loki: persistenze e variazioni nel tempo
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI“L’ ORIENTALE”
DIPARTIMENTO DI STUDI LETTERARI,
LINGUISTICI E COMPARATI
Corso di Laurea Triennale in
Lingue, Letterature e Culture dell’Europa
e delle Americhe
TESI DI LAUREA
IN
LETTERATURA SVEDESE
Loki: persistenze e variazioni nel tempo
Relatore Candidata
Prof.ssa Ottavia De Luca d’Amato
Angela A. Iuliano Matr. EA/00723
ANNO ACCADEMICO 2014/2015
LOKI: PERSISTENZE E VARIAZIONI NEL TEMPO
Introduzione 51. Capitolo Primo - I miti nordici 7
1.1. Edda poetica 71.1.1. Lokasenna 71.1.2. Völuspá 101.1.3. Reginsmál 121.1.4. Þrymskviða 14
1.2. Edda di Snorri 151.2.1. Gylfaginning 161.2.2. Skáldskaparmál 18
1.3. Altre attestazioni 202. Capitolo Secondo - Rielaborazioni letterarie tardo-moderne
e contemporanee 232.1. Dikter på vers och prosa: Lokes Smädelser 232.2. Ragnarök: La fine degli dèi 252.3. American Gods 27
3. Capitolo Terzo - La musica, il fumetto e gli audiovisivi 293.1. La musica di Richard Wagner 293.2. L'adattamento Marvel: Journey into Mystery e The Mighty Thor 343.3. Opere minori 37
Considerazioni a latere: Loki come Trickster 40Conclusioni 43Bibliografia/Sitografia 45
3
[…] more ink has been spilled on Loki than on any other figure in Norse
myth. This, in itself, is enough to show how little scholars agree, and how far
we are from understanding him.
– Gabriel Turville-Petre
4
Introduzione
Il presente lavoro è incentrato sulla figura del dio nordico Loki e il suo scopo è quello di
fornire una panoramica generale sulle sue alterne vicissitudini letterarie.
Personaggio fondamentale del pantheon nordico, non trova però mai una
collocazione precisa all’interno di esso, fungendo talvolta da turbatore dell’ordine
divino, talaltra da risanatore di controversie. Le sue origini sono poco chiare, si dice sia
figlio del gigante Farbauti e di Laufey o Nál, fratello di Byleistr ed Helbindi, ma
null’altro ci è pervenuto in proposito. Viene generalmente considerato un Ase, sebbene
non si sappia se sua madre fosse un’Asinna, o egli sia entrato a far parte degli dèi grazie
ad un patto di sangue stretto con Odino. Le sue origini, dunque, lo pongono ad un
livello inferiore rispetto agli altri dèi, che non mancano mai di ricordarglielo. Loki ha
diversi figli: Nárfi (o Nari) e Váli, avuti da sua moglie, la dea Sigyn; Hel, Fenrir e
Jörmungandr, dalla gigantessa Angrboða; Sleipnir, dal cavallo Svaðilfari; inoltre, secondo il
Hyndluljóð, le streghe sono anch’esse parte della stirpe di Loki.
Nel primo capitolo si darà conto delle fonti più antiche in cui compare Loki,
prestando maggior attenzione all'Edda poetica e all'Edda di Snorri, le quali
rappresentano le fonti principali, e dando una panoramica degli altri testi in cui il
dio figura, seppur fugacemente. I testi trattati in questo capitolo sono cruciali, non
solo poiché essi rappresentano le attestazioni letterarie più antiche relative al
personaggio, ma anche perché su di essi gli autori successivi hanno formato le diverse
interpretazioni psicologiche che hanno dato luogo a Loki molteplici, da un Loki
archetipico.
Nel secondo capitolo si tratterà di alcune interpretazioni della figura di Loki nelle
opere di autori contemporanei; in particolare Lokes smädelser (“Gli insulti di Loki”) di
August Strindberg, Ragnarök, The end of the gods (“Ragnarök, la fine degli dèi”) di
Antonia Susan Byatt e American Gods di Neil Gaiman. I testi scelti si collocano
cronologicamente in un periodo che va dalla fine del XIX secolo alla seconda metà del
XX e il principio del XXI secolo. Nelle opere citate è interessante notare come Loki, da
personaggio originariamente ambiguo e negativo, abbia sviluppato caratteristiche
quasi eroiche, talora in una parziale sovrapposizione col personaggio mitologico di
Prometeo, per poi man mano perderle lasciando spazio ad una quasi totale immoralità.
4
Nel terzo capitolo, per concludere, verrà illustrato come Loki sia apparso in opere
non letterarie (inserendo fra queste i fumetti, valutati qui come opere grafiche);
l’attenzione sarà principalmente concentrata sul suo adattamento wagneriano e sul
rimaneggiamento della Marvel, ma si darà anche conto di come, scarnificato e
modificato fino a renderlo irriconoscibile, sia apparso in serie televisive, manga, e film.
Diverse considerazioni hanno portato alla decisione di limitare l'ambito della ricerca
allo studio della figura di Loki così come appare agli albori della sua nascita
letteraria e seguendone lo sviluppo diacronico.
Il problema sostanziale che si pone, all’inizio di uno studio su tale personaggio, è
se si debba tenere conto della s u a componente religiosa. Bisogna chiedersi,
dunque, se sia utile allo scopo prefissato partire dal presupposto che per un periodo di
tempo (presumibilmente lungo) Loki sia stato considerato un dio – seppur privo di
culto – o se la presente analisi debba limitarsi alla forma puramente letteraria che egli
ha assunto nel tempo. Indubbiamente non sarebbe possibile prescindere totalmente
dalla prima, poiché ad imprimersi nei carmi è la memoria di un culto scandinavo ormai
scomparso, sia esso celato e/o stemperato; allo stesso tempo, un'analisi che abbracci
sia l'ambito religioso che quello letterario, alla ricerca di un connubio quanto più
possibile fedele ad entrambi, rischierebbe di risultare dispersiva.
5
1. Capitolo Primo – I miti nordici
1.1. Edda poetica1
I carmi dell'Edda poetica in cui figura il personaggio di Loki sono quattro: Lokasenna,
Reginsmál, Þrymskviða e Völuspá. Nei primi tre egli assume un ruolo preminente,
mentre nella Völuspá si dà fugacemente notizia di alcuni episodi che lo riguardano. Ciò
che appare subito evidente in ognuno di questi carmi è come Loki, pur conservando
delle caratteristiche peculiari, muti radicalmente atteggiamento e ruolo a seconda del
contesto in cui si trova ad agire, ad esempio se le sue azioni sono favorevoli o meno agli
altri dèi.
1.1.1. Lokasenna
Lokasenna – resa di volta in volta come Insulti di Loki2, Le offese di Loki3, ecc. – è
senz'altro uno dei carmi più importanti e il suo contenuto è chiaramente espresso
nell'introduzione di Marcello Meli
Il dio Loki, estromesso dal celebre banchetto di Ægir per averne ucciso un servo,
vi rientra tuttavia, insultando torno torno tutti gli dèi presenti. Svela i difetti e le
viltà di ciascuno, benché sia più volte pregato di smettere e minacciato. Ma il dio
malvagiamente continua a tacciare i singoli dèi ora di codardi, ora di invertiti e le
dee ora di disoneste, ora addirittura di incestuose. Soltanto con il sopraggiungere di
Thor e del suo possente martello desiste, non però senza maledire le dimore di
Ægir e il suo banchetto.4
1L'Edda Poetica – anche nota come Edda più antica o Edda di Sæmund – è un opera antologica checonsta di ventinove canti selezionati da un autore sconosciuto nel XIII secolo, a cui gli editori hannotalvolta aggiunto altri sei componimenti. Si tratta di canti di antica tradizione orale, composti da diversiautori dell'area norrena (Groenlandia compresa, come testimoniano il Carme groenlandese di Attila e laCanzone groenlandese di Attila) e collocabili cronologicamente approssimativamente fra il IX e il XIIIsecolo. La trascrizione avvenne all'incirca nel 1270, il manoscritto su pergamena, detto Codex Regius, furitrovato nel 1643 da Skálholt Brynjólfur Sveinsson che, tramite lo storiografo Thormod Torfaeus, lodonò a Federik III di Danimarca e Norvegia.2SCARDIGLI / MELI 2009:103.3VARGSSON / PISANO 2015.4SCARDIGLI / MELI 2009:105.
6
In questo carme Loki, protagonista della vicenda, si contrappone agli altri dèi che
accusa delle più varie empietà; a loro volta essi gli rivolgono vari rimproveri, che
hanno, però, ben poca presa sul dio
disse Bragi:
14. «Io so che se fuori, così come ora son dentro,
venissi dalla corte di Ægir,
la tua testa porterei nella mia mano
sarebbe il minimo per le tue menzogne.»
disse Loki:
15. «Abile sei quando siedi: non devi far così,
Bragi, fronzolo da panca,
battiti se l’ira t’accende:
non ci pensa due volte un valoroso.»
[…]
disse Odino:
23. «Proprio tu sai se ho concesso, a chi non dovevo concederla,
a uomini vili la vittoria?
Otto inverni fosti, tu, sottoterra
vacca da mungere e femmina
e là hai generato i figli
e penso che da invertiti sia questo.»5
Le due accuse più interessanti rivolte a Loki sono ‘invertito’ e ‘falso’, anche alla luce
del ruolo ricoperto in altre fonti.
Alla voce ‘invertito’ contenuto nel dizionario della lingua italiana, nella quarta
sfumatura di significato, si legge “Di persona, che presenta inversione sessuale (sinon.
di omosessuale); [...]”6. In realtà il termine adottato in questa traduzione assume qui una
connotazione semantica più sottile, che svela una delle caratteristiche fondamentali
possedute da Loki, cioè la capacità di mutare sesso. Secondo il mito7, infatti, egli dà alla
5SCARDIGLI / MELI 2009:108-109.6DE MAURO 2011. s.v. “invertito”7Della nascita dei primi tre si dà notizia nella Völuspá, mentre la nascita di Sleipnir è raccontatanell’Edda di Snorri.
7
luce il lupo Fenrir, il serpente Jörmungandr, la dea Hel e il cavallo di Odino, Sleipnir.
Questa capacità, gli è spesso utile nei suoi inganni ed ha un ruolo fondamentale nella
morte del dio Baldr: dopo aver indotto Höðr ad uccidere Baldr, Loki, trasformatosi nella
gigantessa Þökk, si rifiuta di piangerne la morte, cosa che permetterebbe al dio di
tornare in vita. È bene notare come nel testo originale tale offesa sia espressa da due
termini distinti: args, pronunciata da Odino, e ragr, da Njörðr. Il significato di args è
propriamente ‘effeminato’, mentre ragr – probabilmente prodottosi per metatesi da
argr – significherebbe ‘codardo’, per estensione ‘di persona che ha perduto la qualità
del coraggio, tipicamente maschile, divenendo effeminato’.
Per quanto concerne l'accusa di essere ‘falso’, questa fa riferimento a un'attitudine
propria di Loki che ricorre nella maggioranza delle fonti. È interessante notare come gli
dèi, che spesso biasimano questo aspetto di Loki, con altrettanta frequenza se ne
servano.
Oltre alla morte di Baldr, provocata come si è detto da un inganno di Loki, diversi
eventi fondamentali si svolgono in virtù della sua peculiare tendenza all'imbroglio. Ad
esempio nella Þrymskviða si traveste da ancella per aiutare Thor a recuperare il martello
Mjöllnir, allo stesso modo la nascita di Sleipnir è il risultato di un altro inganno, in
quanto Loki, per evitare che un gigante vinca una scommessa, si muta in puledra
distraendone così il cavallo.8
Nella Lokasenna si palesa un altro aspetto interessante del dio, e cioè la sua
superiorità dialettica: l’unico modo che hanno gli dèi per far tacere Loki è richiedere
l'intervento di Thor che, lungi dall'essere in grado di competere verbalmente, è costretto
a ricorrere alla violenza.
La superiorità intellettiva del dio è un tema che ricorre spesso non soltanto nei carmi
dell'Edda poetica, ma anche nell’Edda di Snorri e nella Loka Táttur, rendendo
evidente la rilevanza di Loki non soltanto in quanto principio ‘negativo’, ma sopratutto
come personaggio chiave nella risoluzione di eventi critici.
