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Studio preliminare ambientale L.R. 12/02/10 n°10 A.S.A. SpA ________________________________________________________________________________ Via del Gazometro, 9 - 57122 Livorno Tel 0586 241111 / Fax 0586 242632 www.asaspa.it DEPURATORE DI LENTISCO Comune di Campo nell’ Elba STUDIO DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA’ ai sensi del D.Lgs 156/06 ss.mm.ii. e della L.R. del 12/02/10 N° 10 ss.mm.ii. L’Addetto Ufficio Ambiente Kristian Gronchi Il Dirigente Depurazione e Fognatura Ing. Carlo Calastri Data Livorno, Giugno 2012 Responsabile Fognatura Geom. Marco Bartolini Responsabile Depurazione Ing. Giuseppe Colasanto La Responsabile Ufficio Ambiente Dott.sa Barbara La Comba Il Dirigente Programmazione e Gestione Investimenti Ing. Fabrizio Pacini

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Studio preliminare ambientale L.R. 12/02/10 n°10 A.S.A. SpA

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DEPURATORE DI LENTISCO

Comune di Campo nell’ Elba

STUDIO DI VERIFICA DI ASSOGGETTABILITA’

ai sensi del D.Lgs 156/06 ss.mm.ii.

e della L.R. del 12/02/10 N° 10 ss.mm.ii.

L’Addetto Ufficio Ambiente

Kristian Gronchi

Il Dirigente Depurazion e e Fognatura

Ing. Carlo Calastri

Data

Livorno, Giugno 2012

Responsabile Fognatura Geom. Marco Bartolini

Responsabile Depurazione Ing. Giuseppe Colasanto

La Responsabile Ufficio Ambiente

Dott.sa Barbara La Comba

Il Dirigente Programmazione e Gestione Investimenti

Ing. Fabrizio Pacini

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INDICE

1. Premessa……………………………………………………………………………………………5 2. Presentazione dell’ azienda…..……………………………………………… ………………….7

3. Localizzazione dell’ impianto………………………………………………… …………………9

4. Descrizione sintetica dell’opera…………… …………………………………………………11

4.1 Collegamento scarico in mare…………………………………………………………………....15

5. Studio preliminare ambientale………………………………………………… ………………16

5.1 Relazione del progetto con i piani e programmi aventi valenza ambientale………………...16

5.1.0 Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno………………………..16

5.1.1 Piano strutturale del Comune di Campo nell’ Elba…..…………………………………..28

5.1.2 Inquadramento geologico……………………………………………………………….…32

5.1.3 Inquadramento litologico……………………………………………………………………33

5.1.4 Inquadramento geomorfologico……………………………………………………………34

5.1.5 Pericolosità Idrogeologica………………………………………………………………….35

5.1.6 Classificazione sismica…………………………………………………………………….36

5.1.7 Pericolosità geologica………………………………………………………………………37

5.1.8Pericolosità idraulica………………………………………………………………………...38

5.2 Stato attuale delle matrici ambientali…………………………………………………………...39

5.2.1 Qualità dell’ aria……………………………………………………………………………..40

5.2.2 Classificazione qualità corpo idrico recettore……………………………………............43

6. Caratteristiche dell’ impianto di depurazione……… ……………………………………….44

6.1 Concezione generale dell’impianto…………………………………………………………..….45

6.2 Dati di progetto…………………………………………………………………………………….48

6.3 Portate……………………………………………………………………………………………..49

6.4 Limiti allo scarico……………………………………………………………………...................50

6.5 Analisi………………………………………………………………………………………...........51

7. Analisi dei potenziali impatti………………………… ………………………………………..53

7.1 Impatti ambientali…………………………………………………………………………..53

7.1.1 Produzione rifiuti……………………………………………………………………..54

7.1.2 Emissioni in atmosfera………………………………………………………………58

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7.1.3 Fattori climatici………………………………………………………………………...59

7.1.4 Consumo materie prime……………………………………………………………...60

7.1.5 Consumo energia elettrica…………………………………………………………...60

7.1.6 Consumo Idrico……………………………………………………………………….61

7.1.7 Inquinamento acustico……………………………………………………………….61

7.1.8 Traffico indotto………………………………………………………………………...61

7.1.9 Salute pubblica………………………………………………………………………..62

7.1.10 Contaminazione suolo e sottosuolo………………………………………………...62

7.2 Compensazioni………………………………………………………………………………64

7.2.1 Conformità normativa………………………………………………………………...64

7.2.2 Monitoraggio…………………………………………………………………………..64

7.2.3 Piano di Manutenzione e Gestione…………………………………………………64

7.2.4 Piani di Emergenza…………………………………………………………………...65

7.2.5 Il protocollo di autocontrollo………………………………………………………….66

7.3 Valutazione dei risultati……………………………………………………………………..67

8. Analisi delle alternative…………………………………………………………… …………….69

8.1 Alternative di localizzazione dell’impianto………………………………………………69

8.2 Alternative di processo o strutturali……………………………………………………..69

8.3 Alternative strategiche……………………………………………………………………69

8.4 Alternativa zero……………………………………………………………………………70

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ALLEGATI

Allegato 1

Planimetrie impianto

Allegato 2

Schema a Blocchi

Allegato 3

Richiesta rinnovo autorizzazione allo scarico

Allegato 4

Carta pericolosità idraulica del Comune di Campo nell’Elba

Allegato 5

Carta pericolosità geomorfologica del Comune di Campo nell’Elba

Allegato 6

Procedura gestione rifiuti

Allegato 7

Piano di Manutenzione e Gestione

Allegato 8

Piano di Emergenza

Allegato 9

Scheda di Verifica condotta sottomarina

Allegato 10 Scheda di Profilo delle Acque

Allegato 11 Specifiche cassone stagno per deposito temporaneo rifiuti

Allegato 12 Corografia Lentisco

Allegato 13 Corografia Lentisco con Pozzi

Allegato 14 Corografia condotta sottomarina

Allegato 15 Elenco codici CER

Allegato 16 Autorizzazione allo scarico

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1 Premessa

La società ASA SpA svolge, all’interno del proprio stabilimento ubicato a Lentisco nel Comune di

Campo nell’Elba, attività di depurazione dei reflui da scarichi urbani/industriali a preponderanza di

tipologia civile o ad essa assimilabili, recapitati tramite fognatura “mista” meteorica-urbana.

Attualmente l’impianto di Lentisco è in grado di trattare 25.000 AE, potenzialità che allo stato

attuale permette ampliamente di ricoprire le necessità reali dell’area derivanti dallo sviluppo edilizio

e del turismo.

Il presente studio ambientale viene redatto al fine di supportare la procedura di verifica di

assoggettabilità alla Valutazione di impatto Ambientale, di cui all’art. 20 del D.Lgs. 152/2006 e

ss.mm.ii., cosi come previsto dall’art. 48 della Legge Regionale Toscana 12 Febbraio 2010 “Norme

in materia di valutazione ambientale strategica (VAS), di valutazione di impatto ambientale (VIA) e

di valutazione di incidenza”.

Tale procedura fa riferimento alla fase di rinnovo dell’autorizzazione allo scarico dell’impianto di

depurazione a servizio degli abitati di Campo nell’ Elba ed e situato in Campo nell’ Elba, loc.

Lentisco. La necessità di attivare una procedura di verifica di assoggettabilità per l’impianto in

parola, seppure esistente ed operante dall’anno 1975 (ed ampliato nel 1990), deriva dalla

prescrizione di cui

all’art. 43, comma 6 della succitata L.R. 10/2010 che prevede: “Le domande di rinnovo di

autorizzazione o concessione relative all’esercizio di attività per le quali all’epoca del rilascio non

sia stata effettuata alcuna valutazione di impatto ambientale e che attualmente rientrino nel campo

di applicazione delle norme vigenti in materia di VIA sono soggette alla procedura di VIA, secondo

quanto previsto dalla presente legge.[…]”. Infatti l’impianto di Lentisco, come si illustrerà più

diffusamente nel seguito, rientra nella casistica di cui alla lettera bh) dell’Allegato B2 alla L.R.

10/2010 “Progetti sottoposti alla procedura di verifica di assoggettabilità di competenza della

Provincia” e, non essendo stato oggetto di analoga procedura al momento della realizzazione in

aderenza ai dettami della normativa al tempo vigente, vi viene sottoposto in questa fase di rinnovo

dell’autorizzazione allo scarico in osservanza al succitato art. 43 della L.R. 10/2010.

I contenuti del presente studio sono stati sviluppati tenendo conto che l’impianto e già in esercizio

e che attualmente opera con un’autorizzazione con Delibera Dirigenziale della Provincia di Livorno

N. 30 del 09.03.2009.

In merito a quanto riportato nella seconda parte del medesimo art. 43 della L.R. 10/2010, che cosi

recita: “[…] Per le parti di opere o attività non interessate da modifiche, la procedura è finalizzata

all’individuazione di eventuali misure idonee ad ottenere la migliore mitigazione possibile degli

impatti, tenuto conto anche della sostenibilità economico-finanziaria delle medesime in relazione

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all’attività esistente.[…]”, si evidenzia che il presente studio fa riferimento ad una situazione

impiantistica non modificata rispetto a quella già autorizzata.

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2 Presentazione dell’azienda

ASA Spa opera nel servizio idrico integrato (acquedotto, fognatura, depurazione) e nella

distribuzione del gas. Dal 2002 è gestore unico del servizio idrico nell’ATO 5 Toscana Costa, il cui

bacino di utenza è di 372.618 abitanti suddivisi in 33 Comuni appartenenti a 3 province (Livorno,

Pisa e Siena).

Uno degli impianti di proprietà della società ASA SpA è sito in un’area posta ad Ovest dell’abitato

di Marina di Campo, nel Comune di Campo nell’ Elba (LI); tale impianto è oggetto di questo studio

di impatto ambientale.

Di seguito vengono riportati i dati identificativi della società:

Ragione Sociale ASA - Azienda Servizi Ambientali S.p.A.

Sede Legale Via del Gasometro, 9 – 57122 Livorno

Sede operativa Via del Gasometro, 9 – 57122 Livorno

Codice Fiscale e P.IVA 01177760491

Telefono uff. Amministrativi 0586 242111

Fax uff. Amministrativi 0586 242632

Ubicazione dell’insediamento Località Lentisco

Comune Campo nell’ Elba

Consistenza dello stabilimento L’impianto di depurazione presente all’interno dello stabilimento è composto da un sistema di

fanghi attivi tradizionale con una capacità depurativa di 25.000 AE.

Numero addetti attuali

Attualmente il personale operativo sul depuratore è costituito da due unità.

Numero delle giornate lavorative nell’anno

L’impianto ha un orario di funzionamento continuo 24/24 h per tutto l'arco annuale per le sezioni di

pretrattamento, trattamento secondario (tratt. biologico, sedimentazione ecc.) e trattamento fanghi

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(stabilizzazione,ispessimento). La disidratazione meccanica ha un orario di funzionamento che è

funzione della portata.

Igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro

Le sostanze, le miscele ed i rifiuti, presenti all'interno dell'impianto non hanno caratteristiche né di

infiammabilità, né di tossicità (non sono classificabili né molto tossiche né tossiche) e non

manifestano effetti a lungo termine (cancerogeni o mutageni).

Il personale di impianto è adeguatamente informato, formato ed addestrato sui rischi legati alle

mansioni svolte.

Elenco dei principali reflui e rifiuti liquidi attu almente trattati

Reflui da scarichi urbani/industriali a preponderanza di tipologia civile o ad essa assimilabili,

recapitanti tramite in fognatura "mista" meteorica-urbana.

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3 Localizzazione dell’impianto

La Zona dove è collocato l’impianto si presenta leggermente collinare, inserita in un sistema

paesaggistico di notevole apertura, con in lontananza centri abitativi residenziali.

L’accesso all’ area avviene mediante strada a doppio senso di marcia, denominata Via della

Lecciola, dalla quale si accede al depuratore, che rimane, tuttavia, defilato.

