la collezione paleontologica ottocentesca del liceo “orazio flacco” di bari: prime osservazioni...

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La collezione paleontologica ottocentesca dell’Istituto Orazio Flacco di Bari: Prime osservazioni e future prospettive di studio. Fig Fossile di Glossus Umanus della Calcarenite di Gravina con riferimenti al 1876 Introduzione Nel momento in cui si “Aggredisce” una collezione storica la situazione è complessa e delicata, il termine aggredire vuole significare che nel caso sia stata soggetta a diverse rielaborazioni, la stessa va smembrata e letteralmente ricostruita dalle fondamenta. Risulta rarissimo trovare collezioni risalenti a secoli scorsi che non siano state soggette a questo tipo di rimaneggiamento da parte sia di esperti del settore che da catalogatori improvvisati. Per definizione il Pinna uno dei più grandi paleontologi del secolo scorso nel 1976 scriveva che un fossile o un qualsiasi elemento di una raccolta o collezione naturalistica possiede un vero significato solo se alle spalle si può ricostruire la storia di ciascun pezzo che la compone. È su questo principio che I canoni di catalogazione internazionali definiscono raggruppamenti di beni naturalstici antichi non revisionate come raccolte e non collezioni. Una raccolta potrà assurgere nuovamente a collezione e potenzialmente anche diventare un bene culturale, non solo nel caso i suoi elementi risulteranno importanti o rari ma anche quando i pezzi, se pur non eccezionali scientificamente, siano storicamente rintracciabili. Nel caso di collezioni antiche la storia di un pezzo si aggiunge al numero di catalogazione, alla determinazione specifica e al luogo di provenienza riportate sulla targhetta e sulla etichetta, rendendo il reperto unico ed importante. Nel caso di campioni biologici o anche fossili tale percorso deve essere compreso anche per capire come procedere durante le fasi operative della ricostruzione del catalogo e poi saranno utili ad interpretare i dati ottenuti. Un reperto del 1800 può appartenere ad una specie estinta o ad un fossile il cui giacimento originario oggi si è esaurito o ad un elemento mai determinato prima di

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La collezione paleontologica ottocentesca dell’Istituto Orazio Flacco di Bari: Prime osservazioni e future prospettive di studio.

Fig Fossile di Glossus Umanus della Calcarenite di Gravina con riferimenti al 1876

Introduzione Nel momento in cui si “Aggredisce” una collezione storica la situazione è complessa e delicata, il termine

aggredire vuole significare che nel caso sia stata soggetta a diverse rielaborazioni, la stessa va smembrata e

letteralmente ricostruita dalle fondamenta. Risulta rarissimo trovare collezioni risalenti a secoli scorsi che

non siano state soggette a questo tipo di rimaneggiamento da parte sia di esperti del settore che da

catalogatori improvvisati. Per definizione il Pinna uno dei più grandi paleontologi del secolo scorso nel 1976

scriveva che un fossile o un qualsiasi elemento di una raccolta o collezione naturalistica possiede un vero

significato solo se alle spalle si può ricostruire la storia di ciascun pezzo che la compone. È su questo

principio che I canoni di catalogazione internazionali definiscono raggruppamenti di beni naturalstici antichi

non revisionate come raccolte e non collezioni. Una raccolta potrà assurgere nuovamente a collezione e

potenzialmente anche diventare un bene culturale, non solo nel caso i suoi elementi risulteranno

importanti o rari ma anche quando i pezzi, se pur non eccezionali scientificamente, siano storicamente

rintracciabili. Nel caso di collezioni antiche la storia di un pezzo si aggiunge al numero di catalogazione, alla

determinazione specifica e al luogo di provenienza riportate sulla targhetta e sulla etichetta, rendendo il

reperto unico ed importante. Nel caso di campioni biologici o anche fossili tale percorso deve essere

compreso anche per capire come procedere durante le fasi operative della ricostruzione del catalogo e poi

saranno utili ad interpretare i dati ottenuti. Un reperto del 1800 può appartenere ad una specie estinta o

ad un fossile il cui giacimento originario oggi si è esaurito o ad un elemento mai determinato prima di

allora. Riguardo alla determinazione di ciascun reperto, se trovata sbagliata, potrebbe diventare un dato

fondamentale se ad esempio l’errore sia dovuto ad un concetto scientifico obsoleto e poi revisionato e non

all’errore del catalogatore di turno. Il valore storico di una collezione aumenta esponenzialmente se i pezzi

analizzati si possono ricondurre ad una determinata persona o ricercatore del passato, ecco l’interesse di

attribuire e ricercare un collegamento tra il geologo pugliese Arcangelo Scacchi con le collezioni del Liceo

Calassico Orazio Falacco di Bari.

