c. barsanti, note archeologiche su bisanzio romana

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NOTE ARCHEOLOGICHE SU BISANZIO ROMANA CLAUDIA BARSANTI Nella plu riseco lare str atificazione de ll 'insediamen to ur bano di Istan- bul le trame del tessuto archeologico de lla città gr eca e romana sono estre- mamente rarefatte. Le vestigia e i m aterial i classici sinora emersi dal so t- tosuolo sono poch issimi, soven te incoerenti o di p rob lematica decifrazio- ne. La quasi totale sovrapposizione dell 'abi tato m oderno all'antico osta- cola p eraltro sistematiche indagini archeol ogiche sop ra ampie estensioni di ter reno, tant'è vero che la maggior parte delle scoperte sono avvenu - te e avvengo no in circostanze occasionali. Ino l tre, a Istanbul, come altro - ve, si deve p urt roppo la mentare che mo lto spesso i r esti di ed ifici o i depositi di materiali antich i, che avr ebbero potuto a ltrimenti fornire uti - li informazion i ai fini di una miglio re co m prensione de ll a topografi a d el- la città greca, romana e bizantin a, si ano stati r api damente e drasticamen - te distrutti per lasci are posto a nuove cos tru zioni 1 Tale premessa, che 1 Per un panorama sull'archeologia della città si veda, oltre a W. MOU .ER- WIE NER, Bildlexikon zur Topographie lstanbuls, Tilbingen 1977, A.M. SCIINEIDI·:R, Byzanz, Vorarbeiten zur Topographie und Archiiologie der Stadi ( lst an buler Forschun gen, 8), Berlin 1936; E. MAMBOURY, Les fouilles byzantines à Istanbul et dans sa banlieu immédiate aux XIX ' et XX' siècles, «Byzantion» , 11, 1936, pp. 229-283 (recensione di A.M. Sc r- IN EIDER, in «BZ••, 37, 1937, pp. 151-152); ID E M, Les Jouilles byzantines à Istanbul et dans sa banlieu immédiate en 1936-1937, ibidem, 13, 1938, pp. 305-350; I DEM, Les fouilles byzantines à Istanbul et ses environs et les t rouva illes archéologiques Jaites au cours de constructions ou de travaux officiels et privés depuis 1936, ibidem, 21, 1951, pp. 425-459; J. LA F ONTA I NE, Fouilles et découvertes byzantines à 1stanbul de 1952 à 1960, ibidem, 29/30, 1959/60, pp. 339-386; W. KL EISS, Topographisch - archiiologische Plan von Istanbul, Tilbin gen 1963; ed inol t re, S. EYICE, Recherches d'ar- chéologie byzantine, «Anad olu-Revue cles Ét udes d'Archéologie et d'Histo ire en Tur- quie», 2, 1955, pp. 79-88; no n ché le b revi cronache di R. jANIN, in «REB», 8, l 950, 11

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NOTE ARCHEOLOGICHE SU BISANZIO ROMANA

C LAUDIA BARSANTI

Nella plurisecolare stratificazione dell 'insediamen to urbano di Istan­bul le tr am e del tessuto archeologico della città g reca e romana sono estre­mamente rarefatte. Le vestigia e i m ateriali classici sinora emersi dal sot­tosu olo sono pochissimi, sovente incoerenti o d i prob lematica decifrazio­ne. La quasi totale sovrapposizion e dell'abitato m oderno all'antico osta­cola p eraltro sistematiche indagini archeologiche sopra ampie estensioni di terreno, tant'è vero che la maggior parte delle scoperte sono avvenu­te e avvengon o in circostanze occasionali. Inoltre, a Istanbul, come altro­ve, si deve purtroppo lamentare che m olto spesso i resti di edifici o i

depositi di materiali antichi, che avrebbero potuto altrimenti fornire uti­li informazioni ai fini di una migliore com prensione de lla topografia del­la città greca, romana e bizantina, siano stati rapidamente e drasticamen­

te distrutti per lasciare posto a nuove costruzioni 1• Tale premessa, che

1 Per un panorama sull'archeologia della città si veda, oltre a W. MOU .ER­WIENER, Bildlexikon zur Topographie lstanbuls, Tilbingen 1977, A.M. SCIINEIDI·:R, Byzanz, Vorarbeiten zur Topographie und Archiiologie der Stadi (lstanbuler Forschungen, 8), Berlin 1936; E. MAMBOURY, Les fouilles byzantines à Istanbul et dans sa banlieu immédiate aux XIX' et XX' siècles, «Byzantion», 11, 1936, pp. 229-283 (recensione di A.M. Scr-IN EIDER, in «BZ••, 37, 1937, pp. 151-152); IDEM, Les Jouilles byzantines à Istanbul et dans sa banlieu immédiate en 1936-1937, ibidem, 13, 1938, pp. 305-350; IDEM, Les fouilles byzantines à Istanbul et ses environs et les trouvailles archéologiques Jaites au cours de constructions ou de travaux officiels et privés depuis 1936, ibidem, 21, 1951, pp. 425-459; J. LAFONTA INE, Fouilles et découvertes byzantines à 1stanbul de 1952 à 1960, ibidem, 29/30, 1959/60, pp. 339-386; W. KL EISS, Topographisch­archiiologische Plan von Istanbul, Tilbingen 1963; ed inoltre, S. EYICE, Recherches d'ar­chéologie byzantine, «Anadolu-Revue cles Études d'Archéologie et d'Histoire en Tur­qu ie», 2, 1955, pp. 79-88; nonché le b revi cronache di R. jANIN, in «REB», 8, l 950,

11

attesta una situazione archeologica ormai compromessa, e sotto molti aspet­ti irreversibile, non è una commemorazione d i quanto è andato perdu­to, a l contrario, essa vuoi essere d'auspicio affinché sia salvaguar dato tu t-

pp. 197-214; 14, 1956, pp. 211-216; 21, 1963, pp. 256-269; 23, 1965, pp. 252-263; 26, 1968, pp. 171-184; 28, 1970, pp. 271-273; e infine, le riflessioni di C. MAN­co, Le diveloppement urbain de Constantinople (IV' - VII' siècles) (Travaux et Mémoi­res, Monographie 2), Paris 1984, p. 10.

Un' importante messe d'informazioni per la topografia urbana di Costantino­poli fu raccolta soprattutto in occasione dei lavori di canalizzazione del 1925-1936 che aprirono delle trincee profonde anche 7 m. nelle aree centrali di Istanbul (E. MAMBOURY, Les jouilles, 1936, pp. 251-255). Anche l'allargamento o l'apertura di nuove strade ha portato a scoperte di rilevante interesse, come, ad esempio, l'am­pliamento di Ordu Caddesi che, nel 1927, consentì la localizzazione ed il r itro­vamento dei resti del Foro di Teodosio I (W. MOLLER-WIENER, Bildlexikon, cit., pp. 258-265); l'apertura di Atati.irk Bulvan, nel 1960, permise invece la scoperta del complesso di S. Polieucto (R.M. HARRISON, Excavations at Saraçhane in lstanbul, Volume I. The Excavations, Structures, Architectural Decoration, Small Finds, Coins, Bones, and Molluscs, Princeton 1986). Lo stesso dicasi degli scassi per le fondazioni di nuovi immobili che hanno sovente riportato alla luce resti di cisterne o di com­plessi monumentali. l lavori di costruzione del nuovo Palazzo di Giustizia, nel 1953-1954, portarono infatti alla scoperta dei palazzi di Lauso e di Antioco, nonché della chiesa di S. Eufemia (W. MOLLER-WIENER, Bildlexikon, cit., pp. 122-125, 239); quelli del nuovo palazzo della Prefettura nel quartiere di Saraçhane individuaro­no, nel 1950, strutture del IV-V sec. (E. MAMBOURY, Les Jouilles, 1951, pp. 449-451; R. JANIN, Constantinople llyzantine. Notes sur des nouvelles découvertes, <<REB••, 14, 1956, pp. 210-213 ), mentre quelli del Municipio rimisero, nel 1958, in luce i resti di un anonimo edificio con un grande mosaico pavimentale della fine V - inizio VI sec. (W. MOLLER-WIENER, Bildlexikon, cit., p. 46). In passato, anche gl'in­cendi hanno dato modo di procedere a importanti indagini archeologiche: quel­lo del 1907 liberò le strutture dell'acquedotto di Valente (ibidem, pp. 273-277), mentre quelli del 1912-1913 liberarono le ultime vestigia del Grande Palazzo Im­periale (ibidem, pp. 229-237). In questa vasta area era stato tra l'altro previsto un parco archeologico, ma il progetto fu vanificato dalla rapida ricostruzione di nuo­vi edifici che in un breve volgere di tempo invasero totalmente il quartiere.

Per quan to riguarda invece la incontrollata distruzione di vestigia antiche, verificatasi di riflesso alla naturale evoluzione della città moderna, si rammenta soprattutto la messa in opera, nel 1871, della prima linea ferroviaria. In tale oc­casione, come testimonia A.G. PASPATES, Bvçavnvaì MEAÉ'rat, Constantinople 1877, pp. 99-126, gl'ingegneri e i direttori dei lavori distrussero senza alcun ritegno tut­ti i resti archeologici che via via ritornavano alla luce in prossimità delle mura marittime. Stessa situazione che si ripropose ancora nel 1911-1915 per il raddop­pio della linea ferroviaria (E. MAMBOURY - TH. WIEGAND, Kaiserpaliiste von Kon­stantinopel zwischen Hippodrom und Marmarameer, Berlin 1934). Non meno disastro­si furono in seguito i lavori per la costruzione della nuova Università che, tra il 1945 e il 1950, sconvolsero una vasta area archeologica nel p ieno centro della città (E. MAMBOURY, Les jouilles, 1951, cit., pp. 433-437; N. FIRATLI, Découverte de trois églises llyzantines à Istanbul, «CahArch», V, 1951, pp. 163-178).

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h Puo, essere ancora salvato, n onché d'incentivo a. preserva-

to quello c e t n . d 'Jscuu'bJ' lJ' e sconcertanti - come quello che sta m eressa -

re da restaun l) d l do dal 1988 la splendida cinta muraria ur~ana (Tav: I, fig: - e a~ l'incuria le vestigia monumentali superstiti; SI segnala m parucol~e lo ~a to di abbandono delle aree di scavo del San Polieucto e della anta u-

femi~.n uest'ottica sarebbe peraltro auspicabile riconsiderare alcu.ne sc~-q ' dire minori e nel contempo avviare una catalogaziOne SJ-

perte per cOSI . . b' b o molti dei . d . materiali archeologici rinvenuti m am tto ur an '

steml.auca ~~ tempo imme morabile relegati nell'oblio dei depositi d.ei mu­qua 1 sono M b 0 del gran-

. p . he' prendendo a prestito le parole del am oury, un . se1. o1c , · L d ents hvres­di protagonisti dell'archeologia costantinopohtana: « es ,ocum bl', l rs

