diario bruxelles

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Introduzione Ci sono viaggi che durano giusto un giorno, altri che si estendono per un intero fine settimana, fino a viaggi che durano settimane o mesi. Questo viaggio è durato di più: circa due anni e tre mesi. Un tempo lunghissimo ma allo stesso tempo breve, istantaneo, quasi uno scherzo del mitologico Crono, divertitosi a giocare con le lancette immaginarie del tempo. E’ lunghissimo perché da quando babbo se n’è andato senza un preavviso, senza la sua consueta pianificazione o meticolosità, sono passati circa 800 giorni, un tempo enorme se si pensa a quanto riusciamo a fare in un solo giorno o a quanti sorrisi o a quante emozioni ci dimentichiamo di regalare in ogni settimana. E’ invece brevissimo perché sembra veramente ieri quand o ci siamo presi in giro per l’ultima volta o ci siamo “litigati” (molto tra virgolette) per delle vedute contrapposte o divergenze di hobby (babbo: bricolage e tuttofare in genere; io: ozio o attività più “radical chic”). Questo diario di viaggio ha questa introduzione particolare perché, come avrete capito, è dedicato a babbo e senza la sua perdita non ci sarebbe stato. L’idea è nata dal fatto che babbo e mamma viaggiavano spesso e quindi volevo che, in forma diversa, questa tradizione continuasse e poi mi infastidiva il pensiero che la morte potesse vincere due volte. Sì, perché la morte può vincere una o due volte. Una di sicuro, non possiamo opporci, non a caso ci chiamano Mortali. La seconda volta vince solo se siamo noi a permetterglielo, almeno questa è la mia teoria. Vince una seconda volta se ci chiudiamo in noi stessi e per una sorta di masochistica ascesi decidiamo di non goderci più tutto quello che ci circonda, di non poterci più divertire, di diventare così egoisti da non voler più dare agli altri il nostro entusiasmo e condividere tutti i momenti che abbiamo ancora davanti. Per questo, cara Morte, vai a fare in culo e quest a soddisfazione non l’avrai. Detto ciò, via le lacrime e le considerazioni più profonde e dentro gli aneddoti divertenti ed i sorrisi. I sorrisi partivano sempre nel momento dell’organizzazione dei viaggi (ferie come le chiamava sempre). Una ricerca maniacale di tutti i possibile alberghi o appartamenti nella zona scelta, con analisi al dettaglio del singolo pixel di tutte le foto della location, delle stanze, dei cereali dati per colazione e dell’eventuale piscina, foto che poi venivano puntualmente girate a me ed al mi fratello

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My travel diary in Brussel

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Page 1: Diario Bruxelles

Introduzione

Ci sono viaggi che durano giusto un giorno, altri che si estendono per un intero fine settimana, fino

a viaggi che durano settimane o mesi. Questo viaggio è durato di più: circa due anni e tre mesi. Un

tempo lunghissimo ma allo stesso tempo breve, istantaneo, quasi uno scherzo del mitologico Crono,

divertitosi a giocare con le lancette immaginarie del tempo.

E’ lunghissimo perché da quando babbo se n’è andato senza un preavviso, senza la sua consueta

pianificazione o meticolosità, sono passati circa 800 giorni, un tempo enorme se si pensa a quanto

riusciamo a fare in un solo giorno o a quanti sorrisi o a quante emozioni ci dimentichiamo di

regalare in ogni settimana. E’ invece brevissimo perché sembra veramente ieri quando ci siamo

presi in giro per l’ultima volta o ci siamo “litigati” (molto tra virgolette) per delle vedute

contrapposte o divergenze di hobby (babbo: bricolage e tuttofare in genere; io: ozio o attività più

“radical chic”).

