debate retórico literario s i

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  • 7/24/2019 Debate Retrico Literario S I

    1/13

    Vita e Pensiero Pubblicazioni dellUniversit Cattolica del Sacro Cuoreis collaborating with JSTOR to digitize, preserveand extend access to Aevum.

    http://www.jstor.org

    IL DIBATTITO RETORICO-LETTERARIO A ROMA NEL I SECOLO DELL'IMPEROAuthor(s): DONATO GAGLIARDISource: Aevum, Anno 40, Fasc. 3/4 (MAGGIO-AGOSTO 1966), pp. 230-241Published by: Vita e Pensiero Pubblicazioni dellUniversit Cattolica del Sacro Cuore

    Stable URL: http://www.jstor.org/stable/20859881Accessed: 24-11-2015 14:56 UTC

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  • 7/24/2019 Debate Retrico Literario S I

    2/13

    DONATO

    GAGLIARDI

    IL

    DIBATTITO

    RETORICO-LETTERARIO

    A

    ROMA

    NEL I SECOLO DELL'IMPERO

    *

    Non

    c'e

    epoca

    nel

    corso

    di

    tutto

    lo

    svolgimento

    della letteratura

    latina che abbia visto

    un

    dibattito cosi

    acceso

    ed

    appassionato

    sul

    problema

    retorico-letterario

    come

    quello

    a

    cui

    si assistette durante

    il

    I

    secolo

    delPImpero.

    Che

    si

    trattasse

    solo

    d'una reazione

    alPasia

    nesimo

    imperante,

    resa

    piu

    acuta

    dalla

    consapevolezza

    di

    una

    crisi

    in atto; e che la polemica si risolvesse in un vano discettare sulla

    terapia

    da

    seguire

    per

    curare

    le

    presunte

    malattie

    delParte

    ?

    com'e

    stato

    spesso

    asserito

    1

    e

    tesi

    che

    non

    persuade

    e non

    soddisfa.

    Ne

    le

    spiegazioni

    offerte ed

    i

    rimedi

    suggeriti

    rivelano uniformita

    di

    accenti

    o,

    peggio

    ancora,

    acquistano

    il

    carattere

    del

    luogo

    comune.

    II

    dibattito invece

    ?

    a

    nostro

    avviso

    ?

    pur

    nella

    varieta

    delle

    po

    sizioni

    palesate

    dai diversi

    interlocutori,

    e

    sovrattutto

    Pespressione

    della

    presa

    di

    coscienza d'un

    problema

    sentito

    e

    sino

    ad allora

    non

    sufficientemente

    penetrato

    per

    difetto di

    un'adeguata

    teorica del

    Parte,

    oltre

    che

    per

    la

    sostanziale soddisfazione

    del classicismo for

    male.

    Questo,

    sin

    dai

    tempi

    anteriori

    a

    Cicerone,

    si

    era

    quasi

    intera

    mente

    nutrito

    di

    retorica,

    divenuta

    il

    fondamento

    delPeducazione

    letteraria

    antica,

    con

    tutti

    gli svantaggi

    che

    il sistema

    comportava,

    in

    quanto

    limitatore

    di

    piu

    ampie

    aperture

    ed

    artefice

    di

    una

    forma

    mentis

    cosi radicata

    da

    essere

    spesso

    contrapposta

    alia

    filosofia,

    anche

    se

    poi

    di

    questa

    la retorica

    si serviva

    per

    dare

    una

    base

    teo

    rica

    a

    delle

    regole

    che

    rimanevano

    empiriche

    in

    mancanza

    di

    valori

    estetici definiti

    2.

    #

    Data

    la

    natura

    dell'articolo,

    che

    comporta

    una

    determinata

    economia di

    svolgimento,

    le

    di

    scussion erudite

    e

    i rinvii

    bibliografici

    sono

    volutamente

    assai limitati.

    1

    Su

    tutta

    la

    questione

    si

    veda,

    ad

    es.,

    C.

    Marchesi,

    Storia

    della

    letteratura

    latina, II,

    Milano

    1943,

    alle

    pp.

    259

    ss.,

    cui

    ci

    riferiremo

    piu

    d'una

    volta nel

    corso

    di

    quest'articolo.

    2

    Sui

    rapporti

    tra

    retorica

    e

    filosofia

    sono

    degni

    di

    grande

    interesse i due

    saggi

    di

    A.

    Michel,

    Rhe

    orique

    el

    philosophic

    chez

    Ciceron,

    Parigi

    1960

    e

    Le

    ?

    Dialogue

    des

    orateurs

    ?

    de Tacite

    et

    la

    philosophie

    de

    Ciceron,

    Parigi

    1962.

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  • 7/24/2019 Debate Retrico Literario S I

    3/13

    IL

    DIBATTITO

    RETORICO-LETTERARIO

    A

    ROMA

    231

    La

    questione

    sulFarte

    delPespressione

    letteraria,

    invece,

    non

    si era ancora affacciata nel mondo antico. Greci e

    Latini,

    infatti,

    ebbero

    della critica

    ?

    e

    noto

    ?

    una

    concezione

    troppo

    angusta

    che,

    tutta

    intesa

    alia

    classificazione

    di

    generi,

    di

    schemi,

    di

    definizioni

    tecniche,

    trascuro

    completamente

    di

    vedere

    nelPopera

    d'arte

    una

    creazione

    individuate,

    tramata

    di

    elementi

    alogici

    e

    fantastici.

    E

    solo

    nel

    I

    secolo

    delFera

    volgare

    che,

    in

    una con

    la rivolta

    contro

    la

    corrupta

    eloquentia,

    si

    affermano concetti estetici

    nuovi.

    Infatti,

    in

    tutti

    gli

    scrittori

    ai

    quali

    ci accadra di

    fare

    riferimento nel

    corso

    di

    queste

    pagine

    non

    e

    dato

    ravvisare

    una

    linea di

    demarcazione

    pre

    cisa tra

    eloquenza

    e lettere. A causa

    dunque

    dello stretto

    legame

    che unisce

    teoria

    oratoria

    e

    prassi

    stilistica,

    entro

    Parco del

    rigori

    smo

    precettistico,

    capace

    soltanto

    di

    congelare Tespressione

    in

    un

    arido

    schematisms,

    si

    producono

    ora

    delle

    larghe smagliature

    che

    sono

    d'indole

    spirituale

    oltre che

    tecnica.

    Si

    tratta

    si di

    principi

    non

    ancora

    adeguatamente

    approfonditi

    dalla

    coscienza critica di

    chi

    li

    enuncia,

    tanto

    che

    possono

    apparire

    come

    intuizioni

    fugace

    mente

    intraviste

    piuttosto

    che durevoli

    acquisizioni

    di

    pensiero.

    In

    realta,

    seppure

    gli

    autori

    non

    riescono

    a

    trarre tutte

    le

    conseguenze

    che sarebbe

    logico

    attendersi da certe

    premesse,

    i concetti nuovi

    del

    maxime

    mirabile,

    deWinexpectatum,

    del

    7rapa(3oAov,

    che

    vedremo

    affiorare

    a

    conclusione del

    discorso,

    rappresentano

    il

    logico

    corona

    mento

    di fermenti

    critici

    che

    erano

    venuti

    faticosamente lievitando

    in

    una

    polemica

    serrata,

    svoltasi

    per

    quasi

    tutto

    il secolo.

