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STUDI E RICERCHE DI ARCHEOLOGIA E STORIA DELL’ARTE Collana diretta da Letizia Ermini Pani e Adriano Peroni 8

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STUDI E RICERCHEDI ARCHEOLOGIA E STORIA DELL’ARTE

Collana diretta da

Letizia Ermini Pani e Adriano Peroni

8

liberolibero
Sticky Note
LIBERO MANGIERI G. 2010, Denari, gigliati e pierreali in un tesoretto rinvenuto a Muro Leccese, Spoleto 2010

GIUSEPPE LIBERO MANGIERI

TORNESI GIGLIATI E PIERREALIIN UN TESORETTO RINVENUTO

A MURO LECCESE

FONDAZIONE

CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL’ALTO MEDIOEVOSPOLETO

FONDAZIONE

CENTRO ITALIANO DI STUDISULL’ALTO MEDIOEVO

SPOLETO

2010

ISBN 978-88-7988-427-3

prima edizione: giugno 2010

© Copyright 2010 by « Fondazione Centro italiano di studi sull’alto medioevo », Spoleto.

Ministero per i Beni e le Attività CulturaliSoprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia

Volume stampato anche con il contributo del Circolo NumismaticoPugliese, Sezione della Società di Storia Patria per la Puglia.

INDICE

LUCIA TRAVAINI, Presentazione ....................................................... pag. VII

GIUSEPPE LIBERO MANGIERI, Introduzione ........................................ » IX

I. IL CONTESTO ...................................................................... » 1

1. L’archeologia di Borgo Terra e il contesto del tesoretto monetale » 12. Gli oggetti rinvenuti in associazione al tesoretto monetale » 5

II. LE CIRCOSTANZE DEL RITROVAMENTO ....................................... » 7

1. Il primo ritrovamento ......................................................... » 72. Il secondo ritrovamento ....................................................... » 9

III. REPERTORIO ....................................................................... » 13

1. I tornesi .......................................................................... » 132. I gigliati .......................................................................... » 17

IV. EMISSIONI E CIRCOLAZIONE ..................................................... » 25

1. Emissioni monetarie ........................................................... » 252. Circolazione monetaria ....................................................... » 26

V. LETTURA DEI DATI ................................................................ » 29

1. Produzione monetale .......................................................... » 292. Elementi pondometrici ........................................................ » 313. Apporti epigrafici ............................................................... » 334. Apporti tipologici ............................................................... » 345. L’occultamento .................................................................. » 446. Altri rinvenimenti ............................................................. » 45

VI. APPENDICI ........................................................................... » 47

DANIELA MANNO - ANTONIO SERRA, Analisi SEM ................... » 47DOMENICO ARCO, L’intervento di pulitura ................................ » 49

TAVOLE

ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE ....................................................... » 51

INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI ........................................................ » 55

INDICE EPIGRAFICO ........................................................................ » 59

PRESENTAZIONE

Il volume che ho il piacere di presentare èfrutto di una ammirevole opera di collaborazio-ne tra il Comune di Muro Leccese e la Soprin-tendenza per i Beni Archeologici della Puglia,con sede a Taranto, nella persona di GiuseppeLibero Mangieri, curatore numismatico.

Il Comune di Muro Leccese ha da temposaputo cogliere l’importanza della valorizzazio-ne del patrimonio storico e culturale, seguendol’impulso dell’archeologo Paul Arthur dell’Uni-versità di Lecce, il quale è stato a lungo impe-gnato in diverse campagne di scavi archeologiciche hanno avuto il merito di portare alla lucela città medievale: i frutti di questo lavoro sivedono nello splendido Palazzo del Principe,restaurato ed allestito in sede museale.

La storia del ritrovamento del tesoretto, nel1970 e poi nel 1973, è comune a quella dimolti altri, storia di dispersione e sequestri, tra-sferimenti tra uffici diversi, come si apprendequasi con stupore dal testo; ma la conclusione èpiù felice che per molti altri casi: la ‘riscoperta’del materiale da parte di Giuseppe LiberoMangieri ha infatti portato alla consegna del te-soretto nel 2004 al Comune di Muro Leccese,dove è ora esposto nel Palazzo del Principe, in-clusa l’olletta in cui era stato ritrovato e gli altrioggetti in argento dorato.

Il tesoretto è composto attualmente (manon si è certi sul numero totale effettivo) da:21 denari tornesi (di cui 20 della Grecia francaed uno di Campobasso); 189 gigliati d’argento anome di Roberto d’Angiò (1309-43) della zec-ca di Napoli (in gran parte probabilmenteemessi postumi a suo nome) ed uno di zeccaprovenzale; 3 pierreali d’argento della zecca di

Messina, dei re Federico IV (1355-77), MartinoI (1402-9), Alfonso il Magnanimo (1416-58).

Le monete sembrano sempre un po’ tutteuguali a prima vista, ma bisogna saperle osser-vare nei dettagli e ci vuole grande esperienzaper riuscire a trasformarle in documenti di sto-ria viva: in questo caso la collaborazione traGiuseppe Libero Mangieri e Julian Baker hadato un risultato davvero brillante.

Le monete del tesoretto appartengono a tipiall’apparenza normalmente circolanti nel Regnonel Quattrocento: i gigliati o carlini erano mo-neta standard, prodotta specialmente sotto Ro-berto d’Angiò in quantità enormi, e poi ancoradopo la sua morte con tipi sempre uguali, macon varianti che l’occhio attento dei numisma-tici ha cominciato a poco a poco a classificaresempre meglio.

I denari tornesi facevano parte del circolan-te minuto, e moltissimi esemplari del Trecento,come qui, restarono in circolazione tanto alungo che ancora dopo oltre cento anni se neusavano – e si vede in quali cattive condizioni!Ma poi vi si aggiunsero nuove imitazioni dizecche locali meridionali, come quelle di Cam-pobasso qui fortunatamente rappresentate da unesemplare: la grande esperienza di Julian Bakerha permesso di cogliere la specificità di questocomplesso, offrendoci una sintesi delle sue ri-cerche accurate su questi materiali, in Italia edin Grecia (dove tra l’altro si ritrovano anche itornesi di Campobasso).

Il denaro tornese di Campobasso in questocomplesso è la moneta chiave per stabilire ladata di occultamento: esso infatti può essere da-tato tra il 1459 e il 1463, e quindi il complessodeve essere stato nascosto dopo questa data.

PRESENTAZIONEVIII

Giuseppe Libero Mangieri ha studiato indettaglio i gigliati napoletani, ed è impressio-nante quante differenze si possano riscontrareosservando con attenzione questi difficili ogget-ti ‘tutti uguali’.

Una presenza del tutto speciale in questocomplesso di monete dalla Puglia è quella deitre pierreali o carlini siciliani: questi avevano inorigine le stesse caratteristiche di quelli napole-tani, anche se gli esemplari qui presenti sonopiù leggeri dei gigliati. Ma le monete si muo-vevano con gli uomini e non bisogna stupirsidi vederle ‘altrove’: i carlini – così erano anchechiamati i gigliati di Napoli – ed i raonesi – valea dire i pierreali aragonesi di Messina -, eranola moneta locale di massimo valore prodottanel Regno di Napoli e nel Regno di Sicilianella prima metà del Quattrocento, quandonon si producevano più locali monete d’oro, eper transazioni più importanti si usavano invecefiorini di Firenze, ducati di Venezia, e altremonete d’oro straniere.

Nel Regno di Napoli nella prima metà delQuattrocento il sistema di conto si basava sul-l’oncia di 60 carlini ciascuna; l’oncia a sua voltaera suddivisa in 30 tarì di conto di 2 carlini cia-scuno; l’oncia era valutata 6 ducati o fiorini, e1 ducato o fiorino d’oro era valutato 10 carli-ni 1. I 193 grossi del tesoretto, quindi, intornoal 1460, corrispondevano ad oltre 3 once diconto, e a circa 19 fiorini. Una somma non in-differente. Non è questa la sede per poter cer-care prezzi di beni corrispondenti al nostro te-soretto, ma per dare qualche idea del valorepossiamo citare due esempi documentati a Bi-tonto, il primo nel 1453 relativo alla vendita diuna certa quantità di ferro per tarenos vigintiquattuor de carlinis (48 carlini), e il secondo nel1459 relativo alla vendita di olio nel 1459 proprecio unciarum octo et tarenos quindecim de carlenis

1. P. SPUFFORD, Handbook of Medieval Exchange, London,1986 (Royal Historical Society Guides and Handbooks 13), pp.62-64. Nel volume di Philip Grierson e Lucia Travaini, Medie-val European Coinage, with a catalogue of the coins in the Fitzwil-liam Museum, Cambridge, 14 Italy (III), (South Italy, Sicilia, Sardi-nia), Cambridge 1998, p. 468, per l’oncia di conto viene datoper errore il valore di 600 carlini anziché 60.

argenti (510 carlini) 2. I 21 tornesi corrisponde-vano nel valore a circa 1 carlino d’argento.

Dopo il 1462, con la stabilizzazione in tronodi re Ferrante (1458-92), nella monetazione delRegno di Napoli si cominciarono a verificare no-tevoli cambiamenti e gradualmente l’aspetto delcircolante cambiò, ma ancora nel 1480 un ma-nuale di mercatura catalano riportava il sistema diconto napoletano nei termini sopra riportati, se-gnalando però il nuovo valore del ducato effetti-vo d’oro, che valeva allora 11 gigliati e mezzo (ilrapporto tra monete di conto e monete effettiveè spesso molto complesso da definire):

En Napols se anomena la moneda qui core, onces, tarins, grans,gilats e tornesos.

Les onces son de gillats, eallà los anomenen carlins, e 30 tarins son1 onza, qui son sis ducats corrents, de que’ es fan lospaguaments.

E lo tari val dos gilats, qui s’anomenen carlins.Lo gra val dos tornesos.Lo ducat d’or val 11 gillats e mig, e ancora aven de donar algun

avantatge per aver moneda d’or.Lo ducat corrent val 10 gillats, e 10 gillats son 5 tarins; e tot temps

que alla parlen de ducats, se entende 10 gillats... 3.

Il ducato corrente era quello di conto, im-maginario, che valeva 10 gigliati, ma quello ef-fettivo d’oro nel 1480 o poco prima ne valeva11 e mezzo e forse poco più: ecco dunque cheguardando questo tesoretto nel bell’allestimentodel Palazzo del Principe di Muro Leccese siaprono quesiti sul mondo dei mercanti e dellemerci, dell’aritmetica contabile, dell’oscillantevalore dell’argento nei confronti dell’oro, emolto altro ancora.

Il valore, oggi, di questo tesoretto sta nontanto nella sua preziosità intrinseca, quanto nelsuo valore di documento: monete che viaggava-no, circolavano, passavano di mano, e ad un certomomento, da mani sconosciute, venivano nasco-ste per poterle recuperare in seguito. Il destinovolle invece che il recupero si verificasse oltre500 anni più tardi da parte di altre mani.

LUCIA TRAVAINI

2. F. CARABELLESE, La Puglia nel secolo XV da fonti inedite,Bari, 1901, pp. 136, 171.

3. GRIERSON e TRAVAINI, Medieval European Coinage cit., p.340.

INTRODUZIONE

La monografia che si presenta in questa se-de è nata per caso nel 2005, grazie ad un inter-vento di Salvatore Negro sindaco, in quel pe-riodo, di Muro Leccese, il quale con rara sensi-bilità ed efficace costanza aveva sollecitato il so-printendente di settore a far confluire il tesoret-to di monete rinvenuto a Muro Leccese pressoil locale allestendo museo. Della questione ven-ni coinvolto a livello ufficiale, ed immediata-mente mi misi al lavoro riuscendo a risolvere inon pochi problemi burocratici, grazie anche algrande entusiasmo con cui amministratori loca-li, due Soprintendenti di settore, Salvatore Abi-ta e Giuseppe Andreassi, ed un direttore regio-nale, Gian Marco Jacobitti, contribuirono arendere effettivo il trasferimento di questo nu-cleo di monete presso il Palazzo del Principe diMuro Leccese. Del resto tale vicenda è narratanelle pagine seguenti, insieme alla complessastoria del ritrovamento e della definitiva esposi-zione.

