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Studio di Impatto Ambientale Depuratore di Rivellino Sintesi non Tecnica DEPURATORE DI RIVELLINO Comune di Livorno STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE ai sensi del D.Lgs 156/06 ss.mm.ii. e della L.R. del 12/02/10 N° 10 ss.mm.ii. SINTESI NON TECNICA Tecnico Acque reflue P.I. Kristian Gronchi Responsabile Ufficio Ambiente Dott.sa Barbara La Comba Tecnico Responsabile Impianti Nord Est Bianucci Massimo Direttore Generale ASA SpA Ing. Michele Caturegli Data Livorno, Ottobre 2013

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Page 1: SINTESI NON TECNICA - Provincia di Livorno SINTESI NON … · Studio di Impatto Ambientale Depuratore di Rivellino Sintesi non Tecnica 5 Piano Strutturale del Comune di Livorno L’impianto

Studio di Impatto Ambientale Depuratore di Rivellino Sintesi non Tecnica

DEPURATORE DI RIVELLINO

Comune di Livorno

STUDIO DI IMPATTO AMBIENTALE

ai sensi del D.Lgs 156/06 ss.mm.ii.

e della L.R. del 12/02/10 N° 10 ss.mm.ii.

SINTESI NON TECNICA

Tecnico Acque reflue

P.I. Kristian Gronchi

Responsabile Ufficio Ambiente

Dott.sa Barbara La Comba

Tecnico Responsabile Impianti Nord Est Bianucci Massimo

Direttore Generale ASA SpA

Ing. Michele Caturegli

Data

Livorno, Ottobre 2013

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Studio di Impatto Ambientale Depuratore di Rivellino Sintesi non Tecnica

1 Proponente ASA Spa opera nel Servizio Idrico Integrato (acquedotto, fognatura e depurazione).

Dal 2002 è Gestore Unico del servizio idrico nel territorio in cui vigila l'Autorità Idrica Toscana -

Conferenza Territoriale N°5 "Toscana Costa" (ex AAT O 5), il cui bacino di utenza è di 372.618

abitanti suddivisi in 33 Comuni appartenenti a 3 province (Livorno, Pisa e Siena).

La società ASA SpA svolge, all’interno del proprio stabilimento ubicato a Livorno nel Comune di

Livorno, attività di depurazione dei reflui da scarichi urbani/industriali a preponderanza di tipologia

civile o ad essa assimilabili, recapitati tramite fognatura urbana.

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Studio di Impatto Ambientale Depuratore di Rivellino Sintesi non Tecnica

2 Sintesi non tecnica

La sintesi non tecnica, sintetizza in maniera semplificata, le questioni affrontate nel procedimento

di valutazione del piano e dei processi di partecipazione che lo hanno accompagnato.

Assume un ruolo rilevante in quanto diventa, a tutti gli effetti, lo strumento di carattere divulgativo

che garantisce la trasparenza del processo.

La sintesi non tecnica costituisce il principale strumento di informazione e comunicazione con il

pubblico previsto nell’ambito della valutazione ambientale di piani e programmi e in essa sono

sintetizzati e riassunti in un linguaggio accessibile a tutti, i contenuti dello Studio Ambientale cui si

rimanda per una trattazione più approfondita di tutti gli argomenti qui esposti.

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Studio di Impatto Ambientale Depuratore di Rivellino Sintesi non Tecnica

3 Scopo

Scopo del presente, è approfondire e analizzare tutti gli aspetti ambientali delle opere già in

esercizio e regolarmente autorizzate in conformità agli strumenti di pianificazione e

programmazione territoriale e settoriale (a livello comunale, provinciale e regionale), nonché con la

normativa di settore vigente.

A tal fine nel presente procedimento vengono nuovamente raccolti e descritti tutti gli aspetti

descritti tutti gli aspetti tecnici, ambientali, urbanistici e normativi.

Gli approfondimenti degli aspetti ambientali relativamente alle sezioni ubicate presso l’inceneritore

del Picchianti – Linea Fanghi vengono descritti negli aspetti specifici di interesse e approfonditi

solo rispetto alle potenziali criticità ma la stessa struttura è già stata in molti aspetti sottoposta ad

analisi di sostenibilità in quanto posta all’interno dell’area dell’inceneritore di proprietà AAMPS e

destinata in parte alle funzionalità dell’inceneritore stesso (uno dei tre digestori, è oggi destinato a

serbatoio antincendio dell’inceneritore).

