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1 PNFD 20162019 prof.ssa Antonella Tozzi Formazione Docenti Ambito Territoriale 4 PNFD 20162019 prof.ssa Antonella Tozzi Didattica per l’Inclusione Competenze trasversali, Personalizzazione e Tecniche Cooperative SECONDA LEZIONE Costruire l’Inclusione Premessa Dati Istat a.s. 201516 1 Nell’anno scolastico 2015-2016 gli alunni con disabilità nella scuola primaria sono 88.281 (pari al 3% del totale degli alunni), nella scuola secondaria di I grado 67.690 (il 4% del totale). Dati Miur 201415 Aumentano gli alunni, ma cresce anche il numero dei docenti di sostegno che sono più stabili e con contratti a tempo indeterminato. Nell’anno scolastico 2014/2015 gli insegnanti di sostegno erano 119.384 (il 15,1% del totale dei docenti). Di questi più di 75.023 erano di ruolo (il 62,8% del totale, nel 2006/2007 erano il 48,1%). Una crescita legata all’aumento del numero degli alunni, ma anche al mantenimento del rapporto tra alunni e docenti che, a livello nazionale, è ormai attestato a un insegnante ogni due alunni (1,85 per l’esattezza). I dati registrano, per la prima volta, anche gli alunni con disturbi specifici di apprendimento (DSA), studenti con dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. Un problema in aumento: nell’anno scolastico 2014/2015 gli alunni con Dsa negli istituti statali e non statali erano 186.803. Ovvero il 2,1% del totale degli alunni, contro lo 0,7% del 2010/2011. 1. La speciale normalità Sono domande che ognuno di noi almeno una volta si è posto, di fronte ad un problema di gestione della classe, in cui c’è un alunno con diverse abilità. 2 Ci sono studiosi autorevoli che di fronte a questi interrogativi hanno risposto: “la scuola normale può causare all’autistico una abnorme infelicità: crescere in una società normale può trasformarlo in un adulto sofferente” Collins (scrittore USA con figlio autistico). E poi c’è Sacks:” l’integrazione è una follia, la L. 517 in Italia ha causato l’isolamento e la diminuzione delle competenze comunicative dei ragazzi sordi”. Ma anche lo psicologo Enrico Micheli: “la scuola si deve riorganizzare, oggi non sa rispondere alle esigenze dei ragazzi con autismo, che avrebbero bisogno di spazi idonei, silenzio e di lavorare in aule attrezzate con altri autistici” 3 I due concetti insomma di Normalità e Diversità sono agli antipodi, ma di nessuno dei due possiamo fare a meno. L’unica è, come insegna Morin 4 , la capacità dialogica che sola può tenere insieme questa apparente inconciliabilità., realizzando un’unità complessa tra due logiche, in cui ciascuna realtà mantiene la propria peculiarità, per coabitando, in un continuo gioco di mantenimento e cambiamento. La speciale normalità ci consente di sfuggire al rischio della separazione, ma anche dell’improvvisazione.

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1  PNFD 2016‐2019                                                                                                              prof.ssa Antonella Tozzi  

 

Formazione Docenti Ambito Territoriale 4 PNFD 2016‐2019                                          prof.ssa Antonella Tozzi 

 

Didattica per l’Inclusione Competenze trasversali, Personalizzazione e Tecniche Cooperative 

SECONDA LEZIONE  Costruire l’Inclusione 

Premessa                                                                                                                                 Dati Istat          a.s. 2015‐161 

Nell’anno scolastico 2015-2016 gli alunni con disabilità nella scuola primaria sono 88.281 (pari al 3% del totale degli alunni), nella scuola secondaria di I grado 67.690 (il 4% del totale). Dati Miur 2014‐15 Aumentano gli alunni, ma cresce anche  il numero dei docenti di sostegno che sono più stabili e con contratti a tempo indeterminato. Nell’anno scolastico 2014/2015 gli insegnanti di sostegno erano 119.384 (il 15,1% del totale dei docenti). Di questi più di 75.023 erano di ruolo (il 62,8% del totale, nel 2006/2007 erano il 48,1%). Una crescita legata all’aumento del numero degli alunni, ma anche al mantenimento del rapporto tra alunni e docenti che, a  livello nazionale, è ormai attestato a un insegnante ogni due alunni (1,85 per l’esattezza). I dati registrano, per la prima volta, anche gli alunni con disturbi specifici di apprendimento (DSA), studenti con dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. Un problema  in aumento: nell’anno scolastico 2014/2015 gli alunni con Dsa negli istituti statali e non statali erano 186.803. Ovvero il 2,1% del totale degli alunni, contro lo 0,7% del 2010/2011.  1. La speciale normalità 

