c. barsanti, note archeologiche su bisanzio romana
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NOTE ARCHEOLOGICHE SU BISANZIO ROMANA
C LAUDIA BARSANTI
Nella plurisecolare stratificazione dell 'insediamen to urbano di Istanbul le tr am e del tessuto archeologico della città g reca e romana sono estremamente rarefatte. Le vestigia e i m ateriali classici sinora emersi dal sottosu olo sono pochissimi, sovente incoerenti o d i prob lematica decifrazione. La quasi totale sovrapposizion e dell'abitato m oderno all'antico ostacola p eraltro sistematiche indagini archeologiche sopra ampie estensioni di terreno, tant'è vero che la maggior parte delle scoperte sono avvenute e avvengon o in circostanze occasionali. Inoltre, a Istanbul, come altrove, si deve purtroppo lamentare che m olto spesso i resti di edifici o i
depositi di materiali antichi, che avrebbero potuto altrimenti fornire utili informazioni ai fini di una migliore com prensione de lla topografia della città greca, romana e bizantina, siano stati rapidamente e drasticamen
te distrutti per lasciare posto a nuove costruzioni 1• Tale premessa, che
1 Per un panorama sull'archeologia della città si veda, oltre a W. MOU .ERWIENER, Bildlexikon zur Topographie lstanbuls, Tilbingen 1977, A.M. SCIINEIDI·:R, Byzanz, Vorarbeiten zur Topographie und Archiiologie der Stadi (lstanbuler Forschungen, 8), Berlin 1936; E. MAMBOURY, Les fouilles byzantines à Istanbul et dans sa banlieu immédiate aux XIX' et XX' siècles, «Byzantion», 11, 1936, pp. 229-283 (recensione di A.M. Scr-IN EIDER, in «BZ••, 37, 1937, pp. 151-152); IDEM, Les Jouilles byzantines à Istanbul et dans sa banlieu immédiate en 1936-1937, ibidem, 13, 1938, pp. 305-350; IDEM, Les fouilles byzantines à Istanbul et ses environs et les trouvailles archéologiques Jaites au cours de constructions ou de travaux officiels et privés depuis 1936, ibidem, 21, 1951, pp. 425-459; J. LAFONTA INE, Fouilles et découvertes byzantines à 1stanbul de 1952 à 1960, ibidem, 29/30, 1959/60, pp. 339-386; W. KL EISS, Topographischarchiiologische Plan von Istanbul, Tilbingen 1963; ed inoltre, S. EYICE, Recherches d'archéologie byzantine, «Anadolu-Revue cles Études d'Archéologie et d'Histoire en Turqu ie», 2, 1955, pp. 79-88; nonché le b revi cronache di R. jANIN, in «REB», 8, l 950,
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attesta una situazione archeologica ormai compromessa, e sotto molti aspetti irreversibile, non è una commemorazione d i quanto è andato perduto, a l contrario, essa vuoi essere d'auspicio affinché sia salvaguar dato tu t-
pp. 197-214; 14, 1956, pp. 211-216; 21, 1963, pp. 256-269; 23, 1965, pp. 252-263; 26, 1968, pp. 171-184; 28, 1970, pp. 271-273; e infine, le riflessioni di C. MANco, Le diveloppement urbain de Constantinople (IV' - VII' siècles) (Travaux et Mémoires, Monographie 2), Paris 1984, p. 10.
Un' importante messe d'informazioni per la topografia urbana di Costantinopoli fu raccolta soprattutto in occasione dei lavori di canalizzazione del 1925-1936 che aprirono delle trincee profonde anche 7 m. nelle aree centrali di Istanbul (E. MAMBOURY, Les jouilles, 1936, pp. 251-255). Anche l'allargamento o l'apertura di nuove strade ha portato a scoperte di rilevante interesse, come, ad esempio, l'ampliamento di Ordu Caddesi che, nel 1927, consentì la localizzazione ed il r itrovamento dei resti del Foro di Teodosio I (W. MOLLER-WIENER, Bildlexikon, cit., pp. 258-265); l'apertura di Atati.irk Bulvan, nel 1960, permise invece la scoperta del complesso di S. Polieucto (R.M. HARRISON, Excavations at Saraçhane in lstanbul, Volume I. The Excavations, Structures, Architectural Decoration, Small Finds, Coins, Bones, and Molluscs, Princeton 1986). Lo stesso dicasi degli scassi per le fondazioni di nuovi immobili che hanno sovente riportato alla luce resti di cisterne o di complessi monumentali. l lavori di costruzione del nuovo Palazzo di Giustizia, nel 1953-1954, portarono infatti alla scoperta dei palazzi di Lauso e di Antioco, nonché della chiesa di S. Eufemia (W. MOLLER-WIENER, Bildlexikon, cit., pp. 122-125, 239); quelli del nuovo palazzo della Prefettura nel quartiere di Saraçhane individuarono, nel 1950, strutture del IV-V sec. (E. MAMBOURY, Les Jouilles, 1951, pp. 449-451; R. JANIN, Constantinople llyzantine. Notes sur des nouvelles découvertes, <<REB••, 14, 1956, pp. 210-213 ), mentre quelli del Municipio rimisero, nel 1958, in luce i resti di un anonimo edificio con un grande mosaico pavimentale della fine V - inizio VI sec. (W. MOLLER-WIENER, Bildlexikon, cit., p. 46). In passato, anche gl'incendi hanno dato modo di procedere a importanti indagini archeologiche: quello del 1907 liberò le strutture dell'acquedotto di Valente (ibidem, pp. 273-277), mentre quelli del 1912-1913 liberarono le ultime vestigia del Grande Palazzo Imperiale (ibidem, pp. 229-237). In questa vasta area era stato tra l'altro previsto un parco archeologico, ma il progetto fu vanificato dalla rapida ricostruzione di nuovi edifici che in un breve volgere di tempo invasero totalmente il quartiere.
Per quan to riguarda invece la incontrollata distruzione di vestigia antiche, verificatasi di riflesso alla naturale evoluzione della città moderna, si rammenta soprattutto la messa in opera, nel 1871, della prima linea ferroviaria. In tale occasione, come testimonia A.G. PASPATES, Bvçavnvaì MEAÉ'rat, Constantinople 1877, pp. 99-126, gl'ingegneri e i direttori dei lavori distrussero senza alcun ritegno tutti i resti archeologici che via via ritornavano alla luce in prossimità delle mura marittime. Stessa situazione che si ripropose ancora nel 1911-1915 per il raddoppio della linea ferroviaria (E. MAMBOURY - TH. WIEGAND, Kaiserpaliiste von Konstantinopel zwischen Hippodrom und Marmarameer, Berlin 1934). Non meno disastrosi furono in seguito i lavori per la costruzione della nuova Università che, tra il 1945 e il 1950, sconvolsero una vasta area archeologica nel p ieno centro della città (E. MAMBOURY, Les jouilles, 1951, cit., pp. 433-437; N. FIRATLI, Découverte de trois églises llyzantines à Istanbul, «CahArch», V, 1951, pp. 163-178).
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h Puo, essere ancora salvato, n onché d'incentivo a. preserva-
to quello c e t n . d 'Jscuu'bJ' lJ' e sconcertanti - come quello che sta m eressa -
re da restaun l) d l do dal 1988 la splendida cinta muraria ur~ana (Tav: I, fig: - e a~ l'incuria le vestigia monumentali superstiti; SI segnala m parucol~e lo ~a to di abbandono delle aree di scavo del San Polieucto e della anta u-
femi~.n uest'ottica sarebbe peraltro auspicabile riconsiderare alcu.ne sc~-q ' dire minori e nel contempo avviare una catalogaziOne SJ-
perte per cOSI . . b' b o molti dei . d . materiali archeologici rinvenuti m am tto ur an '
steml.auca ~~ tempo imme morabile relegati nell'oblio dei depositi d.ei muqua 1 sono M b 0 del gran-
. p . he' prendendo a prestito le parole del am oury, un . se1. o1c , · L d ents hvresdi protagonisti dell'archeologia costantinopohtana: « es ,ocum bl', l rs
s n'ont certes pas encore été tous étudiés, commentes, pu tes, a o
~~~une phalange d'érudits s'en occupe un pe~ ~art.out; seule, la do~~7te~~ tation archéologiqu e tirée du sous-sol, ne benefiCJe pas de toute a e
tion désirable cles savants» 2
• • •
Difatti se anche la ricostruzione dell'impianto urbamstJco ~ m~nu-, · · !m ente dalle testJmoman-
m entale della città antica si ricava ormai essenzta . . C . ze testuali e rafiche - ad esempio i ben noti panorami .dt ostantmo-
1. d ' t'g el XV e nel XVI secolo dal BuondelmontJ, dal Vavasso-
po 1 Jsegna l n · · vece trop d l L
. h s - non dovrà m ai essere tralasciata - come m -re e a onc s ' · 1 1 nonostan-
d la documen tazione archeologtca a qua e, po spesso acca e - . · t riscon-te la sua esiguità e problem aticità, può talora offn re un msperad? . l .
'b l aie sono compen taU a cu-tro o e ttivo. Nel presente contn uto, n e qu . . .
. ris:~tati d i una più ampia ricerca dedicata a Costantmopoh, e m. par-~~ l alle prime testimonianze d ella cultura artistica della neocapttalc, t1co are · ' erta n to cer-Io icamente de ositaria delle tradizioni greco-romane , SI c ? . ca~o di riesami~are la situazione rela tiva. alla città p~~costantm~~n~c~~:c~~ sguardo rivolto so1~ra.ttutto ~~::::mp:~~~ ~.r:c~:~l:g
1:~u:l ~;~~coltà che so-ne un quadro pre 1mmare, . . , .· .
l l Stud io delle anttchJta costantmopohtane. vente ostaco ano o
Le notlZle perven uteci sulla storia e le istituzioni di Bisanzio a~t~c~~ sparse negli autori greci e latini di tutte le epoc.he, s?no be.n _lunhgJ per
l'immamne d1 una citta c e , l'essere esaurienti. Ne e m erge comunque o-
. 229 S ll'operato del Mamboury cfr. 2 E. MAMBOURY, Les jouilles, 1936, ctt., P· . u 7 19"4 393-441.
E E• st Mamboury ( 1878-1953), «Belleten», 1 , :J ' pp. . S. YJCE, rne S l . dem Grossen aur.genommen m
Konstantinopel unter u etman '11 3 E. OBERHUMMER, .. h 1902· G GEROLA Le ve-
jahre 1559 durch Melchior Lorichs aus Flensburg,. Mu;~B~• III ' 19in, pp. 2,49-279; dute di Costantinopoli di Cristoforo . Buonde~monh, « l ' ,
w. MOLLER-WIENER, Bildlexikon, Clt., passzm.
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la sua situazione geografica eccezionalmente favorevole, a guardia dell'imbocco del Bosforo - e quindi dell'accesso al Mar Nero - svolse un ruolo non certo secondario nell'antichità. Si deduce inoltre che Bisanzio era una città. ricca e dinamica, che ricavava molti introiti dai pedaggi, d alla pesca, dat prodotti agricoli del suo entroterra e, soprattutto, da una fitta trama di traffici commerciali 1.
Bis_anzio entrò nella storia come colonia di fondazione m egarese, mstallatasi nel VII secolo a.C. su un preesistente insediamento la cui arc_aicità è stata peraltro attestata dal ritrovamento, proprio nell'a,rea dell'antica acropoli, di alcuni reperti ceramici datati tra la tarda età del bronz~ e l'inizio dell'età del ferro, vale a dire intorno alla fine del II millenmo a.C.
5- Sono stati d'altronde soprattutto i documenti ceramici recu
pe rati a~c~e in ~ltre zone di Istanbul a fornire le informazioni più interessanti m men to alla città greca 6
, la quale, come si evince da un passo dell'Anabasi _di Sen~fonte (VII, l, 38-39), fin dal IV secolo a.C. poss~deva un mumto penbolo murario che racchiudeva l'abita to sviluppatoS I sulla punta del promontorio ed un porto sul Corno d'Oro. Da queste mura provengono forse quei blocchi lapidei di grandi dimensioni _ alcuni dei quali siglati da lettere greche arcaiche - inglobati nelle serion strutture murarie bizantine prospicienti la Propontide 7
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E. 0BERI-IUMMER - ]. MILLER - W. KUBITSCIIEK, s.v. Byzantion in PAULY":'ISSOWA, III, 1897, coli. ll16-ll 58; C. EMERAU, Notes sur les origine/ et la jormatwn de_ Co~stantinojJle, «RA••, 21, 1925, pp. 1-25, in part. p. 4ss.; L. BRÉHIER, s.v. Byzan;z~n, m DHGE, X, 1_938, coli. 1501-15ll; D. MAG IE, Roman Rule in Asia Minor, I rm?eton 1950, passzm; G. BECATTI, s. v. Costantinopoli, in EAA, II, 1959, pp. 880-914, m part. pp. ~~4-886; R. JA NIN, Constantinople byzantine, Paris 1964, p . 9ss.; A.H.M. J ONES, ~he Cztze~ of the _ Eastern Roman Provinces, Oxford 1971, pp. 1-27; G. ? ACRON, Nausance d une capztale. Constantinople et ses institutions de 330 à 451, Parts 19?4, p. _13ss.;. W: MO_LLER-WIENER, Bildlexikon, cit. , pp. 16-19; G. DACRO N, Constantm_ople zmmagznatre. Etudes sur le recueil des «Patria», Paris 1984; c. MA Nco, Le developpement, cit., pp. 13-21.
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M. ~MAZ~NOCLU, Aperçu sur la période pré-byzantine. Les Phrygiens. Nouveaux elen:ents quz éclazrent la période prébyzantine, in Silloge Bizantina in onore di S. G. Mercatz, «RSBN», I~, 1957, pp. 353-36_1; N: FIRATLI, New discoveries concerning the first settlement of anczent lstanbul-Byzantwn, m «Proceedings of the Xth International Congress of Classica! Archaeology, Ankara-Izmir 1973, Ankara-Izmir 1978 I 565-574. ' ' ' pp.
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A.N. ROLLAS: Les figurines _en terre cuite d'lstanbul, <<IAMY>>, 11/ 12, 1964, pp. :64-170. Esemplan appartenenti ad un periodo compreso tra il III sec. a.C. ed ti III sec. d.C., recuperati in massima parte durante i lavori di costruzione del nuo vo :alazzo d~ Giustizia, nel secondo cortile del Topkap1 Saray1 e nell'area del Foro dt Costantmo.
7 A.G. PASPATES, Bvsavnvaì, cit., p. 103; H . SCHONEBECK, Die griechische Stadt
mauer von Byzanz, «AA», 1936, pp. 36-52; R. DEMANCEL - E. MAMBOURY, Le quar-
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Relativamente all'epoca greca abbiamo inoltre la ricca documentazione epigrafica delle necropoli ellenistiche, nonché altre iscrizioni 8
, tra le quali ne rammento una in particolare: quella ricopiata nel 1891 dal Reverendo Curtis che la vide incassata nel muro di cinta del Serraglio, ed esattamente, nella cortina della prima torre a sud della Sogiitçe.sme Kap1, forse proveniente dallo Stadio, la cui or iginaria collocazione va però ricercata altrove, nelle aree pianeggianti prossime al porto sul Corno d'Oro, allo Stratègion e al Tempio di Poseidon 9
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Degli altri complessi monumentali della città greca nulla sopravvive, se non la loro memoria nelle fonti storiche, dalle quali viene ricordato anche il n ome di uno scultore, Boidas, figlio e allievo di Lisippo, che fu cittadino di Bisanzio d ove lavorò intorno al 300 a.C., autore di un celebre Adorante, di cui un bronzo conservato a Berlino sarebbe la replica 10. Si colloca forse nella medesima epoca pure l'attività di Timomachos, pittore greco di Bisanzio, di cui Plinio dà notizia, elencando diverse opere, come la Medea, l'Aiace, l'Oreste e la Gorgone, un'eco delle quali è stata peraltro ravvisata nelle più tarde pitture pompeiane II.
Interessante, anche sotto il profilo artistico, si rivela la documentazione d elle emissioni monetarie del IV - III secolo a.C., recanti l'effige di Byzas, il mitico fondatore eponimo della colonia megarese, e, sul ver-
tier des Manganes et la première région de Constantinople, Paris 1939, p. 7, nota 2; W. MOLLER-WIENER, Zur Frage der Stadtbefestigung von Byzantion, «Bonner Jahrbiicher», 161, 1961, pp . 165-175; C. MA NCO, Le développement, cit., p. 13.
s P.A. DETHIER - A.D. MORDTMANN, EjJigraphik von Byzantion und Constantinopolis von den iiltesten Zeiten bis zum jahre Christi 1453 (Kai~erliche Akad_emie de r Wissen schaften. Philosophisch-historische Klassc, De nkschnften, 13), Wten 1864; G. CuRTIS - S. ARISTARCHES, 'AVÉ/(OO't"Ot bnypa~aì Bvçavriov, «'Ev Kov<n:av'tlvou7t6A.et 'EÀÀ.TJVlKOç <l>tA.6ytKOç L.uì..Myoç,, 16, 1885 (suppl.), pp. 3-42; N. FIRATLI, Les stèles Junéraires de Byzance gréco-romaine (con e dizione delle epigrafi a cura di L. Robert), Paris 1964; IDEM, Annexe au livre sur "Les stèles junéraires de Byzance gréco-romaine", «IAMY», 13/ 14, 1966, pp. 188-209; C. VATI N, La stèle funéraire de Byzance, «BCH», 92, 1968, pp. 220-225; E.M. LANE, A group of steles Jrom Byzantium, «Muse», 3, 1969, pp. 35-41; Z. TASLIOKLIOCLu, Recherches épigraphiques en Thrace et en Chersonèse, Istanbul 1961-1971, l , pp. 76-79; R. MERKLEBACI-1, Eine Grabstele aus Byzanz, «Zeitschrift fii r Papyrologie und Epigraphik», 21, 1976, p. 96; E. GmsoN, Three grave steles jrom greco-roman Byzantion, ibidem, 35, 1979, pp. 273-278; E. PFUH L- H. MòBIUS, Die ostgriechische Grabreliefs, Mainz 1977-1979. M.H . SAYAR, Beschriftete Grabstelen aus der Gegend Byzantion in A rchiiologischen Museum von lstanbul, «Zeitschrift fiir Papyrologie und Epigraphik», 48, 1982, pp. 291-295.
