le implicazioni del cambiamento climatico sulle destinazioni alpine lombarde
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Per le fotografie si ringraziano Luca Grimaldi - IREALP - e il Prof. Michele Corti - Università di Milano, Facoltà di Agraria
A cura di: Andrea Pozzi, IREALPCon la collaborazione di: D.ssa Maria Grazia Pedrana, IREALP D.ssa Lisa Garbellini, IREALP Prof. Andrea Macchiavelli, CeSTIT - Università di Bergamo
2
Introduzione 4
Nota metodologica 5
1. Il turismo nelle località montane lombarde 6
1.1 Le strutture ricettive 6
1.2 La dimensione del turismo nelle località montane lombarde 13
2. L’offerta turistica nelle località montane lombarde 21
2.1 Montagna d’inverno: l’offerta sciistica in Lombardia 21
Caratteristiche delle aree sciistiche lombarde 23
2.2 Montagna d’estate: alpinismo, escursionismo e cicloturismo 24
2.3 L’offerta salutistico-termale 25
Offerta estiva delle valli lombarde 26
3. Le previsioni climatiche 27
3.1 Andamenti termici e nivologici di lungo periodo nell’arco alpino lombardo 27
3.2 Le prospettive climatiche delle stazioni sciistiche lombarde 32
3.3 Possibili effetti del cambiamento climatico: gli impianti sciistici dismessi in Lombardia 37
Impianti sciistici dismessi in Lombardia 38
4. La politica turistica delle stazioni sciistiche lombarde 39
Bibliografia 46
3
Introduzione
Le Alpi e Prealpi Lombarde costituiscono un fattore attrattivo rilevante nel panorama turistico
alpino. In Lombardia vi sono ben 110 cime che superano i 3.000 metri lungo i cui declivi si
sviluppano oltre 70 stazioni sciistiche servite da 390 impianti che collegano circa 12.300 km
di piste da discesa. Lungo le vallate si snodano oltre 590 km di piste di sci da fondo che vanno
ad arricchire i percorsi naturalistici con oltre 2.620 km di sentieri segnalati e più di 770 km di
percorsi pedonali, ciclabili e di mountain bike.
Il turismo invernale tuttavia, già costretto a fronteggiare una crisi determinata da fattori
esogeni ed endogeni, quali ad esempio il cambiamento dei mercati di riferimento,
l’invecchiamento della popolazione, la mancanza di spazi e la conseguente necessità di
tutelare l’equilibrio ambientale, potrebbe ulteriormente subire un contraccolpo a causa del
cambiamento climatico. L’aumento della temperatura nell’arco alpino dovrebbe portare ad un
accorciamento della stagione invernale con conseguente diminuzione delle giornate con
copertura nevosa adatta alla pratica delle attività sportive.
Questa analisi del turismo montano in Lombardia s’inserisce nell’ambito del progetto europeo
di cooperazione territoriale ClimAlpTour – Climate Change and its Impacts on Tourism in the
Alpine Space – il quale si pone come obiettivo quello di conoscere e valutare gli effetti
ambientali, economici e sociali del cambiamento climatico sulle attività turistiche al fine di
prevedere strategie appropriate ad assicurare uno sviluppo equilibrato del turismo alpino a
livello nazionale, regionale e locale. A tal fine si è analizzato l’offerta turistica durante la
stagione invernale ed estiva ed i flussi che questa ha generato a livello regionale negli ultimi
anni cercando di inquadrare la situazione attuale del turismo montano in Lombardia e
mettendo in evidenza i punti di forza e le criticità del settore. L’analisi delle previsioni
climatiche relative all’arco alpino lombardo è finalizzata a verificare quali e quante aree
sciistiche potrebbero risultare nel medio-lungo periodo in difficoltà a causa della scarsità delle
precipitazioni nevose. Infine si è cercato di fare il punto della situazione attuale delle varie
strategie e politiche di adattamento agli effetti del cambiamento climatico sulle destinazioni
turistiche alpine attuate sia a livello regionale sia a livello locale.
4
Nota metodologica
I dati utilizzati per il calcolo delle presenze e degli arrivi nel periodo 2002-2007 a livello
regionale (Capitolo 1) provengono dagli annuari statistici del turismo dell’ISTAT (Istituto
Centrale di Statistica).
Per quanto concerne i dati a livello provinciale, non essendo disponibili in forma aggregata
per l’insieme delle destinazioni turistiche montane, sono stati costruiti a partire dai singoli
comuni, disponibili in internet sul sito dell’Annuario Statistico della Regione Lombardia -
indirizzo http://www.ring.lombardia.it/. I comuni considerati appartengono alle seguenti
comunità montane della Lombardia:
• C.M. Valle Imagna, C.M. Val Seriana Superiore, C.M. Val Seriana, C.M. Val Cavallina,
C.M. Valle Brembana, C.M. Val di Scalve e C.M. Alto Sebino in provincia di Bergamo;
• C.M. Valle Camonica, C.M. Val Trompia e C.M. Val Sabbia in provincia di Brescia;
• C.M. Lario Intelvese in provincia di Como;
• C.M. Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera in provincia di Lecco;
• C.M. Valtellina di Morbegno, C.M. Alta Valtellina, C.M. Valtellina di Tirano, C.M.
Valchiavenna e C.M. Valtellina in provincia di Sondrio.
L’elenco dei comuni è disponibile on line all’indirizzo http://www.uncem.it/.
La scelta delle comunità montane, per la determinazione dell’insieme della montagna
lombarda, è stata effettuata sulla base dell’altitudine media di ogni singola comunità - la quale
deve essere per legge superiore a 400 m s.l.m - e sulla base della presenza di rilievi montuosi
superiori ai 1800-2000m. Alcuni comuni considerati possono tuttavia presentare forme di
turismo differente da quello tipicamente montano, soprattutto nel caso di comuni che si
trovano in aree lacuali.
Per quanto concerne l’offerta turistica delle località montane (Capitolo 2) occorre segnalare
che in alcuni casi i dati relativi alla dotazione delle infrastrutture e dei servizi potrebbero
essere sottostimati, in particolar modo quelli relativi all’offerta estiva (es piste ciclabili, ecc),
dal momento che questa ricerca ha preso in considerazione principalmente dati ufficiali e
quindi corretti.
5
1. Il turismo nelle località montane lombarde
1.1 Le strutture ricettivePer quanto concerne la ricettività, i dati forniti da Unioncamere e Regione Lombardia1 relativi
all’anno 2005 stimano nelle località di montagna una capacità totale di 36.741 posti letto in
strutture alberghiere a cui si aggiungono altri 33.622 posti letto nelle strutture extra-
alberghiere (soprattutto campeggi).
Le strutture ricettive presenti sul territorio sono 1.447, delle quali 875 (pari al 60,5%) sono
esercizi alberghieri e 572 (pari al 39,5%) extra-alberghieri. Quasi il 50% dell’offerta è
localizzata in provincia di Sondrio, sul cui territorio sono presenti le stazioni sciistiche più
rinomate delle Lombardia, seguita dalle province di Bergamo e Brescia (vedi Tavola 1 e
Grafico 1).
PROVINCIAESERCIZI ALBERGHIERIESERCIZI ALBERGHIERI ESERCIZI EXTRA-
ALBERGHIERIESERCIZI EXTRA-
ALBERGHIERITOTALE
(escluso non REC)TOTALE
(escluso non REC)PROVINCIANumero Posti letto Numero Posti letto Numero Posti letto
Sondrio 400 19.297 322 10.107 722 29.404
Bergamo 187 6.724 69 7.597 256 14.321
Brescia 185 6.546 124 9.248 309 15.794
Lecco 50 1.727 16 4.632 66 6.359
Como 53 2.447 41 2.038 94 4.485
TOTALE 875 36.741 572 33.622 1447 70.363
Tavola 1. Esercizi ricettivi nella montagna lombarda (2005). Fonte dati: Annuario Statistico Regionale.
49,9%
17,7%
21,4%
4,6%6,5%
SondrioBergamoBresciaComoLecco
Grafico 1. Distribuzione percentuale per provincia della totalità delle strutture ricettive nelle località montane (2005). Fonte dati: Annuario Statistico Regionale.
6
1 I dati sono disponibili all’indirizzo http://www.ring.lombardia.it/
Se si considera l’andamento del numero di strutture ricettive nel periodo 2001-2005 si nota,
sia a livello complessivo che provinciale, una leggera diminuzione degli esercizi alberghieri
(-2,1% per l’intera area) a fronte di una forte crescita delle strutture ricettive extra-alberghiere
(pari a 52,1%). Ad esempio nelle località montane della provincia di Bergamo nel periodo
considerato si è registrato un tasso di crescita nelle ricettività extra-alberghiera pari addirittura
al 200% (vedi Grafici 2-3). Tutto questo è in linea con l’evoluzione del turismo a livello
nazionale: gli alberghi tendono a diminuire in quanto vengono espulsi dal mercato quelli più
piccoli e meno qualificati, mentre generalmente cresce il numero dei posti letto, in quanto le
strutture nuove hanno solitamente una dimensione maggiore. Per contro negli ultimi anni si
sono sviluppate nuove tipologie di strutture ricettive extra-alberghiere (in particolare
agriturismo e Bed & Breakfast) che hanno incontrato un grande favore presso i turisti.
Grafico 2. Distribuzione delle strutture nell’insieme delle località montane lombarde (numero 2001-2005). Fonte dati: Annuario Statistico Regionale.
0
150
300
450
600
750
900
1050
1200
1350
1500
894 887 889 896 875
376 410 451 505 572
2001 2002 2003 2004 2005
Lombardia
Strutture alberghiere Strutture extra-alberghiere
7
0
80
160
240
320
400
480
560
640
720
800
402 401 402 404 400
236 249 270 311 322
2001 2002 2003 2004 2005
Sondrio
0
32
64
96
128
160
192
224
256
288
320
193 191 193 191 185
90 98 104 105 124
2001 2002 2003 2004 2005
Brescia
0
26
52
78
104
130
156
182
208
234
260
192 190 187 191 187
23 33 39 4169
2001 2002 2003 2004 2005
Bergamo
0
7
14
21
28
35
42
49
56
63
70
53 53 55 54 50
7 78
1516
2001 2002 2003 2004 2005
Como
q
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
54 52 52 56 53
20 2330
33 41
2001 2002 2003 2004 2005
Lecco
Strutture alberghiere Strutture extra-alberghiere
Grafico 3. Distribuzione delle strutture ricettive nelle località montane lombarde per provincia (numero,
2001-2005). Fonte dati: Annuario Statistico Regionale.
8
Oltre la metà dei posti letto presenti è concentrata nelle strutture alberghiere (52,2% del
totale), che sono prevalentemente di categoria medio-bassa (2-3 stelle). Le altre strutture
ricettive presenti sono costituite da appartamenti turistici gestiti in forma imprenditoriale
(pochissimi, rispetto alla totalità dei posti letto disponibili negli appartamenti turistici),
campeggi, villaggi, agriturismi e altre strutture ricettive non catalogate (vedi Tavola 2 e
Grafico 4).
SONDRIO BERGAMO BRESCIA LECCO COMO
ESERCIZI
ALBERGHIERI
Hotels 5 stelle e 5 stelle lusso
121 0 0 0 507
ESERCIZI
ALBERGHIERI
Hotels 4 stelle 1.984 270 903 205 623
ESERCIZI
ALBERGHIERI
Hotels 3 stelle 10.507 4.277 2.988 738 818
ESERCIZI ALBERGHIERI
Hotels 2 stelle 3.441 1.236 717 125 339
ESERCIZI ALBERGHIERI
Hotels 1 stella 1.322 941 1.320 499 160
ESERCIZI
ALBERGHIERI
Residenze turistico-alberghiere
1.922 0 618 160 0
ESERCIZI
ALBERGHIERI
TOTALE 19.297 6.724 6.546 1.727 2.447
ESERCIZI EXTRA-
ALBERGHIERI
Camere, case iscritte al REC
3.955 62 1.198 88 23
ESERCIZI EXTRA-
ALBERGHIERI
Campeggi e villaggi turistici
2.386 6.464 6.057 4.047 1.806ESERCIZI EXTRA-
ALBERGHIERIAlloggi agrituristici 234 86 206 90 90
ESERCIZI EXTRA-
ALBERGHIERIAltre strutture
ricettive3.532 985 1.787 407 119
ESERCIZI EXTRA-
ALBERGHIERI
TOTALE 10.107 7.597 9.248 4.632 2.038
TOTALE (escluso non REC)TOTALE (escluso non REC) 29.404 14.321 15.794 6.359 4.485
Tavola 2. Posti letto nelle strutture ricettive per provincia e per categoria (2005). Fonte dati: Annuario
Statistico Regionale.
