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DI BOCCA IN BOCCA Herpes n° 3 Gennaio/Febbraio 2010 Anno XIII

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DI BOCCA IN BOCCA

Herpes n° 3

Gennaio/Febbraio 2010

Anno XIII

2HPS DI BOCCA IN BOCCA

Stripssssss di Silvia Sabatti V bst

➼➼

WE WANT YOUContribuisci ad Herpes in qualsiasi forma! Scrivi [email protected] potrai contribuire alla redazione del giornalino!

Indice Pag.

Redazione 3

Editoriale 3

La Consulta: Caterina e Riccardo 4

La vecchia Consulta: Gloria e Sara 5

Lo Scaffale 6

Sport 6

Hipse dixit 7

Valutazioni 7

Storie: il nostro passato 8

Giovanni Spitale 9

Marcia della Pace 10

Giorno della Memoria 11

Summit di Copenhagen 11

Politically correct 12

Music makes the people: Woodstock 12

Focus: Woodstock 13

Poetica 14

La Rubrica di Cucina 14

Per un pugno di libri 15

Coloriamo! 15

LabirinticaMente 16

Beautiful Brocchi 16

3 HPS DI BOCCA IN BOCCA

L’Editoriale del Direttore di Francesca Barco IV bl

TalentiMatteo 25, 14-30.

Un uomo, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. Ad uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri

cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto. Venne infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento, ed eccolo qui. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha.Ci siamo molto lamentati di questa scuola, il Liceo Brocchi. Ogni professore, anche il migliore, è un incapace. La Preside ha una sfilza di peccati da farsi perdonare che un’eternità assieme a Lucifero non basterebbe. I bidelli non fanno nulla e la segreteria dov’è? E le porte, i computer, i bagni… e gli studenti? Un branco di pecore, a detta loro, a detta nostra.Un giorno, un simpatico uomo chiamato Gesù di Nazareth disse ai suoi amici che il segreto di un dono non sta nel conservarlo, ma nel condividerlo. Noi condividiamo i nostri doni? I nostri nonni sono soliti ripetere il fastidioso ritornello “si stava meglio quando si stava peggio” e li ascoltiamo con una smorfia saccente di chi ha già capito tutto dalla Vita. Che idioti. Quando i nostri nonni dicono “si stava meglio quando si stava peggio” hanno pienamente ragione! Non tanto perché si stava meglio, ma perché andavano sempre avanti per uscire dal peggio. Sicuramente non avevano i nostri mezzi, hanno dovuto inventarseli, tenere duro, lottare. Avevano tre talenti e sono riusciti a farli fruttare: ora hanno cinque, dieci, cento, mille talenti! E quei talenti siamo anche noi, e noi siamo fortunati, perché abbiamo il “culo coperto” e possiamo far fruttare frutta già matura. Ma essendo già matura, non ci viene in mente che dopo un po’ marcisce. Il secondo numero di Herpes è stato duramente contestato per i suoi contenuti “oltraggiosi” nei riguardi della Preside, degli insegnanti e della Scuola. Ma qualcuno ha letto quelle righe da Stupido X? È facile essere un qualsiasi X, il nostro problema è la stupidità che ci rende mediocri e resteremo sempre mediocri finché facciamo quella smorfia satirica che ci fa tanto sentire superiori a chi invece è veramente superiore, nella sua umiltà. Saremo sempre stupidi fino a che dimenticheremo da dove veniamo e ci chiuderemo in gusci di disprezzo verso chi lavora per noi. Ci lamentiamo spesso della nostra classe politica e poi siamo i primi che non vanno a votare alle primarie, le primarie! che attestano validità al voto di un sedicenne! È facile prendersi in giro, dire che a scuola ci si gratta e che se in estate non si va a scuola è perchè il sole ci pensa da solo a scaldare i banchi, è facile fare sciopero restando a letto, è facile andare alle riunioni sulle donazioni per saltare un paio d’ore, senza aver minimamente prestato attenzione alla necessità di un dono. Doniamo, doniamoci! Facciamo crescere le nostre potenzialità! Studiamo! Crediamo a ciò che facciamo! Solo così saremo Noi quelli che stavamo aspettando.

Direttore: Francesca Barco IV bl

Vicedirettore: Filippo Campagnolo III bs

Impaginazione: Francesca Barco IV bl

Redazione: Noemi Bellò I bca Giacomo Bertollo IV dl Gloria Bordignon V bs Sara Bourahla IV dso Allegra Cerantola I aca Maria Diandra Cristache I bca Laura Gubiolo I aca Martino Guidolin V ast Claudia Husdup IV cs

Rebecca Luisetto I bca Elisabetta Mezzalira V bst Stefania Neglia I aca Giulia Pagan I bl Irene Pellanda I al Giulia Pellizzer V bs Andrea Pianezzola V bs Matteo Scalco I bl Gloria Serradura I dl Luca Strapazzon IV aca Giulia Zanin IV bs

Disegnatori: Silvia Sabatti V bst Daniele Trentin V ast

Special guests: Giulia Chemello IV bca Serafino Monaco III cso

Per il pdf di questo numero vai su aleph2004.net

Redazione

HPS DI BOCCA IN BOCCA 4

Nome: Caterina Birolo. Classe: 4cca

Nome: Riccardo Berlanda. Classe: proletariato_Un tratto del tuo carattere che ti aiuterà alle consulte:C.B. Non saprei. Immagino che avere un minimo di senso del dovere, capacità organizzativa e facilità di comunicazione possa essere utile (sì, lo so che non sembra).R.B. Arroganza e fascino!_Qual è l’argomento che più di tutti ci tieni a portare alla prossima consulta?C.B. Mi piacerebbe poter discutere della giornata dell’AIDS e cercare di includere nel progetto anche il liceo Brocchi in futuro, ma si tratta di un’idea piuttosto nebulosa, per ora.R.B. Francamente non penso che dalla seconda plenaria sarà già possibile fiondarsi sui problemi del

I Consiglieri alla Consulta ProvincialeChi sono? Cosa vogliono? Perché lo fanno?

Brocchi in particolare. Sicuramente si andrà a parlare di questioni

comuni alle scuole di tutta la provincia, come per esempio progetti, iniziative problemi sui trasporti, feste della creatività e tutto il resto. Quando ci sarà l’occasione

di far pervenire il nostro messaggio all’assessore all’istruzione sicuramente le vuoteremo il sacco davanti. Intanti sentiamo cosa ci propongono il prossimo mese._Tratterete del divieto di fumare? C.B. Se ci sarà richiesto lo faremo, anche se siamo

entrambi d’accordo con i provvedimenti che sono stati

attuati (ma non con il modo poco democratico con cui la decisione è stata presa). Ad ogni modo, in alcune scuole del vicentino regolamenti pressoché identici a proposito del fumo sono già in vigore da tempo, il nostro liceo non è stato certo il primo.R.B. Comunque non avrebbe senso parlarne in consulta; un eventuale ripristino del permesso di fumo non è nei poteri di quest’organo. Se mi si chiede un’opinione da studente posso dire che la cosa che la cosa che mi ha infastidito è stata la decisione dispotica della preside avvenuta senza nemmeno averla votata in consiglio d’istituto. Come fumatore può sicuramente infastidirmi, ma di solito riesco senza problemi a stare cinque ore senza sigaretta. Se qualcuno vuole per qualche strano motivo avere un mio parere approfondito non esiti a chiedermelo._Tratterete le riforme Gelmini e i tagli alla scuola? Pensate che si potrà organizzare uno sciopero di protesta che coinvolga tutta la provincia?