Fig. Vecchia e nuova anima della collezione: Prima nel Gabinetto di Scienze poi nella Aula Mediterraneo

Contestualizzazione delle collezioni Dopo una prima osservazione l’insieme di collezioni scientifiche presenti nel Gabinetto di Scienze della

scuola risulta monumentale! L’istituto Classico Q. O. Flacco di Bari infatti è stato fondato nel 1774 con il

nome di Regio Liceo delle Puglie. le vicende storiche a cui la scuola è stata soggetta, sia sotto ai Borboni poi

nel periodo Napoleonico ed anche i vari spostamenti ed accorpamenti con altri istituti effettuati durante e

dopo le due guerre mondiali hanno reso la collezione un crogiolo di elementi eterogenei ed irripetibili. Non

c’è da sorprendersi se alcuni dei reperti scientifici possano essere stati preparati in stile vittoriano, dove la

spettacolarità del pezzo è pari al suo interesse didattico e scientifico. Particolare ma degna di nota è la

ridondanza di alcuni reperti e pezzi didattici o degli stessi reperti fino ad ora osservati che rispecchia il fatto

che più istituti si siano fusi, fondendo i loro patrimoni e ciò è rispecchiato nei cataloghi di consistenza. Dai

cataloghi riguardanti le acquisizioni o la perdita di alcuni pezzi si nota anche la concomitanza di date

fondamentali per la creazione di importanti collezioni naturalistiche cittadine quali quelle universitarie dela

regione. Due importanti periodi di acquisizione di nuovi reperti si notano in tali cataloghi, la prima

coincidente al periodo Napoleonico, con la rifondazione delle scuole ecclesiastiche e dopo la rivolta

partenopea del 1799, che portò alla chiusura della sede universitaria presso Altamura e la seconda dovuta

alle riforme scolastiche del periodo fascista, proprio nelle medesime date quando fu rifondata nel 1925 una

sede universitaria laica in Puglia. Tali coincidenze che si notano sia nelle date riportate nei documenti

scolastici sia nella datazione dei reperti che ancora nelle vicende storiche e la estrema somiglianza delle

collezioni del Flacco con quelle oggi preservate nella Università degli Studi di Bari Aldo Moro sono un dato

inconfutabile. Esempi pratici sono esemplari didattici “scomparsi” dal catalogo del liceo in coincidenza con

la fondazione della Università degli studi Benito Mussolini , che al momento della fondazione ha condiviso

per un decenni la sede dell’ateneo in Piazza Umberto Primo con l’allora Regio Convitto Cirillo, Quest’ ultimo

fu poi trasferito nel 1933 nella sede del lungomare dove ora il Liceo Calssico Flacco ancora sorge. La ipotesi

suddivisione dei patrimoni didattici cittadini tra licei storici ed università baresi avvenuta in epoca fascista

non è ad oggi una certezza, ed andrebbe meglio avvalorata da supporti storiografici, ma oggi il dato

importante ai fin della ricerca è la opportunità di paragonare patrimoni simili e coevi senza

necessariamente comprendere se le similitudini possano essere dovute a complementarietà. Dato certo è

però che un paragone incrociato tra le varie raccolte potrà diventare una fonte di conoscenza scientifica e

storica come anche una opportunità di condivisione e un passo avanti per la trasformazione di tali

patrimoni in veri e propri beni culturali da considerare come un unicum per la intera città di Bari.

Fig Differenza Tra Raccolta e Collezione: Sinistra Raccolta del Flacco di Bari, a destra collezione Scacchi

presso il Museo di Paleontologia di Napoli.

