considerazioni paleo-eco- archeozoologiche macromammiferi riparo broion 2010

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Pubblicazione del Museo Civico di Rovereto

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Pubblicazione delMuseo Civico di Rovereto

Il presente volume è stato realizzato grazie alla collaborazione e al contributo finanziario del Museo Civico di Rovereto, della Soprintendenza Provinciale ai Beni Culturali di Bolzano - Alto Adige, Ufficio Beni Archeologici, al sostegno della Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” di Roma.

Progetto scientifico e redazione Ivana Fiore e Antonio Tagliacozzo

Progetto grafico Gianfranco Calandra

Cura editoriale Ivana Fiore e Antonio Tagliacozzo

Revisione dei testi inglesi Francesca Alhaique

Stampa Edizioni Osiride

Associazione Italiana di ArcheoZoologia Museo Civico di Rovereto

Atti del 5° Convegno Nazionaledi Archeozoologia

Rovereto, 10-12 novembre 2006

a cura di

A. Tagliacozzo, I. Fiore, S. Marconi, U. Tecchiati

Atti del 5° Convegno Nazionale di Archeozoologia

PromotoriAssociazione Italiana di Archeozoologia, Museo Civico di Rovereto, Soprintendenza Provinciale ai Beni Culturali di Bol-zano - Alto Adige, Ufficio Beni Archeologici, con la collaborazione della Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini” di Roma.

Comitato Scientifico Consiglio direttivo A.I.A.Z.: Mauro Bon, Antonio Curci, Jacopo De Grossi Mazzorin, Ivana Fiore, Antonio Tagliacozzo, Umberto Tecchiati, Ursula Thun Hohenstein. Museo Civico di Rovereto: Franco Finotti, Stefano Marconi.

RefereeUmberto Albarella, Daniele Albertini, Mauro Bon, Luca Bondioli, Paolo Boscato, Cristina Cilli, Antonio Curci, Jacopo De Grossi Mazzorin, Massimo Delfino, Ivana Fiore, Giovanna Gambacurta, Giacomo Giacobini, Alberto Girod, Giancarla Malerba, Elisabetta Mangani, Claudia Minniti, Maria Rita Palombo, Benedetto Sala, Frank Salvadori, Antonio Tagliacozzo, Umberto Tecchiati, Ursula Thun Hohenstein, Carlo Tozzi, Barbara Wilkens, Marco Zedda.

Segreteria Scientifica e RedazioneSezione di Paleontologia del Quaternario e Archeozoologia, Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” - P.le Guglielmo Marconi, 14 - 00144 Roma - Tel. 0654952236 - Fax 0654952310e-mail: [email protected]

5° Convegno Nazionale di Archeozoologia

Comitato Scientifico Mauro Bon, Paolo Boscato, Antonio Curci, Jacopo De Grossi Mazzorin, Mariette de Vos, Franco Finotti, Giacomo Gia-cobini, Giancarla Malerba, Maria Rita Palombo, Annaluisa Pedrotti, Benedetto Sala, Antonio Tagliacozzo, Ursula Thun Hohenstein, Carlo Tozzi.

Comitato Organizzativo del ConvegnoFranco Finotti, Ivana Fiore, Stefano Marconi, Barbara Maurina, Antonio Tagliacozzo, Umberto Tecchiati.

Segreteria Scientifica e OrganizzativaSezione di Paleontologia del Quaternario e Archeozoologia, Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” - P.le Guglielmo Marconi, 14 - 00144 Roma - Tel. 0654952236 - Fax 0654952310e-mail: [email protected]

Segreteria OrganizzativaMuseo Civico di Rovereto - Borgo S. Caterina, 41 - 38068 Rovereto - Tel. 0464439055 - Fax 0464439487 e-mail: [email protected]

Con il patrocinio diMinistero per i Beni e le Attività Culturali - Provincia Autonoma di Trento - Soprintendenza per i Beni Archeologici di Trento - Autonome Provinz Bozen, Südtirol/Provincia Autonoma di Bolzano, Alto Adige - Soprintendenza Provinciale ai Beni Culturali di Bolzano, Alto Adige, Ufficio Beni Archeologici - Naturmuseum Südtirol / Museo di Scienze Naturali dell’Alto Adige - Museo Tridentino di Scienze Naturali - Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” - Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria - Istituto Italiano di Paleontologia Umana - Associazione Nazionale Musei Scientifici

Comitato d’OnoreLorenzo Dellai Presidente della Provincia Autonoma di TrentoMargherita Cogo Assessore alla Cultura della Provincia Autonoma di TrentoLuis Durnwalder Landeshauptmann der Autonomen Provinz Bozen - Südtirol / Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige Sabina Kasslatter Mur Landesrätin für Denkmalpflege der Autonomen Provinz Bozen - Südtirol / Assessore ai Beni Culturali della Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige Gianni Ciurletti Soprintendente della Soprintendenza per i Beni Archeologici di TrentoLorenzo Dal Ri Direktor des Amtes Für Bodendenkmäler, Landesdenkmalamt der Autonomen Provinz Bozen - Südtirol / Direttore dell ’Ufficio Beni Archeologici, Soprintendenza Provinciale ai Beni Culturali di Bolzano - Alto AdigeVito Zingerle Direktor des Naturmuseums Südtirol / Direttore del Museo di Scienze Naturali dell’Alto AdigeMichele Lanzinger Direttore del Museo Tridentino di Scienze Naturali di TrentoMaria Antonietta Fugazzola Soprintendente della Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” di RomaAnna Maria Bietti Sestieri Presidente dell ’Istituto Italiano di Preistoria e ProtostoriaAmilcare Bietti† Presidente dell ’Istituto Italiano di Paleontologia UmanaGiacomo Giacobini Presidente dell ’Associazione Nazionale Musei ScientificiAlfredo Riedel Socio onorario dell ’A.I.A.Z.

Nel 1995 il Museo Civico di Rovereto, grazie alla disponibilità e all’amicizia di Alfredo Riedel, avviava le attività del La-boratorio di archeozoologia. Esso consisteva in una stanza, che coincideva con lo studio del conservatore della sezione di archeologia, in un tavolo e in due sedie, e in molte ossa di scavo che attendevano di essere studiate. Mancavano ancora una buona collezione di confronto, una ricca dotazione di libri e di riviste, i contatti a livello nazionale e internazionale. Tutte cose, queste, a raggiungere le quali servono non solo denari di cui, comunque, un Museo di una cittadina di provincia non dispone mai con grande larghezza, ma soprattutto tempo, fiducia, piccoli continui passi quotidiani di cui sono in primo luogo da ringraziare il promotore della nascita del Laboratorio ed ex conservatore della Sezione di Archeologia Umberto Tecchiati, il responsabile del Laboratorio, Stefano Marconi e l’attuale conservatrice Barbara Maurina.

Così, quando si è iniziato a perseguire il progetto di ricerca in archeozoologia, nessuno di noi poteva immaginare che il Mueseo Civico di Rovereto avrebbe ospitato così presto, e cioè a soli dieci anni dalla fondazione del Laboratorio, la mas-sima espressione di questa disciplina in Italia, e cioè il Congresso dell’Associazione Italiana di ArcheoZoologia (A.I.A.Z.). La riunione scientifica è stata perciò una tappa importante anche per il Museo e il suo Laboratorio, che da essa ha saputo trarre motivi di riflessione e stimoli operativi e organizzativi nuovi. Questo volume, che di quell’incontro celebra gli Atti, corona, nello spirito di dialogo interdisciplinare che ci ha animato nell’accogliere a Rovereto, nel 2006, gli archeozoologi italiani, una forte collaborazione tra enti e personalità diverse. Quanto essa sia stata proficua non va ricercato meno nella nostra concreta esperienza di ricercatori e operatori museali, che nelle pagine che seguono.

Franco Finotti, Direttore del Museo Civico di Rovereto

Sono particolarmente onorato di far coincidere la fine del mandato di Presidente dell’Associazione Italiana di Archeo-zoologia con la pubblicazione del volume degli Atti del 5° Convegno Nazionale tenutosi a Rovereto nel novembre 2006.

