debate retórico literario s i
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7/24/2019 Debate Retrico Literario S I
1/13
Vita e Pensiero Pubblicazioni dellUniversit Cattolica del Sacro Cuoreis collaborating with JSTOR to digitize, preserveand extend access to Aevum.
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IL DIBATTITO RETORICO-LETTERARIO A ROMA NEL I SECOLO DELL'IMPEROAuthor(s): DONATO GAGLIARDISource: Aevum, Anno 40, Fasc. 3/4 (MAGGIO-AGOSTO 1966), pp. 230-241Published by: Vita e Pensiero Pubblicazioni dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore
Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20859881Accessed: 24-11-2015 14:56 UTC
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7/24/2019 Debate Retrico Literario S I
2/13
DONATO
GAGLIARDI
IL
DIBATTITO
RETORICO-LETTERARIO
A
ROMA
NEL I SECOLO DELL'IMPERO
*
Non
c'e
epoca
nel
corso
di
tutto
lo
svolgimento
della letteratura
latina che abbia visto
un
dibattito cosi
acceso
ed
appassionato
sul
problema
retorico-letterario
come
quello
a
cui
si assistette durante
il
I
secolo
delPImpero.
Che
si
trattasse
solo
d'una reazione
alPasia
nesimo
imperante,
resa
piu
acuta
dalla
consapevolezza
di
una
crisi
in atto; e che la polemica si risolvesse in un vano discettare sulla
terapia
da
seguire
per
curare
le
presunte
malattie
delParte
?
com'e
stato
spesso
asserito
1
e
tesi
che
non
persuade
e non
soddisfa.
Ne
le
spiegazioni
offerte ed
i
rimedi
suggeriti
rivelano uniformita
di
accenti
o,
peggio
ancora,
acquistano
il
carattere
del
luogo
comune.
II
dibattito invece
?
a
nostro
avviso
?
pur
nella
varieta
delle
po
sizioni
palesate
dai diversi
interlocutori,
e
sovrattutto
Pespressione
della
presa
di
coscienza d'un
problema
sentito
e
sino
ad allora
non
sufficientemente
penetrato
per
difetto di
un'adeguata
teorica del
Parte,
oltre
che
per
la
sostanziale soddisfazione
del classicismo for
male.
Questo,
sin
dai
tempi
anteriori
a
Cicerone,
si
era
quasi
intera
mente
nutrito
di
retorica,
divenuta
il
fondamento
delPeducazione
letteraria
antica,
con
tutti
gli svantaggi
che
il sistema
comportava,
in
quanto
limitatore
di
piu
ampie
aperture
ed
artefice
di
una
forma
mentis
cosi radicata
da
essere
spesso
contrapposta
alia
filosofia,
anche
se
poi
di
questa
la retorica
si serviva
per
dare
una
base
teo
rica
a
delle
regole
che
rimanevano
empiriche
in
mancanza
di
valori
estetici definiti
2.
#
Data
la
natura
dell'articolo,
che
comporta
una
determinata
economia di
svolgimento,
le
di
scussion erudite
e
i rinvii
bibliografici
sono
volutamente
assai limitati.
1
Su
tutta
la
questione
si
veda,
ad
es.,
C.
Marchesi,
Storia
della
letteratura
latina, II,
Milano
1943,
alle
pp.
259
ss.,
cui
ci
riferiremo
piu
d'una
volta nel
corso
di
quest'articolo.
2
Sui
rapporti
tra
retorica
e
filosofia
sono
degni
di
grande
interesse i due
saggi
di
A.
Michel,
Rhe
orique
el
philosophic
chez
Ciceron,
Parigi
1960
e
Le
?
Dialogue
des
orateurs
?
de Tacite
et
la
philosophie
de
Ciceron,
Parigi
1962.
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3/13
IL
DIBATTITO
RETORICO-LETTERARIO
A
ROMA
231
La
questione
sulFarte
delPespressione
letteraria,
invece,
non
si era ancora affacciata nel mondo antico. Greci e
Latini,
infatti,
ebbero
della critica
?
e
noto
?
una
concezione
troppo
angusta
che,
tutta
intesa
alia
classificazione
di
generi,
di
schemi,
di
definizioni
tecniche,
trascuro
completamente
di
vedere
nelPopera
d'arte
una
creazione
individuate,
tramata
di
elementi
alogici
e
fantastici.
E
solo
nel
I
secolo
delFera
volgare
che,
in
una con
la rivolta
contro
la
corrupta
eloquentia,
si
affermano concetti estetici
nuovi.
Infatti,
in
tutti
gli
scrittori
ai
quali
ci accadra di
fare
riferimento nel
corso
di
queste
pagine
non
e
dato
ravvisare
una
linea di
demarcazione
pre
cisa tra
eloquenza
e lettere. A causa
dunque
dello stretto
legame
che unisce
teoria
oratoria
e
prassi
stilistica,
entro
Parco del
rigori
smo
precettistico,
capace
soltanto
di
congelare Tespressione
in
un
arido
schematisms,
si
producono
ora
delle
larghe smagliature
che
sono
d'indole
spirituale
oltre che
tecnica.
Si
tratta
si di
principi
non
ancora
adeguatamente
approfonditi
dalla
coscienza critica di
chi
li
enuncia,
tanto
che
possono
apparire
come
intuizioni
fugace
mente
intraviste
piuttosto
che durevoli
acquisizioni
di
pensiero.
In
realta,
seppure
gli
autori
non
riescono
a
trarre tutte
le
conseguenze
che sarebbe
logico
attendersi da certe
premesse,
i concetti nuovi
del
maxime
mirabile,
deWinexpectatum,
del
7rapa(3oAov,
che
vedremo
affiorare
a
conclusione del
discorso,
rappresentano
il
logico
corona
mento
di fermenti
critici
che
erano
venuti
faticosamente lievitando
in
una
polemica
serrata,
svoltasi
per
quasi
tutto
il secolo.