Questo diario di viaggio ha questa introduzione particolare perché, come avrete capito, è dedicato a

babbo e senza la sua perdita non ci sarebbe stato. L’idea è nata dal fatto che babbo e mamma

viaggiavano spesso e quindi volevo che, in forma diversa, questa tradizione continuasse e poi mi

infastidiva il pensiero che la morte potesse vincere due volte. Sì, perché la morte può vincere una o

due volte. Una di sicuro, non possiamo opporci, non a caso ci chiamano Mortali. La seconda volta

vince solo se siamo noi a permetterglielo, almeno questa è la mia teoria. Vince una seconda volta se

ci chiudiamo in noi stessi e per una sorta di masochistica ascesi decidiamo di non goderci più tutto

quello che ci circonda, di non poterci più divertire, di diventare così egoisti da non voler più dare

agli altri il nostro entusiasmo e condividere tutti i momenti che abbiamo ancora davanti. Per questo,

cara Morte, vai a fare in culo e questa soddisfazione non l’avrai. Detto ciò, via le lacrime e le

considerazioni più profonde e dentro gli aneddoti divertenti ed i sorrisi.

I sorrisi partivano sempre nel momento dell’organizzazione dei viaggi (ferie come le chiamava

sempre). Una ricerca maniacale di tutti i possibile alberghi o appartamenti nella zona scelta, con

analisi al dettaglio del singolo pixel di tutte le foto della location, delle stanze, dei cereali dati per

colazione e dell’eventuale piscina, foto che poi venivano puntualmente girate a me ed al mi fratello

Page 2: Diario Bruxelles

insieme alla domanda: “che ve ne pare?”. Altro aspetto che non poteva essere trascurato era il

parcheggio privato! Visto che spesso il viaggio si faceva in macchina (è valso anche per Barcellona,

Parigi, Vienna, Praga, Sicilia) era fondamentale arrivare lì e sapere già se e dove ci fosse il

parcheggio, quale fosse la tariffa e se ci fossero delle agevolazioni per soste maggiori di un giorno.

Sono stati questi lunghi viaggi a far crescere in me la passione per i viaggi: vedere chilometro dopo

chilometro dei cambiamenti,anche marginali, di scenario, poi di lingua, di clima, di abitudini

facevano sì che non avessi mai voglia di chiudere gli occhi ma piuttosto di godermi ogni singolo

istante. Si camminava tanto inoltre, perché le città vanno viste all’aperto, non nelle stazioni della

metropolitana dove “Piazza di Spagna” è uguale a “Pigalle” piuttosto che a “Westminster” o “Deàk

Ferenk Tèr”. Un viaggio che si rispettasse non poteva farsi mancare una figuretta da tramandare ai

posteri: una delle più divertenti fu questa:

Era il 1998 e babbo e mamma festeggiavano 25 anni di matrimonio. Io ed Ale, consci

dell’importanza dei figli all’interno di un matrimonio, riteniamo necessario unirci nel loro viaggio a

Parigi. Durante il soggiorno parigino veniamo a conoscenza dell’esistenza di un particolarissimo

mercato delle pulci vicino a Montmartre e quindi vogliamo andarci. Le operazioni preliminari sono

quelle più classiche: prima si guarda la mappa, poi la si gira perché si è sbagliato, poi si tenta

qualche strada a caso sperando di trovarselo davanti. Nel momento in cui queste operazioni

falliscono, è il momento di chiedere ai passanti. Babbo sapeva un po’ di francese e quindi ferma una

coppietta sui 40 e domanda: “Excuse moi…” Io, mamma ed Ale, ci avviciniamo immediatamente

incuriositi e fiduciosi, babbo continua: “Je voudai aller a le marchè…”

“Cavolo come se la giostra col francese” è il pensiero di noi tutti…poi la catastrofe quando si

blocca sul marchè: “le marchè….ehmm…delle pulch…ou se trouve…tutt’oggett’ cos’ antiquariat”.

Ci iniziamo ad allontare come quando c’è un incidente, una persona per terra e viene chiesto

gentilmente di fare spazio e lasciarla respirare e tutti si allontanano radialmente con cadenza lenta e

diffidente. Non ricordo onestamente come proseguì la scena, se trovammo o meno il mercato, fatto

sta che questa scena si ripercorse durante tutto il viaggio e negli anni seguenti!

Questi sono giusto pochi anedotti per introdurre il viaggio a Bruxelles, potevano essere molti di più

ma preferisco custodirli più privatamente, e poi lo scopo principale per me non era scrivere un

epitaffio ma piuttosto che mamma avesse nuovamente la possibilità di fare un viaggio come aveva

fatto tante volte, perché è giovane, perché è importante non fermarsi mai, perché bisogna sempre

essere pronti a prendere tutto il bello che può sempre presentarsi, lo dice anche la canzone: “Aspetta

a chiudere il sipario, c’è ancora una partita da giocare e la vita è bella così com’è”.