Figura 1 Particolare corografico dell’area interessata dal depuratore

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Figura 2 Particolare aereo dell’area interessata del depuratore

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4 Descrizione sintetica dell’opera

Il processo di depurazione è in grado di depurare al massimo 25.000 AE e risulta composto da: LINEA LIQUAMI • Grigliatura grossolana tramite griglia verticale a pulizia manuale

• Sollevamento iniziale

• Grigliatura fina mediante rotostaccio

• Dissabbiatura

• Trattamento di denitrificazione

• Trattamento biologico a fanghi attivi ( ossidazione biologica)

• Sedimantazione secondaria

• Disinfezione

• Sollevamento ed immissione in mare

LINEA FANGHI

• Stabilizzazione fanghi con digestione aerobica

• Ispessimento fanghi

• Disidratazione meccanica fanghi

• Letti di essiccamento

Il liquame in arrivo subisce dapprima il trattamento fisico di grigliatura grossolana, per mezzo di

una griglia verticale a pulizia manuale e successivamente, previo sollevamento, il trattamento di

grigliatura fine mediante rotostaccio.

Il liquame proveniente dalla grigliatura viene convogliato, per gravità, nella fase di dissabbiatura.

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Figura 3 Fase di grigliatura fine

Il liquame in uscita dalla dissabbiatura, entra nel comparto di denitrificazione dove avviene

l’abbattimento dei nitrati.

Figura 4 Fase di denitrificazione

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La fase successiva è quella di ossidazione, costituita da due vasche, nelle quali, mediante

insufflazione d’aria, si realizza , per via biologica , l’abbattimento massiccio del contenuto di

sostanza organica biodegradabile e parzialmente , per sintesi batterica, dell’azoto e del fosforo.

Figura 5 Fase di ossidazione mediante diffusori sommersi

La sezione di sedimentazione è realizzata su due bacini circolari funzionanti in parallelo. Durante il

periodo di minor popolazione servita (inverno) si può operare con un solo sedimentatore in

servizio, riuscendo così di effettuare lavori di manutenzione ordinaria e periodica, a differenza del

periodo estivo dove entrambi i bacini sono in funzione.

Figura 6 Bacini di sedimentazione

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I liquami trattati biologicamente, chiarificati, ed in caso di emergenza disinfettati, sono convogliati

verso una stazione di rilancio per essere scaricati, mediante condotta sottomarina, nel tratto di

mare antistante Marina di Campo.

I fanghi in eccesso vengono estratti ed inviati nell’ispessitore e da qui ulteriormente disidratati o

meccanicamente con sistema di centrifugazione o utilizzando i letti di essiccamento

Figura 7 Fase di disidratazione meccanica mediante centrifuga

Il sistema strutturale in c.a. si trova in buone condizioni di mantenimento, come anche la maggior

parte degli elementi meccanici e le strutture in metallo.

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Collegamento scarico in mare L’impianto di depurazione a fine processo di trattamento invia il depurato in ambiente, mediante

condotta sottomarina, avente dimensione circolare di 400 mm, ed uno spessore di 11 mm.

La condotta è costruita in materiale Acciaio API 5 L e presenta un rivestimento bitumoso ed una

protezione con c.a. di 60 mm di spessore.

La condotta sottomarina, che termina con un diffusore terminale diritto, presenta una lunghezza di

1.800 metri, ed una profondità pari a 39 metri s.l.m.

Le condizioni della condotta sottomarina, sono state verificate, mediante un piano di verifica

programmata, effettuata dalla ditta Nuova Subcon di Marino Antonio, nel mese di giugno dell’anno

2011.

La scheda di riepilogo della verifica è presente in allegato insieme alla corografia.

Di seguito si riporta un’immagine presa da SIT nel quale è visibile la condotta sottomarina ed il

punto di scarico in mare.

Figura 8 Collegamento scarico a mare

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5 Studio preliminare ambientale

Lo studio preliminare ambientale è volto all’analisi degli aspetti normativi e regolamentari ai quali

deve essere sottoposto l’impianto in esame e all’identificazione di tutti quegli impatti ambientali che

provoca l’impianto stesso.

5.1 Relazione del progetto con i piani e programmi aventi valenza ambientale La relazione dell'impianto con i piani e programmi aventi valenza ambientale, trova la sua

interpretazione nella verifica della compatibilità urbanistica e territoriale, conseguentemente sono

stati individuati i vincoli urbanistici e naturali presenti nell'area.

5.1.0 Descrizione del Territorio e dell’ Ambiente Il territorio del comune di Campo nell’Elba occupa il settore sud occidentale dell’isola,

estendendosi per circa 5566 ha, con un sistema orografico che parte da un crinale frastagliato dai

quasi 1000 m.s.l.m. vicino alla cima del Monte Capanne, ai circa 350 m.s.l.m. del Monte S.Martino,

fino alla piana alluvionale dell’area urbana di Marina; il profilo delle coste è generalmente alto e

frastagliato, con difficili accessi da terra, alternato a strisce di arenile in più punti. L’eccezione è

rappresentata dall’isola di Pianosa, inclusa nell’ambito amministrativo comunale, che è formata da

un pianoro a circa 20 m.s.l.m. La struttura geologica del territorio è piuttosto complessa ed è in

perfetta simbiosi con l’insieme del massiccio elbano, fatta salva Pianosa che rappresenta un

capitolo a sé in tutto e per tutto.

Figura 9 Inquadramento Territoriale

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5.1.1 Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno Il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) è lo strumento di pianificazione per il governo delle

risorse del territorio provinciale, per la loro tutela e per la loro valorizzazione.

Il PTC, secondo quanto dispone la normativa regionale per il governo del territorio, individua le

risorse e promuove comportamenti, azioni e sinergie per un percorso di sviluppo sostenibile.

Con il PTC la Provincia esercita il proprio ruolo di governo del territorio, in accordo con le politiche

territoriali della Regione e costruendo il raccordo della pianificazione urbanistica dei singoli Comuni

del territorio provinciale.

Il nuovo Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno è stato adottato dal

Consiglio Provinciale con Deliberazione n. 231 dell’11 dicembre 2008 e con approvazione

definitiva tramite Deliberazione n. 52 del 25/3/2009.

Il PTC divide il territorio provinciale in sistemi e sottosistemi aventi connotati di maggiore

omogeneità fisico-paesaggistica.

Sistema territoriale

Il sito in oggetto si colloca nell’ambito del sistema territoriale delle Isole, e più precisamente nel

sottosistema territoriale dell’ Isola d’ Elba.

Il Sistema territoriale delle isole si articola in: - Sottosistema territoriale dell’isola di Gorgona

- Sottosistema territoriale dell’isola di Capraia

- Sottosistema territoriale dell’isola d’Elba

- Sottosistema territoriale dell’isola di Pianosa

- Sottosistema territoriale dell’isola Montecristo

Il sottosistema dell’isola d’Elba, pur nella limitata dimensione dell’isola, presenta un complesso

carattere di tipo continentale. L’Elba è caratterizzata da una varietà geomorfologica, di paesaggi e

conformazione che rendono l’isola una sorta di compendio continentale in mezzo al mare,

influenzato da condizioni climatiche più che favorevoli. Il sistema degli insediamenti è

caratterizzato dalla preponderanza del polo di Portoferraio e dalla dispersione di piccoli centri.

L’attività turistica ha prodotto effetti di diffusione dei caratteri urbani e disincentivato attività agricole

che nel tempo sono divenute sempre più marginali in assenza di qualificazione produttiva che però

risulta ancora possibile per prodotti di nicchia e di alta qualità che stanno attraendo investimenti e

recupero di interi complessi aziendali.

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DEPURATORE ASA

Figura 10 Estratto Tav. 11b Ambiti di Paesaggio – Quadro conoscitivo PTC Livorno

Lo stabilimento A.S.A. S.p.A. rientra nel sottosistema territoriale dell’ Isola d’Elba ed è ricompreso

nell’ambito di “Paesaggio delle pianure centrali tra M. Perone ed i rilievi di M. Poppe e del

Volterraio” (AdP22), appartenente al sistema provinciale di “Paesaggio del sistema insulare”.

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Gli obbiettivi specifici dettati dal PTC per il sottosistema territoriale dell’Isola d’Elba, come indicato

all’art. 29.1 della Disciplina del PTC, prevedono: “Fortemente antropizzata si pone la necessità

della salvaguardia degli orizzonti percettivi paesistici mediante il mantenimento delle caratteristiche

naturali emergenti dell’isola tra i quali si annoverano opportunamente i crinali e il relativo contesto

vallivo oltre alle coste sabbiose e rocciose. Tra gli orizzonti percettivi paesistici si comprende

anche la visuale dal mare tendente alla percezione di alcuna significativa trasformazione della

conformazione morfologica”.

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Sistema funzionale

Il PTC articola il territorio della provincia di Livorno nei seguenti Sistemi e Sottosistemi Funzionali:

1. sistema funzionale degli insediamenti si articola nei seguenti sottosistemi:

- la struttura insediativa: i nodi urbani, la città diffusa; - la rete dei luoghi e degli spazi della collettività.

Il Comune di Campo nell’Elba, sotto il profilo funzionale a scala provinciale, appartiene ai “nodi

urbani locali con funzioni di presidio del territorio a più debole armatura, atte prevalentemente a

fornire servizi di base alla popolazione insediata.”

2. Sistema funzionale delle attività economiche si articola nei seguenti sottosistemi :

- produzione di beni e servizi; - agricoltura; - pesca; - commercio; - turistico - ricettivo.

Il sottosistema di produzione di beni e servizi è rappresentato dagli impianti storici industriali di

Livorno,Rosignano Solvay, Piombino e di tutte le attività ad esso connesso come le linee di carico

portuali per il prodotto greggio, le cave di calcare a San Carlo e le linee ferroviarie di connessione

cosi come le cave di calcare per le acciaierie di Piombino.

Il sistema non si racchiude nell’area dello stabilimento ma coinvolge apparati insediativi funzionali

alla produzione di servizi necessari alla produzione dei beni e collocati non necessariamente in

ambito industriale.

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Figura 11 Estratto Tav. 2.1 Sistema Funzionale Produttivo – Turismo, Commercio, Industria invariati

3. Sistema funzionale delle reti e dei nodi infrast rutturali articolato in:

- sistema funzionale della mobilità e della logistica;

- sistema funzionale delle risorse idriche

- sistema funzionale dei rifiuti

- sistema funzionale delle risorse energetiche

Il sistema funzionale per la mobilità e la logistica, è determinante per le attività produttive portuali,

commerciali, turistiche e non può essere affrontato senza una i dea dello sviluppo e della

competitività territoriale che si vuol perseguire.

Gli obiettivi generali che il PTC individua, sono la crescita economica ed il potenziamento della

competitività complessiva del territorio mediante un più efficace organizzazione del sistema dei

nodi – e dei singoli nodi – che rafforzi e qualifichi la sua precipua funzione di cardine fra gli

insediamenti e le reti infrastrutturali, determinante per la mobilità di persone e merci - sia all’interno

dei centri, sia nelle relazioni alle diverse scale territoriali –, ed una loro armonica organicità

funzionale con il sistema delle reti.

In particolare il PTC ritiene essenziale il concorso di questo sistema funzionale per:

- potenziare il trasporto delle persone predisponendo nodi in interscambio modale funzionali alla

integrazione delle diverse modalità di trasporto pubblico e di interscambio con i mezzi di trasporto

privato;

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- organizzare nodi di interscambio modale per le merci allo scopo di favorire il loro trasporto per

ferrovia o per nave, contenendo l’uso dei mezzi su gomma a brevi distanze e minimizzando i tempi

di interscambio modale;

- organizzare nodi di interscambio per la distribuzione delle merci nelle maggiori aree urbane

mediante mezzi meno ingombranti e meno inquinanti.

Lo stabilimento ASA S.p.A. presenta una viabilità d’accesso all’impianto attraverso la percorrenza

del viale denominato Via della Lecciola, che è interessata esclusivamente dal traffico veicolare

locale.

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Figura 12 Estratto Tav. 6 Sistema delle Infrastrutture - PTC

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4. Sistema funzionale delle aree protette

Appartiene al sistema funzionale l'organizzazione dei parchi non in quanto ambiti naturali quanto

invece organizzazioni culturali della natura che si innestano nel complesso sistema della qualità

della vita: urbana, del tempo libero, della ricreazione.

Il sistema delle aree protette verdi contribuisce agli aspetti di funzionalità sistemica di tutto il

territorio provinciale e ad esso appartengono i parchi, le riserve naturali, le aree naturali protette di

interesse locale, ma anche il sistema natura 2000 e i Siti di Interesse Regionale.

