il mirtillo gigante americano: innovazione e sostenibilità

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il MIRTILLOGigante Americano

A cura di Cristiana Peano e Nadia TeccoDipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e AlimentariUniversità degli Studi di Torino

innovazione esostenibilità

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5 PRESENTAZIONE

6 SUMMARY

8 LA FILIERA DEL MIRTILLO GIGANTE AMERICANO COME MODELLO DI SISTEMA AGRICOLO SOSTENIBILE

12 LA DIMENSIONE SOCIO TERRITORIALE • LA COOPERATIVA E L’OP • LE CONDIZIONI FAVOREVOLI DEL TERRITORIO • LA VARIETÀ DELLE IMPRESE PRODUTTRICI • IDENTIKIT DEI SOCI DELLA COOPERATIVA

22 IL CAMPO • IL SISTEMA • LE VARIETÀ • LA SOSTENIBILITÀ

36 IL MAGAZZINO • LA CONSERVAZIONE • IL PACKAGING • LA SOSTENIBILITÀ

50 LA DISTRIBUZIONE • LA QUALITÀ • IL MARCHIO • LA COMPENSAZIONE DI FILIERA

56 I PROGETTI E LA RICERCA • ANALISI SWOT DELLA FILIERA • ELENCO DEI PROGETTI

62 BIBLIOGRAFIA

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INDICE

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I frutticoltori Piemontesi si trovano oggi a ripensare profondamente alle scelte produttive ed alle attitudini d’impresa di fronte ad uno scenario economico e sociale in profondo mutamento. Se un tempo l’agricoltura era considerata una risorsa legata unicamente a comunità agricole tradizionali, alla fine del secolo scorso, il sistema frutticolo è divenuto altamente specializzato ed ha avuto come punto di riferimento un aumento di produzione con caratteristiche qualitative fortemente incentrate sulle richieste di mercati sempre più distanti. Oggi si è aperto un ampio dibattito sui sistemi locali e sulle comunità rurali, con un nuovo ruolo per l’agricoltura legato ai temi non solo del mantenimento/sfruttamento delle risorse naturali ma anche agli aspetti sociali. Questo percorso ha visto modificare, in parallelo, gli stili di condotta dei frutticoltori che oggi sono chiamati ad interpretare un nuovo ruolo, dove è attesa una più profonda responsabilità nei confronti delle risorse e dei bisogni del sistema locale. Già a partire dal 2001, l’UE ha adottato la sostenibilità - economica, sociale ed ambientale - tra i propri principi guida ed oggi la futura politica Europea di Sviluppo Rurale richiede alle imprese di operare in uno scenario allargato, non solo per la geografia dei nuovi mercati ma anche, per le ricadute delle attività avviate. Produttori e consumatori sono quindi chiamati ad interpretare l’idea di sostenibilità selezionando con responsabilità le proprie scelte. Là dove le produzioni agricole sono in grado di salvaguardare assetti di paesaggio, prestare attenzione all’inclusione sociale ed avere un più intenso contenuto di beni di relazione, si ha l’assicurazione di una nuova presa in carico dei bisogni locali, a salvaguardia di beni comuni. In questo senso la Cooperativa Agrifrutta e l’OP Ortofruit Italia hanno intrapreso un percorso che potesse attribuire ai propri soci un connotato di nuovo radicamento nel sistema locale e di leva per la costruzione di una reputazione capace di creare nuove e durature intese con il territorio. Uno dei punti di partenza di tale percorso è stato la riorganizzazione della filiera dei piccoli frutti e del Mirtillo Gigante Americano in particolare, coltura di grande potenzialità nei nostri areali pedemontani.

Domenico PaschettaPresidente Ortofruit Italia

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PRESENTAZIONE

I processi di cambiamento, che hanno investito, negli ultimi decenni, tutti gli aspetti della società, hanno anche contribuito a ridisegnare profondamente il volto e il ruolo dell’agricoltura europea. Nei nuovi scenari, anche l’agricoltura Piemontese è chiamata a dare risposte adeguate alle nuove istanze della società e, al tempo stesso, alle nuove sfide (ambientali, territoriali, di sicurezza e tutela dei consumatori, di coesione economica e sociale) che l’intera Europa ha di fronte.

Diventa quindi di fondamentale importanza confrontarsi con il tema della sostenibilità delle filiere frutticole per contribuire alla definizione di nuove traiettorie di sviluppo dei sistemi agrari che combinino i tre pilastri dello sviluppo sostenibile: economico (sviluppo di settori competitivi), sociale (garantire la coesistenza di diverse tipologie di soggetti, aziende e territori) e ambientale.

Lo sviluppo di modelli sostenibili e di garanzia della qualità passa attraverso una continua azione di innovazione nella struttura e organizzazione delle filiere produttive oltre che a politiche territoriali che accompagnino questi processi garantendo un’equa distribuzione del valore. Ai temi della sostenibilità in agricoltura si affianca quello del consumo sostenibile che la Commissione Europea, nel 2008, ha definito come la creazione di un circolo virtuoso: migliorare la resa ambientale generale dei prodotti durante tutto il loro ciclo vitale, promuovere ed incentivare la domanda di prodotti migliori e di tecnologie di produzione migliori, aiutando i consumatori a scegliere meglio grazie ad un’etichettatura maggiormente coerente e semplificata.

Si parte dal presupposto che oggi, più che in passato, la disaffezione che si percepisce da parte del consumatore nei confronti di un prodotto altamente nutritivo come la frutta possa essere contrastata solo ed esclusivamente ponendo l’attenzione sul prodotto e sulla filiera che lo caratterizza al fine di differenziarlo dalla massa di prodotti e farlo “ricordare”.

Per riattivare e moltiplicare le occasioni di consumo bisogna pertanto creare il valore del prodotto, mantenerlo nel tempo e soprattutto comunicarlo.

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SUMMARY

La sostenibilità è tuttavia un concetto complesso che deve essere misurato all’interno di un sistema di riferimento dove spazio e tempo rappresentano variabili cruciali. La sostenibilità dei sistemi agricoli deve, in particolare, essere valutata in riferimento al territorio, le cui risorse hanno un ruolo centrale nel determinarne il percorso di sviluppo e sono allo stesso tempo condizionate dalla presenza delle attività economiche stesse. L’insieme delle molteplici risorse materiali e immateriali di un territorio costituisce il suo capitale territoriale che è specifico e distintivo e che reagisce in maniera diversa alle diverse tipologie di investimento in relazione alla loro capacità di utilizzare il capitale territoriale stesso.

L’idea guida delle progettualità portate avanti dalla Cooperativa Agrifrutta, l’OP Ortofruit Italia e Il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi di Torino sul Mirtillo Gigante Americano è legata alla realizzazione di un percorso che vada nella direzione dello sviluppo sul territorio lungo le diverse dimensioni della sostenibilità.

Si è quindi cercato di comprendere la strada da percorrere per adeguare le proprie strategie al profilo territoriale tenendo conto della sua specificità e contribuendo allo sviluppo dei relativi fattori tangibili e intangibili che dovranno essere utilizzabili anche dalle generazioni future.Qui di seguito si intende presentare, senza alcuna pretesa di esaustività, un’analisi della filiera del Mirtillo Gigante Americano così come oggi è attuata dalla Cooperativa Agrifrutta. In particolare nel primo capitolo è presentata una fotografia socio-territoriale della filiera del Mirtillo Gigante Americano conferito alla Cooperativa Agrifrutta. Ci si è poi soffermati, nel secondo capitolo, sul percorso di scelta e caratterizzazione delle azioni in campo mentre nel terzo capitolo si è voluta sviluppare una panoramica dell’innovazione all’interno del magazzino ortofrutticolo e le sue implicazioni sulla qualità del prodotto. Infine si è pensato di evidenziare i percorsi di comunicazione messi in atto per poter identificare il prodotto e comunicare con il consumatore finale.

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Parlare di paradigmi agricoli sostenibili significa riferirsi a modelli di agricoltura capaci di produrre cibo sano e di buona qualità, in equilibrio con l’ambiente naturale, in grado di sostenere l’impatto degli effetti dei cambiamenti climatici, in armonia con i contesti sociali dei quali devono contribuire a sostenere lo sviluppo. Il sistema messo in atto dai tecnici della Cooperativa prende in massima considerazione la complessità del sistema agricolo prestando attenzione ad un numero elevato di variabili che, direttamente o indirettamente, influenzano i risultati della produzione in termini di efficienza e sostenibilità. Per la produzione del Mirtillo Gigante Americano risultano di fondamentale importanza aspetti relativi alla qualità del suolo (perdita/impoverimento), alla disponibilità/utilizzo delle risorse idriche all’agrobiodiversità e all’impatto socio-economico del sistema a livello locale.