C.B. Ne tratteremo sicuramente; durante la prima plenaria ho avvertito un vivo ed evidente interesse da parte di quasi tutti i componenti delle consulte degli altri istituti, quindi nutro buone speranze in proposito. Quanto allo sciopero, se ne può certamente parlare, anche se, purtroppo, eventi del genere, sfumato l’entusiasmo iniziale, non godono più di una grande affluenza.

L’intervista di Maria Diandra Cristache I bca

5 HPS DI BOCCA IN BOCCA

Personalmente trovo che sia un’ eventualità auspicabile, speriamo bene!R.B. È probabile che se ne parli, ma visto l’interesse dello studente medio penso che organizzare una manifestazione (parlare di sciopero in quanto studenti è sbagliato), sarebbe una deludente perdita di tempo. Sì, sto parlando di te, caprone!_Com’è andata la consulta del 19 novembre?C.B. È stata interessante, molto partecipata, ci ha permesso di guardarci un poco intorno; abbiamo già stabilito dei contatti con il Da Ponte e l’Einaudi. Inoltre, le elezioni della giunta mi hanno fatta rendere conto di quanto la consulta sia un organo utile e formato da persone volenterose e attive, è stato bello.R.B. La mattinata abbiamo sentito parlare un sacco di gente su quanto siamo bravi, su quanto è importante essere alla consulta, su quanto è utile e tutte quelle balle là. Dopo il pranzo si sono svolte le votazioni per referenti di zona, presidente, vicepresidente e segretario, poi a casa. Lo scopo di questa riunione è stato quindi quello di accoglierci e ambientarci._Quanto bene volete al Brocchi? E alla preside? C.B. Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.R.B. Al Brocchi voglio bene come potrei averne voluto ad altre scuole. Bene o male io a scuola riesco sempre a divertirmi un sacco e mi è quindi impossibile associarle un ricordo negativo. Per volere bene al Brocchi in particolare bisognerebbe che avesse qualche peculiarità da invidiare ad altre scuole e per ora non mi viene in mente nulla. Alla preside non voglio bene, come non voglio bene a te. Sicuramente non ti auguro del male, ma voler bene a qualcuno non è cosa da poco.

Nome: Gloria Bordignon e Sara Marchetti

Classi: 5 BS e 5 BST_Un tratto del vostro carattere che vi è stato utile alle consulte:GLORIA: credo la mia pignoleria. SARA: la concretezza delle nostre proposte (o almeno quello che abbiamo cercato di fare)._Avete nostalgia dei tempi andati (quando eravate in carica)?G. Ovviamente si ha sempre nostalgia delle cose passate che in qualche maniera ti hanno dato soddisfazione e ti hanno lasciato un bel ricordo dell’esperienza.S. Ogni tanto mi torna in mente l’immagine di Gloria e me mentre, assonnate, prendiamo il bus alla 6.30 o anche quando insieme avevamo pensato al riciclo di lattine per fare biciclette e moke da caffè…una bella esperienza che ormai è passata, ma che naturalmente sta lasciando spazio a nuove cose._L’esperienza da portavoce del liceo ha corrisposto alle vostre aspettative iniziali? G. Forse io avevo delle idee diverse sul ruolo di rappresentate della consulta che sarei andata ad occupare, infatti quando mi sono candidata, immaginavo quanto potesse essere difficile l’incarico di essere portavoce di una scuola così grande, ma una volta eletta, le cose si sono fatte più complicate e complesse di quanto potessi credere,

ma in questi casi non si dice “quando il gioco si fa duro,

Quando il gioco si fa duro i duri cominciano a giocare!Ma a loro è piaciuto un casino!

i duri iniziano a giocare”? Battute a parte, io e Sara abbiamo lavorato tanto insieme al comitato studentesco, molto di più che nelle plenarie a Vicenza: una scelta non proprio detta da noi, ma che sicuramente si è verificata più produttiva per il Brocchi.S. Devo ammettere che l’impegno più grande, come ha detto Gloria, è stato nel comitato studentesco della nostra scuola: credo di essere stata portavoce, oltre delle esperienze del nostro Liceo alle plenarie, anche delle notizie e delle attività raccontate dagli altri rappresentanti della consulta delle altre scuole di Vicenza; questa doppia rappresentanza ha bene risposto quindi alle mie aspettative._Pensate che le consulte siano un momento di crescita e preparazione per un “dopo”, oltre che un momento di confronto? G. Certamente si, altro proverbio, impara “l’arte e mettila da parte” che io preferisco di più, così modificato: fai tesoro di ogni esperienza che fai, perché in futuro tutto può tornare.S. Sicuramente! È stata una buona occasione per ampliare l’esperienza scolastica: la scuola, a differenza di come si creda, non è solo fatta di banchi, libri e lezioni, ma anche di partecipazione attiva e confronti di idee e opinioni, elementi sicuramente importanti da sperimentare per riuscire poi a farne un buon uso anche nel domani. _Un anno indietro ma col senno di poi: lo rifareste? G. Non mi piace pensare al passato con i se, e neanche con i ma, comunque la rifarei, e non faccio un elenco di esperienze formative che ho fatto, ma dico che mi ricandiderei con il senno di poi, perché mi sono divertita una casino.S. Naturalmente non avrei mai potuto rifiutare la gentile proposta fattami da Gloria, quindi si, lo rifarei._Cosa ne pensate della nuova squadra? G. Esiste, e la trovo già una grande

cosa. A ottobre avevo seri dubbi che si formasse una nuova squadra: il giorno prima della scadenza non si era presentata nessuna lista.S. Prima di esprimere opinioni attendiamo la prossima assemblea per avere qualche notizia e sentire come procedono i lavori.

L’intervista di Maria Diandra Cristache I bca

6HPS DI BOCCA IN BOCCA

Lo Scaffale di Herpes consiglia... di Giacomo Bertollo IV dl

Questa è la storia di un giovanotto come tutti noi. Non sappiamo il nome, il cognome e nemmeno gli anni del

giovane e mai li sapremo. Proprio per questo ognuno di noi può identificarsi come il protagonista di questo libro. Quanti di noi infatti vorrebbero liberarsi da un contesto che ci rende infelici e che non ci da soddisfazioni? Il protagonista di questo breve racconto allora, per trovare la felicità, chiede aiuto ad un uomo esperto, saggio ed enigmatico che tutti chiamano Il Milionario. Il ragazzo si sente sprecato per il suo lavoro, sente che può fare molto di più ma soprattutto sente che può diventare ricco, così da essere felice. Ma ci sono dure lezioni che il giovane dovrà imparare. Prima di essere milionari economicamente bisogna essere infatti milionari nell’animo, non bisogna fermarsi alle apparenze. Un milionario non ha bisogno di vestir bene, di avere macchine di lusso o di ostentare il suo status, è l’uomo medio che ha bisogno di fare queste cose. Ma il valore su cui si incentra questo piccolo romanzo è un altro: l’Ottimismo. E’ un valore che troppo spesso (specialmente di questi tempi) manca nelle persone. Non si potrà mai essere felici se non si è ottimisti o se non si crede in sé stessi. Se si desidera fortemente una cosa infatti l’unico modo di averla è immaginarsela già in mano, credere che già sia tua: è questo che insegna il Milionario al giovane, di vedere sempre il bicchiere mezzo pieno e non cercare rifugio nella sfortuna perché “la dea della Fortuna sorride a chi le sorride”. Questo libro in sintesi è un vero e proprio manuale di self help in versione narrativa. Non pensate che sia tutto incentrato sull’economia, i valori che il Milionario insegna sono da tener presenti in tutti gli

Il MilionarioChi fa ciò che ama è come un re.

ambiti della vita: amore, amicizia, lavoro. Il libro si legge in pochi giorni (130 pagine), il linguaggio è scorrevole e chiaro ma quando lo si ha terminato si può considerare una vera lezione di vita.