La Piattaforma di Paduletta, viene descritta negli aspetti specifici di interesse in quanto funzionali

alla definizione delle attività connesse al depuratore civile di Livorno, ma si ricorda che è un

impianto/piattaforma che è stato oggetto di specifica valutazione di impatto ambientale prima del

rilascio del titolo autorizzativo all’esercizio e quindi è già stato sottoposto alle valutazioni previste ai

sensi della LR 10/10.

I contenuti del presente studio sono stati sviluppati tenendo conto che l’impianto è già in esercizio

e che attualmente opera con un’autorizzazione con Delibera Dirigenziale della Provincia di Livorno

N. 16 del 26.01.2010.

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4 Descrizione dell’ area

L’impianto di depurazione si trova a Nord - Est dell’ abitato di Livorno.

La Zona dove è collocato l’impianto si presenta pianeggiante, ai confini con la zona portuale ed

industriale, con in lontananza centri abitativi residenziali.

La linea acque è localizzata in zona urbana ed è denominata Rivellino; la linea fanghi è invece

ubicata in località Picchianti, nella stessa area in cui è installato l’impianto di incenerimento dei

rifiuti solidi urbani.

L’accesso all’ area avviene mediante strada a doppio senso di marcia, denominata Via del

Gazometro,dalla quale si accede al depuratore, che rimane, tuttavia, defilato. Altri accessi all’area

dell’impianto Rivellino sono posti in Via della Cinta Esterna e in Via dei Bagnetti. I mezzi operativi

accedono all’impianto da Via della Cinta Esterna.

La sezione di trattamento fanghi è posta nell’area dell’inceneritore in zona di proprietà AAMPS. Gli

accessi sono indipendenti dall’area direttamente in gestione ad AAMPS e si trovano uno in via

dell’Artigianato ed uno, per i mezzi operativi, in via dei Soffiatori di Vetro. La piattaforma di

ricevimento bottini è posta in via Enriquez.

Foto aerea dell’ area interessata

Depuratore di Rivellino

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Mappa dell’area interessata

Particolare aereo dell’area interessata del depuratore linea di trattamento acque e ubicazione relativa della sezione linea d trattamento fanghi

Depuratore Rivellino

Impianto Trattamento Fanghi

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Foto Aerea con indicazione della posizione relativa della piattaforma Paduletta rispetto alla linea

acque del Rivellino

Il Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) è lo strumento di pianificazione per il governo delle

risorse del territorio provinciale, per la loro tutela e per la loro valorizzazione, colloca il sito in

oggetto all’interno del sistema territoriale della fascia costiera e della pianura, e più precisamente

nel sottosistema territoriale urbano di Livorno e della pianura dell’Arno.

Il sottosistema è caratterizzato dalla presenza della città di Livorno, di servizi, quale quello della

logistica – con il Porto di Livorno, l’interporto di Guasticce ed il Faldo - di livello territoriale e le

principali connessioni con gli assi infrastrutturali a scala provinciale, di area vasta, regionale e

nazionale.

Gli obbiettivi specifici dettati dal PTC per il sottosistema territoriale urbano di Livorno e della

pianura dell’Arno sono:

- l’attuazione dell’intesa d’Area Vasta sottoscritta nel gennaio 2007 sul recupero del canale

Scolmatore d’Arno;

- l’attuazione dell’intesa sullo sviluppo della Piana di Guasticce sottoscritta nel mese di luglio 2007;

- l’attuazione dell’intesa sul nuovo PRP del porto di Livorno;

- sviluppo della metropolitana di superficie e recupero della linea ferroviaria Pisa-Tirrenia-Livorno.

Per una visione più dettagliata si rimanda alla lettura dello studio ambientale dove vengono

analizzati i Sistemi e Sottosistemi Funzionali in modo approfondito.

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5 Piano Strutturale del Comune di Livorno

L’impianto in oggetto viene classificato nel Piano Strutturale del Comune di Livorno, approvato con

Decreto del Presidente della Giunta Regionale n. 145 del 21.7.1997 e pubblicato sul B.U.R.T. n. 32

del 13.8.1997.