Grafico 4. Distribuzione percentuale dei posti letto nell’insieme delle località montane lombarde per tipologia di struttura ricettiva (2005). Fonte dati: Annuario Statistico Regionale.
0,9%
5,7%
27,5%
8,3%
6,0%
3,8%7,6%
29,5%
1,0%
9,7%
Hotels 5 stelle e 5 stelle lussoHotels 4 stelleHotels 3 stelleHotels 2 stelleHotels 1 stellaResidenze turistico-alberghiereCamere, case iscritte al RECCampeggi e villaggi turisticiAlloggi agrituristiciAltre strutture ricettive
9
Si consideri la media dei letti per struttura per gli esercizi alberghieri: si riscontra la presenza
di strutture alberghiere medio-piccole in particolar modo nelle province di Bergamo (36),
Brescia (35,4) e Lecco (34,5); si tratta infatti delle province in cui il turismo montano si è
affermato da lungo tempo e che quindi riflettono una struttura dell’offerta ormai datata e con
una dinamica molto lenta. Negli ultimi anni qualcosa sta cambiando: come mostra la tavola 3,
si avverte infatti nel periodo 2001-05 un aumento generalizzato - fatta eccezione per al
provincia di Como - della dimensione alberghiera nelle province, ma la dimensione resta
comunque modesta; a fronte di una media di 42 posti letto per albergo, la dimensione media
nazionale nel 2005 era infatti attorno ai 60 posti letto. (vedi Tavola 3).
PROVINCIAPROVINCIA
Sondrio
Bergamo
Brescia
Como
Lecco
TOTALE
Media letti esercizi alberghieri (numero)
Media letti esercizi alberghieri (numero)
Utilizzo lordo alberghiero (%)
Utilizzo lordo alberghiero (%)
2001 2005 2001 2005
47,8 48,2 27,3 27,6
35,6 36 16,3 15,2
32,6 35,4 26,9 25,3
48,1 46,2 20,1 27
30,9 34,5 19 19,2
40,9 42 24,3 24,5
Tavola 3. Numero medio dei posti letto nelle strutture ricettive alberghiere ed utilizzo lordo alberghiero per provincia (2001, 2005). Fonte dati: Annuario Statistico Regionale.
Per quanto concerne l’utilizzo lordo alberghiero2 nel 2005 si sono registrati valori bassi nelle
località montane delle province di Bergamo e di Lecco, il che evidenzia le difficoltà di tali
aree. In particolar modo nelle Orobie bergamasche si è verificata anche una diminuzione di
tale parametro di 1,1 punto percentuale rispetto al 2001. Nelle destinazioni turistiche montane
delle province di Sondrio e Brescia si sono registrati i valori più elevati - rispettivamente
27,6% e 25,3%. Analogo discorso vale anche per la provincia di Como, che ha registrato il
tasso di crescita maggiore rispetto al 2001 - + 6,9 punti percentuale. E’ tuttavia necessario
sottolineare come nella comunità montana Lario Intelvese siano presenti alcune località
turistiche che presentano forme di turismo differente e di conseguenza il dato risultante ne
potrebbe essere influenzato (Vedi Tavola 3).
Come noto, il livello di utilizzo alberghiero è indice della capacità di impiego delle strutture
nell’arco stagionale. Un tasso lordo (calcolato quindi sull’intero arco annuale) al di sotto del
10
2 Utilizzo lordo alberghiero = [presenze / (posti letto x 365)] x 100
20% evidenzia una forte concentrazione stagionale e quindi un livello di “sfruttamento” delle
strutture molto basso. Il confronto tra le province chiarisce immediatamente dove la stagione
invernale ha un ruolo importante; è il caso di Sondrio dove il tasso di utilizzo si avvicina al
30% ed in misura minore in provincia di Brescia, mentre le province di Bergamo, Lecco e
Como, potendo contare sulla stagione invernale solo in alcune località, mostrano valori molto
bassi.
Fenomeno rilevante nelle valli lombarde, di cui tuttavia risulta assai difficile la rilevazione
delle presenze e dei giorni di permanenza, è la presenza di abitazioni turistiche, delle quali la
maggior parte è rappresentata da seconde case utilizzate per vacanza da persone non residenti
e solo in minima parte sono costituite da alloggi destinati alla locazione. I dati pubblicati a
Settembre 2001 dall’Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia - IRER3 hanno stimato la
presenza per l’anno 2001 di 166.438 alloggi utilizzati per vacanza da persone non residenti
nei comuni montani e pedemontani. Nel corso di questo decennio lo sviluppo delle abitazioni
turistiche è continuato, soprattutto in alcune province e quindi vi è da ritenere che il numero
sia oggi maggiore. La rilevanza del fenomeno, anche per i problemi che genera per le
destinazioni turistiche, è ben rappresentato da queste cifre: in base ai censimenti degli ultimi
decenni, l’IRER ha stimato che tra il 1971 e il 1991 si sia costruito nei comuni turistici
montani più del 46% dell'intero patrimonio edilizio esistente. I dati relativi alle presenze e agli
arrivi risultano dunque approssimati per difetto a causa della difficoltà nel reperire tali
informazioni.
Sotto il profilo della gestione del turismo gli appartamenti turistici, generalmente definiti “letti
freddi”, costituiscono un nodo problematico per un territorio quando sono pochissimo
utilizzati, come generalmente avviene nelle aree montane vicino ai grandi centri urbani, come
è il caso della montagna lombarda. Questo accade principalmente nel caso degli appartamenti
di proprietà di non residenti (seconde case), ma accade anche nel caso degli appartamenti di
proprietà di residenti che vengono affittati generalmente per lunghi periodi (anno, stagione).
In tal modo il comportamento del locatario tende ad essere simile a quello del proprietario. La
conseguenza è quella di uno scarso utilizzo complessivo, con forte concentrazione nei periodi
11
3 Cfr. Istituto Regionale di Ricerca della Lombardia - IRER, 2001. Il fenomeno delle seconde case in Lombardia. Analisi della consistenza per la promozione di nuova ricettività per il turismo, pag. 55. Disponibile all’indirizzo http://www.irer.it/Rapportifinali/99.105ARF.pdf
di punta (festività natalizie e pasquali, agosto e forse luglio), anche perché, come è noto, i
periodi di vacanza tendono a ridursi a favore di una loro moltiplicazione.
E’ una situazione ben nota in quasi tutte le valli lombarde; la conseguenza è che lo scarso
utilizzo non favorisce lo sviluppo di attività complementari (negozi, attività ricreative, ecc) e
quindi le località tendono a declinare, essendo sempre meno interessanti anche per i turisti che
utilizzano l’albergo o altre forme di ricettività
12
1.2 La dimensione del turismo nelle località montane lombardeLa domanda turistica in Lombardia risulta molto variegata poiché numerose sono le
motivazioni che attraggono i visitatori. Grazie alle dimensioni e alla varietà del suo territorio,
unitamente alle opportunità di visita d’affari, in particolare per Milano, la regione Lombardia
si mantiene, ormai da diversi anni, ai primi posti della classifica delle regioni italiane negli
arrivi turistici. Nel 2007 si sono registrati 10.727.569 arrivi - 53% italiani e 47% stranieri – e
28.648.519 presenze per il 48% italiani e per il 52% stranieri (dati ISTAT).
Entrando nel merito delle tipologie di turismo, si nota come le città d’arte rappresentino la più
grande attrattiva, raggruppando il 31,9% della clientela, seguite dalle località che non
presentano attrazioni turistiche (29,3%), quindi presumibilmente meta di turismo d’affari. A
ruota seguono le località lacuali (27,2% delle presenze totali) e quelle montane (10%). In
genere gli stranieri sono attratti prevalentemente dalle località lacuali e dalle città d’arte,
mentre è maggiore la presenza degli italiani nelle località montane.
31,9%
10,0%27,2%
1,2%0,5%
29,3%
Città di interesse storico e artisticoLocalità montaneLocalità lacualiLocalità termaliLocalità collinari e di interesse varioLocalità senza interesse turistico
Grafico 1. Distribuzione percentuale delle presenze per tipologia turistica in Lombardia (2007). Fonte dati: ISTAT.
Per quanto concerne il turismo montano, nel 2007 si sono registrati 651.166 arrivi e 2.863.287
presenze pari a circa il 30% delle presenze regionali, con un lieve incremento rispetto al 2002
(vedi Tavola 1).
13
ANNO
ITALIANIITALIANI STRANIERISTRANIERI TOTALETOTALEANNO Arrivi Presenze Arrivi Presenze Arrivi Presenze
2002 408.622 1.904.307 133.217 740.799 541.839 2.645.106
2003 459.106 2.027.954 144.132 797.263 603.238 2.825.217
2004 454.287 1.994.996 153.720 857.667 608.007 2.852.663
2005 456.121 1.956.936 164.778 898.972 620.899 2.855.908
2006 472.054 1.987.510 157.660 833.285 629.714 2.820.795
2007 478.770 1.948.527 172.396 914.760 651.166 2.863.287
Tavola 1. Flussi turistici nelle montagne lombarde (numero, 2002-2007). Fonte dati: ISTAT.
Il mercato complessivo della montagna è prevalentemente interno, con una presenza di turisti
stranieri che risulta pressoché costante nel quinquennio considerato, e che nel 2007 era pari al
30% (vedi Grafico 2). L’incidenza non è trascurabile, ma va tenuto in conto che molte località
considerate “montane” sono anche caratterizzate da attività produttive e quindi risentono del
turismo d’affari.
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
75,4% 76,1% 74,7% 73,5% 75,0% 73,5%
24,6% 23,9% 25,3% 26,5% 25,0% 26,5%
2002 2003 2004 2005 2006 2007
Arrivi
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
72,0% 71,8% 69,9% 68,5% 70,5% 68,1%
28,0% 28,2% 30,1% 31,5% 29,5% 31,9%
2002 2003 2004 2005 2006 2007
Presenze
Italiani Stranieri
Grafico 2. Distribuzione percentuale delle presenze e degli arrivi nelle località montane lombarde per
provenienza (2002-2007). Fonte dati: ISTAT.
La durata media del soggiorno nel 2007 è stata di 4,4 giorni, in netta diminuzione rispetto al
2002 (4,88gg). Gli stranieri tendenzialmente soggiornano più a lungo rispetto agli italiani (5,3
giorni rispetto a 4), nonostante anche per la componente straniera si sia registrato un
decremento nella durata del soggiorno rispetto al 2002 - da 5,6 a 5,3 (vedi Tavola 2).
14
Grafico 3. Evoluzione della permanenza media nelle località montane lombarde (giorni, 2002-2007). Fonte dati: ISTAT.
La distribuzione durante l’anno delle presenze turistiche, relative all’anno 20054, assume un
andamento fortemente stagionalizzato: nelle destinazioni turistiche montane prevale il
soggiorno invernale rispetto a quello estivo (vedi Grafico 4).
Grafico 4. Ripartizione percentuale delle presenze per tipologia turistica secondo la stagione (2005). Fonte:
Regione Lombardia, 2006. Il turismo in Lombardia. Anno 2005. Collana di documentazione statistica.
