOOD�VFLHQ]D��TXHOOR�GHOOD�ÀORVRÀD�ULHQWUDQR�DOO·LQWHUQR�GL�TXHVWR�VSD]LR�QHO�PRPHQWR�LQ�FXL�sono il declinarsi, il concretizzarsi e lo strutturarsi di pratiche di ri-

cerca secondo le differenti logiche dei campi in gioco.

/D�SUDWLFD�VFLHQWLÀFD�H�TXHOOD�ÀORVRÀFD�VRQR�pratiche sociali, così

come lo sono le pratiche del campo che emerge dallo sfumare di

TXHVWL��6L�SRWUHEEH�DIIHUPDUH�FKH�RJQL�RJJHWWR�VFLHQWLÀFR�SXz�HVVH-re interpretato5� DWWUDYHUVR�R� LQ� UDJLRQH�GL�XQ�DSSURFFLR�ÀORVRÀFR��anche se non è quello del/i ricercatore/i che ha/hanno permesso la

costruzione dell’oggetto reale in questione. Così come è possibile

prendere in prestito costrutti della scienza da incorporare all’interno

GL�DQDOLVL�H�SRVL]LRQL�ÀORVRÀFKH��1RQ�q�TXHVWD�OD�QRVWUD�SURVSHWWLYD��6FLHQ]D�H�ÀORVRÀD�VIXPDQR�WUD�ORUR��FRQWULEXLVFRQR�D�FRVWUXLUH�OH�TXRWH�GL�VLJQLÀFDWL��SRVL]LRQL��FKH�GHVFULYRQR�OD�WUDLHWWRULD��VRFLDOH��VFLHQWLÀFD6

del ricercatore attraverso lo sfumare di questi campi, in

4 L’espressione in primo luogo non rimanda solo a considerazioni che potrem-

mo descrivere come spaziali, temporali, logiche, ma indica ed esprime anche una

prima declinazione della processualità in atto: si concretizza, quindi, una dinamica

SURFHVVXDOH��OD�FR�FRVWUX]LRQH�GL�XQ�RJJHWWR���FKH�GHOLPLWD�XQ�TXDOFRVD��FRVWUXHQ-

GR�IURQWLHUH�H�FRQÀQL��QRQ�QHFHVVDULDPHQWH�ULJLGL�R�QHWWL���XQ�TXDOFRVD�FKH�q�UHDOH�lungo la dimensione in questione.

5 La tensione tra interpretazione e uso qui all’opera è stata sviluppata più ampia-

mente in GiViGliano (2014a).6��/·LQVLHPH�GHOOH�SRVL]LRQL��VLJQLÀFDWL��GHO�VRJJHWWR�DOO·LQWHUQR�GHO�FDPSR��FKH�

si concretizzano nel suo uso di approcci, costrutti, oggetti, metodologie, metodi,

HWF��/D�WUDLHWWRULD�VFLHQWLÀFD�ID�VHPSUH�SDUWH�GHOOD�traiettoria sociale nel momento in

Morfologia del teorico come luogo 77

modo tale da arrivare alla costruzione di un teorico che è oggetto

complesso.

In secondo luogo, sosteniamo che vi sia una distinzione tra natu-ra, mondo, e dimensioni ontologiche. La questione della realtà riguarda

le singole dimensioni che sono i campi – linguaggi – della ricerca di

conoscenza. Questo non vuol dire che ciò che è in natura non sia

reale, ma che non è una questione di realtà. La questione di realtà è

una domanda, un problema, una istanza lungo le dimensioni della

VFLHQ]D�H�GHOOD�ÀORVRÀD��TXLQGL��LO�VXR�luogo è altro rispetto a quelli

della natura e del mondo7 che non sono sinonimi tra loro

8. Ciò che ci

interessa in questa sede sono quelle particolari pratiche sociali che

sono la ricerca di conoscenza. In questo senso l’oggetto luogo riguar-

GD�O·RQWRORJLD�VRFLDOH��$OO·LQWHUQR�GHOOD�VFLHQ]D�H�GHOOD�ÀORVRÀD�L�FR-

strutti diventano teorico, oggetto reale, in ragione delle tensioni tra le

traiettorie dei soggetti e i campi attraversati da queste traiettorie9.

cui la scienza e la ULÁHVVLRQH�ÀORVRÀFD sono costruite e descritte come dinamiche so-

ciali in ragione di pratiche sociali all’interno (che strutturano e sono strutturate da)

OD�FRPXQLWj�VFLHQWLÀFD�7 Nel mondo della vita di tutti i giorni non si pone la domanda sulla realtà dei

neutrini, o su quella delle banche o dell’azione razionale dotata di senso. Queste

domande fanno parte del mondo della vita quotidiana dei ricercatori che indagano

questi oggetti, che sono reali lungo la dimensione ontologica della loro disciplina.

Reale non coincide con in natura o nel mondo. Bevendo una tazza di caffè al bar si

può discutere se i neutrini siano reali o meno (dopo aver letto una notizia sul gior-

nale), ma questo avviene nel momento in cui la dimensione ontologica della scien-

za entra in tensione con il mondo della vita quotidiana. Non stiamo affermando

un primato dell’epistemologia sulla (su una presunta) ontologia (unica), né il con-

trario: sono in tensione reciproca, il primato dell’una o dell’altra è solo una decli-

nazione tra le possibili ad opera di chi mette in atto pratiche�GL�ULFHUFD�H�ULÁHVVLRQH�– un modo di costruire il proprio teorico come un luogo.

8 La tensione tra natura e soggetti che vi sono immersi si concretizza nel mon-

do – il mondo della vita di tutti i giorni – e la tensione tra questo e i soggetti che lo

vivono si concretizza nelle dimensioni ontologiche che emergono in ragione di i-

stanze conoscitive. Non una sola ontologia, ma differenti ontologie che permettono

di dire cosa c’è, quali sono gli oggetti reali, di ogni singola dimensione, campo. Cfr.

GiViGliano (2013a). La dinamica in atto tra mondo e dimensioni ontologiche non è li-

neare, ma segue un ricorso di organizzazione. Cfr. morin (1977).

9 Traiettorie sociali che costituiscono una rete sociale, non coincidente, ma in

tensione con il campo. Il modello di rete sociale che descriviamo (cfr. GiViGliano 2007,

78 Alfredo Givigliano

In terzo luogo, così come vi è una tensione tra natura, mondo, di-mensioni ontologiche, vi è una tensione tra il senso comune del mondo

della vita di tutti i giorni, il senso comune all’interno di ogni singolo

FDPSR�H�LO�OLQJXDJJLR�VFLHQWLÀFR�FKH�è il singolo campo in questione.

4XHVWH�OLQHH�JXLGD�FL�SHUPHWWRQR�GL�FDSLUH�LQ�FKH�PRGR�OH�ULÁHV-VLRQL�H�OD�ULFHUFKH�VFLHQWLÀFKH�H�ÀORVRÀFKH�QRQ�VRQR�pratiche che se-

guono una logica dell’esclusione10

.

Chi si pone un problema di

conoscenza, all’interno di un campo,

lo fa in ragione

Il campo sociale della

FRQRVFHQ]D�VFLHQWLÀFD

della sua traiettoria

emerge dalla tensione con le tra-iettorie sociali di chi lo vive – i sog-

getti che si pongono una domanda

GL�FRQRVFHQ]D��XQ�SUREOHPD�

del campo – dello sfumare di differenti campi – nel quale questa traiettoria�YLDJJLD�

descrive costruendolo lo spazio di

IRU]H�FKH�PRGLÀFDQR�OH�WUDLHWWRULH�VRFLDOL�H�VFLHQWLÀFKH�GHL�VRJJHWWL�

del reciproco e contestuale costituirsi e

PRGLÀFDUVL�GL�traiettoria e campo in ragione

delle forze che, di volta in volta, emergono.

FRVWUXLVFH�GHVFULYHQGROH�OH�PRGLÀ-

cazioni delle traiettorie sociali che

lo costituiscono.

Tabella 1: tensione traiettorie11

– campi12

2009��������QRQ�VL�LGHQWLÀFD��VRWWR�GLIIHUHQWL�ULVSHWWL��FRQ�TXHOOL�VWUXWWXUDOL��TXHOOL�FKH�nascono dalla Scuola di Manchester e, tra gli altri, con la actor networks theory (cfr. ad

es. le analisi in Bourdieu���������Bourdieu, wacquanT (1992) che vanno oltre proble-

mi di realismo e/o costruttivismo). Possibili processualità di costruzione del luogo rete sociale, in tensione con la nostra declinazione: per l’introduzione dell’uso dell’oggetto

(Barnes 1954, p. 44) cfr. Piselli��D�F��GL����������SHU�XQD�WHQVLRQH�FRQ�DVSHWWL�VWRULFR�WH-oretici cfr. Freeman (2004); per declinazioni teoretico-empiriche cfr. collins (1998).

10 Altro è il discorso sulle dinamiche di accesso, legittimazione e riconoscimen-

to di una traiettoria in un campo. In questa sede ciò che ci interessa riguarda il viag-

JLDUH�²�FRVWLWXLUH�PRGLÀFDUH²HVVHUH�FRVWLWXLWD�PRGLÀFDWD�²�JLj�LQ�DWWR�GL�XQD�traiet-toria, con quote di capitale simbolico, culturale e sociale, all’interno di un campo. In

altre parole, il lavoro di ricerca di chi è già all’interno del campo.