Di
questo
processo
di
estremo
interesse
per
la
storia della cultura cercheremo
di
seguire
da vicino le
tappe
lungo
il
periodo
compreso
tra
Seneca
padre
e
Plinio
il
giovane.
Giova
intanto
sottolineare che
la retorica
nella
cultura
del
mondo romano costitui una delle forze
piu
attive e
piu
costanti al
punto
da identificarsi
senz'altro
con
la cultura
stessa.
Non si
esauri
in
una
condizione ed
in
un
aspetto
essenziale
della
vita
pubblica;
fu considerata anche nutrimento
vitale
dello
spirito:
un
ideate
di
7uai8sia, insomma,
nel
senso
piu
alto.
I
suoi
procedimenti,
studiati
dai Greci
in
secoli di meditazione
tecnica,
furono
assorbiti
ed
adattati
dai Latini
alia loro
concezione
delParte
e
della
vita in
un
continuo
perfezionamento
che
tocco
i vertici nella tarda
repub
blica
con
Cicerone.
Dopo
di lui
pero,
specie
per
via delle
mutate
con
dizioni
politiche,
era venuta
progressivamente
trasformandosi con
l'arricchirsi
di
apporti
nuovi che
puntavano
sulla
ricerca dei
colori
piu
che
del
pensiero
3. Bandita
dai foro
e
dalle
lotte
civili
e
costretta
3
Sulla
essenza,
sulla
funzione
e
sulle linee di
sviluppo
della retorica
a
Roma
resta
veramente
note
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4/13
232
D.
GAGLIARDI
a
rifugiarsi
nel
chiuso
delle
scuole,
divenute ormai
il solo asilo
di li
berta,
la
retorica
delPeta
augustea
rappresento
?una
svolta
deci
siva
?
per
dirla col Paratore
4
per
il
gusto
della
prosa
latina
e
per
Pallargamento
degli
orizzonti nel
mondo
delle
passioni
e
dei
sen
timenti?.
L'eredita
di
Cicerone
nel
I
secolo
delPImpero
fini
tuttavia
per
sopravvivere
nei
declamatori
(la
cui funzione
e
stata,
per
certi
aspetti,
rivalutata
dal
Bonner),
che
si
configurarono
come
i
conti
nuatori delFantica
eloquenza
epidittica
e
furono
percio
stesso
gli
epigoni
delFantica
sofistica.
Ma la
loro
nuova
maniera
del
dire,
piu
moderna
e
brillante,
che celava
sovente
uno
strumento
d'analisi
dietro
un
catalogo
di
formule,
incontro subito
una
vivace
opposizione
da
parte
di
coloro
i
quali
ritenevano che
essa,
naufragata
nelParti
fizio
e
lontana
dalla
vita
e
dalParte,
fosse solo
una
fase
di decadenza
delFantica
eloquenza.
Intorno
all9anno 37 d.C.
nelPopera
di Seneca
il
retore
troviamo
gia
i
primi
attacchi
contro
Findirizzo retorico
prevalente,
di cui
si
addita
la
fatale involuzione:
?
Nihil
est
iniquius
his
qui
nusquam
putant
esse
sublimitatem nisi
ubi
nihil
est
praeter
sublimitatem
?
scrive
appunto
dei
nuovi
retori
Pautore
delle
Controversiae
5.
E
an
cora:
?Agedum,
istos declamatores
produc
in
senatum,
in
forum;
cum
loco
mutabuntur,
velut
adsueta clauso
et
delicatae
umbrae
corpora,
sub dio
stare
non
possunt,
non
imbrem
ferre,
non
solem
sciunt,
vix
se
inveniunt? 6.
Si
tratta
in
sostanza
di
una
critica
nega
tiva,
fatta
con
la
mente
rivolta al
passato
glorioso
delPoratoria
ro
mana
(si
sa
che
il
gran
cruccio di Seneca fu
di
non aver
potuto
ascol
tare
Cicerone),
raffrontato
ad
ogni
istante
con un
presente
squallido
e
vuoto.
II bilancio
che
si traccia
della
nuova
eloquenza
e
del
tutto
fallimentare.
Se
ne
mettono
in
luce
gli
effetti
vistosi,
le
coloriture
smodate,
Passenza di
ogni
sapore
di vita. Si disconosce
il
tentativo
di
aprire
alia
retorica orizzonti
diversi,
non
solo rinfrescando
con
Pespediente
dei
colores
i
temi
abusati,
ma
immettendo
nel
suo
tes
suto
un
materiale
cospicuo
di
osservazione
e
d'analisi
psicologica,
destinato
a
permeare
sempre
piu
di
se
la
cultura letteraria
nei
motivi
contenutistici
e
nei
modi
espressivi.
Seneca
padre
non osa
ancora
predicare
il
ritorno
a
Cicerone,
ma
e
evidente
che
il brillio
delPasia
nesimo
?
un
asianesimo
a mezza
strada
tra
quello
egesiano
della
vole il
volume
di S. F.
Bonner,
Roman
declamation
in
the
late
Republic
and
Early
Empire,
Liverpool
1949. Di
esso
meritano
particolare
attenzione le
pp.
51-70
dedicate all'analisi
di The
procedure
of
the
developed
declamation
and its
chief
rhetorical
characteristics.
4
Cfr.
E.
Paratore,
Storia
della
letteratura
latina,
Firenze
1957, p.
505.
5
Seneca,
Controversiae,
I,
praef.,
7.
6
Seneca,
Controversiae, III,
praef.,
13.
