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ISSN 1590-7740 Spedizione in A.P. 70% aut. dc/er - bo - In caso di mancato recapito restituire all’ufficio P.T. CMP di Bologna per l’inoltro al mittente che si impegna a corrispondere la tariffa dovuta. Contiene I.R. BIMESTRALE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA c I nque ANNO VIII - N°5 - DICEMBRE 2004

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BIMESTRALE DELLA PROVINCIA DI BOLOGNA

cInqueANNO VIII - N°5 - DICEMBRE 2004

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PROVINCIA

DI BOLOGNA

SERVIZI DICOMUNICAZIONE

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Pub

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oNuovo anno nuovo Urp

Dall’inizio di gennaio 2005 troverete l’Urp della Provincia di Bologna nella sedenuova di via Benedetto XIV n. 3

L’accesso diretto dalla strada e l’attivazionedi nuovi servizi renderanno questa strutturadi comunicazione ancora più funzionale e ingrado di dare risposte sempre più in lineacon un’amministrazione che fa della parte-cipazione uno dei punti cardine del propriooperato.

Apertura al pubblico:dal lunedì al venerdì 9-13lunedì e giovedì 15-17tel. 051 659.82.18fax 051 659.87.93e-mail: [email protected] verde: 800 239754

www.provincia.bologna.it

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Sommario

Bimestrale della Provincia di Bologna

Direzione e redazione:Provincia di Bologna, Via Zamboni, 13 tel. 051/6598.340/355 fax 051/6598.226e.mail: [email protected]: Roberto OlivieriCaporedattore: Sonia TrincanatoSegreteria di redazione:Rita Michelon, Grazietta DemariaArt: Piero Brighetti - MediamorphosisImpaginazione:Annalisa Degiovannini, Gabriella NapoliFotografie: Archivio Provincia, G. Avoni,V. Cavazza, P. Gigli, H. Lanza, G.Perticoni, M. Sciacca, Studio FN, M.RebeschiniStampa: Casma s.r.l. BolognaTiratura: 13.000 copieChiuso in fotocomposizione il 6/12/2004

�IL COMMIATOCaro Renzo 2Carlo di Carlo

�COME ERAVAMODa “servo degli agrari”a servo di Dio. La morte e la gloria di Giuseppe Fanin 4Claudio Santini

�DAL CONSIGLIOInsieme per amministrare il futuro - Il programmadi mandato 7

La discussione in aula 8

Il nuovo segretariogenerale 11

La cura dell’infanzia... 11

...e degli anziani 12

La situazione nelle carceri 12

Se ne è andatoGhino Rimondini 12

�SPECIALEECONOMIA E LAVORO 13Federico Lacchea colloquio con gli assessoriPamela Meier e Paolo Rebaudengo

I numeri della crisi 16

In tempi di globalizzazione 17Le osservazioni di Aldo Bonomidirettore di AasterF. L.

A sostegno delle attivitàeconomiche e produttive 18

Una vicenda bolognese 21Carlo Marullia colloquio con Patrick Scarlata

Intrecci internazionali 22L. F.

Dal globale al locale 23a cura di Carlo Marulli

PORTICI RACCONTALa fabbrica 27Giuliano Bugani

A scanso di infortunio 29R. L

Lavorare in sicurezza 29

�L’ESPERIENZAStoria e storie delle risorseumane in una fabbrica 30Fausto Anderlini

�OPINIONI A CONFRONTOa cura di Patrizia RomagnoliLa riforma dell’Università 32Dario Braga e Andrea Battistini

�L’ALTRA PARTE DEL MONDO Lo scenario inedito dellecomunità del cibo 34F. L.

�CULTURA Pasolini, tra poesia e cinema 36Costanzo Baffetti

�BOLOGNA IN LETTEREPiazza Grande 38Stefano Tassinari

�IL POSTO DELLE FRAGOLERossini e la casa della vita 39Nicola Muschitiello

�CALEIDOSCOPIOFrançois contro Truffaut 40L. M.

Premio Centocittà 41Anna Magli

In ricordo di un Maestro 41Anna Baldi

�MOBILITÀ SOSTENIBILEQuel manager che ci famuovere meglio 42

Ecco le nuove fermate 43Roberto Laghi

�RICERCAUna boccata di idrogeno 44Stefano Gruppuso

�TERRITORIO E AMBIENTELa terra dei lupi 45Veronica Brizzi

�RIFLESSIONIUna città così lontana 46Carla Castelli

�MOSTRE 47L. M.

�NEWS 48

�LIBRIBologna dell’ospitalità 50Lorenza Miretti

�SPORTINA SPORTIVA40 anni di entusiasmo 52Antonio Farnè

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

Iscrizione al Tribunale di Bologna n. 6695del 23/7/97

5.2004Anno VIII - n. 5 - dicembre 2004

In copertina“Labirinto”, smalto su tela cm. 100x80.Nerone (Sergio Terzi), artistapoliedrico, compone ed esegue musicae scrive racconti, è nato a Villarotta diLuzzana (RE) nel ’39. Inizia a dipingerea trent’anni dando prova di grandepotenza espressiva che si sviluppaanche nelle opere scultoree. Le suetele sempre più improntateall’informale, frutto di tecniche emateriali diversi, sono esposte inprestigiosi musei di Paesi europei edegli Stati Uniti.

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Caro Renzo,ti scrivo dalle pagine di una rivista amica, che ha un nomeche potrebbe essere il titolo di uno dei tuoi bellissimi docu-mentari. E anche perché è sotto i portici della nostra Bolo-gna che ci siamo conosciuti veramente, parlando per ore eore, per giorni interi dei film appena visti e di quelli che oc-correva vedere. La prima volta - avevo, credo, sedici anni -mi raccontasti con fervore la storia d’amore della contessaLivia Serpieri e del giovane ufficiale austriaco Franz Mah-ler. Senso era appena uscito nelle sale e aveva già scanda-lizzato mezzo mondo per il mancato Leone d’oro a Venezia.Devo dire che eri autoritario e perentorio, anche se i tuoibaffetti da ufficiale annunciavano in qualsiasi momento latua ironia sottile e il sarcasmo ineccepibilmente bolognese,la tua passione per il gioco intellettuale, anche quando par-lavi (spesso) di Aristarco, allora ideologo tra gli ideologi, di-rettore di “Cinema nuovo”, tuo sodale culturale e compagnod’armi, contro il quale e a favore del quale a quel tempo sidividevano intere pattuglie di giovani critici come noi. E poi, la tua sottigliezza (nell’accezione di Barthes): capa-ce di farci capire, senza necessità di mediazioni, il mondo vi-cino e quello lontano da noi, si trattasse di Pudovkin o diLonghi, di Bologna o di Stalin, di Morandi, di Visconti o diZavattini, del fascismo o dell’antifascismo.Ciò che mi colpiva sempre della tua intelligenza, era che,prima di tutto, cercavi di capire. E cercando di capire, fa-cevi capire. Che gran metodo di insegnamento. Credo chenessuno come te sia stato un intellettuale disorganico: nonti ho mai sentito in sintonia con nessun potere, perché usa-vi soltanto l’ intelligenza critica e la conoscenza diretta del-le cose.Mi ricordo, come fosse oggi, i tuoi grandi racconti a punta-te. Sei stato tu a farmi veramente capire il cinema, a far-melo amare nel profondo, a cercarne i misteri e i segreti fi-no a decidere di viverlo, come scelta di vita. Però mi hai rac-contato anche il fascismo, quel fascismo che ti ha sempreinseguito, nel profondo, sin dalla giovinezza e che ci hai sa-puto restituire esorcizzandolo nelle tue analisi trasversali,restituendocelo perfino nei dettagli. E ancor meglio dopo cheil suo fantasma parve essere riuscito a incastrarti (30 gior-ni nel carcere militare di Peschiera, con Aristarco) perchéti eri preso beffa di lui. Ma non ci riuscì, perchè anche inquesta non simpatica vicenda fosti capace di sbriciolarlo,per comprenderne i significati. Ecco allora “Catene, tormenti e charlotte” dove parli dellatua permanenza dal 1943 al ‘45 in un campo di concentra-mento nazista, come punizione per essere andato volontarioin Grecia; dopo poco nel 1961, in appendice al mio primolibretto “Il cortometraggio italiano antifascista” un tuo sog-

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Renzo Renzi qualchetempo fa, nella suacasa bolognese, da

solo e con la moglieTeresa Curtarello

È utile segnalare a tutti, soprattutto ai gio-vani che non hanno avuto la fortuna di se-guire Renzo Renzi nel suo percorso o neconoscono solo una parte, che, quattroanni fa, sollecitato da Orio Caldiron, cu-ratore di una stimolante collana di studicinematografici per l’editore Bulzoni, si convinse acompilare la raccolta definitiva dei suoi scritti, daglianni quaranta ai novanta (“una sorta di romanzostorico-autobiografico indiretto) chiosando in po-che righe ciascun capitolo per fornirne la chiave dilettura. Il titolo del libro è “La bella stagione. Scon-tri e incontri negli anni d’oro del cinema italia-no”, prefazione, partecipe e sincera, di Gian LucaFarinelli, direttore della Cineteca di Bologna. Danon perdere.

[C.d.C.]

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getto: “Il pugnale tra i denti”, la storia di ungiovane leone romagnolo e di un suo amico,che militavano uno nelle file della RepubblicaSociale, l’altro in quelle dei partigiani. Unatragedia dell’amicizia, che precedeva di qua-rant’anni, con ben altro sentimento, le analisie i racconti revisionisti di oggi. E ancoraquando scegliesti i tuoi scritti con Orio Caldi-ron che nel montarli suggerì il titolo del libro:“Da Starace ad Antonioni. Diario critico di

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un ex balilla”, il percorso di una figura (quella dell’ex bal-lilla, appunto) che si era dibattuta tra i problemi di una so-cietà mutata.Hai esercitato il mestiere della critica come nessun altroperché hai saputo rinnovarti di continuo, inventando e rein-ventando le tue iniziative di lavoro, anticipando il più dellevolte i tempi.Avevi una forma d’amore e di passione nell’esercizio del tuomestiere. Le hai usate da documentarista con grande professionalitàe originalità, oppure per scrivere una recensione o un sag-gio, per dirigere una collana, come la pioneristica “Dal sog-getto al film” che ha raccontato, nell’arco di vent’anni, il ci-nema italiano attraverso i film dei suoi autori più impor-tanti.Amore e passione quando cercavi, prima di tutto, un’ideacreativa per giustificare l’uscita di un libro ( a proposito,perché non si ristampa “La sala buia”, un piccolo gioiellosulla crisi del modo di intendere il cinema e sull’angosciosopassaggio da spettatore cinematografico a videodipenden-te?), oppure per ideare e dirigere una rivista (“Bologna in-contri”) che ha lasciato un segno, non nel localismo ma nel-la cultura. O ancora quando impaginavi tu stesso un volu-me fotografico con la competenza del tipografo e la qualitàdello sceneggiatore, come “Bologna, una città”, prototipo il-lustre di tutti quegli infiniti libri che continuano inutilmen-te ad uscire. Ma non posso dimenticare il tuo costante impegno a tempopieno, come animatore culturale per il cinema, nella suatotalità, a Bologna senza il quale la Commissione Cinemaprima e la Cineteca poi non sarebbero emerse con prepoten-za per la loro importanza.A questo amore profondo per il cinema univi la provoca-zione, nel difendere gli amici e nell’avversare i nemici neidibattiti culturali più caldi ( il più delle volte eri tu stesso aprovocarli), ma sempre e inconfondibilmente, con il tuo sti-le.Ecco, io penso che sia proprio lo stile a definirti, nella tuavita professionale, in quella di marito con Teresa e di padrecon Lisetta e per come ti sei comportato con gli amici, congli altri senza essere necessariamente tollerante, perché tal-volta - mi è parso capire - occorre non essere tolleranti pro-prio per acquisire il senso della tolleranza.Renzo carissimo, vedo che ho percorso, senza volerlo, buonaparte della nostra vita in un soffio ma mi accorgo, con do-lore profondo, che è l’ultima volta che ti scrivo. E non lo sop-porto.Vorrei essere sicuro che ci rivedremo, da qualche parte.

Con l’affetto di sempreCarlo di Carlo

Renzo Renzi allamacchina da presa. Sopra, in una delleultime uscitepubbliche inoccasione del suo83esimo compleannofesteggiato da tantiamici nella salaRossa di palazzoMalvezzi

La rivista amica a cui l’autore della letteraaccenna si è in verità arricchita e onorataproprio dell’amicizia di Renzo Renzi, dal pri-mo numero sino ai più recenti.Era un piacere aspettare l’arrivo dei suoipezzi, sempre affascinanti per la loro vita-

lità, ancora di più per noi della redazione perchégiungevano con tutto il calore del manoscritto. Mancherà d’ora in poi su Portici una presenza chenon è retorico, ma banalmente vero, definire insosti-tuibile. Come è inevitabile che sia quando muore unmaestro, anche di vita come nel caso dell’intellet-tuale “disorganico” Renzo Renzi.Cercheremo di farfruttare il tanto che ci ha insegnato. Sarà per noi an-che il modo migliore per ricordarlo.

La redazione

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a odiato “servo degli agrari” a venerato servo diDio. La metamorfosi di Giuseppe Fanin - sindaca-lista cattolico martire – passa per due processi. Il

primo, giudiziario, è stato sostanzialmente definito dallaCorte dell’Aquila, il 22 novembre 1949, con le condanne aiquattro assassini; il secondo, canonico, ha chiuso la fasediocesana il 4 novembre 2003 nella Cattedrale di Bologna. Le istruttorie sono state diverse per procedure e finalità.Comuni però alcuni documenti e testimonianze. Identicoil punto di partenza posto il 4 novembre 1948 sulla stradache congiunge San Giovanni in Persiceto a Borgo di Pia-no, nella Bassa bolognese.È tarda sera e la nebbia rende spettrali le ultime ore dellagiornata di festa per il trentennale della Vittoria. Sono cir-ca le 22 e un uomo torna a casa in bicicletta lungo la ViaBiancolina. Ha lasciato a due chilometri e mezzo l’ultimolampione dell’illuminazione pubblica e ora fora a stento,col fanale, il buio e la bruma. La strada è fiancheggiata dafossati oltre i quali ci sono due siepi. A sinistra, prima del-la laterale Accatà, si intravede un cumulo di grossa ghiaiache serve per affondare la canapa in un vicino macero. Sulmucchio di pietrisco giace un uomo bocconi, le mani pro-tese in avanti, i pugni chiusi. Indossa un impermeabile e ilcappello gli è caduto a terra. Ad alcuni metri, una bici ro-vesciata. “È un ubriaco…”. “Ma rantola…sanguina…ha la testa fra-cassata”. Fra le 22,30 e le 22,45 è trasportato al Pronto soccorso del-l’Ospedale di Persiceto un “paziente in coma”. Nessuno –nemmeno il dottore di turno che pure è suo amico - lo ri-conosce tanto è sfigurato dalle percosse al volto. Poi lo

sgomento alla lettura dei suoi documenti: è Giuseppe Fa-nin, 24 anni, terzo dei dieci figli di Virgilio e Stella che han-no il podere in Tassinara. È segretario provinciale dell’As-sociazione cristiana dei lavoratori a Bologna, fra gli inizia-tori della sezione Dc di San Giovanni in Persiceto. Muore,senza aver ripreso conoscenza, fra l’1,20 e l’1,45 di venerdì5 novembre. Il Giornale dell’Emilia annuncia: «Ancora una vittima del-l’odio di parte – Selvaggiamente trucidato a furia di per-cosse/un giovane dirigente dei sindacati liberi». L’occhiello e il titolo, allora immediatamente esplicativi, ri-chiedono, oggi, un supporto rievocativo. Il 18 ottobre1948, gli onorevoli Bersani, Casoni, Mancini e Salizzoniavevano presentato un’interpellanza al Ministro degli In-terni «per denunciare (con il supporto di un lungo elencodi aggressioni ndr) la grave situazione determinatasi inprovincia di Bologna per la violenta azione persecutoriaesercitata dai social-comunisti e dalle Camere del lavoroper impedire la libera costituzione dei nuovi organismi sin-dacali democratici».Dopo l’attentato a Togliatti, il 14 luglio 1948, lo sciopero po-litico della Cgil aveva visto la componente cattolica (sor-retta dal risultato elettorale pro Dc del 18 aprile) prendereprogressivamente le distanze dai social-comunisti nellastruttura unica di rappresentanza dei lavoratori, nata il 3giugno 1944 col Patto di Roma dopo la caduta del fascismo.Era stata così costituita una nuova organizzazione che siopponeva a quella “storica” e con questa si confrontavaaspramente soprattutto nella provincia di Bologna dove,secondo il leader sindacale comunista Di Vittorio, era incorso una «attività faziosa e antisindacale di alcuni agrari

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Da ‘servo degli agrari” a servo di Dio.La morte e la gloria di Giuseppe Fanin

di CLAUDIO SANTINI

DD

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I due processi per lagiustizia terrena e

per l’esaltazionesugli Altari. Il clima

storico dellascissione sindacale.