11 In questa sede ci interessano le costruzioni di quote di VLJQLÀFDWL – i singoli

punti lungo la traiettoria – che riguardano la sua posizione teorica (in tensione con il

campo e le altre traiettorie) nel farsi stesso della ricerca. Uno dei rispetti di quella che

vedremmo essere la relazionalità dei luoghi.12��©,�GLYHUVL�FDPSL�R��VH�VL�SUHIHULVFH��L�GLYHUVL�VSD]L�VRFLDOL�ÀVLFDPHQWH�RJJHWWLYDWL�

Morfologia del teorico come luogo 79

Quella che abbiamo delineato è una dinamica processuale: luogo,

quindi, come oggetto, ma nello stesso tempo come processo. Ponendo-

ci il problema della descrizione di luogo costruiamo questo oggetto

reale, facciamo vedere come usiamo13 questo oggetto nel suo stesso e-

mergere – il nostro oggetto e il modo in cui ci rivolgiamo alla sua co-

struzione/descrizione che diventa oggetto a sua volta14

. Luogo come

oggetto della pratica�VFLHQWLÀFD�H�ÀORVRÀFD��TXHVWD�H�VWHVVD�H�SUDWLFD�che come un luogo.

Costruzione e descrizione non sono, tuttavia, momenti separati,

ma costituiscono contestualmente la processualità conoscitiva15

. Nel-

OR�VSHFLÀFR�FLz�FKH�GHOLQHLDPR�LQ�TXHVWH�ULÁHVVLRQL�q�XQD�processualità

complessa:

i. il nostro modo di procedere si declina in una morfologia: il campo all’interno

del quale si muove la traiettoria del ricercatore è quello che emerge dallo

sfumare di differenti discipline (a loro volta campi) per descrivere l’emerge-

re del teorico. In altri termini, l’emergere del teorico costruisce e descrive la

relazionalità dei luoghi�ii. il nostro modo di procedere delinea un luogo: luogo viene usato come tensio-

ne tra processi all’interno dei quali emergono oggetti dei singoli campi che

VRQR�OH�GLVFLSOLQH�

tendono a sovrapporsi, almeno in modo approssimativo», Bourdieu (1993), trad. it.

2015, p. 189. Affermazione che è, nello stesso tempo, uno dei punti di partenza e una

delle possibili (Cfr. GiViGliano 2014b) messe in pratica di ciò che descriviamo come

sfumare dei campi. Da un lato il sovrapporsi indica una delle dinamiche dello sfumare,

nel momento in cui i campi si sovrappongono ciò che vive questi campi vive tutti

quelli coinvolti, sotto differenti rispetti – emerge un nuovo campo, Cfr. morin (1977).

Dall’altro lato, la contestuale distinguibilità dei campi e la dinamica di costruzione

processuale degli oggetti dei campi che emergono dallo sfumare di altri. Cfr. Floren-skiJ (1918-1922), GiViGliano (2014b). Sulle possibilità di tensione tra i campi in ragione

della pratica di ricerca cfr. anche la Prefazione dell’autore in Simmel (1900).

13 Cfr. wiTTGensTein (1929-1938).

14 Cfr. Bourdieu (2001).

15 La pratica VFLHQWLÀFD�FRPH�XQ�TXDOFRVD�GL�FRVWUXLWR�H�UHDOH��©,O�VRJQR�SRVLWLYL-

sta di una perfetta innocenza epistemologica nasconde, infatti, che la differenza non

è tra la scienza che opera una costruzione e quella che non lo fa, ma tra quella che

lo fa senza saperlo e quella che, sapendolo, si sforza di conoscere e padroneggiare

nel modo più completo possibile, sia i suoi inevitabili atti di costruzione, sia gli effet-

ti che, in modo altrettanto inevitabile, questi atti producono.», Bourdieu (1993),

trad. it. 2015, p. 809. Cfr. anche corPosanTo, ValasTro (2014), pp. 7-8.

80 Alfredo Givigliano

iii. usiamo il nostro modo di procedere come un luogo: luogo, in quanto processo,

viene usato come oggetto. I processi sociali VLJQLÀFDQR gli oggetti della socio-

logia: la sociologia in quanto disciplina – campo – è costituita anche dai

processi sociali (che prende ad oggetto) che descrivono il comportamento

GL�RJJHWWL�VRFLDOL��,�SURFHVVL�ÀVLFL�VLJQLÀFDQR�JOL�RJJHWWL�GHOOD�ÀVLFD��OD�ÀVLFD�LQ�TXDQWR�GLVFLSOLQD�²�FDPSR�²�q�FRVWLWXLWD�DQFKH�GDL�SURFHVVL�ÀVLFL��FKH�SUHQGH�DG�RJJHWWR��FKH�GHVFULYRQR�LO�FRPSRUWDPHQWR�GL�RJJHWWL�GHOOD�ÀVLFD�

Fino a questo punto abbiamo visto intrecciarsi tra loro le prime

due linee guida, con la terza a lavorare tra le righe. Nel momento in

FXL�SDUOLDPR�GL�FDPSL�VFLHQWLÀFL�XVLDPR�oggetto per ciò che è descritto e costruito realmente16

lungo dimensioni reali che sono le singole disci-

pline, che, a loro volta, ne sono costituite e descritte. In questo caso

realmente�VL�SXz�VRVWLWXLUH�FRQ��QHOOD�SUDWLFD�GL�ULFHUFD�H�GL�ULÁHVVLRQH��che è pratica reale. Tuttavia, luogo è anche oggetto del senso comune

– nel mondo della vita quotidiana e nelle singole dimensioni. Affer-

ma L. Embree:

Schutz, who was of course not a native speaker, was fascinated with verna-

cular expressions in American English, including some used by other rese-

archers, and that he elevated some to the status of technical terms. The

following is in no way a complete collection. “The business of living,” […]

´ÀUVW�WKLQJV�ÀUVW�µ�>«@�´WKLQNLQJ�DV�XVXDO�µ�´¶RI �FRXUVH·�DVVXPSWLRQV�µ�´IDFH�to face,” “taken for granted”. (Embree 2010)

17

Luogo è oggetto di senso comune. L’uso di A. Schütz delle espres-

sioni di senso comune descritto da Embree – le usa come (in una co-costruzione) termini teorici – è omologo a quello che stiamo de-

scrivendo per luogo: un oggetto del senso comune usato per, co-costruire,

un oggetto del VHQVR�VFLHQWLÀFR18, quindi, in tensione con il senso comune

del campo19. Da oggetto del senso comune viene (co-costruito e) usato

16 Contestualmente: descrive e costruisce realmente.

17 Versione Kindle. Vernacolo è oggetto tecnico in Schütz diverso da lingua, di-

verso da parole, diverso da linguaggio, diverso da gergo, etc.

18 Non cadiamo nella concretezza mal posta discussa da Schütz, come vedremo, in

tensione con Whitehead: gli oggetti delle singole dimensioni sono reali lungo queste,

non nel mondo della vita di tutti i giorni, sul quale, tuttavia, intervengono ricorsiva-

PHQWH�PRGLÀFDQGROR�H�PRGLÀFDQGR�LO�senso comune stesso.

19 Nel momento in cui in sociologia si usa l’espressione dare per scontato mettia-

Morfologia del teorico come luogo 81

come oggetto reale proprio delle differenti dimensioni ontologiche20

che emergono in ragione di una domanda di conoscenza, una istan-

]D�VFLHQWLÀFD��FKH�QDVFH�GDOOD�WHQVLRQH�WUD�L�VRJJHWWL�H�LO�PRQGR�GHOOD�vita di tutti i giorni.

Facciamo un ulteriore passo usando, in ragione della non coinci-

denza tra luogo e spazio, la tensione che abbiamo appena delineato.

Entrambi sono oggetti del senso comune, entrambi sono oggetti reali di differenti campi, ma in ognuno di questi, sono anche oggetti del

senso comune del campo in questione. Questa non coincidenza e-

merge, ad esempio, attraverso l’uso che ne fanno due differenti auto-

ri nel costruire il proprio teorico.