Materiali e metodi La decisione di studiare le collezioni geologiche dell’istituto è stata effettuata in seguito a progetti PON

indetti dalla scuola nell’ambito del programma nominato “Museo Didattico di Scienze Naturali”. Dopo una

prima perlustrazione, notata la mole di lavoro da effettuare sui reperti della collezione geologica, in virtù

della tempistica ristretta ed anche in base alle problematiche tecniche legate al maneggiare minerali e

materiali potenzialmente pericolosi per la salute degli operatori, si è deciso di iniziare a monitorare la intera

collezione ma di iniziare a riordinare solo i reperti paleontologici e le rocce sedimentarie. Purtroppo si è

notato che tale approccio è stato il meno rappresentativo per una veloce comprensione delle collezioni. I

fossili purtroppo posseggono un fascino particolare e per un dilettante che inizia a cercare di metter in

ordine una collezione di rocce, sembrano qualcosa di più semplice da riordinare rispetto a delle rocce o a

dei cristalli colorati. Questo si è notato immediatamente nella collezione poiché a differenza dei minerali,

delle rocce o della collezione di marmette squadrate, i fossili sono stati soggetti a tentativi di catalogazione

ripetuti, alcuni di essi hanno obliterato l’origine dei pezzi, poiché i più sprovvediti tra i catalogatori hanno

eliminato le vecchie targhette e sostituite con nuove spesso con dati di dubbia origine. Notato il caos in tali

reperti si è deciso di non creare ulteriore confusione ma separare i reperti in diverse raccolte, ricalcando i

dati certi presenti nei cataloghi di consistenza. Necessità impellente per la collezione è anche quella di

dover cambiare temporaneamente sede per permettere le operazioni di riordino dell’aula adibita a

Gabinetto di Scienza, così da mettere a norma la struttura per una migliore fruizione del laboratorio ed

esporre i pezzi migliori nella Sala Mediterraneo, luogo di rappresentanza per l’istituto. Sia per necessità

logistiche che operative si è deciso di operare in due fasi, la prima consiste nel togliere i reperti dalle vetrine

e posizionarli mano amano che vengono riordinati in scatole che verranno riaperte per effettuare la

seconda fase del lavoro. Nella prima fase, operazione ripetitiva e accurata, che è ancora in atto, è stata

quindi quella di separare le varie collezioni riconoscendo dove è possibile le targhette e le etichette

posizionandole in differenti scatole che racchiudono dai 20 ai 50 pezzi ciascuna assegnando a ciascun pezzo

e ciascuna scatola un numero di catalogo univoco che è poi anche riportato insieme ad una dettagliata

documentazione fotografica in un database che rispecchia la futura posizione di ciascun reperto. Ciascun

pezzo viene quindi fotografato prima insieme alle targhette e ai contenitori storici, poi ciascun elemento è

fotografato singolarmente, quindi le targhette vengono posizionate in bustine trasparenti sterili sopra cui è

scritto a pennarello il nuovo numero di catalogo. L’insieme degli elementi quindi è riposizionata nello

scatolino, anche esso numerato, e posizionato nella scatola che racchiude in gruppi i pezzi. La seconda fase

del lavoro potrà partire solo quando ciascuna raccolta sarà ben separata e i singoli pezzi verranno rivisti uno

per uno, restaurati, rideterminati dove necessario e rimessi in ordine, posti in una nuova scatolina o bustina

numerata che ne racchiuda tutti gli elementi, quindi muniti di nuova targhetta e posti ognun in un cassetto

o su una mensola anche essa numerata e riportata nel database. Da decidere sarà se porre le etichette

storiche insieme ai reperti o creare un faldone che le racchiuda fisicamente in modo da porle in un luogo

asciutto ed asettico. Nel database saranno quindi riportati anche i dati storici e fotografici opportunamente

rinominati con il numero di catalogo uguale a quello della nuove targhette e la posizione del reperto e delle

targhette storiche. I numeri di catalogo son così composti seguendo gli standard della ICCD, il catalogo

unico dei beni culturali : LCRF – RX x – XX.

i singoli elementi del codice significano:

LCFB = Liceo Classico Flacco Bari,

RXx = dove la R sta per raccolta, la X grande per la lettera che rappresenta il tipo di reperto ( F=Fossile

M=Minerale R=Roccia MM=Marnetta) la x a pedice il numero progressivo.