In linea con il dibattito internazionale il sistema di produzione del Mirtillo Gigante Americano adottato dai soci della Cooperativa Agrifrutta è pensato in modo tale da contribuire a preservare le risorse naturali, concorrere alla protezione dell’ambiente, essere adeguato al contesto di riferimento, dal punto di vista delle tecniche adottate, e infine essere accettabile sotto il profilo economico e sociale.

L’idea di perseguire l’innovazione tecnologica per andare nella direzione di una frutticoltura maggiormente sostenibile, rispetto ai modelli un tempo adottati, risiede nell’accresciuta consapevolezza, da parte dei tecnici, dei soci e della governance della Cooperativa, dell’impatto ambientale dell’attività agricola, così come nella consapevolezza circa la possibile scarsità (non solo in una prospettiva futura) delle risorse.

La coltivazione del Mirtillo Gigante Americano nel caso della Cooperativa si caratterizza per un approccio concettuale e operativo sistemico. In termini generali è possibile affermare che il sistema attuale si basa su una maggiore sinergia tra un numero elevato di pratiche agricole già note.

Significa coltivare all’interno di una medesima area (azienda) una più ampia gamma di specie vegetali per arrivare a una corretta distribuzione sul territorio di alberi, arbusti, e colture, al

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LA FILIERA DEL MIRTILLO

GIGANTE AMERICANO COME MODELLO DI

SISTEMA AGRICOLO

SOSTENIBILE

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fine di migliorare anche la resilienza del sistema; minimizzare gli interventi meccanici sul terreno, al fine di mantenere inalterati struttura e materia organica del suolo; utilizzare colture di copertura e/o residui organici del raccolto, al fine di proteggere la superficie del terreno, conservare l’acqua e le sostanze nutritive, promuovere l’attività biologica del terreno e contribuire alla gestione integrata dei parassiti e delle erbe infestanti.

Queste tecniche associate all’uso ottimizzato di fertilizzanti organici e inorganici, alla gestione integrata di parassiti e malattie attraverso pratiche appropriate (basate sulla biodiversità, la selezione e l’uso di pesticidi a basso impatto ambientale) consentono di ottenere migliori prestazioni in termini di sostenibilità.

Disposizione pacciamaturae impianto d’irrigazione

Trasporto

Raccolta

Cella frigorifera

Coltivazione

Preparazione e sistemazione del terreno

Messa a dimora delle piante

Concimazioni di fondo

Disposizione sostegnie copertura

Fertilizzazione

Irrigazione

Punto Vendita

Imballaggio

Trasporto

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Disposizione pacciamaturae impianto d’irrigazione

Trasporto

Raccolta

Cella frigorifera

Coltivazione

Preparazione e sistemazione del terreno

Messa a dimora delle piante

Concimazioni di fondo

Disposizione sostegnie copertura

Fertilizzazione

Irrigazione

Punto Vendita

Imballaggio

Trasporto

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LA DIMENSIONE SOCIO

TERRITORIALE

IL CAMPO IL MAGAZZINO I PROGETTI ELA RICERCA

LA DISTRIBUZIONE

LA DIMENSIONESOCIO TERRITORIALE

13

Il mirtillo della Cooperativa Agrifrutta è la risultante di un sistema socio-territoriale articolato nel quale in un ambiente prevalentemente pedemontano, convivono realtà produttive di diversa dimensione e composizione, che grazie alla cooperazione producono un’importante risorsa socio-economica per il territorio, in termini di reddito, di occupazione, di presidio e di conservazione dell’ambiente.

SOCIALE AMBIENTALE

ECONOMICO

SOSTENIBILE

EQUO REALIZZABILE

VIVIBILE

LA DIMENSIONE SOCIO TERRITORIALE

LA COOPERATIVAE L’OP

La cooperazione tra soci, contesti produttivi e tra territori è stata uno dei caratteri che ha contraddistinto la Cooperativa, sin dalla sua costituzione. Agrifrutta è infatti una realtà che oggi conta 193 produttori di piccole e medie dimensioni.Al suo interno sono rappresentate due delle anime della tradizione ortofrutticola piemontese: il cuneese pedemontano e il saluzzese.

L’aggregazione dei due contesti produttivi, nonché la produzione congiunta di frutta e ortaggi ha costituito la risposta del comparto locale alle esigenze del mercato - e in particolare a quelle della GDO - offrendo prodotti sempre più controllati e garantiti.

Nel 2007, la Cooperativa ha creato due centri di conferimento dei prodotti, rispettivamente specializzati in frutta maggiore (Saluzzo - CN) e in ortaggi, verdure a foglia e piccoli frutti (Peveragno - CN), caratterizzati da linee moderne di lavorazione, stoccaggio e confezionamento. Grazie ad un costante aggiornamento nelle tecnologie e nell’organizzazione, è stato implementato il percorso di valorizzare delle cultivar tradizionali del territorio attraverso lo studio di disciplinari di produzione e l’introduzione di sistemi di qualità, al fine di tutelare il consumatore lungo tutta la filiera e raggiungere sempre migliori standard produttivi.

Agrifrutta aderisce dal 2007 all’organizzazione di produttori Ortofruit Italia.

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Ortofruit nasce nel 2003 per iniziativa di agricoltori e figure commerciali guidate dal comune desiderio di innovazione ed aggregazione del comparto ortofrutticolo piemontese.

Una sfida imprenditoriale che coinvolge più di 500 aziende agricole coordinate dalle 15 cooperative aderenti (di cui una è Agrifrutta), per un volume totale di 20.000 t commercializzate. Grazie all’attenzione alla produzione, conoscenza dei mercati di destinazione, flessibilità ed organizzazione, Ortofruit Italia oggi fornisce le più prestigiose catene della grande distribuzione italiana ed estera, sia mediante Private Label, sia con il marchio Ortofruit Italia.

Alla base dell’azienda vi è l’impegno di valorizzare le produzioni tipiche, orticole e frutticole, che meglio si sposano con il territorio d’appartenenza: kiwi, pesche e nettarine, mele, pere, susine, piccoli frutti, ortaggi, pomodori, peperoni e verdure in foglia.

Oltre alla sua mission verso il mondo produttivo e del trade, partecipa ad importanti tavoli di lavoro del comparto ortofrutticolo regionale, nazionale e internazionale, per continuare a fronteggiare le sfide di un settore in costante evoluzione, come quello ortofrutticolo.

LA DIMENSIONE SOCIO TERRITORIALE

LE CONDIZIONI FAVOREVOLI DEL

TERRITORIO

Il mirtillo riveste un ruolo importante per l’economia degli ecosistemi agrari delle aree pedemontane del cuneese che si estendono lungo la dorsale alpina occidentale compresa tra le Alpi Marittime e Cozie, che va dalla Val Tanaro alla Val Po, dove grazie alla disponibilità di acqua e la presenza di suoli a reazione acida ha potuto trovare condizioni ideali di sviluppo.

L’avvio della coltivazione specializzata dei piccoli frutti è tuttavia relativamente recente. Fino agli anni 60 la produzione nazionale della coltura, proveniva esclusivamente dal mirtillo spontaneo. Solo successivamente e soprattutto a partire dagli anni 70, le coltivazioni di Mirtillo Gigante Americano sono andate diffondendosi, in diversi areali del Piemonte.

L’immissione sul mercato avviene sia attraverso la presenza di mercati all’origine, operatori commerciali, che strutture di forme associate, tra cui le cooperative come Agrifrutta.

Le aziende agricole della Cooperativa Agrifrutta che producono mirtilli si localizzano prevalentemente nella zona di alta pianura adiacente alle valli del Cuneese e del Pinerolese.Si concentrano in particolare lungo le pendici della Bisalta tradizionalmente vocate alla produzione di fragole e piccoli frutti.