Il primo è B. Riemann per il quale, nella descrizione della teoria delle grandezze estese, estensione n-uplice e luogo sono oggetti differenti e

lo spazio può essere descritto come una varietà triestesa21.

mo in atto (in ragione della WUDLHWWRULD�VFLHQWLÀFD) una dinamica processuale che par-

tendo dal mondo della vita di tutti i giorni, attraverso la descrizione del costrutto di

Schütz, arriva a dare per scontato sociologicamente il taken for granted come oggetto

proprio del campo della sociologia. In altri termini, il dare per scontato che usiamo

nel mondo della vita di tutti i giorni, non è il costrutto di Schütz (che, tuttavia, è uno

strumento possibile per descriverlo), ma il dare per scontato che usiamo nel campo

della sociologia ha a che fare con il taken for granted, così come con altre descrizioni

(usate al posto di quella schütziana). L’uomo che vive il mondo quotidiano non usa

tecnicamente il dare per scontato, se non nel modo del senso comune, il sociologo lo

riconosce (e co-costruisce) come oggetto��VLJQLÀFDWR��GHO�SURSULR�FDPSR��VHQVR�FR-

mune del campo) in tensione con una pluralità di possibili usi, che contribuiscono a

FRVWUXLUH�LO�FDPSR�VWHVVR��OLQJXDJJLR�VFLHQWLÀFR���&IU��DQFKH�muzzeTTo (2006).20

Una possibile declinazione la vediamo nel teorico�GL�6FK�W]��©OD�VFLHQ]D�ÀVLFD�(che, in questo contesto, costituisce l’unica preoccupazione di Whitehead) deve in-

dividuare mezzi adeguati attraverso i quali gli oggetti di pensiero della percezione

del senso comune siano sostituiti dagli oggetti di pensiero della scienza. Questi ulti-

mi, quali le molecole, gli atomi e gli elettroni hanno perso ogni capacità di presen-

tarsi direttamente ai sensi nella nostra coscienza e ci sono noti solo attraverso la se-

rie di eventi in cui sono coinvolti, eventi che sono certamente rappresentati nella

nostra coscienza alle presentazioni sensibili.», schüTz (1953), trad. it. 1979, p. 4. La

WUDLHWWRULD�VFLHQWLÀFD di Schütz è in tensione con quella di Whitehead nel loro viaggia-

re lungo lo sfumare dei campi�GHOOD�VRFLRORJLD��GHOOD�ÀORVRÀD��GHOOD�ÀVLFD��WHQVLRQH�che si concretizza nella sua pratica di ricerca.

21 Ulteriore esempio di tensione tra il senso comune del campo e il linguaggio

VFLHQWLÀFR��©5LHPDQQ�FRQFHLYHV�DQ�n-fold extended quantity as a particular instance

of a more general sort of entity which he calls a Mannigfaltigkeit. The English equiv-

82 Alfredo Givigliano

Spazio e luogo, quindi, non coincidono.

3HU�L�ÀQL�FKH�FL�SURSRQLDPR�TXL��VDUj�WXWWDYLD�VXIÀFLHQWH�PHWWHUH�LQ�ULOLHYR�due punti soltanto di questa parte generale della teoria delle grandezze

estese, in cui non viene presupposto nulla che non sia già implicito nel

loro concetto. Il primo di questi punti riguarda il sorgere del concetto di

varietà pluriestesa, il secondo la possibilità di ricondurre le determinazio-

ni di luogo di una data varietà a determinazioni di quantità e chiarire qua-

le sia il carattere distintivo di una estensione n-uplice. (Riemann 1854,

trad. it. 1999, pp. 5-6)

Il secondo è D. Hilbert che delinea una processualità di costru-

zione dell’oggetto luogo, ancora una volta altro rispetto lo spazio

Cerchiamo il luogo geometrico dei punti per i quali la distanza da un pun-

WR�ÀVVR�F�VWLD�DOOD�GLVWDQ]D�GD�XQD�UHWWD�ÀVVD�g in un rapporto costante v. Per

v=1 otteniamo la parabola. Ora noi dimostreremo che per v<1 la curva

cercata è un’elisse, per v>1 un’iperbole. (Hilbert, Cohn-Vossen 1932, trad.

it. 1987, p. 39)

Un luogo costruisce/descrive la tensione tra una relazionalità di

punti (tra loro) e il soddisfare una determinata proprietà. Il processo

SHU�FXL�VL�KD�XQD�SURSULHWj��XQD�IXQ]LRQH��HWF��FKH�GHÀQLVFH�GHVFUL-ve punti che sono in una qualche forma di relazionalità e che costitu-

iscono il luogo stesso. Detto in altro modo, il luogo è contestualmen-

te un processo e un oggetto��q�XQD�GLQDPLFD�processuale che permette

l’emergere di un oggetto – il luogo – dalla tensione tra una relaziona-lità che coinvolge una serie di altri oggetti e il cadere di questi, singo-

larmente, sotto un determinato rispetto.

La stessa dinamica che abbiamo visto in Riemann e Hilbert,

quindi, lungo una dimensione ontologica22

, la possiamo vedere at-

alent of this word is manifold. Both words are used in present day mathematics in

a narrower sense. Confusion may arise because this technical sense of manifold agrees fairly well with what Riemann had in mind when he spoke of an n-fold ex-

tended quantity. A manifold, in Riemann’s sense, is rather like what we would now-

adays call a set – although the empty set and sets of a single element presumably

would not have counted as manifolds in his eyes.», TorreTTi (1984), p. 85. Cfr. an-

che PeTToello (1994), p. xx.22

Che emerge anch’essa, dallo sfumare di più dimensioni: «L’opera di Ber-

Morfologia del teorico come luogo 83

traverso una descrizione che ne chiama in causa altre23

: N. Bohr

delinea a W. Heisenberg i luoghi che sono il Castello di Kronborg e

le loro dinamiche processuali

Il castello di Kronborg – o, meglio, il sito in cui fu poi costruito il castello

– è quello della storia di Amleto […] È strano, vero, come cambia l’atmo-

sfera quando si pensa che questo è il castello di Amleto? Noi siamo scien-

ziati, e in quanto tali siamo convinti che i castelli siano fatti essenzialmen-

WH�GL�SLHWUH��WXWWDOSL��DPPLULDPR�LO�PRGR�LQ�FXL�O·DUFKLWHWWR�KD�LPSLHJDWR�e organizzato le pietre. Queste pietre, quel tetto con la sua patina verdera-

me, il legno intagliato che abbiamo visto nella cappella: questo è il castel-

lo. Né pietre né tetto né legno mutano per il fatto che Amleto sia o meno

HVLVWLWR�TXL��HSSXUH�TXHVWD�FRQVDSHYROH]]D�FDPELD�FRPSOHWDPHQWH�LO�FD-stello, ed ecco che le muraglie e gli spalti ci dicono qualcosa di radicalmen-

WH�GLYHUVR��4XHVWL�FRUWLOL�VL�DPSOLDQR�H�GLYHQJRQR�XQ�PRQGR��TXHOO·DQJROR�EXLR�FL�ID�SHQVDUH�DJOL�DQJROL�RVFXUL�GHOO·DQLPR�XPDQR��H�ULXGLDPR�LO�PR-

nologo famoso, ‘essere o non essere’. E invece, cosa sappiamo di Amleto?

Quasi nulla, solo che il suo nome appare in una cronaca del Duecento.

1RQ�VDSSLDPR�SHU�FHUWR�QHPPHQR�VH�q�HVLVWLWR�GDYYHUR��ÀJXULDPRFL�SRL�se sia vissuto in questo luogo […] Anche Amleto, del resto ha diritto a un

suo luogo su questa terra: e questo luogo è il castello di Kronborg. Ed ecco

che, sapendo questo, il castello di Kronborg ci appare sotto una luce del

tutto diversa. (Heisenberg 1971, trad. it. 2013, pp. 72-73)

nhard Riemann verrà qui presa in considerazione principalmente dal punto di vi-

VWD�ÀORVRÀFR��LO�FKH�VLJQLÀFD��LQQDQ]LWXWWR��FKH�ODUJD�SDUWH�GHOOD�VXD�JHQLDOH�SURGX-

zione matematica sarà lasciata sullo sfondo. […] È probabile che a questo punto

qualche lettore abbia già storto il naso, e mi rendo conto di correre il rischio di

scontentare tutti. Lo storico della matematica potrebbe rimproverarmi di aver fat-

WR�XQ·LQGHELWD�LQYDVLRQH�GL�FDPSR��H�LO�ÀORVRIR�GL�HVVHUH�XVFLWR�GDO�VHPLQDWR��>«@�Nulla è più lontano dal pensiero di Riemann. […] Certamente il suo costante ri-

FKLDPR� DOOD� ÀORVRÀD�QRQ� HUD�PHUDPHQWH� HVWULQVHFR�� XQD� VRUWD� GL� YH]]R�XQ�SR·�bizzarro, ma era invece strettamente connesso al suo modo di affrontare i proble-

PL�VFLHQWLÀFL��7UD�DWWLYLWj�VFLHQWLÀFD�H�VSHFXOD]LRQH�ÀORVRÀFD�YL�HUD�XQD�FRQWLQXD��reciproca azione di stimolo. Non suona allora più così paradossale affermare che

Riemann, oltre ad essere uno dei più profondi matematici di ogni tempo, aveva

©XQD�SURIRQGD�LQFOLQD]LRQH�SHU�OD�ÀORVRÀD��DQ]L��HUD�XQ�JUDQGH�ÀORVRIRª��PeTToel-lo (1994), pp. Vii-Viii.

23 Le differenti dimensioni ontologiche, ognuna nei propri termini, descrivono

questa dinamica processuale, questa tensione, anche se in maniera differente: de-

lineiamo una somiglianza di famiglia. Cfr. wiTTGensTein (1941-1949).