9 C.G. CuRTIS, Broken Bits of Byzantium, Il, 1891, n. l; A. VAN MILLINCEN, Byzantine Constantinople. The wall of the city and adjoining historical sites, London 1899, pp. 13-14.
1° Cfr. G. CARETTONI, s.v. Boidas, in EAA, II, 1959, p. 123. 11 Cfr. P. MORENO, s.v. Timomachos, in EAA , VII, 1966, p. 861.
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so, gli a ttributi m arittimi della cit tà, ovvero i coni con il busto di Ecate accom~agnato, sul verso, da una stella e d a un crescente lunare 12. Per quanto nguarda i~vece gl'isolati reperti scultorei e il loro problematico valore documentan o, .ne tratteremo specificatamente n el prosieguo dell 'e
sp~siZione, anche .se Il presente contributo, dedicato ad una preliminare v.e~Ifica d~lla consistenza delle vestigia monumen tali e dei ma teriali class~ci emersi d al sottosuolo di Istanbul, privilegierà soprattutto i documenti archeologici di epoca romana.
È stata p rescelta l'ep oca romana, con particolare a tten zion e al III se
c~!~, poi.ch~ coi~cide con una fase importan tissima dello sviluppo u rbanistico di BisanziO. Le opere di ricostruzione realizzate all 'indomani del terribile assedio triennale del 193/194 - 196 sofferto dalla città dich· _ . . [ Iara tasi m avore d i Pescennio Nigro e quindi con tro Settim io Severo cui fe-ce seguito l'umiliante atterramento della possente cinta muraria 'e la di
struzione degli edifici pubblici, r innovaron o sostan zia lmente l'antico nu
cleo m~numentale urbano che, in prosieguo di tem po, costituì o ltretutto u~ .Imprescindibile punto di riferimento per l'ambizioso progetto cos tantinian o.
Le no tizie relative a quegli interventi edilizi sono tuttavia tramandat~ unicamen te dalle più tarde fonti bizantine. Né Dione Cassio, né Erodiano, che scrivo no rispe ttivamente nel primo e nel secondo quarto del
III .secolo, dopo aver descrit to Bisanzio prima d ell 'assedio, le fasi dell'as
se~IO ~tesso e q.uindi la distruzione d ella cinta muraria (della quale, p ropn,o Dione C~ssio, c~ntemplandone le rovine, lamenta l'abbattimento, poi
~he quel m unito pen bolo avrebbe po tuto a ltrimen ti rappresentare <<un va
hdo baluardo de~ romani contro i barbari del Pon to e dell'Asia>>), registrano la costruzio ne o la r icostruzione di quei complessi mo numen tali
c.he: al con trario, come si è de tto, gli storici bizan tini attribuiscono a SettimiO Severo, tra l'altro presen tato alla stregua d i un 'protocostan tino' 1g.
Sono difatti Zo simo, Esichio di Mileto, Giovanni Lyd os, Giovan n i Malalas, tutti autori d el VI secolo, non ché i più tardi anonimi com pilatori
d~I Chronicon Paschale (VII secolo), delle Parastaseis (VIII secolo) e dei Pa
tna (X secolo), a legare al nom e d i quell'imperatore una serie di impor-
12 E. ScHé>NERT-GEISS, Griechische Miinzwerk. Die Miinzpriigung von Byzantion 1
Autonome Zeit, Berlin-Amsterdam 1970; EADEM Griechische M·· k D' .' M·· p .. , unzwer . ze unz ragun~ von Bisanthe - Dikaia - Selymbria (Schriften zur Geschichte und Kul
tur der Anuke, 13), Berlin 1975. 13 G. DACRON, Naissance, cit., p. 15ss.; IDE C .
M L M, onstantmople, cit., p. 62ss.; C.
1 ANCO, e développement, cit., p. 19.
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tanti opere edilizie che conferirono una nuova dimensione urbanistica a Bisanzio 11
•
A Settimio Severo viene infatt i attribuito il restauro dell'agorà che venne cinta da por tici, da cui il nom e Tetràstoos, e presso la quale sorsero le sontuose Terme di Zeuxippo, mentre un altro grande complesso termale, le Terme di Kaminia, fu costruito invece in area suburbana; sull'acropoli, dove esistevano già i templi dedicati ad Afrodite, Artem ide, Atena e Poseidon , fu eretto anche un tempio dedicato ad Apollo Helios vicino al quale fu co llocata la statua bronzea di Helios, già nell'agorà; allo stesso imperatore viene altresì ricondotto il restauro dello Stratègion, la piazza d 'armi, la costruzione di un teatro vicino a l tempio di Afrodite e del Kynègion, forse un anfiteatro per gli sp ettacoli di caccia alle belve; alla m edesima epoca r isalirebbe inoltre l'inizio dei lavori di edificazione dell'Ippodrom o (ultimato da Costantino), che fu consacrato ai Dioscuri le cui statue furono poste sotto i portici; infine, la costruzione della stoà por ticata, che collegava l'agorà alla porta urbica occidentale, la Porta di Tracia, e, implicitam ente, la r icostruzione della cinta muraria.
Anche se la tradizione testuale bizantina non è totalmente scevra da contaminazioni leggendarie, con tiene senz'altro un sottofondo di verità. Al r iguardo non si dovrà infatti tralasciare la significativa testimonianza delle contemporan ee emissioni m onetarie d i Bisan zio le quali attestano che la ci ttà dovette prop r io a Settimio Severo il perd ono e una nuova fondazione (Kn<nç) 15. D'altronde, considerand o l'invidiabile posizione stra-
11 ZosiMO, Historiae, II, 30, 2-3, ed. F. Paschoud, Paris 1971, l, p. 103; EsiCHIO DI MILETO, ed. Th. Preger, Scriptorum Originum Constantinopolitanarum, l-II, Leipzig 1901-1907, I, pp. 15-1 6; GIOVANNI Lvoos, De magistratibus, III, 70, ed. E. Bekker (CSHB, 19), Bonn 1837, pp. 265-266; GIOVANN I MALALAS, Chronographia, Xlii, 20, ed. L. Dindorf (CSHB, 20), Bonn 1831, pp. 491-492; Chronicon Paschale, ed. L. Dindorf (CSHB, 4), Bonn 1932, l, pp. 494-495; Parastaseis, 73, ed. Th. Preger, Scriptorum, cit. , p. 66; Patria, I, 37-41, 61; II, 33, ibidem, pp. 135-137, 145, 168. Si veda inoltre Suidae Lexicon, s. v. LE[Jifpoç, ed. A. Adler (Lexicographi Graeci, I), Leipzig 1935, IV, pp. 334-335. Di Malalas si è tenuta presente anche la traduzione di E. JEFFREYS - M. J EFFREYS, The Chronicle of Malalas. A Translation (Australian Association for Byzantine Studies. Byzantina Australiensia, 4), Melbournc 1986, mentre per le Parastaseis si è altresì consultata l'edizione di Av. CAMERO N
. - J. HERRIN, Constantinople in the Early Eight Century: The Parastaseis Syntomoi Chronikai (Columbia Studies in Classica! Tradition, 10), Leiden 1984, corredata da un commentario storico-archeologico; per i Patria infine, oltre al prezioso studio del DAC RON, Constantinople, cit., si segnala il recente saggio di A. BERCER, Untersuchungen zu den Patria Konstantinupoleos (lloudÀ..a Bvsav-rìva), Bonn 1988.
15 Cfr. E. ScHONERT-GEISS, Griechische Miinzwerk. Die Miinzpriigung von Byzantion, II, Kaiserzeit, Berlin-Amsterdam 1972, n. 1466; L. ROBERT, La titulature de Nicée et de Nicomédie. La gioire et la haine, «Harvard Studies in Classica! Philology», 81 , 1977, pp. 1-39, in part. p. 27 e nota 134.
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l l
t~g!ca d~ B~sanzio, è opinabile che non molto tempo dopo la dura punlZ!one mfhttale da Settimio Severo, che, assoggettandola ad Eraclea Perinto, l'aveva privata anche della sua autonomia, si d esse il via ad opere di ricostruzione. E non è da escludere l'eventualità - come peraltro suggerisce cautamente il Dagron - che tale progetto, avviato da Settimio Severo all'epoca del suo secondo viaggio in Oriente tra il 197 ed il 202, poté essere piuttosto realizzato dal figlio Caracalla. L'ipotesi si appoggia ~on tanto alla notizia secondo la quale Caracalla, molto probabilmente mtorno al 198, si era fatto interprete presso il padre affinché fossero r esi a Bisanzio (che però divenne in realtà una colonia di diritto latino con il nome di Antonia o Antonina) gli antichi privilegi, quanto piu ttosto ricordando che, alla morte di Settimio Severo, con la divisione dell 'Impero (211-212), egli ebbe il governo dell'Occidente, con Roma capitale, la
P:opontide c~m_e frontiera e Bisanzio come caposaldo avanzato, e quindi le opere di n costruzione, ma soprattutto il ripristino d elle fortificazioni urbane rappresentavano una motivata esigen za 16.
In merito alle fortificazioni, tuttavia, una notizia relativa alle invasioni de i Goti, che a ttraversarono impunemente il Bosforo nel 238 per saccheggiare Calcedonia, secondo il Bréhier potrebbe forse sottintendere che in quel momento Bisanzio era ancora sguarnita. Non lo doveva però più e_ss~re, a suo p are re, nel 263, poiché sappiamo che in quell'anno era pre
Sidiata da una guarnigione imperiale, della quale Galliena d ovette anche reprimere una rivolta. Apprendiamo inoltre che nel 267 questo stesso imperatore affidò, proprio a due ingegneri di Bisan zio, Cleodamo e Ateneo,
l'incarico di fortificare i porti della Mesia minacciati dai Goti: tale notizia
farebbe implicitamente presupporre che la città fosse un'importante ba
se operativa e difensiva. Due anni dopo Bisanzio resis tette infatti ad un
nuovo attacco dei Goti i quali, ciò nonostante, riuscirono ugualmente a passare il Bosforo; ma la loro offensiva si stava oramai esaurendo e ces
sò del tutto dopo la sconfitta inflitta da Claudio II (278-280) a Naissus, anche <<con l'aiuto degli abitanti di Bisanzio>> 17_
La documentazione archeologica rela tiva ai complessi m onumentali 'severiani' è estremamente vaga e frammentaria, nulla sotto il profilo epi
g~afico 18, e lascia pertanto sostanzialmente irrisolta più di una vexata quae
stzo de lla topografia di Bisanzio, prima fra tutte, quella riguardante proprio la cinta muraria.
16 G. DAGRON, Constantinople, cit., pp. 64-65. 17 L. BRÉHIER, Byzantion, cit., col. 1506. 18
Il nome di Settimio Severo compare infatti nel contesto di una sola epigrafe dedicatoria, cfr. C.C. CURTIS - S. ARISTARCHES, 'AVeK'OO'Wl, cit., n. 5, pp. 6-7.
18
In un recente saggio d ed icato allo sviluppo urbano di Costantinopoli, il problema è stato riproposto dal Mango con una soluzione senz'altro interessante. Contro la corrente opinione, secondo la quale Bisanzio ebbe due successive cinte murarie - la prima, chiamata di Byzas, che delimitava, ad avviso del Miiller-Wiener, un'area corrispondente grosso modo a quella del Serraglio ottomano (Tav. II, fig. 2), e la seconda 'severiana', di più ampio perimetro, distante dalla prima circa 300 m. ad ovest sulla dorsale del promontorio - il Mango, dopo aver ribadita la disattribuzione a Settimio Severo del secondo peribolo, per il quale ripropone infatti una datazione intorno alla m età del III secolo, perviene ad una soluzione del tutto inedita. Attraverso una comparazione delle descrizioni pervenuteci, vale a dire quelle di Dionigi di Bisanzio (II sec.), di Diane Cassio e di Zosimo, egli si dichiara convinto che, al di là di alcune secondarie discordanze, il tracciato della cinta romana r icalcava sostanzialmente quello precedente il quale, tra l'altro, chiamando in causa la suecitata testimonianza di Senofonte, poteva addirittura risalire al IV seco
lo a.C. 19 (Tav. III, fig. 3). A sostegno d ella sua ipotesi, il Mango fa d'altronde rilevare che non
sono state trovate tracce di necropoli greco-romane nell'area che , prima della presunta ricostruzione di un più ampio peribolo murario nel III secolo, sarebbe stata extra moenia; le necropoli, utilizzate dal IV secolo a.C. al III secolo d.C., si estendono infatti ai lati de lla via di Tracia a partire dall'area del Foro di Costantino il quale, come c'informa Zosimo, sorse all'esterno d ella Porta di Tracia, che si apriva nella cinta muraria ur-
, . l ' ' . , 20 bana, la dove termmava a stoa sevenana . Le argomen tazioni del Mango sono con vincenti e plausibili, anche per
ché - vorrei soggiungere - non è improbabile che in occasione della r icostruzione delle mura fossero riutilizzate le strutture superstiti della cinta preesistente le quali, come scriveva Erodiano, destavano anco~a amm~razione <<sia per l'abilità di coloro che dapprima le elevarono, Sia per d valore di quelli che poi le d istrussero>> 21 . Ed in effetti, il pe ribolo murario di Bisanzio atterrato per ordine d i Settimio Severo d oveva essere eccezionale: Pausania lo annoverava tra i più forti, pari a quello di Rodi e dopo quello di Messene 22, mentre Diane Cassio, che ne fornisce anche una descrizione assai particolareggiata, precisa che la cor tina era in
19 C. MANGO, in <<Gnomon>>, 52, 1980, pp. 670-673 (recensione a W. MOLLER· WIENER, Bildlexikon, cit.); ID EM, Le Développement, cit., pp. 14-18. .
20 ZosiMO, Historiae, cit., II, 30, 2-4; cfr. C. MANCO, Le développemenl, c1t., p. 15.
21 ERODIANO, III, 1,6. 22 PAUSANIA, Periegesis, IV, 31,5, 10.
19
opera quadrata, a grandi blocchi legati da grappe metalliche, e che nel settore terrestre la cinta, rafforzata da torri a stretti inte rvalli _ egli stesso ne enumera sette nel tratto compreso tra la Porta di Tracia e il Cor
no d'Or~ - era pi~ ~Ita rispe tto a quella marittima, soggiungendo inolt~e eh: l d~e porti, mclusi n el peribolo, avevano possenti torri a guardia det moh e gli accessi chiusi, in caso di guerra, da catene 23.
Non è dato conoscere la sorte delle mura romane di Bisanzio all'indomani del sostanziale ampliamento dell'area urbana in epoca costantiniana che previse infatti la costruzione di un nuovo peribolo murario che tagliava perpendicolarmente la dorsale del promontorio ad una distanza di circa 3000 m. dal precedente 21
• La descrizione che ne tramanda Zosimo, vaga ed imprecisa, potrebbe tra l'altro implicitamente indicare che all'epoca, vale a dire nei primi anni del VI secolo, l'antica cinta muraria di Bisanzio fosse oramai in massima parte scomparsa 25 . Non sorprende dunque se fino ad oggi non siano stati ritrovati resti di strutture mu~arie riferibili con certezza a quel peribolo. Sarebbe pertanto quanto mai Interessante effettuare un saggio di scavo nella piazza antistante la Prefe ttura per tentare di ritrovare quel <<vieux mur d'une construction antérieure à la période byzantine>> visto negli anni venti (in occasione di non m eglio precisati scassi) dall'Emerau, il quale, forse anche in con side razione d el suo allineamento sul terreno, ritenne trattarsi di un avanzo della cinta muraria 'severiana' 26.
È invece senz'altro da escludere un'identificazione con un resto del peribolo romano per quel segmento di muro situato sul lato ovest di Babtali Caddesi, strada che si dispone perpendicolarmente a sud della Divanyolu, il. cui tr~cciato - rammento - si è sovrapposto esattamente a quello della VIa ~ortlcata romana e quindi a quello della Mesè bizantina, quindi c?n un allineamento che poteva effettivamente coincidere con quello della Cinta precostantiniana.
. Tale ipotesi era stata infatti cautamente avanzata dal Ward-Perkins, Il quale, esaminando quanto all'epoca (1955 ca.) se ne vedeva, così si era espresso: <<The consistency of the mortar and the size and the absence of coursing within the successive tips of the aggregate both resemble ro~an concrete rather than the typical coursed rubblework of byzantine practice and there would seem to be some grounds for the suggestion that
23 DIONE CASSIO, LXXIV, 10, 14. 24 Cfr. C. MANGO, Le dévelo"""ement, 't 24 rr CI ., p. ss. Anche di questa cinta muraria non si conserva altro fuorché le problemati
che d escrizioni tramandate dalle fonti. 25 ZosiMo, Historiae, cit., II, 30, 2. 26 C. EMERAU, Notes, cit., p. 11.
20
this may be a surviving strech of the severan city walL Alternati~ely, it might be a part of the building adjoining the Forum of Constantme. In
any case it is certainly of early date» 27• • •
Ma vediamo più da vicino il muro di Babtali Caddes1 che fino agh anni sessanta si conservava ancora p er una lunghezza di circa 90 m .; attualmente , in parte abbattuto ed in parte inglobato nelle fondazioni di nuovi immobili, ne resta solo un tratto lungo all' incirca 50 m. per un'altezza di 3 m. (spessore 2, 80 m.) (Tav. III, fig. 4). La cortina, su entrambe le fronti, presenta regolari corsi di 5 file di laterizi alternati a 7 file di conci di pietra rettangolari (modulo 90/92 cm.), la maggior parte dei quali, sul lato di Bab1ili Caddesi (il lato interno ven?e invece dem~lito nel 1967/68 per lasciare spazio ad un annesso dell Istanbul K.Iz Ltsesi), sono stati integrati in occasione di un recente restauro (Tav. IV, figg.