Smile, without a reason why

Love, as if you were a child,

Smile, no matter what they tell you

Don't listen to a word they say

Cause life is beautiful that way.

Tears, a tidal wave of tears

Light, that slowly disappears

Wait, before you close the curtain

There is still another game to play

Page 3: Diario Bruxelles

And life is beautiful that way

Here with his eyes forevermore

I will always be as close as you

remember from before

Now that you're out there on your own

Remember what is real and

what we dream is love alone

Keep the laughter in you eyes

Soon your long awaited prize

We'll forget about our sorrows

And think about a brighter day

Cause life is beautiful that way.

We'll forget about our sorrows

And think about a brighter day,

Cause life is beautiful that way

There's still another game to play

And life is beautiful that way.

19/04/2013

Partenza prevista da Firenze Rifredi alle ore 9 per porter arrivare a Pisa con il consueto anticipo,

visto che il volo è previsto per le 12.40. Nonostante le precauzioni del caso rischiamo di perdere il

treno da Pisa per Pisa Aeroporto per un mero errore di distrazione. Eravamo infatti seduti sulle

panchine davanti al treno, al binario previsto dal tabellone giallo degli orari del sottopassaggio della

stazione, e 10 minuti prima della partenza prevista saliamo sul treno.Quando eravamo già ben

comodi sento per puro caso un annuncio che comunica che il treno in partenza è al binario 12 e non

al 14 come invece pensavamo noi. La prima reazione è stato uno sguardo di panico con annesso

blocco motorio di 3,4 secondi, seguita da una corsa da centometristi all’altro binario che ci ha

permesso di salire giusto in tempo. Questo ha tuttavia comportato la successiva sensazione di

affaticamento cardiaco paragonabile all’aver ingoiato un rospo vivo e sentirselo gonfiare e sgonfiare

all’altezza del pomo d’Adamo!

Il decorso pre-volo procede senza particolari avvenimenti a parte l’incontro con due ragazzi: lei di

Firenze e lui di Carrara, diretti anch’essi a Bruxelles. La particolarità di questa coppia era che

sembrava che avessero vinto il viaggio ad una pesca bendata di beneficienza il giorno prima e

quindi siano dovuti partire all’improvviso senza sapere nemmeno per dove.

Page 4: Diario Bruxelles

Non ricordavano quanto avevano pagato il volo, non avevano albergo, avevano una guida in

francese in prestito da un’amica ma con il trascurabile difetto che non conoscessero la lingua di

Baudelaire e Zola e non avevano la minima idea nemmeno delle attrazioni principali della città.

Ci accordiamo di ritrovarci sull’aereo per scambiarci informazioni ma questo puntualmente non

avviene quindi, mosso a compassione, preparo durante il volo un foglietto che gli consegno prima

dell’atterraggio.

Il volo procede tranquillo e, viaggiando praticamente tutte le volte sull’ala, mi trovo sempre ad

ammirare un paesaggio che è più o meno così:

Per fortuna sono un ingegnere informatico e non aeronautico, vedendo la riuscita del mio disegno

penso che sarei un pessimo progettista di aerei. Atterriamo a Charleroi in perfetto orario visto che

Ryanair truffa sulla durata dei voli fornendo orari di partenza ed arrivo di questo tipo:

Partenza Pisa 19/04/2013 18.25

Arrivo Bruxelles 20/04/2013 7.30

Page 5: Diario Bruxelles

Per forza poi Ryanair è la compagnia che fa meno ritardi a livello mondiale, diciamo che forniscono

degli orari un filo laschi! Appena usciti dall’aeroporto veniamo accolti da temperatura e vento

nordici e visto che abbiamo dovuto aspettare quasi un’ora l’autobus per la stazione Midi di

Bruxelles (22€ A/R compagnia Shuttle) devo dire che non ne siamo stati felici. Per fortuna alla

pensilina di attesa c’era una friggitoria quindi ne abbiamo approfittato per acquistare un cartone di

patate fritte della di dimensione di un birillo da lavori stradali rigirato:

Impieghiamo circa un’ora per arrivare a Bruxelles causa pioggia e traffico e dalla stazione

prendiamo la metro in direzione Botanique, la fermata più vicina all’albergo.