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7/24/2019 Debate Retrico Literario S I
5/13
IL
DIBATTITO RETORICO-LETTERARIO
A
ROMA
233
prima
maniera
e
quello
di
Eschilo
cnidio
?
lo
abbaglia
e
lo
infasti
disce.
La
stessa
dura
requisitoria
contro
il
nuovo
genus
dicendi
sembra
essere
in
Petronio,
che
pure
non
s'e
occupato
ex
professo
del
problema.
E
noto
infatti
che
il
Satyricon
si
apre
con
una
tirata
contro
le
false
abitudini
dei
retori,
nelle
cui
scuole
i
giovani
vengono
educati
a
mere
declamazioni,
vuote
e
fini
a
se
stesse,
perdendo
in
tal modo
ogni
contatto
con
la
realta della
vita.
?
Num
aho
genere
furiarum
?
dice
Encolpio
7
?
declamatores
inquietantur qui
clamant: 6haec
vul
nera
pro
libertate
publica excepi;
hunc
oculum
pro
vobis
impendi:
date
mihi
ducem
qui
me
ducat ad
liberos
meos,
nam
succisi
popli
tes
membra
non
sustinent?9 Haec
ipsa
tolerabilia
essent,
si ad
elo
quentiam
ituris
viam
facerent. Nunc
et
rerum
tumore et
sententia
rum
vanissimo
strepitu
hoc
tantum
proficiunt,
ut
cum
in
forum
venerint,
putent
se
in
alium orbem
terrarum
delatos.
Et
ideo
ego
adu
lescentulos
existimo in
scholis stultissimos
fieri,
quia
nihil
ex
his,
quae
in
usu
habemus,
aut
audiunt
aut
vident?.
Di
qui
la
conclusione
netta
e
stroncatoria:
?Pace
vestra
liceat
dixisse,
primi
omnium
eloquentiam perdidistis.
Levibus
enim
atque
inanibus sonis
ludibria
quaedam
excitando
effecistis
ut
corpus
orationis
enerveretur
et
cade
ret
?.
Le
parole
pare
concordino in maniera
sorprendente
con
quelle
di
Seneca
nel
caratterizzare
uno
spirito egualmente
conservatore,
incapace
di
comprendere,
di
la
dalTaspetto
stravagante
e
dai
bagliori
ingannevoli,
le
ragioni
effettive della trasformazione
del
gusto
e
dei
modi
del dire.
Pure
nella
testimonianza
delTautore
del
Satyricon
non
c'e
rimpianto
per
un
passato
illustre. Ne
questo
e
il
solo
rilievo
note
vole,
che
Petronio
non
s'arresta
alia constatazione
della
decadenza.
Va
oltre,
e
dopo
aver
lasciato
ben
intendere
che
la
sua
condanna
delPasianesimo
non
implica
adesione
all'opposto
indirizzo attici
sta
8,
traccia
di
scorcio
Pideale
della
vera
eloquenza,
non
piu
sta
gnante
nelle secche
di
una
precettistica
formale,
ma
aperta
alPap
prodo
delParte:
?
Grandis
et
ut
ita
dicam
pudica
oratio
non
est
maculosa
nec
turgida,
sed
naturali
pulchritudine exsurgit?
9. Sono
queste,
per
noi,
parole
illuminanti
che,
liberando
la
retorica dalle
pastoie
della
schematizzazione,
ne
incentrano
la
grandezza
nella
magnanimita
delPispirazione
cui
deve
far
riscontro
una
robusta
7
Cfr.
Satyricon,
capp.
1-2.
8
Nell'excursus
di
Encolpio
sui
massimi
rappresentanti
delTeloquenza
sono
infatti
citati
come mo
delli da
imitare Platone
e
Tucidide,
sui
quali
il
giudizio
degli
Atticisti
non
fu
certo
benevolo,
mentre
non
e
affatto menzionato
Lisia,
che
ne
fu
invece
il
sommo
pontefice.
9
Cfr.
Satyricon,
cap.
2.
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6/13
234
D.
GAGLIARDI
coscienza
morale,
come
dira
Agamennone
nei noti
coliambi
in
aper
tura
del
cap.
5:
Artis
severae
si
quis
ambit
effectus
mentemque
magnis
applicat,
prius
mores
frugalitatis
lege poliat
exacta.
Certo,
si
tratta
solo di
accenni
che
non
si
prestano
ad
una
inter
pretazione
univoca
10. Essi
ci
sembrano
sufficient^
pero,
per
asserire
che Petronio e un novatore. La sua presa di posizione nel dibat
tito
non e
quindi
dettata da considerazioni
nostalgiche,
ma
dalPac
quisizione
di
una
piu
moderna
coscienza
critica,
quale
s'era
venuta
formando
con
i
preziosi
contributi
offertigli
dai
Teodorei
11
e
dal
Sublime,
come
diremo
innanzi. Del
resto tutto
il
Satyricon
ci
appare
come
documento
d'una tendenza
di cultura
ostile
al
classicismo
ro
mano
ristagnante
nella
sopravvivenza
delle
posizioni
spirituali
rag
giunte
in
eta
augustea.
La satira
contro
i
liberti,
la
dipintura
del
malcostume
della societa
imperiale,
la
critica
contro
certi
aspetti
culturali, la preferenza accordata al sermo familiaris e ad un'arte
spontanea
portano
Petronio
su
di
un
piano
assai diverso
da
quello
che
egli simboleggia
in
Eumolpo,
e
molto vicino alia
genuina
vena
antiretorica ed
anticlassica
delle satire
di
Persio. Ne
e un caso
che
la
polemica
iniziata
contro
la
retorica,
vista
ancora come
il
centro
degli
interessi
spirituali
della
romanita,
s'allarghi
poi
sino
a
com
prendere
tutte
le altre
arti.