Come avvennel’agguato a colpi di

spranga di ferro.Uno sprone ed un

esempio

A sinistra, un ritrattodi Giuseppe Fanin;sopra un momentodella festa delle nozzedel fratello Giorgio

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ex fascisti. A San Giovanni in Persiceto – area di forte con-notazione bracciantile rossa – l’opposizione che avanza haun nome: Giuseppe Fanin, scontratosi con un picchetto dilavoratori proprio il giorno dello sciopero-Togliatti, segre-tario dell’AcliTerra, sostenitore della “compartecipazione”da illustrare al congresso di Molinella il 7 novembre allapresenza del Sottosegretario all’Agricoltura. È stato espli-citamente indicato – in un manifestino del 26 ottobre - frai “servi sciocchi” che aiutavano i padroni a “dividere i la-voratori”, ad istituire la compartecipazione “contro l’inte-resse dei braccianti”, a “rompere il collocamento unitarioche ripartisce equamente il pane fra i lavoratori”. Questaforte denuncia – intestata Camera del Lavoro e Lega Brac-cianti, vista dal locale Pci, autorizzata dal Sindaco – è ilpunto di partenza dell’inchiesta giudiziaria che porta aduna serie di fermi, nella sinistra, proprio il giorno dei fu-nerali del sindacalista. Il primo cittadino è invece destitui-to d’ufficio per “incitamento alla lotta di classe”. La “provocazione” causa uno sciopero, mentre l’Unitàdell’8 accenna ad un ex repubblichino come “probabileesecutore”. Il Ministro dell’Interno è chiamato a rispon-dere sugli “arbitrari arresti” e il 24 novembre il dirigentee parlamentare comunista Gian Carlo Pajetta tiene un co-mizio al Teatro di Persiceto per “deplorare vivamente” l’as-sassinio ma anche per respingere “ogni tentativo di spe-culazione politica” e per ironizzare sul “triangolo rosso”.Poche ore dopo la Legione Carabinieri di Bologna diffon-de un comunicato che annuncia la soluzione dell’inchiesta.Ecco il riassunto. Il 4 novembre il segretario della localesezione del Pci ha dato incarico ad un “individuo di note-vole prestanza fisica” di “dare una lezione” a Fanin prima

di “un’importante riunione di sindacalisti…” Il prescelto siè fatto aiutare da altri tre - “pure iscritti al Pci”- e insiemehanno teso l’agguato alla vittima che, di sera, tornava a ca-sa in bicicletta. I colpi di spranga in testa sono stati deva-stanti. L’ istruttoria processuale dura meno di un anno e approdaalla Corte dell’Aquila per “legittimo sospetto” su Bologna.Le difese sostengono che la morte è conseguenza di cir-costanze andate “oltre le intenzioni”, ma la sentenza del 2novembre 1949 dichiara l’omicidio volontario, premedita-to e ulteriormente aggravato.La natura politica del delitto «è evidente» – scrive nella mo-tivazione il consigliere Mario Sangiorgi - e va cercata nel«contrasto di idee» in campo sindacale. Fanin è stato indi-cato « al disprezzo dei lavoratori» perché progettava lacompartecipazione «antagonista alla lotta di classe» e cre-deva in un nuovo sistema di assunzioni (chiamata diretta)che «esautorava le commissioni interne». La sua attività èstata vista come «deleteria» e «necessaria di una lezione»e«se andava a finire all’ospedale o moriva era lo stesso».Tuttavia le pene da infliggere agli imputati possono esse-re contenute (23 anni al mandante e all’esecutore mate-riale, 21 ai complici) per effetto delle attenuanti genericheda concedere a giovani, poco più che ventenni, “ vittime, aloro volta, delle idee propagandate dalla loro corrente po-litico-sindacale”. La condanna più severa è dunque per l’u-so “politico” della violenza che ha una rappresentazione fi-sica nella sbarra di ferro usata per percuotere Fanin. È mo-strata alla Corte nella terza udienza del 17 novembre 1949:è lunga centimetri 52,50, pesa grammi 760, originaria-mente usata per gli argani dei carri agricoli, ed è stata rin-venuta, sporca di sangue, a venti passi dalla vittima, sottoun alberello di quercia. Gli ultimi del settore fra il pubbli-co in aula, scrive il cronista del Giornale dell’Emilia: «si al-zano sulle punte dei piedi per osservarla» mentre il presi-dente la mostra «con un gesto di autentico, malcelato ri-brezzo». È finita al Museo Criminale del Ministero diGrazia e Giustizia per disposizione della sentenza.Fra i reperti processuali c’è però anche un foglio mac-chiato di sangue, rinvenuto, la notte dell’omicidio, in unatasca dell’ abito di Fanin e mostrato dalla parte civile nellaquarta udienza, del 18 novembre, a testimonianza della“nobiltà d’animo dell’ucciso”. Registra: “i pensieri e i pro-positi maturati nella mia anima e nel mio cuore” durantegli Esercizi spirituali tenuti dal 2 al 5 aprile 1947 a Villa SanGiuseppe ai piedi di San Luca a Bologna. Il sindacalista -educato nel cristianesimo, un anno in Seminario, parteci-pe delle organizzazioni della Chiesa - si propone il rag-giungimento del terzo grado di perfezione spirituale se-condo il pensiero di S. Ignazio: l’imitazione di Cristo, finoalla Croce. È questo il documento che rappresenta il trat-to d’unione fra la Causa per la giustizia terrena e quella perla gloria degli Altari. All’ inizio, dopo l’omicidio – ha detto il cardinale GiacomoBiffi - la figura di Fanin fu collocata eminentemente nelcontesto di “passioni e di odi”. Poi si è capito che non erasolo “vittima di un atto barbarico” perché la sua vita e lasua morte, la sua ricerca della coerenza cristiana erano an-che «un dono, offerto dal Padre celeste alle nuove gene-razioni di credenti… un esempio alto e prezioso di testi-monianza evangelica».Così il primo novembre 1998, alla Collegiata di San Gio-

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vanni in Persiceto, si è aperto il processo canonico per labeatificazione del Servo di Dio Giuseppe Fanin. Postula-tore, in questa fase, il sacerdote bolognese don Filippo Ga-sparrini. Gli atti sono segreti, ma il testo pubblico - “dichiusura” - ci suggerisce una deduzione attraverso la fra-se che fa riferimento all’“apostolato innocente e disarma-to”. È noto - ed emerge dagli atti processuali - che un ami-co avesse consigliato al sindacalista, molto esposto, di gi-rare con la pistola per rispondere ad una possibileaggressione. «Credo in Dio - aveva replicato - e preferiscoche si dica che sono stato ucciso piuttosto che ho ammaz-zato». E così fu: con le mani nude a difendersi dai colpi del-la sbarra di ferro. Quella morte dunque si è opposta - nella coscienza catto-lica, ma anche laica - alla selvaggia violenza che l’ha pro-vocata. «Fanin - ha scritto il postulatore in un suo recen-tissimo libro - non ha escluso la morte come eventualitàconnessa al suo impegno sociale… da lui concepito comeparte integrante della stessa Fede per la quale caddero tut-ti i martiri della Chiesa». Ma oltre il sacrificio - che ha “de-gnamente coronato” l’esistenza terrena - è sempre don Ga-sparrini nel suo libro - c’è l’intera sua vita “fatta di coeren-za, di altruismo, di purezza”. Insomma, come ha sostenutol’ausiliare Claudio Stagni in un convegno a San Giovanniin Persiceto: “Fanin ha vissuto le virtù della fede, speran-za e carità, e le virtù della prudenza, giustizia, fortezza etemperanza in tutte le loro attuazioni della vita vissuta, ingrado eroico, cioè oltre la misura ordinaria del cristiano”.Per questo doppio significato di martirio, la fase diocesa-na del “secondo processo” ( il primo si era chiuso, peresplicita richiesta della parte civile, col risarcimento ma-teriale di una sola lira simbolica) ha coinciso con l’apertu-

ra, il 4 novembre 2003, del XVII centenario dei protomar-tiri bolognesi Vitale e Agricola. «La verità, richiamata e te-stimoniata dai martiri è questa - ha detto il cardinale Biffinell’omelia in San Pietro a Bologna - Chi ama la sua vita laperde e chi odia la sua vita in questo mondo, la conserveràper la vita eterna (Giovanni 12,25)»Il “fascicolo Fanin” è ora a Roma per il giudizio di meritoin Sede Apostolica. Gli assassini del Servo di Dio sonousciti di prigione dopo quindici anni di reclusione per buo-na condotta e per il perdono concesso dalla famiglia dellavittima. Uno, il mandante, è ancora in vita, gli altri hannoparenti che chiedono il diritto all’oblio: ecco perché in que-sta cronaca abbiamo volontariamente omesso i nomi deicondannati, del resto non strettamente necessari. L’ esecutore materiale, intervistato dal Carlino nel novem-bre 1973, ha detto: «Sono cresciuto in un clima di violen-ze…ho pagato e oggi sono convinto che con la violenzanon si risolve niente». L’ ex segretario comunista di Persi-ceto, sentito recentemente da Repubblica, ha invece di-chiarato: «È stato un errore. Non doveva andare così. Hopagato più del dovuto…Nelle lotte sindacali c’è sempre chipaga per tutti».Fra i più vicini a Fanin c’è sempre stato Giovanni Bersani,primo ad accoglierlo come collaboratore nell’ambito dellastruttura sindacale cattolica, poi custode della sua idealità,sempre promotore instancabile della sua memoria. Ci di-ce: «Tutti, allora, partivano dalla constatazione comunedelle misere condizioni dei lavoratori. Diversi però i me-todi e gli obbiettivi per ren-derle ‘migliori’. Chi credeva di doverle rag-giungere con la violenza, se-guiva una linea ideologicaben precisa che non certopoteva essere solo ‘persiceta-na’. È presumibile dunque chequalche altro, oltre ai con-dannati, sapesse… ».«Spero che la morte di Pep-pe sia almeno servita a qual-cosa…» ci ha detto l’allora fi-danzata di Fanin, presente alrecente raduno del Movi-mento cristiano Lavoratori aBologna. Sia come sia, perlei, e per tutti, continua adavere significato - e valore - ilmessaggio allora espressoda un biglietto di condoglian-ze inviatole da un “libero la-voratore”: «… il dottor Giu-seppe Fanin non è morto, maesso vive più di prima ed èuno sprone ed un esempioper tantissimi altri lavorato-ri… I nemici non sanno che ilsangue di un innocente se-mina e raccoglie frutti copio-si mentre i criminali lavoranocosì per la propria distruzio-ne». �

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C O M E E R A V A M O

Una istantanea diFanin durante un corso per sindacalisti.Sotto, il cippo di viaBiancolina che segna il luogo della sua morte avvenuta il 4 novembre 1948, in cui si legge “La strada bagnata dal sangue porta sicura alla morte”. Le immagini sono tratte dal volume “Per Giuseppe Fanin1924-1948. Documenti”a cura di AlessandroAlbertazzi, Cappelli editore.

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questo compito, l’Amministrazione hagià istituito l’Ufficio Pace, presiedutodall’ex consigliere provinciale dellaMargherita Matteo Festi. Si pensa inoltre di creare un coordina-mento provinciale permanente fra gliEnti locali, le associazioni, la scuola el’università per realizzare interventi dicooperazione decentrata, collaboran-do anche con organizzazioni non go-vernative e associazioni che operanonei Paesi in via di sviluppo. Accanto al-la “pace lontana”, grande attenzione èposta alla promozione di una “pace vi-cina”, per esempio con i progetti di so-stenibilità ambientale, l’attuazione diun bilancio sociale, l’educazione allaresponsabilità sociale nel mondo delleimprese e nella scuola.

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Al centro i cittadiniConsolidamento del governo metro-politano, comunanza delle scelte am-ministrative attraverso la costruzionedi una logica di sistema e la condivi-sione di obiettivi fra Comune di Bolo-gna e Provincia sono tutte azioni cheinnovano la Pubblica amministrazio-ne, la rendono più vicina al cittadino epiù capace di rispondere alle sue esi-genze. All’interno di questo percorsosi situa anche il ruolo strategico che ildocumento riconosce alla comunica-zione pubblica, veicolo essenziale permigliorare il rapporto fra l’Ente e i cit-tadini garantendo loro l’esercizio deipropri diritti. Costruire il governo attorno alle per-sone significa anche attuare politichedi pari opportunità, per esempiocreando un “luogo” di confronto fratutte le donne elette nelle varie ammi-nistrazioni. Nei confronti degli immi-grati c’è la volontà di approfondire iltema della loro partecipazione alla vi-ta politica e sociale del territorio, rin-saldando il legame fra i loro diritti edoveri. La centralità della persona è ilfilo conduttore anche delle politichedella cultura, dell’istruzione, della for-mazione, del lavoro. Diritto all’acces-so e al successo formativo dei giovaniunito al diritto ad una formazione con-tinua e di qualità sono fra gli obiettivi

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La pace, i diritti delle persone e lo sviluppo del territorio sono gli assi portantidel Programma di mandato contenente gli impegni che la Giunta della Provincia si assume per governare nei prossimi cinque anni. Il programma èstato illustrato al Consiglio dalla presidente, Beatrice Draghetti, il 26 ottobre ediscusso dai gruppi consiliari il 16 novembre. Integrato con i contribuiti emersidurante il confronto con le competenti Commissioni consiliari, il documento haricevuto la formale approvazione con un ordine del giorno dei gruppi di maggioranza (25 favorevoli: Ds, Margherita, Lista di Pietro, PdCi, Verdi, Rc; 7 contrari: An e FI). “Insieme per amministrare il futuro” è l’eloquente titolo del programma dal quale si evince la volontà di operare scelte largamente condivise con i Comuni e le altre istituzioni, così da realizzare un governo integrato del territorio che si avvantaggi della messa in comune di esperienze e risorse. Riportiamo, di seguito, una sintesi della relazione tenuta dalla presidente, Beatrice Draghetti in Consiglio provinciale il giorno della presentazione

INSIEME PER AMMINISTRARE IL FUTURO

La pace innanzituttoIl mandato della Giunta si è aperto sot-to il segno della pace e della concordia,con la prima riunione convocata dallapresidente nel luogo simbolo di MonteSole. Il documento con le linee pro-grammatiche di governo si apre conl’impegno prioritario a realizzare la pa-ce come compito istituzionale, perché“ogni azione ha una rilevanza per la pa-ce e la concordia vicina e lontana”. Nonsi tratta quindi di mettersi un fiore al-l’occhiello, ma di promuovere, in tutti isettori, una cultura della partecipazio-ne, dell’incontro e del rispetto delle dif-ferenze come base essenziale per rea-lizzare concrete politiche di pace. Percominciare subito a dare attuazione a

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che la Provincia vuole perseguire nel-la programmazione dell’offerta scola-stica, consolidando l’esperienza delle“Conferenze territoriali per il miglio-ramento dell’offerta formativa”. Lepolitiche del lavoro, invece, sarannomirate a migliorarne la qualità, in ter-mini di maggiore stabilità e di lotta aiprocessi di esclusione dal mercato.Per rispondere efficacemente ai biso-gni di cura dei cittadini, si intende co-struire un welfare comunitario attra-verso il consolidamento dei Piani so-ciali di zona, la nascita degli sportellisociali territoriali, il rafforzamento deidistretti all’interno della struttura del-la nuova Ausl unica; affrontare i pro-blemi delle liste d’attesa e degli acces-si impropri al pronto soccorso ancheavviando ambulatori ad accesso diret-to per consentire una continuità assi-stenziale su tutta la giornata e nei fe-stivi.

Qualità della vita nell’ambito di uno sviluppo

territorialeL’impegno è di fare procedere insie-me sviluppo del territorio e migliora-mento della qualità della vita. Ciò èpossibile se si riesce a pianificare unadimensione territoriale che superi ildualismo città-provincia e razionalizzistrutture e servizi creando una rete di“municipi metropolitani” e un sistemadi decisioni partecipate. Integrazioneè la chiave indicata anche per la piani-ficazione territoriale che, all’internodel quadro generale del Piano territo-riale di coordinamento provinciale(Ptcp), intende occuparsi di tre assistrategici per la mobilità: il sistema in-tegrato Passante nord, Servizio ferro-viario metropolitano (Sfm), tram-me-tro; lo sviluppo degli insediamenti re-sidenziali e produttivi, concentrati, iprimi, lungo le direttrici del trasportopubblico, i secondi, nei poli individua-ti dal Ptcp; la definizione di “corridoiecologici”, cioè di parti del territorioda sottrarre all’edificazione. Per quan-to riguarda la viabilità, l’opera più si-gnificativa è il prolungamento dellatangenziale fino a Imola; fra gli altriprogetti la Trasversale di pianura a este la San Carlo nel territorio imolese. Per le politiche ambientali, su granditemi quali l’acqua, l’aria e i rifiuti, nonsi intendono seguire logiche di emer-

genza ma favorire un impegno strut-turale e partecipato che passi ancheattraverso un’educazione ambientaleche coinvolga le scuole, le istituzionilocali e la società. Inoltre, il documen-to prevede la realizzazione di un cen-tro unificato per la protezione civilequale punto di incontro fra le risorseistituzionali e quelle del volontariato.Di fianco all’ambiente, l’agricolturache viene intesa non come un ambitoa se stante, ma come snodo di inter-connessioni: risorsa produttiva, maanche patrimonio paesaggistico, rura-le, ambientale, storico, turistico conl’offerta di prodotti di qualità, capacidi competere su un mercato globale.Nel settore economico, il sistema bo-lognese necessita di un sostegno allosviluppo che possa fargli superare ledifficoltà di questi ultimi anni. Per aiu-tare le tante aziende in crisi, l’Ammi-nistrazione provinciale ha individuatodue linee di intervento: incentivarel’innovazione e lo sviluppo tecnologi-co e, allo stesso tempo, valorizzare ilpatrimonio produttivo esistente. Qua-lità della vita significa, anche, turismoe sport, da rendere accessibili allepersone con bisogni particolari o condelicate situazioni sociali e di reddito.Gli edifici istituzionali, infine, dovran-no ottenere la certificazione ambien-tale Emas e abbattere le barriere ar-chitettoniche, dove siano ancora pre-senti.