Sport attuale di Luca Strapazzon IV aca e di Matteo Scalco I bl

Olimpiade è quando tutto il mondo si gira da una parte e sta a guardare. Olimpiade è quando migliaia di atleti provenienti da ogni angolo della Terra si ritrovano e si misurano. Olimpiade è quando lo sport ruba per due settimane la scena a tutto il resto e quando

ammiriamo imprese e successi che resteranno profondamente legati alla storia dello sport. Fin dal periodo dell’antica Grecia i Giochi Olimpici sono stati una festa, recuperata dal barone francese De Coubertin nel 1896. Da allora si sono svolti regolarmente ogni 4 anni con le sole interruzioni del 1916, del 1940 e del 1944 a causa delle guerre mondiali. Quelli che inizieranno il 12 febbraio a Vancouver sono i XXI Giochi Olimpici Invernali, che approdano in Canada per la seconda volta, dopo Calgary 1988 (escludendo l’edizione estiva di Montreal 1978). La versione invernale dei Giochi nasce nel 1924 a Chamonix, in Francia, e da allora è approdata in Italia per due volte nel 1956, a Cortina D’Ampezzo e nel 2006, a Torino. Dopo una lunga concomitanza, i Giochi invernali si svolgono due anni dopo l’Olimpiade estiva, dall’edizione di Lillehammer, nel 1994. Quest’anno la spedizione italiana si presenta a Vancouver con molte speranze, a partire da Armin Zoggeler (slittino), che proverà a difendere l’oro che da due edizioni gli appartiene. Molto ci si aspetta anche da Giorgio Di Centa, portabandiera italiano e primo classificato a Torino nella 50 km dello sci di fondo, e da Arianna Follis che nella stessa disciplina proverà a bissare il titolo mondiale ottenuto nello sprint lo scorso anno. Per quanto riguarda lo sci alpino possiamo affidarci in campo maschile all’esperienza di Manfred Moelgg, Massimiliano Blardone e di Peter Fill (di ritorno da poco dopo un lungo stop ma apparso subito in buone condizioni), tenendo d’occhio la giovane promessa Giuliano Razzoli, già vincitore di una gara. La stessa cosa non si può dire in campo femminile dove le maggiori speranze erano rivolte a Denise Karbon, già vincitrice di una coppa del mondo, che a causa di un’operazione al menisco è rimasta fuori per tutto il mese di dicembre e non sappiamo in che condizioni giungerà a Vancouver, dietro di lei occhio a Nadia Fanchini e alla giovanissima Federica Brignone. Nelle altre discipline possiamo confidare in Enrico Fabris (pattinaggio di velocità), principale protagonista della spedizione italiana a Torino, e in Carolina Kostner (pattinaggio figurato), che proverà a cancellare gli scarsi risultati ottenuti nelle ultime competizioni. Naturalmente la speranza è che tutti riescano a lasciare il segno ma è evidente che la concorrenza è forte e agguerrita. Non dimentichiamoci inoltre che a Vancouver si svolgeranno anche i X Giochi Paraolimpici invernali, riservate agli atleti disabili. Per concludere mandiamo un enorme in bocca al lupo a tutta la spedizione azzurra con l’augurio di migliorare o almeno eguagliare i risultati ottenuti a Torino e di farci vivere grandi emozioni.P.S. Crepi il lupo!!!

Olimpiadi, che emozione!On the road to Vancuver...

7 HPS DI BOCCA IN BOCCA

Hipse dixit

Valutazioni attuali di Giulia Pellizzer V bs

Novità 2009! Condotta per tutti. Ed eccoci qui, all’inizio del 2010 con le pagelle del primo quadrimestre tra le mani e... il voto in condotta che luminoso chiude la danza delle valutazioni. Curiosa materia la condotta: non bisogna studiare,

non è possibile essere impreparati eppure è, forse, il giudizio più discusso e che più fa imbestialire la flotta studentesca. Già dall’anno scorso aveva varcato audacemente le famigerate schede di valutazione... con un po’ di timidezza e d’insicurezza erano stati distribuiti i giudizi, ma non si capiva bene con che criteri e con che modalità. Quest anno invece il rigoroso Brocchi ha adottato una spaziale tabella che riassume tutte le casistiche di analisi valutativa possibili e immaginabili. Ebbene sì, noi siamo intrappolati tra quelle griglie. Sinceramente mi sarebbe piaciuto potermi adagiare tra quei parametri prefissati con almeno la certezza che saremmo stati finalmente tutti indiscutibilmente uguali. Ma purtroppo no! L’unica certezza che abbiamo è che per avere un 5 dobbiamo compiere un atto perseguibile per legge. La linea che divide il 10 dal 9 è sottilissima. Non si capisce quando si è troppo riservati o quando si è rispettosi, quando si è troppo vivaci o quando semplicemente partecipativi. Per l’8 ed il 7 bisogna esasperare i professori, manifestare personalità creativamente loquaci oppure avere una certa propensione per le colazioni alla Graziella, i giretti per il mercato o l’organizzazione di weekend lunghi (che portano all’accumularsi di entrate posticipate e casuali assenze il giovedì e il sabato). Del 6 che dire… nessuna mia conoscenza ha mai avuto l’onore di ospitare nella sua pagella questo simpatico giudizio associato alla voce condotta, perciò la sua identità è ancora sotto copertura. Agli insegnanti potrà sembrare assurdo, ma quanti di noi vorrebbero che fosse aperta agli studenti la parte degli scrutini in cui si decide il voto in condotta?! A mio parere risulta inutile una tabella che viene plasmata e limata a seconda dei casi, perdendo così tutta la sua imparzialità. Vorrei conoscere le motivazioni e i saggi criteri adottati a riguardo dai nostri consigli di classe. Indiscutibili sono le medie matematiche dei voti prettamente scolastici, che possono oscillare con un arrotondamento per eccesso o per difetto, ma in condotta si viene valutati come persone e credo sia nostro diritto poter giustificare reazioni o comportamenti considerati negativi. Perfino in tribunale durante un processo è concessa all’imputato la difesa, perchè a noi tutto è invece somministrato come legge? Se le cose stanno così, proviamo a giocare allo stesso gioco. Se la legge è uguale per tutti allora, per analogia, che ne dite di proporre un bel 10 politico che ci aggiusti le medie?!

In basso, al centro......c’è la Condotta!

Betto: Moto rettilineo uniformemente ritardato… come voi! Imbranati bradipi cerebrolesi!

Betto: Avete capito?Classe: SììììStud: Forse è meglio che ripeta!Betto: C’avrei scommesso l’apparato riproduttivo!

Stud alla lavagna…Betto: Ho visto galline spastiche scrivere con maggior precisione di te!

Stud sta importunando il compagno di banco…Betto: La devi smettere di molestare il tuo compagno! Mi sembra che accarezzare l’orecchio di un compagno non sia tanto normale! È contro natura!