    Di

    questo

    processo

    di

    estremo

    interesse

    per

    la

    storia della cultura cercheremo

    di

    seguire

    da vicino le

    tappe

    lungo

    il

    periodo

    compreso

    tra

    Seneca

    padre

    e

    Plinio

    il

    giovane.

    Giova

    intanto

    sottolineare che

    la retorica

    nella

    cultura

    del

    mondo romano costitui una delle forze

    piu

    attive e

    piu

    costanti al

    punto

    da identificarsi

    senz'altro

    con

    la cultura

    stessa.

    Non si

    esauri

    in

    una

    condizione ed

    in

    un

    aspetto

    essenziale

    della

    vita

    pubblica;

    fu considerata anche nutrimento

    vitale

    dello

    spirito:

    un

    ideate

    di

    7uai8sia, insomma,

    nel

    senso

    piu

    alto.

    I

    suoi

    procedimenti,

    studiati

    dai Greci

    in

    secoli di meditazione

    tecnica,

    furono

    assorbiti

    ed

    adattati

    dai Latini

    alia loro

    concezione

    delParte

    e

    della

    vita in

    un

    continuo

    perfezionamento

    che

    tocco

    i vertici nella tarda

    repub

    blica

    con

    Cicerone.

    Dopo

    di lui

    pero,

    specie

    per

    via delle

    mutate

    con

    dizioni

    politiche,

    era venuta

    progressivamente

    trasformandosi con

    l'arricchirsi

    di

    apporti

    nuovi che

    puntavano

    sulla

    ricerca dei

    colori

    piu

    che

    del

    pensiero

    3. Bandita

    dai foro

    e

    dalle

    lotte

    civili

    e

    costretta

    3

    Sulla

    essenza,

    sulla

    funzione

    e

    sulle linee di

    sviluppo

    della retorica

    a

    Roma

    resta

    veramente

    note

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  • 7/24/2019 Debate Retrico Literario S I

    4/13

    232

    D.

    GAGLIARDI

    a

    rifugiarsi

    nel

    chiuso

    delle

    scuole,

    divenute ormai

    il solo asilo

    di li

    berta,

    la

    retorica

    delPeta

    augustea

    rappresento

    ?una

    svolta

    deci

    siva

    ?

    per

    dirla col Paratore

    4

    per

    il

    gusto

    della

    prosa

    latina

    e

    per

    Pallargamento

    degli

    orizzonti nel

    mondo

    delle

    passioni

    e

    dei

    sen

    timenti?.

    L'eredita

    di

    Cicerone

    nel

    I

    secolo

    delPImpero

    fini

    tuttavia

    per

    sopravvivere

    nei

    declamatori

    (la

    cui funzione

    e

    stata,

    per

    certi

    aspetti,

    rivalutata

    dal

    Bonner),

    che

    si

    configurarono

    come

    i

    conti

    nuatori delFantica

    eloquenza

    epidittica

    e

    furono

    percio

    stesso

    gli

    epigoni

    delFantica

    sofistica.

    Ma la

    loro

    nuova

    maniera

    del

    dire,

    piu

    moderna

    e

    brillante,

    che celava

    sovente

    uno

    strumento

    d'analisi

    dietro

    un

    catalogo

    di

    formule,

    incontro subito

    una

    vivace

    opposizione

    da

    parte

    di

    coloro

    i

    quali

    ritenevano che

    essa,

    naufragata

    nelParti

    fizio

    e

    lontana

    dalla

    vita

    e

    dalParte,

    fosse solo

    una

    fase

    di decadenza

    delFantica

    eloquenza.

    Intorno

    all9anno 37 d.C.

    nelPopera

    di Seneca

    il

    retore

    troviamo

    gia

    i

    primi

    attacchi

    contro

    Findirizzo retorico

    prevalente,

    di cui

    si

    addita

    la

    fatale involuzione:

    ?

    Nihil

    est

    iniquius

    his

    qui

    nusquam

    putant

    esse

    sublimitatem nisi

    ubi

    nihil

    est

    praeter

    sublimitatem

    ?

    scrive

    appunto

    dei

    nuovi

    retori

    Pautore

    delle

    Controversiae

    5.

    E

    an

    cora:

    ?Agedum,

    istos declamatores

    produc

    in

    senatum,

    in

    forum;

    cum

    loco

    mutabuntur,

    velut

    adsueta clauso

    et

    delicatae

    umbrae

    corpora,

    sub dio

    stare

    non

    possunt,

    non

    imbrem

    ferre,

    non

    solem

    sciunt,

    vix

    se

    inveniunt? 6.

    Si

    tratta

    in

    sostanza

    di

    una

    critica

    nega

    tiva,

    fatta

    con

    la

    mente

    rivolta al

    passato

    glorioso

    delPoratoria

    ro

    mana

    (si

    sa

    che

    il

    gran

    cruccio di Seneca fu

    di

    non aver

    potuto

    ascol

    tare

    Cicerone),

    raffrontato

    ad

    ogni

    istante

    con un

    presente

    squallido

    e

    vuoto.

    II bilancio

    che

    si traccia

    della

    nuova

    eloquenza

    e

    del

    tutto

    fallimentare.

    Se

    ne

    mettono

    in

    luce

    gli

    effetti

    vistosi,

    le

    coloriture

    smodate,

    Passenza di

    ogni

    sapore

    di vita. Si disconosce

    il

    tentativo

    di

    aprire

    alia

    retorica orizzonti

    diversi,

    non

    solo rinfrescando

    con

    Pespediente

    dei

    colores

    i

    temi

    abusati,

    ma

    immettendo

    nel

    suo

    tes

    suto

    un

    materiale

    cospicuo

    di

    osservazione

    e

    d'analisi

    psicologica,

    destinato

    a

    permeare

    sempre

    piu

    di

    se

    la

    cultura letteraria

    nei

    motivi

    contenutistici

    e

    nei

    modi

    espressivi.

    Seneca

    padre

    non osa

    ancora

    predicare

    il

    ritorno

    a

    Cicerone,

    ma

    e

    evidente

    che

    il brillio

    delPasia

    nesimo

    ?

    un

    asianesimo

    a mezza

    strada

    tra

    quello

    egesiano

    della

    vole il

    volume

    di S. F.

    Bonner,

    Roman

    declamation

    in

    the

    late

    Republic

    and

    Early

    Empire,

    Liverpool

    1949. Di

    esso

    meritano

    particolare

    attenzione le

    pp.

    51-70

    dedicate all'analisi

    di The

    procedure

    of

    the

    developed

    declamation

    and its

    chief

    rhetorical

    characteristics.

    4

    Cfr.

    E.

    Paratore,

    Storia

    della

    letteratura

    latina,

    Firenze

    1957, p.

    505.

    5

    Seneca,

    Controversiae,

    I,

    praef.,

    7.

    6

    Seneca,

    Controversiae, III,

    praef.,

    13.

