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Dirigenti Scolastici NOTIZIARIO NAZIONALE 044 - 2015 – 25 Ottobre 2015 REDAZIONE: RaCi - R. Ciuffreda - Coordinamento Nazionale STRUTTURA COMPARTO NAZIONALE DIRIGENTI SCOLASTICI FLC FINANZIAMENTI SCUOLA - PROGRAMMA ANNUALE – MOF - CONTRATTAZIONE DI SCUOLA 01. La tempistica per l’approvazione del Programma Annuale delle Istituzioni scolastiche 2016 ORDINAMENTI - RIFORME 02. I dirigenti scolastici e la legge di riforma: materiali per gli iscritti 03. I 500 euro l’anno per la formazione dei docenti di ruolo. La circolare Miur e il DPCM 04. La Carta del Docente non deve escludere altre categorie della scuola, a partire dai precari e dai Dirigenti 05. Valorizzazione merito e composizione del Comitato per la valutazione. Le FAQ del MIUR: “fai da te” 06. Le FAQ del MIUR: “fai da te” SINDACATO - POLITICA SCOLASTICA 07. Il comparto della conoscenza a salvaguardia e presidio delle specificità contrattuali dei settori 08. Scuola dell’infanzia pubblica: la FLC CGIL continua a parlarne in un convegno a Napoli il 5 e 6 novembre 2015 09. Le strade dell’apprendimento e della creatività. Dialogo tra neuroscienze, pedagogia e politica: resoconto ITS–IFTS –IEFP – FORMAZIONE PROFESSIONALE- ALTERNANZA 10. Istruzione Professionale e IeFP: incontro al Miur sulla “delega” prevista dalla Legge 107/15 11. Apprendistato e IeFP: pubblicato il bando di Italia Lavoro sui servizi di orientamento e placement

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Dirigenti Scolastici NOTIZIARIO NAZIONALE

044 - 2015 – 25 Ottobre 2015

REDAZIONE: RaCi - R. Ciuffreda - Coordinamento Nazionale STRUTTURA COMPARTO NAZIONALE DIRIGENTI SCOLASTICI FLC

FINANZIAMENTI SCUOLA - PROGRAMMA ANNUALE – MOF - CONTRATTAZIONE DI SCUOLA

01. La tempistica per l’approvazione del Programma

Annuale delle Istituzioni scolastiche

2016

ORDINAMENTI - RIFORME

02. I dirigenti scolastici e la legge di riforma: materiali per gli iscritti

03. I 500 euro l’anno per la formazione dei docenti di ruolo.

La circolare Miur e il DPCM

04. La Carta del Docente non deve escludere altre categorie della scuola, a partire dai precari e dai Dirigenti

05. Valorizzazione merito e composizione del Comitato per la valutazione. Le FAQ del MIUR: “fai da te”

06. Le FAQ del MIUR: “fai da te”

SINDACATO - POLITICA SCOLASTICA

07. Il comparto della conoscenza a salvaguardia e presidio delle specificità contrattuali dei settori

08. Scuola dell’infanzia pubblica: la FLC CGIL continua a parlarne in un convegno a Napoli il 5 e 6 novembre 2015

09. Le strade dell’apprendimento e della creatività. Dialogo tra neuroscienze, pedagogia e politica: resoconto

ITS–IFTS –IEFP – FORMAZIONE PROFESSIONALE- ALTERNANZA

10. Istruzione Professionale e IeFP: incontro al Miur sulla “delega” prevista dalla Legge 107/15

11. Apprendistato e IeFP: pubblicato il bando di Italia Lavoro sui servizi di orientamento e placement

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12. Jobs Act e apprendistato per l’acquisizione di titoli di studio e professionalizzanti: gioco al ribasso

PERSONALE: DIRITTI E ASSENZE

13. Permessi per il diritto allo studio (150 ore), la scadenza

per presentare le domande per il 2016

SCUOLA: NAVIGANDO IN RETE

14. L ’Offerta formativa delle scuole: ragionamenti e qualche idea per il

Piano Triennale A. Valentino

ALLEGATI PER I SOLI DIRIGENTI ISCRITTI ALLA FLC

REPERTORIO LEGGE 107 DALLA A ALLA Z

SLIDE LEGGE 107 E PROBLEMATICHE SPECIFICHE PROFILO DS

SLIDE L.107 – AGENDA DI SETTEMBRE

VERBALE INCONTRO DS RSU PROPEDEUTICO AL CONTRATTO E INTESA IL

PRIMO INCONTRO DEL TAVOLO SINDACALE

2015 09 27 esempio di atto di indirizzo R.FANFARILLO

POSSIBILI CONTENUTI DEL POF TRIENNALE

UN POSSIBILE PERCORSO PER L’ APPROVAZIONE DEL POF TRIENNALE

LA DIRETTIVA AL DSGA DOPO LA RIFORMA. UN MODELLO

ALLEGATI AL NOTIZIARIO

nota 15219 del 15 ottobre 2015 indicazioni operative carta del docente

decreto presidente del consiglio dei ministri 23 settembre 2015 modalita di

assegnazione e di utilizzo della carta elettronica per l aggiornamento e la

formazione del docente

avviso italia lavoro fixo sperimentazione apprendistato iefp

scheda flc cgil avviso fixo

accordo stato regioni del 24 settembre 2015 progetto sperimentale iefp

scheda flc cgil intesa stato regioni su apprendistato iefp sperimentale

intesa conferenza stato regioni su standard formativi apprendistato atto 162 csr

del 1 ottobre 2015

scheda flc cgil capo v apprendistato del d lgs 81 15

scheda flc cgil accordo stato regioni su decreto apprendistato

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FINANZIAMENTI SCUOLA - PROGRAMMA ANNUALE – MOF - CONTRATTAZIONE DI SCUOLA

01. La tempistica per l’approvazione del Programma Annuale delle Istituzioni scolastiche

Riteniamo ragionevole lavorare

avendo come sola data

dirimente il 15 dicembre

2016 La Nota sul Programma Annuale (PA) datata 11 settembre 2015 con l’indicazione delle quote

spettanti del funzionamento amministrativo e didattico ha contemporaneamente indicato la

“possibilità” del rispetto dei tempi della programmazione e gestione finanziaria, “senza la

necessità di ricorrere a deroghe proroghe o gestioni anomale o eccezionali quali l’esercizio

provvisorio”.

Con tutta evidenza ciò che la Nota esclude è solo un differimento delle date che metta in

discussione la regolarità gestionale (in questo caso l’anomalia o l’eccezionalità dell’esercizio

provvisorio)

Pertanto, anche in relazione ai dubbi e alle difficoltà che manifestano le scuole a rispettare la

prima scadenza del 31 ottobre prevista dal DI 44/2001, a noi pare ragionevole sostenere che la

correttezza amministrativa sia soddisfatta non tanto nel seguire pedissequamente la tempistica

indicata nel DI 44/2001 (predisposizione del Dirigente e proposta della Giunta del 31 ottobre),

quanto nell’approvare il Programma in sede di Consiglio di istituto entro il dicembre (meglio se

il 15 dicembre come indica il comma 3 dell’art. 2) per evitare l’esercizio provvisorio.

Ciò per una serie di ragioni.

La prima è che non è sufficiente conoscere la sola dotazione finanziaria ministeriale per potere

procedere ad una ragionevole previsione, già da ottobre, dell’avanzo di amministrazione.

Possono ben sopraggiungere altri finanziamenti, quali i fondi per l’istruzione professionale o

l’alternanza scuola lavoro, o i fondi di altri Enti istituzionali come gli Enti Locali; come può

sopraggiungere la necessità di far fronte a pagamenti non previsti anche oltre il mese di ottobre.

Con il risultato di dover rimettere mano ala proposta di PA.

La seconda ragione consiste nel fatto che il PA è legato strettamente al Piano Triennale

dell’Offerta Formativa, la cui scadenza quest’anno è stata differita al gennaio dell’anno prossimo.

La terza, ma non ultima per importanza, è la mole di lavoro che attanaglia in questa fase le

segreterie scolastiche peraltro in forte difficoltà anche per la non sostituibilità del personale che

dovesse assentarsi nelle istituzioni con più di due Assistenti Amministrativi.

Proprio per queste ragioni la FLC CGIL, in sede di tavolo Tecnico sulle semplificazioni

amministrative istituito presso il MIUR, e nell’ambito del gruppo di lavoro ministeriale per la

revisione del Regolamento di contabilità, ha proposto che la data del 31 ottobre e del 15

dicembre vengano spostate, rispettivamente, al 10 dicembre e 31 dicembre.

**********

ORDINAMENTI - RIFORME

02. I dirigenti scolastici e la legge di riforma: materiali per gli iscritti

A richiesta di molti Dirigenti scolastici ripubblichiamo i materiali.

Negli incontri svolti in tutta Italia sono state presentate slide e materiali utili.

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Inoltre il gruppo di lavoro della struttura di comparto nazionale ha prodotto alcuni documenti

che possono essere utili per i dirigenti scolastici. Abbiamo pensato di fare cosa utile l'invio di

alcune delle presentazioni utilizzate, di repertorio navigabile della legge 107, alcune proposte di

riflessione e lavoro per PTOF, direttiva al DSGA….