s n'ont certes pas encore été tous étudiés, commentes, pu tes, a o

~~~une phalange d'érudits s'en occupe un pe~ ~art.out; seule, la do~~7te~~ tation archéologiqu e tirée du sous-sol, ne benefiCJe pas de toute a e

tion désirable cles savants» 2

• • •

Difatti se anche la ricostruzione dell'impianto urbamstJco ~ m~nu-, · · !m ente dalle testJmoman-

m entale della città antica si ricava ormai essenzta . . C . ze testuali e rafiche - ad esempio i ben noti panorami .dt ostantmo-

1. d ' t'g el XV e nel XVI secolo dal BuondelmontJ, dal Vavasso-

po 1 Jsegna l n · · vece trop d l L

. h s - non dovrà m ai essere tralasciata - come m -re e a onc s ' · 1 1 nonostan-

d la documen tazione archeologtca a qua e, po spesso acca e - . · t riscon-te la sua esiguità e problem aticità, può talora offn re un msperad? . l .

'b l aie sono compen taU a cu-tro o e ttivo. Nel presente contn uto, n e qu . . .

. ris:~tati d i una più ampia ricerca dedicata a Costantmopoh, e m. par-~~ l alle prime testimonianze d ella cultura artistica della neocapttalc, t1co are · ' erta n to cer-Io icamente de ositaria delle tradizioni greco-romane , SI c ? . ca~o di riesami~are la situazione rela tiva. alla città p~~costantm~~n~c~~:c~~ sguardo rivolto so1~ra.ttutto ~~::::mp:~~~ ~.r:c~:~l:g

1:~u:l ~;~~coltà che so-ne un quadro pre 1mmare, . . , .· .

l l Stud io delle anttchJta costantmopohtane. vente ostaco ano o

Le notlZle perven uteci sulla storia e le istituzioni di Bisanzio a~t~c~~ sparse negli autori greci e latini di tutte le epoc.he, s?no be.n _lunhgJ per

l'immamne d1 una citta c e , l'essere esaurienti. Ne e m erge comunque o-

. 229 S ll'operato del Mamboury cfr. 2 E. MAMBOURY, Les jouilles, 1936, ctt., P· . u 7 19"4 393-441.

E E• st Mamboury ( 1878-1953), «Belleten», 1 , :J ' pp. . S. YJCE, rne S l . dem Grossen aur.genommen m

Konstantinopel unter u etman '11 3 E. OBERHUMMER, .. h 1902· G GEROLA Le ve-

jahre 1559 durch Melchior Lorichs aus Flensburg,. Mu;~B~• III ' 19in, pp. 2,49-279; dute di Costantinopoli di Cristoforo . Buonde~monh, « l ' ,

w. MOLLER-WIENER, Bildlexikon, Clt., passzm.

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la sua situazione geografica eccezionalmente favorevole, a guardia dell'im­bocco del Bosforo - e quindi dell'accesso al Mar Nero - svolse un ruo­lo non certo secondario nell'antichità. Si deduce inoltre che Bisanzio era una città. ricca e dinamica, che ricavava molti introiti dai pedaggi, d alla pesca, dat prodotti agricoli del suo entroterra e, soprattutto, da una fit­ta trama di traffici commerciali 1.

Bis_anzio entrò nella storia come colonia di fondazione m egarese, m­stallatasi nel VII secolo a.C. su un preesistente insediamento la cui ar­c_aicità è stata peraltro attestata dal ritrovamento, proprio nell'a,rea dell'an­tica acropoli, di alcuni reperti ceramici datati tra la tarda età del bron­z~ e l'inizio dell'età del ferro, vale a dire intorno alla fine del II millen­mo a.C.

5- Sono stati d'altronde soprattutto i documenti ceramici recu­

pe rati a~c~e in ~ltre zone di Istanbul a fornire le informazioni più in­teressanti m men to alla città greca 6

, la quale, come si evince da un pas­so dell'Anabasi _di Sen~fonte (VII, l, 38-39), fin dal IV secolo a.C. pos­s~deva un mumto penbolo murario che racchiudeva l'abita to sviluppato­S I sulla punta del promontorio ed un porto sul Corno d'Oro. Da que­ste mura provengono forse quei blocchi lapidei di grandi dimensioni _ alcuni dei quali siglati da lettere greche arcaiche - inglobati nelle serio­n strutture murarie bizantine prospicienti la Propontide 7

1

E. 0BERI-IUMMER - ]. MILLER - W. KUBITSCIIEK, s.v. Byzantion in PAULY­":'ISSOWA, III, 1897, coli. ll16-ll 58; C. EMERAU, Notes sur les origine/ et la jorma­twn de_ Co~stantinojJle, «RA••, 21, 1925, pp. 1-25, in part. p. 4ss.; L. BRÉHIER, s.v. Byzan;z~n, m DHGE, X, 1_938, coli. 1501-15ll; D. MAG IE, Roman Rule in Asia Mi­nor, I rm?eton 1950, passzm; G. BECATTI, s. v. Costantinopoli, in EAA, II, 1959, pp. 880-914, m part. pp. ~~4-886; R. JA NIN, Constantinople byzantine, Paris 1964, p . 9ss.; A.H.M. J ONES, ~he Cztze~ of the _ Eastern Roman Provinces, Oxford 1971, pp. 1-27; G. ? ACRON, Nausance d une capztale. Constantinople et ses institutions de 330 à 451, Parts 19?4, p. _13ss.;. W: MO_LLER-WIENER, Bildlexikon, cit. , pp. 16-19; G. DACRO N, Constantm_ople zmmagznatre. Etudes sur le recueil des «Patria», Paris 1984; c. MA N­co, Le developpement, cit., pp. 13-21.

• 5

M. ~MAZ~NOCLU, Aperçu sur la période pré-byzantine. Les Phrygiens. Nouveaux elen:ents quz éclazrent la période prébyzantine, in Silloge Bizantina in onore di S. G. Mer­catz, «RSBN», I~, 1957, pp. 353-36_1; N: FIRATLI, New discoveries concerning the first settlement of anczent lstanbul-Byzantwn, m «Proceedings of the Xth International Congress of Classica! Archaeology, Ankara-Izmir 1973, Ankara-Izmir 1978 I 565-574. ' ' ' pp.

6

A.N. ROLLAS: Les figurines _en terre cuite d'lstanbul, <<IAMY>>, 11/ 12, 1964, pp. :64-170. Esemplan appartenenti ad un periodo compreso tra il III sec. a.C. ed ti III sec. d.C., recuperati in massima parte durante i lavori di costruzione del nuo vo :alazzo d~ Giustizia, nel secondo cortile del Topkap1 Saray1 e nell'area del Foro dt Costantmo.

7 A.G. PASPATES, Bvsavnvaì, cit., p. 103; H . SCHONEBECK, Die griechische Stadt­

mauer von Byzanz, «AA», 1936, pp. 36-52; R. DEMANCEL - E. MAMBOURY, Le quar-

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Relativamente all'epoca greca abbiamo inoltre la ricca documentazio­ne epigrafica delle necropoli ellenistiche, nonché altre iscrizioni 8

, tra le quali ne rammento una in particolare: quella ricopiata nel 1891 dal Re­verendo Curtis che la vide incassata nel muro di cinta del Serraglio, ed esattamente, nella cortina della prima torre a sud della Sogiitçe.sme Kap1, forse proveniente dallo Stadio, la cui or iginaria collocazione va però ri­cercata altrove, nelle aree pianeggianti prossime al porto sul Corno d'Oro, allo Stratègion e al Tempio di Poseidon 9

Degli altri complessi monumentali della città greca nulla sopravvive, se non la loro memoria nelle fonti storiche, dalle quali viene ricordato anche il n ome di uno scultore, Boidas, figlio e allievo di Lisippo, che fu cittadino di Bisanzio d ove lavorò intorno al 300 a.C., autore di un ce­lebre Adorante, di cui un bronzo conservato a Berlino sarebbe la repli­ca 10. Si colloca forse nella medesima epoca pure l'attività di Timomachos, pittore greco di Bisanzio, di cui Plinio dà notizia, elencando diverse ope­re, come la Medea, l'Aiace, l'Oreste e la Gorgone, un'eco delle quali è stata peraltro ravvisata nelle più tarde pitture pompeiane II.

Interessante, anche sotto il profilo artistico, si rivela la documenta­zione d elle emissioni monetarie del IV - III secolo a.C., recanti l'effige di Byzas, il mitico fondatore eponimo della colonia megarese, e, sul ver-

tier des Manganes et la première région de Constantinople, Paris 1939, p. 7, nota 2; W. MOLLER-WIENER, Zur Frage der Stadtbefestigung von Byzantion, «Bonner Jahr­biicher», 161, 1961, pp . 165-175; C. MA NCO, Le développement, cit., p. 13.

s P.A. DETHIER - A.D. MORDTMANN, EjJigraphik von Byzantion und Constantino­polis von den iiltesten Zeiten bis zum jahre Christi 1453 (Kai~erliche Akad_emie de r Wissen schaften. Philosophisch-historische Klassc, De nkschnften, 13), Wten 1864; G. CuRTIS - S. ARISTARCHES, 'AVÉ/(OO't"Ot bnypa~aì Bvçavriov, «'Ev Kov<n:av'tl­vou7t6A.et 'EÀÀ.TJVlKOç <l>tA.6ytKOç L.uì..Myoç,, 16, 1885 (suppl.), pp. 3-42; N. FIRA­TLI, Les stèles Junéraires de Byzance gréco-romaine (con e dizione delle epigrafi a cura di L. Robert), Paris 1964; IDEM, Annexe au livre sur "Les stèles junéraires de Byzance gréco-romaine", «IAMY», 13/ 14, 1966, pp. 188-209; C. VATI N, La stèle funéraire de Byzance, «BCH», 92, 1968, pp. 220-225; E.M. LANE, A group of steles Jrom Byzan­tium, «Muse», 3, 1969, pp. 35-41; Z. TASLIOKLIOCLu, Recherches épigraphiques en Thra­ce et en Chersonèse, Istanbul 1961-1971, l , pp. 76-79; R. MERKLEBACI-1, Eine Grab­stele aus Byzanz, «Zeitschrift fii r Papyrologie und Epigraphik», 21, 1976, p. 96; E. GmsoN, Three grave steles jrom greco-roman Byzantion, ibidem, 35, 1979, pp. 273-278; E. PFUH L- H. MòBIUS, Die ostgriechische Grabreliefs, Mainz 1977-1979. M.H . SAYAR, Beschriftete Grabstelen aus der Gegend Byzantion in A rchiiologischen Museum von lstan­bul, «Zeitschrift fiir Papyrologie und Epigraphik», 48, 1982, pp. 291-295.

9 C.G. CuRTIS, Broken Bits of Byzantium, Il, 1891, n. l; A. VAN MILLINCEN, Byzan­tine Constantinople. The wall of the city and adjoining historical sites, London 1899, pp. 13-14.

1° Cfr. G. CARETTONI, s.v. Boidas, in EAA, II, 1959, p. 123. 11 Cfr. P. MORENO, s.v. Timomachos, in EAA , VII, 1966, p. 861.

15

so, gli a ttributi m arittimi della cit tà, ovvero i coni con il busto di Eca­te accom~agnato, sul verso, da una stella e d a un crescente lunare 12. Per quanto nguarda i~vece gl'isolati reperti scultorei e il loro problematico valore documentan o, .ne tratteremo specificatamente n el prosieguo dell 'e­

sp~siZione, anche .se Il presente contributo, dedicato ad una preliminare v.e~Ifica d~lla consistenza delle vestigia monumen tali e dei ma teriali clas­s~ci emersi d al sottosuolo di Istanbul, privilegierà soprattutto i documen­ti archeologici di epoca romana.

È stata p rescelta l'ep oca romana, con particolare a tten zion e al III se­

c~!~, poi.ch~ coi~cide con una fase importan tissima dello sviluppo u rba­nistico di BisanziO. Le opere di ricostruzione realizzate all 'indomani del terribile assedio triennale del 193/194 - 196 sofferto dalla città dich· _ . . [ Iara tasi m avore d i Pescennio Nigro e quindi con tro Settim io Severo cui fe-ce seguito l'umiliante atterramento della possente cinta muraria 'e la di­

struzione degli edifici pubblici, r innovaron o sostan zia lmente l'antico nu­

cleo m~numentale urbano che, in prosieguo di tem po, costituì o ltretut­to u~ .Imprescindibile punto di riferimento per l'ambizioso progetto co­s tantinian o.

Le no tizie relative a quegli interventi edilizi sono tuttavia tramanda­t~ unicamen te dalle più tarde fonti bizantine. Né Dione Cassio, né Ero­diano, che scrivo no rispe ttivamente nel primo e nel secondo quarto del

III .secolo, dopo aver descrit to Bisanzio prima d ell 'assedio, le fasi dell'as­

se~IO ~tesso e q.uindi la distruzione d ella cinta muraria (della quale, p ro­pn,o Dione C~ssio, c~ntemplandone le rovine, lamenta l'abbattimento, poi­

~he quel m unito pen bolo avrebbe po tuto a ltrimen ti rappresentare <<un va­

hdo baluardo de~ romani contro i barbari del Pon to e dell'Asia>>), regi­strano la costruzio ne o la r icostruzione di quei complessi mo numen tali

c.he: al con trario, come si è de tto, gli storici bizan tini attribuiscono a Set­timiO Severo, tra l'altro presen tato alla stregua d i un 'protocostan tino' 1g.

Sono difatti Zo simo, Esichio di Mileto, Giovanni Lyd os, Giovan n i Ma­lalas, tutti autori d el VI secolo, non ché i più tardi anonimi com pilatori

d~I Chronicon Paschale (VII secolo), delle Parastaseis (VIII secolo) e dei Pa­

tna (X secolo), a legare al nom e d i quell'imperatore una serie di impor-

12 E. ScHé>NERT-GEISS, Griechische Miinzwerk. Die Miinzpriigung von Byzantion 1

Autonome Zeit, Berlin-Amsterdam 1970; EADEM Griechische M·· k D' .' M·· p .. , unzwer . ze unz ragun~ von Bisanthe - Dikaia - Selymbria (Schriften zur Geschichte und Kul­

tur der Anuke, 13), Berlin 1975. 13 G. DACRON, Naissance, cit., p. 15ss.; IDE C .

M L M, onstantmople, cit., p. 62ss.; C.

1 ANCO, e développement, cit., p. 19.

16

tanti opere edilizie che conferirono una nuova dimensione urbanistica a Bisanzio 11

A Settimio Severo viene infatt i attribuito il restauro dell'agorà che venne cinta da por tici, da cui il nom e Tetràstoos, e presso la quale sor­sero le sontuose Terme di Zeuxippo, mentre un altro grande complesso termale, le Terme di Kaminia, fu costruito invece in area suburbana; sul­l'acropoli, dove esistevano già i templi dedicati ad Afrodite, Artem ide, Ate­na e Poseidon , fu eretto anche un tempio dedicato ad Apollo Helios vi­cino al quale fu co llocata la statua bronzea di Helios, già nell'agorà; al­lo stesso imperatore viene altresì ricondotto il restauro dello Stratègion, la piazza d 'armi, la costruzione di un teatro vicino a l tempio di Afrodi­te e del Kynègion, forse un anfiteatro per gli sp ettacoli di caccia alle bel­ve; alla m edesima epoca r isalirebbe inoltre l'inizio dei lavori di edifica­zione dell'Ippodrom o (ultimato da Costantino), che fu consacrato ai Dio­scuri le cui statue furono poste sotto i portici; infine, la costruzione del­la stoà por ticata, che collegava l'agorà alla porta urbica occidentale, la Por­ta di Tracia, e, implicitam ente, la r icostruzione della cinta muraria.

Anche se la tradizione testuale bizantina non è totalmente scevra da contaminazioni leggendarie, con tiene senz'altro un sottofondo di verità. Al r iguardo non si dovrà infatti tralasciare la significativa testimonianza delle contemporan ee emissioni m onetarie d i Bisan zio le quali attestano che la ci ttà dovette prop r io a Settimio Severo il perd ono e una nuova fon­dazione (Kn<nç) 15. D'altronde, considerand o l'invidiabile posizione stra-

11 ZosiMO, Historiae, II, 30, 2-3, ed. F. Paschoud, Paris 1971, l, p. 103; Esi­CHIO DI MILETO, ed. Th. Preger, Scriptorum Originum Constantinopolitanarum, l-II, Leipzig 1901-1907, I, pp. 15-1 6; GIOVANNI Lvoos, De magistratibus, III, 70, ed. E. Bekker (CSHB, 19), Bonn 1837, pp. 265-266; GIOVANN I MALALAS, Chronographia, Xlii, 20, ed. L. Dindorf (CSHB, 20), Bonn 1831, pp. 491-492; Chronicon Paschale, ed. L. Dindorf (CSHB, 4), Bonn 1932, l, pp. 494-495; Parastaseis, 73, ed. Th. Pre­ger, Scriptorum, cit. , p. 66; Patria, I, 37-41, 61; II, 33, ibidem, pp. 135-137, 145, 168. Si veda inoltre Suidae Lexicon, s. v. LE[Jifpoç, ed. A. Adler (Lexicographi Graeci, I), Leipzig 1935, IV, pp. 334-335. Di Malalas si è tenuta presente anche la tra­duzione di E. JEFFREYS - M. J EFFREYS, The Chronicle of Malalas. A Translation (Au­stralian Association for Byzantine Studies. Byzantina Australiensia, 4), Melbournc 1986, mentre per le Parastaseis si è altresì consultata l'edizione di Av. CAMERO N

. - J. HERRIN, Constantinople in the Early Eight Century: The Parastaseis Syntomoi Chro­nikai (Columbia Studies in Classica! Tradition, 10), Leiden 1984, corredata da un commentario storico-archeologico; per i Patria infine, oltre al prezioso studio del DAC RON, Constantinople, cit., si segnala il recente saggio di A. BERCER, Untersuchun­gen zu den Patria Konstantinupoleos (lloudÀ..a Bvsav-rìva), Bonn 1988.

15 Cfr. E. ScHONERT-GEISS, Griechische Miinzwerk. Die Miinzpriigung von Byzan­tion, II, Kaiserzeit, Berlin-Amsterdam 1972, n. 1466; L. ROBERT, La titulature de Ni­cée et de Nicomédie. La gioire et la haine, «Harvard Studies in Classica! Philology», 81 , 1977, pp. 1-39, in part. p. 27 e nota 134.

17

l l

t~g!ca d~ B~sanzio, è opinabile che non molto tempo dopo la dura pu­nlZ!one mfhttale da Settimio Severo, che, assoggettandola ad Eraclea Pe­rinto, l'aveva privata anche della sua autonomia, si d esse il via ad ope­re di ricostruzione. E non è da escludere l'eventualità - come peraltro suggerisce cautamente il Dagron - che tale progetto, avviato da Settimio Severo all'epoca del suo secondo viaggio in Oriente tra il 197 ed il 202, poté essere piuttosto realizzato dal figlio Caracalla. L'ipotesi si appoggia ~on tanto alla notizia secondo la quale Caracalla, molto probabilmente mtorno al 198, si era fatto interprete presso il padre affinché fossero r e­si a Bisanzio (che però divenne in realtà una colonia di diritto latino con il nome di Antonia o Antonina) gli antichi privilegi, quanto piu ttosto ri­cordando che, alla morte di Settimio Severo, con la divisione dell 'Impe­ro (211-212), egli ebbe il governo dell'Occidente, con Roma capitale, la

P:opontide c~m_e frontiera e Bisanzio come caposaldo avanzato, e quin­di le opere di n costruzione, ma soprattutto il ripristino d elle fortificazio­ni urbane rappresentavano una motivata esigen za 16.

In merito alle fortificazioni, tuttavia, una notizia relativa alle invasio­ni de i Goti, che a ttraversarono impunemente il Bosforo nel 238 per sac­cheggiare Calcedonia, secondo il Bréhier potrebbe forse sottintendere che in quel momento Bisanzio era ancora sguarnita. Non lo doveva però più e_ss~re, a suo p are re, nel 263, poiché sappiamo che in quell'anno era pre­

Sidiata da una guarnigione imperiale, della quale Galliena d ovette anche reprimere una rivolta. Apprendiamo inoltre che nel 267 questo stesso im­peratore affidò, proprio a due ingegneri di Bisan zio, Cleodamo e Ateneo,

l'incarico di fortificare i porti della Mesia minacciati dai Goti: tale notizia