Il Piano Strutturale individua i sistemi e i sub-sistemi ambientali e insediativi, in relazione ai quali

vengono definiti e individuati gli obiettivi da perseguire nel governo del territorio comunale al fine di

garantire lo sviluppo sostenibile del territorio, nel rispetto del carattere ambientale, storicoartistico,

urbanistico che lo caratterizza.

Il Piano Strutturale organizza la gestione del territorio attraverso l’individuazione dei seguenti

sistemi territoriali:

n.1. Sistema di tutela ambientale

n.2. Sistema arcipelago

n.3. Sistema pedecollinare

n.4. Sistema insediativo

n.5. Sistema portuale e delle attività.

Esso individua, inoltre, i seguenti sistemi funzionali:

n.6. Sistema delle centralità

n.7. Sistema dei parchi

n.8. Sistema santuario di Montenero

n.9. Sistema infrastrutturale.

Ogni sistema è ulteriormente suddiviso in sottosistemi e Unità Territoriali Organiche Elementari

(UTOE) disciplinati da prescrizioni, modalità di intervento, vincoli e limitazioni all’edificazione e alle

diverse forme di uso del territorio.

L’impianto è ubicato su di un territorio ricadente nell’art. 18 - Sistema insediativo -.

Il sistema degli insediamenti è costituto da quelle parti di territorio in cui le strutture antropiche di

tipo urbano sono nettamente prevalenti sulle strutture ambientali. Questo sistema comprende il

territorio urbanizzato a prevalente funzione residenziale, i nuclei d’impianto storico, la città

contemporanea, gli insediamenti collinari, la fascia costiera prospiciente il sistema.

All’interno del sistema sono individuati i seguenti sottosistemi:

4-A Costa urbana (art.19);

4-B insediativo centrale (art.20);

4-C insediativo di pianura (art.21);

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4-D insediativo di collina (art.22).

Gli obbiettivi definiti per il Sistema insediativo sono:

- tutelare i tessuti di valore storico ambientale riconosciuti;

- migliorare la qualità urbana complessiva e la residenzialità;

- migliorare l’offerta e la qualità dei servizi;

- compatibilità dell’uso turistico con la residenza.

Più precisamente l’impianto ricade all’interno dell’ art. 20 – Sottosistema 4-B insediativo centrale .

Il sistema include quindi gran parte della città di impianto urbanistico storico.

Ogni sottosistema è suddiviso, poi, in unità territoriali organiche elementari e l’impianto in oggetto

ricade nella 4-B-3: Venezia, corrispondente all’espansione sei-ottocentesca della città, a nord della

città di fondazione, caratterizzata per essere attraversata da canali navigabili.

Per esso il Piano Strutturale definisce i seguenti obbiettivi generali:

1. valorizzare il patrimonio storico-ambientale;

2. tutelare l’impianto urbanistico storico pianificato, riconoscere i valori storici e valorizzare le

strutture insediative;

3. conservare l’impianto urbanistico (rete stradale, fossi);

4. valorizzare gli edifici di interesse storico;

5. conservare l’edilizia storica;

6. conservare le regole storiche di impianto edilizio e gli antichi caratteri costruttivi ove

presenti;

7. trasformazione di parte dell’area del Cantiere Orlando in corso di dismissione per

permettere la localizzazione di servizi per la nautica, attività terziarie, commerciali;

8. ricettive, residenza (unità territoriale organica elementare 4-B-4);

9. disincentivare il traffico veicolare secondo gli indirizzi del Piano del Traffico.

Ogni sistema è ulteriormente suddiviso in sub-sistemi e Unità Territoriali Organiche Elementari

(UTOE) disciplinati da prescrizioni, modalità di intervento, vincoli e limitazioni all’edificazione e alle

diverse forme di uso del territorio.

L’impianto ricade all’interno dell’UTOE 4-B-3, all’interno del sottosistema 4-B, denominato

“Venezia”, corrispondente all’espansione sei-ottocentesca della città, a nord della città di

fondazione, caratterizzata per essere attraversata da canali navigabili. Gli obiettivi per questa

UTOE riguardano:

valorizzare il patrimonio storico ambientale; tutelare l’impianto urbanistico storico pianificato;

riconoscere i valori storici e valorizzare le strutture insediative; conservare l’impianto urbanistico

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(rete stradale, fossi); valorizzare gli edifici di interesse storico; conservare l’edilizia storica;

conservare le regole storiche di impianto edilizio e gli antichi caratteri costruttivi ove presenti;

consentire la sostituzione degli edifici recenti privi di valore storico; trasformazione di parte

dell’area del Cantiere Orlando in corso di dismissione per permettere la localizzazione di servizi

per la nautica, attività terziarie, commerciali; disincentivare il traffico veicolare secondo

gli indirizzi del Piano del Traffico.