XX = La X grande è riferita alla sigla della collezione storica e quella a pedice al numero storico. (K= Krantz

B=Baldoux R= Regio Liceo N= gabinetto di scienze o senza dati).

Consigliabile sarà seguire lo stesso criterio di catalogazione e di numerazione per il resto della collezione

naturalistica.

Fig Esempi di come sono fotografati per l’elenco di protezione i vari reperti, il numero di catalogo è posro

sullo scatolino e sulla bustina di plastica che contiene le etichette storiche.

Conclusioni e scoperte I dati ottenuti durante il primo periodo di attività di catalogazione ha portato a diversi risultati, da un punto

di vista di ricostruzione storica, ma nessuna scoperta particolare dal punti di vista paleontologico. Tali

scoperte rispecchiano a pieno l’approccio effettuato dove si è pensato ad una catalogazione di protezione

piuttosto che ad una ricerca paleontologica. Si sottolinea che questa vuole essere una prima relazione dello

stato dell’arte e che la situazione potrà cambiare mano a mano che la ricerca procederà. Sono state

riconosciute tra i fossili analizzati sei differenti raccolte legate alla provenienza dei campioni ognuna

risalente a diversi periodi.

- Etichette manuali antiche = Una serie di etichette scritte a penna stilografica color seppia su carta

di stracci che assomigliano a quelli della collezione Scacchi ma non è stato possibile relazionare

-

Fig Paragone tra le etichette antiche del Falcco con quelle autografe di Arcangelo Scacchi presso la

Regia collezione di Napoli.

- Krantz= August Krants 1804-1872 autore di una azienda ancora oggi funzionalte che prepara

materiali didattici scientifici con sede prima in Bnn poi in Berlino. Le etichette secondo la azienda

risalgono tra il 1837 ed il 1850.

-

- Fig Etichette Ktantz, perfettamente conservata o totalmente distrutte.

- Baldou= A Baldou Naturalista che creò una sociarà che distribuiva collezioni didattiche alla fne del

800 ma durata per pochi anni, acquistata a gli inizi del 1900 ma commercializzata in Ginevra nel

solo 1895.

Fig Etichetta collezione Baldou

- Gabinetto di Storia naturale Bari Regio Liceo= Effettuata aggiungendo i contenitori di colore verde

in cartone, su alcune etichette c’è segnato “Q. Di Poggio raccolta 1894/1895”.

-

- Fig Etichetta della Serie Regio Liceo Gabinetto di Stroria naturale.

- R. Liceo-Ginnasio “Q. Orazio Flacco” Gabinetto di Scienze Naturali = Catalogazione effettuata

ricopiando le etichette precedenti a scopo conservativo e risalente a dopo il 1947 anno di

fabbricazione del supporto di carta Fabriano filigranata.

-

Fig etichetta R. Liceo_Ginnasio scrita con stilografica sottilissima

- Liceo-Ginnasio <<O. Flacco>> Gabinetto di Scienze Naturali = Etichette effettuate senza alcuna

cognizione di paleontologia, il catalogatore ha preteso di correggere perfino le etichette storiche.

Quindi da considerare i reperti al limite del non determinato.

-

- Fig Etichetta gabinetto di Scienze

- Non determinate = reperti di provenienza varia e raccolti o presenti di cui non si hanno più i dati

perché persi, eliminati o mai posseduti.

-

Fig Fossile di lamellibranco del genere rudista, senza etichetta o precisa determinazione.

Le raccolte si dividono in due grandi tipologie, i fossili delle collezioni didattiche e quelle legate ai fossili

raccolti in Puglia, poi vi è un 20% di campioni senza una certa origine dove sono state persi i dati originari.