Analizzando l’andamento delle presenze nelle destinazioni turistiche dell’arco alpino italiano
durante il periodo 2002-2007 si nota come la regione Lombardia abbia registrato un aumento,
4,0
4,2
4,4
4,6
4,8
5,0
5,2
5,4
5,6
5,8
6,0
2002 2003 2004 2005 2006 2007
4,9
4,7 4,74,6
4,54,4
5,65,5
5,65,5
5,3 5,3
4,7
4,4 4,44,3
4,24,1
ITALIANI STRANIERI TOTALE
15
4 Dati più recenti non sono al momento disponibili.
seppur lieve, delle presenze (fatta eccezione per l’anno 2006), con un tasso di crescita in parte
simile a quello registrato sia in Trentino sia in Alto Adige, mete privilegiate della domanda
turistica nella regione alpina considerata nel suo complesso (vedi Tavola 2-3). Un’eccezione
positiva è rappresentata dal Piemonte, in cui si sono registrati tassi di crescita nettamente
superiori chiaramente attribuibili all’ ”effetto Olimpiadi”.
ANNO Lombardia VenetoFriuli
Venezia-Giulia
Alto Adige Trentino Piemonte Valle d’Aosta
2002 2.645.106 5.342.585 1.274.297 18.392.794 9.022.622 1.819.257 2.423.888
2003 2.825.217 5.534.474 1.333.844 18.987.660 9.434.630 2.096.379 2.633.524
2004 2.852.663 5.106.952 1.359.993 19.008.664 9.428.190 2.071.715 2.508.455
2005 2.855.908 5.227.920 1.290.688 19.304.981 9.918.324 2.271.921 2.522.733
2006 2.820.795 5.296.435 1.282.098 19.375.857 9.836.879 2.636.079 2.514.155
2007 2.863.287 5.061.839 1.225.198 20.065.925 9.860.620 2.473.384 2.447.964
Tavola 3. Presenze nelle località montane dell’arco alpino per regione (numero, 2002-2007). La regione
autonoma Trentino-Alto Adige è stata scorporata nelle province di Trento e Bolzano. Fonte dati: ISTAT.
ANNO Lombardia VenetoFriuli
Venezia-Giulia
Alto Adige Trentino Piemonte Valle d’Aosta
2002 100 100 100 100 100 100 100
2003 106,8 103,6 104,7 103,2 104,6 115,2 108,6
2004 107,8 95,6 106,7 103,4 104,5 113,9 103,5
2005 108,0 97,9 101,3 105,0 109,9 124,9 104,1
2006 106,6 99,1 100,6 105,4 109,0 144,9 103,7
2007 108,2 94,7 96,1 109,1 109,3 136,0 101,0
Tavola 4. Dinamica delle presenze turistiche nelle località montane dell’arco alpino per regione. Numeri
indice (2002=100). Fonte dati: ISTAT.
A livello regionale la provincia Sondrio, il cui territorio è da considerarsi interamente alpino e
che offre numerose località turistiche invernali ed estive, ha registrato nell’anno 2005
2.287.910 presenze - pari al 54% del totale - seguita dalle province di Brescia - 900.835
presenze pari al 21,3% - e Bergamo - 543.221 presenze pari al 12,8% (vedi Grafico 5 e
Tavola 5).
16
TOTALE GENERALETOTALE GENERALETOTALE GENERALE TOTALE ITALIANITOTALE ITALIANITOTALE ITALIANI TOTALE STRANIERITOTALE STRANIERITOTALE STRANIERI
SONDRIO
2001
2002
2003
2004
2005
BERGAMO
2001
2002
2003
2004
2005
BRESCIA
2001
2002
2003
2004
2005
COMO
2001
2002
2003
2004
2005
LECCO
2001
2002
2003
2004
2005
Esercizi alberghieri
Esercizi complementari
TOTALE (escl. non
REC*)
Esercizi alberghieri
Esercizi complementari
TOTALE (escl. non
REC*)
Esercizi alberghieri
Esercizi complementari
TOTALE (escl. non
REC*)
1.916.757 278.670 2.195.427 1.376.232 177.533 1.553.765 540.525 101.137 641.662
1.840.398 286.714 2.127.112 1.291.254 175.303 1.466.557 549.144 111.411 660.555
1.988.524 320.598 2.309.122 1.400.109 191.395 1.591.504 588.415 129.203 717.618
1.967.049 319.553 2.286.602 1.333.209 177.702 1.510.911 633.840 141.851 775.691
1.942.944 344.966 2.287.910 1.287.667 189.542 1.477.209 655.277 155.424 810.701
407.244 143.157 550.401 335.772 140.706 476.478 71.472 2.451 73.923
414.419 147.850 562.269 336.100 144.329 480.429 78.319 3.521 81.840
401.912 163.744 565.656 323.864 157.659 481.523 78.048 6.085 84.133
367.897 157.705 525.612 302.946 150.688 453.634 64.951 7.107 71.968
374.107 169.114 543.221 296.346 160.013 456.359 77.761 9.101 86.862
619.311 362.939 982.250 524.583 179.181 703.764 94.728 183.758 278.486
607.734 341.296 949.030 494.964 176.225 671.189 112.770 165.071 277.841
597.090 344.222 941.312 487.039 188.936 675.975 110.051 155.286 265.337
632.350 334.567 966.917 502.487 191.988 694.475 129.863 142.579 272.442
604.092 296.743 900.835 482.980 145.002 627.982 121.112 151.741 272.853
186.610 45.509 232.119 35.003 30.333 65.336 151.607 15.176 166.783
210.152 37.054 247.206 37.320 23.860 61.180 172.832 13.194 186.026
226.566 47.361 273.927 38.576 31.754 70.330 187.990 15.607 203.597
239.227 40.039 279.266 33.732 26.485 60.217 205.495 13.554 219.049
241.305 35.910 277.215 45.431 22.641 68.072 195.874 13.269 209.143
115.707 97.348 213.055 62.739 85.476 148.215 52.968 11.872 64.840
118.768 75.541 194.309 69.864 64.454 134.318 48.904 11.087 59.991
106.012 97.901 203.913 60.396 86.292 146.688 45.616 11.609 57.225
112.442 145.077 257.519 59.123 133.555 192.678 53.319 11.522 64.841
120.760 108.281 229.041 59.933 96.331 156.264 60.827 11.950 72.777
*= per non REC (Registro Esercenti il Commercio) s’intendono principalmente seconde case utilizzate per vacanza.
Tavola 5. Presenze per provenienza, tipologia di struttura ricettiva e provincia nelle località turistiche montane (numero, 2001-2005). Fonte dati: Annuario Statistico Regionale.
54,0%
12,8%
21,3%
6,5%
5,4%
SondrioBergamoBresciaComoLecco
Grafico 5. Distribuzione percentuale delle presenze turistiche nelle località montane lombarde per
provincia (2005). Fonte dati: Annuario Statistico Regionale.
17
Fatta eccezione per la provincia di Como, i turisti italiani costituiscono la componente
principale per ciascuna provincia (vedi Grafico 6). In particolar modo nella provincia di
Bergamo nell’anno 2005 solo il 16% delle presenze era rappresentato da turisti stranieri, una
percentuale nettamente inferiore alle altre province (vedi Grafico 6).
Grafico 6. Distribuzione percentuale delle presenze per provenienza per provincia (2005). Fonte: Annuario
Statistico Regionale.
Nel periodo considerato si nota inoltre una diminuzione nel numero delle presenze di turisti
italiani - da 2.947.558 nel 2001 a 2.785.886 nel 2005 - evidente in particolar modo nelle
strutture alberghiere, nelle quali si è registrato un decremento pari al 6,9%. Se si considera il
peso percentuale della componente italiana che alloggia presso le strutture alberghiere sul
totale delle presenze annuali si passa dal 55,9% del 2001 al 51,3% del 2005, mentre nelle
strutture extra-alberghiere rimane pressoché costante - dal 14,7% nel 2001 al 14,5% nel 2005.
Il numero delle presenze straniere risulta invece in costante aumento - da 1.225.694 nel 2001
a 1.452.336, pari ad un incremento del 18,5% - sia nelle strutture alberghiere, dove si è
registrato un tasso di crescita nel quinquennio 2001-2005 pari al 21,9%, sia nelle strutture
extra-alberghiere - +8,6% nel periodo considerato. Anche se si considera il peso percentuale
della componente straniera sul totale delle presenze annuali si registra una maggiore presenza
di turisti stranieri: se nel 2001 il 29,3% delle presenze nelle strutture ricettive era costituito da
stranieri nel 2005 tale percentuale è salita al 34,3% del totale (vedi Grafico 7).
0% 20% 40% 60% 80% 100%
64,6%
84,0%
69,7%
24,6%
68,2%
35,4%
16,0%
30,3%
75,4%
31,8%
SONDRIO
BERGAMO
BRESCIA
COMO
LECCO
Presenze totali italiani Presenze totali stranieri
18
Grafico 7. Distribuzione percentuale delle presenze per provenienza e per tipologia di struttura ricettiva
nelle località turistiche montane (2001-2005). Fonte dati: Annuario Statistico Regionale.
L’andamento registrato a livello regionale caratterizzato da una maggiore presenza di turisti
italiani e stranieri nelle strutture alberghiere viene confermato anche a livello provinciale,
seppur con alcune eccezioni. In provincia di Como la componente straniera risulta
predominante e predilige nella maggioranza dei casi strutture ricettive complementari. Anche
i turisti italiani preferiscono tali forme di ricettività rispetto all’offerta alberghiera. Analogo
andamento, in questo caso solo per la componente italiana, si registra in provincia di Lecco.
Si tratta tuttavia di aree d’importanza turistica minore - solo per quanto concerne il turismo
montano - rispetto alle province di Sondrio, Brescia e Bergamo, nelle quali si concentra
l’88,1% delle presenze - dato 2005 (vedi Grafico 8).
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
62,7% 60,7% 60,6% 58,3% 56,3%
8,1% 8,2% 8,3% 7,8% 8,3%
24,6% 25,8% 25,5% 27,7% 28,6%
4,6% 5,2% 5,6% 6,2% 6,8%
2001 2002 2003 2004 2005
Sondrio
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
53,4% 52,2% 51,7% 52,0% 53,6%
18,2% 18,6% 20,1% 19,9% 16,1%
9,6% 11,9% 11,7% 13,4% 13,4%
18,7% 17,4% 16,5% 14,7% 16,8%
2001 2002 2003 2004 2005
Brescia
0% 25% 50% 75% 100%
55,9%
54,6%
53,8%
51,7%
51,3%
14,7%
14,3%
15,3%
15,8%
14,5%
21,8%
23,6%
23,5%
25,2%
26,2%
7,5%
7,5%
7,4%
7,3%
8,1%
2001
2002
2003
2004
2005
Presenze totali italiani in esercizi alberghieri Presenze totali italiani in esercizi complementariPresenze totali stranieri in esercizi alberghieri Presenze totali stranieri in esercizi complementari
19
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
61,0% 59,8% 57,3% 57,6% 54,6%
25,6% 25,7% 27,9% 28,7%29,5%
13,0% 13,9% 13,8% 12,4% 14,3%
0,4% 0,6% 1,1% 1,4% 1,7%
2001 2002 2003 2004 2005
Bergamo
0%
25%
50%
75%
100%
10,9% 8,4% 9,9% 8,3% 7,2%
23,5%21,5% 21,9%
18,9% 21,7%
5,5%4,6% 4,9%
4,2% 4,2%
60,1%65,4% 63,4% 68,6% 66,8%
2001 2002 2003 2004 2005
Como
0%
25%
50%
75%
100%
29,4%36,0%
29,6%23,0% 26,2%
40,1%33,2% 42,3% 51,9% 42,1%
24,9% 25,2% 22,4% 20,7%26,6%
5,6% 5,7% 5,7% 4,5% 5,2%
2001 2002 2003 2004 2005
Lecco
Presenze totali italiani in esercizi alberghieriPresenze totali italiani in esercizi complementariPresenze totali stranieri in esercizi alberghieriPresenze totali stranieri in esercizi complementari
Grafico 8. Distribuzione percentuale delle presenze per provenienza, per tipologia di struttura ricettiva e
per provincia nelle località turistiche montane (2001-2005). Fonte dati: Annuario Statistico Regionale.