In qualità di Presidente A.I.A.Z. in carica all’epoca del Convegno, desidero esprimere la mia gratitudine al Museo Ci-vico di Rovereto per aver reso possibile la realizzazione di queste giornate che si sono rivelate molto importanti dal punto di vista scientifico e piacevoli dal punto di vista dell’accoglienza ricevuta dai partecipanti. Un sentito ringraziamento va rivolto a Franco Finotti, Direttore del Museo e a Barbara Maurina, Conservatore della Sezione Archeologica, per la loro disponibilità nelle fasi preparatorie del convegno, durante il suo svolgimento e, ancora, successivamente ad esso, per aver contribuito alla pubblicazione dei presenti Atti. Una speciale gratitudine va a Lorenzo Dal Ri della Soprintendenza Pro-vinciale ai Beni Culturali di Bolzano per il fattivo contributo alla pubblicazione di questo volume. Un particolare ringrazia-mento è diretto a Maria Antonietta Fugazzola, Soprintendente del Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini”, per il sostegno alla realizzazione del Convegno e degli Atti. Desidero poi rivolgere uno speciale ringraziamento a Ivana Fiore, Stefano Marconi e Umberto Tecchiati per il loro impegno nella organizzazione del Convegno e per la cura di questo volume. Al loro lavoro e a quello dei revisori dei diversi testi dobbiamo la qualità della presente pubblicazione e la sua re-alizzazione. Un sentito ringraziamento va poi ai membri del Comitato d’Onore e del Comitato Scientifico del Convegno che, per il prestigio personale e degli Istituti da loro rappresentati, hanno contribuito a dare lustro e fondamento scienti-fico al Convegno. Un grazie di cuore a Gianfranco Calandra per la disponibilità e la pazienza dimostrata nel sopportare le continue richieste dei curatori.

Non mi soffermerò sulla presentazione del volume, che affronto in altra sede con i co-curatori, ma colgo invece l’occa-sione per tracciare un breve bilancio degli ultimi sei anni che mi hanno visto alla Presidenza dell’A.I.A.Z.

Gli anni del mio doppio mandato sono stati anni molto intensi e proficui per la nostra associazione: si sono tenuti infatti due convegni (Rovereto e Orecchiella), numerosi stages (sulla tassonomia, sui micromammiferi, sui cheloni, sui molluschi e sulla riproduzione dei reperti ossei) e sono stati pubblicati gli atti di tre Convegni (Siracusa, Pordenone e Ro-vereto). La realizzazione di tutte queste attività è stata possibile grazie alla collaborazione dei diversi membri del Consiglio Direttivo che si sono avvicendati in questo periodo e all’operosità di numerosi soci (e a volte anche con il contributo di semplici sostenitori) appartenenti a diverse realtà (Università, Soprintendenze, Musei civici e Amministrazioni territoria-li) che hanno prestato gratuitamente la loro opera e si sono industriati per reperire fondi. Non è possibile, in questa sede, ringraziare singolarmente tutte le persone coinvolte nelle diverse attività. Il ringraziamento è quindi collettivo, ma credo che possa arrivare ad ognuno di quelli che hanno operato per il raggiungimento dei diversi obiettivi.

Permettetemi comunque una singola eccezione. Non posso lasciare questo incarico senza ringraziare pubblicamente Ivana Fiore, il vero motore dell’A.I.A.Z. in questi ultimi sei anni. Senza la sua caparbietà e tenacia e senza il suo continuo stimolo (a volte, lo confesso, vissuto da me come un fastidio) non avremmo attuato neanche la metà delle attività che ab-biamo realizzato. Credo, senza alcun tema di smentita, di poter affermare che questo ringraziamento accomuna tutti i soci.

Tenuto conto delle nostre esigue possibilità finanziarie è un bilancio che mi sento di definire più che positivo. Certo, mi rendo perfettamente conto che molti dei progetti discussi e proposti sono falliti e che rimane ancora molto da fare. Penso innanzi tutto alla mancata attivazione del nuovo sito internet (che pure abbiamo realizzato) che ha comportato l’im-possibilità di realizzare quello scambio di esperienze, di informazioni, di bibliografie e di condivisione delle ricerche che erano all’origine della sua progettazione. In questi anni malgrado tutti gli sforzi non siamo riusciti a realizzare una gestione veramente collegiale dell’Associazione. Spesso le decisioni sono state prese e gestite personalmente dalla presidenza e il coinvolgimento del Consiglio Direttivo è stato poco più che formale. Reputo invece che la vita di una Associazione come la nostra possa avere un futuro solo se capace di coinvolgere sempre più persone (non solo il Consiglio Direttivo) nel pro-porre idee e realizzare progetti. Un “capitano solo al comando”, anche se animato da passione e voglia, può solo traghettare la nostra organizzazione in un placido fluire di onde, ma se non è sostenuto da validi “ufficiali” non sarà in grado di affron-tare marosi e burrasche e superare le sfide che ci attendono nel futuro.

Auguro al nuovo Presidente e a tutti i soci dell’A.I.A.Z. un buon lavoro e la completa realizzazione dei loro progetti scientifici.

Antonio Tagliacozzo, Presidente A.I.A.Z.

Dopo i convegni A.I.A.Z. di Rovigo (1993), Asti (1997), Siracusa (2000) e Pordenone (2003), un nuovo volume di Atti, relativo al 5° Convegno di Rovereto (2006), si aggiunge alla lista ancora relativamente breve degli Atti dei nostri congressi. Il volume segna una tappa nella vita dell’Associazione, che è fatta di persone, di gruppi di ricerca, e non solo di progetti e pubblicazioni. È vero che di una società scientifica ciò che resta nel tempo è quanto essa ha saputo fare per il progresso della disciplina e delle conoscenze ad essa relative. Ma è parimenti importante che, nel perseguire ciò, l’A.I.A.Z. sia entrata più profondamente nella società scientifica italiana ed europea, che abbia allargato il numero di coloro che studiano i resti faunistici di scavo e, soprattutto, che le giovani generazioni di ricercatori abbiano riconosciuto nell’A.I.A.Z. un affidabile punto di riferimento. Compito dell’Associazione era e rimane dunque quello di corrispondere, per quanto possibile, alle loro aspirazioni, offrendo almeno una sede fisica in cui presentare i propri lavori (in questo caso il Museo Civico di Rovereto) e, a conclusione del congresso, un volume in cui pubblicarli in modo definitivo.

E così, mentre già si va ad imbastire il volume di Atti del 6° Convegno A.I.A.Z. del Parco dell’Orecchiella (2009), una stretta collaborazione con il Museo Civico di Rovereto, la Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico “L. Pigorini” di Roma e la Soprintendenza ai Beni Culturali di Bolzano, e il supporto dei numerosi soci che hanno aderito all’inizia-tiva sia in qualità di autori sia in quella di referee ci permettono oggi di presentare il volume degli Atti del 5° Convegno A.I.A.Z. di Rovereto. Cosa ci troverà l’attento lettore? Intanto una piccola sezione dedicata alla metodologia, con contri-buti che riguardano lo studio microscopico (istologico) dei tessuti ossei, e inoltre approfondimenti di tipo malacologico e informatico.

Tra i contributi relativi alle fasi pre e protostoriche quelli dedicati al Paleolitico sono del tutto prevalenti, su quelli dell’Età dei metalli, mentre di gran lunga minoritari sono quelli riferiti al Neolitico e all’Eneolitico. Se poi si scorre l’indice, è facile notare l’ampiezza dei contributi dedicati all’archeologia classica e postclassica. Circostanza, dopotutto, in generale favorevole, se si pensa al ritardo con cui non solo la “giovane” archeologia medievale e postmedievale ma anche, entro certi limiti, l’archeologia classica, si sono avvicinate agli studi archeobiologici, e segnatamente archeozoologici. Sembra giusto inoltre sottolineare la crescente attenzione per i contesti archeologici da cui provengono i lotti faunistici in quanto compo-nente essenziale dei siti scavati, di cui possono sovente (o sempre) ambire a determinare funzione e vicende di formazione dei depositi, ambiente, stili economici ecc.

Un aspetto di novità riguarda lo studio della composizione isotopica dei gusci di molluschi terrestri nella valutazione delle vicende climatiche al passaggio tra tardiglaciale e Olocene. Non è chi non si preoccupi, al riguardo, che anche l’ar-cheomalacologia tradizionale, fondata sulla determinazione macroscopica delle specie, possa trovare un futuro in seno all’archeozoologia italiana. Lo studio dei manufatti in materia dura animale, o le indagini sul significato simbolico e rituale degli animali (inumazioni e resti di animali in contesti sepolcrali), o ancora lo studio dell’iconografia per la ricostruzione delle relazioni uomo-animale nell’antichità, sono bene documentati in questo volume.

Una novità, rispetto al passato, è rappresentata dalla sezione tematica, che in questa occasione è stata dedicata al cervo. Di questo ungulato, sempre così importante per l’uomo, non si trattano solo gli aspetti legati all’uso artigianale del palco, pure così rilevanti, ma anche il diverso peso, nel corso del tempo, che esso ebbe sul piano dell’alimentazione umana.

Il volume si conclude, in modo quasi simbolico, a indicare la volontà di dialogo e cooperazione internazionale, con la sezione dedicata alle ricerche all’estero: dalla Francia medioevale alla Giordania ayyubida e mamelucca, dalla Mesopota-mia protostorica e storica al Marocco romano, alla Tunisia neolitica alla Croazia dell’età del Bronzo.

