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7. GLI EBREI A TRAPANI

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7.

GLI EBREI A TRAPANI

Angela Scandaliato 2

Momenti di vita ebraica a Trapani nel Quattrocento

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MOMENTI DI VITA EBRAICA A TRAPANI NEL QUATTROCENTO

L’antico quartiere di S. Pietro ospita nel Quattrocento la comunità ebraica di

Trapani; le famiglie emergenti sono tuttavia distribuite nel cuore della città medievale dove, a fianco di chiese e conventi, sorgono le loro case palachate ornate di bifore e portali archiacuti, mentre artigiani, operai, contadini, abitano case terranee o solerate

fornite di astracu, attorno a cortili piccoli e grandi cum communitate puthei, pile,

cloache et billache. I quartieri di S. Margherita o di S. Caterina si abbelliscono di ricche abitazioni ebraiche come pure la Rua Fadaluni, dove sono i palazzi delle famiglie Sala, Chilfa, Cuino1. Nella via Catito sono concentrate le abitazioni più modeste addossate l’una all’altra; quartieri come la Rua di li quartarari, ospitanti immobili di proprietà di ebrei2. Non c’è tuttavia quartiere della città medievale che non ospiti abitazioni o botteghe di ebrei; S. Elisabetta, S. Francesco, Porta Nova, Porta Vecchia, il quartiere Palacii, di Chanti Chanti, S. Benedetto, S. Salvatore, Porta Pali, il macello che si trovava prima nella zona delle mura orientali vicino Porta vecchia, è già stato spostato nella zona più centrale vicino Rua Nova alla metà del Quattrocento.

Uomini d’affari, banchieri, mercatores, proprietari, amministratori, notai e giudici spirituali, si affacciano alla storia più facilmente di operai di concerie, di tonnare, garzoni di bottega la cui voce arriva flebile attraverso la protesta per una angheria subita, una tassa ingiusta, un’allocazione non corretta, o la vendita di animali e di oggetti di scarso valore. Usare il termine democrazia in riferimento alle strutture amministrative delle comunità ebraiche ci sembra una forzatura3; riteniamo di dover registrare invece, la realtà, che i documenti mostrano senza veli, di comunità dove una oligarchia di notabili, i maiurenti o facultuosi, forte del potere economico e culturale, influenza le scelte politiche di tutti, decidendo l’apertura al dialogo con la Universitas

cristiana o 1’irrigidimento e la difesa della propria diversità, vessando talvolta i più deboli, ostacolando il corso della giustizia, come dimostrano le numerose proteste contro i giudici spirituali accusati spesso di parzialità4.

Nel 1419 il noto legum doctor di Sciacca, Antonio de Bonanno è chiamato ad intervenire sulla vertenza tra la giudecca da una parte, ed Elia Sala segretario e i proti dall’altra, accusati di gestione non trasparente delle risorse comunitarie. Altri conflitti sorgono tra i proti e la famiglia di Sabet Cuyno; l’incertezza del diritto produce ripetuti episodi di violenza e persino aggressioni nella meschita in cui sono coinvolti giudici ebrei di Palermo, viene proibito il gioco della zara da cui derivano «maximi scandali et

1 E. TARTAMELLA, Corallo, Storia e Arte dal XV al XIX secolo, Palermo 1985, p. 87; cfr.,

anche, TRASSELLI, Sull’espulsione degli ebrei dalla Sicilia, cit., p. 136. 2 AST, Trapani, not. N. Cirami, reg. 8767, cc. 114v-115r-v, 7 Aprile 1469; cc. 118v-119r, 13

Aprile 1469; c. 108r, 8 Marzo 1469. Alcune notizie sui quartieri si trovano in M. SERRAINO, Storia di Trapani, Trapani, p. 51.

3 TRASSELLI, Sull’espulsione, cit., p. 131. 4 Certi aspetti della vita sociale ebraica nell’isola sono ben evidenziati da Bresc: «à

1’interieur de la communauté ils sont en effet les chefs, les administrateurs des biens communs, les maiurenti, qui représent à la fois et sans doute oppriment la communauté entière»; cfr. H. BRESC, La Diffusion du livre en Sicilé à la fin du Moyen Age, BCSFLS, XII, Palermo (1973), p. 167.

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multi inconvenienti»5. Episodi di questo genere inducono a dare un assetto più stabile alle strutture

amministrative della comunità. All’ufficio di proti potranno concorrere 30 persone: Sabet Cuyno, Minachem Romanu, Busacca de Sida, Busacca Grecu, Bulchayra Balbo, Chaim di Sabatu, Juda Xeba, Jacob Cuxa, Muxa Cuyno, Muxa di Nuxudu; Merdoch Sammi, Machaluf Levi, Machaluf Sammi, Nissim de Iona, Nissim Saya, Nissimi Chirusu, Susem Cuxa, Salamuni Gurgempi, Sabet Ginco, Sabictu Xalat, Salamuni di Agnati, Ayduni Tera, Juda Chirusi, Fariuni Aurifici, Xamueli Cheti, Sirellu Balbu, Sibiteni Gaudi.

Le famiglie di li maiurenti riescono a piazzare due dei loro esponenti, quelle di li inferiuri solo uno. Si faranno 15 cetuli (schede) su ognuna delle quali verranno scritti due nominativi e saranno rinchiusi in una cassa con due chiavi chi sarà aperta in presenza delle trenta persone al momento di estrarre i nomi dei due che saranno proti per tre mesi; per l’estrazione, «digia viniri unu pichulillu innocenti».

Nei mesi successivi saranno estratti altri due nominativi fino ad esaurire le 15 schede. Nessuno potrà rifiutare la carica, altrimenti incorrerà in gravi pene. I proti assistiti e consigliati dalle altre 28 persone dovranno rendere conto del loro operato. Privilegi e altri documenti, saranno custoditi in una cassa chiusa con due chiavi una per ciascuno dei proti e in caso di apertura dovranno assistere gli altri maggiorenti o almeno sei persone. Se qualcuno riceverà un privilegio dovrà comunicarlo ai proti entro dieci giorni per la custodia nella cassa, pena «scuminicacioni a la miskita universali». Si dovrà fare inventario di tutti i documenti, i preziosi e i beni della giudecca e della mischita, in doppia copia, in potere dei proti6. Solo poche famiglie in effetti beneficiano di privilegi, viaggiare e trafficare, tenere famiglie di schiavi, ospitare ebrei barbarosi

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benessere e privilegi lasciano tracce documentarie e facilitano il recupero della memoria storica che inesorabile selezionae sacrifica i piccoli, anche tra gli ebrei diversi. I Sala, i Sammi, gli Actono, i Cuyno, i Chilfa, i Romano, i Muxarella, i De Jona, i Nissim occupano parecchi registri notarili e denunciano un fervore di attività economiche che dà un’impronta inconfondibile alla Trapani del Quattrocento, con le sue botteghe di coralli e corallari, gli orafi, il suo porto dove si agita una umanità variopinta di mercanti mediterranei barbarosi, provenienti dalle parti ultramarine o di genovesi, pisani, veneziani, di schiavi mauri, circassi, o dei monti Barca, le sue tonnare e i laboratori di tonnina dove voci in volgare siciliano si mescolano a suoni in arabo maghrebino. I grandi della comunità si impongono per i traffici e la cultura, l’abilità nel rendersi utili alla società cristiana, progettano strategie matrimoniali, non dissimili da quelle dei baroni siciliani, che consentono concentrazioni di patrimoni e quindi potere contrattuale. Matrimoni e testamenti, progetti per la vita e per la morte, introducono nella società trapanese vivace e vitale anche per la presenza di ebrei cosmopoliti, poliglotti, spregiudicati affaristi, viaggiatori e avventurieri, eredi del mondo della Genizah per l’intensità dei commerci, qui meno che altrove contrastati dalle repubbliche marinare, per la forma mentis, per lo spirito di rischio e d’avventura. I Cuyno sono ricchi e colti, Lia, Geremia, Lucio, Muxa, Fadalono, Xilomo, Joseph, Mordechai, Mathafiono, si

5 LAGUMINA, I, pp. 350–354. 6 Ibid., pp. 355–358. 7 SERRAINO, Storia di Trapani, cit. p. 51.

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dividono fra Trapani e Palermo per i loro affari nellisola8. Ad alcuni membri della famiglia è, forse eccezionalmente, concesso di firmare come testi alcuni contratti notarili. Xamuel e Joseph sottoscrivono il testamento di Marzuca moglie di Xibono Sesia, loro sorella, mentre maestro Muxa medico9 ne è l’esecutore testamentario. La donna come altri, «elegit seppelliri» nel cimitero ebraico extra menia, confinante con la chiesa dei Santi Pietro e Paolo10. Lucio, Zacharia, Juda sono impegnati nel commercio internazionale con mercanti catalani ai quali barattano panni con coralli 11.

Ebrei adolescenti imparano l’arte della lavorazione del corallo nel grande laboratorio di Juda e Charono12, mentre Lia si occupa delle esportazioni. Di tanto in tanto anche contro i fanciulli si scatena l’intolleranza delle autorità locali, come rivela la protesta di Muxa Xacca proto contro il baiulo di Trapani Antonio de Vindacio perché vessa gli ebrei minori di tredici anni che non portano lunam cioè la rotella rossa, il

segno della diversità, «expignorando... clamides et vestimenta»13. Come le grandi famiglie i Cuino sposano tra cugini14, litigano per motivi di interesse15, si dividono beni, progettano alleanze matrimoniali con esponenti di ricche famiglie della comunità, gli Actono, i Thera, i Sammi. Fadalono sposa la vedova di Aidone Thera, Maymona, e come vitricus e coautore, insieme a Marmuna, la nonna, assegna la dote alla giovane Sitilculla che sposa Ayeti de Jona: tre letti fornitos, una cortina secondo l’uso di Trapani, cioè diretta–versa, 10 onze, una casa, una bottega. La ketubbah è redatta dal notaio ebreo Salomone Chirkena16. Negli anni ‘60 si celebrano altri ricchi matrimoni, occasioni per esibire ricchezza e potere. Il 20 Febbraio 1462 Samuele Caino figlio di Joseph contrae matrimonio, «in dei nomine, habito, trattato et per verba firmato anuli

8 Lucio Cuyno definito civis Panormi in un contratto, «civis civitatis Drepani habitator

Panormi», in un altro, nomina procuratori cristiani per i suoi affari e per esigere crediti a Marsala. AST, Trapani, not. N. Cirami reg. 8767, cc. 17v–18r, 15 Gennaio 1466; cc. 18r-v, 16 Gennaio 1466.

9 Ibid. not. G. Forziano, 1 Settembre 1464, cit. in C. TRASSELLI, Medici Trapanesi del secolo

XV, «Bollettino Medico», XIV, (1947), pp. 39-41 10 Ibid. not. G. De Nuris, reg. 8567, cc.76r-v, 5 Marzo 1421; cc. 99v–10r, 12 Maggio. 11 Ibid., reg. 8569, c.15v, 19 Gennaio 1428. 12 Ibid.not. N. Cirami, reg. 8771, c. 203r, 15 Gennaio 1478. Anche Stera, vedova di Lia Sala,

manda il figlio Saddone dodicenne da Charono Cuyno magistro corallaio «ad standum cum eodem Charono et ei servendum in apoteca arte predicta ad faciendum paternostros et alia opera de curallo». Not. G. De Nuris, reg. 8571, c. 66v, 4 Agosto 1432.

13 Ibid., not. G. Miciletto, reg. 8587, cc. 158r-v, 9 Marzo 1435. 14 Cfr. nota 8. 15 Mathafiono Cuyno e Lucio sono in contrasto per l’eredità di una casa di cui una metà

apparteneva agli eredi del defunto magister Fariono de Riccio. La vertenza è risolta dall’intervento come arbitro del legum doctor Antonio de Miciletto. AST, Trapani, not. Durduglia cc. 15v–16r-v, 30 Luglio 1438. Muxa e Lia si dividono immobili in contrada lu munnizzaru di Baratta. Not. G. Giordano, reg. 8536, 28 Ottobre 1418.

16 Ibid., not. G. Miciletto, reg. 8587, cc. 18r-v, 17 Settembre 1433. Altro contratto matrimoniale redatto dallo stesso notaio è quello tra Trixono de David di Mazara e Stera, figlia del fu Elia Levi e Mulchaira. II nonno materno Azarono de Matafiono figura come dotante, ibid. c. 69v, 8 Dicembre 1434.

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subarracione interveniente secundum morem judeorum et consuetudinem civitatis Drepani», con Suna de Actono figlia di Emanuele; la sposa ha una dote costituita da: «tria letta fornita», due di seta e uno bianco, una cortina da letto «tota de seta secundum lori solet principalibus judeis», della città e una somma di 30 onze. Sena è ormai sposata, ma dote e sposa saranno consegnate al marito «ad dictum matrimonium carnali coppula consumando», entro due anni «ab hodie in antea»17.

Actono e Cuino intrecciano negli anni successivi relazioni di parentela sempre più strette e fusioni di consistenti patrimoni. Negli anni ‘70 è Jacopo de Actono figlio di Daniele a sposare Asena figlia di Saccone Cuino. Anche in questo caso i tre costosi letti vengono descritti in modo dettagliato nella «ketubbah manu magistri Moysi Chetibi et omnia posita per judices spirituales et magistrum Machalufo Chilfa»18

. Gli oggetti più preziosi assegnati alle spose che fanno parte del patrimonio

familiare, rendono splendenti le spose e danno lustro ai mariti. Alla morte di Aydone Thera, i tutori dei figli, David Thera e Xamuel de Rachamino vendono alcuni gioielli per impiegare il denaro in attività produttive. Sono infatti in società con maestro Brachono Chareri per fare tonno salato «in bucticellis posito»19

. La vedova di Judarello Chirusi acquista «zonas duas videlicet unam cum cinto de sita virdi et aliam de sita rubea munitas argento deaurato» e in seguito « buctunera de argento filato fino», mentre l’orafo Bulchaira Balbo compra delle perle20. In una comunità in espansione come quella di Trapani, non deve sorprendere la presenza di diversi notai che scrivono le

Ketubbot, i contratti matrimoniali con l’elenco dei capi di corredo, la cosiddetta nedunja, contratti che sotto altra forma vengono redatti presso i notai cristiani per rafforzarne la validità giuridica erga omnes. A Trapani nel Quattrocento operano nel settore vere e proprie dinastie di notai ebrei, oltre ai due già citati, conosciamo un Simeone de Nissim e nella seconda metà del secolo altri membri della famiglia esercitano la stessa professione. I notai cristiani quando redigono contratti matrimoniali fanno, quasi sempre, riferimento alle Ketubbot in ebraico e citano i notai ebrei. Il 14 Agosto 1485 viene stipulato presso il notaio Cirami il contratto di matrimonio fra Muxa de Amuri lo sposo e Stera Luquayru madre della sposa Minina, nel quale si rimanda per i particolari alla ketubbah, «cum appareat tenore cuiusdam cotube facte paulo ante ... contemplacione matrimonii olim habiti et firmati more ebraico»; vengono ratificati i precedenti accordi, Stera e Muxa suocera e genero confermano che è tutto vero quello che «lacius contineri tenore dicte cotube». Lo stesso giorno la giovane Minina autorizzata dal marito ratifica il contratto letto dal notaio, (la cosa è degna di nota) in volgare siciliano, sibi «per me notarium in vulgari sermone patefactum». Muxa deve ricevere dalla suocera due onze, «un dubletu et cannas XV mataraciorum laboratorum a lu iectitu di Xacca»21.

I materassi più pregiati vengono tessuti in quegli anni a Sciacca, e Caltabellotta da donne ebree e venduti in tutta l’isola. A una tessitrice si raccomanda di tesserli de «bono

17 Ibid., not. F. Formica, reg. 8705, c. 242r, 20 Febbraio 1462. 18 Ibid., not. P. De Nicola, cc. 110v–111r, 20 Marzo 1479. 19 Ibid. not. G. De Nuriis, reg. 8569, cc. 14r-v, 8 Gennaio 1428. 20 Ibid., cc. 16v–17r, 19 gennaio 1428. 21 Come risulta da altre fonti, ad esempio testamenti interamente dettati e trascritti in volgare,

gli ebrei parlavano e comprendevano perfettamente il siciliano. Ibid., not. N. Cirami, reg. 8772, cc. 154v–155r, 14 Agosto 1485; reg. 8776, c. 11r, 11 Aprile 1490.

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coctono tinto a lu blancu», dal che, si deduce che il purpurigno si riferisce al tipo di lavorazione e non al colore22.

La dote condiziona in modo rilevante la gestione dell’economia familiare e finchè non viene completata, il dotante non può vendere i suoi beni che sono vincolati. È quanto succede a Covarino Riccio ebreo di Sciacca, denunziato da Salomone di Girgenti suo genero, a Trapani, perché vuole vendere una serva alba che deve essere invece ipotecata per il debito dotale; in sostituzione della serva, sarà subiugata una apoteca

nella platea publica di Sciacca23. Attestano il benessere delle famiglie anche testamenti e inventari, consentono di

entrare nelle case ebraiche percepirne i gusti, immaginarne il vissuto, intuirne i sentimenti. Spesso le abitazioni sono descritte in modo così dettagliato che sarebbe possibile fare delle piante.

La famiglia Cuyno riesce a combinare un altro ricco matrimonio, quello tra Joseph Mardocheo con Perna figlia di Lucio e Gaudiosa Sammi, attiva coppia di facoltosi mercanti e usurai che occupano con i loro affari le pagine di tanti registri notarili degli anni ‘60 e ‘70. Nel 1463, il 23 Marzo, viene assegnata a Perna una dote costituita oltre che dai soliti tre letti da: 75 onze, un tenimento di case in contrada

Judaice composto da «cammara sala et coquina cum usu cortilis, puthei, pile et cloace», accanto all’abitazione dei Sammi, una domuncula nello stesso quartiere accanto alla casa della famiglia Cuyno24. Un documento degli anni ‘60 indica i Sammi tra i facultuosi della giudecca insieme ai Cuyno, gli Actono, i Muxarella25. Lucio e Gaudiosa hanno altri due tigli, Machalufo e Bisisa, i loro affari vanno a gonfie vele, prestano danaro a cristiani ed ebrei e dopo la morte di Lucio l’abile Gaudiosa continua ad esercitare il prestito ad interesse insieme al figlio ed erede Machalufo, attivamente impegnato nel commercio del corallo, dei panni e nella vita politica come maggiorente e persona di fiducia di altre ricche famiglie. Alcune famiglie in difficoltà economiche sono costrette ad ipotecare i loro beni per far fronte ai debiti contratti nei confronti dei Sammi e di altri che, come loro soci o da soli, come gli Actono, esercitano attività usuraria26. Il testamento di Lucio Sammi del 1461 e il contratto di matrimonio tra

22 Stella uxor Jacob de Galiono di Sciacca vende a Giovanni de Modica di Palermo

«mataracia purpurigna» nuovi di 13 canne e mezzo, «qua mataracia dicta judea debet texere de bono coctono tinto a lu blancu et debet esse de bono oculo parvo ut moris est facere mataracia et large palmorum quattuor», al prezzo di 3 tarì la canna; riceve come caparra due tarì. SASS, Sciacca,, not. A Giuffrida, c. 180r, 21 Luglio 1457.

23 AST, Trapani, not. F. Formica, reg. 8705, c. 167r, 12 ott. 1463. 24 Ibid. cc. 250r-v, 29 marzo 1463

25 Ibid., 13 aprile 1462. 26 Andrea del fu Antonio Lagugliaro confessa di dover dare a Gaudiosa Sammi, rappresentata

da Busacca de Muxarella il genero, 3 onze e 18 tarì restanti dalla somma di 4 onze e 27 tarì per la vendita di capi di corredo. AST, Trapani, not. N. Cirami, c. 71r, 10 Ottobre 1468; Asisa vedova di Joseph Sivena e Raphael Sivena madre e figlio ipotecano due loro case (1/3 della donna e 2/3 del figlio) per somme ricevute in prestito da Manuel de Actono. Ibid., not. Cirami, 28 Dicembre 1468, cc.75v–76r-v; Busacca Chilfa col consenso della moglie e dei figli, pattuisce la subiugacione di due case a Machalufo Sammi per 15 onze., Ibid., cc. 114v–116r, 7 Aprile 1468; Asisa Sivena e il figlio ipotecano due case in favore di Gaudiosa agente tutorio nomine

per conto di Machalufo; ibid., 13 Marzo 1466; Muxa Lu Presti ipoteca due case, la cammara e

la sala intus duo cortilia communia, nella Rua di Fadaluni in favore di Sadone Sala; Ibid., cc.

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Machalufo e Lachayna Sala, figlia del banchiere Sadone, aprono un interessante spaccato di vita ebraica nella Trapani quattrocentesca. Il Sammi affida a Gaudiosa la gestione del loro patrimonio e la tutela del figlio che, divenuto maggiorenne, avrebbe dovuto accettare senza discussioni le scelte della sua intraprendente madre, «cui quidem Gaudiose credatur de eo quod asseruit super dicta tutella per eam gerenda et minime valeat idem Machalufo ullo pacto contradicere»27. Lucio Sammi assegna le doti a tre sue nipoti, Channa, Stera, Mariune, lascia una casa alla sorella Mulchaira in contrada macelli judaice, a Bisisa la figlia sposata con Busacca de Muxarella e a Perna l’altra figlia fidanzata con Joseph Cuyno, (sposa poi nel 1463), oltre la dote, 10 anzi ciascuna per l’acquisto di una serva. La serva negra Misuda e la figlia servula Disiata, avrebbero aiutato Gaudiosa a mandare avanti la grande casa palachata nel quartiere S. Margherita. Nel 1463, dopo il matrimonio di Perna e Joseph Mardocheo Cuyno, viene concordato quello tra Machalufo ancora bambino e Lachayna figlia di Sadone Sala che, come vedremo, rappresenta l’alleanza tra le due famiglie più ricche della comunità trapanese.

Lucio Sammi muore probabilmente nel 1467, il patrimonio di famiglia è ormai consolidato, Gaudiosa lo amministra con perizia e senso degli affari, Machalufo dopo il matrimonio si dedica alla politica e collabora col suocero nell’attività bancaria. Debitori di Gaudiosa Sammi nel 1468, alcuni membri della famiglia Chilfa, Muxa e Machalufo, per 121 onze che non riescono a restituire con gli interessi, sono costretti a vendere una senia con vari edifici; la figlia di Machalufo, Asisa e il marito Raphael Grecu riescono poi a riscattare gli immobili28. I Chilfa di Trapani, se non sono capaci di affermarsi col commercio e non hanno quella intraprendenza che consente di raggiungere posizioni economiche di rilievo ai Sammi, ai Cuino, agli Actono, ai Sala, si distinguono insieme ai Romano, ai Matafiono e ai notai per il prestigio e il potere che concede loro la cultura. Alcuni membri della famiglia sono giudici spirituali, altri abili amanuensi. Muxa ha una numerosa prole, avendo sposato tre volte. Tra i suoi creditori, oltre ai Sammi, vi sono dei cristiani; ridotto a «non habere onde solvere nec vendere aliquid predium de cuius precio posset solvere et satisfacere dictis suis creditoribus», ottiene, previo consenso della figlia maggiore del suo secondo matrimonio Sidara, di Stera sua terza moglie e dei suoi figli minori, un decreto della curia civile, necessario a garanzia dei figli e figlie minori «et precipue juri ypotecarum suarum dotium et omni alio iuri sibi compitenti», per vendere la sua parte di vigna ed edifici di proprietà della famiglia in contrada Regalecti. Si tratta della terza parte della proprietà così descritta: «domus, puthei, terre, tenellorum et aliorum stivilium domus in ea existencium, ac terre vacue ipsi vinee coniuncte»; la terza parte di un servo negro tunisino Musutach; le altre due parti della proprietà sono di Busacca e Machalufo i fratelli. Si tratta di vendita con patto di riscatto che avverrà, come abbiamo detto, ad opera del genero di Machalufo Raphael Greco29. Conosciamo un Beniamino Chilfa che, negli anni ‘30, si divide fra Trapani e Alcamo, dove possiede una casa in contrada Santa Maria «secus domum archipresbiteri

118v–119r, 13 Aprile 1469.

27 Ibid., not. F. Formica, reg. 8705, cc. 12r-v–13r, 19sett. 1461. 28 Il termine senia, di cui si parla nel documento, indica in siciliano ,second oil Mortillaro:

machine di ruota intorno alla quale sono avvolte delle funi alle quail sono attaccati dei secchi per tirare acqua dai pozzi, specie per irrigare. Ibid. not. N. Cirami, reg. 8768, cc. 115r-v, 7 aprile 1469.

29 Ibid., cc. 108v–109r, 13 marzo 1469.

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terre predicte», venduta 10 onze per pagare in parte il debito dotale alla figlia Stera e al marito Sibiteni de Jona di Monte S. Giuliano30.