Durante storia, leggendo... Stud: Prof mi sono perso! Siviero: Eh, ritrovati!!

Lo stud. entra in ritardo in classe...Andriollo: Buongiorno e parole d’ordine!Stud: Caput Draconis.

Stud: Prof, risulto assente il 23 dicembre 2010!Lunardon: E non hai la giustificazione?Stud: Deve ancora arrivare il 23 dicembre!

Cardellicchio: Mio padre insegnava francese e non so

il francese…Stud 1: Anche mia madre lo insegna e io non lo so!Stud 2: Mia madre insegna tedesco e vado alquanto male…Stud 3: Beh mia madre insegna a scuola materna, qualcosa forse l’ho imparato.

Tessarolo: Ma no se poe! Santa Rita da Cascia protettrice degli studenti incontinenti!

Tessarolo: UUUUH!!!..... UUUH!!!!.... Umanesimorinascimento!! Umanesimo Rinascimento!!

Tessarolo: Citton! Quando è la festa nazionale a Borso?

Tessarolo: Senti qua mausoleo dell’ignoranza umana!!!

Tessarolo: Sito anca ti Arlechin Batocio, orbo de na recia e sordo de un ocio?!

Tessarolo: Ganauanamanassa!!! Questa è una parolaccia in turco cipriota.

Palazzi Caregnato: Einstein è famoso per un’altra cosa!Stud: Per la gravità! Ha inventato la gravità!Palazzi Caregnato: Ma cosa dici?!Stud: Ah no aspetta!! Quello era Newton!

Invia il tuo Ipse dixit a [email protected]!

8HPS DI BOCCA IN BOCCA

Storie di Filippo Campagnolo III bs

Il paesaggio urbanistico italiano ha subito profondi cambiamenti negli ultimi cinquant’anni! Prima della repentina trasformazione sociale, culturale ed economica (che sta già mostrando segni di cedimento) la nostra penisola era ben diversa da oggi. Prima del turismo, dell’industria e del commercio, tutta la nostra sopravvivenza dipendeva dall’agricoltura. Non si trattava di un’agricoltura ricca e fruttuosa, come quella odierna favorita da prodotti chimici e attrezzi avanguardistici, bensì povera e poco producente. Ancora nel tardo 1915 l’unica fonte di energia era data dagli animali e l’industria tecnico-trattoristica era pressochè assente. Solo nell’anno 1919 Fiat presentò il primo trattore “made in italy” il 702 (molto in ritardo se si considera che i mezzi agricoli americani erano comparsi gia a fine 800) che rimase in produzione fino al 1927 ca. Dal 1930 un nuovo motore rivoluzionò le tecniche agricole, quello a testa calda. Emersero allora nomi blasonati quali Landini, Orsi Deganello, ecc… che proposero

trattori con motore monocilindrico testa calda. Si trattava di veri e propri cavalli di ferro, macchine instancabili, robuste e pesanti capaci di lavorare giornate intere sotto il cocente sole estivo. Accanto ai formidabili trattori, frutto dell’inventiva di veri e propri geni, anche le trebbiatrici contribuirono a salvare il nostro paese. Ci vorrebbe un nonno! Solo un nonno saprebbe esprimere la felicità e le emozioni che un tempo questa attrezzo portava in cascina. Era la macchina della festa, la trebbiatura significava ricchezza. Le paure del freddo e del gelo, degli acquazzoni, della siccità erano volate via; per un anno si sarebbe avuto il pane (cosa scontata per i nostri giorni, ma non a quei tempi). Sono ormai rare le persone che hanno vissuto dal vivo queste emozioni. Nel corso della mia vita ho avuto l’occasione di conoscere diversi “nonni” che mi hanno reso partecipe delle loro memorie più affezionate. In particolare riporto un ricordo di un uomo che mi disse: “Nel gennaio 1933 bruciò il fienile, il trattore lo salvammo ma la

trebbia se ne andò col foraggio, fu una vigliaccata ma allora non era prudente denunciare certe persone legate al regime. Nonostante i premi che Mussolini e la Battaglia del grano distribuiva, l’agricoltura era povera e noi, piccoli proprietari terrieri non riuscivamo nemmeno a mangiare due volte al giorno”. Emozioni, storie, sogni che hanno colorito quarant’anni della vita rurale italiana. Un’Italia contadina quasi analfabeta, affamata, appena uscita dalla guerra, senza alcuna certezza sul futuro. Con questo articolo non voglio risultare conservatore o contrastare il fantastico ritmo del progresso ma sensibilizzare un po’ tutti sul rispetto delle nostre tradizioni e del nostro passato, per non dimenticare il sudore dei nostri padri, perché se noi siamo arrivati fin qui è anche grazie a loro. Perché non ci sarà mai un solido futuro se ci dimentichiamo delle nostre radici. Dulcis in fundo, vorrei sottolineare che ancora oggi esistono ben tre costruttori che fanno trebbiatrici, diciamo all’antica, per i paesi del terzo mondo, per quelle popolazioni che si trovano come ci trovavamo noi cinquanta anni fa. Ciò fa molto riflettere…

Le nostre radiciCosa perdiamo dimenticando.

9 HPS DI BOCCA IN BOCCA

Attualità reale di Claudia Hudsup IV cs

Spit: una possibilità su centomilaLeggete Spit su www.hestia.it

Spit, così lo chiamano gli amici. Lui è Giovanni Spitale, ha ventidue anni ed è uno studente di filosofia. Ama l’arrampicata, ama leggere e scrivere. Ama uscire con gli amici, bere una birra e fare quattro chiacchiere. È un capo scout. È un filo buddista. E poi? E poi ha una possibilità su centomila di trovare un donatore di midollo osseo compatibile.Spit sta affrontando una malattia del sangue, l’aplasia midollare idiopatica, che lo costringe in ospedale o a casa, al riparo da traumi o agenti patogeni. Il suo midollo osseo sta morendo. Cosa vuol dire questo? Il suo sangue è sempre più povero di globuli rossi, bianchi e piastrine. Quindi non può più fare sforzi fisici, perché affatica il cuore. Non può nemmeno rischiare di prendere una botta o di tagliarsi. Ne morirebbe dissanguato oppure di emorragia interna. Non può, infine, correre il minimo rischio d’infezione, perché le sue difese immunitarie sono praticamente azzerate: niente cibi normali, niente strette di mano, abbracci, baci, niente luoghi pubblici o treni, niente che non sia sterile. Contava, al suo ricovero, di usare quel tempo per terminare la sua tesi di laurea in filosofia. Ma le cose gli sono sfuggite di mano. Non può viaggiare, non può affaticarsi, non può frequentare luoghi affollati. Tutto d’un tratto la sua vita è cambiata radicalmente. Una colossale differenza tra agosto e gennaio. Ora è attaccato a delle trappole, è costretto a prendere farmaci dodici ore al giorno. Gli mancano quelle cose che a noi possono sembrare banali, come correre nella neve e giocarci con gli amici.“E ti viene la voglia di uscire e provare cosa ti manca per correre al prato, e ti tieni la voglia e rimani a pensare come diavolo fanno a riprendere fiato”: e Spit si terrà stretta la voglia finché qualcuno di noi non risulterà compatibile a lui. Spit è fiducioso: non cerca inutile pietà, bensì Umanità che si traduce in un test di compatibilità di midollo osseo. E dovremmo sentirci dei Criminali, in caso non lo facessimo. E criminali non è un’iperbole. La cosa sconvolgente è che ci sono persone che muoiono per ignoranza altrui. Per qualcosa che non costa niente. E tutto questo è aberrante. Perché qualcuno di noi ha l’antidoto, la medicina miracolosa per la loro malattia, nel suo corpo. Ma non sa di averlo, molto probabilmente. Molte persone hanno già fatto la loro parte, soprattutto i giovani, quelli della fascia d’età che è quella preferenziale per le donazioni, compresa tra i diciotto e i trentacinque anni, effettuata su persone con un peso superiore ai 50 kg. Proprio quei giovani di cui tanto spesso si parla. Giovani che vengono definiti sbandati e anomici. Ma non è mai abbastanza, visto le minime possibilità di compatibilità. Bisogna fare di più, bisogna dare di più! Perché non c’è altro modo per sconfiggere queste malattie se non “facendo l’unica cosa veramente giusta dandoci alle altre persone non perché è bello, non perché è wow, non perché fa sentire meglio o perché fa new age ma per un puro atto d’amore per il prossimo.“Non ne avete, di scuse. Guardate, prendete coscienza