Antonio Tagliacozzo, Ivana Fiore, Stefano Marconi, Umberto Tecchiati

Indice

Metodologia - ComunicazioniChisu V., Manca P., Farina V., Gadau S., Lepore G., Zedda M. Studio delle caratteristiche microscopiche del tessuto osseo ai fini del riconoscimento delle specie in archeozoologia .........3Mannino M.A. L’archeozoologia dei molluschi marini ....................................................................................................................................................11Metodologia - PosterBuglione A., De Venuto G., Sibilano M.G. La gestione informatizzata del dato archeozoologico in Puglia: ipotesi di progetto .......................................................................21

Paleolitico - ComunicazioniGurioli F., Parere V., Sala B. La fauna del Pleistocene superiore nella Grotta di Paina (Colli Berici, Vicenza)............................................................................27Parere V., Gurioli F., Sala B. Analisi della mortalità dell’orso delle caverne del Pleistocene superiore della Grotta di Paina (Colli Berici, Vicenza): una tana invernale di svezzamento ............................................................................................................................................................33Boscato P., Crezzini J. Modalità di sfruttamento delle parti scheletriche di Bos primigenius nel Paleolitico medio e superiore della Puglia: Grotta di Santa Croce (Bisceglie, Bari) e Grotta delle Mura (Monopoli, Bari)...............................................................................39Gurioli F., Cappato N., De Stefani M., Tagliacozzo A. Considerazioni paleontologiche, paleoecologiche e archeozoologiche sui macromammiferi dei livelli del Paleolitico superiore del Riparo del Broion (Colli Berici, Vicenza) ..................................................................................................47Colonese A.C., Zanchetta G., Manganelli G., Martini F., Tozzi C., Fallick A.E. Aspetti climatici al passaggio Tardoglaciale-Olocene in Italia meridionale tirrenica desunti dalla composizione isotopica dei gusci di molluschi terrestri..................................................................................................................................................57Gurioli F., Peresani M., Romandini M., Sala B. Predazione e sfruttamento di Marmota marmota nel sito epigravettiano di Grotta del Clusantin (Altopiano di Pradis, Prealpi Carniche, Pordenone) ............................................................................................................................65Gala M., Fiore I., Tagliacozzo A. L’otarda (Otis tarda) di Grotta Romanelli (Castro, Lecce): la caccia e lo sfruttamento ................................................................73Paleolitico - PosterCristiani E., Spinapolice E. Approccio tecno-sperimentale all’industria su Callista chione. Nuovi risultati da Grotta dei Giganti (Lecce) .........................85Ruiu F.D., Fiore I., Tagliacozzo A. La fauna del sito gravettiano di Roccia San Sebastiano (Mondragone, Caserta) ............................................................................89Colonese A.C., Tozzi C. I reperti malacologici di Grotta del Mezzogiorno (Salerno): implicazioni culturali e paleoecologiche .....................................93Mannino M.A., Thomas K.D. Studio preliminare del campione faunistico della Grotta Schiacciata a Levanzo (Trapani) .........................................................97Albertini A., Calattini M., Tagliacozzo A. I resti di pesce del Paleolitico superiore-Mesolitico di Grotta delle Mura (Monopoli, Bari) .................................................... 101

Mesolitico - Neolitico - Eneolitico - ComunicazioniBoschin F., Riedel A. Grotta dell’Edera (Carso Triestino): dati preliminari sui macromammiferi dei livelli sauveterriani ....................................... 107

Sorrentino C. L’abitato perispondale di Pizzo di Bodio (Varese): un’ulteriore testimonianza archeozoologica della preistoria del lago di Varese ........................................................................................................................................................................................ 113Chilardi S., Viglio F. Patologie dentarie nei resti animali provenienti dalle UUSS 1-16 del fossato neolitico di Contrada Stretto-Partanna (Trapani) ..................................................................................................................................................................................................... 119Mesolitico - Neolitico - Eneolitico - PosterPino Uría B., Tagliacozzo A. Capra aegagrus in Italia? Un frammento problematico tra i resti faunistici del Neolitico antico di Favella della Corte (Cosenza) .................................................................................................................................................................................................... 131Curci A., Padoanello S., Tagliacozzo A. Nuove analisi archeozoologiche a Grotta Bella (Terni): considerazioni economiche e paleoambientali ............................... 135

Età dei Metalli - ComunicazioniBorrello M.A., Girod A. Bivalvi d’acqua dolce, una materia prima per la fabbricazione di ornamenti in Italia settentrionale e in Svizzera dal Neolitico all’età del Bronzo ............................................................................................................................................................... 141Salari L., Bellucci L., Frezza A.M., Petrucci M., Pizzano N., Sardella R. Poggiomarino (Napoli): archeozoologia di alcuni contesti dell’età del Ferro del “Saggio A” .................................................... 149Età dei Metalli - PosterZuolo E., Thun Hohenstein U. Analisi dei manufatti in osso provenienti dal sito dell’età del Bronzo di Larda (Gavello, Rovigo) ........................................... 161Mannino M.A., Pluciennik M., Giannitrapani E. Risultati preliminari dello studio archeozoologico dei reperti faunistici dal Riparo San Tommaso (Enna) .......................... 165De Grossi Mazzorin J., Pagliara C., Rugge M. Testimonianze di utilizzazione del carapace di Caretta caretta nell’insediamento dell’età del Bronzo di Roca (Lecce) ...... 169Cavalieri S., Marconi S., Tecchiati U. La fauna di Barbiano in Val d’Isarco (Bolzano) tra il Bronzo recente e la prima età del Ferro .................................................. 173Maini E., Curci A. Il cibo dei morti: offerte alimentari dalla necropoli di Monterenzio Vecchio (Bologna) ........................................................... 177

Età classica e medievale - ComunicazioniDe Grossi Mazzorin J., Solinas A.M. La fauna dei Bothroi di Vaste (Lecce) e sue implicazioni cultuali .................................................................................................... 183Rizzi Zorzi J., Reggiani P., I cavalli della necropoli di Padova - Via Belzoni. Indagini istologiche preliminari sul terzo metacarpo di cavallo ................ 193Marconi S., Maurina B., Riedel A. La fauna dell’insediamento fortificato tardoantico di Loppio - S. Andrea (Trento): campagne di scavo 2000-2003 .......... 203De Venuto G. Forme dell’allevamento suino in Puglia in età medievale: il dato archeozoologico ..................................................................... 213Età classica e medievale - PosterCorrente M., De Venuto G., Pizzarelli A. La sepoltura equina della necropoli arcaica di Canusium: il caso della tomba 32 in contrada S. Paolo (Canosa, Barletta-Andria-Trani) ............................................................................................................................................................. 225De Venuto G., Quercia A. Le statuette fittili di cane in Italia meridionale in età preromana: la documentazione archeologica e il dato archeozoologico .......................................................................................................................................................................... 229

Cucinotta C., De Grossi Mazzorin J., Minniti C. La città etrusca di Veio: analisi archeozoologiche del pozzo US 469.............................................................................................. 235Pisoni L., Tecchiati U. Una sepoltura di cane connessa a un edificio di abitazione della seconda età del Ferro a Laion/Lajen - Gimpele I (Bolzano) ...................................................................................................................................................... 239De Grossi Mazzorin J., Minniti C. Populonia: analisi dei resti faunistici di un’abitazione di età romana .............................................................................................. 243Petrucci G. Resti di fauna da una sepoltura infantile di età romana nel centro storico di Trieste .................................................................. 247Ravani A., Thun Hohenstein U. Oggetti d’uso quotidiano in materia dura animale provenienti dal sito di I-VI sec. d.C. di Chiunsano, Ficarolo - Gaiba (Rovigo) ........................................................................................................................................................................ 253Carannante A., Chilardi S., Della Vecchia M. Resti archeozoologici dalla casa pompeiana di Marco Fabio Rufo: risultati preliminari ............................................................ 257Alhaique F., Fortunato M.T. Il campione faunistico del pozzo 593 dal sito di Ferento (Viterbo): tra alimentazione ed artigianato .................................... 261Bon M., Delfino M., Girod A., Trabucco R. La fauna del pozzo romano di Tenuta Zuccarello (Marcon, Venezia) ............................................................................................ 265Reggiani P., Rizzi Zorzi J. Inumazione rituale di un bovino nella necropoli di Piasentot a San Donato di Lamon (Belluno) .......................................... 269 Sardagna M., Tecchiati U., La fauna dell’abitato del primo Medioevo di San Genesio, loc. Ss. Cosma e Damiano (Bolzano). Scavi 2005 ..................... 275Buglione A. La lavorazione artigianale dell’osso in Puglia fra Tardoantico e Altomedioevo............................................................................ 279Spinetti A., Marrazzo D., Amoretti V., Granata A., Bassi C. Indagini archeozoologiche sul sito di San Cassiano a Riva del Garda, Trento (I-IV sec. d.C.) .................................................. 283Battafarano M., De Grossi Mazzorin J. Analisi dei resti ittici da alcuni contesti archeologici della Puglia di età tardo-antica e medievale ........................................... 289De Grossi Mazzorin J., De Venuto G. Indagini archeozoologiche presso il centro medievale di S. Salvo (Chieti) ................................................................................... 293Bon M., Dall’aglio A., Zampieri S. I resti faunistici di palazzo Ca’ Zusto a Venezia (VIII-XVII sec. d.C.) ............................................................................................ 299Masseti M. In un parco della Palermo normanna (XII sec. d.C.) ......................................................................................................................... 303Cesana D., Biagini M., Marrazzo D., Sorrentino C., Spinetti A. La fauna negli scavi archeologici del Palazzo Ducale di Genova. Risultati preliminari delle analisi archeozoologiche dai livelli medievali dell’area A ................................................................................................................................................................ 307De Venuto G. Il gatto nel Medioevo: recenti acquisizioni dal sito archeologico di Canne della Battaglia (Barletta) ..................................... 311De Grossi Mazzorin J., Nocera A. Nuovi dati archeozoologici dalla città medievale e moderna di Muro Leccese (Lecce) ............................................................ 317Alhaique F., De Bernardis D. Via di Vallepiatta: uno sguardo sulla vita quotidiana nella Viterbo del XVI secolo ..................................................................... 321Bon M., D’agostino M., Fozzati L., Medas S., Reggiani P. Le pelli d’orso recuperate nel “Relitto dei Cannoni” (XVIII sec. d.C.) in Laguna di Venezia ................................................... 325