farebbe implicitamente presupporre che la città fosse un'importante ba­

se operativa e difensiva. Due anni dopo Bisanzio resis tette infatti ad un

nuovo attacco dei Goti i quali, ciò nonostante, riuscirono ugualmente a passare il Bosforo; ma la loro offensiva si stava oramai esaurendo e ces­

sò del tutto dopo la sconfitta inflitta da Claudio II (278-280) a Naissus, anche <<con l'aiuto degli abitanti di Bisanzio>> 17_

La documentazione archeologica rela tiva ai complessi m onumentali 'severiani' è estremamente vaga e frammentaria, nulla sotto il profilo epi­

g~afico 18, e lascia pertanto sostanzialmente irrisolta più di una vexata quae­

stzo de lla topografia di Bisanzio, prima fra tutte, quella riguardante pro­prio la cinta muraria.

16 G. DAGRON, Constantinople, cit., pp. 64-65. 17 L. BRÉHIER, Byzantion, cit., col. 1506. 18

Il nome di Settimio Severo compare infatti nel contesto di una sola epigrafe dedicatoria, cfr. C.C. CURTIS - S. ARISTARCHES, 'AVeK'OO'Wl, cit., n. 5, pp. 6-7.

18

In un recente saggio d ed icato allo sviluppo urbano di Costantinopo­li, il problema è stato riproposto dal Mango con una soluzione senz'al­tro interessante. Contro la corrente opinione, secondo la quale Bisanzio ebbe due successive cinte murarie - la prima, chiamata di Byzas, che de­limitava, ad avviso del Miiller-Wiener, un'area corrispondente grosso mo­do a quella del Serraglio ottomano (Tav. II, fig. 2), e la seconda 'seve­riana', di più ampio perimetro, distante dalla prima circa 300 m. ad ovest sulla dorsale del promontorio - il Mango, dopo aver ribadita la disattri­buzione a Settimio Severo del secondo peribolo, per il quale ripropone infatti una datazione intorno alla m età del III secolo, perviene ad una so­luzione del tutto inedita. Attraverso una comparazione delle descrizioni pervenuteci, vale a dire quelle di Dionigi di Bisanzio (II sec.), di Diane Cassio e di Zosimo, egli si dichiara convinto che, al di là di alcune se­condarie discordanze, il tracciato della cinta romana r icalcava sostanzial­mente quello precedente il quale, tra l'altro, chiamando in causa la sue­citata testimonianza di Senofonte, poteva addirittura risalire al IV seco­

lo a.C. 19 (Tav. III, fig. 3). A sostegno d ella sua ipotesi, il Mango fa d'altronde rilevare che non

sono state trovate tracce di necropoli greco-romane nell'area che , prima della presunta ricostruzione di un più ampio peribolo murario nel III se­colo, sarebbe stata extra moenia; le necropoli, utilizzate dal IV secolo a.C. al III secolo d.C., si estendono infatti ai lati de lla via di Tracia a par­tire dall'area del Foro di Costantino il quale, come c'informa Zosimo, sor­se all'esterno d ella Porta di Tracia, che si apriva nella cinta muraria ur-

, . l ' ' . , 20 bana, la dove termmava a stoa sevenana . Le argomen tazioni del Mango sono con vincenti e plausibili, anche per­

ché - vorrei soggiungere - non è improbabile che in occasione della r i­costruzione delle mura fossero riutilizzate le strutture superstiti della cin­ta preesistente le quali, come scriveva Erodiano, destavano anco~a amm~­razione <<sia per l'abilità di coloro che dapprima le elevarono, Sia per d valore di quelli che poi le d istrussero>> 21 . Ed in effetti, il pe ribolo mu­rario di Bisanzio atterrato per ordine d i Settimio Severo d oveva essere eccezionale: Pausania lo annoverava tra i più forti, pari a quello di Ro­di e dopo quello di Messene 22, mentre Diane Cassio, che ne fornisce an­che una descrizione assai particolareggiata, precisa che la cor tina era in

19 C. MANGO, in <<Gnomon>>, 52, 1980, pp. 670-673 (recensione a W. MOLLER· WIENER, Bildlexikon, cit.); ID EM, Le Développement, cit., pp. 14-18. .

20 ZosiMO, Historiae, cit., II, 30, 2-4; cfr. C. MANCO, Le développemenl, c1t., p. 15.

21 ERODIANO, III, 1,6. 22 PAUSANIA, Periegesis, IV, 31,5, 10.

19

opera quadrata, a grandi blocchi legati da grappe metalliche, e che nel settore terrestre la cinta, rafforzata da torri a stretti inte rvalli _ egli stes­so ne enumera sette nel tratto compreso tra la Porta di Tracia e il Cor­

no d'Or~ - era pi~ ~Ita rispe tto a quella marittima, soggiungendo inol­t~e eh: l d~e porti, mclusi n el peribolo, avevano possenti torri a guar­dia det moh e gli accessi chiusi, in caso di guerra, da catene 23.

Non è dato conoscere la sorte delle mura romane di Bisanzio all'in­domani del sostanziale ampliamento dell'area urbana in epoca costantinia­na che previse infatti la costruzione di un nuovo peribolo murario che tagliava perpendicolarmente la dorsale del promontorio ad una distanza di circa 3000 m. dal precedente 21

• La descrizione che ne tramanda Zo­simo, vaga ed imprecisa, potrebbe tra l'altro implicitamente indicare che all'epoca, vale a dire nei primi anni del VI secolo, l'antica cinta mura­ria di Bisanzio fosse oramai in massima parte scomparsa 25 . Non sorpren­de dunque se fino ad oggi non siano stati ritrovati resti di strutture mu­~arie riferibili con certezza a quel peribolo. Sarebbe pertanto quanto mai Interessante effettuare un saggio di scavo nella piazza antistante la Pre­fe ttura per tentare di ritrovare quel <<vieux mur d'une construction an­térieure à la période byzantine>> visto negli anni venti (in occasione di non m eglio precisati scassi) dall'Emerau, il quale, forse anche in con side razio­ne d el suo allineamento sul terreno, ritenne trattarsi di un avanzo del­la cinta muraria 'severiana' 26.

È invece senz'altro da escludere un'identificazione con un resto del peribolo romano per quel segmento di muro situato sul lato ovest di Babta­li Caddesi, strada che si dispone perpendicolarmente a sud della Divan­yolu, il. cui tr~cciato - rammento - si è sovrapposto esattamente a quello della VIa ~ortlcata romana e quindi a quello della Mesè bizantina, quindi c?n un allineamento che poteva effettivamente coincidere con quello della Cinta precostantiniana.

. Tale ipotesi era stata infatti cautamente avanzata dal Ward-Perkins, Il quale, esaminando quanto all'epoca (1955 ca.) se ne vedeva, così si era espresso: <<The consistency of the mortar and the size and the absence of coursing within the successive tips of the aggregate both resemble ro­~an concrete rather than the typical coursed rubblework of byzantine prac­tice and there would seem to be some grounds for the suggestion that

23 DIONE CASSIO, LXXIV, 10, 14. 24 Cfr. C. MANGO, Le dévelo"""ement, 't 24 rr CI ., p. ss. Anche di questa cinta muraria non si conserva altro fuorché le problemati­

che d escrizioni tramandate dalle fonti. 25 ZosiMo, Historiae, cit., II, 30, 2. 26 C. EMERAU, Notes, cit., p. 11.

20

this may be a surviving strech of the severan city walL Alternati~ely, it might be a part of the building adjoining the Forum of Constantme. In

any case it is certainly of early date» 27• • •

Ma vediamo più da vicino il muro di Babtali Caddes1 che fino agh anni sessanta si conservava ancora p er una lunghezza di circa 90 m .; at­tualmente , in parte abbattuto ed in parte inglobato nelle fondazioni di nuovi immobili, ne resta solo un tratto lungo all' incirca 50 m. per un'al­tezza di 3 m. (spessore 2, 80 m.) (Tav. III, fig. 4). La cortina, su entram­be le fronti, presenta regolari corsi di 5 file di laterizi alternati a 7 fi­le di conci di pietra rettangolari (modulo 90/92 cm.), la maggior parte dei quali, sul lato di Bab1ili Caddesi (il lato interno ven?e invece dem~­lito nel 1967/68 per lasciare spazio ad un annesso dell Istanbul K.Iz Lt­sesi), sono stati integrati in occasione di un recente restauro (Tav. IV, figg.

5-6). . . . Innanzi tutto va detto che la datazione al III secolo o ai p n mt de-

cenni del IV secolo suggerita dal Ward-Perkins per questo muro in base

alle sue car atteristiche strutturali, è difficilmente accettabile. Anche se non è mai stato intrapreso uno studio sistematico delle tecniche murarie do­cumentate ad Istanbul al fine di definirne le caratteristiche e, se possi­

bile, ricavarne una cronologia, ritengo che si possano m otivatamente chia­mare in causa i risultati preliminari di una ricerca analoga sulle struttu­re murarie delle fortificazioni romane, tardoromane e protobizantine sul

territorio dell 'at tuale Bulgaria. È stato infatti accertato che l'opus mixtum con un m odulo analogo a quello del nostro muro, vale a dire con cin­

que file di la terizi, è soprattutto r icorrente in una serie di stru~ture ri­

feribili con buona approssimazione ad un periodo compres9 tra Il matu­ro IV secolo e l'età giustinianea. Questo modulo lo ritroviamo d'altron­

de nella stessa Costantinopoli in strutture del primo quarto del V seco­

lo, ed esattamente nei superstiti tratti di epoca teodosiana della cinta mu­raria urbana e nei possenti muri d'ambito d ella cisterna di Ezio, datata

al 421 28

21 J.B. WARD-PERKINS, Building Melhods of Early Byzanline Arch~leclure,. in The Great Palace oj the Byzantine Emperors. Second Report, ed. D. Talbot R1ce, Edmburgh 1958, pp. 53-104, in par t. pp. 62-63, tav. 16a-c. . . .

2s S.N. BosTCHEV, Le paremenl arasé dans les constructwns romames et by_zantl­nes de la première periode (in bulgaro con riassun to in francese), «~zvesua na Archeologiceskia Institut», 24, 1961, p p. 153-202; I. VENE:DIKOV, La dalatzon des rem­parts romano-byzantins de Nessèbre, in Nessèbre, I, ed. V. ~elkov •. Sofi.a 19~9, PP· 125-154; M. BIERNACKA-LUBANSKA, Roman and Early Byzantme Fortificatzons '~ Lower Me­sia and Norlhern Thrace (Academia Scientiarum Polonia, Bibliotheca Antlqua, XVI),

Warszawa 1982, p. 134ss.

21

Quel che poi ha definitivamente escluso un'even tuale identificazione con un segmento del peribolo romano, sono sta ti i saggi d i scavo effettuati dal Firath prima della parziale demolizione del muro d i BabJil.i Cadde­si; l'indagine gli permise infatti di accertare che il m uro si piegava a nord ad ~golo retto (Tav. IV, fig. 7), nonché la sua appartenenza ad una gran­de .CJste.rna {funzione rivelata dalla p resenza di malta idraulica nella par­te m fenore del muro stesso che raggiungeva una profondità di oltre 14 m.), la quale doveva avere un'ampiezza pari grosso modo a quella del­le p iù grandi cisterne bizantine della città, come ad esempio la Yereba­tan Sarap che misura 138 x 64 m. 29• Ed è proprio per questa ragione che non può non stupire il fatto che non sia mai stata avanzata alcuna proposta d 'identificazione per questa cisterna nella quale, a mio avviso, si potrebbe invece eventualmente riconoscere o quella di Philoxeno, che s~c~~do la testimo_nianza dei patriografi era stata appun to costruita in pros­Simita del Foro d1 Costan tino da Philoxeno, uno dei dodici senatori ro­mani venuti nella neocapitale al seguito di Costantino 30, o, ancor meglio, la ~on ancora individua ta Cisterna Maxima, la quale, come registra Mar­cellino Comes, era stata costruita all'epoca del settimo consolato di Ono­rio e del secondo di Teodosio II, quindi nel 407: «iuxta porphyreticam Constantini imperatoris columnam in foro ejus sub p lateae transitum >> 3 I _

Ben più importante ai fini della nostra ricerca è invece un'altra sco­perta archeologica avvenuta in questa stessa area urbana: a una distan­za di circa 70_ m. ad est della colonna porfiretica, che ancor oggi segna grosso modo il centro dell'area forense di Costantino, furono individua­te le fondazioni pertinenti ad un arco a tre fornici disposte perpendico­larmente al traccia to della Divanyolu, all'altezza della Tiirbe del Sultano Mahmud II (a nord) e della Medrese di Kopriili.i (a sud).

Di queste fondazioni, messe in luce durante i lavori di canalizzazio­n e urban~ del 192~(36, il Mambo,ury, che ebbe l'opportuni tà di seguire, come egh stesso c mforma, <<pas a pas les travaux de chaque j our>•, ne ha fatto solo brevissima menzione nel contesto d i una comunicazione presentata al VI Congresso Internazionale di Studi Bizantin i svoltosi a

2~ N. FIRATLI, Recent importantfind.s in Istanbul, «IAMY», 15/ 16, 1969, pp . 191-196: m part. pp. 192-193, figg. 4-7. All'interno furono visti quattro pilastri d i mat­tom, ma non si trovar.ono resti di colonne o di volte che avrebbero potuto segnalare la copertura della Cisterna. Eccettuata una semplice evidenziazione nella pianta alla fig. 321, l'esistenza del muro in questione non viene altrimenti registrata da W. MOL LER-WJENER, Bildlexikon, cit.

30 _Patri~, I, 67, ed. Th. Preger, pp. 147-148, 300. Per questa cisterna è sta­ta pero solitamente suggerita un'identificazione con la Binbirdirek, cfr. R. jANIN, Constantinople, cit., pp. 207-208.

31 MARCELLINO C OMES, Chronicon, PL, 51 922C f R J 'b"d 210 , ; C T. . AN IN, l l em, p. .

22

Pari i nel 1948 s2. Egli le rappresentò però su una pianta archeolo~ica, con:ervata insieme ad altri suoi rilievi e appunti inediti presso l'Istituto Archeologico Germanico di Istanbul, nella quale son? state p~sizionate tut~ te le vestigia antiche scoperte nell'area del Foro d1 Costantmo. Come SI ricava da questa rappresentazione grafica (con scala l : 250), le fonda­zioni dei quattro piloni, di m. 6,50 x 1,30 ca., intercalati da tr~ passag­gi perfettamente uguali, larghi m. 2,60, sviluppavano compl_essJV~ente un'ampiezza di circa 13 m.; al di sopra si legge la seguente d1dascaha au­

tografa del Mamboury «Porte de l'enceinte romaine»., , . L'identificazione è estremam ente seducente, dovra pero essere regi­

strata con cau tela, poiché, considerandone la distanza dalla colo~na por­firetica {circa 70/ 72 m.), non può essere assolutamente esclusa l eventua­lità che ci troviamo piuttosto dinnanzi ai resti di quell'arco che segnava l'ingresso orientale del Foro stesso, così descr.itto da Zosimo (1~, ~0, 4): «all'estremità della parte orientale (del Foro) SI ergono due archi d1 ~ar­mo bianco del Proconneso, che si fronteggiano, l'uno è rivolto verso O n en­te l'altro verso O ccidente, li si a ttraversa per andare negli antichi por­ti~i di Severo e per uscire dall'antico peribolo d i Bisanzio».

Sempre in merito alla cinta muraria romana si ram~enta in?lt~: che, negli anni venti, alcuni scavi occasionali individuaron? m ~ro_ss1m1t~ del­la sphendonè e nelle sostruzioni dell'Ippodromo alcum resti d1 mun «a~­tichi» che l'Emerau ritenne potessero eventualmente appartenere ~ per~­bolo di Bisanzio, tenendo soprattutto presente la testimonianza d1 Zosl­mo il quale precisa che il muro rasentava la curva dell' Ippodromo pri­

ma d'inclinarsi in direzione della riva della Propontide 33

Nel corso di successive indagini archeologiche mirate al rilievo di quel settore dell'Ippodromo non fu però trovata alcuna traccia dei «mur~ an­tichi» segnala ti dall'Emerau, tant'è vero che il Miiller-Wien_er, nel nco~­siderare la notizia, r itiene che tali resti potevano essere piuttosto pe rti­nenti a quel muro curvilineo che vediamo rappr_es.entato _in pros_simità de~­la sphendonè n ell'in cisione seicentesca del Panvmw_ (d~r~vat~, ncor~o, da una più antica redazione grafica); un muro, la cu1 ongmana funzwne e

31 datazione non possono essere tuttavia stabilite con alcuna certezza

Di più rilevante interesse è infine un'altra poss~bi l~ testimonanza ar­

cheologica p er il peribolo d i Bisanzio . Nelle sostr~z10m d~ll~ ,trecente~ca chiesa dedicata al Cristo Philantropos, che sorge m prossimlta della nva

32 E. MAMBOURY, Contribution à la topographie générale de Constantino~le, in «Ac­tes du VI• Congrès International d'Études Byzantines, Paris 1948», Pans 1951, Il,

pp. 243-253. 33 c. EM ERAU, Notes, cit., p. 11. 34 w. MOLLER-WIENE R, Zur Frage, cit., nota 25 a P· 173.

23

della Propontide, sul lato sud-orientale del promontorio, fu inglobato un tratto della cinta muraria, comprenden te anche una torre. Ad avviso del Demangel e del Mamboury, le caratteristiche strutturali di tale torre qua­drangolare suggerivano la possibilità di attribuirla al per ibolo precostan­tinian o, non escludendo l'eventualità di trovarsi addirittura dinnanzi ai più

antichi resti della cinta distrutta da Settimio Severo. Ed in effetti, i bloc­chi lapidei di grandi dimensioni (2,50 m. di larghezza per l m. di altez­

za) che ne costituiscono il basamento (l'alzato presenta invece palesi in­

terventi di restauro seriori), sui quali , oltretutto, si distinguono perfetta­mente i fori che dovevano alloggiare le grappe metalliche, richiamereb­bero alla memoria la tecnica impiegata nel peribolo d i Bisanzio descrit­ta da Dione Cassio ss. Il Miiller-Wiener, escludendo una datazione così alta, ritiene invece trattarsi di un'opera di restauro 'severiana', o anche più tarda s6•

Altrettanto esigue, e molto spesso di difficile interpretazione, sono

le vestigia superstiti di altri complessi monumentali di epoca rom ana, co­me nel caso - ad esempio - di un teatro, forse il theatrum majus men­

zionato nella Notitia urbis (inizio V sec.), la cui ubicazione segnalata da