5-6). . . . Innanzi tutto va detto che la datazione al III secolo o ai p n mt de-
cenni del IV secolo suggerita dal Ward-Perkins per questo muro in base
alle sue car atteristiche strutturali, è difficilmente accettabile. Anche se non è mai stato intrapreso uno studio sistematico delle tecniche murarie documentate ad Istanbul al fine di definirne le caratteristiche e, se possi
bile, ricavarne una cronologia, ritengo che si possano m otivatamente chiamare in causa i risultati preliminari di una ricerca analoga sulle strutture murarie delle fortificazioni romane, tardoromane e protobizantine sul
territorio dell 'at tuale Bulgaria. È stato infatti accertato che l'opus mixtum con un m odulo analogo a quello del nostro muro, vale a dire con cin
que file di la terizi, è soprattutto r icorrente in una serie di stru~ture ri
feribili con buona approssimazione ad un periodo compres9 tra Il maturo IV secolo e l'età giustinianea. Questo modulo lo ritroviamo d'altron
de nella stessa Costantinopoli in strutture del primo quarto del V seco
lo, ed esattamente nei superstiti tratti di epoca teodosiana della cinta muraria urbana e nei possenti muri d'ambito d ella cisterna di Ezio, datata
al 421 28
21 J.B. WARD-PERKINS, Building Melhods of Early Byzanline Arch~leclure,. in The Great Palace oj the Byzantine Emperors. Second Report, ed. D. Talbot R1ce, Edmburgh 1958, pp. 53-104, in par t. pp. 62-63, tav. 16a-c. . . .
2s S.N. BosTCHEV, Le paremenl arasé dans les constructwns romames et by_zantlnes de la première periode (in bulgaro con riassun to in francese), «~zvesua na Archeologiceskia Institut», 24, 1961, p p. 153-202; I. VENE:DIKOV, La dalatzon des remparts romano-byzantins de Nessèbre, in Nessèbre, I, ed. V. ~elkov •. Sofi.a 19~9, PP· 125-154; M. BIERNACKA-LUBANSKA, Roman and Early Byzantme Fortificatzons '~ Lower Mesia and Norlhern Thrace (Academia Scientiarum Polonia, Bibliotheca Antlqua, XVI),
Warszawa 1982, p. 134ss.
21
Quel che poi ha definitivamente escluso un'even tuale identificazione con un segmento del peribolo romano, sono sta ti i saggi d i scavo effettuati dal Firath prima della parziale demolizione del muro d i BabJil.i Caddesi; l'indagine gli permise infatti di accertare che il m uro si piegava a nord ad ~golo retto (Tav. IV, fig. 7), nonché la sua appartenenza ad una grande .CJste.rna {funzione rivelata dalla p resenza di malta idraulica nella parte m fenore del muro stesso che raggiungeva una profondità di oltre 14 m.), la quale doveva avere un'ampiezza pari grosso modo a quella delle p iù grandi cisterne bizantine della città, come ad esempio la Yerebatan Sarap che misura 138 x 64 m. 29• Ed è proprio per questa ragione che non può non stupire il fatto che non sia mai stata avanzata alcuna proposta d 'identificazione per questa cisterna nella quale, a mio avviso, si potrebbe invece eventualmente riconoscere o quella di Philoxeno, che s~c~~do la testimo_nianza dei patriografi era stata appun to costruita in prosSimita del Foro d1 Costan tino da Philoxeno, uno dei dodici senatori romani venuti nella neocapitale al seguito di Costantino 30, o, ancor meglio, la ~on ancora individua ta Cisterna Maxima, la quale, come registra Marcellino Comes, era stata costruita all'epoca del settimo consolato di Onorio e del secondo di Teodosio II, quindi nel 407: «iuxta porphyreticam Constantini imperatoris columnam in foro ejus sub p lateae transitum >> 3 I _
Ben più importante ai fini della nostra ricerca è invece un'altra scoperta archeologica avvenuta in questa stessa area urbana: a una distanza di circa 70_ m. ad est della colonna porfiretica, che ancor oggi segna grosso modo il centro dell'area forense di Costantino, furono individuate le fondazioni pertinenti ad un arco a tre fornici disposte perpendicolarmente al traccia to della Divanyolu, all'altezza della Tiirbe del Sultano Mahmud II (a nord) e della Medrese di Kopriili.i (a sud).
Di queste fondazioni, messe in luce durante i lavori di canalizzazion e urban~ del 192~(36, il Mambo,ury, che ebbe l'opportuni tà di seguire, come egh stesso c mforma, <<pas a pas les travaux de chaque j our>•, ne ha fatto solo brevissima menzione nel contesto d i una comunicazione presentata al VI Congresso Internazionale di Studi Bizantin i svoltosi a
2~ N. FIRATLI, Recent importantfind.s in Istanbul, «IAMY», 15/ 16, 1969, pp . 191-196: m part. pp. 192-193, figg. 4-7. All'interno furono visti quattro pilastri d i mattom, ma non si trovar.ono resti di colonne o di volte che avrebbero potuto segnalare la copertura della Cisterna. Eccettuata una semplice evidenziazione nella pianta alla fig. 321, l'esistenza del muro in questione non viene altrimenti registrata da W. MOL LER-WJENER, Bildlexikon, cit.
30 _Patri~, I, 67, ed. Th. Preger, pp. 147-148, 300. Per questa cisterna è stata pero solitamente suggerita un'identificazione con la Binbirdirek, cfr. R. jANIN, Constantinople, cit., pp. 207-208.
31 MARCELLINO C OMES, Chronicon, PL, 51 922C f R J 'b"d 210 , ; C T. . AN IN, l l em, p. .
22
Pari i nel 1948 s2. Egli le rappresentò però su una pianta archeolo~ica, con:ervata insieme ad altri suoi rilievi e appunti inediti presso l'Istituto Archeologico Germanico di Istanbul, nella quale son? state p~sizionate tut~ te le vestigia antiche scoperte nell'area del Foro d1 Costantmo. Come SI ricava da questa rappresentazione grafica (con scala l : 250), le fondazioni dei quattro piloni, di m. 6,50 x 1,30 ca., intercalati da tr~ passaggi perfettamente uguali, larghi m. 2,60, sviluppavano compl_essJV~ente un'ampiezza di circa 13 m.; al di sopra si legge la seguente d1dascaha au
tografa del Mamboury «Porte de l'enceinte romaine»., , . L'identificazione è estremam ente seducente, dovra pero essere regi
strata con cau tela, poiché, considerandone la distanza dalla colo~na porfiretica {circa 70/ 72 m.), non può essere assolutamente esclusa l eventualità che ci troviamo piuttosto dinnanzi ai resti di quell'arco che segnava l'ingresso orientale del Foro stesso, così descr.itto da Zosimo (1~, ~0, 4): «all'estremità della parte orientale (del Foro) SI ergono due archi d1 ~armo bianco del Proconneso, che si fronteggiano, l'uno è rivolto verso O n ente l'altro verso O ccidente, li si a ttraversa per andare negli antichi porti~i di Severo e per uscire dall'antico peribolo d i Bisanzio».
Sempre in merito alla cinta muraria romana si ram~enta in?lt~: che, negli anni venti, alcuni scavi occasionali individuaron? m ~ro_ss1m1t~ della sphendonè e nelle sostruzioni dell'Ippodromo alcum resti d1 mun «a~tichi» che l'Emerau ritenne potessero eventualmente appartenere ~ per~bolo di Bisanzio, tenendo soprattutto presente la testimonianza d1 Zoslmo il quale precisa che il muro rasentava la curva dell' Ippodromo pri
ma d'inclinarsi in direzione della riva della Propontide 33
•
Nel corso di successive indagini archeologiche mirate al rilievo di quel settore dell'Ippodromo non fu però trovata alcuna traccia dei «mur~ antichi» segnala ti dall'Emerau, tant'è vero che il Miiller-Wien_er, nel nco~siderare la notizia, r itiene che tali resti potevano essere piuttosto pe rtinenti a quel muro curvilineo che vediamo rappr_es.entato _in pros_simità de~la sphendonè n ell'in cisione seicentesca del Panvmw_ (d~r~vat~, ncor~o, da una più antica redazione grafica); un muro, la cu1 ongmana funzwne e
31 datazione non possono essere tuttavia stabilite con alcuna certezza
Di più rilevante interesse è infine un'altra poss~bi l~ testimonanza ar
cheologica p er il peribolo d i Bisanzio . Nelle sostr~z10m d~ll~ ,trecente~ca chiesa dedicata al Cristo Philantropos, che sorge m prossimlta della nva
32 E. MAMBOURY, Contribution à la topographie générale de Constantino~le, in «Actes du VI• Congrès International d'Études Byzantines, Paris 1948», Pans 1951, Il,
pp. 243-253. 33 c. EM ERAU, Notes, cit., p. 11. 34 w. MOLLER-WIENE R, Zur Frage, cit., nota 25 a P· 173.
23
della Propontide, sul lato sud-orientale del promontorio, fu inglobato un tratto della cinta muraria, comprenden te anche una torre. Ad avviso del Demangel e del Mamboury, le caratteristiche strutturali di tale torre quadrangolare suggerivano la possibilità di attribuirla al per ibolo precostantinian o, non escludendo l'eventualità di trovarsi addirittura dinnanzi ai più
antichi resti della cinta distrutta da Settimio Severo. Ed in effetti, i blocchi lapidei di grandi dimensioni (2,50 m. di larghezza per l m. di altez
za) che ne costituiscono il basamento (l'alzato presenta invece palesi in
terventi di restauro seriori), sui quali , oltretutto, si distinguono perfettamente i fori che dovevano alloggiare le grappe metalliche, richiamerebbero alla memoria la tecnica impiegata nel peribolo d i Bisanzio descritta da Dione Cassio ss. Il Miiller-Wiener, escludendo una datazione così alta, ritiene invece trattarsi di un'opera di restauro 'severiana', o anche più tarda s6•
Altrettanto esigue, e molto spesso di difficile interpretazione, sono
le vestigia superstiti di altri complessi monumentali di epoca rom ana, come nel caso - ad esempio - di un teatro, forse il theatrum majus men
zionato nella Notitia urbis (inizio V sec.), la cui ubicazione segnalata da
un incavo, largo approssimativamente 100 m., che si distingue sul terreno al di sotto delle cucine del Topkap1 Sarap (cfr. Tav. II, fig. 2), vale a dire sulle pendici orientali dell'antica acropoli, è stata del resto di recen
te confermata anche dal ritrovamento di una ser ie di sedili m armorei decorati con zamp e leonine presso la Degirmenkap1, una porta che si apre infatti poco lontano nella cinta muraria prospiciente la riva del mare s7
•
Le strutture scavate invece nel 1913 in prossimità della cosiddetta Colonna dei Goti, la quale si erge quasi sulla punta del promon torio, che ad
avviso del Mamboury potevano forse aiutare a localizzare il Kynègion o il theatrum minus, appartengono più verosimilm ente all'orfanotrofio bizantino intitolato ai Santi Pietro e Paolo sa.
Anche i presunti resti del Tempio di Apollo-Helios, individuati tra la Santa Sofia e la Santa !rene, nell'ambito delle seriori strutture dell'O-
35 H . ScHONEBECK, Die griechische, cit., p. 51; R. DEMANCEL - E. MAMBOURY, Le quartier, cit. , p. 53, fig. 57, tavv. VI, 2 e IX.
36 W. MOLLER-WIENER, Zur Frage, cit., nota 2 a p. 169. 37 G. MARTINY, The Great Theatre, Byzantium, «Antiquity», 12, 1938, pp. 89-
93, fig. a p. 91; G. BECATTI, Costantinopoli, cit., p. 885; R. jANIN, Constantinople, cit. , p. 17; H. T EZCAN, Topkapz Sarayz çevresinin Bizans devri arkeolojisi, Istanbul 1989, pp. 120-123, figg. 134-135.
u E. MAMBOURY, Les fouilles, 1936, cit., pp. 235-236; C. MANCO, Le développement, cit., p. 34.
24
spizio di Samson, sono apparsi di difficile decifrazione sg. Il tempio non doveva essere comunque molto distante poiché tra i materiali recuperati vi è un frammento di cippo votivo recante la seguente iscrizione <<Gaion, figlio di Skumnos, ha fatto voto ai propilei di Apollo>> 10
• Sino ad oggi non è stata invece individuata alcuna traccia dei templi dedicati ad Afrodite, ad Artemide e a Poseidon, che le fonti segnalano ugualmente nel
l'area dell'antica acropoli 41•
Ben poco chiarificanti, almeno relativamente alla fase architettonica 'severiana', sono stati inoltre i risultati degli scavi del 1915, del 1927/28, del 1934 e del 1952 che riportarono alla luce le stru tture di un comples
so situato sul lato sud dell'Ippodromo, identificato con le T erme di Zeuxippo 12• Eccettuati alcuni frammenti di cornici e un r ilievo frammentato con la figura di una Najade, che, in considerazione dei caratteri iconografici e stilistici, potremmo attribuire con buone probabilità alla fase 'severiana', negli altri reperti scultorei emersi dagli scavi dovremmo piuttosto riconoscere i resti di quella collezione di opere d'arte classiche che, come apprendiamo dalle fonti , completavano l'arredo del complesso termale ristrutturato da Costantino. Tra questi: un rilievo marmoreo d i stile neoattico con un'elegante figura femminile assisa, il frammento di una raffinatissima testa femminile di marmo pentelico, d i scuo la fidiaca, che è stata accostata alla Nemesi di Ramnunte, nonché tre grandi basi cilindriche, due delle quali recano rispettivamente l'iscrizione EKABH e AICXENHC (Tav. V, figg. 8-9); sulle basi dovevano essere evidentemente collocate le statue di questi personaggi, la cu i presenza nell'ambito delle Terme di Zeuxippo è del resto registrata nella Descrizione delle statue del gin
nasio pubblico detto di Zeuxippo, poema in 426 esametri scritto da Cristodoro di Copto nella Tebaide, vissuto sotto Anastasio (491-518).
Nella Descrizione sono elencate 80 statue o gruppi statuari seguendo la loro disposizione nell'ambito del complesso termale. Erano figure di personaggi mitologici, di divinità, di eroi della leggenda troiana, di. personaggi della storia greca e romana, di oratori greci e latini. I singoh per-
39 E. MAMBOURY, Les jouilles, 1951, cit., pp. 438-439; M. RAMAZANOCLU, Neue Forschungen zur Architektur-Geschichte der lrene~-Kirche . und . de: K~mflexes der Sophienkirche, in <<Atti dell'VIII Congresso InternaziOnale d1 Stud1 BJZantmJ, Palermo 1951», «RSBN>>, VIII, 1953, II, 232-235. F. DIRIMTEKIN, Les jouilles jaites en 1946/ 47 et en 1958/60 entre Sainte Sophie et Sainte lrène, à Istanbul, «CahArch», XIII,
1962, pp. 161-185. 10 E. MAMBOURY, Les Jouilles, 1951, cit., p. 439; H. TEZCAN, Topkapz Sarayz,
cit., pp. 141-151, in par t. p. 148, fig. 165 (il frammento misura cm. 30 x ~7). 11 G. BECATTI, Costantinopoli, cit., p. 884; C. MANCO, Le développement, c1t. P·
18; G. DACRON, Constantinople, cit., pp. 68-69. 12 W. MOLLER-WIENER, Bildlexikon, cit., p. 51.
25
sonaggi menzionati sembrerebbero tra l'altro identificati sulla base di iscrizioni lette in loco dal poeta il quale palesa a più riprese un'intensa ammirazione per la bellezza delle opere e per i tratti, non solo fisici, di alcune figure, come, ad esempio, proprio nei riguardi della statua bronzea di Ecuba (vv. 176-189). Il brano dedicato a questa figura, descritta con il capo ammantato e in at teggiamento di profondo dolore, riveste peraltro grande importanza documentaria, poiché le rappresentazioni pervenuteci d i Ecuba appartengono tuùe alla pittura vascolare . Sarebbe inoltre suggestivo riconoscere nella figura di Eschine, molto probabilmente anch'essa di bronzo - lo si deduce dal verbo << lampeggiava» (i\<Hpa7t'te) -quella statua-ritratto dedicata da Licurgo nel 340 a.C. nel Teatro di Dioniso ad Atene, dalla quale derivano alcune più tarde repliche romane, come, ad esempio, quella del Museo Nazionale di Napoli da Ercolano, il cui chiasmo contenuto sembrerebbe in effetti corrispondere all'atteggiamento della statua costantinopolitana descritto da Cristodoro (vv. 13-1 6) 13
.
Piuttosto confusi sono altresì apparsi gli strati romani e preromani messi in luce nel 1927 e nel 1948/51 sul lato nord dell'Ippodromo 11
;
mentre invece nella medesima area, è stato possibile interpretare la stratigrafia di alcuni depositi di materiali classici più recentemente scoperti nel sottosuolo del cortile del cinquecentesco palazzo di Ibrahim Pa§a; raggiunto il livello delle gradinate dell'Ippodromo, negli strati sottostanti è stato individuato un deposito con reperti d i ceramica corinzia e diversi frammenti di sculture, tra le quali un Ercole e un gruppo con due giovani assisi su una roccia, evidentemen te anteriori alla costruzione dell' Ippodromo stesso; tranne una brevissima comunicazione, di questo scavo non è stato però mai fornito uno specifico rendiconto dettagliato 45
13 S. CASSON, in Preliminary report upon the excavations carried aut in the Hippodrom of Constantinople in 1927, London 1928, pp. 26-27, figg. 35-36; D.T. RICE - S. CASSON, in Second report upon the excavations carried aut in the Hippodrome of Constantinople in 1928 an behalf of the British Academy, London 1929, pp. 18-21, 41-43, figg. 5a-b, 8-12, 48-50. Ad avviso di A. GRABAR, Sculptures byzantines de Constantinople (IV'- X 'siècles), Paris 1963, pp. 48-49, tav. XIII, 2, il rilievo con la Najade (Istanbul, Museo Archeologico, Inv.n. 4203) potrebbe essere al contrario datato alla prima metà del sec. V. Per l' vEKqJpCX(JLç 't'WV &yaAJLChCùV 't'WV eiç 't'Ò 01]JL6m.ov YVJLv&awv -.oiJ ÉmKaA.ovjLÉvov Zevç{nno di CRISTODORO di Tebe, cfr. Antologia Patatina, II, ed. F.M. Pontani, Torino 1978, pp. 65-87. Sull' iconografia delle due statue si veda: A. CoMOTTI, s.v. Ecuba, in EAA, III, 1960, p. 209; L. LAURENZI, s.v. Eschine, ibidem, p. 436.