La rete ecologica assume funzione di connettore tra i territori sia relativamente agli aspetti

ambientali ma anche quelli paesistici.

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Figura 13 Estratto Tav.8 Sistema Funzionale delle Aree Protette – PTC

Il sito A.S.A. S.p.A. NON è interessato dalla perimetrazione di aree protette.

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Quadro Conoscitivo – Valori Paesaggistici

L’identificazione dei valori paesaggistici risponde all’obiettivo di riconoscere elementi e sistemi di

elementi (risorse) che rivestono ruolo di valori patrimoniali e fondativi, i quali costituiscono l’identità

del territorio della Provincia di Livorno e pertanto sono registrati all’interno dello Statuto del

Territorio che ne riporta le regole di tutela.

Le norme statutarie del Piano Territoriale di Coordinamento recano l’identificazione patrimoniale

secondo i tre punti di vista adottati a livello di pianificazione territoriale regionale (PIT) e recepiti

dalla pianificazione territoriale provinciale:

- A. Valori naturalistici e eco sistemici

- B. Valori storici e culturali

- C. Valori estetici e percettivi

Valori naturalistici e ecosistemici (A)

I valori naturalistici ed ecosistemici (rappresentati nella cartografia dello Statuto Tavola A. Valori

naturalistici e ecosistemici) sono relativi alle seguenti categorie:

A1- Siti di Interesse Regionale

A2- Ambiti con significativi caratteri di naturalità e di biopermeabilità

A3- Emergenze di interesse geo-morfologico e di interesse floro-faunistico

A4- Ambiti del territorio rurale con ruolo di connessione ecologica

A5- Ambiti del territorio rurale connotati dalla complessità del mosaico agrario

A6- Elementi arborei di valore storico-culturale

A7- Varchi non edificati tra gli insediamenti con funzioni di connessione tra sistemi di aree protette

Di seguito viene riportato l’estratto della Tavola A del PTC con indicata la posizione del depuratore

dalla quale si evince che l’area su cui è localizzato il depuratore si trova in un area del mosaico

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agrario con caratteri di biopermeabilità, rimanendo in una zona priva di emergenze di interesse

geo-morfologico e di interesse floro-faunistico.

DEPURATORE ASA

Figura 14 Estratto Tav. A “Valori naturalistici ed eco sistemici” del PTC

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Valori storici e culturali (B)

I valori storici e culturali (rappresentati nella cartografia dello Statuto Tavola B. Valori storici e

culturali –) sono relativi alle seguenti categorie:

B1- Ambiti con presenza di flora e fauna di interesse didattico e scientifico

B2- Ambiti del territorio rurale di valore storico-culturale

B3- Zone archeologiche

B4- Elementi arborei di valore storico-culturale

B5- Insediamenti storici

B6- Infrastrutture storiche

Di seguito viene riportato l’estratto della Tavola B del PTC con indicata la posizione del depuratore,

dalla quale si evince che l’area in oggetto non è sottoposta a nessun vincolo di tipo storico

culturale, ovvero analizzando i vincoli elencati in precedenza, nessuno di essi è presente nell’area

in oggetto.

DEPURATORE ASA

Figura 15 Estratto Tav. B “Valori storici e culturali” del PTC

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Valori estetici e percettivi (C)

I valori estetico-percettivi (rappresentati nella cartografia dello Statuto Tavola C. Valori estetico

percettivi) sono relativi alle seguenti categorie:

C1- Ambiti con significativi caratteri di naturalità

C2- Copertura vegetazionale di rilevanza estetico percettiva

C3- Elementi geo-morfologici di rilevanza estetico-percettiva

C4- Paesaggi agrari storici di rilevanza estetico-percettiva

C5- Filari alberati di rilevanza provinciale

C6- Emergenze storico architettoniche di rilevanza estetico-percettiva

C7- Viabilità panoramica

Di seguito viene riportato l’estratto della Tavola c del PTC con indicata la posizione del depuratore,

dalla quale si evince che l’area in oggetto non è sottoposta a nessun vincolo di tipo estetico

percettivo, ovvero analizzando i vincoli elencati in precedenza, nessuno di essi è presente

nell’area in oggetto.

DEPURATORE ASA

Figura 16 Estratto Tav. C “Valori estetici e percettivi” del PTC

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5.1.2 Piano strutturale del Comune di Campo nell’Elba Non essendo ancora stato approvato il Piano Strutturale e il suo strumento attuativo, ai sensi della

L.R. n. 7 del 2001 ovvero ex art 39 della L.R. n.5 del 1995, su tutto il territorio comunale sono

entrate in vigore le cosiddette “salvaguardie” (comma 2 art. 39 L.R. 5/1995), di cui nella Circolare

D.G.R. n.118 del 10/2/2003 vengono esplicitati i contenuti.

Lo strumento urbanistico di riferimento per il territorio comunale di Campo nell’Elba è il Piano di

Fabbricazione, approvato con Deliberazioni del C.C. n. 54 del 28.09.1974 e n. 55 del 29.10.1974,

successivamente integrate con deliberazione del C.C. n. 14 del 14/04/1975, ed approvato in via

definitiva con Deliberazione del Consiglio regionale n. 7638 del 14/09/1977, oltre successive

modifiche, varianti ed integrazioni.

Per gli aspetti urbanistici, edilizi, ambientali e paesaggistici, si fa riferimento alle Leggi ed alle

Normative nazionali e regionali vigenti, ed in particolare: alle Norme per il governo del territorio

contenute nella L.R. n.1 del 3/1/2005 e successive modifiche ed integrazioni e al D.P.R. 380/2001;

alle Direttive per la fascia costiera di cui alla D.C.R. n. 47/90; alle Norme del Piano Stralcio per

l’Assetto Idrogeologico del Bacino Toscana Costa approvato con D.C.R. n.13 del 25/1/2005 e

s.m.i. alle quali norme, in specifico, qualsiasi tipo di intervento edilizio in aree a Pericolosità

Idraulica Elevata e Molto Elevata, o comunque soggette ai vincoli contemplati nel PAI, devono

essere sottoposti e risultare conformi; alle disposizioni contenute nella D.Lgs 42/2004 per quanto

attiene la tutela paesaggistica; a tutte le norme in materia anche se non specificatamente indicate.

Infine, la variante è in accordo con le linee guida di pianificazione che verranno seguite nel Piano

Strutturale, ed in particolare sviluppa un quadro conoscitivo rispondente a quello utilizzato ed in

fase di implementazione per la stesura dello stesso Piano Strutturale.

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Sistema Ambientale

L’ intero ambito del territorio comunale è stato suddiviso in 4 sistemi ambientali così definiti:

• Sistema del Monte Capanne: la zona ovest del territorio comunale interessata dalle pendici

del massiccio del Capanne.

• Sistema di collina: la parte orientale del Comune con le pendici del massiccio centrale,

inoltre la serra di Castiglione e di San Mamiliano, le pendici del monte Turato, da valle

Allora a Galenzana.

• Sistema di pianura: la pianura ad ovest e a nord dell’ abitato di Marina di Campo.

• Sistema della costa: tutta la fascia costiera comunale da Pomonte fino a Fonza.

I sistemi risultano ben identificabili per la loro omogeneità e continuità territoriale, ad esclusione

della fascia costiera, lungo la quale sono presenti elementi di discontinuità.

Fondamentalmente le aree extraurbane, con l'eccezione di quelle dove l'agricoltura risulti

l'elemento caratterizzante come nella pianura, presentano elementi significativi di integrità e gli

interventi antropici non vi costituiscono elementi di disturbo dell'ecosistema.

Questi sistemi, all'interno dei quali sono individuabili articolazioni particolari, si distendono in fasce

territoriali omogenee, prive di brusche soluzioni di continuità. Essi si diversificano nelle vegetazioni,

nel patrimonio floro faunistico e nei modelli di antropizzazione, ma ciascuno è di per sé portatore di

valori paesaggistici, storici e ambientali.

L’impianto è ubicato su di un territorio ricadente nell’ Sistema della Pianura – S3

In questo sistema, la scomparsa dell'agricoltura ha determinato un accentuato frazionamento delle

proprietà ed ha lasciato il posto ad una diffusa edificazione di case sparse, in parte derivate dalla

ristrutturazione di precedenti edifici colonici, in parte di recente costruzione, ma tutte con tipologia

prevalentemente uni e bifamiliare. In alcuni casi l'edificazione determina veri e propri nuclei abitati

consolidati, in altri un insediamento diffuso, nel quale le pertinenze delle abitazioni sono sistemate

a giardino o coltivate ad orti. Si è costituito così un modello insediativo peculiare che caratterizza la

situazione elbana. Attorno ai centri abitati tradizionali sono individuabili aree di frangia, dove

un'edificazione di tipo urbano si alterna al modello diffuso e ad aree ancora libere ma

generalmente degradate, con conseguente frammentazione, discontinuità e perdita di identità dei

caratteri morfologici.

Gli obiettivi specifici della Variante sono i seguenti:

- tutela della risorsa naturale, ambientale e culturale in accordo con le finalità del Parco

dell’Arcipelago e del PTC della Provincia di Livorno;

- recupero e la valorizzazione delle strutture agricole.

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Figura 16 Estratto Tav. 6 Variante Gestionale al PdF - Sistemi Ambientali

Unita Territoriale Organiche Elementari (U.T.O.E.)

E’ da segnalare che in passato l’Amministrazione comunale aveva adottato un Piano Strutturale ai

sensi e per gli effetti della 16/01/1995 n 5.

Il suddetto Piano Strutturale era stato successivamente trasmesso alla Giunta Regionale che, ai

sensi dell’art. 25 della legge regionale n. 5/1995, aveva espresso numerose osservazioni.

A seguito di detto provvedimento, la Giunta Comunale aveva deciso di dare incarico di modificare

ed integrare il Piano Strutturale precedentemente adottato per tenere conto delle osservazioni

formulate dalla Giunta Regionale Toscana.

Tuttavia, l’Amministrazione comunale non ha provveduto ad approvare il Piano Strutturale entro il

termine triennale di durata delle salvaguardie decorrente dall’adozione del Piano, e questo anche a

causa dell’entrata in vigore della nuova normativa regionale in materia di governo del territorio

rappresentata dalla legge regionale 03/01/2005 n. 1.

Le Unità Territoriali Organiche Elementari di cui parleremo, sono state tratte dal suddetto Piano

Strutturale.

Le UTOE, ovvero Unità Territoriali Organiche Elementari, sono parti di territorio interne ai Sistemi

Territoriali, che si caratterizzano per una matrice analoga che ha determinato le modalità con cui è

avvenuto il processo insediativo. Per ciascuna di esse, eventualmente suddivisa a sua volta in

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comparti vengono definiti gli obiettivi da perseguirsi, le categorie d’intervento, le prescrizioni, le

invarianti strutturali presenti e da sottoporre a specifiche azioni di tutela.

L’impianto ricade all’interno dell’UTOE 5 “Aree insediate con presenza di urbanizzazione diffusa” e

più precisamente all’interno dell’UTOE 5C i cui connotati sono di seguito elencati:

Aree di frangia, ovvero aree caratterizzate da scarsi insediamenti urbani con minima presenza di

opere di urbanizzazione. Tali aree sono frequentemente intervallate da aree ad attività agricola.

Fino alla definitiva approvazione del R.U. si interviene su queste mediante recupero urbanistico ed

edilizio, riqualificazione e completamento secondo quanto previsto dal vigente P.d.F. nella

normativa di attuazione.

In ogni caso nell’ area di frangia le nuove edificazioni potranno essere autorizzate solo previa

stipula di apposita convenzione con l’ A.C., in cui verranno quantificati gli spazi da destinare ad

infrastrutture (viabilità, parcheggi, verde pubblico etc.) ed urbanizzazione secondaria.

Di norma il 50% del territorio impegnato verrà destinato ad opere di urbanizzazione ed

infrastrutture di cui le aree di frangia sono carenti,in modo da ottimizzare gli standard urbanistici. Il

R.U. fornirà in seguito una adeguata normativa, un approfondimento e le prescrizioni di dettaglio

sulla modalità degli interventi.

Figura 17 Estratto Planimetria U.T.O.E.

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5.1.3 Inquadramento geologico L’ area su cui è localizzato il depuratore è caratterizzata da un sottosuolo costituito da depositi di

sabbie, limi e ghiaie come rappresentato nell’immagine sottostante, estratta dalla tavola A “Carta

Geologica” della relazione geologico tecnica della Variante Gestionale al Piano di Fabbricazione.