84 Alfredo Givigliano

/·LQWHUR�SHUFRUVR�FKH�DEELDPR�IDWWR�ÀQR�D�TXHVWR�SXQWR�VHPEUD�trovare un luogo nel quale concretizzarsi.

natura mondo dimensioni

il sito in cui fu poi

costruito il castello

quel tetto

con la sua

patina

verderame,

il legno

intagliato

che

abbiamo

visto nella

cappella:

questo è il

castello

[dimensione della letteratura:] è quello

GHOOD�VWRULD�GL�$POHWR�[dimensione della storia:] cosa

sappiamo di Amleto? Quasi nulla, solo

che il suo nome appare in una cronaca

GHO�'XHFHQWR�[dimensione dell’architettura:] il modo

in cui l’architetto ha impiegato e

RUJDQL]]DWR�OH�SLHWUH�[dimensione del sociale:] Noi siamo

scienziati

Né pietre né tetto

né legno mutano

per il fatto che

Amleto sia o meno

esistito qui

eppure questa consapevolezza cambia

completamente il castello, ed ecco che

le muraglie e gli spalti ci dicono

qualcosa di radicalmente diverso.

[sfumano le dimensioni:] Anche

Amleto, del resto ha diritto a un suo

luogo su questa terra: e questo luogo è

il castello di Kronborg. Ed ecco che,

sapendo questo, il castello di Kronborg

ci appare sotto una luce del tutto

diversa

[Il sito è completa-

mente indipendente

dall’individuo e non

è mutabile da parte

di questo né

conoscibile a meno

di processi di

astrazione e

costruzione di nuovi

oggetti reali]

[vengono

costruite,

vissute,

muraglie

e spalti]

[l’architetto progetta muraglie e spalti,

che vengono costruiti per far fronte a

guerre, carestie, pestilenze, etc., ma c’è

anche un’altra dimensione che è quella

dell’opera di Shakespeare]

Tabella 2: il Castello di Kronborg

Morfologia del teorico come luogo 85

Il castello come sito, come muraglie, come castello di Amleto

sono tre luoghi differenti, ma questo possiamo dirlo solo nel mo-

mento in cui entriamo in tensione con le dimensioni ontologiche:

q�UHDOPHQWH�LO�&DVWHOOR�GL�.URQERUJ��GLPHQVLRQH�JHRJUDÀFD��GLPHQ-

VLRQH�VWRULFD��HWF���q� UHDOPHQWH� LO�&DVWHOOR�GL�$POHWR��GLPHQVLRQH�della letteratura.

3. Tensioni

Il Castello di Kronborg sembra essere un unico luogo�� WXWWDYLD�abbiamo visto una possibile declinazione differente della proces-

sualità del luogo, attraverso la tensione tra natura-mondo-dimensioni, FKH�SXz�HVVHUH�XOWHULRUPHQWH�FKLDULÀFDWD��8QD�GHOOH�HVSUHVVLRQL�SL��celebri della storia della fantascienza è la frase che accompagna l’i-

nizio di ogni episodio della saga Star Trek, pronunciata per la prima

volta dal Capitano J.T. Kirk nel 1966

Spazio, ultima frontiera. Eccovi i viaggi dell’astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale. Diretta all’esplorazione di nuovi mondi. Alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà. Fino ad arrivare dove nessun uomo è mai giunto prima.

Questa espressione descrive contestualmente sia la tensione na-tura-mondo-dimensioni, sia il modo in cui senso comune, senso comune del campo e VHQVR� VFLHQWLÀFR sono in tensione tra loro: le tre linee

guida si intrecciano. Tutti e tre i termini della tensione spazio-ulti-ma-frontiera, sono oggetti del senso comune, del VHQVR�VFLHQWLÀFR e del

senso comune del campo��DG�HVHPSLR��SHU�TXDQWR�ULJXDUGD�spazio:

i. oggetto all’interno del senso comune: fammi spazio, non c’è spazio, uno

VSD]LR�DSHUWR�ii. oggetto�GHO�OLQJXDJJLR�VFLHQWLÀFR��ULSUHQGLDPR�OD�GHVFUL]LRQH�GL�5LHPDQQ�

con lo spazio come varietà triestesa che risponde alle domande viste in

SUHFHGHQ]D��OR�VSD]LR�VRFLDOH�GL�%RXUGLHX�iii. oggetto nel senso comune del campo: lo spazio in geometria ha differenti

VHQVL�VFLHQWLÀFL��PD�SDUODUH�GL�VSD]LR�GHOOD�JHRPHWULD��GHOOD�ÀVLFD��GHOOD�VR-

ciologia indipendentemente dall’approccio non è parlare dello spazio nel

86 Alfredo Givigliano

senso comune. Lo spazio sociale di Bourdieu non è lo spazio sociale della

scuola di Chicago: entrambi spazi, non nella natura, non nel mondo, ma

oggetti reali nella dimensione della sociologia in tensione con il mondo.

Nello stesso tempo, la tensione natura-mondo-dimensioni è omo-

loga sia a spazio-ultima-frontiera che a mondi-altre forme di civiltà-dove nessun uomo è mai stato prima. La natura (lo spazio/mondi) è indi-

pendente da ogni individuo, ma della quale gli individui fanno par-

te e dalla quale emerge il mondo nel momento in cui si pone il pro-

EOHPD� GHO� TXRWLGLDQR� �XOWLPD�DOWUH� IRUPH� GL� FLYLOWj��� ,QÀQH�� QHO�momento in cui nel mondo della vita quotidiana emerge una do-

manda di conoscenza, emergono le dimensioni ontologiche pro-

prie delle singole istanze conoscitive (discipline, linguaggi, campi)

che descrivono non una, ma differenti realtà (frontiera/dove nessu-

no è mai stato prima).

Non eliminiamo le dicotomie realismo/costruttivismo, natura/

cultura ridescrivendole: non sono più poste24

. Siamo d’accordo con

Hilbert nel momento in cui afferma:

Come taluni vedono i fantasmi, un altro autore crede di ravvisare contrad-

dizione anche laddove non sono stati formulati enunciati di sorta, vale a

dire nel mondo concreto della percezione, il cui «funzionamento non con-

traddittorio» egli considera un particolare tipo di presupposto. Per quanto

mi concerne, ho sempre ritenuto che possano contraddirsi soltanto gli e-

nunciati […]. A me pare che l’idea secondo cui anche fatti ed eventi posso-

no risultare in contraddizione reciproca costituisca un esempio perfetto di

sciatteria intellettuale. (Hilbert 1925, trad. it. 2013, pp. 13-14)

La natura non si contraddice, il mondo della vita quotidiana

non si contraddice. Le contraddizioni emergono nel momento in

FXL�HPHUJH�XQD�LVWDQ]D�GL�FRQRVFHQ]D�LQ�XQ�FDPSR�VFLHQWLÀFR��FKH�declina risposte differenti a seconda delle tensioni tra il campo stes-

so e le traiettorie sociali dei ricercatori nel campo. Declinare che

descrive la processualità del luogo. Possiamo vedere tutto questo an-

che grazie una strana bestia mitologica.

24 Come abbiamo visto in precedenza sia in relazione alla domanda sulla realtà

della natura, che in relazione alla discussione di Bourdieu del sogno positivista.

Morfologia del teorico come luogo 87

4. L’animale realtà

J. Baudrillard ci presenta la realtà: «La realtà è una cagna. E d’al-

tronde che cosa c’è di strano, visto che è nata dalla fornicazione

della stupidità con l’intelletto calcolante – scarto della sacra illusio-

ne abbandonata agli sciacalli della scienza?»25

. Siamo d’accordo, la

realtà è una bestia, un cane, ma non quello che emerge dalla costru-

]LRQH�GL�%DXGULOODUG��q�PROWR�SL��YHFFKLR�H�QRQ�q�VROR�HG�HVFOXVLYD-mente la realtà, ma la stessa tensione natura-mondo-dimensioni

&HUEHUR��ÀHUD�FUXGHOH�H�GLYHUVD��FRQ�WUH�JROH�FDQLQDPHQWH�ODWUD�VRYUD�OD�gente che quivi è sommersa./Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra,/e

¶O�YHQWUH�ODUJR��H�XQJKLDWH�OH�PDQL��JUDIÀD�OL�VSLUWL�HG�LVFRLD�HG�LVTXDWUD��8UODU�OL�ID�OD�SLRJJLD�FRPH�FDQL��GH�O·XQ�GH·�ODWL�IDQQR�D�O·DOWUR�VFKHUPR��volgonsi spesso i miseri profani./Quando ci scorse Cerbero, il gran ver-

PR��OH�ERFFKH�DSHUVH�H�PRVWURFFL�OH�VDQQH��QRQ�DYHD�PHPEUR�FKH�WHQHV-se fermo./E ‘l duca mio distese le sue spanne,/prese la terra, e con piene

le pugna/la gittò dentro a le bramose canne. (Inferno, Vi, 13-27)

/D�QDWXUD�q�&HUEHUR��LO�PRQGR�GHOOD�YLWD�TXRWLGLDQD�HPHUJH�FR-

PH�OD�UHOD]LRQDOLWj� WUD�&HUEHUR��'DQWH�H�9LUJLOLR�� OL�DWWDFFD�� OH�GL-mensioni ontologiche reali emergono come le tre differenti moda-

lità del relazionarsi con il voler mangiare26

: per quantità, qualità e

continuo (in e una relazione con le altre due).