14 R. DuYURAN, First report an excavations an the sile of the new Palace of justice at Istanbul, <<lAMY», 5, 1952, pp. 33-38; IDEM, Second report ... , ibidem, 6, 1956, pp. 74-80, figg. 8, 16; J. LAFONTAINE, Fouilles, cit., pp. 372-373. Ad avviso del MAMBOURY (Les fouilles, 1951, cit., pp. 455-459) alcuni tratti delle gradinate messi in luce sul lato est dell'Ippodromo potevano forse risalire ad epoca severiana.
45 Cfr. J.M. MELLINK, in «A] A>>, 81, 1977, p. 377.
26
Altrettanto interessanti si sono rivelati i saggi di scavo condotti nel 1950 dal Ramazanoglu all'interno della chiesa della Santa Irene, i quali hanno por tato infatti al recupero di numerosi reperti ceramici di età greco-romana e, soprattutto, alla scoperta, a soli 30 cm. al di sotto del pavimento della navata centrale, di un tratto di pavimentazione m usiva a tes
sere bianche e nere, di notevole qualità, con eleganti disegni geometrici: losanghe e rombi inscritti in rettangoli, fiori quadripetali e un'incor
niciatura con un motivo ad onde; uno schema decorativo di tradizione ellenistica che, come attesta il mosaico in questione e altri similari esempi contemporanei, perdurò fino al II secolo 16 (Tav. V, fig. 10).
Alla fine del II - inizio III secolo può essere invece circoscritta con buona approssimazione la datazione di un lacerto di mosaico pavimentale policromo, di buona fattura, rinvenuto nel 1935, in occasione dei la
vori di costruzione di un immobile a çatalçe§me Sokag1, a circa 100 m. ad ovest della Yerebatan Saray1. Nessuna informazione è stata purtroppo
fornita in merito agli eventuali resti dell'edificio cui apparteneva il mo~ saico, noto sinora unicamente n el particolare pubblicato dallo Schneider 17.
La composizione decorativa di questo mosaico, ora conservato nel Museo Archeologico, è organizzata secondo uno schema geometrico che pre
vede al centro un quadrato con la figura stante di Eros nudo con lo scudo su fondo blu; al quadrato si coordinano quattro ottagoni contenenti i busti delle personificazioni delle Stagioni (quella della Primavera è an
data perduta), caratterizzate dagli usuali attributi d istintivi; tra gli ottagoni s'inseriscono figure cruciformi, contenenti croci disegnate da una guilloche ovvero elem enti ovali, mentre alla base degli stessi sono rettangoli con stilizzati tralci di edera su fondo bianco; nelle risulte trovano po
sto losanghe, alternatam ente rosse e bianch e; l' incornicia tura comprende
infine una duplice bordura con un meandro e una guilloche (Tav. VI, fig. 11; Tav. VII, figg. 12-13-14-15).
Tra i molti confronti, il più significativo, anche sotto il profilo sti
listico, mi è apparso un mosaico di Hippona, datato al decennio 180/ 90,
46 M. RAMAZANOCLU, Neue Forschungen, cit., p. 235, tavv. LXXVI, 12 e LXXIIT, 15; E. MAMBOURY, Les fouilles, 1951, cit., p. 439; U. PESCHLOW, Die Irenenkirche in Istanbul. Untersuchungen zur Architektur (IM Beiheft, 18), Tubingen 1977, p. 21. Per questo tipo di mosaico e la sua diffusione si veda P. BRUNEAU, Exploration archéologique de Délos, XXIX, Les mosaiques, Paris 1972; H. jovcE, Form, Function and Technique in the Pavements of Delos and Pompei, «A]A» , 83, 1979, pp. 253-263.
47 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 4607. Cfr. E. MAMBOURY, Les fouilles, 1936, cit., p. 279; A.M. ScHNEIDER, Byzanz, cit., p. 92, tav. 9; C. MANGO, Le développement, cit., p. 13.
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che mostra un analogo schema compositivo e , soprattutto, una personificazione dell'Autunno molto vicina a quella del nostro mosaico 48•
Rammento infine, sia la più recente scoperta di stru tture di epoca romana, forse appartenen ti ad un complesso residen ziale suburbano, nel sotto suolo d ella basilica di San Giovanni di Studio, delle quali ignoriamo tuttavia la consistenza, non essendo stato ancora p ubblicato alcun rilievo 49,
sia quel piccolo edificio scavato a Silahtaraga, in un ter reno prossimo alla riva sud-occidentale del Corno d 'Oro, non lungi dalla confluenza dei due fiumi Kag1thanesuyu e Alibeysuyu (gli antichi Kydaros e Barbyzes), le cosiddette Acque Dolci d'Europa 50; un sito dove la tradizione testuale bizantin a ubicava l'ara dedicata a Semystra, vale a dire il primo luogo prescelto dai colonizzatori di Megara 51 ; e l'antichità del sito è stata del resto attestata dal ritrovamento di alcuni reperti di ceramica arcaica 52.
All'origine, questo edificio, una stru ttura quadrata di 11 m. di lato, addossato ad una anfrattuosità rocciosa della collina, aperto sulla fronte, con nicch ie in spessore di parete, era un padiglione, o un ninfea, collegato ad una villa, ovvero un piccolo santuario pubblico o semiprivato. All' interno fu recuperata una serie di sculture, parte delle quali erano collocate n elle nicchie . Tra i pezzi più significativi e meglio conservati ricordo le sta tue d i Apollo, d i Artemide e di Selen e, una testa di Eracle, un tor so maschile, u n medaglione con un busto femminile, tutti di marmo, nonché una figura di Gigante anguipede di pietra grigia; furono inoltre r itrovati numerosi frammenti di sculture d i più piccole dimensioni (Tav. VIII, figg. 16-1 7).
In considerazione delle cara tteristiche tecniche, iconografiche e stilistiche, l'esecu zione di questo gruppo di sculture, che m ostrano tra l'altro evid enti tracce di restaur i antichi, è stata attribuita ad un atelier di scultori afrodisiensi, forse attivi nella stessa Bisanzio tra la tarda età antonina e la m età d el I II secolo . Se infatti la datazione delle statue delle divinità e del Gigante anguipede, che componevano all 'or igine una Gigantomachia, può essere circoscritta con b uona ap prossimazio ne al terzo quarto de l II secolo, il med aglione con il busto femm in ile, insieme ai fram-
48 Cfr. D. PARRISH, Season Mosaics of Roman North Africa, Roma 1984, cat. n. 47, pp. 196-197, tav. 63.
49 MJ. MELLINK, in «AJA», 84, 1980, p. 517; U. PESCHLOW, Die j ohannes-Kirche des Studios, in <<XVI. Internationaler Byzantinistenkongress. Akten, Wien 1981», II, 4, «j oB••, 32, 4, 1982, pp. 429-433.
50 N. DE CHAISERMARTIN - E. ÒRGEN, Les documents sculptés de Silahtaraga (Institut français d'études anatoliennes. Mémoire n° 46), Paris 1984.
51 Cfr. R. JANIN, Constantinople, cit., pp. 10-11. 52 Cfr. N. FIRATLI, cit. a nota 5 supra.
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menti di altri pezzi simili che forse decoravano l'esterno del piccolo edificio, mostrano invece caratteri stilistici di epoca severiana; i restauri che interessarono soprattutto questo medaglione e la statua di Apollo r isalirebbero infine all'e tà di Galliena 55.
L'attr ibu zione ad artisti d ella scuola di Afrodisia è senz'altro convincente e , sotto questa prospettiva, densa d 'implicazioni, poich é questo gruppo di sculture, in sieme ai succitati mosaici pavimen tali sono tra le poche testimonian ze 'cer te' della cultura artistica di Bisan zio romana, la quale apparirebbe dunque perfettamente aggiornata alle tendenze di gusto contemporanee, smenten do quin di quel giudizio a suo tempo espresso d al Matthiae che, in u n saggio dedicato alle origini d ell'arte costantinopolitana, aveva defin ito la città p recostan tiniana <<Un centro senza storia e senz'arte». Presunzion e alquanto sconcertante, basata soprattutto sulla pubblicazione delle stele e dei sarcofagi rinvenu ti nelle necrop oli urbane che, a suo avviso, m etteva in luce una produzione di qualità decisamente scadente e artigianale, sintomatica d'inerzia inventiva, stante evidentemente a segnalare il fatto che Bisan zio fosse tagliata fuori da ogni corrente viva della con temporanea cultura figurativa 54•
Le nostre cono scenze in merito alle tradizion i ar tistiche fior ite a Bisanzio in epoca romana sono in realtà molto lacunose, m a i pochi documen ti superstiti, p ur n ella loro esiguità e problematicità, lasciano in travedere una situazion e culturale ben diversa e sen z'altro da r iconsiderare con maggiore a ttenzione.
Non è tuttavia facile mettere coerentemente a fuoco il contesto artistico della città romana. Se si eccettuano i sarcofagi e le stele, il cui valore documentario r iguarda soprattutto l'epigrafia 55, si tratta effettivamente di una produzione di qualità piuttosto corsiva, con forme e repertori iconografici reiterati senza alcuna vivezza creativa, si veda ad esempio il sarcofago d ella famiglia di Demetrios (III secolo) 56 (Tav. VIII, fig. 18); per numerosi altri reperti scul torei erratici, per lo p iù ritrovati in circo-
5~ N. DE CHAISEMARTIN - E. ÒRGEN, Les documents, cit., p. 90ss. 54 G. MATTHIAE, Problematica delle origini bizantine, <<RINASA», n.s. XV, 1968,
pp. 76-124, in part. pp. 86-87. 55 Per le stele cfr. nota 8; per i sarcofagi si veda inoltre N. FIRATLI, Short reports
on finds and archaeological activities outside the Museum. l. Finds Jrom çemberlita~ District, <<IAMY», 11/12, 1964, p. 208, tav. 34,4 (area del Foro di Costantino); IDEM, Brief archaeological news. l. New finds Jrom Beyazit, <<IAMY», 13/ 14, 1966, p. 225, tav. 68,2 (BayaZit); si rammenta anche un sarcofago con acroteri decorato con eroti vendemmiatori più recentemente rinvenuto a Kocamustafapa~a, cfr. J.M. MELLINK, in <<AjA», 75, l 971, p. 179.
56 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 4997 (da Bayaz1t). Cfr. N. FIRATLI, Le livre, cit., n. 200, pp. 119-120, tav. XLIX.
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stanze occasionati, sussistono motivati dubbi in merito ad una loro originaria appartenenza alle fabbriche greche e romane di Bisanzio. Imperatori e sultani, fino ad epoche relativamente recenti, riutilizzarono ne
gli edifici costantinopolitani un gran numero di spoglie classiche fatte venire dalle città del loro Impero; non va peraltro dimenticato che, ancora di recente, il commercio antiquario ha continuato a far affluire ad Istanbul oggetti di provenienza varia e lontana 57.
Molte difficoltà complicano inoltre lo studio di questi materiali scultorei, troppo spesso pubblicati con generiche informazioni sul sito e sulle circostanze del ritrovamento, talora senza precise indicazioni relative al
le dimensioni, non sempre corredati da una documentazione fotografica,
e in massima parte da tempo dimenticati nei depositi del Museo Archeologico. Nella speranza che in un prossimo futuro si possa procedere ad una sistematica catalogazione di questi ed altri materiali archeologici di
epoca greca e romana, si è qui cercato di riunire per la prima volta la
documentazione disponibile in merito ai reperti scultorei romani che forse, meglio di altri, permettono di farci un'idea della loro consistenza e, soprattutto, della loro problematicità.
La precedenza spetta a quei pezzi dei quali esiste una documentazione fotografica, o quantomeno una riproduzione grafica, e dei quali è noto il luogo di ritrovamento. Essi sono: una lastra di marmo sulla quale
è ricavato un medaglione con il busto di uomo anziano, recuperato nel quartiere di Vefa, per il quale si potrebbe eventualmente suggerire un con
fronto con le sculture di Silahtaraga, e quindi proporre una datazione alla m edesima epoca 58; una base, sulla cui fronte è scolpito a bassorilie
vo un combattimento di animali 59, ed un frammento di una statua co-
57 Avvertimento questo più volte ribadito da L. ROBERT, in <<RA>>, 1933, 2, pp. 126-128; ID EM, Pierres errantes. Muséographie et onomastique, <<Berytus», 16, 1966, pp. 5-39; IDEM, Documents d'Asie Mineure, <<BCH », 102, 1978, pp. 395460, in part. p. 452ss. Per l'afflusso di opere classiche in epoca bizantina, m i limito a r icordare R.M. DAWKINS, Ancient Statues in Medieval Constantinople, <<Folk-Lore», XXXVI, 1924, pp. 209-248; C. MANGO, Antique Statuary and Byzantine Beholder, <<DOP», 17, 1.963, pp. 55-75; G. DAGRON, Constantinople, cit., p. 127ss.; per l'epoca ottomana, st veda soprattutto W. MOLLER-WIENER, Spoliennutzung in Jstanbul, in Beitriige zur Altertumskunde Kleinasiens. Festschrift Jur Kurt Bittel, Mainz am Rhein 1983, pp. 369-382.
58 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 2478 (marmo, cm. 56 x 42,5). Cfr. G. MENDEL, Catalogue des sculptures greques, romaines et byzantines, Constantinople 1914, III, n. 1309, p. 5 19.
59 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n . 2393 (marmo, cm. 36 x 105 x 62). Cfr. G. MENDEL, Catalogue, cit., III, n. 13 10, pp. 519-520.
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lossale raffigurante una divinità fluviale 60, entrambi rinvenuti nel quar
tiere di Aksaray, il pessimo stato di conservazione dei quali impedisce però una puntuale lettura iconografica e stilistica. Si rammenta inoltre: un inconsueto pezzo di marmo scolpito a guisa di scabra roccia dalla quale fuoriescono due mani che si stringono, trovato ad Unkapant 61
; una frammentata statua maschile togata venuta alla luce durante i lavori di costruzione di un immobile vicino ad Ordu Caddesi, datato al III secolo 62 (Tav. IX, fig. 19), e i materiali scultorei recuperati nello scavo di S. Polieucto, comprendenti un frammento di statua faraonica, alcune stele funerarie, due rilievi frammentati con figure muliebri, tre piccole teste femminili originariamente appartenenti ad un più ampio rilievo, d i cui una mostra evidenti tracce di non finito, nonché due tor si maschili di piccole dimensioni caratterizzati da una lavorazion e paragonabile a quella delle già citate statuette di Silahtaraga 63
•
Nell'ambito dell'eterogenea serie di pezzi classici esistenti o provenienti dal Topkap1 Saray1, si rammentano in particolare i frammenti di tre diversi sarcofagi figurati, del cosiddetto tipo Sidamara, databili entro la prima metà del III secolo, di cui uno, di pregevolissima qualità, mostra due eleganti figure femminili iconograficamente ricollegabili al mito dionisiaco 61 (Tav. IX, fig. 20). Dal già ricordato scavo dell'Ospizio di Samson
60 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 5488 (ritrovata in Millet Caddesi). Cfr. <<lAMY», 11/12, 1964, p. 120 (la documentazione fotografica è stata invece pubblicata in <<lAMY», 10, 1960, penultima tavola) .
61 Istanbul, Museo Archeologico, lnv. n. 5487. Cfr. ibidem. 62 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 6083 (alt. cm. 136). Cfr. N. FIRATLI,
Recent important Jinds in Istanbul. 6. Male statue discovered in O;du Street, Laleli, Istanbul, <<IAMY», 15/16, 1969, pp. 195-196, fig. 12 (il ritrovamen to avvenne presso la moschea Kiztlta~).
63 R.M. HARRISON, Excavations, cit., cat. nn. 23a-d, pp. 165-167, figg. 266-277. L'attenzione sulle analogie con le sculture d i Silahtaraga è stata richiamata da N . DE CHAISEMARTIN - E. ÒGEN, Les documents, cit. , p. 95.
64 Il primo frammento (alt. cm. 56) sul quale vediamo il torso nudo, inquadrato da un ampio mantello, di un uomo assiso su uno sgabello ricoperto da una pelle di leone, fu trovato nel 1913 nel parco del Serraglio, ora nel Museo Archeologico, Inv. n. 2700 (cfr. G. MENDEL, Catalogue, cit., III, n . 1313, pp. 522-523). Il secondo frammento è stato invece trovato nel 1974 presso l' Ahtrkap t-Incili K6$k (cm. 140 x 60) e conserva, all'in terno d i una quinta architettonica del tipo Sidamara, due figure femminili stanti, di cui una regge tra le braccia un bambino, ora n el Museo Archeologico, Inv. n. 7440 (cfr. H. TEZCAN, Topkapz Sarayz, cit., pp. 375-376, fig. 542). Il terzo è invece un p iccolo frammento (cm. 29 x 36) della parte basamentale con resti di una colonnetta tortile ed un piede maschile, ora al Museo Archeologico (senza n. inv., cfr. ibidem, p. 376, fig. 544). Sempre nel Topkapt Sarayt fu recuperato un rilievo votivo d ionisiaco (cfr. A.M. MANSEL, Er-
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provengono invece un trono ed un bacino marmoreo decorato con una pr~tome .leonina 65 (Tav. IX, fig. 21); un sedile marmoreo con zampe leomne (di teatro?) fu rinvenuto anche in Kible Sokag1 durante i lavori di canalizzazione urbana 66.