delle cose. E poi agite. Ci sono abbastanza me in giro per il mondo, ci sono abbastanza Anita, abbastanza persone con il midollo pigro e il sangue marcio, o con qualunque altra cosa schifosa che intrappola il corpo in una gabbia, sia di farmaci o di ingranaggi e ruote, o di tubi, o di qualunque altra cosa. Ci sono abbastanza cristi inchiodati alla loro allegorica croce perché ne prendiate atto, senza che debba capitare a voi, o ai vostri figli, senza che piombi anche sulla vostra gobba. Dovete essere attenti, però. Guardare. Non distogliere lo sguardo. Lo so. Fa soffrire, sentire le storie che raccontiamo. Ma, per dio, levateci la vostra attenzione, e avrete ucciso il senso che noi abbiamo trovato alle nostre sfighe! Questa è la sola pazienza che possiamo avere: quella di raccontare noi, perché possiate tutti rendervi conto delle cose, quelle vere, il valore della terra sotto i piedi, o del profumo di un fiore, senza dover affrontare in prima persona il dolore, quello vero, quello da svegliarsi urlando, la notte.”È questo ciò che dice e ci insegna Spit : «Non minimizzare una buona azione, non pensare che non avrà conseguenze. Una goccia dopo l’altra riempie la brocca, la serenità a poco a poco si accumula in una mente consapevole».

10HPS DI BOCCA IN BOCCA

Fatti attuali di Stefania Neglia I aca

La riconosci nelle bandiere colorate della “Pace da tutti i balconi”. La riconosci nelle spille, nei disegni, nelle

magliette che portano l’emblema del CND (Campaign for Nuclear Disarmament). La riconosci nelle note di alcune delle canzoni che escono incessantemente dalle tue inseparabili cuffie. La riconosci nelle preghiere dei religiosi, nei discorsi di politici che giustificano le guerre, nelle discussioni che ogni tanto sorgono in classe. La riconosci nelle parole di scrittori e filosofi che ne hanno discusso a lungo e che ne hanno saputo mostrare diverse sfaccettature. La riconosci nel gesto dei mignoli incrociati di due bambini all’asilo dopo un quotidiano litigio. La riconosci, sì. La riconosci in tante cose. Ma sai cos’è? Sai cos’è la pace? C’è chi dice che pace è non-violenza. Chi la usa come scopo di una lotta. Alcuni sostengono che è l’opposto della guerra. Altri invece parlano di amore e libertà o come sinonimo di tranquillità. Sì, la pace è tutto questo. Ma è anche molto di più. Pace è essere felici, pace è amare, pace è un abbraccio, o semplicemente un sorriso. Pace è non avere pensieri, o meglio, poter pensare a qualunque cosa rimanendo comunque felici e soddisfatti. La pace è quindi un’utopia? È forse una condizione troppo perfetta per essere reale in questo mondo? No. La pace è possibile, e non solo. La pace è reale, esiste e ne sei circondato! La riconosci, la pace. Ma forse non la vedi. Quando dopo un lungo litigio abbracci di nuovo il tuo migliore amico... La felicità che provi È PACE! (Quando tuo fratello o tua sorella va a dormire a casa di un amico... La tranquillità che senti È PACE!!) Quando dopo lunghi sforzi riesci a vincere una partita o una gara... La soddisfazione che senti. È PACE! Quando vedi un bambino piccolo che abbraccia la sua mamma... la sua espressione tenera È PACE! Il semplice fatto di poter dire la tua in ogni circostanza perchè siamo in un paese libero È PACE! La Pace è quindi una presenza più o meno costante nella vita di tutti. Quindi... perchè una Marcia della Pace? Perchè la pace è estremamente fragile. Ci vuole tanto per ottenerla e così poco per distruggerla. Perchè la pace è continuamente minacciata da innumerevoli nemici. Perchè il mondo è pieno di situazioni che la pace, la rendono impossibile. E allora bisogna lottare, opporsi. Ecco perchè sabato 16 Gennaio 2010 invece di andare in giro a fare shopping, al cinema o ad una partita, tantissime persone si sono riunite in Viale dei Martiri con festoni ed un sorriso sulle labbra. La Marcia della Pace è una tradizione che va avanti da molto tempo. Si parte dal Viale dei Martiri e si arriva al Centro Giovanile. Questo percorso all’interno di Bassano, fatto di diverse Tappe, si sviluppa in modo tale da toccare simbolicamente ogni angolo della città. Ma la marcia

comincia molto prima del 16.01.10 perché tutte le associazioni che vi hanno partecipato hanno prima preso una delle classiche bandiere-arcobaleno, quelle della “Pace da tutti i balconi”, e vi hanno posto la propria firma. Cosicché anche chi non vi poteva partecipare fisicamente, in realtà era presente lo stesso, a sostenere questa grande battaglia. Tutte le bandiere sono poi state cucite tra loro, come a significare che anche se di associazioni diverse, alla fine eravamo tutti uniti per gli stessi obiettivi. Come quello di accettare, rispettare e apprezzare non solo i propri amici, ma anche coloro che non sono nati qui, i migranti: l’argomento della Prima Tappa. Gli emigrati sono persone che fuggono in cerca di situazioni migliori e che sono un numero impressionante. Persone che scappano ma nel nuovo paese si trovano escluse, additate, sempre uno scalino sotto agli altri. Perchè? Perchè fanno parte di un’altra cultura. E invece di essere apprezzate per la ricchezza che portano dentro, molto spesso diventano bersaglio di battute e a volte, qualcosa di più. Anche altri sono i fattori che impediscono la pace. Ci sono anche le guerre, i classici ma non per questo meno importanti nemici della pace. Ci sono i disastri ambientali che causano povertà, come ad Haiti, alla quale è stato rivolto il primo pensiero e un minuto di silenzio a termine del pomeriggio. Anche lo spreco delle risorse naturali, come l’acqua, è un problema che minaccia la pace. E nella Terza Tappa, in piazza Garibaldi, si è trattato proprio di questo problema.Ma come fare a risolvere questi problemi? Beh, scegliendo di diventare Città della Pace, come il nostro sindaco Cimatti ha accettato di fare. Oppure, come ha detto la nostra preside nella Seconda tappa, davanti alle scuole Mazzini, si può cominciare imparando a scuola il valore della pace, con discussioni, con esperienze, con la condivisione. Perchè a scuola, quando si studia storia, sembra quasi che la pace non esista, si studiano solo guerre e conflitti. E siccome non è così... è compito anche dei professori trattare questo importante argomento che non deve essere trascurato. Ma ci sono tante altre cose che si possono fare per la pace. Basta imparare ad andare oltre, ad uscire dagli schemi, a distinguersi dalla massa. Accettare il compagno straniero sempre escluso. Buttare la spazzatura nei cestini invece che per terra. Saper ascoltare e saper perdonare gli altri. Fare un sorriso in più. È più semplice di quanto sembri. La pace è possibile. La pace è reale. Fare la pace... si può.