5° Convegno Nazionale di Archeozoologia

Metodologia

Comunicazioni

Il cervo - Comunicazioni - PosterToŠkan B. Frequenza degli elementi scheletrici rispetto ai manufatti: sull’interpretazione del tipo di insediamenti mesolitici sulla base dei resti di cervo ....................................................................................................................................................................... 331Fiore I., Tagliacozzo A. Il cervo, una preda occasionale nell’Epigravettiano di Riparo Dalmeri (Trento)......................................................................... 339De Grossi Mazzorin J., Pagliara C., Rugge M. L’industria su palco di cervo del Bronzo finale di Roca (Lecce): rapporto preliminare ............................................................. 343Buglione A., De Venuto G. L’uso artigianale del palco di cervo in Puglia tra Tardoantico e Medioevo ................................................................................... 349Salvadori F. Resti di cervidi dai contesti di età medievale ....................................................................................................................................... 353Minniti C. L’importanza del cervo nel consumo alimentare a Cencelle (Civitavecchia, Roma) nel XIII-XIV secolo d.C. .................... 361

Ricerche archeozoologiche all’estero - PosterCurci A., Maini E., Mulazzani S. Studi archeozoologici ad Hergla (Tunisia): il sito di Sebkhet Halk el Menjl (SHM-1) ............................................................. 369Mannino M.A., Mazzanti C., Mulazzani S., Boussoffara R. Risultati preliminari dello studio della malacofauna dai siti preistorici della Sebkhet Halk el Menjel (Tunisia) .................. 375Curci A. La fauna del sito dell’età del Bronzo di Gradina Zvonik (Croazia) ................................................................................................. 379Siracusano G. Castori sull’Eufrate .................................................................................................................................................................................... 383De Grossi Mazzorin J., De Venuto G. Ricerche archeozoologiche a Thamusida (Marocco): allevamento, alimentazione e ambiente di un insediamento mauro e di una città romana .................................................................................................................................................................... 389Corbino C.A., Mazza P. Il Castello di Shawbak (Giordania): prime analisi archeozoologiche............................................................................................. 395Clavel B., Bandelli A. Il consumo di carne a Reims (Champagne - Ardenne, Francia Nord-Est) nel XVII secolo: l’esempio del convento dei Frati Cappuccini della rue Hincmar ..................................................................................................... 401

Atti 5° Convegno Nazionale di Archeozoologia (Rovereto, 2006), pp. 47-56.

1Dipartimento di Biologia ed Evoluzione, Università degli Studi di Ferrara. 2Sezione di Paleontologia del Quaternario e Archeozoologia, Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” di Roma.

Fabio Gurioli1, Nicola Cappato1, Mirco De Stefani1, Antonio Tagliacozzo2

Considerazioni paleontologiche, paleoecologiche e archeozoologiche sui macro-mammiferi dei livelli del Paleolitico superiore del Riparo del Broion (Colli Berici, Vicenza)Palaeontological, Palaeoecological and Archaeozoological observations on the large mammals from the Upper Palaeolithic layers of Riparo del Broion (Berici Hills, Vicenza)

Il Riparo del Broion si apre a 135 m di quota nel versante orientale dei Colli Berici. La porzione superiore del deposito (US 1) è stata suddivisa in 7 sottounità: gli scavi iniziati nel 1998 hanno restituito manufatti in selce riferibili probabilmente all’Aurignaziano (sottounità 1g÷1f, datate a circa 30.000-32.000 BP), al Gravettiano (sottounità 1e÷1c, datate a circa 26.000 BP) e all’Epigravettiano antico (sottounità 1b÷1a, datate a circa 18.000 BP). Durante l’occupazione riferibile all’Epigravettiano antico il sito era immerso in un ambiente tipica-mente periglaciale, testimoniato dalla prevalenza di resti ossei di marmotta in associazione a camoscio e stambecco. L’insieme ritrovato nelle sottounità 1f e 1g è meno omogeneo, con mammiferi che indicano ambienti ben differenziati: sembra trattarsi di una associazione deposta in più momenti, in un periodo di rallentamento del tasso di sedimentazione. Accanto alla presenza di marmotta, lepre, camoscio, stambec-co, bisonte e probabilmente uro, si trovano resti appartenenti a cervo, capriolo e principalmente cinghiale. I ritrovamenti in tutta la serie di resti appartenenti ad alce, castoro, luccio e ad uccelli acquatici (germano reale ed alzavola) sono una testimonianza della costante presenza d’acqua nella piana sottostante. Le sot-tounità inferiori documentano una frequentazione antropica più intensa rispetto a quella delle sottounità superiori, palesata da abbondanti resti litici e faunistici, alcuni di questi con chiare tracce di macellazione collocati attorno al focolare S3.

The Broion rock-shelter is located at 135 m a.s.l. in the Berici Hills. The upper part of the deposit (US 1) has been divided into 7 sub-units: the excavations, started in 1998, yielded flint artifacts probably referable to the Aurignacian (sub-units 1g÷1f, dated to about 30,000 - 32,000 BP), to the Gravettian (sub-units 1e÷1c, dated to about 26,000 BP) and to the Early Epigravettian (sub-units 1b÷1a, dated to about 18,000 BP). The Early Epigravettian fauna indicate a typical periglacial environment, with abundant marmot remains associated to chamois and ibex. The faunal remains discovered in the Aurignacian layers are heterogeneous, with marmot, hare, chamois, ibex, and large bovids together with red deer, roe deer and abundant wild boar. The finding throughout the sequence of elk, beaver, pike, and aquatic birds indicates the constant presence of water in the plain. Compared to the upper sub-units, the lower ones evidence a more intense human occupation, as suggested by the abundant lithic artifacts and faunal remains, some of these, with clear butchering marks, located around hearth S3.

Parole chiave: Paleontologia, Paleoecologia, Archeozoologia, Paleolitico superiore. Keywords: Palaeontology, Palaeoecology, Zooarchaeology, Upper Palaeolithic.

48 F. Gurioli, N. Cappato, M. De Stefani, A. Tagliacozzo

Introduzione

Dalla metà degli anni cinquanta del secolo scorso, pro-fessori e ricercatori dell’Università di Ferrara hanno con-dotto campagne di scavo nelle grotte e nei ripari sottoroc-cia del versante orientale dei Colli Berici, portando alla luce numerose testimonianze delle occupazioni antropi-che paleolitiche, in particolar modo per quel che concerne l’ultimo glaciale (Bartolomei 1960; Bartolomei et al. 1977, 1987-88; Broglio 1965; Broglio, Improta 1994-95; Broglio et al. 2005; Cattani 1990; De Stefani et al. 2005; Leonardi 1951, 1954, 1959; Leonardi, Broglio 1960-61, 1961, 1965; Leonardi et al. 1962; Sala 1980, 1990). L’integrazione di varie metodologie di studio applicate alla fauna, ai pollini e ai sedimenti ritrovati ha consentito la ricostruzione delle dinamiche ambientali e climatiche che hanno interessato i Colli Berici e più in generale l’Italia Nord-orientale nelle ultime decine di migliaia di anni. Con lo scopo di arricchi-re le conoscenze pregresse, nel 1998 si è deciso di indagare il Riparo del Broion (Fig. 1), un riparo sottoroccia conte-nente un deposito stratificato che si mostrava purtroppo parzialmente interessato da scavi clandestini. Situato a circa 135 m di quota, si trova a breve distanza, circa 30 metri, dalla Grotta del Broion, che in passato ha fornito una serie musteriana molto potente, con al tetto alcune te-stimonianze di frequentazioni episodiche del Paleolitico superiore. Attualmente, la piana ha quote attorno a 20 m e il soprastante altopiano è sui 300-350 m di quota.