7 Pinerolese

2 Valli Po, Bronda e Infernotto

1 Valle Varaita

2 Valle Maira

7 Valle Grana

2 Valle Stura

37 Valli Gesso, Vermenagna e Pesio

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Localizzazione delleaziende agricoleproduttrici di mirtillodella Cooperativa Agrifrutta

TORINO

CUNEO

LA DIMENSIONE SOCIO TERRITORIALE

LA VARIETÀ DELLE IMPRESE PRODUTTRICI

Il mirtillo riveste un ruolo di prim’ordine anche all’interno della gamma dei prodotti offerti dalla Cooperativa Agrifrutta.

Attualmente delle 193 aziende socie complessive, 58 sono coinvolte nella sua produzione, con conferimenti di prodotto che variano a partire dal centinaio di Kg fino a raggiungere quantitativi oltre le 5 tonnellate (vedi figura a lato).

Tra i produttori di mirtillo della Cooperativa, riscontriamo una maggioranza di piccole e medie aziende, che operano nel comparto della fragola e dei piccoli frutti, per i quali la coltura rappresenta una valida integrazione in termini economico-produttivi.

Accanto a queste, vi sono anche aziende di dimensioni medio elevate (2-3 ettari) improntate ad indirizzo “frutticolo” le quali, sfruttando le particolari situazioni pedologiche del territorio di appartenenza, hanno cercato di diversificare il loro panorama produttivo puntando sul mirtillo anche in relazione alle epoche medio precoci di maturazione che lo caratterizzano.

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Numero delle aziende produttrici mirtilli per quantitativo di conferimento (dati 2012)

Numero Aziende

3

15

33

7

oltre 5.000 kg

da 1.000 a 5.000 kg

da 100 a 1.000 kg

fino a 100 kg

LA DIMENSIONE SOCIO TERRITORIALE

IDENTIKIT DEI SOCI DELLA COOPERATIVA

Le 58 aziende produttrici di Mirtillo Gigante Americano, occupano stabilmente a livello lavorativo, comprendendo sia titolari, che coadiuvanti, circa 87 persone a cui si aggiungono circa 60 lavoratori stagionali per il periodo della raccolta. Delle 87 persone impiegate stabilmente 40 sono uomini (il 45%) e 47 donne (il 55%).

62 addetti si dedicano a tempo pieno alle attività dell’azienda agricola, mentre per 25 persone, il reddito agricolo rappresenta un’integrazione di reddito da altra fonte lavorativa o pensione. Essendo la modalità a conduzione familiare, la tipologia di azienda più diffusa nell’ambito della Cooperativa, spesso si realizza la presenza di un coniuge titolare di azienda e di uno o più famigliari assunti come coadiuvanti full-time o part-time a seconda delle dimensioni aziendali.

Composizione della compagine degli addetti impiegati stabilmente nella produzionedel mirtillo

45% uomini

55% donne

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Le fasce più rappresentative sono quelle comprese fra i 50-65 anni e i 36-50 anni. Va segnalato un ruolo crescente dei giovani (26-35 anni) e dei giovanissimi (18-24 anni), bacino da cui provengono le più recenti adesioni alla Cooperativa.

Addetti a tempo pieno e parziale Ripartizione dei titolari e coadiuvanti per fasce d'età

10% 18 - 24 anni 14% 26 - 35 anni

31% 36 - 50 anni

36% 50 - 65 anni

9% oltre 65 anni

71% tempo pieno

29% tempo parziale

IL CAMPO

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Il sistema messo in atto dai tecnici della Cooperativa si caratterizza nelle sue diverse fasi da una particolare attenzione alle conoscenze e alla pratica degli agricoltori, ma al tempo stesso anche all’innovazione scientifica e al trasferimento tecnologico. Tale approccio consente di limitare le esternalità ambientali negative, migliorare la sostenibilità e la resilienza dell’agricoltura, contribuendo in modo significativo alla sicurezza alimentare e alla salute. Le componenti dell’agro-biodiversità, interagendo tra loro, forniscono servizi eco-sistemici fondamentali per il processo di coltivazione, tra cui: • il mantenimento delle caratteristiche principali dei suoli, • la fissazione dell’azoto e il ciclo dei nutrienti, • la presenza di acqua, • la limitazione dei parassiti,• l’impollinazione. Si ottiene così una forma più sostenibile di agricoltura che si basa principalmente sui contributi generati e rigenerati all’interno dell’agro-ecosistema, piuttosto che da input esterni spesso non rinnovabili.

AMBIENTE IMPIANTO COLTIVAZIONE RACCOLTA

Le piantine di Mirtillo Gigante Americano utilizzate provengono da vivai specializzati e possono derivare da talea o, negli ultimi anni in numero sempre più consistente, da micropropagazione.

Il Mirtillo Gigante è una specie più esigente rispetto a fragole e lampone: predilige terreni leggeri, anche se tollera alti livelli di argilla, ricchi di sostanza organica (5-10% almeno) ma soprattutto privi di calcare e a reazione decisamente acida, con ph compreso fra 4 e 5,5, almeno nei primi 25-30 cm di suolo.

Per questo motivo oltre a dover eseguire un’analisi del suolo ed una sua attenta valutazione prima di procedere all’impianto, i tecnici della Cooperativa consigliano sempre un apporto di torba acida in trincea prima della piantumazione. L’apparato radicale, costituito da

IL SISTEMA

IL CAMPO

pochissime radici di grandi dimensioni e da un fittissimo pannicolo radicale, permette, pur con estrema cura, anche il trapianto di piante di più anni (2-3 anni).

È ritenuto di fondamentale importanza avere il terreno sufficientemente umido e quindi diventa indispensabile organizzare un buon programma di irrigazione nonché l’utilizzo di pacciamatura (almeno nei primi anni di impianto). Negli anni è stata posta particolare attenzione a questa fase adottando tecniche di aspersione localizzata che prevedano l’uso di micro irrigatori in grado di diffondere l’acqua su una superficie di circa 0,5 m di raggio nelle prossimità della pianta (area maggiormente visitata dall’apparato radicale). In tal modo si agisce sia per avere migliori performance da un punto di vista produttivo sia per meglio gestire l’acqua promuovendone un uso sostenibile.

Anche l’aerazione ed il drenaggio devono essere idonei, l’acqua deve sempre defluire in breve tempo anche in caso di forti precipitazioni.La presenza di ristagni, infatti, provoca deperimento e nel peggiore dei casi la morte delle piante.

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La concimazione avviene di norma con formulati a base acida ed è indispensabile attuare tutte le strategie atte a integrare o per lo meno mantenere elevati quantitativi di sostanza organica nel terreno. È necessario pertanto prevedere interventi di concimazione organica utilizzando materiali compostati e ben maturi onde evitare danni alle giovani piante.

L’esigenza di apportare al suolo maggiori quantitativi di sostanza organica determina altresì la necessità di sviluppare, al di sotto della chioma, pacciamature con prodotti naturali (torbe - aghi di pino - scorze - materiale legnoso sfibrato...) in grado di impedire lo sviluppo delle infestanti e favorire una razionale crescita del mirtillo.

Nel periodo antecedente la raccolta si effettuano max 4 trattamenti fitosanitari, tenendo in considerazione l’andamento climatico dell’annata e delle infezioni fungine e/o voli degli insetti. Nei nuovi impianti vi è una tendenza da parte dei soci della Cooperativa a coprire gli impianti con rete antigrandine di colore nero o verde in modo da assicurarsi il raccolto indipendentemente dalle condizioni climatiche dell’annata.

IL CAMPO

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La copertura con film plastici (tunnel) è meno usuale in quanto per l’eventuale ampliamento del calendario di commercializzazione si preferisce agire su cultivar ad epoca di maturazione differenziata e nuove tecniche di conservazione post-raccolta in magazzino.

La raccolta avviene tra fine giugno e metà agosto. Per la raccolta, manuale, si impiegano vaschette da 125 o 250 g. e, come sovra-imballaggio, cassette di legno, generalmente di dimensioni 30 x 40 cm che contengono 12/8 cestini.

LE VARIETÀ È fondamentale mettere a dimora varietà di provata produttività e vocazionalità per il territorio di riferimento. Le esperienze maturate negli ultimi 20 anni dai soci della Cooperativa, il continuo aggiornamento dei tecnici sul tema oltre, ad un confronto quotidiano con l’ufficio commerciale che si fa portatore delle esigenze dei mercati e dei consumatori, sono la guida per individuare le più idonee fra le diverse varietà oggi in commercio, quasi tutte di origine statunitense.