L’albergo Best Western si trova in Rue Royale, a circa 10-15 minuti a piedi dalle principali

attrazioni. In linea di massima era un 4 stelle ma non ce ne siamo nemmeno resi conto visto il

pochissimo tempo passato al suo interno. Giusto un cambio veloce di abiti perché alle 20 ci attende

il concerto della filarmonica di Bruxelles presso il conservatorio in Rue De La Regence.

Figura 1 Palazzo Reale

Prima di andare al concerto facciamo una sosta in Place du Grand Sablon e mangiamo qualcosa in

una brasserie. Questo qualcosa corrisponde a zuppa di asparagi e crocchette ai 4 formaggi, il tutto

accompagnato da birra Jupiler.

Prendiamo il caffè, chiediamo il conto (circa 40€) e ci dirigiamo al conservatorio, distante pochi

passi. Poiché i posti erano liberi (costo circa 20€) decidiamo di salire al primo piano ed occupare un

palchetto centrale come se fossimo i regnanti belgi.

Il concerto prevedeva opere di Brahms, Strauss ed un terzo che non ricordo e che quindi potete

inventare a vostro piacimento. Non avevo mai sentito un concerto di musica classica dal vivo e

devo dire che sentire tutti quei violini mi ha procurato una certa emozione. Finito il concerto

abbiamo fatto il percorso inverso in direzione dell’albergo e ci siamo addormentati precocemente.

Page 6: Diario Bruxelles

20/04/2013

Sveglia di buon’ora (le 8 circa) perché oggi è previsto un giro piuttosto corposo. Prima di tutto

cerchiamo un posto dove fare colazione: attraversiamo tutta Rue Royale, lambiamo il Palace

Royale, la Corte dei Conti ed il Museo Magritte ma riusciamo a trovare il primo posto adatto ancora

in Place du Grand Sablon. Questa piazza ospita la chiesa Notre Dame Du Sablon, chiesa gotica alta

e slanciata che merita decisamente una visita anche internamente.

Dirimpetto alla chiesa si trovano i Jardin du Petit Sablon, un elegante giardino con fontana centrale

e circaondata da 48 colonne su cui poggiano altrettante statue in bronzo che rappresentano un

mestiere od una corporazione.

In Place Du Grand Sablon facciamo colazione presso “Le pain quotidien”

(http://www.lepainquotidien.com/), una pasticceria arredata con delle grandi tavole in legno su cui

la gente fa colazione e legge il giornale con una certa promiscuità.

Ordiniamo una baguette e un “pain au chocolate” e corroboriamo il tutto con marmellate e le varie

cioccolate spalmabili messe a disposizione su ogni tavolo. Per una colazione di questo tipo più caffè

e cappuccino contate di spendere sui 12€ totali.

Page 7: Diario Bruxelles

Terminata la colazione torniamo indietro a visitare il Museo Magritte, imperdibile per chi ama il

genere.

Il museo Magritte, ubicato davanti a Place Royale, è ospitato su 3 piani e si snoda attraverso stanze

e pannelli tutti molto scuri ed il costo della visita è di circa 8€.

Il museo Magritte è anche un buon punto di partenza per esplorare il centro città.

Scendendo infatti lungo Rue Montagne de la Cour si raggiunge, passando da Place de L’Albertine

(da noi ribattezzata solo con “Albertina”) ed i suoi giardini, Place d’Espagne, una piazzatta molto

carina circondata da alcune brasserie e che ospita un mercatino di oggetti quali anelli, articoli in

legno, collane, dipinti e poster vari.

Figura 2 Place de l'Albertine Figura 3 Place d'Espagne

In piazza Albertina chiedo a dei ragazzi italiani con accento del nord di farci una fotografia e da uno

di questi ottengo come risposta: “Pisa”.

Pensando si riferisse al mio accento rispondo: “Non proprio dai, però sono toscano, ci sei andato

vicino”.