ALLEGATI PER I SOLI DIRIGENTI ISCRITTI ALLA FLC

REPERTORIO LEGGE 107 DALLA A ALLA Z

SLIDE LEGGE 107 E PROBLEMATICHE SPECIFICHE PROFILO DS

SLIDE L.107 – AGENDA DI SETTEMBRE

VERBALE INCONTRO DS RSU PROPEDEUTICO AL CONTRATTO E INTESA IL

PRIMO INCONTRO DEL TAVOLO SINDACALE

2015 09 27 esempio di atto di indirizzo R.FANFARILLO

POSSIBILI CONTENUTI DEL POF TRIENNALE

UN POSSIBILE PERCORSO PER L’ APPROVAZIONE DEL POF TRIENNALE

LA DIRETTIVA AL DSGA DOPO LA RIFORMA. UN MODELLO

**********

03. I 500 euro l’anno per la formazione dei docenti di ruolo. La circolare Miur e il DPCM

La rendicontazione delle spese entro il

31 agosto 2016. Istruzioni insufficienti,

nuovi carichi di lavoro per le segreterie,

esclusione di molti lavoratori. La

formazione non è un processo solo

individuale. Errori e ingiustizie

inevitabili senza il confronto con le parti

sociali.

Con nota 15219 del 15 ottobre, il Miur ha emanato le indicazioni operative in applicazione del

DPCM 23 settembre 2015, sull’istituzione della Carta elettronica per l’aggiornamento e la

formazione del docente di ruolo delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, secondo

quanto previsto dall’art.1 comma 121 della legge 107/2015.

In sintesi i punti salienti.

Sono destinatari dell’importo nominale di 500 euro/anno i docenti di ruolo delle Istituzioni

scolastiche statali assunti a tempo indeterminato, sia a tempo pieno che parziale,

compresi i docenti in periodo di formazione e prova, che non siano stati sospesi per motivi

disciplinari.

Sono destinatari anche i docenti assunti e da assumere nel piano straordinario di

immissioni in ruolo previsto dalla Legge 107/2015.

Per il solo a.s. 2015/16 la somma sarà accreditata in busta paga, con emissione speciale

nel mese di ottobre senza costituire reddito imponibile.

Modalità di utilizzo della Carta del docente per finalità di formazione e aggiornamento

professionale

a. acquisto di libri e di testi, anche in formato digitale, di pubblicazioni e di riviste;

b. acquisto di hardware e software;

c. iscrizione a corsi per attività di aggiornamento e di qualificazione delle competenze

professionali, svolti da enti accreditati presso il Miur, a corsi di laurea, laurea magistrale,

specialistica o a ciclo unico, inerenti il profilo professionale, ovvero a corsi post lauream

o master universitari inerenti al profilo professionale;

d. rappresentazioni teatrali e cinematografiche;

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e. ingresso a musei, mostre ed eventi culturali e spettacoli dal vivo;

f. iniziative coerenti con le attività individuate nell'ambito del piano triennale dell'offerta

formativa delle istituzioni scolastiche e del Piano nazionale di formazione di cui all'art. 1

comma 124 della legge n. 107 del 2015.

Modalità di rendicontazione

I docenti dovranno trasmettere alla scuola di appartenenza, entro il 31 agosto 2016, la

rendicontazione comprovante l'effettivo utilizzo della somma, per le finalità e con le

modalità previste.

Nel caso la documentazione risulti non conforme, incompleta, presentata oltre il termine

o non presentata, la somma sarà recuperata con l'erogazione riferita al 2016/17.

I rendiconti sono messi a disposizione dei revisori per il riscontro di regolarità

amministrativo-contabile.

Con successiva nota, il Miur si riserva di fornire ulteriori dettagli riguardo all’attività di

rendicontazione delle spese sostenute.

Il nostro commento

Si riconosce al Governo la volontà di investire nel miglioramento del sistema scolastico partendo

dalla formazione dei docenti, come da tempo richiesto dalla FLC CGIL.

Continuiamo, però, a non comprendere il motivo per cui vengano esclusi dal “bonus” i docenti

precari impegnati, non meno degli anni passati, a “garantire” il funzionamento del medesimo

sistema scolastico, con minori garanzie e preclusione di pari diritti. Così come risulta

incomprensibile l’esclusione di altri lavoratori della scuola che pure partecipano all’attuazione dei

Pof di istituto, vedi ad esempio gli educatori.

Riteniamo che, ancora una volta, l’applicazione di una misura di rilancio della scuola pubblica,

sia licenziata in modo da produrre un atteso beneficio per una parte del personale (docenti) e

un aggravio di lavoro e di responsabilità per l’altra (assistenti amministrativi e DSGA), per giunta

estranei al provvedimento.

Un’ulteriore considerazione: anche con l’uso del “bonus” nominale il Governo continua ad agire

in modo frammentario, non riuscendo a confrontarsi con le esigenze collettive che la complessità

della scuola richiede. Formazione e aggiornamento sono acquisizioni irrinunciabili nella

valorizzazione della professionalità, ma necessitano di condivisione di idee e pratiche educative

comuni nei singoli istituti, per costruire quel patrimonio atto a organizzare un insegnamento di

progressiva qualità didattica e culturale. La formazione non può essere solo un fatto individuale,

in un ambiente come quello scolastico che agisce sulla collegialità e la cooperazione.

Dal punto di vista comunicativo la circolare, poi, non risponde a molti interrogativi provenienti

dai docenti stessi sull’utilizzo del bonus: come ad esempio la data dalla quale far decorrere le

spese sostenute o le modalità di revoca della Carta.

Per la FLC CGIL, la mancanza di confronto con le parti sociali, che il Miur continua a replicare

anche negli atti applicativi, produce errori grossolani e macroscopiche discriminazioni tra i

lavoratori, in netto contrasto con il diritto comunitario.

In merito a ciò proporremo agli altri sindacati scuola di valutare eventuali azioni legali per

chiedere l’attribuzione del bonus anche a coloro che ne sono rimasti esclusi.

ALLEGATI

nota 15219 del 15 ottobre 2015 indicazioni operative carta del docente

decreto presidente del consiglio dei ministri 23 settembre 2015 modalita di

assegnazione e di utilizzo della carta elettronica per l aggiornamento e la

formazione del docente

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04. La Carta del Docente non deve escludere altre categorie della scuola, a partire dai precari e dai Dirigenti

I Sindacati scrivono al MIUR per chiedere

un incontro urgente al fine di sanare una

evidente discriminazione. Il lavoro delle

Segreterie per la gestione della Carta.

Con una specifica lettera FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS Confsal e GILDA Unams

scrivono al Ministro per chiedere un incontro relativo alla Carta del Docente che assegna 500

euro per attività di aggiornamento, formazione, visite e spese culturali, ma non prevede fra i

beneficiari altri settori del personale.

I Sindacati, infatti, vogliono porre l’accento proprio su questo punto: l’esclusione dei precari,

degli educatori, ma anche, aggiungiamo, di quanti nella scuola lavorano, i Dirigenti

Scolastici, che hanno competenze di coordinamento generale di ogni fatto educativo che

avviene nella scuola, e il personale ATA che, in quanto impiegato nel supporto alla didattica e

nel progetto educativo, fa parte integrante della comunità educante che vive e lavora in ogni

istituzione scolastica.

Bisogna peraltro considerare che sulle segreterie scolastiche ricade poi ogni incombenza di

verifica nell’utilizzo del bonus: altro lavoro di istituto che si aggiunge ma che non viene neppure

preso in considerazione.

Segue lettera.

______________________________

Al Capo di Gabinetto del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca

Dott. Alessandro Fusacchia

Capo Dipartimento Istruzione

Dott.ssa Rosa De Pasquale

La Legge 107/15 prevede che, a decorrere dall’anno scolastico 2015/16, i docenti delle scuole

di ogni ordine e grado siano beneficiari della “Carta del docente”, di euro 500, per

l’aggiornamento e la formazione, per l’acquisto di libri pubblicazioni e riviste e altre cose.

La norma prevede che la disposizione si applichi al personale docente di ruolo, mentre ignora il

restante personale della scuola.

In particolare nel dpcm applicativo restano esclusi dal beneficio irragionevolmente tutti i docenti

precari e il personale educativo, 2.215 unità, in servizio nei convitti e negli educandati.

Le scriventi organizzazioni sindacali chiedono un incontro urgente per definire le azioni idonee a

riparare una evidente situazione discriminatoria, anche attraverso l’utilizzo delle risorse che

dovessero residuare dopo la fase di prima applicazione.

----------

La carta del docente per la formazione riguarda anche i docenti all'estero

Chi è in servizio all'estero riceverà i 500 euro previsti per la formazione.

l docenti a tempo indeterminato in servizio nelle istituzioni scolastiche all'estero riceveranno i

500,00 euro destinato alla formazione dei docenti.

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05. Valorizzazione merito e composizione del Comitato per la valutazione. Le FAQ del MIUR: “fai da te”

Un meccanismo costruito senza

consenso e in fretta copre le

proprie lacune con la parola

magica dell’Autonomia e la

superficialità delle FAQ. Rimane

solo la certezza di un sistema

che non funziona, introdotto

dalla legge 107/2015 invisa al

mondo della scuola

Sul sistema dell’attribuzione del bonus, il MIUR cerca di “mettere delle pezze” ai vuoti normativi

tramite FAQ.

Ora è la volta delle modalità con cui si devono scegliere i Docenti del Comitato per la Valutazione

nell’ambito degli Organi Collegiali competenti e di quale Docente possa essere eletto nel Consiglio

di istituto (deve essere un componente del Consiglio o può essere estraneo ad esso?).

Il MIUR “faqqa”: ci pensano le scuole nella loro autonomia, a scegliere le modalità (fatta salva

la segretezza del voto trattandosi di scegliere persone) e a individuare il Docente prescelto

(dentro o fuori il Consiglio di Istituto).