Per l’areale pedemontano piemontese, territorio di riferimento della Cooperativa, le varietà utilizzate sono quelle adatte a climi temperato-freddi, tipici delle zone alpine e del Centro Europa. È importante, infatti, avere materiale che ben sopporti le basse temperature che si raggiungono nei mesi invernali ma anche i possibili abbassamenti termici primaverili (al di sotto dello 0° C) che possono coinvolgere l’epoca di fioritura e/o compromettere l’allegagione

IL CAMPO

dei frutticini. Negli ambienti di montagna inoltre le giovani piante possono subire danni causati da coperture nevose elevate con scollatura dei tralci e rotture dei germogli.

Tutte le cultivar utilizzate per il Mirtillo Gigante Americano sono unifere e numerose sono le varietà che sono state utilizzate negli anni. Negli impianti più vecchi (almeno 10 anni di età) vi era la tendenza a utilizzare più cultivar nel medesimo appezzamento in modo da coprire con la produzione l’intera stagione produttiva del mirtillo gigante, a partire da metà giugno fino a metà agosto. Questo tipo di appezzamento risultava particolarmente adatto ad una gestione della manodopera spesso di tipo famigliare, nonché la tipologia di mercato del primo periodo di produzione del Mirtillo Gigante Americano (vendita diretta, gelateria, mercati all’ingrosso).In queste tipologie di impianti (si ricorda che il Mirtillo Gigante Americano ha una durata di più di 20 anni), tutt’ora in piena produzione, le varietà più presenti sono Berkeley, Bluecrop e Lateblue. Queste varietà, molto produttive, tutte a maturazione intermedia o tardiva sono caratterizzate da frutti di buona pezzatura e buone caratteristiche organolettiche. In particolare nel caso di Berkeley i frutti si presentano di colore blu/celeste, particolarmente apprezzato dai mercati, determinato dall’elevata presenza di pruina.

29

La tendenza nei nuovi impianti è quella monovarietale, con cultivar di relativamente recente introduzione nell’areale. I principali caratteri richiesti oggi ad una cultivar di Mirtillo Gigante Americano sono: fruttificazione abbondante, bacche di grosse dimensioni, facili da raccogliere e di colore attraente (ricchi di pruina), elevate caratteristiche organolettiche (profumo, sapore, aroma) e buon contenuto di sostanze antiossidanti.

La programmazione che ha coinvolto i nuovi impianti dei soci della Cooperativa ha visto come protagoniste le cultivar DUKE®, DRAPER® e AURORA®.

Periodo di commercializzazione:

Le principali varietà commercializzate sono:

• DUKE® • DRAPER® • AURORA®

IL CAMPO

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LA SOSTENIBILITÀ La salvaguardia dell’ambiente è per Agrifrutta una componente essenziale della propria missione aziendale avendo fatto proprio il concetto di “sviluppo sostenibile” che caratterizza sempre più compiutamente la politica ambientale europea, assumendo l’impegno di gestire le risorse in modo oculato e lungimirante, tenendo conto di obiettivi economici, ecologici e sociali. L’impegno è quindi quello di minimizzare l’impatto dei processi e dei prodotti, rispettare i requisiti di legge in materia ambientale e di introdurre nel mercato prodotti ideati e distribuiti in modo compatibile con l’ambiente, il tutto teso ad un processo di miglioramento continuo.

Il Mirtillo Gigante Americano dei soci della Cooperativa Agrifrutta è, da alcuni anni, commercializzato con il marchio “Delizie di Bosco del Piemonte” (rif. pag. 54), che punta alla differenziazione ed al riconoscimento del prodotto su mercati nazionali ed extra nazionali, evidenziandone il forte legame con il territorio. La governance aziendale ha deciso di rafforzare l’immagine della Cooperativa, non solo producendo frutti di alta qualità con metodi colturali rispettosi dell’ambiente ma anche di quantificare e comunicare tali percorsi. Si è quindi proceduto ad una disanima dell’attuale situazione in tema di sostenibilità nei settori agricoli ed agroalimentari, giungendo alla messa a punto di un protocollo che quantifichi gli impatti della filiera del Mirtillo Gigante Americano con l’applicazione della metodologia LCA (Life Cycle Assessment).

L’Analisi del Ciclo di Vita (LCA) è oggi una delle metodologie più utilizzate per la valutazioni di sistemi agroalimentari e, sebbene sia poco sviluppato nel settore delle produzioni frutticole è di sicuro interesse poiché dal relativo studio possono scaturire interventi volti a migliorare il processo di sostenibilità della filiera. La filiera del Mirtillo Gigante Americano è varia e complessa e può avere un impatto ambientale nei diversi comparti (acqua, suolo e atmosfera) e in tutte le sue fasi, dalla produzione agricola fino allo smaltimento dell’imballaggio finale che giunge al consumatore. Per analizzare la filiera è stato necessario scorporarla in ogni sua parte dividere la fase di campo da una fase post-raccolta e rilevare input ed output di materie prime ed estrapolare i processi produttivi correlati.

Per redigere lo schema della filiera si è provveduto ad incontrare ed intervistare agricoltori e responsabili tecnici dei singoli segmenti.Per quel che concerne la produzione vivaistica le informazioni derivano da interviste telefoniche con i responsabili di due vivai specializzati.  Il punto di partenza è stata la messa a punto di un protocollo che quantifichi gli impatti della filiera del Mirtillo Gigante Americano con l’applicazione della metodologia LCA (Life Cycle Assessment), applicata alla fase di vivaio e coltivazione.

IL CAMPO

In questa fase rientrano tutte le attività agricole utili per la realizzazione delle piantine e il trasporto dal vivaio alla sede della Cooperativa. Gli aspetti ambientali principali riguardano l’utilizzo del gasolio, pacciamatura e alveoli, il consumo di acqua e l’uso di agro-farmaci e fertilizzanti.

In questa fase rientrano tutte le attività agricole che vengono svolte dal momento dell’impianto compreso tra la fine della raccolta.Gli aspetti ambientali principali riguardano l’utilizzo del gasolio, di pacciamatura e coperture per i tunnel,materiali per l’irrigazione, il consumo di acqua e l’uso di agro-farmaci e fertilizzanti.

VIVAIO COLTIVAZIONE

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ASSUNZIONI DI PARTENZA PER L’UTILIZZO DELLA METODOLOGIA LCA

• Nel vivaio i materiali per pacciamatura sono in PVC coestruso (cloruro di vinile) e gli alveoli in polistirolo. • La durata del mirtilleto è stata individuata in 10 anni.• In campo i consumi di acqua e di gasolio sono stati considerati costanti per tutte le aziende della Cooperativa.• I dati sugli altri consumi (fertilizzanti e agro-farmaci) e sulle rese di coltivazione sono stati ricavati dai disciplinari di produzione e successivamente validati con le informazioni specifiche raccolte dal campione di aziende; così come quelli relativi ai rifiuti prodotti. • I materiali per pacciamatura e manichette sono in PP (Polipropilene) e in PE (Polietilene).• Il land use change e stato trascurato in quanto la quasi totalità degli impianti è presente nelle zone oggetto dello studio da oltre 20 anni.

IL CAMPO

Fig. 2Caratterizzazione dei principali impatti della produzione di 125 g. di mirtilli (UF) conferiti alla Cooperativa.

Fig. 1Caratterizzazionedei principali impattidella produzionevivaistica di 1 pianta di mirtillo (UF) al campo.

Nella fase di vivaio (Fig. 1) gli impatti maggiori sono dati dall’uso della copertura delle serre in PE oltre che la categoria concimi in cui è inserito anche la torba come substrato di coltivazione (non-renewable energy). Nella fase di campo (Fig.2) gli impatti maggiori sono dati dalla concimazione e dalla manichetta utilizzata per l’irrigazione e il materiale in PVC utilizzato per la pacciamatura.

UNITÀ DIMISURAZIONEDELLAMETODOLOGIA LCA

Global Warming Potential (GWP)Il GWP e una misura del potenziale contributo al cambiamento climatico a causa della quantità di gas serra (GHG) rilasciati da un sistema produttivo. Il contributo è misurato in termini di massa di CO2 equivalente e si calcola moltiplicando le emissioni di gas serra specifici (in particolare CO2, N2O, CH4) per i fattori di conversione definiti dal IPCC (www.ipcc.ch).

