crisi e opportunità - ripensare il ruolo dell’agricoltura familiare in italia e in africa

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CRISI e OPPORTUNITÀ Ripensare il ruolo dell’agricoltura familiare in Italia e in Africa

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Il sistema di produzione agroindustriale èinsostenibile dal punto di vistaambientale, economico e sociale. L'attuale crisi è un’opportunità per ripensare il ruolo strategico del settore agricolo e definire un nuovo contratto sociale per l’agricoltura all’interno delle nostre società.

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CRISI e OPPORTUNITÀRipensare il ruolo dell’agricoltura familiare

in Italia e in Africa

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Per informazioni sul progetto e sulla campagna contattare:Terra Nuova Centro per il Volontariato OnlusVia Gran Bretagna 1800196 Romatel 06.8070847inoltre consultare i siti:www.italiafrica.info - www.europafrica.info

Il progetto è cofinanziato da:

Ministero degli Affari Esteri Italiano

Unione Europea

Acrawww.acra.itAiabwww.aiab.itAriwww.assorurale.it Aucswww.aucsviterbo.orgCentro Internazionale Crocevia (CIC)www.croceviaterra.it

Cipsiwww.cipsi.itCisvwww.cisvto.orgColdirettiwww.coldiretti.itCospewww.cospe.itIscoswww.iscos.cisl.itLviawww.lvia.it

Maiswww.mais.to.it

Mlalwww.mlal.org

Re.tewww.reteong.org

Terra Nuova Segretariato campagna e

responsabile per il progetto

www.terranuova.org

Collectif Stratégies Alimentaires (CSA)www.csa-be.org

UK Food Groupwww.ukfg.org.uk

Gaia Foundationwww.gaiafoundation.org

EAFF Federazione delle organizzazionicontadine dell’Africa dell’Estwww.eaffu.org

PROPAC Piattaforma regionale delle organizzazioni contadinedell’Africa Centralewww.propac-op.org

ROPPA Rete di organizzazioni contadinee di produttori agricoli dell’Africa Occidentalewww.roppa.info

Membri della campagna ItaliAfrica e partner del progetto in Italia

Partner del progetto in Europa

Partner del progetto in Africa

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Che rapporto c’è tra le rivolte controil carovita scoppiate nel 2007 nellestrade di Ouagadougou in Burkina

Faso e gli scandali di carni e sughi con ladata di scadenza manipolata sugli scaffalidei supermercati del cremonese o la moz-zarella di bufala contraffatta nel Casertano?Un comune minimo denominatore che sichiama sistema di produzione agroin-dustriale insostenibile. Un sistema cheoggi, grazie alla crisi alimentare globalesta mostrando in modo sempre più accel-lerato tutte le proprie contraddizioni einadeguatezze rispetto alla sostenibilitàambientale, economica e sociale. Un mo-dello agricolo che considera il cibo allastregua di qualunque altra merce e che sulcibo specula ed investe e che il cibo usaper produrre il carburante per le nostremacchine. A noi consumatori del Nord avevano det-to che i supermercati avrebbero portato be-

nefici, che avremmo mangiato prodotti diqualità, sani, controllati, certificati e a prezziridotti, invece ci troviamo sempre più spessonel ruolo di vittime inconsapevoli di scandalie frodi legate al sistema di produzioneagroindustriale. Ai contadini africani ave-vano detto di produrre colture per l’espor-tazione o adatte alla produzione di etanoloe agrocombustibile e di importare alimentidal mercato internazionale; questo modello,già caro ed inefficiente, con l’ultima impen-nata dei prezzi si è rivelato del tutto inade-guato ed oggi i paesi africani si ritrovanocon risorse naturali erose e una popolazioneche versa in difficili condizioni economiche esociali. È evidente che siamo di fronte ad una crisinel Nord come nel Sud del mondo, crisi cherappresenta solo la punta dell’iceberg di unmodello alimentare insostenibile ricco dicontraddizioni come mostrano i due esempiseguenti.