Il Museo di Borgo Terra di Muro Leccese,preziosa cornice dove, fra l’altro, è esposto iltesoretto in esame, è una realtà ormai consoli-data nel Salento, meta di attenti e raffinati visi-tatori. L’ideazione scientifica di tale Museo èparto di Paul Arthur, coadiuvato da BrunellaBruno ed altri collaboratori del laboratorio diArcheologia Medievale dell’Università di Lec-ce. Pertanto era nell’ordine delle cose l’invito aPaul ad offrire il suo contributo sul periodostorico in esame, naturale premessa all’inqua-dramento più generale del tesoretto.

Qualche anno fa, dopo aver concordato unappuntamento presso il Museo Nazionale Ar-cheologico di Taranto, conobbi Julian Bakerdell’Ashmolean Museum di Oxford, il quale ri-

chiese di poter studiare un tesoretto di monetemedievali conservato proprio presso il predettoMuseo. L’incontro fu molto amichevole e ini-ziò anche una corrispondenza epistolare, saltua-ria ma significativa. I rapporti pertanto venneromantenuti ed ampliati e dal momento che lostesso Julian aveva, nel frattempo, scritto deipregevoli contributi nel settore della numisma-tica medievale, mi venne spontaneo chiederglidi curare il catalogo dei denari tornesi, materia-le normalmente di difficile lettura, che in que-sto caso era ancora più difficoltoso da esaminareper le pessime condizioni di conservazione.Grazie al suo contributo, fra l’altro, è stato pos-sibile identificare il denario di Campobasso cheha permesso di poter determinare un termineante quem non per la datazione dell’intero gruz-zolo.

Grazie all’impegno di Domenico Arco, re-stauratore della Soprintendenza per i Beni Ar-cheologici della Puglia, le monete che si pre-sentano in questa sede sono state restituite alloro splendore; mentre Daniela Manno e Anto-nio Serra del Laboratorio di Microscopia Elet-tronica “C. De Blasi” del Dipartimento diScienza dei Materiali dell’Università di Lecce,hanno potuto determinare, utilizzando metodinon distruttivi, la composizione di alcune dellemonete che si presentano in questa sede. Taliinterventi, tutt’altro che secondari, hanno per-messo da una parte di poter ammirare le mone-te quasi come se fossero appena uscite dallazecca, dall’altra ci hanno offerto la possibilità diindividuare con più esattezza la composizionedel metallo.

Giuseppe Colucci, in qualità di presidentedel Circolo Numismatico Pugliese e soprattutto

INTRODUZIONEX

di caro amico, ha voluto sostenere la presentemonografia con un significativo contributo. Ilsuddetto Circolo, risorto da qualche tempo, so-prattutto per la sensibilità ed il lavoro instanca-bile del suo Presidente, ricopre un ruolo di di-vulgazione e di approfondimento scientificoper la storia della moneta in Puglia, in virtù deiconvegni annuali promossi che rappresentanoun appuntamento significativo ed insostituibileper gli studiosi e gli appassionati del settore.Tale circostanza, visti i tempi culturalmenteoscuri che stiamo vivendo, non può che rap-presentare un’eccezionale controtendenza chedovrebbe far meditare chi, a livello politico,gestisce le sorti del patrimonio culturale dellanostra meravigliosa Italia.

Desidero ricordare Gaetano Testa, autore disignificativi articoli sulla numismatica medieva-le, per lo scambio di opinioni sulla monetazio-ne di Roberto d’Angiò.

Ermanno Arslan ha avuto un ruolo fonda-mentale per l’edizione di questo volume che havoluto proporre al Centro Internazionale di StudiAltomedievali di Spoleto opera che inaugura ad-dirittura una nuova collana. Senza il suo impulsonon avrebbe avuto la possibilità di essere ospitatoin una sede così prestigiosa e curato in modoestremamente professionale dal team di esperti delCISAM fra cui Roberto Arelli.

Lucia Travaini, grande amica e compagna dipercorso agli inizi della nostra carriera presso ilMinistero per i Beni e le Attività Culturali, è ilmio costante punto di riferimento per la Numi-smatica Medievale, non solo per i vincoli profes-sionali e di amicizia che ci uniscono. Le sue nu-merosissime e preziosissime pubblicazioni ne han-no fatto un punto di riferimento a livello interna-zionale. A Lei sono debitore di una sinteticaquanto pregevole premessa oltre che di consigli,anche se ovviamente tutto ciò che è emerso dalla

mia penna (ovvero dalle note della tastiera) è daattribuire alla mia unica responsabilità.

Infine Muro Leccese, incantevole comunesalentino, sede di un antico centro messapico,oltre che di un importante borgo tardo medie-vale, ospita cultura e conoscenza, racchiuse inuna cornice ambientale di rara bellezza. Maforse l’elemento che più lo caratterizza è la cul-tura dell’ospitalità di cui sono grato agli ex sin-daci Salvatore Negro e Antonio De Iaco chehanno voluto fortemente sia la mostra che l’e-dizione del presente volume, oltre al personaletutto del comune fra cui mi preme sottolineareGiuseppe Natali, mio costante interlocutore inquesti anni. All’attuale sindaco, Gabriella Cretìche ha avuto in eredità un patrimonio culturalecosì imponente il mio augurio che sappia epossa valorizzarlo nel migliore dei modi.

La genesi e lo sviluppo di una monografia so-no solitamente un impegno solitario. In questocaso ho avuto il piacere di essere affiancato da in-signi studiosi e grandi amici con un duplice esito,pubblico e privato. Infatti, da una parte un’altramonografia, certo con le sue luci e le sue ombre,è nata ed è disponibile per i lettori che ne sonointeressati, dall’altra ho avuto modo di approfon-dire temi storici interessanti e soprattutto ho co-nosciuto nuove realtà, allacciato stimolanti rap-porti amichevoli e ne ho approfondito altri. Equesto è il traguardo, per me, più ambizioso peril quale ringrazio tutti coloro che ho nominatoprecedentemente e quanti non sono fra quelli se-gnalati, con la certezza che sia agli uni che agli al-tri sono immensamente debitore.

Ostuni, Pasqua 2010

GIUSEPPE LIBERO MANGIERI

Servizio Centrale NumismaticaSoprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia

IV

EMISSIONE E CIRCOLAZIONE

1. EMISSIONI MONETARIE

Dal quadro compositivo del tesoretto emer-ge l’associazione di tre distinte monete: tornesi,gigliati o robertini e pierreali o carlini. Esse so-no espressione di tre precise aree politiche, cul-turali ed economiche, circostanza che meritaun minimo di approfondimento.

TORNESE 58

Il termine fa riferimento alla moneta emes-sa, per la prima volta nel IX secolo, pressol’Abbazia di San Martino di Tours, da cui ilnome, città della Francia centro-occidentale,capoluogo del dipartimento di Indre-et-Loire,situata sul fiume Loira. Il tornese, o denaro tor-nese, era caratterizzato da un tondello moltosottile in biglione, una lega con una bassaquantità di fino ed un’anima in rame. Tipolo-gicamente si distinguono per la presenza del-l’immagine di un castello stilizzato su un lato edella croce sull’altro 59, accompagnate da unanotevole varietà di leggende riferite all’autoritàed alla zecca. Tipologia e standard ponderalevennero riproposti sugli esemplari dei re diFrancia dal 1204-5, su quelli di altre zecchefeudali e, dal 1267, anche sui nummi degli statifranchi di Grecia, per poi diffondersi in tutto ilMediterraneo, soprattutto nella prima metà del

58. Glossari relativi alla terminologia numismatica se ne co-noscono non pochi. Da ultimo si v. quello realizzato da M.Bazzini e E. Tacchini in TRAVAINI 2007, 1, p. 323 e ss.

59. In realtà l’architettura era ispirata al cosiddetto “tempiocarolingio”.

XIV secolo 60. Relativamente ai tornesi dei refrancesi, si sa che essi avevano un peso teoricodi grammi 1,12 ed un fino del 29,9% d’argento.

GIGLIATO

Con questo termine viene indicato un nuovoe più pesante carlino in argento, di circa 4 gram-mi, introdotto a Napoli da Carlo II d’Angiò nel1302, ed utilizzato successivamente, in modo pre-cipuo, da Roberto d’Angiò (1309-1343), quest’ul-timo definito anche robertino. Elemento caratteri-stico di tale moneta è, al diritto, il sovrano assisosu un trono, con scettro e globo crucigero, inse-rito in un cerchio perlinato intorno al quale correla leggenda riferita appunto al sovrano. Al rove-scio campeggia una croce, anch’essa inserita inuna cornice circolare, con quattro gigli in ciascunangolo del riquadro – elementi da cui la monetaricava il nome –, affiancata dalla leggenda checorre lungo il bordo.

Il gigliato venne imitato in Provenza, partemeridionale della Francia, proponendosi comeuna delle monete più importanti del Mediter-raneo orientale, specialmente del mare Egeo.L’emissione di questa moneta a Napoli duròper almeno un cinquantennio 61.

PIERREALE

Moneta creata sotto il regno siciliano diPietro d’Aragona (letteralmente significa “realedi Pietro”) e Costanza, a partire dal 1285 in

60. MEC 14, p. 406 e ss.61. MEC 14, p. 224 e ss.

IV. EMISSIONE E CIRCOLAZIONE26

poi. Essa era una replica, nel peso e nella quan-tità di fino, del carlino napoletano introdottoda Carlo II d’Angiò 62, ma se ne differenziavaper l’adozione di elementi tipologici caratteri-stici degli Aragonesi: l’aquila coronata al dirittoe lo scudo aragonese al rovescio, naturalmenteaccompagnati dalle relative leggende. La vici-nanza fra questa valuta e quella degli angioini ètestimoniata dalla documentazione d’archiviodel periodo, in cui pierreali e carlini spessovengono confusi.

I pierreali vennero coniati, senza sostanzialicambiamenti, per due secoli terminando la lorofunzione sotto il regno di Ferdinando il Catto-lico (1479-1516) 63.

2 - CIRCOLAZIONE MONETARIA

Col termine tesoretto 64 s’intende una certaquantità di monete – a volte minima, altre dinotevole accumulo – occultata in antico e ca-sualmente rinvenuta in epoca recente. Essi rap-presentano un fenomeno tutt’altro che comu-ne, nell’ambito dei rinvenimenti archeologiciin generale. Le motivazioni per cui in antichitàil possessore di un tesoretto era indotto ad oc-cultarlo erano giustificate da fattori straordinari,come ad esempio un pericolo imminente, qua-le quello di un conflitto in atto. Pertanto l’in-tenzione sottesa a tale occultamento era evi-dentemente quella di impedirne l’alienazione,nascondendo il prezioso risparmio – il più dellevolte in un contenitore non deperibile – in unluogo evidentemente sicuro, per poterlo recu-perare una volta venute meno tali esigenze. Lacircostanza che poi il gruzzolo di monete nonvenisse recuperato, per centinaia o migliaia dianni, sottende una causa violenta, dolorosa cheha determinato tale impossibilità.

Il contributo che questa classe di materialepuò offrire alla storia antica è notevole, purchéi reperimenti vengano effettuati in un contestochiaro, non inquinato e soprattutto nella lorointegrità. Gli studiosi possono ricavarne utilinotizie sulla circolazione monetaria in generale,e quindi ricostruire attraverso studi comparati,elementi di storia antica.