20
2. L’offerta turistica nelle località montane lombarde
Le maggiori risorse naturali delle Alpi e Prealpi lombarde si concentrano in Valtellina ed in
Alta Valcamonica, ove si situano alcuni fra i parchi più importanti, anche per estensione,
dell’intero arco alpino, quali il Parco Nazionale dello Stelvio e il Parco interregionale
dell’Adamello-Brenta, e le maggiori stazioni sciistiche e di villeggiatura estiva dell’intera
regione, fra le quali le più rinomate sono Livigno, Bormio, Ponte di Legno-Tonale, Aprica e
Madesimo. Alcuni fattori di attrazione sono costituiti dalle terme di Bormio, dai Parchi delle
incisioni rupestri nelle località di Capo di Ponte (Bs) e di Grosio (So), dalla Ferrovia Retica (il
famoso trenino rosso del Bernina) e dalla zona franca di Livigno.
Minore importanza turistica, per lo meno per quanto concerne l’attrazione da altre regioni
italiane e dall’estero, rivestono le Prealpi bergamasche (Val Seriana, Val Brembana e Val di
Scalve), la bassa Valcamonica, i monti che circondano il Lario (Valsassina e Val d’Intelvi) e la
Val Trompia. Non mancano tuttavia destinazioni turistiche sia estive che invernali di
importanza regionale quali, ad esempio, Foppolo in Val Brembana, Castione della Presolana
in alta Val Seriana, Borno e Montecampione nella media e bassa val Camonica e Barzio-Piani
di Bobbio nel Lecchese. Altri fattori di attrazione sono costituiti dalle Terme di Boario e di
San Pellegrino e dalle attrattive naturalistiche del Parco regionale delle Orobie e delle altre
riserve naturali presenti.
2.1 Montagna d’inverno: l’offerta sciistica in LombardiaIn Lombardia sono presenti oltre 70 stazioni sciistiche servite da 390 impianti che collegano
gli oltre 12.300 km di piste da discesa e 590 km di piste di sci da fondo. La Valtellina e la Val
Camonica offrono gli scenari sciistici di maggior rilievo, a cui si aggiungono la Valle
Brembana, l’alta Valle Seriana, la Val di Scalve e la Valsassina.
Valtellina
La Skiarea Valtellina, in provincia di Sondrio, si compone di quattro grandi aree sciistiche:
Alta Valtellina, Aprica, Valmalenco e Valchiavenna. Si tratta di un comprensorio che vanta
località di fama internazionale come Livigno, Bormio, Santa Caterina Valfurva, Madesimo,
con oltre 400 km di piste per la pratica dello sci alpino. Per gli amanti dello snowboard sono
presenti spazi attrezzati e snowpark, così come per i fondisti sono disponibili oltre 200 km di
21
percorsi, numerosi rifugi e ristori sulle piste; 50 centri per il noleggio dell'attrezzatura e 29
scuole di sci completano l'offerta. Le località sciistiche sono collegate tra loro da 140 impianti
di risalita, recentemente rinnovati. La Valtellina è terra di sci tutto l'anno, con le piste dello
Stelvio che offrono la possibilità di praticare sci alpino durante la stagione estiva.
Valle Camonica
La Valle Camonica, in provincia di Brescia, presenta una vasta offerta sciistica: 130 km di
piste per lo sci alpino, 60 km di percorsi per i praticanti di sci nordico e spazi attrezzati per gli
snowboarder. Le località più rinomate quelle delle stazioni sciistiche di Ponte di Legno-Passo
del Tonale, situate nell’Alta Valle Camonica al confine con il Trentino all’interno del
comprensorio sciistiico Adamello ski, Borno-Monte Altissimo e Montecampione.
Alta Valle Seriana e Valle di Scalve
Meno rinomate delle precedenti, le stazioni sciistiche situate nell’Alta Valle Seriana, in
provincia di Bergamo, offrono 85 km di piste per lo sci alpino e 6 km per lo sci nordico, oltre
a spazi attrezzati per gli amanti dello snowboard. Lizzola, Presolana - che insieme al Monte
Pora in provincia di Brescia costituisce un unico comprensorio - e Spiazzi di Gromo sono le
principali aree sciistiche della zona.
Nella Valle di Scalve sono presenti il comprensorio Colereski 2200 con oltre 15 km di piste
adatte allo sci alpino e la stazione di Schilpario, nota per la sua pista da fondo della lunghezza
di 10 km.
Alta Valle Brembana
Le località sciistiche dell’Alta Valle Brembana, situate anch’esse in provincia di Bergamo,
sono riunite nel consorzio Bremboski, il quale offre 85 km di piste per la pratica dello sci
alpino, 5 km di piste per lo sci nordico e 2 snowpark. Le stazioni principali sono quelle di
Foppolo, Carona e San Simone.
Valsassina
La Valsassina, in provincia di Lecco, presenta un’offerta minore rispetto alle precedenti. Nella
località dei Piani di Bobbio-Valtorta offre 35 km di piste per lo sci alpino collegate fra loro da
8 impianti di risalita, 7,5 km per lo sci di fondo ed uno snowpark.
22
Caratteristiche delle aree sciistiche lombarde
Valtellina
Skiarea Livigno
Skiarea Bormio
Skiarea Santa Caterina Valfurva
Skiarea Valdidentro
Skiarea Aprica/Corteno Golgi
Skiarea Valmalenco
Skiarea Valgerola
Skiarea Valchiavenna
Valle Camonica
Montecampione Impianti spa
Borno-Monte Altissimo
Adamello ski
Val Palot-Pisogne
Alta Valle Seriana
Lizzola
Presolana-Monte Pora
Spiazzi di Gromo
Alta Valle Brembana
San Simone
Foppolo
Carona
Valle di Scalve
Colere Skiarea 2200
Schilpario
Valsassina
Piani di Bobbio
Dislivello Ski Area (m)
Impianti di risalita
Portata oraria
(persone/ora)
Piste sci alpino (Km)
Piste con innevamento programmato
Piste sci nordico
(Km)
Piste con innevamento programmato
Snowboard, Snowpark, Halfpipe,
Boardercross
1816-2800 31 47060 115 80 Km 40 10 Km ✔
1225-3012 16 23000 50 50 Km ✘ ✘ ✔
1772-2890 10 10220 35 30 Km 15 5 Km ✘
1345-2550 10 9000 25 15 Km 25 10 Km ✘
1181-2300 16 24000 55 45 Km 14 ✘ ✔
1098-2370 13 17970 60 24 Km 48 6 Km ✔
1450-1980 2 1950 10,5 7 Km 2,5 n.d. ✔
1550-3000 12 26260 60 40 Km 25 n.d. ✔
1200-2100 11 n.d. 35 35 Km ✘ ✘ ✘
912-1704 8 7815 14 12 Km ✘ ✘ ✔
1150-3100 30 30000 105 85 Km 57 n.d. ✔
1060-1350 3 n.d. n.d. (2 piste)
n.d. n.d. (1 pista)
✘ ✘
1262-2028 5 4998 20 Km 16 Km ✘ ✘ ✔
1600-2000 15 n.d. 50 Km 6 Km 6 Km ✘ ✔
1200-1800 4 n.d. 15 Km 12 Km ✘ ✘ ✘
1668-2100 7 6029 30 Kmn.d.
(2 piste: Arale e Colla) 1,5 Km ✘ ✔
1635-2167 8 n.d. 47 Km n.d. 3 Km ✘ ✔
1550-2111 3 n.d. 8 km n.d. ✘ ✘ ✘
1050-2250 5 n.d. 15,6 Kmn.d
(tratto finale pista Italia)
✘ ✘ ✔
1134-1800 2 2000 4 km ✘ 10 Km n.d. ✘
1700-1950 8 n.d. 35 Km n.d. 7,5 Km ✘ ✔
Legenda:n.d. = Dato non disponibile ma attività praticabile.✘ = non presente.✔ = presente.
23
2.2 Montagna d’estate: alpinismo, escursionismo e cicloturismoL’offerta turistica estiva delle Alpi e Prealpi lombarde, meno rinomata di quella invernale, è
orientata prevalentemente ad una vacanza di tipo attivo con la possibilità di praticare attività
sportive, quali ad esempio arrampicata, alpinismo, trekking, nordic walking, mountain-bike
lungo gli itinerari ad essi dedicati, oppure canoa e rafting lungo i fiumi ed i torrenti minori,
parapendio e deltaplano nei siti dedicati, ed infine giocare a golf o praticare equitazione. La
montagna lombarda offre 2620 km di sentieri segnalati, lungo i quali sono presenti numerosi
punti di ristoro, 199 rifugi 5 - di cui 34 non custoditi - e 59 bivacchi6, oltre a 770 km di
percorsi pedonali e ciclabili7.
Risulta possibile anche riscoprire la storia locale lungo i percorsi culturali segnalati oppure
degustare i prodotti locali seguendo gli itinerari enogastronomici consigliati.
La montagna lombarda risulta anche meta di un turismo naturalistico all’interno dei numerosi
parchi ed aree protette, fra i quali spiccano il Parco Nazionale dello Stelvio e i parchi regionali
dell’Adamello e delle Orobie.
L’offerta estiva della montagna lombarda ha costituito una importante opportunità di vacanza
già alcuni decenni fa, soprattutto per la borghesia lombarda, che già prima della guerra ne
usufruiva, anche se in proporzione ben inferiore a quella attuale. Forse proprio per questa
“vocazione” ormai datata, il cambiamento è stato più lento rispetto allo sviluppo di altre aree
e oggi si nota una minore organizzazione nelle nuove attività ricreative, mentre di grande
qualità è soprattutto l’offerta di trekking e di alpinismo. Va tuttavia rilevato che si tratta di una
montagna “vissuta” ampiamente segnata dalla presenza dell’uomo e, proprio per questo
apprezzata dal turista; ciò la arricchisce anche di numerose testimonianze artistiche e
culturali, che completano oggi l’offerta per il turista.
24
5 L’elenco dei rifugi è disponibile all’indirizzo http://www.rifugi-bivacchi.com/
6 Per bivacco s’intende, almeno nella parte italiana delle Alpi, “ [...] una struttura in legno, metallo o cemento, di piccole dimensioni (fino ad una decina di posti letto) ed incustodita, posta in luoghi particolarmente isolati per offrire una ricovero di fortuna. [...] (S)i differenzia dal rifugio alpino per le dimensioni molto più piccole, perché non offre servizi organizzati (pernottamento, pasto, riscaldamento) e per il fatto di essere sempre aperto e gratuito”. Vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Bivacco
7 Dati Regione Lombardia.
2.3 L’offerta salutistico-termaleIl settore wellness costituisce un’integrazione all’offerta, sia invernale che estiva, delle
località turistiche montane. San Pellegrino (Bergamo), Boario (Brescia) e Bormio (Sondrio)
sono le principali e più rinomate stazioni termali della regione alpina lombarda. Le terme di
San Pellegrino, in Val Brembana, divennero sede di turismo d’élite già alla fine
dell’Ottocento. Attualmente sono oggetto di completa ristrutturazione. La stazione di Bormio,
prima che l’offerta sciistica prendesse il sopravvento, era soprattutto una stazione termale e le
sue acque (che sgorgano ancora oggi in grande quantità a circa 42° di temperatura) erano note
sin dall’antichità. Solo di recente sono state tuttavia valorizzate ed oggi costituiscono un
importante complemento all’offerta sciistica e all’attività estiva, sia con trattamenti di
wellness che con le tradizionali cure mediche. Anche la stazione termale di Boario, che si
trova alla confluenza tra la Val Camonica e la Valle di Scalve, era già frequentata fin dal
Settecento. Lo stabilimento ha quattro fonti da cui sgorgano acque dalle caratteristiche
differenti. Oltre ai tradizionali trattamenti termali, offre pacchetti benessere personalizzati.
Solo negli ultimi anni, tuttavia, ci si è resi conto che questa risorsa poteva costituire un
importante fattore di integrazione all’offerta turistica invernale ed estiva e quindi solo da
pochi anni è stato avviato un programma di ristrutturazione e di riqualificazione dell’offerta
termale. Tutte le terme citate sono state (Bormio) o sono (Boario e San Pellegrino) oggetto di
riqualificazione.