Tra i materiali classici recuperati invece in occasione dei lavori di costruzione del Palazzo di Giustizia, in un'area coincidente con il lato nord dell'Ippodromo, merita di es.sere segnalata una splendida statua frammentata, di p iccole dimensioni, raffigurante un Tritone, con il torso di mar
mo bianco: mentre il mantello e la parte inferiore anguiforme, abilmen
~~)~onnessi seguendo le venature, sono di pietra grigia scura (Tav. X, fig.
Questo notevole pezzo - ricordo - è stato stilisticamente avvicinata alle sculture di Silahtaraga, attribuendone quindi l'esecuzione allo stes
so atelier di scultori afrodisiensi attivi a Bisanzio. Ed in effetti un raffron
to tra il Tritone ed il Gigante o, ancor meglio, con il torso maschile di
Silaht~ra~a (cfr. Tav. VIII, fig. 17) è senz'altro pertinente: si noti soprattutto Ii VIbrante modellato delle masse muscolari e l'attenta riproduzio
ne dei particolari anatomici. L'attribuzione proposta troverebbe del resto
c~nf~rma an.che a.lla .luce di una serie di sculture 'bicrome', per lo più di piccole dimensiOm, trovate proprio ad Afrodisia, tra le quali una fi
gura frammentata di Eros, che dimostrano come questa raffinata tecni-
- ca scultorea fosse una virtuosistica 'specialità' delle botteghe locali 67. Ri
s~etto ai pez~i rinvenuti ad Afrodisia, l'esempio costantinopolitano si distmgue tuttavia per una ancor più pregevole esecuzione, apprezzabile nell'accurata r ifini tura dei particolari.
Sempre in merito al Tritone, si ricorda che lo J anin - certamente
werbu~gsbericht des Antikenmuseums zu Istanbul seit 19!4, II, <<AA>•, 1933, pp. ll5-140, m part. p. 139, fig. 23. Inv. n. 4019, cm. 36x55) ed una testina maschile con berretto (cfr. H. TEZCAN, Topkapz Sarayz, ci t., p. 386, figg. 562-563; Museo Archeologico, Inv. n. 5816).
_ 65
F. DIRIMTEKIN, Les Jouilles, cit., p. 181, fig. 19; H. TEZCAN, Topkap1 Sarayl, Cit., pp. 147-148, fig. 164. Il pezzo, trovato nel corridoio n. 2, misura cm. 55 x 75 x 45.
66 A.M. SCHNEIDER, Byzanz, cit., p. 93, fig. 48 e tav. 9.
67 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 52~7 (alt cm. 46). Cfr. <<IAMY,, 7,
1956, p. 54, fig. 5; N. DE CHAISEMARTIN - E. ORGEN, Les documents, cit., p. 91. Nello scavo furon o i~oltre recuperati: un frammento di statua di alabastro (Inv. n. 5158), una testa d1 leone (Inv. n. 5163) e un bacino di marmo con anelli decorati da teste animali (Inv. n. 5162), cfr. <<IAMY», 6, 1953, p. 61. Per altri reperti, cfr. <<IAMY,, 7, 1956, p. 54; <<IAMY», 8, 1958, p. 55.
Per gli esempi di Afrodisia si veda K.T. ERIM, Aphrodisias City of Venus Aphrodite, London 1986, figg. a p. 146.
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-in considerazione del sito in cui fu recuperato - suggerì d ' identificarlo con uno dei pezzi della famosa collezione di antichità riunita nei primi anni del V secolo dal patrizio Lauso nel suo palazzo, i cui resti sono stati riportati alla luce proprio in quell'area urbana 68•
Durante i lavori di costruzione del Palazzo di Giustizia fu altresì rinvenuta una base marmorea di forma cilindrica sulla quale, come informa una lunga iscrizione dedicatoria, era collocata la statua di bronzo di Theophane di Mitilene votata dai suoi concittadini nel I secolo a.C.; secondo il Robert, questa statu a, di dimensioni colossali, poteva forse far parte dell'arredo dell'Ippodromo per il quale, come è noto, Costantino ed i suoi successori, fecero venire un gran numero di opere d'arte da molte città dell'Impero 69
•
68 R. jANIN, Constantinople byzantine. Notes sur des nouvelles découvertes, <<REB», 12, 1954, pp. 210-213, in part. p. 210. Per il Palazzo di Lauso cfr. W. MOLLERWIENER, Bildlexikon, cit., pp. 238-239.
69 Cfr. L. ROBERT, Théophane de Mytilène à Constantinople, «CRAJ,, 1969, pp. 42-64. Per l'arredo statuario dell'Ippodromo cfr. C.Q. GIGLIOLI, La Scilla di bronzo e le altre statue della spina dell'Ippodromo di Costantinopoli, <<AC», 6, 1954, pp. l 06-ll2; G. BECATTI, La colonna coclide ist01iata, Roma 1969, p. 198ss.; G. DACRON, Naissance, cit., pp. 139-140; IDEM, Constantinople, cit., p. 131ss.
La raccolta di opere d'arte antiche a Costantinopoli fu un fenomeno di rilevanti proporzioni, soprattutto nel IV-VI secolo. Come si evince dalle testimonianze testuali, specie le Parastaseis, i Patria, la già ricordata Descrizione di CRISTOOoRO di Copto, nonché GIORGIO CEORENO (Compendium Historiarum, cd. E. Bekker (CSHB, 3), Bonn, 1938) e NICETA CI·IONIATE (De signis constantinopolitanis, ed. E. Bekker (CSHB, 26), Bonn 1835, pp. 854-868), che tramandano un vero e proprio elenco di statue classiche esistenti nella capitale, pochi sono in realtà i pezzi ricollegabili a Bisanzio antica, tra i quali le statue del mitico fondatore Byzas e della moglie Fidalia; la maggioranza era infatti di altra origine. E i patriografi, che attingono queste informazioni da non meglio precisabili cronache o compilazioni antiche, menzionano determinate città il cui contributo fu prcponderante, ad esempio Nicomedia, Iconio, Cyzico c Roma, segnalando tra l'altro alcuni sostanziosi 'arrivi' che danno l'impressione di razzie sistematiche. Da una notizia dei Patria (II, 73, ed. Th. Preger, p. 189), riguardante proprio l'Ippodromo, si ricava oltretutto una sorta di vero e proprio indice delle provenienze. Di quel multiforme museo di capolavori classici, che furono tra l'altro partecipi in diversi modi della cultura e della vita quotidiana di Costantinopoli, ben poco è scampato agli incendi o ai vandalismi degli iconoclasti e dei latini che fusero la maggior parte delle statue bronzee. Sono pervenuti sino ai nostri giorni solo la quadriga, trasportata a Venezia nel 1204 dal doge Enrico Dandolo (G. PERROCCO, I cavalli di S. Marco a Venezia, in I cavalli di S. Marco, catalogo della mostra, Venezia 1977, pp. 59-92; L. BORRELLI VLAD - A. GUIDI TONIATO, Fonti e documentazioni sui cavalli di S. Marco, ibidem, pp. 137-148), e il frammento, ancora in situ, del tripode serpentiforme votato dalla lega greca al santuario delfico in memoria della vittoria di Platea nel 476 a.C. (cfr. W. MOLLER-WIENER, Bildlexikon, p. 71, con bibl.). Eccettuato l'articolo del MAN CO, Antique Statuary, cit., ed il saggio del DAGRON, Constantinople, dedicato specificatamente alla testimonianza dei Patria, manca a tutt'oggi uno studio d'insieme sull'argomento.
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Nel~'area del Foro di Costantino, ed esattamente I·n se d occasione dello . asso I un nuovo immobile tra Pe khane C d . . mvece trovati nu merosi fram t" d~ a desi e Divanyolu, fu rono lizzati come materiale da cost~:z~ I ~ statue cl~ssiche che erano stati u tisto di Artemide (del qual I,one. tra q~esti un medaglione con il bu-
e non e stata pero pubbl" 1 tazione fotografica) ed il fr d" . Icata a cuna documen-
ammento I un piccolo delfino di quale sarebbe suggestivo r iconoscere una di . marmo n el patriografi segnala · . quelle <<sirene dorate>> che i
. vano propno nell'ambito forense 70
DI un certo interesse sono infine i - . l . . no del protiro della Porta d 'O I _pezzi c assiCI recuperati all'ester-tinente al pannello latera! d"ro. n par~colare r icordo i l framm ento per-
e I un sarcoiago del ·dd . . ra con una figura maschile to at cosi e tto tipo Sidama-una delicata testina femminileg i;e:~i~~c::aagconnataS dia un fquadrupede 71 ed
d" . , e ene, acen te all'o · · ~ar~g 12~n) PQIU ampio rilievo ~a~abile ai primi anni del III secolo 12 r~~~v~
' . . ueste sculture, msieme ad altre andate . ratamente d escritte dai · . . . perdute, ma reite-
viaggiaton occidentali palinsesto decora tivo m s . ' componevano una sorta d i
• e so m opera nel XIV 1 · 1 · al quale, in quel declinante momento d 11 seco o ai _ati d~l protiro, nopoli era molto b b"l e a parabola stonca di Costanti-
' pro a l mente affidato un embi . saggio evocativo delle passate glorie d 11 . alema~Ico~ nostalgico mes-A . e a cap1t e d Onente 73
questo pnmo gruppo di sculture se ue . te una serie d i pezzi la . . g un secondo, comprenden-
cm esistenza 0 scopert , . alcuna documentazione illustr t" E . a e stata segnalata senza
. a Iva. ssi sono: una testa di N tt d non megho specificata testa maschile 74 nonch , .l. e uno e una ' e un n 1evo votivo dioni-
. 70 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 5554 C , jmds and archaeological aclivilies oulside the M . l fr._ N. FIRATLI, Shorl reporl on <<IAMY», 11/12, 1964, pp. 207-209 tav 37 useum, , Fznds_Jrom_ çemberlita; Dislricl, seis, 15, ed. Th. Preger p 30 ~ G . ' l. Per la tesumomanza delle Parasta-
71 Istanbul, Museo Arcl~eol~:c; I~v D~c~~~7 Coslanlinople, cit. p. 137. SEL, Erwerbungsberichl des Anliken ' . . (cm. 68 x 43). Cfr. A.M. MAN-173-210, in part. p. 176· n, MAmCRuslDeumsszucislanbul seil 1914, l, <<AA», 1931, pp.
' · Y - ASSON E t" Constanlinople, «Archaeology», 81, 1931 . 63-8 '. xcava zons al the Golden Gale, LAWRENCE, Addilional Asialic Sarcophagi' p~AAR 4, ~~ part. p. 76, tav. XXXIX. M. pp. 138-139, fig. 24. ' " ''• ' 1951, PP· 115-166, in part.
72 TH. MACRIDY - S. C 34). ASSON, Excavalions, cit., p. 80, tav. XLI, 2 (cm. 25 x
73 Tra le meno note testimonianze relativ · T . . disegno dell'italiano Scarella cf F B e ai n !CVI m questione si veda un d " C ' r. . ABINGER Francesco Se [[ .
z oslantinopoli (circa 168J) «Ri . t d' ' are a e z suoi disegni p. 159, fig. n. 7. ' VIS a arte», s. III, 35, 1961, pp. 153-167, in part.
74 Istanbul, Museo Archeologico Inv n 4053 ( SEL, Erwerbungsbericht, I, cit., p. 192. . . alt. cm. 24). Cfr. A.M. MAN-
34
siaco 75, tu tti provenienti dal Topkap1 Saray1; una piccola statua di marmo raffigurante Pan con la siringa rinvenuta nel già ricordato scavo di çatalçe§me Sokag1 76; una statua maschile acefala trovata in Atatiirk Bulvan in occasione di uno scasso per le fondazioni di un nuovo edificio delle Poste 77; le già citate sculture emerse dagli scavi condotti nel cortile del Palazzo di Ibrahim Pa§a 78; due picole erme provenienti da un saggio di scavo effettuato nel 1936 ad est d ella Santa Sofia
79; un torso
di Afrodite trovato a Saraçhaneba§I 80; infine, i non m eglio precisati reperti venuti alla luce negli anni quaranta durante i lavor i di costruzione della nuova Università, i quali, come più volte è stato sottolineato, furo-
no un vero e proprio massacro archeologico 81
•
Nell'ambito di un terzo gruppo è invece compresa una serie di ri-
tratti rinvenuti ad Istanbul o nelle immediate vicinanze; oltre a questi esemplari con provenien za documentata, ve ne sono poi numerosi altri, conservati nello stesso Museo Archeologico di lstanbul o presso locali collezioni private, n onché in musei di altre nazioni, senza provenienza certa, ma per i quali un'origine costantinopolitana viene implicitamente data per scontata 82• Al momento mi limito pertanto a rammentare i pezzi con provenienza accertata, che sono: un ritratto di Tiberio r ilavorato nel IV secolo trovato nell'area del Foro di Costantino 83
, un ritratto di Marco Aurelio 81, un ritratto maschile della metà del II secolo r invenuto in prossimità della Aga Carni 85, un ritratto di Alessandro Severo con corona ci-
75 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 4236 (alt. cm. 20), da Zincirli Ham.
Cfr. ibidem, p . 192. 76
lstanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 4232 (alt. cm. 16). Cfr. ibidem, p. 191.
77 lstanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 5556. Cfr. N. FIRATLI, Short report on Jinds ... , 3 - Finds al Unkapani, «IAMY», 11/12, 1964, p. 210. Nello scavo fu altresì recuperata la stele funeraria di Lollia Salbia (tav. 37,3; Inv. n. 5557).
78 Cfr. J.M. MELLINK, in «A]A••, 81, 1977, p. 377. 79
lstanbul, Museo Archeologico, Inv. nn. 3891-3892. Cfr. H. WREDE, Die spiitan· tike H ermengalerie von Welschbilling, Berlin 1972, pp. 130 e 140. Lo studioso segnala altresì una doppia erma classica nel giardino dello stesso Museo.
80 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 5301. Cfr. «IAMY», 8, 1958, p. 60.
81 Per questi materiali si rinvia agli elenchi delle acquisizioni del Museo Ar
cheologico pubblicati in «IAMY», 3, 1949, p. 52; «IAMY» 4, 1959, p. 60.
82 J. lNAN - E. ALFùLDI RosENBAUM, Romische und byzanlinische Portriitplastik aus
der Tiirkei, Mainz am Rhein 1979, cat. nn. 279-284, 296-298. 83
Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 5555. Cfr. N. FIRATLI, Shorl report ... , 1 - Finds Jrom çemberlitas, cit., p. 208, tav. 34,1-2; J. INAN - E. ALFOLDI RosENBAUM, Romische, cit., cat. n. 14, pp. 68-68, tav. 12, 3-4.
84 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 4492 . Cfr. ibidem, cat. n. 56, p. 107,
tav. 50, 3-4. 85
Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 4772. Cfr. ibidem, cat. n. 271, p. 280,
tav. 193, 5-6. 35
vica, di raffinata es · 24) . ecuziOne, trovato presso la Fatih Carni 86 (Tav XI fi
' u n ntratto femminile di epoca antonio . . ' Ig. 87 . a nnvenuto nel Topkap s
rayi e un n tratto maschile datato al d I a-cuperato a Laleli-Mesih p l . secon o quarto del III secolo re
a§a, non ungi dal Myrelaion 88 v~ce da ~ocalità s~burbane: un ritratto maschile del II sec~l:r~:e~:;t.o i8~-e un n _tratto di Caracalla, da Rumeli Hisar 9o (Tav. XI 'fi 25 oy '
Se SI eccettua quest'ultimo ritratto di C . ' I?. ). dissequa replica di d . Il . aracalla, classificabile come p e-
un mo e o stereotlpo occidental . r lano al contrario caratteristiche stilistiche e, tutti g l altri rive-d izioni scultoree microasiatiche. strettamente collegate alle tra-
Veniamo infine alle sculture in funzion . . allo stato attuale delle no t e archltettomca delle quali,
s re conoscenze 0 r d' . za di più dettagliate informazioni al rigu~rd:er m~g IO t Ire, . m mancan-co puramente indica tivo. Tra i pezzi più int ' possl~mo ·ormre un eleomento di architrave decorato con irali d' eressantl rammento un frampidario della Santa Sofia 91 ti l g_ I acant~,. o~a conservato nel La-
le ad una serie di decori ~las~~i O!Ji~::es7~~i ~ S~lhstJcamen~e paragonabinea 92 (Tav. XII fi 26)· . . Cl d! epoca tra!anea e adria-
' g. , notevoli sono moltre d . . ne decorati con girali di' t . ue segmenti dJ trabeazio-
acan o contenenti prot . . r . . gono simmetricamente ai lati d' om! amm a l che SI dlspon-calice foliare 93 per i quali ali l ~n bu~to femminile fuoriuscente da un
' a uce di un confronto con un fregio di
86 Istanbul, Museo Archeolo i I 126, tav. 65. g co, nv. n. 4811. Cfr. ibidem cat. n. 73, pp. 125-
87 Istanbul, Museo Archeologico Inv 5816 .. 280, tav. 193, 3-4. ' · n. · Cfr. zbzdem, cat. n. 270, pp. 279-
88 Istanbul, Museo Archeologico In 4 71 .. 282, tav. 204, 5. ' v. n. 9. Cfr. zbzdem, cat. n. 273, pp. 281-
89 Istanbul, Museo Archeologico I 4655 tav. 193, 1-2. ' nv. n. . Cfr. ibidem, cat. n. 269, p. 279,
90 Philadelphia, University Museum Inv n MS 216 Cfr .b.d tav. 63. ' · · · · z z em, pp. 123-124,
91 Lapidario della Santa Sofia Inv n 208 ( cheologico con Inv. n. 391 I dr 'A M. M ' cm. 36 x 141), già nel Museo Arfig. 18. ' . . . ANSEL, Erwerbungsberichle, l, cit., p. 198,
92 Cfr. W. KOENICS - W RADT E in Ka. . l' gamon, «lM>> 29 1979 PP. 317 35,4 zserzezl zcher Rundbau (Monopteros) in Per-
. ' ' ' · - , tavv. 111 2 118 2· A vzsch-lrajanischer Archilekturjassaden E h , , ' , . BAMM~R, Elemente jla-Archaologischen Instituts» 52 197a8us:j198:p0esos, <1ahreshefte des Osterreichischen
93 I ' • , pp. 67-90. stanbul, Museo Archeologico I 2738
2: cm. 20,5 x 196 5 x 70) p ' nv .... nn. . -2739 (1: cm. 20,5 x 201 x 70 5· . ' · rovengono tOrse dat 1 · d 11 . ' '
la pnma linea ferroviaria Cf G M avon e a messa tn opera del-622; J. M.C. TOYNBEE- J.B·. w:·RD-PER~~N~E~ Catalogue, cit., nn. 1409-10, pp. 619-perial Art, «PBSR, XVIII 1950 l 43, ~opled Scrolls: a Hellenistic Motif in /m-
, ' ' pp. - , tn part. p. 33.