un incavo, largo approssimativamente 100 m., che si distingue sul terreno al di sotto delle cucine del Topkap1 Sarap (cfr. Tav. II, fig. 2), vale a dire sulle pendici orientali dell'antica acropoli, è stata del resto di recen­

te confermata anche dal ritrovamento di una ser ie di sedili m armorei de­corati con zamp e leonine presso la Degirmenkap1, una porta che si apre infatti poco lontano nella cinta muraria prospiciente la riva del mare s7

Le strutture scavate invece nel 1913 in prossimità della cosiddetta Colon­na dei Goti, la quale si erge quasi sulla punta del promon torio, che ad

avviso del Mamboury potevano forse aiutare a localizzare il Kynègion o il theatrum minus, appartengono più verosimilm ente all'orfanotrofio bizanti­no intitolato ai Santi Pietro e Paolo sa.

Anche i presunti resti del Tempio di Apollo-Helios, individuati tra la Santa Sofia e la Santa !rene, nell'ambito delle seriori strutture dell'O-

35 H . ScHONEBECK, Die griechische, cit., p. 51; R. DEMANCEL - E. MAMBOURY, Le quartier, cit. , p. 53, fig. 57, tavv. VI, 2 e IX.

36 W. MOLLER-WIENER, Zur Frage, cit., nota 2 a p. 169. 37 G. MARTINY, The Great Theatre, Byzantium, «Antiquity», 12, 1938, pp. 89-

93, fig. a p. 91; G. BECATTI, Costantinopoli, cit., p. 885; R. jANIN, Constantinople, cit. , p. 17; H. T EZCAN, Topkapz Sarayz çevresinin Bizans devri arkeolojisi, Istanbul 1989, pp. 120-123, figg. 134-135.

u E. MAMBOURY, Les fouilles, 1936, cit., pp. 235-236; C. MANCO, Le dévelop­pement, cit., p. 34.

24

spizio di Samson, sono apparsi di difficile decifrazione sg. Il tempio non doveva essere comunque molto distante poiché tra i materiali recupera­ti vi è un frammento di cippo votivo recante la seguente iscrizione <<Gaion, figlio di Skumnos, ha fatto voto ai propilei di Apollo>> 10

• Sino ad oggi non è stata invece individuata alcuna traccia dei templi dedicati ad Afro­dite, ad Artemide e a Poseidon, che le fonti segnalano ugualmente nel­

l'area dell'antica acropoli 41•

Ben poco chiarificanti, almeno relativamente alla fase architettonica 'severiana', sono stati inoltre i risultati degli scavi del 1915, del 1927/28, del 1934 e del 1952 che riportarono alla luce le stru tture di un comples­

so situato sul lato sud dell'Ippodromo, identificato con le T erme di Zeu­xippo 12• Eccettuati alcuni frammenti di cornici e un r ilievo frammenta­to con la figura di una Najade, che, in considerazione dei caratteri ico­nografici e stilistici, potremmo attribuire con buone probabilità alla fase 'severiana', negli altri reperti scultorei emersi dagli scavi dovremmo piut­tosto riconoscere i resti di quella collezione di opere d'arte classiche che, come apprendiamo dalle fonti , completavano l'arredo del complesso ter­male ristrutturato da Costantino. Tra questi: un rilievo marmoreo d i sti­le neoattico con un'elegante figura femminile assisa, il frammento di una raffinatissima testa femminile di marmo pentelico, d i scuo la fidiaca, che è stata accostata alla Nemesi di Ramnunte, nonché tre grandi basi cilin­driche, due delle quali recano rispettivamente l'iscrizione EKABH e AIC­XENHC (Tav. V, figg. 8-9); sulle basi dovevano essere evidentemente col­locate le statue di questi personaggi, la cu i presenza nell'ambito delle Ter­me di Zeuxippo è del resto registrata nella Descrizione delle statue del gin­

nasio pubblico detto di Zeuxippo, poema in 426 esametri scritto da Cristo­doro di Copto nella Tebaide, vissuto sotto Anastasio (491-518).

Nella Descrizione sono elencate 80 statue o gruppi statuari seguendo la loro disposizione nell'ambito del complesso termale. Erano figure di personaggi mitologici, di divinità, di eroi della leggenda troiana, di. per­sonaggi della storia greca e romana, di oratori greci e latini. I singoh per-

39 E. MAMBOURY, Les jouilles, 1951, cit., pp. 438-439; M. RAMAZANOCLU, Neue Forschungen zur Architektur-Geschichte der lrene~-Kirche . und . de: K~mflexes der Sophienkirche, in <<Atti dell'VIII Congresso InternaziOnale d1 Stud1 BJZantmJ, Palermo 1951», «RSBN>>, VIII, 1953, II, 232-235. F. DIRIMTEKIN, Les jouilles jaites en 1946/ 47 et en 1958/60 entre Sainte Sophie et Sainte lrène, à Istanbul, «CahArch», XIII,

1962, pp. 161-185. 10 E. MAMBOURY, Les Jouilles, 1951, cit., p. 439; H. TEZCAN, Topkapz Sarayz,

cit., pp. 141-151, in par t. p. 148, fig. 165 (il frammento misura cm. 30 x ~7). 11 G. BECATTI, Costantinopoli, cit., p. 884; C. MANCO, Le développement, c1t. P·

18; G. DACRON, Constantinople, cit., pp. 68-69. 12 W. MOLLER-WIENER, Bildlexikon, cit., p. 51.

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sonaggi menzionati sembrerebbero tra l'altro identificati sulla base di iscri­zioni lette in loco dal poeta il quale palesa a più riprese un'intensa am­mirazione per la bellezza delle opere e per i tratti, non solo fisici, di al­cune figure, come, ad esempio, proprio nei riguardi della statua bronzea di Ecuba (vv. 176-189). Il brano dedicato a questa figura, descritta con il capo ammantato e in at teggiamento di profondo dolore, riveste peral­tro grande importanza documentaria, poiché le rappresentazioni pervenu­teci d i Ecuba appartengono tuùe alla pittura vascolare . Sarebbe inoltre suggestivo riconoscere nella figura di Eschine, molto probabilmente an­ch'essa di bronzo - lo si deduce dal verbo << lampeggiava» (i\<Hpa7t'te) -quella statua-ritratto dedicata da Licurgo nel 340 a.C. nel Teatro di Dio­niso ad Atene, dalla quale derivano alcune più tarde repliche romane, co­me, ad esempio, quella del Museo Nazionale di Napoli da Ercolano, il cui chiasmo contenuto sembrerebbe in effetti corrispondere all'atteggia­mento della statua costantinopolitana descritto da Cristodoro (vv. 13-1 6) 13

.

Piuttosto confusi sono altresì apparsi gli strati romani e preromani messi in luce nel 1927 e nel 1948/51 sul lato nord dell'Ippodromo 11

;

mentre invece nella medesima area, è stato possibile interpretare la stra­tigrafia di alcuni depositi di materiali classici più recentemente scoperti nel sottosuolo del cortile del cinquecentesco palazzo di Ibrahim Pa§a; rag­giunto il livello delle gradinate dell'Ippodromo, negli strati sottostanti è stato individuato un deposito con reperti d i ceramica corinzia e diversi frammenti di sculture, tra le quali un Ercole e un gruppo con due gio­vani assisi su una roccia, evidentemen te anteriori alla costruzione dell' Ip­podromo stesso; tranne una brevissima comunicazione, di questo scavo non è stato però mai fornito uno specifico rendiconto dettagliato 45

13 S. CASSON, in Preliminary report upon the excavations carried aut in the Hip­podrom of Constantinople in 1927, London 1928, pp. 26-27, figg. 35-36; D.T. RICE - S. CASSON, in Second report upon the excavations carried aut in the Hippodrome of Constantinople in 1928 an behalf of the British Academy, London 1929, pp. 18-21, 41-43, figg. 5a-b, 8-12, 48-50. Ad avviso di A. GRABAR, Sculptures byzantines de Con­stantinople (IV'- X 'siècles), Paris 1963, pp. 48-49, tav. XIII, 2, il rilievo con la Naja­de (Istanbul, Museo Archeologico, Inv.n. 4203) potrebbe essere al contrario da­tato alla prima metà del sec. V. Per l' vEKqJpCX(JLç 't'WV &yaAJLChCùV 't'WV eiç 't'Ò 01]JL6m.ov YVJLv&awv -.oiJ ÉmKaA.ovjLÉvov Zevç{nno di CRISTODORO di Tebe, cfr. Antologia Patatina, II, ed. F.M. Pontani, Torino 1978, pp. 65-87. Sull' iconografia delle due statue si veda: A. CoMOTTI, s.v. Ecuba, in EAA, III, 1960, p. 209; L. LAURENZI, s.v. Eschine, ibidem, p. 436.

14 R. DuYURAN, First report an excavations an the sile of the new Palace of ju­stice at Istanbul, <<lAMY», 5, 1952, pp. 33-38; IDEM, Second report ... , ibidem, 6, 1956, pp. 74-80, figg. 8, 16; J. LAFONTAINE, Fouilles, cit., pp. 372-373. Ad avviso del MAM­BOURY (Les fouilles, 1951, cit., pp. 455-459) alcuni tratti delle gradinate messi in luce sul lato est dell'Ippodromo potevano forse risalire ad epoca severiana.

45 Cfr. J.M. MELLINK, in «A] A>>, 81, 1977, p. 377.

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Altrettanto interessanti si sono rivelati i saggi di scavo condotti nel 1950 dal Ramazanoglu all'interno della chiesa della Santa Irene, i quali hanno por tato infatti al recupero di numerosi reperti ceramici di età gre­co-romana e, soprattutto, alla scoperta, a soli 30 cm. al di sotto del pa­vimento della navata centrale, di un tratto di pavimentazione m usiva a tes­

sere bianche e nere, di notevole qualità, con eleganti disegni geometri­ci: losanghe e rombi inscritti in rettangoli, fiori quadripetali e un'incor­

niciatura con un motivo ad onde; uno schema decorativo di tradizione ellenistica che, come attesta il mosaico in questione e altri similari esem­pi contemporanei, perdurò fino al II secolo 16 (Tav. V, fig. 10).

Alla fine del II - inizio III secolo può essere invece circoscritta con buona approssimazione la datazione di un lacerto di mosaico pavimenta­le policromo, di buona fattura, rinvenuto nel 1935, in occasione dei la­

vori di costruzione di un immobile a çatalçe§me Sokag1, a circa 100 m. ad ovest della Yerebatan Saray1. Nessuna informazione è stata purtroppo

fornita in merito agli eventuali resti dell'edificio cui apparteneva il mo~ saico, noto sinora unicamente n el particolare pubblicato dallo Schneider 17.

La composizione decorativa di questo mosaico, ora conservato nel Mu­seo Archeologico, è organizzata secondo uno schema geometrico che pre­

vede al centro un quadrato con la figura stante di Eros nudo con lo scu­do su fondo blu; al quadrato si coordinano quattro ottagoni contenen­ti i busti delle personificazioni delle Stagioni (quella della Primavera è an­

data perduta), caratterizzate dagli usuali attributi d istintivi; tra gli ottago­ni s'inseriscono figure cruciformi, contenenti croci disegnate da una guil­loche ovvero elem enti ovali, mentre alla base degli stessi sono rettango­li con stilizzati tralci di edera su fondo bianco; nelle risulte trovano po­

sto losanghe, alternatam ente rosse e bianch e; l' incornicia tura comprende

infine una duplice bordura con un meandro e una guilloche (Tav. VI, fig. 11; Tav. VII, figg. 12-13-14-15).

Tra i molti confronti, il più significativo, anche sotto il profilo sti­

listico, mi è apparso un mosaico di Hippona, datato al decennio 180/ 90,

46 M. RAMAZANOCLU, Neue Forschungen, cit., p. 235, tavv. LXXVI, 12 e LXXIIT, 15; E. MAMBOURY, Les fouilles, 1951, cit., p. 439; U. PESCHLOW, Die Irenenkirche in Istanbul. Untersuchungen zur Architektur (IM Beiheft, 18), Tubingen 1977, p. 21. Per questo tipo di mosaico e la sua diffusione si veda P. BRUNEAU, Exploration archéologique de Délos, XXIX, Les mosaiques, Paris 1972; H. jovcE, Form, Function and Technique in the Pavements of Delos and Pompei, «A]A» , 83, 1979, pp. 253-263.

47 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 4607. Cfr. E. MAMBOURY, Les fouil­les, 1936, cit., p. 279; A.M. ScHNEIDER, Byzanz, cit., p. 92, tav. 9; C. MANGO, Le développement, cit., p. 13.

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che mostra un analogo schema compositivo e , soprattutto, una personi­ficazione dell'Autunno molto vicina a quella del nostro mosaico 48•

Rammento infine, sia la più recente scoperta di stru tture di epoca romana, forse appartenen ti ad un complesso residen ziale suburbano, nel sotto suolo d ella basilica di San Giovanni di Studio, delle quali ignoriamo tuttavia la consistenza, non essendo stato ancora p ubblicato alcun rilievo 49,

sia quel piccolo edificio scavato a Silahtaraga, in un ter reno prossimo al­la riva sud-occidentale del Corno d 'Oro, non lungi dalla confluenza dei due fiumi Kag1thanesuyu e Alibeysuyu (gli antichi Kydaros e Barbyzes), le cosiddette Acque Dolci d'Europa 50; un sito dove la tradizione testua­le bizantin a ubicava l'ara dedicata a Semystra, vale a dire il primo luo­go prescelto dai colonizzatori di Megara 51 ; e l'antichità del sito è stata del resto attestata dal ritrovamento di alcuni reperti di ceramica arcaica 52.

All'origine, questo edificio, una stru ttura quadrata di 11 m. di lato, addossato ad una anfrattuosità rocciosa della collina, aperto sulla fronte, con nicch ie in spessore di parete, era un padiglione, o un ninfea, col­legato ad una villa, ovvero un piccolo santuario pubblico o semiprivato. All' interno fu recuperata una serie di sculture, parte delle quali erano col­locate n elle nicchie . Tra i pezzi più significativi e meglio conservati ricor­do le sta tue d i Apollo, d i Artemide e di Selen e, una testa di Eracle, un tor so maschile, u n medaglione con un busto femminile, tutti di marmo, nonché una figura di Gigante anguipede di pietra grigia; furono inoltre r itrovati numerosi frammenti di sculture d i più piccole dimensioni (Tav. VIII, figg. 16-1 7).

In considerazione delle cara tteristiche tecniche, iconografiche e sti­listiche, l'esecu zione di questo gruppo di sculture, che m ostrano tra l'al­tro evid enti tracce di restaur i antichi, è stata attribuita ad un atelier di scultori afrodisiensi, forse attivi nella stessa Bisanzio tra la tarda età an­tonina e la m età d el I II secolo . Se infatti la datazione delle statue del­le divinità e del Gigante anguipede, che componevano all 'or igine una Gi­gantomachia, può essere circoscritta con b uona ap prossimazio ne al terzo quarto de l II secolo, il med aglione con il busto femm in ile, insieme ai fram-

48 Cfr. D. PARRISH, Season Mosaics of Roman North Africa, Roma 1984, cat. n. 47, pp. 196-197, tav. 63.

49 MJ. MELLINK, in «AJA», 84, 1980, p. 517; U. PESCHLOW, Die j ohannes-Kir­che des Studios, in <<XVI. Internationaler Byzantinistenkongress. Akten, Wien 1981», II, 4, «j oB••, 32, 4, 1982, pp. 429-433.

50 N. DE CHAISERMARTIN - E. ÒRGEN, Les documents sculptés de Silahtaraga (In­stitut français d'études anatoliennes. Mémoire n° 46), Paris 1984.

51 Cfr. R. JANIN, Constantinople, cit., pp. 10-11. 52 Cfr. N. FIRATLI, cit. a nota 5 supra.

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menti di altri pezzi simili che forse decoravano l'esterno del piccolo edi­ficio, mostrano invece caratteri stilistici di epoca severiana; i restauri che interessarono soprattutto questo medaglione e la statua di Apollo r isali­rebbero infine all'e tà di Galliena 55.

L'attr ibu zione ad artisti d ella scuola di Afrodisia è senz'altro convin­cente e , sotto questa prospettiva, densa d 'implicazioni, poich é questo grup­po di sculture, in sieme ai succitati mosaici pavimen tali sono tra le poche testimonian ze 'cer te' della cultura artistica di Bisan zio romana, la quale apparirebbe dunque perfettamente aggiornata alle tendenze di gusto con­temporanee, smenten do quin di quel giudizio a suo tempo espresso d al Mat­thiae che, in u n saggio dedicato alle origini d ell'arte costantinopolitana, aveva defin ito la città p recostan tiniana <<Un centro senza storia e senz'ar­te». Presunzion e alquanto sconcertante, basata soprattutto sulla pubblica­zione delle stele e dei sarcofagi rinvenu ti nelle necrop oli urbane che, a suo avviso, m etteva in luce una produzione di qualità decisamente sca­dente e artigianale, sintomatica d'inerzia inventiva, stante evidentemente a segnalare il fatto che Bisan zio fosse tagliata fuori da ogni corrente vi­va della con temporanea cultura figurativa 54•

Le nostre cono scenze in merito alle tradizion i ar tistiche fior ite a Bi­sanzio in epoca romana sono in realtà molto lacunose, m a i pochi do­cumen ti superstiti, p ur n ella loro esiguità e problematicità, lasciano in tra­vedere una situazion e culturale ben diversa e sen z'altro da r iconsiderare con maggiore a ttenzione.

Non è tuttavia facile mettere coerentemente a fuoco il contesto ar­tistico della città romana. Se si eccettuano i sarcofagi e le stele, il cui va­lore documentario r iguarda soprattutto l'epigrafia 55, si tratta effettivamen­te di una produzione di qualità piuttosto corsiva, con forme e reperto­ri iconografici reiterati senza alcuna vivezza creativa, si veda ad esempio il sarcofago d ella famiglia di Demetrios (III secolo) 56 (Tav. VIII, fig. 18); per numerosi altri reperti scul torei erratici, per lo p iù ritrovati in circo-

5~ N. DE CHAISEMARTIN - E. ÒRGEN, Les documents, cit., p. 90ss. 54 G. MATTHIAE, Problematica delle origini bizantine, <<RINASA», n.s. XV, 1968,

pp. 76-124, in part. pp. 86-87. 55 Per le stele cfr. nota 8; per i sarcofagi si veda inoltre N. FIRATLI, Short reports

on finds and archaeological activities outside the Museum. l. Finds Jrom çemberlita~ District, <<IAMY», 11/12, 1964, p. 208, tav. 34,4 (area del Foro di Costantino); IDEM, Brief archaeological news. l. New finds Jrom Beyazit, <<IAMY», 13/ 14, 1966, p. 225, tav. 68,2 (BayaZit); si rammenta anche un sarcofago con acroteri decorato con ero­ti vendemmiatori più recentemente rinvenuto a Kocamustafapa~a, cfr. J.M. MEL­LINK, in <<AjA», 75, l 971, p. 179.