Un Machalufo Chilfa figlio di Xalomo è invece amanuense, copia in ebraico anche libri di preghiere, Sidduri31. Non vi sono invece tracce consistenti di medici ebrei e della loro attività, se non qualche nome di tanto in tanto; ne abbiamo incontrato alcuni, Muxa Cuyno, Mosè e Nissim Chirusi, Chanino e Matafiono de Matafiono, Leone Cuyno, Joseph Maires, Abram de Siracusis. Azarono e Chanino sono figli di maestro Lia e Nesa Matafiono; alla morte del padre, probabilmente medico anche lui, si dividono l’eredità: metà ciascuno di una vigna, a Chanino spetta, «tenimentum domorum de domibus tribus», di cui una chiamata «la putia cum cortiliolo in eo existente in contrada S. Margherita seu Sancte Caterine medium», Azarono riceve un altro «tenimento de domibus quattuor cum cortile in contrata Chaltichaltiri e una apotecam soleratam... cum domo una sibi coniuncta cum communitate cortilis, puthei; pile et cloace in contrata judaice in Ruga de Fadaluni» vicino le case di Aydone Thera. La vigna della famiglia si trova in contrada de Burzueni

32. Da altri documenti si deduce

che le condizioni di Azarono non sono floride33, mentre la professione di medico garantisce a Chanino un maggior benessere. Tra gli accordi per la divisione della eredità, c’è l’impegno di Azarono di vendere la sua parte di beni al fratello qualora «devenerit ad inopiam et ob necessitatem voluerit forsitan dictam apothecam et domum vendere»34. Alla morte di Chanino invece Azarono diventa con Matheus de Messana tutore dei suoi figli, Muxa, Suna, Josue e Channa; la madre dei bambini perde la tutela perché si risposa con Vita de Azara. Nell’inventario dei beni, oltre l’abitazione in contrada S. Margherita, vi sono i seguenti oggetti: «bussulam unam eream de unguento, rotam unam tenendi libro…mantillictum unum, dimidias buctonos de argento 25... cortenam unam albam longitudinis cannarum viginti quattuor et latitudinis cannarum duarum, maillas unam parvam, item libros ebraicos... burniam unam parvam, item togam unam virilem vetustam panni de Florencia coloris bruni»35

. Più di matrimoni e funerali, attirano l’attenzione della comunità ebraica e di

quella cristiana i divorzi che, per quanto non frequentissimi, continuano a rappresentare per le donne ebree alternative di vita precluse alle donne cristiane. In questi casi tutto il clan familiare viene coinvolto sia da una parte che dall’altra e non è solo questione di turbamento o di momentaneo sconvolgimento degli equilibri familiari, ma di processi lunghi, risolti spesso in appello con l’intervento diretto dei viceré, investiti delle

30 Ibid., not. G. De Nuris, reg. 8571, cc. 16r-v, 16 nov. 1432. 31 Su questo personaggio cfr. il documento trascritto in questo volume alle pp.00-00. Ashtor

deprecava negli anni scorsi «the low level of Jewish learning» e con rammarico osservava: «these people could support Jewish scholars and render it possible for them to pursue their activities of studying, teaching and writing books» e ancora: «some notarial acts... mention hebrew books... But one may search invain in the catalogues of hebrew MSS. collection for the title of a treatise written or copied in Trapani», Cfr. E. ASHTOR, The Jews of Trapani in the later

Middle Ages, Studi Medievali, 25 (1984), p. 30. Riteniamo che lo spoglio delle carte notarili dell’Archivio di Stato di Trapani possa ancora riservare delle sorprese.

32 AST, Trapani, not. G. De Nuris, reg. 8576, cc. 40r-v–41r, 17 Febbbraio 1428. 33 Ibid., not. G. Miciletto, reg. 8587, cc. 65v–66r, 17 nov. 1434. 34 Ibid., not. G, De Nuris, reg. 8570, cc. 40r-v-41r, 17 febbraio 1428. 35 Ibid., not. G. Miciletto, reg. 8587, c.8, 21 marzo 1434.

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vertenze in seguito a ricusazione dei giudici spirituali ebrei. I Balbo sono orafi a Trapani dal XIV secolo36, o drappieri come Sirello, Bulchaira possiede case a Porta Nova, Nissim e Marzuca possiedono case in contrada S. Margherita «cum usu et communitate puthei pile et billacha»37

. La figlia di Sirello, Nuta, divorzia da Merdochay Nuxa. La causa viene trattata nell’ottobre del 1422 « in curia Judeorum dicte terre », dai giudici spirituali delegati di maestro Moises de Bonavoglia il Dayan Chelali. Mardocheo vorrebbe partire per Tunisi, allungando così i tempi del processo, ma riceve una diffida con minaccia di scomunica38. I divorzi che abbiamo registrato si riferiscono alla prima metà del secolo e sembrano diminuire nella seconda, anche se bisogna analizzare sistematicamente le numerose carte dei notai di Trapani per avanzare delle ipotesi. L’impressione netta è comunque che sono più frequenti a Trapani rispetto ad altre comunità siciliane, come quella di Sciacca, che pure ha lasciato ampie tracce documentarie; la società trapanese è più dinamica socialmente ed economicamente, più cosmopolita, si direbbe, e questo comporta una maggiore indipendenza ed elasticità nell’utilizzare tutta le possibilità offerte dal diritto mosaico, rispetto ad altre comunità siciliane, dove le autorità comunitarie subiscono, in modo più incisivo, i condizionamenti della società cristiana che vieta il divorzio. Permane l’abitudine delle famiglie ebraiche di organizzare matrimoni tra bambini cosicché,«interveniente subarracione anuli secundum morem hebreorum» e stabilita la dote, i due sono sposati anche se non uniti sessualmente; la data della consegna della sposa e della dote, com’è precisato in tutti i contratti, dipende dagli accordi ed è ovviamente subordinata al momento in cui la ragazza è in grado di procreare. Durante questo intervallo si possono verificare le situazioni più strane. Nachono de Fariono di Monte S. Giuliano (Erice) nel 1414 sposa Rachele, figlia di maestro Busacca de Merdochay, vengono promessi certi beni dotali «assegnanda... una cum dicta sponsa in certo termino» che non viene rispettato, anzi il De Merdochay rifiuta, sebbene ripetutamente invitato a farlo, e per di più si prende l’arbitrio di scrivere, non sappiamo per quale motivo, l’annullamento di matrimonio, «ad iniuriam Nachoni». Costui protesta allora con maestro Fariono de Jacob, sacerdote, notaio, e «scriba inter iudeos terre Drepani», al quale spetta dichiarare la nullità, chiedendo inoltre, data la impossibilità di consumare il matrimonio, di poter ripudiare la ragazza. Fariono, «tamquam ille ad quem spectat caricam separacionis» gli deve concedere «licenciam», in modo che «cum alia judea matrimonium contrahere posset secundum ritum et morem judeorum». Se non lo avesse fatto sarebbe stato denunciato39. Le separazioni sono sempre occasioni di scontro tra famiglie e nel solito gioco delle parti, come in una commedia, si misura la forza dei personaggi o la loro prepotenza e, quello che più conta, il prestigio, il potere politico dei clan, la loro capacità di avere accesso presso le più alte autorità dell’isola. Anno Domini 1442 si trova temporaneamente a Trapani il famoso Moise de Bonavoglia, Dayan Kelali dei giudei di Sicilia. Gli si presenta chiedendogli di intervenire in suo favore, la giovane

36 Ibid., not. F. De Ianca, reg. 8524, 3 dic. 1390. 37 Ibid. 27 novembre 1390. La parola billacha sarebbe secondo Trasselli di origine ebraica,

viene usata fino al XV secolo e scompare nel XVI. Cfr. C. TRASSELLI, Sulla diffusione e

sull’importanza della cultura e della lingua ebraica in Sicilia, particolarmente in Trapani e in

Palermo nel sec. XV, BCSFLS 15 (1986), pp. 377–382 38 AST, Trapani, not. D De Nuris, reg. 8568, cc. 27v–28r, 26 ottobre 1422. 39 Ibid., not. Zuccalà, reg. 8526, fasc. 6 (1414)

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Conmayra Cuyno della ben nota famiglia, vedova di Caym Levi, costretta contro la sua volontà, in base alla legge del levirato, a sposare il cognato Nachono con cui è in causa. In partenza dalla città Bonavoglia affida il processo al suo luogotenente e fratello Gaudio40 che lo porta quasi alla conclusione e lo affida, dovendo partire, ai giudici commissari ebrei, David Cavayli, Musa Jsac, Merdoch de Salvato, Nissim de Medico e maestro Moyse Cuyno per la sentenza. Nachono Levi è in carcere per ordine del Giudice Supremo, perché all’inizio del processo «abscondit se et nullatenus in judicio minime comparebat». Corre voce, «famam occultam» che voglia fuggire e «dimictere dictam Conmayram sic impeditam in tota sua vita». Occorre dunque che vi rimanga finchè Conmayra «fuerit et sit expedita de causa predicta». I parenti di Nachono, specie il padre Machalufo Levi, brigano per ostacolare il corso della giustizia e ritardare la sentenza con una serie di proteste. Ricusano i giudici, particolarmente Muxa Cuyno e Muxa Xacca al momento di pronunziare la sentenza. Dopo una prima protesta Nachono viene scarcerato in quanto, sebbene non richiesta, il padre e altri congiunti prestano fideiussione e garantiscono la presenza in giudizio del giovane. Tutto questo risulta agli atti «in quaedam arabico scripta41 in actis curie judeorum», mentre la vicenda è raccontata dai citati giudici come risposta all’ennesima protesta di Machalufo Levi di fronte al notaio Milo il 24 Giugno del 1442. Il padre accusa i giudici di costringere in carcere il figlio per liberare contro la sua volontà la cognata Conmayra, con la seguente motivazione: «Quod in omnibus legibus absurdum apparet nam cum matrimonium in consenso voluntatis consistit, et sic ex consenso ipsius juvenis apparet matrimonium cum predicta Conmayra existere que consentire tenetur voluntati juvenis predicti». Il Levi, sostenendo di non essere «loquele expertus e non suas sit dicere raciones», muove una seconda accusa, di ostacolare l’intervento di consultores, amici della famiglia che potrebbero «dicere et opponere raciones et sibi necessaria»42

. Non conosciamo i retroscena della vicenda, possiamo immaginare lo scontro tra gruppi tradizionalisti decisi al rispetto delle norme ebraiche anche più arcaiche e gruppi progressisti più aperti ai cambiamenti, specie se favorevoli alle donne, ma è possibile pensare a motivazioni molto più banali come ragioni di interesse economico. Si registra comunque, in questo come in altri casi, la tendenza delle donne ebree del basso medioevo a rifiutare il peso di una consuetudine, che pur avendo perso nei secoli la sua forza, continua a produrre talvolta forme di oppressione. Altrettanto chiara è l’intenzione delle autorità di proteggere le donne, evitando le forme più clamorose di violenza psicologica. Il processo si interrompe in attesa che si pronunzino il Bonavoglia e il Vicerè, per cui non ne conosciamo la conclusione che ci auguriamo sia stata favorevole alla nostra Conmayra. Come in ogni teatro anche in quello della vita prima o poi cala il sipario, sia che i personaggi abbiano raccolto applausi sia che abbiano raccolto sconfitte. La scena può interrompersi per un evento imprevisto, o è possibile prepararsi alla conclusione

40 Tutta la famiglia di Moyse de Bonavoglia è, a quanto pare, coinvolta nell’attività del Giudice Supremo; nel 1439 il rabbino Isacco o Gaudio, era stato nominato suo collaboratore e luogotenente insieme al cristiano Bartolomeo Gallina con una cerimonia pubblica nella Sinagoga di Palermo. Cfr. F LIONTI, Le Magistrature presso gli Ebrei di Sicilia, ASSic, IX, (1884), p. 333.

41 Se sussistono ancora dubbi sul fatto che gli ebrei siciliani parlassero e scrivessero in arabo, questo documento consente di fugarli definitivamente. Si trova agli atti del notaio F. Milo, reg. 8623. cc. 280r-v, 24 Giugno 1442.

42 Ibid..

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togliendo la maschera e scoprendo il volto. Nei testamenti gli uomini sono sinceri perché hanno paura di un misterioso palcoscenico e di un pubblico ignoto; i testamenti sono un varco nella psicologia dei personaggi, i quali temono «ne forte vitam suam sub silencio finiret et de bonis et hereditatis sue nulla esset dispensacio facta». L’eredità è come l’impronta, la traccia del morto, l’illusione per i superstiti e per i morenti che la fine non sia definitiva ma scomparsa parziale, essendo possibile ricomporre attraverso gli oggetti noti la via dell’ignoto che ricongiunge idealmente alla persona scomparsa e la persona scomparsa a noi. L’ideologia della morte è costruita sulla base di un possibile ritorno mediato dagli oggetti familiari e dai luoghi consueti. Stera Chirusi «elegit sepulturam sui corporis in loco ubi solent sepelliri cadavere iudeorum ditte civitatis». Il suo testamento procede in un volgare siciliano che ha caratteristiche di straordinaria immediatezza. Erede universale è Misuda la figlia: «Ki si la ditta Misuda sua figla et hereda quod absit, murissi in minuri etati vel in maturi senza figloli di so corpo ... ki li beni stabili pervegnanu ... ad Sictuna sua soro mugleri di Samueli Levi si tandu viva fussi et si tando viva non fossi». Poiché suo marito Challuri de Challuri non è sano di mente, Misuda dovrà rimanere «subta gubernu, regimi et administracioni di la dicta Sictuna ... in sua casa persina ki ipsa sua figla vegna ad maritari»; nel frattempo il reddito di una sua casa sarebbe servito per alimentare la bambina; se la corte dovesse nominare un tutore,«ki quilli tuturi per curti creato digia la ditta sua figla et hereda alimentari supra lu loheri di la dicta casa»; e se per caso al marito venisse in mente di toglierla a Sictuna sua sorella, l’affitto della casa vada a costei finchè Misuda non sia di perfetta etati43. Nello stesso anno 1486 Cassena moglie di Graciano di Vita detta le sue ultime volontà che il notaio registra in volgare. Erede universale è nominata la figlia Collina alle seguenti condizioni: «ki si la dicta Cullina contingissi muriri in minuri etati vel in maiuri etati senza figlolí di so corpo legitime descendenti, ki eo caso tutti li beni di la presenti hereditati di ipsa testatrici pervegnanu et perveniri digianu a Fariuni Greco patri di ipsa testatrici»44. Col testamento di Suna vedova di Charono torniamo alla grande famiglia Cuyno. Le sue ultime volontà sembrano quasi la saga di una famiglia patriarcale dove tuttavia le donne tessono sottili trame di solidarietà femminile che hanno continuità temporale e perciò gradualmente disarticolano gli equilibri interni della struttura. Suna «elegit sepelliri more iudeorum in eorum cimbiterio extra menia».

Misuda, la figlia sposata con Xamuele de Rachamino, sarà la sua erede universale, Charono de Jona, il nipote figlio di Gaiusa sua figlia morta, avrà una apotheca palachata et domo una palachata invicem iunctis, un’onza, un manto, un cappello de dolo. Suna, la nipote figlia di Misuda e del fu Busacca de Saydi, avrà i suoi gioielli: tre onze per farsi fare una cintura d’argento e tre onze per acquistare delle perle, una bottoniera d’argento con 35 bottoni che fa parte di una sua veste, «una coronecta seu jorlandecta de argento imperulata et ysmaltata cum lapidibus diversorum colorum, zona una de argento, catinellis duobus de argento filato de brachiis, taciis duobus de argento, una rotunda et alia ut dicitur spasa, sigillo uno aureo; cocharellis duobus de argento, cassia una magna de nuce, scrineo uno ficcato de capiczio, putanella una de perulis cum buctonis quinque de argento filato et dearutis ismaltatis». A Suna andranno oltre i gioielli gli arredi della sua casa e il corredo: lenzuoli, coperte lavorate, cuscini, tovaglie «mensalis, dubletti»

che avrebbe ricevuto al tempo del suo matrimonio. A Marzuca, la sorella moglie di Vita de Missina, «jure recognicionis», un abito da lutto, a Mulchaira, moglie di Joseph Failla,

43 Ibid., not. N. Cirami, reg. 8772, 3 gennaio 1486. 44 Ibid., 23 febbraio 1486.

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una gonnella «de dolo». La sua anima avrà bisogno di suffragi e allora la meskita di Trapani riceverà «dimidium cantare oley dandum per eius heredem universalem de mense in mensem cafisum unum», ai presbiteri della sinagoga sei tarì, alla confraternita dei giudei tre tarì. Altre donne della sua famiglia De Saidi avranno alcuni suoi indumenti. Si sarebbe fatta la carità con distribuzione di tre salme «panis cocti in tribus temporibus post eius mortem». Alla nipotina Suna raccomanda di riporre il suo corredo «intus cassiam et conservaci pro dicto maritagio»45. Tutte le ricche famiglie ebraiche possiedono sigilli d’oro, ne incontriamo uno nel testamento di Suna e un altro è inventariato tra i beni di Gaudiosa vedova di Joseph e Salomone Cuyno46. Un anno prima dell’espulsione anche Juda de Chaguil gravemente malato dispone dei suoi beni il 25 settembre 1491, annullando i precedenti testamenti47. Gli amici Machalufo Sammi, Juda Grecu, Gabriele Dulchi saranno i suoi esecutori testamentari, ai poveri per la sua anima trenta canne «albaxii, li dui teguri» (libri della Torà), che gli appartengono, «chi su in la mischita di li judei di Trapani», se ne venda una e col ricavato si copra l’altra di seta, alla meschita un cafiso di olio l’anno per dieci anni e «pro male ablatis incertis, uncias duas distribuendas pauperibus seu redempcione captivorum judeorum» a discrezione dei suoi esecutori testamentari. A Charfune la moglie delle vesti, a Rachele sua figlia, 70 onze per il suo matrimonio, che dovrà essere gradito ai suoi esecutori; se non si fosse sposata, «cadat a suo legato»; infine «lu matrimonio chi farà la dicta Rachila…si dia fari la cutuba a la greca», cioè a separazione dei beni48, regime patrimoniale più usato dagli ebrei dagli ebrei di Trapani. Altre 75 onze andranno, alle stesse condizioni, alla sua seconda figlia Rebecca e alla terza figlia Toba, che di questo legato «si tegna contenta». Suo erede universale sarebbe Joseph Chaguil, i beni sarebbero stati venduti per ricavarne dei censi «a dechi per centu». Se fosse morto senza eredi, i censi sarebbero andati alla meschita finchè non si fosse presentato un parente prossimo per la restituzione. I suoi tre amici sarebbero stati tutori di Joseph, le figlie sarebbero rimaste con la madre fino al matrimonio, l’erede universale nella sua casa. Se Charfune si fosse risposata, della sorte di figli e schiava avrebbe deciso Machalufo Sammi e gli altri tutori. Infine consegna una certa quantità di argento a Raffaele Dulchi il quale avrebbe gestito i beni dei Chaguil continuando a prestare denaro a cristiani ed

45 Ibid., not. G. De Nuris, reg. 8569, cc. 118r-v–119r, 10 agosto 1434. 46 Ibid.,not. A. Sesta reg. 8830, cc. 41r-v, 25 settembre 1491, citato in A. SPARTI (cur.) Fonti

per la Storia del corallo nel Medioevo Mediterraneo, Trapani 1986. I sigilli intagliati con simboli ebraici quali menorah, shofar o etrog, portavano inciso anche il nome del proprietario e trovavano varia applicazione tra cui indicare l’origine e la purezza rituale dei pani. In Esodo (39:6) è scritto: «E fecero le pietre d’onice inserite in castoni d’oro intagliati di incisioni di sigillo sui nomi dei figli d’Israele». Sull’argomento cfr. N. BUCARIA, Antichi anelli e sigilli

giudaici in Sicilia, «Sicilia Archeologica», 87/88/89 (1995), pp. 129-133. 47 AST, Trapani, not. A. Sesta, reg. 8830, cc. 46r-v–47r-v, 25 sett. 1491. 48 Il matrimonio a la grikisca (alla greca) cioè a separazione dei beni è preferito dagli ebrei

trapanesi forse perché più vicino giuridicamente a quello ebraico; ne abbiamo incontrati diversi, ne citiamo solo alcuni: Machalufo greco sposa Zacharona figlia di Mardocheo e Cumayra Greco (probabilmente la cugina) e dichiara di avere ricevuto la dote contenuta «in quadam. cotuba... manu Samuelis qn. Brache Cuino notarii judaice». Ibid., not. N. Cirami, reg. 8776, cc. 39v–40r, 13 Giugno 1491. Samuele Sala dichiara di avere contratto matrimonio alla greca «et propterea bona non esse confusa», per cui può vendere a Brachono Bulfarachio la casa ereditata dal padre Sadone in contrada platee Judaice. Ibid., not. N. Cirami, reg. 8776, cc. 148r-v, 9 Marzo 1491.

Angela Scandaliato 14

ebrei49, senza prevedere che sarebbe stato solo per pochi mesi, passati i quali, avrebbe veramente deciso la sorte dei piccoli Chaguil.

La Saga dei Sala

«Eximimus Samuelem et Heliam Sala fratres et illos de parentela eorum si qui ex

privilegio eis nos principes predecessores nostros memorie recolende indulto gaudere debent immunitatis et libertatis»50. Re Martino il 2 Settembre 1404 consente agli amministratori della giudecca di Trapani di scomunicare coloro che rifiutano il pagamento dei tributi, di negare la circoncisione ai loro figli e la sepoltura nel loro cimitero, ma esenta Samuele ed Elia Sala e le loro famiglie. Samuele ed Elia, figli di Busacca Sala di Fariono, giudei di Trapani, sono già dal 1392, per le loro particolari benemerenze, familiari e domestici del re51. Da quel momento e per tutto il Quattrocento la famiglia Sala occupa la scena politica siciliana con una presenza nella economia e nella diplomazia mediterranea. Epigoni di quel ceto imprenditoriale del mondo della Genizah, ancora attivo a Trapani, i Sala vivono nel loro palazzo di Rua Fadaluni ricchi, invidiati, in un isolamento aristocratico, pregano nella loro privata meschita dove accolgono parenti ed amici. Privilegi così ampi sono stati concessi a pochissimi altri ebrei siciliani nel medioevo: «concedimus eidem Samueli actoritatem, licenciam et liberam facultatem costruendi oratorium in domo sua in quo cum dicto Elia et eorum uxoribus filiis et famiglia consanguineis vicinis et aliis eorum sociis et amicis qui veniri soluerint orare possint cum theura aliisque cerimonias et solempnitatibus in sinagogis judeorum fieri consuetis in quo quidem oratorio succedat perpetuo proximior et principalis de sua parentela ab eis descendens». Nel documento sono specificati i nomi dei nipoti di Samuele ed Elia ai quali i privilegi sono estesi, i Chetibi di Palermo noti medici ebrei, Sabet Cuyno e i figli Leone e Geremia di Trapani52. Agl’inizi del secolo, nonostante gli ostacoli, Samuele raccoglie un successo dietro l’altro; contribuisce alla liberazione dalla prigionia dei saraceni del vescovo di Siracusa Tommaso da Herbes, viene accusato di doppiezza e ambiguità, poi scagionato da Martino il Giovane, denunzia il vescovo perché rifiuta di pagargli le spese per la liberazione53. Ma di Samuele Sala il sovrano si fida e nel documento che lo scagiona da tutte le accuse così si esprime: «bene legaliter et cum cordis puritate se habuisse quod pax ipsa ad effectum debitum perveniret». Nel 1409 è ambasciatore del re di Sicilia presso il re di Tunisi per

49 Nel Febbraio del 1491 Nesa judea vedova di Elia Sabatu ipoteca due botteghe nella platea

judizce e metà di un tenimento di case che ha ereditato il figlio, di una delle quali è usufruttuaria, in favore di Gabriele Dulchi, tutore di Joseph Chaguil, per denaro chiesto in prestito.

50 LAGUMINA, I, p. 261.

51 Ibid., p. 106. 52 ASP R. Protonotaro reg. 4, cc. 140r–141r, 10 Marzo 1403. 53 Tutta la vicenda è approfondita nel saggio di S. FODALE, Un Ebreo Trapanese

ambasciatore dei Martini a Tunisi, in Studia Historica et Philologica in honorem M. Batllori, Roma 1984, pp. 255–280

Momenti di vita ebraica a Trapani nel Quattrocento

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trattare la pace; nel febbraio del 1410 riceve come compenso delle tratte di frumento dalla regina Bianca estraibili per l’esportazione dal porto di Mazara54. Dal 1400 è rappresentante a Trapani del Dayan Kelali

55. C’è malumore nella comunità contro la

potente famiglia che anche integralisti cristiani osteggiano. Nel 1419 Antonio Bonanno di Sciacca, noto legum doctor, è incaricato di risolvere la vertenza tra la giudecca ed Elia Sala segretario, accusato con i proti di cattiva amministrazione56. Elia è presente nel settore bancario come socio di Benedetto de Perino57. Presta denaro, offre, chiede costosi pegni, è in strette relazioni con altri cristiani, interviene talora in loro favore. Nel maggio del 1412 Elia intercede in favore di Guglielmo del Bosco, condannato in un processo a pagare a Francesco Sigerio delle somme di denaro, essendo creditore del Sigerio per 14 onze58. Nei decenni successivi eredita il prestigio, l’ambizione, la ricchezza, i privilegi della famiglia, Sadone Sala, figlio di Samuele, anch’egli mercante banchiere impegnato nel commercio internazionale: il 14 Novembre del 1448 una nave catalana parte per la Siria con un carico di coralli lavorati di Sadone, che un ebreo della città prende in consegna per venderlo in Medio Oriente59. Quell’anno Sadone è proto della giudecca insieme a Davide Cuyno e Machalufo Saya ma contro il suo operato protestano nei mesi successivi Muxa de Laurifici ed altri giudei, segno di evidente insofferenza nei confronti di un personaggio temuto, rispettato ma soprattutto invidiato60. È ancora proto nel 145461 e nel 1459 ottiene dal Viceré la conferma della esenzione dalle tasse, che provocherà tensione tra la sua famiglia e la comunità e ripetuti appelli al Viceré62. Nel 1459 il Viceré De Moncayo ordina che il privilegio di Sadone venga osservato, ma è evidente nei decenni successivi che non è possibile continuare a mascherare quella, che per i membri della comunità, è una ingiustizia palese, cioè che l’uomo più ricco non partecipi alle contribuzioni comunitarie. Nel Febbraio del 1474 proti e maggiorenti ottengono il placet sovrano ad alcuni capitoli tra cui..«non di sia nixuno judeo o judia privilegiato e non privilegiato exemptu videlicet medichi et altri qualsivoglia privilegiati e signanter Saduni Sala»63. Nel 1478 il conte di Cardona affida l’incarico di risolvere la vertenza sul pagamento delle gabelle de justicia al giudice Giacomo De Caro, «non obstanti chi lo dicto Saduni in tuti so causi hagia priso judichi

54 LAGUMINA, I, pp. 250, 257; cfr. inoltre TRASSELLI, Mediterraneo e Sicilia, cit., pp. 116 e

304; ASHTOR, The Jews of Trapani in later Middle Ages, «Studi Medievali», 25 (1984), pp. 1-30

55 LIONTI, Le magistrature.., cit. p. 332.

56 LAGUMINA, I, p. 351.

57 AST, Trapani, not. Zuccalà, reg. 8527, 30 maggio 1422, cit. in C. TRASSELLI , Credito,

interesse e usura a Trapani nel XV sec., «Bollettino della Cassa di Risparmio VE. di Palermo» (1953).