25
Offerta estiva delle valli lombarde
Aree Protette
Parchi nazionali
Parchi regionali
Riserve regionali
Sentieri (numero/km)*
Rifugi e bivacchi
Principali piste ciclabili di sviluppo provinciale
(lunghezza e/o itinerari consigliati)
Bike hotels
Nordic walking
Associazioni
MTB
Scuole
Itinerari indicati
Bikepark
Punti di noleggio indicati
Arrampicata
Associazioni
Siti indoor indicati
Siti outdoor indicati
Deltaplano-Parapendio
Associazioni/scuole
Siti indicati
Canoa-Rafting
Associazioni/scuole
Siti indicati
Pesca
Golf
Percorsi enogastronomici/
culturali/naturalistici segnalati
Centri termali
SONDRIO BRESCIABRESCIA BERGAMOBERGAMO LECCO COMO
Valtellina Val Camonica Valtrompia e Val Sabbia
Val Seriana e Val di Scalve Val Brembana Valsassina, Valvarrone, Val
d’Esino Val d’Intelvi
5 22 22 1 0
Parco Nazionale dello Stelvio
Parco delle Orobie Valtellinesi
Parco dell’AdamelloParco dell’Adamello Parco delle Orobie BergamascheParco delle Orobie Bergamasche Parco regionale della Grigna Settentrionale
Bosco dei Bordighi Pian di Gembro Pian di Spagna
Riserva naturale Boschi del Giovetto di Palline
Riserva naturale Boschi del Giovetto di Palline
Riserva naturale Boschi del Giovetto di Palline
Riserva naturale Boschi del Giovetto di Palline
1650 / 1100 km n.d. / 400 kmn.d. / 400 km n.d. / 360 kmn.d. / 360 km n.d. / 150 km n.d. / 400 km
78 rifugi 48 bivacchi
25 rifugi 2 bivacchi
7 rifugi 25 rifugi 5 bivacchi
9 rifugi 18 rifugi 1 bivacco
6 rifugi
Sentiero Valtellina (150 km circa)
7 itinerari indicati
n.d.Pista ciclabile Val
Seriana (15,7 km)
Pista ciclabile Zogno-Piazza
Brembana (21 km) e 9 itinerari indicati
Pista ciclabile Pasturo -Cortenova (8,1 km)
n.d.
25 77 44 3 1
1 1 ✘ 1 1 1 ✘
3 ✘ ✘ ✘ ✘ ✘ ✘
n.d.** 4 35 13 n.d. 8 2
1 ✘ ✘ ✘ ✘ ✘ ✘
23 n.d. n.d. n.d. n.d. n.d. n.d.
1 ✘ ✘ ✘ ✘ 1 ✘
✘ 3 2 3 ✘ 1 ✘
18 7 15 10 1 4 1
1 2 ✘ 3 ✘ ✘ ✘
6 2 4 7 1 3 2
1 ✘ ✘ ✘ 1 1 ✘
6 1 2 1 n.d. 1 n.d.
Adda e torrenti minori Fiume OglioFiume Mella,
Chiese e Lago d’Idro
Fiume SerioFiume Brembo e torrenti minori
Lago di Como e torrente Piverna Lago di Como
4 golf club 2 golf club ✘ 1 golf club ✘ ✘ 2 golf club
7 itinerari culturali ed enogastronomici
segnalati
54 itinerari artistico-culturali segnalati
1 itinerario segnalato
14 itinerari naturalistici
segnalati
12 percorsi segnalati
n.d. 5 itinerari segnalati
4 (Terme di Bormio, Bagni Vecchi e Bagni Nuovi di Valdidentro e Bagni di
Masino)
2 (Darfo Boario
Terme e Angolo Terme)
1 (Terme di
Vallio)✘
2 (San Pellegrino
Terme e Sant’Omobono
Terme)
✘ ✘
Legenda:*= i dati si riferiscono all’intera provincia. **= gli itinerari sono numerosi. Non è possibile tuttavia quantificarli. ✘ = non presente.n.d. = Dato non disponibile ma attività praticabile.
26
3. Le previsioni climatiche
3.1 Andamenti termici e nivologici di lungo periodo nell’arco alpino lombardoNelle Alpi Centrali italiane ma anche, seppur con modalità differenti, negli altri settori sud-
alpini, gli anni Novanta sono stati teatro di una variazione climatica significativa che ha
prodotto un accorciamento del periodo di copertura nevosa del suolo, in concomitanza ad una
riduzione importante del residuo nevoso stagionale nel corso dell’estate con conseguente
grave deficit di bilancio per i ghiacciai8.
Rimarchevoli sono inoltre risultate le anomalie recenti delle precipitazioni nevose in
Lombardia nel periodo di riferimento 1974-2007 oggetto di indagine da parte dell’ARPA
Lombardia (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale). In linea generale si è
riscontrata sia una riduzione tendenziale dei quantitativi di neve caduta, sia una diminuzione
del periodo di permanenza al suolo a causa dell’aumento delle temperature.
Figura 1. Variazione delle precipitazioni nevose sull’arco alpino lombardo nel periodo 1974-2007 rispetto alla media del trentennio oggetto di studio. Fonte: ARPA Lombardia.
Preoccupante risulta inoltre l’andamento attuale del glacialismo lombardo, che registra forti
decrementi di superficie e soprattutto di volume. Poiché la dinamica glaciale è funzione del
bilancio annuale degli accumuli nevosi e delle fusioni (regolate dai regimi termici), i ghiacciai
sono un ottimo indicatore dei cambiamenti climatici a scala locale.
L’indagine confronta l’altezza media del manto nevoso, la quale viene misurata nel mese di
Marzo, con il valore di riferimento di 94 cm calcolato sul trentennio 1974-2003 sull’arco
27
8 Cfr. Antonio Galluccio, 2004. “Le prospettive climatiche delle località montane lombarde”. In Il turismo della neve, Andrea Macchiavelli (a cura di), pp.67-73. Milano: Franco Angeli Editore.
alpino lombardo e indicato nel grafico sottostante con il valore 0 in modo tale da poter
evidenziare le differenze annuali dei quantitativi di neve al suolo.
Negli ultimi vent’anni si è registrata un’elevata frequenza di anni poco nevosi, con l’anomalia
negativa massima registrata nel 2007. Si è dunque verificata, a partire dalla seconda metà
degli anni Ottanta, una fase di forte regresso degli apporti nevosi legata al combinato del calo
delle precipitazioni nevose e dell’aumento delle temperature.
La diminuzione delle precipitazioni nevose ha interessato maggiormente le quote inferiori. Lo
studio condotto da Antonio Galluccio, presidente del Comitato Glaciologico Lombardo, sulla
durata dell’innevamento stagionale a partire dagli inizi degli anni Ottanta in due stazioni
sciistiche situate ad altitudini assai differenti - il Passo dell’Aprica (1180m s.l.m.) e Livigno S.
Rocco (1850m) - mostra una diminuzione della permanenza della neve al suolo maggiormente
accentuata a bassa quota (vedi Figura 2). Tuttavia analizzando la data di scomparsa
dell’innevamento (vedi Figura 3) si nota che essa si rende progressivamente più precoce per
entrambi. Galluccio ritiene che nel caso di Livigno sia soprattutto la fase iniziale a fare la
differenza: un innevamento precoce molto più efficace in altitudine che alle quote inferiori.
Figura 2. Giorni di permanenza della neve al suolo nelle stazioni di Aprica Paese (1180 m) e Livigno S. Rocco (1850 m). Antonio Galluccio, 2004. “Le prospettive climatiche delle località montane lombarde”. In Il
turismo della neve, Andrea Macchiavelli (a cura di), pp.67-73. Milano: Franco Angeli Editore.
28
Figura 3. Data di scomparsa dell’innevamento stagionale presso l’Aprica (1180m) e Livigno S. Rocco
(1850m). Antonio Galluccio, 2004. “Le prospettive climatiche delle località montane lombarde”. In Il turismo della neve, Andrea Macchiavelli (a cura di), pp.67-73. Milano: Franco Angeli Editore.
Il deficit nivometrico interessa pure le stazioni situate alle quote maggiori. Uno studio
condotto dal WWF9 evidenzia una diminuzione della quantità di neve al suolo nel periodo
1993/2003 rispetto al precedente decennio 1982/1992 nelle stazioni sciistiche di Aprica
Magnolta (1870m di altitudine), Bormio 2000 (1960m), Valgerola (1840m) e Cancano
(1940m).
29
9 Cfr. WWF, 2006. “ Alpi e Turismo: trovare il punto di equilibrio, WWF Italia.
Stazione Quota (m s.l.m)
Media precipitazioni nevose 1982/1992
(in cm)
Media precipitazioni nevose 1993/2003
(in cm)
Variazione (in cm)
Variazione (%)
Aprica Magnolta
Bormio 2000
Valgerola
Cancano
1870 435,0** 358,2 -76,8 -17,7
1960 280,1 226,3 -53,8 -19,2
1840 371,1* 412,4 41,3 +11,1
1940 375,7 308,5 -67,2 -17,9
* 1983/1992; ** 1985/1992;
Figura 4. Variazioni assoluta e percentuale della nevosità nei periodi 1982/92 e 1993/03. Fonte: Alpi e Turismo: trovare il punto di equilibrio, WWF Italia, 2006.
Fatta eccezione per la Valgerola che ha segnato un incremento pari a +11,1%, tutte le altre
stazioni hanno fatto registrare decrementi percentuali superiori al 17%, nonostante siano
ubicate a quote medio-alte. Si tratta di variazioni più contenute rispetto a quelle registrate in
altri settori dell’arco alpino10, grazie anche al fatto che le medie nivometriche hanno tratto un
notevole vantaggio dalla singola stagione 2000/2001, che ha portato quantitativi consistenti di
neve soprattutto alle quote più elevate.
Per quanto concerne l’andamento del glacialismo lombardo, si sono registrati nell’ultimo
trentennio decrementi significativi, sia di superficie che di volume. In base ai dati resi
disponibili dal Comitato Glaciologico Italiano nel periodo 1980-1999 la variazione media
complessiva dei ghiacciai presenti lungo l’arco alpino italiano è valutata in -4,8 m/anno, per
complessivi –95,4 m nell’arco del ventennio considerato. La fase di regresso è stata più
consistente per il settore lombardo, per il quale il ritiro medio cumulato dei fronti è di quasi
150 m (vedi Figura 4 e Figura 5).
Figura 4. Percentuale di ghiacciai in avanzata (blu), stazionari (verde) e in ritiro (rosso) nelle Alpi italiane (a) e nei tre settori in cui sono suddivise (b, c, d), nel periodo 1980-1999. In parentesi è riportato il numero di
ghiacciai che costituisce il campione). Vedi http://www.disat.unimib.it/comiglacio/comitatoglaciologico.htm
30
10 Cfr. WWF, 2006. “Le fluttuazioni recenti del clima alpino e le loro conseguenze sul turismo invernale”. In Alpi e Turismo: trovare il punto di equilibrio, WWF Italia pp.54-77.
Figura 5. Variazione media cumulata tra il 1980 ed il 1999 di un campione di 104 ghiacciai. È riportata la media complessiva confrontata con quella relativa ai singoli settori.
Vedi http://www.disat.unimib.it/comiglacio/comitatoglaciologico.htm
Si è verificata parallelamente anche una variazione delle quote minime dei fronti dei
ghiacciai. Anche in questo caso la Lombardia è la regione che maggiormente ha risentito del
cambiamento climatico. La percentuale di ghiacciai in avanzata scende dal 66% nel 1980 al
4% nel 1999, mentre quella dei ritiri sale dal 12% all'89%. Le quote minime dei fronti hanno
subito un innalzamento medio per ghiacciaio di 18 m. Variazioni accentuate (+38 m) sono
registrate nel settore lombardo, mentre sono minori quelle subite dal settore Triveneto (+12
m) e minime da quello Piemontese (solo +3 m).
Figura 6. Variazione delle quote minime delle fronti di un campione di 90 ghiacciai.
