media sickness is more contagious than aids

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Giacomo Oliva Fonteni Carrara 02-07-2012 AM 423 Media sickness is more contagious than AIDS. Lo studio delle dipendenze comportamentali attualmente ha posto una serie di interrogativi sui potenziali danni da abuso relativi ad una serie di tecnologie largamente diffuse: televisione, internet, gioco d'azzardo (videopoker, slot machines e gambling), videogames, se utilizzati in modo scorretto, potrebbero generare comportamenti compulsivi e dannosi per la salute o per la sfera delle relazioni sociali. Tralasciando le ricerche sulle tecnologie più recenti, in questa breve relazione concentreremo lo sguardo sulla televisione Definizione di dipendenza comportamentale: Wikipedia.org La dipendenza comportamentale (behavioral addiction) è una forma di dipendenza che non deriva dall'uso di droghe o alcool. Spesso definita dipendenza gestuale (process addiction) o dipendenza non correlata a sostanze, la dipendenza comportamentale consiste nella compulsione a ripetere una determinata azione, nonostante l'azione stessa arrivi ad avere conseguenze negative sul benessere fisico, mentale, sociale e finanziario. Uno dei sintomi che rende evidente come un comportamento possa essere patologicamente compulsivo e quindi definito dipendenza comportamentale, è la persistenza del comportamento nonostante si siano verificate conseguenze negative per la persona. Dipendenza Patologica definizione OMS. Condizione psichica e talvolta anche fisica derivante l'interazione tra un organismo vivente e una sostanza tossica, caratterizzata da risposte comportamentali ed altre reazioni, che comportano sempre un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo periodico e continuativo allo scopo di provare determinati effetti psicologici o evitare il malessere derivante dalla privazione. Nella dipendenza comportamentale la persona manifesta un'incontrollata necessità di dover compiere una specifica attività (gioco d'azzardo, sesso, pornografia, alimentazione, televisione, utilizzo di computers, video games, internet, lavoro, attività sportive, pratiche religiose ossessive, dolore, autolesionismo, shopping). Analogie tra tossicodipendenza e dipendenza comportamentale. Dominanza: i pensieri e l'agire dell'individuo sono incentrati sulla sostanza da assumere/attività da svolgere. Tolleranza: crescente esigenza della persona di incrementare le dosi sostanza da assumere/i tempi di attività da svolgere per ottenere lo stesso effetto di piacevolezza. Astinenza: malessere umore o fisico che si verifica quando il soggetto non ha la possibilità di assumere la o svolgere il comportamento problematico. Conflitto: comportamenti disturbati si ripercuotono nella sfera familiare, sociale, lavorativa o scolastica dell'individuo. Negazione: il soggetto nega l'esistenza del problema. Ricaduta: in seguito alla decisione di interrompere l'assunzione di una sostanza o di ripetere un determinato comportamento, il soggetto torna a ripetere l'azione dopo un periodo di astinenza.

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Giacomo Oliva Fonteni Carrara 02-07-2012AM 423

Media sickness is more contagious than AIDS.Lo studio delle dipendenze comportamentali attualmente ha posto una serie di interrogativi sui potenziali danni da abuso relativi ad una serie di tecnologie largamente diffuse: televisione, internet, gioco d'azzardo (videopoker, slot machines e gambling), videogames, se utilizzati in modo scorretto, potrebbero generare comportamenti compulsivi e dannosi per la salute o per la sfera delle relazioni sociali.Tralasciando le ricerche sulle tecnologie più recenti, in questa breve relazione concentreremo lo sguardo sulla televisione