“No no, Pisa” risponde lui, “Pisa venerdì ore 12.40 Ryanair”. Ottenute queste informazioni

supplementari capiamo che eravamo sullo stesso aereo e nasce il consueto siparietto tra italiani.

Prosegunedo da Place d’Espagne ci troviamo all’ingresso delle Galeries Saint Hubert, una serie di

gallerie al coperto, tutte molto eleganti, il cui elemento ricorrente è la cioccolata, tanti sono i negozi

di cioccolata artigianale presenti al suo interno.

Page 8: Diario Bruxelles

Spesso in questi negozi c’è la possibilità di assaggiare qualche prodotto e magari di bere una

cioccolata calda.

Attraversando Rue de Bouchers, via che pullula di ristoranti turistici, e girando a sinistra a metà via,

è possibile raggiungere la Grand Place, la piazza principale che da sola merita l’intero viaggio.

Merletti, rifiniture d’oro, statue di figuranti, facciate gotiche lasciano il visitatore a bocca aperta

davanti a tale bellezza.

Punto di interesse fondamentale della piazza è la cioccolateria Godiva (http://www.godiva.com/)

(Grazie Maureen per la dritta), dove per la modica cifra di 6,5€ è possibile acquistare ben 6 fragole

coperte di cioccolata fondente o al latte: io propendo per la prima soluzione. La mi mamma sarebbe

stata disposta a farsi foderare di cioccolata un intero cocomero.

Lasciata la piazza ci dirigiamo verso la Borsa e la piazza Santa Caterina per fare una prima

perlustrazione prima di andare a pranzo.

Page 9: Diario Bruxelles

Su consiglio di Pauline e Celyne andiamo a pranzo presso “De Nordzee”

(http://www.poissonneriemerdunord.be/fr/home.asp) in Rue St. Catherine.

Si tratta praticamente di una pescheria che allestisce un banco e dei fornelli all’aperto ed offre

specialità di pesce cucinate sul momento.

Si ordina al banco dicendo il proprio nome e poi saranno i camerieri/cuochi ad urlare il tuo nome o

cercandoti nella piazzetta davanti in cui sono disponibili alcuni tavolinetti su cui si mangia

rigorosamente in piedi.

Noi abbiamo mangiato una tagliata di tonno, un piatto di gamberi alla paprika e delle crocchette di

pesce, due bicchieri di bianco, pane, il tutto a 29€ totali. Un posto da non perdere per un pranzo

molto folkloristico.

Per digerire ci digeriamo verso Piazza Santa Caterina dove ci fermiamo per un caffè alla

cioccolateria Blondel dove proviamo anche diverse praline ai gusti di: rosa, arancia, mandorla, earl

grey, pistacchio, tutte deliziosi.

Durante la degustazione ci mettiamo a parlare con un ragazzo statunitense che vive a Bruxelles da

un po’ di tempo e che ci ha consigliato un ristorante dove mangiare delle ottime cozze e patate

fritte, piatto tipico belga.

Il fatto di essere a quell’ora in piazza Santa Caterina non è stato casuale. Sapevamo infatti che da

qui parte la metropolitana che (dopo un cambio intermedio di linea) conduce al parco dell’Heysel,

dove si trova l’Atomium, una costruzione alta 102m che rappresenta un cristallo di ferro ingrandito

165 miliardi di volte.

Page 10: Diario Bruxelles

All’interno delle sfere che lo compongono e che riflettendo la luce si mimetizzano col cielo,

vengono organizzate delle esposizioni che però non abbiamo trovato di grande interesse.

Nonostante ciò venire a vedere quest’opera è d’obbligo, senza dubbio. In una delle sfere abbiamo

anche ritrovato dei ragazzi che avevano volato con noi e che avevano condiviso con noi

l’esperienza di non riuscire a trovare la metropolitana all’interno della stazione Midi.

Quando il sole inizia a calare vuol dire che è arrivato il momento di andarsi a bere qualche birretta

alla birreria Delirium (http://www.deliriumcafe.be/) in Impasse de la Fidelitè 4.

In realtà non è solo una birreria ma piuttosto una via con 7 birrerie Delirium, ognuna con le proprie

specialità.