Un ultimo punto da sottolineare riguarda le origini di Loki; queste sono state sempre
particolarmente oscure, ma una strofa del Lokasenna potrebbe darci qualche indizio
disse Loki:
9. «Ricordati, Odino, che noi due al principio dei tempi,
8Cfr. paragrafo 1.2.
8
mischiammo il nostro sangue;
birra non avresti mai consumato, dicevi,
se insieme a me non l’avessi presa.»9
Il patto di sangue a cui Loki si riferisce potrebbe, dunque, suggerire che egli non
fosse in principio un Ase, ma che lo sia diventato in virtù del suo rapporto con Odino;
tale eventualità renderebbe anche più chiaro il motivo per cui gli Asi assumano
costantemente un atteggiamento di superiorità nei suoi confronti.
1.1.2. Völuspá
La Völuspá (Profezia della Veggente) è certo fra i carmi più noti dell'Edda poetica,
probabilmente perché è a tutti gli effetti una cosmogonia del mito scandinavo. In questo
carme Odino richiama una profetessa dal mondo di Hel ed ella racconta la storia dei
nove mondi10, dalla nascita del cosmo fino alla Ragnarök, presagendo poi una nuova età
dell'oro.
Loki, così come gli altri personaggi citati dalla Völva, non ha un ruolo attivo. Egli
appare come creatore, insieme ad Odino ed Hoenir, di Askr ed Embla; si riferisce del
supplizio inflittogli a causa della morte di Baldr – “Legata […] sotto il boschetto nella
valle, l'infausta figura simile a Loki; [...]”11 –; e, per finire, si rende noto il suo ruolo
nella Ragnarök. Ciò che risulta peculiare è il ruolo assunto da Loki come forza
creatrice, in un primo momento positiva, poi negativa:
17. Fin quando tre vennero da quella schiera, asi
potenti e belli, a casa.
Trovarono a riva, spossati
Askr ed Embla, privi di destino.
18. Non possedevano respiro né avevano coscienza,
non calore vitale, non gesti né colorito
9SCARDIGLI / MELI 2009:107.10Nella mitologia norrena i nove mondi, sorretti dal frassino Yggdrasill, compongono l’universo. Essisono: Miðgarðr (regno degli uomini), Múspellheimr (regno del fuoco), Ásaheimr (regno degli Asi),Vanaheimr (regno dei Vani), Álfheimr (regno degli elfi chiari), Niflheimr (regno del ghiaccio), Hel (regnodegli inferi), Jötunheimr (regno dei giganti) e Svartálfaheimr (regno degli elfi scuri).11SCARDIGLI / MELI 2009:10.
9
Odino dette il respiro, Hoenir la coscienza,
Lodhurr il calore vitale e il colorito.12
Nella strofa 18 si fa riferimento a Lodhurr, esso è considerato, più o meno
unanimemente, insieme a Loptr, una variante del nome Loki. Nel caso in cui
effettivamente si trattasse del medesimo dio, potremmo rintracciare nel quarto verso un
indizio sul significato del suo nome. Per la parola Loki due sono le etimologie
maggiormente accreditate: secondo la prima il nome Loki è connesso all’antico nordico
logi, col probabile significato di fiamma; nel secondo caso si tratterebbe di una
storpiatura di loptr, aria.
Sarebbe logico supporre che la prima etimologia sia quella corretta, considerando
che “[…] dette […] Lodhurr il calore vitale […]”13, in realtà, la questione risulta ben più
complessa, poiché i dati sono scarni e qualsiasi soluzione proposta finisce per entrare in
un circolo infinito di supposizioni che si confermano e smentiscono a vicenda.
Georges Dumézil rintraccia e raffronta, nel suo Gli dèi sovrani degli indoeuropei, le
triadi divine delle culture indoeuropee che risultano organizzate secondo tre funzioni:
magia, guerra, agricoltura/fertilità (è bene chiarire come l’assegnazione di una funzione
risulti spesso fluttuante14). Nel caso degli dèi dei Germani, di tale triade fanno parte
Thor, Freyr e Odino, è interessante quindi notare come essa non si sovrapponga che per
un solo elemento a quella del mito riportato nel carme. Loki ricopre qui un ruolo
fondamentale e che esula dai normali schemi in cui è ritratto; egli non interviene
nell’azione né per arrecare danni, né per sciogliere un intreccio, ma come forza creatrice
in perfetta armonia con gli altri due dèi.
Per quanto concerne la sua progenie, Loki non crea Fenrir, Jörmungandr e Hel, bensì
li partorisce. Egli è ancora una volta principio vitale, ma dà vita a qualcosa di mortifero:
“La vecchia sedeva ad oriente in Jamvidhr / E là dette alla luce la stirpe di Fenrir”15; una
volta liberatosi dal suo supplizio, li guiderà nel Ragnarök:
51. Una chiglia s’avanza da oriente: verrà di Muspell
il popolo, per le acque e Loki tiene il timone.
Si fa avanti la famiglia dei mostri insieme al lupo, tutta
12SCARDIGLI / MELI 2009:7-8.13SCARDIGLI / MELI 2009:7-8.14Cfr. DUMÉZIL 1985:174.15SCARDIGLI / MELI 2009:11.
10
E con loro il ‘fratello di Byleiptr’ s’avanza.16
Non è chiaro perché Loki decida di muovere contro gli dèi, indubbiamente si
potrebbe imputare tale decisione alle diverse ingiustizie subite dal dio e dai suoi figli –
per punirlo della morte di Baldr, gli Asi lo conducono in una grotta, tramutano suo
figlio Váli in lupo spingendolo a divorare suo fratello Narfi, strappano poi al primo le
budella e con esse legano Loki ad una pietra, un serpente lascia colare il suo veleno sul
suo viso bruciandolo; Fenrir viene imprigionato perché gli Asi temono la sua forza e lo
stesso accade per Jörmungandr. Più probabilmente la motivazione risiede nella fatalità
del Ragnarök e, in generale, del destino; secondo la visione scandinava, infatti, ognuno
occupava il proprio posto e compito nel mondo, la conoscenza del proprio destino non
permetteva di cambiarlo. Quindi Loki, per quanto apparentemente più ‘libero’ degli altri
dèi, non è immune all’ineluttabilità di ciò che sarà.
I due eventi messi a confronto evidenziano in modo lampante l’ambiguità del
personaggio: da un lato benevolo e in perfetta armonia con gli altri dèi, dall’altro in
profondo contrasto con tutto ciò che lo circonda al punto di partorire i distruttori dei
nove mondi.
1.1.3. Reginsmál
Nel Codex Regius il carme si colloca fra Grípisspá e Fáfnismál e risulta privo di titolo
sebbene si intravveda scritto ‘Sigurðar’; ciò ha fatto sì che gli siano stati assegnati due
titoli, Sigurðarkviða Fáfnisbana II e, appunto, Reginsmál.
H. A. Bellows sostiene che Fra Dautha Sinfjotla (ultimo stralcio prosaico del
Helgakviða Hundingsbana önnor), Reginsmál, Fáfnismál e Sigrðrifomál costituiscano
un corpus unico. Egli poggia tale teoria su due ipotesi:
la Fra Dautha Sinfjotla logicamente connessa con il Reginsmál17 sarebbe
stata solo accidentalmente separata da quest’ultimo dall’errore di un copista che
li avrebbe inframmezzati con il Grípisspá;
Reginsmál, Fáfnismál e Sigrðrifomál non apparendo chiaramente titolati
costituirebbero un continuum.
16SCARDIGLI / MELI 2009:13.17La Fra Dautha Sinfjotla termina con Sigurðr che, cresciuto presso re Hjalprekr (sua madre Hjordis neaveva sposato il figlio), è divenuto fra tutti il miglior guerriero; il Reginsmál inizia con Sigurðr che,recatosi nelle scuderie del re Hjalprekr, sceglie per cavallo Grani, e con l’arrivo di Reginn. I duecomponimenti parrebbero dunque collegati se non per un breve vuoto temporale.
11
Tale teoria, inoltre, renderebbe chiaro il perché dell’eccessiva frammentarietà del testo:
The compiler seems, rather, to have undertaken to set down the story of Sigurth in
consecutive form, making use of all the verse with which he was familiar, and
which, by any stretch of the imagination, could be made to fit, filling up the gaps
with prose narrative notes based on the living oral tradition.
This view is supported by the fact that not one of the three poems in question, and
least of all the Reginsmol, can possibly be regarded as a unit.18
Al di là delle questioni formali, ciò che risulta d’interesse per il presente lavoro è il
primo frammento del carme19.
La vicenda narra di come Loki, in viaggio insieme a Odino e Hoenir, abbia ucciso
Otr – figlio di Hreidhmarr e fratello di Reginn e Fáfnir – in quel momento in forma di
lontra. Gli Asi sono ospitati da Hreidhmarr e gli mostrano la pelle di Otr; egli dunque li
cattura e pretende che la pelle sia riempita e rivestita d’oro. A Loki viene dato il
compito di trovare il metallo, egli si reca allora dal nano Andvari e si appropria del suo
oro; il nano lo prega di lasciargli almeno l’anello Andvaranautr e, al rifiuto di Loki,
maledice chiunque lo possegga. Tornato Loki alla casa di Hreidhmarr, gli Asi ricoprono
la pelle di Otr dentro e fuori, lasciando però scoperto un baffo, Hreidhmarr esige che sia
coperto, Odino obbedisce usando l’anello e solo dopo che Hreidhmarr si dichiara
soddisfatto Loki svela la maledizione.
Nonostante si faccia menzione della triade divina già incontrata nella Völuspá,
Hoenir e Odino risultano qui di nessuna importanza, mentre Loki ricopre il ruolo
preminente: come spesso accade, egli provoca l’evento negativo e lui stesso lo risolve.
Si ha l’impressione che Loki, quando sottrae l’anello ad Andvari, sia già cosciente di ciò
che accadrà; sembra, infatti, probabile che Loki si appropri di Andvaranautr proprio
perché Hreidhmarr e la sua stirpe siano maledetti, così da punirlo per aver imprigionato
gli dèi e, se si volesse dare un’interpretazione morale, per la sua eccessiva cupidigia.
18BELLOWS 1936:356. Il copista sembra, piuttosto, aver intrapreso una stesura della storia di Sigurth informa consecutiva, facendo uso di tutti i versi di sua conoscenza e che, con uno sforzo d’immaginazione,potessero essere utilizzati, riempiendo le lacune con note di prosa narrativa basate sulla vivente tradizioneorale. Questa visione è supportata dal fatto che nessuno dei tre poemi in questione, e meno di tutti ilReginsmál, possa essere considerato unitario. (Tutte le traduzioni, ove non diversamente specificato, sonomie).19 SCARDIGLI / MELI 2009:197-199.
12
1.1.4. Þrymskviða
La Þrymskviða è il più recente dei carmi presi in esame – facendo fede la datazione
proposta da Scardigli e Meli risalirebbe alla prima metà dell’XI secolo. La materia del
carme è probabilmente influenzata dalla differenza temporale con i precedenti, difatti è
possibile che si tratti (come suggerito da Jan de Vries20) di una parodia cristiana degli
dèi nordici:
È questo un carme che si muove ai margini del grottesco. Thorr viene derubato del
suo martello dal gigante Thrymr che, come riscatto, chiede la dea Freyja. Gli dèi
decidono, stante il reciso rifiuto di Freyja, di inviargli allora Thorr travestito da
Freyja: Loki gli farà da ancella. […]21
Loki qui ricopre un ruolo positivo, il suo unico scopo è quello di aiutare Thor a
recuperare Mjöllnir. L’evidente goffaggine di Thor è esilarante, così come l’eccessivo
sdegno di Freyja risulta grottesco; forse l’unico ad apparire poco caricaturale è proprio
Loki, anche se il fatto che si travesta, invece di trasformarsi, in qualche modo lo spoglia
delle sue caratteristiche divine:
5. Volò allora Loki, frusciava la veste di piume,
finché non ebbe oltrepassato le case degli asi
e fatto ingresso nella terra dei giganti.
[…]
26. L’espertissima ancella gli sedeva di fronte,
lei trovò le parole a quell’uscita del gigante:
«Non ha mangiato Freyja per otto notti
tanto era il desiderio della terra dei giganti.»22
La caratteristica del personaggio che emerge maggiormente è la sua capacità di trarsi
d’impaccio grazie ad un’intelligenza svelta che evita a lui e Thor, troppo intemperante,
di essere scoperti dai giganti. In un certo senso, Loki è nel carme l’unico fedele a se
stesso: muta in funzione delle necessità.