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  • 7/24/2019 Debate Retrico Literario S I

    5/13

    IL

    DIBATTITO RETORICO-LETTERARIO

    A

    ROMA

    233

    prima

    maniera

    e

    quello

    di

    Eschilo

    cnidio

    ?

    lo

    abbaglia

    e

    lo

    infasti

    disce.

    La

    stessa

    dura

    requisitoria

    contro

    il

    nuovo

    genus

    dicendi

    sembra

    essere

    in

    Petronio,

    che

    pure

    non

    s'e

    occupato

    ex

    professo

    del

    problema.

    E

    noto

    infatti

    che

    il

    Satyricon

    si

    apre

    con

    una

    tirata

    contro

    le

    false

    abitudini

    dei

    retori,

    nelle

    cui

    scuole

    i

    giovani

    vengono

    educati

    a

    mere

    declamazioni,

    vuote

    e

    fini

    a

    se

    stesse,

    perdendo

    in

    tal modo

    ogni

    contatto

    con

    la

    realta della

    vita.

    ?

    Num

    aho

    genere

    furiarum

    ?

    dice

    Encolpio

    7

    ?

    declamatores

    inquietantur qui

    clamant: 6haec

    vul

    nera

    pro

    libertate

    publica excepi;

    hunc

    oculum

    pro

    vobis

    impendi:

    date

    mihi

    ducem

    qui

    me

    ducat ad

    liberos

    meos,

    nam

    succisi

    popli

    tes

    membra

    non

    sustinent?9 Haec

    ipsa

    tolerabilia

    essent,

    si ad

    elo

    quentiam

    ituris

    viam

    facerent. Nunc

    et

    rerum

    tumore et

    sententia

    rum

    vanissimo

    strepitu

    hoc

    tantum

    proficiunt,

    ut

    cum

    in

    forum

    venerint,

    putent

    se

    in

    alium orbem

    terrarum

    delatos.

    Et

    ideo

    ego

    adu

    lescentulos

    existimo in

    scholis stultissimos

    fieri,

    quia

    nihil

    ex

    his,

    quae

    in

    usu

    habemus,

    aut

    audiunt

    aut

    vident?.

    Di

    qui

    la

    conclusione

    netta

    e

    stroncatoria:

    ?Pace

    vestra

    liceat

    dixisse,

    primi

    omnium

    eloquentiam perdidistis.

    Levibus

    enim

    atque

    inanibus sonis

    ludibria

    quaedam

    excitando

    effecistis

    ut

    corpus

    orationis

    enerveretur

    et

    cade

    ret

    ?.

    Le

    parole

    pare

    concordino in maniera

    sorprendente

    con

    quelle

    di

    Seneca

    nel

    caratterizzare

    uno

    spirito egualmente

    conservatore,

    incapace

    di

    comprendere,

    di

    la

    dalTaspetto

    stravagante

    e

    dai

    bagliori

    ingannevoli,

    le

    ragioni

    effettive della trasformazione

    del

    gusto

    e

    dei

    modi

    del dire.

    Pure

    nella

    testimonianza

    delTautore

    del

    Satyricon

    non

    c'e

    rimpianto

    per

    un

    passato

    illustre. Ne

    questo

    e

    il

    solo

    rilievo

    note

    vole,

    che

    Petronio

    non

    s'arresta

    alia constatazione

    della

    decadenza.

    Va

    oltre,

    e

    dopo

    aver

    lasciato

    ben

    intendere

    che

    la

    sua

    condanna

    delPasianesimo

    non

    implica

    adesione

    all'opposto

    indirizzo attici

    sta

    8,

    traccia

    di

    scorcio

    Pideale

    della

    vera

    eloquenza,

    non

    piu

    sta

    gnante

    nelle secche

    di

    una

    precettistica

    formale,

    ma

    aperta

    alPap

    prodo

    delParte:

    ?

    Grandis

    et

    ut

    ita

    dicam

    pudica

    oratio

    non

    est

    maculosa

    nec

    turgida,

    sed

    naturali

    pulchritudine exsurgit?

    9. Sono

    queste,

    per

    noi,

    parole

    illuminanti

    che,

    liberando

    la

    retorica dalle

    pastoie

    della

    schematizzazione,

    ne

    incentrano

    la

    grandezza

    nella

    magnanimita

    delPispirazione

    cui

    deve

    far

    riscontro

    una

    robusta

    7

    Cfr.

    Satyricon,

    capp.

    1-2.

    8

    Nell'excursus

    di

    Encolpio

    sui

    massimi

    rappresentanti

    delTeloquenza

    sono

    infatti

    citati

    come mo

    delli da

    imitare Platone

    e

    Tucidide,

    sui

    quali

    il

    giudizio

    degli

    Atticisti

    non

    fu

    certo

    benevolo,

    mentre

    non

    e

    affatto menzionato

    Lisia,

    che

    ne

    fu

    invece

    il

    sommo

    pontefice.

    9

    Cfr.

    Satyricon,

    cap.

    2.

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    6/13

    234

    D.

    GAGLIARDI

    coscienza

    morale,

    come

    dira

    Agamennone

    nei noti

    coliambi

    in

    aper

    tura

    del

    cap.

    5:

    Artis

    severae

    si

    quis

    ambit

    effectus

    mentemque

    magnis

    applicat,

    prius

    mores

    frugalitatis

    lege poliat

    exacta.

    Certo,

    si

    tratta

    solo di

    accenni

    che

    non

    si

    prestano

    ad

    una

    inter

    pretazione

    univoca

    10. Essi

    ci

    sembrano

    sufficient^

    pero,

    per

    asserire

    che Petronio e un novatore. La sua presa di posizione nel dibat

    tito

    non e

    quindi

    dettata da considerazioni

    nostalgiche,

    ma

    dalPac

    quisizione

    di

    una

    piu

    moderna

    coscienza

    critica,

    quale

    s'era

    venuta

    formando

    con

    i

    preziosi

    contributi

    offertigli

    dai

    Teodorei

    11

    e

    dal

    Sublime,

    come

    diremo

    innanzi. Del

    resto tutto

    il

    Satyricon

    ci

    appare

    come

    documento

    d'una tendenza

    di cultura

    ostile

    al

    classicismo

    ro

    mano

    ristagnante

    nella

    sopravvivenza

    delle

    posizioni

    spirituali

    rag

    giunte

    in

    eta

    augustea.

    La satira

    contro

    i

    liberti,

    la

    dipintura

    del

    malcostume

    della societa

    imperiale,

    la

    critica

    contro

    certi

    aspetti

    culturali, la preferenza accordata al sermo familiaris e ad un'arte

    spontanea

    portano

    Petronio

    su

    di

    un

    piano

    assai diverso

    da

    quello

    che

    egli simboleggia

    in

    Eumolpo,

    e

    molto vicino alia

    genuina

    vena

    antiretorica ed

    anticlassica

    delle satire

    di

    Persio. Ne

    e un caso

    che

    la

    polemica

    iniziata

    contro

    la

    retorica,

    vista

    ancora come

    il

    centro

    degli

    interessi

    spirituali

    della

    romanita,

    s'allarghi

    poi

    sino

    a

    com

    prendere

    tutte

    le altre

    arti.