Sono  domande  che  ognuno  di  noi  almeno  una volta  si  è  posto,  di  fronte  ad  un  problema  di gestione  della  classe,  in  cui  c’è  un  alunno  con diverse abilità.2 Ci sono studiosi autorevoli che di fronte a questi interrogativi hanno risposto: “la  scuola  normale  può  causare  all’autistico  una abnorme  infelicità:  crescere  in  una  società normale  può  trasformarlo  in  un  adulto sofferente”  Collins  (scrittore  USA  con  figlio autistico).  E  poi  c’è  Sacks:”  l’integrazione  è  una  follia,  la  L. 517  in  Italia  ha  causato  l’isolamento  e  la 

diminuzione delle competenze comunicative dei ragazzi sordi”. Ma anche lo psicologo Enrico Micheli: “la scuola si deve riorganizzare,  oggi  non  sa  rispondere  alle  esigenze  dei  ragazzi  con  autismo,  che  avrebbero  bisogno  di  spazi  idonei, silenzio e di lavorare in aule attrezzate con altri autistici”3 I due concetti insomma di Normalità e Diversità sono agli antipodi, ma di nessuno dei due possiamo fare a meno. L’unica è, come insegna Morin4, la capacità dialogica che sola può tenere insieme questa apparente inconciliabilità., realizzando un’unità complessa tra due logiche, in cui ciascuna realtà mantiene la propria peculiarità, per coabitando, in un continuo gioco di mantenimento e cambiamento. La speciale normalità ci consente di sfuggire al  rischio della separazione, ma anche dell’improvvisazione. 

2  PNFD 2016‐2019                                                                                                              prof.ssa Antonella Tozzi  

 

Alcuni  presupposti  già  100  anni  fa  da Vygotskij:  “  il  compito  naturale  dell’educazione  di  questi  bambini  con  ritardo mentale è  l’instaurazione di quelle  relazioni vitali più  indispensabili che potrebbero  realizzare un seppur minimo  loro adattamento all’ambiente, per fare di loro membri utili e attivi della società”. L’integrazione quindi può rispondere oggi a questi bisogni apparentemente antagonisti. Il concetto di normalità si poggia su alcuni fondamenti che accomunano tutti: 2. Abbiamo  tutti una uguaglianza di valore e un’identità di diritti  (pari diritti e pari opportunità), da don Milani: “dare di più a che ha di meno” 3. Il bisogno di normalità non nega la diversità o un bisogno speciale o un deficit, ma ribadisce per tutti la necessità di accedere e fare come tutti 4. Nella normalità si trovano bisogni che ci accomunano: socializzazione, identità, sentirsi parte di un gruppo 5. La normalità crea vicinanza, valorizza dà sicurezza e calore. Dà benessere psicologico e genera forza, resilienza, perché c’è il senso del condiviso 6. Nella normalità si elabora un’identità con motivazioni, valori, obiettivi comuni La normalità dunque E’ MEZZO DI SVILUPPO e PROMOZIONE SOCIALE a prescindere dalle condizioni personali, sociali disabilità o patologie. La necessità quindi oggi è di saper riconoscere le specificità, nelle complessità delle situazioni, per dare  risposte efficaci alle  speciali normalità,  che arricchisce  la normalità, non  se ne allontana  in un quotidianità  che dovrebbe abbracciare tutti. La percezione degli insegnanti oggi è che le differenze sono in aumento e il lavoro nelle classi per questo è sempre più faticoso. Differenze: − difficoltà apprendimento e dello sviluppo (dsa, ADHD, difficoltà visuo‐spaziali, disprassia ..) − problemi di linguaggio − disturbi dello spettro autistico − problematiche emozionali − problemi psichici (disturbi di personalità, depressione ..) − difficoltà comportamentali − difficoltà nell’ambito affettivo‐emozionale − problematiche socio‐economiche − difficoltà soft ( motivazionali, autostima, insicurezza … ) Gli insegnanti hanno l’impressione che l’eterogeneità sia in aumento, ed in parte hanno ragione: 

è provato da alcune statistiche ( ADHD, bullismo, autismo),   e  sono anche aumentate le possibilità diagnostiche di individuazione, da parte degli specialistici. 