LA DISCUSSIONEIN AULAAl dibattito in Aula hanno preso partetutti i presidenti di Gruppo, oltre a nu-merosi altri consiglieri.

Più coraggio nelle scelte ambientalisteGruppo Lista Di Pietro

Apprezzamento alla presi-dente e alla sua Giunta so-no stati espressi dal presi-dente di Gruppo, PaoloNanni che ha sottolineatola propria libertà di valuta-zione in quanto appar-tenente a una forzapolitica che non è rap-presentata in Giunta.Il consigliere ha mo-strato di apprezzare,

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fra gli intenti programmatici, la vo-lontà di diffondere in tutti i settori lacoscienza delle pari opportunità, per-ché “le donne ricevono dalla societàmeno di quello che danno”. Per quan-to riguarda la programmazione am-bientale, il piano di tutela delle acque“darà avvio per la prima volta a una in-dispensabile politica di razionalizza-zione delle risorse, di risparmio del-l’acqua e di garanzia degli approvvi-gionamenti”. Nanni avrebbeauspicato invece più coraggio neicampi del risparmio energetico e del-l’agricoltura; nel primo, la Provinciapotrebbe caldeggiare le iniziative a fa-vore delle fonti rinnovabili, ora che “laricerca e la tecnica hanno dimostratole loro potenzialità rispetto ai combu-stibili fossili”; nel secondo perché di-venti obbligatorio oltre che il prezzo alconsumo delle merci, anche quello al-l’origine. Per il governo d’area vasta,altro aspetto importante del program-ma, la Conferenza metropolitana deisindaci viene ritenuta dalla Lista Di Pie-tro uno strumento essenziale, in quan-to costituisce l’unica grande opportu-nità per i Comuni di mettere in rete leproprie esigenze e di confrontarsi pertrovare possibili soluzioni. Questo or-ganismo va però migliorato con unamaggiore partecipazione da parte deisindaci e una maggiore rappresentan-za anche delle minoranze, il cui con-tributo è fondamentale nel tramutareil documento programmatico in azioniconcrete.

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Lavoro più sicuro e più stabilità economicaGruppo Comunisti italiani

“Il superamento del lavoro precario,di quei contratti lavorativi che creanoinsicurezza e povertà sociale”, secon-do il presidente del Gruppo GiovanniVenturi, è uno degli obiettivi princi-pali al quale la Provincia deve tendere. Pur essendovi, nelle linee di governo,la sensibilità verso i problemi dei la-voratori precari, che sono molti ancheall’interno dell’Ente, si sente, secondoVenturi, la mancanza di uno specificoassessorato, presente invece nel pre-cedente mandato. Altro tema centrale,anche in prospettiva della realizzazio-ne delle grandi opere per la mobilità,è la sicurezza nei luoghi di lavoro, a fa-vore della quale bisogna continuare ainvestire.Di fronte alla necessità pressante didotare il nostro territorio di nuove epiù efficienti infrastrutture, il gruppodei Comunisti italiani non ha pregiu-diziali ideologiche nei confronti, peresempio, della costruzione del Pas-sante nord, tuttavia sottolinea l’impor-tanza di proseguire il confronto con icittadini, con i Comuni interessati econ i Comitati, affinché le grandi ope-re non incidano negativamente sullaqualità della vita e dell’ambiente nelterritorio che attraversa. Soddisfazione, infine, per il percorsoche ha portato alla costruzione delProgramma di mandato, nato da unconfronto aperto e puntuale che hacontribuito a mettere in atto e raffor-zare quella volontà partecipativa dellanuova Amministrazione provinciale.

Nuove pratiche di democraziaGruppo Verdi per la pace

“Governo per la pace e la concordia si-gnifica innanzitutto promozione socia-le del valore di ogni persona e comu-nità, significa creare occasioni perrendere tutti più partecipi e protago-nisti delle scelte amministrative”. Co-sì Alfredo Vigarani, presidente delGruppo, nel suo intervento sottolineache solo in un contesto di apertura edi dialogo l’individuo potrà svolgereun ruolo attivo nella società. I percor-si della certificazione ambientaleEmas, di Agenda 21 o il marchio diqualità sociale, sono anche strumentiin grado di promuovere la partecipa-zione e il senso di responsabilità nella

gestione dei beni comuni. Nel segnodi una maggiore pratica di democraziaè da intendersi anche la decisione dicreare un assessorato alla Comunica-zione.La Provincia, secondo Vigarani, dovràcogliere l’obiettivo del riconoscimen-to istituzionale del governo metropoli-tano anche per rispondere alle esi-genze di un cittadino che vive, lavora,va a scuola in territori diversi. È ne-cessario fare sistema, mettere insie-me saperi e competenze, promuoverela concertazione, ma è altrettanto im-portante che le esperienze politiche dilivello metropolitano diventino rap-presentative di ogni orientamento dipensiero presente nella comunità. Perquanto riguarda le politiche per la sa-lute, è particolarmente gradito il fattoche si punti a una “ridefinizione delmodello sociale fondato su un welfareprogressivo e avanzato, per la tutela didonne, giovani, migranti e precari”.Le tematiche legate all’ambiente, cheattraversano l’intero documento, sonofondate sulla volontà di rendere soste-nibile ogni azione di sviluppo; ne è unesempio il Piano territoriale di coordi-namento provinciale (Ptcp). A questoproposito resta la contrarietà dei Ver-di al progetto del Passante nord rite-nuto non adeguato al territorio, maviene apprezzato l’atteggiamento as-sunto dall’Amministrazione alla ricer-ca di un dialogo con le Associazioni ei Comitati.

Valorizzare la voce di tuttiGruppo Rifondazione Comunista

Il programma di mandato è, per il ca-pogruppo Sergio Spina, il tentativolargamente riuscito di tracciare ilcammino lungo il quale si muoveràquesta Giunta durante i prossimi cin-que anni. Gli elementi che lo caratte-rizzano maggiormente sono la ricercacostante del legame con i cittadini,con le loro associazioni rappresentati-ve. Apprezzata anche la vocazione allacostruzione e alla valorizzazione diuna democrazia “dal basso”, che per-metta di “fare risuonare nelle nostrediscussioni e nelle nostre scelte la vo-ce di tutti e soprattutto quella di chinon ha voce.” Relativamente al temafondamentale della pace, occorre pen-sare il futuro, secondo Spina, attraver-so politiche che contrastino la guerra,in tutte le sue forme; questo può rea-lizzarsi attraverso lo sviluppo di atti-

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vità di formazione e di educazione. Lapace si persegue inoltre con l’esten-sione di diritti di cittadinanza a tutticoloro che, nella nostra provincia,vivono aspirando a migliorare laloro condizione individuale e so-ciale. In tal senso è bene ribadire,continua il consigliere, che la valoriz-zazione delle differenze è lo strumen-to attraverso il quale costruire miglio-ri e più avanzati rapporti tra le perso-ne nella nostra società. E proprio lavalorizzazione e l’accettazione di dif-ferenti opinioni, sottolineata anche daLorenzo Grandi di Rifondazione co-munista nel suo intervento, ha ben ca-ratterizzato la discussione sul nodoautostradale affrontata nei primi cen-to giorni di governo.

Integrazione e dialogo per la giustiziaGruppo Margherita - Democrazia è Libertà

Una convinta adesione al programmaè stata espressa dal presidente delgruppo, Gabriele Zaniboni. La paceintesa come ricerca della giustizia,dialogo e incontro con l’altro, dice ilconsigliere, deve caratterizzare l’azio-ne amministrativa ed essere punto diriferimento per le politiche di coope-razione e di miglioramento del benes-sere delle persone. Fra gli aspetti sot-tolineati dal suo intervento, la valoriz-zazione del governo di area vasta, nelquale si inserisce anche il nuovo Cir-condario di Imola, in una visione disussidiarietà e partecipazione; il so-stegno alla famiglia come risorsa so-ciale che non va lasciata sola ad af-frontare problemi e responsabilità,quali l’educazione, la maternità, la cu-ra di persone non autosufficienti. Mol-to apprezzata è la particolare attenzio-ne verso i temi dell’integrazione di im-migrati e disabili, persone con diritti epotenzialità che vanno riconosciuti. Inquesto percorso risulta fondamentalel’integrazione scolastica perché, spie-ga il consigliere Fabrizio Castellaridella Margherita, il sistema dell’istru-zione costruisce la qualità del futuro:“grazie alla scuola, gli immigrati po-tranno mettere radici nel nostro siste-ma di vita”. Trapela dal programma,aggiunge, la volontà di fare assieme,che nell’ambito della scuola si traducenell’impegno a costruire un dialogocon il territorio e a porsi come fulcrodi una comunità educativa e formati-

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va. L’approccio che il programma haverso sport, turismo e cultura denota,secondo Castellari, attenzione ai pic-coli centri che, da questi settori, pos-sono trarre anche benefici economici.Per la Margherita è intervenuto an-che Andrea De Pasquale che ha sot-tolineato, fra l’altro, come il program-ma intenda associare alla lotta controla precarizzazione del lavoro, l’atten-zione verso la formazione continua.Per quanto riguarda l’ambiente, il con-sigliere apprezza, per esempio, l’equi-librio fra la necessità di ridurre il con-sumo di acqua e la produzione di ri-fiuti con la decisione di fare, in questisettori, le scelte infrastrutturali di cuisi sente la mancanza.

Il libro dei sogniGruppo Alleanza nazionale

Il programma di mandato è un bel li-bro dei sogni, per il presidente diGruppo Sergio Guidotti, destinato anon realizzarsi, soprattutto perché lamaggioranza che appoggia la Giunta ènata più come cartello elettorale perbattere il Centro Destra, che su unavera condivisione di progetti comuni:ne è un esempio il progetto del Pas-sante nord. Anche il tema della pace,per Guidotti, è uno spot promozionaledi questo Ente, con cui è difficile dis-sentire, ma che non può essere consi-derato un compito istituzionale dellaProvincia: provocatoriamente, il capo-gruppo ritiene inutile parlare di pacecontinuando ad avere guardie provin-ciali armate. A conclusione del suo in-tervento, Guidotti ha chiesto di dotareil Consiglio degli idonei strumenti peril controllo strategico dell’Ammini-strazione e di avviare le procedure pereleggere il Difensore civico provincia-le e per attuare l’autonomia funziona-le e organizzativa del Consiglio, comeprevisto anche dal programma dimandato. Su questo argomento ilGruppo di Alleanza nazionale ha pre-sentato un ordine del giorno, appro-vato con con 31 voti favorevoli (An, FI,Rc, Margherita, Verdi, Ds, Lista DiPietro) e 1 astenuto (PdCi).Sul tema della pace si è soffermata an-che la consigliera di An Claudia Ru-bini: “davo un’apertura di credito allanuova Giunta, ha spiegato, in quantocredo fermamente nell’altissimo valo-re della pace, ma sono costretta a cam-biare idea in seguito ad alcuni episodicome quello di negare la possibilità di

affiggere una targa alla Scuola di Pacedi Monte Sole, dedicata a “tutti i cadu-ti” della seconda guerra mondiale.Perciò penso che il programma dimandato sia solamente il bel libro deisogni, come lo ha definito Guidotti”.Alla viabilità e allo sviluppo del terri-torio in particolare ha dedicato il suointervento il consigliere An MarcoMainardi. Innanzitutto, giudica im-proprio mettere tra le principali azionistrategiche del programma di manda-to la realizzazione della Trasversale dipianura, quando se ne prevede il com-pimento solo nel 2010/2011. In secondo luogo, rileva la contraddi-zione sulle posizioni del Centro Sini-stra relativamente al Ptcp: nello scor-so mandato, infatti, An si espressecontro il Piano insieme ad alcunigruppi che oggi siedono nei banchidella maggioranza. Gli effetti di talicontraddizioni si manifesteranno, asuo giudizio, quando i Piani regolato-ri dei vari Comuni saranno a regime esi avranno le prime difficoltà sul terri-torio. Infine, Mainardi ha espressodubbi sul ruolo istituzionale del Cir-condario di Imola.

Una riedizione del programma di ProdiGruppo Forza Italia

È d’accordo con An il presidente delGruppo Luca Finotti che legge nelprogramma belle parole ma niente difattibile, una riedizione del program-ma della Giunta Prodi, senza propostenuove. Il consigliere Angela Laban-ca insiste sulla mancanza, in alcuni

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grandi temi, di realismo e, per quantoriguarda le infrastrutture, di un dise-gno: “non vedo dove inizia e dove fini-sce il Servizio ferroviario metropolita-no, vedo molta confusione e delle scel-te che sono delle non scelte e chesono in conflitto con altre. Considera-ta l’ampia maggioranza che sostienequesta Giunta bisognerebbe avere ilcoraggio di prendere decisioni più in-cisive che cambino il volto della pro-vincia”. Per Forza Italia, il consigliereLuca Govoni si è soffermato sul pro-blema della governance che “non puòlimitarsi a una buona gestione dell’e-sistente ma deve predisporre stru-menti per lo sviluppo, contrastandopossibili fenomeni di marginalizzazio-ne del nostro territorio dalle zone piùavanzate”. Il consigliere teme che laProvincia si limiti nei confronti dellesue partecipate ad adeguarsi alleeventuali decisioni del Comune, con ilquale si prevede una programmazio-ne negoziata. Puntuali le osservazionidel consigliere forzista Giovanni Le-porati che reclama una maggiore at-tenzione al mondo produttivo e al si-stema delle imprese. Per il consiglie-re, le valutazioni del documentoprogrammatico in relazione al siste-ma della logistica colgono solo gliaspetti di impatto ambientale e trascu-rano quelle sui processi di sviluppoper una moderna economia; sarebbeinvece necessario individuare ambitiproduttivi per funzioni logistiche, inmodo da favorire le collaborazioni coninvestitori internazionali, far decollareil Bologna Logistic District e accelera-re lo sviluppo dell’Interporto.

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Una sfida ben postaGruppo Democratici di sinistra

Fronte compatto dei Democratici disinistra nell’esprimere la soddisfazio-ne sul programma di mandato. Cia-scuno dei consiglieri ne ha sottolinea-to alcuni passaggi, ritenuti particolar-mente significativi.La presidente del Gruppo, GabriellaErcolini si è soffermata soprattuttosu quattro punti del programma. In-nanzitutto sul concetto di pace, cheispira di sé tutti i contenuti del docu-mento. Pace, per Ercolini, significapolitiche di conciliazione tra le perso-ne, di ricerca dell’accordo sull’impian-to generale ideale di governo, entro ilquale poi si inseriscono le scelte par-ticolari. Pace come coesione di diver-se forze, inoltre, non significa appiatti-mento delle singole differenze: le po-sizioni espresse dalla maggioranzasul Passante nord sono un significati-vo esempio di tale principio. Un altro punto qualificante, è la sfidache la Provincia si troverà ad affronta-re rispetto ai nuovi assetti istituziona-li del territorio, come ad esempio leaggregazioni territoriali, le Associa-zioni e l’Unione dei Comuni, il Cir-condario di Imola. Infine, ha plauditoil metodo con cui si è giunti alla defi-nizione del programma costruito at-traverso la concertazione con i diversisoggetti del territorio e con il contri-buto degli organi di Consiglio. Relati-vamente al Consiglio, la Ercolini hachiesto che venga avviato un processoper la valorizzazione e il rafforzamen-to del suo ruolo. Apprezzamento sul

metodo con il quale èstato redatto il documen-to è stato espresso anchedal consigliere ValterConti, che ha inoltre lo-dato la celerità con cui èstato affrontato il temadel Passante nord. Si sa-

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Il nuovo segretariogenerale

Dal primo dicembre scorso il dottorGiovanni Diquattro è il nuovo Segre-tario generale della Provincia di Bolo-gna. Succede a Giovanni Dainese. Na-to nel 1949, laureato in giurispruden-za a Catania, nel 1975 ha conseguitoall’università di Bologna il diploma diabilitazione per ricoprire l’incarico diSegretario comunale. Nel 1988, sem-pre all’università di Bologna, si è spe-cializzato in Diritto amministrativo eScienze dell’amministrazione. Nel1990 ha ottenuto l’esercizio alla pro-fessione forense. Ha ricoperto incari-chi di Segretario generale reggente edi Segretario comunale in vari Comu-ni della provincia di Bologna, quando,nel 2001, è stato nominato Segretariogenerale del Comune di Ferrara.È autore di numerosi articoli pubbli-cati sui periodici “L’AmministrazioneItaliana”, “L’Agenda ANCI”, “Comunid’Italia” e “Le Istituzioni del Federali-smo”, bimestrale di studi giuridici epolitici della Regione Emilia-Roma-gna. È stato designato tra gli espertiistituzionali che supportano il Caler(Coordinamento Autonomie LocaliEmilia Romagna) nel confronto con laRegione sullo Statuto e sulle leggi re-gionali che riguardano gli Enti locali.