Orbene
e
difficile
non
scorgere
nella
intonazione
generale
del
discorso
petroniano
ed
in
idee
particolari
enunciate da
Encolpio
(che delFautore appare il portavoce) echi puntuali della famosa
operetta
critica sul Sublime
12,
scritta
a
Roma
intorno
al
40
d.C,
come
ipotizzo
con
solide
argomentazioni
il
Rostagni
13,
il
quale
ne
attribui
pure
la
paternita
ad
Ermagora,
scolaro
di
Teodoro
di
Gadara.
E
risaputo
che
lo
scritto,
muovendo
dal
Pintento
di
confutare
e
nel
contempo
di
completare
Pomonima
trattazione
di
Cecilio
di
Calatte,
fa leva
sovrattutto
sul
concetto
10
II Marmorale, ad es., che colloca Petronio nel III
sec.
d.C. (La questione petroniana, Bari 1948),
ha
visto
nella
tirata di
Encolpio
una
polemica
contro
la
nuova
sofistica,
la
cui
precettistica
Fautore
del
Satyricon
subirebbe
ed
accoglierebbe,
pur
awertendone
la falsita
e
rinnaturalezza.
11
Facciamo
cosi nostra
la
tesi
sostenuta
da
L. Alfonsi nelTarticolo Petronio
e
i
Teodorei,
in
?
Ri
vista di
filologia
e
di
istruzione
classica
?,
1948,
pp.
46-53.
12
Si veda
ora
del
trattatello
Tottimo
commento
di
D. A.
Russel,
Longinus,
On
the
Sublime,
Ox
ford 1964.
13
Cfr.
l'introduzione all'edizione
critica del
Sublime,
Milano
1948.
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7/13
IL DIBATTITO
RETORICO-LETTERARIO A
ROMA
235
dello
utyoc,
come canone
interpretativo
di
un'opera
d'arte
(la
reto
rica e tra
queste)
e su
quello
del
tzol&oq
come
elemento
essenziale
di
esso,
in
quanto
?
radice
della
medesimazione
del
poeta
con
Poggetto
del
canto?
secondo
Pespressione
del
Pontani 14.
Ne
consegue per
cio
che
Pautore,
trascinato
daLPammirazione
per
ogni
grandezza^
stigmatizzi
segnatamente
la
[xixpo^u^ioc,
generatrice
di
concettuzzi
e
di
preziosismi,
nonche
il
7rapev&upcrov
?
come
dice
con
neologismo
teodoreo
?
vale
a
dire la commozione falsa da cui
rampollano
Pen
fasi
e
Piperbole,
proprie delPeloquenza
e
dello stile asiani.
Chiara
e
la
derivazione
di
queste
idee dal
retore
Teodoro di
Gadara
che,
nu
trito di
pensiero platonico
e stoico
sulPesempio
delPeclettismo filo
sofico
messo
in
voga
da
Posidonio,
aveva
per
primo
concepito
la
re
torica
come
arte
ed affermata
nella
potenza
delPispirazione
Porigi
nalita
d'un
autore.
Tuttavia
la
rivalutazione
del
pathos
nella
crea
zione
artistica
contro
la
fredda
linearita dello stile attico
porta
Teodoro
e
PAnonimo
(che
a
lui del
resto
fa
esplicito richiamo)
assai
vicini
alPasianesimo,
di
cui combattono
solo
gli
eccessi ed il
vuoto
barocchismo. Nel
nuovo
indirizzo
il
superamento
della
precettistica,
della
mentalita
classificatoria,
della
retorica intesa
come
scienza
ac
quistano
un rilievo fondamentale e consacrano in modo definitivo
Passunzione
delPoratoria ad
arte.
Che
il
IIspL
u^ou^
sia
stato
presente
a
Petronio
e
fuor
di
dubbio,
sol
che si
ponga
mente
alia
concomi
tanza,
non
certo
casuale,
tra
i
pensieri
di
Encolpio
e
le
idee
del
Su
blime.
II
tipo
ideale
delPeloquenza,
infatti,
visto
nelP?
oratio
gran
dis....
non
maculosa
nec
turgida
?
e
indicato
proprio
con
la
termi
nologia
consueta
per
esprimere
in latino
lo
u^o^,
un
sublime cioe
romanizzato,
come
disse
bene
il
Gallavotti15,
e
privo
dunque
del
carattere
vivacemente orientale.
La
vuotezza
delPeloquenza
asiana
e rilevata
poi
con
gli
stessi concetti
16,
cosi come la dannosa influenza
che rovina
?
animos
iuvenum
ad
magna
surgentes
?
e
riprovata
nel
Sublime
quasi
con
le
stesse
parole:
?
cpuaei yap
oaravTS^
ol
[xsye&oix;
e
-
7/24/2019 Debate Retrico Literario S I
8/13
236
D.
GAGLIARDI
corruttela
dilagante
ed
alFaffannosa
ricerca
di
ricchezze,
e
anch'essa
un concetto comune
al
Sublime
18.
E
le
condizioni
morali
della
so
cieta
imperiale
descritte
dalPAnonimo
sono
le
stesse
che
affiorano
dal
Satyricon,
cioe
quelle
del
I
sec.
delPImpero
al
tempo
di
Claudio
e
di Nerone.
Infine,
a
conferma del vincolo di
cui
si
diceva
innanzi
tra
teoria
oratoria
e
prassi
stilistica,
rimane
da
rilevare
anche
in
Petronio
Pimpronta
asiana
dello
stile
19,
che si
concreta
nella
tec
nica
del
periodo
breve
e
concettoso,
che
ha
la
semplicita
del
parlato
e
la
lievita
della
struttura
di
esso,
alieno
dal
turgore
e
dalle
tinte
forti
che
delPasianesimo
costituiscono le
riprovevoli
esorbitanze.