Quello che ci dobbiamo chiedere è se la percezione di aumento sia legata ad una giusta preoccupazione di non riuscire a realizzare  il successo scolastico e  il benessere per tutti o se  invece queste differenze mettono a rischio  il nostro modo “tranquillizzante” di fare scuola, se non scuotono il nostro benessere professionale. Noi  insegnanti  siamo  diventati  più  competenti  a  riconosce  tutto  questo,  grazie  anche  agli  studi  sulle  intelligenze multiple, agli stili cognitivi, ai diversi modi di apprendere. Sono infinite le sfumature psicologiche, relazionali, identitarie, motivazionali che rendono diversi in nostri alunni. Al centro del nostro processo educativo quindi  i BES. Definizione: “Il Bisogno Educativo Speciale è qualsiasi difficoltà evolutiva,  in ambito educativo e apprenditivo, espressa  in un  funzionamento, nei vari ambiti della  salute,  secondo  il 

modello  ICF,  che  risulti  problematico anche per  il soggetto  in termini di danno, ostacolo  o  stigma  sociale, indipendentemente  dall’eziologia,  e  che necessita    di  educazione  speciale individualizzata. C’è un intreccio e una interrelazione tra le varie  componenti  fisiche  e  biologiche, ambientali  e  sociali,  psicologiche  e culturali,  che  fa  andare  al  di  là  della diagnosi  medica,  senza  tralasciarla,  ma considerando  un  approccio  globale  che riconosce  il  diritto  ad  un  intervento individualizzato e inclusivo. Di  fronte  a  questi  diversi  e  speciali BISOGNI si deve mobilitare: 

3  PNFD 2016‐2019                                                                                                              prof.ssa Antonella Tozzi  

 

2. la scuola che fa stare bene 3. team di docenti competenti 4. la relazione educativa che crea socialità speciali  5. la didattica, con metodologie adeguate  

Ragionare in termini di speciale normalità vuol dire due cose:   attivare le risorse e gli interventi necessari privilegiando quelli più vicini alla normalità  includere nella normalità quei principi attivi tecnici e speciali che possono renderla più efficace 

 

2. Star bene Insieme a scuola5  

La relazione educativa si fonda su un atteggiamento empatico (Rogers)6‐7 che permette in classe di poter vivere un clima caldo e accogliente, di scambio dialogico continuo, teso a correggere comportamenti  inadeguati, ma all’interno di una zona di confort in cui ciascuno si sente protetto3. Il clima aiuta a poter  esprimere,e gestire la propria emotività Un educatore empatico non è quello che si mette nei panni dell’alunno, ma è  in grado di ascoltarlo e ridefinire  il suo vissuto con altre parole, per renderlo sempre più consapevole, per orientarlo in una crescita significativa Il docente media non  solo  sapere, ma è mediatore anche  sociale  tra  scuola e  famiglia,  intercettando problematiche, cercando di capirle perché non siano un ulteriore ostacolo al processo di crescita dell’alunno. A scuola occorre sempre manifestare rispetto all’alunno BES un clima di fiducia   e di dialogo, soprattutto nei momenti critici e d’involuzione, e la disponibilità all’alleanza col ragazzo che sia finalizzata al suo benessere. Il clima dialogico si basa su un atteggiamento assertivo dell’insegnante. Secondo  gli  psicologi  statunitensi  Alberti  ed  Emmons,  si  definisce  come  «un  comportamento  che  permette  a  una persona  di  agire  nel  suo  pieno  interesse,  di  difendere  il  suo  punto  di  vista  senza ansia esagerata,  di  esprimere  con sincerità e disinvoltura i propri sentimenti e di difendere i suoi diritti senza ignorare quelli altrui». Attraverso  questa  modalità  e  nel  dialogo  costante  anche  l’alunno  sarà  in  grado  di  appropriarsi  delle  strutture  linguistiche e comunicative per essere sempre più autonomo. E’ un percorso PRIVO di ostacoli? Certo che no: − scarsa capacità di concentrazione − saturazione di informazioni − assenza di codici linguistici compatibili  

3. Life Skills   

La capacità degli  individui   di  integrarsi nel  tessuto  sociale è un processo  lungo e  faticoso, per  tutti,  tanto più per  le persone con Bisogni Educativi Speciali. Integrarsi  socialmente  vuol  dire  vivere  la  dimensione  della  cittadinanza,  della  partecipazione  sociale,  adattarsi  alle situazioni che cambiano. Tutto ciò rientra nel percorso delle Life Skills, delle competenze di vita che  la scuola di ogni ordine e grado deve perseguire. Le competenze adattive a carattere trasversale da incrementare sono: l’autonomia, le abilità comunicative e relazionali La persona rimane al centro del percorso formativo con la sua originalità, ma rilievo avrà la dimensione relazionale della classe, che per ciascuno è una palestra in cui allenare le proprie competenze 9 

La socializzazione è un percorso − Promuovere legami − cooperare − Gestire i conflitti − Negoziare L’insegnante  è  il  coach,  non  trasmette  sapere,  non accompagna                    ma 

media il sapere,   offre strumenti  spinge a fare scelte autonome  promuove il benessere individuale 

L’insegnante mantiene la sua autenticità, senza cedere sull’asimmetria  dei  ruoli  e  cerca  di  cogliere  la  parte 

emotiva delle esperienze vissute Chi ha a cuore  l’integrazione è  in un continuo cammino,  in un continuo movimento di evoluzione e di crescita delle sue prassi: ciò che non si rigenera degenera! 