20In SCHNUNBEIN 2000:113.21SCARDIGLI / MELI 2009:121.22SCARDIGLI / MELI 2009:121-124.
13
1.2. Edda di Snorri23
L’Edda di Snorri pare concepita come un manuale poetico professionale, il cui scopo è
quello di educare lo scaldo non soltanto sulla materia nordica, ma soprattutto sulle
caratteristiche tecniche della poesia scaldica, quali l’uso di particolari termini, artifizi
stilistici e determinate figure retoriche, come ad esempio le kenningar. Tali scopi
risultano ben ripartiti nelle tre parti in cui l’opera è divisa: Gylfaginning, in cui si narra
la mitologia nordica; Skáldskaparmál, riguardante il linguaggio poetico; Háttatal, in cui
si fornisce un inventario delle forme dei versi utilizzati nella poesia scaldica. Precede le
tre parti summenzionate un prologo che propone un’interessante ed evemeristica
ricostruzione dell’origine degli dèi nordici che proverrebbero da Troia e farebbero parte
della stirpe di Priamo.
Per quanto concerne il presente studio ci si concentrerà su Gylfaginning e
Skáldskaparmál.
1.2.1. Gylfaginning
La Gylfaginning (“Inganno di Gylfi”), suddivisa in cinquantaquattro brani, si configura
come una gara fra saggi atipica: Gangleri (re Gylfi in incognito), pone quesiti ad Hár,
Iafnhár e Thriði24, ma non accade il contrario, né si stabilisce un vincitore.
Escludendo i brani dodici, venti e cinquantuno, in cui Snorri fornisce tre citazioni
dall’Edda Poetica relative a Loki (la prima, dalla Völuspá, riguardante la progenie del
dio; la seconda tratta da Lokasenna; la terza, nuovamente dalla Völuspá, riguardante il
Ragnarök), è dal trentatreesimo brano che il dio inizia a ricoprire un ruolo rilevante.
Qui Snorri fornisce, attraverso le parole di Hár, una descrizione di Loki, probabilmente
la più accurata pervenutaci:
33. «Si conta fra gli Asi anche quello che alcuni considerano il calunniatore degli
Asi, l’autore di ogni inganno, la vergogna degli dèi e degli uomini tutti, è chiamato
Loki oppure Loptr, figlio del gigante Fárbauti, sua madre è Laufey o Nál, suoi
fratelli sono Býleistr e Helbindi. Loki è bello e gradevole nella figura, malvagio
nell’animo, molto volubile nei modi. Possedeva più che ogni altro quella sorta di
saggezza che si chiama ‘astuzia’ e menzogne per ogni occasione. Egli portò gli Asi
23Considerato che l’anno di nascita di Snorri è 1178, è probabile che la data di composizione dell’operasi collochi agli inizi del XIII secolo.24Personificazioni di Odino che nel Gylfaginning fungono da narratori dei miti.
14
ripetutamente in difficili contese e spesso li trasse d’impaccio con le sue frodi. Sua
moglie si chiama Sigyn, il loro figlio Nari o Narvi.25
Nel quarantaduesimo brano è narrata la nascita del cavallo Sleipnir. Un operaio si
offre di costruire una fortificazione intorno a Miðgarðr in diciotto mesi, chiedendo come
compenso il sole, la luna e la dea Freya, gli Asi accettano purché la costruzione sia
terminata in un solo inverno e senza l’aiuto di nessuno, l’operaio accetta, ma chiede che
gli sia permesso di utilizzare il suo cavallo, Svaðilfœri. Il tempo passa e, contro ogni
aspettativa, quando mancano solo tre giorni all’estate la fortezza è quasi pronta, gli dèi
allora accusano Loki di averli mal consigliati nel permettere all’operaio di poter
utilizzare il proprio cavallo e lo minacciano di morte se non risolve la situazione.
Quando a sera il mastro e il cavallo si recano a prendere massi, una giumenta sbuca dal
bosco e attira Svaðilfœri che, strappate le redini, la insegue nel bosco. I due cavalli
cavalcano tutta la notte, il mastro non riesce a recuperare Svaðilfœri; accortosi che non
sarà in grado di terminare il lavoro per tempo, in preda al furore, si svela per ciò che è
realmente: uno jötunn della montagna. Gli Asi, per difendersi, chiamano Thor che
fracassa il cranio allo jötunn. Nel frattempo “[…] Loki aveva agito con Svaðilfœri in tal
modo che dopo un certo tempo egli partorì un puledro, che era grigio e aveva otto
gambe ed era il miglior destriero fra gli dèi e gli uomini.”26, il puledro ha nome Sleipnir
e diverrà la cavalcatura di Odino.
Un secondo episodio, sebbene meno importante del precedente, è narrato nel
quarantaseiesimo brano. Il mito narra del viaggio intrapreso da Thor, Loki e Thiálfi27
verso la dimora del gigante Útgarða-Loki; il gigante proporrà ad ognuno dei tre sfide
commisurate alle loro capacità. Tralasciando gli altri due personaggi, l’abilità di Loki è
la voracità, così gli viene fatto sfidare un tale Logi, ma il dio perderà la sfida poiché
“Loki aveva mangiato tutta la carne lasciando solo le ossa, ma Logi aveva mangiato
tutta la carne e le ossa e persino il trogolo, […]”28. Alla fine del racconto si scoprirà poi
che Logi è in realtà il fuoco e dunque Útgarða-Loki ha vinto la sfida grazie a potenti
incantesimi.
25DOLFINI 1975:80.26DOLFINI 1975:94-95.27Nel brano precedente si racconta di come quest’ultimo sia divenuto servo di Thor e lo segua semprenelle sue imprese.28DOLFINI 1975:101.
15
I brani quarantanovesimo e cinquantesimo sono fondamentali in quanto forniscono
una versione approfondita della morte di Baldr. Il mito29 non si differenzia
sostanzialmente da quello narrato nella Völuspá. È interessante invece, come, almeno
stando alle parole di Snorri, Loki sia in qualche modo artefice della propria cattura:
50. […]
Ma spesso durante il giorno egli [Loki] assumeva la forma di un salmone e si
celava nella cascata di Fránangr. Là [presso la casa di Loki] egli meditava su quali
trappole gli Asi avrebbero potuto escogitare per catturarlo […] Una volta […]
aveva preso del filo di lino e lo annodava in maglie, così come da allora si fa una
rete, dinnanzi a lui ardeva il fuoco. A un tratto si accorse che gli Asi non erano
ormai molto lontani: […] aveva gettata la rete nel fuoco.
«Quando gli Asi giunsero alla casa, per primo vi entrò quello che fra tutti è il
più saggio e ha nome Kvasir; e quand’egli vide sulla cenere bianca del fuoco che vi
era bruciata la rete, comprese che quello era uno strumento per prendere i pesci e lo
disse agli Asi.30
L’idea che scaturisce da questa versione del mito è che Loki sia l’unico dio capace di
fare e disfare a proprio piacimento, al punto che nessuno al di fuori di lui sarebbe stato
capace di trovare un metodo per catturarlo.
1.2.2. Skáldskaparmál
Lo Skáldskaparmál, è anch’esso suddiviso in brani seppur in numero minore (nove), ma
molto più lunghi. Essi “[…] riferiscono materiale leggendario, mitico ed epico, molto
spesso sulla base di spunti linguistici e di figure stilistiche tratte dalla poesia scaldica,
che nel corso del trattatello viene ampiamente citata.”31. Il principio è estremamente
simile a quello della Gylfaginning: un uomo saggio (questa volta di nome Aegir o Hlér)
si reca presso Asgarðr, ma sapendo già gli Asi del suo viaggio, lo accolgono
confondendolo con miraggi. Anche in questo caso Aegir interroga su ciò che concerne
la storia degli Asi, ma a rispondere è Bragi e non Odino.
29Cfr. Paragrafo 1.1.1 e paragrafo 1.1.2.30DOLFINI 1975:115.31DOLFINI 1975:180.
16
Loki appare nei brani primo, quarto, quinto e sesto. Non ci si soffermerà sul sesto
brano, in quanto narra, senza aggiunte di sorta, l’episodio riferito dal Reginsmál.
Nel primo brano si narra di come Loki consegnò Iðunn al gigante Thiazi e di come la
figlia di costui entra a far parte degli Asi:
[…]
«tre Asi partirono da casa, Ódhinn, Loki e Hoenir, […] giungono in una valle,
vedono una mandria di buoi, e prendono allora un bue e lo preparano per il seydir.
E quando pensano che dev’essere cotto, scoprono il seydir 32; ma non era cotto. […]
sentono sopra di loro una voce proveniente dalla quercia, e chi stava lassù diceva
d’essere la causa per cui nulla cuoceva nel seydir. Guardano su e vedono
appollaiata un’aquila certo non piccola.
«Allora disse l’aquila: “Se mi darete la mia razione di bue allora il seydir
funzionerà”. Essi acconsentirono. Allora ella si cala dall’albero e si posa sul seydir
e come prima porzione si prende le due cosce del bue e ambedue le spalle. Allora
Loki si arrabbiò, afferrò una grossa stanga, la scaglia con tutte le sue forze e
colpisce il corpo dell’aquila. L’aquila cercando di evitare il colpo si leva in volo,
ma la stanga rimane attaccata al suo corpo, e le mani di Loki altrettanto all’altro
capo del bastone. L’aquila vola tanto alta che i piedi di Loki sbattono contro i sassi,
le rocce e gli alberi, e le braccia egli pensa si debbano staccare dalle spalle. Grida e
supplica l’aquila di risparmiarlo, ma quella risponde che Loki non potrà essere
libero se non le prometterà di portare fuor d’Ásgardhr Idhunn e le sue mele, e Loki
accetta.33
L’aquila altri non è che il gigante Thiazi, che al tempo stabilito, con l’aiuto di Loki,
prende Iðunn e le sue mele. Tali frutti sono fondamentali per gli Asi, poiché sono la
fonte della loro giovinezza. Minacciato di morte Loki promette di recuperare Iðunn e le
sue mele, purché Freya gli presti la sua veste di falco. Giunto a Jötunheimr Loki,
essendo Thiazi andato a pesca, penetra nella dimora del gigante dove Iðunn è sola e, per
poterla trarre in salvo, la tramuta in una noce. Thiazi tornato a casa si accorge del
rapimento di Iðunn e, tramutatosi in aquila, insegue Loki; ma quando giungono presso
Asgarðr, gli Asi accatastano dei trucioli e, non appena il falco varca la soglia, danno
32Metodo di cottura, utilizzato prevalentemente per la carne, consisteva nel porre il cibo all’interno diuna buca, poi ricoperta da rami e foglie o panni fra due lastre arroventate.33DOLFINI 1975:128.
17
loro fuoco cosicché l’aquila, incapace a frenarsi, finisce nel fuoco e viene abbattuta.
Skaði, figlia di Thiazi, muove contro Asgarðr per vendicarsi, ma gli Asi le propongono
un accordo: un risarcimento e un marito della stirpe degli Asi, purché ella lo scelga
guardandone solo i piedi; Skaði accetta, a patto che riescano nell’impresa di farla ridere.
Come marito ella sceglie Niörðr, mentre per farla ridere il compito cade, com’è
prevedibile, su Loki: “legò una fune alla barba di una capra e l’altro capo d’essa al
proprio scroto, e i due si tiravano l’un l’altro e strillavano forte, poi Loki si lasciò cadere
in grembo a Skadhi, ed ella rise. Così gli Asi conclusero con lei la riconciliazione.”34.
Nel quarto brano si narra di come Loki, per riscattare la propria libertà, conduca
Thor privo di cintura e martello presso il gigante Geirröðr; il brano in sé non risulta di
particolare interesse poiché Loki non ricopre un ruolo rilevante, se non per la sua cattura
iniziale.
Di tutt’altro peso sono gli eventi narrati nel quinto brano, che rendono nota la
provenienza di molti oggetti magici fondamentali. La narrazione comincia con Loki che
per pura malvagità ha tagliato tutti i capelli a Sif35 e minacciato da Thor, si reca presso
gli Elfi Neri perché creino una capigliatura d’oro che cresca come una normale chioma.