Ci permettiamo di dubitare di queste risposte “ragionevolmente” valorizzanti l’autonomia, per

un fatto di rispetto della normativa concorrente ma, soprattutto, per una questione culturale che

riguarda, in generale, i sistemi di valutazione e, in particolare, il sistema di valutazione del

personale docente introdotto dalla 107/2015.

Sulla procedura non comprendiamo quale sia la ratio o la normativa per cui il prescelto dal

Consiglio di Istituto possa essere individuato al di fuori dei membri componenti. La logica

vorrebbe che le scelte venissero operate fra persone che si relazionano tra loro, in quanto

espressione di un gruppo che è legato da un comune operare.

Scegliere all’esterno dell’organismo, sia esso docente, studente o genitore tra i designati dal

Consiglio di Istituto, vuol dire affidarsi a criteri di reputazione e conoscenza personale, cosa sulla

quale il MIUR non valuta sufficientemente le conseguenze nelle risposte sbrigative date alle FAQ

in nome dell’Autonomia.

Ma quel che di più inquieta di queste risposte, perché rivelatrici di pressappochismo e uso

ambiguo dei termini, è la superficialità nel trattare materie così delicate, segno della visione

generale che emerge nella costruzione dell’intero sistema avanzato dalla Legge 107.

Un sistema di questa natura dovrebbe essere condiviso dagli operatori, avere regole chiare e

certe fin nei minimi dettagli e valide universalmente, perché finalizzato a migliorare il processo

di insegnamento e di apprendimento su tutto il territorio nazionale.

Purtroppo nessuno di questi elementi è presente nella “valutazione per il bonus”: l’imposizione

per legge senza confronto né ascolto con chi, nella scuola, è direttamente coinvolto ha prodotto

una contrazione dei passaggi culturali e normativi di riferimento, approdando a soluzioni

semplicistiche e perlopiù confuse.

Ulteriore prova di informazione confusa è la risposta alla FAQ sulla somma destinata ad ogni

scuola: relativamente ai circa 24.000 euro disponibili sarebbe corretto precisare, da parte del

MIUR, che si tratta di importo “lordo Stato” esigibile solo dal 2016 e pertanto in quota pari ai

2/3 dello stanziamento sul totale.

Una evidente contraddizione rispetto al testo di legge, invece, è riportata nella risposta sui minimi

e massimi del bonus cui attenersi per ogni docente: si cita che “tutto è determinato dai criteri

del Comitato e dall’applicazione attraverso i rilievi e le valutazioni del Dirigente”, ingenerando

una possibile interpretazione divergente rispetto al comma 127 che vede il DS assegnare

annualmente il fondo sulla base dei criteri individuati dal Comitato.

Comunicazioni così distorte rimandano ad una incapacità di gestione della legge 107 nella sua

complessità: le questioni in campo sono più serie di come vengono poste e i risvolti chiamano in

causa regole (nazionali), diritti individuali e sociali (libertà di insegnamento e diritto

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all’apprendimento), garanzie di tutela che sono da assicurare a ciascun cittadino su tutto il

territorio nazionale e non possono essere affidate al “fai da te”.

Ma forse, anche di questo “fai da te”, gabellato per autonomia, dovranno presto occuparsene i

giudici; per il mondo della scuola, e contro la legge 107, la protesta continua.

**********

06. Le FAQ del MIUR: “fai da te”

Un meccanismo costruito senza

consenso e in fretta copre le

proprie lacune con la parola

magica dell’Autonomia e la

superficialità delle FAQ.

Sul sistema dell’attribuzione del bonus, il MIUR cerca di “mettere delle pezze” ai vuoti normativi

tramite FAQ.

1. Da quale anno scolastico parte la valorizzazione del merito del personale docente

nelle istituzioni scolastiche?

Si parte subito con l’anno scolastico 2015/2016. La legge 107 al comma 126 evidenzia che, per

la valorizzazione del merito del personale docente, a decorrere dall’anno 2016 viene costituito

presso il Miur un apposito fondo del valore di 200 milioni di euro rinnovato di anno in anno.

2. Quale sarà la somma destinata ad ogni scuola?

Un decreto specifico del Ministro ripartirà il fondo a livello territoriale e tra le istituzioni

scolastiche in proporzione alla dotazione organica dei docenti, considerando altresì i fattori di

complessità delle istituzioni scolastiche e delle aree soggette a maggiore rischio educativo.

Comunque il livello medio di finanziamento per ogni scuola su cui è possibile iniziare a fare delle

ipotesi è di mediamente 24.000 euro.

3. Il fondo è rivolto a tutti i docenti?

Il fondo è indirizzato a valorizzare il merito del personale docente di ruolo delle istituzioni

scolastiche di ogni ordine e grado presenti sui posti della dotazione organica (posti comuni,

sostegno, irc). Viene definito “bonus” in quanto è da considerare come una retribuzione

accessoria che può essere confermata o non confermata di anno in anno in relazione ai criteri

stabiliti e alle valutazioni ricevute.

4. Chi stabilisce il bonus per i docenti?

I criteri vengono stabiliti dal rinnovato Comitato di valutazione (vedi composizione in

comma 129) mentre l’assegnazione della somma, sulla base di una motivata valutazione,

spetta al Dirigente scolastico. È indubbio che la maggior o minor definizione dei criteri

implicherà la minor o maggior discrezionalità del Dirigente scolastico, ma queste decisioni sono

lasciate all’autonomia gestionale delle istituzioni scolastiche.

5. Il bonus ha una cifra minima ed una massima a cui attenersi per ogni docente?

No, non ci sono cifre di riferimento in quanto il tutto è determinato dai criteri del Comitato e

dall’applicazione attraverso i rilievi e le valutazioni del Dirigente. Comunque, bisogna tenere in

considerazione che il fondo è indirizzato specificatamente al merito professionale del personale

docente, prefigurando di conseguenza dei criteri che sappiano effettivamente rilevarlo e valutarlo

per poi promuoverlo e valorizzarlo. Più i criteri saranno condivisi ma nello stesso tempo

stringenti, puntuali, rilevabili, misurabili, valutabili più probabilmente implicheranno una

differenziazione fra i docenti e nello stesso tempo un consenso in quanto andranno

effettivamente a premiare il merito.

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6. Come vengono “scelti” dal Collegio dei docenti gli insegnanti

che fanno parte del Comitato di valutazione?

La legge 107/2015 non indica procedure e modalità per la scelta dei componenti proprio per

favorire l’autonomia delle istituzione scolastiche. Pertanto è competenza dell’istituzione

scolastica definire in modo autonomo come “scegliere” i docenti.

7. Per la “scelta” dei due componenti del Comitato di valutazione da parte

del Collegio dei docenti è prevista la presentazione di liste come per altre elezioni?

Il Collegio può autonomamente definire le modalità di scelta, prevedendo od escludendo

autocandidature, presentazione di liste, proposte di candidature, ecc. Trattandosi di scelta di

persone, si ritiene, comunque, necessaria la votazione a scrutinio segreto.

8. Come vengono “scelti” dal Consiglio d’istituto il docente, i genitori (o lo studente

per gli istituti d’istruzione secondaria di II grado) che fanno parte del Comitato di

valutazione?

Come per il Collegio dei docenti, il Consiglio d’istituto può autonomamente definire le modalità

di scelta dei tre componenti da inserire nel Comitato, prevedendo od escludendo

autocandidature, presentazione di liste, proposte di candidature, ecc. Trattandosi di scelta di

persone, si ritiene, comunque, necessaria la votazione a scrutinio segreto.

9. Gli eleggibili nel Consiglio d’istituto devono essere componenti di quell’organismo?

La scelta può avvenire non necessariamente nell’ambito del Consiglio, in quanto la

“rappresentanza” può essere intesa in senso lato, come possibile individuazione di

rappresentanti anche all’esterno del Consiglio (es., membro di Consiglio di classe, ecc.).

10. Chi nomina il componente esterno?

Il componente esterno è nominato dall’Ufficio scolastico regionale fra docenti, dirigenti scolastici

e dirigenti tecnici. Il MIUR fornirà a breve indicazioni agli Uffici scolastici al fine di tenere alcuni

criteri comuni su tutto il territorio nazionale, mettendo così i Comitati nella condizione di svolgere

da subito il loro lavoro.

11. Come si può assicurare negli istituti comprensivi la rappresentanza dei diversi

settori presenti (infanzia, primaria, secondaria di I grado)?

Sull'opportunità di prevedere la rappresentanza dei vari settori decidono autonomamente gli

organi collegiali di istituto

12. Come si procede nella scelta dei membri del Comitato nei CPIA, negli Istituti

omnicomprensivi, nei Convitti ed Educandati e nelle Scuole militari?

Attualmente in queste istituzioni scolastiche particolari opera normalmente un commissario

straordinario che provvederà a individuare i tre componenti previsti (docente,

genitore/studente). Poiché il DPR 263/2012 ha previsto che nei CPIA la rappresentanza dei

genitori è sostituita con la rappresentanza degli studenti, il Commissario straordinario

provvederà a individuare, oltre al docente, due studenti al posto dei due genitori

13. Quando si può ritenere che il Comitato è validamente costituito?

Una norma di carattere generale sulla costituzione degli organi collegiali (art. 37 del Testo Unico)

prevede che l'organo collegiale è validamente costituito anche nel caso in cui non tutte le

componenti abbiano espresso la propria rappresentanza. Ciò vale, ad esempio, se il Consiglio

d'Istituto o il Collegio dei docenti non provvede volontariamente alla scelta dei componenti di

sua spettanza

**********

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SINDACATO - POLITICA SCOLASTICA

07. Il comparto della conoscenza a salvaguardia e presidio delle

specificità contrattuali dei settori

Le specificità dei settori Alta formazione,

scuola, università e ricerca valorizzate

nella proposta FLC CGIL.