Acqua di Irrigazione

Supporti

Concime

Alveoli

Elettricità

Fine Vita

Copertura

0,400MJ primary

Non-renewableenergy

0,900Kg CO2 eq

IPCC GWP 100 a

Analisi Mirtillocampo (scenario

tradizionale)

124MJ primary

Non-renewableenergy

Analisi Mirtillocampo (scenario

tradizionale)

129CO2 eq

IPCC GWP 100 a

100%

90%

80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

100%

90%

80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

Discarica

Riciclo

Carburante

Trasporto

Concime organico

Vivaio

Acqua

Aratura

Erpicatura

Combustibile

Pacciamatura

Impianto di Irrigazione

Manichetta

Concime (N)

Da circa 2 anni a seguito delle criticità emerse dal calcolo dell’LCA, che evidenziavano un forte impatto a livello di emissione e di consumo energetico per la parte di campo, la Cooperativa ha avviato un piano di sostituzione dei materiali pacciamanti. Tale sostituzione è avvenuta utilizzando teli pacciamanti in MaterBi® di Novamont. I risultati di questa operazione, evidenziati nella Fig. 3, evidenziano un abbassamento degli impatti sia per quello che riguarda l’emissione di CO2, sia per quello che riguarda l’energia non rinnovabile.

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Energia Non Rinnovabile (NRE)L’NRE rappresenta la richiesta di energia primaria per l’intero ciclo di vita del prodotto considerato derivato da fonti non rinnovabili (impact-2002+v.2.04)

Fig. 3Confronto degli scenario tradizionale di produzione di mirtilli in campo con quello di sostituzione dei materiali pacciamanti.

Discarica

Riciclo

Carburante

Trasporto

Concime organico

Vivaio

Acqua

Aratura

Erpicatura

Combustibile

Pacciamatura

Impianto di Irrigazione

Manichetta

Concime (N)

Analisi Mirtillocampo (scenario

tradizionale)

124

Analisi Mirtillocampo (scenario con sostituzione)

122MJ primary Non-renewable energy

Analisi Mirtillocampo (scenario

tradizionale)

129

Analisi Mirtillocampo (scenario con sostituzione)

127CO2 eq IPCC GWP 100 a

100%

90%

80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

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IL MAGAZZINO

La gestione del magazzino di Agrifrutta è stata caratterizzata negli ultimi 5 anni da una continua ricerca di soluzioni che permettessero il miglioramento qualitativo del prodotto. Il Mirtillo Gigante Americano ha rappresentato, per l’intero sistema Agrifrutta, il ruolo di specie “guida” da cui è stato possibile iniziare il processo di trasferimento tecnologico della fase post-raccolta che è stato adottato per i piccoli frutti ed è in continua evoluzione e sviluppo per altri prodotti ortofrutticoli conferiti e gestiti dalla Cooperativa.Tali soluzioni sono andate a collocarsi in una strategia di filiera specifica permettendo così l’inserimento di queste tematiche all’interno del percorso decisionale della Cooperativa stessa. Lo sviluppo della Cooperativa ha avuto l’intento di cercare di superare le speculazioni del mercato e di sviluppare una visione innovativa-anticipativa del contesto cercando di comprendere il prima possibile i cambiamenti e le evoluzioni per poterli sfruttare.

CONFERIMENTO CONSERVAZIONE LAVORAZIONE DISTRIBUZIONE

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Il processo di conservazione adottato viene valorizzato e può essere gestito con successo solo se le operazioni di raccolta vengono effettuate nel rispetto dei tempi di maturazione delle singole varietà di mirtillo gigante utilizzate.

Le operazioni di raccolta, tutte di tipo manuale, portano già in campo alla scelta di bacche uniformi per pezzatura e colore in modo che abbiano le caratteristiche ottimali per essere gestite nella fase di post-raccolta. Al fine di evitare manipolazioni eccessive i frutti sono raccolti direttamente in cestini di plastica in polietilene tereftalato (PET) di diversa grammatura e vengono trasportati in un provvisorio imballo secondario (plateaux in legno) sostituito poi successivamente nella fase di distribuzione da plateaux di cartone o CPR.

Nel giro di poche ore dalla raccolta il prodotto, viene trasportato al magazzino della

IL MAGAZZINO

LA CONSERVAZIONE

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Cooperativa, dove ha inizio la catena del freddo. Per il conferimento dei prodotti sono previsti orari fissi con lo scopo di organizzare al meglio lo svolgersi delle attività di stoccaggio e lavorazione ed ‘invitare’ gli agricoltori a raccogliere il prodotto nelle ore più fresche della giornata.

All’arrivo in magazzino il socio conferitore deve seguire un percorso indicato, con il mezzo di trasporto, al fine di garantire la massima efficienza e sicurezza della viabilità nell’area adiacente del magazzino. Lo scarico del prodotto avviene seguendo l’ordine di arrivo dei soci nel punto di conferimento. La merce in arrivo viene visionata scrupolosamente da un addetto di qualità che seleziona gli scarti e cataloga i quantitativi conferiti da ciascun socio produttore.

La catalogazione del prodotto avviene attraverso un’etichettatura automatica, gestita da un software di controllo, corrisposta in maniera specifica ad ogni socio che è identificato in modo univoco da un numero. Da qui in poi l’etichetta con le informazioni dei frutti e un barcode per ogni collo seguiranno il prodotto durante tutto il processo permettendo così di applicare i criteri rintracciabilità lungo la filiera post-raccolta.

IL MAGAZZINO

Parallelamente il software permette di creare un database che sarà utilizzato per la liquidazione del prodotto e per la programmazione dei piani di coltivazione degli anni futuri.Una volta che il prodotto, pallettizzato, entra nel magazzino può seguire due strade in funzione delle richieste commerciali. Se i frutti devono essere subito venduti dovranno essere immediatamente confezionati, nel secondo caso invece verranno conservati con tempi variabili in funzioni delle logiche commerciali.

Il percorso di innovazione tecnologica della Cooperativa si è concentrato nella fase di gestione post-raccolta del Mirtillo Gigante Americano in quanto la tipologia di frutto si presta più che altre referenze a una conservazione di medio periodo (30-45 giorni). La conservazione tradizionale in atmosfera normale (A.N.) alle basse temperature di refrigerazione (+1° C) in celle di stoccaggio è stata da alcuni anni sostituita da un sistema ad atmosfera modificata attiva (A.M.) che prevede lo stoccaggio dei frutti in unità mobili (pallet bag). Il principio di funzionamento è la creazione di un’atmosfera specifica di conservazione variando le percentuali relative di O2 e CO2 previa un leggero sistema di vuoto all’interno dei bags. Tale tecnica permette una rapida istituzione dell’atmosfera desiderata per i mirtilli che, beneficiando di elevati quantitativi

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di CO2, rallentano il metabolismo respiratorio che porta inevitabilmente ad un decremento della qualità di prodotto nella fase post raccolta se non viene gestito. L’azione batteriostatica del gas permette di eliminare muffe come la Botrytis che sono caratteristiche per questi frutti che continuano comunque ad essere conservati ad elevati tenori di umidità relativa per evitarne la disidratazione e quindi il calo peso.Condizione indispensabile al mantenimento dello stato di equilibrio metabolico dei frutti è l’utilizzo di imballaggi appropriati a copertura dei pallet che siano in grado di mantenere nel tempo le concentrazioni gassose desiderate.

L’omogeneità di maturazione delle partite stoccate, i quantitativi di prodotto (euro pallet e pallet commerciali) nonchè i tempi previsti per la conservazione sono fattori che il magazzino oggi valuta in modo da ottimizzare la gestione delle atmosfere all’interno dei bags. La continua ricerca e sperimentazione ha portato oggi a una conservazione del Mirtillo Gigante Americano per tempi compresi tra i 30 e i 45 giorni, avantaggiandosi così di un’offerta competitiva soprattutto quando il mercato è sprovvisto di questo prodotto a causa della stagionalità. L’aspetto sicuramente più interessante è legato al mantenimento delle caratteristiche qualitative dei mirtilli durante tutta la fase di gestione del prodotto fino alla tavola del consumatore.Partendo da materiali plastici di tipo convenzionale (Polietilene-PE) oggi il processo di innovazione nella conservazione è legato alla sostituzione con materiali sostenibili per la filiera (biobased) che possano essere inseriti in un circuito di smaltimento interno alla Cooperativa (con conseguente riduzione dei costi) come può essere quello del compostaggio.