Il nano Brokkr crea la capigliatura richiesta, poi la nave Skíðblaðnir e la lancia Gugnir;
allora Loki sfida il fratello del nano, Eitri, a creare tre oggetti di altrettanto valore. Eitri
accetta la sfida e come pegno in caso di vittoria otterrà la testa di Loki. Gli oggetti creati
sono Gullinbursti, un cinghiale dalle setole d’oro capace di correre per acqua e per aria,
Draupnir, un anello d’oro da cui ogni nove notti sgocciolano altri otto anelli d’oro, e
Mjöllnir; quest’ultimo dono però difetta nell’impugnatura, troppo corta, perché Loki è
riuscito a distrarre il nano durante il lavoro. Odino, Thor e Freyr giudicheranno le
creazioni migliori, Loki presenta quelle di Brokkr e Eitri le proprie. Quest’ultimo vince
la sfida e reclama la testa di Loki. Il dio obbietta che ha concesso sì la testa, ma non il
collo, dunque, non potendosi stabilire dove inizi l’uno e dove finisca l’altro, Eitri deve
rinunciare al suo compenso; decide però di punire Loki chiudendogli la bocca con la
lesina di Brokkr, il filo usato per cucirgli le labbra è detto Vartari. Per quanto concerne i
doni, Odino ottiene Gugnir e Draupnir, Freyr Skíðblaðnir e Gullinbusti, Thor la
capigliatura per la moglie Sif e Mjöllnir.
34DOLFINI 1975:130.35Da tale episodio è derivata la kenning ‘chioma di Sif’ per l’oro.
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1.3. Altre attestazioni
Un compendio esaustivo delle attestazioni minori, prevalentemente di tipo folklorico,
riguardanti il personaggio sono elencate nel saggio Loki di Dumézil e tratte dalle
pubblicazioni del folklorista danese Axel Olrik. In questa sede si farà riferimento solo ad
alcune di esse.
Originaria delle Fær Ǿer è la ballata Loka Þattur36, in cui il dio appare come
personaggio benefico e risolutore delle vicende narratevi. Un contadino perde una sfida
contro un gigante ed è costretto a cedergli suo figlio, a meno di riuscire a nasconderlo. Il
contadino chiede allora aiuto prima ad Odino, poi a Hoenir, e, falliti i tentativi dei due
dèi, si rivolge a Loki; questi, al contrario degli altri due che si erano limitati a nascondere
il ragazzo, imbastisce un piano ingegnoso che porta alla morte del gigante. I due punti
che pongono la ballata in correlazione con le due Edda sono il ricorrere della triade
Odino-Hoenir-Loki e l’astuzia che caratterizza il dio in tutte le storie che lo riguardano.
Sempre della stessa area geografica, Risin og Lokki è un racconto in cui, ancora una
volta, l’astuzia di Loki fa sì che egli prevalga su un gigante e ottenga tutti i suoi averi; in
questa fonte non si fa menzione della natura divina del personaggio.
Un altro racconto, privo di titolo, riguarda le trasformazioni in differenti animali
compiute da Loki per comprendere quale di questi abbia la vita più dura; egli conclude
che si tratta della giumenta, poiché ha molto sofferto quando ha portato in grembo il
cavallo Grani (che non è generalmente annoverato nella progenie del dio).
Ultima attestazione delle Fær Ǿer, è un’espressione proverbiale:
«Cela ne sert à rien de se presser», dit Lokki: il devait aller chercher l’eau pour la
baptiser, mais quand il revint, elle était dejá en train de se marier.
(Quelques-uns ajoutent:)
Alors il versa l’eau sur la porte. 37
Tale proverbio fa riferimento ad una storia sconosciuta.
In Islanda, la quantità di fonti risulta ben più cospicua, la maggior parte è composta
da forme idiomatiche e proverbi. Sappiamo così che grandi bugie vengono definite
36La data di composizione si fa risalire al Medioevo, mentre la prima pubblicazione avviene solo moltopiù tardi circa nel XIX secolo.37DUMÉZIL 1986:81. Trad.: “«Non serve a nulla affrettarsi» disse Lokki: doveva andare a prenderel’acqua per battezzarla, ma quando tornò, lei stava già sposandosi. (Qualcuno aggiunge:) Allora egli versòl’acqua sulla porta”.
19
lokalýgi o Loka ráð (consiglio di Loki); si dice che se un figlio crea problemi abbia Loki
dentro di sé; Lokabrenna indica la canicola; assai interessante è la testimonianza del
rettore di Copenhagen, Thorlacius (XVIII sec.): “uliginosum et sulphureum foetorem,
quem fulgetra, ignes fatui et aliae faces igneae in aer relinquunt, Loka daun (Lokii
odorem) vocari in Islandia puer audivi”38.
Vi è poi un racconto in cui un re promette di sposare sua figlia a chi riuscirà a fargli
pronunciare una certa frase (“C’est un mensonge!”39); Loki, figlio di un contadino,
racconta tante sciocchezze da riuscire nell’impresa e sposare la principessa.
Solo in un paio di proverbi si fa riferimento alla natura divina di Loki, di cui il
principale fa riferimento alla morte di Baldr: “Toutes les choses pleurent pour faire sortir
Baldr de chez Hel, sauf le charbon.”40.
Assai interessante è notare la nomenclatura utilizzata in Danimarca/Olanda e quella in
Islanda per la lunaria annua, nel primo caso è chiamata judaspenge/judaspenning
(‘denaro di Giuda’), nel secondo lokasjóðr (‘borsa di Loki’); il parallelismo è meno
peregrino di quanto possa apparire, in quanto spesso Baldr è definito ‘Cristo nordico’,
dunque sarebbe giustificato il paragone fra Loki e Giuda.
In Danimarca le fonti più interessanti sono quelle che legano il nome Lokke a
fenomeni relativi alla luce solare; le altre si sovrappongono, più o meno, alle fonti
islandesi.
In Telemarken (Norvegia), Loki è considerato uno spirito maligno e talvolta è
confuso con il demonio.
In Svezia, il ragno è chiamato locke/lock, la tela lockanät/lockasnara, parole che
supporterebbero l’ipotesi di Anna Birgitta Rooth, secondo cui Loki era in origine un
ragno41.
38Corsivo nell’originale. Trad.: “in Islanda da bambino udii chiamare Loka daun (odore di Loki) il lezzoumido e sulfureo, che lasciano nell’aria lampi, fuochi fatui ed altri bagliori dei fuochi”.39“È una menzogna!”.40Letteralmente: “Tutte le cose piangono per far uscire Baldr dal regno di Hel, fuorché il carbone”.41ROOTH 1961:189-210.
20
2. Capitolo Secondo – Rielaborazioni letterarie tardo-moderne e contemporanee
2.1. Dikter på vers och prosa: Lokes Smädelser
All’interno della sua prima raccolta di poesie, Dikter på vers och prosa42 (“Poesie in
versi e prosa”), pubblicata nel 1883, August Strindberg dedica un intero poemetto al dio
Loki, Lokes Smädelser (“Le ingiurie di Loke”43).
Il dio è presentato come una figura drammatica il cui scopo è smascherare l’essenza
menzognera degli dèi e la loro crudeltà. Il poema inizia con un riferimento al banchetto
di Ægir, procede con la descrizione del supplizio inflitto al dio “Fast i bundit mina
händer / och min fot i järnet smitt; / fast i brutit mina tänder, / än min tunga smädar
fritt.”44; Loki attacca poi gli dèi affermando che la loro divinità è fittizia e che non crede
nella loro immortalità. Dunque il dio prosegue affermando di non aver fatto alto che
tradire dei traditori, di essersi a ragione scagliato contro tutto quello che essi
rappresentavano
Jag förrådde Era funder och Er falska helighet; trodde ej på Era under, ej på Er odödlighet.
Därför Loke ock av Eder nämnes främst bland smädare; det han räknar sig till heder – han förrått förrädare!
[...]
Eder gudstjänst jag föraktat, Edra stoder slagit kull,
och den gyllne kalven slaktat för att se om den var mull. 45
42La raccolta è divisa in quattro sezioni: Sårfeber (“Febbre traumatica”), Högsommar (“Piena estate),Stormar (“Tempesta”) e Ungdom och Ideal (“Giovinezza e ideale). Lokes Smädelser è compreso inSårfeber.43OREGLIA (a cura di) 1997.44Trad. OREGLIA 1997:27. “Anche se le mie mani legaste, / e messo i ferri ai miei piedi; / anche se imiei denti rompeste, / ancora ingiuria la mia lingua.”45Trad. OREGLIA 1997:29. “Ho tradito i vostri raggiri / e la vostra fallace santità; / non credetti ai vostrimiracoli, / né alla vostra immortalità. / […] / Bene! Allora mi son vendicato, o dèi, / mi son vendicato,dovete capirlo! / I paramenti a voi ho strappato, / e la vostra nudità ho mostrato! / La vostra messa hospregiato, / le vostre statue rase al suolo, / squartato il vitello d’oro / per potere vedere se fosse fango.”.
21
Loki sottolinea costantemente il fatto che, per quanto gli dèi lo tengano prigioniero, è
ancora capace di parlare e di proferire ingiurie. Egli definisce gli déi falsi e vecchi,
afferma che non hanno portato altro che disillusione e dolore agli uomini, ma che presto
il loro mondo cadrà. Per concludere egli afferma
Då går branden46 över världen, bränner allt som brännas bör, skedar guldet ifrån flärden, men vad leva skall, ej dör.
Och den gamla torra jorden, nu i fruktbar aska bytt och av elden renad vorden, avlar, föder fram på nytt.
Då i evigt gröna lunder vandrar fri en nyfödd släkt47, villad ej av gudafunder som de forne andar bräckt.48
Tutto il testo può essere visto, dunque, come una sorta di trasposizione, di fusione e
rielaborazione della Lokasenna e di parte della Völuspá.
C’è una frase che risulta, però, peculiare “ty han trodde på den Ende” 49; tale verso
può essere in parte spiegato dal fatto che, prima dello scandalo scatenatosi nel 1884 a
seguito della pubblicazione di Giftas (“Sposarsi”), Strindberg aderisse al Luteranesimo.
Bisogna, infatti, tenere presente che essendo le sue opere sempre strettamente legate ai
suoi principi morali, i suoi personaggi tendano a risultare, almeno in parte, una
proiezione del suo io.
La figura del dio Loki si presenta in questo poema in modo divergente rispetto alle
fonti originali, comincia a perdere la sua ambiguità in favore di caratteristiche
maggiormente positive – come ad esempio la capacità di sfidare gli ingiusti e le
ingiustizie –; inoltre, le sue azioni sono valutate con indulgenza, se non con
ammirazione. In quest’opera la sfida di Loki contro gli dei ricorda molto quella di
46Riferimento a Surtr che, secondo il mito, distruggerà il vecchio mondo con il fuoco.47Si dice che due soli umani scamperanno alla distruzione di Surtr: Líf e Lífþrasir, nascostisi nel bosco diHodmímis; una volta terminata la Ragnarök ripopoleranno il mondo.48Trad. OREGLIA 1997:35. “Allora l’incendio divampa sul mondo, / brucia tutto quel che deve bruciare,/ il fuoco dalla vanità l’oro separa, / ma non muore quel che vivere dovrà. / E la vecchia arida terra, / infeconda cenere tramutata / e dal fuoco ormai purificata, / rigenera, / nuovamente risorta. / Allora nelleselve eternamente verdi / libera vagherà una nuova stirpe, / non più abbagliata dai divini raggiri / cheprostrano le antiche anime.”.49Trad. OREGLIA 1997:35. “Poiché in un solo Dio credeva”.
22
Prometeo: essa è provocata non tanto dal carattere ribelle del personaggio, quanto più
dal comportamento ‘sconsiderato’ degli dei che la subiscono. Strindberg risulta parte di
una lunga serie di autori che subendo la forte fascinazione per questo personaggio, ne
mostrano gli aspetti positivi, talvolta esagerandoli, e giustificano quelli spiccatamente
negativi (ignorandoli, se necessario).
2.2. Ragnarök: La fine degli dèi
Nel suo romanzo breve, Ragnarök: La fine degli dèi, Antonia Susan Byatt narra la storia
di una bambina (il personaggio ci viene presentato come “una bambina magra”) durante
la seconda guerra mondiale e nel periodo immediatamente successivo. Il testo si divide
in tre parti, chiamate rispettivamente “Una bambina magra in tempo di guerra”, “La
bambina magra nel tempo” e “La bambina magra in tempo di pace”. La bambina,
trasferitasi in campagna50 comincia ad andare a scuola e per passare il tempo, legge. È
presto attirata da un libro con la copertina verde che sua madre usava ai tempi
dell’università; si tratta di un libro sui miti nordici, che ci vengono raccontati dal punto
di vista della lettrice. Dunque si può dire, che il romanzo narri due storie: quella della
Bambina Magra e quella degli dèi, più precisamente quella del dio Loki che da subito
pare riscuotere la parzialità della protagonista. Contemporaneamente le viene fatto
leggere Il viaggio del pellegrino di John Bunyan, libro che si pone in netta opposizione
ai miti, in quanto dovrebbe aiutare la sua formazione cristiana.