Lo stanziamento previsto in legge di stabilità 2016 di 300 milioni di euro per il rinnovo dei

contratti collettivi nazionali dei settori pubblici è un insulto alla dignità dei lavoratori.

Pretendiamo quindi risorse adeguate ad un vero rinnovo contrattuale dopo 6 anni di

blocco.

La legge 150/09 ha previsto che i comparti di contrattazione nei settori pubblici debbano essere

al massimo 4. La discussione che si è aperta in Aran ha come obiettivo definirne l'articolazione

fermo restando che la CGIL ha posto paletti ben precisi: risorse vere, difesa del CCNL, liberazione

della contrattazione decentrata. I comparti non devono rappresentare una sintesi forzata dei

contratti collettivi nazionali di lavoro attuali. Devono invece rispettare le storie contrattuali e la

regolazione presente per i diversi settori.

Per questo il comparto della conoscenza da noi proposto già nel 2010, rappresenta la

naturale concretizzazione degli articoli 9, 33, 117 della Costituzione. In questo senso l'autonomia

di ricerca, insegnamento e alta formazione che caratterizza il lavoro in queste istituzioni ne

definisce l'architrave. Coerentemente riteniamo che l'autonomia professionale e la peculiarità di

tutta la filiera del "lavoro" nelle istituzioni pubbliche della conoscenza necessitino di essere

riconosciute nell'ambito dei settori pubblici.

All'interno del comparto i diversi modelli organizzativi, retributivi, professionali e di orario,

dovranno essere definiti nelle sezioni contrattuali distinte per università, scuola, ricerca ed AFAM,

nel rispetto anche delle leggi di ordinamento che le regolano o che devono trovare piena

attuazione (DPR 275/99, Legge 508/99, Legge 168/99 ). In particolare della legge di riforma

sull’Alta formazione siamo stati i promotori sin dal lontano 1999, così come sulla necessità di

dare piena attuazione all’autonomia a tutti enti di ricerca riconoscendone la specificità normativa

abbiamo avanzato negli anni dettagliate proposte.

Nei prossimi giorni si avvierà il confronto con le lavoratrici e il lavoratori sui contenuti

delle nostre proposte di piattaforme contrattuali.

La trattativa sul rinnovo dei contratti sarà lunga e molto difficile. Auspichiamo che sulle

rivendicazioni prioritarie dei diversi settori del comparti si possa comunque creare la massima

convergenza di obiettivi con tutte le organizzazioni sindacali a partire dalla difesa del contratto

collettivo nazionale di lavoro - CCNL - e quindi del salario fondamentale come elemento di dignità

del lavoro, dello sviluppo professionale e della contrattazione decentrata.

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08. Scuola dell’infanzia pubblica: la FLC CGIL continua a parlarne in un convegno a Napoli il 5 e 6 novembre 2015

La FLC CGIL attribuisce alla scuola

dell’infanzia una funzione decisiva

all’interno del sistema scolastico italiano

ed è impegnata perché tale ruolo le

venga riconosciuto e valorizzato.

A pochi mesi dal partecipato convegno del 10 aprile 2015, la FLC CGIL continua il dialogo

aperto con gli addetti ai lavori per salvaguardare il modello della scuola dell’infanzia pubblica

all’interno della specifica delega alla legge 107.

A Napoli il 5 e il 6 novembre prossimi, nella prestigiosa sede del Convitto nazionale

Vittorio Emanuele, un nuovo convegno vedrà protagonisti, accanto al sindacato, il mondo

della scuola dell’infanzia pubblica, pedagogisti, amministratori locali, la politica, le associazioni

professionali.

La FLC CGIL attribuisce alla scuola dell’infanzia una funzione decisiva all’interno del sistema

scolastico italiano ed è impegnata perché tale ruolo le venga riconosciuto e valorizzato. Ma la

valorizzazione nella legge 107 avrebbe avuto un esito positivo, partendo dall’assunzione

delle docenti e dei docenti della scuola dell’infanzia anche nella fase C del piano

nazionale di stabilizzazioni.

Il percorso all’interno del piano straordinario di assunzioni per le docenti e i docenti

della scuola dell’infanzia si è fermato alla fase B. E’ un blocco che non può trovare

motivazione nelle affermazioni del governo che condiziona queste assunzioni all’attuazione della

delega sul così detto segmento 0-6. Anzi, il recente incontro al Ministero non ha chiarito la

posizione del governo e ha lasciato aperti tutti i dubbi che avevamo espresso su una operazione,

quella dello 0-6, che può essere vincente solo facendo i dovuti investimenti. Infatti come abbiamo

affermato nel nostro convegno del 10 aprile 2015, riteniamo che all’interno della delega non ci

sia la salvaguardia del modello italiano di scuola dell’infanzia, nell’ottica

dell’estensione al segmento 0-3, piuttosto l’intenzione di rendere omogeneo il percorso,

disallineando la scuola dell’infanzia dal segmento dell’istruzione, contravvenendo a quanto

prevedono le nuove Indicazioni del 2012.

Nel convegno che terremo a Napoli torneremo a chiedere al Governo un progetto complessivo

di rilancio della scuola dell’infanzia pubblica, finalizzato a generalizzarne la presenza,

soprattutto al Sud dove la dispersione è più alta e gli Enti locali, a causa dei vincoli del patto di

stabilità, non riescono a supportare lo Stato in tale impegno. Nella 2 giorni le nostre

idee saranno confrontate con le politiche europee sull’infanzia e si farà ancora una volta il

punto sulla situazione della scuola dell’infanzia in Italia attraverso la presentazione di alcune

interessanti esperienze didattiche e organizzative, anche aperte al segmento 0-6

Il Convegno, che inizierà alle 9 del 5 novembre prossimo e terminerà alle 13 del 6 novembre, è

organizzato dalla FLC CGIL col patrocinio di Proteofaresapere, soggetto qualificato per

l'aggiornamento (DM 08.06.2005), con esonero dal servizio e con sostituzione ai sensi della

normativa sulle supplenze brevi e come formazione e aggiornamento dei Dirigenti Scolastici ai

sensi dell'art. 21 CCNL 15/7/2011 Area V.

Quanto prima pubblicheremo il programma e le indicazioni logistiche per raggiungere il convegno

che auspichiamo anche questa volta veda una nutrita partecipazione delle docenti e dei docenti

della scuola pubblica dell’infanzia.

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09. Le strade dell’apprendimento e della creatività. Dialogo tra neuroscienze, pedagogia e politica: resoconto

Grande partecipazione ai lavori del

convegno del 16 ottobre

“Neuroscienze Pedagogia

Creatività. Le conoscenze che la

scuola non sa”. Una discussione

inedita da approfondire.

È stato un evento davvero straordinario il convegno che si è svolto venerdì 16 ottobre,

organizzato da FLC CGIL, Proteo Fare Sapere ed Edizioni Conoscenza.

Un convegno, all’interno di una scuola romana (IIS “Leonardo da Vinci” in via Cavour, 258), dal

titolo "Neuroscienze Pedagogia Creatività. Le conoscenze che la scuola non sa" che ha

visto un’ inaspettata massiccia partecipazione di molti insegnanti di ogni ordine e grado, e di

persone che, a vario titolo, si occupano di educazione e formazione.

Le neuroscienze, da ramo della biologia, sono attualmente diventate un campo interdisciplinare

da cui la scuola non più prescindere: apprendimento, attenzione, memoria, linguaggi, sono

materia delle neuroscienze. Non si può più far finta di non sapere che l’ambiente, le emozioni,

le motivazioni inducono significative modifiche nel funzionamento del cervello e

nell’apprendimento. Molti dei cosiddetti “disturbi di apprendimento”, che spesso portano

ad abbandonare la scuola, possono essere superati proprio tenendo presenti questi

aspetti.

Il dibattito, introdotto da Anna Villari,

rappresentante della casa editrice Edizioni

Conoscenza, si è aperto con un’interessante

conversazione - coordinata da Ermanno

Detti, scrittore - tra lo psicobiologo Alberto

Oliverio e il pedagogista Massimiliano

Fiorucci (Università Roma Tre), esperto di

educazione interculturale.

I due studiosi hanno cercato degli argomenti in comune, e uno dei più significativi è stato quello

di ritenere che affinché la scuola possa essere per tutti gli studenti un’esperienza positiva, è

necessario un clima scolastico accogliente, stimolante, interculturale e degli stili educativi che

siano coerenti nei metodi e nei contenuti. A livello scolastico (e non solo lì) sono le esperienze

concrete, il fare insieme (musica, giochi, linguaggi vari) che si son rivelati dei potenti elementi

unificanti per il gruppo classe, proprio perché sono attività che riducono le distanze tra mente-

corpo ed emozione-razionalità che non sono assolutamente in contrapposizione.

La tecnologia che, indubbiamente, facilita la comunicazione e le informazioni a distanza, non è

per Oliverio uno strumento unificante perché c’è bisogno di rapporti concreti e non virtuali. Più

possibilista Fiorucci che salva i mezzi tecnologici interattivi, proprio perché non subìti, anche se

riconosce che sia indispensabile una formazione, in primo luogo degli insegnanti, per

l’utilizzazione dei nuovi media.