    Orbene

    e

    difficile

    non

    scorgere

    nella

    intonazione

    generale

    del

    discorso

    petroniano

    ed

    in

    idee

    particolari

    enunciate da

    Encolpio

    (che delFautore appare il portavoce) echi puntuali della famosa

    operetta

    critica sul Sublime

    12,

    scritta

    a

    Roma

    intorno

    al

    40

    d.C,

    come

    ipotizzo

    con

    solide

    argomentazioni

    il

    Rostagni

    13,

    il

    quale

    ne

    attribui

    pure

    la

    paternita

    ad

    Ermagora,

    scolaro

    di

    Teodoro

    di

    Gadara.

    E

    risaputo

    che

    lo

    scritto,

    muovendo

    dal

    Pintento

    di

    confutare

    e

    nel

    contempo

    di

    completare

    Pomonima

    trattazione

    di

    Cecilio

    di

    Calatte,

    fa leva

    sovrattutto

    sul

    concetto

    10

    II Marmorale, ad es., che colloca Petronio nel III

    sec.

    d.C. (La questione petroniana, Bari 1948),

    ha

    visto

    nella

    tirata di

    Encolpio

    una

    polemica

    contro

    la

    nuova

    sofistica,

    la

    cui

    precettistica

    Fautore

    del

    Satyricon

    subirebbe

    ed

    accoglierebbe,

    pur

    awertendone

    la falsita

    e

    rinnaturalezza.

    11

    Facciamo

    cosi nostra

    la

    tesi

    sostenuta

    da

    L. Alfonsi nelTarticolo Petronio

    e

    i

    Teodorei,

    in

    ?

    Ri

    vista di

    filologia

    e

    di

    istruzione

    classica

    ?,

    1948,

    pp.

    46-53.

    12

    Si veda

    ora

    del

    trattatello

    Tottimo

    commento

    di

    D. A.

    Russel,

    Longinus,

    On

    the

    Sublime,

    Ox

    ford 1964.

    13

    Cfr.

    l'introduzione all'edizione

    critica del

    Sublime,

    Milano

    1948.

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    7/13

    IL DIBATTITO

    RETORICO-LETTERARIO A

    ROMA

    235

    dello

    utyoc,

    come canone

    interpretativo

    di

    un'opera

    d'arte

    (la

    reto

    rica e tra

    queste)

    e su

    quello

    del

    tzol&oq

    come

    elemento

    essenziale

    di

    esso,

    in

    quanto

    ?

    radice

    della

    medesimazione

    del

    poeta

    con

    Poggetto

    del

    canto?

    secondo

    Pespressione

    del

    Pontani 14.

    Ne

    consegue per

    cio

    che

    Pautore,

    trascinato

    daLPammirazione

    per

    ogni

    grandezza^

    stigmatizzi

    segnatamente

    la

    [xixpo^u^ioc,

    generatrice

    di

    concettuzzi

    e

    di

    preziosismi,

    nonche

    il

    7rapev&upcrov

    ?

    come

    dice

    con

    neologismo

    teodoreo

    ?

    vale

    a

    dire la commozione falsa da cui

    rampollano

    Pen

    fasi

    e

    Piperbole,

    proprie delPeloquenza

    e

    dello stile asiani.

    Chiara

    e

    la

    derivazione

    di

    queste

    idee dal

    retore

    Teodoro di

    Gadara

    che,

    nu

    trito di

    pensiero platonico

    e stoico

    sulPesempio

    delPeclettismo filo

    sofico

    messo

    in

    voga

    da

    Posidonio,

    aveva

    per

    primo

    concepito

    la

    re

    torica

    come

    arte

    ed affermata

    nella

    potenza

    delPispirazione

    Porigi

    nalita

    d'un

    autore.

    Tuttavia

    la

    rivalutazione

    del

    pathos

    nella

    crea

    zione

    artistica

    contro

    la

    fredda

    linearita dello stile attico

    porta

    Teodoro

    e

    PAnonimo

    (che

    a

    lui del

    resto

    fa

    esplicito richiamo)

    assai

    vicini

    alPasianesimo,

    di

    cui combattono

    solo

    gli

    eccessi ed il

    vuoto

    barocchismo. Nel

    nuovo

    indirizzo

    il

    superamento

    della

    precettistica,

    della

    mentalita

    classificatoria,

    della

    retorica intesa

    come

    scienza

    ac

    quistano

    un rilievo fondamentale e consacrano in modo definitivo

    Passunzione

    delPoratoria ad

    arte.

    Che

    il

    IIspL

    u^ou^

    sia

    stato

    presente

    a

    Petronio

    e

    fuor

    di

    dubbio,

    sol

    che si

    ponga

    mente

    alia

    concomi

    tanza,

    non

    certo

    casuale,

    tra

    i

    pensieri

    di

    Encolpio

    e

    le

    idee

    del

    Su

    blime.

    II

    tipo

    ideale

    delPeloquenza,

    infatti,

    visto

    nelP?

    oratio

    gran

    dis....

    non

    maculosa

    nec

    turgida

    ?

    e

    indicato

    proprio

    con

    la

    termi

    nologia

    consueta

    per

    esprimere

    in latino

    lo

    u^o^,

    un

    sublime cioe

    romanizzato,

    come

    disse

    bene

    il

    Gallavotti15,

    e

    privo

    dunque

    del

    carattere

    vivacemente orientale.

    La

    vuotezza

    delPeloquenza

    asiana

    e rilevata

    poi

    con

    gli

    stessi concetti

    16,

    cosi come la dannosa influenza

    che rovina

    ?

    animos

    iuvenum

    ad

    magna

    surgentes

    ?

    e

    riprovata

    nel

    Sublime

    quasi

    con

    le

    stesse

    parole:

    ?

    cpuaei yap

    oaravTS^

    ol

    [xsye&oix;

    e

  • 7/24/2019 Debate Retrico Literario S I

    8/13

    236

    D.

    GAGLIARDI

    corruttela

    dilagante

    ed

    alFaffannosa

    ricerca

    di

    ricchezze,

    e

    anch'essa

    un concetto comune

    al

    Sublime

    18.

    E

    le

    condizioni

    morali

    della

    so

    cieta

    imperiale

    descritte

    dalPAnonimo

    sono

    le

    stesse

    che

    affiorano

    dal

    Satyricon,

    cioe

    quelle

    del

    I

    sec.

    delPImpero

    al

    tempo

    di

    Claudio

    e

    di Nerone.

    Infine,

    a

    conferma del vincolo di

    cui

    si

    diceva

    innanzi

    tra

    teoria

    oratoria

    e

    prassi

    stilistica,

    rimane

    da

    rilevare

    anche

    in

    Petronio

    Pimpronta

    asiana

    dello

    stile

    19,

    che si

    concreta

    nella

    tec

    nica

    del

    periodo

    breve

    e

    concettoso,

    che

    ha

    la

    semplicita

    del

    parlato

    e

    la

    lievita

    della

    struttura

    di

    esso,

    alieno

    dal

    turgore

    e

    dalle

    tinte

    forti

    che

    delPasianesimo

    costituiscono le

    riprovevoli

    esorbitanze.