Le categorie d’intervento prevalenti nel sottosistema sono:

a) Conservazione e recupero (art.3.a., art.3.b) con le precisazioni che seguono: valorizzare

l’immagine urbana verso lo spazio pubblico fissando i caratteri dell’immagine pubblica da

mantenere; trasferire le funzioni incompatibili con i caratteri storico-ambientali; favorire il recupero

residenziale di edifici occupati da attività terziarie; valorizzare gli edifici storici; recuperare gli

ambienti e le banchine lungo i fossi all’uso culturale – commerciale razionalizzando l’uso per la

nautica; caratterizzare l’ambiente storico anche attraverso il colore ( in particolare per le UTOE 4-

B-2 Spianate e 4-B-3 Venezia); completare la ricostruzione degli isolati danneggiati da eventi

bellici (in particolare per la UTOE 4-B-3 Venezia); valorizzare l’uso dello spazio pubblico,

migliorandone la qualità ambientale; valorizzare l’impianto della Venezia anche attraverso il

ripristino di antichi percorsi (UTOE 4-B-3 Venezia).

Estratto Planimetria U.T.O.E.

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6 Descrizione sintetica dell’opera Il processo di depurazione è in grado di depurare 239.000 AE. La principale caratteristica

funzionale di questo impianto è quella di essere suddiviso in due parti, la linea acque e la linea

fanghi, le cui apparecchiature sono dislocate in aree non contigue, distanti l’una dall’altra circa 3,8

Km e collegate tramite condotte interrate. L'impianto in località Rivellino provvede alla depurazione

delle acque reflue e liquami raccolte e convogliate attraverso la fognatura a servizio della città,

l'impianto in località Picchianti costituisce invece la fase finale del processo depurativo e provvede

alla digestione anaerobica ed alla disidratazione dei fanghi.

L'impianto, nel suo complesso (Depurazione + Trattamento fanghi), provvede alla depurazione dei

reflui scaricati nella pubblica fognatura a servizio della città di Livorno.

Opera attraverso un trattamento biologico a fanghi attivi e quindi provvede allo scarico idrico in

acque superficiali (Porto di Livorno Bacino S. Stefano).

Le fasi della depurazione sono le seguenti:

LINEA ACQUE • Sgrigliatore/pressa bottini civili

• Primo sollevamento

• Grigliatura fine

• Dissabbiaggio e flottazione

• Sedimentazione primaria

• Secondo sollevamento

• Trattamento biologico a fanghi attivi ( ossidazione biologica)

• Sedimentazione finale

• Filtrazione a sabbia

• Clorazione d’emergenza

• Miscelatore fanghi

• Stazione di pompaggio all’ITF

LINEA FANGHI

• Addensamento fanghi

• Digestione fanghi

• Disidratazione meccanica

• Letti di essiccamento

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LINEA ACQUE

Nella prima fase di sgrigliatura, si provvede alla separazione dei solidi in sospensione

dall'ambiente acquoso.

Il liquame da trattare viene spinto nel corpo macchina, appositamente studiato per distribuire il

flusso, ed attraversa dall'esterno la superficie del cilindro che ruota lentamente (10 giri/min). Le

particelle solide vengono trattenute sulla superficie esterna del cilindro e vengono quindi rimosse

dalla lama scolmatrice. L'acqua filtrata, per uscire, attraversa una seconda volta il cilindro nella

parte inferiore, dall'interno verso l'esterno. La grande massa dell'acqua filtrata, che raggiunge una

certa velocità, attraversa il cilindro ed esercita una efficace azione di contro lavaggio delle luci di

filtrazione. In questo modo la porzione del cilindro che si presenta all'alimentazione è sempre

pulita. L'azione di contro lavaggio impedisce inoltre la formazione di mucillaggini all'interno del

cilindro.

I solidi raschiati dalla lama cadono nella pressa che provvede a compattarli.

La fase successiva riguarda il primo sollevamento: la stazione è formata da una vasca coperta in

cui recapitano le acque tramite la tubazione che raccoglie l'insieme dei collettori di fognatura nera.