56 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 4997 (da Bayaz1t). Cfr. N. FIRATLI, Le livre, cit., n. 200, pp. 119-120, tav. XLIX.

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stanze occasionati, sussistono motivati dubbi in merito ad una loro ori­ginaria appartenenza alle fabbriche greche e romane di Bisanzio. Impe­ratori e sultani, fino ad epoche relativamente recenti, riutilizzarono ne­

gli edifici costantinopolitani un gran numero di spoglie classiche fatte ve­nire dalle città del loro Impero; non va peraltro dimenticato che, anco­ra di recente, il commercio antiquario ha continuato a far affluire ad Istan­bul oggetti di provenienza varia e lontana 57.

Molte difficoltà complicano inoltre lo studio di questi materiali scul­torei, troppo spesso pubblicati con generiche informazioni sul sito e sul­le circostanze del ritrovamento, talora senza precise indicazioni relative al­

le dimensioni, non sempre corredati da una documentazione fotografica,

e in massima parte da tempo dimenticati nei depositi del Museo Archeo­logico. Nella speranza che in un prossimo futuro si possa procedere ad una sistematica catalogazione di questi ed altri materiali archeologici di

epoca greca e romana, si è qui cercato di riunire per la prima volta la

documentazione disponibile in merito ai reperti scultorei romani che for­se, meglio di altri, permettono di farci un'idea della loro consistenza e, soprattutto, della loro problematicità.

La precedenza spetta a quei pezzi dei quali esiste una documenta­zione fotografica, o quantomeno una riproduzione grafica, e dei quali è noto il luogo di ritrovamento. Essi sono: una lastra di marmo sulla quale

è ricavato un medaglione con il busto di uomo anziano, recuperato nel quartiere di Vefa, per il quale si potrebbe eventualmente suggerire un con­

fronto con le sculture di Silahtaraga, e quindi proporre una datazione al­la m edesima epoca 58; una base, sulla cui fronte è scolpito a bassorilie­

vo un combattimento di animali 59, ed un frammento di una statua co-

57 Avvertimento questo più volte ribadito da L. ROBERT, in <<RA>>, 1933, 2, pp. 126-128; ID EM, Pierres errantes. Muséographie et onomastique, <<Berytus», 16, 1966, pp. 5-39; IDEM, Documents d'Asie Mineure, <<BCH », 102, 1978, pp. 395460, in part. p. 452ss. Per l'afflusso di opere classiche in epoca bizantina, m i limito a r icor­dare R.M. DAWKINS, Ancient Statues in Medieval Constantinople, <<Folk-Lore», XXXVI, 1924, pp. 209-248; C. MANGO, Antique Statuary and Byzantine Beholder, <<DOP», 17, 1.963, pp. 55-75; G. DAGRON, Constantinople, cit., p. 127ss.; per l'epoca ottomana, st veda soprattutto W. MOLLER-WIENER, Spoliennutzung in Jstanbul, in Beitriige zur Altertumskunde Kleinasiens. Festschrift Jur Kurt Bittel, Mainz am Rhein 1983, pp. 369-382.

58 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 2478 (marmo, cm. 56 x 42,5). Cfr. G. MENDEL, Catalogue des sculptures greques, romaines et byzantines, Constantinople 1914, III, n. 1309, p. 5 19.

59 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n . 2393 (marmo, cm. 36 x 105 x 62). Cfr. G. MENDEL, Catalogue, cit., III, n. 13 10, pp. 519-520.

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lossale raffigurante una divinità fluviale 60, entrambi rinvenuti nel quar­

tiere di Aksaray, il pessimo stato di conservazione dei quali impedisce però una puntuale lettura iconografica e stilistica. Si rammenta inoltre: un in­consueto pezzo di marmo scolpito a guisa di scabra roccia dalla quale fuo­riescono due mani che si stringono, trovato ad Unkapant 61

; una fram­mentata statua maschile togata venuta alla luce durante i lavori di costru­zione di un immobile vicino ad Ordu Caddesi, datato al III secolo 62 (Tav. IX, fig. 19), e i materiali scultorei recuperati nello scavo di S. Polieuc­to, comprendenti un frammento di statua faraonica, alcune stele funera­rie, due rilievi frammentati con figure muliebri, tre piccole teste femmi­nili originariamente appartenenti ad un più ampio rilievo, d i cui una mo­stra evidenti tracce di non finito, nonché due tor si maschili di piccole di­mensioni caratterizzati da una lavorazion e paragonabile a quella delle già citate statuette di Silahtaraga 63

Nell'ambito dell'eterogenea serie di pezzi classici esistenti o provenien­ti dal Topkap1 Saray1, si rammentano in particolare i frammenti di tre di­versi sarcofagi figurati, del cosiddetto tipo Sidamara, databili entro la pri­ma metà del III secolo, di cui uno, di pregevolissima qualità, mostra due eleganti figure femminili iconograficamente ricollegabili al mito dionisia­co 61 (Tav. IX, fig. 20). Dal già ricordato scavo dell'Ospizio di Samson

60 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 5488 (ritrovata in Millet Caddesi). Cfr. <<lAMY», 11/12, 1964, p. 120 (la documentazione fotografica è stata invece pub­blicata in <<lAMY», 10, 1960, penultima tavola) .

61 Istanbul, Museo Archeologico, lnv. n. 5487. Cfr. ibidem. 62 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 6083 (alt. cm. 136). Cfr. N. FIRATLI,

Recent important Jinds in Istanbul. 6. Male statue discovered in O;du Street, Laleli, Istanbul, <<IAMY», 15/16, 1969, pp. 195-196, fig. 12 (il ritrovamen to avvenne pres­so la moschea Kiztlta~).

63 R.M. HARRISON, Excavations, cit., cat. nn. 23a-d, pp. 165-167, figg. 266-277. L'attenzione sulle analogie con le sculture d i Silahtaraga è stata richiamata da N . DE CHAISEMARTIN - E. ÒGEN, Les documents, cit. , p. 95.

64 Il primo frammento (alt. cm. 56) sul quale vediamo il torso nudo, inqua­drato da un ampio mantello, di un uomo assiso su uno sgabello ricoperto da una pelle di leone, fu trovato nel 1913 nel parco del Serraglio, ora nel Museo Ar­cheologico, Inv. n. 2700 (cfr. G. MENDEL, Catalogue, cit., III, n . 1313, pp. 522-523). Il secondo frammento è stato invece trovato nel 1974 presso l' Ahtrkap t-Incili K6$k (cm. 140 x 60) e conserva, all'in terno d i una quinta architettonica del tipo Sida­mara, due figure femminili stanti, di cui una regge tra le braccia un bambino, ora n el Museo Archeologico, Inv. n. 7440 (cfr. H. TEZCAN, Topkapz Sarayz, cit., pp. 375-376, fig. 542). Il terzo è invece un p iccolo frammento (cm. 29 x 36) del­la parte basamentale con resti di una colonnetta tortile ed un piede maschile, ora al Museo Archeologico (senza n. inv., cfr. ibidem, p. 376, fig. 544). Sempre nel Topkapt Sarayt fu recuperato un rilievo votivo d ionisiaco (cfr. A.M. MANSEL, Er-

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provengono invece un trono ed un bacino marmoreo decorato con una pr~tome .leonina 65 (Tav. IX, fig. 21); un sedile marmoreo con zampe le­omne (di teatro?) fu rinvenuto anche in Kible Sokag1 durante i lavori di canalizzazione urbana 66.

Tra i materiali classici recuperati invece in occasione dei lavori di costruzione del Palazzo di Giustizia, in un'area coincidente con il lato nord dell'Ippodromo, merita di es.sere segnalata una splendida statua frammen­tata, di p iccole dimensioni, raffigurante un Tritone, con il torso di mar­

mo bianco: mentre il mantello e la parte inferiore anguiforme, abilmen­

~~)~onnessi seguendo le venature, sono di pietra grigia scura (Tav. X, fig.

Questo notevole pezzo - ricordo - è stato stilisticamente avvicina­ta alle sculture di Silahtaraga, attribuendone quindi l'esecuzione allo stes­

so atelier di scultori afrodisiensi attivi a Bisanzio. Ed in effetti un raffron­

to tra il Tritone ed il Gigante o, ancor meglio, con il torso maschile di

Silaht~ra~a (cfr. Tav. VIII, fig. 17) è senz'altro pertinente: si noti soprat­tutto Ii VIbrante modellato delle masse muscolari e l'attenta riproduzio­

ne dei particolari anatomici. L'attribuzione proposta troverebbe del resto

c~nf~rma an.che a.lla .luce di una serie di sculture 'bicrome', per lo più di piccole dimensiOm, trovate proprio ad Afrodisia, tra le quali una fi­

gura frammentata di Eros, che dimostrano come questa raffinata tecni-

- ca scultorea fosse una virtuosistica 'specialità' delle botteghe locali 67. Ri­

s~etto ai pez~i rinvenuti ad Afrodisia, l'esempio costantinopolitano si di­stmgue tuttavia per una ancor più pregevole esecuzione, apprezzabile nel­l'accurata r ifini tura dei particolari.

Sempre in merito al Tritone, si ricorda che lo J anin - certamente

werbu~gsbericht des Antikenmuseums zu Istanbul seit 19!4, II, <<AA>•, 1933, pp. ll5-140, m part. p. 139, fig. 23. Inv. n. 4019, cm. 36x55) ed una testina maschile con berretto (cfr. H. TEZCAN, Topkapz Sarayz, ci t., p. 386, figg. 562-563; Museo Archeologico, Inv. n. 5816).

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F. DIRIMTEKIN, Les Jouilles, cit., p. 181, fig. 19; H. TEZCAN, Topkap1 Saray­l, Cit., pp. 147-148, fig. 164. Il pezzo, trovato nel corridoio n. 2, misura cm. 55 x 75 x 45.

66 A.M. SCHNEIDER, Byzanz, cit., p. 93, fig. 48 e tav. 9.

67 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 52~7 (alt cm. 46). Cfr. <<IAMY,, 7,

1956, p. 54, fig. 5; N. DE CHAISEMARTIN - E. ORGEN, Les documents, cit., p. 91. Nello scavo furon o i~oltre recuperati: un frammento di statua di alabastro (Inv. n. 5158), una testa d1 leone (Inv. n. 5163) e un bacino di marmo con anelli de­corati da teste animali (Inv. n. 5162), cfr. <<IAMY», 6, 1953, p. 61. Per altri re­perti, cfr. <<IAMY,, 7, 1956, p. 54; <<IAMY», 8, 1958, p. 55.

Per gli esempi di Afrodisia si veda K.T. ERIM, Aphrodisias City of Venus Aphrodite, London 1986, figg. a p. 146.

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-in considerazione del sito in cui fu recuperato - suggerì d ' identificarlo con uno dei pezzi della famosa collezione di antichità riunita nei primi anni del V secolo dal patrizio Lauso nel suo palazzo, i cui resti sono sta­ti riportati alla luce proprio in quell'area urbana 68•

Durante i lavori di costruzione del Palazzo di Giustizia fu altresì rin­venuta una base marmorea di forma cilindrica sulla quale, come informa una lunga iscrizione dedicatoria, era collocata la statua di bronzo di Theo­phane di Mitilene votata dai suoi concittadini nel I secolo a.C.; secondo il Robert, questa statu a, di dimensioni colossali, poteva forse far parte del­l'arredo dell'Ippodromo per il quale, come è noto, Costantino ed i suoi successori, fecero venire un gran numero di opere d'arte da molte cit­tà dell'Impero 69

68 R. jANIN, Constantinople byzantine. Notes sur des nouvelles découvertes, <<REB», 12, 1954, pp. 210-213, in part. p. 210. Per il Palazzo di Lauso cfr. W. MOLLER­WIENER, Bildlexikon, cit., pp. 238-239.

69 Cfr. L. ROBERT, Théophane de Mytilène à Constantinople, «CRAJ,, 1969, pp. 42-64. Per l'arredo statuario dell'Ippodromo cfr. C.Q. GIGLIOLI, La Scilla di bronzo e le altre statue della spina dell'Ippodromo di Costantinopoli, <<AC», 6, 1954, pp. l 06-ll2; G. BECATTI, La colonna coclide ist01iata, Roma 1969, p. 198ss.; G. DACRON, Naissance, cit., pp. 139-140; IDEM, Constantinople, cit., p. 131ss.

La raccolta di opere d'arte antiche a Costantinopoli fu un fenomeno di ri­levanti proporzioni, soprattutto nel IV-VI secolo. Come si evince dalle testimonian­ze testuali, specie le Parastaseis, i Patria, la già ricordata Descrizione di CRISTOOo­RO di Copto, nonché GIORGIO CEORENO (Compendium Historiarum, cd. E. Bekker (CSHB, 3), Bonn, 1938) e NICETA CI·IONIATE (De signis constantinopolitanis, ed. E. Bekker (CSHB, 26), Bonn 1835, pp. 854-868), che tramandano un vero e proprio elenco di statue classiche esistenti nella capitale, pochi sono in realtà i pezzi ri­collegabili a Bisanzio antica, tra i quali le statue del mitico fondatore Byzas e della moglie Fidalia; la maggioranza era infatti di altra origine. E i patriografi, che attingono queste informazioni da non meglio precisabili cronache o compi­lazioni antiche, menzionano determinate città il cui contributo fu prcponderan­te, ad esempio Nicomedia, Iconio, Cyzico c Roma, segnalando tra l'altro alcuni sostanziosi 'arrivi' che danno l'impressione di razzie sistematiche. Da una notizia dei Patria (II, 73, ed. Th. Preger, p. 189), riguardante proprio l'Ippodromo, si ricava oltretutto una sorta di vero e proprio indice delle provenienze. Di quel mul­tiforme museo di capolavori classici, che furono tra l'altro partecipi in diversi mo­di della cultura e della vita quotidiana di Costantinopoli, ben poco è scampato agli incendi o ai vandalismi degli iconoclasti e dei latini che fusero la maggior parte delle statue bronzee. Sono pervenuti sino ai nostri giorni solo la quadri­ga, trasportata a Venezia nel 1204 dal doge Enrico Dandolo (G. PERROCCO, I ca­valli di S. Marco a Venezia, in I cavalli di S. Marco, catalogo della mostra, Vene­zia 1977, pp. 59-92; L. BORRELLI VLAD - A. GUIDI TONIATO, Fonti e documentazio­ni sui cavalli di S. Marco, ibidem, pp. 137-148), e il frammento, ancora in situ, del tripode serpentiforme votato dalla lega greca al santuario delfico in memoria del­la vittoria di Platea nel 476 a.C. (cfr. W. MOLLER-WIENER, Bildlexikon, p. 71, con bibl.). Eccettuato l'articolo del MAN CO, Antique Statuary, cit., ed il saggio del DA­GRON, Constantinople, dedicato specificatamente alla testimonianza dei Patria, man­ca a tutt'oggi uno studio d'insieme sull'argomento.

33

Nel~'area del Foro di Costantino, ed esattamente I·n se d occasione dello . asso I un nuovo immobile tra Pe khane C d . . mvece trovati nu merosi fram t" d~ a desi e Divanyolu, fu rono lizzati come materiale da cost~:z~ I ~ statue cl~ssiche che erano stati u ti­sto di Artemide (del qual I,one. tra q~esti un medaglione con il bu-

e non e stata pero pubbl" 1 tazione fotografica) ed il fr d" . Icata a cuna documen-

ammento I un piccolo delfino di quale sarebbe suggestivo r iconoscere una di . marmo n el patriografi segnala · . quelle <<sirene dorate>> che i

. vano propno nell'ambito forense 70

DI un certo interesse sono infine i - . l . . no del protiro della Porta d 'O I _pezzi c assiCI recuperati all'ester-tinente al pannello latera! d"ro. n par~colare r icordo i l framm ento per-

e I un sarcoiago del ·dd . . ra con una figura maschile to at cosi e tto tipo Sidama-una delicata testina femminileg i;e:~i~~c::aagconnataS dia un fquadrupede 71 ed

d" . , e ene, acen te all'o · · ~ar~g 12~n) PQIU ampio rilievo ~a~abile ai primi anni del III secolo 12 r~~~v~

' . . ueste sculture, msieme ad altre andate . ratamente d escritte dai · . . . perdute, ma reite-

viaggiaton occidentali palinsesto decora tivo m s . ' componevano una sorta d i

• e so m opera nel XIV 1 · 1 · al quale, in quel declinante momento d 11 seco o ai _ati d~l protiro, nopoli era molto b b"l e a parabola stonca di Costanti-

' pro a l mente affidato un embi . saggio evocativo delle passate glorie d 11 . alema~Ico~ nostalgico mes-A . e a cap1t e d Onente 73

questo pnmo gruppo di sculture se ue . te una serie d i pezzi la . . g un secondo, comprenden-

cm esistenza 0 scopert , . alcuna documentazione illustr t" E . a e stata segnalata senza

. a Iva. ssi sono: una testa di N tt d non megho specificata testa maschile 74 nonch , .l. e uno e una ' e un n 1evo votivo dioni-

. 70 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 5554 C , jmds and archaeological aclivilies oulside the M . l fr._ N. FIRATLI, Shorl reporl on <<IAMY», 11/12, 1964, pp. 207-209 tav 37 useum, , Fznds_Jrom_ çemberlita; Dislricl, seis, 15, ed. Th. Preger p 30 ~ G . ' l. Per la tesumomanza delle Parasta-

71 Istanbul, Museo Arcl~eol~:c; I~v D~c~~~7 Coslanlinople, cit. p. 137. SEL, Erwerbungsberichl des Anliken ' . . (cm. 68 x 43). Cfr. A.M. MAN-173-210, in part. p. 176· n, MAmCRuslDeumsszucislanbul seil 1914, l, <<AA», 1931, pp.

' · Y - ASSON E t" Constanlinople, «Archaeology», 81, 1931 . 63-8 '. xcava zons al the Golden Gale, LAWRENCE, Addilional Asialic Sarcophagi' p~AAR 4, ~~ part. p. 76, tav. XXXIX. M. pp. 138-139, fig. 24. ' " ''• ' 1951, PP· 115-166, in part.

72 TH. MACRIDY - S. C 34). ASSON, Excavalions, cit., p. 80, tav. XLI, 2 (cm. 25 x

73 Tra le meno note testimonianze relativ · T . . disegno dell'italiano Scarella cf F B e ai n !CVI m questione si veda un d " C ' r. . ABINGER Francesco Se [[ .

z oslantinopoli (circa 168J) «Ri . t d' ' are a e z suoi disegni p. 159, fig. n. 7. ' VIS a arte», s. III, 35, 1961, pp. 153-167, in part.

74 Istanbul, Museo Archeologico Inv n 4053 ( SEL, Erwerbungsbericht, I, cit., p. 192. . . alt. cm. 24). Cfr. A.M. MAN-

34

siaco 75, tu tti provenienti dal Topkap1 Saray1; una piccola statua di mar­mo raffigurante Pan con la siringa rinvenuta nel già ricordato scavo di çatalçe§me Sokag1 76; una statua maschile acefala trovata in Atatiirk Bul­van in occasione di uno scasso per le fondazioni di un nuovo edificio delle Poste 77; le già citate sculture emerse dagli scavi condotti nel cor­tile del Palazzo di Ibrahim Pa§a 78; due picole erme provenienti da un saggio di scavo effettuato nel 1936 ad est d ella Santa Sofia

79; un torso