Un grazie particolare a Claudia Husdup e Serafino Monaco che hanno ispirato la riflessione alla Seconda Tappa e questo articolo.

Pace si può!Pace. Non solo una parola. Una realtà.

11 HPS DI BOCCA IN BOCCA

Fatti attuali di Noemi Bellò I bca

“Alcune cose sono troppo dolorose da ricordare, ma troppo importanti

da dimenticare”. Sinceramente non so chi abbia detto questa frase, ma non mi importa. So solo che è una gran frase per iniziare questo articolo, anche perché è perfetta. Racchiude in sé il significato di un pezzo di storia che andrebbe strappato e buttato via per non vederlo mai più. Questa sarebbe la cosa più semplice da fare, ma non è per niente, purtroppo, quella giusta. La scelta giusta l’ha fatta il Parlamento italiano (una ogni tanto la fa, per fortuna) nel 2000, che aderì alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio Giorno della Memoria. Corretta, perché è una ricorrenza istituita per ricordare una volta all’anno tutte le vittime causate dal nazismo e dal fascismo, per non dimenticare che l’Olocausto c’è stato e che non ci deve essere mai più, e per onorare le persone che hanno dato, o messo a repentaglio, la propria vita per salvare quella di un parente, di un amico, di uno sconosciuto, dalla morbosa crudeltà di alcuni uomini. In Italia sono più di 400 le persone che hanno ricevuto l’onorificenza ufficiale di “Giusti tra le Nazioni” per il

Il Giorno della MemoriaCosa possiamo fare? Non dimenticare.

loro impegno a favore degli ebrei morti e perseguitati nell’Olocausto (dal greco holos “completo” e kaustos “rogo”). Il termine Olocausto, proprio per la sua etimologia, è di solito usato per definire il genocidio, lo sterminio degli ebrei, perché nei campi di concentramento c’erano i forni crematori che hanno causato la morte, insieme alle camere a gas, di circa 12-13 milioni di vittime. Per richiamare alla memoria gli orrori della Shoah che noi possiamo solamente immaginare, essendone stati risparmiati, non è stato scelto un giorno a caso, bensì un giorno che ha segnato sia un punto di inizio che un punto di fine, sia nei nostri consumati (o mai aperti) libri di storia, sia soprattutto nella coscienza dell’intera umanità. Il 27 gennaio 1945 furono abbattuti gli spettrali cancelli del più grande ed efficiente campo di concentramento, Auschwitz, da parte dell’esercito sovietico dell’Armata Rossa. Per la prima volta, i liberatori mostrarono al mondo l’orrore dei lager in tutta la loro completezza, prima accuratamente nascosta da occhi indiscreti. Un mondo parallelo dominato dal terrore in cui regnavano i morti, e i pochi vivi che c’erano non

lo sembravano affatto: uomini denutriti fino a somigliare di più a scheletri o fantasmi, senza identità, senza volto e negli occhi solo pazzia e sofferenza. Le truppe sovietiche fecero tesoro delle poche ma importantissime testimonianze, rendendole poi pubbliche, dei sopravvissuti e rabbrividirono a vedere i vari strumenti di tortura ed annientamento concepiti con tanta accuratezza e precisione da parte di Hitler e dei suoi seguaci. Ma sbagliamo a pensare solo alla Shoah se sentiamo la parola “genocidio”? La risposta è assolutamente sì, infatti l’uccisione e la volontà di sterminare intere etnie sono accadute numerose altre volte, prova ancora una volta dell’infinita crudeltà dell’uomo. Solo i maggiori, oltre alla Shoah: in Armenia, in Cambogia, in Guatemala, in Ucraina, in Ex-Jugoslavia, in Ruanda. L’ultimo genocidio si è svolto tra il 2003 e il 2007 in Darfur. Cosa possiamo fare? Ricordare. Per contrastare i negazionisti (quelle persone che negano il genocidio), per opporsi alla xenofobia e per far sì che tutto questo, successo nel passato, non succeda nel futuro. Cosa possiamo fare? Non dimenticare.

“Per favore salvate il mondo”. Inizia così la Conferenza sul Clima di Copenhagen, svoltasi dal 7 al 18 dicembre 2009, dove si sono

incontrati i rappresentanti politici di 192 stati del mondo, con due obiettivi comuni: trovare un accordo per ridurre le emissioni di gas serra e trovare il denaro necessario per gli aiuti e le tecnologie pulite per i paesi poveri. Ora, riflettiamo. Secondo voi, se a trovare un accordo sono presenti solo i rappresentanti delle maggiori potenze mondiali che non vogliono altro che continuare la loro espansione economica, quale sarà stato il risultato di tale conferenza? Nessuno. Infatti tutto il progetto sembra rimandato all’anno prossimo, dove un’altra conferenza delineerà più precisamente le soluzioni ai problemi riscontratisi nell’incontro di quest’anno. Ma concretamente, a noi, generazione che sta crescendo nell’era della tecnologia e dei grandi cambiamenti, in che modo questa convention può interessare? La risposta è semplice: in nessun modo; perché nessuno di noi mentre vive la sua quotidianità penserà al buco dell’ozono o all’innalzamento delle temperature. E tutto questo è anche la conseguenza della nostra “ignoranza” sull’argomento. Se noi realmente pensassimo alle nostre azioni, o semplicemente al posto di vedere e non osservare, collegassimo all’azione del vedere quella di agire, allora, forse, potrebbe realmente cambiare qualcosa.

Summit di CopenhagenNo more Hope for Hopenhagen

Attualità di Giulia Pagan I bl

Vedete, la realtà non la fanno i politici o coloro che fungono da nostri rappresentanti; la realtà siamo noi. E’ vero, con un piccolo gesto quotidiano, non cambieremo il mondo; ma se è vero che il mare è formato da miliardi di gocce, allora magari, tutti insieme, qualcosa lo possiamo fare. Non parliamo di fare cose impossibili, ma di azioni quotidiane che possono essere “corrette” e che non ci costerebbero un minimo di fatica. Anche semplicemente il fatto di buttare un pezzo di carta nel cesto per il riciclaggio della carta e non nel cestino del secco potrebbe essere un inizio. Si tratta di piccole cose, piccoli accorgimenti che, a lungo andare, determineranno il mondo di domani. Il caso vuole, che il domani di cui parliamo, non sia solo quello dei nostri figli o quello delle generazioni future, ma sia il nostro. Ragazzi, non stiamo parlando di problemi che mostreranno le loro conseguenze fra centinaia d’anni, ma di problemi le cui conseguenze si possono già riscontrare! Quindi, non aspettiamo, ma iniziamo subito a rimboccarci le maniche in ciò che possiamo, per un futuro migliore. Quindi tu, ragazzo o ragazza, futuro uomo e futura donna che abiterà il pianeta Terra, che in questo momento stai leggendo questo articolo, non dimenticare: il miracolo non è volare o camminare sull’acqua, ma vivere su questa Terra.