Gli scavi sistematici, condotti annualmente per la dura-ta di un mese, si sono concentrati sulla parte alta del depo-sito, individuando una unità stratigrafica (US 1) suddivisa in sette sottounità, contenente manufatti litici riferibili a varie fasi del Paleolitico superiore (Fig. 2). Sulla base dell’industria litica, e in accordo con le datazioni al radio-carbonio (Tab. 1), le sottounità che formano il deposito riferibile al Paleolitico superiore possono essere raggrup-pate in tre tecnocomplessi. Le sottounità superiori 1a e 1b hanno restituito industrie riferibili all’Epigravettiano anti-co; gli scarsi resti delle sottounità 1c, 1d e 1e sono proba-bilmente da riferire al Gravettiano; le sottounità inferiori 1f e 1g contengono un’industria abbondante priva di fos-sili guida, ma probabilmente ascrivibile all’Aurignaziano (De Stefani et al. 2005).

Due delle sette sottounità hanno restituito alcune strutture evidenti: si tratta di tre strutture di combustione, una situata nella sottounità 1b e le altre nella sottounità 1g. Gli studi tassonomici e tafonomici dei resti faunistici sono

stati di supporto per la comprensione della funzione del sito, sia per l’uomo sia per i carnivori, fornendo talvolta indicazioni utili sulle modalità di sfruttamento della su-perficie abitata. I risultati sono da considerarsi preliminari, in quanto gli scavi e gli studi sono tuttora in corso.

Metodi

Il deposito presenta una stratigrafia orizzontale che passa, in pochi metri di distanza all’interno della stessa sottounità stratigrafica, da sedimenti molto incoerenti, spesso intensamente bioturbati da tane e radici, a sedi-menti fortemente concrezionati, carbonatati, talvolta con un passaggio netto. Per questa ragione, si sono utilizzate le tecniche di scavo adeguate alla circostanza. I materiali scavati sono stati costantemente oggetto di una prima se-tacciatura a secco e di una successiva setacciatura in acqua

Fig. 1. Riparo del Broion. Localizzazione geografica.

Fig. 2. Riparo del Broion. Sezione del deposito (rilievo G. Di Anastasio, N. Cappellozza).

49Riparo del Broion, Colli Berici, VicenzaPaleolitico

con maglie di 2 mm; in seguito sono stati vagliati e, quan-do necessario, restaurati nel laboratorio allestito accanto al cantiere di scavo.

Questo studio prende in esame i materiali raccolti du-rante le campagne di scavo che si sono susseguite dal 1998 al 2005. Di ogni reperto è stata condotta l’analisi tafonomi-ca e tassonomica. Per i casi in cui non è stato possibile arri-vare alla determinazione della specie ma si ha avuto ugual-mente una indicazione di massima sulla taglia dell’animale, i dati sono stati inseriti in una classificazione generale per dimensioni. Sotto la voce mammifero di grande taglia si sono considerati resti che potrebbero appartenere a cervo, alce, megacero, bisonte, uro, orso; media taglia per caprio-lo, camoscio, stambecco, cinghiale, lupo; piccola taglia per volpe, mustelidi e roditori.

In questo lavoro, si sono considerate “combuste” le ossa con colorazione dal giallo avorio al nero, codice 1-3 secondo Stiner e colleghi (1995), ossia esposte a tempe-rature comprese tra 200°C e 300-400 °C; calcinate quelle dal nero al bianco, codice 4-6 secondo Stiner e colleghi (1995), ossia esposte da 300-400°C fino a temperature su-periori a 700°C.

Le osservazioni sui materiali faunistici del Riparo del Broion, così come su quelli di confronto provenienti da altri siti preistorici, sono state effettuate in un primo tempo attraverso una semplice indagine macroscopica e successivamente con un’investigazione microscopica, at-traverso l’ausilio di uno stereomicroscopio (Leica MZ8). Le analisi al microscopio elettronico a scansione (SEM) sono state eseguite nel laboratorio di microscopia del Mu-seo Tridentino di Scienze Naturali di Trento. Le immagi-ni presentate in questo lavoro sono state ottenute con un dispositivo fotografico digitale (Nikon Coolpix 4500) e talvolta elaborate al computer con il programma di grafica Photoshop 7.0.

Risultati

L’analisi archeozoologica è stata condotta finora su 46.453 resti ossei, provenienti da tutte le sottounità che compongono l’Unità Stratigrafica 1: 46.423 elementi appartengono a mammiferi, 19 ad avifauna e 13 a pesci (Tab. 2). L’insieme dei resti ossei si presenta estremamen-te frammentato: 44.953 reperti, pari al 96,8% del tota-le, risultano inferiori a 2 cm; di questi, 40.010 resti, pari all’86,1% del totale, sono inferiori a 1 cm. Nelle sottounità superiori (dall’1a all’1e) le cause dell’alta frammentazio-ne sono principalmente imputabili ad eventi post-deposi-zionali come la gelivazione, mentre per le sottounità infe-riori (1f e 1g) acquista più importanza l’attività dell’uomo, testimoniata dalle azioni di macellazione e probabilmente dall’uso delle ossa come combustibile per i focolari. L’al-ta frammentazione delle ossa ostacola e spesso impedisce il riconoscimento degli elementi anatomici e delle specie. Degli oltre 40.000 reperti esaminati, solo per 211 elementi, pari allo 0,5% del totale, è stato possibile risalire alla specie o alla famiglia. Per altri 315 elementi, pari allo 0,7% del totale, si è riuscita a stabilire la taglia dell’animale. Ai resti determinati di mammiferi vanno aggiunti 6 elementi di avifauna; l’ittiofauna, in parte studiata, sarà oggetto di ul-teriori analisi: per il momento i resti ritrovati in tutta la se-rie stratigrafica sono costituiti esclusivamente da vertebre che appartengono per la stragrande maggioranza al luccio (Esox lucius). Tra l’avifauna, nella sottounità superiore 1a sono presenti alcuni reperti appartenenti a Galliformi; nelle sottounità inferiori (1f e 1g) sono stati riconosciuti alcuni resti appartenenti al germano reale (Anas platyrhyn-chos) e probabilmente all’alzavola (Anas cfr. crecca).

I reperti di mammiferi determinati appartengono a roditori, carnivori e ungulati, con frequenze che variano dall’abbondante al raro all’interno della serie con preva-

Tab. 1. Riparo del Broion. Datazioni radiometriche realizzate col metodo del Carbonio su campioni di osso e di carbone.

Materiale Quadrato Sotto-unità Tecnica Sigla laboratorio Età BP (non cal)

Osso combusto B3e (S2) 1g AMS UtC-11791 25.980 ± 190

Carbone B3d (S2) 1g AMS UtC-11790 32.100 ± 400

Carbone B3a+b 1g AMS UtC-11792 30.480 ± 300

Carbone AC2c (S3) 1g AMS UtC-12509 31.700 ± 400

Osso combusto A3 1f/1g AMS LTL1637A 30.650 ± 300

Carbone A3g 1c AMS UtC-13321 25.860 ± 200

Carbone A5f 1bα AMS UtC-10504 27.960 ± 300

Carbone A3g 1b AMS UtC-13320 28.460 ± 260

Carbone B5i (S1) 1b AMS UtC-10506 17.830 ± 100

50 F. Gurioli, N. Cappato, M. De Stefani, A. Tagliacozzo

Tab. 2. Riparo del Broion. Numero dei resti ossei (NR) e percentuale relativa di mammiferi, pesci ed uccelli determinati e indeterminati.