62. Col quale spesso si confondeva, come si evince dalla ter-minologia utilizzata nei documenti dell’epoca: MEC 14 p. 257.

63. MEC 14, p. 257 e ss.64. Sul significato di questa parola e su molto altro in rela-

zione a tale termine si v. TRAVAINI 2007, 1 p. 113 e ss., con bi-bliografia precedente.

Relativamente ai rinvenimenti di tesoretticontenenti gigliati e tornesi è possibile afferma-re che sono estremamente rari in Italia meri-dionale, addirittura inesistenti in Sicilia ed inSardegna 65. In Puglia sono conosciuti, oltre alnostro, nove tesoretti di cui otto, di seguitoelencati, reperiti in un’area compresa fra Taran-to, Brindisi ed il Salento.

1 Taranto: convento dei Celestini compren-dente 21 gigliati di Roberto d’Angiò e ben 859denari tornesi della Grecia Franca 66. Conserva-to presso il Museo Archeologico Nazionale diTaranto.

2 S. Vito dei Normanni (BR): località SanGiacomo, composto da 40 denari tornesi dellaGrecia Franca, occultato forse nel 1350 67.

3 Gallipoli (LE): probabile tesoretto di tor-nesi, di provenienza locale, conservato presso illocale museo 68.

4 Manduria (TA): tesoretto composto da652 denari tornesi e 37 gigliati 69, conservatopresso il Museo Archeologico Nazionale diTaranto.

5 Roca Vecchia (Melendugno - LE): rinve-nuto prima del 1934, comprendente un nume-ro indefinito di tornesi della Grecia franca, 2robertini, un numero imprecisato di minuti diGenova e di quattrini di Firenze, 8 grossi diMilano, 2 bagattini veneti ed un gruppo di ca-valli di Ferrante 70. Interrato nel XV sec., allostato attuale risulta disperso.

6 Mottola (TA): presso la masseria Casalrot-to, composto da un imprecisato numero di de-nari tornesi, di cui quelli riconosciuti apparte-

65. MEC 14, p. 406-440.66. Si v. da ultimi MEC 14, p. 423, n. 104; BAKER 2001,

pp. 255-260. Una completa lista dei tesoretti e dei rinvenimentisporadici medievali rinvenuti in Italia Meridionale è in MEC14, pp. 401-430.

67. MEC 14, p. 421 n. 82; BAKER 2001, p. 221.68. TRAVAGLINI 1982 pp. 66-72; TRAVAGLINI 1994, p. 71; BA-

KER 2001, p. 221.69. MEC 14, p. 423, n. 105; BAKER 2001 p. 250-251. Ad es-

si è associato anche un denario della repubblica romana che èun’evidente intrusione, e pertanto non può essere consideratocome pertinente al gruzzolo.

70. MEC 14, p. 418, n. 39.

CIRCOLAZIONE MONETARIA 27

nenti a Carlo I d’Angiò; fu probabilmente sep-pellito nel 1276 71. Risulta disperso

7 Martano (LE): inedito, custodito presso ilMuseo Provinciale di Lecce, composto da 162esemplari di cui 1 gigliato e 161 tornesi, comedal seguente prospetto 72:

TESORETTO DI MARTANO

(Lecce, Museo Provinciale)

Autorità emittente Nominale Quantità

Guglielmo di Villehardouin (1267 ca.-1278) Tornesi 6

Carlo I e Carlo II (1278-85, 1285-89) Tornesi 10

Guglielmo de la Roche (1280-87) Tornesi 19

Guido II de la Roche (1287-1308) Tornesi 29

Fiorenzo di Hainaut (1289-97) Tornesi 8

Isabella di Hainaut (1297-1301) Tornesi 16

Filippo di Savoia (1301-1304) Tornesi 22

Filippo di Taranto (1304-1313) Tornesi 43

Matilde di Hainaut (1316-1321) Tornesi 3

Non identificati Tornesi 5

Roberto d’Angiò (1309-1343) Gigliato 1

Totale 162

8 Sava (TA): reperito nel 1953-54, durantelavori di risistemazione poderale in proprietà exCinieri. Le opere vennero eseguite con mezzipesanti ed il materiale, conservato in un vasod’argilla, fu disperso a causa della frantumazionedel contenitore. Purtroppo non si ha notiziaesatta del numero e della tipologia dei nummi.In seguito vennero recuperati venticinqueesemplari, tutti appartenenti al periodo di Ro-berto d’Angiò. Non si hanno ulteriori notiziesulla sua possibile collocazione per cui, allo sta-to attuale, deve essere considerato disperso 73.

9 Bitonto (BA): composto da 41 denari torne-si fra cui 3 di Guglielmo di Villehardouin 74.Disperso.

71. MEC 14, p. 419, n. 53.72. Il tesoretto era conosciuto in modo generico. L’identifi-

cazione del materiale è opera del dott. Giuseppe Sarcinelli, ef-fettuata nell’ambito di una ricerca curata dall’Università di Lec-ce, sotto la direzione del prof. Aldo Siciliano.

73. La prima notizia del tesoretto è data da PICHIERRI 1976,p. 28. Proprio l’autore dell’articolo recuperò il materiale chepoi descrisse. Altre notizie sono in STRANIERI 2000, p. 345.

74. MEC 14, p. 415, n. 11; BAKER 2001 p. 249-250. In Italiameridionale, a fronte di una frequenza notevole di rinvenimentisporadici di denari tornesi, soprattutto provenienti dalla Grecia, sihanno limitate notizie di esemplari di Guglielmo di Villehardouin.Oltre quello segnalato nel tesoretto in esame, se ne conoscono so-lo altri due, di cui uno rinvenuto in Calabria (si v. ARSLAN 1981);

Il successo dei gigliati è ben testimoniatodalla loro presenza, tutt’altro che marginale, intesoretti rinvenuti in Grecia, a Delfi, Kasos,Lefkosia, Polis, Sidiriunta (isola di Chios), Te-be, ed in Turchia a Efeso, Istanbul e Mileto 75.

La distinzione delle tre aree monetarie, pre-cedentemente evidenziate, congiuntamente allapossibilità di collocare cronologicamente quasitutto il materiale rinvenuto, ci offre alcunispunti di riflessione. In primo luogo la presen-za, nello stesso contesto, di monete coniate an-che a distanza di quasi due secoli potrebbe farsorgere qualche legittimo sospetto sulla possibi-le natura intrusiva dell’una o dell’altra valuta.

La persistenza d’uso di queste distinte moneterisulta ben comprensibile per i gigliati, mentrepotrebbe apparire sorprendente per i più antichidenari tornesi 76. In effetti occorre valutare che itornesi di zecche straniere, nonostante varie leggirestrittive miranti a limitarne o impedirne l’utiliz-zo, hanno goduto di una notevole diffusione inItalia meridionale dove erano preferiti – in virtùdella buona quantità di fino, di quasi il 30% – al-l’omonima valuta locale, il cui fino era estrema-mente scarso dal momento che si aggirava sul 2%:in pratica poteva essere considerata un vero eproprio falso di stato 77.

Ulteriore elemento del successo dei denaritornesi coniati a Chiarenza è che essi furonoemessi dai sovrani angioini, e pertanto è bencomprensibile la loro circolazione nel regnoangioino in Italia Meridionale 78.

Gli elementi precedentemente segnalati, con-giuntamente alle opportune osservazioni del Ba-ker 79 sulla continua sovrapposizione di tornesi egigliati in Puglia – valute che, caso raro, doveva-no essere utilizzate all’interno di uno stesso siste-ma di conto –, aiutano a comprendere la vitalitàdi questi esemplari al tempo del seppellimento delnostro tesoretto. Ed in ciò veniamo anche rassi-curati dal confronto col materiale del tesoretto diRoca Vecchia, località, fra l’altro, poco distanteda Muro Leccese, in cui si segnala la contestualepresenza di pierreali e tornesi.

l’altro reperito in un probabile tesoretto, composto di soli tornesi,rinvenuto in San Vito dei Normanni, località situata nei pressi diBrindisi (TRAVAGLINI 1994, p. 73).

75. BAKER 2001 p. 222 e BAKER 2002 pp. 177-178.76. Su quest’argomento si rinvia al capitolo III.77. Tale situazione era già presente durante il regno di Federi-

co II e si ripropose successivamente. Infatti nel 1280 Carlo I e nel1325 Roberto d’Angiò emanarono decreti tassativi contro l’uso nelRegno di monete diverse da quelle regie: TRAVAINI 1991, 715.

78. MEC 14, p. 408.79. Capitolo III.

IV. EMISSIONE E CIRCOLAZIONE26

poi. Essa era una replica, nel peso e nella quan-tità di fino, del carlino napoletano introdottoda Carlo II d’Angiò 62, ma se ne differenziavaper l’adozione di elementi tipologici caratteri-stici degli Aragonesi: l’aquila coronata al dirittoe lo scudo aragonese al rovescio, naturalmenteaccompagnati dalle relative leggende. La vici-nanza fra questa valuta e quella degli angioini ètestimoniata dalla documentazione d’archiviodel periodo, in cui pierreali e carlini spessovengono confusi.

I pierreali vennero coniati, senza sostanzialicambiamenti, per due secoli terminando la lorofunzione sotto il regno di Ferdinando il Catto-lico (1479-1516) 63.

2 - CIRCOLAZIONE MONETARIA

Col termine tesoretto 64 s’intende una certaquantità di monete – a volte minima, altre dinotevole accumulo – occultata in antico e ca-sualmente rinvenuta in epoca recente. Essi rap-presentano un fenomeno tutt’altro che comu-ne, nell’ambito dei rinvenimenti archeologiciin generale. Le motivazioni per cui in antichitàil possessore di un tesoretto era indotto ad oc-cultarlo erano giustificate da fattori straordinari,come ad esempio un pericolo imminente, qua-le quello di un conflitto in atto. Pertanto l’in-tenzione sottesa a tale occultamento era evi-dentemente quella di impedirne l’alienazione,nascondendo il prezioso risparmio – il più dellevolte in un contenitore non deperibile – in unluogo evidentemente sicuro, per poterlo recu-perare una volta venute meno tali esigenze. Lacircostanza che poi il gruzzolo di monete nonvenisse recuperato, per centinaia o migliaia dianni, sottende una causa violenta, dolorosa cheha determinato tale impossibilità.

Il contributo che questa classe di materialepuò offrire alla storia antica è notevole, purchéi reperimenti vengano effettuati in un contestochiaro, non inquinato e soprattutto nella lorointegrità. Gli studiosi possono ricavarne utilinotizie sulla circolazione monetaria in generale,e quindi ricostruire attraverso studi comparati,elementi di storia antica.

62. Col quale spesso si confondeva, come si evince dalla ter-minologia utilizzata nei documenti dell’epoca: MEC 14 p. 257.

63. MEC 14, p. 257 e ss.64. Sul significato di questa parola e su molto altro in rela-

zione a tale termine si v. TRAVAINI 2007, 1 p. 113 e ss., con bi-bliografia precedente.

Relativamente ai rinvenimenti di tesoretticontenenti gigliati e tornesi è possibile afferma-re che sono estremamente rari in Italia meri-dionale, addirittura inesistenti in Sicilia ed inSardegna 65. In Puglia sono conosciuti, oltre alnostro, nove tesoretti di cui otto, di seguitoelencati, reperiti in un’area compresa fra Taran-to, Brindisi ed il Salento.

1 Taranto: convento dei Celestini compren-dente 21 gigliati di Roberto d’Angiò e ben 859denari tornesi della Grecia Franca 66. Conserva-to presso il Museo Archeologico Nazionale diTaranto.

2 S. Vito dei Normanni (BR): località SanGiacomo, composto da 40 denari tornesi dellaGrecia Franca, occultato forse nel 1350 67.