Ne
il
Sublime
influenzo
solamente il
pensiero
di
Petronio
nel
di
battito
retorico-letterario
che si
viene
svolgendo
in
eta
imperiale.
Tutti
gli
altri
interlocutori coevi
o
di
poco
posteriori,
da
Seneca
a
Quintiliano,
da Tacito
a
Plinio
il
giovane
ne
dipendono
in
varia
misura,
si
da
non
poter
essere
revocato
in
dubbio
che lo
scritto
del
PAnonimo abbia
costituito
per
tutti la
fonte
comune
20.
NelPepi
stola
114,
documento
di
grande
interesse
per
la
storia
dello
stile
nel
I
sec.
delPera
volgare,
Seneca
il
filosofo affronta
anch'egli
il
problema
della
decadenza oratoria
e
ne
addita la
ragione prima
nella
corruzione
dei
costumi,
con
frasi che
trovano
manifesta
corrispon
denza
nei
passi
del
Satyricon
ed in
quelli
del Sublime
prima
citati.
Le
famose
parole:
?
Talis hominibus
fuit
oratio
qualis
vita...Argu
mentum est
luxuriae
publicae
orationis
lascivia,
si modo
non
in
uno
aut
in
altero
fuit,
sed
adprobata
est
et
recepta...
Itaque
ubicum
que
videris
orationem
corruptam
placere,
ibi
mores
quoque
a
recto
descivisse
non
erit dubium
?,
e
tutto
il
tono accorato
della
lettera
a
Lucilio
si
muovono
nella
stessa
atmosfera d'amarezza della
propria
morale
miseria
rispetto
alParte,
ch'e
la
costante
espressiva
di
Pe
tronio
e
delPAnonimo.
L'analisi dei
difetti della
nuova
maniera
del
dire,
che
cerca
d'imporsi
con
Paudacia
e
con
la
frequenza
delle
me
tafore
(?
id
quod
nuper
increbuit,
pro
cultu
habetur
audax transla
tio
ac
frequens ?)
21,
palesando
percio
stesso
meschinita di
pensieri
(?
non
tantum
in
genere
sententiarum vitium
est,
si
aut
pusillae
sunt
et
pueriles
?)
e
ricerca
di
vani
effetti
(?
si in
vanum
exeunt
et
sine
18
Si
confrontino
particolarmente
il
cap.
88
del
Satyricon
ed
il
cap.
XLIV
del
Sublime.
19
Si
vedano
al
riguardo
le
fini
osservazioni
di
E.
Paratore
in II
?
Satyricon? di Petronio, II,
Firenze
1933,
pp.
6
ss.
20
Questa
ipotesi,
se
ben
ricordiamo,
fu
per
la
prima
volta affacciata
come
probabile
da A.
Colli
gnon
nel noto
volume
Etude
sur
Petrone,
Parigi
1892.
21
Si
noti che lo
stesso
awerbio
nuper
si
trova
pure
nella frase
petroniana:
?
Nuper
ventosa
istaec
et
enormis
loquacitas
Athenas
ex
Asia
commigravit?
(Satyr.,
cap.
2).
Dal
riscontro ci
pare
evidente
che
i due
autori
polemizzino
soprattutto
contro
il
nuovo
tempo
dell'asianesimo,
quale
s'era
venuto
con
figurando
attraverso
le
ampollosita
declamatorie.
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7/24/2019 Debate Retrico Literario S I
9/13
IL DIBATTITO RETORICO-LETTERARIO
A
ROMA
237
effectu
nihil
amplius quam sonant?)
richiama
subito i
concetti
ana
loghi
della
(xixpo^o^LOC
e
del
7rap?Vak>paov.
E
quando
egli
raccomanda
di
volgere
alPanimo le
piu
grandi
cure,
perche
solo
dalTanimo deb
bono
sgorgare
i
pensieri
e
le
parole
(?
ideo
ille
curetur:
ab
illo
sensus,
ab
illo
verba
exeunt?),
mostra
di farsi
ancora
interprete
del
pensiero
critico
piu
profondo
delPAnonimo,
il
quale
intui
per
primo
che
a
base delParte dev'esserci
una
magnanimita
essenziale,
presupposto
cosi
delPispirazione grande,
come
del
linguaggio
elevato. Nella
dia
gnosi
acuta
dei
mali
delPeloquenza
contemporanea
Seneca,
non
che
nostalgico, appare spregiudicato
nei
riguardi
del
passato.
Con
la
consapevolezza
di
appartenere
ad un'altra
epoca,
le
cui
nuove
idee
esigevano
una
forma
nuova,
non
esita
a
trascinare
nella
polvere
anche
Cicerone
(Pidolo
di
suo
padre ),
di
cui
critica
la
struttura
della
frase,
ravvisandone
la
pecca
maggiore
nelPandatura
lenta
e
sempre
eguale
22. Lo
stile
moderno
a
cui da
vita,
ricco
di
pathos
e
sostenuto
da
una
?maniera
grande
?,
lontana
pero
dalle
torniture
classiche,
nasce
?
ha
osservato
acutamente
il Traina
23
?
nelle
scuole
dei
declamatori,
dalle
ceneri
delPeloquenza politica,
ed
e
tenuto
a
bat
tesimo da
due madrine
greche:
la
retorica
con
gli
schemi
convulsi
delPasianesimo e la filosofia con
Paggressivita
della diatriba cinica ?.
Va detto
pero
che
se
Pimpronta
asiana
e
innegabile,
lo
stile
di
Se
neca
resta
lontano dalle
convulsioni delPasianesimo
proprio
perche
quelPimpronta
e
filtrata
attraverso
il
diaframma teodoreo
e
del
Su
blime. Con
lui il
linguaggio,
semplificati
i
rapporti
sintattici
e
messi
da
canto
i
?puri
utensili
grammaticali?,
diventa
uno
strumento
sensibilissimo,
atto
ad
esprimere
in
modo
sconcertante
le
nuove
forze
ideali,
i sentimenti
di
un'epoca
cosi
tormentata
e
complessa.