Definizione di dipendenza comportamentale:Wikipedia.orgLa dipendenza comportamentale (behavioral addiction) è una forma di dipendenza che non deriva dall'uso di droghe o alcool. Spesso definita dipendenza gestuale (process addiction) o dipendenza non correlata a sostanze, la dipendenza comportamentale consiste nella compulsione a ripetere una determinata azione, nonostante l'azione stessa arrivi ad avere conseguenze negative sul benessere fisico, mentale, sociale e finanziario. Uno dei sintomi che rende evidente come un comportamento possa essere patologicamente compulsivo e quindi definito dipendenza comportamentale, è la persistenza del comportamento nonostante si siano verificate conseguenze negative per la persona.Dipendenza Patologica definizione OMS. Condizione psichica e talvolta anche fisica derivante l'interazione tra un organismo vivente e una sostanza tossica, caratterizzata da risposte comportamentali ed altre reazioni, che comportano sempre un bisogno compulsivo di assumere la sostanza in modo periodico e continuativo allo scopo di provare determinati effetti psicologici o evitare il malessere derivante dalla privazione.Nella dipendenza comportamentale la persona manifesta un'incontrollata necessità di dover compiere una specifica attività (gioco d'azzardo, sesso, pornografia, alimentazione, televisione, utilizzo di computers, video games, internet, lavoro, attività sportive, pratiche religiose ossessive, dolore, autolesionismo, shopping).Analogie tra tossicodipendenza e dipendenza comportamentale.Dominanza: i pensieri e l'agire dell'individuo sono incentrati sulla sostanza da assumere/attività da svolgere.Tolleranza: crescente esigenza della persona di incrementare le dosi sostanza da assumere/i tempi di attività da svolgere per ottenere lo stesso effetto di piacevolezza.Astinenza: malessere umore o fisico che si verifica quando il soggetto non ha la possibilità di assumere la o svolgere il comportamento problematico.Conflitto: comportamenti disturbati si ripercuotono nella sfera familiare, sociale, lavorativa o scolastica dell'individuo.Negazione: il soggetto nega l'esistenza del problema.Ricaduta: in seguito alla decisione di interrompere l'assunzione di una sostanza o di ripetere un determinato comportamento, il soggetto torna a ripetere l'azione dopo un periodo di astinenza.

IntroduzioneAllo stato attuale non è stata definita alcuna patologia psichiatrica attribuibile alla televisione, nell'International Classification of Deseases X versione attuale (2010), le dipendenze comportamentali sono attribuite esclusivamente all'utilizzo di sostanze chimiche o a disordini psichiatrici. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità non esistono patologie causate dalla televisione. In ambito sociologico a partire dal secondo dopoguerra la capillare diffusione del medium televisivo nella società occidentale, ha creato un grosso dibattito con fronti opposti: da un lato i sostenitori della “bontà” degli effetti socio-culturali del mezzo, dall'altro una serie di teorie fortemente critiche sul impatto del media televisivo sul tessuto sociale e sulla psicologia del pubblico. Analizzando la letteratura medica attraverso database specializzati (google scholar, pubmed) emergono diverse correlazioni tra l'utilizzo dell'elettrodomestico televisivo ed una serie di patologie che esamineremo successivamente.Secondo l'Istat nel 2009 il 67,2% delle famiglie italiane aveva effettuato il pagamento del canone R.A.I. Si può dedurre da questo dato come il mezzo televisivo, tenendo conto dei numeri delle utenze abusive e gli abbonamenti ai network satellitari, arrivi a coprire quasi l'assoluto 100% del territorio nazionale, arrivando ad essere la principale fonte di informazione per la maggior parte dei cittadini (fonte: “La vita quotidiana” istat.it). Secondo le statistiche di Nationmaster.com l'italia è il terzo consumatore mondiale di televisione con 27ore di esposizione settimanale, 3,86 ore quotidiane, il decimo paese al mondo per numero di televisioni sul territorio, il tredicesimo per numero di canali televisivi.

Secondo Ron Kaufman, insegnante e giornalista, creatore del sito killtv.com con 4 ore giornaliere di esposizione alla tv si rientra nella casistica del consumo pesante di televisione (limite per alti consumi normalmente accettato anche dai ricercatori). Possiamo facilmente dedurre che l'Italia è un paese per lo meno sovraesposto al medium televisivo.