    Ne

    il

    Sublime

    influenzo

    solamente il

    pensiero

    di

    Petronio

    nel

    di

    battito

    retorico-letterario

    che si

    viene

    svolgendo

    in

    eta

    imperiale.

    Tutti

    gli

    altri

    interlocutori coevi

    o

    di

    poco

    posteriori,

    da

    Seneca

    a

    Quintiliano,

    da Tacito

    a

    Plinio

    il

    giovane

    ne

    dipendono

    in

    varia

    misura,

    si

    da

    non

    poter

    essere

    revocato

    in

    dubbio

    che lo

    scritto

    del

    PAnonimo abbia

    costituito

    per

    tutti la

    fonte

    comune

    20.

    NelPepi

    stola

    114,

    documento

    di

    grande

    interesse

    per

    la

    storia

    dello

    stile

    nel

    I

    sec.

    delPera

    volgare,

    Seneca

    il

    filosofo affronta

    anch'egli

    il

    problema

    della

    decadenza oratoria

    e

    ne

    addita la

    ragione prima

    nella

    corruzione

    dei

    costumi,

    con

    frasi che

    trovano

    manifesta

    corrispon

    denza

    nei

    passi

    del

    Satyricon

    ed in

    quelli

    del Sublime

    prima

    citati.

    Le

    famose

    parole:

    ?

    Talis hominibus

    fuit

    oratio

    qualis

    vita...Argu

    mentum est

    luxuriae

    publicae

    orationis

    lascivia,

    si modo

    non

    in

    uno

    aut

    in

    altero

    fuit,

    sed

    adprobata

    est

    et

    recepta...

    Itaque

    ubicum

    que

    videris

    orationem

    corruptam

    placere,

    ibi

    mores

    quoque

    a

    recto

    descivisse

    non

    erit dubium

    ?,

    e

    tutto

    il

    tono accorato

    della

    lettera

    a

    Lucilio

    si

    muovono

    nella

    stessa

    atmosfera d'amarezza della

    propria

    morale

    miseria

    rispetto

    alParte,

    ch'e

    la

    costante

    espressiva

    di

    Pe

    tronio

    e

    delPAnonimo.

    L'analisi dei

    difetti della

    nuova

    maniera

    del

    dire,

    che

    cerca

    d'imporsi

    con

    Paudacia

    e

    con

    la

    frequenza

    delle

    me

    tafore

    (?

    id

    quod

    nuper

    increbuit,

    pro

    cultu

    habetur

    audax transla

    tio

    ac

    frequens ?)

    21,

    palesando

    percio

    stesso

    meschinita di

    pensieri

    (?

    non

    tantum

    in

    genere

    sententiarum vitium

    est,

    si

    aut

    pusillae

    sunt

    et

    pueriles

    ?)

    e

    ricerca

    di

    vani

    effetti

    (?

    si in

    vanum

    exeunt

    et

    sine

    18

    Si

    confrontino

    particolarmente

    il

    cap.

    88

    del

    Satyricon

    ed

    il

    cap.

    XLIV

    del

    Sublime.

    19

    Si

    vedano

    al

    riguardo

    le

    fini

    osservazioni

    di

    E.

    Paratore

    in II

    ?

    Satyricon? di Petronio, II,

    Firenze

    1933,

    pp.

    6

    ss.

    20

    Questa

    ipotesi,

    se

    ben

    ricordiamo,

    fu

    per

    la

    prima

    volta affacciata

    come

    probabile

    da A.

    Colli

    gnon

    nel noto

    volume

    Etude

    sur

    Petrone,

    Parigi

    1892.

    21

    Si

    noti che lo

    stesso

    awerbio

    nuper

    si

    trova

    pure

    nella frase

    petroniana:

    ?

    Nuper

    ventosa

    istaec

    et

    enormis

    loquacitas

    Athenas

    ex

    Asia

    commigravit?

    (Satyr.,

    cap.

    2).

    Dal

    riscontro ci

    pare

    evidente

    che

    i due

    autori

    polemizzino

    soprattutto

    contro

    il

    nuovo

    tempo

    dell'asianesimo,

    quale

    s'era

    venuto

    con

    figurando

    attraverso

    le

    ampollosita

    declamatorie.

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  • 7/24/2019 Debate Retrico Literario S I

    9/13

    IL DIBATTITO RETORICO-LETTERARIO

    A

    ROMA

    237

    effectu

    nihil

    amplius quam sonant?)

    richiama

    subito i

    concetti

    ana

    loghi

    della

    (xixpo^o^LOC

    e

    del

    7rap?Vak>paov.

    E

    quando

    egli

    raccomanda

    di

    volgere

    alPanimo le

    piu

    grandi

    cure,

    perche

    solo

    dalTanimo deb

    bono

    sgorgare

    i

    pensieri

    e

    le

    parole

    (?

    ideo

    ille

    curetur:

    ab

    illo

    sensus,

    ab

    illo

    verba

    exeunt?),

    mostra

    di farsi

    ancora

    interprete

    del

    pensiero

    critico

    piu

    profondo

    delPAnonimo,

    il

    quale

    intui

    per

    primo

    che

    a

    base delParte dev'esserci

    una

    magnanimita

    essenziale,

    presupposto

    cosi

    delPispirazione grande,

    come

    del

    linguaggio

    elevato. Nella

    dia

    gnosi

    acuta

    dei

    mali

    delPeloquenza

    contemporanea

    Seneca,

    non

    che

    nostalgico, appare spregiudicato

    nei

    riguardi

    del

    passato.

    Con

    la

    consapevolezza

    di

    appartenere

    ad un'altra

    epoca,

    le

    cui

    nuove

    idee

    esigevano

    una

    forma

    nuova,

    non

    esita

    a

    trascinare

    nella

    polvere

    anche

    Cicerone

    (Pidolo

    di

    suo

    padre ),

    di

    cui

    critica

    la

    struttura

    della

    frase,

    ravvisandone

    la

    pecca

    maggiore

    nelPandatura

    lenta

    e

    sempre

    eguale

    22. Lo

    stile

    moderno

    a

    cui da

    vita,

    ricco

    di

    pathos

    e

    sostenuto

    da

    una

    ?maniera

    grande

    ?,

    lontana

    pero

    dalle

    torniture

    classiche,

    nasce

    ?

    ha

    osservato

    acutamente

    il Traina

    23

    ?

    nelle

    scuole

    dei

    declamatori,

    dalle

    ceneri

    delPeloquenza politica,

    ed

    e

    tenuto

    a

    bat

    tesimo da

    due madrine

    greche:

    la

    retorica

    con

    gli

    schemi

    convulsi

    delPasianesimo e la filosofia con

    Paggressivita

    della diatriba cinica ?.

    Va detto

    pero

    che

    se

    Pimpronta

    asiana

    e

    innegabile,

    lo

    stile

    di

    Se

    neca

    resta

    lontano dalle

    convulsioni delPasianesimo

    proprio

    perche

    quelPimpronta

    e

    filtrata

    attraverso

    il

    diaframma teodoreo

    e

    del

    Su

    blime. Con

    lui il

    linguaggio,

    semplificati

    i

    rapporti

    sintattici

    e

    messi

    da

    canto

    i

    ?puri

    utensili

    grammaticali?,

    diventa

    uno

    strumento

    sensibilissimo,

    atto

    ad

    esprimere

    in

    modo

    sconcertante

    le

    nuove

    forze

    ideali,

    i sentimenti

    di

    un'epoca

    cosi

    tormentata

    e

    complessa.