Un sistema in crisi

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Chi decide quanto costa un chilo di po-modori?Il prezzo dei prodotti alimentari non vienestabilito dai consumatori (questo lo sape-vamo) né tantomeno dai produttori, madalle centrali di acquisto che favoriscono l’aumento del divario tra il costo di produ-zione e il prezzo al quale il prodotto vienevenduto sul mercato: dal campo alla tavolail costo di un chilo di pomodori può arrivaread essere 5 volte superiore. Questo eviden-zia la persistenza di una forte distorsione nelpassaggio del prodotto alimentare dal pro-duttore al consumatore. In molti casi il pro-duttore è costretto a vendere al di sotto deicosti di produzione e a distruggere partedelle proprie coltivazioni.

La produzione è concentrata nelle manidi poche grandi aziendePur vivendo in un sistema di cosiddetto “li-bero commercio”, tutti i mercati dei pro-dotti agricoli sono in realtà sottoposti ad unvero e proprio regime di oligopolio e mono-

polio. Per citare alcuni esempi, solo sei so-cietà (Cargill, Continental, Luis Dreyfus,Bunge & Born, Andrè, Toepfer) controllanol’85-90% del mercato mondiale di fru-mento, mais e soia; nel contesto italiano ladistribuzione del latte fresco è concentratanelle mani della grande distribuzione orga-nizzata che vede protagoniste società comeParmalat e Granarolo.

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Chi decidequanto costa un chilo dipomodori?

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Se questa crisi ci mostra l’insostenibi-lità dell’attuale modello agroindu-striale, allo stesso tempo sta ponendo

anche in primo piano la necessità di pro-porre modelli ad esso alternativi e realmentesostenibili. La crisi può essere quindi rilettanella sua accezione positiva: un’opportu-nità per ripensare il ruolo strategico delsettore agricolo e definire un nuovocontratto sociale per l’agricoltura all’in-terno delle nostre società.

Questo significa riconsiderare alcuni ruolifondamentali: il ruolo del produttore, innanzitutto, coluiche chiamavamo contadino, che deve tor-nare ad essere reale protagonista del sistemaagro-alimentare, con una riconsiderazione euna nuova centralità del lavoro in agricol-tura;il ruolo del cittadino-consumatore chedeve diventare soggetto attivo di un sistemaalimentare in cui non si limiti ad esercitare

la scelta di consumo individuale ma diventiconsum-attore, un consumatore critico ca-pace di poter scegliere e con la possibilità difarlo attraverso l’instaurazione di une seriedi relazioni sociali con gli agricoltori.

Ma quale modello agricolo, quale mer-cato, quali politiche agricole e qualetipo di governance possono assicurare aisoggetti che rappresentano il vero motoredel mondo agricolo la riappropriazione deiloro ruoli, oggi totalmente ribaltati e privatidi senso?

Il modello agroecologico:produzione e mercato

Il modello agroecologico, pur se nonsostenuto dalle politiche agricole na-zionali ed internazionali e affrontando

mille difficoltà, è portatore di una serie divantaggi sociali, culturali, ambientali ed eco-nomici che favoriscono lo sviluppo sosteni-bile dei territori.

Si tratta di un modello che si basa su unitàproduttive di piccole dimensioni (agricolturafamiliare e contadina) che contribuiscono amantenere la forza lavoro sul territorio. Nonusa prodotti chimici di sintesi assicurandocosì la sostenibilità ambientale con un posi-tivo impatto sulle risorse ambientali e un ef-fetto di contenimento del cambiamentoclimatico. Attraverso l’uso di sementi locali,valorizza la biodiversità agricola e favorisceun’alimentazione diversificata legata ai si-stemi culturali territoriali. Per quanto ri-guarda la distribuzione dei prodotti agricoli,questo modello sostiene la filiera corta e

Rileggere la crisi come un’opportunità

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Italia

Mercato locale in città: lo Spazio Bio di Roma e la campagna amica della Coldiretti

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L’AssociazioneItaliana diAgricoltura