Fig 18 Estratto dalla tavola A della “Carta Geologica”

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5.1.4 Inquadramento litologico L’ area su cui è localizzato il depuratore è caratterizzata da litotipi LI2 formati da materiale

granulare sciolto o poco addensato a granulometria non definita, come rappresentato

nell’immagine sottostante, estratta dalla tavola B “Carta Litologica” della relazione geologico

tecnica della Variante Gestionale al Piano di Fabbricazione.

Fig 19 Estratto dalla tavola B della “Carta Litologica”

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5.1.5 Inquadramento geomorfologico L’ area su cui è localizzato il depuratore è caratterizzata da una distribuzione geologica delle

falesie che si sviluppano lungo tutto il tratto costiero comunale, con la sola esclusione delle aree

costiere caratterizzate dalla presenza di spiagge, come rappresentato nell’immagine sottostante,

estratta dalla tavola C “Carta Geomorfologica” della relazione geologico tecnica della Variante

Gestionale al Piano di Fabbricazione.

Fig 20 Estratto dalla tavola C della “Carta Geomorfologica”

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5.1.6 Pericolosità idrogeologica Il vincolo idrogeologico è regolamentato dalle seguenti disposizioni:

Legge regionale 21 marzo 2000, n. 39 (Legge forestale della Toscana), da ultimo modificata dalla

legge regionale 2 gennaio 2003, n. 1 e di seguito denominata legge forestale e successivamente

modificata dalla legge regionale 2 agosto 2004 n. 40, disciplina quanto previsto dall'articolo 39

della citata legge.

Sono fatte salve le disposizioni contenute nei seguenti atti:

piani e regolamenti delle aree protette di cui alla legge 6 dicembre 1991, n. 394 (Legge-quadro

sulle aree protette), da ultimo modificata dalla legge 23 marzo 2001, n. 93, ed alla legge regionale

11 aprile 1995, n. 49 (Norme sui parchi, le riserve naturali e le aree naturali protette di interesse

locale), modificata dalla legge regionale 6 aprile 2000, n. 56.

Dalla cartografia – Carta di sintesi dei vincoli PAI - l’area occupata dal depuratore in oggetto non è

sottoposta a vincoli idrogeologici.

Figura 19 Estratto Carta dei Vincoli

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5.1.7 Classificazione sismica Nella Delibera G.R.T. 431 del 19/06/2006 in riferimento al PCM 3274/03 "Primi elementi in materia

di criteri generali per la classificazione sismica del territorio nazionale e di normative tecniche per

le costruzioni in zona sismica" il territorio comunale di Campo nell’Elba (LI) è inserito in zona 4 .

La zona 4 è la zona meno pericolosa e comprende tutti i comuni in cui le probabilità di danni

sismici sono basse.

Figura 19 Estratto Carta classificazione sismica

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5.1.8 Pericolosità geologica Gli ambiti di pericolosità geologica del territorio comunale sono definiti nella cartografia – Carta

della pericolosità Geologica, facente parte del Piano Territoriale di Coordinamento, che identifica la

zona occupata dallo stabilimento in oggetto in ambito 2, ovvero pericolosità bassa: Formazioni

litologiche appartenenti alle classi di pericolosità litologica 1 - 2 - 2.1 - 3.2 che affiorano su versanti

con pendenza generalmente inferiore al 15%, solo localmente si associano a questo ambito

situazioni con pendenze superiori, comunque non oltre il 24% o inferiori all’8%, in funzione delle

caratteristiche litologiche. In questo ambito si ritrovano pertanto tutte quelle parti del territorio

apparentemente stabili, sulle quali però, data la loro posizione fisiografica, le caratteristiche

litologiche e altri elementi geologico-strutturali, qualora siano interessate da trasformazioni sono

necessari approfondimenti a livello di Piano Strutturale, con indagini da svolgersi a livello di

maggiore dettaglio sia tramite indagini geotecniche specifiche, che di rilievo e rappresentazione

(almeno 1:10.000 e/o 1:5.000). Salvo diversa indicazione, da verificarsi puntualmente a livello di

redazione del PS, in questo ambito è ammissibile qualsiasi tipo di trasformazione, escluse le

limitazioni e le indicazioni progettuali per le zone soggette a Vincoli.

Figura 20 Estratto Carta della pericolosità geologica

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5.1.9 Pericolosità idraulica Al fine di valutare la pericolosità idraulica del sito in esame è stata analizzata la cartografia allegata

alla Variante del Piano di Fabbricazione, e nello specifico la carta dei vincoli del territorio PAI.

Come si può evincere dalle cartografia sottostante l’impianto di depurazione ricade nella zona

identificata come pericolosità idraulica molto elevata.

A tale area appartengono le aree di fondovalle non protette da opere idrauliche per le quali vi sono

notizie storiche di inondazioni e sono in situazione morfologica sfavorevole, di norma a quote

altimetriche inferiori rispetto alla quota posta a m 2 sopra il piede esterno dell’argine o, in

mancanza , sopra il ciglio di sponda.

Figura 21 Estratto Carta vincoli PAI

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5.2 Stato attuale delle matrici ambientali 5.2.1 Qualità dell’aria Per la valutazione dello stato della qualità dell’aria di seguito si riportano i dati ricavati dall’analisi

della seguente documentazione:

1. Rapporto dell’inventario delle emissioni IRSE;

2. Valutazione della qualità dell’aria ambiente e classificazione del territorio regionale.

1. Caratterizzazione dello stato di qualità dell’ar ia - IRSE

Di seguito vengono analizzati i dati della qualità dell’area reperibili nell’Inventario Regionale delle

Sorgenti di Emissione (I.R.S.E.) della Regione Toscana, aggiornato all’anno 2003.

Tale documento contiene informazioni relative alla qualità dell’aria, in funzione sia delle sostanze

inquinanti immesse in atmosfera da attività antropiche e naturali, sia delle modalità di emissioni,

con riferimento ad una specifica attività, ad una determinata area e ad uno specifico periodo

temporale.

L’I.R.S.E. permette di avere informazioni dettagliate sulle fonti di inquinamento, la loro

localizzazione, la quantità e tipologia di inquinanti emessi e costituisce una chiave di lettura

indispensabile per l'impostazione delle attività di pianificazione ambientale.

Gli inquinanti riportati nell’I.R.S.E. sono:

• monossido di carbonio (CO)

• composti organici volatili, con l’esclusione del metano (COV)

• ossidi di azoto (NOX)

• ossidi di zolfo (SOX)

• materiale particolato fine primario (PM10)

• ammoniaca (NH3)

Oltre che a livello regionale, la stima delle emissioni è calcolata anche a livello provinciale, per ogni

singolo inquinante, in base alla tipologia della sorgente (diffusa, lineare e puntuale) e per

macrosettori.

L’inventario mette in evidenza come, per tutte le sostanze prese in considerazione (con l’eccezione

degli ossidi di zolfo), il contributo prevalente alle emissioni provenga da trasporti e sorgenti mobili:

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Figura 22 Emissioni suddivise per tipologia di sorgente

Le sorgenti diffuse si confermano come quelle alle quali attribuire la quasi totalità delle emissioni di

monossido di carbonio, composti organici volatili, ammoniaca, e PM10 primario, con percentuali

dal 79 al 95 %. Anche per gli ossidi di azoto, le sorgenti diffuse rappresentano la più importante

tipologia nelle emissioni, ma con una percentuale più contenuta (57%).

Le sorgenti lineari (autostrade, porti, aeroporti) contribuiscono principalmente per le

emissioni di ossidi di azoto (18%).

Le sorgenti puntuali si confermano all’origine della quasi totalità delle di emissioni di ossidi di zolfo

con una percentuale del 89%, ma rivestono un ruolo importante anche nelle emissioni di ossidi di

azoto (24%) e di PM10 primario (15%).

Nella Tabella seguente sono riportate le stime delle emissioni totali provinciali, con indicazione

delle relative percentuali rispetto al totale regionale.

Figura 23 Emissioni totali provinciali

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Il territorio della Provincia di Livorno, in virtù della forte industrializzazione specialmente nel

comparto di produzione di energia, è soggetto ad importanti emissioni di ossidi di zolfo (63%),

ossidi di azoto, monossido di carbonio, e PM10 primario.

Nella tabella sottostante sono riportate le emissioni totali nella Provincia di Livorno suddivise per gli

11 macrosettori .

Figura 23 Emissioni nella Provincia di Livorno suddivise per macrosettore

Figura 23 Variazioni in % delle emissioni regionali dall’anno 1995 all’anno 2003

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Il confronto con i dati relativi al 1995 mostra una generalizzata tendenza alla diminuzione delle

emissioni, grazie alle ripercussioni che si sono avute localmente a seguito delle normative europee

e nazionali in particolari settori come i trasporti e l’industria.

Il dato sulle emissioni pro capite e per tipologia di inquinanti, disponibile per un confronto su scala

provinciale, indica che i valori comunali sono sostanzialmente in linea con i valori medi provinciali.

2. Valutazione della qualità dell’aria ambiente e c lassificazione del territorio regionale.

La Regione Toscana ha aggiornato la zonizzazione e classificazione del territorio regionale sulla

base dei dati IRSE relativi all'anno 2005 e sulla base dei dati del rilevamento della qualità dell'aria

relativi al periodo 2000-2006.

La classificazione di comuni, relativa a ciascuna sostanza inquinante con valori limite determinati,

è articolata in quattro livelli crescenti, in funzione del grado di avvicinamento e/o superamento dei

limiti indicati con le lettere A, B, C e D, secondo i seguenti criteri:

Figura 24 Criteri di classificazione singole sostanze inquinanti

I risultati di questa nuova zonizzazione sono riportati nella mappa seguente:

Figura 25 Zonizzazione del territorio regionale 2006

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Il Comune di Campo nell’ Elba è classificato come “Zona di mantenimento A-B”, comprendente i

comuni che presentano una buona qualità dell’aria classificati con le lettere A e B per tutte le

sostanze inquinanti.

5.2.2 Caratteristiche dell’acqua di mare Il tratto di mare che bagna la costa antistante l’impianto di depurazione rientra nella classificazione

del DM 30/3/2010 Allegato E, come Area “Bagno Capriccio - Marina”.

Tale area è qualitativamente classificata eccellente e non presenta elementi di criticità delle acque

e di balneazione.

In allegato viene riportata la scheda di profilo delle acque della Regione Toscana.

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6 Caratteristiche dell’ impianto di depurazione Nel seguito viene riportata una descrizione dei dati di progetto e del trattamento che i reflui

subiscono all’interno dell’ impianto di Lentisco.

Si sottolinea che non sono state effettuate modifiche all’impianto rispetto allo stato già autorizzato.

6.1 Descrizione del sistema fognario L’impianto di depurazione riceve un refluo in ingresso di tipo misto dove non è stata rilevata la

presenza di fossi tombati. Si segnala che l’effluente è di tipo organico.

Risultano inoltre presenti tre scarichi industriali (individuabili dalla corografia, presente in allegato,

trammite ID ):

-id 186 HOTEL DEI CORALLI – di BALDETTI LUIGI (4512 m3 / anno)

-id 191 ISELBA SPA – di SELVA GIOVANNI (5000 m3 / anno)

-id 297 NUOVA ELBA SERVICE SAS (700 m3 / anno)

Tutti gli scarichi industriali elencati risultano ad impatto ridotto sullo scarico e non contengono

sostanze pericolose nel ciclo produttivo. Gli scaricatori di piena a servizio dell’sistema fognario

appartengono tutti alla classe B1.

6.2 Concezione generale dell’ impianto L’impianto di depurazione di Lentisco è stato realizzato nell’anno 1975 e successivamente

ampliato nell’ anno 1990.

La depurazione dei liquami ed il trattamento dei fanghi è articolata nelle seguenti sezioni:

1. Grigliatura grossolana: il trattamento fisico avviene tramite griglia verticale a pulizia manuale,

dove vengono eliminati i materiali più grossolani.

2. Sollevamento iniziale: Questa stazione provvede al sollevamento delle acque in arrivo che a

causa della quota del collettore di arrivo, la quota del terreno e la quota del recettore finale,

non ne consentono lo scorrimento a gravità.