    II

    suo

    modernismo,

    che ha dissolto

    il

    periodo

    in

    un

    ordito di

    frasi

    brevi e che riesce

    sempre

    a racchiudere un brandello di anima entro

    una

    fitta

    rete

    di

    sententiae,

    e

    principalmente

    Pespressione

    di

    un

    pro

    cesso

    spirituale

    in

    atto,

    alimentato

    dalla

    lezione

    dei Teodorei

    e

    del

    Sublime.

    Anche

    con

    Seneca

    dunque

    Pacquisto

    di

    un nuovo

    genus

    dicendi alia

    prosa

    imperiale

    latina

    e

    legato

    alia teoria

    oratoria

    e

    di

    venta

    ormai

    un

    fatto irreversibile.

    La

    tesi

    delPoratoria vista

    come

    arte

    e

    delParte intesa

    come

    magnanimita,

    e

    percio

    legata

    assai

    piu

    alia

    grandezza

    delPartista

    che

    alia

    scelta

    od alia

    scoperta

    di

    un

    mo

    dello da

    seguire,

    ha

    conquistato dunque

    autorevoli

    consensi.

    I

    nuovi

    interlocutori del dibattito non

    possono

    che

    prenderne

    atto,

    sebbene ?

    ad eccezione

    di

    Plinio

    il

    giovane

    ?

    non

    portino,

    sulla strada del

    rin

    22

    Cfr.

    Seneca,

    Ad

    Luc,

    Epist.

    114,

    ove

    si

    legge:

    ?

    Quid

    ilia in

    exitu

    lenta,

    qualis

    Ciceronis

    est,

    de

    vexa

    et

    molliter

    detinens

    nec

    aliter

    quam

    solet,

    ad

    morem

    suum

    pedemque

    respondens?

    ?.

    23

    A.

    Traina,

    Lo

    stile

    ?

    drammatico

    ?

    di

    Seneca,

    in

    ?

    Belfagor

    ?,

    1964,

    6, p.

    635.

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  • 7/24/2019 Debate Retrico Literario S I

    10/13

    238

    D. GAGLIARDI

    novamento,

    alcun contribute)

    notevole. Sta

    di fatto

    pero

    che d'ora

    innanzi

    la

    polemica

    non

    si

    rivolge

    piu

    contro

    un

    asianesimo di

    ma

    niera,

    ma

    si

    appunta

    nella

    critica ad

    un

    modulo

    concreto

    di

    prosa,

    che

    finisce

    per

    ricevere attestazioni

    parzialmente positive

    anche

    da

    parte

    dei

    suoi

    detrattori.

    Ne

    Peredita del Sublime

    va

    proprio perduta.

    Essa

    e

    presente

    anche

    in

    un'opera

    di

    scuola,

    come

    il

    Dialogus

    de

    oratoribus,

    la cui

    vulgata

    paternita

    tacitiana,

    non

    sicuramente

    accertata

    dalla

    tradi

    zione

    manoscritta,

    ci

    pare

    resti

    ancora

    la

    piu probabile,

    ad

    onta

    di

    qualche legittima perplessita 24.Modellato sul

    De

    oratore,

    il

    Dialo

    gus

    e

    contrassegnato

    dal

    frusto

    ciceronianesimo

    del

    periodo

    che,

    at

    traverso

    la

    logora

    ricerca

    delle

    isocolie,

    delle

    antitesi,

    degli

    omeote

    leuti

    si

    pone

    ancora

    come

    approdo

    la

    concinnitas,

    e

    rappresenta

    quindi

    davvero

    un

    unicum

    nella

    letteratura

    delPImpero.

    Non

    direm

    mo

    pero

    che

    Cicerone

    costituisca altresi

    per

    Pautore il massimo

    lume

    delPeloquenza

    latina.

    E

    non

    solo

    per

    la

    visione cosi

    aliena da

    ogni

    scolastica

    retoricita

    che nel libro

    traspare;

    ne

    per

    le

    riserve che

    ven

    gono

    avanzate

    da Marco

    Apro

    sul

    tipo

    d'oratoria

    caro

    alPArpinate

    25.

    Chi

    scrive

    ha

    troppo

    senso

    storico

    delle

    cose

    per pensare

    ad

    impos

    sibili

    ritorni,

    si che

    la

    nota

    di

    rimpianto

    si

    effonde

    piu

    per

    i

    tempi

    in

    cui

    Cicerone

    opero,

    per

    la

    liberta

    politica

    allora

    vigente,

    naturale

    suscitatrice

    di

    grande

    eloquenza,

    che

    per

    la maniera del dire

    cara

    alPoratore.

    Ed

    e

    proprio

    la

    percezione

    acuta

    del

    momento

    storico

    che

    porta

    Pautore

    a

    considerazioni

    analoghe

    a

    quelle

    di Petronio

    e

    delPAnonimo

    sulla

    genesi

    della

    crisi

    26,

    individuata

    non

    solo

    pero

    nella difettosa

    educazione

    retorica

    e

    morale

    della

    gioventu,

    ma

    piu

    ancora

    nelPinfiacchimento

    dei

    caratteri,

    nello

    scadimento

    degli

    ideali

    piu operanti,

    nelPatmosfera di

    rassegnata tranquillita

    succeduta

    alPardore

    dei contrasti civili.

    E

    tuttavia,

    ad

    onta

    della

    polemica,

    i

    dati

    positivi

    della

    nuova

    oratoria

    non

    sono

    sottaciuti.

    Intanto le

    si

    riconosce

    il

    merito d'aver dato

    al

    linguaggio

    nuove

    eleganti

    movenze

    e

    colore:

    ?

    Praecurrit hoc

    tempore

    iudex

    dicentem,

    et

    nisi

    cursu ar

    gumentorum

    aut

    colore sententiarum

    aut

    nitore

    et

    cultu

    descrip

    tionum

    invitatus

    et

    corruptus

    est,

    aversatur

    dicentem.

    Vulgus

    quo

    24

    Cfr. al

    riguardo

    il

    Tacito di E. Paratore

    nella

    2a

    edizione

    (Roma 1962),

    ov'e

    un

    acuto

    bilancio

    della

    vexata

    quaestio

    della

    paternita

    del

    Dialogus,

    dal

    P.

    peraltro

    risolutamente

    negata

    a

    Tacito

    (egli

    ha

    fatto il

    nome

    di

    Titinio

    Capitone

    come

    probabile

    autore

    del

    trattatello).

    25

    Si

    veda,

    ad

    es.,

    il

    cap.

    XX del

    Dialogus,

    laddove

    Apro

    si

    domanda:

    ?

    Quis

    quinque

    in

    Verrem

    li

    bros

    expectabit? Quis

    de

    exceptione

    et

    formula

    perpetietur

    ilia

    immensa

    volumina

    quae

    pro

    M. Tullio

    aut

    pro

    A.