Vedi http://www.disat.unimib.it/comiglacio/comitatoglaciologico.htm
31
3.2 Le prospettive climatiche delle stazioni sciistiche lombardeL’arco alpino interessa la regione Lombardia per circa il 40,5% del suo territorio. Dal punto di
vista morfologico viene distinta una fascia alpina, composta dalle Alpi Lepontine - che si
estendono per 4500 Km2 dal Passo del Sempione al lago di Como - e dalle Alpi Retiche – dal
Passo dello Spluga al Passo di Resia per circa 7000 Km2 , ed una fascia prealpina formata
dalle Alpi Orobie e dalle Prealpi Lombarde. I massicci più elevati sono il monte Bernina
(4049m), il Disgrazia (3678m), il Cevedale (3769m) e l’Adamello (3555m) nelle Alpi
Retiche; il pizzo Coca (3053m) nelle Alpi Orobie e il pizzo del Diavolo di Tenda (2915m)
nelle Prealpi Lombarde11.
L’altitudine media piuttosto elevata delle stazioni sciistiche lombarde e la presenza sul
territorio di alcuni dei massicci più alti delle Alpi permetterà loro di essere meno sensibili al
cambiamento climatico nel medio periodo.
Ad un aumento di temperatura pari a 2°C, con conseguente innalzamento della linea di
affidabilità della neve (LAN) di circa 300m rispetto al livello attuale fissato a 1500m di
altitudine, 5 delle 6 aree sciistiche presenti in Lombardia (ossia l’83% del totale) garantiranno
condizioni adatte alla pratica dello sci alpino. Numero che scenderà a 4 (corrispondente ad
una percentuale del 67%) in caso di aumento di 4°C con innalzamento della LAN a 2100m di
altitudine (dati OECD).
Secondo lo studio EURAC, l’Accademia europea di Bolzano12, che ha effettuato l’analisi
italiana per conto dell’OECD, risultano attualmente affidabili 21 stazioni sciistiche, quelle la
cui estensione è posta almeno per metà sopra i 1500m di quota. Ad un aumento della
temperatura di 1°C si ridurrebbero a 14 e se la temperatura aumentasse il numero delle
stazioni si ridurrebbe a poco più della metà, 11 su un totale di 33.
Analizzando la situazione per ciascuna regione italiana interessata dall’arco alpino, in caso di
una variazione moderata di temperatura - pari a 1°C e LAN 1650m - in Lombardia si
assisterebbe ad una diminuzione percentuale nel numero delle stazioni sciistiche affidabili
pari al 33% rispetto alla situazione attuale. Un risultato analogo a Trentino a Piemonte e ben
lontano dal caso limite del Friuli Venezia Giulia, dove tutte le stazioni sciistiche si
troverebbero al di sotto della LAN a causa della scarsa altitudine media dei massicci
montuosi. Un ulteriore incremento - pari a 2°C e LAN 1800m - avrebbe una minore influenza
32
11 Vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Lombardia
12 Cfr. OECD 2007. Climate Change in the European Alps: Adapting Winter Tourism and Natural Hazards Management.
in Lombardia, Trentino e Piemonte mentre colpirebbe in modo più accentuato le aree
sciistiche dell’Alto Adige e del Veneto, dove rispettivamente il 50% e il 33% delle stazioni
sciistiche rimanenti con neve affidabile verrebbe a trovarsi al di sotto della LAN.
Infine in caso di un aumento di temperatura pari a 4°C, con LAN a 2100m, in Lombardia solo
6 stazioni sciistiche su un totale di 33 - pari al 18% - risulterebbero affidabili. Un risultato al
di sopra della media dell’arco alpino italiano e secondo solo alla Valle d’Aosta, che tuttavia
presenta caratteristiche morfologiche differenti. Dunque l’impatto dei cambiamenti climatici
nel medio-lungo periodo risulterebbe in Lombardia meno intenso (vedi Tavola 1 e Grafico 1).
RegioneRegione
Valle d’Aosta
Piemonte
Lombardia
Veneto
Trentino
Alto Adige
Friuli Venezia Giulia
ITALIA
Aree sciistiche (numero)
Altitudine LANAltitudine LANAltitudine LANAltitudine LANAree sciistiche
(numero) >1500m (situazione attuale) >1650m (+1°C) >1800m (+2°C) >2100 (+4°C)
25 22 (88%) 20 (80%) 16 (64%) 5 (20%)
54 30 (56%) 22 (41%) 16 (30%) 6 (12%)
33 21 (64%) 14 (42%) 11 (33%) 6 (18%)
46 14 (30%) 12 (26%) 8 (17%) 2 (4%)
34 25 (74%) 17 (50%) 14 (41%) 4 (12%)
54 54 (100%) 46 (85%) 23 (43%) 7 (13%)
5 1 (20%) 0 0 0
251 167 (67%) 131 (52%) 88 (35%) 30 (12%)
Tavola 1 e Figura 1. Stazioni sciistiche delle Alpi Italiane con copertura nevosa affidabile a seconda dei diversi scenari di aumento della temperatura. Fonte dati: EURAC 2007.
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Situazione attuale + 1°C (LAN 1650m) +2°C (LAN 1800m) +4°C (LAN 2100m)
100 %
52 %
35 %
12 %
100 %
0 % 0 % 0 %
100 %
85 %
43 %
13 %
100 %
50 %
41 %
12 %
100 %
26 %
17 %
4 %
100 %
42 %
33 %
18 %
100 %
41 %
30 %
12 %
100 %
80 %
64 %
20 %
Valle d’Aosta Piemonte Lombardia Veneto Trentino Alto AdigeFriuli Venezia Giulia ITALIA
33
Se si considerano i dati forniti dall’OECD, l’ipotesi che la regione Lombardia risulti nel
medio-lungo periodo una delle aree meno sensibili al cambiamento climatico appare più
evidente. Nel caso limite di un innalzamento della temperatura pari a 4°C con LAN situata a
2100m di altitudine 4 delle 6 aree sciistiche considerate dallo studio risulterebbero affidabili -
pari ad una percentuale del 67%. Un risultato superiore alla media dell’arco alpino e a quella
dei singoli Stati interessati dallo studio (vedi Tavola 2 e Figura 2).
Altitudine LAN --> Aree sciisticheAltitudine LANAltitudine LANAltitudine LANAltitudine LAN
Altitudine LAN --> Aree sciistiche >1500m (situazione attuale) >1650m (+1°C) >1800m (+2°C) >2100 (+4°C)
Italia 87 81(93%) 71(82%) 59(68%) 21(24%)
Austria 228 199(87%) 153(67%) 115(50%) 47(21%)
Svizzera 164 159(97%) 142(87%) 129(79%) 78(49%)
Germania 39 27(69%) 11(28%) 5(13%) 1(3%)
Francia 148 143(97%) 123(83%) 96(65%) 55(37%)
LOMBARDIA 6 6 (100%) 6 (100%) 5 (83%) 4 (67%)
Tavola 2 e Figura 2. Stazioni sciistiche delle Alpi con copertura nevosa affidabile a seconda dei diversi scenari di aumento della temperatura. Fonte dati: Climate Change in the European Alps: Adapting Winter
Tourism and Natural Hazards Management, OECD 2007.
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Situazione attuale + 1°C (LAN 1650m) +2°C (LAN 1800m) +4°C (LAN 2100m)
100 %
69 %
55 %
27 %
100 %
83 %
65 %
37 %
100 %
28 %
13 %
3 %
100 %
87 %
79 %
49 %
100 %
67 %
50 %
21 %
100 %
82 %
68 %
24 %
100 % 100 %
83 %
67 %
Lombardia Italia Austria Svizzera Germania Francia Arco Alpino
34
A livello regionale13 le aree sciistiche situate in Valtellina, grazie alla maggiore altitudine,
risulteranno nel medio-lungo periodo le meno sensibili agli effetti del cambiamento climatico 14. Nel caso limite di un aumento della temperatura pari a 4°C con LAN situata a 2100m di
altitudine 4 delle 8 aree presenti - Livigno. Bormio, Santa Caterina Valfurva e Valchiavenna -
garantiranno una copertura nevosa sufficiente per la pratica dello sci alpino.
Le aree sciistiche in Alta Val Brembana e in Valsassina risulteranno affidabili sino ad un
aumento della LAN di 300m dal livello attuale, che risulta posto a 1500m. In caso di un
aumento pari a 4°C non potrà più essere praticato lo sci alpino in alcuna delle 4 aree sciistiche
presenti, con gravi ripercussioni a livello locale.
In Val di Scalve la stazione di Schilpario attualmente non garantisce una copertura nevosa
affidabile, dato che più della metà della sua estensione si situa al di sotto della linea di
affidabilità della neve. Le altre aree sciistiche situate nella stessa vallata ed in Alta Valle
Seriana risulteranno assai sensibili all’innalzamento della temperatura, causa scarsa altitudine
degli impianti e delle piste. Ad una variazione moderata di temperatura - pari a 1°C e LAN
1650m - solo 2 delle 5 aree sciistiche presenti - Presolana-Monte Pora e Colere Ski Area 2220
- garantirebbero condizioni idonee alla pratica dello sci alpino. Nel caso limite di
innalzamento pari a 4°C tutte le stazioni sciistiche si troverebbero al di sotto della LAN. Va
tuttavia considerato anche che alcune di queste stazioni hanno le piste sciistiche in ombra, il
che favorisce la permanenza della neve.
Un’analoga situazione si ritrova anche in Valle Camonica: attualmente i comprensori di
Borno-Monte Altissimo e Val Palot-Pisogne non garantiscono condizioni di innevamento
sufficienti causa scarsa altitudine degli impianti. L’area sciistica di Montecampione godrà di
condizioni favorevoli sino ad un innalzamento moderato della temperatura - pari a 1°C -
mentre con scenari differenti si ritroverebbe al di sotto della LAN. L’unica area sciistica che
risentirà in modo lieve del cambiamento climatico è il comprensorio Adamello ski grazie
all’elevata altitudine degli impianti, che raggiungono quota 3100m.
35
13 Le aree sciistiche considerate sono riportate nella tabella a pag. 23.
14 Vengono considerate affidabili le aree sciistiche la cui estensione si situa almeno per metà al di sopra della Linea di Affidabilità della Nave (LAN). Tale parametro è stato utilizzato nell’analisi degli effetti del cambiamento climatico sulle stazioni sciistiche dell’arco alpino nel libro Climate Change in the European Alps: Adapting Winter Tourism and Natural Hazards Management (OECD 2007, pag. 30).
Area sciistica Dislivello area sciistica (m)
Altitudine LANAltitudine LANAltitudine LANAltitudine LANArea sciistica Dislivello area
sciistica (m) >1500m (situazione attuale)
>1650m (+1 °C )
>1800m (+2°C)
>2100m (+4°C)
ValtellinaSkiarea Livigno 1816-2800 ✔ ✔ ✔ ✔Skiarea Bormio 1225-3012 ✔ ✔ ✔ ✔
Skiarea Santa Caterina Valfurva 1772-2890 ✔ ✔ ✔ ✔Skiarea Val di Dentro 1345-2550 ✔ ✔ ✔ ✘
Skiarea Aprica/Corteno Golgi 1181-2300 ✔ ✔ ✘ ✘Skiarea Valmalenco 1098-2370 ✔ ✔ ✘ ✘Skiarea Valgerola 1450-1980 ✔ ✔ ✘ ✘
Skiarea Valchiavenna 1550-3000 ✔ ✔ ✔ ✔TOTALE 8 8 5 4
Valle CamonicaMontecampione Impianti spa 1200-2100 ✔ ✔ ✘ ✘
Borno-Monte Altissimo 912-1704 ✘ ✘ ✘ ✘Adamello ski 1150-3100 ✔ ✔ ✔ ✔
Val Palot-Pisogne 1060-1350 ✘ ✘ ✘ ✘TOTALE 2 2 1 1
Alta Valle Seriana e Valle di ScalveLIzzola 1262-2028 ✔ ✘ ✘ ✘
Presolana-Monte Pora 1600-2000 ✔ ✔ ✔ ✘Spiazzi di Gromo 1200-1800 ✔ ✘ ✘ ✘
Colere Skiarea 2200 1050-2250 ✔ ✔ ✘ ✘Schilpario 1134-1800 ✘ ✘ ✘ ✘
TOTALE 4 2 1 0Alta Valle Brembana
San Simone 1668-2100 ✔ ✔ ✔ ✘Foppolo 1635-2167 ✔ ✔ ✔ ✘Carona 1550-2111 ✔ ✔ ✔ ✘
TOTALE 3 3 3 0ValsassinaPiani di Bobbio 1700-1950 ✔ ✔ ✔ ✘
TOTALE 1 1 1 0TOTALE ARCO ALPINO LOMBARDO 18 16 12 5
Legenda: ✔ = si. ✘ = no.