A questo punto possiamo brevemente tracciare quella che è sta-

ta la nostra costruzione del luogo – come lo abbiamo usato –: una

GLQDPLFD�SURFHVVXDOH��FKH�GHOLPLWD��QRQ�QHFHVVDULDPHQWH�VHFRQGR�una logica del netto e del distinto) in ragione di una istanza cono-

VFLWLYD��FKH��TXLQGL��FRVWUXLVFH�IURQWLHUH�FRQÀQL�DWWUDYHUVR�HG�LQ�UD-gione della relazionalità con gli oggetti che nello stesso tempo lo

GHVFULYRQR��q�UHDOH�OXQJR�OH�VLQJROH�GLPHQVLRQL��OH�VWHVVH�GLPHQVLR-

ni sono luoghi (campi, discipline, linguaggi).

25 Baudrillard (1995), trad. it. 1996, p. 7. Dinamica di costruzione processuale

dell’oggetto realtà all’interno del suo teorico.

26 «Per le tre gole canine di questo cane intende l’autore le tre spezie de’ ghiot-

ti poco davanti disegnate», Boccaccio (1373-1374), 2 vol., p. 195.

88 Alfredo Givigliano

5. 7UD�IDWWL�H�FRVWUXWWL«

Riprendendo l’affermazione di Hilbert (declinazione delle tre

linee guida) possiamo, quindi, vedere, nella tensione tra fatti e co-strutti, la processualità che abbiamo delineato.

'D�XQD�SDUWH��(��'XUNKHLP��DWWUDYHUVR� OD�GHVFUL]LRQH�FKLDULÀ-

cante di costrizione sociale27, costruisce una dinamica di luogo in atto,

l’agire su di noi (dal di fuori) di credenze e pratiche, alla luce dell’u-niformità dei vari tipi di fenomeni

28 che deriva «semplicemente dal

fatto che i due tipi di fenomeni sono cose reali: infatti tutto ciò che

q�UHDOH�SRVVLHGH�XQD�QDWXUD�GHÀQLWD�FKH�VL�LPSRQHª29.

In questo modo delinea la processualità del teorico come luogo.

Alla luce della realtà oggettiva dei fatti sociali30, emerge una dimensio-

ne ontologica «Tale scienza, infatti, poteva nascere soltanto» in ra-

gione di una istanza conoscitiva, «i fenomeni sociali, pur non essen-

do materiali, sono anch’essi cose reali da fare oggetto di studio»,

che delimita «svincolandolo da ogni questione secondaria», co-

VWUXHQGR� IURQWLHUH�FRQÀQL� ©IHGHOL� DOOD� WUDGL]LRQH� VRFLRORJLFD� GDO�momento che l’intera sociologia è in fondo sorta da questa conce-

zione.»31

. Oggetto reale della sociologia sono i fatti sociali. Ad esempio:

Come è stato fatto rilevare, c’è un termine che – a condizione di estendere

DOTXDQWR� LO� VLJQLÀFDWR� FRUUHQWH� ²� HVSULPH� DVVDL� EHQH� TXHVWR� SDUWLFRODUH�modo di essere: il termine di istituzione. Si può infatti – senza svisare il

senso dell’espressione – chiamare istituzione ogni credenza e ogni forma di

FRQGRWWD�LVWLWXLWD�GDOOD�FROOHWWLYLWj��OD�VRFLRORJLD�SXz�YHQLU�DOORUD�GHÀQLWD�come la scienza delle istituzioni, della loro genesi e del loro funzionamen-

to. (Durkheim 1901, trad. it. 1996, p. 20)32

27 Nelle risposte che scrive nel 1901 alle critiche che gli sono state mosse.

28 Quelli che usiamo come oggetti all’interno dei singoli campi.

29 durkheim (1901), trad. it. 1996, p. 19.

30 Declinazione di Durkheim della nostra tensione natura-mondo-dimensioni. In

questo caso la questione di realtà riguarda la natura in quanto i fatti sociali – oggetto

della sociologia (dimensione, campo, linguaggio) – sono oggetti naturali del/nel

mondo della vita di tutti i giorni, come gli altri fatti della/nella natura.

31 Ivi, p. 20.

32 Inoltre, vediamo come la nota che qui inserisce Durkheim può essere un altro

Morfologia del teorico come luogo 89

'LQDPLFD��HVWHQGHUH��GHOLPLWD��HVSULPH��IURQWLHUH��PRGR�GL�HV-VHUH��RJJHWWR�UHDOH��istituzione. La dimensione della sociologia emerge

come la «scienza delle istituzioni, della loro genesi e del loro fun-

zionamento».

Dall’altra parte, Schütz riprende e declina una dinamica descrit-

ta da A.N. Whitehead che usa33 come punto di partenza

34, per arri-

vare a discutere la stessa processualità whiteheadiana della concretez-za mal posta

In altri termini, i così detti fatti della percezione del senso comune non

sono tanto concreti come sembra. Essi comportano già astrazioni di natu-

ra altamente complessa, e noi dobbiamo prendere atto di questa situazio-

ne per non cadere nell’errore di malintesa concretezza [concretezza mal

posta]. La scienza ha sempre, secondo Whitehead, un duplice scopo: in

primo luogo la creazione di una teoria che si accordi con l’esperienza, e, in

secondo luogo la spiegazione dei concetti di senso comune della natura

almeno nei loro tratti essenziali. Tale spiegazione consiste nella preserva-

]LRQH�GL�TXHVWL�FRQFHWWL�LQ�XQD�WHRULD�VFLHQWLÀFD�LQ�WHUPLQL�GL�SHQVLHUR�FR-

erente. (Schütz 1953, trad. it. 1979, p. 4)35

Costruzione di quel luogo, la concretezza��O·LGHQWLÀFDUH�mondo del-la vita quotidiana e dimensione ontologica), che declina la dinamica

processuale�GL�LGHQWLÀFD]LRQH�LQ�XQ�XQLFR�oggetto in ragione del pas-

saggio dai costrutti teorici ai costrutti di senso comune. Non distin-

esempio della processualità del luogo, ma anche un punto di confronto con la ten-

sione che si genera tra le traiettorie sociali e i campi nei quali viaggiano e con la

ORUR�PXWXD�JHQHVL�H�PRGLÀFD��&IU��,YL��SS��������33

Traiettorie�FKH�YLDJJLDQR�QHOOR�VIXPDUH�GL�GLIIHUHQWL�FDPSL��FKH�VRQR�FRVWLWX-

LWH��PRGLÀFDWH�GDOOR�VIXPDUH�GL�TXHVWL�FDPSL�H�FRQWHVWXDOPHQWH�OR�FRVWLWXLVFRQR�H�PRGLÀFDQR��WXWWR�TXHVWR�LQ�UDJLRQH�GHOOH�IRU]H�GHL�VLQJROL�FDPSL�

34 ««Né il senso comune, né la scienza possono procedere senza muovere dalla

limitata considerazione di ciò che nell’esperienza è in atto». Questa affermazione

di A.N. Whitehead sta a fondamento della sua analisi dell’Organizzazione del Pen-

siero», schüTz (1953), trad. it. 1979, p. 3.

35 «C’è si un errore, ma è il mero errore accidentale di scambiare l’astratto per

il concreto. È un esempio di ciò che chiamerò “la fallacia della concretezza mal

SRVWDµ��4XHVWD�IDOODFLD�q�OD�FDXVD�RFFDVLRQDOH�GL�JUDQGH�FRQIXVLRQH�LQ�ÀORVRÀD�ª��whiTehead (1925), trad. it. 2015, p. 67. Alla espressione usata da A. Izzo – malintesa concretezza�²�SUHIHULDPR�TXHOOD�XVDWD�GD�$��%DQÀ�²�concretezza mal posta.

90 Alfredo Givigliano

guendoli emerge questa costruzione/descrizione dei costrutti teori-

ci come appartenenti al mondo della vita di tutti i giorni. Possiamo

delineare questa dinamica in Schütz nel momento in cui arriva, in-

vece, a descrivere i costrutti della scienza come costrutti di secondo

grado, quindi, distinti da quelli del mondo della vita quotidiana

la conoscenza della vita quotidiana in termini di senso costituisce lo sfondo

indiscusso ma sempre discutibile sul quale la ricerca ha inizio e entro cui

solamente essa può essere eseguita […] Whitehead ha sottolineato che lo

scopo della scienza consiste nel creare una teoria che si accordi con l’espe-

rienza spiegando gli oggetti di pensiero costruiti dal senso comune attra-

verso costrutti mentali o oggetti di pensiero della scienza. […] Il mondo

della natura, così come esso è esplorato dallo scienziato sociale, non «signi-

ÀFDª�QXOOD�SHU�OH�PROHFROH��JOL�DWRPL��JOL�HOHWWURQL��0D�LO�FDPSR�GL�RVVHUYD-]LRQH�GHOOR�VFLHQ]LDWR�VRFLDOH�²�OD�UHDOWj�VRFLDOH�²�KD�XQ�VLJQLÀFDWR�VSHFLÀFR�e una struttura che indica i vari livelli di importanza per gli esseri umani

che vivono, agiscono e pensano in esso. Attraverso una serie di costrutti

del senso comune essi hanno pre-scelto e pre-interpretato questo mondo

di cui hanno esperienza come la realtà della loro vita quotidiana. Sono

questi loro oggetti di pensiero a determinare il loro comportamento moti-

YDQGROR��*OL�RJJHWWL�GL�SHQVLHUR�FRVWUXLWL�GDOOR�VFLHQ]LDWR�VRFLDOH��DO�ÀQH�GL�afferrare tale realtà sociale, devono essere fondati sugli oggetti di pensiero

costruiti dal pensiero di senso comune degli uomini che vivono la loro vita

quotidiana nell’ambito del loro mondo sociale. Pertanto, i costrutti delle

scienze sociali sono, per così dire, costrutti di secondo grado, cioè, costrut-

ti dei costrutti fatti dagli attori sulla scena sociale, il cui comportamento lo

scienziato sociale deve osservare e spiegare in accordo con le regole proce-

durali della sua scienza. (Schütz 1954, trad. it. 1979, pp. 58-59)

La costruzione dei costrutti di secondo grado è una dinamica di

costituzione processuale di luogo�� LGHQWLÀFD�� GHOLPLWD�� SRQH� GHOOH�frontiere ed è essa stessa una dimensione ontologica, declinando la

tensione tra natura-mondo-dimensioni e quella tra senso comune-senso comune del campo-VHQVR�VFLHQWLÀFR.