di Afrodite trovato a Saraçhaneba§I 80; infine, i non m eglio precisati re­perti venuti alla luce negli anni quaranta durante i lavor i di costruzione della nuova Università, i quali, come più volte è stato sottolineato, furo-

no un vero e proprio massacro archeologico 81

Nell'ambito di un terzo gruppo è invece compresa una serie di ri-

tratti rinvenuti ad Istanbul o nelle immediate vicinanze; oltre a questi esem­plari con provenien za documentata, ve ne sono poi numerosi altri, con­servati nello stesso Museo Archeologico di lstanbul o presso locali colle­zioni private, n onché in musei di altre nazioni, senza provenienza certa, ma per i quali un'origine costantinopolitana viene implicitamente data per scontata 82• Al momento mi limito pertanto a rammentare i pezzi con pro­venienza accertata, che sono: un ritratto di Tiberio r ilavorato nel IV se­colo trovato nell'area del Foro di Costantino 83

, un ritratto di Marco Au­relio 81, un ritratto maschile della metà del II secolo r invenuto in pros­simità della Aga Carni 85, un ritratto di Alessandro Severo con corona ci-

75 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 4236 (alt. cm. 20), da Zincirli Ham.

Cfr. ibidem, p . 192. 76

lstanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 4232 (alt. cm. 16). Cfr. ibidem, p. 191.

77 lstanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 5556. Cfr. N. FIRATLI, Short report on Jinds ... , 3 - Finds al Unkapani, «IAMY», 11/12, 1964, p. 210. Nello scavo fu al­tresì recuperata la stele funeraria di Lollia Salbia (tav. 37,3; Inv. n. 5557).

78 Cfr. J.M. MELLINK, in «A]A••, 81, 1977, p. 377. 79

lstanbul, Museo Archeologico, Inv. nn. 3891-3892. Cfr. H. WREDE, Die spiitan· tike H ermengalerie von Welschbilling, Berlin 1972, pp. 130 e 140. Lo studioso se­gnala altresì una doppia erma classica nel giardino dello stesso Museo.

80 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 5301. Cfr. «IAMY», 8, 1958, p. 60.

81 Per questi materiali si rinvia agli elenchi delle acquisizioni del Museo Ar­

cheologico pubblicati in «IAMY», 3, 1949, p. 52; «IAMY» 4, 1959, p. 60.

82 J. lNAN - E. ALFùLDI RosENBAUM, Romische und byzanlinische Portriitplastik aus

der Tiirkei, Mainz am Rhein 1979, cat. nn. 279-284, 296-298. 83

Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 5555. Cfr. N. FIRATLI, Shorl report ... , 1 - Finds Jrom çemberlitas, cit., p. 208, tav. 34,1-2; J. INAN - E. ALFOLDI RosEN­BAUM, Romische, cit., cat. n. 14, pp. 68-68, tav. 12, 3-4.

84 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 4492 . Cfr. ibidem, cat. n. 56, p. 107,

tav. 50, 3-4. 85

Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 4772. Cfr. ibidem, cat. n. 271, p. 280,

tav. 193, 5-6. 35

vica, di raffinata es · 24) . ecuziOne, trovato presso la Fatih Carni 86 (Tav XI fi

' u n ntratto femminile di epoca antonio . . ' Ig. 87 . a nnvenuto nel Topkap s

rayi e un n tratto maschile datato al d I a-cuperato a Laleli-Mesih p l . secon o quarto del III secolo re­

a§a, non ungi dal Myrelaion 88 v~ce da ~ocalità s~burbane: un ritratto maschile del II sec~l:r~:e~:;t.o i8~-e un n _tratto di Caracalla, da Rumeli Hisar 9o (Tav. XI 'fi 25 oy '

Se SI eccettua quest'ultimo ritratto di C . ' I?. ). dissequa replica di d . Il . aracalla, classificabile come p e-

un mo e o stereotlpo occidental . r lano al contrario caratteristiche stilistiche e, tutti g l altri rive-d izioni scultoree microasiatiche. strettamente collegate alle tra-

Veniamo infine alle sculture in funzion . . allo stato attuale delle no t e archltettomca delle quali,

s re conoscenze 0 r d' . za di più dettagliate informazioni al rigu~rd:er m~g IO t Ire, . m mancan-co puramente indica tivo. Tra i pezzi più int ' possl~mo ·ormre un eleo­mento di architrave decorato con irali d' eressantl rammento un fram­pidario della Santa Sofia 91 ti l g_ I acant~,. o~a conservato nel La-

le ad una serie di decori ~las~~i O!Ji~::es7~~i ~ S~lhstJcamen~e paragonabi­nea 92 (Tav. XII fi 26)· . . Cl d! epoca tra!anea e adria-

' g. , notevoli sono moltre d . . ne decorati con girali di' t . ue segmenti dJ trabeazio-

acan o contenenti prot . . r . . gono simmetricamente ai lati d' om! amm a l che SI dlspon-calice foliare 93 per i quali ali l ~n bu~to femminile fuoriuscente da un

' a uce di un confronto con un fregio di

86 Istanbul, Museo Archeolo i I 126, tav. 65. g co, nv. n. 4811. Cfr. ibidem cat. n. 73, pp. 125-

87 Istanbul, Museo Archeologico Inv 5816 .. 280, tav. 193, 3-4. ' · n. · Cfr. zbzdem, cat. n. 270, pp. 279-

88 Istanbul, Museo Archeologico In 4 71 .. 282, tav. 204, 5. ' v. n. 9. Cfr. zbzdem, cat. n. 273, pp. 281-

89 Istanbul, Museo Archeologico I 4655 tav. 193, 1-2. ' nv. n. . Cfr. ibidem, cat. n. 269, p. 279,

90 Philadelphia, University Museum Inv n MS 216 Cfr .b.d tav. 63. ' · · · · z z em, pp. 123-124,

91 Lapidario della Santa Sofia Inv n 208 ( cheologico con Inv. n. 391 I dr 'A M. M ' cm. 36 x 141), già nel Museo Ar­fig. 18. ' . . . ANSEL, Erwerbungsberichle, l, cit., p. 198,

92 Cfr. W. KOENICS - W RADT E in Ka. . l' gamon, «lM>> 29 1979 PP. 317 35,4 zserzezl zcher Rundbau (Monopteros) in Per-

. ' ' ' · - , tavv. 111 2 118 2· A vzsch-lrajanischer Archilekturjassaden E h , , ' , . BAMM~R, Elemente jla-Archaologischen Instituts» 52 197a8us:j198:p0esos, <1ahreshefte des Osterreichischen

93 I ' • , pp. 67-90. stanbul, Museo Archeologico I 2738

2: cm. 20,5 x 196 5 x 70) p ' nv .... nn. . -2739 (1: cm. 20,5 x 201 x 70 5· . ' · rovengono tOrse dat 1 · d 11 . ' '

la pnma linea ferroviaria Cf G M avon e a messa tn opera del-622; J. M.C. TOYNBEE- J.B·. w:·RD-PER~~N~E~ Catalogue, cit., nn. 1409-10, pp. 619-perial Art, «PBSR, XVIII 1950 l 43, ~opled Scrolls: a Hellenistic Motif in /m-

, ' ' pp. - , tn part. p. 33.

36

Sabratha e con un pilastro riutilizzato nella chiesa di San Lorenzo fuori le mura a Roma, ritengo si possa motivatamente suggerire una datazio­ne all'età tardoseveriana 94 (Tav. XII, figg. 27-28). Alla medesima epoca ricondurrei anche la datazione delle raffinate cornici a suo tempo rinve­nute nella Balaban Aga Mescidi 95 che trovano a mio avviso un adegua­to confronto negli esuberanti decori p lastici del teatro romano di Perge 96. Ricordo infine un grande architrave marmoreo decorato con file di fu­sarole e con un kyma lesbico recentemente recuperato presso la Belgrat Kap1 e due plinti (la cui ornamentazione - fregi con kyma lesbico, pal­mette, foglie lanceolate e file di fusarole - indica palesemente una da­tazione alla fine II - inizio III secolo) riutilizzati nella Yerebatan Saray1, la Cisterna Basilica, insieme a due frammenti di un'unica colossale chia­ve di volta di marmo proconnesio decorata con grandi protomi di Gor­goni 97 (Tav. XIV, fig. 31; Tav. XV, figg. 32-33).

Una delle due Gorgoni appare pressoché identica - e non solo sot­to il profilo iconografico - a quelle scolpite su un similare elemento ar­chitettonico, anch'esso di marmo proconnesio, che fu recuperato nel 1869 nelle fondamenta di una casa situata a sud della colonna porfiretica di Costantino, ora nel giardino del Museo Archeologico 98 (Tav. XVI, figg. 34-35).

91 Cfr. ibidem, tavv. XVII e XXVI, l. 95 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. nn. 4291-93 (complessivamente misura­

no cm. 83 x 270). Cfr. A.M. MANSEL, Erwerbungsberichl, l, cit., pp. 198-199, fig. 19; IDEM, The Excavation of the Balaban Agha Mesdjidi in Istanbul, «ArtBull», 15, 1938, pp. 210-229; E. MAMBOURY, Le fouilles, 1936, cit., pp. 267-268; N. DOLUNAY, An llluslrated Guide to the Greek, Roman and Byzantine Architeclural and Sculptural Collection in the Archaeological Museum of lstanbul, Istanbul 1968, pp. 120-121; T. MATHEWS, The Byzanline Churches of lslanbul. A Photographic Survey, University Park­London 1976, fig. 25.27; W. MOLLER-W1ENER, Bildlexikon, cit., pp. 98-99; S. EYICE, Les églises byzanlines à plan centra! d'lstanbul, «CARB», XXVI, pp. l 15-149, in part. pp. 120-124 (con datazione al V sec.).

96 Cfr. J. INAN, Perge Kazzst, 1987, Ytlt çalismalan, «KTS», X, 2, 1988, pp. 197-245, in part. fig. 38. Mostrano le medesime caratteristiche stilistiche anche le cor­nici del Mausoleo Occidentale di Side, cfr. A.M. MANSEL, Side (Antalya Bolgesin­de Ara~ttrmalar, 10), Ankara 1978, p. 296ss., figg. 355-356; J. KRAMER, Zu eini­gen Architekturleile des Grabtempels Westlich von Side, «Bonner Jahrbuchcn•, 183, 1983, pp. 145-166.

97 Questi ed molti altri elementi scultorei esistenti nella cisterna sono per co­sl dire riapparsi a seguito di un pregevolissimo restauro del complesso (1987): cfr. L. TONGUç, The Basilica Cistern (Yerebatan Sarayz) and the other cisterns of Istanbul, Istanbul l 988, pp. 11-23, figg. a pp. 21, 23.

98 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 3214. Cfr. C.C. Curtis, Broken Bils, cit., Il, n. 31; J. EBERSOLT, Conslantinople byzantine et les voyageurs du Levant, Pa­ris 1919, p. 260, fig. 58; G. BECATTI, Costantinopoli, cit., p. 888; R. jANIN, Con­stanlinople, p. 315; N. DOLUNAY, An l llustrated Guide, cit., p. 121; C. MANCO, Le développemenl, cit., pp. 25-26.

37

Malgrado i guasti sofferti da questa scultura, rawisiamo infatti il m e­desimo modellato asciutto ed essenziale, sia nelle chiom e, dalle quali fuo­riescono le spire attorte dei serpenti che annodano le code sotto i men­ti tondeg?ianti, _sia nei volti sui quali si distinguono le stesse sottili pie­ghe a sptgolo VIVO che raccordano le narici al labbro superiore. L'altra

Gorg~~e. d~l~a. Cisterna_ m~stra al contrario un'esecu zione più rifinita e ~on pt~ _mctsi~I contrasti chiaroscurali, specie nelle ciocche dei cap elli che mcor~tciano l ovale del viso pervaso da un vago senso d i stupore espres­so dai grandi occhi sbarrati e dalla bocca con le labbra d ischiuse che la­sciano intravedere la chiostra dei denti (cfr. Tav. XV, fig. 23).

La colossale chiave di volta del Museo Archeologico, sinora nota uni­cam ente attraverso i disegni al tratto del Curtis e dell' Ebersolt è stata identificata - evidentemente in rapporto al sito del ritrovamen~o - co­

me_ elem:nto apparte~en~e ali~ strutture del Foro di Costantino. Tale ipo­t~s~ . d,ovr_a ~ss~re pero nconsiderata, poiché non è da escludere la pos­stbdtta dt nfenrla piuttosto, insieme al pezzo della Cisterna, alla stoà 'se­verian~'· l rispettivi luoghi di r itrovamento coincidono del resto con gli estremi della stessa stoà (l'ubicazione della Cisterna confina con l'inizio

d~lla s~rada p?rtic~ta), i cui accessi, come si evince dalla già ricordata te­stimom anza dt Zostmo, dovevano essere inquadrati da archi monum enta­li .. Non si ravvisano peraltro sostanziali controindicazioni sul piano stili­stico che ne escluderebbero a priori una datazione ad e tà precostantiniana.

Owiamente l'ipotesi che qui si propone dovrà essere ulteriormente verificata, prendendo in esame anche gli altri elementi classici riutilizza­t~ nella Cisterna, tra i quali i già citati plinti e un raro capitello corin­ZIO ovale, con foglie di acanto dai margini ritagliati a dentelli ed il cui abaco, raddoppiato nella parte centrale (decorato con un kyma ionico e con un fregio di fogliette lanceola te), reca una maschera teatrale· tale ca­~itello tro~a in_fa tti dei si_gnificativi r iscontri tipologici e stilistici' proprio m una sen e_ d t e~emplari datati all'età severiana 99 (Tav. XVII, fig. 36). An~he :uesti ~ezz1 potrebb_ero essere in effetti delle spoglie della stoà 'se­venana che, ncordo, fu distrutta da un incendio nel 512, oppure di un altro complesso monumentale romano rovinato dagli incendi divampati nel

99 E. MAM~OURY - TH. WIEGAND, Kaiserpaliiste, cit., p. 57, tav. CXVII; R. KAuTz~cH, Kafzt~llstu_dien. Beitriige zu einer Geschichte des spiitantiken Kapitells im Osten vom vzerten biS . ms szebente Jahrhundert, Berlin-Leipzig- 1936, n. 34 7, p. 117; W.E. BETSCH: The_ HtStory, Production, Distribution of the Late Antique Capitai in Constantino­ple, Umverstty of Pennsylvania P~. D. Diss. Fine Arts 1977, Ann Arbor 1979, pp. 183-1_84,_ fi?. 128; ~· _ToNc~ç, The Basili_ca Cistern, cit., fig. a p. 15. Tra gli esemplari sevenam SI vedano m particolare quelli della basilica di Leptis Magna, cfr. E. voN MERCKLIN, Antike Figuralkapitelle, Berlin 1962, n. 564, p. 231, figg. 1066, 1070.

38

centro di Costan tinopoli nel 532, durante i disordini della rivolta Nika 100

È d'altronde opinabile che gli elementi architettonici in questione furo­no riutilizzati in occasione dell'ampliamento della Cisterna voluto da Giu-

stiniano 101.

Per quanto riguarda infine i capitelli classici, va subito detto c~e ~l numero degli esemplari sinora pubblicati è irr ilevante rispetto a quelh est­stenti ad Istanbul, parte dei quali è conservata nel Topkapt Sarayt, nel Museo Archeologico e nel Lapidario della Santa Sofia. Relativamente ai capitelli di tipo corinzio si tratta per lo più di pezzi molto ~rammenta­ti i quali possono essere comunque classificati come manuf~tti delle bot­teghe attive nell'orbita delle cave del Proconneso durante Il Il - III se­colo 1o2 (Tav. XVII, figg. 37-38); lo stesso dicasi per i capitelli di tipo io-

nico 108

1oo Cfr. A.M. ScHNEIDER, Brande in Konstantinopel, «BZ», 41, 1941, pp. 382-4o3, in part. P· 384; R. GUILLAN D, Autour d~ ~ivr~ de~ Cérémonies de ~onstantine Porphyrogénète. La Mésè ou Régia. 'H MéC:7J, 7J P7]'}'La,. m «Actes du VI Congr~s International des Études Byzantines, Pans 1948», Pans 1951, Il, pp. 117-182, m part. p. 172. W. MùLLER-WIENER, Bildlexikon, cit., pp. 2~9-270.

101 Cfr. E. MAMBOURY - TH . WIEGAND, Kaiserpaliiste, c1t., pp. 54-71; R. jANIN, Constantinople, cit., pp. 208-209; W. MOLLER-WIENER, Bildl~ikon, cit., pp. 283-285. Da GIOVANNI MALALAS (Chronographia, XVIII, 17, ed. L. Dmdorf, c1t., PP· 4~543?) sappiamo che Giustiniano convogliò nella Cisterna l'acq_ua dell'acque~otto d1 Adna­no. A questo proposito rammento che il MANGO (Le ~eveloppement, ctt.,_ ~ - 20) pro­pone d'identificare questo acquedotto con quello d1 Valente .. Ipo~es1_ mt~rcssan­tc, ma da verificar e ulteriormente, anche alla luce della test~momanza d1 GIOR­GIO CEDRENO (Compendium Historiarum, 8-10, cd. E. Bckker, c1t., P· 685) dal qua­le si apprende che ncll'undicesimo a~no di _regno Giu~tino II. (565-_578) rcstau~ rò due grandi acquedotti: u no denommato d1 ':a~ente, ~ alt:o ?l Adnano. Non e comunqu e da escludere l'eventualità che la nouzm facoa n fenment.o a due _trat­t i del medesimo acquedotto, l'uno urbano, l'altro extraurbano, p:r t l q~ale SI. ve­da S. EYICE, Byzantinische Wasserversorgungsanlagen in Jstanbul, «Le1chtwe1ss-lnsutut fiir Wasserbau Braunschweig. Mitteilungen>>, 64, 1979, pp. ~-6.

102 Per il Topkap1 Saray1 mi riferisco all'esemplar~ pubbhc~to da H . TEZCAN, Topkapz Sarayz, cit., p. 317, fig. 435, ed al pezzo che s1 trova all esterno dell~ San­ta Irene (1990). Sempre nel Topkap1 Sarayt, cd esat~am~nte nel terzo corulc, fu trovata anche una grande colonna romana (ora nel gmrdmo del Museo Archc~lo­gico) con il fusto scanalato e rudentato, cfr. N. FIRATLI, Les nouvelles trouvatlles de Topkapt Sarayz, << IAMY>>, 11/12, 1964, pp. 1 99-~06, in pa~t. nota 4, tav. XXVI.

Per il Museo Archeologico si vedano invece gh esemplan Inv. nn. 2302, 2~09, 2311, cfr. G. MENDEL, Catalogue, cit. , III, nn. 1202-1204, pp. 442-443. l~ cap itel­lo n. 2311 (cfr. tav. XVII, fig. 37) può esser e accostato ad un pezzo ~~ ~ar~o proconnesio di Ostia, datato alla metà del II secolo (P. PENSABENE, Scavt dz Ostw,

VII, I capitelli, Roma 1973, n . 346, pp. 96-9_7, tav .. XXXIV).. . Nel Lapidario della Santa Sofia segnalo m parucolare gh esemplan nn. 192-

193 (viale d'ingresso, a sinistr a, prima della biglietteria) e quello sopra la col~n­na n. 125 (presso il muro di cinta). I primi due trovano un adeguato termme

39

Nell'ambito di questa eterogenea collezion e di sculture classiche do­vremo includere ancora due pezzi di particolare interesse documentario: un g~ande m.edaglione marmoreo con protome di Gorgone ed un gran­

de ~~l~s~ro d1 marmo proconnesio che, in epoca non meglio precisabile, fu nutihzzato nelle strutture del cosiddetto Palazzo di Giustiniano 0 del Bukoleon (Tav. XVIII, fig. 39).

Questo grande supporto monolitico comprende una semicolonna ad­dossata ad un pilastro e una· base di tipo attico; n ella p arte inferiore d el

fusto è scolpito un cespo formato d a cinque grandi foglie di acanto d al quale, ai lati della foglia mediana, fuoriescono due tralci di vite che sal­gono intrecciandosi fino alla sommità del fusto stesso con sei circonvo­luzioni grosso modo circolari; da ognuna di queste si dipartono due ra­~i più o meno simmetrici i cui tralci, con foglie, fiori e grappoli , si ri­ptegano e s'intrecciano all'interno degli avvolgimenti; altri rami simili si dispongono all'esterno. Il pilastro è separato dalla colonna da un'incor­niciatura con kyma lesbico trilobato all'interno della quale vediamo, in b as­so, un cespo formato da tre foglie di acanto verticali alte e strette e da tre foglie più piccole rivolte verso il basso; dalla foglia mediana n asce un girale d'acanto che descrive fino alla sommità otto circonvoluzioni ch e si avvolgono alternatamente a destra e a sinistra. Il piedistallo comprende