Per perdita totale dei dati originali di provenienza si intende quei reperti dove oltre alla etichetta è stata

persa anche la targhetta originaria. In realtà la percentuale dei pezzi paleontologici privi di determinazione

certa toccano un 30% del materiale se si contano quei pezzi dove si è persa una etichetta che è pur

esistente collocata in posizione errata.

Altra fase della ricerca importantissima e ricca di scoperte è stata la consultazione dei cataloghi di

consistenza e contabili della scuola che riportano la presenza dei reperti della collezione di fossili.

Di questi documenti spiccano due in particolare uno risalente a fine 1800 al passaggio nei primi del 900 e

un altro risalente al 1924 firmato da “Augisto Stefanelli”Forse professore del Liceo.

Fig sulla destra pagine del catalogo del 1897 e sulla destra catalogo Stefanelli ricavato da metà libo

contabile tagliato per risparmiare carta.

Datal schedari si nota la presenza potenziale di circa 1500 campioni di roccia di cui almeno un terzo sono

fossili o reperti didattici legati alla paleontologia. Dal punto di vista delle provenienze e della natura dei

pezzi la maggior parte provengono da giacimenti Tedeschi o Francesi o Svizzeri e riardano particolari siti di

raccolta, due esempi possono essere Solenhofen in Germania dove fu trovato l’Ercheopterix ed il Bacino di

Parigi dove d’Orbignì fu tra i primi a calssificare molte specie di conchiglie fossili osando correlare i fossili

con l’età delle rocce in maniera scientifica. Altro dato importante è lo stato di conservazione dei pezzi. Il

Gabinetto di Scienze in quanto stanza buia e priva di umidità ma ben areata ha permesso al preservazioni di

minerali fotosensibili come le ammoniti preservate pirite microcristallina o di quella parte di collezione che

risente di umidità e muffe quali le targhette e le etichette. Datare la fase bibliografica si è notato che la

collezione è stata impoverita di pezzi dal 1924 in poi, quando La Università Degli Studi Benito Mussolini e il

regio Liceo Cirillo condividevano l’edificio del Ateneo in Piazza Umberto 1°. Anche se tutto da verificare,

sembra che parte del patrimonio preservato nella sede dell’Ateneo possa essere stato distribuito nei vari

centri di cultura baresi, ciò è confermato da pezzi analoghi presenti in catalogo del Orazio Flacco con ciò

che è oggi preservato nel patrimonio universitario barese. Se pur di tali pezzi non si può comprendere il

percorso o la prima provenienza poiché le bolle di acquisizione universitare son tutte da verificare, indubbia

è la condivisione degli spazi e una potenziale origine comune che se rivalutata potrebbe diventare un punto

di forza del patrimonio scientifico cittadino che anche se risulta diviso in diverse raccolte storiche distribuite

in diverse strutture di cultura, formalmente potrebbe diventare un unico bene culturale. Scopo quindi di

future ricerche e della prosecuzione della catalogazione è appunto comprendere la natura dei reperti e una

loro contestualizzazione e valorizzazione didattica e socioculturale e non più un relegare tali beni in stanze

buie e polverose.

Fig Replica in gesso di Ittiosauro (collezione Krantz) catalogato presso La collezione del Regio Liceo di Bari e

poi scomparsa, ma oggi Un reperto analogo è incluso nel materiale presente nel Museo di Scienze dalla

Terra di Bari, creando un indiscusso legame tematico e un probabile legame storico tra le collezioni.

Ringraziamenti

Si ringrazia L’istituto Orazio Flacco Di Bari nella figura Del dirigente scolastico e del personale per aver

permesso lo svolgimento delle attività che si spera proseguano nel tempo fino alla completa catalogazione

del patrimonio scolastico. Il Dipartimenti di Scienze Della Terra e Geoambientali della Università Degli studi

Di Bari nella figura del Preside di dipartimento e dei Docenti che hanno Supportato l’iniziativa per mezzo di

materiale didattico e fotografico la ricerca. Ed il Centro Interdipartimentale delle Strutture di Museologia

Universitaria Scientifica di Bari Per aver permesso di consultare materiale di paragone presso il Museo di

Scienze della Terra di Bari e dare supporto scientifico alle osservazioni su collezioni così preziose oggetto di

studio.