Taxa1a 1b 1c 1d 1e 1f 1g Totale

NR % NR % NR % NR % NR % NR % NR % NR %

Lepus sp. cfr. timidus 3 8,5 1 11,1 2 11,1 6 2,8

Marmota marmota 26 54,2 8 22,8 1 16,6 3 33,3 1 5,6 2 2,2 41 19,4

Castor fiber 1 2,1 1 2,9 1 11,1 1 5,6 4 1,9

Canis lupus 2 4,1 3 8,5 5 2,4

Vulpes vulpes 1 2,1 1 2,9 4 4,4 6 2,8

Ursus spelaeus 1 2,1 2 5,7 2 40 3 16,7 16 17,8 24 11,4

Ursus sp. 1 2,1 2 5,7 1 16,6 2 11,1 11 12,2 17 8,1

Mustela sp. cfr. erminea 1 2,1 1 2,9 2 0,9

Mustelide 1 2,9 1 11,1 2 0,9

Martes sp. 1 2,9 1 1,1 2 0,9

Felis silvestris 2 2,2 2 0,9

Felidae 1 1,1 1 0,5

Carnivoro 6 12,5 2 5,7 1 16,6 2 11,1 4 4,4 15 7,1

Sus scrofa 1 2,1 3 8,5 21 23,3 25 11,8

Capreolus capreolus 2 11,1 1 1,1 3 1,4

Cfr. Alces alces 1 1,1 1 0,5

Cervidae cfr. Alces 2 2,2 2 0,9

Alces/Megaloceros 2 4,1 1 20 1 5,6 7 7,8 11 5,2

Cervidae cfr. Megaloceros 2 2,2 2 0,9

Cervus elaphus 5 5,6 5 2,4

Cervidae 1 2,1 1 2,9 1 16,6 1 20 1 5,6 2 2,2 7 3,3

Bison priscus 1 1,1 1 0,5

Cfr. Bos primigenius 1 1,1 1 0,5

Bovini indet. 1 2,9 1 1,1 2 0,9

Capra ibex 1 16,6 1 11,1 1 1,1 3 1,4

Rupicapra rupicapra 2 4,1 5 14,3 1 11,1 1 20 2 11,1 1 1,1 12 5,7

Caprinae 3 6,3 1 16,6 1 11,1 1 5,6 3 3,3 9 4,3

Totale Mammiferi det. 48 2,5 35 1,0 6 0,5 9 0,4 5 0,3 18 0,5 90 0,3 211 0,5

Mamm. grande taglia 8 0,4 8 0,3 3 0,3 1 n.s. 4 0,2 10 0,3 97 0,3 131 0,3

Mamm. media taglia 11 0,6 12 0,4 9 0,7 9 0,4 5 0,3 23 0,7 106 0,4 175 0,4

Mamm. piccola taglia 1 0,1 1 n.s. 7 n.s. 9 n.s.

Indeterminati 1865 99,0 3420 99,3 1242 98,9 2355 99,6 1790 99,5 3502 99,0 31723 99,3 45897 99,3

Totale Mammiferi indet. 1884 98,5 3440 99,0 1255 99,5 2365 99,6 1799 99,7 3536 99,5 31933 99,7 46212 99,5

Totale Mammiferi 1932 3475 1261 2374 1804 3554 32023 46423

Pisces 3 2 4 1 1 11

Anas platyrhynchos 1 1 2

Anas cfr. crecca 1 1

Galliformi 4 3

Aves indet. 2 6 1 1 2 13

Totale Aves 6 6 1 2 4 19

Totale resti 1938 3484 1263 2378 1805 3557 32028 46453

51Riparo del Broion, Colli Berici, VicenzaPaleolitico

lenza di resti dentari; le ossa corte delle estremità sono frequenti.

Le uniche ossa lunghe intere ritrovate appartengono alla marmotta (Marmota marmota) e provengono da tane antiche poste nelle sottounità superiori 1a e 1b. La mar-motta è anche l’unico animale rappresentato con elementi craniali, appendicolari, vertebre e costole. La marmotta costituisce il mammifero più rappresentato nell’US 1 del Riparo del Broion, con 41 elementi riconosciuti, pari al 19,4% del totale. È particolarmente presente nelle sotto-unità superiori (1a e 1b), dove si ritrova sia in tane sia in strato; diventa rara nelle sottounità inferiori. In 1a sono presenti almeno due individui, uno giovanile ed uno adul-to. Si segnalano inoltre 4 resti, pari all’1,9% del totale, ap-partenenti al castoro (Castor fiber) distribuiti su quasi tut-ta la serie. Tra i lagomorfi, la lepre, probabilmente variabile (Lepus sp. cfr. timidus), è presente nella maggior parte della serie con 6 elementi, pari al 2,8% del totale determinato.

Tra i carnivori, la specie più comune è l’orso delle ca-verne (Ursus spelaeus), presente in quasi tutta la serie con resti dentari, metapodi e falangi ed abbondante nella sot-tounità inferiore 1g, dove con 16 elementi rappresenta il 17, 8% dell’associazione. In generale, l’orso al Riparo del Broion diventa dominante se si considerano i 17 reperti determinati a livello di genere (Ursus sp.). Nelle sottou-nità superiori (1a e 1b) e in quelle inferiori (1f e 1g) si sono rinvenuti 6 resti, soprattutto dentari, appartenenti alla volpe (Vulpes vulpes), pari al 2,8% del totale. Presente esclusivamente nella parte alta del deposito (1a e 1b), il lupo (Canis lupus) è rappresentato da tre resti dentari e due frammenti di metapodi; nell’insieme rappresenta il 2,4% della fauna determinata.

Alcuni mustelidi non meglio determinati sono presenti in tutta la serie; probabilmente due resti dentari ritrovati nelle sottounità superiori (1a e 1b), pari allo 0,9% del to-tale, appartengono all’ermellino (Mustela sp. cfr. erminea). Tra i felini, nella sottounità 1g, si segnala il ritrovamento di due denti di gatto selvatico (Felis silvestris), pari allo 0,9% del totale determinato.

Tra gli ungulati la specie più comune è il cinghiale (Sus scrofa), presente con 4 resti nelle sottounità superiori (1a e 1b) e abbondante nella sottounità inferiore 1g, dove con 21 resti riconosciuti costituisce il mammifero più frequente; in totale rappresenta l’11,8% della fauna deter-minata. Sono stati individuati frammenti di radio, meta-carpo, metatarso, falangi (prime e seconde); l’unico resto osseo intero è rappresentato da una terza falange. Alcuni

dei denti sono decidui e appartengono perciò ad individui giovanili.

Presenti in quasi tutte le sottounità delle serie, i resti di camoscio (Rupicapra rupicapra) sono particolarmente abbondanti nelle sottounità superiori (1a e 1b). In totale sono stati determinati 12 reperti, pari al 5,7% del totale, rappresentati da frammenti di falangi (prime, seconde e terze) e da resti dentari. Tra i caprini, lo stambecco (Capra ibex) è raro, presente con un resto per sottounità nell’1c, nell’1d e nell’1g; rappresenta l’1,4% del totale determina-to. I cervidi sono presenti in tutta la serie, abbondanti nel-le sottounità inferiori (1f e 1g). Tra questi resti, 11 reperti appartengono ad individui di grande taglia, ossia megace-ro (Megaloceros giganteus) o alce (Alces alces). Inoltre, per 4 resti rinvenuti nella sottounità 1g è stato possibile scen-dere ulteriormente nel dettaglio della determinazione: 2 resti, costituiti da un frammento di metatarso e una terza falange, potrebbero appartenere con maggiore probabilità al megacero; un frammento di omero e una prima falange potrebbero invece appartenere all’alce. Molto probabil-mente, un frammento di metacarpo proveniente dalla sot-tounità 1g appartiene all’alce.

Tra i cervidi di sicura determinazione, il più comune al Riparo del Broion è il cervo (Cervus elaphus), presente esclusivamente nella sottounità inferiore 1g con 5 reperti, pari al 2,4% del totale della fauna determinata, costituiti da resti dentari ed elementi dello scheletro appendicolare.

Nelle sottounità inferiori (1f e 1g) si segnala la presen-za di tre resti dentari appartenenti al capriolo (Capreolus capreolus); in totale, l’1,4% della fauna determinata. Infine, si sono rinvenuti 4 resti appartenenti a bovini, che rappre-sentano l’1,9% della fauna determinata. Due di essi non sono classificabili a livello di specie; tra i restanti, entrambi trovati nella sottounità inferiore 1g, un frammento di ulna appartiene al bisonte (Bison priscus), mentre una seconda falange potrebbe appartenere all’uro (Bos primigenius).

L’insieme faunistico proveniente dalla unità 1 del Ri-paro del Broion è stato, ed è tuttora, sottoposto a numerosi eventi naturali post-deposizionali che ne hanno alterato la struttura, la compattezza, la morfologia e il colore delle su-perfici. Poche ma significative sono invece le tracce lasciate dagli agenti che hanno portato e abbandonato il materiale osseo nel sito. Tra queste, si distinguono con chiarezza non meno di quattro agenti che hanno contribuito all’apporto: l’uomo, i carnivori, le tane di marmotte e l’acqua.