Secondo indagini effettuate dall'associazione TV Free America (“Health and television”, dati Nielsen), nei primi sei anni di vita un bambino assiste a 20.000 spot commerciali, a 8.000 omicidi entro i 10 anni di età. L'adulto medio americano vede 4 ore di televisione al giorno, una persona che

raggiunge i 65 anni di età passa 9 anni della propria vita incollato al televisore.In generale un consumo di televisione superiore alle tre ore giornaliere è di per se elevato, anche se è molto difficile definire il limite di tempo oltre il quale si può parlare di consumo patologico, la tipologia e la qualità dei programmi fruiti è un altro indicatore importante (Gerbner: Cultivation analysis: an overview, Communicator ottobre dicembre 2010). Un ultimo dato da sottolineare è che già dal 1977, in america non utilizzatori costituiscono come un campione troppo esiguo e disperso, non rilevanti a livello di un indagine statistica seria (Jackson-Beek, “Who are the non viewers?” Journal of Communication, 1977, 27(3), 65-72).Va considerato che trattandosi di un dato medio, fornisce indicazioni generiche soprattutto considerando che alcune categorie specifiche di spettatori (bambini ed anziani soli) posson avere tempi di esposizione molto diversi dal valore medio.

Interpretazioni sociologicheSecondo Mc Luhan (1911 – 1980), teorico di un' “ecologia dei media”, nel campo della comunicazione, il mezzo tecnologico determina i caratteri strutturali della comunicazione e produce effetti pervasivi sull'immaginario collettivo, indipendentemente dai contenuti dell'informazione di volta in volta veicolata. La televisione è un “cool” o “cold” medium, a causa della sua bassa definizione richiede un elevato sforzo cerebrale per l'integrazione dei segnali percepiti in immagini significative, secondo Mc Luhan l'immagine televisiva ha una qualità iconica, scultorea, che la distingue radicalmente dall'immagine ad alta definizione di media caldi come il cinema o la fotografia, inoltre secondo l'autore le emissioni protoniche del tubo catodico oltre ad indurre stati sinestesico-soporiferi, condizionano fisiologicamente lo spettatore, rendendo la tv simile a una droga che induce comportamenti sociopatici (Television the timid Giant, in Understanding Media, 1964).Un altro interessante punto di vista è quello di Gerbner (1919 – 2005) secondo il quale la narrazione (quell'insieme di favole, racconti, storie che dalla preistoria fino all'avvento della stampa aveva provenienza familiare o comunque strettamente connessa alla comunità di provenienza e che definisce in profondità l'immaginario individuale e collettivo), con l'avvento della televisione, è caduta in mano a gruppi ristretti di persone e finalizzata esclusivamente al profitto.“...La televisione è la fonte di immagini e messaggi più condivisa nella storia, è il flusso principale dell'ambiente simbolico comune, in cui i nostri figli sono nati e in cui noi viviamo le nostre vite. Mentre i canali proliferano, i contenuti si concentrano......La televisione è un sistema centralizzato di narrazione. Le serie tv, la pubblicità, le notizie ed altri programmi forniscono un sistema di immagini e messaggi relativamente coerenti in ogni casa. Questo sistema coltiva dall'infanzia le preferenze e predisposizioni che precedentemente erano acquisite da importanti fonti “primarie”... ... Molti di coloro che oggi vivono con la televisione non condividono una cultura connotabile come nazionale. La televisione fornisce forse per la prima volta a partire dalle religioni pre-industriali, un rituale quotidiano che le èlite condividono con un larghissimo pubblico. Il cuore dell'analogia tera televisione e religione e la somiglianza della reciproca funzione sociale, risiede nella continua ripetizione di contenuti (miti, ideologie, fatti, relazioni etc.) che servono a definire il mondo e a legittimare l'ordine sociale...”Con la teoria della coltivazione, Gerbner sostiene che lunghi tempi di esposizione alla televisione non sono sufficienti di per sé a condizionare i comportamenti degli individui nell'immediato, ma a lungo termine possono avere una pesante influenza sulla Weltanschaung e quindi dei comportamenti (di acquisto, voto, stereotipi, discriminazioni) dello spettatore, soprattutto in condizioni di scarsa scolarizzazione, appartenenza a classi sociali disagiate, solitudine. Secondo questa teoria esistono notevoli differenze tra la realtà e le rappresentazioni televisive della realtà. La “cultivation analysis” mette in evidenza i contenuti più generali, stabili e ricorrenti all'interno della programmazione televisiva da cui emerge un “world as portrayed on television”. Per Gerbner all'interno delle fasce di consumo televisivo vanno distinti 3 livelli di consumo televisivo: debole, < 4 ore al