6.�«�VFLHQ]D�H�ULYROX]LRQL«

Nel passaggio attraverso Durkheim e Schütz abbiamo visto co-

me si può costruire un teorico come luogo, come si può descrivere la

Morfologia del teorico come luogo 91

processualità dell’oggetto luogo. Un altro esempio è la descrizione di E.

Agazzi del neoempirismo:

1HO� QRVWUR� FDVR�� SRVVLDPR�EHQ� GLUH� FKH� OD� ÀORVRÀD� GHOOD� VFLHQ]D� DQDOLWL-co-empirista si sviluppava all’ombra del paradigma già ricordato e le cui

linee essenziali erano: riduzione delle scienze a costrutti linguistici, empi-

rismo radicale come requisito gnoseologico, utilizzo dei metodi e risultati

GHOOD�ORJLFD�IRUPDOH�H�GHOOD�ÀORVRÀD�GHO�OLQJXDJJLR�FRPH�VWUXPHQWL�GL�DQD-OLVL�ÀORVRÀFD���$JD]]L�������S�����

Declina le linee essenziali che processualmente costituiscono il

luogo del neoempirismo: il neoempirismo come luogo:

una dinamica processualeutilizzo dei metodi e risultati […]

FRPH�VWUXPHQWL�GL�DQDOLVL�ÀORVRÀFD

che delimita (non necessariamente

secondo una logica del netto e del

distinto) in ragione di una istanza

conoscitiva

empirismo radicale come requisito

gnoseologico

che, quindi, costruisce frontiere-con-

ÀQL�DWWUDYHUVR�HG�LQ�UDJLRQH�GHOOD�relazionalità con gli oggetti che nello

stesso tempo lo descrivono

riduzione delle scienze a costrutti

linguistici

è reale lungo le singole dimensioni, le

stesse dimensioni sono luoghi (campi,

discipline, linguaggi)

GHOOD�ORJLFD�IRUPDOH�H�GHOOD�ÀORVRÀD�del linguaggio

Tabella 3: il luogo del neoempirismo

per poi porre in tensione questo luogo con quello del teorico di Kuhn,

descritto come deriva sociologistica36, in ragione di un relativismo so-

FLRORJLFR�GHOOD�FRQRVFHQ]D�VFLHQWLÀFD37, in altri termini una cosiddetta

epistemologia sociologista��$OO·LQWHUQR�GHOOD�FRVWUX]LRQH�GHOOD�ÀORVRÀD�della scienza si costituiscono altri luoghi oltre l’empirismo e il modo

di costituzione è esso stesso il processo. Tuttavia, è lo stesso Kuhn,

36 Ivi, pp. 29-30.

37 Ivi, p. 30.

92 Alfredo Givigliano

ancora una volta in una serie di risposte38

a dire che cosa c’è che non

va in questa accusa di relativismo39

.

Sono due i punti che prenderemo in considerazione: Il primo ri-

guarda una delle descrizioni di paradigma: «Apparentemente gene-

ralizzazioni di questo tipo fanno riferimento non alle soluzioni di

URPSLFDSR�H�DOOH�SUHYLVLRQL�FRQFUHWH�GHULYDWH�GD�XQD�WHRULDª�� LO�VH-condo l’idea di ontologia di Kuhn: l’«accordo tra le entità con cui la

teoria popola la natura, e ciò che v’è «realmente»». Due punti che si

concretizzano nell’affermazione «A mio giudizio, non v’è nessun

modo, indipendentemente da teorie, di ricostruire espressioni come

©HVVHUYL�UHDOPHQWHª��OD�QR]LRQH�GL�XQ�DFFRUGR�WUD�O·RQWRORJLD�GL�XQD�teoria e la sua «reale» controparte nella natura mi sembra ora, in li-

nea di principio, ingannevole»40

.

'D�XQ�ODWR�VLDPR�LQ�GLVDFFRUGR�SHUFKp�O·RQWRORJLD�QRQ�LGHQWLÀFD�L�UDSSRUWL�WUD�WHRULD�H�QDWXUD��GDOO·DOWUR�ODWR�VLDPR�G·DFFRUGR�SHUFKp�natura e dimensioni ontologiche sono distinte. Ci troviamo di fron-

te ad una confusione tra verità e natura/realtà: la questione della

verità non riguarda la natura, ma la verità del teorico, in relazione

alla declinazione nel teorico (come luogo) degli oggetti che lo costitu-

iscono e dai quali è costituito. Infatti:

La storia della scienza non è il districamento di una matassa, non è svilup-

po, non è evoluzione, bensì una serie di piccoli e grandi sconvolgimenti,

distruzioni��URYHVFLDPHQWL�GL�IURQWH��VFRSSL�H�FDWDVWURÀ��/D�VWRULD�GHOOD�VFLHQ-

za è una rivoluzione permanente. In questa serie di scossoni, però, di tale

continuo sconquasso della scienza resta ostinatamente qualcosa: la sua esi-genza di metodo, il suo esigere l’immutabilità e la limitatezza. (Florenskij

1918-1922, trad. it. 2011, p. 41)

38 Il prendere in considerazione le risposte date dagli autori alle considerazioni

IDWWH�VXL�ORUR�VFULWWL�q�XQ�GHOLQHDUH��VRWWR�DOFXQL�ULVSHWWL��OR�VWHVVR�PRGLÀFDUH�UHFLSUR-

FR�WUD�OH�WUDLHWWRULH��LQVLHPL�GL�SXQWL�FKH�VRQR�L�VLJQLÀFDWL�GHO�VLQJROR�LQGLYLGXR��H�L�campi.

39 kuhn (1972), trad. it. 1995, p. 247. Ammesso, ma non concesso – aggiungia-

mo noi – che relativismo e sociologismo siano sinonimi o anche solo che si riferi-

scano alle stessa modalità di costruzione e/o descrizione della scienza e dei proces-

si di conoscenza.

40 Ibidem.

Morfologia del teorico come luogo 93

Questa affermazione, anche se usa in questo contesto il termine

rivoluzione, non è di Kuhn, ma di P.A. Florenskij che descrive un

SHUFRUVR�SHU�OH�ULYROX]LRQL�VFLHQWLÀFKH��FRPH�VL�FRVWLWXLVFH�LO�luogo, la

dinamica processuale.

Attraverso e in ragione di una tensione tra spiegazione e descrizio-ne ci fa vedere come emergono le dimensioni ontologiche. La «Scien-

za come descrizione e la scienza come spiegazione non sono due

cose differenti, bensì una sola. Tuttavia la descrizione è il linguag-

gio»41

che attraverso un suo modus, lo spiegare, delinea la processua-

lità di quella dimensione (campo, linguaggio) che è la scienza: «Pre-

cisione della descrizione, ampiezza, profondità e coerenza: questi i

tratti in cui scorgiamo l’attività esplicativa della Scienza». È una di-

namica processuale, ma ogni disciplina è un linguaggio, quindi, una

descrizione reale (dimensioni). Infatti se da un lato il senso comune

all’interno del mondo della vita quotidiana non può delimitare,

manca l’istanza conoscitiva42

, dall’altro è in questo momento che e-

merge la dinamica processuale di costituzione del teorico come luogo

È contro tale assenza di metodo che lotta la scienza. Essa si sbarazza di tale

indeterminata quantità di oggetti, riservandosi uno solo o restringendo la

scelta a una ristretta cerchia di oggetti ben determinati, limitando l’oriz-

zonte del cerchio ferreo di quanto ammesso. Essa proibisce spostamenti e

traslazioni del pensiero, costringendo l’osservatore in un reggitesta di ferro

e obbligandolo a indossare i paraocchi. (Ivi, p. 38)

41 FlorenskiJ (1918-1922), trad. it. 2011, pp. 35-36. Cfr. anche la distinzione tra

analisi analitica e analisi descrittiva in sTrawson (1962).42

«La comune comprensione della vita è priva di coerenza e coesione: è priva

GL�PHWRGR��QRQ�KD�Qp�XQ�RJJHWWR�SUHFLVR��Qp�XQ�SUHFLVR�SXQWR�GL�YLVWD��0HVFRODQGR�tutti gli oggetti e tutti i possibili punti di vista, sostituendoli arbitrariamente l’uno

con l’altro e arbitrariamente passando dall’uno all’altro senza ravvisare la propria

volubilità e indeterminatezza, il pensiero comune possiede, sì, la pienezza dell’uni-

versalità, ma in tale sua pienezza non v’è ordine, non v’è forma, e perciò non v’è

chiarezza. In esso c’è tutto, c’è ogni possibile ricchezza del pensiero. Ma in tale ric-

FKH]]D� QRQ� VL� ULHVFH� D� GLVWLQJXHUH�� GLIÀFLOH� ²� VH� QRQ� LPSRVVLELOH� ²� q� LQGLYLGXDUH�l’oggetto o il punto di vista necessario in un determinato istante. Il pensiero comu-

ne ha spiegato tutto, lo ha già spiegato, e non necessita d’altro. Tuttavia lo ha spie-

gato in un qualche punto e in un qualche modo, ma dove e come con precisione ci

è dato di scoprirlo solo per caso.», FlorenskiJ (1918-1922), trad. it. 2011, pp. 37-38.