Nella stessa vasca vengono recapitate, con altro collettore, le acque di ritorno dalla fase fanghi

insieme alle acque scaricate dalla sezione chimico-fisica, le acque derivanti dal lavaggio filtri, e

quelle provenienti dai troppo pieni delle varie fasi di trattamento dell'area del Rivellino.

I liquami accedono, per mezzo di apposite paratole, ai canali di sollevamento, dove sono installate

le pompe a coclea.

In seguito, la grigliatura fine opera per mezzo di due canali, in cui sono installate griglie a pulizia

meccanizzata aventi luce tra le barre di 6 mm. I due canali sono dotati di paratoie a monte ed a

valle delle griglie per le operazioni di manutenzione. In un terzo canale di uguali dimensioni è

installato una griglia a pulizia meccanica avente la luce tra le barre di 6 mm e una paratoia di by-

pass per l’ emergenza.

Il materiale sgrigliato è scaricato su una coclea che lo trasporta in un compattatore e da qui in un

cassone per poi essere conferito in discarica.

Il refluo, invece, subisce dissabbiaggio e flottazione. Questa fase è realizzata in quattro bacini

combinati. Ogni bacino presenta una zona centrale in cui si realizza la decantazione delle sabbie,

dotata di diffusori d'aria sommersi per la preareazione del liquame e per mantenere in superficie le

sostanze grasse. In testa a questo canale è realizzata una tramoggia di fondo per la raccolta delle

sabbie che vi vengono recapitate tramite l'azione di una raschia installata su carroponte che si

muove su e giù lungo la vasca.

Le sabbie sono estratte mediante air lift e collegate direttamente ad un separatore; da qui vengono

caricate automaticamente nell'apposito cassone. Lateralmente al canale centrale, ogni bacino

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combinato presenta una zona di calma in cui si realizza la flottazione delle sostanze grasse.

Queste sono estratte mediante raschie superficiali, con trascinamento a catena, che scaricano le

sostanze grasse su di un nastro trasportatore posto longitudinalmente a fine vasca e che recapita i

materiali in apposito cassone.

La sedimentazione primaria è realizzata mediante due bacini circolari dotati di carroponte con

raschia sommersa per il convogliamento dei fanghi a centro vasca. I fanghi sono estratti con

apposita pompa sommersa e recapitati in una vasca di stoccaggio del fango primario.

Le acque chiarificate sfiorano da uno stramazzo realizzato a settori quadrangolari per aumentare

l'intero perimetro di sfioro e sono raccolte nella vasca di secondo sollevamento.

I due sedimentatori hanno sempre dato buoni rendimenti e sono stati coperti al fine di limitare

l'emissione di sostanze odorigene.

Il secondo sollevamento, realizzato per trasferire i liquami già sottoposti a trattamenti primari nelle

vasche di ossidazione biologica, è costituito da 4 pompe centrifughe.

Per il trattamento biologico sono presenti n. 4 bacini combinati per un totale di 8 vasche. Ogni

vasca è di fatto separata dalle altre ed in ognuna avviene autonomamente il ciclo intero biologico e

di sedimentazione.

I liquami giungono nella parte centrale dell'aeroaccelator e si mescolano con la miscela di fango

attivo grazie anche al flusso d'aria generato dalle due doppie rampe laterali di candele porose;

queste garantiscono sia il necessario apporto di ossigeno alla miscela biologica, sia un richiamo di

fango dal comparto di sedimentazione finale, realizzandone così il ricircolo.

La miscela areata passa, attraverso finestrelle sommitali, dal comparto di areazione ai due

sedimentatori laterali. Qui i fiocchi di fango, separati dalla zona di calma da una barriera immersa

per poco più di un metro, iniziano la loro sedimentazione verso il fondo, mentre le acque

chiarificate tracimano dallo sfioro laterale.

Al fondo del comparto di ossidazione biologica vi sono delle uscite collegate a valvole automatiche

per lo scarico del fango di supero.

La successiva sezione di filtrazione si compone di 10 letti filtranti a sabbia aventi una superficie

unitaria di 85 mq che garantiscono una velocità unitaria di filtrazione da 3,9 a 5,8 m/h in relazione

alle due portate di punta.

Ogni filtro è dotato di un sistema che ne esclude l'alimentazione allorché si determina il

progressivo intasamento del filtro stesso.