una .base .attica con il toro superiore rivestito da due sovrapposte coro­n e d1 foghe lan ceolate sormontato da una zona r icoperta da foglie d i acan­to. La p arte tergale è priva di d ecorazioni, ma è perfettamente rifinita. Gli ornati della colonna sono stati quasi interamente realizzati con lo scal­p ello, mentre invece per quelli del piedistallo e del pilastro fu impiega­to anche il trapano 104 (Tav. XIX, fig. 40-41).

di raffronto in un altro capitello ostiense, ugualmente di marmo proconnesio da­tato alla seconda metà del II secolo (P. PENSA BENE I capitelli ci t n 359 p ' 99 tav. XXXV). ' ' ., . ' . '

Ampliano la documentazione relativa ai capitelli corinzi microasiatici del II­III ~e~olo gli e~empl~i del Museo di Izmir recentemente pubblicati da V. IDIL, Konn_~tSche. Kapztelle .zm Museum von Izmir, <~ahreshefte des Òsterreichischen Archaologtschen Instttuts», 53, 1981/82 (Beiblatt), pp. 149-186.

Sono purtroppo di difficile decifrazione le fotografie dei capitelli pubblicati dal ~ETS.CH (The History, cit., pp. 186-187, figg. 130-1 31 ), per i quali sarei comun­que ~~~cime a proporre una datazione anteriore al IV secolo.

Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 2725 (G. MENDEL, Catalogue, cit., III, n .. ~~97,_ pp. 438439); Inv. n. 4522bis (da Aksaray, N. AscARI, in The Anatolian Czvzhzatzons, II, Istanbul 1983, cat. n. 372, p. 135). Nello stesso Museo è altre­sì conservato un capitello dorico rinvenuto a sud del palazzo del Bukoleon (G. MENDEL, Catalogue, cit., III, n. 1196, p. 438.

104 lstanbu~, Museo Arc_h~olo~ico, lnv. n. 2704 (alt. m. 4,78). Cfr. J. EBERSOLT, Rapport sommazre sur une mtSszon a Constantinople, «Nouvelles Archives des Missions

40

Nonostante i guasti e le rotture sofferte da questo notevole elemen­

to architettonico, che l'Ebersolt vide ancora in situ prima che quel set­tore dell'edificio fosse d emolito p er lasciare posto alla seconda linea fer­

roviaria, riconosciamo immediatamente nella tecnica della lavorazione e nella selezione dei lessici ornamentali i modi e i repertori degli sculto­r i asiani attivi tra la seconda metà del II e i primi anni del III secolo.

Per lo stile ed il gusto compositivo, nonché per la perizia con la qua­

le sono stati risolti gli effetti chiaroscurali e per l'a ttenzione con la qua­le è stata riprodotta la natura organica degli elem~nti v~getali, un co~­fronto con i raffinati decori plastici delle Terme d1 Adnano ad Afrodl­sia Io5 0 con i pilastri dell'arco quadrifronte e della Basilica severiana di Leptis Magna 1o6 appare senz'altro indicativo. Il raffronto più stringente

è tuttavia rappresentato da un frammento di gran~e colonna ~o~servat~ nel piccolo museo en plein air di Erdek, forse prov~~1ente ~alla v1~1~a ~yzt­co, sulla quale è scolpita una esuberante composmone d1 pampm1 d uva intrecciati assai simili, anche sotto il profilo tecnico-esecutivo, a quella del

pilastro costantinopolitano 107 (Tav. XIX, figg. 42-43).

Scientifiques>>, n.s. 1913, pp. 15-16, tav. XIII; G. M~NDEL, __ Cata_logue, cit., III, n. 1179, pp. 424-427; E. MAMBOURY - TH. WIEGAND, KatSerpalaste, Clt., pp. 16-17, tav. XXXIX; J.M.C. TOYNBEE - J.B. WARD PERKINS, Peopled Sc~olls, cit., ~- 33 e nota 182; B. AsHMOLE, Cyriac of Ancona and the Tempie of Adrzan at ~yzzcus, <~ournal of the Warburg and Courtauld Institu te>>, 19, 1956, pp. 179-191, _m part. p. 186, tav. 39b-c; A. GEYER, Aspekte der Bauornamentik von Alahan Monastzr, <1AChr», 27/ 28, 1984/85, pp. 151-170, in p art. p. 158, tav. 1 Oc. Nelle strutt~re del_ palazz~, ed esattamente in una delle porte, fu riutilizzato un segmento d1 cormce classi­ca, cfr. G.U. SPENCER CORBETT, The Buildings to the North of the ~ucoleon Harbour called «House of justinian», in The Great Palace ... , Second Report, ctt., p. 169ss., fig.

41, tav. 41b. Jo5 Cfr . M. SQUARCIAPINO, La scuola di Afrodisia, Roma 1941, p. 59ss., tavv.

XIX-XX; K.T. ERIM, Aphrodisiade, «A]A», 71, 1967, pp. 23~-243, in part. p. 234, tav. 65, 34; J.B. WARD-PERKI NS, Nicomedia and the Marble Trade, «PBS_R" •. LX~ •. 1980, pp. 23-69, in part. p. 58ss., tavv .. XXIV-:OC~· Si vedano ou:che 1 ptlastn d1 Bolu-Claudiopolis (nella foto qui pubblicata a1 lati del grande p1lastro), cfr. J.B. WARD-PERKINS, ibidem, p. 59, tav. XXVIIc-d. . .

1o6 Cfr. R. BARTOCCINI, L 'arco quadrifronte dei Severi a LepctS (Leptzs Magna), «Africa Italiana>>, 4, 1931, pp. 32-152; J.B. WARD-PERKINS, The A~t _of the Severan Age in the Light of Tripolitanian Discoveries, «Proce_eding~ of _the Bnttsh Academy>>, 37, 1951, pp. 296-304, tavv. V-VI, VIII; loEM, Nzcomedza,_ ctt., ~- 59: tavv. XXVI­XXVII; M. FLORIANI SQUARCIAPINO, Sculture del Foro Severzano dz Leptzs Magna, Ro­ma 1974, pp. 92-152, tavv. XLV-LXXV.

101 Cfr B AsHMOLE Cyriac of Ancona, cit., p. 189, fig. 39d-e; A. GEYER, Aspek-

t "t .158. tav. 10b: Come mostra la fig. 43 alla Tav. XIX il frammento (alto e, Cl ., P· , l f f t

cm. 120 ca.) è stato interamente scavato all'interno. Un a_ tro rammento, o o-grafato nel sito del tempio nell'agosto 1979, è stato pubblicato da M. MUNDELL

41

Queste notevoli affinità iconografiche e stilistiche hanno tra l'altro suggerito all' Ashmole l'ipotesi che entrambe le sculture siano spoglie del­lo scomparso Tempio di Adriano a Cyzico, del quale ci è tuttavia con­servata memoria nelle descrizioni e nei disegni quattrocenteschi dell'an­conitano Ciriaco Pizzicolli 108.

La posizione di Cyzico in prossimità della costa meridionale del Mar di Marmara e a poche ore di navigazione da Costantinopoli, facilitò sen­z'altro lo spoglio dei suoi complessi monumentali e le fonti ci testimo­niano questa pratica sin dall'età costantiniana. Da Cyzico infatti Costan­tino fece venire una serie di colonne e di statue che furono collocate al­

l'esterno dell'Exokionion 109, altre statue per l'arredo dell'Ippodromo 110 ed anche un orologio di bronzo che fu posto nel Foro 111 . Secondo la te­stimonianza di Zosimo, inoltre, prove niva dall'area di Cyzico anche quel­

la statua di Rea che Costantino modificò facendole assumere le sembian­ze della Tyche della Nuova Roma e che fu collocata nel tempio del Te­

tràstoos 112•

Colonne provenienti da Cyzico furono in seguito messe in opera nel­la fabbrica giustinianea della Santa Sofia 113; dalle Parastaseis apprendia­mo inoltre che nell'anno 626 Cosroe II asportò una statua dal porto di Cyzico 114; ancora nel primo X secolo numerosi blocchi di marmo con iscrizioni classiche, ugualmente provenienti dall'area di Cyzico, furono ri­scolpiti e messi in opera nella chiesa nord del monastero di Costantino Lips 115

MANGO, The Continuity of the Classica{ Tradition in the Art and Architecture of Nor­thern Mesopotamia, in East of Byzantium: Syria and Armenia in the Formative Period, ed. N.G. Garsoi'an - T.F. Mathews - R.W. Thomson, Washington 1982, pp. 115-134, in part. p. 119, fig. 5.

108 Cfr. B. AsHMOLE, Cyriac of Ancona, cit., figg. 36-39. 109 Patria, II, 54, ed. Th. Preger, p. 181. Cfr. G. DAGRON, Constantinople, cit.,

p. 129. 110 Patria, II, 73, ed. Th. Preger, p. 189. Cfr. G. DAGRON, Costantinople, cit.,

p. 131. 111 Patria, III, 12, ed. Th. Preger, p. 218. 112 ZOSIMO, Historiae, Il, 31, 2-3. Cfr. W. AMELUNG, Kybele orans, ·~d!», 14, 1899,

pp. 9-22; G. DAGRON, Naissance, cit., p. 373; ID EM, Constantinople, cit., p. 68. m De structura Templi S. Sophiae, 2, ed. Th. Preger, p. 77. Cfr. G. DAGRON,

Constantinople, cit., p. 197 e nota a p. 217. 114 Parastaseis, 6; cfr. Av. CAMERON - ]. HERRIN, Constantinople, cit., pp. 64-

65. m Cfr. C. MANGO - E.J.W. HAWKINS, The Monastery of Lips (Fenari !sa Camii).

Additional Notes, <<DOP>>, 18, 1964, pp. 311-315; J.-L. ROBERT, in «Bulletin épigra­phique>>, 1966, n: 254; L. RoBERT, Documents, cit., p. 452ss. e nota 18 (con al­tri esempi analoghi).

42

Dallo stesso Pizzicolli apprendiamo tra l'_altro chde i~teri c:ic~~ad~::~~ . d C ico a Bursa VIa Mou ama e c e,

mi venivano trasportati a yz . . b modo di consta-. · ·t (1431) e la sua seconda visita ( 1444 ), eh e . . al

pnma VISI a tate altre due colonne viUnee d tare che nel frattempo erano state aspor

· d' Ad . 116 Tempio 1 nano · M h d' Solima utilizzate anche nella osc ea 1

-Spoglie di Cyzico furono , d 1 XVIII

. r (1555 57) 117. e ancora intorno alla meta e no a Costantmopo l . f - . ' h~ le fortificazioni del promontorio d i

l , il W ood ad m armarci c l f b seco o, e proprie cave d i materiali per e a -Cyzico erano sfruttare come vere e

. l 118 briche della capita e . . . . . di C zico furono altresì ri-

Alcune iscrizioni provementi dal gmnasi~ ~ d ll'800 dal Dethier co iate nel quartiere delle Blacherne verso a meta e

p l~ e dal Mordtmann . d Cyzico potreb-

La postulata prove~i~nza del ~~la~:~ i:sci~~:u~:~en~ualità che fosse be essere dunque plausibile, mda. cio l i monumentali di Bisanzio. Co-

. t . d ato p er uno el com p ess stato pmttos 0 1 e . . ~ · ·' · ordati mosaici pa-me indicano infatti le sculture di Silahtaraga e l gia n e tenden-

. . . . ente partecipe delle contemporanee vimentah, BisanziO er~ p~enam d . b bile che il progetto di ricostru-

. t' h E non e d altron e Impro a . . . ze artiS IC. e. ' . d l 193/ 194-196 fosse ispirato ai medesimi zione avviato dopo l asse~IO e . . . d o l'ampliamento di Leptis intendimenti che in q~egh stessi a7·m gtm b~v:: tra l'altro, darci un'idea, Ma na i cui complessi monumenta l po re . ' . . . 120 co!e ~a suggerito il Becatti, d i quelli perduti di BisanziO

. ndeur l B. de Rossi au sujet du Tem-116 Cfr T REINACH, Lettre a M. Le Comma . . 520 521· B Asl-IMO-

. · 1890 516-545 m part. PP· .. ' · ple d'Adrien à Cyzique, «BCH», 14• ' PP· ' LE, Cyriac of Ancona, cit., P· 179ss:_ . . . t (1550-1557), Ankara 1972,

117 b. BARKAN, Sillemanye Camn ve zmarett znsaa t

passim. H The Travels or «Palmyra» Wood in 1750-51, «]HS••, XXXVII, 118 Cfr. C.A. UTTON, '.1

1927, pp. 102-128, in part. P· ~11-119 L RoBERT, Documents, clt., P· 453- al t ar·10 nella nostra seui-. . z· . 884 Se con r 120 G BECATTI, Constantmopo '· Clt., P· · . d' C . non scarterei la pos-. · a spoglia 1 yZico,

tura si può effettivamente n conoscere un . . All'epoca similari elemen-. età costanumana. ' ·

sibilità che tale trasporto avvenne m d' moda si vedano ad esempiO ti in funzione architettonica dovevano esser_e \:r;~n Pietr~ di Roma Q.B. WARI)­le colonne tortili vitinee donate da ?ostantmo iral columns, ·~RS>>, XLII, 1952, pp.

PERKINS The Shrine of St. Peter and 'ts twelve_ s~ . ulteriormente attestata • . · roas1auca v1ene ora f

21-33) la cui eventuale provemenza miC s·· l von Ephesos, <~ahreshe te • M W ER Gewundere au en

da due esemplari di Efeso ( . . EGN , . ,, 51 1976/77, PP· 49-64. des Osterreichischen Archaologtschen lnsututs l, ' vitinee. Da TIIEOPIIANE Con-

. · ltro altre co onne 332) A Costantinopoli esistevano pera (CSHB 32), Bonn 1838, ~- ap-tinuatus (Vita Basilii, V, 89, ed. E. Bek~er . ·n 'opera nel Kainourgion alcune prendiamo infatti che Basilio I (867-88 mise l

43

U na problem atica analoga a quella del pilastro VItm eo viene rip ro­posta in linea di m assima dal già citato m edaglio n e marmoreo con pro­tom e di Gorgone che fu recuperato in per fetto stato d i con servazione in prossimità della Santa Sofia, intorno alla m età dell'800, molto p robabil­m ente durante i lavori d i costruzio ne dell'Università O ttom ana 121 (Tav. XX, fig . 44).

Nel volto leggermen te girato verso destr a d ella Gorgon e dalla con­venzionale bellezza appena turbata da un 'espression e di stupita sorpresa, sottolineata an ch e dal corrugar si della fronte e dal corruccio dello sguar­

do , n el trattam ento vibratile delle g uance carn ose, n ella bocca dischiusa,

n ella massa tormen tata e profo ndamen te chiaroscurata delle chiome ric­ciute alle quali s 'intreccjano due ser penti, co n le tes te ch e sbucan o in al­to, ai lati delle a le tte, men tre le code si annodano sotto il mento ton­deggiante con la fossetta, si r iscontrano d elle n otevoli affinità tipologiche e stilistich e con la multiforme serie d i Gorgoni m icroasia tich e del II - III

secolo 122

. Affin ità che risultan o an cor più evidenti alla luce d i un con­fronto più r avvicinato con i medaglioni con protomi di G orgoni e d i al­tre mitiche p ersonificazioni che decoravan o il por tico del fo ro severiano di Leptis Magn a scolpiti appunto da artisti asiani 123•

Potremmo d un q ue ipot izzare che il m edaglio n e in questio ne svolges­se eventu almente un'analoga funzio ne decorativa nell'ambito del Tetràstoos,

la megiste agorà severian a di Bisanzio, la cui ubica zione coincideva, tr a l'al­tro, con il sito dove fu recuperato 121. T u ttavia, il fatto che il m edaglio­n e sia sta to trovato erratico, ha suggerito al Mango la possibilità d'iden­t ificarlo p iuttos to con una d i quelle «m asch ere d orate» d i Gorgoni, pro-

colonne decorate con pampini ed eroti. Da G. WHELER (Voyage de Dalmatie et du Levant, The Hague 1723, I, pp. 251-252) sappiamo che anche nel padiglione del Sultano Murad III (1575-1595) nel Topkap1 Sarap vi erano colonne analoghe. Il CURTis (Broken Bits, cit., I, figg. 15-16), infine, vide nel 1872, presso la punta del Serraglio alcuni frammenti d i colonne simili.

121 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n . 145 (diametro, cm. 102). Cfr. E. GoLD,

Catalogue explicatif, historique et scientifique ... , Istanbul 1871, n. 38; S. REINACH, Marble head in the Tchinly Kiosk, «A]A», 2, 1886, pp. 314-317, tav. X; O. HAMDY, Catalogue des sculptures, Constantinople 1893, ill. sulla copertina; G. MENDEL, Ca­talogue, cit., I, n . 45, pp. 361-362. La scultura, che conserva ancora qualche trac­cia dell'originaria policromia negli occhi e nei capelli, fu molto probabilmente tro­vata intorno alla metà del sec. XIX, durante i lavori di costruzione dell'Univer­sità Ottomana.

122 Cfr. A. BARATTOLO, Afrodisia e Roma, nuove testimonianze per la storia del­

la decorazione architettonica, «RM,,, 89, 1982, pp. 133-151. 123 Cfr. M. FLORIANI SQUARCIAPINO, Le sculture, cit., pp. 65-90, tavv. XXV-XL,

m particolare i nn. 5-8 e 62. 124

Cfr. R. j ANIN, Constantinople, cit., pp. 59-61.

44

n ienti dall'Ar tem isio n di Efeso, le qu ali, com e registra~o- i patriografi, ve ' l t 'bolo della Chalkè giustinian ea, un edificiO che sorge-decoravano 1 ves I d

1 va ugualmente in una posizion e non troppo discosta dal luogo e suo

r itrovamento 125

. -1

· · · Le incertezze sulla p rovenienza dei reperti scultorei c assici rm_venu-

ti in area costantinopolitana, m esse sop rattutto in ris_alt? ~a q~esti d~~ ezzi ossono evidentem ente spiegare perché gli studiosi SI t:o~mo a I­

~a io' :ell'esprimere u n giudizio sul contesto artistico della Citta roma~~ dig Bisanzio, ch e, effettivam ente, sembrerebbe scomparsa senza aver lascia

to d i sé alcuna traccia visib ile . . . , . _ M ad lstanbul com e del resto m tu tte le citta che s~ tra a seppu re ' · · 1 tut

sformano e r icostruiscon o sulle p iù antich_e, sono o:mai_ spant~ quas : te le tracce dell'abitato romano, e molte di quell_o bizantmo, esiste un mo num ento - l'enigmatica Colo n na dei Goti, che SI erge sulla pu nta del ~ro-

ntorio a vedetta dell'imboccatu ra del Bosforo - il quale potrebbe or­

:orappr~sentare un'isolata testimonian za d i ~isanzio, ~o~~rrende~~7e;.te scampata alle distruzioni degli uomin i e degh elementi (Tav. ' Ig. 45).

d . . della colonna deriva dalla sib illina iscrizione lati-La enommazwne . . . , 1 RE-na che si legge sulla fronte dell'alto liscio p iedistallo: FORTUN:-E . DUCI OB l DEVICT OS GOTHOS, mentre, sul lato opposto, si legge m

reco tra i b r acci di una croce: IC XC NIKA 127 _ • •

g Le testimonianze testuali perven uteci sulla Colonn a d~I Goti son_o p_ur-1 . l due volte il monu mento viene menzJOnat.o troppo moto esigue - so o . ' 'd 'fi

dalle fonti bizantine - e la loro p roblematicità ne impedisce un I enti 1-cazione p lausibile.

1959 100 Le Parastaseis, 44a 12s c MANGO The Brazen House, Copenhagen • P· · 1,

1. h

1 . ' 51 52 163) informano tra a tro c c << c ed i Patria, II, 28 (ed . Th. Preger, pp. d'- : ttro furono collocate nell 'anti-maschere>> con le Gorgoni erano otto, f I CUI quat ella Chalkè a sinistra del­co Palazzo del Tauro, mentre le altr e uronodpos_ e nl· che c' DAGRON Con-l'ingresso, sormontate a una croce. d Al nguar o st vec a an ~- '

stantinople, cit., PP·_ 1~0, 1fi38-~ 3d9: t d W MùLLER-WIENER, Bildlexikon, cit., P· 126 Oltre alla b1bliogra 1a m 1ca a a · . l7· A