58 Ibid., 22 maggio 1412. 59 Ibid, not. G. Miciletto, 14 nov. 1448, cit in TRASSELLI, Mediterraneo, cit. p. 92. 60 Ibid. not G. Miciletto, reg. 8594, c. 38v, 20 Dicembre 1448; c. 51, 29 Gennaio, c. 53v, 10

Febbraio. 61 Ibid., ASHTOR, The Jews of Trapani, cit., p. 9. 62 LAGUMINA, II, p. 7. 63 Ibid., p. 140.

Angela Scandaliato 16

competenti a misser Masi Ferraro de eadem civitate»64.Deve esserci stata una vera e

propria rivolta anti–Sala con a capo una parte del potente clan dei Cuyno; il 9 Dicembre dello stesso anno, sentite le ragioni di Joseph Cuyno, procuratore, sulla necessità per la comunità di disporre di 130 onze da pagare alla regia corte, «per li generali remissioni quanto per regi donativi», e ascoltate le relazioni dei giudici, il Viceré dispone: «predictus Sadonus condempnetur et ita eum condempnamus ad dandum tradendum et assignandum dicto procuratori et sindaco nomine eidem judaice uncias quatraginta... in et per totum annum undecine indictionis elapse». Per la gabella del maldernaro, del vino, dei servi, Sadone avrebbe dovuto contribuire solo in parte, mentre viene esentato dalla gabella mercanzie

65. È una soluzione di compromesso che lascia sopiti rancori

decennali e tenta di ristabilire un certo equilibrio nella situazione politica della comunità. Questi episodi devono aver determinato la decisione del Sala di non prendere parte attiva all’amministrazione della comunità, di starsene in disparte per curare il suo notevole patrimonio e continuare l’attività del prestito ad interesse66. Sadone è sposato con Asisa, il suo primogenito è Samuele, che collabora con il padre nella attività commerciale e bancaria. Negli anni ‘60 viene scelto il marito per la figlia Lachayna, Machalufo Sammi, ancora minorenne, figlio di Lucio e Gaudiosa, di cui conosciamo il giro di affari e alcune vicende familiari. Le trattative sono laboriose ma il 4 Aprile 1463 vengono trascritti i pacta sponsalia. La sposa riceve dalla sua famiglia tre letti forniti secondo la consuetudine ebraica di Trapani, una cortina di seta e 30 onze che sarebbero state consegnate al momento della consumazione del matrimonio «hinc ad annos quinque». Possiamo presupporre che l’età di Lachayna fosse di 8 o 9 anni o forse meno e quella di Machalufo di 10 o 11 anni. La dote viene assegnata alla sposa come parte della eredità paterna e materna, come di consueto; i genitori di Machalufo s’impegnano ad una rinunzia scritta all’eredità dei Sala quando gli sposi avessero raggiunto la maggiore età. Le 30 onze di reddito provenienti da affitti e censi a Trapani e nel territorio, durante la minore età degli sposi, sarebbero stati amministrati dal banchiere Sala, mentre Lucio si sarebbe occupato di esigerli «ad omnem requisiccionem etiam Sadoni», i genitori avrebbero emancipato a patria potestate Machalufo. Lucio e Gaudiosa avrebbero assegnato agli sposi al momento della consegna della dote, sotto forma di donazione alla sposa, cento onze e un tenimento di case totum integrum in contrada S. Margherita dove abita la coppia. Il regime matrimoniale scelto è quello alla latina, cioè a comunione dei beni «videlicet quod participet in eis dicta Lachayna natis

filiis». La sposa avrebbe potuto disporre delle 100 onze «absque aliquali contradicione et dubio», sia durante la vita matrimoniale sia in caso di morte del marito, sia «in minori quam in maiori etate»; se fosse morta prima del marito la donazione «sit et esse debeat nulla». Il 24 Agosto, su richiesta di Sadone e Asisa, Machalufo viene dai genitori emancipato in presenza del Maestro Giustiziario e del Capitano con la simbolica traditio

al ragazzo di un alfonsino e due ducati d’oro. Lucio e Gaudiosa fanno donazione al

64 Ibid., p. 238. 65 Ibid., p. 241– 242 66 È stato il Trasselli ad avere indicato in Sadone Sala uno dei più noti banchieri siciliani e a

riportare alcuni documenti che provano la sua attività. L’11 Settembre 1461, (Not. Formica), Aloisio Furisteri deposita 20 onze d’oro in alfonsini presso Sadone Sala che il 23 Dicembre trasforma in mutuo. Il 2 Dicembre restituisce 30 onze in monete d’oro e d’argento al nobile Pietro Mariranga, cfr. TRASSELLI, Credito, Interessi...,cit., p. 5

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figlio di tutti i loro beni, riservandosi in vita l’usufrutto e la possibilità di testare fino a 50 onze e chiedendogli esplicitamente che i beni fossero confusi con quelli di Lachayna. É presente alla stipulazione del contratto la figlia Bisisa consenziente, già sposata con Busacca de Muxarella67. Il documento lascia intravedere il desiderio dei Sammi di fare cosa gradita ai Sala, la loro volontà di mostrarsi generosi, pur di consolidare le relazioni familiari e realizzare il progetto matrimoniale che considerano un successo, la realizzazione di un obiettivo ambizioso. Tra le righe si legge tuttavia il sussiego e l’aristocratico distacco della famiglia Sala che accondiscende alla proposta matrimoniale. Dopo la morte del padre, il 22 Agosto 1471 Machalufo,«cum auctoritate et consensu» di Joseph Merdochay Cuyno suo cognato, marito di una delle due sorelle e suo curatore, ratifica il contratto di matrimonio letto dal notaio Cirami «in vulgari eloquio» e promette, «cum dicta Lachayna fuerit maior effecta et in sua potestate et dominio», di farla rinunziare ai suoi diritti alla successione paterna, materna e fraterna68. Qualche giorno dopo il giovane dichiara, anche a nome della moglie, di ricevere i beni dotali registrati nella ketubbah da Ginco Chirkena notaio ebreo69, liberando da ogni obbligo Sadone e Asisa70.

Gli anni ‘70 e i primi anni ‘80 rappresentano il periodo più florido per la famiglia, che consolida la propria posizione economica con questo matrimonio; Machalufo infatti entra a far parte pienamente del clan Sala e insieme al suocero e al cognato Samuele svolge attività bancaria, testimoniata da documenti nei quali compaiono insieme Sadone e Samuele e in seguito anche Machalufo Sammi. Isso de Richulo, esponente della borghesia trapanese, per saldare un suo debito a Giovanni de Micilecto paga una parte della somma (78 onze) «per bancum seu manus» Sadoni Sala, il resto tramite un prestatore cristiano71. Negli stessi anni cura gli affari della famiglia a Palermo il fratello Ysac Sala, come risulta da un’obbligazione contratta nei confronti di costui per 4 onze «pro serviciis prestitis per eundem Ysac et expensis factis».72 Morta Asisa, Sadone si risposa con Tuta da cui avrà altri figli, probabilmente alla metà degli anni ‘80.

Nell’Ottobre del 1481, a corto di denaro liquido, Sadone e Samuele soggiogano al nobile Petro de Ferro per 25 onze, che s’impegano a restituire entro nove anni, un magazzino in Rua Fadaluni, un’apoteca con una domuncula, un’altra apoteca in contrada di Gesù. Dopo qualche mese padre e figlio anche a nome delle loro mogli e figli, il 3 Dicembre soggiogano per 20 onze altre due case, una cammara sala in «curtiglu quod fuit» Nissim Chalfa, un’altra «cammara sala et coquina»73.

Samuele è già sposato con figli. Da altra fonte sappiamo che ha contratto

67 AST, Trapani, not. E. Formica, reg.8705, cc. 255v–259r, 4 aprile 1463. Sulla coppia

Sammi, cfr. le note 23 e 24. 68 Ibid., not. N. Cirami, reg. 8768, cc. 278rv–279r, 22 Agosto 1471. 69 Ginco Chirchena era stato nominato notaio della Giudecca dal Viceré G. de Moncayo il 1°

Febbraio; altri membri della famiglia svolgono la stessa professione: Salomone, e alla sua morte il figlio Minto che viene autorizzato dai Viceré G. De Peralta e G. Pujades. Morto Ginco viene autorizzato nel 1485 Simone de Nissim. Cfr. LAGUMINA, II, pp. 219, 378–79.

70 AST, Trapani, not. Formica, reg. 8705, cc. 275r-v, 24 aprile 1471. 71 Ibid., not. Scrigno, 22 febbraio 1482. 72 ASP, Palermo, not. G. Comito, reg. 859, 9 nov. 1479. 73 AST, Trapani, not. Scrigno, 25 Ottobre; 3 Dicembre 1481.

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matrimonio alla greca, che gli consente, qualche anno prima della espulsione, di vendere una casa confinante con quella della sorella Lachayna e del cognato Machalufo in platea Judaice

74. Anche Machalufo Sammi a nome della moglie e dei figli, il 22 febbraio dello

stesso 1481 soggioga due case in contrada Chantichantiti e una a S. Margherita vicino al palazzo di Emanuele de Actono cum pacto luendi, a Matteo de Ferro per 60 onze; fanno da fideiussori Sadone e Samuele75. Gli anni ‘80 rappresentano dunque per la famiglia momenti di flessione nella disponibilità di denaro liquido necessaria per proseguire l’attività bancaria. Probabilmente per questi motivi Sadone si lega economicamente ai fratelli De Actono Manuel e Daniel i quali, se non compaiono proprio come banchieri, esercitano da anni il prestito ad interesse e in quel periodo aumentano notevolmente il loro volume di affari come mercanti. Sadone Sala ed Emanuel de Actono effettuano operazioni bancarie con Guglielmo Aiutamicristo, banchiere di Palermo, per conto dei giurati di Trapani.

L’Aiutamicristo in quegli anni di crisi agricola e commerciale riesce a speculare, monopolizzando la fornitura di frumento al comune di Trapani. Sadone Sala ed Emanuele de Actono garantiscono nel marzo del 1482 a nome di due giurati della città Jacob de Ferro e Michele Codina, il pagamento del prezzo di 55 salme di frumento, a 10 tarì per salma fornite dal banchiere di Palermo, «ad opus rei pubblice dicte civitatis»76

,

mentre per oltre 80 salme garantisce il mercante Arnao Balistreri. In città vi è penuria di grano, i documenti lasciano intuire una situazione di

emergenza con episodi di violenza e disordini. Il frumento sarebbe stato consegnato al procuratore dei giurati e degli ufficiali della giudecca, per la loro parte, nel magazzino del caricatore di Castrimaris de Gulfo (Castellamare). Lo stesso giorno in cui viene stilato il contratto, Sadone e Manuel pretendono di inviare un loro procuratore «pro cautela ipsorum judeorum», con l’incarico di vendere il frumento ed esigere le somme per pagare 1’Aiutamicristo. I giurati si impegnano a restituire la somma e per la loro parte anche gli ufficiali della giudecca: Davide Cuyno, Chaym de Jona, Manuel de Actono e Machalufo Sammi proti e gli altri, Joseph Catalano, Juda Achay, Muxa Cuyno, Raffael Grecu, Xalomo Chirusu, Jacob Russu, Nissim de Nissim, Busacca de Actono. Il 23 Marzo Michele Codina, uno dei giurati, fa ingiunzione a Sadone Sala e a Daniele de Actono di mandare in breve tempo il loro procuratore «ad elevandas dictas salmas quinquaginta frumenti ... propter penuriam existentem in civitate frumentorum», pena il pagamento di mille fiorini al regio fisco. Il 25 Sadone e Daniele autorizzati dai maggiorenni nominano loro procuratore Matheus de Locha alias lu Sardu, per procurare le 50 salme di frumento necessarie alla giudecca77. Nel 1485 si ripete la rimostranza degli amministratori ebrei contro la famiglia Sala che si ritiene esente dal pagamento delle collette; sono nominati Sadone e Samuele ai quali fa esplicito riferimento il Viceré de Spes, comunicando ufficialmente che: «su tenuti contribuiri non obstanti li loro subterfugii et cavillacioni»78

. Samuele si trova ad amministrare il patrimonio di famiglia in anni difficili per le

74 Cfr. nota 50. 75 AST, Trapani, not. Scrigno, 22 febbraio 1482. 76 Ibid., 21, 23, 25 marzo 1482. 77 Ibid.

78 LAGUMINA, II, . 367.

Momenti di vita ebraica a Trapani nel Quattrocento

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comunità ebraiche di Sicilia e non riesce a rinnovare i fasti del nonno e del padre, presenti nella diplomazia internazionale con un potere indiscusso che trova coperture presso le autorità cristiane. Il clima è mutato, le tensioni si fanno più forti sia all’interno delle giudecche che nei rapporti con l’esterno.

Sadone muore tra 1’86 e 1’87, Samuele deve dividere il patrimonio del padre con la sua seconda moglie Tuta e i figli avuti da lei minorenni, la cui tutela è affidata a Geremia Cuyno che, sposando poi Tuta, diventa patrigno dei bambini79. È l’inizio di una progressiva liquidazione del patrimonio della famiglia fino alla data dell’espulsione che vedrà frammentarsi anche il clan Sala, da circa un secolo, protagonista della vita politica ed economica della comunità trapanese. Prima di analizzare il triste epilogo, entriamo nell’intimità della loro casa per visualizzare lo stile di vita, i gusti, la cultura, l’atmosfera dell’abitazione e la gestione della economia, gli arredi, il modo di vestire e di adornarsi, gli oggetti d’uso quotidiano e sbirciare tra i loro quinterni con lunghi elenchi di crediti, enumerazioni di immobili, case, magazzini, apoteche, sene, vigne, macelli sparsi per tutta la città medioevale e nel territorio circostante. Il documento che ci introduce in una ricca casa ebraica è l’inventario dei beni, redatto in ebraico e affidato a un notaio cristiano, per procedere alla divisione dei beni tra Tuta e Samuele Sala80. Non c’è veramente quartiere della città che non ospiti un immobile della famiglia, cristiani ed ebrei di Trapani, Erice, Marsala, ricorrono al banchiere per anticipi di

79 AST, Trapani, not. A Sesta, reg. 8827, cc. 345v–346r, 19 marzo 1488. 80 Per i particolari su questo interessante documento rimandiamo all’appendice. Qui

vogliamo invece raccontare la sua storia travagliata. I;inventario si trova fra gli atti del notaio Nicolò Cirami, restaurato negli anni scorsi e catalogato come registro relativo agli anni 1441-42 nelle carte 248r –260v, ma non ne faceva parte originariamente. Durante il restauro deve esservi finito per errore. Salone Sala risulta vivo per tutta la seconda metà del XV secolo fino alla fine degli anni ‘80, muore probabilmente nel 1487; Ashtor dice tra 1’89 e il ‘90 perché in quel periodo i figli minori sono sotto la tutela della madre Tuta, seconda moglie di Salone e di Geremia Cuyno suo secondo marito. Il Trasselli è stato il primo a notare l’inventario, ma non si accorse che la carta inizia con un primo rigo in ebraico sbiadito e fflegibile anche perché il foglio sembra sia stato tagliato al margine superiore e inizia poi con questa scritta: Chissu è

l’elencu di li beni chi havi Saduni: manca al margine destro del foglio il Sala, ma dal contesto si evince che si tratta del noto banchiere e della sua famiglia Lo storico siciliano si chiese se l’inventario si riferisse ad Elia o a Samuele zio e padre di Salone e noti familiari dei sovrani di Sicilia agli inizi del secolo. Il Bresc ha utilizzato l’inventario, attribuendolo correttamente a Saduni Sala, ma solo per trascrivere nel suo Livres et Société en Sicile il numero dei libri presenti di proprietà di Samuele, il figlio di Salone, che divide i beni con Tuta, la seconda moglie del padre. Riteniamo che il documento non possa essere altro se non un inventario redatto post mortem per individuare e dividere i beni appartenenti a Tuta, a Samuele e quelli comuni, come d’altro canto è specificato nell’elenco. Presso i notai cristiani del ‘400 troviamo infatti inventari dotali o testamentari. Abbiamo riferimenti cronologici precisi per dire che il documento non può essere datato 1441–42. Fino al 1471 Asisa, la prima moglie di Salone, è ancora viva, ed è vivo come abbiamo detto Salone; alla fine dell’inventario, nell’ultimo foglio, vi sono appunti in giudeo-arabo, in cui si parla di Tuta (devo questa informazione alla gentilezza di Benedetto Rocco), la seconda moglie, che infatti negli atti di vendita dei beni familiari nel 1492 è coautrice dei figli e moglie di Geremia Cuyno. Acuni beni e personaggi elencati nell’inventario, debitori e affittuari del Sala, sono nominati negli stessi contratti redatti nei tempi precedenti l’espulsione. Come si evince dal primo rigo e dalle ultime annotazioni in ebraico nell’ultimo foglio, l’inventario è la traduzione in siciliano dall’originale ebraico. Il documento riveste un particolare interesse dal punto di vista storico–antropologico e filologico linguistico.

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denaro, per impiantare una vigna, coltivare un terreno, allevare animali, chiedono prestiti per attività commerciali.

La casa dei Sala si presenta come altre del patriziato siciliano, se non fosse per la specificità culturale e religiosa di alcuni oggetti, come «i candileri di ramu pichuli scripti cum l’argentu, o i due candileri di brunzu seu mitallu scripti cum l’argentu». Nel primo elenco vi sono li cosi chi «havi in putiri la mugleri di Saduni», nel secondo, «li cosi chi havi in putiri Samuele Sala» nel terzo, «li cosi li quali su comuni», segue l’elenco delle somme da esigere per vendite, affitti, redditi di vario genere. Le vesti di Tuta sono adorne di perle e oro, mantelli con catenelle d’argento, velluti rossi e neri guarniti d’oro, fasciacolli, «cum l’auru tiratu et appiczatu cum li perni», cordoni d’argento con bottoni, collane di perle e argento, orecchini, cinture «ingastate» con l’argento, ornamenti per il capo con perle, dieci anelli d’oro, collane con coralli e argento «cum li petri», sigilli d’oro di cui uno «cum la petra», caiule per capelli, «pavigluni cum uno pumu de argentu»; segue l’elenco dei capi di corredo: cuscini di seta adorni di filo d’argento, 10 coltri di cui uno di seta «a sfundo di auro», circa 20

cinture di vari colori adorne d’oro e argento, altra pregiata biancheria, cucchiai d’argento, saliere, candelabri, servizi da tavola di seta, scodelle di peltro, utensili di rame da cucina tappeti, casse, armadi, credenze, scaffali, librerie.

Oggetti simili si trovano anche nell’elenco di Samuele che possiede preziosi libri; in comune solo alcuni mobili, tavole, casse, credenze, sedie, armadi. Segue un elenco di somme per un ammontare di 1300 onze circa, dovute da diversi cristiani, tra cui i notai Castiglione, Filecha, Mumpileri, Giovanni Patella una volta maestro secreto della città, per vendite di vacche, frumento, coralli. L’ultimo elenco è quello degli immobili «unu tenimentu di casi ki stava lu dictu Saduni» che sappiamo trovarsi in Rua Fadaluni seu

Chanti Chanti, magazzini, stalle, botteghe per cui si devono esigere censi da ebrei di Trapani, Erice, Marsala; vi è anche un elenco di redditi di cui non è precisata la fonte e si tratta probabilmente di somme date in mutuo.

Nel maggio del 1489 Geremia Cuyno compare come tutore dei fanciulli Sala in una cessione di diritti censuali a Joseph Sason per un debito di 20 onze, che gli consente anche di riscattare certa pignora; in tale occasione si fa riferimento alla divisione avvenuta tra Tuta, i figli minori e Samuele, «alium filium primi matrimonii». Il 16

marzo Geremia cede al notaio Andrea de Liotta tutti i diritti sulla riscossione di un credito di 5 onze e 18 tarì dovuto ai Sala da Sabuto Chilfa per pagargli un debito; vengono restituiti alcuni pegni tra cui «saleram unam argenteam unam taciam argenteam»81

. Giorni dopo concede in enfiteusi a Francesco de Lu Monaco 2 case terranee «unam ruptam et aliam scopertam terraneas sine portis lignamina et plenis de mundiza», in contrada S. Francesco per 18 tarì l’anno82. Le parole del notaio rendono con efficacia la desolazione e l’abbandono di alcuni beni seguiti alla morte di Sadone, in attesa che si completasse la divisione, di cui non conosciamo i retroscena ma che, come per tutti i grossi patrimoni, non deve essere stata facile. Non sappiamo quanti fossero i figli di Sadone; abbiamo notizie su Lachayna e Samuele il primogenito e genericamente sui figli di Tuta; un Machalufo Sala figlio di Busacca «citatus ad istanciam judaice... pro comparendo in magna regia curia super facto exempcionum et frankigiarum

81 AST, Trapani, not.A. Sesta, reg. 8827, cc. 345v–346r, 19 Maggio 1489; not. P. De Nicola

reg. 8804, cc. 65v–66r. 82 Ibid., cc.66r–67v, 22 marzo.

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privilegiorum»83, potrebbe essere un nipote di Elia Sala, di cui conosciamo la vedova Stera e un figlio dodicenne Sadone che nel 1435 è affidato a Charono Cuyno magistro

corollaro84

.

Il bando di espulsione dei giudei dall’isola interrompe bruscamente il tentativo della famiglia di ridare solidità al patrimonio, senza contare il dramma della scelta più penoso per chi ha una complessa gestione economica e una serie di pendenze che non possono essere liquidate in pochi mesi. Il 20 Luglio 1492 inizia il triste iter della liquidazione dei beni della famiglia Sala, necessario indipendentemente dalla decisione se partire o rimanere, dettato dagli eventi di cui non si può prevedere l’evoluzione. Geremia Cuyno «recessurus a regno», come dichiara al notaio, vende a Petro de Ferro due diritti di censo su due case in contrada S. Benedetto e l’altra a S. Francesco per 11 onze «in excomputo et satisfacione», di somme dovutegli85. Nei mesi successivi i frequenti contratti presso i notai di Trapani, con lunghi elenchi di beni dei Sala, come in una sequenza di immagini comunicano l’emozione, la paura, l’incertezza, il senso di sconfitta, l’impotenza dei protagonisti, costretti a svendere beni, accumulati in un secolo di attività, come pure la fretta dei compratori di fare buoni affari sulla pelle di ebrei ormai sconfitti. Il 5 agosto il palazzo Sala viene venduto: «tenimentum domorum in variis corporibus cum duobus cortilibus et communitate alius cortilis, puteis, pilis, cisterna et aliis edificiis», con due magazzini nella parte orientale della casa; l’acquirente è il nobile Vito Valerio de Morato, il prezzo 75 onze. La parte occidentale e meridionale confina con il magazzino di Samuele; nella precarietà della situazione, incalzati dal trascorrere dei mesi e dall’incertezza del futuro, gli eredi precisano che la vendita è fatta, «cum patto quod si judei stabunt in regno Sicilie scilicet quod fuerit revocata provisio sacre regie maiestatis per quam expelluntur judei; quod presens contractus sit nullus». Samuele in difficoltà economiche ha già venduto delle case nel marzo del ’91, in platea ludaice e avendo contratto matrimonio alla greca non ha bisogno del consenso della moglie86. È comunque coinvolto nella vendita del palachocto di famiglia perché il compratore pone come condizione dell’acquisto di poter ottenere l’altra metà della casa di sua proprietà, disponibile se non si fosse baptizato

87. Lo stesso giorno il giovane vende un magazzino in contrada di Lutergana

(?) a Bernardo de Ferro per 45 onze, ma già deve essersi diffusa la notizia della sua possibile conversione tra cristiani ed ebrei88. Le note minute al margine del documento svelano al lettore la drammatica scelta: il 16 agosto «illuminatus gratia Sancti Spiritus

Samuele suscepit sanctum baptisimum et effectus est xristianus vocatur Laurencius de

Mango», e come tale lo riconoscono i compratori che annullano il contratto. Ma la solita nota in grafia minuta quasi illegibile ci avverte che Samuele–Lorenzo, nel febbraio del 1493, ricevendo da Francesco Sardo procuratore di Levi Cuxa partito da Trapani, 4 onze per un debito, non si fa più chiamare Mango ma Lorenzo Sala. L’8 agosto Geremia

83 Ibid. not. A. Sesta cc. 337r-v, 11 Maggio 1489; not. P. De Nicola reg. 8804, cc. 66v–67r,

22 Marzo 1490. 84 Cfr. nota 12. 85 AST, Trapani, not. A. Sesta, reg. 8830, cc. 572r-v–573rv, 20 Luglio 1492 86 Cfr. nota 21. 87 AST, Trapani, not. A. Sesta, reg. 8830, c. 599v, 7 agosto 1492. 88 Ibid., c. 597v, 7 agosto 1492.