Il lavaggio del letto filtrante è realizzato con l'immissione di aria controcorrente e successivamente

ammettendo, sempre dal basso, acqua industriale per l'asportazione del materiale sospeso.

L’ultima fase di miscelazione dei fanghi prodotti dal depuratore è stata realizzata con un bacino di

addensamento costituito da una vasca a fondo tronco conico.

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Al fine di garantire un adeguato rimescolamento del fango, è previsto un mixer sommerso vincolato

ad un carroponte.

I fanghi miscelati, trasferiti per vasi comunicanti nella vasca di pompaggio, sono inviati al

trattamento nell'impianto di zona Picchianti.

LINEA FANGHI

La linea fanghi è costituita dall’impianto in località Picchianti. A questo impianto sono convogliati i

fanghi della sezione biologica. Dopo separazione dei fanghi, i reflui liquidi vengono convogliati,

insieme ai reflui liquidi provenienti dalla sezione chimico-fisica, in testa alla sezione biologica di

Rivellino.

Nella prima fase di questo trattamento, avviene l'ispessimento del fango miscelato proveniente dal

Rivellino tramite tre addensatori dinamici di cui uno previsto di riserva.

I successivi due di gestori presentano agitazione mediante eiettori a biogas per il rimescolamento

del fango e di scambiatori di calore per il riscaldamento fino alla temperatura ottimale di 35 °C.

Infine, per la disidratazione, è installata una centrifuga.

Il fango disidratato prodotto viene avviato al riutilizzo in agricoltura o al compostaggio.

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Studio di Impatto Ambientale Depuratore di Rivellino Sintesi non Tecnica

7 Potenziali impatti ambientali I potenziali impatti che un’attività di depurazione potrebbe indurre sulle varie componenti

ambientali fanno riferimento esclusivamente alla fase di esercizio dell’impianto stesso, in quanto

quella relativa alla costruzione dell'impianto nel quale si svolge l'attività è già avvenuta da tempo.

I principali fattori negativi di impatto ambientale potenzialmente derivanti dall'esercizio dell'impianto

sono legati a:

a. Produzione rifiuti:

b. Emissioni in atmosfera

c. Consumo delle materie prime

d. Consumo energia elettrica

e. Inquinamento acustico

f. Traffico veicolare indotto

g. Suolo e sottosuolo

Vi sono, però, anche risvolti positivi legati alla attività dell'impianto, legati soprattutto a:

h. Occupazione

i. Salute pubblica

Vi sono inoltre fattori che non vengono assolutamente alterati dalla presenza e dall’attività

dell’impianto di depurazione:

j. Consumo idrico

k. Fattori climatici

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Studio di Impatto Ambientale Depuratore di Rivellino Sintesi non Tecnica

a) I rifiuti prodotti presso il depuratore di Rivellino sono caratterizzati esclusivamente da Vaglio

(Codice CER 190801) e Sabbie (190802) mentre presso L’ITF vengono prodotti Fanghi

(Codice CER 190805). Questi vengono gestiti e smaltiti a cura e a spese di A.S.A. S.p.A.

nel rispetto della vigente normativa in materia mitigando l’impatto mantenendo in efficienza

le apparecchiature e seguendo in modo scrupoloso il piano di gestione rifiuti.

b) Le emissioni generate dalle apparecchiature di processo sono emissioni diffuse, dovute

all'evaporazione superficiale delle vasche di trattamento la cui composizione è quasi

esclusivamente vapor acqueo. Trattasi di modeste emissioni comuni a tutti gli impianti a

fanghi attivi, collegati ai sistemi di aerazione, costituite da anidride carbonica del processo

metabolico, vapore acqueo e nebulizzazione (aerosol). Al fine di mitigare l’ impatto dovuto

all’emissione di aerosol, sono stati adottati sistemi di aerazione del liquame e del fango di

tipo ad insufflazione d’aria al posto di turbine di aerazione superficiale. Inoltre sono state

effettuate diverse opere di mitigazione, come descritto in dettaglio, nel paragrafo

“Interventi per il contenimento delle emissioni odo rose a Rivellino” e “Modifiche

impiantistiche effettuate presso l’impianto trattam ento fanghi per migliorare il

funzionamento dell’impianto e diminuire le emission i odorigene” presenti nello studio

d’impatto ambientale.