3 Gallipoli (LE): probabile tesoretto di tor-nesi, di provenienza locale, conservato presso illocale museo 68.

4 Manduria (TA): tesoretto composto da652 denari tornesi e 37 gigliati 69, conservatopresso il Museo Archeologico Nazionale diTaranto.

5 Roca Vecchia (Melendugno - LE): rinve-nuto prima del 1934, comprendente un nume-ro indefinito di tornesi della Grecia franca, 2robertini, un numero imprecisato di minuti diGenova e di quattrini di Firenze, 8 grossi diMilano, 2 bagattini veneti ed un gruppo di ca-valli di Ferrante 70. Interrato nel XV sec., allostato attuale risulta disperso.

6 Mottola (TA): presso la masseria Casalrot-to, composto da un imprecisato numero di de-nari tornesi, di cui quelli riconosciuti apparte-

65. MEC 14, p. 406-440.66. Si v. da ultimi MEC 14, p. 423, n. 104; BAKER 2001,

pp. 255-260. Una completa lista dei tesoretti e dei rinvenimentisporadici medievali rinvenuti in Italia Meridionale è in MEC14, pp. 401-430.

67. MEC 14, p. 421 n. 82; BAKER 2001, p. 221.68. TRAVAGLINI 1982 pp. 66-72; TRAVAGLINI 1994, p. 71; BA-

KER 2001, p. 221.69. MEC 14, p. 423, n. 105; BAKER 2001 p. 250-251. Ad es-

si è associato anche un denario della repubblica romana che èun’evidente intrusione, e pertanto non può essere consideratocome pertinente al gruzzolo.

70. MEC 14, p. 418, n. 39.

V

LETTURA DEI DATI

1 - PRODUZIONE MONETALE

La produzione monetale di Roberto d’An-giò fu imponente, caratterizzata da una limitataserie di denari “gherardini” 80, e da una benpiù numerosa di gigliati 81 chiamati anche ro-bertini, ovvio riferimento al nome del sovrano.Questi ultimi esemplari garantivano, sostanzial-mente, una continuità di qualità con la prece-dente monetazione di Carlo II, attraverso unidentico peso base, collocato intorno a grammi4,01, ed una medesima quantità di fino(929/1000) 82.

A fronte di una produzione quantitativa-mente notevole, si deve riscontrare una varietàtipologica inesistente, monotematica. Infatti, leimmagini che campeggiano sui due lati dei ro-bertini permangono immutate per tutta la dura-ta dell’attività della zecca, ma anche successiva-mente per le emissioni postume. Al diritto ri-troviamo il sovrano coronato, assiso di frontesu un trono arricchito da teste leonine, regge loscettro nella mano destra ed il globo crucigeronella sinistra. Al rovescio campeggia la crocefogliata, cantonata da quattro gigli.

La grande mole di materiale emesso da Ro-

80. Dal nome del banchiere fiorentino Gianni Gherardiniresponsabile,in quel periodo, dell’attività di emissione a Napoli:MEC 14, p. 221.

81. La definizione di gigliato deriva dal fiore ben in vista alrovescio di questa valuta.

82. MEC 14, p. 224. La quantità di fino, come si vedrà piùavanti, in certi casi era anche superiore. Le quote ponderali piùbasse registrate fra gli esemplari del nostro tesoretto non inficia-no i dati teorici in quanto causate da un diffuso fenomeno diusura.

berto lascia comunque desumere una ampia va-rietà di conî, prodotto differenziato eseguito inmomenti diversi e certamente anche da mae-stranze diverse. Non risulta comunque agevolepoter risalire alle varie serie, sia per l’uniformitàtipologica sia per la diffusa usura, più o menoaccentuata, dovuta all’ampia durata della circo-lazione di queste monete ed al tondello sottilesu cui i tipi venivano impressi.

Nonostante ciò quattro sono gli elementiche permettono di porre in evidenza differen-ziazioni:

a) simboli, o elementi di corredo.b) caratteristiche pondometriche.c) caratteristiche epigrafiche.d) tipologia.L’importanza del contributo epigrafico è

ben evidenziabile dalla distinzione che è statopossibile riscontrare fra esemplari a leggendaROBERTVS che caratterizzano le fasi più an-tiche e quelle nella forma abbreviata ROBERTche dovrebbero contraddistinguere la produzio-ne più recente 83.

Secondo la precedente letteratura tre sonogli elementi che permetterebbero di identifica-re la produzione postuma, a nome del sovrano:

1) larghezza eccessiva del tondello;2) quote ponderali più basse;

83. L’argomento è stato oggetto di più o meno approfondi-te discussioni. Una sommaria classificazione della monetazionein questione è in PANNUTI - RICCIO 1984, pp. 19-21; POURNOT

1991, pp. 696-699. In MEC 14 (per i rinvii alle pagine si v. piùavanti) l’argomento è trattato con un respiro maggiore, con unadisamina dei precedenti studi e lo sviluppo di originali e moti-vate proposte.

V. LETTURA DEI DATI30

3) dimensioni più ampie della croce fogliataapposta al rovescio 84.

A tali elementi, secondo altri, ne è possibileaggiungere un ulteriore, costituito da un gene-rale imbarbarimento dello stile delle emissionipostume rispetto a quelle precedenti 85.

Ai precedenti interventi, si è aggiunto, direcente, da parte del Baker, un primo contri-buto incentrato, in modo specifico, sui caratteriepigrafici dei robertini. In modo particolare lostudioso nel segnalare l’irregolarità della X diREX ha avanzato l’ipotesi che la posizione diquesta lettera, alla fine della leggenda, sia stataeseguita, con ogni probabilità, attraverso l’inse-rimento di un singolo punzone, al di fuori,pertanto, dell’impronta rilasciata nel generalecontesto del conio 86. Nello stesso tempo egli

ha segnalato la circostanza dell’originalità di al-tre singole lettere componenti la leggenda, siaal diritto che al rovescio, ponendo in risalto al-cuni elementi distintivi, relativi alle caratteristi-che specifiche di alcune di esse, oltre alla ese-cuzione di altre, vicina ad un’impostazione epi-grafica più o meno tipica delle leggende goti-che 87.

Ultimamente lo stesso studioso, grazie alla ri-lettura di un tesoretto 88 rinvenuto a Casalbore inprovincia di Avellino, ed al nucleo di gigliati ivipresente, ha approfondito il metodo di ricerca,identificando ulteriori elementi epigrafici e tipo-logici, che lo hanno portato ad evidenziare carat-teristiche specifiche della monetazione di Rober-to, giungendo a distinguere, quindi, dei gruppicome dal seguente prospetto 89:

Gruppo Leggenda D/ Altre caratteristiche Datazione

Gruppo 1a ROBERTVSPunzoni: 2 o più

Presenza di punteggiatura: 1 globetto; abbreviazioni con apostrofo. CSG 90

potenziata, TBC con ornamento dolce e tratti arrotondati, oppure formairta a tre punte.

Prima del 1317

Gruppo 1b ROBERTVSPunzoni: 2 o più

Simile al precedente ma con presenza di simbolo: ghianda o giglio 1317-1321/23

Gruppo 2a ROBERT (forma piùantica)Punzoni: 2 o più

Simboli: anelletto o stella o rosetta, quest’ultima accompagnata da una Nonciale sul lato destro. IhR invece di IERL. CSG somigliante alla crocedi Malta. TBC a forma triangolare composta da tre anelletti. 2 globetti.

1321/23-1324

Coniazioni di transizione Vicine al gruppo 2a

Gruppo 2b ROBERT (forma piùantica)Punzoni: 2 o più

IERL, Presenza di punteggiatura: 1 globetto. CSG potenziata TBC contratti dolci

1324 - buona partedegli anni trenta o an-che più tardi

Gruppo 3 ROBERTPunzoni: 1

Modulo largo. Mancanza di punteggiatura. Sorriso benevolo, IERL, CSGpotenziata, punteggiatura per lo più assente, TBC con tratti arrotondati edanche irti a tre punte

dalla fine del gruppo2b - ultimi anni delsecolo o più tardi, coninterruzioni

Gruppo 4 ROBERT (tardo)Punzoni: 1

Simile al precedente ma con scarsa accuratezza. Presenza in modo specifi-co delle O barrate, (anche se non è di esclusiva pertinenza di questogruppo)

1348, durante l’occu-pazione ungherese diNapoli

84.DELL’ERBA 1933, pp. 20-21, riportato in BAKER 2001, p.236. Ma anche SAMBON 1916, p. 171, n. 3.

85. CAGIATI 1911, p. 40.86. BAKER 2001, p. 237.87. Ibidem.

88. Il tesoretto è stato segnalato per la prima volta in POSTE-RARO 1928 e discusso anche in MEC 14, p. 416 n. 21 e dallostesso BAKER 2001.

89. BAKER 2002, p. 158.90. Per sinteticità sono state utilizzate le sigle CSG (= croce

sovrastante il globo) e TBC (= termine braccio della croce), ri-cavate da TESTA 2008.

ELEMENTI PONDOMETRICI 31

Com’è possibile verificare dal precedentesintetico prospetto, gli elementi messi in evi-denza dal Baker sono diversi. Infatti lo studio-so, pur ponendo l’accento, approfondendolo,sull’aspetto epigrafico, dà comunque basilareimportanza all’aspetto iconografico, sia relativa-mente all’immagine del sovrano nel suo com-plesso, sia negli aspetti più specifici quali le dif-ferenziazioni del globo crucigero o dell’orna-mento floreale del rovescio, senza trascurare ilmodulo ed il peso. Infine pone l’accento anchesulla presenza di due o più punzoni per l’esecu-zione della leggenda dei primi due gruppi e diuno solo per quel che riguarda i gruppi 3 e 4.

Un generale consenso ai nuovi criteri ela-borati dal Baker vengono dal Testa 91, anche selo studioso non manca di muovere alcuni rilie-vi. In particolare ritiene che vi sia una marcatalontananza cronologica fra il gruppo a leggendaRobertus (gruppo 1b) e quello a leggenda Ro-bert (gruppo 2a), sia perché le monete più anti-che si avvicinano a quelle di Carlo d’Angiò,per diametro (più stretto), sia perché la formaIhR, come abbreviazione di Gerusalemme, ri-corda analoghe monete della Provenza.

È indubbio che il lavoro effettuato dal Ba-ker costituisca un prezioso punto di riferimentoed una solida base per iniziare a differenziare lagrande mole del materiale coniato sotto Ro-berto da quello postumo. Lo studio comparatodei 190 gigliati, rinvenuti nel tesoretto in esa-me, ha permesso un approfondimento sullacomposizione delle varie leggende. In base atale analisi, condotta – ed è il caso di sottoli-nearlo nuovamente –, su un limitato campiona-rio di esemplari, seguendo il sentiero già intra-preso dal Baker, il materiale è stato suddiviso inquattro gruppi 92, e le seguenti sono le riflessio-ni ricavate.

2 - ELEMENTI PONDOMETRICI

Si sa che il peso del carlino era fissato intornoalla quota di grammi 4,00, con percentuali di per-dita di peso, dovuta all’usura, estremamente basse.Nella realtà si ipotizza che il peso del materialecircolante doveva gravitare intorno alla quota di

91. TESTA 2008.92. Naturalmente ci si riferisce solo alla produzione napole-

tana.

grammi 3,96, mentre quello relativo al fior di co-nio era leggermente più pesante, grammi 3,98 93.Escludendo, naturalmente, i possibili episodi ditosatura, oltre ad illeciti espedienti delle stesse au-torità preposte alle operazioni di zecca 94, si ritie-ne comunque come ottimo un peso intorno ai3,93 grammi 95. Dalla evidenza empirica dell’ana-lisi del materiale si ricavano conferme per i datiteorici.