Tavola 3 e Figura 3. Aree sciistiche delle Alpi lombarde con copertura nevosa affidabile a seconda dei diversi scenari di aumento della temperatura. Dati aree sciistiche a pag. 22.
0%
10%
20%
30%
40%
50%
60%
70%
80%
90%
100%
Situazione attuale + 1°C (LAN 1650m) +2°C (LAN 1800m) +4°C (LAN 2100m)
100% 100% 100%
0%
100% 100% 100%
0%
80%
25%
20%
0%
50% 50%
25% 25%
100% 100%
63%
50%
Valtellina Valle Camonica Alta Valle Seriana e Valle di Scalve Alta Valle Brembana Valsassina
36
3.3 Possibili effetti del cambiamento climatico: gli impianti sciistici dismessi in LombardiaLa riduzione delle precipitazioni nevose appare in grado, già da un ventennio, di produrre
conseguenze significative, sia temporali che spaziali, sulla pratica degli sport invernali. Ad
essa è riconducibile l’accorciamento del periodo sciabile, la diffusione dell’innevamento
artificiale e la dismissione di numerosi impianti di risalita15.
Negli anni ’60 e ’70 l’andamento climatico favorevole alla pratica dello sci alpino durante la
stagione invernale ha indotto numerosi centri a inseguire modelli di sviluppo propri delle
stazioni sciistiche situate a quote più elevate. Particolarmente rappresentativa di tale tendenza
appare la localizzazione di impianti anche in aree naturalmente non idonee alla pratica
sciistica, a quote risibili (fin sotto i 1000 metri), assolutamente inadatte in condizioni normali
a garantire una sia pur minima continuità di esercizio. Queste stazioni hanno sofferto
maggiormente a partire dalla seconda metà degli anni ’80 una fase caratterizzata da
temperature più elevate e, dunque, con minori precipitazioni nevose.
L’impossibilità da parte di tali stazioni di mantenersi competitive sul mercato e le crescenti
difficoltà economiche hanno determinato anzitutto la chiusura ed in seguito la dismissione, in
alcuni casi l’abbandono, di decine di impianti.
Per quanto concerne la regione Lombardia in base al censimento effettuato da Mountain
Wilderness16 tra il 2006 e il 200717 sono stati individuati 20 impianti sciistici dismessi (vedi
tabella pagina seguente). Gran parte di questi sono stati costruiti negli anni ’60, ’70 e ’80 nelle
province di Sondrio, Como e Lecco.
I dati raccolti evidenziano che il solo fatto di aver costruito gli impianti ad altitudini massime
inferiori ai 1500m ha esposto tali stazioni al rischio di inverni senza precipitazioni nevose,
causando in seguito la dismissione delle stesse.
Nel caso in cui l’impianto sia stato costruito ad altitudini più elevate - come nel caso di
Entova-Scerscen e di Prato Valentino in provincia di Sondrio - ha inciso fortemente sia
l’esposizione – nel caso di Prato Valentino a sud della cresta - sia il costante ritiro del
ghiacciaio - nel caso dell’impianto situato ad Entova-Scerscen.
37
15 Cfr. WWF, 2006. Alpi e Turismo: trovare il punto di equilibrio, WWF Italia pag. 112.
16 Cfr. M. Sotgiu, A. Dutto (a cura di), 2007. Censimento impianti abbandonati Lombardia. Mountain wilderness Italia. Documento disponibile sul web all’indirizzo http://www.legambientealtosebino.org/public/Censimento.pdf
17 Il censimento risulta incompleto poiché il documento citato è stato pubblicato prima del completamento.
Impianti sciistici dismessi in Lombardia
N.B: gli impianti sciistici la cui chiusura è stata causata dalla mancanza di precipitazioni nevose sono evidenziati
nei riquadri con sfondo grigio.
38
IMPIANTI DI RISALITA
COMUNE PROVINCIAANNO DI
COSTRUZIONE
ANNO DI DISMISSIONE
ALTITUDINE (M)
MOTIVO DELLA
CHIUSURA
Entova - Scerscen
Chiesa Valmalenco
SO 1986 1993 2957
difficoltà di raggiungimento degli impianti;
ritiro del ghiacciaio
Prato Valentino
Teglio SO 1960 1984-2004 1740-2600
mancanza di neve (esposizione a sud su cresta),
scarsa accessibilità
Alpe Campelli Albosaggia
Campelli SO np np (anni 80) 1271-1316
scarsità di neve e non economicità
a mantenerlo attivo, anche
perché difficilmente raggiungibile.
Arnoga Valdidentro
Valdidentro SO 1968 fermo dal 2000 1900 c.araggiunti limiti
d’età, bassa redditività
Valcanale Ardesio
Ardesio BG np 1997 ca 1200-1600 scarsa redditività
Arera Oltre il Colle
Oltre il Colle BG np2003(dopo una
frana)1400-2000
diminuzione delle precipitazioni nevose, morte
del proprietario, età degli impianti
Guglielmo Pezzoro
Tavernole sul Mello
BS anni 70 1997 ca 1260difficoltà di
raggiungimento e scarsità di neve
Monte Maddalena Brescia
Brescia BS 1965 1970 150-874costruzione
strada, mancanza turismo
San Fermo Endine
Grone BS anni 70metà anni 80
(data presunta)np scarsa redditività
Piani di Artavaggio Moggio
Moggio LC1961 (funivia); 1991 (skilift)
2000 (funivia) 1998 ca (skilift)
1600 mancanza di neve
Pialeral Pasturo
Pasturo LC1955(primo)-1965
(rinnovo e secondo)
1986 (un impianto) - 1980
(l'altro)1400 mancanza di neve
Cainallo Esino Lario
Esino Lario LC anni 701990 (2 skilift.
Resto funzionante)
1296 scarsità di neve
Valcava Torre dei Busi
Torre di Busi LC 1928 1977 900-1300mancanza di neve
e turistiAlpe Caglio Casargo
Casargo LC 1970 2003 1400raggiunti limiti
d'età
Sighignola Lanzo
Lanzo d'Intelvi CO 1980 mai ultimata 283-1300
errori tecnici di costruzione,
autorizzazioni governo elvetico,
fallimento
Crocione Casasco
Casasco CO np 2000 1000-1200mancanza di
neve, termine concessione
Lanzo Lanzo Lanzo d'Intelvi CO 1973 2003 800-1200raggiunti limiti
d'età, mancanza di neve
Pian del Tivano Sormano
Sormano CO metà anni 70 np 900-1000 mancanza di neve
Poggio S. Elsa Laveno
Laveno VA anni 80 anni 90 205-950mancanza di
neve, termine concessione
4. La politica turistica delle stazioni sciistiche lombarde
A livello nazionale non risulta possibile definire unitariamente un approccio al turismo poiché
il quadro è assai complesso e frammentato. Anche all’interno della regione Lombardia si
alternano località turistiche rinomate a livello nazionale ed internazionale, - quali ad esempio
Livigno, Bormio, Santa Caterina Valfurva, e Madesimo - a vallate meta del turismo
metropolitano, in particolar modo milanese - ad esempio la Val Brembana e la Valle Seriana -
le quali sono sfruttate intensivamente per brevi periodi di permanenza con conseguente
compromissione delle risorse culturali e naturali.
La crisi che ha colpito il turismo invernale in alcuni inverni legata alla mancanza di
precipitazioni nevose ha avuto ed avrà ripercussioni maggiori nelle stazioni sciistiche di
media e bassa quota, le quali sono anche le meno dotate di piste, impianti e servizi. Durante la
stagione invernale 2006/07, considerata la più calda e parca di precipitazioni nevose
dell’ultimo secolo, il settore ha limitato le perdite economiche solo nella località più rinomate,
dotate di impianti e piste di ottima qualità, di strutture ricettive all’altezza e con servizi
complementari quali centri benessere e spa. Le stazioni sciistiche con un’offerta minore, sia in
termini d’infrastrutture sia di ricettività, sono state interessate da un drastico calo del numero
di visitatori18.
La situazione attuale è caratterizzata da interventi poco coordinati. E’ infatti nota la difficoltà
del settore, che opera prevalentemente nel breve periodo, a cooperare e ad operare scelte
significative senza privilegiare benefici economici immediati. La Pubblica Amministrazione
in futuro dovrà promuovere una visione strategica che prenda in considerazione il fattore
clima durante le fasi di programmazione e favorire nelle stazioni sciistiche ubicate alle quote
più basse processi di diversificazione delle attività anziché provvedere al risanamento o
stanziare fondi per potenziare l’offerta sciistica attraverso contributi una tantum.
A livello nazionale il rafforzamento della fruizione turistica del territorio montano come
possibile fattore di sviluppo è uno dei temi centrali del documento redatto dall’UNCEM –
Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani – nell’Ottobre 2006 relativo alla
programmazione dei fondi strutturali nel periodo 2007-2013. Nel documento si ritiene che il
turismo possa costituire un “trampolino di lancio” per le aree montane. Affinché questo
avvenga è necessario dare attuazione ad interventi integrati di tipo strutturale, infrastrutturale
39
18 Vedi http://www.skipass.it/comunicato.asp?idcat=3&lingua=IT&id=0000002064
e di qualificazione dell’offerta turistica attraverso la creazione di sistemi di offerta turistica
montana. Dal lato dell’offerta occorre innanzitutto potenziare e sviluppare le capacità di
accoglienza dei territori attraverso interventi volti a migliorare l’accessibilità, la fruibilità
delle strutture turistiche esistenti e lo sviluppo di offerte differenziate, in sintonia con le
esigenze della clientela. Dal lato della domanda, viene ritenuto fondamentale avviare una
attenta analisi delle diverse tipologie di domanda e dei flussi turistici, dei comportamenti e
delle motivazioni di consumo, nonché concentrare risorse anche nella elaborazione di piani
integrati di comunicazione e promozione, al fine di migliorare e specializzare l’immagine e la
visibilità del turismo montano e naturalistico. Nonostante nel documento non si faccia cenno
al cambiamento climatico come fattore critico da tenere in considerazione durante il processo
di pianificazione di eventuali progetti, tali azioni possono contribuire a diminuire il peso dello
sci sul turismo invernale19.
Nonostante la necessità di diversificare l’offerta turistica, non solo in funzione del
cambiamento climatico, ma anche per far fronte alla crisi del settore, gli operatori delle
stazioni lombarde sembrano maggiormente interessati a prolungare la durata della stagione
sciistica ricorrendo all’utilizzo d’impianti di innevamento artificiale, nonostante i costi
crescenti di tale pratica. L’Accademia Europea di Bolzano - EURAC - ha stimato che nel
2006 22 stazioni sciistiche sulle 33 presenti nelle Alpi e Prealpi lombarde (pari al 66,7% del
totale) erano dotate di impianti di innevamento artificiale (vedi Tavola 1).
RegioneAree sciistiche con
innevamento artificiale (numero)
Aree sciistiche (numero) Aree sciistiche con innevamento artificiale (%)
Valle d’Aosta
Piemonte
Lombardia
Veneto
Trentino
Alto Adige
Friuli Venezia Giulia
TOTALE
20 25 80,0%
37 54 68,5%
22 33 66,7%
24 46 52,2%
31 34 91,2%
54 54 100,0%
5 5 100,0%
193 251 76,9%
Tavola 1. Impianti sciistici dotati di dispositivi per la produzione di neve artificiale nelle Alpi italiane.
Fonte: EURAC 2007, Impacts of Climate Change on winter tourism in the Italian Alps cit. in Francesco
Borsello, Luca Marazzi, Paolo A. L. D. Nunes, Le Alpi italiane e il cambiamento climatico: Elementi di vulnerabilità e possibili strategie di adattamento, APAT 2007.