Da tutto ciò ne deriva che l’impatto sull’ambiente è da ritenersi trascurabile.

c) Le materie prime utilizzate durante il processo depurativo sono rappresentate dall’utilizzo di

polielettrolita cationico necessario per aumentare l’efficienza della disidratazione

meccanica, che avviene solo in caso di emergenza e per tempi strettamente necessari. I

consumi in fase di esercizio, non possono essere eliminati, in quanto costituiscono parte

integrante del processo di depurazione dei reflui; ne deriva quindi un impatto negativo

trascurabile.

d) L’energia elettrica utilizzata all’interno dell’impianto proviene dalla locale rete di

distribuzione con una potenza installata di 1100 Kw. Per mitigare al massimo l’impatto,

vengono mantenuti sotto controllo i consumi energetici effettuando correttamente tutti gli

interventi di manutenzione previsti per le varie apparecchiature al fine di preservarle in

condizioni di massima efficienza.

e) In generale gli impianti presenti nel sito in questione risultano in funzione 24 ore al giorno

senza apprezzabili variazioni di rumore.

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Studio di Impatto Ambientale Depuratore di Rivellino Sintesi non Tecnica

Le principali sorgenti di emissione sonora provenienti dall’Impianto di depurazione sono

rappresentate dalle pompe e dai sistemi di produzione di aria compressa a servizio dei vari

trattamenti.

All’interno del depuratore, le fonti di rumore intenso, quali le soffianti di produzione di aria

compressa necessaria al processo depurativo, sono state alloggiate all’interno di appositi

locali opportunamente insonorizzati.

f) Il traffico veicolare dovuto all’esercizio dell’impianto è costituito solamente dai veicoli del

personale dell’impianto, quindi ritenuto trascurabile sul sito del Rivellino. Dal sito ITF

partono i mezzi dedicati alo smaltimento fanghi con movimento trascurabile rispetto al

traffico veicolare presente presso l’inceneritore e l’area artigianale industriale del Picchianti.

I conferimenti di extraflussi sono effettuati presso la piattaforma di Paduletta.

g) Dal punto di vista geologico l’area occupata dal depuratore di Livorno linea acque è

costituita da aree di sedimentazione recente in ambiente palustre o di pianura alluvionale

marginale con sottosuolo costituito in prevalenza da terre fini non o scarsamente

consolidate, con rare intercalazioni di livelli a maggior resistenza ma di modesto spessore,

parametri geotecnici nel complesso scadenti.

Il depuratore di Livorno si trova in quell’area dai primi anni ‘70, perciò i fenomeni di

subsidenza che normalmente si verificano in seguito alla costruzione di strutture sul terreno

sono ormai stabilizzati.

Per la natura stessa dell’opera e per le modalità del relativo funzionamento non appare che

l’esistenza dell’impianto in quella localizzazione ed il relativo esercizio abbiano impatti sul

suolo e sottosuolo dell’area.

Il rischio di contaminazione del suolo può derivare da situazioni di emergenza, e

conseguentemente la gestione di tali aspetti è stata presa in considerazione sviluppando

idonee ed accurate procedure di controllo operativo e di gestione delle emergenze.

h) La presenza del depuratore nel Comune di Livorno porta ad un aumento dell’occupazione

sia a livello locale che a livello territoriale.

i) L’assoluta positività dell’impatto igienico sanitario sulla salute pubblica dovuto sia

dall’esistenza, che dall’esercizio del depuratore di Rivellino, appare evidente dal confronto

con quella che viene definita “Opzione Zero”, cioè la non presenza, e quindi, il non

esercizio del depuratore stesso. Questo significherebbe lo scarico a cielo aperto in

ambiente dei reflui urbani dell’intero abitato di Livorno, il che comporterebbe un impatto

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fortemente negativo su molteplici matrici ambientali, impatto eliminabile solamente con,

appunto, l’esercizio di un adeguato impianto di depurazione.

j) Per quanto riguarda l’utilizzo della risorsa acqua, l’impianto di depurazione presenta un

consumo idrico praticamente nullo caratterizzato esclusivamente dall’utilizzo di acqua per

operazioni di pulizia/manutenzione e per i servizi igienici.