Infatti, dal tesoretto di Casalbore esaminatorecentemente dal Baker, su un totale di 543 gi-gliati, la quota ponderale media si attesta su unpicco notevole, superiore a grammi 3,96, quellaminima su grammi 3,92, mentre oltre 70 esem-plari superano i 4,00 grammi 96. I dati sono sor-prendentemente omogenei, e se si considera chebuona parte delle emissioni del tesoretto di Casal-bore sono probabilmente postume, si può com-prendere perfettamente come la buona qualità delpeso fosse stato uno degli elementi che decretaro-no lo straordinario successo dei gigliati di Rober-to 97 per lungo tempo dopo la sua scomparsa.

I dati ricavabili dal tesoretto di Muro Lecceserisultano più articolati. Infatti, considerando il te-soretto nel suo complesso, su un totale di 190esemplari solo sette gigliati (61, 62, 63, 124, 149,150 e 207) registrano pesi che si aggirano intornoai 4,00 grammi ed oltre, mentre due esemplarihanno una quota estremamente bassa di grammi3,20 (nn. 120 e 200). Va comunque osservato cheil peso dell’esemplare più pesante, il n. 207, digrammi 4,22 è falsato, in quanto ricoperto da unframmento di altro esemplare che ne impedisce,allo stesso tempo, la lettura e l’attribuzione aduno dei gruppi. Per quel che concerne gli esem-plari più leggeri, risulta evidente che il depaupe-ramento ponderale è provocato dalla accentuataconsunzione. Se si considera la media complessivadel materiale, essa si assesta sui 3,89 grammi, so-stanzialmente in linea coi dati del tesoretto di Ca-salbore. Su 190 monete solo undici registranoquote inferiori ai 3,8 grammi, di cui due entro i3,7 (55 e 114), sei entro i 3,6 (56, 60, 115-117,

93. Si v. MONTI 1928 p. 8 e p. 13, segnalato da TESTA 2008,p. 556.

94. Episodi tutt’altro che rari, di cui alcuni documentati an-che dalla letteratura, come quello eclatante riferito a FedericoII, per cui si v. LIBERO MANGIERI 2003 p. 357 (anche per biblio-grafia precedente).

95. TESTA 2008, p. 556.96. Si v. BAKER 2002; TESTA 2008, p. 55797. L’altro elemento fu la notevole purezza dell’argento. Su

quest’argomento si v. p. 32, 47-48.

V. LETTURA DEI DATI30

3) dimensioni più ampie della croce fogliataapposta al rovescio 84.

A tali elementi, secondo altri, ne è possibileaggiungere un ulteriore, costituito da un gene-rale imbarbarimento dello stile delle emissionipostume rispetto a quelle precedenti 85.

Ai precedenti interventi, si è aggiunto, direcente, da parte del Baker, un primo contri-buto incentrato, in modo specifico, sui caratteriepigrafici dei robertini. In modo particolare lostudioso nel segnalare l’irregolarità della X diREX ha avanzato l’ipotesi che la posizione diquesta lettera, alla fine della leggenda, sia stataeseguita, con ogni probabilità, attraverso l’inse-rimento di un singolo punzone, al di fuori,pertanto, dell’impronta rilasciata nel generalecontesto del conio 86. Nello stesso tempo egli

ha segnalato la circostanza dell’originalità di al-tre singole lettere componenti la leggenda, siaal diritto che al rovescio, ponendo in risalto al-cuni elementi distintivi, relativi alle caratteristi-che specifiche di alcune di esse, oltre alla ese-cuzione di altre, vicina ad un’impostazione epi-grafica più o meno tipica delle leggende goti-che 87.

Ultimamente lo stesso studioso, grazie alla ri-lettura di un tesoretto 88 rinvenuto a Casalbore inprovincia di Avellino, ed al nucleo di gigliati ivipresente, ha approfondito il metodo di ricerca,identificando ulteriori elementi epigrafici e tipo-logici, che lo hanno portato ad evidenziare carat-teristiche specifiche della monetazione di Rober-to, giungendo a distinguere, quindi, dei gruppicome dal seguente prospetto 89:

Gruppo Leggenda D/ Altre caratteristiche Datazione

Gruppo 1a ROBERTVSPunzoni: 2 o più

Presenza di punteggiatura: 1 globetto; abbreviazioni con apostrofo. CSG 90

potenziata, TBC con ornamento dolce e tratti arrotondati, oppure formairta a tre punte.

Prima del 1317

Gruppo 1b ROBERTVSPunzoni: 2 o più

Simile al precedente ma con presenza di simbolo: ghianda o giglio 1317-1321/23

Gruppo 2a ROBERT (forma piùantica)Punzoni: 2 o più

Simboli: anelletto o stella o rosetta, quest’ultima accompagnata da una Nonciale sul lato destro. IhR invece di IERL. CSG somigliante alla crocedi Malta. TBC a forma triangolare composta da tre anelletti. 2 globetti.

1321/23-1324

Coniazioni di transizione Vicine al gruppo 2a

Gruppo 2b ROBERT (forma piùantica)Punzoni: 2 o più

IERL, Presenza di punteggiatura: 1 globetto. CSG potenziata TBC contratti dolci

1324 - buona partedegli anni trenta o an-che più tardi

Gruppo 3 ROBERTPunzoni: 1

Modulo largo. Mancanza di punteggiatura. Sorriso benevolo, IERL, CSGpotenziata, punteggiatura per lo più assente, TBC con tratti arrotondati edanche irti a tre punte

dalla fine del gruppo2b - ultimi anni delsecolo o più tardi, coninterruzioni

Gruppo 4 ROBERT (tardo)Punzoni: 1

Simile al precedente ma con scarsa accuratezza. Presenza in modo specifi-co delle O barrate, (anche se non è di esclusiva pertinenza di questogruppo)

1348, durante l’occu-pazione ungherese diNapoli

84.DELL’ERBA 1933, pp. 20-21, riportato in BAKER 2001, p.236. Ma anche SAMBON 1916, p. 171, n. 3.

85. CAGIATI 1911, p. 40.86. BAKER 2001, p. 237.87. Ibidem.

88. Il tesoretto è stato segnalato per la prima volta in POSTE-RARO 1928 e discusso anche in MEC 14, p. 416 n. 21 e dallostesso BAKER 2001.

89. BAKER 2002, p. 158.90. Per sinteticità sono state utilizzate le sigle CSG (= croce

sovrastante il globo) e TBC (= termine braccio della croce), ri-cavate da TESTA 2008.

V. LETTURA DEI DATI32

199), uno entro i 3,5 (119) oltre alle due quotepiù basse appena segnalate. Naturalmente la situa-zione non muta se si considerano i dati separati

dei vari gruppi, del resto la sostanziale uniformitàponderale è ben visibile dal seguente graficocomplessivo dei pesi analizzati.

ELEMENTI PONDERALI, GRAFICO COMPLESSIVO DEI GIGLIATI

Ampliando il quadro pondometrico ancheai tre pierreali, si segnala che il peso è di 3,15per il 208 e di 3,25 per i successivi due.

Relativamente all’analisi del modulo, il Te-sta afferma che il diametro delle prime emissio-ni a leggenda ROBERTVS si avvicina sostan-zialmente a quello stabile di ca. 25 millimetri diCarlo II, mentre nelle emissioni a leggendaROBERT il diametro si allarga a 27 mm edoltre 98. Nel tesoretto in questione gli unici dueesemplari a leggenda ROBERTVS 99 hanno ri-spettivamente un modulo di mm 27,60 e28,10 100, mentre le misure degli altri variano daun minimo di 25 (ess. nn. 28, 45, 77, 79, 120,124, 140, 149, 200, 206,) ad un massimo di 30mm (es. 159) 101. Va ancora osservato che, ingenerale, i tondelli non conservano l’intera su-perficie dell’impronta, ma spesso risultano tosa-

98. TESTA 2008, p. 55799. Naturalmente il secondo esemplare, a parer nostro, ap-

partiene a zecca provenzale.100. Il secondo esemplare sembra, però, appartenere a zecca

provenzale.101. Va anche segnalato che le misure del diametro sono sta-

te valutate inserendo il calibro su una linea che va da 90° a270° del lato principale (diritto); pertanto non si è ricercata laparte più larga del tondello.

ti, circostanza che suggerisce delle correzioni,sia ponderali che di modulo, al rialzo. Il feno-meno è uniforme su tutti i gruppi, e pertantotali dati vanno in una direzione diversa daquella indicata dal Testa.

Come è stato già detto, uno degli elementiche contribuì a marcare il successo clamorosodei gigliati di Roberto, fu senz’altro la quantitàdi fino contenuta negli stessi. Tale circostanza èstata confermata da analisi effettuate in epocarecente, in base alle quali è stato determinatoche la quantità di fino si aggira intorno ai929/1000 102.

Nell’ambito di un progetto di collaborazio-ne fra la Soprintendenza per i Beni Archeologi-ci della Puglia, il Dipartimento Beni Culturalidell’Università di Lecce 103 ed il Laboratorio diMicroscopia Elettronica C. De Blasi del Dipar-timento di Scienza dei Materiali dell’Universitàdi Lecce 104, numerose monete conservate pres-so il Museo Nazionale Archeologico di Tarantosono state oggetto di analisi non distruttiva. Fradi esse anche quattro esemplari del presente te-

102. MEC 14, p. 224.103. Sotto la direzione di Aldo Siciliano.104. Sotto la direzione di D. Manno e A. Serra che ringrazio

per il cortese intervento per il quale si rinvia alle pp. 47-48.

APPORTI EPIGRAFICI 33

soretto i cui risultati, per percentuale di argentorinvenuta, non solo confermano, ma addiritturaampliano i dati già conosciuti sull’ottima qualitàdel metallo utilizzato dai monetieri operanti nelperiodo, come è possibile verificare dal pro-spetto elaborato dagli studiosi nell’appendice 2.

Il campione scelto per l’analisi è caratteriz-zato al diritto dalla leggenda ROBERT. Il pri-mo esemplare esaminato, il n° 21 rientra fraquelli sicuramente attribuibili a Roberto. Glialtri tre (nn. 67, 98 e 138), invece appartengo-no alle emissioni postume. Il primo è quellocon la percentuale di argento più alta (95,61),ma la differenza con gli altri 105 è talmente limi-tata da autorizzarci ad affermare che la percen-tuale di fino è sostanzialmente la stessa in tuttie quattro esemplari. Tali dati non sorprendonoma contribuiscono a consolidare il prestigio delrobertino, sia di Roberto che postumo, e aiuta-no anche a comprendere il successo di questamoneta non solo temporale, visto che nel 1469era ancora utilizzata 106, ma anche spaziale, dalmomento che i robertini vennero imitati anchein numerose zecche straniere 107.

3 - APPORTI EPIGRAFICI

Le variazioni epigrafiche (soprattutto al di-ritto), presenti nel materiale in esame, sonoevidenziate nel seguente prospetto.

Gruppi Particolarità epigrafiche Numerodi catalogo

ESEMPLARI A LEGGENDA ROBERTVS (18-19)

Provenza IhR e SICL 18

1a EX di REX in legamento 19

ESEMPLARI A LEGGENDA ROBERT (20-207)

2a D, IhR, RE, assenza di ET 20-22

3a/1 DILIGT1 35

3a/2 SICILI’ 57-58

3a/3 SICL’ 59

3a/4 SICLE 60

3 b/1 DILIGT 108

3b/2 SICILI 121

105. Rispettivamente 94,67, 95,40, 94,53.106. MEC 14, p. 226. La lunga circolazione dei robertini è

ampiamente confermata dal presente tesoretto, e dalla sua datadi occultamento, su cui si v. più avanti.