Biologica (Aiab), lacooperativa agricolaCapodarco, il Consorzioper l’Ambiente CO.P.A.formato da CooperativeSociali, il Pugnaloneconsorzio costituito daaziende agricolebiologiche e le OfficineBio che comprendonodiverse realtà aziendalidi produzione biologicadel Lazio, si sono unitiper dare vita ad unospazio di vendita direttanel cuore di Roma: loSpazio Bio. Si tratta di unmercato locale

permanente ubicatoall’interno della Cittàdell’Altra Economia dovevengono venduti alimentibiologici di filiera cortaprovenienti dai consorzidi produttori locali e dacooperative diagricoltura sociale chelavorano con ex detenuti.Anche la Coldiretti hadato vita a un progetto asostegno dellavalorizzazione dellafiliera corta e delrafforzamento deldialogo fra produttore econsumatore in tuttaItalia: la CampagnaAmica. La Campagnamira a stabilire relazioni

fra aziende econsumatori attraversol’istituzione di mercatiortofrutticoli dovevengono venduti prodottilocali a Km 0 in realtàurbane e rurali.Queste esperienze divendita localepermettono direcuperare il rapporto frail cittadino-consumatoree il produttoresostenendo il mercatobiologico come unmodello alternativo allagrande distribuzione efavorendo l’inserimentodi fasce socialmenteemarginate di personenel settore agricolo.

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favorisce lo sviluppo dei mercati locali inco-raggiando un dialogo diretto tra produttoree consumatore. Grazie a questo legame di-retto, l’agricoltura familiare permette unamigliore garanzia della qualità dei prodotti edella trasparenza dei prezzi.

Ma realmente il modello agricolo fami-liare può essere un’alternativa al mo-dello industriale? Potrà garantire ciboper tutti? A queste domande l’agricoltura agroecolo-gica e familiare sta già rispondendo, nono-stante non sia correttamente sostenutadalle politiche agricole che invece conti-nuano a favorire un modello agroindusti-rale: assicura infatti il 75% della produzioneagricola mondiale e soddisfa circa l’80%della domanda dei mercati interni. In Africaassicura l’impiego a più del 60% della po-polazione e gestisce oltre il 95% delle terreagricole. Mentre in Italia le piccole aziendecon una superficie coltivabile di meno di 5ettari sono circa l’80% e la manodopera fa-miliare svolge il 78,5% del totale delle gior-nate impegnate in azienda.

Politiche agricole a favoredi sistemi produttivi locali

Sul piano politico si pone la necessitàdi ripensare e formulare politicheagricole che favoriscano sistemi pro-

duttivi incentrati su modelli di produzionesostenibile dal punto di vista ambientale, so-ciale ed economico in Europa come inAfrica.

In Europa la Politica Agricola Comune (laPAC) ha sempre sostenuto un modello diproduzione intensivo che, attraverso una di-storta distribuzione dei sussidi, ha favoritola sovrapproduzione e il dumping nei paesiin via di sviluppo, causando devastanti im-patti ambientali, generando insicurezza ali-mentare e producendo un esodo massicciodella popolazione dalle aree rurali verso learee urbane sia nel Nord che nel Sud delmondo. Pertanto il movimento della societàcivile europea per la sovranità alimentare sibatte affinché la PAC venga ripensata e di-fenda un modello di agricoltura di tipo so-stenibile attraverso:

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Gli allevatori del Burkina hannodeciso di unirsi per promuoverela produzione locale di latte e

difenderla così dalle importazioni dellatte in polvere. Hanno costituitol’Unione Nazionale delle Minilatterie edei Produttori di Latte Locali e hannofondato un marchio di produzionecomune: Burkina Lait. Per far partedell’Unione e produrre Burkina Lait, ènecessario rispettare alcune regole:essere piccoli allevatori, trasformaresolo latte prodotto localmente,sottoporre la propria produzione ad uncontrollo di qualità. L’Unione raccogliecirca 23 minilatterie di diversedimensioni: dalle più piccole che

vedono coinvolte 4 o 5 famiglie alle piùgrandi che vedono coinvolte 40famiglie. Una parte della produzioneviene venduta sotto forma di prodottotrasformato (yogurt, formaggio) nellestesse latterie, mentre un’altra parteviene trasportata e venduta nei mercatilocali.