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Cuyno continua la sua corsa contro il tempo per sistemare gli affari dei piccoli Sala e della loro madre; esige un credito dagli eredi di Antonio de Amelia, cede i suoi diritti su una somma di 4 onze loro dovuta da Lanzone Fardella, ad Enrico de Santo Stefano89. Gran parte del patrimonio viene liquidato per 600 onze90. Nel lungo atto di vendita del 22 novembre, gli acquirenti sono il nobile Isso Richulo, la moglie Benedetta, il figlio Andrea, si fa cenno ad una senia per metà di Sadone Sala, per l’altra metà di Laurencio de Mango, che potrebbe essere un trapanese qualunque se non sapessimo già che è il neofita Samuele che non ha ancora ripreso l’orgoglioso cognome Sala. Il 23 novembre sono venduti altri «iura censulia et debita» da Geremia Cuyno, la cui intenzione è di partire per Napoli, ma una nota del notaio lo registra il 14 e 24 novembre 1501 come «honorabilis Geronimo Cuyno effectus xristianus»91. É probabile che sia rimasta anche

89 Ibid., cc.603r-v–604r, 8 agosto 1492 90 Ashtor cita il documento e accenna anche ad una école (medrese) venduta di cui non

abbiamo trovato traccia. E. ASHTOR, La fin du Judaisme sicilien, «Revue des Etudes Juives», CXLII, (1983), fasc. 3, p. 336.

91 AST, Trapani, not. A. Sesta reg. 8831, cc. 160r-164v, 22 Novembre 1492; cc. 177v-178v, 26 Novembre. Vengono venduti i seguenti beni: una casa grande così descritta: nella parte superiore due camere, una sala astraco, una cameretta, cucina, altra sala, un’altra grande cucina, nella parte inferiore un magazzino, una sala, una camera nell’altra sala, un’altra camera in un cortile e ingresso comune con Juda de Sansono con pozzo, pila e cloaca vicino al cortile di Chanti Chanti per il quale pagavano il censo alcuni cristiani; due case in cortile seu porta di Chanti Chanti; la metà di un’apoteca la cui l’altra m età era del qn. Saduni di fronte alle case nelle quali abitava, un magazzino in contrada di Fadaluni confinante con 1’apoteca; un’apoteca nella stessa contrada; una casa nella parte inferiore e u’’altra nella parte superiore confinante con 1’apoteca; un palazzotto di 4 corpi due sopra e due sotto; un tenimento di case consistens in domibus tribus: camera, sala e cucina in un cortile affittata a Giovanni Mastrangelo in contrada Fadaluni; una casa in contrada buchirie judeorum; tre case in un cortile chiamata lu cortighu di Farfaglia(?), un’altra casa nello stesso cortile; un’altra casa data in affitto ad Antonio Lagugliaro; un casalino; un’altra casa nello stesso cortile; una casa grande in contrada S. Domenico; un tenimento di case di 4 corpi affittata a Giovanni de Lu Santo vicino le case di Leone Cuchino; due case unite in contrada S. Giovanni; un’apoteca in contrada macellorum; una casa e apoteca in contrada macelli affittata a Bartolomeo de Polizzo; una casa in contrada S.

Caterina menium; una casa palachata in contrada Turris di Lipala; « una senia cum domo,

putheo gebia, arboribus et aliis edificiis »; un’altra senia che era metà di Sadone Sala e metà di Laurentio de Mango data a censo; uno ius censuale su due case in contrada di Gesù, un altro pagato su case dagli eredi di Bracha Sammi, uno jus che paga Sabuto Chilfa su due case in contrada S. Margherita; una vigna in contrada Rigalecto; uno jus su certe case, un altro in contrada Ruga Nova, una vigna in contrada li Funtanelli; uno jus su una senia in contrada Pizzolungo; un altro su una vigna, un altro su una casa in contrada S. Margherita, un altro su una casa nella zona di Torre li Pali, un altro su case a Ruga Nova, un altro su casa in contrada lu

munizzaru di Baracta; un altro a Marsala; un altro in contrada S. Elisabetta; un altro un altro su case in contrada S. Domenico; «uno jus census super eorum domibus magnis» che pagava Sansone Cuchino a S. Domenico; un altro su certe case che pagava Xamuele Cuchino in Ruga

Fadaluni; uno jus che pagava Bracha Thera su case in contrada di li quartarari vecchi; uno jús che pagava Levi de Castroheli su case in contrada Santa Maddalena; un censo di Muxa Romanu su case in contrada macelli; un censo di Antonio Avignano per case in contrada Gurga; un censo di David Chirusi per case in contrada li quartarari vecchi; un censo di Muxa e Joseph Nixa per case in contrada la Maddalena, un censo di Melchiorre de Manso per case nella stessa contrada; un censo di Salvatore Cosenza su una vigna; un censo di Bernardo Glanuchi su case in contrada S. Bartolomeo; un censo del nobile Jacobo de Martino su case a S. Domenico. Vengono venduti

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Tuta con i figli. Uno di questi è quel Paolo Sala che nel 1497, all’età di circa quindici anni ,regola insieme a Geronimo Cuyno i suoi conti con la famiglia Richulo che aveva acquistato gran parte dei beni ed è ancora sua debitrice92. Sappiamo inoltre per certo che la Asisa Sala che, incinta di un secondo figlio, appare determinata a partire da Trapani, separandosi dal marito e portandosi il suo primogenito, è la moglie di Samuele–Lorenzo e il bambino di undici anni che segue la madre nel suo triste viaggio è Sadone Sala, nipote del potente banchiere. La loro vicenda ha interessato non pochi studiosi, in quanto paradigmatica della condizione disperata di famiglie costrette a dividersi. Asisa e il piccolo Sadone, ripetutamente interrogati «mai si hanno voluto fari cristiani» e per decisione delle autorità la donna sarebbe andata, «in loco et terra di cristiani», dove avrebbe partorito un figlio che le sarebbe stato strappato per essere riportato sotto la potestà paterna93. La seguono altre ebree vedove o sposate come Gaudiosa Cuyno, vedova di Jacob, che insieme ai figli minorenni abbandona la sua casa portandosi forse in ricordo il suo sigillo d’oro94 . Anche Machalufo Sammi, genero di Sadone, vende nel mese di novembre alcuni beni, ma decide poi di battezzarsi assumendo il nome di Gian Battista Sammi95. Agl’inizi del nuovo secolo si spengono gli ultimi lumi ebraici della famiglia Sala e dei congiunti, ma l’Inquisizione accende roghi esemplari che chiudono la vicenda terrena di alcuni di loro. La storia ricorda l’onorabile Hieronimo Cuyno carcerato e rilasciato in persona, un Francesco Sala neofito recidivo rilasciato in persona il 10 agosto 1515, un Riccardo Sala gabelloto di Giovan Battista Jona, Giovan Battista Sammi alias Machalufo Sammi, neofito riconciliato nel marzo del 1501, una Cathalina Sama combusta, forse la nostra Lachayna Sala e un Lorenzo Sala neofito riconciliato nel 1502 e poi rilasciato in persona che è il nostro Samuele vittima del fanatismo in quanto ebreo e in quanto Sala96

inoltre, 100 quintali di formaggio vaccino. Il documento conclude con le condizioni di pagamento.

92 Ibid., not. Tobia, cc. 93r-v–94rv, 18 dic. 1497, cit. in TRASSELLI, Sull’espulsione degli

ebrei, cit. p. 1148. 93 Cfr. LAGUMINA, III, pp. 165-166. 94 Gaudiosa tutrice dei figli il 3 Dicembre vende la sua parte «de domibus magnis» nel

quartiere di S. Domenico avuta in eredità alla divisione dei beni fra i fratelli Cuyno per la morte del loro padre Sassone. L’abitazione è così descritta in dettaglio: «la cammara chi habet portam intus intratam seu Sificam (Sikkifa) ex parte meridiei dicte sifiche, alia domo coniuncta cum eadem cammara quod habet portam in pede scale intus cortile, domos duas scilicet cammara et sala in vice iunctas quod habet portans et cospectum dicte scale in domo predicta scilicet cum domo confinante cum dicta cammara cum usu communitate intrate cortilis, puthei; pile, billacha et cisterna in eodem cortile». Not. Sesta, reg., 8831, cc. 188v-189r-v.

95 Il 20 Novembre Machalufo vende al nobile Paolo Zaffuto uno ius censuale al quale era tenuto Xamuele Muxarella per sei case, due magazzini e una apoteca a Marsala; il 26 vende a Giovanni Spena «un tenimento in domibus tribus coquine et una domo dispensa vocata la casa di Bono cum cortile proprio, puthei, pila, cloaca», in contrada S. Margherita su cui pagava il censo Petro de Ferro, Ibid., cc..142r-v-143r; cc. 147v-148r.

96 Cfr. F. RENDA, La fine del giudaismo siciliano, Sellerio, Palermo 1993, pp. 163–164, 168–69.

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Recessus Iudeorum: lo shabbat nella nave Il 3 Dicembre 1492 Speru e Amutu figli di maestro Joseph Mayres medico

fisico, autorizzati dal padre vendono un tenimento di case con «apoteca, cortile, pozzo, pila, cloaca cum arboribus palmarum», un altro cortile «cum arbore ficus in contrada di lu rabatellu» per 21 onze. È l’epilogo di una vicenda travagliata, una delle tante, che assume aspetti grotteschi sotto la penna del notaio nei mesi che precedono la partenza degli ebrei dall’isola. Preferiamo seguire il dettagliato resoconto notarile che, laddove l’ormai esausto latino cede al siciliano, è linguaggio tanto eloquente da consentirci di vedere come in un retablo i personaggi reali della vicenda. Una lettera del Viceré ottenuta in seguito a supplica consente a maestro Joseph di effettuare la vendita franca di taxa e di organizzare i preparativi per la partenza. Nella richiesta inviata a Palermo nel mese di ottobre, il medico ebreo racconta la storia della sua famiglia. La notizia della espulsione lo trova del tutto sprovvisto di mezzi pecuniari per sé e per i figli: «adversante fortuna non habia beni mobili salvu beni stabili comu su casi, vigni», di proprietà dei figli minorenni e «volendu ipsum supplicantem et soi figli partiri di lu regnu di Sicilia secundu la ordinacione et edictu factu, non havi di putirisi vestiri tanto ad ipso quanto a li dicti soi figli et portarisi la dispisa et ...

dinari», eccetto i detti beni. È necessaria l’autorizzazione regia per vendere gli immobili, «lu prexzu di quilli tegna in banco» e gli sia dato quanto «si putissiri vestiri secundu loru condizioni», e siccome tali beni sono stati ipotecati, occorre che venga annullata l’ipoteca. La risposta del Viceré del 5 ottobre ordina agli ufficiali di Trapani di consentire a maestro Joseph la vendita, «per chillo prezo chi troverà», di mettere il ricavato in banca a nome della regia curia; «quo facto digiati dari tanti dinari al ipso exponenti quanto si poza vestiri ipso et li dicti soi figli et darili tarì sei per ipsa et dinari per lu nolitu... ca nui per presentes damo licencia a qualsivoglia persuna poza dicti beni acaptari libere et impune senza incursu di pena alcuna». Anche l’ultima richiesta viene esaudita, l’annullamento della subiugacione. Padre e figli potranno lasciare la terra di Sicilia per una ignota destinazione, portandosi dietro il loro bagaglio di ricordi e il carico di incertezza e di paure.

I retroscena più lontani nel tempo sono ricordati nello stesso documento che, riprendendo il filo della vicenda, per via di altri intralci burocratici, ci guida retrospettivamente nel complesso contesto familiare dei Saya–Mayres. Un precedente decreto della curia di Trapani autorizzava maestro Joseph a vendere una vigna. È in quella sede che il 4 giugno il medico deve giustificare la sua richiesta con motivazioni convincenti, narrando gli episodi più importanti della sua vita. «Jam dudum fuit contractum matrimonium» con Gaudiosa figlia di Machalufo Saya e sorella di Nissim, da cui nascono due figli Prospero e Amato che, morta la madre ereditano i suoi beni; maestro Joseph «convolavit ad secunda vota» con la cognata Camura scegliendo lo «jus comune quod vulgo nuncupat ala greca». Nel nuovo contratto di matrimonio il cognato Nissim «tempore vite sue» promette a maestro Joseph certe doti che non riesce a pagare, per cui infermo «hac infirmitate qua obiit morte», scrive un testamento nel quale assegna a Joseph una sua vigna con pozzo e casa «diruta seu casata». Anche Camura muore senza lasciare figli, per cui Prospero e Amato sono suoi eredi, mentre il padre è nominato tutore e amministratore dei beni. Sopravvenuto il decreto regio di espulsione

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dei giudei,« sub pena vite et publicacionis bonorum », maestro Joseph chiede «per supplere necessitatibus et alimentis dictorum filiorum suorum et aliis expensis opportunis predicto recessu», di poter vendere il bene. La curia in considerazione «de inopia, provvidit et decrevit ac consulit..», dà facoltà di alienare «vineam predictam cum dictis gebiis... putheo et domo diruta»97

. Joseph, Prospero e Amato Mayres fanno probabilmente parte degli ultimi gruppi

in partenza dal porto di Trapani; altri lo hanno fatto nei mesi precedenti e in numero consistente. Senza tentare calcoli o avviare ipotesi, lasciamo che le conclusioni si sviluppino naturalmente dai due o tre documenti, secondo noi rilevanti, di cui disponiamo.

Di cinquecento ebrei in partenza ci parla un contratto e di duecentoventi un altro. L’onorabile Jaymo Guet di Napoli possiede una caravella nel porto di Trapani «corredatam... aptam ad navigandum» che il 16 agosto del ‘92 noleggia ad alcuni giudei per la loro partenza dall’isola: Naseni de Lutanzello (?), Nissim Mayres, Sansono de Sansono, Xamueli Chirusi, Muxa del fu Busacca Lu Presti, maestro Abraam de Ysac, Sabuto Chilfa, Busacca Cuxa, Xalomo Rabibi. Il patrono promette da quel giorno fino al 18 Settembre, «elevare a portu civitatis Drepani» le loro famiglie e altri giudei, «ad

eorum electionem et voluntatem», fino a raggiungere il numero di duecentoventicinque sia maschi che femmine; non sarebbero stati calcolati nel numero i bambini piccoli, «parvuli non computantur in numero», mentre quelli di dodici anni, sarebbero stati calcolati due per unu. La caravella avrebbe caricato il vitto necessario e i beni ma non altre persone, né giudei tranne quelli indicati dai noleggiatori. Alla loro richiesta la nave sarebbe partita per recarsi a Napoli dove, «infra dies sex dicti judei debent descendere exonenare dictam caravellam»; se entro tre giorni avessero deciso di andare «in aliquo alio loco» del regno di Ferdinando di Napoli, il patrono non si sarebbe rifiutato, avrebbe inoltre dovuto procurare un salvacondotto per la nave genovese. Il costo del nolo sarebbe stato di 225 fiorini nonostante, «quod minor numerus judeorum ascendisset dictam caravellam ad rationem de tarenis duobus pro singulo cantario bonorum elevandorum iudeorum». Ogni famiglia avrebbe potuto imbarcare un materasso, un paio di lenzuola e una coperta, una cassa «de palmi quattuor in quinque», il vitto necessario... «sine aliqua solucione nauli...»; se fosse rimasto qualcosa sarebbe stato scaricato e consegnato loro, se non fosse stato possibile extrahere questi beni, il patrono avrebbe potuto caricare i beni di altre persone. Ancora non sanno i giudei di Sicilia cosa sarà consentito trasportare durante il viaggio. Gli ambasciatori di tutte le giudecche fanno presente al Viceré che c’è premura perché «intra lu vernu», viene cioè la brutta stagione, i loro beni «mobili e stabili, ioy, rendita; animali», sono ancora sotto sequestro per essere inventariati e alcune famiglie hanno problemi di sopravvivenza. La situazione si chiarisce il 30 agosto, arriva il permesso viceregio di portare camicie, tovaglie da tavola e di li fachi (faccia), e un ricambio completo «axo chi quando si havissiro di lavari oi canjari, non debbano restare nudi»98. La nave sarebbe rimasta a Trapani finchè i giudei non fossero pronti per velificare; avrebbero dovuto avere durante la traversata «aquam sufficientem», fuoco per riscaldarsi e cucinare fino all’arrivo. Al momento di scaricare la roba avrebbero avuto a disposizione «barcam dicte caravelle». Ancora molti sperano che l’editto di espulsione possa essere revocato e che tutto ritorni alla normalità. Si «dicti judei non fuissent expulsi a civitate Drepani», avrebbero pagato al patrono solo

97 AST, Trapani, not. A. Sesta, reg. 8831, cc.190v–192r. 98 LAGUMINA, III, pp.167–174.

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sei onze e il contratto sarebbe stato annullato99. I giorni di quell’agosto 1492 si consumano tra speranza e disperazione, mentre

alla fine del mese forse è chiaro che nessuna revoca potrà intervenire a riportare la serenità nelle famiglie ebraiche. Si abbandonano le case per correre alle navi, i cui patroni organizzano reti di speculazione sulla pelle di pochi benestanti e di molti miserabili in fuga dalla città. Il genovese Gabriel de Pino, che in altre città siciliane nomina procuratori per raccogliere giudei nei porti di Sciacca, Marsala, Mazara100, a Trapani imbarca in una sua grossa nave più di 500 ebrei decisi a partire per raggiungere Napoli. Anche questa volta i dettagli del contratto non sono la fredda cronaca di un affare, ma il racconto di una fuga in luoghi forse ostili, verso un ignoto destino. L’accordo per il noleggio «cuiusdam navis magne seu grosse in portu Drepani fulcite apte ad navigandum», viene fatto tra il genovese patrono Gabriel de Pino e alcuni giudei trapanesi: Manuele de Actono, Machalufo di Daniele de Actono, Machalufo Levi, David di Muxa Cuyno, Jacob de Sadone, Muxa Greco, Juda de Sansono, Machalufo Joseph Cuyno, Gabriele Dulchi, Machalufo de Medico, Xamuele Gifuni, Xalomo de Messana e altri che il foglio sbiadito ha cancellato per sempre. La nave avrebbe imbarcato «judeos quingentos cum bonis eorum quantos onerare voluerint dicti judei supra dicta navi», da quel momento fino al 15 Settembre con la fideiussione dei nobili Augustino de Centurione, Ubertinardo Speciale «in urbe Panormi de non committendo barattariam tam ipse patronus quam eius marinarii», fino a raggiungere il numero prefissato. Se non fosse stato possibile partire, «ex impedimento regali vel alio impedimento», avrebbero pagato per danni 60 onze al patrono, che avrebbe dovuto aspettarli per tre giorni durante i quali sarebbero stati imbarcati beni e persone101. Un clima di sfiducia serpeggia tra i giudei nei confronti dei cristiani, nessuno si fida di nessuno, i maggiorenti che fanno l’accordo temono la barattaria del patrono e dei marinai; molti debitori di ebrei approfittano della tensione e confusione, inventano accuse in curia per non pagare i debiti; se i debitori sono gli ebrei, in attesa del dissequestro dei loro beni, vengono dai cristiani costretti de persuna. Alcuni ebrei che, da altre città e lochi vanno nelle città di mare per imbarcarsi, vengono «per caminu chircati et molestati». Ai poveri è consentito portare victuagli che, «per elemosina et per amicizia», qualche pietoso cristiano dona loro prima della partenza102. Ogni famiglia avrebbe potuto imbarcare, «lectum unum fornitum de duobus in tribus personis usque ad quinque personas pro qualibet famiglia sine solucione nauli»: La nave avrebbe fornito legna e acqua sufficiente per tutto il viaggio fino a Napoli ...«et ibi ponere in terra»

quelli che volessero restare e scaricare con le barche i loro beni. Ogni nucleo familiare avrebbe potuto caricare una cassa, pane e vino «pro usu eorum».

In quei giorni gli ambasciatori delle giudecche dell’isola chiedono al Viceré di poter «extrahiri extra regnum», i loro libri sacri li teuri che agli altri non servono e a loro sono necessari, le coperte di broccato e le coltri di seta che coprono nelle muskite la Torah, i candelabri di rame che «in loco non troviranno prezo alcuno», per farli stimare altrove e comunicare il valore entro quattro mesi, «tutti loru superpilliczi di tila», con i quali recitano lo officio «nominato in ebrayco fasil», per continuare a farlo.

99 AST, Trapani, not. A. Sesta, reg. 8830, cc. 614r-v, 18 agosto. 100 SASS, Sciacca, not. G. Cutrona, reg. 58, sett. 1492 101 AST, Trapani, not. A. Sesta, reg. 8830, cc. 630r-v– 634r-v, 28 Agosto 102 Cfr. nota 100.

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Quest’ultima richiesta non viene accordata, come pure l’altra di poter portare seco i figli dei loro schiavi casanaticzi cresciuti e istruiti nella religione giudaica103

. I libri vengono con amore riposti nelle casse, hanno priorità assoluta su altre bene e oggetti, 1’unica consolazione per non sentirsi abbandonati è continuare a recitare le loro orazioni e l’unica preoccupazione non violare lo Shabbat durante la navigazione. La clausola più importante del contratto prevede che il patrono «teneatur facere cameras de Sabatis in dicta navi ad expensas dicti patroni».

Il De Pino avrebbe messo inoltre a disposizione dei contraenti una o due sagittias

per trasportare giudei poveri impossibilitati a pagare il nolo; se oltre, ai cinquecento la nave fosse stata noleggiata ad altri giudei, essi non avrebbero pagato se non quello dovuto e, onde evitare inconvenienti al momento della partenza, il gruppo s’impegna a presentare una lista con nomi e cognomi dei cinquecento ebrei. Ogni giudeo avrebbe pagato 20 tarì e se avesse caricato sulla nave borsa aliqua avrebbe pagato il supplemento: per ogni quintale di formaggio, lana, cuoio, cera, miele, corallo, buchiri,

tre tarì in più, per altri beni quali lenzuoli, coltri, tovaglie, tappeti, stagno o rame, metallo, panni,«ad rationem scilicet de cantariis tribus pro ducato intelligendo ad tarenos duodecim pro singulo ducato». Il prezzo pattuito sarebbe stato pagato a Trapani prima della partenza, o a Napoli prima di scendere dalla nave, «ad electionem dictorum judeorum». Anche questo accordo prevede che i «parvuli judei» fino a sette anni sarebbero stati computati due per uno, non compresi «infantibus in uberibus matruum quoniam computantur cum matribus eorum scilicet mater et infans in uberibus pro unica». La nave li avrebbe aspettati se fosse stato ancora prorogato di un mese «tempus recedendi» fino alla metà di ottobre. Trascorso questo tempo, se i giudei «non ascendissent dictam navim», dopo aver pagato gli interessi, avrebbero reso libero il patrono di noleggiarla ad altri giudei. Nei mesi successivi partono in tanti, alcuni occultano nei materassi e nelle casse denaro, argento, perle, coralli, che vengono scoperti e sequestrati, «tam in mari quam in terra», i denunciatari sono naturalmente premiati per la loro solerzia104.

Molti ebrei siciliani percorrono le polverose trazzere dell’interno o scendono dai monti con i loro muli carichi di masserizie, esposti a rischi e non raramente molestati, per raggiungere i porti cittadini. Molte donne che «non si hanno voluto bactizari et est ex lege musayca chi non ponnu prindiri maritu», partono portandosi dietro le loro carte di sparticioni (divorzio) concesse dai mariti convertiti. Abbiamo citato solo tre documenti che rispecchiano, riteniamo in modo esemplare, il clima dei mesi che precedono l’espulsione degli ebrei da Trapani e dalla Sicilia105. Navi e saettie di patroni genovesi navigano col loro carico di lacrime e disperazione nel mar Tirreno per trasportare i pellegrini del mondo a Napoli, dove troveranno rifugio ma non la quiete. L’ebreo convertito vedrà addensarsi le nubi oscure del fanatismo inquisitoriale; sarà guardato con sospetto sia chi non ha voluto mimetizzarsi mantenendo il proprio cognome, sia chi fa professione di fede sincera. E nelle cameras de Sabatis, mentre il

103 Ibid.

104 LAGUMINA, III, p. 262. 105 Trasselli cita un contratto che si riferisce al noleggio della nave di Giovanni de Peri per

portare nel regno di Napoli 41 ebrei maschi e femmine per sei tarì a testa; Not. Falco 29 Dicembre 1492, cit. in TRASSELLI, Sull’espulsione degli ebrei, cit., p. 147

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sacerdote estrae la Torah, uomini e donne pregano offrendo a Dio le loro sofferenze, come tanti altri che ricordiamo con le parole di Isaac Abravanel: «Noi partiremo invocando il nome dell’Eterno, del nostro Dio». E così, testardi, partirono.

Storie di Matrimoni

I matrimoni nel medioevo, specie nell’ambiente dei maiorenti, richiedono lunghe

trattative che precedono di parecchi anni la data in cui la sposa viene accompagnata nella casa del marito, anche perché occorre molto tempo per ottemperare alle minuziose clausole dei contratti e far fronte alle spese per i costosi corredi delle spose.

Bambini di otto o nove anni sono involontari protagonisti di accordi tra famiglie e più spesso di disaccordi faticosamente sanati, «intervenientibus amicis communibus». I notai sono, in questi casi, custodi di storie di vita vissuta registrate con sorprendente precisione, come escono dalla voce dei personaggi, con qualche difficoltà di rendere in un latino ormai sovraccarico di termini siciliani, i racconti in dialetto inframmezzati da termini arabi o ebraici. Storie che hanno un fascino affabulante, di cui non si conosce la conclusione e lasciano spaziare la fantasia. Attori protagonisti sono i genitori e lo sposo, comparsa la sposa, nominata come oggetto di contrattazione. Di alcuni matrimoni conosciamo il contratto dotale o la «convencionem, transacionem, concordiam, pactum finale», per la sua revisione dopo litigi, accuse reciproche, colpi di scena, richieste di giuramento. Di altri matrimoni abbiamo parlato, qui scegliamo tre storie esemplari del costume familiare ebraico, in cui s’intrecciano sentimenti e opportunistici interessi, dove ogni personaggio, nonostante il prevalente approccio economico, tradisce il suo vissuto svelando parte di sé.