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Sul problema della formazione sono

intervenuti dal pubblico alcuni

insegnanti che hanno denunciato la

solitudine in cui si trovano e gli strumenti

inadeguati di cui dispongono di fronte alle

complessità della società. Gli insegnanti

sono mediatori culturali e in quanto tali

hanno bisogno di formazione continua.

La relazione del neuroscienziato Mauro Maldonato ha ruotato sulla Creatività. Luoghi segreti e

luoghi comuni. Frontiere che si frantumano. Affinché abbia luogo il processo della creatività, si

deve rinunciare alla consapevolezza a favore dell’intuizione così come avviene per l’espressione

artistica, per l’improvvisazione musicale o teatrale, per la scienza. Il pensiero creativo rompe il

cerchio oppressivo della razionalità e la frantuma in diverse microcoscienze la cui sintesi è

rappresentata dall’io.

Francesco D’Assisi Cormino, formatore, nel suo intervento Me e te. L’andirivieni nella

relazione, citando Freud, annovera tra le professioni impossibili, quella dell’educare (le altre due

sono: guarire e governare). Nella difficile arte di educare bisogna trovare il giusto equilibrio tra

l’individuale e il sociale, tra le dimensioni cognitive e affettive, tra razionalità e intuizione,

empatia e distacco.

Formazione, dunque, è relazione che si nutre

degli aspetti emotivi che accompagnano e

decidono la sua qualità e sono l’humus nel

quale i saperi possono germogliare o

deperire. La comunicazione - tanto più quella

dell’insegnante con il suo allievo - non è un

semplice parlare, ma è un gioco di toni, di

gesti, di sguardi. Di suoni e di pause. Di

metamessaggi.

Se il benessere dello studente dipende dalla

qualità della relazione con gli insegnanti, se

questi ultimi sono frustrati, è difficile volare

alto. Qui entra in gioco la connessione tra

neuroscienze ed elaborazione sindacale.

Nel pomeriggio sono stati affrontati aspetti apparentemente meno teorici e più “politici”, che

attengono alla responsabilità di chi lavora nei contesti formativi e informativi, visto che

l’educazione e la formazione si fanno certo a scuola, nell’università, ma anche nei luoghi della

politica e dell’impegno civile (il sindacato è uno di questi) e nell’informazione. Tutti luoghi dove

la comunicazione e la parola hanno potere e quindi responsabilità.

Hanno partecipato a questo Dialogo a più

voci, il potere della parola - condotto da

Gennaro Lopez, Presidente

dell’Associazione Proteo Fare Sapere - Luigi

Vicinanza, direttore de L’Espresso (La

parola che informa); Paola Parlato,

docente (La parola che insegna); Maurizio

Lembo, segretario nazionale della FLC CGIL

(La parola che rappresenta).

L’intervento finale è stato affidato a Domenico Pantaleo, segretario generale della FLC CGIL

che ha ricordato che il sapere, al di là di quello che appare, è purtroppo piegato al pensiero

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dominante. Anche la legge 107/2015 esprime questa logica non solo nel linguaggio aziendalistico

che utilizza, ma anche laddove parla dell’alternanza scuola/lavoro. Si vorrebbe che fosse la

conoscenza (ridotta a saperi utilitaristici-funzionali) ad adeguarsi al mondo del lavoro, quando

invece dovrebbe avvenire il contrario.

Tutto questo ha le sue conseguenze: i ragazzi divengono figli della sopraffazione e della paura e

i mezzi di comunicazione (anche la grande stampa) tendono alla “conferma” di questi falsi valori.

La scuola ha bisogno di una riforma vera e non quella della legge 107. La scuola

dev’essere aperta e far aprire al mondo, una scuola di libertà.

Il Convegno è stata un’esperienza che ha scaldato i cuori e le menti delle persone presenti e,

come è stato chiesto da più parti, da proseguire e approfondire.

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ITS–IFTS –IEFP – FORMAZIONE PROFESSIONALE- ALTERNANZA - APPRENDISTATO

10. Istruzione Professionale e IeFP: incontro al Miur sulla “delega”

prevista dalla Legge 107/15

No a processi striscianti di

descolarizzazione o abbassamento dei

livelli di istruzione.

Si è svolto presso il MIUR l’incontro sulla delega prevista dal comma 181 lettera d) della Legge

107/15, concernente la revisione dei percorsi dell'istruzione professionale e il raccordo con

i percorsi dell'istruzione e formazione professionale (IeFP). Come è noto la Legge 107/15

prevede i seguenti principi e criteri direttivi:

1. ridefinizione degli indirizzi, delle articolazioni e delle opzioni dell'istruzione professionale

2. potenziamento delle attività didattiche laboratoriali anche attraverso una

rimodulazione, a parità di tempo scolastico, dei quadri orari degli indirizzi, con particolare

riferimento al primo biennio.

L’Amministrazione ha assicurato che non è stata predisposta alcuna bozza di decreto

legislativo e che gli incontri programmati hanno la finalità di raccogliere suggerimenti e

indicazioni. Inoltre ha ricordato che si tratta di una delega complessa e delicata per le

implicazioni ordinamentali, organizzative e anche istituzionali, tenuto conto dell’intreccio con la

riforma costituzionale in discussione in parlamento che prevede il passaggio allo Stato delle

competenze esclusive in tema di norme generali e comuni dell’istruzione e formazione

professionale. Ipotesi di lavoro sarebbero: l’eliminazione o il passaggio di alcuni indirizzi

all’istruzione tecnica, l’ampliamento del numero di qualifiche dell’IeFP, una riflessione sui modelli

di sussidiarietà.

La FLC CGIL ha chiesto preliminarmente che il percorso di elaborazione del decreto legislativo

sia accompagnato da un confronto continuo con le istituzioni scolastiche e le

organizzazioni sindacali e non chiuso in oscuri e ristretti gruppi di lavoro ministeriali (e non).

Da un punto di vista del metodo abbiamo chiesto che

1. le modifiche da apportare sull’istruzione professionale debbano fare riferimento

all’attuale quadro istituzionale, tenuto conto che il disegno di legge costituzionale in

discussione in parlamento prevede che il passaggio delle competenze sull’IeFP avverrà

solo a partire dalla prossima legislatura

2. debbano essere previste risorse umane e finanziarie in più, soprattutto attraverso

il ripristino delle ore di laboratorio pesantemente ridimensionate dal riordino della

Gelmini

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Per la FLC il riordino dell’Istruzione Professionale deve avere come riferimento alcune scelte

strategiche

1. No a un processo strisciante di descolarizzazione e/o abbassamento dei livelli

di istruzione. Ciò significa che l'obiettivo è il conseguimento del diploma finale di scuola

secondaria di II grado, con profili educativi e professionali in uscita ampi e non legati ad

una specifica attività lavorativa. All'interno di questo percorso deve essere data la

possibilità agli studenti di conseguire titoli professionalizzanti e/o brevetti

2. Superare le tendenze alla iperspecializzazione, da un lato, o il rischio di una

formazione generica e astratta, dall’altro, che attraversano ancora la tradizione della

Scuola italiana che risente di una impostazione gentiliana difficile da superare

3. Titolarità dell'Istruzione sull’adempimento dell’obbligo di istruzione, nella

prospettiva dell'elevamento dell'obbligo scolastico a 18 anni

4. Riguardo all’Istruzione e Formazione Professionale

a. No all'IeFP come quarta filiera del sistema educativo di secondo ciclo. In

questo senso l’offerta sussidiaria degli Istituti Professionali o l’offerta integrata tra

Istruzione Professionale Statale e sistema della Formazione Professionale sono le

scelte più coerenti con tale opzione

b. deve essere mantenuta l'attuale struttura ordinamentale che prevede

qualifiche e diplomi relativi a figure nazionali, declinabili (con attività aggiuntive)

a livello regionale

5. Riguardo ai vari indirizzi, articolazioni e opzioni, occorre agire non solo sul versante

ordinamentale, ma anche sulle norme che riguardano la costituzione delle istituzioni

scolastiche autonome che non devono fare solo riferimento al numero degli studenti, ma,

anche, alle caratteristiche di coerenza e leggibilità riguardo agli indirizzi di studio. A tal

proposito abbiamo espresso riserve sulla possibilità di apportare modifiche ai percorsi

dell’istruzione tecnica stante la natura della delega espressamente riferita all’istruzione

professionale.

L’Amministrazione ha garantito che il confronto continuerà con ulteriori incontri di

approfondimento e che per rilanciare l’istruzione professionale, saranno sicuramente previste

risorse umane e finanziarie aggiuntive.

Vedremo se a questi impegni seguiranno fatti concreti.

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11. Apprendistato e IeFP: pubblicato il bando di Italia Lavoro sui servizi

di orientamento e placement

Il bando è nell’ambito del

progetto sperimentale

promosso dal Ministero del

Lavoro.

Lo scorso 8 ottobre Italia Lavoro ha pubblicato il bando rivolto a 300 Centri di Formazione

Professionale (CFP) pubblici e privati che in proprio o rappresentati dai propri Enti di

appartenenza intendono costituire e/o rafforzare al proprio interno servizi di orientamento e

placement e avviare percorsi formativi utilizzando l’apprendistato per la Qualifica e il

Diploma professionale, l’alternanza scuola lavoro, l’impresa formativa simulata.

L’iniziativa rientra nel progetto sperimentale recante “Azioni di accompagnamento, sviluppo

e rafforzamento del sistema duale nell’ambito dell’Istruzione e Formazione Professionale”.