Africa

Le minilatterie del Burkina Faso

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• Impiego nel settore agricolo: la crea-zione di lavoro sul territorio.

• Gestione dell’offerta: la regolamenta-zione del mercato come mezzo neces-sario per garantire agli agricoltori ed aiconsumatori un prezzo adeguato.

• Sostegno all’agrobiodiversità: l’impiegodi metodi biologici di produzione.

• Accesso alla terra: un giusto prezzo perl’acquisto dei terreni ad uso agricolo.

• Filiera corta: il sostengo dei mercati lo-cali per la vendita di prodotti a Km 0.

In Africa allo stesso modo le piattaformecontadine stanno lavorando per definire mi-sure politiche di sostegno ad un tipo di agri-

coltura familiare e a difesa della produzionelocale. L’esempio più avanzato è la politicaagricola regionale della Comunità Econo-mica degli Stati dell’Africa Occidentale(ECOWAS) al cui interno si sono appenaconclusi i negoziati tra il ROPPA (la Piatta-forma contadina dell’Africa Occidentale) ela stessa ECOWAS per l’approvazione diun’importante strumento di controllo, ilTEC, la Tariffa Esterna Comune sulle impor-tazioni che dovrebbe favorire la costruzionedi un mercato comune nel quadro del com-mercio e dell’integrazione regionale deipaesi dell’Africa Occidentale. Altri esempi vengono dalle lotte che i movi-menti contadini stanno portando avanti perun giusto accesso alla terra. Si sta infatti ve-rificando una vera e propria vendita delleterre del continente africano: le grandi im-prese multinazionali comprano grandi ap-pezzamenti di terreno fertile in Africadiventando i nuovi latifondisti di questo se-colo. Questo ha conseguenze estrema-mente negative sia da un punto di vistaambientale, in quanto si tratta di monocul-ture estensive, sia economico dal momentoche si tratta di un monopolio di produzionee di mercato da parte di grandi aziende stra-niere. Questa situazione ostacola la crea-zione e lo sviluppo delle piccole aziendefamiliari locali.

Per questo i movimenti contadini siadel Nord che del Sud si stanno mobili-tando affinché si ampli il dibattito politicoe si introduca il concetto di sovranità ali-mentare, ossia la possibilità per tutta la po-polazione, e non solo per chi se lo puòpermettere, di avere garantito il diritto alcibo, di produrre ed accedere ad una ali-mentazione sana e legata ai sistemi cultu-rali locali. Per fare questo bisogna passareda politiche specificatamente agricole apolitiche più ampie che considerino l’im-patto della produzione di alimenti anchesulla salute, sull’ambiente e sui sistemi agri-coli e culturali locali.

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Ruolo chiave delle organiz-zazioni internazionali nellagovernance globale

Per mettere in atto politiche che garan-tiscano i produttori così come i consu-matori è necessario riconsiderare ilsistema di governance globale ponendoinnanzitutto fine all’egemonia di istituzionicome l’Organizzazione Mondiale del Com-mercio (OMC), il Fondo Monetario Inter-nazionale (FMI) e la Banca Mondiale. Dopodecenni di attività risulta evidente che que-ste organizzazioni, dove sono le grandi po-tenze economiche ad avere poteredecisionale, hanno fallito nei loro propositiiniziali di promuovere una stabilità econo-mica globale: le politiche di liberalizzazionedegli scambi promosse dall’OMC hanno

messo in ginocchio le economie di moltipaesi più poveri. Il FMI e la Banca Mondialehanno orientato la maggior parte dei lorointerventi nei paesi del Sud del mondo a fa-vore dello smantellamento del sostegno sta-tale all’agricoltura, all’apertura dei mercati,alla meccanizzazione agricola e all’esporta-zione. Hanno sostenuto riforme che hannocomportato la chiusura di centinaia di mi-lioni di piccole aziende familiari che garan-tivano la sicurezza alimentare in molti paesidel sud del mondo. Allo stesso tempo risulta fondamentaleporre le basi per un nuovo sistema cheveda al centro le organizzazioni delleNazioni Unite (dove, al contrario delle or-ganizzazioni sopra citate, ogni stato ha unvoto) quale spazio neutrale ed equilibrato diincontro, mediazione e scambio fra gli inte-