«Quinto decembris VII Ind. 1488», le parti, il nonno della sposa e lo sposo s’incontrano dal notaio, «causa matrimoni olim habiti et tractati» fra Joseph Cuyno di Marsala e Gaudiosa figlia del fu Sabeti de Cuyno, membro della stessa grande famiglia di maggiorenti della comunità trapanese. Merdochay Cuyno, nonno paterno della sposa, in un contratto stilato presso il notaio de Bitino di Marsala sei anni prima, si era impegnato ad assegnare alla nipote i classici tre letti completi, due di seta con cortina e l’altro bianco e una somma di trenta onze. Gli accordi non sono stati rispettati, Joseph intende adire le vie legali, ma per evitare le spese del processo decide di accettare una transazione con l’arbitrato di alcuni amici. I tre letti vengono valutati 62 onze, per cui il vecchio Merdochay è debitore di 92 onze nei confronti di Jacob, che dichiara di aver già ricevuto 16 onze e tre tarì pagati, «de mandato dicti sponsi» a Machalufo Sammi, personaggio a noi ormai noto, che esercita prestito a interesse. Il resto del debito viene compensato con un tenimento di case in, «corporibus quattuor in Ruge de Fadaluni», del valore di 24 onze, concesso «cum pacto reluendi hinc ad annos quinque» con la promessa di restituire il bene una volta pagata la somma. Per la cessione si obbliga anche il figlio di Merdochay, Joseph fratello di Gaudiosa. Per le 52 onze rimanenti assegna: due apoteche in contrada S. Margherita, un’altra «tam de alto quam de abaxu in contrada saracenorum», altre due apotecas in contrada di Libandini confinanti «cum domibus dicte judaice», altri censi su case con la stessa clausola della restituzione entro cinque anni dopo il pagamento del debito in più soluzioni. Altra clausola del patto è che Joseph possa portare nella sua casa Gaudiosa «hinc ad mensem unum cum sollepnitatibus consuetis»; se invece, passato il mese, ciò non fosse avvenuto, i cinque anni sarebbero iniziati dal momento del trasferimento. La «kutuba facienda more

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solito», sarebbe stata riscritta e modificata secondo i nuovi accordi. In caso di morte della sposa la dote sarebbe stata restituita per metà a Merdochay o agli eredi, mentre Joseph avrebbe potuto tenere 31 onze, «pro medietate arnesii predicti», metà cioè del valore dei tre letti completi, «secundum morem judeorum»; la dote sarebbe stata restituita, in caso di morte di Joseph alla sposa che, ricevendola, rinunzia alla sua parte di eredità paterna, materna, «fratruum et sororum». Per la donazione fatta garantiscono altri membri del clan Cuyno, quali il noto Geremia Jacob figlio di Sassone Cuyno, nel cui banco sarebbero stati depositati i redditi degli affitti e dei censi106. L’11 giugno del 1489 si presentano dal notaio maestro Abraam del Salomone, vedovo di Marzuca, e il suocero Gaudio de Xamaria per la divisione della dote dopo la morte di Marzuca. I due raccontano che secondo l’usanza degli ebrei siciliani, era stata celebrata la ketubbah

manu Simone de Nissim notaio ebreo, trascritta poi presso il notaio cristiano Cirami il 15 Febbraio del 1487, nella quale era descritta la dote in pecunia in «bonis et jocalibus».

Dal matrimonio era nato un figlio Salamone, morto nei giorni precedenti ed era morta, a quanto pare, per i postumi del parto anche Marzuca. Gli eventi succedutisi in così poco tempo, provocano «altercaciones et dibacta» tra suocero e genero.

Gaudio pretende di avere metà dei beni di Abraam, il quale rifiuta in quanto, secondo la consuetudine degli ebrei di Trapani, la nascita dei figli nel matrimonio produce la confusione o comunione dei beni. Vengono, secondo la prassi comune, chiamati ad arbitrare degli amici, in particolare Gabriele Xifuni il ci intervento si dimostra risolutivo della vertenza. In casa di costui si perviene ad un accordo. Abraam restituisce a Gaudio alcuni beni: un paio di lenzuoli bianchi e un cuscinetto intagliato, perché l’altro «cuxinectum fuit humatum cum cadavere dicte quondam Marzuche, linterulas duas muliebres», perché la terza «fuit humata cum cadavere», un dubletto perché l’altro «fuit humatum cum corpore defuncte, mensalia duo, guardanappas duas, toctum unum tobaliarum de facie, consistens in tobaliis octo, scilicet quattuor cum listis et quattuor sine listis tobalia duo de collo, cummias quattuor, dui imbuccaturi; travirserium unum de purpurigno, cultram unam albam laboratam ad unda». Questi capi di corredo sono elencati nella ketubbah. Abraam assegna inoltre due onze e sei tarì «pro precio et valore travirserii unius de serico paris unius de cuxinectis de serico, paris unius de cuxinectis albis, guardanapparum quorum imbuccaturi sej et quattuor cummii et mataracii unius», in quanto già venduti; un bacile, tre candelabri «et pucherium unum de ere», un’ onza e 27 tarí in moneta «pro precio et valore di unu curtectu» di panno di Firenze verde scuro, una tazza d’argento, un cordone e una catenella d’argento, due anelli, uno d’argento «cum lapide corniola cum signo pavonis», un altro d’oro «cum lapide ismiraldi» e certe perle: Gaudio riceve questi oggetti, rinunziando ad altri che sperava di ricevere «pro bono pacis». L’arbitro Gabriele dovrà testimoniare e garantire che un’onza e 27 tarí erano stati assegnati da Gaudio ad Abraam, oltre le otto onze pattuite nel contratto del notaio Cirami. Seguono le promesse di giuramento reciproco «super decem precepta legis mosaice; Gaudio dovrà giurare e credere al giuramento di Abraam, il quale fa registrare dal notaio una precisazione che la dice lunga sulla psicologia dei personaggi: si «forte dictus Gaudius recusavit jurare vel dicet non recordari; quod eo tunc debeat stare et credi iuramento dicti Abraam de dicta uncia una et tarenis viginti septem quod iuramentum Abraam debeat facere intus muskitam eorum faciendo super Teuram et tunc debeat credi iuramento dicti Abraam ad restituendam

106 AST, Trapani, not. A. Sesta, reg. 8827, cc. 149–153r-v, 5 dic. 1488.

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unciam unam et tarenos quindecim»; vengono annullati ketubbah e altri contratti.107 La meschita è dunque il luogo non semplicemente deputato alla preghiera ma ad accogliere queste forme di ritualità quotidiana tipiche del costume ebraico, come i giuramenti per consolidare accordi privati tra le parti. Quando viene registrato un contratto di matrimonio non è necessaria la presenza di ambedue i contraenti, basta la nomina di un procuratore che ne faccia le veci. Maestro Chaym Talbi di Mazara il 27 Marzo del 1489, per registrare il contratto di matrimonio con Masulto detta Bianca Pianeta puella virgine

figlia di Abraam de Syragusis fisico e di Myor detta Laura di Trapani, si fa rappresentare da Muxectu de Muxarella di Marsala. Tutto è già stabilito, modalità, tempi, quantità della dote, impegni familiari. Il matrimonio di un figlio o di una figlia, non impegna solo gli sposi ma due famiglie, anzi due clan familiari, e non solo per una questione di spese che incidono pesantemente sul bilancio familiare per lunghi periodi di tempo, quanto perché si chiariscono rapporti familiari e ruoli dei rispettivi parenti. I genitori della ragazza s’impegnano ad assegnare in dote tre letti, «Canalia usibus»

(Canarie?), due bianchi e uno di seta con una cortina del valore di 10 onze o la somma equivalente loco «dicte cortene», secondo la preferenza dello sposo il quale pretende che debba essere della stessa qualità di un’altra che suo padre Xua Talbi aveva assegnato a Farra Danello suo genero. È evidente che il valore delle cortine di seta è tale che la scelta non è solo questione di donne, ma di tutta la famiglia. Sono precisati oltre ad un regalo di 25 onze anche certi indumenti particolarmente eleganti che la sposa avrebbe indossato in particolari occasioni: «vestem unam muliebrem de seta curtectum unum novum pro corpore dicte sponse qui curtectus sitalis quod sponsa ipsa possit cum eodem curtecto exire die Sabbati et ire ad nupcias et equum unum precii unciarum trium». Le spose di famiglie benestanti possedevano un prezioso costume che utilizzavano per le cerimonie nuziali e per recarsi in sinagoga il sabato. Il documento chiarisce anche alcuni rapporti di lavoro tra suocere e genero. Da altri atti come questo si deduce che i medici che non avevano figli maschi istruivano i loro generi, e non è

escluso che Chaym Talbi sia stato motivato al matrimonio con Bianca Pianeta dalla possibilità di imparare la professione medica. Le figlie dei medici acquisiscono una abilità di fatto nell’esercizio della medicina, anche se difficilmente possono esercitare l’arte. L’impegno che prende maestro Abraam nei confronti del genero è di «ei docere legere in medicina in ebrayco et docere eum praticam medicandi» per tre anni dal mese di Maggio in poi e a sue spese, cioè «de victu et potu et lecto dormiendi gratis». La coppia avrebbe continuato a vivere a casa dei Syragusis finchè Chaym non avesse appreso la teoria e la pratica della medicina. II danaro da lui guadagnato, cominciando ad esercitare, sarebbe andato a beneficio del medico ebreo. L’altro genero del maestro Abraam, Ysaac de Gazella, rinuncia ad avere la precedenza per la dote assegnatagli sui beni dei coniugi e cede dunque a Chaym Talbi «potiora iura». Entro tre anni, completata la dote, si sarebbero svolte le nozze con le consuete solennità. In caso di scioglimento del matrimonio per morte «aliquorum sponsorum» e di restituzione delle doti, maestro Abraam «de dottrina prestando et tunc prestita victu et potu et letto dormiendo» per i tre anni concordati, non avrebbe preteso nulla, anzi da quel momento «ex nunc pro tunc»,

fa «donacionem irrevocabilem inter vivos»108..

107 Ibid., cc. 367r-v–368r-v, 11 giugno 1489. 108 Ibid. cc. 289v–290r-v, 24 marzo 1489.

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DOCUMENTI AST, Trapani, 16 novembre 1432,

Not. G. De Nuris, reg. 8571.

Quod presens coram nobis Benyaminus Chilfa judeus de Trepano, habitator / Terre Alcami, consenciens in nos etcetera, asserens olim tempore contracti matrimoni celebrati / inter Steram mulierem eius filiam ex una parte, et Sibiteni de Jona, judeum de terra Montis / Sanctis Iuliani, sponsum ex parte altera, se scilicet ipsum Benyaminum promisisse / in dotem et dotis nomine et pro dotibus filie sue predette eidem Sibitení certas / docium quantitates, et inter alias uncias vigenti in pecunia, dandas et assignandas / ipsi Sibiteni in certo termino inter eos statuto, de quibus exinde dedisse / et assegnasse eidem Sibiteni uncias decem dicte pecunie dotalis, quas idem Sibiten, / coram nobis presens et in nos consenciendo etcetera, est confessus, ad peticionem dicti Benyamini, / eius soceri stipulantis, se habuisse et recepisse, renuncians excepcioni etcetera, et pro reliquis unciis / decem, ad complimentum dictarum unciarum vigenti pecunia dotalis predicte idem Benyaminus / sponte eidem Sibiteni sponso, presenti, volenti et recipienti ac stipulanti, delegavit, cessit, / dedit, transtulit et mandavit ac habere voluit quoddam debitum unciarum / decem, ad quod ipse Benyamino tenetur et obligatus apparet, ut asseruit magister / Simon de Liocta de dicta terra Alcami, solvendum in certo termine venturo / racione et causa vendicionis recti domini et proprietatis cuisdam tenimenti domorum / terranearum positarum in dicta terra Alcami in contrata Sancte Marie domum archi / presbiteri terre predicte, secus domum Aloysi de Norea, viam publicam et alios confines / quas domos tenet ad emphiteosim Pinus de Alfano, quatenus apparere dixit / ex forma et tenore sede (sic) publicee facte de dicto debito predictarum unciarum decem / in dicta terra Alcami manu notarii Antonii de Marsalia olim tercio die / mensis septembris instantis anni X indicionis millesimo quatringentesimo tricesimo primo, / et propterea cessit ipsi Sibiteni omnia et singola jura et acciones reales, personales / pretorias et civiles et alias quascumque indistinte etcetera, que et quas pro dicto debito / casso unciarum decem et omni causa ipse idem Benyaminus habet, habere potest et sperabat / habere contra et adversus dictum magistrum Simonem et bona sua etcetera, constituens eundem Sibiteni / procuratorem in rem suam, ponens eum loco sui, ita quod a modo liceat et licitum sit / eidem Sibiteni dictum creditum sive debitum unciarum decem a predicto Simone petere, / exigere, recipere et habere, suisque comoditatibus aplicare et contra eum agere, curare in / iudicio et extra etcetera, ac accionibus omnibus utilibus et directis dictoque contracto facto manu / dicti notarii Antoni de debito predicto et aliis quibusvis scripturis facientibus in / premissis predicto Benyamino uti, quietare, liberare, dictumque contractum cancellare et / cancellare facere, omniaque alea in premissis et circa premissa facere, que dictus Benyaminus / ante presentem delegacionem et iurium cessionem facere poterat, quem magistrum Simonem dictus / Sibiteni recepit et habuit et contentus fuit et est habere in eius debitorem pro dictis unciis / decem, et eadem causa dictus Sibiteni tenuit et vocavit se contentum ab eodem Benyamino, eius socero, / stipulante de predictis unciis viginti pecunie dotalis ut sopra, verum tamen ex pacto inter

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/ dictos contrahentes habito processit quod dictus Benyaminus promisit eidem Sibiteni stipulanti dictum / debitum delegatum et cessum, ut sopra, bonum facere etcetera, et si forte dictus magister Simon / non esset solvendus, et a quo et super bonis suis dictus Sibiteni consegui non posset dictum creditum / seu debitum cessum, quod ipso casu pro debito predicto dictus Sibiteni regressum habere / valeat et debeat contra dictum Benyaminum et bona sua, presenti delegacione / et cessione non obstante, quia sic ex pacto inter cos processit ut supra, / et hec omnia etcetera, sub ypotheca etcetera, cum refecione dampnorum etcetera sub pena unciarum / quattuor eccetera, renuncians etcetera, ita quod si quo etcetera, possit et valeat dictus Sibiteni / eundem Benyaminum in Alcamo, Trepani et ubique eum invenerit, convenire etcetera, / et iuraverunt dicti contrahentes ad legem Moysi premissa actendere etcetera. / Data fuit copia dicto Sibiteni sponso. Testes: presbiter Petrus de Cumbarello, Aloysius Inbrunectu et Perus (sic) Cumbau. Ibid. 20 Giugno 1442, Not. F. Milo, reg. 8623

Li cosi ki havi in putiri la mugleri di Saduni. Imprimis dui confitteri, l’una cum l’argentu a lu fundu et l’altra bianca. /item dui taczi comuni cum lu fundu innauratu; /item una tacza grandi cum lu fundu innauratu; /item unu mantichellu di sita inurata tundata cum 1’auru / tiratu et li perni cum una catinella di argentu di mecza canna; /item tuvagla di collu furnuta cum 1’auru tiratu et / appiczatu cum li perni; / item unu parapectu carmixinu furnutu cum li perni / a la pictera; /item una tuvagla di villutu nigru cum li perni; /item parapectu unu inuratu cum l’auru tiratu a la pictera; /item un altru parapectu pichulu russu factu cum li perni / a la pictera; /item un altru russu factu cum li perni a lu pectu; /item una tuvagla nigra di stera facta cum li perni; /item unu mungili di villutu nigru; /item unu vistitu di villutu russu cum la catinella et li maglecti di / argentu; /item una tuvaglecta di collu di panichellu facta cum li perni minuti; /item unu curduni di argentu cum unu filu cum li buctuni d’argentu; /item una ligatura di testa cum li perni; /item una frizza di perni pichula; /item unu curduni di argentu... cum li buctuni; /item una xanaca di perni cum li buctuni di argentu cum dui iummi / di sita; /item dui chirchelli di argentu; /item una curdella cum tri buctuni facti cum li perni; /item una chintura russa ingastata cum 1’argentu; /item un’altra supra unu chintu virdi ingastatu cum l’argentu; /item un’altra supra unu chintu russu ingastata cum 1’argentu; /item un’altra supra unu chintu russu ingastata cum 1’argentu; /item un’altra supra unu chintu ingastata cum l’argentu; /item unu parapictu pichulu russu cum l’auru tiratu a lu pictu; /item una pictera pichula di tila facta cum li perni; /item una chintura viulata taglata di argentu blancu; /item furnimenti di una coppulilla facta cum li perni; /item unu cristaldu ingastatu cum 1’argentu pichulu; /item dechi anelli di oru cum li petri in tria di loru, et chindi è / unu cum dui perni; /item tri sigilli di oru et unu di illi cum la petra; /item chirkectu unu; /item una cayula carmixina russa cum la chuffarda di perni; /item unu pavigluni blancu di tila cum la frincza; /item un altru cum unu pumu di argentu sencza frincetta; /item una cultra bianca ad unda; /item un’altra attucti (sic) lavuri; /item un’altra ad unda et a bunctuni; item un’altra a rosa bianca; /item certi peczi di magleti et chappecti di argentu; /item una cucharella di argentu ructa; /item mecza cucharella di argentu; / item unu parapectu pichulu et dui cummii pichuli; /item unu candileri di ramu; item dui cuxini di sita russa actundati cum

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filu di argentu / cum li iummi di sita russa; /item altri sita russa cum li fachi di inburcatu actundati cum / sidichi buctuni di perni a chasquiduna; /item altri blanki actundati cum la curdella nigra; /item altri blanki actundati cum lu isfilatu; /item una cultra di sita a sfundu di auru; /item un’altra cultra bianca a buctunellu; /item altra minata vecha bianca a bunctunellu; /item altra bianca a buctunellu minata; /item altra bianca minata; /item altra bianca minata; /item flaczata una bianca; /item altra nigra; /item carpita russa una; /item dai scringni pichuli; / item una caxitella musiata; /item fachata burkiata; /item una chavera cum sey chavuci di curalli / et argenta / et dui buctunelli di argenta; /item una chintura di argenta imbarcata innaurata cum li / campanelli di supta; /item un’altra di argenta tucta imbarcata; /item un’altra supra una chintu russa grandi ingastata cum l’argenta; /item un’altra supra una chintu russa grandi ingastata cum 1’argentu; /item un’altra supra una chintu russa vechu inga / statu cum l’argenta; /item un’altra supra una chintu russa vechu ingastata / cum l’argenta; /item furnimenti di chintura di argenta; / item chintura supra una chintu virdi vechu ingastatu / cum 1’argentu; /item altra supra una chintu russa, si intende buccula mor / denti et chappecti; /item altra supra una chintu russa vechu ingastatu cum / l’argenta et li barri di argenta; /item altra supra una chintu russa vechu ingastatu cum / l’argenta; /item altra supra una chintu russa pichulu ingastatu cum / l’argenta; /item altri fornimenti di dui chinturi; /item altra sopra una chintu russa ingastatu cum 1’argentu; /item altra sopra una chintu nigru ingastatu cum l’argenta; /item una catinella di argenta cum certi coralli et campanelli d’argento; /item una cutrichella di sita pichula; /item una faxa di sita cum li iummi di perni; /item u na cardani di argenta cum li buctuni di perni; /item una stikecta di perni; /item coppulilla fatta cum li perni; /item una limpa di pannichellu fatta cum aura tirata et perni chancati; /item una cullarichu facta cum li perni; /item una fabea di tila inturmata cum li perni et l’oru; /item un’altra tila di Olanda inturmata cum l’oru; /item una cuxinu biancu pichulu cum quattro iummi di perni; / item unu pavigluni di pannichelli cum buctuni di perni di sopra; /item septi guardanappi ad unu toccu imburkiati a la testa; /item altra a lu dictu toccu pichulu; /item una cortina bianca infilata; /item una cutrichella bianca; /item altra bianca; /item una farda di linczolu vecha; /item dui cuxini di sita nigra vechi pichuli; /’item dui cuxinecti blanki infilati a lu tornu; /item altri dui blanki infilati; /item altri dui blanki intarmati cum l’oru isfilati; /item unu linczolu biancu; /item quactordichi cucharelli di argenta ... graffiu; /item una pucheri di argentu; /item sey taczi di argentu pichuli; /item una salera di argenta innaurata; /item quattro candileri di ramu pichuli scripti cum l’argentu; /item una fachata di sita di lectu; /item dui cuxini blanki; /item una cucharella di argentu; /item dai tuvagli frappuliati cum sita nigra; /item unu dubleri imburkiatu; item unu quardanappu imburkiatu; /item quattru guardanappi cum listi serki a li capi; /item dui linczoli blanki; /item dubleri unu cum li listi serki a li capi; /item altri ...llu...; /item ... tuvagli infilati; / item tuvagla una ...; item altra bianca; /item dui tuvagli di sita cum listi di oru; /item unu dibleri di tavula ad uchectu; /item altra comu ipsu; /item septi imboccatati ad una tocca; /item altri dai ad una tocca; /item dai tuvagli et sei imboccaturi ad unu toccu; / item una tuvagla bianca; /item guardanappu una pichulu; /item una tuvagla murisca; /item una tuvagla bianca; /item altra bianca; /item altra bianca; /item una guardanappu pichulu; /item sey dubleri grandi; /item dui guardanappi; /item dudichi tuvagli blanki et una imboccaturi ad unu toccu; /item tuvaglecti XVIII blanki larki; /item chincu guardanappi; /item quattro tuvagli blanki; /item guardanappelli pichuli di una palma l’una LXXI; /item tri tuvagli grandi cum li listi serki; /item dui guardanappi cum li listi serki; item altri tri ad unu toccu; /item dubleri unu vechu; /item dui tuvagli blanki; /item dui linczola blanki; /item tri imboccaturi;

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/item tri cristaldi pichuli; /item una domina di argenta vacanti dintra; /item dui toki di dubleri di circa trenta canni; /item dui canni di tila; /item dui cocharelli di argentu; /item guardanappelli tri; /item dubleri unu et dui tuvagli blanki; /item una pignatella di mitallu; /item dui linczola blanki; /item altri dui blanki; /item dui curdelli forniti facti cum l’argenta; / item quattro guardanappelli pichuli; /item una duczina di scutelli di piltru; /item una duczina di stateri di piltru; /item chincu saleri di piltru; /item unu dubleri imburkiatu; /item altra comu ipso; /item una dubleri pichulu biancu; /item una tuvagla blanca vecha; /item tri tuvagli blanki; /item quactordichi guardanappelli pichuli di unu palmu 1’unu; /item dui dubleri; /item quactru cummii blanki; /item tri cummii; /item tri tuvagli blanki; /item dui para di linczola blanki; /item altru unu paru blanki; /item unu paru di cayuli cum oru filatu vechi; /item dui pingnatelli di mitallu pichuli; /item una gunnella fimminina di trinta braczu ritunda; item altra chilestrina cum li maglecti di argentu; /item altra di virdichara cum li maglecti di argentu; /item altra di Perpignana cum li maglecti di argentu; /item altra di carisera cum li maglecti di argentu; /item unu paru di maniki di sita serchi vechi; /item novi tuvagli blanki cum li capi serki; /item cuxini vinti di sidici chini di pagla; /item tri mataraczi di lectu; /item una fachi di mataraczu vecha; /item unu cuxinu di lectu; /item septi suprabanki; /item altra suprabanki una; /item quactru tappiti; /item unu chalonu di muru; /item una canna di ferru; /item una quartara pichula di ramu; /item una sartania di ramu; /item unu sichitellu pichulu di ramu; /item dui pignati di mitallu grandi; /item unu cuncumu di ramu; /item un altru cuncumu di ramu cum li cannoli;`/item una campana di spiciali; /item unu bachili di ramu opra di mandra; /item dui bachili di barberi; /item dui murtara di mitallu pichuli cum li pistuni; /item unu sirchitellu di ramu; item una cannata vecha grandi; item una ki si chi teni lu briuni dintra di ramu; /item quactru lanci di ferru; /item dui spati; /item dui conki grandi, l’una cum li pedi et l’altra / senza pedi; /item una conca chana grandi di ramu; /item quactru bachili di barberi pichuli di oru, unu grandi; /item dui bachili chani, unu grandi et 1’altru miczanu; /item dui bachelecti pichuli chani; /item dui stangnati grandi di stagnu; /item quactru placti di stagnu grandi; /item chincu pucheri di stagnu; /item una lumera di ramu; /item cannata di ramu cum li brachi; /item dui cannati di ramu; /item dui plactelli di stagnu pichuli; /item octo placti di stagnu; /item unu tappitu vechu; /item quactru caxa grandi; /item dui caxi musiati / cum lu lakectu; /item unu armariu minatu; /item altra caxa pinta ki stava supta lu lettu / altru armariu intra la dispensa: /item unu bankinu pichulu; /item una caxa vecha; item dui caxitelli pichuli missinisi/. Li cosi ki su in putiri di Xamueli Sala: In primis unu dubleri; /item unu paru di linczola; /item secti tuvagli blanki; /item una cutrichella pichula; /item sei canni di tila; item dui duczani di scutelli di pintru; /item quatru guardanappi cum listi serki; /item altri chincu cum listi serki; /item altri chincu comu ipsi; /item una tuvagla vecha; /item dui linczola blanki; /item una cutrichella a rosa pichula; /item unu dubleri grandi; /item una tuvagla bianca murisca; /item quactordichi guardanappi; /item duduchi tuvagli cum listi serki; /item unu dubleri vechu; /item dui tuvagli blanki isfilati; /item chincu guardanappi; /item una pecza di cortina bianca di quactru cannni et mecza; /item tri canni di guardanappelli; /item chincu dubleri grandi; /item dui guardanappi grandi; /item una tuvagla grossa; /item altra cum listi serki; /item linczolu unu di sita vechu; /item undichi tuvagli blanki; /item un’altra tuvagla bianca murisca; /item chincu tuvagli isfilati; /item tri guardanappi; item xxv guardanappi; /item dui tuvagli isfilati; /item chincu fardi di linczola blanki; /item una