12HPS DI BOCCA IN BOCCA

Music makes the people di Laura Gubiolo I aca

WoodstockTre giorni di Pace e Musica

Circa quaranta anni fa, a Bethel, una piccola cittadina dello stato di New York, dal 15 al 18

agosto, si svolse il festival di Woodstock. Era stato programmato come un semplice evento di provincia e invece accolse inaspettatamente più di 400.000 giovani, sul palco si alternarono per gli interi tre giorni trentadue musicisti e gruppi, prolungando di un giorno la durata del festival. Questo evento ebbe una gran carica simbolica ed è ricordato ancora oggi perchè segnò storia del rock. I promotori del festival di Woodstock furono Michael Lang, John Roberts, Joel Rosemman e Artie Kornfeld. Inizialmente questi erano divisi a coppie, solo in seguito si unirono in un’unica squadra per dare vita a questo festival musicale e artistico. La loro idea ebbe un grandissimo successo, i 186.000 biglietti acquistati in prevendita lo possono confermare. Il festival si svolse in una tenuta di 600 acri (2,4 km²). Il palco era collocato su un rilievo ed aveva uno stagno

come sfondo dove i partecipanti all’evento vi facevano il bagno svestiti. Il concerto del primo giorno cominciò nel tardo pomeriggio ed era dedicato ai musicisti folk, la canzone d’apertura fu “High Flying Bird”, il pezzo più conosciuto di Richie Havens fu però “Freedom”. Il giorno dopo si iniziò a suonare verso mezzogiorno e si continuò fino a notte inoltrata. Joe Cocker inaugurò l’ultima giornata in programma alle due del pomeriggio, ma la sua performance fu interrotta da un temporale. Per questo motivo molti gruppi dovettero rinviare di qualche ora la loro esibizione e perciò si continuò anche lunedì 18 agosto con lo spettacolare inno americano suonato da Jimi Hendrix. Dentro tutti i partecipanti a questo evento ancor oggi è rimasto il ricordo, ma la voglia di cambiare il mondo non si fa più sentire come un tempo, quei ragazzi, ora sessantenni sperano solo di ricevere presto la pensione.

Politically Correct di Giulia Chemello IV bca e di Giulia Zanin IV bs

Cosa vuol dire fare politica?I politici sono troppo lontani perché noi li abbiamo mandati troppo lontani.

“Oggi si parla di politica”...Spesso quando sentiamo pronunciare questa frase rabbrividiamo perchè siamo

coscienti di entrare in un argomento ostico, misterioso e abbastanza sconosciuto. La politica, o meglio, i politici ci sembrano una casta superiore, troppo lontana dalla gente comune che lavora per mantenere una casa, un’automobile e la propria famiglia. Di solito cechiamo di evitare l’argomento, ma se siamo costretti ad esprimere un’ opinione possono verificarsi alcune reazioni tra le quali: mostrarsi indifferenti perchè “tanto è una cosa che non mi riguarda”, schierarsi o a destra o a sinistra, per sentito dire oppure giudicare frettolosamente tutti i politici come una realtà corrotta a cui “ non interessa nulla dei cittadini”.E restiamo semplicemente a guardare nuove leggi che portano cambiamenti nella nostra società senza far nulla e il più delle volte senza nemmeno crearci un’ opinione in mertio! Fatta eccezione, a volte, per le riforme scolastiche che ci colpiscono nel vivo poichè toccano una realtà quotidiana per noi, in cui viviamo e cresciamo tutti i giorni, quindi ne conosciamo “ le falle” da riparare. E anche se per noi giovani non cambierà nulla, dobbiamo pensare a chi verrà, e far sentire

la nostra voce per migliorare il sistema..a.o almeno provarci!!! Ci dimentichiamo che siamo proprio noi a dover eleggere chi si batterà per difendere i nostri diritti, infatti una volta compiuti i famigerati 18 anni andiamo alle urne perchè magari ci sentiamo chiamati in causa, ma andiamo senza capire veramente che cosa significhi quel semplice gesto di imbucare la scheda ed essercitare un diritto e dovere fondamentale come quello del voto! Ma senza aspettare iniziamo dalla nostra scuola a FARE politica. Eleggiamo con saggezza i nostri rappresentanti, diamo loro la nostra fiducia, riconoscendo i buoni risultati e criticando costruttivamente ciò che non ci va, facendo proposte e offrendo un’ora pomeridiana per discutere della vita scolastica. E’ il nostro momento, proprio ora! Non possiamo cambiare tutto, ma facciamo qualcosa che ci piaccia, ci stimoli, ci gratifichi e che sia al servizio di tutti. Questo vuol dire fare politica! Non sono solo chiacchere, come troppo spesso forse oggi siamo abituati a pensare. Leggiamo, informiamoci, cerchiamo di avere delle idee che vogliamo difendere e facciamo nostra questa enorme possibilità che creiamo da noi per noi!

13 HPS DI BOCCA IN BOCCA

Focus di Martino Guidolin V ast

Analizziamolo, questo Woodstock!Ciò che era e ora non è più.

Siamo nel lontano (forse neanche tanto) agosto del 1969: in Inghilterra i Beatles cominciano poco a

poco con il loro declino, i Led Zeppelin pubblicano il loro primo album, “Led Zeppelin”, i Pink Floyd pubblicano invece “Ummagumma”. In America prende vita poco a poco un’iniziativa non da poco, l’organizzazione di un evento interamente dedicato alla musica, all’amore e alla pace…Quella che era nata da Michael Lang, John Roberts, Joel Rosenman e Artie Kornfeld come la progettazione di una sala prove si evolse e divenne invece un evento di proporzioni epiche, quella che doveva essere una manifestazione da 50-100.000 persone divenne un raduno di oltre 500.000 giovani di tutte le nazionalità e di tutte le età.La manifestazione fu preparata esattamente a Bethel, 69 Km a sud di Woodstock, con la collaborazione di Max Yasgur ed Elliot Tiber, i quali diedero la loro disponibilità per il terreno, uno spazio di 615 acri (2.5 Km2 circa) comprendenti uno stagno che sarebbe poi diventato una gigantesca vasca da bagno!I gruppi che parteciparono furono moltissimi: Santana, The Who, Janis Joplin & The Kozmic Blues Band, Gypsy Sun and Rainbows (ovvero il nuovo nome che Jimi Hendrix diede alla band quel giorno) per citare i più famosi. Anche i Led Zeppelin e i Doors furono chiamati, però mentre i primi non andarono perché avevano in progetto una di quelle che si rivelò la tournée estiva di maggior successo, i secondi non andarono per motivi legati alla legge e alle presunte azioni oscene di Jim Morrison durante i loro concerti.Ora, che durante quest’evento circolassero droghe, alcolici, fango (infatti in quei giorni ci fu anche una pioggia alquanto battente) e che morirono due persone (e nacquero due bambini) è un dato di fatto, però la caratteristica eccezionale di Woodstock fu non solo nell’incredibile afflusso di persone (il traffico era tale che a un certo punto l’unico mezzo che permetteva l’accesso era l’elicottero) ma piuttosto nella volontà messa nella sua creazione: fu quello che si potrebbe definire uno degli ultimi atti spassionatamente “liberi”, fatti per il puro gusto della musica, dell’amore e della pace. I gruppi partecipanti non ricevettero alcuna retribuzione, se non quella di aver donato anima e corpo per una passione che in quei tre giorni ha legato una moltitudine di persone.Dirà Barnard Collier, unico reporter presente al festival