giorno; medio, tra 2 e 4 ore di esposizione; forte, > di 4 ore al giorno. Ogni cultura è formata da diverse correnti, il mainstream, al di sopra dei diversi orientamenti, li racchiude tutti, non come semplice summa delle diverse componenti, ma come set di attitudini, credenze, valori e pratiche con le caratteristiche di massima generalità, funzionalità e stabilità, valido entro le dimensioni più ampie di significati e presupposti. La televisione come medium preponderante struttura l'attuale mainstream della cultura occidentale influenzando gli orientamenti socio-politici dei cittadini e el loro scelte (Gerbner: Cultivation analysis: an overview, Communicator ottobre dicembre 2010).

Agenda setting (da wikipedia.org).Riassumiamo innanzi tutto l'agenda setting così com’è stata nel tempo elaborata dai principali studiosi che vi si sono dedicati (Maxwell McCombs, Robert McLure, T. E. Patterson, Donald Shaw)

• Il pubblico è coinvolto in un dibattito rappresentato come una serie di questioni salienti in agenda

• L'agenda è il risultato di una mediazione tra le proposte avanzate dalle élite politiche e dall'opinione pubblica.

• Tutti gli interessi tra loro divergenti tentano di imporre la propria visione e l'importanza del proprio argomento

• I media decidono gli argomenti cui prestare attenzione, cui dedicare spazio in base ad una serie di pressioni cui sono sottoposti

• Maggiore è l'importanza che i media dedicano alla questione, maggiore è il riconoscimento pubblico che l'argomento presentato riceve.

L'idea che la gente pensi sugli argomenti che le vengono suggeriti dai mass media non è nuova; già Paul Lazarsfeld nel 1944 aveva sostenuto che i media avessero il potere di “strutturare i problemi”. Da allora la sociologia della comunicazione è spesso tornata su questo punto, dai lavori della Scuola di Francoforte, sino alla teoria della spirale del silenzio di Elisabeth Noelle-Neumann.

Tutte queste teorie, pur presentandosi in maniera coerente e plausibile, non sono mai state provate in seguito ad analisi accurate e questo, unitamente al fatto che spesso prendono spunto da elementi teorici ambigui, non ci dovrebbe permettere di farle assurgere a dati di fatto, a realtà acquisite nell'ambito di divulgazioni che esulino dal mondo accademico.

Negli anni successivi il dibattito sui media si sviluppa ulteriormente mettendo in evidenza diversi aspetti dovuti all'uso patologico del medium televisivo: secondo l'ipotesi dell'elucubrazione nevrotica chi guarda troppa televisione è più emotivamente instabile di chi ne guarda di meno, secondo altri il mezzo televisivo sembra essere utilizzato come un palliativo per la noia e la solitudine, per evadere dall'angoscia esistenziale, per arricchire un immaginario impoverito che non riesce ad attingere stimoli dalla realtà. Secondo la teoria degli scarti di conoscenza (Tichenor-Donohue, Olien, 1970) esistono media ricchi e media poveri, le classi subalterne sono più convincibili. La teoria della spirale del silenzio del 1984 invece sostiene che per meccanismi psicologici di adeguamento alla realtà si tende a credere a ciò che riteniamo credano gli altri all'interno di un gruppo di riferimento. La tesi del moral panic mutuata dala sociologia degli anni 70 invece riguarda il tasso di oscurantismo endemico in ogni medium: alcuni settori o elementi della società attraverso la denigrazione mediatica divengono capri espiatori di diverse nevrosi del corpus sociale.