Il progetto sperimentale è articolato secondo il seguente schema:

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Linea 1. Sviluppo e rafforzamento del sistema di placement dei centri di formazione

professionale pubblici e privati (CFP).

Linea 2. Sostegno di percorsi di IeFP nell'ambito del sistema duale.

Il bando si riferisce alla Linea 1. L’individuazione dei 300 CFP pubblici e privati è

propedeutica all’attuazione della Linea 2 che prevede cospicui finanziamenti a carico degli

anni finanziari 2015 e 2016 e forti incentivi per i datori di lavoro che assumono con il contratto

di apprendistato per la qualifica e il diploma professionale.

Contesto normativo

Il D. Lgs. 81/15 nel riordinare il contratto di apprendistato, istituisce l'apprendistato per la

qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di

specializzazione tecnica superiore finalizzato ad integrare “organicamente, in un sistema duale,

formazione e lavoro, con riferimento ai titoli di istruzione e formazione e alle qualificazioni

professionali contenuti nel Repertorio nazionale di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 16

gennaio 2013, n. 13, nell'ambito del Quadro europeo delle qualificazioni”. (art. 41 comma 3).

Ai sensi dell’art. 46 comma 1 del D. Lgs. 81/15, il 1° ottobre 2015 in sede di Conferenza Stato-

Regioni è stata sancita l’Intesa per la definizione degli standard formativi e i criteri generali della

suddetta tipologia di apprendistato che sarà recepita in un apposito decreto del Ministro del

lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’Istruzione, dell’università e della

ricerca e il Ministro dell’economia e delle finanze.

Le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano entro sei mesi dalla data di entrata in

vigore del decreto, recepiscono con propri atti le disposizioni ivi contenute.

Trascorso tale termine ed in assenza di regolamentazione regionale, l’attivazione dei

percorsi di apprendistato, è disciplinata attraverso l’applicazione diretta delle disposizioni del

decreto.

Nelle more della scadenza di tale termine, le disposizioni del decreto trovano applicazione

immediata e diretta, esclusivamente nell’ambito di apposite sperimentazioni promosse dal

Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal Ministero dell‘istruzione, dell’università e della

ricerca, previo accordo in Conferenza Stato-Regioni.

Il 24 settembre scorso è stato sottoscritto l’Accordo in Conferenza Stato-Regioni sul progetto

sperimentale recante “Azioni di accompagnamento, sviluppo e rafforzamento del sistema duale

nell’ambito dell’Istruzione e Formazione Professionale”. A questo link una scheda di lettura

dell’Accordo.

In precedenza le regioni e le province autonome avevano sottoscritto una lettera di intenti,

contenente l’impegno a partecipare al progetto sperimentale.

Contemporaneamente è stato emanato il D.lgs. 150/15, “Disposizioni per il riordino della

normativa in materia di servizi per il lavoro e di politiche attive, ai sensi dell'articolo 1, comma

3, della legge 10 dicembre 2014, n. 183”, che, all’articolo 32, prevede risorse pari a 87 milioni

di euro per ciascuno degli anni 2015 e 2016 finalizzate ad incentivare il contratto di

apprendistato per la qualifica, il diploma e il certificato di specializzazione tecnica superiore,

nonché forti incentivi ai datori di lavoro che assumono con questa tipologia di apprendistato.

Occorre inoltre ricordare che il datore di lavoro per i periodi di formazione svolte nella

istituzione formativa è esonerato da ogni obbligo retributivo, mentre per le ore di formazione a

proprio carico al “lavoratore” è riconosciuta una retribuzione pari al 10 per cento.

Il bando

L’iniziativa rientra nel “Programma FIxO YEI Azioni in favore dei Giovani Neet in transizione

Istruzione-Lavoro” – Linea 7 Azioni di accompagnamento e rafforzamento del sistema duale

nell’ambito della IeFP”

Il bando è rivolto a 300 CFP pubblici e privati. La scadenza per la presentazione delle istanze

di partecipazione è fissata al 29 ottobre 2015.

Le risorse disponibili sono pari a € 10.500.000,00 provenienti dal “Programma Operativo

Nazionale Iniziativa Occupazione Giovani” e del “Programma Operativo Nazionale Sistemi di

Politiche Attive per l’Occupazione” gestiti dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali -

Direzione Generale per le politiche attive, i servizi per il lavoro e la formazione.

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A questo link la scheda di lettura dell’Avviso.

Commento

Le caratteristiche del progetto, l’accelerazione delle procedure, le tipologie di finanziamenti fanno

intendere chiaramente che non si tratta di un intervento di sistema, ma di azioni legate alla

necessità impellente di reperire risorse da allocare in un settore che presenta situazioni di

sofferenza occupazionale ed economica ormai endemiche. Tutto da dimostrare nel breve-medio

periodo, se l’utilizzo dell’apprendistato sarà uno strumento per ridare fiato al sistema

dell’IeFP gestito dai Centri di Formazione Professionale o l’ennesimo tentativo di abbattere

pesantemente i costi.

Riguardo all’Accordo del 24 settembre merita un’annotazione particolare il riferimento

all’Impresa Formativa Simulata rivolta esclusivamente agli studenti quattordicenni. È

evidente che l’estensore di questa parte del documento assimila l’IFS ad una specie di playstation

adatta ai “bambini”. A quindici anni si è già grandi, il gioco finisce e con esso l’IFS. Da quale

“alto” concetto pedagogico-didattico sia stato mutuato questo pensiero, non è dato sapere….

ALLEGATI

avviso italia lavoro fixo sperimentazione apprendistato iefp

scheda flc cgil avviso fixo

accordo stato regioni del 24 settembre 2015 progetto sperimentale iefp

scheda flc cgil intesa stato regioni su apprendistato iefp sperimentale

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12. Jobs Act e apprendistato per l’acquisizione di titoli di studio e professionalizzanti: gioco al ribasso

Il Ministero del Lavoro tenta di

imporre una lettura del rapporto

tra istruzione e lavoro vecchia di

sessant’anni. Allarme rosso per

il rischio abbassamento dei

livelli di istruzione della parte

più debole dei giovani del nostro

Paese.

Il 1° ottobre 2015 è stata sottoscritta in Conferenza Stato – Regioni l’Intesa sullo schema di

decreto che definisce, ai sensi dell’articolo 46, comma 1, del decreto legislativo n. 81 del 2015,

gli standard formativi e i criteri generali delle seguenti tipologie di apprendistato

a. apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione

secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore, di cui

all’articolo 43 del decreto legislativo n. 81 del 2015;

b. apprendistato di alta formazione e di ricerca, di cui all’articolo 45 del decreto

legislativo n. 81 del 2015.

A questo link la scheda lettura del Capo V del D.lgs. 81/15 riguardo alle tipologie di

apprendistato sopra citate.

Il cronoprogramma per l’attuazione del nuovo quadro normativo è il seguente

Emanazione del decreto interministeriale recante gli standard formativi e i criteri

generali dell’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di

istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore, e

dell’apprendistato di alta formazione e di ricerca

Le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano entro sei mesi dalla data di

entrata in vigore del decreto recepiscono con propri atti le disposizioni ivi contenute.

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Trascorso tale termine ed in assenza di regolamentazione regionale, l’attivazione dei

percorsi di apprendistato, è disciplinata attraverso l’applicazione diretta delle

disposizioni del decreto.

Nelle more della scadenza di tale termine, le disposizioni del decreto trovano

applicazione immediata e diretta, esclusivamente nell’ambito di apposite

sperimentazioni promosse dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e dal

Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, previo accordo in Conferenza

Stato-Regioni. Conseguentemente per la Scuola l’Intesa non è applicabile per il

corrente anno scolastico.

A questo link la scheda di lettura dello schema di decreto oggetto dell’Intesa in Conferenza

Stato Regioni del 1° ottobre 2015.

Commento

Gli ultimi interventi governativi nell’ambito delle politiche ordinarie sulla scuola secondaria di

II grado, sull’IeFP e sull’apprendistato, sono fortemente ancorate a concezioni vecchie di

decenni legate all’idea di utilizzare la scuola (ed in particolare l’istruzione tecnica e

professionale) quale strumento di programmazione dei flussi della manodopera istruita. Di qui

l’idea di sistemi scolastici strutturati attraverso opportunità differenziate e gerarchizzate

con conseguente determinazione di gradi diversi di qualificazione. Si tratta di un

paradigma inconciliabile con la struttura della società contemporanea in cui le conoscenze

strettamente operative e pratiche, conoscono un ritmo di obsolescenza senza precedenti nella

storia.

In questo senso le scelte del governo acuiscono il rischio di un forte abbassamento dei

livelli di istruzione proprio di quella fascia di giovani più deboli per condizione familiare,

economica e culturale.

Non è un caso che in tutti i documenti normativi in discussione in questi mesi è completamente

sparito il riferimento all’obbligo di istruzione. Addirittura nel D. Lgs. 81/15, che ripropone

l’apprendistato a quindici anni, non vi sono più indicazioni neanche su chi deve verificare

l’adempimento da parte dei ragazzi.

In questo quadro sono perfettamente coerenti altre scelte nell’ambito dell’apprendistato (e

non solo)

l’appalto di un pezzo di scuola secondaria di II grado al Ministero del Lavoro

l’attivazione dell’apprendistato per l’acquisizione del diploma di scuola superiore a

partire dal secondo anno

l’abrogazione delle norme sulla definizione dello status degli studenti in

apprendistato (art. 8-bis comma 2 del Decreto Legge 104/13)

il fatto che la formazione scolastica è considerata esterna rispetto a quella interna

svolta nell’impresa

la co-progettazione di percorsi che invece hanno una strutturazione nazionale

nell’ambito del sistema educativo

l’eliminazione di qualsiasi riferimento ai requisiti formativi delle imprese. In altre

parole: per l’assunzione di giovani in apprendistato la capacità formativa dell’impresa non

è un requisito né utile né indispensabile;

i forti incentivi ai datori di lavoro e la retribuzione risibile degli apprendisti.