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3. Grigliatura fine: Il trattamento fisico di grigliatura, avviene per mezzo di un rotostaccio. In

questa fase vengono eliminati i materiali più fini ed eventuali corpi galleggianti non trattenuti

dalla griglia in entrata, prima di accedere per gravità alla successiva fase di dissabbiatura

presente nel monoblocco circolare di trattamento.

4. Dissabbiatura: la fase di dissabbiatura – preareazione è realizzata su un bacino circolare a

fondo conico in cui è presente un agitatore.

5. Denitrificazione: Questo trattamento si propone di trasformare i nitrati, formatisi nel

dell’ossidazione biologica, in azoto gassoso che si libera in atmosfera, acqua e CO2. Mettendo

in contatto una parte più o meno consistente del miscuglio di fango e liquame già trattato, con

l’acqua in arrivo all’impianto, si sviluppano ceppi batterici che per la loro respirazione

sottraggono l’ossigeno dalla molecola di NO3, liberando appunto azoto gassoso, acque e CO2.

Il processo è quindi di tipo biologico, come quello previsto per l’eliminazione dell’inquinamento

carbonico (BOD,COD), ma deve svolgersi in condizioni anossiche, vale a dire in assenza di

ossigeno disciolto.

6. Trattamento biologico a fanghi attivi (ossidazione biologica): Il liquame in uscita dalla

denitrificazione, entra nel comparto di ossidazione biologica, costituita da due vasche, nelle

quali, mediante insufflazione d’aria, avviene la miscelazione tra il liquame in arrivo e la

biomassa (fango attivo) sviluppatosi spontaneamente nelle vasche stesse; nella sezione di

ossidazione si realizza, per via biologica, l’abbattimento massiccio del BOD5 e parzialmente,

per sintesi batterica, dell’azoto e del fosforo. Il trattamento biologico del liquame è infatti una

riproduzione opportunamente accelerata dei fenomeni di degradazione naturale in ambiente

controllato. L’aria insufflata serve anche ad assicurare l’ossigeno necessario al corretto

svolgersi delle reazioni tipiche del metabolismo dei microorgnismi responsabili della

depurazione. Il liquame misto al fango attivo, in uscita dal trattamento, viene avviato alla fase

successiva di sedimentazione finale.

7. Sedimentazione finale: Per il completamento del ciclo depurativo il liquame, misto al fango

attivo, uscente dalla ossidazione biologica viene convogliato per gravità alla fase di

sedimentazione finale dove si ottiene, per decantazione, la separazione delle sostanze

sospese del liquame. La sezione di sedimentazione è caratterizzata da due bacini circolari

funzionanti in parallelo.

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In ogni sedimentatore il fango decantato viene convogliato, da un ponte rotante con raschia di

fondo, in una tramoggia centrale di raccolta da dove viene estratto ed immesso in un pozzetto

di ripresa comune ai due bacini.

Tramite pompe sommergibili il fango viene ripreso ed inviato a monte del trattamento biologico

(fango di ricircolo) o al trattamento specifico (fango di supero).

Il liquame chiarificato, sfiorato in superficie, perviene in un pozzetto di convogliamento alla fase

di clorazione finale.

Ogni ponte rotante è previsto di lama schiumatrice superficiale e tramoggia di raccolta per

convogliare in apposito pozzetto laterale eventuali sostanze galleggianti da prelevare e

smaltire saltuariamente a discarica.

8. Disinfezione: La sezione di disinfezione viene attivata solo in caso di necessità e per tempi

strettamente necessari. La disinfezione viene effettuata dosando cloro sotto forma di ipoclorito

di sodio in una vasca a chicanes appositamente studiata per consentire la miscelazione più

completa cloro/liquame.

Dopo la clorazione il liquame trattato viene convogliato direttamente allo scarico.

9. Stabilizzazione aerobica dei fanghi: Il fango di supero viene inviato in una vasca di

stabilizzazione aerobica per completare il processo di demolizione della materia organica

iniziato nella fase di ossidazione; ciò implica una riduzione delle sostanze organiche e quindi

delle quantità di fango in gioco.

I fanghi vengono fatti decantare per il tempo necessario affinchè si verifichi la separazione con

il surnatante , che verrà a sua volta rinviato in testa all’impianto.

10. Ispessimento fanghi: L’ispessimento del fango stabilizzato, avviene in una vasca cilindrica

corredata di ponte rotante, con lo scopo concentrare il fango stesso e di sconnettere la fase di

disidratazione successiva con un opportuno polmone.

L’ispessimento è di tipo dinamico e consente di ottenere rendimenti di processo elevati, grazie

ad un rastrello centrale, solidale con la raschia di fondo, che nel suo moto contribuisce a

spezzare i legami acqua – fango . Il fango addensato è convogliato dalla raschia di fondo in

una tramoggia centrale da cui viene ripreso ed inviato alla disidratazione meccanica tramite

pompe, mentre il surnatante viene rinviato in testa all’impianto.

11. Disidratazione meccanica del fango: Il fango stabilizzato ed inspessito viene inviato alla

disidratazione meccanica che rende il fango palabile, facilmente stoccabile e trasportabile.

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Per la disidratazione meccanica è presente una centrifuga in grado di ridurre il tenore di

umidità nel fango in uscita. Quando il fango viene introdotto nella macchina, esso aderisce alle

pareti del cilindro formando uno strato nel quale si ha la separazione tra solido e liquido a

causa della differente densità, le particelle più pesanti si concentrano all’esterno dell’anello ed

il liquido chiarificato forma lo strato interno. Una coclea ruota all’interno del cilindro, a velocità

inferiore, e porta lo strato di fango disidratato verso le aperture di scarico.

Il fango viene sottoposto a trattamento previo condizionamento con polielettrolita che aumenta

l’efficienza della disidratazione. L’acqua di disidratazione viene convogliata in testa all’impianto.

Il fango disidratato viene, tramite nastro trasportatore, convogliato su contenitore trasportabile

ed inviato alla discarica.

12. Letti di essiccamento: Per fronteggiare situazioni di emergenza, sono presenti anche due

letti di essiccamento dove le acque di drenaggio vengono inviate in testa all’impianto. Il

prodotto finale può essere inviato in compostaggio, in agricoltura o in discarica.

13. Ricevimento Bottini e fanghi biologici: In virtù della capacità residua depurativa, l’impianto

riceve e tratta reflui liquidi con caratteristiche analoghe a quelli convogliati al depuratore

attraverso la fognatura comunale e provenienti da scarichi di acque reflue domestiche o

industriali, prodotti nel medesimo ambito territoriale ottimale. La stazione di trattamento bottini

è una macchina in grado di grigliare, disidratare e compattare i residui solidi contenuti nei

liquami provenienti da fosse biologiche o impianti industriali trasportati e scaricati dalle

autobotti. La vasca di alimentazione riceve il refluo direttamente dall’autobotte tramite un

attacco rapido in ingresso ed il refluo attraversa il vaglio costituito da un cestello a forma

semicilindrica e fuoriesce dalla vasca attraverso la bocca di uscita. Il materiale depositato sul

vaglio viene rimosso tramite un coclea e convogliato verso l’alto all’interno di un tubo di

trasporto. Il materiale grigliato trasportato dalla coclea perviene in alto nella zona di

compattazione ed infine scaricato entro un sacco continuo. L’acqua contenuta nel grigliato

viene espulsa attraverso opportuni fori e convogliata nella vasca di alimentazione.

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6.3 Dati di progetto L’impianto è stato dimensionato sulla base dei seguenti dati di progetto:

Carichi idraulici u.m. INVERNO ESTATE

Abitanti serviti n. 2.500 25.000

Fognatura tipo mista mista

Dotazione idrica l/ab/d 250 250

Portata giornaliera m3 / d 625 6250

Portata media Q24 m3 / h 26 260

Portata massima trattabile m3 / h 500 500

Carichi Inquinanti u.m. INVERNO ESTATE

Carico organico (BOD5)

g/ab/g

Kg/g

mg/l

60

180

240

60

1800

240

Solidi Sospesi (SS)

g/ab/g

Kg/g

mg/l

90

270

360

90

2700

360

Azoto totale (come N)

g/ab/g

Kg/g

mg/l

11

33

44

11

330

44

Fosforo (come P)

g/ab/g

Kg/g

mg/l

2

9

12

2

90

12

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6.3.1 Portate

La Portata totale annuale registrata nell’anno 2011 è pari a 902.152 m3 /anno (pari a 2.472 m3 /

giorno), di cui 385.007 m3 nel periodo estivo (pari a 3.156 m3 / giorno) , da cui sono stati estratti i

valori di portata pari a 103 mc/h in tempo di secca e di 309 mc/h in tempo di pioggia.

Nel grafico seguente sono indicate le portate annue storiche con relativa indicazione degli abitanti

equivalenti trattati.

2007 2008 2009 2010 2011

A.E. Trattati

m3/anno Trattati0

200.000

400.000

600.000

800.000

1.000.000

1.200.000

A.E. Trattati

m3/anno Trattati

A.E. Trattati 7.895 9.160 8.270 13.870 12.358

m3/anno Trattati 576.335 668.680 603.710 1.012.529 902.152

2007 2008 2009 2010 2011

Portate storiche e Abitanti Equivalenti Trattati

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6.3.2 Limiti allo scarico I valori di sostanza organica, solidi sospesi ed azoto effluente sono conformi a quanto richiesto dal

Dlgs 152/06 (Tab.1 e3 Allegato V alla Parte III) per scarico > 10.000 AE in acque superficiali di

seguito riportati:

Potenzialità impianto in A.E. (abitanti equivalenti)

> 10.000

Parametri (media giornaliera) Concentrazione % di riduzione

BOD5 (senza nitrificazione) mg/L ≤ 25 80

COD mg/L ≤ 125 75

Solidi Sospesi mg/L ≤ 35

90

Limiti di emissione per gli impianti di acque reflue urbane Tab1. All.V Dlgs 152/06

Parametri Concentrazione

Fosforo totale (P) mg/l ≤ 10

Azoto ammoniacale (NH4) mg/l ≤15

Azoto nitroso (N) mg/l ≤ 0.6

Azoto nitrico (N) mg/l ≤ 20

Limiti di emissione per gli impianti di acque reflue urbane estratto Tab3. All.V Dlgs 152/06

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6.4 Analisi A seguito di verifica delle condizioni di esercizio, si riportano i dati raccolti nel periodo 2009 – 2011

rispetto alle performance reali dell’impianto ( i valori sono riportati in mg/l):

Efficienza rimozione sostanza organica tab. I e III

(D.Lgs 152/06 e smi) PARAMETRI DI EFFICIENZA

IMPIANTO MEDI 2009 PARAMETRI DI EFFICIENZA

IMPIANTO MEDI 2010 PARAMETRI DI EFFICIENZA

IMPIANTO MEDI 2011

parametro um lim

uscita INGRESSO USCITA % INGRESSO USCITA % INGRESSO USCITA % Azoto

Ammoniacale (come NH4) mg/l 15,00 42,34 0,98 97,69 29,39 0,95 96,77 48,70 0,65 98,67 Azoto nitrico

(come N) mg/l 30,00 7,15 7,81 9,11 Azoto nitroso

(come N) mg/l 0,60 0,13 0,09 1,14 BOD 5

(come O2) mg/l 25,00 150,00 2,84 98,11 96,66 2,53 97,38 395,00 1,80 99,54 COD

(come O2) mg/l 125,00 273,91 23,59 91,39 183,55 23,71 87,08 689,66 21,59 96,87 Fosforo Totale

(come P) mg/l 10,00 5,21 1,85 64,55 3,28 1,96 40,15 14,20 2,03 85,74 Solidi sospesi totali

mg/l 35,00 151,74 19,15 87,38 76,61 10,97 85,68 713,88 11,28 98,42

Valori tab. III (D.Lgs 152/06 e smi) Ferro mg/l <0,1 Alluminio mg/l <0,1 Manganese mg/l <0,1 Arsenico mg/l <0,1 Mercurio mg/l <0,003

Bario mg/l <0,1 Nichel mg/l <0,1 Cadmio mg/l <0,01 pH unità 7,57 Cloruri mg/l 778,83 Piombo mg/l <0,01

Conducibilità elettrica microS/cm 3183 Rame mg/l <0,01 Cromo totale mg/l <0,1 Tensioattivi anionici mg/l <0,2

Cromo VI mg/l <0,1 Zinco mg/l <0,1 Escherichia coli UFC/100ml <5000 Tensioattivi Totali mg/l <0,2 Come si può notare dai risultati presenti nelle tabelle sovrastanti, l’efficienza depurativa

dell’impianto risulta essere in linea con i dati previsti da progetto, indicando che gli interventi di

corretta manutenzione effettuati nel corso degli anni di esercizio del depuratore, sia da parte del

Comune di Porto Azzurro prima, sia attualmente da parte di A.S.A. S.p.A., hanno permesso di

mantenere l’impianto in uno stato di perfetta efficienza.