Noam Chomsky (1928, linguista, filosofo e teorico della comunicazione statunitense) ha elaborato la lista delle 10 strategie della manipolazione attraverso i mass media (fonte wikipedia).

1) La strategia della distrazione L’elemento primordiale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti. La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

2) Creare problemi e poi offrire le soluzioni. Questo metodo è anche chiamato “problema- reazione- soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” prevista per causare una certa reazione da parte del pubblico, con lo scopo che sia questo il mandante delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che si dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, o organizzare attentati sanguinosi, con lo scopo che sia il pubblico a richiedere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito della libertà. O anche: creare una crisi economica per far accettare come un male necessario la retrocessione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.

3) La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, a contagocce, per anni consecutivi. E’ in questo modo che condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte durante i decenni degli anni ‘80 e ‘90: Stato minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione in massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero state applicate in una sola volta.

4) La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria”, ottenendo l’accettazione pubblica, nel momento, per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro che un sacrificio immediato. Prima, perché lo sforzo non è quello impiegato immediatamente. Secondo, perché il pubblico, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. Questo dà più tempo al pubblico per abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo rassegnato quando arriva il momento.

5) Rivolgersi al pubblico come ai bambini. La maggior parte della pubblicità diretta al gran pubblico, usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, molte volte vicino alla debolezza, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente mentale. Quando più si cerca di

ingannare lo spettatore più si tende a usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge a una persona come se avesse 12 anni o meno, allora, in base alla suggestionabilità, lei tenderà, con certa probabilità, a una risposta o reazione anche sprovvista di senso critico come quella di una persona di 12 anni o meno” (vedere “Armi silenziose per guerre tranquille”).

6) Usare l’aspetto emotivo molto più della riflessione. Sfruttate l'emozione è una tecnica classica per provocare un corto circuito su un'analisi razionale e, infine, il senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del registro emotivo permette aprire la porta d’accesso all’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o indurre comportamenti.

7) Mantenere il pubblico nell’ignoranza e nella mediocrità. Far sì che il pubblico sia incapace di comprendere le tecnologie e i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza dell’ignoranza che pianifica tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare dalle classi inferiori".

8) Stimolare il pubblico a essere compiacente con la mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che è di moda essere stupidi, volgari e ignoranti ...

9) Rafforzare l’auto-colpevolezza. Far credere all’individuo che è soltanto lui il colpevole della sua disgrazia, per causa della sua insufficiente intelligenza, delle sue capacità o dei suoi sforzi. Così, invece di ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e s'incolpa, cosa che crea a sua volta uno stato depressivo, uno dei cui effetti è l’inibizione della sua azione. E senza azione non c’è rivoluzione!

10) Conoscere gli individui meglio di quanto loro stessi si conoscono. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno generato un divario crescente tra le conoscenze del pubblico e quelle possedute e utilizzate dalle élites dominanti. Grazie alla biologia, la neurobiologia, e la psicologia applicata, il “sistema” ha goduto di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia nella sua forma fisica sia psichica. Il sistema è riuscito a conoscere meglio l’individuo comune di quanto egli stesso si conosca. Questo significa che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un controllo maggiore e un gran potere sugli individui, maggiore di quello che lo stesso individuo esercita su se stesso.

Il modello interpretativo della realtà descritto da Guy Debord nella “Società dello spettacolo” trova totale conferma nell'attuale “società dei media” cito alcuni passi particolarmente calzanti all'argomento affrontato:

6 Lo spettacolo, compreso nella sua totalità, è allo stesso tempo il risultato e il progetto del modo di produzione esistente. Non è un supplemento del mondo reale, la sua decorazione aggiunta in più. È il cuore dell’irrealismo della società reale. In tutte le sue forme particolari, informazione o

propaganda, pubblicità o consumo diretto di divertimenti, lo spettacolo costituisce il modello presente della vita socialmente dominante. Esso è l’affermazione onnipresente della scelta già fatta nella produzione, e il suo consumo corollario. Forma e contenuto dello spettacolo sono identicamentela giustificazione totale delle condizioni e dei fini del sistema esistente. Lo spettacolo è anche la presenza permanente di questa giustificazione, in quanto occupazione della parte principale del tempo vissuto al di fuori della produzione moderna.