Nel testo di Byatt, Loki è un dio del caos, dotato di estrema mobilità “Muta sesso
come muta sembianze. È subdolo.”51. La descrizione fisica ricorda quasi, forse non a
caso, il Satana miltoniano:
Più tardi gli scrittori cristiani lo hanno assimilato a Lucifero, Lukifer, portatore diluce, il figlio caduto del mattino, l’avversario. Era bello, questo è sempre attestato,ma la sua bellezza era difficile da cogliere o vedere, perché era sempre avvolto inluccichio, un baluginio, sempre sul punto di sciogliersi, di fondersi, aveva l’aspetto
50Durante la seconda guerra mondiale in tutta Europa si temettero bombardamenti con gas tossici – cosìcom’era avvenuto nella Grande Guerra – e a tale scopo venivano usualmente distribuite maschere anti-gas. In Gran Bretagna, però, il governo decise di effettuare lo sfollamento preventivo delle città che siritenevano maggiormente esposte al pericolo di bombardamenti; dunque i bambini vennerosistematicamente spostati nelle campagne. Fino ai cinque anni erano accompagnati dalle madri, altrimentivenivano affidati a famiglie del posto a cui erano stati destinati; nel nostro caso la Bambina Magra hacirca quattro anni, dunque è accompagnata dalla madre.51BYATT 2013:40.
23
indefinito di una fiamma, era il filo vorticante che tesse i singoli aghi nella massaindefinita della cascata.52
Esteriormente Loki è quindi una figura confusa, indistinta; interiormente ci viene
presentato in modo del tutto particolare, astuto, certamente, ma con una caratteristica in
più:
– Perciò, – disse l’ingannevole Loki al serpente sua figlia, – noi dobbiamoconoscere ogni cosa, o almeno quanto più possiamo. Gli dèi hanno rune segreteche aiutano durante la caccia, o assicurano la vittoria in battaglia. Menanofendenti, gli dèi, squarciano. Non studiano. Io studio. Io so –.53
Loki era interessato alle cose in quanto tali, e al modo in cui esse stavano nelmondo, e nel mondo funzionavano. Non era né gentile né dolce, almeno nonquando abitava il mondo del mito. Nel mondo delle leggende popolari è undemone del fuoco, per lo più benevolo, che fornisce calore ai focolari e aiforni. Nel mondo di Asgard è sorridente e sconsiderato, un incendio boschivoche divora ciò che trova sulla sua strada. 54
Loki è curioso e attraverso lo studio di ciò che lo circonda tende ad evolversi;
rappresenta, in un’ottica darwiniana, colui che sopravvive essendo il più predisposto al
mutamento. Ciò che muta è visto con ammirazione, dagli occhi della Bambina Magra,
mentre gli dèi ne sono insospettiti e addirittura lo temono. Tutto ciò che è diverso,
estraneo e nuovo, attira e affascina Loki – così come la protagonista – e, al contrario,
respinge gli Asi; ciò è sottolineato dal fatto che Loki si allontani spesso da Miðgarðr,
per spingersi sempre oltre i confini conosciuti. Egli rappresenta, platonicamente, l’uomo
che si avventura fuori dalla caverna. Nonostante questa tensione verso l’esterno, Loki è
irrimediabilmente legato al mondo che lo circonda, risulta dunque al limite, oscillante
fra un presente che non gli appartiene, poiché ormai già vecchio, e un futuro che verrà,
ma di cui non sarà mai testimone.
La figura di Loki si riveste, in virtù della percezione che ne ha la protagonista, di
attributi fortemente positivi. Allo stesso modo, come nell’opera di Strindberg, egli
appare l’unico nel suo mondo capace di intravvedere un futuro in evoluzione e non uno
statico ripetersi di eventi sempre uguali. Il suo scopo è quello di condurre tutti verso ciò
52BYATT 2013:40-41.53BYATT 2013:53-54.54BYATT 2013:87.
24
che apparentemente è la fine di tutto, ma in realtà rappresenta l’inizio di qualcosa di
nuovo e migliore: il Ragnarök.
Loki abbandona lentamente la staticità del mito, cedendo alla malleabilità della
letteratura.
2.3. American Gods
American Gods è la quarta fatica narrativa dello scrittore inglese Neil Gaiman, nella
quale riprende temi trattati in sue precedenti opere, primi fra tutti i romanzi a fumetti di
Sandman, in particolare l’episodio La stagione delle nebbie.
La premessa iniziale del romanzo è che dèi e creature mitologiche delle più disparate
culture non appartengono a una realtà passata, ma vivono fra noi, sebbene indeboliti dal
fatto che i loro culti siano ormai quasi estinti; come se ciò non bastasse, essi lottano
costantemente contro nuove divinità (come Media, Droga e Tecnologia) per riuscire a
sopravvivere. Mr. Wednesday (ossia Odino), deciso a sconfiggere i nuovi dèi tenta di
formare un’alleanza fra tutte le vecchie divinità e, per farlo, decide di servirsi di un
uomo recentemente scarcerato, Shadow.
Il personaggio di Loki, per chi legga la prima volta il libro, risulta essenzialmente
assente, fino alle ultime pagine in cui viene rivelato che, in realtà, egli è sempre stato lì,
nascosto in piena vista. Il Loki di American Gods rappresenta la quintessenza
dell’evanescenza: non solo non interagisce ‘fisicamente’ con gli altri personaggi, egli
non viene neppure nominato, eppure nulla di ciò che accade nel romanzo sarebbe
possibile senza il suo intervento.
La versione del dio creata da Gaiman, o almeno quel poco che ne intravediamo, è
forse quella più fedele alla versione dei carmi: Loki non serve altri che sé e non
abbisogna che di caos. Di tutto il suo agire ed essere nel romanzo, la parte fondamentale
è probabilmente quella in cui spiega al protagonista il significato della divinità:
«Tu devi capire questa faccenda degli dèi. Non ha niente a che vedere con la magia. Riguarda te, ma nel senso di quello che la gente crede che tu sia. Riguarda ilfatto di diventare l’essenza concentrata e ingigantita di te stesso. È come diventare tuono, o la potenza di un cavallo lanciato al galoppo, o la saggezza. Assorbi tutta lafede e diventi più grande, più forte, sovrumano. Ti cristallizzi». Si interruppe. «E poi un giorno si dimenticano di te, non credono più in te, non ti offrono sacrifici, se
25
ne fregano, e in men che non si dica ti ritrovi a fare il gioco delle tre carte all’angolo tra Broadway e la Quarantatreesima.»
[…]
«Però tu e Wednesday… […] Dovevate essere amici un tempo.»
«No? Mai stati amici. Non mi dispiace che sia morto. Ci impediva di andare avanti.Con la sua morte gli altri dovranno guardare in faccia la realtà: cambiare o soccombere, evolversi o perire. Lui non c’è più. La guerra è finita.»55
Gli dèi dunque sopravvivono solo in virtù degli uomini che credono in loro, una
prospettiva che ricorda l’idea dell’uomo creatore di Dio di Feuerbach. Inoltre, Loki
appare ancora una volta come colui che guarda al mutamento, che ne sente l’impellente
necessità.
Così come accade nelle prime attestazioni, in questo romanzo Loki agisce in modo
apparentemente incomprensibile, per il lettore e per gli altri personaggi, con il solo
scopo di condurre gli eventi al punto necessario. Gaiman riesce a rendere il dio
perfettamente amorale, interessato solo alla riuscita finale delle proprie azioni. Potrebbe
dunque sembrare un ritorno alla statica rigidità del mito, in realtà il Loki di Gaiman è un
personaggio letterario a tutti gli effetti; la sua particolarità risiede nel fatto che, al
contrario dei personaggi di Strindberg e della Byatt, non vengono modificate le sue
caratteristiche fondamentali, né giustificati i comportamenti, ma Gaiman riesce ad
inserirlo all’interno del romanzo conservandone la cripticità.
55GAIMAN 2002:395.
26
3. Capitolo Terzo – La musica, il fumetto e gli audiovisivi
3.1. La musica di Richard Wagner
Nella tetralogia Der Ring des Nibelunger, Richard Wagner mette in scena,
rielaborandoli e (con)fondendoli i più svariati miti che narrano la materia dei
Nibelunghi e degli dei ed eroi ad essi legati. Autore anche dei libretti, egli trasse
ispirazione da una molteplicità di fonti come Edda, Snorra Edda, Völsunga Saga,
Nibelungenlied, Þiðrekssaga e fece riferimento a opere di saggistica quali Deutsche
Mythologie di Jacob Grimm e Die Deutsche Heldensage di Wilhelm Grimm.
La tetralogia si articola in un prologo e tre giornate: Das Rheingold, Die Walküre,
Siegfried, Götterdämmerung; i libretti furono composti a ritroso, mentre le musiche
seguendo l’ordine cronologico. La genesi delle quattro opere è assai particolare; come
affermato nell’autobiografia Mein Leben, Wagner aveva preso in considerazione l’idea
di comporre un’opera su Federico Barbarossa, e approfondendo gli studi sul
personaggio pervenne all’idea che egli risultasse assai somigliante all’eroe Sigfrido,
dunque spostò la propria attenzione su quest’ultimo. Siegfried narra la morte dell’eroe,
ma Wagner, resosi conto che la materia trattata era sostanzialmente sconosciuta al
pubblico, decise di farne una tetralogia per chiarire meglio la storia. Per quanto
concerne il presente studio si prenderà in considerazione il solo prologo, in quanto solo
in esso appare il personaggio di Loki.
Das Rheingold consta di un atto unico in quattro scene; datata fra il 1853 e il 1854,
fu rappresentata la prima volta al Teatro Nazionale di Monaco di Baviera nel 1869.56
Nella prima scena il nano Alberich57 osserva le figlie del Reno, Woglinde,
Wellgunde e Flosshilde, danzare e giocare nell’acqua. Mostratosi, si dichiara a turno a
ognuna di loro che lo rifiutano e lo deridono; inavvertitamente, però, rivelano che, per
56L’orchestra si compone di un ottavino, tre flauti, tre oboi, un corno inglese, tre clarinetti, unclarinetto basso, tre fagotti, sette arpe, violini, viole, violoncelli, contrabbassi, otto corni, tretrombe, una tromba bassa, tre tromboni, un trombone contrabbasso, una tuba contrabbasso, duecoppie di timpani, un triangolo, piatti, una cassa rullante, un gong e diciotto incudini di variedimensioni. Le voci sono: Alberich baritono; Donner baritono; Erda contralto; le Figlie delReno soprano, mezzosoprano e contralto; Fafner basso profondo; Fasolt basso cantante; Freiasoprano lirico; Fricka mezzosoprano; Froh tenore lirico leggero; Loge tenore; Mime tenorebuffo; Wotan basso acuto. 57Le corrispondenze fra i personaggi dell’opera e quelli della mitologia nordica sono: Wotan-Oðinn,
Fricka-Frigg, Donner-Thor, Froh-Freyr, Loge-Loki, Freia-Freya, Fafner-Fafnir, Fasolt-/, Alberich-
Andvari, Mime-Mimir, Erda-Urðr, Flosshilde-/, Woglinde-/, Wellgunde-/.