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Ai sensi dell’autorizzazione allo scarico rilasciata dalla Provincia di Livorno in data 14.04.2009 n.

50 si rileva che “lo scarico debba rispettare i parametri di tab.3 all.5 del D.Lgs 152/06 (rif. Acque

marine)” nonché “i parametri di tab.3 all.5 del D.Lgs 152/06 che in relazione alle caratteristiche

dell’acqua in ingesso e del processo depurativo, sono necessari alla tutela della qualità delle

acque recipienti lo scarico”.

Analizzando le performance reali dell’impianto, si può notare come i risultati rispettino i parametri

sopra elencati.

Premesso quanto sopra, si vuole far notare come nel D.Lgs 152/06 parte III all.5 tab. 3,

relativamente al parametro Azoto nitrico (come N), viene riportata la seguente nota (2): “Per

quanto riguarda gli scarichi di acque reflue urbane valgono i limiti indicati in tab. 1 e, per le zone

sensibili, anche quelli di tab.2.”.

Questo esclude l’applicazione di limiti allo scarico per acque reflue urbane non recapitanti in aree

sensibili dei parametri relativi all’azoto, a meno che non ne sia valutata l’incompatibilità ambientale.

Trattandosi di scarico a mare effettuato tramite condotta sottomarina, considerato a tutti gli effetti

trattamento terziario ad ulteriore garanzia di un ulteriore abbattimento di eventuali apporti organici,

in considerazione della mancanza di sensibilità del corpo recettore a tale parametro, ai sensi della

tab.3 all 5 del D.Lgs 152/06, si richiede, come da domanda di autorizzazione, che vengano

esonerati i controlli di verifica tab. 3 per i nitrati ed Escherichia Coli.

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53

13. Analisi dei potenziali impatti

I potenziali impatti che un’attività di depurazione potrebbe indurre sulle varie componenti

ambientali fanno riferimento esclusivamente alla fase di esercizio dell’impianto stesso, in quanto

quella relativa alla costruzione dell'impianto nel quale si svolge l'attività è già avvenuta da tempo.

Ne deriva che i tradizionali impatti generati nel corso della realizzazione di un impianto, quali

l’occupazione di aree, le interazioni con l’attività agricola, le modifiche morfologiche, quelle ai

deflussi idrici superficiali, l’impatto paesaggistico, non hanno qui alcun senso.

Durante la fase di esercizio, invece, deve essere rivolta particolare attenzione agli impatti che

derivano dallo svolgimento dell'attività stessa.

7.1 Identificazione degli impatti Questa parte dello studio si occupa dell’individuazione delle interazioni certe o probabili tra le

azioni causali elementari dell’esistenza in situ e dell’esercizio dell’impianto di depurazione e le

componenti ambientali caratteristiche dell’ambito territoriale di riferimento.

La previsione degli impatti costituisce la rappresentazione delle variazioni prevedibili delle singole

componenti ambientali rispetto alo stato di qualità ambientale di riferimento.

Il grado di approfondimento di tale analisi è stato proporzionato alla complessità delle attività

condotte nell’impianto ed al grado conoscitivo richiesto dalla fase di verifica di assoggettabilità.

Tuttavia, in questo caso, non ci si riferirà alla realizzazione di un progetto, ma ai due fattori

preesistenti al presente studio ed ivi inclusi:

• Esistenza in situ dell’impianto di depurazione di Lentisco

• Relativo esercizio

I principali fattori negativi di impatto ambientale potenzialmente derivanti dall'esercizio dell'impianto

sono legati a:

• Produzione rifiuti

• Emissioni in atmosfera

• Fattori climatici

• Consumo delle materie prime

• Consumo energia elettrica

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• Consumo idrico

• Inquinamento acustico

• Traffico veicolare indotto

• Salute pubblica

• Suolo e sottosuolo

• Compensazioni

Vi sono, però, anche risvolti positivi legati alla attività dell'impianto, legati soprattutto a:

• Occupazione

• Qualità dei servizi

7.1.2 Produzione e ricevimento rifiuti La gestione, raccolta e smaltimento dei rifiuti nel Comune di Campo nell’ Elba, è svolta da ESA

che si propone di smaltire i rifiuti urbani in modo da salvaguardare il territorio e di risanarne le parti

compromesse, alla luce di quanto previsto dalla vigente normativa (D.Lgs. 152/2006).

I rifiuti prodotti presso il depuratore di Lentisco, tuttavia, non si inseriscono all’interno del ciclo di

smaltimento dei rifiuti “urbani”, ma vengono gestiti e smaltiti a cura e a spese di A.S.A. S.p.A. nel

rispetto della vigente normativa in materia.

Nella Tabella sottostante sono indicate le tipologie di rifiuto prodotte durante l’esercizio

dell’impianto, le relative quantità e sistemi di smaltimento riferite all’anno 2011.

2011

Codice

rifiuto

Descrizione

rifiuto

Quantità

Kg D8 Kg D9 Kg D14 Kg D15 Kg R 10 Kg R3 Kg R5 Kg R13 Kg

170405

Ferro e

Acciaio 1970,0 1.970,0

190801

Vaglio 149270,0 149.270

190805

Fanghi 182310,0 157.920 24390,0

TOTALE 333550.0 149.270 157.920 24390,0

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Nella tabella soprastante, le operazioni di smaltimento sono riferite alle definizioni riportate

all’allegato B ed all’ allegato C alla parte IV del D.Lgs. 152/2006 e ss.mm.ii.:

Operazione di

smaltimento

Descrizione

D8

Trattamento biologico non specificato altrove nel presente allegato, che dia

origine a composti o a miscugli eliminati secondo uno dei procedimenti

elencati nei punti da D! a D12 (ad esempio evaporazione,

essiccazione,calcinazione ecc…)

D9

Trattamento chimico – fisico non specificato altrove nel presente allegato,

che dia origine a composti o a miscugli eliminati secondo uno dei

procedimenti elencati nei punti da D! a D12 (ad esempio evaporazione,

essiccazione,calcinazione ecc…)

D14 Ricondizionamento preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti

da D1 a D12

D15

Deposito preliminare prima di una delle operazioni di cui ai punti da D1 a

D14 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel luogo in cui

sono prodotti)

R3 Riciclo/Recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi

(comprese le operazioni di compostaggio e altre operazioni biologiche)

R5 Riciclo/Recupero di altre sostanze inorganiche

R10 Spandimento sul suolo a beneficio dell’agricoltura o dell’ecologia

R13

Messa in riserva dei rifiuti per sottoporli ad una delle operazioni indicate dei

punti da R1 ad R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta,

nel luogo in cui sono prodotti)

L’impianto di depurazione di Lentisco è autorizzato per il ricevimento degli extraflussi definiti con il

codice CER 200304 e codice CER 200306 per un quantitativo pari a 10.074 Tn/anno (2.230 a.e.) a

fronte di una quantità di extraflussi conferiti pari a 4.142 Tn/anno (dati riferiti all’ anno 2010).

Si segnala inoltre che conferimenti di rifiuti con carichi organici inferiori a quelli indicati 5000 mg/l di

BOD5 determinano un minor carico in a.e. in ingresso all’impianto.

Il depuratore è inoltre autorizzato al ricevimento fanghi prodotti dagli impianti di depurazione

dell’ATO5 (codice CER 190805) per un quantitativo pari a 9.855 Tn/anno (4.500 a.e.) a fronte di

una quantità di extraflussi conferiti pari a 447 Tn/anno (dati riferiti all’ anno 2010).

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Si segnala inoltre che conferimenti di rifiuti con carichi organici inferiori a quelli indicati di 10.000

mg/l BOD5. determinano un minor carico in a.e. in ingresso all’impianto.

Trattandosi di un impianto a forte fluttuazione è stata sempre cura di ASA limitare le portate in

ingresso di eventuali carichi di extraflussi in condizioni di alto carico idraulico in ingresso durante i

mesi estivi.

Si ricorda che i conferimenti della fognatura di Marina di Campo per interventi di manutenzione

straordinaria, ai sensi della comunicazione della Provincia di Livorno n. 23373 del 14/05/04 , non

vanno ad incidere sul calcolo della capacità residua.

Con la presente, avendo l’impianto di Lentisco caratteristiche e capacità depurative adeguate,

l’azienda A.S.A. S.p.A., richiede l’applicazione presso l’isola d’Elba dall’art. 230 relativamente alla

gestione rifiuti derivanti da attività di separazione del materiale solido dalla fognatura, (Rif. Ns.

Prot. 0027390/12 del 26/10/2012).

L’articolo 230, comma 5, Dlgs 152/2006 (come sostituito dal recente Dlgs 205/2010) stabilisce che

“I rifiuti provenienti dalle attività di pulizia manutentiva delle reti fognarie di qualsiasi tipologia, sia

pubbliche che asservite ad edifici privati, si considerano prodotti dal soggetto che svolge l’attività di

pulizia manutentiva. Tali rifiuti potranno essere conferiti direttamente ad impianti di smaltimento o

recupero o, in alternativa, raggruppati temporaneamente presso la sede o unità locale del soggetto

che svolge l’attività di pulizia manutentiva”.

Come è evidente, l’ articolo è riferito alle “reti fognarie” le quali sono definite dall’articolo 74,

comma 1, lettera dd), Dlgs 152 medesimo come “un sistema di condotte per la raccolta e il

convogliamento delle acque reflue urbane”.

Tutto questo significa che:

L’azienda è produttore dei rifiuti pertanto potrà mettere i rifiuti in deposito temporaneo presso di sé.

Tutti i depositi temporanei devono essere comunque tenuti e gestiti nel rispetto di quanto previsto

dalla normativa relativamente alla corretta tenuta dei rifiuti.

La corretta tenuta dei depositi temporanei presso i singoli impianti, in particolari quelli di piccole

dimensioni, molto numerosi presso l’Isola D’Elba, risulta particolarmente difficoltosa. La possibilità

quindi di utilizzare la sede locale attrezzata allo scopo presso l’impianto di Lentisco costituisce

elemento imprescindibile per la corretta tenuta degli stessi.

Premesso che il rifiuto CER 200306 è costituito da rifiuti della pulizia della fognatura e che l’attività

di vagliatura, tradizionalmente associata alla produzione di rifiuti CER 190801 vaglio costituisce

identificazione generica del piu’ specifico codice 200306, che la vagliatura effettuata nel tratto

terminale della rete fognaria non produce altro rifiuto che appunto quello derivato dalla pulizia della

rete fognaria, che il residuo delle attività di aspirazione e pulizia della rete, comunemente indicato

con CER 200306 e trasportato con autobotti è costituito da una frazione solida ed una frazione

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liquida, si ritiene che il CER 200306, applicato alla frazione mista solido/liquida raccolta durante le

attività di aspirazione con mezzi mobili, debba essere applicato anche alla frazione solida costituita

dalla stessa fattispecie di materiale derivato dalla separazione dal flusso fognario prima del

trattamento biologico o chimico fisico. La frazione di materiale solido viene ordinariamente raccolto

in depositi temporanei per il successivo smaltimento in discarica dopo classificazione in ingresso

all’impianto autorizzato. Gli smaltimenti in discarica dall’Isola D’Elba possono essere effettuati solo

tramite cassoni scarrabili con tenuta stagna idonei all’imbarco, per questo l’unico deposito

temporaneo ritenuto idoneo, ivi compreso quanto previsto dalla Normativa relativamente alla

raccolta delle acque di prima pioggia nelle pertinenze del deposito, risulta essere presso l’impianto

di Lentisco e non è possibile mantenerlo in località diverse dell’Isola d’Elba nelle pertinenze delle

strutture in dotazione al SII.