per i primi tre giorni: “Ogni redattore, fino al redattore capo James Reston, insisteva perché il tono del reportage indicasse una catastrofe sociale in corso. Era difficile persuaderli che la mancanza di incidenti seri e l’affascinante cooperazione, premura e correttezza di così tante persone era il punto significativo. Ho dovuto rifiutarmi di scrivere quella storia se non avesse potuto riflettere in larga parte la mia convinzione di testimone oculare, che “pace e amore” era la cosa davvero importante, non le opinioni preconcette dei giornalisti di Manhattan. Dopo molte telefonate acrimoniose, gli editors acconsentirono a pubblicare la storia come la intendevo, e benché aneddoti di ingorghi stradali e piccole illegalità fossero raccontati quasi all’inizio degli articoli, i miei pezzi erano permeati dall’atmosfera autentica di quella assemblea. Dopo che la descrizione della prima giornata comparve sulla prima pagina del New York Times, molti riconobbero che caso sorprendente e bello stesse avvenendo”.

14HPS DI BOCCA IN BOCCA

La Rubrica di Cucina di Rebecca Luisetto I bca

Cari buongustai...A Carnevale ogni dolce vale!

Cari buongustai,ormai c’e aria di Carnevale e noi, ovviamente, lo

vogliamo prendere per la gola! Vostra madre e vostra nonna sono gelose dei loro ricettari? Fatevene uno tutto vostro iniziando da queste semplici ricette!

I CROSTOLI- 240 gr. di farina bianca “00”- 3 cucchiai di zucchero- 3 cucchiai di latte- 2 cucchiai di grappa- 1 uovo Impastare il tutto e formare una palla, far riposare sotto un canovaccio per un ora. Tirare la pasta a sfoglia, ritagliare i crostoli e friggerli in olio di semi di mais caldo.

LE FRITTELLE- ½ kg di farina bianca “00”- 4 uova- 12 cucchiai di latte- 9 cucchiai di olio d’oliva- 1h e ½ di zucchero- Buccia di un limone grattugiata- 1 bustina di lievito- 1 bustina di vanillina- 1 pizzico di sale- 4 mele a quadretti o uva passa Sbattere le uova con lo zucchero aggiungere il latte, l’olio , il sale , la buccia del limone e la vanillina. Setacciare la farina e il lievito. Aggiungerli all’ impasto e per ultima cosa mettere le mele. Lasciare riposare per due ore e infine friggere in olio caldo.

Servite su un bel piatto decorato e ascoltate le critiche di famiglia! Buon appetito!

Poetica di Sara Bourahla IV dso

Per mia solita inettitudine, non sapendo di che scrivere su questo numero del giornalino scolastico, e indecisa se essere pentita o meno, ma probabilmente pentita è una parola grossa, dell’aver preso parte a questo progetto la cui

“redazione” è fatta da patetici ed ignoranti adolescenti in piena tempesta ormonale, io in primis, decido, altra parola grossa, di “pubblicare” alcune mie goffe parole al riguardo dei miei godimenti narcisistici e dintorni metafisici. No, non sto parlando di pratiche auto-eroticheanche se ho scritto la parola “godimenti” accostandola alla parola “narcisistici”. Ed ora che con quest’ultima frase sono riuscita a far spegnere il vostro già povero interesse, non mi sorprendo del fatto che voi lettori stiate già facendo qualcos’altro. E fate bene! Neanche io mi leggerei, ma non per mancanza di amor proprio, chi mi conosce sa che sono un narciso, ma per anaedonia, noia e stanchezza. Difatti questi appena elencati sono alcuni dei mali caratteristici degli animi di quest’epoca insignificante. Le righe che seguono, sotto forma di versi liberi, tentano di esprimere un mio rarissimo momento di equilibrio, seppure inquietante. Dico inquietante poiché quel mio equilibrio era dato dall’annullamento della realtà per come viene percepita da tutti. Ma forse mi sbaglio… forse parla d’altro… o forse non parla proprio. Le righe che seguono sono frutto di un delirio. Proprio come l’esistenza. Dopo tante parole ecco a voi i miei banali versi, sperando, o temendo, di avere qualche lettore…

i fiori del buio chiudevano gli occhi assonnati

cullati dal respiro lieve del ventoil mio sguardo navigava quasi allegroda una sfumatura all’altra delle ombre

dall’anima color densa notteogni realtà all’infuori di me taceva

cadendo nel freddo pavimento del nullarifugiata molto lontano

attraversando le onde dell’eternitàvestivo abiti di seta nera

finalmente solai miei occhi dipingevano la luna

ed anche il suo silenzio

Un articolo senza titolo......un articolo e basta.

15 HPS DI BOCCA IN BOCCA

Coloriamo! di Daniele Trentin V ast

Fatti di Allegra Cerantola I aca

La domenica pomeriggio, su Rai3, va in onda una trasmissione educativa e

positiva per noi ragazzi. Infatti due classi di liceali provenienti da tutta Italia, si sfidano a suon di di titoli di capolavori della letteratura mondiale, classica e contemporanea. Le due classi accumulano libri, e chi ne conquista di più, li vince. Ha partecipato anche una classe del nostro liceo, la 5CL, che ne ha sfidata una del liceo Classico “Foscolo” di Teano. L’oggetto di questa sfida è stato “Il mercante di Venezia” di Shakespeare. Come ospite in studio c’era Giancarlo Ratti, attore, che era abilitato a rispondere alle domande insieme ai portavoce

delle due squadre. Dopo molti quesiti e prove da superare, la sfida è stata vinta dalla squadra dell’altro liceo, che però ha battuto di poco i nostri. Il risultato finale è stato, infatti, di 47 a 48. Il programma, oltre ad essere costruttivo, è anche coinvolgente, grazie agli ospiti che intervengono e agli stessi partecipanti, che con le loro risposte, oltre a dimostrare la loro preparazione, consentono al pubblico a casa di sentirsi partecipi. Noi di Herpes consigliamo vivamente di seguire questo programma, a tutti gli effetti adatto ai ragazzi come noi che vogliono mettere alla prova le loro conoscenze.

Per un pugno di libri, un programma da guardare!La trasmissione di Neri Marcorè ha coinvolto anche noi!

16HPS DI BOCCA IN BOCCA

LabirinticaMente

Studentessa liceo linguistico cerca uomo maturo e disponibile, possibilmente in sede Beata Giovanna. In poche parole un docente di matematica per ripetizioni.

Docente di storia cerca urgentemente il vero amore, più preferibilmente dalla sede del castello, per storia seria.

Studente di terza scientifico tecnologico cerca ragazza 3D in carne ed ossa per romantico appuntamento al cinema per vedere Avatar.

Metallaro al quarto anno scientifico cerca bassista-rocchettara del primo anno per romantico duetto chitarra elettrica-basso elettrico. Meglio se la studentessa è stonata di suo.

Vicini a San Valentino... Beh noi del Brocchi lo sappiamo bene, che perché due cuori s’incontrino, dev’esserci proprio un bel disordine in sala operatoria.

Per il tuo annuncio d’Amore, scrivi a [email protected] lo pubblicheremo!

Beautiful Brocchi di Irene Pellanda I al

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