Il cameriere, diventato poi mio fedele consigliere di birre, mi ha detto che allo scorso Aprile il conto

dicesse che le loro birre fossero 2400, 300 whisky ed 800 vodke. In particolare, per le vodke, un

bicchierino varia da 2,50€ a 270€!Mi ha anche detto di aver provato in vita sua 5300 birre diverse.

Page 11: Diario Bruxelles

Ora: supponiamo che egli beva una birra diversa al giorno, non una birra, una birra diversa al

giorno. Sono 365 birre nuove all’anno. 3650 nuove in 10 anni, ne restano 1650 che allo stesso ritmo

richiedono 4,520547 anni, portando il totale a 14,520547 anni. Signori, questi sono numeri, e che

numeri. Ma a me sembra una esagerazione, fate vobis!Le birre diverse provate in questa due giorni

sono state:

- Jupiler

- St. Feuillien

- Witkap Pater Triple

- Orval

- Floreff (fortemente raccomandata da Pauline, originaria della città stessa)

- Bourgogne des Andres

- Roquefort

E’ in seguito all’ennesima bira (1 sola “erre” per i portazzuresi, due per gli italiani in genere) che la

mi mamma mi dice: “Mattè, oh basta…hai speso più soldi in bire che in mangià”. Lei nel frattempo

ha provato una birra al lampone che sembrava la versione liquida delle caramelle Skittles, tanto era

dolce.

Dal Delirium siamo andati diretti al posto consigliatoci dall’americano: “Le Pre Salè”, situato in

Rue de Fiandre 20.

Effettivamente, come volevo, non era un posto turistico ed era frequentato esclusivamente da belgi,

o per lo meno francofoni (se poi fossero tutti di Ginevra o Aix an Provence non mi è dato saperlo) e

le cozze erano di buona qualità.

Noi abbiamo preso cozze provenzali (pomodoro, melanzane, peperoni, zucchine) ed in bianco con il

sedano, patate fritte, una bottiglia di bianco dell’Alsazia e caffè a 70€ compresa mancia. Beh,

paragonato magari alle offerte dei locali turistici è piuttosto caro ma “chi più spende meno spende”

quando si tratta di mangià. Anche perché non mi piacevano alla vista le cozze che vedevo servite in

questi locali turistici: sembravano liofilizzate, accartocciate su se stesse e che attendessero solo di

essere spruzzate con acqua per riprendere vigore. La leggenda narra che i mesi buoni per mangiare

le cozze sono quelli senza la “r” ma la cameriera del ristorante mi ha spiegato che tale regola non

vale più dall’invenzione dei frigoriferi.

Page 12: Diario Bruxelles

Terminata la cena siamo andati alla birreria storica “A la morte subite”

(http://www.alamortsubite.com/) (grazie a Stefano per il consiglio) dove ho preso la mia birra della

buonanotte, una Roquefort per la precisione, che però non sapeva di formaggio.

Purtroppo non è stata una birra della buonanotte perché quando sono andato a dormire la birra era

già stata ben filtrata, espulsa ed ormai diventata un’inquilina degli scarichi fognari di Bruxelles.

Questo perché durante il ritorno a casa ci siamo persi e per l’accaduto mi sento di prendermi la

responsabilità al 100%.

Terminata la bevuta sfrutto tutta la mia presunzione e dico di voler fare una strada totalmente

diversa dall’andata e che secondo me era una scorciatoia. Il tutto ovviamente senza guardare la

cartina.

Facendo riferimento alla figura seguente avrei dovuto prendere la strada 1 rispetto alla cattedrale ma

ho preso la 8.

Ad occhio cambia poco ma in realtà la 8 divergeva molto molto a sinistra e quindi ci ha portato in

una zona che non sapevamo più se fosse la periferia di Bruxelles o il centro di Bruges.

Quando abbiamo incominciato a vedere edifici del tipo “da conferenze”, una specie di deposito e

con il rischio di incontrare le prime prostitute di infimo borgo abbiamo reputato che fosse il caso di

tornare indietro e, aiutati da un musicista capellone che starebbe bene nei Simpson, riusciamo a

toranre in albergo e crolliamo appena messo il piede in camera.