    Caecina

    legimus?

    ?.

    26

    Probanti risultano

    soprattutto

    i

    capp.

    XXXV

    e

    XXXVI del

    Dialogus.

    Gli

    echi del Sublime nel

    l'operetta

    sono

    stati

    d'altronde

    notati

    con

    sagacia

    e

    compiutezza

    da C.

    Gallavotti

    art.

    cit.

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  • 7/24/2019 Debate Retrico Literario S I

    11/13

    IL

    DIBATTITO RETORICO-LETTERARIO

    A

    ROMA

    239

    que

    adsistentium

    et

    adfluens

    et

    vagus

    auditor

    adsuevit

    iam

    exigere

    laetitiam et

    pulchritudinem

    orationis ? dice

    appunto

    Marco

    Apro

    27

    che

    nel

    dialogo

    impersona

    il

    difensore del

    nuovo

    stile.

    Quale

    poi

    debba

    essere

    Pessenza

    di

    questa

    pulchritudo

    orationis

    e

    se essa

    possa

    consistere

    soltanto

    nel

    calore

    del

    tono

    e

    nella

    raffinatezza

    espressiva,

    non

    viene

    precisato.

    Si

    avverte

    ad

    ogni

    modo

    distinta

    Paspirazione

    alia oratoria

    come

    arte,

    e

    proprio

    il

    riconoscimento

    delPimpossibi

    lita di

    toccare

    questa

    meta

    a

    causa

    della

    nequizie

    dei

    tempi,

    potreb

    be

    giustificare

    a

    sufficienza

    il

    congedo

    che Tacito

    prende

    dalP oratoria

    stessa

    per

    la

    storia,

    cioe

    ?

    secondo

    il

    pensiero

    degli

    antichi

    ?

    per

    una forma di

    eloquenza

    che obbedisce in modo

    precipuo

    ad

    esigenze

    di

    arte.

    E curioso intanto

    rilevare

    che

    la

    tendenza

    stilistica

    peculiare

    delPeta

    imperiale, impersonata

    genialmente

    da

    scrittori

    come

    Petro

    nio

    e

    Seneca

    non

    abbia

    trovato

    alcuna sistemazione

    trattatistica,

    mentre

    per

    contro

    Pabbia

    avuta

    Pindirizzo

    tradizionalista,

    teoriz

    zando

    Popposizione

    alia forma

    espressiva piu

    originale

    della

    nuova

    letteratura.

    Questa

    opposizione

    e

    rappresentata

    da

    Quintiliano,

    nella

    cui

    opera

    ?

    come

    ha

    giustamente

    osservato

    la Tavernini

    28

    ?

    sono

    riflesse le

    consuetudini,

    le

    definizioni,

    gli

    atteggiamenti

    di tutto un

    ambiente letterario

    ?.

    Anch'egli

    tuttavia

    rifugge

    dalle

    posizioni

    estre

    mistiche

    e

    manifesta

    un

    atteggiamento

    abbastanza

    equilibrato.

    La

    sua

    ammirazione

    per

    gli

    antichi in

    genere

    e

    per

    Cicerone

    in

    ispecie,

    sovrattutto

    per

    le

    qualita

    di

    forza

    e

    di

    vigore

    che riconosce

    ad

    essi,

    non

    gli

    impedisce

    peraltro

    di

    avvertire

    che

    Pideale

    del

    classicismo

    non

    e

    proprio

    consono

    alle

    esigenze

    moderne

    sul

    piano

    delPoratoria.

    E

    noto

    che

    egli

    scorgeva

    la

    causa

    prima

    della decadenza

    di

    essa

    nella

    pratica

    e

    negli

    eccessi

    dei declamatori

    che,

    intesi

    a

    perseguire

    una

    pomposita

    stucchevole ed a ricercare ?

    spesso

    a freddo ? i

    colori

    d'uno

    stile infiocchettato

    e

    lampeggiante,

    sortivano Peffetto

    di

    svigorire

    gli

    argomenti,

    sovente

    privi

    di

    legame

    con

    la realta.

    ?

    Sed

    quern

    ad modum forensibus certaminibus

    exercitatos

    et

    quasi

    militantes reficit

    ac

    reparat

    haec velut

    sagina

    dicendi,

    sic

    aduleseen

    tes

    non

    debent

    nimium in

    falsa

    rerum

    imagine

    detineri

    et

    inanibus

    simulacris

    usque

    adeo,

    ut

    difficilis

    ab his

    digressus

    sit,

    assuescere,

    ne

    ab

    ilia,

    in

    qua prope

    consenuerunt,

    umbra

    vera

    discrimina velut

    quemdam

    solem

    reformident?,

    leggiamo

    nelPInstitutio

    29,

    riscon

    27

    Cfr.

    Dial,

    de

    oral.,

    cap.

    XX.

    28

    N.

    Tavernini,

    Dal

    libro

    X

    delV? Institutio

    oratoria?

    alle

    fonti tecnico-metodologiche

    di

    Quintilia

    no,

    Torino

    1953,

    p.

    54.

    29

    Cfr. Instit.

    orat.,

    cap.

    X,

    5-17.

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  • 7/24/2019 Debate Retrico Literario S I

    12/13

    240

    D. GAGLIARDI

    trando termini

    ed

    idee comuni

    al

    Satyricon

    ed

    al

    Dialogus

    30. E

    fa

    cile inferire che

    anch'egli

    derivi direttamente

    dalPignoto

    autore del

    Uepi

    u^ou^

    3

    ,

    anche in

    considerazione della funzione che

    assegna

    al

    pathos

    nelPeconomia

    della

    retorica

    329

    ed

    e

    pure

    da

    scorgere

    una

    eco

    del

    Sublime

    nelPavvertita

    esigenza

    di

    porre

    a

    fondamento della

    tecnica

    una

    disciplina

    morale.

    Leggendo

    la

    famosa chiusa

    del

    trat

    tato,

    con

    Pinvito

    a

    ricercare

    la

    maesta

    della

    parola

    in

    un

    continuo

    sforzo

    di

    elevazione

    sopra

    la moltitudine

    33,

    noi

    sentiamo che

    pure

    con

    Quintiliano,

    il

    quale

    da

    ancora un

    gran

    peso

    alia

    precettistica

    sistematica

    (sebbene

    non

    ne

    faccia

    Punico

    obbiettivo

    del

    suo

    inse

    gnamento),

    la retorica

    si

    pone

    essenzialmente

    come

    un'arte ed

    una

    virtu.

    Ed

    e

    certo

    Pinflusso

    del

    Sublime

    e

    degli

    scrittori

    coevi che

    lo

    porta

    a

    postulare,

    in

    fatto

    di

    stile,

    la tesi

    di

    una

    varieta

    espressiva

    che

    stia

    a

    mezza

    strada

    tra

    le durezze

    e

    gli

    artifizi

    degli

    antichi

    e

    gli

    ornamenti

    e

    le mollezze dei

    moderni.