94 Alfredo Givigliano

Vediamo come la stessa processualità di costruzione del teorico si

può declinare in maniera differente in ragione del viaggiare delle sin-

JROH�WUDLHWWRULH�VRFLDOL�H�VFLHQWLÀFKH��H�GHOOD�ORUR�relazionalità) all’in-

terno dello sfumare dei campi.

Da un lato Florenskij, che in ragione della sua traiettoria, descri-

YH�FRPH�VLD�OD�ÀORVRÀD�D�LQÁXHQ]DUH�OD�VFLHQ]D��XQD�VFLHQ]D�WDOH�VROR�LQ�UDJLRQH�GHOOD�©IRUPD�FRQGLYLVD�GD�RJQL�DWWLYLWj�VFLHQWLÀFD�LQ�IRU]D�della quale siamo autorizzati a parlare di Scienza» che emerge, però,

dalla unicità di ogni singola scienza. È questo lo sfumare delle dimen-

sioni ontologiche: ogni singolo campo (disciplina) ha il proprio og-

getto, nel momento in cui sfuma con un altro, non perde né condivi-

de il proprio oggetto, ma il nuovo campo (la zona in cui sfumano gli

altri) ha un suo nuovo oggetto reale. Sfumando con la matematica, la

sociologia non prende ad oggetto quello proprio della matematica.

Emerge la processualità del luogo nel momento in cui «Ogni dato

PHWRGR�� FLRq�RJQL�GDWR�PRGR�GL� OLPLWDUH� O·RUL]]RQWH�H�GL�ÀVVDUH� LO�proprio punto fermo, viene inteso esclusivamente nella categoria

dell’unicità: in ciò sta il suo nocciolo»43

.

Per quanto riguarda l’orizzonte all’interno del quale ci muoviamo

LQ�TXHVWH�ULÁHVVLRQL�L�FRQÀQL�QRQ�VRQR�ULJLGL�H�QHWWL��PD�VRQR�VIXPD-ti, attraverso e in ragione delle forze del campo. I campi con quali

siamo entrati in contatto, nel momento in cui vi abbiamo costruito

il nostro percorso, non sono gli stessi di Florenskij. Infatti, la stessa

GLQDPLFD�SHU�)ORUHQVNLM�q�OD�ÀORVRÀD�FKH�SXz�VSLHJDUH�LO�WXWWR��D�GLIIH-UHQ]D�GHOOD�VFLHQ]D��q�OD�ÀORVRÀD�FKH�q�SULPD�ULVSHWWR�DOOD�VFLHQ]D��

Dall’altro lato, in questo nostro percorso, ritroviamo Heisenberg,

che in ragione della sua traiettoria, riporta un incontro nel quale A.

Sommerfeld gli delinea�FRPH�VLD�OD�VFLHQ]D��LQYHFH��D�LQÁXHQ]DUH�OD�ÀORVRÀD44

. Vediamo in questo caso all’opera le differenti forze di cam-

43 Ivi, p. 39. Sulle dinamiche che stiamo delineando in questa sede, anche con

esplicito riferimento a Florenskij, sarebbe interessante un ulteriore confronto con

dal laGo (2014).44

«Mi par di capire che i suoi interessi si rivolgono alla teoria della relatività e ai

problemi dell’atomo. Tenga però presente che questi non sono gli unici campi in cui

OD�ÀVLFD�PRGHUQD�PHWWH�LQ�GXEELR�OH�LGHH�IRQGDPHQWDOL�GHOOD�ÀORVRÀD��H�LQ�FXL�IHUPHQ-

tano altre idee, nuovissime e affascinanti.», heisenBerG (1971), trad. it. 2013, pp. 35-36.

Morfologia del teorico come luogo 95

pi che sfumano in tensione con una traiettoria sociale. Infatti, l’epi-

sodio con Sommerfeld e posteriore a un incontro con F. von Linde-

mann, ma in entrambe le occasioni si parla dello stesso testo di H.

Weyl (Raum Zeit Materie).

Prima considerazione, le due traiettorie di Lindemann e Som-

merfeld sono in tensione diversa con il campo in questione, il primo

venendo a conoscenza dell’LQÁXHQ]D del testo su Heisenberg afferma

«“In questo caso […] è chiaro che la matematica non fa per lei”, e con

un cenno mi lasciò intendere che il colloquio era concluso.»45��LO�VH-

condo «“Lei è troppo ambizioso”, disse. “Non è saggio partire con la

PDWHULD�SL��GLIÀFLOH��H�VSHUDUH�FKH�WXWWR�LO�UHVWR�YHQJD�GD�Vp��FRPH�manna caduta dal cielo”»

46. I luoghi del teorico si costruiscono in ma-

niera diversa anche all’interno dello stesso campo.

Seconda considerazione, la traiettoria di Heisenberg, anche in ra-

gione della tensione con le altre (emergono le reti sociali), si relaziona

al campo in maniera nuova, in maniera tale da contribuire a costitu-

LUOR�H�PRGLÀFDUOR�FRPH�QH�q�VWDWD�FRVWLWXLWD�H�PRGLÀFDWD�

Ci troviamo di fronte a una terra sconosciuta, la cui mappa sarà disegnata

compiutamente solo tra molte generazioni. Per parte mia, devo ammettere

che la prospettiva di partecipare a questo grande viaggio d’esplorazione mi

tenta molto. (Heisenberg 1971, trad. it. 2013, p. 38)

/D�WHUUD��OD�QDWXUD��PROWH�JHQHUD]LRQL��LO�PRQGR��OD�PDSSD��OH�GL-PHQVLRQL��LO�WXWWR�SHU�O·HVSORUD]LRQH�GL�XQ�luogo: il teorico.

7.� «�LQ�luogo di una conclusione

All’inizio del nostro percorso abbiamo descritto come la proces-sualità che vogliamo delineare, quella dell’oggetto luogo, faccia sfuma-

UH�WUD�ORUR�VFLHQ]D�H�ÀORVRÀD47 in ragione della costituzione della tra-

LHWWRULD�VFLHQWLÀFD che viaggia nello sfumare di questi campi. La posi-

45 Ivi, p. 35.

46 Ibidem.

47 La SUDWLFD�VFLHQWLÀFD e la SUDWLFD�ÀORVRÀFD come pratiche sociali.

96 Alfredo Givigliano

zione di Florenskij e quella di Heisenberg dialogano e sfumano tra

loro nella costruzione del nostro teorico, insieme con quella di Bour-

dieu, Hilbert, etc.

1RQ�YRJOLDPR�VRVWHQHUH�FKH�OD�ÀORVRÀD�VLD�XQD�VFLHQ]D�R�FKH�OD�scienza sia una forma�GL�ÀORVRÀD��PD�FKH�QHO�PRPHQWR�LQ�FXL�OD�QR-

stra WUDLHWWRULD�VFLHQWLÀFD attraversa questi campi le nostre posizioni,

LQVLHPL�GL�VLJQLÀFDWL��KDQQR�TXRWH�²�FRVWLWXHQWL�RJQL�VLJQLÀFDWR��SRVL-zione – che appartengono ad ognuno di essi e declinano la dinamica

processuale del luogo. La stessa descrizione48

che abbiamo costruito è

stata la descrizione di un luogo in ragione di

dinamica

processuale

andamento dinamico della costruzione del luogo (anche) nel

dialogo tra differenti discipline (campi)

delimita in ragione di una istanza conoscitiva: la nostra domanda di co-

noscenza riguardo luogo

costruisce

frontiere

��FRQÀQL�

relazionalità con gli oggetti, che nello stesso tempo lo descrivo-

no: campi, traiettorie, oggetti delle singole dimensioni,

è reale lungo

le singole

dimensioni

le stesse dimensioni sono luoghi (campi, discipline, linguaggi):

la dimensione in gioco è quella della ontologia sociale che sfu-

PD�FRQ�TXHOOD�GHOOD�ÀORVRÀD�H�GHOOD�VRFLRORJLD��

Tabella 4: delineare un luogo

In altri termini, tutto il nostro percorso è stato vedere come «Il luo-

JR�GL�XQD�SDUROD�QHOOD�JUDPPDWLFD�q�LO�VLJQLÀFDWRª49.