4  PNFD 2016‐2019                                                                                                              prof.ssa Antonella Tozzi  

 

Dario  Ianes propone 14  categorie di  risorse  che un  consiglio di  classe può decidere di  attivare per organizzare una didattica inclusiva, secondo l’ottica della speciale normalità: 1. Organizzazione scolastica generale 2. Spazi e architettura 3. Sensibilizzazione generale 4. Alleanze extra scolastiche 5. Formazione e aggiornamento 6. Documentazione 7. Didattica comune 8. Percorsi educativi e relazionali comuni 9. Didattica individuale 10. Percorsi educativi e relazionali individuali ausili, tecnologie e materiali speciali 11. Interventi di assistenza e  aiuto personale 12. Interventi riabilitativi 13. Interventi sanitari e terapeutici   

Una Didattica Speciale La didattica speciale vede al centro della sua mission l’inclusione di tutti, attraverso la pratica operativa. L’esperienza di 40’anni d’integrazione  in Italia fa emergere  la complessità di quello che ci troviamo a vivere, anche gli errori fatti, MA una grande consapevolezza:  LA DIVERSITà HA ARRICCHITO TUTTI Ed ha portato tutti noi alla consapevolezza che: 

Ognuno di noi è diverso dall’altro, nel sentire nel percepire, nel capire il mondo  La  diversità  NON  ESISTE:  tutti  abbiamo  il  desiderio  di  uno  sguardo,  proviamo  sentimenti,  ci  arrabbiamo  e 

vogliamo amore. La didattica speciale nasce per dare 2 tipi di risposte: 

La specialità dei bisogni  La specialità degli interventi speciali 

Con l’obiettivo di fare le cose necessarie per il massimo sviluppo delle potenzialità dell’alunno La  didattica  speciale  è  fatta  di  Buone  Prassi  8‐9,  che  si  costruiscono  nel  tempo,  studiando  e  provando  e  anche commettendo  errori  .  Sono  Buone  prassi  NON  BUONE  AZIONI,  cioè  azioni  educative  e  formative  organizzate,  che segnano un percorso e raggiungono risultati, in quella situazione, con quegli alunni. Una Buona prassi non è un MODELLO  IDEALE  , perfetto assolutamente  corretto e da applicare, ma  si può  replicare adattandolo  al proprio  contesto, dopo un’attenta  analisi. Per una didattica  Speciale    si devono  attivare procedure  e strategie didattiche  finalizzate all’inclusione. Possiamo distinguere strategie di didattica personalizzata e strategie che coinvolgono la classe in organizzazioni di dadattica peer to peer. In entrambe le situazioni sarà fondamentale il lavoro in team basato su collaborazione e confronto.  

1. Personalizzazione Percorsi e Stili cognitivi La personalizzazione dei percorsi avviene all’interno di una cornice metodologico‐didattica capace di: − sfruttare le esperienze pregresse per ancorarvi le nuove − favorire l’esplorazione e la scoperta − attuare percorsi basati sull’operatività delle conoscenze, sulla riflessione meta cognitiva (imparare ad imparare) − lavorare con strategie  inclusive, come il cooperative learning e il peer tutoring La  personalizzazione  degli  apprendimenti mira  ad  offrire  a  ciascun  discente  l’opportunità  di  sviluppare  al meglio  le proprie  potenzialità,  attraverso  l’impiego  di metodologie  didattiche  e  strategie  educative  consone  a  riconoscere  la specificità dell’alunno. Per personalizzare un percorso didattico bisogna avere  ben chiaro  1. lo stile di apprendimento: come impara, come preferisce approcciare alla conoscenza ( percezione, elaborazione cognitiva, produzione) 2. stile  cognitivo  dell’alunno:  come  processa  le  informazioni,  è  il  processo  cioè  che  si  inserisce  al  centro  della catena dell’apprendimento ed esprime  l’apporto delle abilità mentali del soggetto  in relazione a a quanto sottoposto dalla realtà e dalla didattica, in questo caso particolare.  