Contro questa deriva la FLC CGIL continuerà il lavoro di protesta e proposta a partire

dall’alternanza scuola lavoro e dalla delega prevista dalla Legge 107/15 sulla revisione dei

percorsi dell’Istruzione Professionale.

ALLEGATI

intesa conferenza stato regioni su standard formativi apprendistato atto 162 csr

del 1 ottobre 2015

scheda flc cgil capo v apprendistato del d lgs 81 15

scheda flc cgil accordo stato regioni su decreto apprendistato

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PERSONALE: DIRITTI E ASSENZE

13. Permessi per il diritto allo studio (150 ore), la scadenza per presentare le domande per il 2016

Modalità di fruizione e criteri sono definiti nei contratti integrativi regionali.

La domanda può essere presentata da tutto il personale della scuola sia di ruolo che

supplente. I permessi, se accordati, saranno fruibili nell'anno solare 2016 per un massimo di 150

ore (anche frazionabili tra più aspiranti). Per i supplenti i permessi sono proporzionali alla durata

dell'incarico.

Il numero di permessi accordabili non può superare il 3% dell’organico (DPR 395/1988).

Le modalità di fruizione [ripartizione delle quote orarie destinate alla frequenza, esami, incontri

con i docenti ecc. (con certificazione) ed eventualmente libere (per studio)] e le priorità

nell’accoglimento delle domande sono regolate da contratti integrativi regionali che

potrebbero anche prevedere una scadenza diversa da quella solita del 15 novembre.

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SCUOLA: NAVIGANDO IN RETE

14. L ’Offerta formativa delle scuole: ragionamenti e qualche idea per il Piano Triennale A. Valentino

Le ambiguità che rimangono

Credo sia stata cosa buona e giusta quella di posticipare al 15 gennaio la conclusione del

processo di elaborazione e approvazione del Piano Triennale dell’Offerta formativa (PT).

Le novità della L. 107 su una serie di questioni organizzative (a partire da quelle su organici e

nomine sui posti coprire) e i problemi e le difficoltà sempre grossi di inizio d’anno (non certo

risolvibili nel breve periodo) certamente non favoriscono, in questa fase, una riflessione

approfondita sul nuovo POF così da coglierne le forti discontinuità e la ratio.

Va annotato preliminarmente che nel nuovo testo dell’articolo rimangono ancora difficoltà

interpretative che non aiutano certamente a dare linearità e chiarezza ad un testo (documento)

che dovrebbe essere ad un tempo: rappresentazione di ciò che la scuola offre - in termini di

istruzione e formazione e di strumenti / risorse (ma anche di percezione di sé: la sua identità

percepita) – e progetto che prospetta miglioramenti e innovazione e ne stabilisce tempi e, anche

qui, risorse e strumenti1.

A queste difficoltà si aggiungono poi le ambiguità del nuovo quadro normativo che se da una

parte tende a superare le contraddizioni di una visione della partecipazione senza responsabilità

e disattenta ai risultati2 (che si fa risalire ai Decreti Delegati del ’74); dall’altra continua a non

1 Mi riferisco, sempre a proposito del POF, alla difficoltà interpretativa o all’enfasi distorcente di passaggi testuali quali: “è (…) costitutivo [?] dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche ed esplicita la progettazione curricolare,….”, o “comprende e riconosce le diverse

opzioni metodologiche, anche di gruppi minoritari, valorizza le corrispondenti professionalità”.

2 In controtendenza rispetto al modello dei Decreti Delegati del 74 (Organi Collegiali),

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considerare l’importanza e l’urgenza della riforma della partecipazione e dei suoi organi; e quindi

di una governance interna efficacemente partecipata. Questa ambiguità si coglie soprattutto

considerando le nuove responsabilità del DS rispetto alla predisposizione del Piano (del quale,

come è noto, definisce ora gli indirizzi) e alla sua approvazione – ancora di competenza del CdI

-. Piano che dovrà contenere anche le scelte di gestione e amministrazione, che sono prerogativa

del Dirigente.

Averne consapevolezza penso aiuti a ricercare comunque, alla luce delle proprie e altrui

esperienze, utili vie d’uscita.

Il PT: Le discontinuità e il loro senso

Per quanto riguarda le discontinuità e i cambiamenti introdotti dalla riformulazione dell’articolo

3 del regolamento nel comma 14 delle L. 107al PT, è opportuno partire da quelli più importanti

che, nella percezione più diffusa sembrano essere i seguenti:

- la triennalità come misura temporale vincolante (per quanto rivedibile annualmente)

- la responsabilizzazione del DS rispetto alle linee di indirizzo per la elaborazione del PT e,

complessivamente, rispetto ai risultati previsti nell’arco del triennio

- il raccordo, nella elaborazione e nella gestione, con il Rapporto di Autovalutazione (RAV) di

Istituto e il Piano di miglioramento conseguente

- l’introduzione dell’organico potenziato come risorsa per la realizzazione del Piano

- l’obbligatorietà della formazione del personale docente come misura di realizzabilità e

relative misure finanziarie (discutibili per uso e consistenza, ma comunque risorse)

- l’indicazione – nel Piano -

a. di insegnamenti e discipline tali da coprire il fabbisogno di posti comuni e di sostegno e

dei posti per il potenziamento dell’offerta formativa e del personale ATA;

b. del fabbisogno di infrastrutture e di attrezzature materiali, nonchè dei piani di

miglioramento …

Le discontinuità sopra richiamate, quale che sia la lettura che se ne vuol dare, accrescono i

margini di fattibilità del Piano e conferiscono comunque maggiore senso alle operazioni di

progettazione. La quale – va sempre sottolineato - è, secondo norma (Regolamento, art. 1)

leva fondamentale dell’autonomia scolastica e costituisce aspetto connotante del POF

(Regolamento, art. 3).

La progettazione come principio informatore del POF. Le Aree Progettuali (AP)

L’interrogativo che non ha avuto nel corso di questi anni una risposta univoca riguarda le

modalità di esprimere /esplicitare la natura progettuale del POF.

La proposta più autorevolmente accreditata3, anche perché avvalorata da non poche esperienze

(attestate dai siti “navigabili” in Internet), mette al centro del percorso di elaborazione, le Aree

tematiche che raccolgano gli obiettivi di miglioramento, rispetto ai quali mettere in atto

procedure proprie di una attività di progettazione.

In tale proposta le Aree di obiettivi (e quindi di attività per raggiungerli) si configurano pertanto

come aree progettuali, che attengono prioritariamente, secondo quanto prescrive il

Regolamento (ancora art. 3) agli ambiti dell’educativo e del curricolo, della didattica e

dell’organizzazione, ma anche delle scelte di gestione.

Comunque il POF, soprattutto nella sua struttura triennale, non è solo il documento che presenta

e rappresenta le direzioni di miglioramento, sviluppo e innovazione della scuola e ne definisce

progettualmente i termini (aree progettuali ed obiettivi prioritari). Esso descrive anche – come

vedremo meglio in seguito - la scuola attraverso il suo profilo (il Regolamento dell’Autonomia

parla di “identità”) così come costruito negli anni, la sua specifica tipologia (i suoi insegnamenti

a. si fissano (dopo anni di ricerche e sperimentazioni,modalità di valutazione del DS (per la verità non nuove, ma che ora costituiscono dispositivi certi

e vincolanti) rispetto agli esiti previsti del Piano Triennale e dei Piani di Miglioramento (in base agli esiti viene attribuita la retribuzione di risultato);

b. si avvalorano le forme di superamento dell’autoreferenzialità di scuola attraverso opportune correlazioni con le disposizioni del Regolamento del SNV (periodiche rilevazioni nazionali sugli apprendimenti e sulle competenze degli studenti - predisposte e organizzate dall’Invalsi anche in raccordo

alle analoghe iniziative internazionali - e i Nuclei di valutazione esterna). Il riferimento legislativo è DPR 80/2013 e la Direttiva Ministeriale 2 marzo

2015. 3 Già T.De Mauro–A.Armone (2006) individuavano come fattori di successo, oltre alla pluriennalità (è il PA che va costruito su base annuale e con

riferimento all’anno finanziario) e alla stabilità, anche l’articolazione in aree progettuali.

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e la sua offerta complessiva), le sue strutture e le sue risorse strumentali, le sue regole e i codici

di comportamento – anche in quanto strumenti di gestione - di attori e organi della sua comunità.

Le Aree Progettuali, dentro ad un documento così composito, rappresentano la sezione del Piano

in cui sono pianificate attività e strategie prioritarie che nel triennio sono finalizzate (e quindi

progettate e programmate) a migliorare la scuola non solo sotto il profilo delle esperienze

formative previste dai curricoli, ma anche in rapporto al clima interno, agli ambienti, alle

strutture, alle modalità di valutare gli esiti complessivi e di rendicontarli.