15 In quanto indispensabile ornamento degli oggetti ora prodotti, in quanto esposizione generale della razionalità del sistema, e in quanto settore economico avanzato che foggia direttamente una moltitudine crescente di immagini-oggetto, lo spettacolo è la produzione principale della società attuale.

20 Di per sé la filosofia, in quanto potere del pensiero separato,e pensiero del potere separato, non è mai stata in grado di superare la teologia. Lo spettacolo è la ricostruzione materiale dell’illusione religiosa. La tecnica spettacolare non ha dissolto le nuvole religiose nelle quali gli uomini avevano posto i propri poteri distaccati da loro: le ha solo collegate a una base terrestre. Così è la vita di questo mondo che diviene opaca e irrespirabile. Essa non respinge più nel cielo, ma ospita presso di sé la sua recusazione assoluta, il suo fallace paradiso. Lo spettacolo è la realizzazione tecnica dell’esilio dei poteri umani in un aldilà; la scissione compiuta all’interno dell’uomo.

30 L’alienazione dello spettatore a vantaggio dell’oggetto contemplato (che è il risultato della sua attività incosciente) si esprime così: più contempla, meno vive; più accetta di riconoscersi nelle immagini dominanti del bisogno, meno comprende la propria esistenza e il proprio desiderio. L’esteriorità dello spettacolo in rapporto all’uomo che agisce si manifesta nel fatto che i suoi propri gesti non sono più suoi, ma di un altro che glieli rappresenta. È per questo che lo spettatore non si sente presso di sé da nessuna parte, poiché lo spettacolo è dappertutto.

32 Lo spettacolo nella società corrisponde a una fabbricazione concreta dell’alienazione. L’espansione economica è principalmente l’espansione di questa precisa produzione industriale. Ciò che cresce con l’economia che si muove per sé stessa non può essere che l’alienazione che era già presentenel suo nucleo originario.

34 Lo spettacolo è il capitale a un tal grado d’accumulazione da divenire immagine.

Aspetti clinico-patologici.Mentre l'opinione pubblica si interroga superficialmente sugli effetti imitativi della violenza sui media, arrivando a demonizzare la televisione in maniera del tutto oscurantista, solo la stampa specializzata evidenzia diversi aspetti inquietanti dell'incidenza comportamentale e clinica del consumo televisivo. Nella ricerca “Sensor recorded changes in rates of hand washing with soap in response to the media reports of the H1N1 pandemic in Britain” gli autori, durante un'epidemia influenzale trattata in modo allarmistico dai media inglesi, attraverso dei sensori nei lavandini delle stazioni di servizio hanno rilevato la porzione di utenti che utilizzava il sapone per lavarsi le mani. Su un campione di 6800 ingressi giornalieri nel periodo da maggio 2009 a gennaio 2010, è stato rilevato che il lavaggio delle mani aumentava proporzionalmente con la frequenza con cui le parole chiave correlate