40
19 Cfr. UNCEM, 2006. La montagna nella nuova programmazione dei fondi Strutturali 2007-2013, pp. 24-25. Disponibile all’indirizzo http://www.uncem.it/gems/positionPaper.pdf
Questo tipo di pratica è largamente diffuso e sempre più spesso è l’innevamento naturale ad
essere visto come un’integrazione della neve artificiale. La concorrenza fra le varie località ha
dunque portato all’utilizzo di tali sistemi non solo per garantire l’apertura degli impianti, ma
anche per aumentare i profitti. Soprattutto nelle aree minori si crede che l’innevamento
artificiale possa sopperire alle scarse precipitazioni nevose, nonostante l’aumento di
temperatura nel medio periodo potrebbe non consentire il ricorso a tale pratica, la quale
necessita di determinate condizioni ambientali. Fattori critici da considerare sono i costi
crescenti per l’installazione dei sistemi d’innevamento artificiale, non solo economici, ma
anche ambientali. La Pubblica Amministrazione ha spesso finanziato l’innevamento artificiale
con contributi una tantum, non stimolando una visione strategica d’insieme. Secondo il WWF
Italia tale metodo potrebbe aver contribuito ad aumentare il divario tra le stazioni di piccole e
grandi dimensioni20.
Figura 1. Impianto di innevamento artificiale in funzione nella stazione di Bormio.
Fonte: http://www.bormio.org/blog/
Un altro tipo di soluzione tecnica utilizzata consiste nello sviluppo di impianti sui ghiacciai
dove la neve dovrebbe permanere. Inizialmente creati per permettere ad una ristretta cerchia
di appassionati dello sci di praticare tale attività anche durante la stagione estiva, questi
41
20 Cfr. WWF Italia, 2006. Alpi e Turismo: trovare il punto di equilibrio, pag.114.
impianti si dimostrarono altamente redditizi durante gli inverni senza neve di fine anni
Ottanta. Da allora le aree sciistiche su ghiacciaio rivestono un particolare interesse turistico.
In Lombardia ad esempio è possibile sciare anche nei mesi estivi sui ghiacciai dello Stelvio in
Alta Valtellina e fino a qualche anno fa della Cima Presena, a sud del Passo del Tonale
all’interno del comprensorio Adamelloski. Tuttavia, oltre agli ovvi problemi di impatto
ambientale su ecosistemi particolarmente fragili, questa soluzione rischia di non essere
sostenibile nel medio-lungo periodo, come dimostra la cessazione dell’attività sul Presena, dal
momento che si stima che l’estensione dei ghiacciai alpini entro il prossimo secolo diminuirà
di circa un terzo. Da questo punto di vista interventi che mirano a sviluppare gli impianti sui
ghiacciai potrebbero non rivelarsi redditizi.
Al fine di rallentare il fenomeno dello scioglimento anche sul ghiacciaio Dosdè, in Alta
Valtellina, è stata utilizzata una particolare tecnica di preservazione dei ghiacciai nota come
Active Glacier Protection, già impiegata in Austria ed in Svizzera.
Figura 2. La coperta sul ghiacciaio Dosdè.
Fonte: http://www.vaol.it/it/notizie/la-coperta-sul-ghiacciaio-dosde-salva-115-mila-litri-di-acqua.html
Per limitarne lo scioglimento sono stati applicati su 150 metri quadrati del ghiacciaio teli
protettivi di poliestere e polipropilene, una soluzione a basso costo, salvando circa 115 metri
cubi d’acqua, pari a 115 mila litri. Si tratta di un palliativo in confronto allo spessore di 14
42
metri d' acqua che questo ghiacciaio ha perduto dal 1997 ad oggi. Tuttavia come spiega il
professore Claudio Smiraglia, docente presso l’Università Statale di Milano e presidente del
Comitato glaciologico taliano, “questa tecnica si potrebbe usare in situazioni particolari, per
esempio dove le rocce emerse dal ghiaccio formano vere e proprie trappole di calore che
accelerano ancora la fusione del ghiaccio: in casi simili, il geotessile può "frenare" il
processo di scioglimento”21.
Ai già citati interventi tecnici di mitigazione degli impatti quali l’utilizzo dell’innevamento
artificiale e l’impiego di sistemi di preservazione dei ghiacciai le società di gestione degli
impianti, supportate dall’intervento pubblico, hanno adottato strategie che si possono definire
“comportamentali” per limitare i danni economici derivanti da inverni senza neve. Anche in
Lombardia, così come nel resto dell’arco alpino, alcune di queste strategie sembrano avere
una minore diffusione.
Intervenire sulle modalità e sui tempi di utilizzo degli impianti sciistici rappresenta una delle
tecniche maggiormente utilizzate dai gestori degli impianti di risalita. L’apertura e la durata
della stagione invernale può essere anticipata o ritardata adattandola all’effettiva disponibilità
di neve. In altri casi i gestori possono decidere di concentrate l’attività sciistica per brevi
periodi aumentando la capacità degli impianti di risalita e limitando l’utilizzo alle piste con
garanzia di neve e dotate di sistemi d’innevamento artificiale.
La creazione di consorzi o comprensori è un’altra delle modalità d’intervento più diffuse:
negli ultimi anni numerose società di gestione degli impianti, anche grazie all’impulso fornito
dagli organi di governo provinciali e regionali, hanno deciso di cooperare o di fondersi.
L’obiettivo è quello di limitare i rischi di una stagione insoddisfacente, ampliare l’offerta e
diversificare il rischio di scarsità di neve. L’ attuale e manifesta difficoltà di raggiungere una
redditività accettabile ha inoltre aumentato sensibilmente le richieste di finanziamenti
pubblici. Il fine è quello sia di ripianare i deficit in caso di forti perdite economiche sia
potenziare l’offerta sciistica delle località. Esistono diverse modalità di supporto finanziario.
Quella maggiormente diffusa consiste nel trasferimento di fondi da parte della Pubblica
Amministrazione tramite i diversi livelli – locale, provinciale, regionale e statale.
La Regione Lombardia nel Documento di Programmazione Economico Finanziaria Regionale
2009-2011 ha cercato di favorire questo processo di cooperazione/fusione ed ha espresso la
43
21 Vedi http://archiviostorico.corriere.it/2008/novembre/26
volontà di attuare il progetto regionale di messa in rete degli impianti di risalita e l’adozione
di un sistema unico di skipass, al fine di promuovere e valorizzare il comparto turistico/
sportivo di Regione Lombardia con la possibilità di creare condizioni per lo sviluppo
imprenditoriale e la crescita economica22.
Il progetto “Skipass Lombardia” si pone come obiettivo “[...] quello di unificare in un’unica
card l’accesso agli impianti sciistici, in modo tale da evitare la frammentazione tecnologica
oggi presente nel settore e che:
• favorirà lo sviluppo di tecniche di vendita telematica, le quali consentiranno uno snellimento
delle procedure di vendita;
• permetterà di ampliare l’offerta, attraverso la tecnologia a radiofrequenza, convergendo su
una piattaforma aperta, sicura ed open source [...] alla quale si potrebbe collegare importanti
realtà di attrazione quali musei, stadi, impianti fieristici e trasporti pubblici, che stanno
migrando verso la tecnologia di riconoscimento in radio frequenza;
• garantirà:
- l’interoperabilità in tutte le stazioni sciistiche del territorio regionale;
- l’utilizzo di un supporto RFId (Radio Frequency Identification) - mani libere;
- l’aderenza del supporto (card) agli standard internazionali, senza restrizioni proprietarie;
- la sicurezza del supporto;
- l’integrazione con la Carta Regionale dei servizi (CRS) e con i suoi futuri sviluppi;”23
Per rendere operativo il progetto è stato indetto un bando (in base al decreto n. 3818 del 21
Aprile 2009) per l’assegnazione di contributi regionali per le società di gestione degli impianti
di risalita. A tal fine è stato istituito un “Fondo per le attrezzature Skipass regionale” costituito
presso Finlombarda s.p.a. con una dotazione finanziaria di € 4.000.000.
Il bando ha previsto “[…] interventi finanziari a sostegno delle seguenti voci di spesa ritenute
ammissibili:
• varchi di controllo degli accessi, installati e funzionanti;
• stampanti per card termo cromiche, installate e funzionanti;
44
22 Cfr. http://www.regione.lombardia.it/cs/
23 Cfr. Regione Lombardia, “Decreto dirigente unità organizzativa 21 Aprile 2009 – N. 3818. Progetto ‹‹Skipass Lombardia››: Approvazione del bando per la realizzazione degli interventi previsti dal Progetto ‹‹Skipass Lombardia››, dell’avviso per la presentazione di domande di accreditamento delle aziende fornitrici e del Progetto ‹‹Skipass Lombardia›› – CAPITOLATO”. In Bollettino Ufficiale Regione Lombardia, 2° Supplemento straordinario. Milano - Martedì, 28 Aprile 2009.Disponibile all’indirizzo: http://www.regione.lombardia.it/shared/ccurl/422/554/skipass.pdf
• lettori per la Carta Regionale dei Servizi (CRS) collegati ad ogni postazione di emissione
titoli e funzionante
• apparati di collegamento per la messa in rete degli impianti di partenza con le biglietterie;
• server unico e del relativo software per l’invio e la raccolta dati funzionale al progetto
“Skipass Lombardia.”24
Tutti gli interventi sono inoltre limitati alle strutture insistenti sul territorio della Regione
Lombardia, anche nel caso in cui l’impianto coinvolga il territorio di altre regioni e/o Stati.
L’elenco dei progetti ammessi al contributo è stato pubblicato nel decreto n. 8784 del 4
Settembre 200925.
45
24 Cfr. Regione Lombardia, “Decreto dirigente unità organizzativa 21 Aprile 2009 – N. 3818. Progetto ‹‹Skipass Lombardia››: Approvazione del bando per la realizzazione degli interventi previsti dal Progetto ‹‹Skipass Lombardia››, dell’avviso per la presentazione di domande di accreditamento delle aziende fornitrici e del Progetto ‹‹Skipass Lombardia›› – CAPITOLATO. ALLEGATO 1: Bando per la realizzazione degli interventi previsti dal progetto ‹‹Skipass Lombardia››”. In Bollettino Ufficiale Regione Lombardia, 2° Supplemento straordinario. Milano - Martedì, 28 Aprile 2009.Disponibile all’indirizzo: http://www.regione.lombardia.it/shared/ccurl/422/554/skipass.pdf
25Il decreto è disponibile al seguente indirizzo: http://www.regione.lombardia.it/shared/ccurl/927/58/decreto%208784_2009.pdf
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seconde case in Lombardia. Analisi della consistenza per la promozione di nuova
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99.105ARF.pdf
• Regione Lombardia, 2009. Decreto dirigente unità organizzativa 21 Aprile 2009
– N. 3818. Progetto ‹‹Skipass Lombardia››: Approvazione del bando per la realizzazione
degli interventi previsti dal Progetto ‹‹Skipass Lombardia››, dell’avviso per la
presentazione di domande di accreditamento delle aziende fornitrici e del Progetto
‹‹Skipass Lombardia›› – CAPITOLATO. In Bollettino Ufficiale Regione Lombardia, 2°
Supplemento straordinario. Milano, Martedì 28 Aprile 2009. Disponibile all’indirizzo:
http://www.regione.lombardia.it/shared/ccurl/422/554/skipass.pdf
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2007-2013, pp. 24-25. Disponibile all’indirizzo http://www.uncem.it/gems/
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Bremboskihttp://www.bremboski.eu/
CAI Lombardiahttp://www.cailombardia.org/
Chartaitinerumhttp://www.chartaitinerum.org/
Colere Ski Area 2200http://www.colereski.it/index.asp
Comitato Glaciologico Italianohttp://www.disat.unimib.it/comiglacio/comitatoglaciologico.htm
Comunità Montana Lario Intelvesehttp://www.lariointelvese.eu/
Comunità Montana Valle Serianahttp://www.valleseriana.bg.it/
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Rifugi-Bivacchi.com: il portale dei rifugi e dei bivacchihttp://www.rifugi-bivacchi.com/
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