5  PNFD 2016‐2019                                                                                                              prof.ssa Antonella Tozzi  

 

          

 

3. TABELLA 1 

                        

6  PNFD 2016‐2019                                                                                                              prof.ssa Antonella Tozzi  

 

TABELLA 2 

Howard Gardner, Professore presso  la Harvard University nel Massachusetts, assurge alla  fama presso  la  comunità scientifica  grazie  alla  sua  teoria  sulle  intelligenze  multiple. Questa  si  propone  di delegittimare  la  concezione  di intelligenza vista come un fattore unitario misurabile tramite  il Quoziente d'intelligenza (Q.I.), e di aggiornarla con una definizione più dinamica, articolata in sottofattori differenziati l'uno dall'altro. È  considerato  uno  dei  più  importanti  esponenti  dei  cosiddetti  "teorici  dell'intelligenza  fattorialista",  o  S,  che  si contrappongono  ai  "globalisti",  o  G.  Grazie  ad  una  serie  di  ricerche  empiriche,  e  basandosi  sulla  vasta  letteratura concernente  soggetti  affetti  da  lesioni  neuropsicologiche,  ha  identificato  (almeno)  sette  tipi  diversi  di  intelligenza, ognuna presiedente un diverso ambito: 10  1.Intelligenza logico‐matematica  2.Intelligenza linguistica  3.Intelligenza spaziale 4.Intelligenza musicale  5.Intelligenza cinestetica o procedurale  6.Intelligenza interpersonale  7.Intelligenza intrapersonale Nel corso degli anni '90 ha proposto l'aggiunta di altri due tipi di intelligenza: quella naturalistica e quella esistenziale. Ha scritto  testi di psicologia dell'educazione considerati  importanti, e ha elaborato  la più  importante storia classica della nascita della scienza cognitiva, The Mind's New Science(1983). Per  le sue ricerche ha ottenuto riconoscimenti e  lauree ad honorem     

7  PNFD 2016‐2019                                                                                                              prof.ssa Antonella Tozzi  

 

2. Adattamento curricolare degli obiettivi, dei materiali delle attività  Innanzitutto  l’adattamento  curricolare  per  gli  studenti  con  BES  prevede  un  continuo  lavoro  congiunto  di  docente curricolare e docente di sostegno durante tutto l’anno scolastico11 per quanto concerne: 

La progettazione delle attività didattiche iniziale  Gli adeguamenti in itinere  La verifica finale 

Una progettazione realmente inclusiva si basa su  − un’attenzione alla diversità degli alunni, sia per come si avvicina al sapere che come gestisce le sue conoscenze e usa le proprie abilità − attenzione al funzionamento bio‐psico‐sociale − rimozione di ogni ostacolo che si frappone tra la persona e l’apprendimento In  ogni  processo  di  insegnamento‐apprendimento,  semplice  o  complesso,  avvengono  delle  modificazioni  stabili  e generalizzate nelle capacità del soggetto, che si avvicinano gradualmente ai livelli desiderati. Il  soggetto  è  interessato  nel  processo  con  tutte  le  sue  componenti,  cognitive,  affettive,  motorie,  comunicative, relazionali e attraversa  fasi di acquisizione, perfezionamento,  consolidamento generalizzazione, autovalutazione, ecc. Nel processo c’è essenzialmente un input ambientale, una direzione generale, un obiettivo specifico e una performance. Per i ragazzi con disabilità tutto questo è scritto nel PDF e nel PEI. DIREZIONI generali si collocano come obiettivi degli Assi:  

Asse della Partecipazione al Curricolo disciplinare  Asse delle Attività personali e delle Funzioni  (imparo a memorizzare,  imparo a comunicare,  imparo ad essere 

autonomo)  Asse de Contesti Personali  (imparo  ad  avere  autoefficacia,  ad  esprimere  emozioni,  a  regolare  l’autostima,  a 

motivarmi, a controllare i comportamenti problema) Questi 3 ASSI dovrebbero sempre coesistere e a volte si  intrecciano con altro ancora, come per esempio  il Progetto di Vita Questi elencati non sono obiettivi Speciali, ma riguardano tutti e le recenti ricerche ribadiscono quanto cercare e trovare punti di contatto tra percorsi speciali e “Normalità” sia la carta vincente per raggiungere risultati. Si viene  a creare un moto circolare che vede  in continuo movimento  input e azione, che saranno  i risultati da considerare di nuovo come input.  Certo in questa apparente semplicità bisogna calcolare anche i possibili ostacoli, da rimuovere: 1. Le azioni richieste devono essere compatibili con le abilità del ragazzo, nella zona cioè dello sviluppo prossimale (Vygo 2. L’alunno può attivare processi di freno  nella rappresentazione‐motivazione‐emozioni 3. L’alunno presenta comportamenti problema o reazioni emotive eccessive che bloccano il processo Le azioni dell’alunno sono tre: 