Le tracce antropiche sono riferibili alla fase di macella-zione delle carcasse e ad una successiva cottura dei cibi e

52 F. Gurioli, N. Cappato, M. De Stefani, A. Tagliacozzo

delle ossa (Tab. 3). Le evidenze della macellazione nel sito sono poco numerose. Nelle sottounità superiori (1a e 1b), strie di macellazione, coni ed incavi di percussione si ri-scontrano su diafisi indeterminate di mammiferi di media e grossa taglia; le sottounità centrali (1c, 1d, 1e) sono so-stanzialmente prive di evidenze di questo tipo. Nelle sot-tounità inferiori (1f, 1g) alcune strie legate alla fase di di-sarticolazione e asportazione delle masse muscolari sono presenti su elementi diafisari di ossa lunghe appartenenti a mammiferi di media e grossa taglia (Figg. 3, 4). Nell’area diafisaria prossima all’epifisi distale di un omero apparte-nente ad un mammifero di grossa taglia, molto probabil-mente alce (Alces alces) sono evidenti alcune raschiature

parallele longitudinali legate alla fase di asportazione del periostio; sulla superficie si registra un incavo di percus-sione e il relativo cono staccatosi leggermente dopo l’urto. Dalle stesse sottounità provengono altre diafisi di mam-miferi di grande taglia con incavi di percussione. Alcune ossa appartenenti a mammiferi di grossa taglia riattaccano perfettamente; queste ossa si trovano in prossimità della struttura di combustione S3. Un’ulteriore testimonianza ricollegabile all’attività antropica è costituita dal ritrova-mento di numerosi resti combusti e calcinati (21.672, pari al 46,7% del totale). Questi resti, per lo più di dimensioni inferiori al centimetro, si attestano attorno al 20% del tota-le nelle sottounità superiori del deposito (1a e 1b), mentre

Tab. 3. Riparo del Broion. Numero dei resti ossei (NR) e percentuale relativa di mammiferi con alterazioni legate all’attività antropica.

1a 1b 1c 1d 1e 1f 1g Totale

NR % NR % NR % NR % NR % NR % NR % NR %

Totale resti 1938 100 3484 100 1263 100 2378 100 1805 100 3557 100 32028 100 46453 100

Totale con alterazioni 433 22,3 1073 30,8 1263 100 1385 58,2 1252 69,4 1986 55,8 21733 67,9 29327 63,3

Resti combusti e calcinati 304 15,7 763 21,9 997 78,9 1144 48,1 948 52,5 1626 45,7 15890 49,6 21672 46,7

Resti combusti 290 95,4 718 94,1 831 83,4 1010 88,3 930 98,1 1465 90,1 13200 83,1 18444 85,1

Resti calcinati 14 4,6 45 5,9 166 16,6 134 11,7 18 1,9 161 9,9 2690 16,9 3228 14,9

Strie di macellazione 3 n.s. 1 n.s. 1 n.s. 3 n.s. 12 n.s. 20 n.s.

Coni di percussione 2 n.s. 4 n.s. 1 n.s. 4 n.s. 11 n.s.

Incavi di percussione 2 n.s. 3 n.s. 3 n.s. 8 n.s.

Fig. 3. Riparo del Broion. Distribuzione spaziale dei resti che presentano tracce di macellazione nelle sottounità 1f, 1g: si nota che la maggior parte di essi si trovano attorno alla struttura di combustione S3.

53Riparo del Broion, Colli Berici, VicenzaPaleolitico

variano dal 50 all’80% nelle sottounità sottostanti. I resti calcinati sono relativamente più abbondanti in corrispon-denza delle sottounità in cui si sono ritrovate le strutture di combustione (1c e 1g).

Le tracce di carnivori sulle ossa sono rare, e pratica-mente limitate alle sottounità 1f e 1g: si tratta solitamente di scores su elementi diafisari e di qualche resto digerito. I margini di qualche resto proveniente dalla sottounità 1f sono distintamente segnati dagli incisivi di roditori.

Gran parte delle informazioni sulle attività svolte nel sito che potevano essere dedotte dallo studio dei reperti faunistici sono andate perse, inesorabilmente alterate da numerosi processi post-deposizionali. Nella sottounità 1c il totale dei resti con alterazioni è superiore al totale dei resti ritrovati: ciò significa che in generale ogni reperto presenta più di un tipo di modificazione. Più del 16% dei resti faunistici non combusti o calcinati si presenta con alterazioni più o meno rilevanti, tra le quali il concrezio-namento è la più importante. I 6353 resti concrezionati, ossia con pietrisco saldamente incrostato sulle superfici, sono presenti in tutta la serie e abbondanti nelle sottou-

nità inferiori, in particolar modo sui reperti che proven-gono dal settore centrale dello scavo. Sui reperti faunistici che provengono dalle sottounità superiori si riscontra fre-quentemente una patina nera di manganese, che li ricopre in parte o totalmente. Le superfici delle ossa hanno spesso delle piccole coppelle dovute a corrosione; non è chiaro se siano riferibili all’azione degli acidi secreti dagli apici radicali o ad altro (invertebrati?). Le radici attive di alcuni alberi e arbusti situati in vicinanza del sito stanno ancora oggi interessando il deposito. La frequenza di resti con al-terazioni legate alla gelivazione (weathering-cracks, esfolia-zione) è scarsa. Alcuni resti indiscutibilmente fluitati sono stati rinvenuti nella sottounità 1g, dove si ritrova anche qualche resto fratturato da trampling.

Discussione

L’analisi faunistica trova accordo con le altre evidenze di scavo, rimarcando il fatto che le occupazioni antropiche più importanti del riparo sono avvenute nelle sottounità superiori (1a e 1b: Epigravettiano antico) e nelle sottou-nità inferiori (1f e 1g: Aurignaziano), più rappresentate quantitativamente.

Durante l’occupazione riferibile all’Epigravettiano antico il sito era immerso in un ambiente tipicamente pe-riglaciale, dove la dominanza della marmotta, sia nell’abi-tato che in tane, indica una vasta prateria alpina; ben si accorda il ritrovamento di resti di camoscio e stambecco, indicando versanti spogli a vegetazione erbacea. Lepri e bovini potevano vivere nell’altipiano. I pochi resti di cin-ghiale, orso, volpe, lupo e piccoli mustelidi potrebbero in-dicare un bosco a latifoglie di raccordo ai piedi del versan-te e nella pianura sottostante. La presenza di alce e castoro suggeriscono l’esistenza nella vicina pianura di uno o più specchi d’acqua a debole corrente, da dove probabilmente provengono anche i resti di luccio.

I resti ritrovati nelle sottounità 1c, 1d e 1e sono rari e dunque meno indicativi, ma ripetono a grandi linee quan-to già visto per le sottounità 1a e 1b, con marmotta meno abbondante.

L’insieme ritrovato nelle sottounità 1f e 1g è meno omogeneo, con esemplari che indicano ambienti ben differenziati: sembra trattarsi di una associazione depo-sta in più momenti, in un periodo di lenta sedimentazio-ne. Accanto alla presenza di marmotta, lepre, camoscio, stambecco, bisonte e probabilmente uro, si trovano piut-tosto numerosi resti di cervo e capriolo. Questi ultimi si

Fig. 4. Riparo del Broion. Foto a basso ingrandimento e al S.E.M. di strie legate alla fase di asportazione delle masse muscolari su un elemento diafisario di mammifero di grossa taglia pro-veniente dalle sottounità 1f, 1g.

54 F. Gurioli, N. Cappato, M. De Stefani, A. Tagliacozzo

accordano meglio con la netta dominanza di cinghiale, indicando un bosco dominante. Nel complesso, non è possibile stabilire il quadro ambientale. Il rinnovarsi di ritrovamenti di resti appartenenti ad alce, castoro, luccio e per la prima volta ad uccelli acquatici (germano reale ed alzavola) sono una conferma della costante presenza d’acqua nella piana sottostante.

L’uomo ha frequentato il Riparo a più riprese, lascian-do in posto alcune evidenze dell’abitato, costituite da fo-colari: il più recente si trova nella sottounità 1b, scavato nella sottounità 1c; il secondo e il terzo si trovano entram-bi nella sottounità 1g, scavati nell’Unità 2. Un riscontro oggettivo di queste evidenze archeologiche riconosciute in scavo, viene dalla analisi archeozoologica, che ha indivi-duato in corrispondenza di queste sottounità un numero considerevole di reperti ossei combusti e calcinati. Al Ri-paro del Broion, le ossa ritrovate all’interno delle strutture di combustione sono poco numerose e il rapporto com-buste/non combuste rispetto all’esterno sostanzialmente non varia. L’alto numero di resti combusti e calcinati sug-gerisce l’utilizzo dell’osso come combustibile, date le buo-ne caratteristiche di radiazione e convezione del calore di questo materiale (Théry-Parisot 2002).