Si conclude che:

nel contesto della razionalizzazione dei flussi dei rifiuti prodotti dall’attività manutentiva del SII

all’isola d’Elba, verrà piu’ correttamente classificato il rifiuto derivante dalla separazione dei solidi

dalla rete fognaria presso gli impianti presenti sull’isola come CER 200306.

Il rifiuto CER 200306 sulla rete fognaria in ingresso agli impianti di depurazione verrà conferito ai

sensi del D.Lgs 152/06 art. 110 all’impianto autorizzato di Lentisco.

A seguito della riclassificazione e verifica che lo stesso non debba subire ulteriori trattamenti di

separazione della frazione liquida si produrrà un deposito temporaneo di CER 190801 in attesa del

successivo conferimento in discarica nel rispetto della normativa.

Il deposito, gestito logisticamente e proceduralmente in modo idoneo, costituirà quindi una

garanzia di tutela ambientale e della normativa vigente superiore rispetto all’attuale logistica,

rendendo sostenibile la corretta raccolta e pulizia delle infrastrutture fognarie dell’isola d’Elba.

Con l’occasione si informa che ASA ha operato un intervento esteso di bitumazione e rifacimento

del fondo di 920 mq in modo da migliorare sia la viabilità di accesso ai cassoni che la raccolta delle

acque, n. 2 pozzetti per la raccolta delle acque piovane, predisposizione di un’area da destinare

all’allocazione di una pesa mobile.

Il deposito preliminare in attesa di smaltimento in discarica dei vagli dagli impianti urbani dell’isola

sprovvisti di area adeguata al deposito temporaneo, avverrebbe comunque in cassone stagno di

cui si riportano in allegato le specifiche e che è già ritenuto idoneo dal punto di vista sanitario e

della sicurezza ambientale per il trasporto su nave.

La presente per richiedere in via preliminare una valutazione su ulteriori specifiche che si

rendessero a vostro giudizio necessarie da aggiungere alla richiesta di autorizzazione, eventuali

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garanzie finanziarie legate all’attività di “autorizzazione allo stoccaggio per 20 tn di CER 190901

proveniente da impianti ASA di trattamento delle acque reflue urbane in cassone stagno con tempi

massimi di deposito di 1 anno presso l’impianto di Lentisco”.

L’esercizio dell’impianto consente di restituire all’ambiente una grande parte della risorsa idrica

prelevata, a fronte della produzione di una più limitata e facilmente gestibile quantità di rifiuti

destinati a smaltimento (fanghi), pertanto tale impatto è da ritenersi limitato.

MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI

Mantenimento in efficienza delle apparecchiature e del piano di gestione rifiuti.

7.1.3 Emissioni in atmosfera Per avere un’idea di quali siano i parametri caratteristici che permettono di valutare la qualità

dell’aria e da quali fonti vengano emesse tali sostanze, la Regione Toscana si è dotata

dell’inventario regionale delle fonti di emissione (IRSE) per individuare le emissioni delle principali

sostanze inquinanti in aria sia dal punto di vista quantitativo che di origine (settori e attività che la

producono), di tipologia (puntuali o industriali, diffuse e lineari) e di localizzazione (ambiti

provinciali, comunali o porzioni di territorio di estensione di un chilometro quadrato).

In tal modo si può capire quanto incidono le singole sorgenti (impianti industriali o di produzione di

energia, ecc.) o alcune tipologia di sorgente di emissione (traffico veicolare, riscaldamenti

domestici, settori produttivi diffusi, porti, aeroporti,autostrade ecc.).

Dall’ultimo aggiornamento reperibile IRSE , risalente all’anno 2003, gli impianti di depurazione non

appartengono a nessuno dei macrosettori elencati, ma possono essere considerati, in senso lato,

insediamenti che trattano sostanze che , seppure non classificabili come rifiuto, sono comunque

caratterizzate da un certo carico inquinante.

Le emissioni generate dalle apparecchiature di processo sono emissioni diffuse, dovute

all'evaporazione superficiale delle vasche di trattamento la cui composizione è quasi

esclusivamente vapor acqueo. Trattasi di modeste emissioni comuni a tutti gli impianti a fanghi

attivi, collegati ai sistemi di aerazione, costituite da anidride carbonica del processo metabolico,

vapore acqueo e nebulizzazione (aerosol). Tale aspetto è elemento di igiene industriale e non di

impatto ambientale, trattato all’interno del documento di valutazione dei rischi ai sensi del d.lgs.

81/08 e s.m.i..

All’interno di questa sezione di digestione aerobica il fango subisce un trattamento aerobico simile

a quello impiegato per il liquame con lo stesso procedimento ovvero con l’insufflazione di aria

tramite un tappeto di diffusione e un compressore. Il fango che ha subito un trattamento aerobico

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non è putrescibile, risulta stabile biologicamente e privo di sostanze colloidali. Tramite il processo

di stabilizzazione si riduce la concentrazione di microrganismi, l’emanazione di odori fastidiosi e la

putrescibilità della sostanza organica. Oltre a ciò, si registra anche una riduzione sostanziale della

quantità di solidi sospesi presenti nel fango. Il grado di riduzione dei solidi volatili dipende

fondamentalmente da due fattori:

• dal tempo effettivo di permanenza del fango nella sezione di digestione (età del fango);

• dalla temperatura di processo.

L’emissione in atmosfera del digestore aerobico è costituita da anidride carbonica (CO2).

L’impianto si trova lontano dai centri abitati quindi eventuali esalazioni maleodoranti,

eventualmente formate in caso di anomalia di processo, non sono in condizione di arrecare

disturbo alla popolazione (le prime abitazioni sono ubicate ben oltre la soglia di ricaduta a terra

dell'emissione odorosa e comunque al di là del limite di dispersione della stessa.)

Da tutto ciò ne deriva che l’impatto sull’ambiente è da ritenersi trascurabile.

MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI

Al fine di mitigare l’ impatto dovuto all’emissione di aerosol, sono stati adottati sistemi di aerazione

del liquame e del fango di tipo ad insufflazione d’aria al posto di turbine di aerazione superficiale.

7.1.4 Fattori climatici Il clima è l’insieme delle condizioni atmosferiche medie( temperatura, umidità, pressione, direzione

e intensità del vento, precipitazioni, irraggiamento del sole,copertura nuvolosa) che caratterizzano

una determinata regione geografica, ottenute da rilevazioni omogenee dei dati per lunghi periodi di

tempo.

Quando si parla di "clima" ci si riferisce alle condizioni ambientali che persistono in una zona per

periodi lunghi almeno qualche decina di anni (da minimo 30 anni a migliaia di anni) e condizioni

atmosferiche che tendono a ripetersi stagionalmente, mentre variazioni meteo giornaliere,

stagionali o annuali devono essere considerate variazioni del tempo meteorologico di una zona. In

pratica quando si parla di clima si parla non soltanto delle condizioni meteo ma soprattutto

all'ambiente ad esse associate: una variazione del clima è una variazione stabile non solo delle

condizioni meteo di un'area ma anche dell'ambiente di quell'area (ambiente inteso come piante,

animali, attività erosive, morfologia,...).

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Gli elementi climatici sono delle grandezze fisiche misurabili , la cui misurazione viene effettuata

per mezzo di opportuna strumentazione da parte delle stazioni meteorologiche e sono:

• Temperatura

• Umidità

• Pressione

• Intensità e durata della radiazione solare (funzione della latitudine, della stagione e della

durata del giorno)

• Precipitazioni

• Nuvolosità

• Vento (velocità,direzione,raffiche)

La funzione propria di un impianto di depurazione è quella di abbattere il carico inquinante

presente nei reflui urbani collettati dal sistema fognario a servizio di un determinato agglomerato

prima dell’immissione degli stessi in un corpo recettore (in questo caso il mare).

L’esercizio di un impianto di depurazione e, nello specifico, di quello di Lentisco, non produce di

per sé emissioni che possano andare a impattare su alcun elemento climatico.

MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI

Non necessarie.

7.1.5 Consumo delle materie prime Le materie prime utilizzate durante il processo depurativo sono rappresentate dall’utilizzo di

polielettrolita cationico necessario per aumentare l’efficienza della disidratazione meccanica e

dall’ utilizzo dell’ipoclorito di Sodio nella sezione di disinfezione, che avviene solo in caso di

emergenza e per tempi strettamente necessari.

I consumi in fase di esercizio, non possono essere eliminati, in quanto costituiscono parte

integrante del processo di depurazione dei reflui; ne deriva quindi un impatto negativo trascurabile.

MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI

Mantenimento in perfette condizioni delle apparecchiature al fine di preservare in condizioni di

massima efficienza e non far aumentare i consumi delle materie prime.

7.1.6 Consumo energia elettrica L’energia elettrica utilizzata all’interno dell’impianto proviene dalla locale rete di distribuzione con

una potenza contrattuale di 200 Kw.

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I consumi elettrici attuali sono pari a 395.381 Kwh/anno

Tali consumi si presentano elevati con conseguente impatto negativo, però dovuto alle necessità di

esercizio dell’impianto.

MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI

Mantenere sotto controllo i consumi energetici effettuando correttamente tutti gli interventi di

manutenzione previsti per le varie apparecchiature al fine di preservarle in condizioni di massima

efficienza.

7.1.7 Consumo Idrico Per quanto riguarda l’utilizzo della risorsa acqua, l’impianto di depurazione presenta un consumo

idrico praticamente nullo caratterizzato esclusivamente dall’utilizzo di acqua per operazioni di

pulizia/manutenzione e per i servizi igienici.

Per limitare il più possibile gli sprechi di acqua, tutte le sezioni dell’impianto sono sottoposte a

regolare manutenzione, in maniera da verificare ed ovviare alla presenza di eventuali perdite.

MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI

Utilizzo razionale della risorsa idrica e regolare manutenzione delle sezioni di impianto.

7.1.8 Inquinamento acustico In generale gli impianti presenti nel sito in questione risultano in funzione 24 ore al giorno senza

apprezzabili variazioni di rumore.

Le principali sorgenti di emissione sonora provenienti dall’Impianto di depurazione sono

rappresentate dalle pompe e dai sistemi di produzione di aria compressa a servizio dei vari

trattamenti.

Attualmente non è presente un Piano di Classificazione Acustica dell’ area in oggetto

MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI

All’interno del depuratore, le fonti di rumore intenso, quali le soffianti di produzione di aria

compressa necessaria al processo depurativo, sono state alloggiate all’interno di appositi locali

opportunamente insonorizzati.

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7.1.9 Traffico indotto Il traffico veicolare dovuto all’esercizio dell’impianto è costituito dai veicoli del personale

dell’impianto oltre al ricevimento extraflussi mediante autobotti. E’ intenzione di ASA S.p.A.,

dislocare parte del ricevimento extraflussi presso il depuratore di Porto Azzurro, in modo da

alleggerire il traffico locale.

7.1.10 Salute pubblica L’assoluta positività dell’impatto igienico sanitario sulla salute pubblica dovuto sia dall’esistenza,

che dall’esercizio del depuratore di Lentisco, appare evidente dal confronto con quella che viene

definita “Opzione Zero”, cioè la non presenza, e quindi, il non esercizio del depuratore stesso.

Questo significherebbe lo scarico a cielo aperto in ambiente dei reflui urbani dell’intero abitato di

Marina di Campo, il che comporterebbe un impatto fortemente negativo su molteplici matrici

ambientali, impatto eliminabile solamente con, appunto, l’esercizio di un adeguato impianto di

depurazione.

7.1.11 Suolo e sottosuolo L’impianto è ubicato su di un territorio ricadente nell’ Sistema della Pianura – S3

In questo sistema, la scomparsa dell'agricoltura ha determinato un accentuato frazionamento delle

proprietà ed ha lasciato il posto ad una diffusa edificazione di case sparse, in parte derivate dalla

ristrutturazione di precedenti edifici colonici, in parte di recente costruzione, ma tutte con tipologia

prevalentemente uni e bifamiliare. In alcuni casi l'edificazione determina veri e propri nuclei abitati

consolidati, in altri un insediamento diffuso, nel quale le pertinenze delle abitazioni sono sistemate

a giardino o coltivate ad orti. Si è costituito così un modello insediativo peculiare che caratterizza la

situazione elbana. La destinazione turistico - ricettiva è quasi del tutto assente.