− Comprensione dell’input − Elaborazione − Generazione di una risposta 

Su questi tre livelli di AZIONE si possono inserire gli aiuti, ma certamente le componenti che sostengono maggiormente sono la presenza di autoregolazione meta cognitiva, l’interazione cooperativa e la regolazione emozionale Per concludere gli adattamenti curricolari hanno  l’obiettivo di trovare un “PUNTO DI CONTATTO” tra gli obiettivi della classe e quelli dell’alunno con BES, tenendo conto dei livelli di performance e dell’ambito curricolare.  INPUT          AZIONE condizione  di  stilolonei  confronti  dei quali il soggetto agisce 

  Quello  che  il  sofggetto  farà,  nella  componente  comprensione, elaborazione, memoria,  rappresentazione,  collegamenti, output come azione agita 

Gli adattamenti disciplinari partono dalle forme più semplici e meno “invasive” a quelle più radicale: 1. Sostituzione 2. Facilitazione 3. Semplificazione 4. Scomposizione nei nuclei portanti Questi adattamenti possono e devono riguardare anche i libri di testo di cui è innegabile la risorsa per tutti gli alunni e ancor  di  più  per  chi  ha  difficoltà.  Bisogna  innanzitutto  valutare  gli  aspetti  contenutistici  e  grafici.  Poi  il momento dell’analisi per individuare il concetto chiave. Fasi semplificazione 

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Cornici ingrandite sui concetti essenziali  Schematizzazione e ristrutturazione  Riduzione del testo e uso immagini esplicative in cui il testo è complemento alle immagini 

Questo  lavoro  può  esser  fatto  con  azioni  di  tutoraggio  con  tutta  la  classe.  I  principi  cui  si  ispira  il  percorso  è  che qualunque disabilità o difficoltà di apprendimento non deve far perdere di vista l’obiettivo dell’integrazione, la seconda è che qualsiasi unità di contenuto può essere modificata e rielaborata  in modo speciale, se non è adatta alle capacità dell’alunno (Bruner12)   

3. Strategie didattiche di base neo‐comportamentali  

Il  comportamentismo  nasce  in  America  in  contrapposizione  al  cognitivismo  e  affronta  tutte  le  questioni  legate all’apprendimento solo attraverso l’osservazione del comportamento osservabile, la mente è considerata una black‐box da non poter studiare. L’educatore ha un ruolo attivo nel proporre  l’acquisizione di comportamenti adattivi, all’interno di ambienti di apprendimento strutturati e con rinforzi. L’educatore quindi è prevalentemente orientato alla costruzione di materiali e procedure per sollecitare comportamenti ritenuti adeguati Le tecniche maggiormente utilizzate sono quelle della: 

Task analysis Analisi del compito)  Tecniche di prompting e di fading  Tecniche di apprendimento senza errori  Modeling  Tecniche con Rinforzo positivo  Strategie di generalizzazione e mantenimento 

 

4. Strategie Metacognitive e di autoregolazione  

Nella didattica meta cognitiva l’attenzione dell’insegnante non è tanto rivolta all’elaborazione di materiali o metodi per insegnare “cosa  fare” quanto a  formare quelle abilità mentali superiori di  riflessione sui comportamenti e sulla auto‐regolazione. Rispetto a ciò che si fa ci si chiede: perché?, quando è  meglio  farlo?,  in  quali  condizioni?,  aumentando  così consapevolezza e autonomia di gestione dei comportamenti. La didattica meta  cognitiva  è un  altro punto di  contatto  con  la classe, un percorso facilmente condivisibile con  i compagni  , che aumenterebbero  le  capacità  meta‐cognitive  da  una  parte  e dall’altra  potrebbero  giovarsi  di  tecniche  di  apprendimento cooperativo (cooperative learning e tutoring). Studioso di questo settore  è  Cesare  Cornoldi  che  ha  individuato  4  livelli  diversi  di meta  cognizione,  che  rappresentano  altrettante  dimensioni, distinte ma strettamente interconnesse. 1°  livello: Conoscenze sul Funzionamento cognitivo riguarda  le conoscenze  su  come  funziona  la  mente  umana  e  i  processi: (memoria,  comunicazione,  la  soluzione  dei  problemi, l’apprendimento,  le  emozioni,  la  percezione,  l’attenzione,  le decisioni,  il planning,  le abilità di studio,  i diversi stili di pensiero …),  sul  funzionamento  tipico,  sui  limiti,  e  sulle  tecniche  per migliorare le prestazioni. 2° livello: Autoconsapevolezza del proprio Funzionamento Cognitivo attraverso processi di introspezione, autoanalisi e  autoconsapevolezza  rendendosi  conto  dei  propri  punti  di  forza  e  di  debolezza.  E’  fondamentale  in  questa  fase  il feedback sociale positivo, che da una parte sostenga sempre l’autostima rispetto al valore della persona in sé e dall’altra valorizzi il percorso e la consapevolezza sul funzionamento cognitivo dell’allievo. A volte gli insegnanti su questo fronte sono un po’ latitanti 3°  livello:  Uso  generalizzato  di  strategie  di  Autoregolazione  cognitiva  che  permettono  al  ragazzo  un  processo  di controllo. Queste le fasi:  ‐fissare un obiettivo di funzionalità ottimale ‐darsi delle istruzioni o suggerimenti ‐osservare l’andamento del processo ‐confrontare i dati con gli obiettivi ‐valutare in positivo o negativo, in base a come è andata 