Le sottounità inferiori documentano una frequenta-zione antropica più “residenziale” rispetto a quelle delle sottounità superiori, palesata da più abbondanti resti con chiare tracce di macellazione, riferibile alla maggior par-te delle tappe del processo (manca lo scuoiamento). Ad oggi, un mammifero di grossa taglia, probabilmente l’alce, sembra l’unico animale macellato nel sito, documentato da strie, coni, incavi di percussione e da rimontaggi; que-sti reperti si ritrovano generalmente nell’area circostante il focolare S3. La mancanza di elementi dello scheletro as-siale e del cranio suggerisce un trasporto al sito delle parti appendicolari della carcassa.

Dalle sottounità 1a e 1b provengono un deciduo di lupo e un osso digerito da carnivori: le due cose potreb-bero essere correlate ed indicare un momentaneo utilizzo come tana di lupo per lo svezzamento dei cuccioli.

La bassa frequenza di reperti con alterazioni dovute alla gelivazione (weathering-cracks, esfoliazione) non significa che l’insieme faunistico non sia stato esposto a questo tipo di modificazione: al contrario, una forte componente le-gata al gelo e disgelo, e dunque ad una prolungata esposi-zione dei reperti all’aperto (specialmente per le sottounità inferiori), ha provocato una importante disgregazione dei pezzi, riducendoli in frammenti di piccole dimensioni, le

cui superfici non sono più leggibili (stage 5 di weathering secondo Beherensmeyer 1978).

Conclusione

I risultati ottenuti dallo studio sulle faune provenienti dalla porzione superiore del Riparo del Broion vanno ad arricchire un substrato di conoscenze sul Paleolitico supe-riore dei Colli Berici che provengono dalle analisi di altri cinque siti collocati tra Mossano e Lumignano, indagati anni fa o tuttora in corso di scavo (Leonardi, Broglio 1961, 1965; Bartolomei et al. 1977; Cattani 1990; Sala 1990; Broglio, Improta 1994-95). Si tratta della Grotta Maggio-re di San Bernardino (Bartolomei 1960; Leonardi, Broglio 1960-61; Cassoli, Tagliacozzo 1994), della Grotta di Pai-na (Leonardi et al. 1962; Bartolomei et al. 1987-88), della Grotta del Col de la Stria (Broglio et al. 2005), del Covo-lo fortificato di Trene (Leonardi 1959) e della Grotta del Broion (Leonardi 1951, 1954; Leonardi, Broglio 1961; Broglio 1965; Sala 1980), situata a 30 metri di distanza dal Riparo del Broion (De Stefani et al. 2005). Altre informa-zioni riguardanti l’evoluzione delle faune e degli ambienti pleistocenici provengono dagli studi di brecce fossilifere (Bartolomei 1964) e da alcuni depositi fluvio-lacustri (Pa-ganelli et al. 1988).

Sulla base delle industrie litiche ritrovate si può affer-mare che il Paleolitico superiore è presente in tutte le sue fasi, dall’Aurignaziano (Grotta di Paina, Riparo del Broion e probabilmente Grotta del Col de la Stria) all’Epigravet-tiano recente (Grotta di Paina). Sono quindi documentate anche le occupazioni antropiche durante le fasi più fred-de e aride del II Pleniglaciale würmiano (Grotta di Paina, Grotta di Trene e probabilmente Grotta Maggiore di San Bernardino). Questa sorta di continuità di frequentazio-ne del territorio durante tutto il Paleolitico superiore non si traduce in una medesima modalità di sfruttamento: le occupazioni, prolungate o di breve durata, e le strategie di sussistenza sono strettamente legate all’ambiente e al clima, che da 40 a 10.000 anni fa è passato da termini tem-perato-umidi a freddo-aridi e viceversa. I siti in oggetto vengono discussi congiuntamente, in quanto compresi in linea d’aria in un raggio di 3 km; piccole variabili possono essere legate a microambienti. Si ricordano per inciso le quote altitudinali di ciascuno di essi: Riparo del Broion, 135 m; Grotta di San Bernardino, 135 m; Grotta del Bro-ion, 150 m; Grotta di Paina, 335 m; Covolo fortificato di Trene, 360 m; Grotta del Col de la Stria, 375 m.

55Riparo del Broion, Colli Berici, VicenzaPaleolitico

Se si escludono i livelli tardoglaciali, l’orso delle caver-ne è sempre l’animale dominante in tutte le associazioni del Paleolitico superiore dei Colli Berici (per il livello tardoglaciale 5 della Grotta di Paina si veda Gurioli et al. in questo volume), solitamente rappresentato da resti di individui giovani o giovanissimi, segno dell’utilizzo della grotta come tana per il letargo. Si nota la forte prevalenza dei resti dentali e delle estremità degli arti, mentre forte-mente sottorappresentate risultano le ossa lunghe degli arti e le ossa del tronco. Ciò può essere imputabile alla

“conservazione differenziata”, in quanto le ossa più com-patte e di minore dimensioni resistono meglio ai processi post-deposizionali (trampling, presenza di forte compo-nente clastica, acidità, pressione del terreno).

Bacini lacustri a debole corrente (es. paludi) sono do-cumentati nella piana ai piedi dei Colli Berici in tutto il pe-riodo considerato, testimoniati dai ritrovamenti frequenti in grotta di alce, castoro, uccelli anatidi e da quelli in pia-nura di Phragmites australis e salice a sei metri di profondi-tà, datati a circa 16.000 anni fa.

L’unità II-III di Grotta Maggiore di San Bernardino e l’Unità I/H della Sala Grande della Grotta del Broion vedo-no le ultime occupazioni dell’uomo di Neandertal sui Colli Berici, datate con metodi radiometrici tra 60 e 30.000 anni dal presente: i sedimenti, i pollini e le faune suggerisco-no un clima temperato-freddo e ambiente boschivo con presenza di praterie di tipo alpino; sono presenti specchi d’acqua stagnante o a debole corrente nella piana. L’Auri-gnaziano compare all’inizio di una fase climatica temperata dell’Interpleniglaciale würmiano, probabilmente lo stadio di Hengelo: lo strato 9 della Grotta di Paina, suggerisce un ambiente montano umido e più fresco d’estate; sui versan-ti si ha una buona estensione dei suoli detritici crioclastici, mentre la pianura a prateria è umida, ricca di ristagni d’ac-qua, con arboree igrofile. L’Aurignaziano del Riparo del Broion, sottounità 1f e 1g, non offre un insieme omogeneo, ma nel complesso, unito a quello probabile delle unità 3 e 4 della Grotta del Col de la Stria, sembra indicare una fase più temperata, correlabile con l’interstadio di Arcy, con un aumento di faune di bosco, e la conferma di una zona paludosa nella piana. Successivamente, assistiamo ad una fase di progressiva recrudescenza climatica, documentata negli strati E/C della Grotta del Broion dove l’ambiente diventa decisamente steppico, di clima freddo-arido; que-sta fase potrebbe inquadrarsi nell’inter Kesselt-Tursac, che segna l’inizio del II Pleniglaciale. L’acme è ben documen-tato nell’abitato dell’Epigravettiano antico del Riparo del

Broion, sottounità 1a e 1b, e della Grotta di Trene, unità B, dove loess, marmotta, camoscio e stambecco indica-no chiaramente una steppa-prateria boreale, in un tipico ambiente periglaciale; gli scarsi ritrovamenti della Grotta del Col de la Stria, unità 1 e 2, ben si integrano in que-sto quadro. L’associazione marmotta-alce-cervo-capriolo presente alla Grotta di Paina, strato 6, parrebbe invece rispecchiare un’oscillazione temperata all’interno del II Pleniglaciale würmiano, correlabile con quella di Lauge-rie. L’associazione dello strato 5 della Grotta di Paina, con industrie dell’Epigravettiano recente, è tipica di ambiente forestale, probabilmente riferibile all’Alleröd.

Ringraziamenti

Si ringrazia la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto per il costan-te appoggio alle ricerche, supportate finanziariamente da vari enti: Regione del Veneto, Amministrazione Provinciale di Vicenza, Fondazione Cassa di Ri-sparmio di Verona Vicenza Belluno e Ancona, Comuni della “Riviera Berica”. Esprimiamo inoltre la nostra più sincera gratitudine a tutti coloro che hanno partecipato a vario modo allo scavo (tra i quali ricordiamo per la loro assiduità S. Bertola, S. Ziggiotti, M. Romandini, M. De March, A. Bizzi, P. Pretto, Fam. Pozzetti, F. Romagna, A. Pettenuzzo) e allo studio (G. Bartolomei, A. Broglio, M. Peresani, I. Fiore e M. Gala).

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