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tila di linczolu; /item una duczana di sauceri di piltru; /item tri tili di curtina isfilati; /item una curtina di sita; /item dui para di cuxini blanki; /item una gunnella di Briges cum li giri di villutu; /item una gunnella chilestra cum li maglecti di argentu; /item unu mungili di pannu nigru cum li cruchecti di argentu; /item una stickecta di fila impernata cum li perni et fuglicti; /item una cardella factu cum l’argentu innauratu; /item unu cuctectu virili charu di Firencza cum la mantulina a li pudii et li giri di villutu; /item una gunnella perpignana cum li giri di villutu; /item una gunnella virdi chusa vecha; /item unu paru di maniki di villutu nigru; /item unu mantu fimmininu di Firencza; /item unu cuxinu di villutu sercu; /item una cutra bianca minata; /item unu paru di cuxini di villutu serki intorniati cum l’oru et li iummi di sita /item una caxitella pichula musiata; / item una chintura di argentu supra unu chintu virdi; / item dui cristaldi grandi; / item una cayula di carmixinu cum una chuffarda di perni; / item una tuvagla di pannichellu actundata cum oru et li perni; / item dui cummii di testa cum oru; / item una tuvagla di villutu nigra inpernata; / item una birricta di villutu nigra inpernata; / item una chintura di argentu ingastata supra unu chintu russu; / item unu cammixoctu di vilutu nigru inferratu cum pannu; / item una parapectu russu inpernatu; / item unu paru di maniki di villuti russu inpernati; / item unu parapectu grandi di villutu carmixinu russu inpernatu cum 1’auru tiratu; / item una tuvagla di villutu nigru actundata cum auru tiratu et li perni; / item unu mantichellu di villutu nigru inferratu cum pannu virdi; / item una gunnella masculina di villutu sercu; / item una gunnillucza di villutu pichula actundata / cum li perni; / item unu mungili di villutu nigru; / item unu paru di maniki di carmixinu russi; / item una tuvaglecta di domaskinu virdi actundata cum oru et li fuglicti; / item una cutrichella pichula in burcatu; / item una fachata di sita russa; / item quactru anelli di oru cum li petri; / item tri sigilli di oru; / item una stickecta imbulluctata impernata; / item unu curduni a tri fili di argentu; / item unu curduni di sita et oru et li buctuni di perni; / item una cuppulilla di tila imperniata; / item altra tila et oru impernata; / item altra di pannichellu impernata; / item unu vestiri di sita serca cum li maglecti di argentu; / item una iurlandecta ingastata cum li buctuni di perni et li ismalti; / item unu paru di cuxina carmixini actundati cum oru et li iummi serki; / item XXVIIII buctuni di argentu; / item una chavera di argentu cum dui buctuni di argentu et quatru / chavurzi di argentu et altru di ciurillu; / item una faxa di sita cum una cannella di argentu et li buctuni / impernati; / item unu cullarichu di tila frappubata cum oru; / item una faudella actundata cum fuglicti et oru; / item una limpa di pannichellu actundata cum oru et fuglicti; / item unu paru di cuxina blanki isfilati actundati cum oru; / item una falda actundata cum oru et li fuglicti; / item altra falda et cullarichu isfilati; / item unu pucheri di argentu; / item unu maccangnanu impernatu; / item dui candileri di brunczu seu mitallu scripti cum 1’argentu; / item unu cristaudu di ochu ingastatu cum 1’argentu; / item una chintura grandi nigra di argentu supra unu / chintu nigru; / item altra grandi di argentu supra unu chintu imburkiatu; / item unu gippuni di sita nigra; / item dui cuxini blanki isfilati actundati cum oru; / item dui taczi conficteri grandi; / item tri taczi grandi innaurati; / item una xannaca di perni appiczata; / item una murina di perni; / item una xannaca di perni a quactru fili; / item una fachata di lectu; /item una farda di linczolu; / item dui suprabanki imburkiati; / item una carpita; / item unu linczolu; / item novi guardanappi cum listi serki; / item unu suprabancu; / item una conca pichula; / item dui pignati di mitallu; / item una sartania di ramu; / item unu tiganu di mitallu; / item tri mataraczi di lectu; / item unu cuxinu di testa; / item quactrulanci di ferru; / item dui spati; / item unu pucheri di stagnu; / item una dumera di mitallu; / item dui farczani, l’una nova et l’altra miczana; / item tri caldari di mandra grandi; / item altri dui caldari; / item altra grandi; /

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item altra pichula; / item una pignata di ramu grandi; / item una pignata di mitallu grandi; / item altra di mitallu comuni; / item altra di mitallu pichula; / item unu tiganu di mitallu grandi; /item unu bachili di ramu vechu; / item una conca di ramu vecha; / item una conca di ramu grandi, ki sta s... lu sichu; / item unu libru latinu di parchiminu; / item quindichi peczi di libra, dudichi grandi di par / chiminu et tri pichuli di carta, et ínfra ...di li dicti chi su / tri bibii conpliti di parchiminu; / item altri libri peczi tucti grandi, czoè XVIII di / parchiminu et dui di carta; /item linczolu unu di sita; / item una chintura nigra; / item quactru cucharelli di argentu; / item unu armariu; / item dui caxi musiati; / item una di capiczu; / item tri caxi grandi; / item unu bancali cum lu bankictu; / item altru bancali et bankictu intra un’altra cammara; / item dui caxi vechi; / item quactru bankicti, una caxa longa. Li cosi li quali su comuni. Item quactru banki; / item dui caxi lonki cum li cuperchi; / item una cridencza; / item unu armaru grandi ki si chi teni libri; / item un altru bancu intra 1’affixa; / item altru bancali intra la casa 1’affixa. Li cosi ki su susu 1’astracu. Inprimis: item una caxa grandi minata; / item sey tavuli di maniari, dui grandi / et quactru comuni; / item tri para di trispi; / item due segi di castagna; / item unu bancu di figlari; / item unu bancu vechu cum li trispi; / item una gassira vecha; / item quactru lanczi czoè lasti; / item una caxa grandi. Li debiti. Ad III septembris XV indicionis divi dari Antoni / lu Russu restu di dui boy uncza una, tarì XII, comu / appari per contractu per manu di notaru Nicola Tubia. / Ad IIII septembris, XV indicionis, divi dari Franchiscu / di Maita unczi dechi, tarì XVIII per contractu factu per / manu di notaru Luca Russu. / Ad III madii, anno XII indicionis, divi darí Petru Barlocta salmi chentu di frumentu a lu dictu iornu / propriu acactay per lu supradictu salmi XV di oriu, comu / appari per dui contracti facti, lu contractu di lu frumentu per / manu da notaru Ianni Castigluni et lu contractu di 1’oriu / per manu di notaru Nicola Chirami. / Ad XXII di iugnectu, anno XII indicionis divi dari / Franchiscu di Mayda unczi sey, comu appari per contractu / per manu di notaru Ioanni Castigluni; a lu dictu iornu vindii; / a lu supradictu Franchiscu tantu di soy ki mi divi dari, / ultra di li supradicti unczi sex tarì sey, comu appari / per contractu factu per manu di notaru Luca Russu. Ad XXVIII di iugnectu divi lori Cola li Chanelli / et li soy figloli in solidum unczi, tarì XII, comu appari / per contractu di notaru Ioanni Castigluni. / Divi dari lu supradictu p(er) (lu)heri di senia, ipsu et li soy figloli in solidum unczi ...cu et su pro annis XII et / XIII indicionis. / Ad XIII marcii, anno x... indicionis, divi dari misseri / Palmeri restu di vendicioni di vaki unczi chinquanta. / Ad primo aprilis, anno XV indicionis, divi dari Pardu / di Assai di restu di vendicioni di vacki unczi XVIII, / comu appari per contractu per manu di notaru Ioanni Castigluni. / Ad IIII septembris, prime indicionis, divi dari Matheu / Scarchella di restu di vendicioni di vacki unczi/ sey, tarì XVIII, comu appari per contractu factu / per notaru Ioanni Castigluni. / Ad II augusti anni XV indicionis, divi dari Franchiscu / di Blandu di restu di vendicioni di vacki unczi / dechi, tarì XVIII comu appari per contractu factu per manu / di notaru Manfre di Placencia. Ad XXVII aprilis, anno II indicionis, divi dari notaru / Andrea di Audichina et Bartholu Cuxintinu in solidum / di restu di vendicioni di vacki unczi trichentu et sey, /

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tarì vinti, comu appari per contractu di notaru Ioanni Scringhu. / Ad XXV di iugnectu, anno II indicionis, divi dari / Joanni di Naxuni et Petru Formusa, Joanni Muntanglisi / di restu di vendicioni di vacki unczi quarantasey, comu appari per contractu di notaru Joanni Castigluni. Ad VIII iulii, anno II índicionis, divi dari Iacobu Sca/ labrinu di restu di vendicioni di vacki unczi di chidoctu, tarì XXII et grani dechi, per contractu factu / per manu di notaru Joanni Castigluni. / Ad XIII iulii, anno ... indicionis, divi dari Franchiscu / lu Rallu et Cola di Iurlandu in solidum di restu / di vendicioni di vacki unczi quarantauni et tarì / VIIII, comu appari per contractu di notaru Joanni Castigluni. / Ad primo frebuarii, anno III indicionis, divi dari Nardu / di Assay et Antoni di Assay di restu di vendicioni di vacki / unczi XXXVIII, comu appari per contractu di notaru / Ioanni Castigluni. / Ad primo frebuari, anno in indicionis, divi dari Bartholu / Galitanu di vendicioni di vachi unczi chinquanta, comu / appari per contractu di notaru Joanni Castigluni. / Ad primo frebuari, anno IIII indicionis, divi dari Antoni / di Assay di vendicioni di vacki unczi chinquanta, / comu appari per contractu di notaru Joanni Castigluni. / Ad III frebuari divi dari notaru, Joanni Castgluni / di vendicioni di vacki unczi chinquanta, comu appari / per contractu di notaru Nicola lu trenta. / Ad XXIIII marcii, anno XIII indicionis, / divi dari Nardu Riguglusu et li soy frati / in solidum unczi chincu, tarì XV, comu appari per contractu / per manu di notaru Joanni Castigluni./ Ad VIIII ianuarii, anno none indicionis, divi dari / Bartholu Murana unczi dechi et su per unu moru, / comu appari per contractu per manu di notaru Nicola Chirami. / Ad XIII ianuarii, VIII indicionis, divi dari Franchiscu / Morana pro curallu unczi XXVII, comu appari / a li acti di notaru Nicola Chirami. / Ad ultimo ianuarii, VIII indicionis, divi dari Franchiscu / Morana di dechi libri di curalli unczi XI, tarì / XX, comu appari a li acti di notaru Joanni Castigluni. / Ad primo frebuarii, VIII indicionis, divi dari Franchiscu / Morana di altri sey ... di curalli et unczi dechi / di curallu unczi VIIII ... comu appari a li / acti di notaru Joanni Castigluni. / Ad II decembris, anno X indicionis, divi dari Franchiscu Mo/ rana unczi XII et su pro unu pucheri et dui placti / di argentu.(questa annotazione appare cassata). / Ad VIII novembris, VIII indicionis, divi dari Mirdochu / et Sabutu, so frati, di certi coyra unczi quactru, / comu appari per contractu per manu di notaru Nicola Chirami. / Divi dari Cola Pipi di restu di una partita unczi novi. / Ad XXIIII octobris, prime indicionis, divi dari Salvaturi di Amatu / di una mula unczi chincu, comu appari per contractu di notarti / Nicola Chirami. / Ad VIII decembris, prime indicionis, divi dari Cola Provinezanu per una / iumenta unczi quactru per li acti di notaru Nicola Chirami. / Ad XXII ianuarii, prime indicionis, divi dari Masi et Arriu lu Cul / casi unczi dui, comu appari a li acti di notaru Joannni Castigluni. / Ad VIIII íanuari, II indicionis, divi dari Sabeti Sasia et / Juseppi Cardamuni quactru vacki figlati, ki summanu / unczi tri, tarì XVIII per li acti di notaru Ioanni Castigluni. / Ad ultimo augusti, anno II indicionis, divi dari Batholu Galvanu unczi dui, tarì XII per li acti di notaru Joanni Castigluni. / Ad ... octobris, II indicionis, divi dari Peri / 1’Amania unczi XI. Divi dari mastru Antoni di Pinu Salmi et merzu di cauchina. / Divi dari mastru Jacobu lu Monacu et lu figlu unczi tri, / tarì tri. / Divi dari lu supradictu unczi quactru, tarì sey. / Divi dari Muni lu Munteri et Antoni lu Russu / uncza una, tarì XV. / Divi dari Petru Barlocta vacki sey. / Divi dari Antoni Belloru unczi tri, tarì VII. / Divi dari Bartholomendi Karissima unzi dui, tarì XXVIIII. / Divi dari lu dictu uncza una, tarì XXI. / Divi dari Antoni di Rinaldu uncza una, tarì XIIII. / Divi dari Santoru et Puldoru Lulinu unczi chentu. / Divi dari Rosa la mugheri di Antoni di Ventu unczi septi. / Divi dari Nissimi Gibisuni unczi tri, tarì dechi, / resta uncza una, tarì vinti. / Divi dari Azziu

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di Amudeu unczi XVIII, / tarì XXVII et grani X. / Divi dari lu supradictu salmi quactru et quartari / VII di vini, unza, tarì XXI. / Divi dari lu dictu sali salma una et mecza barbaris. / Divinu dari Jacubu Santoru et Puldoru Lulinu unczi / trichentu dichisepti. / Divi dari la heredi di ... Ioanni Patella, olmi mastru secretu, / unczi XVI, tarì XX. Divi dari ... do Amadeu Secretu unczi / XIII, tarì XVI / Divi dari unzi tri tarì i, grani XVII lu supradictu Secretu per una mulla. / Ultra divi dari tarì XXII, grani X di pannu. / Ultra tarì XVII, grani X di pannu. / Divi dari Antoni la Madalena unczi XI / Divi dari lu supradictu pro raxuni di ingensu uncza una. / Divi dari Bracha Chirusi uncza una, tarì XXI. / Item tarì septi, grani X di lu dictu. / Divi dari Iuda Solomen uncza una, tarì XII. / Divi dari Brachuni Amur unczi II tarì XVII. / Divi dari Petru di Palma di lu Munti unczi octu. / Divi dari Murdachay et Manueli uncza una, tarì XVIII. / Imprimis unti tenimentu di casi ki stava lu dictu Saduni Sala; / item unti magasenu íntra lu cortigliu di Amiranu Meliniet et lu dictu Saduni. / Juda Solomen uncza una, tarì XII. / Lu magasenu ki era di Franciscu di Abringnanu; / lu magasenu un contracta di li Curdari; / la putia ki è affachu li casi ki stava lu dictu Saduni. / Bracha Cuynu uncza una di ingensu; / Andria Caruana tarì dechi; / la stalla ki confina cum la putia affachu li dicti casi; / Sabutu Grecu tarì XVIII di ingensu; / Murdachay Grecu tarì XV; / la heredi di Bracha Sammi uncza una, tarì XXIIII; / Manueli di Sansuni tarì novi; / Cola di Charlu et so figlu unza una; / mastru Bernardu lu Bumbarderi uncza una; / Salvaturi Tubia tarì XVI; / mastru Bertu Damianu tarì VIII; / la putia ki esti in pressu di la stalla affachu di li dictí casi; / una casa a lu cortiglu di Lucio Cuynu; / Salomu lu Presti tarì ...III; / la hereda di Nissimi ter... XXI; / Raffaeli Grecu pro parti ... uncza una; / Muxa 1’Aurifichi tarì ...; / Sadoc Xandarellu tarì ...; / la hereda di Ysacca 1... oncza una; / la hereda di Levi Casscae... uncza una; li casi a lu cortiglu di Busacca lu Medicu; / item altri casi in lu dictu cartiglu; / li casi ki Xalomu Mileya teni al lueri; / raysi Andria Magloccu unczi tri; /mastru Antoni Visconti unczi dui, tarì XV; / la hereda di mastru Petru Spinellu unczi dui; / li casi a lu cortiglu di Yuni Cuynu et di lu dictu Saduni; / item un’altra casa; / Joanni di Charlu tarì XVIII / li casi ki eranu di Luczu lu Fusaru a lu ringu di li casi / di tu dictu Saduni; / la hereda di Bracha Cuynu tarì XIII; / la hereda di Cola di Mansu tarì XVIII; / Anioni Savingnuni tarì XV; /li casi ki eranu di Mbiteni Gandi; / Politu di Vitali; / Politu di Vitali una casa; / Jacobu Piczu uncza una; / la hereda di mastru Bernardu la Gruci unczi sey; / Urlandu di bona uncza una; / la hereda di Maczeu Maltisi tarì XVIIII; / la hereda di mastru Petru Cavalca unza una, tarì; / Sabeti Xauli tarì novi; / raysi Jacobu tarì XV; Baldassaru di Guar…a tarì XV; / mastru Xamueli …res et sey figloli unczi tr 1/2; / lu genniru di Ia… ..ria uncza una, tarì VIIII; / li casi ki eranu Beti tera; / notaru Nicola lu … unczi dui; / Marcu la Monaca uncza una, tarì VIIII; / una bugiria a la …giria grandi; / la hereda di Saccuni Cuynu tarì VIIII; / Xaymi di Jona tarì VIII; / mastru Ioanni di Mangri tarì XV; / la putía in contracta di Jesu, ki stava condam Machalufu di Girgenti; / Muxa lu Presti uncza una; Joanni di Charlu tarì XVIII; / mastru Jacobu Bartulocta tarì XV; / li casi ki su a la ruga di Antoni Lulinu; / Bartholomen Galvanu uncza una et tarì XV; / Xalomu Lu Presti unczi dui alias lu Faxillaru; / Antoni di Amelia uncza, tarì XV; / Ximun Scurtu tarì XV; Ioanni Cola di Palermu tarì XV; / Xalomu Saya tarì sey; la heredi di Lia Chirusi tarì XXV; / li casi ki su a la ruga di lu baruni di la Salina; / Geremia Cuynu uncza …; notaru Antoni Filecha tarì XV;/ notaru Antoni Mumpuleri uncza una, tarì XVIII; / una buchiria uncza una, tarì XVIII; / Muya et Lalomu et Braxuni lu Presti uncza una, tarì sey; / raysi Andria Magloccu uncza una, tarì tri; / li casi di Iuseppe Chirusi, li quali possedi Busacca Bulfa / rachi unczi dui; Anioni di Floriu tarì

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novi; / Sadia Sala tarì XII ; / la hereda di Brachuni R…anu uncza una; / Bracha Solomen uncza una tarì XV; / Sabutu Xilfa unci..., ... XVIII; / Ioanni de Angelu; lu magasenu ki era di ... di Lulinu in contracta di Luterczana; li casi ki eranu di Nissim …alias Marzola, confinanu cum / Amiranu Melimet et la putia di Davi Cuynu; / Anioni Carunia tarì XXI; / li casi ki stannu li figloli di li Chanelli; Muxa Xacca et sua mgheri tarì XV; / li casi di Thummeu di Charlu. Li renditi ki havi fora di Trapani./ Imprimis: / item Xua di Missina supra una taberna / in Palermu unczi dui; /item Sabeti Gandi di Maczara uncza una; / item Ysacca et Jacop di Vita di Marsala unczi II 1/2;/ item Antoni la Paria di lu Munti tarì XV; / item Muxa di Benedictu di Marsala uncza una; / tarì XX; / item una Senia in lu terr[itoriu] di lu Munti; item un’altra senia in lu T[erritoriu] di lu Munti; / item unu peczu di terra Munti; / item certu terrenu un lu [territo]riu di tu Munti; / item la senia ki era ... ...untilumi; / item Muxa di Muxar.. Marsala uncza una, tarì XV; / item dui altri scii in [tu territo]riu di tu Munti. Ibid.,24 Giugno 1442

Not. F. Milo, reg. 8623

Pro Mathafiono Levi contra magistrum David Cuynum. XXIV iunii, quinte indicionis, / anno Domini MCCCCXLII. / Quod presens coram nobis Mathafionus Levi judeus habitator Dre / pani, nomine et pro parte Nachoni Levi, eius filii, cum animo et inten / cione sibi quo supra nomine protestandi et protestari volendi, pro iuribus dicti/ filii sui, in futurum conservandi contra et adversus magistrum David Cavayli, / Musam Ysac, Merdoch de Salvato, Nissim de lu Medico et / magistrum Moysem de Coynum iudeos / dicte terre, tamquam iudices ordinatos per magistrum Moysem de la Bona/vogla in dicta terra Trepani, sponte contra eos protestatur ac eciam protestatus / exititit et est, et exposuit, in presencia magistri David Cavayli, Muse / Ysac et magistri Moyse de Coyno et in absencia aliorum, in hac / forma, quod cum ad peticionem Fadaluni Coynu, nomine et pro parte / Comayre judee, olim uxoris Caym Levi, filii Macha / Jufi Levi, per Musam Ysac, magistrum David Cavayli, magistrum Moysem / Coynum, Merdoch de Salvato et Nissim de lu Medicu predictos fuerit / in iudicio inique, minus rite et iniuste processum contra Nachonum / Levi, filium predicti Machalufi Levi et fratem condam predicti Caym / Levi, contra tenorem expressum legis Moysi / dictantem restantem fratrem posse ymmo debere uxorem fratris / defuncti in uxorem accipere, quod expresse probatur per peticionem / factam per dictam Conmayram petentem velle a predicto Na/chono liberari et licenciam habere, cum alio viro posse / coniugi, et sic expresse declaratur illam teneri per legem / predictam actorum observandam cum predicto Nachono, olim suo cognato, / et fuerit ex mandato voluntario et iniquo, ut supra, predictorum iudicum / predictus Nachonus carceratus et detemptus in carceribus, ut contra suam / voluntatem deberet liberare predictam Conmayram, quod in / omnibus legibus absurdum apparet, nam cum matrimonium in/consensu voluntati consistit, et sic ex consensu ipsius iuvenis apparet matrimonium cum predicta Conmayra existere, que / consentire tenetur voluntati iuvenis antedicti, et ipsi iudices /prelibati violenter cogant iuvenem antedictum carceribus / et aliis minis occultis ad nullitatem matrimonii / prelibati; ideo predictus Machalufus, quantum sua interest/et nomine et pro parte ipsius Nachoni, filíi sui, predictos iudices

Angela Scandaliato 40

/requirit ex parte serenissimi domini nostri domini regis, sub/pena unciarum centum regio fisco applicandarum ac per quemlibet/ipsorum solvendarum, et precipue per dictum magistrum Musam Ysaac/et magistrum Moysem Coynum, quod nullo modo in causa predicta se hinc in / antea impedire debeant, neque in iudicio neque extra iudicium /tamquam suspecti voluntarii habiti et iniqui contra predictum / Machalufum et filium suum, ac aliis et omnibus et de causis / coram magnifico domino vicerege suis loco et tempore decla / randis, nec minus et quia predictus Machalufus sue non est / loquele espertus, nos suas sit dicere raciones, quod predicti / iudices nullo modo prohibere debeant suos amicos/et consultores et precipue Xamuelem Coynum et Issibiteni/Musarellam et ceteros alios pro se posse loqui, dicere /et opponere raciones et sibí necessaria, et si contra predictum/Machalufum seu eius filium supradictum predicti iudices seu / aliquis ipsorum aliquem actum facient in scriptis vel sine, / si et in quantum potest ex nunc pro tunc, dicunt ipsum nullum nulliusque / valoris, et si quid forte esset ab eo per presentem protestacionem, / appellat coram magnifico et potenti domino vicerege, seu coram / quo mandabit magnificencia / sua, alias si... / inde fecerint recognoscant se fore et esse incursos / in penam eamdem, que pena tociens exigatur quociens per eos / seu aliquem ipsorum in premissis et certa premissa contra factum fuerit, / et protestatur contra eos de omnibus dampnis, interesse et expensis etcetera, / faciens talem protestacionem si et in quantum de iure fuerit etcetera, / et non aliter etcetera./ Testes: Ninus de Curto, Joannes Charlu et magister Antonius la Conmari. / Eodem incontinenti. / Presentes responderunt quod, habita copia, parati sunt respondere. / testes qui supra proximi. / Ad quas quidem protestacionem et pene imposicionem et omnibus in ea con / tentis cum omni debita reverencia, quantum / decet, sacri regis nominis, s... respondent et dicunt, videlicet dicti magister David, magister Moyses, Musa Ysac / et Nissim de Medico quod protestacio non continet veritatem et presenti et pro degenti in hac terra magistro Moyse / de Bonavogle, magistro phisico et medicine doctore ac medico illustrissimi domini nostri domini regis Sicilie etcetera, / conparuit dicta Conmayra et alter eius nomine coram dicto magistro Moyse, tamquam iudice generali iudayce regni Sicilie etcetera / in lege moysayca, et coram eo dicta Coymaria [sic] exposuit contra Nachonum predictum super liberacione / iusta formam cuisdam processus igniti inter dictos Comayram et Nachonum, et demum dictus magister Moyses a dieta terra re / cessisset, et sic dictus processus pervenisset ad manus magistri Gaudii, fratris dicti magistri Moysi et eiusdem magistri Moysi / locumtenentis, et coram dicto magistro Gaudio locumtenente, ut supra, dictus processus sive dicta causa pervenit usque ad conclusionem et est conclusus, et concluso dicto processu coram eo, dictus magister recessisset ab terra et processus / predictus pervenit ad manus et posse dictorum protestatorum tamquam iudicum et conmissariorum ad hanc causam per dictum magistrum / Moysem et sic, existente dicto processu per plures dies in posse dictorum protestatorum, / ac viso et reviso dicto processu per dictos protestatos, et volentes dicti iudices protestati, ut supra, sentenciam proferri pro expediccione / cause predicte, et ante probaccionem sentencie predicte conparuit dictus Nachonus cum certis eius fideiossoribus ante / dictam protestacionem qui tunc dicti fideiussores intercesserunt pro eodem Nachono, ut stat in quadam arabicu / scripta in actis curie iudeorum, que fideiussio data fuit exinde in hac terra dicto magistro Moyse in principio / dicte cause, qui fideiussores voluerunt presentare dictum Nachonum requirentem velle exire a dicta fideiussione per cos prestita, qui fideiussores minime fuissent requisiti per