La cura dell’infanzia... In occasione del XV anniversario del-la firma della Convenzione Onu sui di-ritti dell’infanzia, lo scorso 20 novem-bre, i Consigli provinciale e comunalesi sono riuniti in seduta straordinariaal teatro Testoni. Alla presenza di ol-tre 300 bambini delle scuole elemen-tari di Bologna, Casalecchio, Imola,Pianoro, Anzola dell’Emilia e Grana-rolo, i Consigli hanno approvato all’u-

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GiovanniDiquattro

rebbe aspettata una maggiore innova-zione, rispetto al punto di vista femmi-nile nel programma di governo, laconsigliera Vania Zanotti, che ritienecomunque positiva l’intenzione dellaGiunta di affrontare il problema dellaparità salariale tra uomini e donne.Uno dei punti qualificanti del manda-to, per Gaetano Mattioli, è la riaffer-mazione della capacità del capoluogoe del territorio provinciale di farsi vo-lano per lo sviluppo dell’intera regio-ne; mentre sull’opportunità di perse-guire il difficile progetto di area me-tropolitana, si è espresso il consigliereSergio Caserta. Infine, Emanuela Torchi vede nel-l’attenzione alla comunità e alla perso-na, soprattutto a quella più svantag-giata, il punto focale delle politiche diquesta Giunta. La Torchi chiede che sitenga inoltre conto del nuovo proble-ma sempre più forte della solitudine,che coinvolge in particolar modo ledonne.

ConclusioniAl dibattito è seguita la replica dellapresidente Beatrice Draghetti che,rispondendo alla minoranza, ha riaf-fermato la legittimità di sognare daparte di un amministratore, purchèvenga inteso come desiderio, comeideale che indirizza le scelte concrete. La presidente ha ricordato la collegia-lità con cui è stato costruito il pro-gramma di mandato, un programmacoerente con quello elettorale: il “noi”,ha spiegato, non è solo il dato di fattocol quale siamo concordemente parti-ti, ma anche l’obbiettivo da realizzarein ogni singola scelta. La Draghetti ha ringraziato sia la mag-gioranza, che “si è messa in giocomettendo a disposizione identità spe-cifiche e obiettivi comuni”, sia la mi-noranza, per il contributo che ha datoe che vorrà dare in futuro, attraversosollecitazioni concrete ispirate al benecomune. Infine, si è impegnata, anchea nome dell’intera Giunta ad ap-profondire i numerosi contributiemersi nelle diverse Commissioni enel dibattito consiliare.

I Consigliprovinciale ecomunaledurante laseduta del 20novembre alteatro Testoni.

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nanimità un ordine del giorno con ilquale si istituisce una giornata cele-brativa dell’infanzia convocandosi inseduta straordinaria il 20 novembre diogni anno. La presidente della Provin-cia Beatrice Draghetti e l’assessorecomunale alla Scuola Milli Virgiliohanno regalato ai bambini una pubbli-cazione con i principali testi sui dirit-ti dell’infanzia. Amministratori, consi-glieri e bambini hanno concluso lamattinata assistendo alla rappresenta-zione de “Il libro della giungla”, alle-stito dalla Baracca-produzioni teatrali. In relazione ai temi legati all’infanzia,lo scorso 3 novembre, il Consiglio pro-vinciale ha approvato con 22 voti favo-revoli (Ds, Margherita, Verdi, Lista DiPietro, PdCi, Rc) e 7 astenuti (FI eAn), le “linee di indirizzo per la pro-grammazione degli interventi per losviluppo e la qualificazione dei servizieducativi rivolti ai bambini in età 0 - 3anni per l’anno 2004”. Come ha spie-gato, in quella sede, ai consiglieri l’as-sessore alla Sanità, Giuliano Bari-gazzi, dal 1999 al 2004 i bambini iscrit-ti ai nidi sono passati da 5159 a 6525 ele strutture da 132 a 156, mentre l’in-dice di copertura delle domande èpassato dall’83 all’87%. Nel 2003, la Provincia ha ricevuto dal-la Regione in totale 3 milioni e 326 mi-la euro da distribuire ai Comuni, di cui1,509 milioni per la costruzione e l’am-pliamento degli asili e 1,342 milioniper le spese di gestione correnti delleAmministrazioni comunali. In consi-derazione anche di questi dati, le lineedi indirizzo approvate si pongono co-me obiettivo: il sostegno e lo sviluppodei servizi; il consolidamento delle

esperienze per il benessere del bam-bino; la garanzia alle famiglie di potercontare su una pluralità di offerte; ilprogressivo superamento degli squili-bri territoriali ancora esistente nelrapporto domanda e offerta per evita-re le liste d’attesa; il mantenimento diun alto standard di qualità, sia dellestrutture pubbliche che di quelle pri-vate, anche attraverso la valutazionedei coordinatori pedagogici, figureprofessionali obbligatorie per il fun-zionamento dei servizi educativi perla prima infanzia; lo sviluppo della co-municazione delle esperienze piùavanzate tra le diverse realtà; la pro-mozione del diritto di cittadinanza deibambini. Sempre sul tema dell’infanzia, il Con-siglio ha approvato all’unanimità l’a-desione della Provincia all’Associazio-ne Nazionale Italiana Cammina Cittàamiche dell’infanzia e dell’adolescen-za con lo scopo di promuovere e so-stenere progetti che coinvolgano atti-vamente bambini e adolescenti.

… e degli anziani Il 19 ottobre il Consiglio ha aderito al-l’invito dei sindacati dei pensionati diCgil, Cisl e Uil di affrontare le proble-matiche legate alla condizione deglianziani e dei pensionati nel nostro ter-ritorio. L’argomento è di primario in-teresse per l’Amministrazione di pa-lazzo Malvezzi, poiché nella nostraprovincia vive un alto numero di an-ziani, il 23,5% contro la media naziona-le che è del 18,7%. Oltre all’assessorealla Sanità, Giuliano Barigazzi che ha

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illustrato la situazione, sono interve-nuti tra gli altri, Bruno Pizzica in rap-presentanza di Cgil, Cisl e Uil e Gian-franco Paganelli presidente dell’asso-ciazione dei Centri sociali per anziani.

La situazione nelle carceriIl 26 ottobre è stato approvato all’una-nimità un ordine del giorno, presenta-to da Maurizio Cevenini e GiuseppeSabbioni (presidente e vicepresidentedel Consiglio) e da tutti i gruppi con-siliari, sulla difficile situazione in cui sitrovano le carceri italiane. Nel documento si denuncia in parti-colare la grave situazione di sovraffol-lamento degli istituti di pena e la fati-scenza di molte strutture, che rendo-no difficili le condizioni di vivibilitàdegli operatori carcerari e dei detenu-ti, anche sotto il profilo dell’emergen-za sanitaria. L’ordine del giorno, inol-tre, rileva che “la polizia penitenziariadenuncia una situazione di difficoltà asvolgere le proprie funzioni e che è incorso una protesta di associazioni didetenuti”. Per tali motivi il Consiglio siimpegna a partire dai lavori dellaQuinta commissione che, tra l’altro,ha competenze in materia di sanità eservizi sociali, ad analizzare e cono-scere meglio le condizioni degli istitu-ti di pena della provincia e a mettere apunto le iniziative che l’Amministra-zione può svolgere nell’ambito deipropri compiti istituzionali.

Se ne èandato

GhinoRimondini

Presidente del-la Provincia nelmandato ammi-nistrativo 1975-1980. Esponente delPartito socialista bolognese, Rimondi-ni aveva 77 anni. Al termine della suapresidenza si era ritirato dall’attivitàpolitica per dedicarsi completamentealla pittura e alla scultura che avevacoltivato con grande passione per tut-ta la sua vita. Appresa la notizia dellasua scomparsa avvenuta il 28 settem-bre, la presidente Beatrice Draghettiha espresso alla vedova e ai due figli ilsuo profondo cordoglio e quello di tut-ta l’Amministrazione provinciale.

D A L C O N S I G L I O

Conflitto di interessi?La prima partita di calcio tra le squadre delConsiglio provinciale e del Consiglio comunale diBologna si è conclusa con una vera debacle per laformazione di Palazzo Malvezzi, capitanata dalconsigliere Sergio Caserta.Il derby, che si è svolto domenica 28 novembre allostadio Dall’Ara, si è concluso infatti con unclamoroso 10 a 0. Questo fa sorgere numerosi interrogativi. Può averfavorito questo improbabile risultato l’ambiguaposizione del presidente del Consiglio provinciale,

nonché stopper della squadra comunale Maurizio Cevenini?Può l’etica istituzionale soggiacere alle pur importanti logiche sportive?Naturalmente le questioni poste sono di grande peso e necessitano degliopportuni approfondimenti. In ogni caso, in attesa delle risposte, è bene chela squadra della Provincia si alleni un po’.

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ECONOMIA E LAVOROdi FEDERICO LACCHE

Lo stato dell’economia e dell’occupazione nel territorio provinciale, tra tendenze, segnali di difficoltà e nuove vocazioni. Accessibilità e attrattività delterritorio, promozione dellerisorse umane, ricerca etrasferimento tecnologico, evoluzione del modello diimpresa e di distretto: sonoqueste le azioni sostenutedalla Provincia.

Ne parliamo con gli assessoriPamela Meier ePaolo Rebaudengo.

S P E C I A L E

onostante la congiuntura economicanazionale e internazionale che ognu-no di noi associa ormai per riflesso

condizionato agli aggettivi sfavorevole e ne-gativa, la provincia di Bologna ha continuatoa mantenere una posizione di alta classificanelle graduatorie che misurano la capacità diun territorio di produrre valore. Per PamelaMeier è la conferma della tenuta del sistemaeconomico locale, ma anche quella di gover-no delle istituzioni. L’assessore provinciale al-le Attività produttive, dati alla mano, descriveinfatti un’area bolognese “caratterizzata da unprodotto interno lordo pro-capite tra i più ele-vati e un tasso di disoccupazione tra i più bas-si in Europa, ai primi posti nel Paese per qua-lità della vita.

NN

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Eppure, anche per Rebaudengo lo stallo è con-fermato, e il 50% delle imprese non investe inattesa di una chiara ripresa del ciclo. L’econo-mia della provincia, ricorda l’assessore Re-baudengo, è infatti fortemente intrecciata aquella regionale, nazionale, europea ed inter-nazionale. Nessun fenomeno economico na-zionale o internazionale lascia indenne la no-stra economia, sia pure con incidenze e tempi-stiche variabili.Anche le grandi tendenze strutturali in corsodebbono pertanto essere tenute presenti, perle ricadute dirette e indirette sulla nostra eco-

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nomia e ai fini delle decisioni politiche in ma-teria di istruzione e formazione.“Finora abbiamo livelli di disoccupazione bas-sissimi - dettaglia l’assessore -, situati ormai suvalori ‘frizionali’, ossia non ulteriormente ab-battibili perché costituiti da persone difficil-mente collocabili sul mercato del lavoro. C’ètuttavia in essi un aumento della componentestraniera, una novità che crea anche tensionisociali. Rispetto al 2003 migliora anche il tassodi occupazione, che passa dal 50,4% al 51,3%,anche se il vero problema dello sviluppo eco-nomico del nostro territorio è determinato dal-

le caratteristiche della struttura demografica,ormai costituita in modo sempre più rilevanteda persone anziane”. «La tenuta dell’occupazione, chiosa l’assesso-re Rebaudengo, ed anzi la sua crescita anchenegli ultimi anni di stagnazione e contrazioneeconomica, è un fenomeno italiano, non solobolognese ma ha avuto particolari accentua-zioni nel nostro territorio. È un fenomeno positivo, specie in considera-zione dell’incremento della componente fem-minile (con tassi di attività superiori al 60%,contro il 43% nazionale): occorre però tenerepresente che questi dati sono legati a una for-te espansione di lavoro autonomo, nelle sue di-verse tipologie, di quello a tempo determinatoe temporaneo, oltre a essere determinato daun mancato aumento di produttività del nostrosistema e dalla regolarizzazione di molte posi-zioni di stranieri».Rebaudengo, citando i dati previsionali dellaCCIAA, si aspetta a fine 2004 un saldo positi-vo in provincia di Bologna tra assunzioni(17.000) e uscite (14.500), pari a 2.500 unità,peraltro in forte calo rispetto alle 6.500 unità

E C O N O M I A E L A V O R O

Lo scorso novembre l’Ufficio disabili del-la Provincia ha sperimentato la chiama-ta con avviso pubblico dei lavoratori di-sabili.La procedura consistite nella pubbliciz-zazione agli sportelli dei CIP (Centri perl’Impiego) e dell’Ufficio Disabili di un cer-to numero di offerte di lavoro provenien-ti da aziende obbligate alle assunzioni aisensi della Legge 68/99. A queste posta-zioni i disabili disoccupati hanno potutofornire le proprie disponibilità per le of-ferte pubblicate quotidianamente, e l’Uf-ficio ha proceduto a formulare graduato-rie relative alle singole offerte.I lavoratori che sono risultati in posizioneutile di graduatoria sono stati così avvia-ti al lavoro, tenuto conto della compati-bilità delle mansioni.

AVVIAMENTO AL LAVOROPER I DISABILI

Il nostro territorio vede la presenza di oltre86.000 imprese attive, circa una ogni dieci abi-tanti. Quelle che da sempre costituiscono ilpunto di forza dell’economia locale operanonel settore del servizio alle imprese (14,6%),nell’agricoltura (14,3%), nell’industria (14%) enel commercio (26%)”. Uno scenario positivo ove tuttavia occorre an-che riconoscere un’attività produttiva dai rit-mi moderati, che a un buon andamento delleesportazioni (+2% circa di aumento nel secon-do trimestre 2004) vede corrispondere unacriticità della domanda interna dovuta alla ge-nerale contrazione dei consumi. Stazionario è l’andamento dell’industria ma-nufatturiera, con tassi tendenzialmente nega-tivi su produzione, fatturato e ordinativi, comecalzature, tessile e abbigliamento che defini-scono il comparto moda. Se il settore della metalmeccanica sembraavere agganciato una certa ripresa, in questoprimo semestre 2004 il comparto alimentaresi trova ancora in fase di stallo. Per l’artigianato, dove insieme al commerciola Provincia ha competenze dirette e delegatedalla Regione, la flessione di crescita fa regi-strare un -5,7% della produzione, un -4,5% delfatturato e un -6,5% degli ordinativi, mentrel’utilizzo degli impianti rivela una produzionedi circa il 68,6% rispetto alla capacità di pro-durre delle imprese. Le aziende che conti-nuano a registrare una congiuntura sostan-zialmente positiva sono invece quelle che ope-rano nel settore delle costruzioni. «Daun’indagine in corso dell’assessorato sul com-parto artigiano – spiega Pamela Meier - sem-bra emergere una criticità che affligge un seg-mento di artigianato non evoluto in termini or-ganizzativi e di scala produttiva, dunquerelegato a una bassa redditività per questa for-te contrazione della domanda. La soluzionenon può essere ‘o crescere o chiudere’ ma pro-gettare ‘economie esterne’ alle imprese comeelementi di network per accrescerne la com-petitività. E qui sta il ruolo forte della Provin-cia, perché la possibilità di essere competitivirimanda a quella di fare sistema, di concepirei distretti come filiere produttive dove le sin-gole imprese si mettono in rete per presen-tarsi verso l’esterno». Del resto, nonostante le grandi tendenzestrutturali in corso che determinano conse-guenze dirette e indirette sui sistemi locali,l’economia bolognese “non smette di essereuna componente viva di quella internaziona-le”. Lo afferma Paolo Rebaudengo, assesso-re provinciale all’Istruzione, Formazione e La-voro, secondo il quale “i fenomeni vistosi co-stituiti dalla tumultuosa crescita dell’Asia edalla diffusione delle tecnologie informatichepossono addirittura costituire una spinta pro-pulsiva per la nostra economia”.