36
Sabratha e con un pilastro riutilizzato nella chiesa di San Lorenzo fuori le mura a Roma, ritengo si possa motivatamente suggerire una datazione all'età tardoseveriana 94 (Tav. XII, figg. 27-28). Alla medesima epoca ricondurrei anche la datazione delle raffinate cornici a suo tempo rinvenute nella Balaban Aga Mescidi 95 che trovano a mio avviso un adeguato confronto negli esuberanti decori p lastici del teatro romano di Perge 96. Ricordo infine un grande architrave marmoreo decorato con file di fusarole e con un kyma lesbico recentemente recuperato presso la Belgrat Kap1 e due plinti (la cui ornamentazione - fregi con kyma lesbico, palmette, foglie lanceolate e file di fusarole - indica palesemente una datazione alla fine II - inizio III secolo) riutilizzati nella Yerebatan Saray1, la Cisterna Basilica, insieme a due frammenti di un'unica colossale chiave di volta di marmo proconnesio decorata con grandi protomi di Gorgoni 97 (Tav. XIV, fig. 31; Tav. XV, figg. 32-33).
Una delle due Gorgoni appare pressoché identica - e non solo sotto il profilo iconografico - a quelle scolpite su un similare elemento architettonico, anch'esso di marmo proconnesio, che fu recuperato nel 1869 nelle fondamenta di una casa situata a sud della colonna porfiretica di Costantino, ora nel giardino del Museo Archeologico 98 (Tav. XVI, figg. 34-35).
91 Cfr. ibidem, tavv. XVII e XXVI, l. 95 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. nn. 4291-93 (complessivamente misura
no cm. 83 x 270). Cfr. A.M. MANSEL, Erwerbungsberichl, l, cit., pp. 198-199, fig. 19; IDEM, The Excavation of the Balaban Agha Mesdjidi in Istanbul, «ArtBull», 15, 1938, pp. 210-229; E. MAMBOURY, Le fouilles, 1936, cit., pp. 267-268; N. DOLUNAY, An llluslrated Guide to the Greek, Roman and Byzantine Architeclural and Sculptural Collection in the Archaeological Museum of lstanbul, Istanbul 1968, pp. 120-121; T. MATHEWS, The Byzanline Churches of lslanbul. A Photographic Survey, University ParkLondon 1976, fig. 25.27; W. MOLLER-W1ENER, Bildlexikon, cit., pp. 98-99; S. EYICE, Les églises byzanlines à plan centra! d'lstanbul, «CARB», XXVI, pp. l 15-149, in part. pp. 120-124 (con datazione al V sec.).
96 Cfr. J. INAN, Perge Kazzst, 1987, Ytlt çalismalan, «KTS», X, 2, 1988, pp. 197-245, in part. fig. 38. Mostrano le medesime caratteristiche stilistiche anche le cornici del Mausoleo Occidentale di Side, cfr. A.M. MANSEL, Side (Antalya Bolgesinde Ara~ttrmalar, 10), Ankara 1978, p. 296ss., figg. 355-356; J. KRAMER, Zu einigen Architekturleile des Grabtempels Westlich von Side, «Bonner Jahrbuchcn•, 183, 1983, pp. 145-166.
97 Questi ed molti altri elementi scultorei esistenti nella cisterna sono per cosl dire riapparsi a seguito di un pregevolissimo restauro del complesso (1987): cfr. L. TONGUç, The Basilica Cistern (Yerebatan Sarayz) and the other cisterns of Istanbul, Istanbul l 988, pp. 11-23, figg. a pp. 21, 23.
98 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 3214. Cfr. C.C. Curtis, Broken Bils, cit., Il, n. 31; J. EBERSOLT, Conslantinople byzantine et les voyageurs du Levant, Paris 1919, p. 260, fig. 58; G. BECATTI, Costantinopoli, cit., p. 888; R. jANIN, Constanlinople, p. 315; N. DOLUNAY, An l llustrated Guide, cit., p. 121; C. MANCO, Le développemenl, cit., pp. 25-26.
37
Malgrado i guasti sofferti da questa scultura, rawisiamo infatti il m edesimo modellato asciutto ed essenziale, sia nelle chiom e, dalle quali fuoriescono le spire attorte dei serpenti che annodano le code sotto i menti tondeg?ianti, _sia nei volti sui quali si distinguono le stesse sottili pieghe a sptgolo VIVO che raccordano le narici al labbro superiore. L'altra
Gorg~~e. d~l~a. Cisterna_ m~stra al contrario un'esecu zione più rifinita e ~on pt~ _mctsi~I contrasti chiaroscurali, specie nelle ciocche dei cap elli che mcor~tciano l ovale del viso pervaso da un vago senso d i stupore espresso dai grandi occhi sbarrati e dalla bocca con le labbra d ischiuse che lasciano intravedere la chiostra dei denti (cfr. Tav. XV, fig. 23).
La colossale chiave di volta del Museo Archeologico, sinora nota unicam ente attraverso i disegni al tratto del Curtis e dell' Ebersolt è stata identificata - evidentemente in rapporto al sito del ritrovamen~o - co
me_ elem:nto apparte~en~e ali~ strutture del Foro di Costantino. Tale ipot~s~ . d,ovr_a ~ss~re pero nconsiderata, poiché non è da escludere la posstbdtta dt nfenrla piuttosto, insieme al pezzo della Cisterna, alla stoà 'severian~'· l rispettivi luoghi di r itrovamento coincidono del resto con gli estremi della stessa stoà (l'ubicazione della Cisterna confina con l'inizio
d~lla s~rada p?rtic~ta), i cui accessi, come si evince dalla già ricordata testimom anza dt Zostmo, dovevano essere inquadrati da archi monum entali .. Non si ravvisano peraltro sostanziali controindicazioni sul piano stilistico che ne escluderebbero a priori una datazione ad e tà precostantiniana.
Owiamente l'ipotesi che qui si propone dovrà essere ulteriormente verificata, prendendo in esame anche gli altri elementi classici riutilizzat~ nella Cisterna, tra i quali i già citati plinti e un raro capitello corinZIO ovale, con foglie di acanto dai margini ritagliati a dentelli ed il cui abaco, raddoppiato nella parte centrale (decorato con un kyma ionico e con un fregio di fogliette lanceola te), reca una maschera teatrale· tale ca~itello tro~a in_fa tti dei si_gnificativi r iscontri tipologici e stilistici' proprio m una sen e_ d t e~emplari datati all'età severiana 99 (Tav. XVII, fig. 36). An~he :uesti ~ezz1 potrebb_ero essere in effetti delle spoglie della stoà 'sevenana che, ncordo, fu distrutta da un incendio nel 512, oppure di un altro complesso monumentale romano rovinato dagli incendi divampati nel
99 E. MAM~OURY - TH. WIEGAND, Kaiserpaliiste, cit., p. 57, tav. CXVII; R. KAuTz~cH, Kafzt~llstu_dien. Beitriige zu einer Geschichte des spiitantiken Kapitells im Osten vom vzerten biS . ms szebente Jahrhundert, Berlin-Leipzig- 1936, n. 34 7, p. 117; W.E. BETSCH: The_ HtStory, Production, Distribution of the Late Antique Capitai in Constantinople, Umverstty of Pennsylvania P~. D. Diss. Fine Arts 1977, Ann Arbor 1979, pp. 183-1_84,_ fi?. 128; ~· _ToNc~ç, The Basili_ca Cistern, cit., fig. a p. 15. Tra gli esemplari sevenam SI vedano m particolare quelli della basilica di Leptis Magna, cfr. E. voN MERCKLIN, Antike Figuralkapitelle, Berlin 1962, n. 564, p. 231, figg. 1066, 1070.
38
centro di Costan tinopoli nel 532, durante i disordini della rivolta Nika 100
•
È d'altronde opinabile che gli elementi architettonici in questione furono riutilizzati in occasione dell'ampliamento della Cisterna voluto da Giu-
stiniano 101.
Per quanto riguarda infine i capitelli classici, va subito detto c~e ~l numero degli esemplari sinora pubblicati è irr ilevante rispetto a quelh eststenti ad Istanbul, parte dei quali è conservata nel Topkapt Sarayt, nel Museo Archeologico e nel Lapidario della Santa Sofia. Relativamente ai capitelli di tipo corinzio si tratta per lo più di pezzi molto ~rammentati i quali possono essere comunque classificati come manuf~tti delle botteghe attive nell'orbita delle cave del Proconneso durante Il Il - III secolo 1o2 (Tav. XVII, figg. 37-38); lo stesso dicasi per i capitelli di tipo io-
nico 108
1oo Cfr. A.M. ScHNEIDER, Brande in Konstantinopel, «BZ», 41, 1941, pp. 382-4o3, in part. P· 384; R. GUILLAN D, Autour d~ ~ivr~ de~ Cérémonies de ~onstantine Porphyrogénète. La Mésè ou Régia. 'H MéC:7J, 7J P7]'}'La,. m «Actes du VI Congr~s International des Études Byzantines, Pans 1948», Pans 1951, Il, pp. 117-182, m part. p. 172. W. MùLLER-WIENER, Bildlexikon, cit., pp. 2~9-270.
101 Cfr. E. MAMBOURY - TH . WIEGAND, Kaiserpaliiste, c1t., pp. 54-71; R. jANIN, Constantinople, cit., pp. 208-209; W. MOLLER-WIENER, Bildl~ikon, cit., pp. 283-285. Da GIOVANNI MALALAS (Chronographia, XVIII, 17, ed. L. Dmdorf, c1t., PP· 4~543?) sappiamo che Giustiniano convogliò nella Cisterna l'acq_ua dell'acque~otto d1 Adnano. A questo proposito rammento che il MANGO (Le ~eveloppement, ctt.,_ ~ - 20) propone d'identificare questo acquedotto con quello d1 Valente .. Ipo~es1_ mt~rcssantc, ma da verificar e ulteriormente, anche alla luce della test~momanza d1 GIORGIO CEDRENO (Compendium Historiarum, 8-10, cd. E. Bckker, c1t., P· 685) dal quale si apprende che ncll'undicesimo a~no di _regno Giu~tino II. (565-_578) rcstau~ rò due grandi acquedotti: u no denommato d1 ':a~ente, ~ alt:o ?l Adnano. Non e comunqu e da escludere l'eventualità che la nouzm facoa n fenment.o a due _tratt i del medesimo acquedotto, l'uno urbano, l'altro extraurbano, p:r t l q~ale SI. veda S. EYICE, Byzantinische Wasserversorgungsanlagen in Jstanbul, «Le1chtwe1ss-lnsutut fiir Wasserbau Braunschweig. Mitteilungen>>, 64, 1979, pp. ~-6.
102 Per il Topkap1 Saray1 mi riferisco all'esemplar~ pubbhc~to da H . TEZCAN, Topkapz Sarayz, cit., p. 317, fig. 435, ed al pezzo che s1 trova all esterno dell~ Santa Irene (1990). Sempre nel Topkap1 Sarayt, cd esat~am~nte nel terzo corulc, fu trovata anche una grande colonna romana (ora nel gmrdmo del Museo Archc~logico) con il fusto scanalato e rudentato, cfr. N. FIRATLI, Les nouvelles trouvatlles de Topkapt Sarayz, << IAMY>>, 11/12, 1964, pp. 1 99-~06, in pa~t. nota 4, tav. XXVI.
Per il Museo Archeologico si vedano invece gh esemplan Inv. nn. 2302, 2~09, 2311, cfr. G. MENDEL, Catalogue, cit. , III, nn. 1202-1204, pp. 442-443. l~ cap itello n. 2311 (cfr. tav. XVII, fig. 37) può esser e accostato ad un pezzo ~~ ~ar~o proconnesio di Ostia, datato alla metà del II secolo (P. PENSABENE, Scavt dz Ostw,
VII, I capitelli, Roma 1973, n . 346, pp. 96-9_7, tav .. XXXIV).. . Nel Lapidario della Santa Sofia segnalo m parucolare gh esemplan nn. 192-
193 (viale d'ingresso, a sinistr a, prima della biglietteria) e quello sopra la col~nna n. 125 (presso il muro di cinta). I primi due trovano un adeguato termme
39
Nell'ambito di questa eterogenea collezion e di sculture classiche dovremo includere ancora due pezzi di particolare interesse documentario: un g~ande m.edaglione marmoreo con protome di Gorgone ed un gran
de ~~l~s~ro d1 marmo proconnesio che, in epoca non meglio precisabile, fu nutihzzato nelle strutture del cosiddetto Palazzo di Giustiniano 0 del Bukoleon (Tav. XVIII, fig. 39).
Questo grande supporto monolitico comprende una semicolonna addossata ad un pilastro e una· base di tipo attico; n ella p arte inferiore d el
fusto è scolpito un cespo formato d a cinque grandi foglie di acanto d al quale, ai lati della foglia mediana, fuoriescono due tralci di vite che salgono intrecciandosi fino alla sommità del fusto stesso con sei circonvoluzioni grosso modo circolari; da ognuna di queste si dipartono due ra~i più o meno simmetrici i cui tralci, con foglie, fiori e grappoli , si riptegano e s'intrecciano all'interno degli avvolgimenti; altri rami simili si dispongono all'esterno. Il pilastro è separato dalla colonna da un'incorniciatura con kyma lesbico trilobato all'interno della quale vediamo, in b asso, un cespo formato da tre foglie di acanto verticali alte e strette e da tre foglie più piccole rivolte verso il basso; dalla foglia mediana n asce un girale d'acanto che descrive fino alla sommità otto circonvoluzioni ch e si avvolgono alternatamente a destra e a sinistra. Il piedistallo comprende
una .base .attica con il toro superiore rivestito da due sovrapposte coron e d1 foghe lan ceolate sormontato da una zona r icoperta da foglie d i acanto. La p arte tergale è priva di d ecorazioni, ma è perfettamente rifinita. Gli ornati della colonna sono stati quasi interamente realizzati con lo scalp ello, mentre invece per quelli del piedistallo e del pilastro fu impiegato anche il trapano 104 (Tav. XIX, fig. 40-41).
di raffronto in un altro capitello ostiense, ugualmente di marmo proconnesio datato alla seconda metà del II secolo (P. PENSA BENE I capitelli ci t n 359 p ' 99 tav. XXXV). ' ' ., . ' . '
Ampliano la documentazione relativa ai capitelli corinzi microasiatici del IIIII ~e~olo gli e~empl~i del Museo di Izmir recentemente pubblicati da V. IDIL, Konn_~tSche. Kapztelle .zm Museum von Izmir, <~ahreshefte des Òsterreichischen Archaologtschen Instttuts», 53, 1981/82 (Beiblatt), pp. 149-186.
Sono purtroppo di difficile decifrazione le fotografie dei capitelli pubblicati dal ~ETS.CH (The History, cit., pp. 186-187, figg. 130-1 31 ), per i quali sarei comunque ~~~cime a proporre una datazione anteriore al IV secolo.
Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n. 2725 (G. MENDEL, Catalogue, cit., III, n .. ~~97,_ pp. 438439); Inv. n. 4522bis (da Aksaray, N. AscARI, in The Anatolian Czvzhzatzons, II, Istanbul 1983, cat. n. 372, p. 135). Nello stesso Museo è altresì conservato un capitello dorico rinvenuto a sud del palazzo del Bukoleon (G. MENDEL, Catalogue, cit., III, n. 1196, p. 438.
104 lstanbu~, Museo Arc_h~olo~ico, lnv. n. 2704 (alt. m. 4,78). Cfr. J. EBERSOLT, Rapport sommazre sur une mtSszon a Constantinople, «Nouvelles Archives des Missions
40
Nonostante i guasti e le rotture sofferte da questo notevole elemen
to architettonico, che l'Ebersolt vide ancora in situ prima che quel settore dell'edificio fosse d emolito p er lasciare posto alla seconda linea fer
roviaria, riconosciamo immediatamente nella tecnica della lavorazione e nella selezione dei lessici ornamentali i modi e i repertori degli scultor i asiani attivi tra la seconda metà del II e i primi anni del III secolo.
Per lo stile ed il gusto compositivo, nonché per la perizia con la qua
le sono stati risolti gli effetti chiaroscurali e per l'a ttenzione con la quale è stata riprodotta la natura organica degli elem~nti v~getali, un co~fronto con i raffinati decori plastici delle Terme d1 Adnano ad Afrodlsia Io5 0 con i pilastri dell'arco quadrifronte e della Basilica severiana di Leptis Magna 1o6 appare senz'altro indicativo. Il raffronto più stringente
è tuttavia rappresentato da un frammento di gran~e colonna ~o~servat~ nel piccolo museo en plein air di Erdek, forse prov~~1ente ~alla v1~1~a ~yztco, sulla quale è scolpita una esuberante composmone d1 pampm1 d uva intrecciati assai simili, anche sotto il profilo tecnico-esecutivo, a quella del
pilastro costantinopolitano 107 (Tav. XIX, figg. 42-43).