21/04/2013

Sveglia leggermente più tardi, tipo 8.30/8.45, doccia e poi cerco di aggiungere un po’ di colore al

mio vestiario visto che il giorno precedente sembravo il perfetto mix tra un alpino ed un ex nazista

scappato in Sudamerica. La mi mamma riguardando le foto nella macchina fotografica mi fa: “o

questa quando te l’ho fatta?”

Il problema è che quello nella foto non ero io bensì un ignaro signore con bastone.

Dal momento che c’era piaciuto decidiamo di fare nuovamente colazione a “Le pain quotidien”,

anche e soprattutto perché mi garantivano delle semplici baguette e non tutte quelle cose di

pasticceria (sicuramente squisite per i più) luccicanti e maleodoranti di quel maledettissimo grasso

animale che risponde al nome di B.U.R.R.O.

Visto che si trovava a pochi passi optiamo per cominciare la visita odierna dal “Museo degli

strumenti musicali”. Questo museo è ospitato in un palazzo liberty lungo Rue Montagne de la Cour,

Page 13: Diario Bruxelles

una viuzza in discesa che da Place Royale porta a Place de L’Albertine. Il museo (prezzo 8€) merita

sicuramente una visita di circa un’oretta e ospita 1200 strumenti musicali, alcuni veramente desueti

e, grazie ad un’audioguida compresa nel prezzo, è possibile ascoltare il loro suono. Se volete inoltre

un caffè con vista panoramica, il bar all’ultimo piano fa al caso vostro.

Proseguiamo la visita della città rimboccando nuovamente Rue de la Regence in direzione Palazzo

di Giustizia, un edificio imponente che domina con la sua cupola a volte dorate (a me sembra il

modo migliore per descriverla ma non so se sia il termine giusto. Un esperto d’arte è invitato ad

inviarmi un Errata Corrige che però non prenderò in considerazione…ormai quello che è scritto è

scritto).

Alla destra del palazzo svolge il suo alienante tragitto verticale un ascensore di vetro che porta al

quartiere di Marolles, scenario delle rivoluzioni proletarie e rifugio dei disoccupati nati in seguito

alla chiusura delle fabbriche della città.

Battendo le vie del quartiere sembra di essere in un libro di Charles Dickens, un po’ di degrado,

case a mattoncini, quartieri popolari. Un esempio lampante è rappresentato in particolare dalla zona

chiamata Citè Hallemans, un complesso distribuito su 5 vie identiche caratterizzate da palazzoni

identici a mattoncini color arancione vitamina C, tutti identici.

Page 14: Diario Bruxelles

A due passi da queste case popolari sorge la piazza Place Du Jeu de Balle, famosa per il Brol

(mercato delle pulci) domenicale.

Questa piazza è letteralmente coperta da cianfrusaglie, è veramente difficile scorgere persino la

pavimentazione. La fanno da padrone vasi, statue votive, vecchi pc, sgabelli, scarpe per mutilati

(visto che spesso non erano in coppia), vestiti alla moda (moda del 1970, ma sempre moda è!),

bicchieri, piatti, forchette, coperto incluso nel prezzo…ops…il coperto non c’entra, mi sono

confuso con il menu di un ristorante.

La cosa che mi ha stupito di più è stata un pupazzone credo alto 1,30m e largo almeno 80cm e che,

compresa la pioggia di cui probabilmente era impregnato ed il sudicio, pesava sui 70/80 chili netti

da nudo ed appena svegliato. La scena si presentava più o meno così.

Page 15: Diario Bruxelles

Mi ha stupito perché non riuscivo proprio a capire chi potesse comprare tale ammasso di pelo

sintetico o solo pensare di farlo.

Intorno alla piazza si dispongono alcuni chioschetti che offrono cibo a prezzi modici. Vendono hot

dog, hamburger, cozze, piatti di pesce, escargot de mer.

Il chioschetto degli escargot de mer era gestito da due donnine, una sopra i 50 anni e responsabile

della contabilità, ed una sotto i 110 responsabile della cottura in acqua bollente delle lumache di

mare. Quest’ultima in particolare svolgeva con un meccanismo collaudatissimo l’operazione di

estrarre la conchiglia da un secchio, infilare lo stecchino estrando il mollusco depositandolo nel

calderone fumante. Ad intervalli regolari girava il tutto con un mestolo rigato d’alluminio. A

proposito di rigato: ricordo di aver visto tra le varie cianfrusaglie una padella che aveva perso

totalmente la sua pellicola antiaderente ma che era comunque in vendita.