II
suo
modernismo,
che ha dissolto
il
periodo
in
un
ordito di
frasi
brevi e che riesce
sempre
a racchiudere un brandello di anima entro
una
fitta
rete
di
sententiae,
e
principalmente
Pespressione
di
un
pro
cesso
spirituale
in
atto,
alimentato
dalla
lezione
dei Teodorei
e
del
Sublime.
Anche
con
Seneca
dunque
Pacquisto
di
un nuovo
genus
dicendi alia
prosa
imperiale
latina
e
legato
alia teoria
oratoria
e
di
venta
ormai
un
fatto irreversibile.
La
tesi
delPoratoria vista
come
arte
e
delParte intesa
come
magnanimita,
e
percio
legata
assai
piu
alia
grandezza
delPartista
che
alia
scelta
od alia
scoperta
di
un
mo
dello da
seguire,
ha
conquistato dunque
autorevoli
consensi.
I
nuovi
interlocutori del dibattito non
possono
che
prenderne
atto,
sebbene ?
ad eccezione
di
Plinio
il
giovane
?
non
portino,
sulla strada del
rin
22
Cfr.
Seneca,
Ad
Luc,
Epist.
114,
ove
si
legge:
?
Quid
ilia in
exitu
lenta,
qualis
Ciceronis
est,
de
vexa
et
molliter
detinens
nec
aliter
quam
solet,
ad
morem
suum
pedemque
respondens?
?.
23
A.
Traina,
Lo
stile
?
drammatico
?
di
Seneca,
in
?
Belfagor
?,
1964,
6, p.
635.
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7/24/2019 Debate Retrico Literario S I
10/13
238
D. GAGLIARDI
novamento,
alcun contribute)
notevole. Sta
di fatto
pero
che d'ora
innanzi
la
polemica
non
si
rivolge
piu
contro
un
asianesimo di
ma
niera,
ma
si
appunta
nella
critica ad
un
modulo
concreto
di
prosa,
che
finisce
per
ricevere attestazioni
parzialmente positive
anche
da
parte
dei
suoi
detrattori.
Ne
Peredita del Sublime
va
proprio perduta.
Essa
e
presente
anche
in
un'opera
di
scuola,
come
il
Dialogus
de
oratoribus,
la cui
vulgata
paternita
tacitiana,
non
sicuramente
accertata
dalla
tradi
zione
manoscritta,
ci
pare
resti
ancora
la
piu probabile,
ad
onta
di
qualche legittima perplessita 24.Modellato sul
De
oratore,
il
Dialo
gus
e
contrassegnato
dal
frusto
ciceronianesimo
del
periodo
che,
at
traverso
la
logora
ricerca
delle
isocolie,
delle
antitesi,
degli
omeote
leuti
si
pone
ancora
come
approdo
la
concinnitas,
e
rappresenta
quindi
davvero
un
unicum
nella
letteratura
delPImpero.
Non
direm
mo
pero
che
Cicerone
costituisca altresi
per
Pautore il massimo
lume
delPeloquenza
latina.
E
non
solo
per
la
visione cosi
aliena da
ogni
scolastica
retoricita
che nel libro
traspare;
ne
per
le
riserve che
ven
gono
avanzate
da Marco
Apro
sul
tipo
d'oratoria
caro
alPArpinate
25.
Chi
scrive
ha
troppo
senso
storico
delle
cose
per pensare
ad
impos
sibili
ritorni,
si che
la
nota
di
rimpianto
si
effonde
piu
per
i
tempi
in
cui
Cicerone
opero,
per
la
liberta
politica
allora
vigente,
naturale
suscitatrice
di
grande
eloquenza,
che
per
la maniera del dire
cara
alPoratore.
Ed
e
proprio
la
percezione
acuta
del
momento
storico
che
porta
Pautore
a
considerazioni
analoghe
a
quelle
di Petronio
e
delPAnonimo
sulla
genesi
della
crisi
26,
individuata
non
solo
pero
nella difettosa
educazione
retorica
e
morale
della
gioventu,
ma
piu
ancora
nelPinfiacchimento
dei
caratteri,
nello
scadimento
degli
ideali
piu operanti,
nelPatmosfera di
rassegnata tranquillita
succeduta
alPardore
dei contrasti civili.
E
tuttavia,
ad
onta
della
polemica,
i
dati
positivi
della
nuova
oratoria
non
sono
sottaciuti.
Intanto le
si
riconosce
il
merito d'aver dato
al
linguaggio
nuove
eleganti
movenze
e
colore:
?
Praecurrit hoc
tempore
iudex
dicentem,
et
nisi
cursu ar
gumentorum
aut
colore sententiarum
aut
nitore
et
cultu
descrip
tionum
invitatus
et
corruptus
est,
aversatur
dicentem.
Vulgus
quo
24
Cfr. al
riguardo
il
Tacito di E. Paratore
nella
2a
edizione
(Roma 1962),
ov'e
un
acuto
bilancio
della
vexata
quaestio
della
paternita
del
Dialogus,
dal
P.
peraltro
risolutamente
negata
a
Tacito
(egli
ha
fatto il
nome
di
Titinio
Capitone
come
probabile
autore
del
trattatello).
25
Si
veda,
ad
es.,
il
cap.
XX del
Dialogus,
laddove
Apro
si
domanda:
?
Quis
quinque
in
Verrem
li
bros
expectabit? Quis
de
exceptione
et
formula
perpetietur
ilia
immensa
volumina
quae
pro
M. Tullio
aut
pro
A.
Caecina
legimus?
?.