53, si veda: P.A. DETH.IER, Le Bos~hore et . Consta;~~nopl~n~::~~-~ ;::z;;o:-archtolo: VAN MILLINGEN Byzantzne Constantznople, clt., p . ' J. 0 :. · he Plastik der

' . l 21 9 t 5· j KOLLWITZ stromtSc o-ique à Constantinople, Pans 9 ' P· ' av. ' · l t ' b z Guide Touristique, o· · B 1· 1941 21· E MAMBOURY, san u · theodosianischen Zell, er m ' P· ' · . l" · 909· ID EM La co-Istanbul 1951, pp. 266-267; G. BECATTI, CostantznopoBt, cit., p.p ·s ' 1982 ,p 484

. 7· E CO CHE DE LA FERTÉ, L'art de yzance, an ' . ' lonna, ot., p. 28 , · .

34 H TEZCAN Topkapt Sa-

fi 654 982. c MANGO Le développement, ctt., P· ; · ' ' Igg. ' ' . '

rayt, cit., pp. 164-165, fiGig.8290286. Cf C MANG O The Byzantine lnscriptions of Con-127 CIL, III, 733; CI , · r. . ' 6 in art 62.

stantinople: A Bibliographical Survey, <<A] A», 55, 1951, pp. 52-6 ' p . P·

45

Dal De Mensibus di Giovanni Lydos, compilazione erudita del VI se­~olo che registra anche le più disparate curiosità antiquarie costantinopo­htane, apprendiamo infatti che la colonna fu eretta da Pompeo Magno nel nome della Fortuna che aveva salvato la città da Mitridate e dai Go­ti (della Crimea); notizia che ad avviso dell'autore veniva confermata dal contesto della succitata iscrizione latina della quale fornisce peraltro la tra-duzione greca I2s. .

Da Niceforo Gregoras, che scrive nel XIV secolo, vien e invece rife­r ita una tradizione secondo la quale la colonna era a suo tempo coro­nata da una statua di Byzas di Megara, il mitico fondatore della città 129.

Al di là della palese sfumatura leggendaria, entrambe le testimonianze

no~ sono tuttavia prive di un certo interesse documentario, poiché umlateralmente sottolineano la 'antichità' del monumento.

. Relativamente poche sono anche le testimonianze dei viaggiatori oc-Cidentali, ai quali era infatti solitamente precluso l'accesso ai giardini del Serraglio fino al 1913 130. Distinguiamo tuttavia la Colonna dei Goti nel

ben noto panorama cinquecentesco dell'olandese Mattia Lorichs 131 ed an­che in una meno nota veduta della punta del Serraglio disegnata nel 1685 dall'" al" s 132 1t 1ano carella . Posso altresì segnalare un inedito disegno a pen-na del bolognese Marsili il quale, tra i pochi europei ammessi nei giar­

dini del Serraglio, ebbe modo di vedere da vicino la colonna in occasio­ne del suo soggiorno costantinopolitano del 1658 133• Meritano infine un a

pur breve menzione le romantiche litografie ottocentesche dell'Allom 131

e del Bartlett nelle quali vediamo la Colonna dei Goti circondata, come oggi, da una corona d'imponenti ippocastani 135.

Anche la letteratura critica è piuttosto scarsa. Solo poche righe so-

128 GIOVANNI Lvoos, De Mensibus, III, 47, ed. E. Bekker, cit., p. 48. 129 NICEFORO GREGORAS, Historia Byzantina, VIII 5 PC 148 481AB 1~0 . J J J ' •

m ]. EBERSOLT, Constantmople et les voyageurs, cit., pp. 22, 158, 208, 212. Cfr. E. OnERHUMMER, Konstantinopel, cit., p. 10, tav. 2.

132 F. BABINGER, Francesco Scarella, cit., p. 157, fig. 5. m Bologna: Biblioteca. Universitaria, Ms 51, fol. 109r. Nella didascalia si leg­

ge _"C~lonna d1 marmo b1anco». Il manoscritto, inedito, contiene, come specifi­ca 11 ~1tolo auto_grafo, ~<Diversi fatti della prima andata e soggiorno di Costanti­nopol~ (16~~h ill~stratl anche da una serie di disegni. Cfr. L. FRATI, Catalogo dei Mss dz Luzgz Ferdmando Marsili conservati nella Biblioteca Universitaria di Bologna Firenze 1928. '

1s1 Cfr. Istanbul und der Bosporus. Die Metropole am Goldenen Horn und Ihre Nachbarorte nach Stahlstischen von der Zeichnungen Thomas Allom 's, ed. D. Horner, Hamburg 1986, tav. 21.

135 Cfr. D. TALBOT RicE, Costantinopoli-Bisanzio-Istanbul, Londra 1965, fig. 1 (da ]. PARDOEs, The Beauties of the Bosphorus, 1836).

46

no state finora dedicate alla Colonna dei Goti, per la quale sono state tra l'altro proposte differenti identificazioni, e quindi diverse datazioni, nell'ambito di un periodo compreso tra l'età severiana e la prima me­tà del V secolo. A prescindere dalle testimonianze di Giovanni Lydos e di Niceforo Gregoras, la colonna è stata infatti messa in rapporto ad un complesso monumentale severiano, ovvero è stata considerata un monu­mento celebrativo della vittoria sui Goti dell'imperatore Claudio Il o di Costantino; in termini m olto vaghi è stato alt resì ipotizzato un collega­

mento con la dinastia teodosiana 136•

La datazion e all'età costan tiniana, che attualmente raccoglie il con-

senso degli studiosi, lascia tuttavia alquanto perplessi , poiché, a meno che non si consideri il grande capitello corinzio che corona l'alto e slancia­te fusto di marmo proconnesio della colonna un elemento di spoglio, i suoi caratteri tipologici e stilistici indicano chiaramente un'epoca senz'al­

tro anteriore al IV secolo 137 (Tav. XXII, fig. 46). Del resto, anche il Betsch, che sembra accettare u na datazione all'e­

tà costantiniana, palesa un certo disagio nell'accostare questo capitello ad altri esem plari corinzi costantinopolitani del IV secolo, con i quali infat­ti esso ha ben poco in comune 138• Tale datazione può essere peraltro immediatam ente esclusa da un confronto con la serie di capitelli corin­zi prodotti ed espor tati t ra la fine d el III e i primi decenni del IV se­colo dagli opifici dei marmorari attivi nell'orbita delle cave dell'isola di Proconneso 139• In questi esemplari si nota infatti un sensibile processo

136 R. JAN IN, Constantinople, cit., pp. 85-86. L'attribuzione all'età. teodosiana dc­riva da un'errata trascrizione dell'epigrafe latina pubblicata da J. DALLAWAY, Con· stantinople Ancient and Modern, London 1797, p. 21 e nota r, e quindi da E.A. GROSVENOR, Constantinople, London 1895, I, p. 386.

137 La colonna è alta complessivamente m. 15. La datazione al regno di Co­stanzo II (337-361) è stata suggerita da F.W. DEICHMANN, in <<BZ», 64, 1971, P· 512, soprattutto alla luce di un confronto tra la base, di tipo attico, con ~rofi­li semplificati, della nostra colonna e quelle della basilica cristiana installatas1 nel Tempio di Apollo di Side. . .

138 W.E. BETSCH, The History, cit., pp. 183-186, fig. 129. Le argomentaZIOni dello studioso in merito ai capitelli corinzi costantinopolitani riferiti al IV sec. non sono del tutto convincenti. Appaiono tra l'altro troppo tarde le datazioni sugge­rite per un capitello della cisterna 10 (p. 188, fig. 63), per un altro nella ~Jstc_r­na 15 (p. 188, fig. 132), nonché per un capitello rinvenuto nello scavo ~cii atno della Santa Sofia (p. 194 ), per i quali ritengo più probabile una collocazwnc en-

tro la prima metà del sec. IV. . IV 139 Cfr. H. KAHLER, La Villa di Massenzio a Piazza Armenna, <<Acta_IRN••, '.

1969 pp. 41-49· P. PENSABENE, Considerazioni sul trasporto dei manufattz m~rmorez ' ' · h. d" A h olog1a» 4

in età imperiale a Roma e in altri centri occidentali, <<D1alog l 1 r~ c . ' t '

1972, pp. 317-362; ID EM, I capitelli, cit., p. 243ss.; IDEM, La decorazwne archztet o-

47

d~ stilizzazione che interessa soprattutto la corona infe riore delle foglie

d1 acanto,. do~e le legature d elle fogliette generano nei punti di tangen­

za una sene d1 fig~re. geomeo:iche <<in negativo>> che prevaricano ed astrag­

gono le c?nn~t~zwm vegetali delle foglie stesse. Anche l'apparato delle volute, de1 caliCI e delle elici si presenta del resto alquanto contratto e schematizzato 140.

Al contrario il ap't Il del! C l d · G · . • c l e o a o onna e1 ot1 conserva completa-~ente mtegre le proporzioni e le forme classiche canoniche , apprezzabi­li sopratt~tt~ .nella resa plastica delle due corone di foglie di acanto, net­tame~te md~v1duate e distaccate tra loro, nei lobi a fogliette appuntite e a . sezwne tnangolare, nella forma dei calici dai quali fuoriescono le am­

pie vo.lute eh~ si ricon~iungono sotto gli angoli dell 'abaco, il quale r eca

fiorom carnosi, al.ter.na~l, al centro di ogni Iato, ad aquile effigiate di pro­spetto .e con le al1 ~1sp1eg.ate. Caratteristiche formali che trovano una per­fetta .nsponde~za tlpolog~ea e stilistica in una serie di esemplari, nella

ma~gw.ranza d1 marmo proconnesio, di età severian a, ed esattamente: i capitelli delle Grandi Terme di Cirene 11 I, delle Terme e della Basilica severiane di Leptis Magna I

1 2, di Ostia 11~. di Nicopolis ad Istrum I41 _

h ' ,. . . , non c e un imposta d1 pilastro conservata nel Museo di Izmit-Nicomedia.

Le identità formali tra il capitello costantinopolitano e i succitati esem­

p.l~i di età severiana sono davvero sorprendenti e u n confronto più rav­VICI~ato con l'esemplare del Tempio Rotondo di Ostia mostra altre signi­fica tive caratteris.tiche comuni: la costola tura appena sagomata d elle foglie

del secondo ordme che trova posto negli spazi d ella corona inferiore i cauli ridotti a delle sporgen ze a sezion e triangolare, le estremità delle ~li delle aquile che, sostituendosi alle elici, finiscono nei calici e, infine, la

~ica, l_'impiego del marmo e l 'importazione di manufatti orientali a Roma in Italia e m '!'Jrzca . (Il - VI se c~ d. C.), . in ~ocietà romana e impero tardoantico. Le :nerci e gl'in­sedzamentz, a cura di A. Giardma Bari 1986 pp 285 429 825 842 · 313 3 · ·' ' · · ' · • m part. PP·

- 19, f1gg. 4-6; J. KRAM ER, S~zlmerk.mal~ korintische Kapitelle des Ausgehen den J. u.n~ des 4. ]ahrhunderts n. Chr. zn Kleznaszen, in Studien z.ur spiitantiken und byz.an­tznzs~~:n .Kunst F W. Deichm~nn gewidmet, Bonn 1986, II, pp. 109-126.

. S1 vedan~, ad esempiO, alcuni capitelli conservati nel Museo Greco-Roma­no ~:I Alessandna, cfr. R. K:'UT~SCH, Kapitellstudien, cit. , n. 69, p. 28, tav. 5.

E. VON MERCKLIN, Antzke Fzguralkapitelle cit. n. 561 pp 229-230 fig 1065 1058-1060. • • • . • g. •

11~ lbi~em, nn. 563-564, pp. 230-231, figg. 1067-1073; J.B. WARD-PERKINS Ni-comedza, cJt., n. 4, p. 34, tav. XIV. '

113 E. VON MERCKLIN, Antike Figuralkapitelle 't 374 p p , Cl ., n. ; . ENSABENE, / ca-

pitelli, cit., p. 95, tav. 13. 144

].B. WARD-PERKINS, Nicomedia, cit., n. 6, p. 53, tav. XVb.

48

trattazione dell'acanto il quale, perduta morbidezza, acquista una nitidez­

za di valore quasi geometrico (Tav. XXII, figg. 47-48). Alla luce di questo confronto si può dunque motivatamente ricon­

durre la datazione d el nostro capitello al medesimo ambito cronologico; una datazione che sarebbe de l resto seducente estendere a tutto il mo­numento nel quale, escludendo la possibilità di un assemblage di elemen­ti di spoglio - i vari elementi che lo compongono, ivi compresa la ba­

se di tipo attico con profili semplificati, appaiono del resto congrui e pro­porziona ti tra loro - proporrei piuttosto di riconoscere una rara testimo­nianza de lla città romana. Forse proprio un monumento eretto in ono­

re di Claudio II il quale, come riferisce l' Historia Augusta, riportò a Nais­sus una grande vittor ia sui Goti, anche <<con l'aiuto degli abitanti di Bi­san zio>> I15 . Un evento che troverebbe peraltro il suo commento più em­blematico proprio nel contesto de ll'iscrizione latina che si legge sulla fron­

te del piedistallo della colonna. Non meno significativa è infine l'iscrizione greca, con buone proba­

bilità aggiunta in prosieguo di tempo, che ci tes timonia l'attualizzazion e

di quell'evento nell 'ambito della nuova mistica dell 'Impero Cristiano e del­la nuova teologia della vittoria imperiale . Il trionfo sui Goti, sia esso di Costan tino, di Teodosio I o di Arcadio, è infatti subordinato alla supe­

riore volontà d el Cristo il quale, come indicano l'aggettivo NIKA abbina­to al n ome di Cristo e la croce, è il solo <<NtKTl't1Ìç K<XÌ -rp01t<XlOUKOç>> 116

.

Ed innanzi a questo emblematico monumento ci sia permesso con­cludere con una icastica ' suggestione' costantinopolitana di Théophile Gau­thier : << Du milieu d 'une touffe d'arbres se dresse une colonne cannelée

à chapiteau corinthien, qui produit un charmant effet qu'on désigne sous le no m de Théodose, attribution dont j e ne suis pas assez savan t pour

dicuter la valeur. - J e la cite parce que le nombre d es ruines byzantincs est très restreint à Constantinople . - La vi lle antique a disparu sans prcs­que Iaisser de traces; les riches palais de la dynastie grecque des Paléolo­

gues et d es Comnènes, se sont évanouis, leurs colonnes de marbrc et dc porphyre ont servi à la construction des mosquées, e t leurs fondations, recouvertes par ]es freles baraques musulmanes, se sont oblitérécs pcu à

115 Historia Augusta. Vita di Claudio II, IX, ed. F. Roncoroni, Milano 1972, P·

738. . . ' lell'i-116 EusEBIO, Vita Constantini, XVIII, 3. La croce mscnta nel contesto < .

· · f dcll'impcr·Hon· cn-scrizione assume peraltro il significato di vero e umco tro co . . : . . • 0 o'ç La victozre zmperwlt• tla111 stiano: al riguardo s1 vedano J. GAG~, I-ravpoç VtKOn t · .

· 1· · Xlii l 'l l\ l'P l'empire chrélien, «Revue d'histoire et de philosoph1c re IgJcuses», · · · · · · 370-400; G. BECATTI, La colonna, cit., p. 288.

peu sous la cendre cles incendies; quelquefois on retrouve, arnalgamé dans un mur, un chapiteau, un fragment de torse brisé, mais rien qui ait con­servé sa forme primitive; il faut fouiller le sol pour amener à la surfa­ce quelques débris de la Byzance ancienne» 147

117 TH. GAUTHIER, Constantinople, Paris 1853, ed. ]. Huré, Istanbul 1990, pp. 255-256.

Rivolgo un affettuoso ringraziamento alla prof.ssa de' Maffei che ha guida­to i primi passi nelle mie ricerche sulle antichità costantinopolitane. Ringrazio inol­tre della collaborazione e dei suggerimenti A. Guiglia Guidobaldi, G. Grassi, A. Ricci, B. Yalçm e P. Pensabene.

REFERENZE FOTOGRAFICHE

Ove non diversamente indicato, le fotografie sono: dell'Arch. Fot. Arte Bi:.can­tina C.N.R. (figg. 21, 35); dell'Autrice (figg. 4, 5, 9, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 18, 26, 29, 30, 32, 33, 34, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46); di A. Guiglia Gui­dobaldi (figg. l, 31, 36); del Museo Archeologico di Istanbul (fig. 22).

50 l. Istanbul, le mura tra la Yedikule e la Belgrat Kap1 (1990).

II

2. Bisanzio . anuca: · pian ta (da M "ll . u er-W1ener).

···· · ····· · .~.·-.l.' !>• •f>"

3. Bisanzio · anllca e città d' C l ostantino: pianta (da M ango).

' muro m Babiali Caddesi. 4· lstanbul .

III

5. Istanbul, muro in 13abl<ili Caddesi: particolare.

6. Istanbul, muro in 13abiali Caddesi: lato interno (da Firath).

r

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~~R~!-Iti •UIAU CADOUI

7. Istanbul, muro in Babl'ali Caddesi: pianta (da Firath).

8. Istanbul, Museo Archeologico: base dalle Terme di Zeuxippo.

v

9. Istanbul, Museo Archeologico: base dalle Terme di Zeuxippo (da Casson-Rice).

IO. Istanbul, Santa Irene: resti di pavimentazione musiva (da Ramazanoglu).

VII

11 . Istanbu l, Museo Archeologico: mosaico da çatalçe~me Sokag1. 12.-13.-14.-15 . Istanbu l, Museo Archeologico: mosaico da çatalçc~mc · .okagi, particolari.

VIII

16. Istanbul, Museo Archeologico: torso maschile da Silahtaraga (da de Chaisemartin-Orgen).

17. Istanbul, Museo Archeologico: imago clipeata da Silahtaraga.

18. Istanbul, Museo Archeologico: sarcofago della famiglia di Demetrios.

19. Istanbul, Museo Archeologico: statua togata da Ordu Caddesi (da Firaùt).

21. Istanbul, Ospizio di Samson: bacino marmoreo.

IX

20. Istanbul, Museo Archeologico: frammento di sarcofago (da Tezcan).

22. Istanbul, Museo Archeologico: Tritone.

XI

23. Istanbul, Museo Archeo logico, frammento con la figura d i Selcne (da Casson).

24. Istanbul, Museo Archeologico: ritratto di Alessandro Severo (da Inan - AlfOldi Rosenbaum).

25. Istanbul, Museo Archeologico: ritratto di Ca­racalla (da Inan - Alròldi Rosenbaurn).

XII

26. Istanbul, Lapidario di Santa Sofia: frammento di architrave.

27. Istanbul, Museo Archeologico: frammento di trabeazione (da Mendel).

28. Istanbul, Museo Archeologico: frammento di trabeazione (da Mendel). 29.-30. Istanbul, Museo Archeologico: cornici dalla Balaban Aga Mescidi.

XIV

31. Istanbul, Ycrcbatan Sara)'l: protomc di Gorgone c plin to di spoglio. 32.-33. lstanbul, Yerebatan Saray1: protomi di Gorgone.

XVI

34.-35. lstanbul, Museo Archeologico: colossale chiave di volta.

XVII

36. Istanbul, Yerebatan Sarayt: capitello corinzio ovale.

37. Istanbul, Museo Archeologico: capitello corin­zio (Inv. n. 2311).

38. Istanbul, Lapidario d i Santa Sofia: capitelli co­rinzi.

XVIII XIX

40.-41. Istanbul, Museo Archeologico: pilastro dal Palazzo d el Bukoleon, particolari.

39 . Istanbul, Museo Archeologico: pilastro dal Palazzo del Bukoleon. 42.-43. Erdek, Lapidario: frammento d i colonna viti nca.

xx XXI

44. Istanbul, Museo Archeologico: medaglione con protome di Gorgone. 45. Istanbul: la Colonna dei Goti.

XXII

46. Istanbul, Colonna dei Goù: particolare del capitello .

47. Cirene, Grandi Terme: capitello (da Pcnsabcn c) . 48. Ostia , Tempio Ro to ndo: capitello (da Pensabenc).