Il vantaggio di unità di conservazione come i pallet bag in A.M. è legato alla gestione degli spazi delle celle di refrigerazione. Tali unità di stoccaggio possono essere facilmente movimentate all’interno degli spazi del magazzino e monitorate quotidianamente con strumentazioni portatili di facile utilizzo (analizzatori di gas). Nei periodi di maggiore produzione e conferimento l’indipendenza nella conservazione di ogni pallet permette di convogliare all’interno degli stessi spazi diversi prodotti ortofrutticoli. Sebbene le esigenze commerciali non l’abbiano ancora richiesto, nulla vieta previa mantenimento della catena del freddo che tali sistemi possano essere impiegati ed adattati dalla Cooperativa nella fase di distribuzione su piattaforme di mercato alternative.

Una volta terminata la conservazione in A.M. i frutti possono essere immediatamente confezionati nell’area di lavorazione in cui sono presenti le 3 linee per il confezionamento orizzontale in quanto le caratteristiche qualitative delle bacche ed in particolare l’aromaticità del mirtillo non viene compromessa dell’azione disinfettante della CO2.

La tipologia di packaging “flowpack” e/o cestini coperchiati così come la grammatura e l’imballaggio secondario con cui vengono pallettizzati i frutti di Mirtillo Gigante Americano è scelto/imposta dal mercato di destinazione.

IL MAGAZZINO

La rintracciabilità di ciascuna unità consumatore lungo la filiera è garantita dalla fase di etichettatura automatizzata; inoltre l’operatore, ogni volta che confeziona il prodotto per un ordine di vendita, attraverso un sensore ottico acquisisce il codice a barre della linea di lavorazione, dell’ordine di vendita e il codice a barre di riferimento di tutto il prodotto utilizzato. Al pallet costituito per il trasporto viene, quindi attribuita la propria etichetta (pallet list). In relazione alla tipologia di prodotto i pallet nell’attesa di essere caricati stazionano in cella refrigerata.

Tutta la movimentazione all’interno del magazzino avviene con carrelli meccanici, così come il caricamento dei pallet sui camion. Il prodotto viene caricato con criteri diversi se vi è un unico acquirente o se vi sono diverse destinazioni, in questo caso va rispettato l’ordine di scarico del prodotto.

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IL PACKAGING La valorizzazione della coltura del Mirtillo Gigante Americano, al pari degli altri piccoli frutti conferiti alla Cooperativa, è gestita anche dalla tipologia di packaging della singola unità consumatore.Attualmente il Polietilene (PE) è la matrice plastica con cui vengono termoforate le vaschette e filmati i materiali macroforati per l’imballaggio. Anche in questa fase la sostituzione con materiali sostenibili per l’ambiente come l’acido polilattico (PLA) per le vaschette (anche coperchiate) o film derivati da amido per il flowpack rappresentano per la Cooperativa lo step prossimo di miglioramento tecnologico di filiera.

La funzionalizzazione di tali materiali è legata a due fattori. Il primo la permeabilità ai gas (CO2 e O2) il cui range di tolleranza dei valori è meno critico rispetto a quello richiesto per i frutti rossi che presentano un’attività metabolica più elevata a parità di condizioni di

IL MAGAZZINO

trasporto e conservazione. Il secondo è legato alla trasparenza dei materiali per cui il requisito di visibilità del prodotto è fondamentale da parte di chi acquista.

Sono tutt’ora in corso ricerche per la progettazione di possibili nuove confezioni più “amiche” dell’ambiente ed in particolare si è in fase di sperimentazione di prototipi con vaschette e film realizzate in materiali biodegradabili e compostabili secondo la norma EN13432.

Questi prototipi presentano caratteristiche di barriera all’acqua e ai gas completamente differenti rispetto a film plastici comunemente utilizzati e pertanto la loro sostituzione non può essere immediata. In ogni caso le nuove risposte metaboliche dei frutti confezionati (rallentamento di respirazione e traspirazione a seguito della creazione di atmosfera modificata) hanno portato ad un prolungamento della shelf-life lungo la catena distributiva oltre che intercettato nuove esigenze sia da parte della distribuzione che da parte del consumatore.

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LA SOSTENIBILITÀ Per quanto riguarda la fase di post-raccolta lo sviluppo di tecniche sostenibili è stato più limitato rispetto alla fase di campo. Gran parte dell’impatto di questa fase (se si esclude l’energia per l’alimentazione delle celle frigorifere e le attrezzature per la lavorazione) deriva poi dalle operazioni di imballaggio.

Gli scarti, sia nel momento del confezionamento del Mirtillo Gigante Americano in centrale, sia nel momento del consumo, costituiscono un notevole volume di rifiuti. Infatti, nella loro produzione, rivestono grande importanza gli imballaggi secondari e terziari, ossia tutto ciò che è necessario alla movimentazione del prodotto, ma che non giunge sulla tavola del consumatore.

A livello legislativo le indicazioni per la gestione di questi residui solidi sono contenute

IL MAGAZZINO

nel DL 5.2.97 n. 22 e successive modificazioni; tali norme promuovono inoltre, l’impiego di materiali biodegradabili, naturali, riciclabili o riutilizzabili per ridurre l’impatto sull’ambiente. È pertanto di fondamentale importanza riuscire ad introdurre materiali per l’imballaggio di natura organica, biodegradabili e compostabili, che possano essere smaltiti assieme ai rifiuti organici. Questa tipologia di imballaggio, unitamente ad un cestino che abbia caratteristiche simili (cartone o PLA), consentirebbe di smaltire rapidamente e in modo sostenibile le grandi quantità di rifiuti in centrale ortofrutticola, punti vendita ed infine tavola del consumatore.

L’impiego di questo materiale potrebbe inoltre valorizzare il marchio “Delizie di Bosco del Piemonte”, attualmente utilizzato nella commercializzazione di piccoli frutti. Il miglioramento potrebbe basarsi sull’immagine del mirtillo come prodotto “sano e pulito” per contraddistinguerlo da altri marchi che commercializzano lo stesso prodotto.

L’imballaggio secondario in cartone potrebbe essere sostituito da contenitori in plastica collassabili, come il CPR System®. I vantaggi sono dati dal fatto che è un imballaggio riutilizzabile, igienizzabile, di facile movimentazione e fornito in affitto dal costruttore. Va inoltre sottolineato che il sovraimballo in cartone è riciclabile, pertanto se si usassero inchiostri e colle naturali essi potrebbero essere compostati.

L’approccio considerato è “dalla culla alla tomba”, pertanto la filiera è analizzata dal vivaio fino al punto vendita, considerando i rifiuti prodotti per ciascuna fase. Non è inclusa nel sistema la fase d’uso, ossia il trasporto dal punto vendita all’abitazione del consumatore finale ma è tuttavia considerato lo smaltimento dell’imballaggio. Lo scenario di fine vita ipotizzato in questo eco-bilancio prevede che il 20% delle materie plastiche sia destinato all’incenerimento e l’80% smaltito in discarica. I dati sono presentati facendo riferimento a 125 g. di Mirtillo Gigante Americano.

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La lavorazione consiste in una fase di confezionamento dei mirtilli richiesti dal cliente. Prevede l’utilizzo di materiali da imballaggio a seconda delle modalità di commercializzazione del prodotto.Energia elettrica e materiali per gli imballi sono gli impatti di questa fase.

La distribuzione avviene in Italia e utilizzando il trasporto via terra su camion.Energia elettrica e gasolio sono gli impatti di questa fase.

Dopo la raccolta, i mirtilli vengono subito depositati in celle di stoccaggio in atmosfera normale dove rimangono fino a quando vengono messe in commercio.L’impatto principale è legato all’utilizzo di energia elettrica.

ASSUNZIONI DI PARTENZA PER L’UTILIZZO DELLA METODOLOGIA LCA

• I dati presentati sono stati calcolati analizzando gli impatti dalle attività svolte in tutte le fasi che vanno dal vivaio fino alla distribuzione del prodotto al consumatore.• La durata dell’impianto è stata individuata in 10 anni.