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ottenere l’oro che esse proteggono e da questo forgiare un anello che permetterà al
possessore di dominare il mondo, bisogna rinunciare all’amore. Alberich in preda al
furore accetta. La seconda scena si apre con una discussione fra Fricka e Wotan; ella gli
rinfaccia di aver promesso in dono ai nani Fasolt e Fafner sua sorella Freia come premio
per aver costruito la Walhalla. Wotan si rifiuta di effettuare il pagamento dovuto e i nani
minacciano di rapire Freia. Donner e Froh sono pronti a combattere, ma Loge interviene
tempestivamente suggerendo di rubare l’oro di Alberich e l’anello da lui forgiato così da
ripagare il debito, e i nani acconsentono; tutti però sono ora a conoscenza del potere
dell’anello e lo desiderano per se stessi. La terza scena è ambientata a Nibelheim, dove
Alberich ha ridotto in schiavitù tutti i nani e costretto suo fratello Mime a forgiare un
elmo, Tarnhelm, che gli permetta di trasformarsi in qualsiasi cosa voglia, di
teletrasportarsi e rendersi invisibile. Wotan e Loge giungono nel regno dei Nibelunghi,
dove incontrano Mime che si lamenta del triste stato a cui sono stati ridotti i nani, di
come sia stato forgiato l’Anello e dell’elmo. Alberich ritorna sulla scena e incontra i due
forestieri, narra loro del suo progetto di conquistare il mondo e dei poteri del suo elmo,
Loge finge di non credergli e lo induce a mostrare le capacità di Tarnhelm; il nano si
rende prima invisibile, poi si tramuta in un drago, per finire in un rospo, allora Loge e
Wotan lo catturano e lo portano via. Nella quarta scena gli dei costringono Alberich a
cedere le proprie ricchezze in cambio della libertà, gli slegano una mano cosicché egli
possa chiamare i Nibelunghi con il potere dell’anello, i suoi schiavi gli portano l’oro.
Una volta consegnato l’oro, il nano chiede gli sia restituito l’elmo, ma Loge rifiuta e
Wotan gli sottrae l’anello; Alberich, liberato, pronuncia allora la maledizione che
porterà agli ineluttabili eventi trattati nelle altre tre opere
Bin ich nun frei? (Wütend lachend) Wirklich frei? – So grüss’ euch denMeiner Freiheit erster Gruss! –Wie durch Fluch er mir geriet,verflucht sei dieser Ring! Gab sein Gold mir Macht ohne Mass, nun zeug’ sein Zauber Tod dem, der ihn trägt! Kein Froher soll seiner sich freun; keinem Glücklichen lache
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sein lichter Glanz! Wer ihn besitzt, den sehre die Sorge, und wer ihn nicht hat, den nage der Neid! Jeder giere nach seinem Gut, doch keiner geniesse mit Nutzen sein!Ohne Wucher hüt’ ihn sein Herr,doch den Würger zieh‘ er ihm zu! Dem Tode verfallen, fessle den Feigen die Furcht; so lang er lebt, sterb er lechzend dahin, des Ringes Herr als des Ringes Knecht: bis in meiner Hand den geraubten wieder ich halte! – So segnet in höchster Notder Nibelung seinen Ring! Behalt ihn nun, (Lachend) hüte ihn wohl,(Grimmig)meinen Fluch fliehest du nicht!58
Sebbene Das Rheingold, così come la Tetralogia nella sua interezza, parta da un
presupposto filologico, Wagner ebbe la necessità di aggiungere elementi inventati da lui
stesso per sottolineare come il mondo messo in scena fosse fondato su elementi naturali
e primordiali, e, allo stesso tempo, che tale mondo fosse caratterizzato da attributi
assolutamente positivi. L’iniziale positività del mondo del Rheingold – simboleggiato
dal cosmo ordinato che s’intravede nell’opera e che si frattura quando Alberich rinuncia
all’amore e Freia viene rapita – e il suo sgretolarsi in maniera quasi irreparabile –
ovvero sia la maledizione dell’anello, la condizione di disequilibrio cosmico che
perdurerà finché esso non tornerà nelle mani di Alberich – furono necessari elementi per
58In WAGNER 2011:115-116. Trad. MANACORDA “Sono libero ora? / (con riso rabbioso) /Veramente libero?... / Vi saluti, dunque, / della mia libertà il primo saluto!... / Come per maledizione a megiunse, / così sia maledetto l’anello! / Donò il suo oro / a me potere senza misura, / così doni la suamagia / morte a colui che lo porta! / Nessun gioioso dovrà / di lui godere; / a nessun felice rida / il suoraggiante fulgore! / Chi lo possiede / lo consumi la cura, / e chi non l’ha / lo roda il rovello! / Ognuno sistrugga / di possederlo, / ma nessuno gioisca / con frutto di lui! / Che il suo signore senza profitto lo serbi;/ ed esso l’assassino a lui guidi! / Consacrato alla morte, / lo spavento vincoli il vile: / finché viva, / muoiastruggendosi, / dell’anello signore / dell’anello servo; / finché in mia mano / il rapito nuovamente io nontenga!.../ Così consacra / nella sua pena estrema / il Nibelungo il suo anello: / conservalo, (Ridendo) /custodiscilo bene: / (Truce) / non fuggirai la mia maledizione!”.
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Wagner in quanto gli offrivano un termine di paragone per descrivere il contesto storico
del suo tempo. Nelle parole di Zoppelli
Socialmente e culturalmente disomogenea, oltre che politicamente frammentata, laGermania del secolo diciannovesimo aveva un bisogno estremo di immaginarinazionali, di riferimenti identitari. […] Wagner […] fonde le caratteristiche dipersonaggi diversi, attribuisce surrettiziamente agli dei della mitologia scandinava icaratteri di quelli della mitologia classica, e ci aggiunge molto, moltissimo diproprio. […] il pubblico colto della Germania guglielmina credette di riconoscerenella Tetralogia la riformulazione di un patrimonio arcaico collettivo, quando inrealtà Wagner si era servito molto liberamente dei materiali dati per costruire uncapolavoro eclettico, latore di messaggi modernissimi. […]Il cosmo primordiale […] marcato in senso positivo, […] motivo caro allatradizione del socialismo utopico romantico divenne urgente sulla scia delleriflessioni politiche e filosofiche generate dal fallimento delle rivoluzioni europee edall’esperienza amara dell’esilio.59
Per quanto concerne le caratteristiche vocali di Loge, la descrizione che ne fanno Pecci
e Zoppelli risulta esaustiva
[…] Loge, segnato nella voce da quella stessa duplicità che rende attraente ilpersonaggio. La parte (che ha il suo momento di maggior spicco in «Immer istUndank», scena seconda) coniuga infatti accenti da Heldentenor, il ‘tenore eroico’alla Siegfried, con inflessioni da tenore buffo alla Mime.60
Alcuni ariosi particolarmente estesi e chiusi punteggiano la partitura: ma il loroprofilo da ‘numero chiuso’ vecchio stile li caratterizza, ad esempio, come luoghid’inautenticità e finzione. […] Formalmente, Loge dice il vero: riferisce che fratutti gli esseri viventi non se ne trova uno che voglia rinunciare all’amore – tranneuno, Alberich; ne approfitta per rendere noto a tutti ciò che è successo in fondo alReno e negli antri di Nibelheim […] La doppiezza del discorso appare chiaramentedalla sua strutturazione musicale, non meno calcolata e artificiale: un recitativoassai spoglio […] un ‘ritornello’ strumentale, un breve ‘numero’ lirico dallesimmetrie molto pronunciate […], una cadenza in Re maggiore troppo perfetta edenfatica per essere vera, con zuccheroso commento d’orchestra. […] Poi, […]laddove Loge riferisce a Wotan che le Figlie del Reno chiedono il suo aiuto perriavere l’oro, un’altra cadenza enfatica, in Do stavolta, chiude la frase.61
Il personaggio di Loge, nell'opera wagneriana, risulta sostanzialmente fedele al suo
omologo mitologico: agisce in maniera misteriosa e contrastante; non mente, almeno
non in modo evidente, è un consigliere saggio e subdolo, che snocciola le informazioni
con apparente superficialità, ma che ha sempre un doppio fine. È interessante notare, ad
esempio, come insista con Wotan perché egli restituisca l’oro alle Figlie del Reno,
quando è evidentemente impossibile che egli accetti poiché, avendo svelato il potere
59In WAGNER 2011:15-17. ZOPPELLI.60In WAGNER 2011:137. PECCI.61In WAGNER 2011:19. ZOPPELLI.
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dell’anello, Loge ha reso la scelta moralmente corretta inaccettabile. Come il fuoco che
rappresenta, Loge è irrequieto e incostante, incline a disfare ciò che egli stesso ha
contribuito a creare, così come dimostra in una delle sue arie alla fine dell’opera
Ihrem Ende eilen sie zudie so stark in Bestehen sich wähnen. Fast schäm' ich mich, mit ihnen zu schaffen; zur leckenden Lohe mich wieder zu wandeln,spür' ich lockende Lust: sie aufzuzehren, die einst mich gezähmt, statt mit den Blinden blöd zu vergehn,und wären göttlichste Götter! –Nicht dumm dünkte mich das! Bedenken will ich's: wer weiss; was ich tu'!62
Indubbiamente in queste parole, così come in Strindberg e Byatt, si evidenzia
l’incapacità di essere statico che caratterizza il personaggio di Loki nella maggioranza
delle opere in qui egli appare; così come pure la coscienza di avere un compito, poiché
Loki sa che distruggerà gli dei e accetta fin da subito questo ‘fardello’.
Assai particolare per l’ascoltatore è l’effetto prodotto dalla scelta della coloratura del
personaggio di Loki; la voce tenorile oscillante fra le tipologie ‘eroico’ e ‘buffo’ dà
un’idea ben precisa del carattere del personaggio, della sua incostanza e della capacità
di modificare i propri attributi in base alle necessità del momento.
Ciò che risulta di maggior interesse, comunque, è il raffronto del rapporto Loki-
Andvaranautr in Reginsmal e Das Rheingold. In entrambi i casi, infatti, è Loki a
stabilire un collegamento fra l’anello, quindi Andvari/Alberich, e gli altri personaggi.
Andvaranautr viene presentato come parte del tesoro di Andvari, ma l’attenzione si
catalizza su di esso poiché viene tenuto da parte e questo rende le sue qualità ‘sospette’:
Hreidhmarr, Fafnir e Reginn, così come Fafnir e Fasolt, non hanno idea del vero potere
dell’anello, ma la reticenza di Odino a cederlo dà loro indizi sul suo valore. Inoltre, in
62In WAGNER 2011:115-116. Trad. MANACORDA “Alla loro fine essi s’appressano, / essi che cosìforti nel loro durare si credono. / Quasi mi vergogno, / d’aver a che fare con loro; / in fiamma guizzante /nuovamente di trasformarmi / ritrovo la voglia tentante: / di consumarli / costoro che un giorno midomarono, / invece che con [loro] ciechi / scioccamente perdermi / e fossero anche tra gli dei più divini!.../ Non mi sembrerebbe stupido questo! / Ci voglio pensare: / chi sa che farò?”.
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entrambe le opere, Loki pare voler punire l’avidità altrui consegnando l’anello senza
rendere nota la maledizione che grava su di esso. Ciò che differenzia Reginsmal da Das
Rheingold è che, mentre nel primo caso il baffo di Otr non viene ricoperto
proditoriamente, così che la cessione dell’anello appaia inevitabile, nel secondo caso
Andvaranautr pare avere un proprio potere talmente forte da scatenare una sorta di
bisogno impellente di possederlo, pur conoscendo come Odino la maledizione che lo
accompagna. La caratteristica costante e la presenza di Loki che, come un deus ex
machina, spinge l’anello verso il futuro possessore.
3.2. L'adattamento Marvel: Journey into Mystery e The Mighty Thor63
Journey into Mystery fu pubblicato per la prima volta nel giugno 1952 dalla Atlas
Comics (futura Marvel Comics). Si trattava di un albo antologico di storie horror e tale
rimase per dieci anni; nell’agosto del 1962, nel n.83 apparve per la prima volta il
personaggio “The Mighty Thor”, creato da Stan Lee e Larry Lieber, su disegni di Jack
Kirby e ispirato all’omonimo dio norreno. Nonostante il focus fosse cambiato il nome
della serie rimase invariato fino all’albo 126, quando fu cambiato in The Mighty Thor;
fu solo con il numero 503, nel 1996, terminate le avventure del dio, che il titolo
originario fu ripristinato. In realtà, la serie non tornò mai ai contenuti horror dei
primordi e per i due anni successivi si avvicendarono storie con i più diversi
protagonisti, tra cui Vedova Nera64, fino alla sua chiusura con il numero 521 nel giugno
del 1998. Nel giugno 2011 la pubblicazione riprese con il numero 622 (si scelse di
seguire la numerazione della serie Thor) con Loki come protagonista; dal numero 646 il
ruolo principale fu ricoperto da Lady Sif. La serie è stata soppressa nell’ottobre 2013
dopo il numero 655.