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del 2003. Una frenata che tendenzialmente al-lineerà dal 2005 i dati dell’occupazione conquelli dell’attività produttiva. Vediamo, a tale proposito la situazioen delcommercio. Qui, se il numero degli esercizi aldettaglio in sede fissa è pari a 13.174, in legge-ro rallentamento rispetto all’anno precedente,la superficie di vendita – secondo indicatoreutile per valutare lo stato di salute del compar-to - risulta in aumento. In ogni caso, il quadrocomplessivo offre con chiarezza l’idea di unadecelerazione. “Basti pensare alla situazionedi alcuni marchi storici bolognesi - continual’assessore Meier. Per grandi realtà come laManifattura Tabacchi, la Leaf Italia (ex Dieto-relle), acquistata dalla FCM Olandese, e le Of-ficine Rizzoli, occorre un’azione rivolta alla lo-ro crisi e una capace di intervenire nella tota-lità dei loro specifici comparti. In generale, oltre ad aiutare le imprese a inve-stire in innovazione e internazionalizzazione,la direzione da prendere è quella di un nuovosistema produttivo, ambientalmente sostenibi-le e centrato sulle risorse dell’economia e del-la conoscenza, delle professionalità e della

qualità dei processi produttivi e organizzativi. Occorre cioè ricercare un rapporto positivotra impresa e territorio, un dialogo tra mondodella ricerca e mondo delle imprese”. In tale ambito sono in fase di progettazionesul territorio bolognese ben dodici nuovi la-boratori di ricerca industriale e sette centriper l’innovazione, promossi congiuntamentedall’Università e dai centri di ricerca insiemea network di imprese, dedicati in modo per-manente al trasferimento tecnologico. Strettamente legata a questa nuova economiadella conoscenza è la crescita esponenziale

dei lavoratori definiti atipici, che deve impor-re a tutte le parti sociali, istituzionali e priva-te, di prendere coscienza del nuovo quadro edi tracciare modelli rispettosi delle esigenzedi questo folto gruppo di lavoratori. “Il feno-meno - sottolinea Meier - va interpretato an-che come crescita di una forma preziosa di la-voro intellettuale, legato alla nuova economiadella conoscenza, che si sviluppa in attivitàprofessionali di pregio ed evolve talvolta informa di imprese innovative. È ovvio che l’equilibrio tra questo aspetto e laprecarizzazione di un certo mondo del lavorocostringe a continuare una ricerca in tale am-bito”. �

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E C O N O M I A E L A V O R O

Per quel che riguarda l’istruzione, nel 2002 icittadini stranieri che hanno conseguito unalaurea all’Università di Bologna sono 223(l’1,8% del totale delle lauree), dato tenden-zialmente in calo sia in termini assoluti cherelativi.Parlando di lavoro, invece, nel corso del2003 le assunzioni di lavoratori subordinatiextracomunitari in provincia di Bologna sonostate 15.994 (2.000 in più rispetto all’anno

precedente) e rappresentano il 15,8% di tut-te le assunzioni registrate. Le cessazioni so-no state 14.270, con un saldo positivo di1.724 assunzioni; 9.160 assunzioni hannoriguardato gli uomini, 6.834 le donne (43%del totale, in aumento rispetto all’anno pre-cedente). I settori economici più ricettivi sono stati: l’in-dustria (2.956 assunzioni, 15,2% sul totaledelle assunzioni di settore), agricoltura(2.144, 26,9%), alberghiero e della ristora-zione (2.013, 16%), delle costruzioni (1.236,24,3%) e dei trasporti (1.007. 24,7%). (Fon-te dati: Osservatorio occupazionale INAIL,aggiornamento al 2003)Al 30 giugno 2004 risultano iscritte ai Centriper l’impiego 31.344 persone, il 20,1% dellequali cittadini extracomunitari, in maggioran-za (53%) uomini. La composizione per citta-dinanza è in parte sovrapponibile a quelladelle presenze anagrafiche sul territorio (an-che se spicca la relativa assenza di iscritticon passaporto della Repubblica popolarecinese): 1.722 iscritti provengono dal Ma-rocco, 577 dalla Tunisia, 409 dall’Albania,373 dal Bangladesh, 359 dal Pakistan, 310dalla Romania, 259 dall’Ucraina, 193 daSerbia-Montenegro, 192 dalle Filippine, 176dallo Sri Lanka. (Fonte dati: Osservatorioprovinciale sul mercato del lavoro, aggior-namento al 30 giugno 2004)

IMMIGRATI A BOLOGNANUMERI E PECULIARITÀ

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I numeridella crisi

er l’Osservatorio dei servizi per il lavo-ro che fanno capo all’assessorato pro-vinciale all’Istruzione, Formazione e La-

voro, le unità produttive bolognesi coinvolte daprocessi di crisi o ristrutturazione sfociati inprocedure di richiesta di mobilità o di CGIS(Cassa integrazione guadagni straordinari perle imprese industriali con oltre 15 dipendenti ecommerciali con oltre 20.), sono state 45 nel2001 (con 733 lavoratori messi in mobilità), 57nel 2002 (con 757 lavoratori), 54 nel 2003 (684lavoratori) e 43 all’ottobre 2004 (500 lavorato-ri). A questi numeri andranno aggiunti i dati rela-tivi alle 15 procedure ancora aperte, per un to-tale di 259 addetti considerati in esubero. Secondo i dati segnalati dalle organizzazionisindacali, le aziende del territorio in crisi pas-sano in questi giorni da 114 (aprile 2004) a160, con un incremento del 40%. I lavoratori dipendenti di tali imprese da 6.930a 8.770, con un aumento del 26%. Quelli direttamente interessati dai diversistrumenti di sostegno da 2.800 a 3.684, con pa-ri percentuale di crescita. Esaminando le sole imprese metalmeccani-che, che con 75 aziende sono il 46% del totaledelle crisi registrate, per il periodo considera-to le aziende in crisi passano da 45 a 75, con unincremento del 66%.I lavoratori in cassa integrazione, 395 nel 2003,a maggio 2004 erano già 529. Già dallo scorso mandato opera presso l’as-sessorato alle Attività Produttive un tavolo perla gestione delle crisi aziendali, che ha con-corso a risolvere il 90% delle crisi trattate, purutilizzando parzialmente procedure di mobi-lità. I tassi di disoccupazione in provincia diBologna, riferiti alla popolazione di età con piùdi 15 anni, sono pari al 2,3% (l’1,6% se si guar-da ai soli uomini e il 3,1% se si guarda alle soledonne). Questo va raffrontato con quello na-zionale che è pari all’8,7% e a quello regionaleche è pari al 3,1%. Gli iscritti al collocamentopresso i CIP della Provincia sono 30.800 al 31marzo 2004, tra i 9.400 in attesa della primaoccupazione e i 21.400 disoccupati.Con riguardo alla nazionalità, gli extracomu-nitari alla ricerca di lavoro sono il 20% del tota-le,pari a oltre 6.200 persone, di cui il 53% uo-mini e 47% donne.

Stante l’attuale normativa, si tratta di personeche richiedono ai CIP un intervento urgentepoiché la loro posizione comporta l’espulsionedopo sei mesi di disoccupazione. Solo l’1% degli inoccupati e dei disoccupati hauna laurea triennale (di cui il 60% donne); il 3%delle persone in cerca di lavoro ha un titolo diistruzione professionale (di essi i due terzi so-no donne); il 12% ha una laurea (ancora i dueterzi sono donne); il 26% ha un diploma discuola media superiore (le donne rappresen-tando il 63% di questa categoria). La componente più rilevante, pari al 46%, ha untitolo di studio molto basso, pari o inferiore al-la terza media, o nessun titolo (le donne sonooltre il 55% di questa categoria).

I dati dell’occupazioneÈ il settore dei servizi a creare più occupazio-ne, con un saldo positivo di 1.600 addetti, di-stribuiti in ordine decrescente nel commercio,nei servizi alle persone e negli studi profes-sionali. Quest’ordine tuttavia si ribalta se si esamina lacrescita di ciascuno di questi settori. L’indu-stria (compresa quella artigianale) riesce, sep-pure in misura ridotta, a creare anch’essa unsaldo positivo, pari a 900 addetti, la parte delleone spettando però all’edilizia. Le occasioni di lavoro, sottolinea ancora l’as-sessore Rebaudengo, sono sempre più pre-senti nei servizi e nelle aziende di dimensioneinferiore ai 50 addetti. Mentre nell’industria resta netta la preferenzaper le assunzioni di uomini, nei servizi la pre-ferenza per le donne ha per la prima volta su-perato quella per gli uomini.Citando ancora i dati dei servizi per l’impiego,il 59% delle assunzioni (escludendo quindi il la-

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La Provincia di Bologna avvierà numero-se attività formative destinate al conse-guimento della qualifica di operatore so-cio sanitario. Si tratta complessivamentedi 19 corsi che partiranno a febbraio2005 e a cui sarà possibile iscriversi finoalla metà di dicembre. 7 corsi di 1000 ore, con 175 posti dispo-nibili, saranno rivolti a disoccupati o oc-cupati a rischio di perdita del posto di la-voro.Altri 12 corsi, articolati secondo differentitipologie, saranno destinati agli assisten-ti di base in servizio, per la riqualificazio-ne degli occupati del settore.

CORSI DI FORMAZIONE PEROPERATORI SOCIO SANITARI

voro autonomo) avviene con contratti di lavo-ro subordinato a tempo pieno e indeterminato,seguono con il 34% le forme di lavoro flessibili(tempi determinati, part-time) e con il 7% i con-tratti di apprendistato e d’inserimento.Il territorio provinciale vede 412.000 occupati,dei quali la componente femminile costituisceil 45%, su una popolazione con oltre 15 anni pa-ri a 803.000 persone. Ben 302.000 sono dipendenti e 110.000 sonoautonomi; 260.000 sono occupati nei servizi(di cui 68.000 nel commercio); 140.000 nell’in-dustria (di cui 21.000 nell’edilizia); 12.000 inagricoltura.Le figure professionali più richieste, continua-no a essere gli operai specializzati e i condut-tori di macchine e impianti, gli addetti allevendite, gli addetti ai servizi per le famiglie, itecnici specializzati, i profili scientifici.Il personale non qualificato, pur rappresentan-do ancora il 21% delle richieste, è in costante ca-lo e riguarda sempre di più solo le grandi azien-de e il settore dei servizi.Vale la pena notare, dice Rebaudengo, chequanto più le figure professionali sono qualifi-cate e di difficile reperimento tanto più le azien-de sono propense a stipulare contratti a tempoindeterminato. �

PP

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distretti industriali non esistono più”. L’as-sunto suonerebbe quanto meno parados-sale se a enunciarlo non fosse un perso-

naggio come Aldo Bonomi, ossia un ricercato-re sociale, come lui stesso si è più voltedefinito, esperto nelle problematiche del terri-torio in tempi di globalizzazione. Al telefono,dalla sede milanese dell’Istituto di ricerca Aa-ster (Associazione Agenti per lo Sviluppo delTerritorio) che dirige, accoglie l’invito a unabreve riflessione sullo sviluppo economicodell’area bolognese. A tre anni dalla pubblica-zione del Rapporto sui principali distretti in-dustriali italiani, lo studioso esordisce dun-que con un’affermazione dichiaratamente pro-vocatoria. «Dicendo che i distretti industrialinon esistono più - puntualizza Bonomi -, inrealtà voglio solo sottolineare che quanto hofotografato nel 2001 è del tutto cambiato. QuelRapporto è stato per me la chiusura di un ciclo.Negli ultimi vent’anni c’è stata una diatriba sulterreno dell’economia, una forma di strabismotra chi guardava la grande impresa come mo-dello di riferimento e chi invece la piccola im-presa, che faceva aggregazione all’interno deidistretti industriali. In ogni caso, ha funziona-to parallelamente un modello istituzionale ab-bastanza interessante che accompagnava l’e-conomia. Una specie di federalismo non scritto, un pat-to che affidava alla politica nazionale e ai gran-di partiti il rapporto con le banche di interessepubblico, la grande impresa e l’impresa di sta-to. I rapporti con la Fiat, con l’Iri o con le ban-che di interesse nazionale che non erano stateancora privatizzate avevano nella forma dellastatualità il principale punto di riferimento. Al-le Regioni veniva lasciato il rapporto con lestrutture dell’artigianato e delle piccole im-prese. L’Emilia Romagna è stata un importan-te laboratorio di questo patto federale nonscritto, che ha accompagnato la crescita delcapitalismo molecolare condensatosi all’inter-no dei distretti industriali».Il processo è noto, e portava a termine un mo-vimento di emersione di imprese ‘sommerse’che si organizzavano in aree artigiane attrez-zate, quindi in piccole comunità economicheche ben presto realizzavano un vero e propriotessuto di piccole e medie imprese. Meno pre-senti nella memoria attuale, forse, sono i sape-

ri contestuali e costitutivi dei distretti, più chealtro dei ‘saper fare’ molto spesso di naturaimitativa. «Ci lamentiamo dei cinesi ‘copioni’ –continua lo studioso -, ma non dimentichiamoche parte di quell’economia italiana è nata su-gli stessi meccanismi: alle fiere si guardavanoi macchinari delle grandi imprese o del gran-de ciclo dell’industrializzazione, si tornava allocale e si taroccava quanto osservato, orga-nizzando però al contempo modelli produttiviimportanti. Ora, se per evolvere ogni distrettodeve modificare i prodotti che fa, il modo in cuili fa, a partire dalle competenze esclusive ac-cumulate in un certo campo del saper fare, nelmio Rapporto segnalavo invece che, a partireda quei saperi e dalla pura innovazione di pro-dotto (e molto meno di processo) i distrettinon ce l’avrebbero più fatta a reggere. Tanto che quella mappa costruita nel 2001 vaoggi riletta secondo due grandi categorie: i di-stretti esplosi verso l’alto o implosi verso il bas-so». Secondo l’analisi di Bonomi, i primi si so-no organizzati in filiere produttive ‘governate’da medie aziende leader che hanno dato il viaal sistema accorpando altre imprese del di-stretto. Circa 3.500 imprese che, in una sortadi capitalismo a grappolo, in Italia ne control-lano altre 135.000. Anche i dati dell’Emilia-Ro-magna confermano questa tendenza, che te-stimonia l’irrobustimento verticale del distret-to. D’altro canto in molti distretti che avevano

come unica capacità produttiva l’autosfrutta-mento - lavorare dalla mattina alla sera e met-tere al lavoro la famiglia -, la svalutazione com-petitiva e il costo del lavoro sono implosi al-l’interno. La questione vera allora non è lascomparsa dei distretti, ma come questi si co-niugano all’eccellenza. «Se dovessi iniziare aragionare sul territorio regionale o della pro-vincia di Bologna – sintetizza Bonomi - comin-cerei dalle filiere a rete lunga della ‘Ducati’, daidistretti del packaging, del biomedicale o del-le piastrelle. Insomma, il vero problema è l’in-treccio tra le medie imprese leader del capita-lismo a grappolo e il capitalismo molecolare».Oltre l’analisi descrittiva, lo studioso riservauna notazione finale sul ruolo, nel mutato sce-nario, delle amministrazioni pubbliche locali.«Occorre ripensare il rapporto tra le funzionimetropolitane e il territorio, capire quali sonole reti finanziarie e delle infrastrutture che in-nervano la piattaforma dei distretti. La que-stione non sta nel tessuto della produzione manella modernizzazione della logistica e dellereti. Agli Enti pubblici non viene più chiestol’accompagnamento di un tempo - i piani rego-latori con le aree artigiane attrezzate, per in-tenderci -, ma di affrontare i veri problemi del-le comunicazioni, delle reti e della finanza,rendendo questi beni fruibili da un intero ter-ritorio».

[a cura di F.L.]

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In tempi di globalizzazioneLe osservazioni del sociologo-economista Aldo Bonomi direttore dell’Istituto di ricerca Aaster

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E C O N O M I A E L A V O R O

Una delle sale delmuseo Ducati

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Le azioni e i progetti per promuovere lo

sviluppo nell’area bolognese esostenere la competitività del

sistema imprenditoriale

Progetti d’impresaÈ un servizio per l’orientamento ed il sostegnoalla creazione di impresa, nato a Bologna nel1989, dopo aver analizzato il ciclo di vita dellenuove imprese ed il loro tasso di mortalità pre-coce nel territorio provinciale. In seguito lo sportello bolognese è stato af-fiancato da altri quattro sportelli territoriali,con lo scopo di offrire, nel modo più capillarepossibile, consulenza agli aspiranti imprendi-tori della zona Imolese e di quella montana, ol-tre all’area Persicetana e di Casalecchio. La consulenza di Progetti d’impresa spazia dal-la informazioni preliminari su adempimenti bu-rocratici, uffici e servizi cui rivolgersi e su op-portunità esistenti, all’accompagnamento allosviluppo dell’idea dell’aspirante imprenditore,dalla verifica sulla fattibilità del progetto alla re-dazione del business plan. Progetti d’impresaorganizza anche attività formative e di ap-profondimento su aspetti legati alla gestione diimpresa, seminari, convegni ed interventi mi-rati alla diffusione della cultura imprenditoria-le ed è diventato un punto di riferimento con-solidato per chi ha idee imprenditoriali da va-lutare ma anche per chi ha già avviatoun’attività in proprio. Attraverso il servizio Pro-getti d’impresa, l’assessorato alle Attività pro-duttive, dotato di una consolidata esperienza intema di erogazione di contributi a favore dinuove imprese, ha istituito un nuovo strumen-to che vuole premiare le idee più significativeper la nostra realtà locale. Si tratta del concor-so Progettando, arrivato alla terza edizione, ri-volto a giovani aspiranti imprenditori nei setto-ri innovativi, la cui finalità principale è quella distimolare la fase di progettazione di idee im-prenditoriali nel territorio della provincia diBologna. Il termine di presentazione delle do-mande è il 20 gennaio 2005. I primi 10 classifi-cati saranno premiati con un contributo di 4600euro a fondo perduto.

Progetti d’impresa si avvale della collaborazio-ne di AlmaCube, incubatore dell’Università diBologna, che mette a disposizione competen-ze, esperienza e spazi per le nuove imprese nelcampo dell’innovazione.