26
Probanti risultano
soprattutto
i
capp.
XXXV
e
XXXVI del
Dialogus.
Gli
echi del Sublime nel
l'operetta
sono
stati
d'altronde
notati
con
sagacia
e
compiutezza
da C.
Gallavotti
art.
cit.
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7/24/2019 Debate Retrico Literario S I
11/13
IL
DIBATTITO RETORICO-LETTERARIO
A
ROMA
239
que
adsistentium
et
adfluens
et
vagus
auditor
adsuevit
iam
exigere
laetitiam et
pulchritudinem
orationis ? dice
appunto
Marco
Apro
27
che
nel
dialogo
impersona
il
difensore del
nuovo
stile.
Quale
poi
debba
essere
Pessenza
di
questa
pulchritudo
orationis
e
se essa
possa
consistere
soltanto
nel
calore
del
tono
e
nella
raffinatezza
espressiva,
non
viene
precisato.
Si
avverte
ad
ogni
modo
distinta
Paspirazione
alia oratoria
come
arte,
e
proprio
il
riconoscimento
delPimpossibi
lita di
toccare
questa
meta
a
causa
della
nequizie
dei
tempi,
potreb
be
giustificare
a
sufficienza
il
congedo
che Tacito
prende
dalP oratoria
stessa
per
la
storia,
cioe
?
secondo
il
pensiero
degli
antichi
?
per
una forma di
eloquenza
che obbedisce in modo
precipuo
ad
esigenze
di
arte.
E curioso intanto
rilevare
che
la
tendenza
stilistica
peculiare
delPeta
imperiale, impersonata
genialmente
da
scrittori
come
Petro
nio
e
Seneca
non
abbia
trovato
alcuna sistemazione
trattatistica,
mentre
per
contro
Pabbia
avuta
Pindirizzo
tradizionalista,
teoriz
zando
Popposizione
alia forma
espressiva piu
originale
della
nuova
letteratura.
Questa
opposizione
e
rappresentata
da
Quintiliano,
nella
cui
opera
?
come
ha
giustamente
osservato
la Tavernini
28
?
sono
riflesse le
consuetudini,
le
definizioni,
gli
atteggiamenti
di tutto un
ambiente letterario
?.
Anch'egli
tuttavia
rifugge
dalle
posizioni
estre
mistiche
e
manifesta
un
atteggiamento
abbastanza
equilibrato.
La
sua
ammirazione
per
gli
antichi in
genere
e
per
Cicerone
in
ispecie,
sovrattutto
per
le
qualita
di
forza
e
di
vigore
che riconosce
ad
essi,
non
gli
impedisce
peraltro
di
avvertire
che
Pideale
del
classicismo
non
e
proprio
consono
alle
esigenze
moderne
sul
piano
delPoratoria.
E
noto
che
egli
scorgeva
la
causa
prima
della decadenza
di
essa
nella
pratica
e
negli
eccessi
dei declamatori
che,
intesi
a
perseguire
una
pomposita
stucchevole ed a ricercare ?
spesso
a freddo ? i
colori
d'uno
stile infiocchettato
e
lampeggiante,
sortivano Peffetto
di
svigorire
gli
argomenti,
sovente
privi
di
legame
con
la realta.
?
Sed
quern
ad modum forensibus certaminibus
exercitatos
et
quasi
militantes reficit
ac
reparat
haec velut
sagina
dicendi,
sic
aduleseen
tes
non
debent
nimium in
falsa
rerum
imagine
detineri
et
inanibus
simulacris
usque
adeo,
ut
difficilis
ab his
digressus
sit,
assuescere,
ne
ab
ilia,
in
qua prope
consenuerunt,
umbra
vera
discrimina velut
quemdam
solem
reformident?,
leggiamo
nelPInstitutio
29,
riscon
27
Cfr.
Dial,
de
oral.,
cap.
XX.
28
N.
Tavernini,
Dal
libro
X
delV? Institutio
oratoria?
alle
fonti tecnico-metodologiche
di
Quintilia
no,
Torino
1953,
p.
54.
29
Cfr. Instit.
orat.,
cap.
X,
5-17.
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7/24/2019 Debate Retrico Literario S I
12/13
240
D. GAGLIARDI
trando termini
ed
idee comuni
al
Satyricon
ed
al
Dialogus
30. E
fa
cile inferire che
anch'egli
derivi direttamente
dalPignoto
autore del
Uepi
u^ou^
3
,
anche in
considerazione della funzione che
assegna
al
pathos
nelPeconomia
della
retorica
329
ed
e
pure
da
scorgere
una
eco
del
Sublime
nelPavvertita
esigenza
di
porre
a
fondamento della
tecnica
una
disciplina
morale.
Leggendo
la
famosa chiusa
del
trat
tato,
con
Pinvito
a
ricercare
la
maesta
della
parola
in
un
continuo
sforzo
di
elevazione
sopra
la moltitudine
33,
noi
sentiamo che
pure
con
Quintiliano,
il
quale
da
ancora un
gran
peso
alia
precettistica
sistematica
(sebbene
non
ne
faccia
Punico
obbiettivo
del
suo
inse
gnamento),
la retorica
si
pone
essenzialmente
come
un'arte ed
una
virtu.
Ed
e
certo
Pinflusso
del
Sublime
e
degli
scrittori
coevi che
lo
porta
a
postulare,
in
fatto
di
stile,
la tesi
di
una
varieta
espressiva
che
stia
a
mezza
strada
tra
le durezze
e
gli
artifizi
degli
antichi
e
gli
ornamenti
e
le mollezze dei
moderni.