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dictos protestatos super aliqua presen / taccione dicti Nachoni, ymmo ex eorum voluntate requisiverunt cum protestacione cum magna pena, / que protestacio facta fuit in scriptis manu puplica, ut dicti protestati deberent eis cancellari facere / dictam fideiussionem per eos prestitam, qui protestati, ob timorem diete pene ac regii nominis, cancellari fecerunt / dictam eorum fideiussionem, et deinde dicti protestati miserunt dictum Nachonum in carcere et cum brachio / domini iusticiari et capitanei eiusdem terre, et quia dictus Nachonus in principio presentii cause abscondit se et nullatenus in iudicio minime conparebat, ex quo ipse Nachonus minime conparebat in iudicio, facte / fuerunt nonnulle iniuncciones cum certa pena tam a patre dicti Nachoni quam aliis, prout apparent in actis diete curie iudeorum, et exinde dictus Nachonus conparuit coram dicto magistro Moyse de Bonavogla, / qui voluit eundem Nachonum carcerari facere, et ad preces aliquorum dictus Nachonus prestitit fideiussionem de se / presentando tociens quociens per dictum magistrum Moysem seu per dictam curiam iudeorum fuerit requisitum, / prout apparet in actis curie prelibate, et videntes dicti protestati quod ipse Nachonus in dicto principio / presentis cause se abscondidisset et minime conparuisset in iudicio coram dicto magistro Moyse de Bona / vogla et actento eciam quod dicti sui omnes fideiussores non ... existentes fideiussores requisite a dictis protestatis / de volendo presentare prefatum Nachonum et requisiti exire de dicta fideiussione, ut supra, et existentes / dicti omnes fideiussores et parentes dicti Nachoni et inter alios eius pater et in fine dicte cause voluerunt / exire a dicta fideiussione, et habentes dicti protestati famam ocultam de dicto Nachono, quod Nachonus ipse / intendebat ac volebat aufugere et dimictere dictam Conmayram sic inpeditam in tota sua / vita et indebite venire contra legem moysaycam, protestati ipsi, tamquam iudices et conmissarii / in hac causa et tamquam fili qui habebant et habent onus faciendi et administrandi complimentum iu / sticie et pro vitando omnes inconvenientes, fuerit per dictos protestatos provisum quod dictus Nachonus / stare et poni deberet in carceribus donec et quousque dicta Conmayra fuerit et sit expedita de causa / predicta, propter quod dictus Machalufus, pater dicti Nachoni, deinde protestatus extitit contra dictos prote / statos et eorum bona cum certis penis per duas protestaciones requirendo dictos protestatos quod deberent / complimentum iusticie ministrare, et eciam quod deberent excarcerari facere dictum Nachonum / offerendo et dicendo velle dare ydoneam fideiussonem, qui protestati, ob timorem regii nominis / et dicte pene imposite dicti protestati excarcerari fecerunt dictum Nachonum et receperunt / dictam fideiussionem, prout pecierunt per dictam eorum protestacionem retorquendo dictam penam / per magistrum Moysem Coynum et Musam Saccam contra dictum Machalufum et dicti protestati erant preparati ad prolaccionem dicte sentencia, que sentencía erat scripta et pro ministrando conplimentum iusticie dictis partibus, et dictus Machalufus tamquam calumpniose fecit presentem protestacionem / cum certa pena, quod dicti protestati non deberent super premissis nullatenus se inp... / et presertim contra dictos magistrum Moysem Coynum et Musam Saccam et hoc facit ad inpe / diendum iusticiam, que protestacio de iure non militat contra dictos protestatos, set merito / venit dicta penam [sic] contra eundem protestantem tamquam inpedientem iusticíam, et eo maxime quod / non potest interesse aliqua suspiccío cum indeterminacione super quinque iudices, seri / quicquid facit, facit ad inpediendum et non iuridice, ac eciam quod per ipsum Machalufum / et eius filium minime per nos in principio nec in medio dicte cause fuisset allegatum / aliqualis suspiccio, ymmo, existente dicto processu penes dictos protestatos iudices, / semper dictus Machalufus et eius filius pecierunt expedimentum dicte cause a prefatis / protestatís, et de Gas [sic] apparent eorum protestaciones facte contra dictos

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protestatos,/et specialiter quod resi Machalufus et eius filius minime habunt aliquam suspicionem / legitimam contra dictos protestatos, et specialister contra dictos magistrum Moysem et Musam, / et pro tanto dicti protestati non possunt recusare quod non sint iudices in hac causa et de non nos volendo Impedire ad presentem causam, nel manus ob timorem / dicte pene et regii nominis dicti protestati per presentem supersedere intenduunt et scribere et notificare magnifico domino viceregi et magistro Moysi de Bona/vogla predicto, tamquam corum maiori, et totum id quod per dictum dominum veceregem / fuerit eis mandatum parati sunt cum capite inclinato obedire tam per / dictum dominum veceregem quam per predictum magistrum Moysem, retorquendo nichilominus / contra dictum Machalufum ex nunc pro tunc et ex tunc pro... dictam penam positam / contentam in dicta protestacione, scilicet per dictum magistrum Moysem Coynum et Musa Sacca,/ubi vero dicit dictus Machalufus quod non est loquele nec sit dicere raciones et non obstante quod ad presens non sit necesse in dicta causa facere aliquas defensiones/per dictos Machalufum et eius filium coram dictis protestatis, actento quod processus est/conclusus et coram dicto magistro Gaudio ut supra fuisset conclusus, nichilominus parati / sunt tam ipsi quam aliis eius nomine audire in illis rebus quibus debent / de iure, hanc autem responsionem facendo hodie presenti die, videlicet XXVII iunii, quinte indicionis, prefati magister David Cavaili, magister Moyses Cuynus, Musa Ysaac et Nissim de Medico in presencia Johannis de Liocta, magistri Simonis de Amato et / Johannis de Sargi./Dictus Merdochus predicte protestacioni et requisicioni respondit quod metu pene predicte non.../amplius se intromictere in dicta causa et paratus est obedire presenti requisitori submictendo se ad omnia mandata magnifici domini viceregis. Hodie XXVII iunii, / V indicionis, in presencia Pauli de Missina et Andree de Mundina dictus Merdochu respondit ../protestacioni etcetera et presentem responsionem faciendo. Ibid., 19 Settembre 1461

Not. F. Formica, reg. 8705

Quod presens coram nobis Luccius Sammi, judeus de civitate Drepane, / iacens in lecto infirmus corpore, sanus tamen mente ac sue / proprie racionis bene compos existens, timens divinum iudicium / repentinum ac causa humane fragilitatis, ne forte ab hoc / seculo, quod absit, decederet intestatus, quoniam ne cercius morte / et incercius nil hora mortis, volens de sui anima salubriter / providere et de bonis temporalibus disponere, suum presens nuncupativum et sive scriptum condidit testamentum, cassatis prius, irritis et / annullatis omnibus aliis testamentis et codicillis per eum hactenus / usque ad diem presentem conditis atque factis, quod quidem presens testamentum / post eius mortem voluit omnimodam roboris firmitatem obtinere debere. / Item dictus testator elegit sepulturam sui corporis in cimiterio judeorum de more eorum. / Item legavit pro eius anima miskite judayce dicte civitatis cantare unum olei. / Item legavit iure sanguinis Stere filie condam magistri Moisi Tucti et Channe, / eius neptis [sic], lectum unum fornitum qualitatis secundum quod Gaudiose, / eiusdem testatoris uxori, videbitur et ad discrepcionem suam, super quo / ipsam instituit suam particularem heredem, iubens etcetera, et voluit / ipsum lectum dari tempore maritagii dicte Stere./ Item etiam legavit iure sanguinis Mariume, filie Muxe Gaudi, / eius neptis, lectum unum fornitum

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ad discrepcionem dicte eius uxoris,/de eius qualitate, consignandum tempore sui maritagii, super quo ipsam/suam particularem heredem instituit, iubens etcetera. / Item legavit Mulchayre, eius soror, uxori condam Danielis Xinena, usum fructum / cuiusdam domus scite, in eadem civitate et in contrata macelli iudayce dicte / civitatis, confinantis cum domibus Emanuelis de Sansono et aliis confinibus,/in eiusdem Mulchayre vita dumtaxat, et post eius mortem, consolidato/usufructu cum proprietari, reducatur domus ipsa ad eius infrascriptum/heredem universalem, super quo usufructu ipsam particularem eredem/instituit, iubens etcetera/Item legavit Bisise, eius filie, uxori Busacce de Muxarella, uncias decem/in pecunia, convertendas circa empicionem cuisdam serve, quae serviat / Bisise prefate, super quibus quidem unciis decem ipsam Bisiam instituit / suam particularem heredem, iubens etcetera, cum condicione tamen quod si dicta/Bisisa tentaverit questionem infrascripto eius heredi universali et non fuerit / contenta stare disposicioni ipsius tectatoris, scilicet ultra dictas uncias decem / pecierit de dictis bonis hereditariis hereditatis predicte, quod cadat / a dicto legato et habeat iure legati tarenum unum, presente ad hic / dicta Bisisa cum auctoritate Busacce, predicti eius viri, ad hec presentis et consencientis, / et ultra non de dicto legato se bene contentantis petere promictentis./item legavit Perne, eius filie, uxori Joseph Murdachay Cuyni, iure/nature ultra dotes sibi premissas contemplacione matrimoni sui, / quas voluit sibi dari integras iuxta tenorem dicti contractus, uncias decem / in pecunia, convertendas circa empicionem cuiusdam serve, quae debeat servire / Perne prefate, / super quibus eam instituit suam particularem heredem, iubens / etcetera, cum condicione tamen quod ipsa Perne [sic] ne ultra petere possit de bonis hereditariis / hereditatis dicti testatoris, aliter cadat a dicto legato/Item dictus testator constituit et ordinavit Gaudiosam, eius uxorem, / tutricem Machalufi, fili sui, penes quem ipse Machalufu educari / debeat ac eius bona conservari, quousque ipse Machalufus / fuerit perfecte etatis. / Item legavit dicte Gaudiose, eius uxori, pro bonis serviciis sibi prestitis, / servam unam nigram nomine Misuda cum eius filie [sic] servula / nomine Disiata. / Item supra tucti et quali si vogla soi beni mobili, stabili, sese moventi, / undique existenti et apparenti, exceptuati li legati et iura supra declamati ipsu / testaturi instituiu, creau et sollenniter ordinau so hereda [sic] universali Machalufu, so figlu minuri, et in casu ki lu dictu Machalufu / vinissi ad morti in minuri etati, eo casu ex nunc pro tunc substituii supra tucti li dicti soi beni ad Gaudiusa, sua mugheri. / Item voluit et mandavit quod dictus Machalufus, cum venerit ad maiorem / etatem, de tutela gesta et administrata per dictam Gaudiosam, / eius uxorem, ipse Machalufus debeat stare dicto [sic] assercioni et quinternioni/Gaudiose prefate, cui quidem Gaudiose credatur de eo quod asseruit super / dicta tutella [sic] per eam gerenda, et minime ei valeat idem Machalufus/ullo pacto contradicere./ltem legavit Josepho Cuyno, eius genero, iure affinitatis clamidem unam / et caputeum unum panni de dolo. Item legavit Xamueli et Joseph Cuxa, fratribus, iure sanguinis, scilicet cuilibet eorum,/caputeum unum panni de dolo/Item legavit Muxe Laurifichi iure sanguinis caputeum unum panni de dolo/Item legavit Busacce de Muxarella, eius genero, iure affinitatis / clamidem unam et caputeum unum panni de dolo. / Item legavit cuilibet eius filiarum, videlicet Bisise, uxori Busacce de Muzarella,/et Perne, uxori Joseph Cuynni, chuctam unam panni de dolo, super quibus / eas suas particulares heredes instituit, iubens etcetera. / Item instituit, fecit, creavit et sollenniter ordinavit eius fideiconmissarios / et executores sui presentis testamenti dictos Busaccam de Muxarella/et Joseph Cuynum, eius generos, quibus dedit auctoritatem, facultatem et potestantem/post eius mortem intrandi bona dicti testatoris et satisfaciendi/contenta in presenti testamento.

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/Et hec est eius ultima voluntas, quam voluit debere / iure presentis testamenti, et si iure testamenti valere non posset, valeat / saltim iure codicilli velo quocumque alio iure, quo melius valere / poterit et tenere. Testes: nobilis Nicolaus Riczu, Thomasius de Vincis, Franciscus de Princivalli, Gilbertu de Girando, Antonius de Savignono, Micael Codina et Salvator de Vincio.

V

Ibid., 29 Marzo 1463

Not. F. Formica, reg. 8705

Quod cum contemplacione et causa matrimonio olim habti, tractati et firmati inter Joseph Murdachay Cuyni, iudeum de civitate Drepani, sponsum ex una parte, et Pernam, filiam legitimam et naturalem Luccii Sammi, judei de civitate ipsa, et Gaudiose, iugalium, sponsam parte ex altera, dicti Luccius et Gaudiosa, parentes dicte sponse, promiserint in dotem et dotis nomine dicto nomine dicto sponso, tunc presenti et stipulanti, lecta tria fornita, uncias septuaginta quinque in pecunia, cortenam unam de seta et tenimentum unum domorum, situm et positum in civitate Drepani et in contrata judayce, iuxta tenorem quorumdem publicorum contractum celebratorum unius videlicet manu notari Johannis de Castigluni, puplici dicte civitatis notari, et alterius manu notarii Johannis de Saladino, que quidem bona dotalia ipse Luccius hodie, presenti die, eidem Joseph presencialiter dederit et assignaverit quemadmodum declarabuntur particulariter in quadam kituta hodie inter eos more iudeorum celebranda, ut dixerunt, et publicanda per magistrum Ginco Chirkena, puplicum notarium inter judeos dicte civitatis Drepani; pecunias vero dotales habuerit et receperit per manus dicti Luccii et cius uxoris in diversis solucionibus, ut ipse Joseph coram nobis presens, ad instanciam et peticionem dicti Luccii, dixit et fuit confessus, renuncíans excepcioni etcetera. Propterea ipse Luccius dedit et presencialiter assignavit per fustem penne mei notarii loco corporalis possessionis, ut Drepani moris est, dictum tenimentum domorum dotatum, consistens in corporibus tribus, videlicet cammera, sala et coquina, cum usu cortilis, puthei, pile et cloace in eo existecium, confinans cum domibus dicti Luccii ex parte occidentis, nec non et domibus Nissim Romanu et aliis confinibus, nec non et quamdam aliam domunculam scitam in eadem civitate et in contrata judayce confinantem cum domibus dicte judayce ex parte meridiey nec et domibus Mordachay Cuyni, patris dicti Joseph, et aliis confinibus, cum omnibus et singulis iuribus eorum etcetera, et cum eo quod etcetera, omnique jure etcetera, ad habendum etcetera, transferens etcetera; ea de re dictus Joseph de dictis dotibus receptis se bene contentum tenuit ipsumque Luccium, cum auctoritate dicti Murdachay eius patris, presentis et eum auctorizantis, nec non et dicta sponsa, auctorizata per dictum virum suum, voluerunt et contenti fuerunt sollenniter et expresse quod in eisdem dotibus intelligantur et intercludantur omnes quotas et porciones eamdem sponsam [sic] contingentes, tam jure sue nature quam successionis paterne, materne, fraterne, legitime et quocumque alio iure quovis modo eidem sponse in futurum pertinentibus et spectantibus quoquo modo super bonis eiusdem Lucii et eius uxoris, quos quidem Luccium et Gaudiosam, iugales, presentes et stipulantes, dicti Joseph et Perna sponsi, auctorizati ut supra, videlicet dictus Joseph cum auctoritate dicti Mordachay, patris sui, dicta vero Perna cum auctoritate dicti sui viri, de dotibus

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predictis ac iuribus aliis quibuscumque supra, expresse quietaverunt et liberaverunt per aquilianam stipulacionem et acceptilacionem legitime subsequutam, facientes pactum et finem etcetera, volentes et mandantes etcetera, Ac voluerunt etcetera. quod presens contractus possit reformari, clausulari ac ampliare in favorem dicti Lucii ad consilium sapientis semel, bis, ter et pluries; promictens etiam ipse Joseph denuo, si oportebit, ad omnem requisicionem eiusdem Luccii eumdem contractum roborari facere per eamdem Pernam, cum Perna ipsa fuerit in domo eiusdem Joseph, pro qua quidem Perna Joseph ipse casu predicto promisit de rato etcetera; qua omnia etcetera, sub hypotheca etcetera, et sub pena etcetera, renunciantes etcetera, cerciorata prius ipsa Perna eo quod mulier est et juris ignara etcetera, ita eccetera, et juraverunt etcetera.

Testes: Jaccobus lu Pisano, Antonius Belloru, Thomasius de Mobili et Johannes Bulgarella. 28 marzo 1463

Licet appareat tenore cuiusdam puplici contractus celebrati manu me predicti notari paulo ante, nec non et apparebit tenore cuisdam kitube hodie asserte celebrande manu magistri Ginco Chirkena, puplici notarii inter judeos dicte civitatis, Joseph Mordachay Cuyni, judeus de civitate Drepani, habuisse et recepisse a Luccio Sammi et Gaudiosa, eius uxore, uncias septuaginta quinque in pecunia, olim promissas in dote inter alia bona dotalia per eumdem Luccium prefatum et Pernam contemplacione matrimonii habiti inter Joseph prefatum et Pernam, filiam dictorum Lucii et Gaudiose; tamen et in pura veritate dictus Joseph de dictis unciis septuaginta quinque tantum habuit et recepit ab eodem Luccio et eius uxore uncias quinquaginta unam, et in residuo ad complementum, videlicet in unciis viginti quatuor, dictus Luccius verus debitor et reliquator remansit, ut dictus Luccius bona fide se gerens in bis ad supplicaccionem dicti Joseph dixit et fuit confessus, renuncians excepcioni etcetera, Propter quod ipse Luccius promisit et convenit ad hec se sollenniter obligando dicto Joseph, presenti et stipulanti, dictas uncias viginti quattuor sibi dare, solvere, tradere et assignare hinc ad menses octo continuos et conpletos ab hodie numerando, que omnia etcetera sub hypothea etcetera, et sub etcetera, cum pacto intrandi etcetera, renuncians etcetera, ita etcetera, et iuravit etcetera.

Testes: Jacobus lu Pisanu, Antonius Belloru et Johannes de Bulgarella. Nota di adempimento XXVIIII ianuari, XIIII indicionis. Dictus Joseph, ad supplicacionem dicti Lucii Sammi, fassus fuit habuisse et recepisse ab eo dictas uncias viginti quantuor in presenti seda contentas, renuncians excepcioni etcetera; et propterea vacat et cassa est presens seda de matrimonio ipsus Joseph, in presencia Salvatoris de li Moli, Petri Mararanga et Andree la Licata.

Ibid., 4 Aprile 1463

Not. F. Formica reg. 8705 Pro matrimonio in Dei nomine habito, tractato et per verba de presenti / firmato, secundum consuetudinem Drepani ac ritum et obser / vanciam judeorum dicte civitatis, inter Lachaynam, judeam, puellam / virginem, filiam legitimam et naturalem

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Sadoni Sala et Asise, jugalium, / de eadem civitate, sponsam ex una parte, et Machalufum Sammi, / filiam minorem Luccii Sammi, dictum matrimonium contrahentem / cum auctoritate dicti Lucci, patris sui, sponsum parte ex altera, dictus / Sadonus, pater dicte sponse, nec non et dicta Asisa coram nobis / presentes, sponte ipsa prius Asisa auctorizata per dictum Sadonum, / virum suum, promiserunt in dotem et dotis nomine ac pro dotibus eiusdem / sponse dicto sponso, presenti et stipulanti cum auctoritate dicti eius patris ut supra, /et stipulanti dicto Luccio patre et legitimo administratore dicti Machalufi bona dotalia infrascripta, videlicet: lecta tria fornita, / secundum habere solent principales judei judayce predicte; / cortenam unam de seta et uncias trigininta in pecunia numerata, quas / quidem dotes una cum dicta sponsa ad dictum matrimonium / carnali coppula consumandum dicti dotatores promiserunt / et convenerunt, ad hic se sollenniter obligando, dicto sponso, stipulanti / cum auctoritate predicta, sibi dare, tradere et assignare hinc / ad annos quinque continuos et completos ab hodie in antea / numerandos…, et interclusis in ipsis dotibus quotis et porcionibus eamdem sponsam contingentibus, tam scilicet jure / sue nature quam succe /ssionis paterne, materne, legitime, successionis fraterne et quoquo modo in futurum super bonis dicti Sadoni / eidem sponse competentibus et competituris, quibus omnibus dictus / sponsus, cum auctoritate dicti sui patris, renunciavit sollemniter et expresse, omnique super dictis bonis future successioni ac promisit, cum auctoritate / predicta, predictis juribus renunciari facere per dictam penes Lachaynam, /eius uxorem, cum fuerit penes dictum sponsum et maiorem etatis, / semel, bis et quociens idem Sadonus voluerit et quam large / dictus Sadonus dictas renunciaciones fieri debere precierit; qui quidem / Luccius et Gaudiosa, eius uxor, parentes dicti sponsi, aucto/rizata prius dicta Gaudiosa per dictum Luccium, eius virum, promiserunt dictas renunciaciones fieri facere et reformari tempore / maioris etatis eorundem Machalufu et Lachavyne, et quam large / ipse Sadonus pecierit ut supra, promictentes de rato pro eisdem/Machalufo et Lachayna ac etiam promictentes eumdem Sadonum/eiusque uxorem et heredes indempnem servare penitus et / sine dampno de omni eo quod dicta Lachayna sponsa / super bonis dictorum eorum parentum habere pretenderet seu / inquireret cuiusvis successionis bona eorum in his / omnibus penitus obligando; in super dicti/Luccius et Gaudiosam parentes/dicti sponsi, contemplacione matrimoni predicti, promiserunt/in dotem et dotis nomine dictis sponso et sponse, dicto sponso tamen quatenus sua interest stipulanti, nec non et me notario puplico, ut puplica persona, stipulanti/nomine et pro parte sponsi predicti, etiam dicto Sadono etiam stipulanti nomine/et pro parte sponsi predicti, etiam et dicto Sadono etiam stipulanti nomine et pro parte/dicte sponse, ad summam unciarum triginta pro quolibet anno in loherio/et juribus censualibus pro eisdem sponso et sponsa eorumque heredibus et successoribus/intus civitatem Drepani et eius territorium super prediis utilibus / ad omnem requisiccionem dicti Sadoni, patris dicte sponse, ad hec stipulantis pro indempnitate eorundem sponsi et sponse de voluntate dictorum/Lucii et Gaudiose, parentum sponsi predicti, quem quidem sponsum / promiserunt incontinenti ad omnem requisiccionem etiam Sadoni ipsius/emancipare a patria potestate eorum, ut capax efficaciter ad recipiendum possessionem bonorum predictorum; qui quidem introytus / dictorum unciarum triginta pro quolibet anno debeant pervenire, dum ipse sponsus fuerit minor, ad manus et posse eiusdem / Sadoni, patris sponse predicte, cui idem Luccius se obligavit / eosdem introytus dare et assignare anno quolibet, ut penes / eumdem Sadonum conserventur pro eisdem sponso et sponse, quousque / ipsi sponsus et sponsa fuerint etatis perfecte; ipseque

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Luccius / sit tantum collector eorumdem jurium et sic Sadonus, ipsi vero sponsus / et sponsa veri domini et patroni eiusque heredes et successores; de quibus introytibus/ dicti Sadonus et Luccius, pater dicti sponsi [sic], emere debeant introytus/pro eisdem sponso et sponsa, et si de eisdem unciis triginta loherii / et jurium censualium eidem Luccio deficeret in presenciarum usque ad / summam unciarum duodecim, quod non haberet totum complementum,/quod teneatur dare id quod habuerit tempore requisiccionis Sadoni / predicti assignacionis eorundem, et quid defecerit ipse Luccius emere / teneatur infra terminum annorum quatuor ab hodie numerando pro eisdem sponso et sponsa eorumque heredibus et successoribus. / Insuper ipsi Luccius et Gaudiosa promiserunt, etiam contemplacione/matrimoni predicti, dare eisdem sponso et sponse, tempore quo / dictus Sadonus, pater dicte sponse, assignaverit dotes predictas uncias centum in pecunia numerata, nel non tenimetum unum / domorum totum et integrum, situm in eadem civitate Drepani et in contrata Sancte Margarite, confinans cum domibus David / Lurifichi et aliis confinibus, in/quibus ipse Luccius habitat et/moratur; que quidem promissiones facte per dictos Luccium et/Gaudiosam intelligantur secundum consuetudinem dicte civitatis / et ritum et observacionem judeorum, videlicet quod participet in eis dicta / Lachavyna natis filis. Insuper dicti Luccius et Gaudiosa / pretextu matrimoni predicti, cum auctoritate et decreto nobilis / et egregi domini Reccardi de Sigerio, regni iusticiari et capitanei / dicte civitatis, ad hec presentis, super bonis eorundem Lucii et / Gaudiose dotaverunt eidem Lachavyne sponse et donaccionem fecerunt, que dicitur mera, pura, simplex et inrevocabilis / inter vivos, de unciis centum in pecunia numerata, videlicet uncias quinqua/ginta pro quolibet eorundem Lucii et Gaudiose; que quidem uncie / centum acquirantur et acquiri debeant eidem Lachayne / sponse absque aliquali [sic] contradiccione et dubio, et tam si dicti sponsus / et sponse diu vixerint in humanis quam si dictus / sponsus, quod absit, mori contingerit, eadem Lachavyna / supervivente et tam in minori quam maiori etate, verum tamen/si dicta Lachavyna mori contingerit ante dictum Machalufum/sponsum, quod presens donaccio sit et esse debeat nulla, me notario/puplico et puplica persona stipulante nomine dicte sponse nec non et dicto / Sadono patre; quas quidem promissiones et donacciones dictus/Luccius, etiam ad maiorem cautelam, promisit insinuari facere per curiam domini/capitanei diete civitatis vel curiam civilem ad omnem requisiccionem dicti Sadoni, debitis sollempnitatibus quibus decet, cui quidem/Sadono, etiam si ipse Luccius non curaret petere dictam/insinuaccionem, dicti Luccius et Gaudiosa auctoritatem dederunt/ut ipsam insinuaccionem in curia et extra petere et habere possit / pro parte et nomine dicti Lucii, et quod in ea Luccius idem non possit/contradicere, quem quidem Sadonum circa premissa eorum procuratorem/constituerunt que omnia etcetera, sub hypotheca etcetera, sub hypotheca etcetera, et sub pena etcetera, refecione etcetera,/ cum pacto intrandi etcetera, cerciorata prius dicta Gau/diosa etcetera, renunciantes etcetera, ita etcetera, iuraverunt etcetera./Testes: dominus Baldassar Barbara, Antonius Belloru, Jacobus lu Pisanu et notarIus Johannes Pitrulla.