Scientifiques>>, n.s. 1913, pp. 15-16, tav. XIII; G. M~NDEL, __ Cata_logue, cit., III, n. 1179, pp. 424-427; E. MAMBOURY - TH. WIEGAND, KatSerpalaste, Clt., pp. 16-17, tav. XXXIX; J.M.C. TOYNBEE - J.B. WARD PERKINS, Peopled Sc~olls, cit., ~- 33 e nota 182; B. AsHMOLE, Cyriac of Ancona and the Tempie of Adrzan at ~yzzcus, <~ournal of the Warburg and Courtauld Institu te>>, 19, 1956, pp. 179-191, _m part. p. 186, tav. 39b-c; A. GEYER, Aspekte der Bauornamentik von Alahan Monastzr, <1AChr», 27/ 28, 1984/85, pp. 151-170, in p art. p. 158, tav. 1 Oc. Nelle strutt~re del_ palazz~, ed esattamente in una delle porte, fu riutilizzato un segmento d1 cormce classica, cfr. G.U. SPENCER CORBETT, The Buildings to the North of the ~ucoleon Harbour called «House of justinian», in The Great Palace ... , Second Report, ctt., p. 169ss., fig.
41, tav. 41b. Jo5 Cfr . M. SQUARCIAPINO, La scuola di Afrodisia, Roma 1941, p. 59ss., tavv.
XIX-XX; K.T. ERIM, Aphrodisiade, «A]A», 71, 1967, pp. 23~-243, in part. p. 234, tav. 65, 34; J.B. WARD-PERKI NS, Nicomedia and the Marble Trade, «PBS_R" •. LX~ •. 1980, pp. 23-69, in part. p. 58ss., tavv .. XXIV-:OC~· Si vedano ou:che 1 ptlastn d1 Bolu-Claudiopolis (nella foto qui pubblicata a1 lati del grande p1lastro), cfr. J.B. WARD-PERKINS, ibidem, p. 59, tav. XXVIIc-d. . .
1o6 Cfr. R. BARTOCCINI, L 'arco quadrifronte dei Severi a LepctS (Leptzs Magna), «Africa Italiana>>, 4, 1931, pp. 32-152; J.B. WARD-PERKINS, The A~t _of the Severan Age in the Light of Tripolitanian Discoveries, «Proce_eding~ of _the Bnttsh Academy>>, 37, 1951, pp. 296-304, tavv. V-VI, VIII; loEM, Nzcomedza,_ ctt., ~- 59: tavv. XXVIXXVII; M. FLORIANI SQUARCIAPINO, Sculture del Foro Severzano dz Leptzs Magna, Roma 1974, pp. 92-152, tavv. XLV-LXXV.
101 Cfr B AsHMOLE Cyriac of Ancona, cit., p. 189, fig. 39d-e; A. GEYER, Aspek-
t "t .158. tav. 10b: Come mostra la fig. 43 alla Tav. XIX il frammento (alto e, Cl ., P· , l f f t
cm. 120 ca.) è stato interamente scavato all'interno. Un a_ tro rammento, o o-grafato nel sito del tempio nell'agosto 1979, è stato pubblicato da M. MUNDELL
41
Queste notevoli affinità iconografiche e stilistiche hanno tra l'altro suggerito all' Ashmole l'ipotesi che entrambe le sculture siano spoglie dello scomparso Tempio di Adriano a Cyzico, del quale ci è tuttavia conservata memoria nelle descrizioni e nei disegni quattrocenteschi dell'anconitano Ciriaco Pizzicolli 108.
La posizione di Cyzico in prossimità della costa meridionale del Mar di Marmara e a poche ore di navigazione da Costantinopoli, facilitò senz'altro lo spoglio dei suoi complessi monumentali e le fonti ci testimoniano questa pratica sin dall'età costantiniana. Da Cyzico infatti Costantino fece venire una serie di colonne e di statue che furono collocate al
l'esterno dell'Exokionion 109, altre statue per l'arredo dell'Ippodromo 110 ed anche un orologio di bronzo che fu posto nel Foro 111 . Secondo la testimonianza di Zosimo, inoltre, prove niva dall'area di Cyzico anche quel
la statua di Rea che Costantino modificò facendole assumere le sembianze della Tyche della Nuova Roma e che fu collocata nel tempio del Te
tràstoos 112•
Colonne provenienti da Cyzico furono in seguito messe in opera nella fabbrica giustinianea della Santa Sofia 113; dalle Parastaseis apprendiamo inoltre che nell'anno 626 Cosroe II asportò una statua dal porto di Cyzico 114; ancora nel primo X secolo numerosi blocchi di marmo con iscrizioni classiche, ugualmente provenienti dall'area di Cyzico, furono riscolpiti e messi in opera nella chiesa nord del monastero di Costantino Lips 115
MANGO, The Continuity of the Classica{ Tradition in the Art and Architecture of Northern Mesopotamia, in East of Byzantium: Syria and Armenia in the Formative Period, ed. N.G. Garsoi'an - T.F. Mathews - R.W. Thomson, Washington 1982, pp. 115-134, in part. p. 119, fig. 5.
108 Cfr. B. AsHMOLE, Cyriac of Ancona, cit., figg. 36-39. 109 Patria, II, 54, ed. Th. Preger, p. 181. Cfr. G. DAGRON, Constantinople, cit.,
p. 129. 110 Patria, II, 73, ed. Th. Preger, p. 189. Cfr. G. DAGRON, Costantinople, cit.,
p. 131. 111 Patria, III, 12, ed. Th. Preger, p. 218. 112 ZOSIMO, Historiae, Il, 31, 2-3. Cfr. W. AMELUNG, Kybele orans, ·~d!», 14, 1899,
pp. 9-22; G. DAGRON, Naissance, cit., p. 373; ID EM, Constantinople, cit., p. 68. m De structura Templi S. Sophiae, 2, ed. Th. Preger, p. 77. Cfr. G. DAGRON,
Constantinople, cit., p. 197 e nota a p. 217. 114 Parastaseis, 6; cfr. Av. CAMERON - ]. HERRIN, Constantinople, cit., pp. 64-
65. m Cfr. C. MANGO - E.J.W. HAWKINS, The Monastery of Lips (Fenari !sa Camii).
Additional Notes, <<DOP>>, 18, 1964, pp. 311-315; J.-L. ROBERT, in «Bulletin épigraphique>>, 1966, n: 254; L. RoBERT, Documents, cit., p. 452ss. e nota 18 (con altri esempi analoghi).
42
Dallo stesso Pizzicolli apprendiamo tra l'_altro chde i~teri c:ic~~ad~::~~ . d C ico a Bursa VIa Mou ama e c e,
mi venivano trasportati a yz . . b modo di consta-. · ·t (1431) e la sua seconda visita ( 1444 ), eh e . . al
pnma VISI a tate altre due colonne viUnee d tare che nel frattempo erano state aspor
· d' Ad . 116 Tempio 1 nano · M h d' Solima utilizzate anche nella osc ea 1
-Spoglie di Cyzico furono , d 1 XVIII
. r (1555 57) 117. e ancora intorno alla meta e no a Costantmopo l . f - . ' h~ le fortificazioni del promontorio d i
l , il W ood ad m armarci c l f b seco o, e proprie cave d i materiali per e a -Cyzico erano sfruttare come vere e
. l 118 briche della capita e . . . . . di C zico furono altresì ri-
Alcune iscrizioni provementi dal gmnasi~ ~ d ll'800 dal Dethier co iate nel quartiere delle Blacherne verso a meta e
p l~ e dal Mordtmann . d Cyzico potreb-
La postulata prove~i~nza del ~~la~:~ i:sci~~:u~:~en~ualità che fosse be essere dunque plausibile, mda. cio l i monumentali di Bisanzio. Co-
. t . d ato p er uno el com p ess stato pmttos 0 1 e . . ~ · ·' · ordati mosaici pa-me indicano infatti le sculture di Silahtaraga e l gia n e tenden-
. . . . ente partecipe delle contemporanee vimentah, BisanziO er~ p~enam d . b bile che il progetto di ricostru-
. t' h E non e d altron e Impro a . . . ze artiS IC. e. ' . d l 193/ 194-196 fosse ispirato ai medesimi zione avviato dopo l asse~IO e . . . d o l'ampliamento di Leptis intendimenti che in q~egh stessi a7·m gtm b~v:: tra l'altro, darci un'idea, Ma na i cui complessi monumenta l po re . ' . . . 120 co!e ~a suggerito il Becatti, d i quelli perduti di BisanziO
. ndeur l B. de Rossi au sujet du Tem-116 Cfr T REINACH, Lettre a M. Le Comma . . 520 521· B Asl-IMO-
. · 1890 516-545 m part. PP· .. ' · ple d'Adrien à Cyzique, «BCH», 14• ' PP· ' LE, Cyriac of Ancona, cit., P· 179ss:_ . . . t (1550-1557), Ankara 1972,
117 b. BARKAN, Sillemanye Camn ve zmarett znsaa t
passim. H The Travels or «Palmyra» Wood in 1750-51, «]HS••, XXXVII, 118 Cfr. C.A. UTTON, '.1
1927, pp. 102-128, in part. P· ~11-119 L RoBERT, Documents, clt., P· 453- al t ar·10 nella nostra seui-. . z· . 884 Se con r 120 G BECATTI, Constantmopo '· Clt., P· · . d' C . non scarterei la pos-. · a spoglia 1 yZico,
tura si può effettivamente n conoscere un . . All'epoca similari elemen-. età costanumana. ' ·
sibilità che tale trasporto avvenne m d' moda si vedano ad esempiO ti in funzione architettonica dovevano esser_e \:r;~n Pietr~ di Roma Q.B. WARI)le colonne tortili vitinee donate da ?ostantmo iral columns, ·~RS>>, XLII, 1952, pp.
PERKINS The Shrine of St. Peter and 'ts twelve_ s~ . ulteriormente attestata • . · roas1auca v1ene ora f
21-33) la cui eventuale provemenza miC s·· l von Ephesos, <~ahreshe te • M W ER Gewundere au en
da due esemplari di Efeso ( . . EGN , . ,, 51 1976/77, PP· 49-64. des Osterreichischen Archaologtschen lnsututs l, ' vitinee. Da TIIEOPIIANE Con-
. · ltro altre co onne 332) A Costantinopoli esistevano pera (CSHB 32), Bonn 1838, ~- ap-tinuatus (Vita Basilii, V, 89, ed. E. Bek~er . ·n 'opera nel Kainourgion alcune prendiamo infatti che Basilio I (867-88 mise l
43
U na problem atica analoga a quella del pilastro VItm eo viene rip roposta in linea di m assima dal già citato m edaglio n e marmoreo con protom e di Gorgone che fu recuperato in per fetto stato d i con servazione in prossimità della Santa Sofia, intorno alla m età dell'800, molto p robabilm ente durante i lavori d i costruzio ne dell'Università O ttom ana 121 (Tav. XX, fig . 44).
Nel volto leggermen te girato verso destr a d ella Gorgon e dalla convenzionale bellezza appena turbata da un 'espression e di stupita sorpresa, sottolineata an ch e dal corrugar si della fronte e dal corruccio dello sguar
do , n el trattam ento vibratile delle g uance carn ose, n ella bocca dischiusa,
n ella massa tormen tata e profo ndamen te chiaroscurata delle chiome ricciute alle quali s 'intreccjano due ser penti, co n le tes te ch e sbucan o in alto, ai lati delle a le tte, men tre le code si annodano sotto il mento tondeggiante con la fossetta, si r iscontrano d elle n otevoli affinità tipologiche e stilistich e con la multiforme serie d i Gorgoni m icroasia tich e del II - III
secolo 122
. Affin ità che risultan o an cor più evidenti alla luce d i un confronto più r avvicinato con i medaglioni con protomi di G orgoni e d i altre mitiche p ersonificazioni che decoravan o il por tico del fo ro severiano di Leptis Magn a scolpiti appunto da artisti asiani 123•
Potremmo d un q ue ipot izzare che il m edaglio n e in questio ne svolgesse eventu almente un'analoga funzio ne decorativa nell'ambito del Tetràstoos,
la megiste agorà severian a di Bisanzio, la cui ubica zione coincideva, tr a l'altro, con il sito dove fu recuperato 121. T u ttavia, il fatto che il m edaglion e sia sta to trovato erratico, ha suggerito al Mango la possibilità d'ident ificarlo p iuttos to con una d i quelle «m asch ere d orate» d i Gorgoni, pro-
colonne decorate con pampini ed eroti. Da G. WHELER (Voyage de Dalmatie et du Levant, The Hague 1723, I, pp. 251-252) sappiamo che anche nel padiglione del Sultano Murad III (1575-1595) nel Topkap1 Sarap vi erano colonne analoghe. Il CURTis (Broken Bits, cit., I, figg. 15-16), infine, vide nel 1872, presso la punta del Serraglio alcuni frammenti d i colonne simili.
121 Istanbul, Museo Archeologico, Inv. n . 145 (diametro, cm. 102). Cfr. E. GoLD,
Catalogue explicatif, historique et scientifique ... , Istanbul 1871, n. 38; S. REINACH, Marble head in the Tchinly Kiosk, «A]A», 2, 1886, pp. 314-317, tav. X; O. HAMDY, Catalogue des sculptures, Constantinople 1893, ill. sulla copertina; G. MENDEL, Catalogue, cit., I, n . 45, pp. 361-362. La scultura, che conserva ancora qualche traccia dell'originaria policromia negli occhi e nei capelli, fu molto probabilmente trovata intorno alla metà del sec. XIX, durante i lavori di costruzione dell'Università Ottomana.
122 Cfr. A. BARATTOLO, Afrodisia e Roma, nuove testimonianze per la storia del
la decorazione architettonica, «RM,,, 89, 1982, pp. 133-151. 123 Cfr. M. FLORIANI SQUARCIAPINO, Le sculture, cit., pp. 65-90, tavv. XXV-XL,
m particolare i nn. 5-8 e 62. 124
Cfr. R. j ANIN, Constantinople, cit., pp. 59-61.
44
n ienti dall'Ar tem isio n di Efeso, le qu ali, com e registra~o- i patriografi, ve ' l t 'bolo della Chalkè giustinian ea, un edificiO che sorge-decoravano 1 ves I d
1 va ugualmente in una posizion e non troppo discosta dal luogo e suo
r itrovamento 125
. -1
· · · Le incertezze sulla p rovenienza dei reperti scultorei c assici rm_venu-
ti in area costantinopolitana, m esse sop rattutto in ris_alt? ~a q~esti d~~ ezzi ossono evidentem ente spiegare perché gli studiosi SI t:o~mo a I
~a io' :ell'esprimere u n giudizio sul contesto artistico della Citta roma~~ dig Bisanzio, ch e, effettivam ente, sembrerebbe scomparsa senza aver lascia
to d i sé alcuna traccia visib ile . . . , . _ M ad lstanbul com e del resto m tu tte le citta che s~ tra a seppu re ' · · 1 tut
sformano e r icostruiscon o sulle p iù antich_e, sono o:mai_ spant~ quas : te le tracce dell'abitato romano, e molte di quell_o bizantmo, esiste un mo num ento - l'enigmatica Colo n na dei Goti, che SI erge sulla pu nta del ~ro-
ntorio a vedetta dell'imboccatu ra del Bosforo - il quale potrebbe or
:orappr~sentare un'isolata testimonian za d i ~isanzio, ~o~~rrende~~7e;.te scampata alle distruzioni degli uomin i e degh elementi (Tav. ' Ig. 45).
d . . della colonna deriva dalla sib illina iscrizione lati-La enommazwne . . . , 1 RE-na che si legge sulla fronte dell'alto liscio p iedistallo: FORTUN:-E . DUCI OB l DEVICT OS GOTHOS, mentre, sul lato opposto, si legge m
reco tra i b r acci di una croce: IC XC NIKA 127 _ • •
g Le testimonianze testuali perven uteci sulla Colonn a d~I Goti son_o p_ur-1 . l due volte il monu mento viene menzJOnat.o troppo moto esigue - so o . ' 'd 'fi
dalle fonti bizantine - e la loro p roblematicità ne impedisce un I enti 1-cazione p lausibile.
1959 100 Le Parastaseis, 44a 12s c MANGO The Brazen House, Copenhagen • P· · 1,
1. h
1 . ' 51 52 163) informano tra a tro c c << c ed i Patria, II, 28 (ed . Th. Preger, pp. d'- : ttro furono collocate nell 'anti-maschere>> con le Gorgoni erano otto, f I CUI quat ella Chalkè a sinistra delco Palazzo del Tauro, mentre le altr e uronodpos_ e nl· che c' DAGRON Con-l'ingresso, sormontate a una croce. d Al nguar o st vec a an ~- '
stantinople, cit., PP·_ 1~0, 1fi38-~ 3d9: t d W MùLLER-WIENER, Bildlexikon, cit., P· 126 Oltre alla b1bliogra 1a m 1ca a a · . l7· A
53, si veda: P.A. DETH.IER, Le Bos~hore et . Consta;~~nopl~n~::~~-~ ;::z;;o:-archtolo: VAN MILLINGEN Byzantzne Constantznople, clt., p . ' J. 0 :. · he Plastik der
' . l 21 9 t 5· j KOLLWITZ stromtSc o-ique à Constantinople, Pans 9 ' P· ' av. ' · l t ' b z Guide Touristique, o· · B 1· 1941 21· E MAMBOURY, san u · theodosianischen Zell, er m ' P· ' · . l" · 909· ID EM La co-Istanbul 1951, pp. 266-267; G. BECATTI, CostantznopoBt, cit., p.p ·s ' 1982 ,p 484
. 7· E CO CHE DE LA FERTÉ, L'art de yzance, an ' . ' lonna, ot., p. 28 , · .
34 H TEZCAN Topkapt Sa-
fi 654 982. c MANGO Le développement, ctt., P· ; · ' ' Igg. ' ' . '
rayt, cit., pp. 164-165, fiGig.8290286. Cf C MANG O The Byzantine lnscriptions of Con-127 CIL, III, 733; CI , · r. . ' 6 in art 62.
stantinople: A Bibliographical Survey, <<A] A», 55, 1951, pp. 52-6 ' p . P·
45
Dal De Mensibus di Giovanni Lydos, compilazione erudita del VI se~olo che registra anche le più disparate curiosità antiquarie costantinopohtane, apprendiamo infatti che la colonna fu eretta da Pompeo Magno nel nome della Fortuna che aveva salvato la città da Mitridate e dai Goti (della Crimea); notizia che ad avviso dell'autore veniva confermata dal contesto della succitata iscrizione latina della quale fornisce peraltro la tra-duzione greca I2s. .