Per quello che riguarda la parte di magazzino (stoccaggio e lavorazione):• Il consumo di energia elettrica è stato stimato dividendo il consumo totale degli stoccaggi per le quantità di Mirtillo Gigante Americano conservate. In questa fase è stata considerata inoltre la produzione di rifiuti. • I dati presentati sono riferiti all’utilizzo di vaschette da 125 g. e film per il confezionamento in PE (Polietilene).• Gli impatti relativi alla fase di trasporto sono stati calcolati ipotizzando un trasporto di 300 km via camion

In questa fase rientrano tutte le attività agricole utili per la realizzazione delle piantine e il trasporto dal vivaio alla sede della Cooperativa. Gli aspetti ambientali principali riguardano l’utilizzo del gasolio, pacciamatura e alveoli, il consumo di acqua e l’uso di agro-farmaci e fertilizzanti.

In questa fase rientrano tutte le attività agricole che vengono svolte dal momento dell’impianto compreso tra la fine della raccolta.Gli aspetti ambientali principali riguardano l’utilizzo del gasolio, di pacciamatura e coperture per i tunnel,materiali per l’irrigazione, il consumo di acqua e l’uso di agro-farmaci e fertilizzanti.

VIVAIO COLTIVAZIONE STOCCAGGIO LAVORAZIONE DISTRIBUZIONE

IL MAGAZZINO

Fig. 1 Caratterizzazione dei principali impatti della produzione e commercializzazione di 125g di Mirtillo Gigante Americano “Delizie di Bosco del Piemonte”

Prendendo in considerazione gli impatti dell’intera filiera del Mirtillo Gigante Americano a marchio “Delizie di Bosco del Piemonte” è possibile evidenziare come il GWP (IPCC) sia rappresentato da 0,635 kg di CO2 eq e nel contempo consumi 1,400 MJ di energia non rinnovabile.È possibile evidenziare come cestino in PE e film plastico PE utilizzato per il confezionamento rappresentino, insieme, più del 50% sia del GWP sia del NRE.

UNITÀ DIMISURAZIONEDELLAMETODOLOGIA LCA

Global Warming Potential (GWP)Il GWP e una misura del potenziale contributo al cambiamento climatico a causa della quantità di gas serra (GHG) rilasciati da un sistema produttivo. Il contributo è misurato in termini di massa di CO2 equivalente e si calcola moltiplicando le emissioni di gas serra specifici (in particolare CO2, N2O, CH4) per i fattori di conversione definiti dal IPCC (www.ipcc.ch).

Fine Vita

Elettricità

Trasporto

Film Plastico PE

Cestino PE

Mirtillo (campo)

0,635Kg CO2 eq

IPCC GWP 100 a

1,400MJ primary

Non-renewable energy

100%

90%

80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

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Fig. 2 Confronto tra scenario tradizionale produzione e commercializzazione di 125g di Mirtillo Gigante Americano “Delizie di Bosco del Piemonte” e scenario con sostituzione di materiali plastici.

Da circa 2 anni a seguito delle criticità emerse dal calcolo dell’LCA la Cooperativa ha avviato, in campo, un piano di sostituzione dei materiali pacciamanti e, in magazzino, l’utilizzo di materiali per il packaging sostenibili per ridurre l’impatto sull’ambiente. In questo caso gli scenari di fine vita mutano sostanzialmente (80% compostaggio, 5% discarica, 15% incenerimento).

Energia Non Rinnovabile (NRE)L’NRE rappresenta la richiesta di energia primaria per l’intero ciclo di vita del prodotto considerato derivato da fonti non rinnovabili (impact-2002+v.2.04)

Discarica

Elettricità

Trasporto

Film Flowpack

Cestino

Campo

Riciclo

Analisi Mirtillo(scenario tradizionale)

92

Analisi Mirtillo(scenario con sostituzione)

66

Analisi Mirtillo(scenario tradizionale)

91

Analisi Mirtillo(scenario con sostituzione)

76

100%

90%

80%

70%

60%

50%

40%

30%

20%

10%

0%

MJ primary Non-renewable energy CO2 eq IPCC GWP 100 a

50

LA DISTRIBUZIONE

Le esigenze del consumatore, molto spesso in perfetta armonia con quelle della GDO, di un prodotto “sano” e “pulito” e poco impattante sull’ambiente, hanno determinato, negli ultimi anni, una forte pressione sull’intera filiera del Mirtillo Gigante Americano, indirizzandola sempre più verso produzioni e processi attenti alle problematiche della sostenibilità sociale, ambientale ed economica oltre che alla qualità.Considerate queste esigenze, la scelta di Agrifrutta è stata quella di rivisitare l’intero processo produttivo e di distribuzione, analizzare le caratteristiche relative all’impatto ambientale dello stesso attraverso la metodologia LCA (calcolo delle emissioni di CO2) e di comunicare in modo semplice ed immediato al consumatore le caratteristiche principali delle proprie produzioni.

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Il Mirtillo Gigante Americano è tra i piccoli frutti la specie che per eccellenza da sempre riveste nell’immaginario del consumatore finale l’idea di un prodotto sano e genuino.Il concetto di qualità è legato nel caso di questi frutti alla sinergia tra più fattori.

Il primo aspetto è legato ai valori richiamati dal territorio pedemontano in cui i frutti vengono coltivati ed al basso impatto ambientale sostenuto dal sistema colturale; il secondo aspetto è connesso alle proprietà nutritive e agli aspetti nutraceutici associate alle bacche i cui effetti benefici sono oramai noti sia in ambito medico che scientifico.

La valorizzazione e la gestione degli aspetti qualitativi prevede che il controllo della qualità sia scrupolosamente effettuato in tutte le fasi post-raccolta della filiera attraverso una gestione integrata di chi opera con la Cooperativa.

Il mirtillo, aromatico e dissetante, è una bacca moderatamente calorica, con un apporto energetico di 50 kcal/100 g., al pari di frutti come l’albicocca o l’ananas. I frutti sono particolarmente ricchi di vitamina C (20 mg/100 g.), la cui attività è potenziata dalla presenza di sostanze flavonoidi specifiche, come la catechina e i biflavoni.

I frutti sono mediamente ricche di zuccheri, con un range compreso tra 6 e 11 g/100 g; il 50% dei glucidi è rappresentato dal fruttosio, cui segue il glucosio, i pentosi e il saccarosio. Gli acidi organici (1,4 g/100 g.) sono responsabili del sapore acidulo del frutto e sono rappresentati soprattutto dal malico e dal citrico. I sali minerali non superano i 300 mg/100 g. e sono costituiti da magnesio, calcio, ferro, zinco e altri oligoelementi.

Antocianine, acidi idrossicinnamici, stilbeni sono i composti bioattivi a cui sono imputabili i benefici del consumo di questi frutti che dotati di elevato potere antiossidante ed antinfiammatorio prevengono l’invecchiamento cellulare, rallentano alcuni processi degenerativi della retina e mostrano efficacia nella protezione del sistema cardiovascolare e nervoso.

LA DISTRIBUZIONE

LA QUALITÀ

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La capacità antiossidante del mirtillo è tra le più elevate tra tutti i frutti e le verdure fresche, con una certa variabilità tra le diverse cultivar ed i diversi stadi di maturazione.

La turgidità dei frutti, l’assenza di lesioni superficiali e alterazioni fungine, aspetti essenziali per il mantenimento della shelf-life, uniti all’assenza del peduncolo sulla bacca, l’omogeneità per forma, dimensione e colore sono le prerogative che i mirtilli devono avere per poter essere commercializzati con successo dal distributore.

Il consumatore invece attento agli aspetti aromatici predilige frutti con un equilibrato rapporto acidi/zuccheri e bacche con epicarpo ricoperto da pruina che, oltre a svolgere una funzione di protezione superficiale contribuisce a conferire l’aspetto di “prodotto fresco e genuino” ai mirtilli.

LA DISTRIBUZIONE

Per connotare maggiormente la propria produzione, Agrifrutta ha deciso di non proporre sul mercato un prodotto ben gestito ma anonimo e da circa 4 anni ha proposto il marchio DELIZIE DI BOSCO DEL PIEMONTE con l’idea di permettere ai consumatori, anche all’interno del circuito della GDO, di identificare il prodotto della Cooperativa in modo da distinguerlo da prodotti simili. L’idea è che il consumatore sviluppi un attaccamento affettivo nei confronti del marchio, sulla base delle qualità ed altre caratteristiche intrinseche dei piccoli frutti in generale e del mirtillo in particolare.