107. Su quest’argomento specifico si v. GRIERSON 1965.

Gruppi Particolarità epigrafiche Numerodi catalogo

ESEMPLARI A LEGGENDA ROBERTVS (18-19)

3b/3 SICILE 122

3b/4 SICILIERX 123

3b/5 SICL’ 124-125

3b/6 SICI’ 126-139

3b/7 SCIL’ 140

3b/8 ROBR 141-143

3b/9 E SICIL RE 144-146

3b/10 SICIL R 147

3b/11 SICIL RE (LR in legamento 148

3b/12 SICIL RE 149-180

3b/13 X finale affiancata ed identica alla+ ini-ziale

181-200

Tardio provinciali

X finale affiancata ed identica alla+ iniziale 202

Tardio provinciali

SICL’ 204

Tardio provinciali

RX / DILIGTI 205

Tardio provinciali

SICIL RE 206

Come è possibile verificare, a livello epigra-fico sono state riscontrate non poche diversitàall’interno dei vari gruppi, alcune anche incro-ciate.

La forma DILIGT, con assenza della I (ess.35 e 108) è da ascrivere ad un evidente erroredel monetiere, alla stessa stregua della formaDILIGTI (es. 205) con inversione della I e l’as-senza della E in ROBR (negli esemplari 141-143). Le maggiori differenziazioni si registranosulla scrittura di SICILIE (123), nella forma SI-CILI’ (ess. 57-58, 121), SICILE (es. 122), SI-CLE (es. 60) SICL’ (ess.18, 59, 124-125, 204),SICIL’ (147-180, 206), SCIL’ (es. 140) e SICI’(ess. 126-139). Va anche evidenziata la contra-zione della forma REX in RX (205) o l’assenzadella X finale riscontrata in 37 esemplari (20-22, 148-180, 206). Infine in 20 esemplari la Xdi REX risulta affiancata ed identica alla + del-l’inizio della leggenda (181-200, 202).

Interessante notare come alcune di questevariazioni siano comuni all’interno dei gruppi.

Leggenda Numero di Catalogo Gruppo

SICILI’ 57-58 3a/2

121 3b/2

SICL’ 19 Provenza

59 3a/3

124-125 3b/5

V. LETTURA DEI DATI32

199), uno entro i 3,5 (119) oltre alle due quotepiù basse appena segnalate. Naturalmente la situa-zione non muta se si considerano i dati separati

dei vari gruppi, del resto la sostanziale uniformitàponderale è ben visibile dal seguente graficocomplessivo dei pesi analizzati.

ELEMENTI PONDERALI, GRAFICO COMPLESSIVO DEI GIGLIATI

Ampliando il quadro pondometrico ancheai tre pierreali, si segnala che il peso è di 3,15per il 208 e di 3,25 per i successivi due.

Relativamente all’analisi del modulo, il Te-sta afferma che il diametro delle prime emissio-ni a leggenda ROBERTVS si avvicina sostan-zialmente a quello stabile di ca. 25 millimetri diCarlo II, mentre nelle emissioni a leggendaROBERT il diametro si allarga a 27 mm edoltre 98. Nel tesoretto in questione gli unici dueesemplari a leggenda ROBERTVS 99 hanno ri-spettivamente un modulo di mm 27,60 e28,10 100, mentre le misure degli altri variano daun minimo di 25 (ess. nn. 28, 45, 77, 79, 120,124, 140, 149, 200, 206,) ad un massimo di 30mm (es. 159) 101. Va ancora osservato che, ingenerale, i tondelli non conservano l’intera su-perficie dell’impronta, ma spesso risultano tosa-

98. TESTA 2008, p. 55799. Naturalmente il secondo esemplare, a parer nostro, ap-

partiene a zecca provenzale.100. Il secondo esemplare sembra, però, appartenere a zecca

provenzale.101. Va anche segnalato che le misure del diametro sono sta-

te valutate inserendo il calibro su una linea che va da 90° a270° del lato principale (diritto); pertanto non si è ricercata laparte più larga del tondello.

ti, circostanza che suggerisce delle correzioni,sia ponderali che di modulo, al rialzo. Il feno-meno è uniforme su tutti i gruppi, e pertantotali dati vanno in una direzione diversa daquella indicata dal Testa.

Come è stato già detto, uno degli elementiche contribuì a marcare il successo clamorosodei gigliati di Roberto, fu senz’altro la quantitàdi fino contenuta negli stessi. Tale circostanza èstata confermata da analisi effettuate in epocarecente, in base alle quali è stato determinatoche la quantità di fino si aggira intorno ai929/1000 102.

Nell’ambito di un progetto di collaborazio-ne fra la Soprintendenza per i Beni Archeologi-ci della Puglia, il Dipartimento Beni Culturalidell’Università di Lecce 103 ed il Laboratorio diMicroscopia Elettronica C. De Blasi del Dipar-timento di Scienza dei Materiali dell’Universitàdi Lecce 104, numerose monete conservate pres-so il Museo Nazionale Archeologico di Tarantosono state oggetto di analisi non distruttiva. Fradi esse anche quattro esemplari del presente te-

102. MEC 14, p. 224.103. Sotto la direzione di Aldo Siciliano.104. Sotto la direzione di D. Manno e A. Serra che ringrazio

per il cortese intervento per il quale si rinvia alle pp. 47-48.

V. LETTURA DEI DATI34

Leggenda Numero di Catalogo Gruppo

204 4

SICIL’ 147-180 3b

206 4

RE 20-22 2°

148-180 3b

206 4

DILIGT 35 3a

108 3b/1

Un ulteriore elemento evidenziato di re-cente è la diversa attestazione del titolo di Ge-rusalemme nella forma IhR o IERL 108. Secon-do il Testa la presenza della forma IhR, insie-me ad un modulo largo ed al TBC a forma ditrifoglio / edera, lascerebbe intendere un’origi-ne provenzale dei nummi con tali caratteristi-che che andrebbero datate agli anni “70” delXIV secolo 109. Nel tesoretto in esame vi sonosolo quattro esemplari con la leggenda IhR,(18, 20-22). In modo particolare il 18, secondoquanto segnalato dal Testa avrebbe le caratteri-stiche specifiche degli esemplari provenzali: laleggenda ROBERTVS ed il TBC a forma ditrifoglio; fra l’altro, come si vedrà più avanti, èl’unico esemplare che presenta al centro talecaratteristica stilizzata con piede allungato, in-sieme ad una originale corposità degli orna-menti floreali. Tale circostanza sembra dar con-ferma alla estraneità dall’ambiente napoletanodell’esemplare in esame.

Devo anche sottolineare che la possibilità diverificare l’utilizzo di uno o più punzoni perl’esecuzione delle lettere 110, è una circostanzanon semplice da evidenziare: la complessità,l’ampia varietà e l’abbondanza delle emissionidi Roberto, o a suo nome tenderebbero, in li-nea di massima, a escludere tale tesi, o quantomeno al suo ridimensionamento. Certo lo stu-dioso pone in evidenza tale utilizzo per i grup-pi specificamente coniati durante il primo pe-riodo del regno di Roberto, ma è notorio chela produzione dei gigliati fu molto intensa siaprima che successivamente alla scomparsa delsovrano 111. Se, effettivamente, ed in modo ge-

108. TESTA 2008, p. 556, n. 3.109. TESTA 2008 Ibidem, si v. anche MEC 14, p. 226, per i

gigliati provenzali.110. BAKER 2001, p. 237, segnalato precedentemente.111. L’intensa attività delle produzione di gigliati sotto Ro-

nerico, non è possibile escludere interventi mi-rati, anche correttivi delle maestranze locali,d’altra parte tale circostanza è da ritenersi feno-meno raro, considerando il notevole rallenta-mento dell’attività di coniazione, qualora gliaddetti a tali operazioni avessero dovuto proce-dere all’inserimento manuale di singole lettere.

Da quanto sopra emerso è evidente che lemolte caratteristiche epigrafiche evidenziate, inun campionario certamente non ampio diesemplari, fanno sperare in una messa a puntoben più significativa, quando sarà possibile faraffidamento su un numero più consistente dinummi 112.

4 - APPORTI TIPOLOGICI

La tipologia dei robertini, com’è stato affer-mato precedentemente, è monotematica, infattisia al diritto che al rovescio le immagini sonocostanti per tutta la durata della produzione uf-ficiale e naturalmente anche per quella che siritiene di imitazione. Comunque entrambi i latioffrono spunti di riflessione su cui convienesoffermarsi.

Il primo contributo di originalità offerto daltesoretto in esame è l’identificazione, all’inter-no del gruppo 3, di due sottogruppi entrambiformati da esemplari con caratteristiche similari,ma con differenziazioni omogenee, relative al-l’impianto iconografico. Infatti nel primo caso(3a) i gigliati sono realizzati con molta cura ed iparticolari espressivi sono ben evidenziati, men-tre nel secondo gruppo (3b) si nota una mag-giore astrazione. Le particolarità epigrafiche, al-l’interno dei singoli sottogruppi, hanno poipermesso di poter porre in evidenza ulteriorisignificative differenziazioni.

Devo opportunamente segnalare che l’iden-tificazione dei gruppi è stata effettuata in colla-borazione col Baker cui ho inviato testo, cata-logo e relative riproduzioni fotografiche digita-

berto ed oltre è ben attestata dalle informazioni sulla quantitàdi materiale coniato. Si sa, infatti, che fra il 1321 ed il 1324venne messa in circolazione una quantità di gigliati compresafra i 560. 000 e gli 800. 000 esemplari, mentre tra il 1351 ed il1352 addirittura un paio di milioni di gigliati (postumi). Si v.TESTA 2008, pp. 554-555.

112. Sarebbe anche auspicabile una maggiore attenzione alleriproduzioni fotografiche, che andrebbero edite con maggiorecura e soprattutto integralmente.

APPORTI TIPOLOGICI 35

li 113. Naturalmente il lavoro dello studioso in-glese 114 è da considerarsi un primo importantepasso verso la sistemazione del teorico corpus deirobertini. Proprio per seguire il sentiero indicatodal Baker si approfondiranno gli elementi icono-grafici costitutivi dei due lati dei robertini.

Sia il diritto che il rovescio sono caratterizzatida un identico approccio schematico. Infatti ilcampo di entrambi i lati è suddiviso in due sezio-ni: la prima, che corre sul bordo esterno, contie-ne gli elementi epigrafici; la seconda, ben in evi-denza nel campo è riservata agli elementi icono-grafici. Un cerchio tratteggiato o perlinato con-traddistingue, delimitandoli, i due campi 115.

Il rispetto delle due aree doveva essere unodei requisiti caratterizzanti la perizia dell’inciso-re, anche se, a tal proposito, dalla visione delmateriale del tesoretto in esame, tale rispettonon sembra sovente esplicitato.

Elementi del diritto

Le caratteristiche somatiche del sovrano so-no tutt’altro che marcate e, per lo più, impron-tate ad un senso di astrazione, anche se nonmancano esempi in cui si notano sprazzi di ori-ginalità e di efficace resa stilistica.

La complessità della rappresentazione delsovrano è ben evidenziata dai particolari che necontraddistinguono l’insieme: a) tratti somatici;b) arti superiori; c) panneggio; d) calzari; f)scettro; g) trono con leoni laterali; h) globocrucigero 116.

Ma osserviamone le caratteristiche in modopiù approfondito.

a) Il volto del sovrano è delineato in modoapprossimativo, infatti il più delle volte risulta

113. Lo studioso ha così potuto confrontare il materiale diMuro Leccese con quello di Casalbore. Naturalmente sonocompletamente responsabile del testo in esame, ma riconosco,con piacere, a Baker che non poche pagine di questa monogra-fia sono state rielaborate grazie ai suoi preziosi suggerimenti.

114. Tale osservazione si deduce dall’insieme del suo lavoro edè stata confermata allo scrivente nel corso di una fitta corrispon-denza, intercorsa prima della definitiva stesura del presente lavoro.