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I rappresentanti delle reti diorganizzazioni contadine africane sisono riuniti a Roma per presentare unaDichiarazione Comune che esprime laposizione e le richieste ai paesi del G8in merito a:• Politiche agricole: sostenere

politiche orientate alla sovranitàalimentare.

• Governance mondiale efinanziamento dell’agricoltura:rilanciare la produzione agricolaafricana e rivedere i meccanismi difunzionamento della governancemondiale dell’agricoltura che devedar voce alle organizzazionicontadine di base.

• Ruolo delle organizzazioniprofessionali agricole: sostenere lacentralità del modello di agricolturafamiliare quale alternativa possibilealla crisi del settore agricolo-alimentare.

Ugualmente la società civile italianadei produttori e consumatori haproposto una propria dichiarazione inlinea con quella dei rappresentantiafricani richiedendo:• Centralità e sostegno per un

modello agricolo che si basi suiprincipi dell’agroecologia, a scalafamiliare e che favorisca i mercatilocali.

• Valorizzazione delle filiere agroecologiche e delle esperienze diconsumo critico.

• Sostegno ai processi multilaterali eil riconoscimento dei movimentisociali dei produttori di cibo.

• Tutela del diritto al cibo.• Valorizzazione del lavoro agricolo e

della rappresentanza sindacaledegli agricoltori.

Le voci dei contadini africani e dei movimenti sociali deiproduttori italiani al G8 Agricoltura

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à ressi e le proposte dei governi e quelli dellasocietà civile su un tema così importante qualè il diritto al cibo. È necessario quindi chevenga ripensato il modo in cui sono prese ledecisioni a livello internazionale. Questo si-stema deve riconoscere i movimenti socialicome i principali interlocutori. E proprio dallasocietà civile viene un’interessante proposta:

costituire un unico forum globale in seno alleNazioni Unite per l’assunzione delle decisionipolitiche che abbia modalità di funziona-mento partecipative e trasparenti.Non potrà infatti essere trovata nessuna ri-sposta sostenibile alla crisi alimentare se nonviene dato ascolto alle voci dei diretti inte-ressati: produttori e consumatori.

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Tutti possiamo fare qualcosa!

Agricoltura familiare, agricoltura biologica e politicheagricole non sono temi lontani dal tuo quotidiano, tutti i giorni

fai la scelta di cosa mangiare ed è proprio la tua scelta che puòfare la differenza.

Ognuno di noi può contribuire a sostenere l’agricoltura agroecologicae familiare, anche tu:

Compra e mangia frutta e verdura di stagione, privilegiando il biologico.

Compra nei mercati del tuo quartiere.Entra a far parte di un gruppo di acquisto solidale (GAS).

Per i prodotti che inevitabilmente arrivano da lontano come il caffèscegli quelli biologici o quelli sostenuti da progetti del

commercio equo e solidale.Informati e informa: diffondi il manifesto della campagna ItaliAfrica Terre Contadine

che trovi nel nostro sito www.italiafrica.info

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Si ringraziano i partner del progetto e la Fata Assicurazioni per la gentile concessione delle immagini.

Questo documento è stato realizzato con il contributo finanziario dell’Unione Europea e del Ministerodegli Affari Esteri Italiano. Il contenuto del documento è responsabilità esclusiva di Terra Nuova e nonriflette la posizione dell’Unione Europea e del Ministero degli Affari Esteri Italiano.

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Ministero degli Affari Esteri Italiano

Unione Europea

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