Per limitare il più possibile gli sprechi di acqua, tutte le sezioni dell’impianto sono sottoposte

a regolare manutenzione, in maniera da verificare ed ovviare alla presenza di eventuali

perdite. Le acque depurate possono in caso di necessità essere recuperate pe utilizzi

interni od industriali.

k) Il clima è l’insieme delle condizioni atmosferiche medie( temperatura, umidità, pressione,

direzione e intensità del vento, precipitazioni, irraggiamento del sole,copertura nuvolosa)

che caratterizzano una determinata regione geografica, ottenute da rilevazioni omogenee

dei dati per lunghi periodi di tempo. La funzione propria di un impianto di depurazione è

quella di abbattere il carico inquinante presente nei reflui urbani collettati dal sistema

fognario a servizio di un determinato agglomerato prima dell’immissione degli stessi in un

corpo recettore (in questo caso il mare).

L’esercizio di un impianto di depurazione e, nello specifico, di quello di Livorno, non

produce di per sé emissioni che possano andare a impattare su alcun elemento climatico,

per cui non sono necessari elementi di mitigazione dell’ impatto.

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8 Conformità dell’ impianto di depurazione

L’impianto è conforme al D.Lgs 152/2006 e ss.mm.ii. oltre alle leggi regionali di riferimento. Le

componenti ambientali sono sottoposte a monitoraggio e controllo secondo quanto previsto dalla

vigente normativa. A.S.A. S.p.A., Gestore del S.I.I., produce, per ogni impianto in propria gestione,

un Programma di Manutenzione e Gestione, redatto ai sensi e per gli effetti dell’Allegato 3, capo 2

del D.P.G.R. 8 settembre 2008, n. 46/R, Regolamento di Attuazione della Legge regionale 10

Ottobre 2011, n. 50 “Norme per la tutela delle acque dall'inquinamento”.

Inoltre, per l’impianto in questione, sono presenti e consultabili come allegati allo Studio d’Impatto

ambientale, sia il Piano di Gestione delle Emergenze, sia il Protocollo di Autocontrollo, che

regolamenta, nel rispetto della normativa vigente, le modalità di attuazione del controllo ed

autocontrollo degli scarichi derivanti dagli impianti di depurazione di potenzialità superiore a 2000

abitanti equivalenti, definendo altresì, per ogni impianto,il numero totale annuo di controlli da

effettuare e la sua ripartizione tra gestore e Dipartimento, che esegue almeno il numero minimo di

campionamenti previsti dalla quinta tabella dell’allegato 5 alla parte III del decreto legislativo.

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9 Alternative

L’impianto di Livorno “Rivellino” si trova localizzato nel presente sito degli anni’70.

Una diversa ubicazione dell’impianto di depurazione di Livorno comporterebbe enormi costi di

investimento sia per la progettazione e la realizzazione ex novo di un impianto di depurazione, sia

per la conseguente necessita di modificare la rete fognaria che convoglia i reflui allo stesso.

Tutto questo avrebbe un forte impatto sia in termini economici che ambientali, in quanto, per

convogliare le acque in un altro punto, sarebbero necessarie ulteriori stazioni di sollevamento oltre

a quelle già presenti; i sollevamenti, oltre a comportare un notevole consumo di energia elettrica,

presentano un’elevata complessità di gestione, soprattutto per quanto riguarda le situazioni di

emergenza, pertanto e buona norma tecnica, nell’ambito delle costruzioni di infrastrutture inerenti il

Servizio Idrico Integrato, minimizzarne sempre la realizzazione.

Anche la costruzione stessa di un’opera di tale portata avrebbe, nel transitorio del periodo di

realizzazione, forti impatti sul territorio.

Si segnala pertanto che sarebbe non sostenibile rispetto alla pianificazione degli investimenti

dell’AATO 5 Toscana Costa, per motivi sia economici che di complessità logistica e gestionale

prevedere un ubicazione dell’impianto diversa da quella attuale. L’alternativa zero, cioè la

dismissione dell’impianto di depurazione, è da escludere secondo quanto previsto dalla normativa

in materia di tutela ambientale( D.Lgs 152/06 e ss.mm.ii.) e comporterebbe una grave emergenza

igienico sanitaria in tutto l’abitato di Livorno e nelle aree limitrofe Si richiede pertanto il rinnovo

dell’autorizzazione allo scarico e quindi all’esercizio per l’impainto di depurazione dei reflui civili

della città di Livorno per ulteriori 4 anni.