Da Niceforo Gregoras, che scrive nel XIV secolo, vien e invece rifer ita una tradizione secondo la quale la colonna era a suo tempo coronata da una statua di Byzas di Megara, il mitico fondatore della città 129.
Al di là della palese sfumatura leggendaria, entrambe le testimonianze
no~ sono tuttavia prive di un certo interesse documentario, poiché umlateralmente sottolineano la 'antichità' del monumento.
. Relativamente poche sono anche le testimonianze dei viaggiatori oc-Cidentali, ai quali era infatti solitamente precluso l'accesso ai giardini del Serraglio fino al 1913 130. Distinguiamo tuttavia la Colonna dei Goti nel
ben noto panorama cinquecentesco dell'olandese Mattia Lorichs 131 ed anche in una meno nota veduta della punta del Serraglio disegnata nel 1685 dall'" al" s 132 1t 1ano carella . Posso altresì segnalare un inedito disegno a pen-na del bolognese Marsili il quale, tra i pochi europei ammessi nei giar
dini del Serraglio, ebbe modo di vedere da vicino la colonna in occasione del suo soggiorno costantinopolitano del 1658 133• Meritano infine un a
pur breve menzione le romantiche litografie ottocentesche dell'Allom 131
e del Bartlett nelle quali vediamo la Colonna dei Goti circondata, come oggi, da una corona d'imponenti ippocastani 135.
Anche la letteratura critica è piuttosto scarsa. Solo poche righe so-
128 GIOVANNI Lvoos, De Mensibus, III, 47, ed. E. Bekker, cit., p. 48. 129 NICEFORO GREGORAS, Historia Byzantina, VIII 5 PC 148 481AB 1~0 . J J J ' •
m ]. EBERSOLT, Constantmople et les voyageurs, cit., pp. 22, 158, 208, 212. Cfr. E. OnERHUMMER, Konstantinopel, cit., p. 10, tav. 2.
132 F. BABINGER, Francesco Scarella, cit., p. 157, fig. 5. m Bologna: Biblioteca. Universitaria, Ms 51, fol. 109r. Nella didascalia si leg
ge _"C~lonna d1 marmo b1anco». Il manoscritto, inedito, contiene, come specifica 11 ~1tolo auto_grafo, ~<Diversi fatti della prima andata e soggiorno di Costantinopol~ (16~~h ill~stratl anche da una serie di disegni. Cfr. L. FRATI, Catalogo dei Mss dz Luzgz Ferdmando Marsili conservati nella Biblioteca Universitaria di Bologna Firenze 1928. '
1s1 Cfr. Istanbul und der Bosporus. Die Metropole am Goldenen Horn und Ihre Nachbarorte nach Stahlstischen von der Zeichnungen Thomas Allom 's, ed. D. Horner, Hamburg 1986, tav. 21.
135 Cfr. D. TALBOT RicE, Costantinopoli-Bisanzio-Istanbul, Londra 1965, fig. 1 (da ]. PARDOEs, The Beauties of the Bosphorus, 1836).
46
no state finora dedicate alla Colonna dei Goti, per la quale sono state tra l'altro proposte differenti identificazioni, e quindi diverse datazioni, nell'ambito di un periodo compreso tra l'età severiana e la prima metà del V secolo. A prescindere dalle testimonianze di Giovanni Lydos e di Niceforo Gregoras, la colonna è stata infatti messa in rapporto ad un complesso monumentale severiano, ovvero è stata considerata un monumento celebrativo della vittoria sui Goti dell'imperatore Claudio Il o di Costantino; in termini m olto vaghi è stato alt resì ipotizzato un collega
mento con la dinastia teodosiana 136•
La datazion e all'età costan tiniana, che attualmente raccoglie il con-
senso degli studiosi, lascia tuttavia alquanto perplessi , poiché, a meno che non si consideri il grande capitello corinzio che corona l'alto e slanciate fusto di marmo proconnesio della colonna un elemento di spoglio, i suoi caratteri tipologici e stilistici indicano chiaramente un'epoca senz'al
tro anteriore al IV secolo 137 (Tav. XXII, fig. 46). Del resto, anche il Betsch, che sembra accettare u na datazione all'e
tà costantiniana, palesa un certo disagio nell'accostare questo capitello ad altri esem plari corinzi costantinopolitani del IV secolo, con i quali infatti esso ha ben poco in comune 138• Tale datazione può essere peraltro immediatam ente esclusa da un confronto con la serie di capitelli corinzi prodotti ed espor tati t ra la fine d el III e i primi decenni del IV secolo dagli opifici dei marmorari attivi nell'orbita delle cave dell'isola di Proconneso 139• In questi esemplari si nota infatti un sensibile processo
136 R. JAN IN, Constantinople, cit., pp. 85-86. L'attribuzione all'età. teodosiana dcriva da un'errata trascrizione dell'epigrafe latina pubblicata da J. DALLAWAY, Con· stantinople Ancient and Modern, London 1797, p. 21 e nota r, e quindi da E.A. GROSVENOR, Constantinople, London 1895, I, p. 386.
137 La colonna è alta complessivamente m. 15. La datazione al regno di Costanzo II (337-361) è stata suggerita da F.W. DEICHMANN, in <<BZ», 64, 1971, P· 512, soprattutto alla luce di un confronto tra la base, di tipo attico, con ~rofili semplificati, della nostra colonna e quelle della basilica cristiana installatas1 nel Tempio di Apollo di Side. . .
138 W.E. BETSCH, The History, cit., pp. 183-186, fig. 129. Le argomentaZIOni dello studioso in merito ai capitelli corinzi costantinopolitani riferiti al IV sec. non sono del tutto convincenti. Appaiono tra l'altro troppo tarde le datazioni suggerite per un capitello della cisterna 10 (p. 188, fig. 63), per un altro nella ~Jstc_rna 15 (p. 188, fig. 132), nonché per un capitello rinvenuto nello scavo ~cii atno della Santa Sofia (p. 194 ), per i quali ritengo più probabile una collocazwnc en-
tro la prima metà del sec. IV. . IV 139 Cfr. H. KAHLER, La Villa di Massenzio a Piazza Armenna, <<Acta_IRN••, '.
1969 pp. 41-49· P. PENSABENE, Considerazioni sul trasporto dei manufattz m~rmorez ' ' · h. d" A h olog1a» 4
in età imperiale a Roma e in altri centri occidentali, <<D1alog l 1 r~ c . ' t '
1972, pp. 317-362; ID EM, I capitelli, cit., p. 243ss.; IDEM, La decorazwne archztet o-
47
d~ stilizzazione che interessa soprattutto la corona infe riore delle foglie
d1 acanto,. do~e le legature d elle fogliette generano nei punti di tangen
za una sene d1 fig~re. geomeo:iche <<in negativo>> che prevaricano ed astrag
gono le c?nn~t~zwm vegetali delle foglie stesse. Anche l'apparato delle volute, de1 caliCI e delle elici si presenta del resto alquanto contratto e schematizzato 140.
Al contrario il ap't Il del! C l d · G · . • c l e o a o onna e1 ot1 conserva completa-~ente mtegre le proporzioni e le forme classiche canoniche , apprezzabili sopratt~tt~ .nella resa plastica delle due corone di foglie di acanto, nettame~te md~v1duate e distaccate tra loro, nei lobi a fogliette appuntite e a . sezwne tnangolare, nella forma dei calici dai quali fuoriescono le am
pie vo.lute eh~ si ricon~iungono sotto gli angoli dell 'abaco, il quale r eca
fiorom carnosi, al.ter.na~l, al centro di ogni Iato, ad aquile effigiate di prospetto .e con le al1 ~1sp1eg.ate. Caratteristiche formali che trovano una perfetta .nsponde~za tlpolog~ea e stilistica in una serie di esemplari, nella
ma~gw.ranza d1 marmo proconnesio, di età severian a, ed esattamente: i capitelli delle Grandi Terme di Cirene 11 I, delle Terme e della Basilica severiane di Leptis Magna I
1 2, di Ostia 11~. di Nicopolis ad Istrum I41 _
h ' ,. . . , non c e un imposta d1 pilastro conservata nel Museo di Izmit-Nicomedia.
Le identità formali tra il capitello costantinopolitano e i succitati esem
p.l~i di età severiana sono davvero sorprendenti e u n confronto più ravVICI~ato con l'esemplare del Tempio Rotondo di Ostia mostra altre significa tive caratteris.tiche comuni: la costola tura appena sagomata d elle foglie
del secondo ordme che trova posto negli spazi d ella corona inferiore i cauli ridotti a delle sporgen ze a sezion e triangolare, le estremità delle ~li delle aquile che, sostituendosi alle elici, finiscono nei calici e, infine, la
~ica, l_'impiego del marmo e l 'importazione di manufatti orientali a Roma in Italia e m '!'Jrzca . (Il - VI se c~ d. C.), . in ~ocietà romana e impero tardoantico. Le :nerci e gl'insedzamentz, a cura di A. Giardma Bari 1986 pp 285 429 825 842 · 313 3 · ·' ' · · ' · • m part. PP·
- 19, f1gg. 4-6; J. KRAM ER, S~zlmerk.mal~ korintische Kapitelle des Ausgehen den J. u.n~ des 4. ]ahrhunderts n. Chr. zn Kleznaszen, in Studien z.ur spiitantiken und byz.antznzs~~:n .Kunst F W. Deichm~nn gewidmet, Bonn 1986, II, pp. 109-126.
. S1 vedan~, ad esempiO, alcuni capitelli conservati nel Museo Greco-Romano ~:I Alessandna, cfr. R. K:'UT~SCH, Kapitellstudien, cit. , n. 69, p. 28, tav. 5.
E. VON MERCKLIN, Antzke Fzguralkapitelle cit. n. 561 pp 229-230 fig 1065 1058-1060. • • • . • g. •
11~ lbi~em, nn. 563-564, pp. 230-231, figg. 1067-1073; J.B. WARD-PERKINS Ni-comedza, cJt., n. 4, p. 34, tav. XIV. '
113 E. VON MERCKLIN, Antike Figuralkapitelle 't 374 p p , Cl ., n. ; . ENSABENE, / ca-
pitelli, cit., p. 95, tav. 13. 144
].B. WARD-PERKINS, Nicomedia, cit., n. 6, p. 53, tav. XVb.
48
trattazione dell'acanto il quale, perduta morbidezza, acquista una nitidez
za di valore quasi geometrico (Tav. XXII, figg. 47-48). Alla luce di questo confronto si può dunque motivatamente ricon
durre la datazione d el nostro capitello al medesimo ambito cronologico; una datazione che sarebbe de l resto seducente estendere a tutto il monumento nel quale, escludendo la possibilità di un assemblage di elementi di spoglio - i vari elementi che lo compongono, ivi compresa la ba
se di tipo attico con profili semplificati, appaiono del resto congrui e proporziona ti tra loro - proporrei piuttosto di riconoscere una rara testimonianza de lla città romana. Forse proprio un monumento eretto in ono
re di Claudio II il quale, come riferisce l' Historia Augusta, riportò a Naissus una grande vittor ia sui Goti, anche <<con l'aiuto degli abitanti di Bisan zio>> I15 . Un evento che troverebbe peraltro il suo commento più emblematico proprio nel contesto de ll'iscrizione latina che si legge sulla fron
te del piedistallo della colonna. Non meno significativa è infine l'iscrizione greca, con buone proba
bilità aggiunta in prosieguo di tempo, che ci tes timonia l'attualizzazion e
di quell'evento nell 'ambito della nuova mistica dell 'Impero Cristiano e della nuova teologia della vittoria imperiale . Il trionfo sui Goti, sia esso di Costan tino, di Teodosio I o di Arcadio, è infatti subordinato alla supe
riore volontà d el Cristo il quale, come indicano l'aggettivo NIKA abbinato al n ome di Cristo e la croce, è il solo <<NtKTl't1Ìç K<XÌ -rp01t<XlOUKOç>> 116
.
Ed innanzi a questo emblematico monumento ci sia permesso concludere con una icastica ' suggestione' costantinopolitana di Théophile Gauthier : << Du milieu d 'une touffe d'arbres se dresse une colonne cannelée
à chapiteau corinthien, qui produit un charmant effet qu'on désigne sous le no m de Théodose, attribution dont j e ne suis pas assez savan t pour
dicuter la valeur. - J e la cite parce que le nombre d es ruines byzantincs est très restreint à Constantinople . - La vi lle antique a disparu sans prcsque Iaisser de traces; les riches palais de la dynastie grecque des Paléolo
gues et d es Comnènes, se sont évanouis, leurs colonnes de marbrc et dc porphyre ont servi à la construction des mosquées, e t leurs fondations, recouvertes par ]es freles baraques musulmanes, se sont oblitérécs pcu à
115 Historia Augusta. Vita di Claudio II, IX, ed. F. Roncoroni, Milano 1972, P·
738. . . ' lell'i-116 EusEBIO, Vita Constantini, XVIII, 3. La croce mscnta nel contesto < .
· · f dcll'impcr·Hon· cn-scrizione assume peraltro il significato di vero e umco tro co . . : . . • 0 o'ç La victozre zmperwlt• tla111 stiano: al riguardo s1 vedano J. GAG~, I-ravpoç VtKOn t · .
· 1· · Xlii l 'l l\ l'P l'empire chrélien, «Revue d'histoire et de philosoph1c re IgJcuses», · · · · · · 370-400; G. BECATTI, La colonna, cit., p. 288.
peu sous la cendre cles incendies; quelquefois on retrouve, arnalgamé dans un mur, un chapiteau, un fragment de torse brisé, mais rien qui ait conservé sa forme primitive; il faut fouiller le sol pour amener à la surface quelques débris de la Byzance ancienne» 147
117 TH. GAUTHIER, Constantinople, Paris 1853, ed. ]. Huré, Istanbul 1990, pp. 255-256.
Rivolgo un affettuoso ringraziamento alla prof.ssa de' Maffei che ha guidato i primi passi nelle mie ricerche sulle antichità costantinopolitane. Ringrazio inoltre della collaborazione e dei suggerimenti A. Guiglia Guidobaldi, G. Grassi, A. Ricci, B. Yalçm e P. Pensabene.
REFERENZE FOTOGRAFICHE
Ove non diversamente indicato, le fotografie sono: dell'Arch. Fot. Arte Bi:.cantina C.N.R. (figg. 21, 35); dell'Autrice (figg. 4, 5, 9, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 18, 26, 29, 30, 32, 33, 34, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46); di A. Guiglia Guidobaldi (figg. l, 31, 36); del Museo Archeologico di Istanbul (fig. 22).
50 l. Istanbul, le mura tra la Yedikule e la Belgrat Kap1 (1990).
II
2. Bisanzio . anuca: · pian ta (da M "ll . u er-W1ener).
···· · ····· · .~.·-.l.' !>• •f>"
3. Bisanzio · anllca e città d' C l ostantino: pianta (da M ango).
' muro m Babiali Caddesi. 4· lstanbul .
III
5. Istanbul, muro in 13abl<ili Caddesi: particolare.
6. Istanbul, muro in 13abiali Caddesi: lato interno (da Firath).
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7. Istanbul, muro in Babl'ali Caddesi: pianta (da Firath).
8. Istanbul, Museo Archeologico: base dalle Terme di Zeuxippo.
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9. Istanbul, Museo Archeologico: base dalle Terme di Zeuxippo (da Casson-Rice).
IO. Istanbul, Santa Irene: resti di pavimentazione musiva (da Ramazanoglu).
VII
11 . Istanbu l, Museo Archeologico: mosaico da çatalçe~me Sokag1. 12.-13.-14.-15 . Istanbu l, Museo Archeologico: mosaico da çatalçc~mc · .okagi, particolari.
VIII
16. Istanbul, Museo Archeologico: torso maschile da Silahtaraga (da de Chaisemartin-Orgen).
17. Istanbul, Museo Archeologico: imago clipeata da Silahtaraga.
18. Istanbul, Museo Archeologico: sarcofago della famiglia di Demetrios.
19. Istanbul, Museo Archeologico: statua togata da Ordu Caddesi (da Firaùt).
21. Istanbul, Ospizio di Samson: bacino marmoreo.
IX
20. Istanbul, Museo Archeologico: frammento di sarcofago (da Tezcan).
22. Istanbul, Museo Archeologico: Tritone.
XI
23. Istanbul, Museo Archeo logico, frammento con la figura d i Selcne (da Casson).
24. Istanbul, Museo Archeologico: ritratto di Alessandro Severo (da Inan - AlfOldi Rosenbaum).
25. Istanbul, Museo Archeologico: ritratto di Caracalla (da Inan - Alròldi Rosenbaurn).
XII
26. Istanbul, Lapidario di Santa Sofia: frammento di architrave.
27. Istanbul, Museo Archeologico: frammento di trabeazione (da Mendel).
28. Istanbul, Museo Archeologico: frammento di trabeazione (da Mendel). 29.-30. Istanbul, Museo Archeologico: cornici dalla Balaban Aga Mescidi.
XIV
31. Istanbul, Ycrcbatan Sara)'l: protomc di Gorgone c plin to di spoglio. 32.-33. lstanbul, Yerebatan Saray1: protomi di Gorgone.
XVI
34.-35. lstanbul, Museo Archeologico: colossale chiave di volta.
XVII
36. Istanbul, Yerebatan Sarayt: capitello corinzio ovale.
37. Istanbul, Museo Archeologico: capitello corinzio (Inv. n. 2311).
38. Istanbul, Lapidario d i Santa Sofia: capitelli corinzi.
XVIII XIX
40.-41. Istanbul, Museo Archeologico: pilastro dal Palazzo d el Bukoleon, particolari.
39 . Istanbul, Museo Archeologico: pilastro dal Palazzo del Bukoleon. 42.-43. Erdek, Lapidario: frammento d i colonna viti nca.
xx XXI
44. Istanbul, Museo Archeologico: medaglione con protome di Gorgone. 45. Istanbul: la Colonna dei Goti.