Lasciata la piazza giriamo un po’ a caso le vie circostanti e ci imbattiamo spesso in murales di

fumetti, altro fiore all’occhiello della capitale belga.

Page 16: Diario Bruxelles

Raggiungiamo Port de Hal e torniamo indietro dirigendoci nuovamente verso la Grand Place. Per il

pranzo ci fermiamo ad una friggitoria in cui ordiniamo un porzione di patatine ed una Mitraillette,

un panino anch’esso gigantesco riempito da salsiccia bianca (si potevano scegliere altre

imbottiture), salse ed un’altra montagna di patate fritte.

Il fegato ha immediatamente inserito questo piatto nel suo “cahiers de doléance”.

Il resto del pomeriggio lo passiamo tra caffè, cioccolata e negozi di souvenirs, il tutto prima della

lapalissiana sosta al Delirium per una “una” birra pre-cena.

Credo che la birra pre-cena sia stata uno dei pochi momenti pallosi per quella donna che m’ha

messo al mondo visto che beveva la sua onesta birra alla ciliegia mentre io cercavo di assaggiarne il

più possibile e diventavo sempre più fastidioso con il passare del tempo.

Dopo 1,5/2 ore lasciamo il Delirium ed andiamo a mangiare. Senza sbatterci troppo ci fermiamo in

uno dei tanti ristorantini in Rue des Bouchers ordinando un’abbondante grigliata di carni miste,

delle patate, vino, caffè, circa 50€ totali.

In generale sono contrario a mangiare nei ristoranti turistici, ma visto che si trattava solo di mettere

dei pezzi di animali morti su una griglia e non di cucinare in modo articolato ho pensato che potesse

andare bene. Mangiamo comunque bene ed anche il nostro amico gestore tunisino è stato di

compagnia. Senza perderci torniamo in albergo un po’ prima visto che la mattina ci aspetta una

Page 17: Diario Bruxelles

levataccia alle 5.30 perché quei vigliacchi della Shuttle ci hanno prenotato il biglietto per il bus alle

6.50 dalla stazione Midi.

22/06/2013 e Conclusioni

Ultima giornata ovviamente senza grandi sussulti visto che la sveglia all’alba e la lunga attesa in

aeroporto ci hanno tolto anche l’ultima goccia di energia. Posso quindi passare direttamente alle

consuete conclusioni:

Bruxelles è decisamente una città troppo sottovalutata e merita di essere visitata a prescindere dal

fatto che si trovi un biglietto a buon mercato: bisogna andarci, punto.

Secondo me servono tre giorni pieni per vedere tutto con calma, compresi gli altri musei interessanti

che non siamo riusciti a vedere (Museo del fumetto e Bozar per esempio) e godersi un po’ di relax

nelle tante cioccolaterie e birrerie. Inoltre la città è molto viva ed è sicuramente una delle città più

piacevoli che abbia mai visitato. Non so, forse perché questa città è sempre poco pubblicizzata e

quindi uno non ha delle super aspettative, ma devo dire che sono rimasto veramente e

favorevolmente colpito.

La gente, per quanto il campione sia poco rappresentativo, si è rivelata molto cordiale e soprattutto

apprezzavano quando mi sforzavo di parlare il più possibile in francese, dal basso della mia

conoscenza basilare della lingua. In Francia sarei stato lapidato alla prima “R moscia” non

pronunciata!

Che dire sulla compagna di viaggio: se non ti trovi bene a stare due giorni in vacanza con la tua

mamma è il caso di farsi un esame di coscienza e riappacificarti col mondo!

E’ stato bello condividere questi due giorni e vedere come, nonostante tutto e a quasi 60 anni di età,

avessimo la stessa voglia di scoprire, di camminare, di fare battute e di entusiasmarsi come se non

avessimo mai visto niente in vita nostra. Grazie mamma. E di questo grazie solo l’1% è legato al

viaggio, forse meno.