XXIIII augusti quarte indiciones. Dictus Machalufus sponsus, coram/nobis

presens, ad instanciam et peticionem dictorum Sadoni Sala et Asise, iu/galium, parentum dicte sponse, dotatorum et stipulancium,/dixit et fuit confessus se habuisse et recepisse ab eis dicta / bona dotalia contenta in dicto contractu promissionis docium / in certis rebus et bonis contentis in quadam scriptura cele/brata manu magistri Ginto Chirkena, notari publici inter judeos/dicte civitatis, et secundum

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morem et consuetudinem dictorum/judeorum, de quibus quidem dotibus et bonis dotalibus receptis/se bene contentum et satisfactum tenuit, cum auctoritate Joseph Mordachay Cuyni ac consilio dicti Joseph, curatoris dicti Machalufi, / iuxta tenorem cuiusdam asserte cedule / apud acta curie magnifici/domini Thomasii de Ferrario, asserti iudicis delegati ad omnes/causas dicti Machalufi per illustrem et potentem dominum regni/Sicilie viceregem. asserte recepte, presente ad hec dicto domino Tho /maso et in hoc suam auctoritatem prestante. Propter quod ipse Machalufus/cum auctoritate predicta dicti curatoris ac consilio et auctoritate dicti;/eosdem Sadonum et Asisam quietavit et liberavit per aquilianam/stipulaccionem et acceptilacionem legitime subsecutam, faciens/pactum et finem etcetera, et tam pro se quam pro parte et nomine diete Lachayne, / eius uxoris, pro qua promisit de rato quod consenciet presenti contractui ad omnem requisiccionem dictorum Sadoni et Asise,/cum fuerit penes/eumdem Machalufum et quociens eum requisiverint pro eorum utilitate/et maiore cautela, et tam de dotibus predictis quam cotis et porcionibus eamdem sponsa contigentibus tam iure sue nature quam successionis / paterne, materne, fraterne, legitime et quocumque alio iure/in dicto contractu dotali contentis, quibus omnibus pro se et dicta eius sponsa,/pro qua ut supra promisit de rato, cum expresso iuramento renunciavit et renunciat sollenniter et expresse, ratificans, confirmans et accep/tans cum dicto expresso iuramento et cum consilio dicti sui curatoris, ut predicitur, et auctoritate dicti domini Thomasi dictum / contractum dotalem et omnes promissiones factas condam/Luccium Sammi, eius patrem et Gaudiosam, eius matrem, uxorem dicti Lucci, et omnia et singula in ea contenta, ac sub/illis pactis, clausulis, renunciacionibus et condiccionibus/in contractu contentis, et iuxta eius continenciam pleniorem, lecto sibi/prius dicto contractu dotali de verbo ad verbum, promictens/ presentem scripturam corroborari et reformari facere/semel, bis, ter et pluries ad consilium sapientum, substancia petere nec querere revisionem dicti contractus dotalis/et presentis scripture cum dicto expresse iuramento, et tam pro se quam dicta eius sponsa, pro qua ut supra pi omisit de rato; et si con/travenerit, quod omnia acta quomodolibet fienda et tentanda/contra tenorem dicti contractus dotalis et presentis scripture censeantur/nulla et invalida ac si minime facta forent, et semper dictus contractus dotalis et presens scriptura censeantur/firmi et validi stentque in eorum robore et validitate et iure ad/legem Moysi, corporaliter tactis scripturis ebraycis more iudeorum/premissa omnia actendere et contra non venire, presentibus nobili Johanne de Caro iuniore, Luca la Russa et Leonardo de lacobo.

IIII aprilis, XI indicionis MCCCCLXIII. Quod presens coram nobis Luccius Sammi, judeus, civis civitatis Dre/pani, sponte

ante presenciam nobilis et egregi domini Reccardi de/Sigerio, iusticiarii et capitanei dicti civitatis, consistitutus, Machalufum/Sammi, eius filium, ibidem presentem, hec volentem et petentem,/a se emancipavit et a sacris suis paternis eum penitus relaxavit, nec non a sua manu et paterne nexibus potestatis/penitus ex... et dimisit eumdem, itaque sine paterne potestatis/obtentu possit ex nunc testari, contrahere, agere et pacisci et/omnia et singula tam in iudicio quam extra facete ac liberaliter/exercere que quilibet pater familias et sui juris facere/potest; qua quidem emancipacione facta, dictus Luccius in premium/emancipacionis eiusdem dedit et tradidit ac presencialiter assignavit ipsi Machalufo, presenti et recipienti, alfonsinum unum / aureum et ducatos duos aureos; promictens per se et suos/heredes ipse Luccius dicto Machalufo, eius filio emancipato/pro se et suis heredibus stipulanti, predictam emancipacionem et omnia et

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singula suprascripta rata et firma habere et contra non venire, quibus omnibus/sic pactis, dominus capitaneus suam auctoritatem dedit / pariter et decretum; que omnia etcetera, sub hypotheca etcetera, et sub pena etcetera, / refecione etcetera, renuncians, ita etcetera, et iuravit etcetera. Testes: dominus Baldassar de Barbara, Antonius Belloru, Jacobus lu Pisanu et notarius Johanne Pitrulla.

IIII aprils, XI indicionis, MCCCCLXIII.

Quod presentes coram nobis Luccius Sammi, judeus, civis/civitatis Drepani, et Gaudiosa, eius uxor, auctorizata/prius dicta Gaudiosa per dictum Luccium, virum suum, conside/rantes et animadvertentes, ut dixerunt, ad amorem filialem/integrum et sincerum. que gesserunt et gerunt erga Macha/lufum Sammi, eorum filium ac beneficia, servicia et honores que/in futurum, Domino dante, prestare poterit eis, sponte/interveniente ad hec auctoritate, licencia et decreto nobilis et egregii domini Reccardi de Sigerio, iusticiarius et capitaneus dicte civitatis Drepani, presentis et presenti donaccioni suam auctoritatem prestantis eamque insinuantis,/ea scilicet donaccione que dicitur mera, pura, simplex et inrevo/cabilis inter vivos, dederunt, donaverunt et per fustem penne/mei notarii loco corporalis possessionis, ut Drepani moris est, tradi/derunt et assignaverunt dicto Machalufo, presenti et recipienti, cum/auctoritate dicti domini iusticiarii et capitanei eum ad hec eum auctorizantis,/cum infrascripta tamen reservacione omnia et quecumque bona/mobilia, stabilia, sese movencia, undique existencia et appa/rencia eorumdem Luccii et Gaudiose, et tam acquisita quam quomodolibet acquirenda in futurum per eosdem donatores seu eorum alterum quacumque ex causa sive via, que quidem bona omnia donata ipsi donatores scienter et expresse scienter et expresse voluerunt quod confundantur cum Lachayne, eius sponse, filia Sadoni Sala, et eius filis et/propter ortum filiorum, secundum consuetudinem civitatis Drepani; cuius quidem matrimoni contemplacione etiam pretextu etíam ad presentem donaccionem/devenisse dixerunt cum omnibus et singulis iuribus eorundem bonorum etecetera,/et cum omni eo quod etcetera, omnique iure etcetera, transferens etcetera, ad habendum/etcetera, et si qua possessio etcetera; quam quidem donaccionem, ad maiorem cautelam, dicti Luccius et Gaudiosa etiam promiserunt insinuar facere, decreto curie interveniente, per curiam domini iusticiari et capitanei/seu curiam civilem dicte civitatis Drepani ad omnem requisiccionem/Sadoni Sala predicti, soceri dicti Machalufi, et quod liceat eidem Sadono, etiam nulla obtenta licencia a dicto Luccio non obstante,/etiam quod ipse Luccius fortasse contradicerit conparere in quocumque/iudicio dictarum curiarum et petere ac obtinere dictam insi/nuaccionem ac fieri facere acta quecumque ad hec necessaria,/cui quidem Sadono, stipulanti super premissis omnem auctoritatem et potestatem/contulerunt atque dederunt eumque ad hec procuratorem instituerunt,/reservaciones, de quibus supra fit mencio, tales fuerunt et sunt/videlicet: quod ipsi Luccius et Gaudiosa dictorum bonorum sint et esse debeant usufructuarii in eorum vita dumtaxat, preterquam eorum de/quibus facta est promissio in contractu dotali manu mei Paulo ante / celebrato matrimoni dictorum Machalufi et Lachayne: unciarum triginta anno quolibet in loheriis et iuribus censualibus,/unciarum centum in pecunia numerata,/tenimenti domorum, in quo ipse Luccius/habitat et moratur, et unciarum centum in pecunia donatarum et dotatarum/eidem Lachavyne, pro quibus nulla intelligatur resevaccio nec usufructus reservatus, scilicet in aliis tantum boni Lucci ipsius/et tempore mortis eorumdem donancium, consolitato usufructu/cum proprietate, omnia predicta bona donata acquirantur et acquiri debeant Machalufo

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predicto donatorio eisque/uxori et filiis; alia reservaccio, quod dicti donatores de dictis/eorum bonis in eorum morte possint testare usque ad uncias/quinquaginta seu earum valorem, presente ad hec Bisisa, filia/dicti Lucci et uxor Busacce de Muxarella, de eadem civitate,/cum auctoritate et consensu dicti Busacce, eius viri presentis et eam auctorizantis et presenti donaccioni ac omnibus in presenti/contractu contentis consencientis, ac renunciantis sollenniter et expresse omni et quocumque iuri sibi conpetenti et competituro, tam iure sue nature/quam successionis paterne, materne, legitime et/quacumque alia via, racione seu causa, ac omnibus iuribus future successionis in eisdem bonis sollenniter et expresse,/renuncians quam quidem donaccionem etcetera, sub hypotheca etcetera,/renunciantes etcetera, cerciorata etcetera, ita etcetera, et iuraverunt. Testes: dominus Baldassar Barbara, Jacobus lu Pisanu, Antonius Belloru et notarius Johannes Pitrulla.

Ibid., 13 Marzo 1469

Not. N. Cirami, reg. 8767 Quod presens coram nobis Muxa Chilfa judeus civis civitatis Drepani, tam pro se et suo proprio nomine et/in quantum sua interest, quam ut pater et legitimus procurator et administrator Mordachay et Asise eius / filiorum minorum secundi matrimonii, pro quibus de rato et ratihabicione promisit etc, de consensu vero et ex/pressa voluntate Sidare eius filie maioris, ut dixit et per aspectum sui corporis nobis appa/ruit ac suo eiusdem conparuit in dicta curia Muxa Chilfa judeus de dicta civitate et asseruit/debitorem esse Gaudiose uxoris condam Lucii Sammi in unciis triginta sex de maiori summa et/magistri Antoni Bisconti in unciis novem, et non habere unde solvere nec venderet [sic] aliquid predium de cuius precio/posset solvere et satisfacere dictis suis creditoribus, ipsumque Muxam habuisse et habere tres filios/minores secundi et terci matrimoni nomine Asisam, Mordachay et Gaudiosam, cum quorum consensu peciit/cum licencia curie vendere posset certam partem cuiusdam vinee comunis, terre et edificiorum inter ipsum Muxam et eius/fratres, in contrata Regalecti, et quoniam res, in quibus tanguntur minores, non possunt vendi et alienari sine/decreto curie, et causa cognita et discussa, de qua parte vinee filia maior ipsius Muxe habet duas partes,/propterea peciit, cum licencia et decreto curie, dictam vineam cum terris et edeficiis [sic] vendere posset pro solvendo/debita predicta; que quidem curia, audiens peticionem predictam, peciisset videre contractus debitorum predictorum, quos demum/ habuit unum factum manu notarii Nicolai Chirami olim XX augusti XV indicionis, reliquum VIII marcii II/indicionis et alium eodem die marcii II indicionis; constitit dicta curia de premissis et actendens quod idem Muxa/habet alia bona stabilia super quibus concurrit, idem Muxa pro tercia sua providit, et per presentem / statuit et ordinavit ac licenciam tribuit pariter et concessit dicto Muxe presenti et petenti / quatenus possit dictam vineam, cui sibi videbatur, vendere et perpetuo alienare usque ad summam debitorum/predictorum et pro tercia dicti Muxe, quam habet super aliis bonis stabilibus, remaneat pro filiis/pro eorum porcione pro qua in dicta vinea concurrebant, et loco vinee predicte in his omnibus curia ipsa sua/auctoritate pariter et decreto interponendo pro parte filiorum minorum, ut constitit, prout de premissis omnibus et/singulis eidem curie plene constitit, cuius rei causa etc. Receptum VIIII marcii II indicionis; de

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Momenti di vita ebraica a Trapani nel Quattrocento

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mandato curie, ut constitit,/vendidit et vendicionis nomine habere concessit ac titulo et causa vendicionis eiusdem, iure proprio et imperpetuum,/per fustem penne mei notarii loco corporale possessionis, ut Drepani mos est, tradidit et assignavit/Raphaeli Greco judeo concivi suo, presenti, ementi et recipienti ab eo pro se, heredibus et successoribus suis imperpetuum,/terciam partem pro indiviso tocius vinee veteris et plante denotatam in preinserto decreto, domus, puthei, / tene, tenellorum et aliorum stivilium domus in ea existencium, ac terre vacue ipsi vinee coniuncte,/sitam et positam in territorio dicte civitatis in dicta contrata Regalecti sic confinatam videlicet, iuxta vias publica /ex parte orientis, septentrionis et meridiei et alios confines, nec non et terciam partem pro indiviso cuiusdam servi/nigri tunisini nomine Mufutach, de quibus vinea et servo cum reliquis predictis pro indiviso venditis alie due [sic]/partes pro indiviso sunt Busacce et Machalufi Chilfa eius fratrum, cum omnibus et singulis iuribus,/introitibus, exitibus pertinenciis dicte vinee, quo ad quotam venditam dictique servi omnibus viciis et morbis/suis, tam patentibus quam absconsis, et modo et prout solitum sit dicti servi vendi, ac cum onere census tarenoru/duorum, granorum sex et denariorum quatuor, solvendorum de cetero anno quolibet imperpetuum per dictum emptorem eiusque heredes et successores/nobili Giliberto Rore proprietario dicte vince eiusque heredibus et successoribus in fine mensis augusti cuiuslibet anni, reservato/tamen in presenti vendicione consensu dicti proprietarii, quia aliter dictus venditor dictam vendicionem eidem emptori non/fecisset, et cum omni eo etc, omnique iure etc, dans etc, et si qua possessio etc, ad habendum etc, et hoc pro precio dicte/tercie partis vinee et terre sibi coniuncta cum reliquis predictis pro indiviso vendite unciarum quadraginta/unius, dicti vero servi unciarum quatuor in pecunia ponderis generalis, et sic sunt in summa unciarum quadraginta quinque;/quas uncias XXXV precii predicti dictus venditor, instante et hoc ab eo petente prefato emptore, dixit et fassus/fuit se habuisse et recepisse ab eo causa predicta, excepcione etc, renuncians etc, pactus de quibus supra sit mencio tali est/videlicet: quod si dictus venditor et heredes sui hinc ad annos duos et quicumque infra ipsos annos duos dederint/et solverint eidem emptori et suis heredibus dictas uncias XXXI precii dicte tercie partis vinee cum reliquis predictis/pro indiviso vendite, preter servum, et licitas expensas ac danna, expensas et interesse, ad arbitrium Muxa de Aurifice et Busacce Chilfa, dictus emptor et eius heredes teneantur et debeant, et sic promisit dictus emptor, dicta/terciam partem vinee cum reliquis predictis venditam, excepto servo, revendere, restituere, tradere et assignare/prefato venditori et suis heredibus, cum illis iuribus quibus emit et habuit ab eo, pro dictis unciis XXXI et/licitis expensis, dannis et interesse quas declaraverint dicti Muxa et Busacca, quorum declaracioni dicti contrahentes ex nunc pro tunc et ex tunc pro nunc voluerint stare, ac eciam processit ex pacto inter cos: quod si dictus venditor/et eius heredes dederint et solverint dicto emptori et suis heredibus dictas uncias XXXI et licitas expensas, damna et interesse quas declaraverint dicti Muxa et Busacca in duabus solucionibus videlicet in fine cuiuslibet anni dictorum/duorum annorum unam medietatem, dictus emptor et eius herede teneantur et debeant, et sic promisit ipse emptor, medie/tatem dicte tercie partis vinee cum reliquis predictis vendite, excepto dicto servo, eidem venditori et suis heredibus/revendere, restituere, tradere et assignare, et si non redemerit infra tempus predictum, quod presens vendicio/sit valida et firma; quam quidem terciam partem vinee, terre sibi coniuncte et servi, cum reliquis predictis pro indiviso/venditam, dictus venditor promisit etc, eidem emptori etc., sibi legitime defendere etc, bonamque facere etc, et de eius evicione/teneri etc, et si qua questio etc, et hec omnia etc, sub ypotheca etc, cum refecione etc, et sub pena etc, omni libello etc, renunciantes etc,

Angela Scandaliato 52

certiorate/prius ipse mulieres etc, privilegio fori etc, excepcioni decepcionis ultra dimidiam fusti precii etc, excepcioni, doli mali etc,/dicte muliere beneficio restitucionis in integrum autentice, si qua mulier auxilio velliani senatus consultus,/et generaliter etc, et iuraverunt etc, ita etc, unde etc, testes: Bernardus Barloctis, Henricus de Johanne, Antonius et Nicolaus de Cathania cives Drepani.

Ibid., 14 Agosto 1485

Not. N. Cirami, reg. 8772

Quod cum appareat tenore cuiusdam cotube facte paulo ante hodie, pretitu/lato die, manu Simeonis de Nissim, notarii judayce civitatis Drepani,/Muxam de Amuri, judeum de dicta civitate, habuisse et recepisse a Stera, / judea, muliere, vidua uxore condam Brachoni Luquayru, eius/socru et concive, omnes dotes eidem Muxe promissas per dictam Steram/[et per] Brachonum, eius olim maritum, contemplacione matrimonii ohm [hab]iti et firmati more ebrayco inter dictum Muxam et Mini/nam, eius sponsam, filiam legitimam et naturalem dicte Stere et condam Brachoni,/tenore puplici contractus manu puplica asserti celebrati, prout presentes coram nobis Stera et Muxa premissa omnia vera esse asseruerunt et/[la]cius contineri tenore dicte cotube, excepcioni etcetera renunciantes. Ea propter hodie,/pretitulato die, dictus Muxa presens coram nobis, ut predicitur, tam pro se et suo/proprio nomine et quantum sua interest, quam nomine et pro parte dicte Minime/eius spense, pro qua de rato promisit ipsam presentem contractum et omnia et singula / in eo contenta aceptari, ratificari facere per puplicam/scripturam ad omnem ipsius Stere primam et simplicem requisicionem et voluntatem, eamdem Steram, presentem et petentem pro se, heredibus et successoribus sui nec non et eius fideiubsore de omnibus dotibus sibi promissis, traditis, assignatis/et contentis in dicta cotuba, nec non et de omnibus iuribus, quotis et porcionibus/conpetentibus et conpetituris eidem sponse tam iure sue nature quam iure succes/sionis paterne et materne, excepto iure legitime, quod ius legitime/dictus Muxa pro se et nomine quo supra reservavit et reservar petere et consequi/posse post mortem dicte Stere et non ante, quietavit et liberavit etcetera, faciens sibi/et eius fideiussori pactum, finem et refutacionem de ulterius non petendo etcetera,/volens et mandans per presentem contractum contractum promissionis docium fore cassum/et nullius valoris, et hec omnia sub ypotheca etcetera, cum refecione etcetera, et sub pena etcetera, omni/libello etcetera, renuncians etcetera, privilegio fori etcetera, excepcioni doli, mali etcetera, et generale etcetera, et iuravit etcetera, ita etcetera, / unde etcetera. testes: presbiter Joannes Candila, Guidus Dominikinu et Jacobus Riguglusu civitatis Drepani

Eodem die. Dicta Minima, sponsa dicti Muxa, presens coram nobis, cum auctoritate et/consensu dicti Muxe, eius sponsi, presentis et eam in his auctorizantis, ut constat, sponte/ et sollenniter ad stipulacionem mei notari, ut puplice persone sollenniter stipulantis, per eamdem Steram supradictum contractum,/sibi per me notarium in vulgari sermone patefactum et omnia et singula in eo contenta, aceptavit, ratificavit et confirmavit ac aceptat, ratificat/ et confirmat iuste sui seriem et continenciam

Momenti di vita ebraica a Trapani nel Quattrocento

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pleniorem, in presencia Guidi Dominikinu alias Corsu et Antonii de Cachaguerra, / cives [sic] civitatis Drepani .

. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ., ........,. .die manu Sim[eonis] de Nissim, notarli [iu]dayce . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Muxa/de Amuri, judeum de dicta [ c]ivi[tate], habuisse et recepisse a Stera, muliere uxore/condam Brachioni Luquayru, eius socru et concive, omnes illas dotes/contentas et descriptas in diecta cotuba, tamen et in rei veritate, pura veritas fuit/et est quod dictus Muxa uncias duas in pecunia, dublectum unum et cannas / XV materaciorum laboratorum a lu iectitu di Xacca minime ab eadem/Stera babuit et recepit, sed illam confessionem, quam dictus Muxa fecit/in cotuba, quo addit uncias duas, dublectum et cannas XV materaciorum,/fecit sub spe future habicionis et recepcionis, et ipsa Stera remansit ad dandum et assignandum eidem de dictis dotibus contentis in dicta cotuba/dictas uncias duas in pecunia, dublectum unum et cannas XV mataraciorum / laboratorum a lu iectitu di Xacca, prout presens coram nobis [dicta] Stera,/ad peticionem et instanciam prefati Muxe, presentis et petentis, dixit et fuit confessa / premissa omnia vera esse et se teneri eidem Muxe in dictis unciis duabus/in pecunia, dublecto et cannis XV materaciorum, excepcioni etcetera, renuncians etcetera,/quas cannas XV materaciorum latitudinis palmorurn quatuor dicta/Stera dare et assignare tenet et promisit eidem Muxe, presenti et stipulanti, hinc per totum mensem septembris anni proximi venturi V indicionis; dictas vero uncias/duas in pecunia numerata et dublectum, ad instar et similitudinem/illius quem dictus Muxa habuit, dicta Stera dare et assignare tenet/et promisit eidem Muxe, presenti et stipulanti, hinc ad annum unum et dimidium,/pro quibus bonis et unciis duabus predictis, dictus Muxa contra eamdem Steram, eius socrum,/et in eius bonis excepcionem facere possit, adversus quam Stera ipsa non possit/se opponere nec aliquid allegare nec iudiciis officium implorare quin prius/solvat et assignet eidem Muxe omnia dicta bona et pecunias et universis/expresse ex presenti etcetera, et bec omnia etcetera, sub ypoteca etcetera, cum refecione etcetera, et sub pena etcetera, omni libello etcetera, cum pacto intrandi etcetera, renuncians etcetera, cerciorata prius dicta Stera etcetera, privilegio fori etcetera, excepcioni/doli, mali etcetera, beneficio moratorie etcetera, dilacione quinquennale accessione [sic] bonorum etcetera, et generaliter etcetera/et pro premissis actendendis per dictam Steram eidem Muxe, presens coram nobis/ Chaninus Luquayru, judeus de dicta civitate, sponte ad preces dicte Stere contra eumdem Muxam, presentem et petentem fideiubsorem, et fideiubsorem et principalem debitorem et obligatum se/constituit bonis omnibus propter ea [sic] eidem Muxe obligata, sub pena pacti/obligacionis et renunciacionis predictarum, quibus est obbligata dicta Stera principalis, renunciando/in his dicto fideiubsore iuri de primo et principali conveniendo, et iuraverunt etcetera, unde etcetera.

Data fuit copia testes: presbiter Joannes Candila, Guidus Dominikinu et Jacobus / Rigugluse civitas Drepani.