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4°  livello:  Mediazioni  Cognitivo‐Motivazionali‐Emotive  costituisce  l’insieme  delle  variabili  psicologiche  legate  alla motivazione al compito, alla convinzione sull’Autoefficacia, all’autostima, alle influenze emotive I quattro  livelli meta cognitivi costituiscono altrettante dimensioni di analisi e di  lavoro didattico‐educativo che hanno una loro identità e caratterizzazione, pur rimanendo interconnesse. Il risultato di una didattica meta cognitiva dai più recenti studi risulta particolarmente efficace, soprattutto in alunni con ritardo mentale. Certo quando sussiste un deficit nell’area del linguaggio, bisognerà principalmente lavorare su di esso che ha un ruolo centrale nell’autoregolazione La didattica meta  cognitiva è particolarmente  complessa ma consente di consolidare  le  competenze della  flessibilità, dell’adattabilità, del problem solving e del pensiero strategico, basi per una maggiore autonomia   

5. Strategie di Autoregolazione  

Sono utili in presenza di alunni con comportamenti problematici, disturbanti, provocatori, aggressivi, di disattenzione o iperattivi. Per questi ragazzi sono stati studiati vari aspetti: l’impulsività e la scarsa capacità di modulare gli impulsi, l’aggressività e le difficoltà relazionali e a gestire le regole. Le strategie messe in atto riguardano 3 grandi settori: 

Creazione di Ambienti Facilitanti, sotto l’aspetto degli spazi, delle routine e dei tempi  La  definizione  chiara  delle  relazioni  educative,  con  regole,  patti  e  accordi  democraticamente  insieme  stabiliti.  Le regole  vanno  stabilite  insieme  al  gruppo  rispetto  al  senso  ultimo  che  esse  hanno  per  tutti;  devono  impegnare seriamente e reciprocamente tutti gli attori, devono essere positive e non divieti, chiare, specifiche non generiche, pubbliche  e  rivedibile  periodicamente,  condivise  tra  i  vari  insegnati.  Devono  prevedere  altrettanto  chiaramente sanzioni  concordate anche  con  le  famiglie.  Le  regole  (rispetto, democrazia,  socialità)  sono  i normali antagonisti e deterrenti  di  comportamenti  problema,  arroganti,  dispotici.  Naturalmente  un  ruolo  rilevante  ha  anche  la motivazione, intrinseca ed estrinseca. Vantaggi delle regole (relazioni, tempo libero, clima positivo, maggior successo nell’apprendimento)+  Vantaggi  estrinseci  (punti  …  token  economy)  che  pur  a  malincuore  a  volte  sono  scelte obbligate.. Rispetto  alle  sanzioni  va detto  che è bene  concordare  con  le  famiglie  , prevedibile e  chiara,  libera da aggressione o vendetta, volta al comportamento e non  la persona è un  importante esperienza di conflitto positivo col ragazzo. La non punizione è spesso un disimpegno dell’adulto 

Sviluppo diretto e strutturato di competenze antagoniste ai comportamenti problema sul versante dell’autocontrollo emotivo 