115. Ad arricchimento dello stesso tipo, compaiono su rareemissioni degli elementi di corredo – assenti nel materiale inesame –, che sono già stati segnalati nel capitolo V, 1.

116. Per meglio comprendere la varietà delle espressioni deglielementi di corredo si rinvia alla tabella successiva, dove per ogniesemplare si offre una panoramica generale delle variazioni.

appiattito, mentre in altre gli occhi, il naso, lelabbra sono abbozzati in maniera vaga, e ciòche l’immagine trasmette è un sguardo vacuo,privo di espressione. Tale vacuità non può es-sere attribuita ad una soluzione artistica dellamanodopera locale, ma rientra, piuttosto, inuna tendenza che, relativamente alle monete,risale addirittura al IV sec. d. C., confluendonella monetazione dell’impero bizantino e pro-lungandosi fino alla piena epoca comunale 117.

b) Le dita della mano destra, reggenti loscettro, sono in genere in evidenza, mentrequelle che sorreggono il globo crucigero a vol-te risultano confuse, altre non in vista, mentrequando sono ben tratteggiate, se ne distinguo-no quattro o tre, raramente di meno.

c) Il corpo del sovrano è ricoperto da unpanneggio trattenuto, all’altezza dello sterno, daun fermaglio che qualche volta assume la formadi una croce, mentre più spesso di un fiore, inaltri casi invece l’approssimazione dell’esecuzio-ne non rende possibile un’identificazione. Ladifferenziazione è naturalmente solo visiva ed èresa possibile dalla circostanza che nel puntomediano del fiore è ben evidenziata la partecentrale della corolla, mentre le aste formanti lapossibile croce ne risultano prive.

d) A volte, al di fuori del panneggio che ri-copre completamente il corpo del sovrano, so-no delineati i calzari dello stesso. In genere so-no solo abbozzati, o si confondono col panneg-gio ma, quando sono ben in vista, se ne intrav-vede solo la punta. In alcuni casi entrambi de-bordano oltre il cerchio perlinato (ad es. il 41)o solo il destro (ad es. 36, 40, 44, 54) o il sini-stro (ad es. 49, 51, 86, 100)

e) La corona è sostanzialmente identica in tut-ti gli esemplari con una croce centrale ben in evi-denza. Peculiarità degli incisori è la capacità omeno di riuscire a inserire l’immagine del sovra-no all’interno del campo delimitato dalla cerchio,circostanza che appare non semplice, per cui se avolte la corona delimita il campo interno, altreinvece si sovrappone al cerchio o addirittura netraccia uno sconfinamento.

f) Lo scettro ha la forma terminale gigliataed è sempre ben in evidenza. Così come la co-rona, a volte, deborda dall’interno del cerchio.

117. L’argomento è piuttosto complesso, anche se è appuratoche il primo vero ritratto presente su monete napoletane, risaleal 1458-59 ed appartiene a Ferdinando d’Aragona: si v. MEC14 pp. 362-363

V. LETTURA DEI DATI34

Leggenda Numero di Catalogo Gruppo

204 4

SICIL’ 147-180 3b

206 4

RE 20-22 2°

148-180 3b

206 4

DILIGT 35 3a

108 3b/1

Un ulteriore elemento evidenziato di re-cente è la diversa attestazione del titolo di Ge-rusalemme nella forma IhR o IERL 108. Secon-do il Testa la presenza della forma IhR, insie-me ad un modulo largo ed al TBC a forma ditrifoglio / edera, lascerebbe intendere un’origi-ne provenzale dei nummi con tali caratteristi-che che andrebbero datate agli anni “70” delXIV secolo 109. Nel tesoretto in esame vi sonosolo quattro esemplari con la leggenda IhR,(18, 20-22). In modo particolare il 18, secondoquanto segnalato dal Testa avrebbe le caratteri-stiche specifiche degli esemplari provenzali: laleggenda ROBERTVS ed il TBC a forma ditrifoglio; fra l’altro, come si vedrà più avanti, èl’unico esemplare che presenta al centro talecaratteristica stilizzata con piede allungato, in-sieme ad una originale corposità degli orna-menti floreali. Tale circostanza sembra dar con-ferma alla estraneità dall’ambiente napoletanodell’esemplare in esame.

Devo anche sottolineare che la possibilità diverificare l’utilizzo di uno o più punzoni perl’esecuzione delle lettere 110, è una circostanzanon semplice da evidenziare: la complessità,l’ampia varietà e l’abbondanza delle emissionidi Roberto, o a suo nome tenderebbero, in li-nea di massima, a escludere tale tesi, o quantomeno al suo ridimensionamento. Certo lo stu-dioso pone in evidenza tale utilizzo per i grup-pi specificamente coniati durante il primo pe-riodo del regno di Roberto, ma è notorio chela produzione dei gigliati fu molto intensa siaprima che successivamente alla scomparsa delsovrano 111. Se, effettivamente, ed in modo ge-

108. TESTA 2008, p. 556, n. 3.109. TESTA 2008 Ibidem, si v. anche MEC 14, p. 226, per i

gigliati provenzali.110. BAKER 2001, p. 237, segnalato precedentemente.111. L’intensa attività delle produzione di gigliati sotto Ro-

nerico, non è possibile escludere interventi mi-rati, anche correttivi delle maestranze locali,d’altra parte tale circostanza è da ritenersi feno-meno raro, considerando il notevole rallenta-mento dell’attività di coniazione, qualora gliaddetti a tali operazioni avessero dovuto proce-dere all’inserimento manuale di singole lettere.

Da quanto sopra emerso è evidente che lemolte caratteristiche epigrafiche evidenziate, inun campionario certamente non ampio diesemplari, fanno sperare in una messa a puntoben più significativa, quando sarà possibile faraffidamento su un numero più consistente dinummi 112.

4 - APPORTI TIPOLOGICI

La tipologia dei robertini, com’è stato affer-mato precedentemente, è monotematica, infattisia al diritto che al rovescio le immagini sonocostanti per tutta la durata della produzione uf-ficiale e naturalmente anche per quella che siritiene di imitazione. Comunque entrambi i latioffrono spunti di riflessione su cui convienesoffermarsi.

Il primo contributo di originalità offerto daltesoretto in esame è l’identificazione, all’inter-no del gruppo 3, di due sottogruppi entrambiformati da esemplari con caratteristiche similari,ma con differenziazioni omogenee, relative al-l’impianto iconografico. Infatti nel primo caso(3a) i gigliati sono realizzati con molta cura ed iparticolari espressivi sono ben evidenziati, men-tre nel secondo gruppo (3b) si nota una mag-giore astrazione. Le particolarità epigrafiche, al-l’interno dei singoli sottogruppi, hanno poipermesso di poter porre in evidenza ulteriorisignificative differenziazioni.

Devo opportunamente segnalare che l’iden-tificazione dei gruppi è stata effettuata in colla-borazione col Baker cui ho inviato testo, cata-logo e relative riproduzioni fotografiche digita-

berto ed oltre è ben attestata dalle informazioni sulla quantitàdi materiale coniato. Si sa, infatti, che fra il 1321 ed il 1324venne messa in circolazione una quantità di gigliati compresafra i 560. 000 e gli 800. 000 esemplari, mentre tra il 1351 ed il1352 addirittura un paio di milioni di gigliati (postumi). Si v.TESTA 2008, pp. 554-555.

112. Sarebbe anche auspicabile una maggiore attenzione alleriproduzioni fotografiche, che andrebbero edite con maggiorecura e soprattutto integralmente.

V. LETTURA DEI DATI36

g) Il trono su cui è assiso il sovrano è can-tonato ai lati da due sagome leonine con faucispalancate e zampe che a volte insistono sulcerchio, altre debordano.

h) Relativamente al globo crucigero, glielementi distintivi sono due: la croce e la basesu cui insiste. La diversità degli stimoli ricavabi-li dall’analisi di tale elemento non può non es-sere evidenziata attraverso le specificità visive.Già il Baker aveva dedicato particolare atten-

zione a tale elemento evidenziando le sue os-servazioni nel seguente prospetto 118.

L’approfondimento degli elementi di diffe-renziazione del globo crucigero nel tesoretto diMuro Leccese è sintetizzato nei seguenti pro-spetti.

CROCE

ICroce greca con bracci spessi

IACroce greca con bracci più spessi

IBCroce greca con bracci sottili

ICCroce greca con braccio superiorelungo

20-21, 26, 28, 32, 35, 37, 39-41, 44,54-55, 59, 61, 62, 64, 65-67, 68-71,73-74, 76-78, 80-84, 86, 88-90,93,97, 99-103, 105, 107-108, 110,113, 115-116, 118-120, 123-125,127-128,130-133, 135-140, 143-145,148-154, 156-158, 161-162, 164-167,169-180, 182-194, 196-200, 203, 206

24 34, 36, 38, 112, 121,174, 181, 205 79

IICroce potenziata

II ACroce potenziata con bracci sottili

IIICroce patente

III aCroce patente aperta.

19, 23, 25, 27, 29-31, 34, 42, 45,47-49, 50-52, 56, 57-58, 60, 75, 82,87, 91, 94-95, 106, 114, 122, 141,163,193, 201, 204

195 19, 63, 67, 92, 111, 126, 129, 134,142, 146-147 155, 160 202,

22

118. BAKER 2002, p. 161.

liberolibero
Sticky Note
Per ragioni di carattere editoriale non è possibile inserire integralmente il volume

TAV. I

TAV. II

TAV. III

TAV. IV

TAV. V

TAV. VI

TAV. VII

TAV. VIII

TAV. IX

TAV. X

TAV. XI

TAV. XII

TAV. XIII

ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE

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lento, in Museo della Ceramica di Cutrofiano, Quaderno, 10-II (2006) pp. 11-47.DI PALMA 1895 = F. DI PALMA, Una moneta inedita di Campobasso, in Rivista Italiana di Numismatica 8

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ABBREVIAZIONI BIBLIOGRAFICHE52

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PICHIERRI 1976 = G. PICHIERRI, Il « limitone dei Greci » nel territorio di Sava, in Cenacolo, V-VI(1976), pp. 23-29.

POSTERARO 1928 = L. POSTERARO, Ripostiglio di carlini o gigliati di Roberto d’Angiò (1309-1343) e contraf-fazioni postume, in Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano (1928), pp. 10-12

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RUOTOLO 1997 = G. RUOTOLO, Le zecche di Campobasso e Sansevero (1461-1463). Le monete del conteNicola II di Monforte, Termoli, 1997.

INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI

Abruzzo, 15-16Acaia, 13, 15, 23Acquaviva D’Aragona G. A., 3Acrocorinto, 16Adriatico (Mar), 45Alfonso I D’Aragona, 3, 22, 44Ancona, 45Apigliano, 2, 3,5Aragonesi, 26Arco D., 11Arslan E., 27Arthur P., 1-2, 10-11, 45-46Atene, 14, 16, 23Avellino, 29

Baker J., 15-17, 23, 26-27, 29-31, 34-37, 40, 43-44Bari, 7, 9, 16Basile I, 4Basilio II, 45Basilicata, 16Bazzini M., 25Bellinger A. R., 16Bitonto, 16, 27Borgo Terra, 1, 2, 3, 10Brindisi, 26-27Brongo (Casale), 3Brongo (Via), 3Bruno B., 1

Cagiati M., 30Calabria, 16-17, 27Calabria P., 15, 17Calcide,16Camp J., 14Campania, 17Campobasso, 14-17, 23, 44Capitanata, 15Caprino, 5Cardellicchio, 49Carlo I D’Angiò, 27

Carlo II D’Angiò, 25-27, 29, 31-32Casalbore, 16, 29, 31, 35, 43Casalrotto, 26Castrizio E. D., 16Castromediano S., 9, 23Celestini, 26Cerruti A., 49Chiarenza, 13-15, 27Chios, 27Cinieri, 27Cola Di Monforte (v. Nicola Di Monforte)Corigliano D’Otranto, 3Corinto, 16Costantino,45Costantinopoli, 3, 45Costanza D’Aragona, 25Cutrofiano, 5

D’Enghien M., 2Day B., 14De Blasi C., 32De Iaco A., 11De’Muro (Famiglia), 3Degasperi A., 10Delfi, 27Dell’Erba L., 30Delli Monti C., 3Di Palma F., 15-16Domenicani, 3Durazzo C., 2

Efeso, 27Egan G., 5Egeo (Mar), 25, 45Egnazia, 11Episcopia, 16Europa, 5

Federico II di Svevia, 27Federico II D’Aragona, 22-23, 35

INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI56

Ferdinando Il Cattolico, 26, 44Ferrante D’Aragona,26, 44Filangieri A., 2Filippo Di Savoia, 13, 23, 27Filippo Di Taranto, 27Fiorenzo Di Hainaut, 13, 23, 27Firenze, 26Florimonte Protonobilissimo, 2Francia, 15, 25

Gallipoli, 26Genova, 26Gerusalemme, 31, 34Gherardini G., 29Giovan Francesco I, 3, 5Giovanni D’Aragona, 44Giovanni Di Gravina, 14, 23Giuggianello, 2, 5Grantley Lord, 16Grecia, 15-17, 25-27, 44Grierson Ph., 33Guglielmo De La Roche, 14, 23, 27Guglielmo Di Villehardouin, 13, 23, 27Guido II De La Roche, 14, 23, 27

Harris J. M.,16

Indre-Et-Loire, 25Isabella Di Hainaut, 13, 23, 27Isonzo (Via), 3Istanbul, 27Italia, 15, 26-27

Kasos, 27

Lapadula E., 5La Rocca B., 44Latini, 17Lazari,15Lecce, 9, 11, 23, 27, 32Lefkosia, 27Libero Mangieri G., 14, 31, 44Lo Porto G., 9

Macculi G., 1, 7Maggiuli G., 3Maglie, 3, 9Manduria, 26Manno D., 32, 47Marathaki I., 14Martano, 2, 5, 27, 45Martino I D’Aragona, 3, 22Massaro C., 3, 5Matilda Di Hainaut, 13-14, 23, 27Mediterraneo, 15, 25Melendugno, 5, 26Melfi M., 14Messina, 22

Metcalf D. M., 13, 14Miggiano, 3Milano, 26Mileto, 27Molise, 15-16Monopoli, 16Monopoli F., 11Monti G. M., 31Morrison C., 45Mottola, 26Muro Leccese (Terra Di Muro), 1- 3, 5, 7, 9-11, 15-17,

27, 31, 44-46, 49

Napoli, 14, 16-19, 22-23, 25, 29, 44Negro S., 1, 10, 11Nicola II (Cola) Di Monforte, 3, 14, 23, 44

Orsini Del Balzo G. A., 2Otranto, 3Oxford, 47

Pannuti M., 29Parabita, 9Paracopio Di Bova, 16Patterson H., 5Paolucci R., 45Pichierri G., 27Pietro D’Aragona, 25Polis, 27Posteraro L.,30Pritchard F., 5Provenza, 17, 23, 25, 31Puglia, 1, 9, 15-17, 26-27, 45

Quattro Macine, 2, 3, 5 15, 23

Riccio V., 29Roberto D’Angiò, 3, 17, 25-27, 29, 33-34, 44Roberto Di Taranto, 15Roca Vecchia, 5, 17, 26-27Rovelli A., 15Ruotolo G., 15-17

Salento, 5, 26Salvatore (Cristo), 45Sambon A., 30San Giacomo, 26San Lucido, 16San Martino, 25San Severo, 15San Vito Dei Normanni, 26-27San Zaccaria, 3Santa Croce Di Magliano, 16Saraceni, 46Sarcinelli G., 27Sardegna, 26Sava, 27, 45

INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI 57

Serra A., 32, 47Sicilia, 22-23, 26Siciliano A., 27, 32Sidiriunta, 27Spahr R., 22, 44Stahl A. M., 16Sternatia, 3Stranieri G., 27Sulmona, 15, 17

Tacchini E., 25Taranto, 1, 2, 9, 11, 26, 32, 49Tebe, 14, 15, 27Terra (Vico), 2Terra Di Muro (V. Muro Leccese)Testa G., 30-32, 34, 40

Thompson M., 16Tocco, 15, 17Toscana, 49Tours, 25Travaglini A., 23,27Travaini L., 14-16, 26, 44Turchia, 27Tzamalis A. P., 13-14, 16

Venezia, 45Vergine (Maria), 45Viaro A., 45

Whitehouse D. W., 5

Zimisce, 45

INDICE DEI NOMI E DEI LUOGHI56

Ferdinando Il Cattolico, 26, 44Ferrante D’Aragona,26, 44Filangieri A., 2Filippo Di Savoia, 13, 23, 27Filippo Di Taranto, 27Fiorenzo Di Hainaut, 13, 23, 27Firenze, 26Florimonte Protonobilissimo, 2Francia, 15, 25

Gallipoli, 26Genova, 26Gerusalemme, 31, 34Gherardini G., 29Giovan Francesco I, 3, 5Giovanni D’Aragona, 44Giovanni Di Gravina, 14, 23Giuggianello, 2, 5Grantley Lord, 16Grecia, 15-17, 25-27, 44Grierson Ph., 33Guglielmo De La Roche, 14, 23, 27Guglielmo Di Villehardouin, 13, 23, 27Guido II De La Roche, 14, 23, 27

Harris J. M.,16

Indre-Et-Loire, 25Isabella Di Hainaut, 13, 23, 27Isonzo (Via), 3Istanbul, 27Italia, 15, 26-27

Kasos, 27

Lapadula E., 5La Rocca B., 44Latini, 17Lazari,15Lecce, 9, 11, 23, 27, 32Lefkosia, 27Libero Mangieri G., 14, 31, 44Lo Porto G., 9

Macculi G., 1, 7Maggiuli G., 3Maglie, 3, 9Manduria, 26Manno D., 32, 47Marathaki I., 14Martano, 2, 5, 27, 45Martino I D’Aragona, 3, 22Massaro C., 3, 5Matilda Di Hainaut, 13-14, 23, 27Mediterraneo, 15, 25Melendugno, 5, 26Melfi M., 14Messina, 22

Metcalf D. M., 13, 14Miggiano, 3Milano, 26Mileto, 27Molise, 15-16Monopoli, 16Monopoli F., 11Monti G. M., 31Morrison C., 45Mottola, 26Muro Leccese (Terra Di Muro), 1- 3, 5, 7, 9-11, 15-17,

27, 31, 44-46, 49

Napoli, 14, 16-19, 22-23, 25, 29, 44Negro S., 1, 10, 11Nicola II (Cola) Di Monforte, 3, 14, 23, 44

Orsini Del Balzo G. A., 2Otranto, 3Oxford, 47

Pannuti M., 29Parabita, 9Paracopio Di Bova, 16Patterson H., 5Paolucci R., 45Pichierri G., 27Pietro D’Aragona, 25Polis, 27Posteraro L.,30Pritchard F., 5Provenza, 17, 23, 25, 31Puglia, 1, 9, 15-17, 26-27, 45

Quattro Macine, 2, 3, 5 15, 23

Riccio V., 29Roberto D’Angiò, 3, 17, 25-27, 29, 33-34, 44Roberto Di Taranto, 15Roca Vecchia, 5, 17, 26-27Rovelli A., 15Ruotolo G., 15-17

Salento, 5, 26Salvatore (Cristo), 45Sambon A., 30San Giacomo, 26San Lucido, 16San Martino, 25San Severo, 15San Vito Dei Normanni, 26-27San Zaccaria, 3Santa Croce Di Magliano, 16Saraceni, 46Sarcinelli G., 27Sardegna, 26Sava, 27, 45

INDICE EPIGRAFICO

[...]ASSI, 14[...]AVT, 13[...]ENES, 14[...] IIS, 13[...]NCI[...], 14[...]OHA, 14[...]YS, 13A, 13-14, 45AC, 14, 22ACH, 13ACHE, 13ALFONS, 22AMCONA, 45ATENARV, 22ATHENAR, 22

BASIL, 45BASILEIS, 45BASILIO, 45

C, 13-14, 22, 45CA, 14CAMPIBASSI, 16CAMPOBASSI, 16CIVIS, 14CL, 13CLARE, 14CLARENTIA, 13COM, 16CONSTAN, 45CONSTANTINO, 45

D, 17, 22, 33D’SAB, 13DE, 13-14, 45DEI, 17-22DILIG, 18DILIGIT, 17-22, 44DILIGT, 18DILIGTI, 22, 33, 44

DV [...], 14, 22DVX, 14

E, 20ELLA[...], 13EPS, 45ET, 17-22, 33

Qv, 45

FLOR[...], 13FRIDERICVS, 23FRIDIRICV, 22

G, 13-14GRA, 17-22

HONOR, 17-22

IC, 45IERL, 17-22, 34IhR, 17, 33-34IOHS, 14IT, 18IVDICIV, 17-22

L, 45

M, 14, 22MARTIN, 22MP, 45

N, 22NEOPA, 22NEOPATRIE, 22NIC, 14NICOLA, 16

P, 13-14PA, 13PHS, 13

INDICE EPIGRAFICO60

PRINCE, 13

QVIRIACVS, 45

R, 20, 45RE, 17-18, 20-22, 33, 43REGIS, 17-22REX, 17-22, 33, 43ROBERT, 17-22, 29-30, 33-34ROBERTVS, 17, 29-30, 34ROBR, 20, 33ROMAION, 45RX, 22, 33, 43

S, 13, 45

SCIL, 20,33SICI, 20, 33SICIL, 17-22, 33SICILE, 20, 33SICILI, 18, 20, 22, 33SICILIE, 20, 33SICL, 17-18, 20, 22, 33SICLE, 18, 33

THEBE, 14

V, 45

X, 33XC, 45

INDICE EPIGRAFICO60

PRINCE, 13

QVIRIACVS, 45

R, 20, 45RE, 17-18, 20-22, 33, 43REGIS, 17-22REX, 17-22, 33, 43ROBERT, 17-22, 29-30, 33-34ROBERTVS, 17, 29-30, 34ROBR, 20, 33ROMAION, 45RX, 22, 33, 43

S, 13, 45

SCIL, 20,33SICI, 20, 33SICIL, 17-22, 33SICILE, 20, 33SICILI, 18, 20, 22, 33SICILIE, 20, 33SICL, 17-18, 20, 22, 33SICLE, 18, 33

THEBE, 14

V, 45

X, 33XC, 45

Studi e Ricerche di Archeologia e Storia dell’Arte

1. C. GIOSTRA, L’arte del metallo in età longobarda. Dati e riflessioni sulle cinture ageminate2. S. PANTI, Firenzuola e Perchia: due castra rurali nell’antica signoria degli Arnolfi3. San Vincenzo al Volturno 3: the Finds from the 1980-86 Excavations, edited by J. MITCHELL and I. L.

HANSEN

4. F. DELL’ACQUA, « Illuminando colorat ». La vetrata tra l’età tardo imperiale e l’alto medioevo: le fonti,l’archeologia

5. C. PERISSINOTTO, Il sistema di fortificazioni della Conca Ternana nel medioevo, a cura di C. ANGELELLI e S.ZAMPOLINI FAUSTINI

6. B. BRENK, Architettura e immagini del sacro nella tarda antichità7. S. RICCIONI, Il mosaico absidale di S. Clemente a Roma. Exemplum della chiesa riformata

Le ordinazioni vanno dirette a:FONDAZIONE

CENTRO ITALIANO DI STUDI SULL’ALTO MEDIOEVOSPOLETO

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