Su
questa
via
della
[xscfotyj^
egli
ritrova in
Cicerone
il
maestro
insuperato;
ma
il
suo
stile
si
al
lontana
di
molto dal
modello,
con
cui
presenta
soltanto la
conver
genza
di
elementi
esteriori,
quasi
a
riprova
che anche
le
teorie
piu
convinte
non
possono
sfuggire
ad
una
limitazione
a
cui la
realta
delle
cose
finisce
inevitabilmente
per
sottometterle.
E
questa
con
statazione
e
la smentita
piu
netta
alia
sua
scolastica
illusione
che
si
possa
raggiungere
uno
stadio
di
grandezza
facendo
propri
i
modi
delPespressione
di
un
pensiero
altrui.
Quintiliano,
insomma,
nono
stante
il
suo
moderatismo
e
lo sforzo di
attingere
un
piano
piu
alto
e
complesso
di
quello
meramente
tecnico,
rimane
in
fondo
tradizio
nalista,
almeno
concettualmente,
arroccato
su
posizioni
anacroni
stiche
e
pereio
prive
di
futuro.
Tocchera
invece
a
Plinio il
giovane,
che
pure
non
brillo
per
acutezza di visione
storica,
concludere il dibattito con un
apporto
originate,
fecondato
dalla
lunga
polemica
svoltasi
nei
decenni
ante
riori
a
lui.
Si
puo
dire
anzi
che
piu
di
ogni
altro
egli
tesaurizzo il
con
tributo
rinnovatore offerto
dal
Sublime.
Nella
nota
lettera
a
Lu
perco
349
infatti,
chiarendo
il
senso
di
un
giudizio
dato
a
proposito
di
un
oratore,
?
nihil
peccat
nisi
quod
nihil
peccat?,
espone
delle
30
Cfr.
l'espressione
petroniana:?
Sic
forensibus
ministeriis
exercitati?
(Satyr.,
cap.
118)
ed
il
cap.
XXXV del
Dialogus.
3*
II
problema
fu
esaminato magistralmente da A. Rostagni
ne
17
?
Sublime
?
nella storia delVestetica
antica,
in
?
Annali della R.
Scuola
Normale
Superiore
di Pisa
?,
II
(1933).
32
Si
noti
tuttavia che
mentre
nel
Sublime
h il
7rdc&o
-
7/24/2019 Debate Retrico Literario S I
13/13
IL DIBATTITO RETORICO-LETTERARIO
A ROMA
241
idee
che, puntualizzando
il
problema
nodale
della
discussione, rap
presentano
un
momento
unico
nella storia
di
essa.
?Debet enim
orator
erigi
?
scrive Plinio
35
attolli,
interdum
etiam
effervescere,
efferri
ac
saepe
accedere ad
praeceps,
nam
plerumque
altis
et
ex
celsis
adiacent
abrupta?.
E
poi:
?Sunt
enim maxime
mirabilia
quae
maxime
insperata,
maxime
periculosa,
utque
Graeci
magis
exprimunt:
7rapa(3oAa?.
Di
qui
la
ricerca
del
sublime,
delYaudens,
del
plenum,
del
quod
eminet
et
exstat,
giacche
per
Plinio
e
chiaro che
alPeloquenza
?laxandos
esse
frenos,
nec
angustissimo
gyro
inge
niorum
impetus refringendos?.
Ne
la
condizione
degli
oratori
e
diversa
da
quella
dei
poeti.
C'e
in
queste
parole
non
solo
la
ripulsa
della
precettistica
naturalmente
soffocante,
ma
Pesaltazione
della
magnanimita
creatrice,
della bellezza del
pericolo
come
elemento
d'arte,
comune
alPoratoria
come
alia
poesia.
Non
siamo
ancora
alia
affermazione della
leggiadria
di
quel
che ad
una
critica
miope
puo
anche
apparire
trascurato
(sv
8s
tote,
[izye^zai
slvoci
tl
XP^l
X0CL
TcapoXt,y(opou[jl?vov9
aveva
scritto
PAnonimo),
ma
e
gia
cristallina
Pintuizione
che la
grande
opera
d'arte
ha
bisogno
delPimpennata,
d'uno
spazio
disordinato
per
estrinsecarsi ed
aver
vita.
II
dibattito
e
cosi
approdato
ad
una
conclusione
ricca di avvenire.
Giunti
alia
fine
del
nostro
discorso,
ci sembra
emerga
evidente
Pimpossibilita
di
una
reductio
ad
unum
delle
tesi
su
esposte.
Che
anzi
la
varieta delle
posizioni
espresse
dai diversi scrittori
in
ordine al
problema
delPoratoria
appare
incontrovertibile.
Nondimeno
e
pos
sible
registrare
un
notevole
e
pressoche
generale
accordo
su
taluni
punti
fondamentali:
1)
la concezione
della retorica
come
arte
ed il
conseguente
rifiuto di
ogni
schematismo
scolastico;
2)
Pimportanza
nella creazione
assegnata
al
pathos,
che
proviene
dalla
fantasia
e
dalla
magnanimita
dello
scrittore
e
conferisce
alPopera
d'arte
il
carattere
di un'attivita
irrazionale;
3)
la condanna
di
un
manierismo
barocco
(dovuto
principalmente
alle scuole
di
declamazione)
che
era
in
effetti soltanto
la
degenerazione
delPasianesimo.
L'acquisi
zione di
questi
concetti
e
la loro
progressiva
maturazione
hanno
prodotto
un'idea
piu
alta della
retorica,
ma
anche
la
conquista
alia
latinita di
un
nuovo
stile che
negli
autori
piu impegnati
costituisce
la
consacrazione
letteraria
del
sermo
familiaris.
Ed
e senza
dubbio
una
conquista
positiva
e
feconda.
35
Si confront la
lettera
sopra
citata. II
concetto
espresso
nel
brano
e
chiaramente
mutuato
dal
LTepl
{tyous,
cap.
XXXIII,
2.