all'influenza comparivano sui media nello stesso periodo, nelle donne il fenomeno era più consistente che negli uomini (“Sensor recorded changes in rates of hand washing with soap in response to the media reports of the H1N1 pandemic in Britain, Fleischman”, Webster, Judah, et al. British Medical Journal Open 2011;1). Un curioso caso italiano riguarda l'ingestione accidentale di un prodotto per uso ginecologico: la campagna pubblicitaria del prodotto sembra aver confuso i consumatori rispetto alla corretta via di somministrazione. Il fenomeno ha avuto una certa persistenza anche dopo la sospensione della campagna. L'indagine inizia dal gennaio 2005 e si conclude a dicembre 2009, vengono distinti tre intervalli di tempo: prima della campagna, durante la campagna, dopo il ritiro della campagna. Le proporzioni dei dati nei periodi di durante (81%) e dopo (55%) la campagna aumentano considerevolmente rispetto al numero delle intossicazioni accidentali avvenute prima della campagna(16%). Per quanto ambiguo il messaggio della campagna non conteneva alcun riferimento alla somministrazione orale (“Oral ingestion of a topical benzydamine hydrochloride- containing gynaecological preparation in association with television advertising in Italy: analysis of cases managed by a National Poison Control Centre”, Settimi, Davanzo Lauria, et al. British Medical Journal Open 2012;2).

Anche in paesi non del tutto occidentalizzati come la Turchia la ricerca “Obesity-Related Factors in Turkish School Children”

effettuata su un campione di circa 2300 ragazzi e ragazze tra gli 11 e i 14 anni, intervistati sulle abitudini alimentari e attività nel tempo libero, mostra come “... i dati prodotti supportano l'idea che il numero di ore passate a guardare la televisione e l'alimentazione irregolare da parte degli adolescenti sono direttamente correlati ai rischi di obesità.” All'interno di 4 categorie (sottopeso, normale, sovrappeso, obeso ) di Body Mass Index (Indice di massa corporea, BMI), nei pre adolescenti turchi la prevalenza di obesità è risultata decisamente più alta nel gruppo che passava 3 o più ore davanti alla televisione. I ricercatori hanno riportato che i ragazzi che quotidianamente passavano più tempo al televisore avevano BMI significativamente più alte di coloro che usano la tv meno di 2,5 ore al giorno. ("Obesity-Related Factors in Turkish School Children" The Scientific World JournalVolume 2012, Article ID 353485). Rispetto all'obesità conclusioni analoghe sono state tratte in ricerche effettute sull'alimentazione in Perù, Argentina, Stati Uniti, Korea, India.

Rispetto all'anoressia è più che evidente il ruolo esercitato dal medium televisivo nella costruzione dei canoni fisici di bellezza soprattutto per il genere femminile, i modelli di genere secondo il sopra citato Gerbner si affermano grazie al mainstream televisivo per poi tradursi nel comportamento autolesivo di rifiuto del cibo e nel rifiuto della propria corporeità.

Senza entrare nei dettagli clinici, verificando i risultati della ricerca: “Physical Activity, Television Viewing Time, and Retinal Microvascular Caliber The Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis”, possiamo osservare come all'interno del campione considerato (6,814 persone da 6 città degli USA), coloro che passano più di tre ore al giorno davanti alla televisione, mostrano un tasso di degenerazione delle arterie della retina decisamente superiore al resto della popolazione (Physical Activity, Television Viewing Time, and Retinal Microvascular Caliber The Multi-Ethnic Study of AtherosclerosisAnuradha, Healy, Dunstan et al American Journal of Epidemiology 2011;173:518–525).

Conclusioni:E' piuttosto evidente che all'interno della società occidentale il mezzo televisivo ha un ruolo predominante all'interno del panorama dei mezzi di comunicazione di massa, l'uso del televisore al di là di un numero ragionevole di ore può causare problemi anche gravi sia dal punto di vista sanitario che sociale. Nella società occidentale la televisione sembra avere un'inattaccabilità che la pone al disopra e al di là delle delle critiche, affermare in pubblico di “non utilizzare l'elettrodomestico televisivo”, può essere imbarazzante talvolta discriminatorio, comunemente il pubblico fa molta fatica ad accettare o anche a semplicemente mettere in discussione gli eventuali pericoli derivanti da un uso non corretto del televisore. La società globalizzata emana la sua essenza omologante e normalizzante. E' assolutamente necessario rivedere le politiche di broadcasting, di agenda setting e intrattenimento all'interno della programmazione televisiva, è necessario ampliare il fronte della ricerca sulla correlazione tra patologie e consumi televisivi.