Il multiverso65 della Marvel Comics è assai insidioso e intricato, tentare di seguire un
filo editoriale o anche la sola trama della Terra-61666 sarebbe alquanto complesso,
nonché fuorviante; si reputa dunque più opportuno concentrarsi sulle caratteristiche
sostanziali di Loki e su qualche episodio rilevante della continuity principale.
63Dove non diversamente specificato le informazioni sono tratte dal sito web http://marvel.com/.64Numeri da 517 a 518.65La Marvel ha un coacervo, a tratti sconcertante, di universi paralleli che costituiscono un enormemultiverso.66Terra-616 rappresenta l’universo in cui sono ambientati la maggior parte dei fumetti e costituisce lacontinuity principale del multiverso Marvel.
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Dal punto di vista fisico, Loki è disegnato con capelli nerissimi e occhi verdi; inoltre,
non solo è estremamente alto come tutti i personaggi Marvel dotati di poteri, ma anche
molto pesante67, caratteristica che condivide con tutti gli Asgardiani. Egli possiede
abilità superiori a quelle umane, un’aspettativa di vita più lunga, immunità a tutte le
malattie terrestri e forte resistenza alle ferite. Oltre alle sue capacità magiche, Loki ha il
potere di mutare forma, di creare proprie proiezioni astrali, di riorganizzare le proprie
molecole, ha anche poteri telepatici, ipnotici e di teletrasporto. Il potere più interessante,
comunque, è quello di creare collegamenti momentanei fra un mondo e l’altro in modo
che persone o oggetti possano transitare da una parte all’altra.
Dal 2004 la Marvel ha creato una griglia di valutazione complessiva delle capacità
dei personaggi, strutturata in modo da assegnare un punteggio da 1 a 768 a ognuna delle
cinque caratteristiche date69; secondo tale griglia Loki ha un’intelligenza di livello 4
(dotato), forza livello 5, velocità livello 3, resistenza livello 4, proiezione energetica
livello 5, capacità di combattimento livello 2.
Loki appartiene al reame di Asgard, sostanzialmente un mondo alieno i cui abitanti
sono stati adorati come dei dagli esseri umani. Asgard si divide in nove mondi, tra di
essi vi è Jotunheim, il regno dei giganti di ghiaccio dominato dal re Laufey. Odino
decide di muovere contro i giganti e li distrugge, ma fra le macerie trova un bambino
che si rivela essere il figlio di Laufey, tenuto nascosto perché troppo piccolo per essere
un gigante; egli decide quindi di adottarlo e crescerlo insieme al suo figlio naturale,
Thor. Loki risente costantemente del favore accordato al fratello, per questo usa la
magia – in cui si scopre particolarmente capace – per creare problemi. Un esempio è
rappresentato dalla sua interferenza nella creazione di Mjolnir: è a causa di Loki, infatti,
che il manico è troppo corto. Mjolnir rappresenta un punto tormentoso dei rapporti con
Thor, in quanto Loki cerca costantemente di appropriarsene. Un’altra azione malvagia
riguarda i capelli di Lady Sif. Loki, accortosi che il fratello era innamorato della
ragazza, decide di tagliarle i capelli dorati durante la notte; Thor capisce
67Secondo la scheda descrittiva della Marvel, Loki pesa 525 libbre (circa 238 Kg), Thor 640 (circa 290Kg), mentre eroi terrestri come Capitan America si aggirano sulle 220 Lb (circa 99 Kg). Probabilmente ilpeso maggiore è dovuto al fatto che siano dèi, o comunque alieni; un caso simile è quello di Wolverine ilcui peso con lo scheletro di adamantio arriva a 300 libbre, peso assai alto rispetto agli altri eroi terrestri.68Dove 1 è il minimo, 7 il massimo.69Intelligenza (“abilità di pensare e processare informazioni”), Forza (“L’abilità massima di sollevare(spingere) peso sulla propria testa (in condizioni ottimali)”), Velocità (“Capacità di movimento correndoo volando”), Resistenza (“Capacità di resistenza o ripresa da ferite fisiche”), Proiezione energetica(“Capacità di scariche energetiche”), Abilità di Lotta (“Capacità nei combattimenti”).
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immediatamente che è stato Loki e lo costringe a riparare al danno. Loki ingaggia due
nani perché forgino una nuova capigliatura, ma poiché si rifiuta di pagarli essi decidono
di crearla dal nulla, facendola nera come la notte. Al di là delle occasionali cattiverie,
comunque, Loki tende, almeno in gioventù, ad aiutare la sua famiglia adottiva.
Col passare del tempo, però, i suoi comportamenti non fanno che peggiorare, al
punto che Odino decide di imprigionarlo. Loki fugge e diventa adepto di Eldred, uno
stregone che lo istruisce nella magia nera. A un certo punto Loki lotta contro Surtr,
nemico degli dei proveniente dal regno del fuoco Muspelheim; in cambio di potere gli
offre l’anima di Eldred, che Surtr accetta. In questo modo Loki, oltre a diventare più
potente, acquisisce anche i domini del suo maestro. Si allea, inoltre, con molti nemici
della sua famiglia di origine, fra cui la dea Angerboda, che gli dà tre figli: Jormungand,
il lupo Fenris ed Hela, la dea della morte. Come se ciò non bastasse, Loki induce la dea
Sigyn a sposarlo, fingendosi il suo promesso sposo Theoric.
Loki viene a conoscenza delle profezie su Ragnarok, un cataclisma che porterà alla
distruzione degli Asgardiani, che avrà inizio con la morte di Balder e in cui giocherà il
ruolo principale poiché sarà alla testa dell’esercito nemico. Loki decide di seguire il suo
destino e tenta spesso di attuare la profezia; nonostante ciò, le sue trame risultano
sempre talmente subdole che la maggior parte delle volte né Odino, né Thor riescono a
trovare una ragione per punirlo, cosicché egli continua a vivere con gli Asgardiani.
A un certo punto Odino punisce Thor inviandolo sulla Terra nella forma del Dottor
Donald Blake; l’unico modo per tornare se stesso sarà ritrovare Mjolnir e usarlo. Loki
ovviamente fa di tutto per impedire che ciò accada, nella maggior parte dei casi
sfruttando le debolezze umane di Blake. Accidentalmente però è causa della formazione
degli Avangers, poiché provoca l’incontro fra Thor, Hulk, Iron Man, Wasp ed
Yellowjacket; spesse volte si troverà a combattere contro di loro. Loki prova più volte a
distruggere la Terra, così come ad usurpare il trono di Asgard, dopo l’ultimo tentativo
Odino lo esilia sulla Terra trasformandolo in un vagabondo.
Alla luce di quanto si è detto, appare evidente come il Loki dell’adattamento Marvel
condivida con il suo omologo mitologico soltanto pochi tratti superficiali, in particolare
i poteri, come quello di mutare forma, ma risulta diverso nella sostanza: la sua amoralità
deve, infatti, cedere il passo alla pura malvagità per poter farne un supercattivo. Inoltre,
la giocosità tipica di Loki si perde totalmente, ad eccezione di alcune scene che
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coinvolgono lui e Sigyn. Una caratteristica assai divertente è rappresentata dal modo di
parlare dei personaggi di Asgard, che in inglese è resa con una lingua quasi
shakespeariana.
Per un amante della mitologia nordica, la lettura di un fumetto come quello della
Marvel può risultare a tratti disturbante, se non addirittura frustrante, poiché pare non
valorizzare in alcun modo il mondo mitologico a cui s’ispira. C’è sempre una tendenza
alla semplificazione, una compressione di avvenimenti e personaggi, che appare un
tentativo di stipare in uno spazio limitato il materiale primigenio, come se questo
potesse da solo dare ‘dignità’ maggiore all’opera. È bene dunque essere coscienti che, al
contrario dei casi precedentemente trattati, l’opera in questione non è un tentativo di
ampliare e arricchire il personaggio originale, quanto più un tentativo di dotare un
nuovo personaggio di un passato rilevante.
3.3. Opere minori
Se le opere menzionate nei capitoli precedenti mostrano legami con l’originario
personaggio mitologico, ciò non sempre accade. Nella gran parte dei casi, in effetti, si
dà il nome Loki a qualcosa che lo ricorda solo vagamente – nel migliore dei casi – e che
sembra una tecnica per attrarre una più vasta fetta di pubblico.
Nei videogiochi, ad esempio, i personaggi che prendono il nome di Loki sono quelli
che posseggono caratteristiche specifiche che ricordano i poteri del dio; ad esempio in
Warframe70 il Tenno Loki è caratterizzato, fra le altre cose, da grande velocità, la
capacità di ingannare, rendersi invisibile e teletrasportarsi. In un altro videogioco,
Megami Tensei, basato principalmente su demoni e mitologia, Loki è rappresentato
come un demone dai capelli biondi e la pelle blu che indossa un mantello bianco; in
questo caso la condivisione riguarda la storia pregressa del personaggio, che nel
videogioco diventa sostanzialmente un pazzo violentatore in cerca di vendetta. In un
terzo, Bayonetta 2, Loki è un ragazzino che ha perso la memoria e aiuta la protagonista
nella sua battaglia, il suo potere è quello di ricreare tutto ciò che è stato distrutto; in
70Secondo Wikipedia: “Al giocatore viene offerta la possibilità di impersonare un Tenno, ovvero unpotente e antico guerriero discendente dell'antica razza senziente che dominò il Sistema Solare (in giocochiamato Sistema Origin) che dopo essersi risvegliato dal criosonno si ritrova coinvolto in una guerracontro i Grineer, una versione futuristica della razza umana, contro i Corpus, corporazione di mercenari ecostruttori di impressionanti AI robotiche, e ad affrontare la minaccia rappresentata dall'Infestazione,piaga che sta colpendo tutto il sistema.”.
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questo caso, la cosa interessante è che a Loki si oppone Loptr, essi rappresentano le due
metà del dio del caos, Aesir.
Nei fumetti la situazione non risulta migliore. Fatto salvo Martin Mystère dove Loki
è il dio del fuoco che tenta di risvegliare la sua amata Brunilde, negli altri le cose
diventano sempre più incomprensibili, al punto che ci si potrebbe chiedere se creare un
personaggio ex novo non risulterebbe più facile. Infatti, ne I Cavalieri dello Zodiaco
veste un’armatura rappresentante un lupo, è un Guerriero del Nord e il più fedele
servitore e collaboratore del sacerdote Balder. Indubbiamente il punto apicale dello
stravolgimento è toccato dal manga Il mitico detective Loki
Loki, the Norse god of mischief, has been exiled to the human world by the godOdin for reasons that he doesn't understand. Along with being exiled, Loki isforced to take the form of a human child, and the only way he can return to therealm of the gods is by collecting the evil auras which take over human hearts. Inorder to do this, he starts a detective agency which specializes in the paranormal.Loki is assisted by his loyal companion Yamino and the pair are soon joined by ahuman girl named Mayura Daidouji who is manic for mysteries and oftenunwittingly assists him in catching the auras. As time passes, however, other Norsegods and characters appear, some of whom befriend Loki and others of whom areintent on assassinating him.71
Nella musica contemporanea, Loki ha attirato maggiormente l’attenzione del genere
metal. La canzone Loki God of Fire, della band statunitense Manowar, è
sostanzialmente una mini-biografia del personaggio. La band svedese Amon Amarth ha,
invece, creato un intero concept album sul dio; il titolo è Deceiver of the Gods ed ogni
traccia fa riferimento a caratteristiche o avvenimenti riguardanti il dio – ad esempio
Father of the Wolf, Hel, Shape Shifter, ecc.
Non mancano riferimenti nel mondo dei film e telefilm. Si eviterà di dare conto della
trasposizione cinematografica dei fumetti Marvel, poiché non si discostano di molto
dall’originale. Nel film The Mask72 la maschera indossata dal protagonista era
71https://en.wikipedia.org/wiki/The_Mythical_Detective_Loki_Ragnarok “Loki, il dio nordico dellacattiveria, è stato esiliato nel mondo umano dal dio Odino per ragioni che lui stesso non comprende. Oltread essere esiliato, Loki è stato costretto a prendere le sembianze di un bambino umano, e l’unico modoche ha per tornare nel regno degli dèi è raccogliendo le auree malvagie che s’impossessano dei cuori degliuomini. Per poter fare ciò, apre un’agenzia come detective specializzata nel paranormale. Loki è assistitodal suo leale compagno Yamino e il duo è presto raggiunto da una ragazza umana di nome MayuraDaidouji che va pazza per i misteri e spesso lo aiuta involontariamente a recuperare le aure. Col passaredel tempo, tuttavia, appaiono altri dèi nordici e personaggi, alcuni dei quali divengono amici di Loki ealtri il cui intento è assassinarlo.”72Film di Chuck Russel del 1994. Un impiegato trova una maschera voodoo , appartenuta al dio Loki erubata da un museo; scopre che indossandola può trasformarsi in ciò che vuole e decide di usare l’oggettoper vendicarsi delle angherie subite a lavoro e per sconfiggere una banda di gangster.