    Su

    questa

    via

    della

    [xscfotyj^

    egli

    ritrova in

    Cicerone

    il

    maestro

    insuperato;

    ma

    il

    suo

    stile

    si

    al

    lontana

    di

    molto dal

    modello,

    con

    cui

    presenta

    soltanto la

    conver

    genza

    di

    elementi

    esteriori,

    quasi

    a

    riprova

    che anche

    le

    teorie

    piu

    convinte

    non

    possono

    sfuggire

    ad

    una

    limitazione

    a

    cui la

    realta

    delle

    cose

    finisce

    inevitabilmente

    per

    sottometterle.

    E

    questa

    con

    statazione

    e

    la smentita

    piu

    netta

    alia

    sua

    scolastica

    illusione

    che

    si

    possa

    raggiungere

    uno

    stadio

    di

    grandezza

    facendo

    propri

    i

    modi

    delPespressione

    di

    un

    pensiero

    altrui.

    Quintiliano,

    insomma,

    nono

    stante

    il

    suo

    moderatismo

    e

    lo sforzo di

    attingere

    un

    piano

    piu

    alto

    e

    complesso

    di

    quello

    meramente

    tecnico,

    rimane

    in

    fondo

    tradizio

    nalista,

    almeno

    concettualmente,

    arroccato

    su

    posizioni

    anacroni

    stiche

    e

    pereio

    prive

    di

    futuro.

    Tocchera

    invece

    a

    Plinio il

    giovane,

    che

    pure

    non

    brillo

    per

    acutezza di visione

    storica,

    concludere il dibattito con un

    apporto

    originate,

    fecondato

    dalla

    lunga

    polemica

    svoltasi

    nei

    decenni

    ante

    riori

    a

    lui.

    Si

    puo

    dire

    anzi

    che

    piu

    di

    ogni

    altro

    egli

    tesaurizzo il

    con

    tributo

    rinnovatore offerto

    dal

    Sublime.

    Nella

    nota

    lettera

    a

    Lu

    perco

    349

    infatti,

    chiarendo

    il

    senso

    di

    un

    giudizio

    dato

    a

    proposito

    di

    un

    oratore,

    ?

    nihil

    peccat

    nisi

    quod

    nihil

    peccat?,

    espone

    delle

    30

    Cfr.

    l'espressione

    petroniana:?

    Sic

    forensibus

    ministeriis

    exercitati?

    (Satyr.,

    cap.

    118)

    ed

    il

    cap.

    XXXV del

    Dialogus.

    3*

    II

    problema

    fu

    esaminato magistralmente da A. Rostagni

    ne

    17

    ?

    Sublime

    ?

    nella storia delVestetica

    antica,

    in

    ?

    Annali della R.

    Scuola

    Normale

    Superiore

    di Pisa

    ?,

    II

    (1933).

    32

    Si

    noti

    tuttavia che

    mentre

    nel

    Sublime

    h il

    7rdc&o

  • 7/24/2019 Debate Retrico Literario S I

    13/13

    IL DIBATTITO RETORICO-LETTERARIO

    A ROMA

    241

    idee

    che, puntualizzando

    il

    problema

    nodale

    della

    discussione, rap

    presentano

    un

    momento

    unico

    nella storia

    di

    essa.

    ?Debet enim

    orator

    erigi

    ?

    scrive Plinio

    35

    attolli,

    interdum

    etiam

    effervescere,

    efferri

    ac

    saepe

    accedere ad

    praeceps,

    nam

    plerumque

    altis

    et

    ex

    celsis

    adiacent

    abrupta?.

    E

    poi:

    ?Sunt

    enim maxime

    mirabilia

    quae

    maxime

    insperata,

    maxime

    periculosa,

    utque

    Graeci

    magis

    exprimunt:

    7rapa(3oAa?.

    Di

    qui

    la

    ricerca

    del

    sublime,

    delYaudens,

    del

    plenum,

    del

    quod

    eminet

    et

    exstat,

    giacche

    per

    Plinio

    e

    chiaro che

    alPeloquenza

    ?laxandos

    esse

    frenos,

    nec

    angustissimo

    gyro

    inge

    niorum

    impetus refringendos?.

    Ne

    la

    condizione

    degli

    oratori

    e

    diversa

    da

    quella

    dei

    poeti.

    C'e

    in

    queste

    parole

    non

    solo

    la

    ripulsa

    della

    precettistica

    naturalmente

    soffocante,

    ma

    Pesaltazione

    della

    magnanimita

    creatrice,

    della bellezza del

    pericolo

    come

    elemento

    d'arte,

    comune

    alPoratoria

    come

    alia

    poesia.

    Non

    siamo

    ancora

    alia

    affermazione della

    leggiadria

    di

    quel

    che ad

    una

    critica

    miope

    puo

    anche

    apparire

    trascurato

    (sv

    8s

    tote,

    [izye^zai

    slvoci

    tl

    XP^l

    X0CL

    TcapoXt,y(opou[jl?vov9

    aveva

    scritto

    PAnonimo),

    ma

    e

    gia

    cristallina

    Pintuizione

    che la

    grande

    opera

    d'arte

    ha

    bisogno

    delPimpennata,

    d'uno

    spazio

    disordinato

    per

    estrinsecarsi ed

    aver

    vita.

    II

    dibattito

    e

    cosi

    approdato

    ad

    una

    conclusione

    ricca di avvenire.

    Giunti

    alia

    fine

    del

    nostro

    discorso,

    ci sembra

    emerga

    evidente

    Pimpossibilita

    di

    una

    reductio

    ad

    unum

    delle

    tesi

    su

    esposte.

    Che

    anzi

    la

    varieta delle

    posizioni

    espresse

    dai diversi scrittori

    in

    ordine al

    problema

    delPoratoria

    appare

    incontrovertibile.

    Nondimeno

    e

    pos

    sible

    registrare

    un

    notevole

    e

    pressoche

    generale

    accordo

    su

    taluni

    punti

    fondamentali:

    1)

    la concezione

    della retorica

    come

    arte

    ed il

    conseguente

    rifiuto di

    ogni

    schematismo

    scolastico;

    2)

    Pimportanza

    nella creazione

    assegnata

    al

    pathos,

    che

    proviene

    dalla

    fantasia

    e

    dalla

    magnanimita

    dello

    scrittore

    e

    conferisce

    alPopera

    d'arte

    il

    carattere

    di un'attivita

    irrazionale;

    3)

    la condanna

    di

    un

    manierismo

    barocco

    (dovuto

    principalmente

    alle scuole

    di

    declamazione)

    che

    era

    in

    effetti soltanto

    la

    degenerazione

    delPasianesimo.

    L'acquisi

    zione di

    questi

    concetti

    e

    la loro

    progressiva

    maturazione

    hanno

    prodotto

    un'idea

    piu

    alta della

    retorica,

    ma

    anche

    la

    conquista

    alia

    latinita di

    un

    nuovo

    stile che

    negli

    autori

    piu impegnati

    costituisce

    la

    consacrazione

    letteraria

    del

    sermo

    familiaris.

    Ed

    e senza

    dubbio

    una

    conquista

    positiva

    e

    feconda.

    35

    Si confront la

    lettera

    sopra

    citata. II

    concetto

    espresso

    nel

    brano

    e

    chiaramente

    mutuato

    dal

    LTepl

    {tyous,

    cap.

    XXXIII,

    2.