%LEOLRJUDÀD�

aliGhieri D. (1308-1321), La Commedia. Secondo l’antica vul gata, Le opere di Dante

Alighieri, 4 voll., Ed. Naz. a c. della Soc. Dantesca It., Le Let tere, Firenze 1994.

aGazzi E. (2006), &RPH�ULSHQVDUH�RJJL�OD�ÀORVRÀD�GHOOD�VFLHQ]D, in alai M. (a c. di), Il rea-OLVPR�VFLHQWLÀFR�GL�(YDQGUR�$JD]]L, Montefel tro, Urbino 2009, pp. 19-34.

Barnes J.A. (1954), Class and Committees in a Norwegian Island Parish, in “Human Re-

lations”, 7, pp. 39-58.

48 Descrizione è qui usata in tensione con la declinazione di Florenskij.

49 wiTTGensTein (1929-1938), trad. it. 2002, § 8.6.

Morfologia del teorico come luogo 97

Baudrillard J. (1995), Le crime parfait, Éditions Galilée, Pa ris, trad. it. di G. Piana, Il delitto perfetto, Raffaello Cortina Edi tore, Milano 1996.

Boccaccio G. (1373-1374), Il commento alla divina commedia e gli altri scritti intorno a Dante, 3 voll., a c. di D. Guerri, La terza, Bari 1918.

Bourdieu P. (1972 (2000)), Esquisse d’une théorie de la pratique précédé de Trois étu des d’ethnologie kabyle, Éditions du Seuil, Paris.

––– (1976), /H�FKDPS�VFLHQWLÀTXH, in “Act de la recherche en sciences sociales”, 2, 2-3,

pp. 88-104.

––– (1983), Les sciences sociales et la philosophie, in “Act de la re cherche en sciences

sociales”, 47-48, pp. 45-52.

––– (1984), Homo Academicus, Éditions de Minuit, Paris.

––– (2001), 6FLHQFH�GH�OD�VFLHQFH�HW�UpÁH[LYLWp, Éditions Raisons d’Agir, Paris.

––– (1993), La Misère du monde, Éditions du Seuil, Paris, trad. it. di P. Di Vittorio, La mi seria del mondo, a c. di A. Petrillo, C. Taran tino, Mime sis, Milano 2015.

Bourdieu P., wacquanT L.J.D. (1992), Réponses, Éditions du Seuil, Paris.

collins R. (1998), The Sociology of Philosophies, The Belknap Press, Cambridge.

corPosanTo c., ValasTro a. (2014), Una questione di metodo, in idd. (a c. di), Blog, FB & TW. Fare ricerca quali-quantitativa online, Giuffrè, Milano 2014, pp. 1-15.

dal laGo a. (2014), I benpensanti, il melangolo, Genova.

durkheim E. (1901), Les règles de la méthode sociologique, F. Al can, Paris 1895 (1901),

trad. it. di F. Airoldi Namer, Le re gole del metodo sociologico, in id., Le re go le del PHWRGR�VRFLROR�JLFR�²�6RFLRORJLD�H�ÀORVRÀD, Edizioni di Comunità, Mi lano 1996.

emBree L. (2010), Introduction, (with F. Kersten), in schüTz A. (1958-1959), Pro blems of a Sociology of Language, in “Schutzian Research”, 2, 2010 (versione kindle).

Fadda E., GiViGliano A. (a c. di) (2013), Esercizi empirici. Aracne, Roma.

Freeman L.C. (2004), The development of social network analysis. A Study in the Sociology of Science, Empirical Press, Vancouver.

FlorenskiJ P.A. (1918-1922), Dialektika, in “Studia Slavica Hun garica Akakdémiai

Kiadò”, 33, 1-4, 1987, pp. 92-118, trad. it. di C. Zonghetti, Stupore e dialettica,

Quodlibet, Macerata 2011.

GiViGliano A. (2007), Cerchi, barche, campi. Relazioni sociali e Social Network Analysis, in salVini A. (a c. di), Analisi delle reti sociali. Teorie, metodi, applicazioni, Franco

Angeli, Milano 2007, pp. 81-118.

––– (2009), Modelli di conoscenza e modelli dati: l’analisi delle Reti Sociali tra relazioni matematiche e relazioni sociali, in d’esPosiTo m.r., Giordano G., ViTale M.P. (a c.

di), Analisi delle reti sociali: per conoscere uno strumento, uno strumento per conoscere,

Rubbettino, Soveria Mannelli 2009, pp. 15-28.

––– (2011), Pragmaticismo e Social Networks Analysis. Possibilità, realtà, relazioni, in “E-

VHUFL]L�)LORVRÀFLµ�����SS����������––– (2012), La sociologia come linguaggio, Aracne, Roma.

––– (2013a), Outline for a Social Ontology: A Sketch and an Analy sis, in sTancaTi C., Gi-ViGliano A., Fadda E., co senza G. (eds.), The Nature of Social Rea lity, Cam bridge

Scholars Publishing, Newcatle upon Tyne 2013, pp. 2-17.

98 Alfredo Givigliano

––– (2013b), Strane traiettorie, in cosenza G., Fadda E., Gi ViGliano A. (a c. di), Un’Idea di Bourdieu, Aracne, Roma 2013, pp. 51-76.

––– (2014a), Wittgenstein est un sport de combat. Un soggetto usato come un attizza toio, in

muzzeTTo L. (a c. di), Wittgen stein e il pensiero sociologico, ETS, Pisa 2014, pp. 91-124.

––– (2014b), Possibilità e campi, in TaranTino C., GiViGliano A. (a c. di), La possibi lità sociale, Quodlibet, Macerata 2014, pp. 125-141.

heisenBerG W. (1971), Physics and Beyond, Harper & Row Publishers, New York,

trad. it. di M. Poggi, D. Poggi, Fisica e oltre, Bollati Boringhieri, Torino 2013.

hilBerT D. (1925), Über das Unendliche, in “Mathematische An nalen”, 95, 1926, pp.

161-190, trad. it. di A. Frigo, 6XOO·LQÀQLWR, Castelvecchi, Roma 2013.

hilBerT D., cohn-Vossen S. (1932), Anschauliche Geometrie, Julius Springer, Ber lin,

trad. it. di A. Verson, Geometria intui tiva, Bollati Boringhieri, Torino 1978.

kuhn T. (1970), 7KH� 6WUXFWXUH� RI � 6FLHQWLÀF�5HYROXWLRQV, The Uni versity of Chicago

Press, Chicago 1962 (1970), trad. it. di A. Carugo, La struttura delle rivoluzioni VFLHQ�WLÀFKH, Ei naudi, Torino 1995.

morin E. (1977), La Méthode i. La Nature de la Nature, Éditions du Seuil, Paris.

muzzeTTo l. (2006), Il Soggetto e il Sociale. Alfred Schütz e il mondo taken for granted,

FrancoAngeli, Milano.

PeTToello R. (1994), Introduzione, in riemann (1999), pp. Vii-xl.

Piselli F. (a c. di) (1995), Reti. L’analisi di network nelle scienze sociali, Donzelli, Roma.

riemann B. (1854), Über die Hypothesen, welche der Geometrie zu Grunde liegen, in “Ab-

handlungen der Königlichen Gesell schaft der Wissenschaften zu Göttin gen”,

trad. it. di R. Pettoello, Sulle ipotesi che stanno alla base della geome tria, in id.

(1999), pp. 3-20.

––– (1999), 6XOOH�LSRWHVL�FKH�VWDQQR�DOOD�EDVH�GHOOD�JHRPHWULD�H�DO�WUL�VFULWWL�VFLHQWLÀFL�H�ÀORVR�ÀFL, a c. di R. Pettoello, Bollati Boringhieri, Torino.

schüTz A. (1953), &RPPRQ�6HQVH�DQG�6FLHQWLÀF�,QWHUSUHWDWLRQ�RI �+XPDQ�$FWLRQ, in id.

(1962), pp. 3-47, trad. it. di A. Izzo, L’interpretazione dell’azione umana da parte del senso comune e della scienza, in id. (1979), pp. 3-47.

––– (1954), Concept and Theory Formation in the Social Sciences, in id. (1962), pp. 48-66, trad.

it. di A. Izzo, Formazione di concetti e teorie nelle scienze sociali, in id. (1979), pp. 48-66.

––– (1962), Collected Pa pers I, ed. by M. Natanson, Martinus Nijhoff, The Hague.

––– (1979), Saggi sociolo gici, a c. di A. Izzo, Utet, Torino 1979.

simmel G. (1900), Philosophie des Geldes, Duncker & Hum blot, Leipzig.

sTrawson P.F. (1962), Analyse, science et metaphysique, in Béra H. (sous la direction

de), La philosophie analytique, Éditions de Minuit, Paris 1962.

TorreTTi R. (1984), Philosophy of Geometry from Riemann to Poin caré, Reidel, Dor drecht.

whiTehead A.N. (1925), Science and the Modern World, Peli can, New York 1948, trad.

LW��GL�$��%DQÀ��La scienza e il mondo moderno, Bollati Boringhieri, Torino 2015.

wiTTGensTein L. (1929-1938), The Big Typescript, Springer-Ver lag, Wien 2000, trad. it.

di A. De Palma, The Big Type script, Einaudi, Torino 2002.

––– (1941-1949), Philosophische Untersuchungen. Philosophical Investigations (Herau-

sgegeben von G.E.M. Anscombe und R. Rhees), Blackwell, Oxford 1953.