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appartenuta al dio Loki e permette di acquisirne i poteri. Il ruolo più interessante e
divertente è indubbiamente quello in Dogma73 di Kevin Smith; Loki è uno dei due angeli
caduti, condannati da dio a rimanere bloccati nel Wisconsin, il ‘peccato’ da lui
compiuto è l’essersi rifiutato di continuare a compiere il suo dovere di Angelo della
Morte. Le caratteristiche del personaggio sono un pessimo senso dell’umorismo,
uccidere i peccatori come passatempo ed essere l’attore delle Piaghe d’Egitto.
Dogma non è l’unico caso in cui Loki è associato ad un angelo. Nel telefilm
Supernatural74, infatti, un breve arco narrativo è centrato sulla figura dell’Arcangelo
Gabriele alias Loki alias Trickster; la momentanea scomparsa di Dio dal Paradiso
innesca una lotta all’ultimo sangue fra gli angeli, Gabriele per evitare di assistere (e
partecipare) al massacro dei suoi fratelli fugge sulla Terra assumendo l’identità di
Trickster. Egli agisce talvolta in modo benevolo, talaltra avversa, in questi casi
rivelandosi un temibile avversario, come nella puntata in cui costringe Dean Winchester
a rivivere continuamente lo stesso giorno senza che se ne accorga e il fratello Sam,
invece cosciente, a partecipare a questo circolo potenzialmente infinito. Il parallelismo
Loki/Trickster non è assolutamente campato in aria, infatti secondo lo studioso Jan de
Vries75 Loki è sovrapponibile in tutto e per tutto al trickster, personaggio presente in una
gran quantità di tradizioni folkloristiche del mondo.
73Film di Kevin Smith del 1999. Due angeli caduti ed esiliati in Wisconsin, Loki e Bartelby, partono perraggiungere una chiesa dove un Cardinale sta per concedere l’indulgenza plenaria che permetterebbe lorodi tornare in Paradiso. Dio risulta momentaneamente irreperibile, il suo intermediario Metatron tenta difermare i due angeli mandando loro incontro una ragazza e due profeti. Tutti gli eventi si evolvono in unaspirale comico-grottesca.74È una serie televisiva cominciata nel 2005 e ancora in corso, di genere paranormale e drammatico.Dean e Sam Winchester sono due fratelli che danno la caccia alle creature soprannaturali che abitano einfestano gli Stati Uniti d’America.75SCHNUNBEIN 2000:113.
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Considerazioni a latere: Loki come Trickster
Che cos’è un trickster? Nell’articolo di Paul Mattick Hotfoots of the Gods76, l’autore
discute le teorie di Lewis Hyde – in particolare quelle espresse in Trickster Makes This
World - Mischief, Myth and Art. Quello che a noi interessa dell’articolo è proprio l’utile
riassunto che si fa del libro summenzionato e la descrizione della figura del trickster
secondo alcuni antropologi
Tricksters […] violate principles of social and natural order, playfully disruptingnormal life and then re-establishing it on a new basis.[Corsivo mio] […]The range and variety of [such] tales -- the bulk of Hyde's book is a comparativeretelling of many of them -- have led some anthropologists to question whether thetrickster is a constant type, though others find the idea useful for cross-culturalanalysis. Hyde has no qualms about the figure's universality, because he thinks the''origins, liveliness and durability'' of culture itself require it. Culture is invented bycreatures who can substitute intelligence for instinct, […] Social order is needed ifculture is to be preserved, but since ''there is no way to suppress change'' […] thesole alternative to ''cataclysmic upheavals'' is ''a way of living that allows constant,if gradual, alterations.'' This is the trickster's way. 77
Si potrebbe argomentare che i cataclysmic upheavels a cui Hyde fa riferimento sono in
realtà il vero scopo di Loki e questo non farebbe di lui un trickster. Rimane il fatto che
la maggior parte delle caratteristiche che vengono elencate si adattano perfettamente al
personaggio e che l’idea di Loki come trickster risulta abbastanza sensata. D’altro canto
il trickster rientra fra gli archetipi junghiani; Jung scrisse a tal proposito l’articolo On
the Psychology of the Trickster Figure in cui rintracciava un’affinità tra i festeggiamenti
carnascialeschi medioevali europei, di antica e misteriosa tradizione, in cui si tendeva a
sovvertire l’ordine naturale delle cose, la figura di Mercurio, naturalmente portato a
compiere scherzi subdoli e allo stesso tempo ad aiutare gli dei, e il trickster della
tradizione amerindia. Sovversione dello stato naturale, essere subdolo, agisce con/contro
gli dei: tre elementi che ricorrono a tutti gli effetti nel carattere di Loki così come
attestato nelle fonti originarie.
Dean Swinford78 porta proprio Loki come esempio di Trickster
76MATTICK 1998.77“I Trickster […] violano i principi dell’ordine sociale e naturale, interrompendo scherzosamente la vitanormale e poi ristabilendola su nuove basi. […] La quantità e varietà di [tali] racconti – la maggior partedel libro di Hyde è la loro rivisitazione in chiave comparativa – ha portato molti antropologi a chiedersi seil trickster sia una tipologia costante, mentre altri trovano l’idea utile per un’analisi interculturale. Hydenon ha esitazioni riguardanti l’universalità del soggetto, poiché egli crede che “origini, vitalità edurevolezza” della cultura stessa lo richiedano. La cultura è inventata da creature che possono sostituirel’istinto con l’intelligenza, […] L’ordine sociale è necessario se si vuole preservare la cultura, ma poiché“non c’è modo di eliminare i cambiamenti” […] la sola alternativa a “sconvolgimenti catastrofici” è “unmodo di vivere che consenta costanti, ma graduali, alterazioni.”. Questa è la tecnica del Trickster.”.78SWINFORD 2010: 234.
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[…] the trickster subverts authority. The [less frequently considered] corollary isthat, in order to subvert authority, the trickster must somehow also lay claim toauthority and the privileges and powers it bestows. Examples from myth, forinstance, show characters like Loki undercutting the authority of the gods andpromoting the chaotic incursions of the giants while remaining firmly delineated asa god.79
All’interno della stessa pubblicazione, nell’articolo di Robert C. Evans, si fa riferimento
a un’altra figura che risponde perfettamente a quella del trickster: Puck di A
Midsummer Night’s Dream di William Shakespeare. Al di là dell’analisi del
personaggio all’interno della commedia, l’articolo mette in luce innanzitutto il problema
della definizione del trickster. Tale definizione è tuttora vaga – se non addirittura
impossibile –, in quanto secondo alcuni antropologi si tratta di una figura
universalmente condivisa dalle differenti culture e dunque uguale a se stessa, secondo
altri il trickster è specifico in ogni cultura. L’articolo dà, inoltre una panoramica delle
caratteristiche tipiche del trickster, così come analizzate nel lavoro di W. G. Doty e W.
J. Hynes Hystorical Overview of Theoretical Issues: The Problem of the Trickster. Si
tenterà nell’elenco che segue di rintracciare le caratteristiche del trickster che ricorrono
nella ‘storia’ di Loki:
Stoltezza e Follia – Loki si dimostra assai stolto quando sfida gli altri dei anche
se sa di andare incontro ad una punizione, come nella Lokasenna;
Astuzia, intelligenza e sapere – come si è illustrato nel primo capitolo queste
sono tre delle caratteristiche tipiche del personaggio, che lo rendono
indispensabile per gli dei;
Ingannatore – il Reginsmál;
Ladro – le mele di Iðunn;
Malizia – la Lokasenna;
Capacità di inventare ingegnosi stratagemmi – il Reginsmál e il
quarantaduesimo brano della Gylfaginning;
Irrequietezza;
79“[…] il trickster sovverte l’autorità. Il corollario [meno generalmente considerato] è che, per poterlasovvertire, il trickster deve in qualche modo arrogarsi l’autorità e i privilegi e i poteri che le competono.Casi dal mito, ad esempio, mostrano personaggi come Loki minare l’autorità degli dei e promuovere lecaotiche incursioni dei giganti, pur restando fermamente connotato come dio”.
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Molteplicità di genere e capacità di assumere la forma di un animale – la
trasformazione nella strega Þökk, dà alla luce Hel, Fenrir e Jörmungandr, si
trasforma in giumenta e dà alla luce Sleipnir;
Capacità di muoversi assai velocemente e di soppiatto – Þrymskviða, Thor lo
invia a cercare il suo martello;
Tendenza a cadere preda dei propri trucchi – nel trentanovesimo brano della
Gylfaginning costruisce la rete che Kvasir ricreerà per catturarlo;
Abilità di trasformare cose e persone in ciò che gli aggrada – per salvare Iðunn
da Þjazi, Loki la trasforma in una noce.
Possiamo dunque dire che Loki sia un trickster? Sì e no. Indubbiamente egli
condivide molte caratteristiche con tali personaggi e non sarebbe irragionevole
annoverarlo in tale gruppo, ma appare più saggio ammettere tale possibilità che darla
per certa e inconfutabile.
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Conclusioni
Il mito non è letteratura. Il mito rappresenta un mondo fluido di cui è possibile dare
sempre nuove letture, i cui personaggi sono però statici. I personaggi mitologici sono
sempre uguali a se stessi e non tradiscono mai la loro natura poiché esistono solo in
funzione del momento del racconto; essi rimangono bloccati nella forma in cui sono
stati descritti e nulla si cela dietro la loro bidimensionalità. Si prova costantemente a
darne uno spessore psicologico, a trovare una motivazione al loro modo di essere e di
agire, ma questo non è possibile poiché essi si collocano su un piano istintuale
dell’immaginazione. D’altro canto la modalità di comunicazione del mito è quella
dell’oralità e il mondo della produzione orale è un mondo regolato dall’eccezionalità
della forma contrapposta alla staticità del contenuto. I personaggi del mito non sono che
rappresentazioni finite di stati emotivi, rappresentabili in modi infiniti.
La letteratura si colloca, invece, al polo opposto: è un mondo finito, i cui personaggi
hanno potenzialità infinite. L’opera letteraria nasce a livello scritto, dunque in essa non
vi è più di quello che possiamo leggere, però possiamo indiscriminatamente arrogarci il
diritto di lettori di fare un’analisi psicologica dei personaggi quanto più vicina al nostro
sentire: secondo Joseph Conrad, soltanto la metà di un libro si deve allo scrittore,
mentre l’altra metà è opera del lettore. Cosa accade allora quando il mito si fa altro?
Che ne è del personaggio del mito che si avventura in un mondo differente dal proprio?
Il risultato dipende sostanzialmente dall’autore. Una volta strappato il personaggio dal
suo ambiente ‘naturale’, l’autore può decidere di preservarne la forma mitologica o di
calarlo nel mondo letterario e dunque trasformarlo in una manifestazione letteraria a
tutti gli effetti (si veda Loki nelle opere di Byatt, Strindberg e il personaggio in tutte le
sue declinazioni negli altri media).
Per quanto concerne Loki ci si potrebbe chiedere come mai un personaggio dalla
mitologia così frammentaria riesca a produrre una tale fascinazione su culture tanto
disparate, per collocazione geografica e temporale. La motivazione pare più plausibile
ricercarla nella dimensione emotiva, che in quella storico-filologica.
In ogni personaggio ricerchiamo l’umanità, o meglio una qualunque caratteristica che
lo possa avvicinare al nostro modo di essere umani; questa è la ragione per cui
personaggi negativi, come Loki, sono maggiormente soggetti a rivisitazione: ogni nuovo
Loki, modificato alla luce di milieu, race et moment dell’autore, è un tentativo di
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umanizzazione di ciò che altrimenti sarebbe semplicemente ‘cattivo’. Ed è tristemente
ironica questa impossibilità di accettare e tollerare il ‘cattivo’ come manifestazione
umana, quando forse non c’è niente di più reale e umano dei sentimenti e delle azioni
negative.
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