Info: Progetti d’impresa, sede centrale via Benedetto XIV, 3 - 40125 Bolognatel. 051 659 8505 - fax: 051 659 [email protected]/proimp

Ufficio ArtigianatoLo sviluppo e la qualificazione delle impreseartigiane sono al centro dell’attività dell’Uffi-cio Artigianato, che principalmente si occupadella gestione della normativa regionale chedisciplina forme di finanziamento ed agevola-zione per il settore.Gli interventi previsti sono destinati alle im-prese artigiane (singole o associate) al fine diperseguire gli obiettivi di:- qualificazione delle imprese;- tutela dell’ambiente;- innovazione delle competen-ze degli imprenditori e dei lo-ro addetti;- apertura delle imprese versoil mercato internazionale;- agevolazione all’accesso alcredito;- sviluppo delle imprese del-l’artigianato artistico e tradi-zionale di qualità.

Info: Ufficio Artigianatovia Benedetto XIV, 3 40125 Bolognatel. 051 659 8566 – 051 659 8584 fax: 051 659 9608,[email protected]/web/artigianato

Ufficio CommercioIl sostegno e la promozione dell’attività com-merciale è l’obiettivo che persegue l’UfficioCommercio attraverso la realizzazione di unaserie di azioni mirate, quali:- la gestione dei procedimenti di concessionedi contributi rivolti alle imprese che operanonel settore, su delega regionale;- l’istruttoria per la concessione di contributi

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destinati ad imprese commerciali costituite daemigrati emiliano-romagnoli e/o immigratiextracomunitari, su delega regionale;- il coordinamento delle attività promosse daiComuni del territorio provinciale riguardantila disciplina del commercio in area fissa (pun-ti vendita) e in area pubblica (ambulanti);- l’esercizio delle competenze relative alla di-sciplina dei distributori di carburante auto-stradali;- la programmazione e la pianificazione degliinterventi relativi a grandi strutture di vendita;- il coordinamento a livello provinciale dei pro-getti in campo commerciale allo scopo di favo-rire una distribuzione equilibrata delle attività

A sostegno delle attivitàeconomiche e produttive

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commerciali in base alle esigenze rilevate;- la direzione organizzativa della manifestazio-ne Tartufesta.

Info: Ufficio Commerciovia Benedetto XIV, 3 – 40125 Bolognatel. 051 659 8545 – 051 659 8541 fax: 051 659 9608,[email protected]/web/commercio

Sportello unico per le attività produttiveLo Sportello unico per le attività produttive(Suap) è un servizio fornito dai Comuni, in for-ma singola o associata.Lo Suap serve all’impresa quando deve aprireo modificare un’attività economica. Lo Sportello unico costituisce, quindi, la strut-tura amministrativa principale per presentarele domande di attivazione di nuovi impianti,per richiedere ampliamenti al proprio sito in-

dustriale o artigianale, per effettuare modifi-che allo stabilimento produttivo. In questo modo si dovrebbero risparmiare al-l’imprenditore perdite di tempo e giri a vuotopresso i molteplici enti che intervengono nel-le procedure di rilascio di un’autorizzazioneamministrativa: Azienda Sanitaria Locale, Vi-gili del Fuoco, Servizi di tutela dell’ambiente,solo per citare alcune delle pubbliche ammini-strazioni coinvolte.Per promuovere l’avvio e lo sviluppo degliSportelli unici nei Comuni del nostro territo-rio, la Provincia di Bologna ha curato la pro-mozione e il coordinamento della rete provin-ciale degli Suap.

Per questo l’Ufficio Industria della Provinciaha studiato specifici interventi per favorire, tral’altro, l’omogeneità delle procedure di auto-rizzazione e diffondere e valorizzare modelliorganizzativi ottimali degli Suap. Queste iniziative cercano di assicurare:- un unico referente per l’impresa, localizzatopresso il Suap, e un responsabile del procedi-mento amministrativo chiaramente individuato;- procedimenti di autorizzazione studiati appo-sta per velocizzare i tempi di rilascio delle au-torizzazioni;- semplificazione delle procedure, accorpa-mento dei pareri e delle fasi burocratiche pre-viste dalle normative di settore;- omogeneità delle caratteristiche organizzati-ve e delle funzioni svolte dagli Sportelli unicipresenti sul territorio provinciale.Gli strumenti operativi con i quali la Provinciadi Bologna attua la sua azione di supporto aiComuni sono i seguenti:

- la promozione di intese ed accordi che tocca-no tutti gli enti coinvolti nei procedimenti diautorizzazione (Comuni, Provincia, AziendeUsl, Arpa, Vigili del Fuoco, Difesa del Suolodella Regione Emilia-Romagna, Soprintenden-za per i beni architettonici e per il paesaggio);- la predisposizione di piani e interventi di for-mazione e aggiornamento rivolti agli operatoridegli Suap, ai tecnici dei Comuni, agli operato-ri delle associazioni di categoria delle imprese;- la gestione di un portale web, visibile all’indi-rizzo www.suap.provincia.bologna.it, dove po-ter reperire le informazioni sulle sedi e gli ora-ri di apertura degli Sportelli unici dei Comunidel territorio provinciale. Sempre sul sito web sono presenti le informa-zioni sui diversi procedimenti attivabili e sullamodulistica da presentare per aprire o modifi-care un’attività economica;- la sperimentazione di forme informatizzate diinoltro e gestione delle pratiche;

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- il coordinamento e il monitoraggio sul fun-zionamento della rete degli Sportelli nelle fasidi avvio, attuazione e sviluppo degli uffici.Molti Sportelli unici svolgono, inoltre, funzio-ni informative su vincoli e opportunità inse-diative nel territorio, sulla presenza di agevo-lazioni e finanziamenti, sull’accesso ai fondicomunitari e sulle iniziative di marketing ter-ritoriale.

Info: Sportello unico per le attività produttivevia Benedetto XIV, 3 - 40125 Bologna tel. 051 659 8596 - fax 051 659 8432,[email protected]

B.A.N. BolognaLa B.A.N. Bologna è una struttura permanen-te “no-profit”, promossa dalla Provincia di Bo-logna in collaborazione con leassociazioni imprenditorialied i consorzi per il trasferi-mento tecnologico, che inten-de garantire l’incontro tra im-prenditori che necessitano difinanziamenti e di competenzemanageriali e gli investitoriinformali che offrono i capitali

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E C O N O M I A E L A V O R O

in occasione dell’ultima edizione delCom-Pa, il Salone della ComunicazionePubblica, si è svolto il convegno “Impre-se, ambiente, governo locale: quali infor-mazioni e quali servizi”, organizzato dal-l’assessorato provinciale alle Attivitàproduttive per illustrare i risultati delle ri-cerche e i materiali informativi prodottidal progetto “Ambiente impresa”.Il progetto, realizzato dalla Provincia incollaborazione con la rete degli Sportelliunici per le attività produttive (Suap), hacome principale obiettivo quello di infor-mare le imprese del territorio sui sistemi

di ecogestione.Mitigare l’impattoambientale delleattività produttiveè un passo fonda-mentale per pro-muovere la so-stenibilità am-bientale e lasostenibilità so-ciale. Certifica-zioni, obiettivi dimiglioramento eformulazione diuna politica am-bientale sono

elementi di indiscutibile vantaggio per leimprese, dalla razionalizzazione nell’usodi risorse con conseguente diminuzionedei costi, alla riduzione della probabilitàdi eventi dannosi per l’ambiente, di van-taggi competitivi in termini di qualità diprodotto e di processo.Il materiale informativo prodotto è in di-stribuzione presso gli Sportelli per le im-prese e le Associazioni di categoria.

IL PROGETTOAMBIENTE IMPRESA

Agricoltura nelle aree obiettivo 2I progetti più significativi, per questi territorimontani, sono stati presentati dagli enti loca-li, in accordo con le imprese agricole, o daglistessi Consorzi tra privati. Progetti integrati di sviluppo riguardanti la va-lorizzazione delle aree rurali attraverso il re-cupero di edifici storici e di emergenze archi-tettoniche per creare centri museali di pro-mozione dei prodotti tipici accanto allariscoperta delle identità culturali.Azioni, inoltre, per l’individuazione di percor-si enogastronomici attraverso un’adeguata se-gnaletica turistica e l’adesione di aziende agri-cole in grado di offrire ai visitatori servizi di ri-storo, di alloggio, nonché proposte di attivitàdidattiche culturali e sportive. Sono stati finanziati anche interventi struttu-rali per migliorare la viabilità minore (stradevicinali ad uso pubblico o privato) per favorirela mobilità delle popolazioni locali e dei turisti;si è contribuito altresì al potenziamento dellarete acquedottistica per portare un servizioessenziale alle abitazioni sparse nelle aree piùsvantaggiate. Non meno importanti gli aiuti alle singole im-prese per favorire interventi di ammoderna-mento delle strutture produttive, o per avvia-re nuove attività integrative come l’agrituri-smo o la vendita diretta o altri servizi deltempo libero. Ricordiamo infine i contributi destinati a pre-miare i comportamenti virtuosi delle impresenei confronti dell’ambiente: adozione di tecni-che di produzione biologiche o integrate, alle-vamenti estensivi, cura dei boschi e opere diprevenzione del dissesto idrogeologico.

ed il proprio supporto manageriale. I Busi-ness Angels sono titolari di impresa o mana-ger, in attività o in pensione, che dispongonodi mezzi finanziari (anche limitati), di unabuona rete di conoscenze, di una solida capa-cità gestionale e di un buon bagaglio di espe-rienza. Hanno il gusto di gestire un business,il desiderio di acquisire una partecipazione inaziende con alto potenziale e l’interesse a mo-netizzare una significativa plusvalenza al mo-mento dell’uscita.

Info: B.A.N. Bolognavia Benedetto XIV, 3 - 40125 Bolognatel. 051 659 8166 - fax: 051 659 9608,[email protected]

LA PROMOZIONEDEL TERRITORIO

Per rendere il territorio appetibile agli investi-menti dall’esterno, alla fine dello scorso manda-to amministrativo Provincia di Bologna e Came-ra di Commercio Industria Agricoltura e Artigia-nato hanno dato vita a Promobologna, SocietàConsortile a responsabilità limitata vocata almarketing territoriale. Il suo primo compito saràdi valorizzare i punti di forza del sistema territo-riale che sono: l’invidiabile posizione geografi-ca, il comparto della ricerca, non solo universi-taria, le risorse economiche presenti, la forte vo-cazione all’export. Promobologna, attualmentein start up, è aperta al contributo di altri enti eistituzioni capaci di favorire una strategia pro-mozionale unitaria del sistema economico bolo-gnese. In questo mandato amministrativo i soci fonda-tori tracceranno le linee di indirizzo su cui la So-cietà avvierà la propria attività.

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atrick Scarlata, a 47 anni, è uno che ce l’ha fatta. Ha“inventato” il primo videotelefono fisso e l’ha ven-duto alla Telecom, che lo commercializza in Italia,

Francia e Spagna. Un contratto miliardario. Trentacinque-mila telefoni consegnati nel luglio scorso, subito bruciati, e400.000 da consegnare entro Natale, per ora. È corteggiatoda inglesi, danesi, svedesi, belgi e di lui hanno parlato i prin-cipali giornali internazionali, da Le Monde al New York Ti-mes. Da dieci anni si occupa di telecomunicazione e dopo averfatto esperienza con i cordless, è riuscito a realizzare il suopallino: un apparecchio fisso che trasmette anche le imma-gini utilizzando i comuni fili del telefono che tutti abbiamoin casa, il “doppino” di rame, come si chiama in gergo. Unacosa ritenuta impossibile. Quattro anni di studi e miliardi diinvestimenti, un’équipe di tecnici alla Hitel Italia S.p.A. diOzzano Emilia, la sua azienda, e un’altra nella “engineeringhouse” di Seul, dove ha riunito cervelli in fuga dalle azien-de coreane in crisi.«È stata dura, - dice Scarlata - abbiamo bussato alle porte ditutte le grandi banche di Bologna portando questo proget-to, addirittura con il contratto Telecom firmato in mano, maniente credito. Solo le piccole banche ci hanno dato qual-cosa, ma non era sufficiente. Per fortuna le banche nazio-nali hanno capito il valore dell’operazione e abbiamo potu-to andare avanti. Quante volte siamo stati tentati di vende-re agli stranieri che ce lo chiedevano: incassare e lasciareche tutto fosse risolto da un tedesco, un olandese o un in-glese».Settecentocinquanta dipendenti in Cina a fare gli ap-parecchi e 60 a Ozzano nella casa madre: che ritor-no c’è per l’economia locale?Purtroppo i costi del lavoro ci costringono a produrre fuo-ri dall’Italia, ma ci tengo che l’azienda resti italiana. Il ritor-no per l’economia locale e nazionale è soprattutto in presti-gio. All’estero credono ancora che l’Italia voglia dire soloFerrari, buona cucina, grandi vini e stile, ma per quanto ri-guarda l’alta tecnologia si pensa agli americani, ai tedeschi,

ai giapponesi, ai coreani. In termini di occupazione il nostrosviluppo è limitato a personale altamente specializzato.Visto il successo internazionale, la Hitel potrebbe es-sere un esempio da imitare, potrebbe dar vita a unnuovo “modello emiliano”?La storia delle imprese meccaniche che hanno fatto la for-tuna di questo territorio, dal packaging alla lavorazione dellegno, è nata perché c’era una scuola, l’Aldini Valeriani, chetirò fuori una serie infinita di bravissimi meccanici che congrande intelligenza divennero imprenditori e si misero a la-vorare insieme. Perché possa nascere un nuovo “modello”è necessario che ci sia dietro una struttura che possa sup-portare l’invenzione, anche occasionale, di un imprendito-re. L’esperienza ci insegna che per questo nostro settoresarà difficile. L’università è lontana anni luce rispetto allecose che noi proviamo ad affrontare, tanto è vero che sia-mo costretti a formarci internamente i nostri tecnici. Ognisei mesi le tecnologie diventano obsolete e occorrerebbe-ro dei centri di ricerca. Altro problema sono le infrastruttu-re, che oggi non sono più solo le strade: qui ad Ozzano, peresempio, l’ADSL (la banda larga attraverso la quale puòpassare un numero elevato di informazioni telematiche)non c’è, e siamo a dieci chilometri da Bologna. Per non par-lare degli strumenti del credito.Il “modello emiliano” era basato anche su una stret-ta connessione tra realtà produttiva e realtà istituzio-nali, che creavano importanti strumenti di supportoalle imprese. Pensa che questo rapporto sia finito?In questa operazione noi siamo stati soli. Forse perché era-vamo troppo avanti. Noi andavamo a dire: vogliamo fareuna cosa che al mondo non c’è, quindi le potenzialità di mer-cato sono enormi, studiamo vie alternative. Niente da fare.Ma ormai non c’è neppure più il tempo per aspettare che sirimettano a funzionare università, infrastrutture, credito eistituzioni. In Cina, attorno al nostro stabilimento stanno co-struendo quattro nuove università specializzate, con deicampus straordinari. Questo vuol dire che presto i cinesinon solo praticheranno i prezzi più bassi, ma inventeranno.E hanno immense risorse economiche e una voglia di fareche fa spavento. E noi facciamo ancora i convegni per chie-derci se la Cina sul mercato è un bene o un male….Ora Scarlata sta lavorando a un’altra grande impresa: met-tere in rete una città intera senza bisogno di fibre ottiche oaltri cavi, con una serie di ponti radio per collegarsi ad In-ternet ad alta velocità semplicemente inserendo una sche-da nel proprio computer di casa o nel portatile in macchina.E vorrebbe che questa città fosse Bologna. Potrebbe esse-re la prima città europea completamente accessibile alla Re-te in qualsiasi momento e da qualsiasi posto. E il serviziopotrebbe estendersi a tutta la provincia. Si sta preparandoa presentare il progetto alla città: ne risentiremo parlare.�

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Una vicenda bolognesedi CARLO MARULLI

Una impresa, la Hitel Italia spa, leader mondiale nelletelecomunicazioni, un imprenditore, Patrick Scarlata,

che ha ancora tanti progetti nel cassetto

PP

E C O N O M I A E L A V O R O

Patrick Scarlata è nato in Belgio dagenitori italiani emigrati. La sua fa-miglia è rientrata in Italia quandolui aveva 7 anni e si è diplomatogeometra all’Istituto Pacinotti allafine degli anni ‘70. Ha iniziato pre-stissimo costruendo flipper e juke-box con il padre, è passato alla pro-duzione di serramenti in alluminio

per approdare infine, dieci anni fa,alle alte tecnologie elettronichecon la Hitel Italia S.p.A. di OzzanoEmilia. Ha girato il mondo impa-rando cinque lingue e si è interes-sato ai modelli aziendali avanzati,soprattutto americani, importan-doli in Italia. Il suo credo: ricerca einnovazione.

CHI È

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PAOLO MASCAGNI - Api BolognaÈ grande la tenacia delle imprese bolognesinel tenere su tutti i mercati, nonostante un’e-conomia densa di toni grigi. La nostra realtàindustriale non ha sofferto situazioni laceran-ti. Ci sono però elementi su cui bisogna riflet-tere: il peso della pressione fiscale, la qualità ediffusione di infrastrutture e servizi, la politicaenergetica, gli stessi fattori del lavoro. Soprat-tutto, la necessità di fare sistema tra impren-ditori, istituzioni, banche, scuola e università.