Se è da ritenere scontato che miglioramenti, sviluppi e innovazioni del curricolo

rappresentano gli ambiti dell’impegno prioritario, va anche aggiunto che adeguata attenzione va

rivolta alle altre aree di intervento che col curricolo sono comunque in stretta relazione, quali,

ad esempio:

1. la qualità della didattica (nelle sue varie declinazioni) e quindi la formazione del

personale4;

2. l’ambiente educativo (le relazioni, la comunicazione, le reti interne, gli spazi, le strutture

e la loro cura, le aperture al mondo di fuori ….);

3. gli assetti organizzativi e il funzionamento,

4. la gestione delle risorse professionali, strumentali, finanziarie5,

5. le modalità del monitoraggio e della rendicontazione.

Si è ipotizzato di inserire, tra le aree progettuali, anche il monitoraggio e la rendicontazione

perché i loro obiettivi di miglioramento e innovazione si interfacciano con quelli di tutte le altre aree di intervento e ne condizionano gli esiti.

L’individuazione degli obiettivi e loro dimensione progettuale

Va inoltre ancora richiamato che

1. gli obiettivi di miglioramento e di innovazione vanno individuati sia in base alle rilevazioni e

indicazioni di intervento emerse nel processo di autovalutazione e assunte nei Piani di

Miglioramento, sia in base alle proposte degli organi e delle associazioni interne che delle

realtà territoriali interessate;

2. se non si vuole che il POF continui ad essere o il libro dei sogni o lo specchietto per le allodole,

è opportuno che la selezione degli obiettivi venga fatta secondo criteri di priorità, condivisione

e fattibilità (l’opzione minimalista in questa fase sarebbe comunque da preferire: due tre

progetti al massimo per ogni area potrebbero essere una buona regola);

3. occorre garantire sempre un approccio agli obiettivi che salvaguardi la dimensione

progettuale (nel senso che la loro implementazione - come e in che tempi raggiungerli

/realizzarli – va sempre progettata, programmata e monitorata), per evitare che la gestione

degli obiettivi si riduca ad attività routinaria e allenti l’attenzione al cambiamento necessario

per dare risposte adeguate al fabbisogno formativo degli studenti.

La triennalità

La triennalità, oltre ad essere tra le scelte più innovative del nuovo POF, è anche – assieme alla

definizione degli indirizzi da parte del DS - quella che maggiormente segna la discontinuità

rispetto alle esperienze precedenti. Essa comporta /dovrebbe comportare infatti una visione del

proprio futuro: definito negli esiti, progettato e pianificato (anche in rapporto all’organico ad essi

funzionale) così che se ne possa fare un bilancio trasparente alla fine del triennio.

“Visione” è qui prefigurazione sia dei miglioramenti sia delle innovazioni necessari e implica

coinvolgimento o almeno adesione della scuola che soprattutto al DS – che comunque nell’intero

processo è chiamato ad un ruolo di co-protagonista – spetta sviluppare.

4 Da finalizzare in primo luogo ad una piena realizzazione del Piano (prevedibilmente: superamento della lezione frontale e didattiche

innovative, la valutazione diagnostica e formativa come variabile della didattica, gestione della classe e ascolto attivo, le tecnologie informatiche, la classe come laboratorio, …).

5 L’art. 3 del Regolamento dell’autonomia, anche nella versione della L. 107, parla di indirizzi (definiti dal DS) per le attività e per le

scelte di gestione e amministrazione. Interrogativo: considerato che, alla luce del DPR 165/2001), gestione e amministrazione sono

prerogative del DS, ha senso – rispetto ad esse - la definizione di indirizzi? O si vuole forse intendere che tali prerogative devono

comunque rientrare / devono ispirarsi alle scelte di “identità culturale e progettuale” dell’Istituzione Scolastica autonoma? Una

interpretazione in questo senso potrebbe probabilmente spiegare la scelta di fare - di tali tematiche - specifica sezione del POF: la cui approvazione è comunque prerogativa del CdI.

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Non solo Progetto

Se le aree che abbiamo definite progettuali (curricolo con didattica/formazione, ambiente e

organizzazione, rendicontazione ….) rappresentano il cuore del POF - e quindi gli indirizzi su

queste aree devono poter prefigurare i risultati che si attendono dall’elaborazione e le direzioni

di lavoro della Commissione chiamata alla sua elaborazione - , va ovviamente recuperata

l’importanza di una sezione a premessa, in cui sia esplicitato il profilo della scuola (tradurrei

con questo termine meno pretenzioso “l’identità culturale” del Regolamento) nei suoi termini

essenziali 6.

Prevedere infine una sezione conclusiva da dedicare ai codici di comportamento dei vari

soggetti (a partire da quello del DS) e organi della scuola - in coerenza con i valori e gli obiettivi

esplicitati nelle sezioni precedenti - è una scelta che, se bene meditata e gestita, può essere

espressione importante di una identità che si costruisce puntando al meglio nelle relazioni, nella

cura e nel rispetto delle persone e degli ambienti, ecc..

Il difficile lavoro di elaborazione. Primo: Mettere le idee coi piedi per terra

Ovviamente queste considerazioni e idee sono essenzialmente delle possibili coordinate per dare

senso e forma ai contenuti del Piano.

Quello che è altrettanto importante - e certamente più impegnativo - è come far stare in piedi

tali idee e proposte e come dare loro una consistenza più solida per camminare.

È evidente che tutta la partita poggia soprattutto sul DS,

sulla qualità degli indirizzi su cui ha chiesto condivisione e coinvolgimento al Collegio e sulla

squadra che riesce mettere in piedi,

sulla sua capacità di essere un attivo interlocutore / risorsa della squadra di cui è parte e sul

supporto e sugli orientamenti che riesce a garantire; oltre che sulla sua consapevolezza della

posta in gioco nel processo di elaborazione.

Quindi, in primo piano, la scelta della squadra e delle competenze giuste per il lavoro

previsto, ma assieme anche una visione del PT come documento della scuola in

generale e della comunità professionale dei docenti in particolare.

Questo concretamente significa, con riferimento alle Aree progettuali e al lavoro di progettazione,

che, se è compito della Commissione (la squadra) definire i piani di progetto per gli interventi

prioritari e articolarli sul triennio7, il lavoro di progettazione vero e proprio dovrebbe essere

compito dei gruppi (CdC, GD, gruppi di progetto) che saranno chiamati a gestire il progetto.

Questo farebbe sentire il PT come il Piano della scuola e non il documento di una squadra per

quanto avallata dal CD.

La qual cosa implica un primo fondamentale impegno: qualificare ulteriormente gli insegnanti

sul terreno della progettazione, che sappiamo essere una competenza non ancora molto diffusa

nelle nostre scuole.

Alcune possibili linee operative per un Piano che non solo stia in piedi, ma che abbia anche

gambe per camminare, sono state presentate recentemente ad un Tavolo di lavoro dell’ANDIS

di Milano. Si riportano di seguito come una ipotesi di lavoro:

6 Profilo: possibili “ingredienti”: 1. Cosa studenti e famiglie devono aspettarsi; 2. Presentazione panoramica degli

insegnamenti comuni e di quelli “speciali” (elettivi, opzionali …); 3.Breve descrizione delle occasioni / opportunità che

la scuola offre (mostre, scambi culturali, partner iati …); 4. Lineamenti dei Piani per il triennio: dei progetti cioè in via

di implementazione, sviluppo e pianificazione, per migliorare apprendimenti , ambienti e strategie ….

7 Si potrebbe pensare, in prima battuta, al tipo di schede, ovviamente con le voci giuste e opportunamente precisate, che si allegano al Programma

Annuale per motivare le spese in rapporto alle finalità dell’iniziativa che si mette in campo.

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Linee operative per la elaborazione /redazione. Una ipotesi di lavoro

• Non si parte da zero (ripensare e valorizzare le esperienze pregresse: quali errori evitare;

cosa recuperare)

• Commissione di lavoro: potrebbe essere la stessa che ha lavorato al RAV con opportune

integrazioni. Le linee di indirizzo come documento da chiarire e approfondire in incontri

preliminari

• Confronto con qualche esperienza interessante di pianificazione dell’OF: guardarsi attorno,

fuori del proprio orto

• Darsi un indice e verificare che le voci a cui si tiene di più siano presenti in misura significativa

• Privilegiare, in una prima fase, schede e tabelle

• Scheda di progetto per ogni obiettivo prioritario individuato per le diverse Aree, articolata sul

triennio e pensata in vista della progettazione ad opera dei gruppi che le daranno gambe

• Ridurre al minimo le pagine del documento (gli allegati: progetti, piani di materie e indirizzi,

regolamenti e statuti …, da prevedere come documenti a parte)

• La scrittura del documento: pensando ai destinatari (che non sono solo i colleghi, ma anche

i genitori, e tutti gli altri “portatori di interesse”)

COORDINATE TEMPORALI E STRATEGICHE DEL PIANO TRIENNALE (PT)

Il diagramma che segue vuole essere un modello di rappresentazione della progettazione /

pianificazione triennale degli obiettivi e delle relative attività. Va considerato contestualmente

alla scheda sulle Aree progettuali e rappresenta una modalità sperabilmente semplice (e tutta

comunque da sperimentare)

a. di considerare / approcciare gli obiettivi delle varie aree secondo indicatori comuni;

b. di articolare gli stessi in sotto-obiettivi da distribuire nel triennio.

Triennio

AP __ /

Attività______________

2016-2017

2017-2018

2018-2019

Obiettivi / risultati attesi

(tappe e traguardo)

Le strategie (le azioni

coordinate, distribuite

nell’arco del triennio)

Previsioni di

monitoraggio per

aggiustamenti e

modifiche

Uso delle risorse di cui si

dispone e richiesta delle

figure di insegnamento

funzionali

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