Collera           Abilità interpersonali, Distrazione           Attenzione al compito,  disorganizzazione           pianificazione, Competizione          collaborazione,  Impulsività            gestione emozioni  Utilissimi giochi di simulazione, role‐playing, teatro. Queste sono forme calde di autocontrollo, tra  le fredde  il dialogo 

interiore Questi tre grandi ambiti in vario modo creano un contesto preventivo forte di Speciale Normalità utile a tutti gli alunni. Per quanto riguarda comportamenti problema gravi (autolesionismo, stereotipie, aggressività, pur basandosi sugli stessi principi, non punizione ma  favorire  lo  sviluppo di  competenze  comunicative e  interpersonali alternative,  le  strategie sono un po’ più complesse e fortemente concordate con famiglia e extra scuola  

6. Mediatori didattici, mappe concettuali,  e TIC  

Il mediatore didattico  si  colloca nello  spazio  tra  il  soggetto e  l'oggetto d'apprendimento.  L’insegnante, attraverso  il dialogo egli stesso diviene mediatore, facilitando la comprensione e sollecitando gli alunni ad elaborare personalmente ed  attivamente  il  sapere.  I mediatori  sono  strumenti  che  risultano  utili  sia  all'allievo  sia  all'insegnante:  per  l'allievo significa avere  l'opportunità di elaborare personalmente ed attivamente  il  sapere, mentre all'insegnante permette di non correre il rischio di imporre il proprio insegnamento e il proprio stile di apprendimento agli allievi.  Possono essere di diverso tipo:  attivi, come per esempio la visita guidata o il computer; mezzi multimediali, e di internet iconici, come illustrazioni, foto, carte geografiche, cartoline; filmati, illustrazioni, fotografie, schematizzazioni di concetti (mappe mentali, mappe concettuali ). mediatori analogici, come per esempio drammatizzazioni, gioco dei ruoli;  mediatori  simbolici  come  per  esempio  conversazioni  o  discussioni  riguardanti  una  attività  proposta  in  classe,  la videoscrittura, la lezione verbale.  Si può variare il più possibile per andare incontro ai diversi stili di apprendimento degli allievi.    

 

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Work Shop Sul Booklet 

1. Come siamo intelligenti? “ 2. Intelligenze multiple 3. Esercizio su Stili cognitivi 4. Semplificazione testi curricolari  5. UdA legata a contesti reali 

Si riflette in piccoli gruppi su: − Le intelligenze diverse − Sugli stili di apprendimento e cognitivi dei ragazzi − Sulle tecniche di semplificazione − Sull’uso delle mappe concettuali 

Resoconto orale delle osservazioni dei sottogruppi e confronto nel gruppo in plenaria  

For TIC 1. Buone prassi  crescono, DVD, AIPD, Video  sulle esperienze di  integrazione a Roma, nelle  scuole medie,    con  i 

ragazzi con Sindrome di Down, 2010 2. Un’orchestra  senza  Direttore:  https://www.youtube.com/watch?v=cYHflpObKpc  iperattività  raccontata  da 

Davide.  Riflessione e confronto di gruppo sulla Metacognizione e la Diagnosi 3. Scuola monelli https://www.youtube.com/watch?v=yOzfHP_ryVY Riflessione su Famiglie 4. Anna che vola Video tratto dal DVD Diverso da chi Riflessione sull’importanza della condivisione in classe  

 

Biblio/Sito Grafia  

1. ISTAT a.s. 2015‐16 2. Ianes, la speciale normalità, 2006 3. Enrico Micheli Integrazione e educazione: due diritti in contrasto? 2004 4. Morin la testa ben fatta 2000 5. Francescato, Puttin, Cudini, Star bene  insieme a scuola, 1986 6. Rogers, la terapia centrata sul cliente1971 7. Rogers in classe, 1991, dispensa 8. Quaderno dell’AIPD 9. Buone prassi crescono, DVD, AIPD 10. Howard Gardner, Forma mentis, saggio sulla pluralità dell’intelligenza, 1987 11. Indicazioni nazionali per il curricolo, 2012 12. BRUNER, J. S., Verso una teoria dell’istruzione, e Dopo Dewey 13. Sara Auriemma, Interventi educativi di speciale normalità nelle scuole secondarie 14. Diverso da chi per una nuova cultura del rispetto, DVD 15. Valutare per insegnare 16. Insegnati di sostegno 17. Personalizzazione individualizzazione 18. Quaderno AIPD _20 

 

Siti http://aipd.it/ http://www.educare.it/j/ http://www.accaparlante.it/ http://www.aidaiassociazione.com/ https://www.aiditalia.org/ https://www.metadidattica.com/ https://www.professionistiscuola.it/  https://www.slideshare.net/imartini/ambienti‐apprendimento https://www.youtube.com/channel/UCXdkIYgCFWiilvt4WXjOt3w