Il marchio ha quindi consentito ad Agrifrutta di differenziarsi e differenziare i propri mirtilli da quelli della concorrenza, svolgendo un ruolo centrale nelle strategie di marketing e promozione e contribuendo all’affermazione dell’immagine e della reputazione dei mirtilli piemontesi agli occhi del consumatore. Altro aspetto particolarmente interessante del marchio DELIZIE DI BOSCO DEL PIEMONTE è che ha fornito alla Cooperativa (governance e soci) un incentivo ad investire nel mantenimento e miglioramento della qualità dei prodotti, perché è vitale che i mirtilli contrassegnati dal marchio mantengano un’immagine positiva.

IL MARCHIO

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A differenza degli altri settori produttivi come ad esempio il manifatturiero quello agricolo ha l’innegabile vantaggio di poter esercitare funzioni non solo di emissioni ma anche di sequestro di CO₂ (ad esempio con gli alberi da frutto e i boschi). A partire da questo presupposto, all’interno delle aziende afferenti alla Cooperativa, in buona parte caratterizzate da un’elevata variabilità di colture, è stato possibile attuare ecobilanci che evidenziassero la compensazione interna delle emissioni prodotte durante le varie fasi della filiera.

Questo approccio, promosso da Agrifrutta e tutt’ora in atto, valorizza, da un lato, il comportamento virtuoso della Cooperativa impegnata a voler comunicare al consumatore in modo trasparente le caratteristiche del proprio prodotto, dall’altro, le produzioni locali e le risorse del territorio coinvolte in una gestione sostenibile dei sistemi.

La scelta di valutare la possibilità di compensazione delle emissioni attraverso superfici locali, oltre a contribuire all’attenuazione dei cambiamenti climatici in atto, rappresenta un’opportunità nella gestione efficace del patrimonio forestale, nella tutela dell’ambiente e per lo sviluppo socioeconomico delle aree rurali e montane dove vivono ed operano i soci della Cooperativa.

LA COMPENSAZIONEDI FILIERA

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I PROGETTI E LA RICERCA

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La continua ricerca di soluzioni che permettano il miglioramento qualitativo del prodotto è stata affiancata da un percorso di ricerca e sperimentazioni in collaborazione con il DISAFA (ex Dipartimento di Colture Arboree dell’Università di Torino) e altri Enti ed Imprese del territorio. I progetti di ricerca hanno rappresentato uno stimolo per l’adozione di processi innovativi nell’ambito della strategia di filiera della Cooperativa.

I PROGETTI E LA RICERCA

In seguito ad un’analisi SWOT* della situazione di Agrifrutta, che oltre ad indicare i punti di forza e le opportunità, ha messo in evidenza i punti di debolezza e gli eventuali rischi, negli ultimi anni è stato sviluppato un percorso di ricerca e sperimentazione, per migliorare la gestione del Mirtillo Gigante Americano nelle diverse fasi della filiera, dal campo al magazzino, per arrivare alla distribuzione finale.

PUNTI DI FORZA• Lotta integrata• Massimo residuo ammesso• Divieto di utilizzo del bromuro di metile• Tecniche agronomiche (fertirrigazione, diserbo)• Materiali riciclabili con obbligo di smaltimento• Riutilizzo delle cassette di legno per la raccolta• Cestini e film per l’imballaggio riciclabili• Raccolta differenziata dei rifiuti

PUNTI DI DEBOLEZZA• Impiego di materiali di pacciamatura non riciclabili• Poca attenzione alla fertilità dei suoli• Sovraimballo in cartone a “perdere”• Imballaggio non degradabile con i rifiuti organici del prodotto• Scarso impiego di energie rinnovabili

ANALISI SWOTDELLA FILIERADEL MIRTILLO

GIGANTE AMERICANODELLA COOPERATIVA

AGRIFRUTTA

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* L’analisi SWOT è uno strumento di pianificazione strategica usato per valutare i punti di forza (Strengths), debolezza (Weaknesses), le opportunità (Opportunities) e le minacce (Threats) di un progetto o di un’impresa. Nel caso specifico lo strumento è stata utilizzato per valutare la filiera del mirtillo all’interno della strategia della Cooperativa Agrifrutta.

RISCHI• Non stare al passo con le nuove normative riguardanti la sostenibilità• Perdita dell’immagine del mirtillo come prodotto “sano e naturale”• Ridurre le possibilità di vendita• Ridurre la fertilità del suolo

OPPORTUNITÀ• Valorizzare l’immagine del prodotto “naturale” rendendolo “interamente biodegradabile”• Valorizzare il marchio “Delizie di Bosco del Piemonte”• Migliorare la conservabilità del prodotto e aumentarne l’areale di vendita

AZIONI SUGGERITE• Materiali di pacciamatura biodegradabili• Utilizzo di energie rinnovabili per soddisfare parte dei fabbisogni di energia elettrica• Solarizzazione e sovescio di Brassicaceae per la disinfezione del terreno• Film plastico biodegradabile per l’imballaggio del prodotto• Valutazione della sostenibilità della filiera

I PROGETTI E LA RICERCA

ELENCO DEI PROGETTI DI RICERCA

CONDOTTI SULLA FILIERA DEL MIRTILLO

NELL’AMBITO DELLA COOPERATIVA

AGRIFRUTTA

2011-2014F&F Biopack Feed & Food PackagingFilm biodegradabili per la sostenibilità ambientale della filiera agro-alimentare in collaborazione con Novamont SpA, DICA, AGROSELVITER e DIPATAN - Università degli Studi di Torino, Parco Tecnologico Tecnogranda SpA, B-Pack, ARAP, APA Cuneo, Enzorga, Proplast, Compral.Regione Piemonte Bando Piattaforme innovative

2011-2013VIVOPACKNew integrated biodegradable and compostable conditioning system VIVOPACK for the valorisation of Made in Italy agro-food products In collaborazione con Novamont SpA, Università FedericoII Napoli, DISAFA Università degli Studi di Torino Sapio, Kerry, Icimendue, Parco tecnologico Tecnogranda, Bistefani, Villani.MISE - Bando Made in Italy

2007-2010Quality and safety monitoring of fruit supply chainNew technologies for post harvest management (con DIFIS e DISMIC Politecnico di Torino, DICA e DEIAFA sez. Economia Agraria Università di Torino, Floramo srl, Parco Tecnologico Tecnogranda SpA)Bando ricerca industriale e sviluppo precompetitivo CIPE 2006.

2005-2007Qualificazioni delle produzioni frutticole e compatibilità ambientale dei sistemi produttiviLa applicazione della rintracciabilità di filiera (DISAFA Università degli Studi di Torino)Regione Piemonte

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Álvarez-Chávez C. R., Edwards S., Moure-Eraso R., Geiser K., 2012. Sustainability of bio-based plastics: general comparative analysis and recommendations for improvement. Journal of Cleaner Production, 23, 47-56. Battino M., Beekwilder J., Denoyes-Rothan B., Laimer M., McDougall G., Mezzetti B., 2009. Bioactive compounds in berries relevant to human health. Nutrition Reviews, 67, 145-150. Beaudry R. M., Cameron A. C., Shirazi A., Dostal-Lange DL., 1992. Modified atmosphere packaging of blueberry fruit: effect of temperature on package O2 and CO2. J. Ame. Soc. Hort. Sci., 117, 436-441. Beaudry R. M., 1993. Effect of carbon dioxide partial pressure on blueberry fruit respiration and respiratory quotient. Postharvest Biology and Technology ,3, 249-258. Hu W., Woods T. A., Bastin S., 2009. Consumer acceptance and willingness to play for blueberry products with non conventional attributes. Journal of Agricultural and Applied Economics , 41, 47-60. Hu W., Woods T. A., Bastin S., Cox L.,You W., 2011. Assessing consumer willingness to pay for value added blueberry products using payment card survey. Journal of Agricultural and Applied Economics, 43, 243-258. Koutsimanis G., Getter K., Bridget B., Harte J. Almenar E., 2012. Influences of packaging attributes on consumer purchase decisions for fresh produce. Appetite, 59, 270-280.

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Questa pubblicazione è stata stampata su carta riciclata Revive Pure Natural Offset