Dal punto di vista geologico l’area occupata dal depuratore di Lentisco è costituita da un sottosuolo

costituito da depositi di sabbie, limi e ghiaie e da una formazione litologica formata da materiale

granulare sciolto o poco addensato a granulometria non definita. Il depuratore di Lentisco si trova

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in quell’area dal 1975, perciò i fenomeni di subsidenza che normalmente si verificano in seguito

alla costruzione di strutture sul terreno sono ormai stabilizzati.

Per la natura stessa dell’opera e per le modalità del relativo funzionamento non appare che

l’esistenza dell’impianto in quella localizzazione ed il relativo esercizio abbiano impatti sul suolo e

sottosuolo dell’area.

MITIGAZIONE DEGLI IMPATTI

Il rischio di contaminazione del suolo può derivare da situazioni di emergenza, e

conseguentemente la gestione di tali aspetti è stata presa in considerazione sviluppando idonee

ed accurate procedure di controllo operativo e di gestione delle emergenze.

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7.2 Compensazioni 7.2.1 Conformità normativa L’impianto è conforme al D.Lgs 152/2006 e ss.mm.ii. oltre alle leggi regionali di riferimento.

7.2.2 Monitoraggio Le componenti ambientali sono sottoposte a monitoraggio e controllo secondo quanto previsto

dalla vigente normativa.

7.2.3 Piano di Manutenzione e Gestione A.S.A. S.p.A., Gestore del S.I.I., produce, per ogni impianto in propria gestione, un Programma di

Manutenzione e Gestione, redatto ai sensi e per gli effetti dell’Allegato 3, capo 2 del D.P.G.R. 8

settembre 2008, n. 46/R, Regolamento di Attuazione della Legge regionale 10 Ottobre 2011, n. 50

“Norme per la tutela delle acque dall'inquinamento”.

Il Programma di Manutenzione e Gestione (PMG) e finalizzato ad individuare il complesso delle

attività necessarie a:

• effettuare un controllo regolare, efficace e tempestivo del processo depurativo;

• assicurare nel tempo l’integrita, la funzionalita ed efficienza degli impianti attraverso le

richieste azioni di verifica, programmare le operazioni di manutenzione ordinaria e

straordinaria.

Il PMG e predisposto tenendo conto di:

• potenzialita nominale dell’impianto;

• strutturazione impiantistica e tipologia dei processi depurativi;

• caratteristiche degli eventuali sistemi di controllo e verifica del processo depurativo;

• stato di conservazione delle strutture e degli impianti.

Nel PMG, viene descritta la tipologia dell’impianto oggetto del documento ed in considerazione

della specificità dello stesso vengono individuate le attività di manutenzione e gestione,

indicandone altresì la relativa frequenza, facendo riferimento a quanto indicato nel già citato R.R.

46/08.

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7.2.4 Gestione delle Emergenze Lo scopo della presente procedura consiste nel:

• limitare e controllare gli eventi che determinano le condizioni definite all’art. 2 dei “Criteri

di attivazione delle emergenze del servizio idrico integrato “ di danno ambientale,

disservizio, scarico, rifiuto, rischio sanitario, carenza di risorsa, segnalazione di anomalie,

onde ridurne al minimo gli effetti e, soprattutto, limitare i danni alla salute umana e

all'ambiente;

• mettere in atto le misure necessarie per tutelare la salute umana e l'ambiente contro le

conseguenze degli eventi indicati;

• comunicare le informazioni necessarie al pubblico ed alle autorita'interessate;

• garantire il ripristino, il recupero e il disinquinamento dell'ambiente.

Le possibili situazioni di emergenza individuate sono:

• anomalie registrate sull’impianto che causano il mancato rispetto potenziale o misurato

delle prescrizioni previste dalla Normativa Vigente in campo ambientale e sanitario o

dall’autorizzazione allo scarico;

• ingressi di reflui anomali che possano compromettere il corretto funzionamento

dell’impianto di depurazione con possibili danni al sistema depurativo;

• variazioni di condizioni ambientali (variazioni di temperatura, eventi meteorologici

importanti) tali da compromettere il regolare ciclo di depurazione biologica;

• anomalie elettriche e/o elettromeccaniche e/o elettroniche a carico delle diverse sezioni per

cui si registri un impatto sull’efficienza depurativa totale o di singole sezioni;

• anomalie che si verificano durante l’esecuzione di interventi di manutenzione programmata

a seguito di imprevisti.

Qualora si verifichi una delle situazioni di emergenza sopra elencate, il Piano di Gestione delle

Emergenze individua:

• Catena di responsabilita per l’informazione del personale preposto, sia in orario lavorativo

che in orario notturno e/o festivo;

• Le modalita di valutazione delle priorita di intervento;

• La gestione di eventi imprevisti nell’esecuzione di interventi programmati;

• La gestione di eventi non programmati.

Si specifica, inoltre, che, per tutto quanto non riportato dal Programma di Gestione delle

Emergenze, si deve fare riferimento al CAE

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7.2.5 Il Protocollo di Autocontrollo Secondo il D.Lgs. 152/2006 e s.m.i., nell’allegato 5 della parte terza, vengono definiti i limiti di

emissione degli scarichi di acque reflue urbane, nonché la modalità del controllo, compresa la

possibilità che il gestore esegua attività di autocontrollo.

La Legge Regionale del 31 maggio 2006 n.20 “Norme per la tutela delle acque dall’inquinamento”,

dispone all’art.13 l’approvazione di un regolamento applicativo da parte della Giunta Regionale

comprendente i criteri e le modalità per il monitoraggio degli impianti di depurazione delle acque

reflue urbane e redazioni dei protocolli di autocontrollo.

Il relativo Regolamento Attuativo DPGR dell’ 8 settembre 2008, n° 46/R stabilisce, nell’ allegato 1,

capo 1, che il controllo di conformità dia effettuato eseguendo il numero di campioni annuali

ripostati nell’allegato 5 alla parte terza del Decreto Legislativo.

Il Regolamento stabilisce altresì, che i campioni debbano essere eseguiti dal Dipartimento ARPAT,

oppure, in alternativa, dal gestore dell’impianto. In tal caso quest’ultimo deve garantire un sistema

di rilevamento dati ed di trasmissione degli stessi, ritenuto naturalmente idoneo dal Dipartimento.

Il gestore deve inoltre sottoscrivere con il Dipartimento un protocollo per il rilevamento dati e la loro

trasmissione nel rispetto delle direttive contenute nel Regolamento.

Lo stesso Regolamento dispone che la Provincia definisca le condizioni , le modalità ed i criteri da

inserire nel protocollo di autocontrollo.

La Provincia, i Comuni e l’AATO, nella sede del Comitato provinciale di cui all’articolo 17 della L.R.

66/95, definiscono, d’intesa con il Dipartimento, il programma di monitoraggio degli scarichi di

propria competenza.

Il protocollo di autocontrollo regolamenta, nel rispetto della normativa vigente, le modalità di

attuazione del controllo ed autocontrollo degli scarichi derivanti dagli impianti di depurazione di

potenzialità superiore a 2000 abitanti equivalenti, definendo altresì, per ogni impianto,il numero

totale annuo di controlli da effettuare e la sua ripartizione tra gestore e Dipartimento, che esegue

almeno il numero minimo di campionamenti previsti dalla quinta tabella dell’allegato 5 alla parte III

del decreto legislativo.

Le modalità di controllo possono subire variazioni, previo accordo tra le parti, sia i rapporto a nuovi

elementi di conoscenza acquisiti durante la gestione del protocollo medesimo, sia in rapporto alla

emanazione di nuove norme regionali e/o statali.

Il Gestore indica il laboratorio, dotato di idonne attrezzature e professionalità, che esegue le prove

di propria competenza in conformità alla norma UNI CEI ISO/IEC 17025:2005 relativamente ai

paramentri di tabella 1 dell’allegato 5 della parte terza del Decreto Legislativo.

Il protocollo è valido sino a quando una delle parti ne richiede in forma esplicita la modifica o

l’annullamento.

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7.3 Valutazione dei risultati

In questo paragrafo viene effettuata una stima quantitativa che ogni impatto identificato ha

sull’ambiente tramite l’utilizzo della matrice degli impatti ambientali ed infine vengono riportate le

valutazioni di mitigazione degli impatti.

Nella matrice degli impatti ambientali vengono analizzate per prima la grandezza dell’impatto

tramite due scale cromatiche (per individuare gli effetti positivi e negativi)con tre livelli di

valutazione (espressi da tre diverse tonalità corrispondenti a tre livelli qualitativi) oltre al parametro

nessun impatto;

Il valore grandezza degli impatti viene poi sommato al valore compensazione per valutare l’impatto

ambientale complessivo dell’opera.

Impatto Basso Medio Alto

POSITIVO 1 2 3

NEGATIVO -1 -2 -3

COMPONENTI AMBIENTALI GRANDEZZA

PRODUZIONE RIFIUTI -2

EMISSIONI IN ATMOSFERA -1

FATTORI CLIMATICI 0

CONSUMO MATERIE PRIME -1

CONSUMO ENERGIA ELETTRICA -1

CONSUMO IDRICO -1

INQUINAMENTO ACUSTICO -1

TRAFFICO INDOTTO 0

SALUTE PUBBLICA 2

SUOLO E SOTTOSUOLO 0

TOTALE PRIMA COMPENSAZIONI -5

COMPENSAZIONI

CONFORMITA’ NORMATIVA 1

MONITORAGGIO 1

P.M.G. 2

GESTIONE DELLE EMERGENZE 1

PROTOCOLLO DI AUTOCONTROLLO 2

TOTALE MATRICE 2

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Nel grafico sottostante è possibile la visualizzazione grafica dei risultati ottenuti attraverso l’utilizzo

della matrice degli impatti ambientali:

Pro

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2

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Impatti Ambientali Compensazioni Totale

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7. Analisi delle alternative

7.1 Alternative di localizzazione dell’impianto

L’impianto di Lentisco si trova localizzato nel presente sito dal 1975.

Una diversa ubicazione dell’impianto di depurazione di Lentisco comporterebbe enormi costi di

investimento sia per la progettazione e la realizzazione ex novo di un impianto di depurazione, sia

per la conseguente necessita di modificare la rete fognaria che convoglia i reflui allo stesso.

Tutto questo avrebbe un forte impatto sia in termini economici che ambientali, in quanto, per

convogliare le acque in un altro punto, sarebbero necessarie ulteriori stazioni di sollevamento oltre

a quelle gia presenti; i sollevamenti, oltre a comportare un notevole consumo di energia elettrica,

presentano un’elevata complessità di gestione, soprattutto per quanto riguarda le situazioni di

emergenza, pertanto e buona norma tecnica, nell’ambito delle costruzioni di infrastrutture inerenti il

Servizio Idrico Integrato, minimizzarne sempre la realizzazione.

Anche la costruzione stessa di un’opera di tale portata avrebbe, nel transitorio del periodo di

realizzazione, forti impatti sul territorio.

Si ritiene pertanto che sarebbe fortemente negativo sotto tutti gli aspetti, sia ambientali che

economici che logistici, prevedere una ubicazione dell’impianto diversa da quella attuale.

7.3 Alternative di processo o strutturali La tipologia di processo applicata presso il depuratore di Lentisco, diffusamente descritta al

paragrafo “Caratteristiche dell’impianto di depurazione”, e quella a fanghi attivi.

Secondo quanto riportato dalla letteratura ed in base all’esperienza del Gestore, considerando

anche la tipologia di refluo da trattare, si ritiene che il processo applicato sia quello ottimale per il

raggiungimento dell’efficienza depurativa attesa.

7.4 Alternative strategiche Le alternative strategiche consistono nella individuazione di misure per prevenire la domanda e/o

misure diverse per realizzare lo stesso obiettivo.

Trattandosi di un impianto di depurazione delle acque reflue urbane, non vi può essere

prevenzione della domanda, che anzi aumenta con il fenomeno diffuso dell’aumento della densità

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di popolazione presso i centri urbani principali, ma solo una minimizzazione della stessa a livelli

indispensabili.

Non si ritiene pertanto possibile l’applicazione di alternative strategiche che non siano di semplice

minimizzazione della domanda.

7.5 Alternativa zero L’alternativa zero, cioè la dismissione dell’impianto di depurazione di Lentisco, è da escludere

decisamente: sarebbe contraria a quanto previsto dalla normativa di settore (D.Lgs. 152/2006) e

comporterebbe una grave emergenza igienico sanitaria in tutto l’abitato di Porto Azzurro e nelle

aree limitrofe.