GIORGIO TABELLINI - Cna BolognaA una ripresa che ancora tarda ad arrivare sisono aggiunti problemi di carattere interna-zionale: l’alto costo dell’acciaio che ha messoin crisi le aziende della meccanica, l’aumentodel petrolio che ha inciso sulle imprese del-l’autotrasporto e sui costi di produzione di tut-te le aziende. In questa situazione, l’artigiana-to e la piccola impresa resistono. Tuttavia visono criticità per le quali è necessario che leistituzioni pubbliche, con le associazioni im-prenditoriali, producano il massimo impegno:necessità di infrastrutture per decongestiona-re il traffico sulle strade, disponibilità di risor-se-lavoro qualificate, accoglienza per i lavora-tori e per i giovani laureati che provengono daaltre regioni e da altri Paesi, resa assai diffici-le dall’elevato costo delle abitazioni.

PIERPAOLO BUSI - Legacoop Le imprese cooperative hanno dato segnali im-portanti di razionalizzazione, di crescita eco-nomico-produttiva. Generalmente scontanodifficoltà sul versante del patrimonio, conscarsità di capitalizzazione, ma la sfida è oggianche di non guardare solo al bilancio ma allacapacità di proporre contenuti sociali forti.Anche per questo abbiamo costituito Impron-ta Etica, un'associazione che raggruppa legrandi aziende cooperative per rafforzare l'i-dea di responsabilità sociale dell'impresa.

CESARE MELLONI - CgilQualche tempo fa segnalammo che la crisi delsettore industriale del paese stava arrivandoanche nel nostro territorio. La preoccupazioneriguardava non solo gli effetti della crisi, ma larelativa necessità di uno sviluppo strutturalefondato sulla conoscenza e la qualità. Occorre

cioè prendere di petto le ragioni della crisi eadottare innovazione, ricerca e formazione co-me scelte strategiche.

ALESSANDRO ALBERANI - CislAbbiamo denunciato questo rallentamentodello sviluppo economico del territorio, pro-posto unitariamente azioni capaci di condurrea un patto territoriale per la crescita economi-ca. Partendo da quattro questioni fondamen-tali: l'attrattività del territorio, l'evoluzione delmodello d'impresa, la promozione della for-mazione, lo sviluppo della ricerca e del trasfe-rimento tecnologico.

DENIS MERLONI - UilI numerosi segnali di crisi non sono tali damettere in discussione la solidità del tessutoproduttivo bolognese, che ha la capacità diuscire dalle difficoltà puntando proprio suquanto ha di più consolidato e sulle sue voca-zioni. Occorre naturalmente che il sistema delle au-tonomie locali, le imprese e le forze sindacalisiano in grado di riconoscere e rendere com-

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patibile la coesione sociale con lo sviluppo,puntando sulla qualità e l’innovazione dei pro-dotti.

MAURIZIO MIRRICentro di formazione EfesoManca un dialogo tra le capacità delle personee le imprese. Si parla di economia delle cono-scenze ma la cosa appare ancora assai compli-cata da realizzare. Tramontato il modello della grande industria èfondamentale la capacità di leggere cosa lepersone sanno veramente fare e la capacità discommettere su questo patrimonio. Un esem-pio negativo viene, per esempio, dal sistemabancario del credito, che serve per lo più a in-cassare le bollette di luce, gas e acqua piutto-sto che a scommetere sulle competenze dellepersone. Questo è stato un forte freno alla di-namica di crescita di questo territorio.

ELISABETTA D’ALESSANDRO, Cofimp, Business School delle piccole e medie impreseOltre allo stallo in termini di occupazione, ri-scontriamo il permanere della difficoltà ancheper le persone preparate di trovare un lavorocoerente ai loro studi. Poi esiste un forte pro-blema di orientamento. Per questo lavoriamosia sul versante della formazione ma anchesulle nuove competenze necessarie alle im-prese, su figure professionali innovative. Altro scoglio sono i contratti di lavoro, le for-me contrattuali che non offrono certezze aigiovani. Sono questioni che andranno neces-sariamente definite, perché al momento siamo‘al guado’.

[a cura di L.F.]

Intrecci internazionali

E C O N O M I A E L A V O R O

Sono molteplici i fattori che possono concorrere a formare lo stato di salute del nostro sistema economico, che oggi fluttua tra nuova presenza sui mercatiinternazionali e cedimenti anche nei settori industriali tradizionalmente forti. Il pareredi alcuni tra i soggetti che governano gli interventi in campo socio-economico

UN OSSERVATORIOPER L’ASIA

Se paragonare l’apertura del mercato asiaticoad una nuova scoperta dell’America è forse esa-gerato, l’entrata in campo di un’area che rap-presenta metà della popolazione mondiale e unterzo del suo reddito sconvolge l’assetto ormaiconsolidato dei rapporti che hanno governato ilcommercio moderno. Per conoscere meglioquesto nuovo mondo è nato a Bologna “Osser-vatorio Asia”, frutto della collaborazione tra leUniversità di Bologna e Ferrara e un gruppo digrandi imprenditori privati. L’idea è venuta ad Al-berto Forchielli, grande manager pubblico, oraconvertito all’imprenditoria. Nell’avventura ci so-no anche personaggi del calibro di Romeo Or-landi, economista ed esperto di Estremo Orien-te, Giorgio Prodi, economista dell’Università diFerrara, e Gianni Lorenzoni, presidente di Al-maweb. Obbiettivi: trovare i finanziamenti perfar realizzare ricerche alle università, realizzarescambi di docenti italiani e orientali e aprire unmaster sulle economie asiatiche.

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andamento della situazione locale ri-sente della stagnazione della produ-zione industriale e dei consumi del no-

stro Paese. Occorre pertanto impostare unanuova politica economica e lavorare, sul pianolocale, per prepararsi ad agganciare la ripresa.Lo ha dichiarato Massimiliano Stagni, presi-dente del Circondario imolese che ha indi-cato nel Patto territoriale le leve della compe-titività e della qualità del sistema territorialedei dieci Comuni che lo compongono: intesatra le forze del lavoro, dell’impresa e del sape-re, crescita qualitativa e sostenibile che integririsorse pubbliche e private, condivisione diun’agenda di azioni strategiche e costruzionedi un sistema di partnership su di esse.«Occorre - ha puntualizzato - valorizzare il ca-pitale umano, investire sul sapere, l’istruzionee sulla qualità del lavoro contestualmente auna politica di orientamento e di qualificazioneprofessionale; sostenere l’innovazione, la ri-cerca e il trasferimento tecnologico attraversouna politica di messa in rete di imprese, entipubblici, fondazioni bancarie e Università, ra-

dicandone il ruolo e l’articolazione dei corsi al-l’interno del Parco dell’Innovazione dell’Os-servanza. Bisogna investire sulle infrastruttu-re della mobilità sostenibile aggredendo i nodipiù rilevanti della viabilità e affrontando il te-ma dei servizi alle imprese (nuovo scalo mer-ci, autoparco); promuovere il sistema territo-riale del Circondario attraverso politiche dimarketing territoriale e di promozione turisti-ca che ponga in rilievo la qualità territoriale eurbana e la salubrità dei prodotti; coordinare

economiche con andamento piuttosto positi-vo. Il numero di addetti ha avuto dal 1991 al2001 un incremento del 12,8%, il doppio ri-spetto a quello provinciale (6,4%). I settori piùsignificativi sono il terziario pubblico e privato(+ 70%), il commercio all’ingrosso e al detta-glio (con il 18,9% di addetti) e le attività immo-biliari, noleggio, informatica, ricerca ecc. (conil 9,5% di addetti), mentre nel manifatturiero(dove c’è il 29% di addetti) c’è stato un calo deiposti di lavoro del 7% rispetto al 1991, come alivello nazionale. L’ “Accordo territoriale per gli ambiti produtti-vi sovracomunali” sottoscritto con la Provinciaindividua le linee future di assetto territorialee urbanistico: l’insediamento industriale diPonte Rizzoli diviene ambito produttivo diespansione, mentre gli ambiti di Villanova Ca’dell’Orbo, della Cicogna e della zona indu-striale di Ozzano sono individuate come zonedi completamento, con previsione di crescitalimitata. Le tre Amministrazioni, e questa è lavera sfida, istituiranno un fondo di compensa-zione comune che permetterà una nuova for-ma di pianificazione territoriale attraverso pia-ni redatti in forma associata».

Dal 1991 al 2001 “Terre di Pianura” detiene ilprimato (con un + 20%) di crescita della popo-lazione tra le Associazioni intercomunali dellaprovincia. Lo stesso dinamismo si registra nel-l’industria e nel terziario che crescono del16%. Negli anni ‘90 sono inoltre cresciute ledestinazioni per motivi di lavoro e di studio, aconferma del consolidamento di nuovi percor-si di relazione e integrazione tra gli assetti pro-duttivi locali. Prosegue la tendenza alla perdi-ta di ruolo occupazionale nel campo agricolo,

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Dal globale al locale

E C O N O M I A E L A V O R O

Il parere delle Associazioni di Comunie delle Comunità montane

Alcune sale del museodel Patrimonioindustriale di Bologna

LL’

le politiche di settore per l’artigianato e il com-mercio e valorizzare le politiche di protezionee promozione del territorio, lavorando a un’al-leanza tra mondo produttivo, agricoltura e am-biente e promuovendo le certificazioni am-bientali.»Di segno più ottimista è l’analisi di Maria Gra-zia Baruffaldi presidente dell’AssociazioneIntercomunale Valle dell’Idice: «Il territo-rio che comprende i comuni di Castenaso, Oz-zano dell’Emilia, San Lazzaro è ricco di attività

IL MUSEO DEL PATRIMONIOINDUSTRIALE

Ha sede nella periferia nord di Bologna, in un’exfornace lungo il Navile, antico canale navigabiledella città. Qui, dove un tempo si producevanoa ciclo continuo mattoni, tegole marsigliesi e la-terizi di argilla, si trova il Museo del PatrimonioIndustriale, che espone macchine, modelli fun-zionanti, apparati di laboratorio, strumenti scien-tifici, plastici ed exhibit integrati da allestimentiscenografici e strutture interattive. All’interno delmuseo si può assistere a proiezioni di multivi-sioni e videofilmati che raccontano la storia del-l’industria bolognese dal XV secolo ad oggi, co-me pure consultare un patrimonio documentariodi quasi 4000 volumi e 20000 fotografie e dia-positive storiche.

Per informazioni e visite, Museo del Patrimonio Industriale, via della Beverara 123, Bologna, tel. 051 6356611, fax 051 6346053, [email protected]

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che rimane comunque un settore di indubbiaimportanza quanto a produzione lorda vendi-bile.«Per il futuro - precisa la presidente LorettaLambertini – “Terre di Pianura” punta ver-so un’ulteriore fase di sviluppo, grazie anche aimportanti obiettivi del Ptcp, come il rafforza-mento del Sistema Ferroviario Metropolitanoo il passante autostradale, che concorrono adare risposte al tema della mobilità nell’areametropolitana. E proprio la sostenibilità ambientale e territo-riale rappresentano il criterio fondamentale diverifica e validazione di ogni processo di svi-luppo per i prossimi anni.» «La realtà socio-economica della “Reno-Gal-liera” - dichiara la presidente Milena Cor-reggiari - è in linea con i parametri miglioridella Provincia: l’occupazione, anche femmini-le, è alta; l’assetto produttivo si è trasformato afavore delle piccole e medie aziende e dei ser-vizi; gli 8 comuni che ne fanno parte (Argela-to, Bentivoglio, Castello d’Argile, Castel Mag-giore, Galliera, Pieve di Cento, San Giorgio diPiano, San Pietro in Casale) da tempo si stan-no attrezzando per pianificare gli interventi inun’ottica metropolitana. In primo luogo, datala forte mobilità verso il capoluogo, l’attenzio-ne è stata posta alla viabilità e ai trasporti, ri-badendo l’importanza decisiva della ferrovia edel potenziamento delle strade provinciali Gal-liera e Centese. Ma sarà il Passante nord a ri-disegnare completamente il futuro dell’interaarea. Nel nostro territorio sono previsti 3 polidi sviluppo industriale (Castello d’Argile-Pievedi Cento; Stiatico-Funo; nuova zona Bentivo-glio) e un polo funzionale collocato fra le gran-di infrastrutture del Centergross e dell’Inter-porto. E’ previsto inoltre il potenziamento del polo sa-nitario dell’ospedale di Bentivoglio.»Il nostro territorio è interessato, asserisce Na-ra Rebecchi presidente di “Cinque Castel-li”, da una forte presenza di aree produttive,concentrate a Toscanella e nelle aree indu-striali di Castel S. Pietro e di Castel Guelfo. Aquesto scopo, i comuni, insieme a Medicina,alla Provincia e al Circondario imolese, hannosottoscritto l’Accordo territoriale S. Carlo perconcordare gli sviluppi di questa area, moltoappetibile grazie alla vicinanza del casello au-tostradale di Castel S. Pietro. La novità più importante è la “Perequazione”,un fondo comune da utilizzare per opere pub-bliche, per migliorare l’ambiente, la viabilità, ilterritorio o per attutire gli impatti dei grandiinsediamenti. Per il futuro, si sta già lavorandoa un altro Accordo per realizzare l’Ambito Pro-duttivo di Fossatone in territorio di Medicina.L’Associazione ha lavorato per distribuire leopportunità su tutti i comuni e offrire nuovepossibilità e incentivi a territori fino a ora me-

no appetibili. Ma è indispensabile una nuova epiù completa viabilità: la nuova San Vitale pro-veniente da Ravenna insieme alla nuova Seliceoffrirà opportunità a Mordano, ma anche aMedicina, grazie al completamento della Tra-sversale di Pianura; e ancora, la nuova SanCarlo, insieme alla Complanare e al PassanteNord costituiranno un incentivo per chi vorràinsediarsi a Castel S. Pietro, Medicina, Dozzae Castel Guelfo. L’area del persicetano ha vissuto in questi an-ni, dal punto di vista economico, trasformazio-ni graduali che hanno mantenuto una qualifi-cata presenza agricola in questo territorio esviluppato una realtà industriale che, più cheattrarre i colossi delle multinazionali, ha con-solidato una diffusa presenza di artigianato edi piccola e media impresa. «Lo sviluppo piùconsistente - ha precisato Paola Marani pre-sidente di Terre d’Acqua - si è registrato nelterziario per ciò che concerne le attività di ser-vizio.Per questi motivi la crisi, pur colpendo que-st’area, presenta aspetti di maggior preoccu-pazione in poche grosse aziende, mentre siasul piano occupazionale che del fatturato lapiccola e media impresa mostra maggior ca-pacità di tenuta.L’economia locale, che si basa prevalentemen-te sull’agricoltura, piccola e media industria,commercio, turismo rurale e sull’offerta eno-gastronomica e di prodotti tipici, ha finora ri-sposto meglio alle difficoltà più evidenti di al-tri territori. Un discorso a parte va fatto per l’agricolturache, nonostante l’annata fortunata per quan-tità e qualità, ha subito ovunque e per quasi

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tutta la produzione di frutta un riscontro re-munerativo bassissimo, tanto da indurre pa-recchi agricoltori ad abbattere alcune coltureassieme ai frutti.«Per il futuro puntiamo - sostiene CostanzoVersari presidente della Comunità MontanaValle del Santerno - a mettere a punto le “in-tese” fra Comunità montana, Comuni, Regio-ne, Provincia e parti sociali previste dalla L.R.

E C O N O M I A E L A V O R O

L’autore è un giornalista giovane e di raz-za, Silvestro Ramunno, redattore econo-mico del quotidiano “Il Domani” di Bolo-gna; l’editore è Legacoop che ne ha affi-dato cura e realizzazione alla Coop NotAvailable. Si tratta de Il nuovo scenario.Rischi e prospettive per l’economia bo-lognese del terzo millennio, un volumeche raccoglie riflessioni e proposte nel di-battito sul ‘nuovo modello emiliano’. Un li-bro raro nel panorama dell’editoria giorna-listica attuale, per autorevolezza e pun-tualità della trattazione, concepito daRamunno in forma di interviste a econo-misti, docenti e industriali sul futuro del si-stema produttivo locale e regionale. Un si-stema che dovrebbe mettere in pratica ri-cette fatte di ricerca, innovazione evalorizzazione delle persone, per mante-nere elevati gli standard produttivi e socialidel territorio. È questo il ‘nuovo scenario’ da costruireper vincere le sfide competitive poste dal-la globalizzazione dei mercati.

IL LIBRO

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2/04 “Legge per la Montagna” al fine di favo-rire lo sviluppo socio-economico. I progettiideati per sostenere i diversi settori dell’agri-coltura, delle attività economiche e produttivedel turismo e dell’ambiente saranno finanziatidalla Regione con le risorse appositamente de-stinate dal fondo per la Montagna».«Il territorio della Valle del Samoggia ha ca-ratteristiche – secondo il presidente RobertoTedeschi - proprie delle zone svantaggiate:per la parte rurale densità di popolazione infe-riore alla media provinciale, attività agricole si-gnificative con progressiva riduzione della su-perficie coltivata e non orientate a una agricol-tura moderna, con produzioni di pregio avalenza ambientale. Di contro, le problematiche legate alla pede-montana, dove l’agricoltura è stata in gran par-te sostituita da attività imprenditoriali nonsempre a carattere sostenibile, hanno portato

a una forte urbanizzazione. Il rischio generatoda concentramenti disomogenei, sia di impre-se che di insediamenti abitativi è principal-mente la perdita del carattere identificativo delterritorio. Le scelte economiche della Valle dipenderan-no quindi dalla soluzione di questi problemi at-traverso maggiori opportunità di lavoro per iresidenti e nuovi residenti e attraverso la crea-zione di un territorio socialmente responsabi-le in cui le Amministrazioni locali e glistakeholders potranno affrontare in via priori-taria le problematiche economiche attraversouna agenda politica amministrativa innovativa,che coinvolgerà direttamente la politica deiservizi, del lavoro e dell’impresa, della culturae tutti gli strumenti della partecipazione atti-va.»«Alcuni degli effetti di una generale difficoltàeconomica si stanno manifestando pur conqualche ritardo anche nel territorio dell’Alta eMedia Valle del Reno. Potrebbero sorgeresituazioni di crisi delicate - è la riflessione diPasquale Colombi - tali da ritardare “l’ag-

gancio” a una possibile e generale ripresa eco-nomica. Alcuni marchi storici della zona han-no deciso di trasferirsi (Lippert di GrizzanaMorandi, Sebac di Granaglione), mentreaziende artigiane dell’indotto di grandi gruppivedono ridursi gli ordinativi e prevedono il ri-corso agli “ammortizzatori sociali” per moltiaddetti. Anche i settori commerciale e turistico, insie-me a quelli agricolo e agroalimentare, non so-no estranei alle ripercussioni di un generalecalo dei consumi.Detto questo, il nostro piccolo sistema econo-mico sta fondamentalmente reggendo e ha ba-si sufficientemente solide per immaginare chead una generale ripresa regionale e nazionalecorrisponda anche un miglioramento della no-stra situazione. Servirà certo individuare politiche di maggiorsostegno, anche con mirati interventi pubbli-ci, insieme a tutte le realtà produttive e di ser-vizio del nostro territorio, per anticipare unasignificativa inversione di tendenza». «La dislocazione della Comunità Montana

“Cinque Valli Bolognesi” è in un territoriovocato a processi di trasformazione che vannoda una qualificazione del settore industriale -dice il presidente Andrea Marchi - ad un re-cupero delle potenzialità agroforestali, colle-gate con la tipicizzazione delle produzioni, conl’accoglienza turistica e la difesa attiva del ter-ritorio, fino a una distribuzione e ad un radica-mento dei servizi alle persone e alle impresepiù rispondenti alle diversità dell’area. In questo contesto, va rilevata anche l’impor-tanza della residenza e dello sviluppo insedia-tivo. Un luogo ideale, insomma, per realizzarepolitiche concertative e di sistema che rappre-sentano il segreto della crescita dei prossimianni, in un’ottica di sostenibilità ambientale at-tiva che faccia proprio delle condizioni di eco-compatibilità la chiave di volta del futuro diqueste terre.»

[a cura di CARLO MARULLI]

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E C O N O M I A E L A V O R O

Il premio nazionale su contenuti e solu-zioni innovative per l’editoria multimedia-le e multipiattaforma è giunto alla fase fi-nale. Il 10 e l’11 dicembre, infatti, nellaManifattura delle Arti di Bologna Palinse-sto Italia presenterà e premierà i progettiselezionati da una giuria di esperti di ar-te, semiotica e design presieduta da Ro-berto Grandi. Le due giornate sarannoaccompagnate da workshop tematici sue-learning, digitale terrestre, canali satel-litari ed editoria musicale. Tra gli altri, Latelevisione digitale terrestre.Verso nuoveidee e nuovi programmi, coordinato daMarco Mele de Il Sole 24 Ore, che ana-lizzerà la rivoluzione culturale e creativadel passaggio dall’analogico al digitale.

PALINSESTO ITALIA

Alcune grandiinvenzioni delsecolo appenapassato: inalto, ilcomputer“221R” del1962, a destrauno dei primimodelli ditelevisione acolori e, asinistra, unastazione radiotelegraficanavale diinizio ‘900

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P O R T I C I R A C C O N T A

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alutavi la città con i tuoi occhi chiusi. Con i tuoi chiusi occhi di sempre. Di quando tornavi dalla fabbrica, la sera, con le palpebre abbassate dalla fatica. Stavi lì, nella cassa arida

di legno, con le mani giunte, con il corpo nell’ultimo riposo. E ioguardavo, come un figlio guarda il padre che non lo può vedere. Una cassa arida, in una città che era stata città di fabbriche. E voi,ignari, inconsapevoli del gioco squallido del profitto che davanti a tutto immetteva il suo veleno, adoravate la città. Con le sue fabbriche.La logica del profitto prevalse sull’idea della sopravvivenza. Ed io, comete, inconsapevole, quando la sera tornavi, ti correvo incontro e saltavo sulle tue braccia stanche. L’abbraccio di un attimo, poiscendevo velocemente, per l’assalto di una tosse che ti rapiva da me. Le tue braccia non mi sorreggevano più, e quasi cadevo a terra,inconsapevole, anch’io, come te ignaro. Asbestosi. Carcinomapolmonare. E di nuovo le palpebre abbassate di chi è preda ignara di una malattia sconosciuta. Ma la fabbrica sapeva. Tutte le fabbrichelo sapevano. “Signora, trattandosi di un materiale dannoso per la salute, non esiste un limite di esposizione al di sotto del quale ilrischio sia nullo”. Il medico di famiglia aveva detto alla mamma che lasperanza per la malattia di papà era praticamente insignificante.“Sono passati trentanni signora, e suo marito e i suoi colleghi di lavoro,mi spiace dirlo, ma dovevano essere messi al corrente di cosa stavanorischiando. Adesso ormai, la medicina non può fare più niente.”

di GIULIANO BUGANI

La fabbricaLa fabbrica

SS

P O R T I C I R A C C O N T A

In questa e nelle paginesuccessive paesaggi diarcheologia industriale nellaBologna odierna coltidall’obiettivo di Vanes Cavazza.Sopra, a destra, una vedutadelle officine Amga nellaBologna del 1955 di EnricoPasquali

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La camera da letto, dove eri da giorni, era distante dalla cucina, dove ildottore, seduto su una sedia di formica, scriveva sul tavolo le medicine,inutili, per la malattia. Ma io sapevo che quella era una lettera. Io,stretto nell’angolo della vetrina di legno, tra il corridoio e la cucina, dinascosto guardavo, e sapevo che il dottore stava scrivendo alla tuamorte. La fabbrica non era distante dalla nostra casa. Dentro la città,c’erano tante fabbriche. Guardavo il dottore, guardavo le sue mani,scrivere quell’atroce lettera. E pensavo che anche le mie mani dovevanofare qualcosa. Era inverno. Presi il cappotto e scesi in cantina. Tenevigli attrezzi in un baule. Presi un grosso martello e lo nascosi nelcappotto. Poi uscii. Era buio. Conoscevo la tua fabbrica. Le sue grandimura e suoi alti cancelli neri. A quell’ora non c’era nessuno attorno. Lafabbrica era deserta. Deserte erano le strade che la circondavano. “Seisola” Pensai. “Sei sola e vulnerabile. Ma a guardarti sembri innocente.Ecco perché mio padre ti ha amata. Ecco perché mio padre non sa chedovrà morire. Per te”. Alzai la mano con stretto il grosso martello ecolpii il muro di cemento. Poi lo colpii ancora. E ancora. E piangendocolpii ancora. E piangendo lasciai cadere il grosso martello, sconfitto.Davanti a quelle mura gigantesche, mi persi nel pianto di chi leggeràuna lettera a un padre che deve morire. Di chi la leggerà in silenzio, dichi lo dovrà tradire. E continuare a dirgli che la sua fabbrica l’hasempre amato e lo aspetterà. Come sempre l’ha aspettato. E avrò miamadre per mano, il giorno che ti chiuderanno nella Certosa. Ma cosadirò alla tua fabbrica, quando gli passerò davanti, e sarò adulto? Me losono sempre chiesto. E ora, dopo tanti anni, la mia città non ha piùfabbriche. Ma ti voglio dire una cosa. E non ti tradirò stavolta. Quandole ruspe hanno cominciato l’opera di demolizione della tua fabbrica, ioero là. A guardarla. E il mio cuore non era felice. Benché ne avesseavuto tutte le ragioni. Io ero là. E come quando ero un bambino parlaicon lei. Per l’ultima volta. E gli dissi “Come non hai potutoimmaginare, che tu, che stavi uccidendo degli uomini onesti, nonsaresti stata, un giorno uccisa a tua volta. Da altri uomini”.

P O R T I C I R A C C O N T A

In alto, a sinistra, un operaio bolognese del 1955, immagine tratta dal volume “Enrico Pasquali. Bologna negli anni dellaricostruzione 1951-1960” Grafis edizioni

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a Provincia, già dal 2000, ha avviato unprocesso per favorire la cultura della si-curezza nei luoghi di lavoro dopo un pe-

riodo in cui si erano promosse diverse azioniall’interno dello stesso Ente. Anche attraversoil progetto Coala, ora concluso, che aveva la fi-nalità di garantire qualità ed efficacia degli in-terventi, negli appalti pubblici, secondo pro-cedure tempestive e corrette; accrescere nel-le imprese e nei lavoratori l’informazione e laconsapevolezza in materia di sicurezza del la-voro; analizzare il fenomeno del lavoro som-merso e mettere a punto le strategie necessa-rie per contrastarlo.Dal 2001, inoltre, la Provincia è partner del Sirs(Servizio Informativo Rappresentanti dei lavo-ratori per la Sicurezza) che produce comunica-zione e scambio di informazioni e formazionetra le varie Rls (Rappresentanze dei Lavoratoriper la Sicurezza) delle diverse categorie. In collaborazione con il Sirs è nato “Articolo19”, bollettino della rete di Rls delle aziende del-la provincia di Bologna, e disponibile anche on-line all’indirizzo www.provincia.bologna.it/arti-colo19/index.html.Il ruolo della Provincia nell’ambito della sicu-rezza si caratterizza soprattutto per la sua fun-zione di coordinamento territoriale e di promo-tore di momenti di incontro e approfondimentofra gli Enti e le categorie interessate. Come ad esempio l’iniziativa realizzata con l’As-sociazione intercomunale “Terre di Pianura”che ha visto il finanziamento (25.000.000 di vec-chie lire) di percorsi formativi rivolti agli opera-tori delle polizie municipali e dei tecnici comu-nali per affrontare le problematiche della sicu-rezza nei cantieri. Oppure, il protocollo d’intesa con l’Associazio-ne intercomunale “Quattro Castelli”, l’Unionecomunale “Valle del Santerno” ed i Comuni diImola e Mordano, finalizzato al miglioramentodella sicurezza e della salute negli ambienti dilavoro.Da segnalare anche l’intervento ‘particolare’nel territorio della Valle del Samoggia per rag-giungere lavoratori, artigiani ed imprenditorinon solo attraverso momenti di formazionema anche con eventi e manifestazioni per faruscire le problematiche della sicurezza dagliambiti tecnici.

E ancora, la sottoscrizione di un protocollocon l’ex Azienda USL Bologna Sud per la rea-lizzazione di un monitoraggio sulle attività diformazione alla sicurezza dei lavoratori deicantieri della Variante appenninica di Valico.

[R.L.]

cazione delle normative.«Attualmente si avverte una certa preoccupa-zione - prosegue Morisi, illustrando la situazio-ne attuale - per la proposta di un nuovo testounico in materia di sicurezza nei luoghi di la-voro che, mettendo in crisi alcuni aspetti della626, porterebbe ad un arretramento dei dirittidei lavoratori e delle loro rappresentanze.» Guardando al futuro, la prima necessità è,quindi, continuare a presidiare le conquistefatte e i diritti acquisiti, con un occhio alle di-rettive europee in materia e ampliando la par-tecipazione dei lavoratori e dei loro rappre-sentanti. Gli Enti locali dovranno intervenire sulla for-mazione professionale per portare i temi e lacultura della sicurezza nei posti di lavoro, inmaniera approfondita, in percorsi di formazio-ne, soprattutto per i giovani che si preparinoad entrare nel mondo del lavoro.«E a proposito di giovani, - sottolinea Morisi -la reale sfida per il futuro sarà intervenire suinuovi contratti, sulle forme di lavoro atipicoche attualmente non garantiscono nessuna tu-tela e nessuna rappresentanza, per metterequeste categorie di lavoratori in condizione divivere una vita non precaria, in sicurezza e di-gnità.» Presente sul territorio anche il problema dellavoro sommerso: sono stati formati comitatiper proporre e stipulare accordi tra associa-zioni di categoria ed enti pubblici per combat-tere questo fenomeno illegale. [R.L.]

tilizzando come criterio di misura dellivello di sicurezza l’indice di infortunisul lavoro, il territorio bolognese si at-

testa su una frequenza media del 4,36-4,76%contro la media regionale del 5,90%. Il periododi rilevazione e analisi, basato sui dati degli uf-fici informativi Inail, va dal 1994 al 2001.Già da questo dato emerge una situazione chesi distingue in positivo. Un’altra indagine, rea-lizzata dalla Regione Emilia-Romagna (e poi ri-presa e riproposta dal altre 12 regioni) ha ri-guardato più di mille aziende (9000 sul terri-torio nazionale) divise per comparto e pernumero di addetti: attraverso un questionariosi è voluto avere un quadro dei livelli di appli-cazione della normativa sulla sicurezza del la-voro (legge 626) e verificare la qualità dellacultura della sicurezza. «L’analisi delle risposte - spiega Morisi - ha evi-denziato alcuni punti particolarmente positivi(sorveglianza sanitaria, partecipazione e con-sultazione dei rappresentanti dei lavoratori al-la sicurezza, presenza di documentazione, va-lutazione dei rischi) e alcuni punti deboli(informazione e formazione dei lavoratori,procedure di sicurezza, attuazione di misuredi prevenzione), in un quadro complessivoche vede un’applicazione formale più che so-stanziale di quanto previsto dalla normativa.»Il nostro territorio rappresenta comunque unasituazione avanzata rispetto al contesto nazio-nale, sia da un punto di vista di azioni degli en-ti locali sia per il dialogo tra le parti e l’appli-

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A scanso di infortunioLe iniziative dell’Ente per promuovere la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro

LL

UU

E C O N O M I A E L A V O R O

Lavorare in sicurezzaLa situazione nel nostro territorio secondo Leonildo Morisi delServizio informativo rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Sirs)

UN PREMIO PER NOI

La Provincia di Bologna ha ricevuto il primo pre-mio nella sezione edilizia per il Cd ‘Rischio ca-duta dall’alto’, all’interno della ‘Rassegna Con-corso Inform@zione’, dedicata ai prodotti perl’informazione e la formazione alla salute e sicu-rezza sul lavoro realizzati in Italia.Chi desidera ricevere una copia del Cd può ri-volgersi alla responsabile del progetto SilviaMainetti tel. 051.659.8649.

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Olivetti vista attraverso la memoria del vissuto di al-cuni illustri ed emblematici ‘olivettiani’. Le diverse te-stimonianze sono estremamente interessanti e per-

mettono di guardare alla realtà indagata secondo più spar-titi: il racconto esistenziale, le dinamiche inter-soggettive,le tecniche e i modelli di organizzazione aziendale, le for-me concrete dei processi innovativi. Tutte convergono nelrestituire in modo diretto ed autentico l’irripetibile aura vi-tale della quale i narratori furono partecipi con le espe-rienze di lavoro in Olivetti: dalla fabbrica di Ivrea alle sedidistaccate, dalla progettazione meccanica e poi elettronicaagli uffici vendite ed agli istituti formativi. Quale che fosse la dislocazione del soggetto in quell’impo-nente realtà d’impresa che giunse ad occupare circa 75.000addetti ed a coprire quasi un terzo di taluni segmenti del-l’elettromeccanica nel mercato mondiale, sempre emergeun condiviso tratto identificante: l’osmosi fra progetto in-dustriale e progetto sociale, fra funzione produttiva e ‘mon-do di vita’. D’onde una conseguenza originale: l’olivettismocome una corrente culturale a spettro generale ed univer-salistico, laddove la Fiat (il gigantesco alter-ego piemonte-se) non produsse nulla di analogo, se non la ruvidezza del‘vallettismo’, cioè una pratica particolarmente virulenta del‘dispotismo’ di fabbrica. L’olivettismo si disloca a metà frail fabianesimo e l’utopismo illuminista e socialista. Corri-sponde alla fiducia nella capacità civilizzatrice di uno svi-luppo integrale delle forze produttive orientato in sensoumanistico, personalistico e comunitario. Etica, ordine,programma, bellezza, razionalità. Lavoro di gruppo, inno-vazione, genialità creativa, interdisciplinarietà, interfunzio-nalità, ricomposizione del lavoro. Queste le parole chiave.Si noti: le stesse del Bauhaus di Klee, Loos e Kandinskji.Una pratica ‘paradossale’ dell’economia, in quanto affidataall’incontro di elementi che si costituiscono al di fuori di es-sa, come una ‘nuova etica’ che si determina nell’incrociaretecnologia, ricerca scientifica, arte e scienze umane. Unmodello d’impresa ‘industrialista’ e ‘sociale’, anziché ‘capi-talista’, nella quale il ‘profitto’ è una misura strumentale del-l’efficienza nel conseguimento dell’efficacia di uno scopotrascendente con al centro la ‘promozione umana’. Un pro-getto che guarda con sospetto alla dimensione finanziaria

e speculativa (quella finanza che poi avrà il sopravvento si-no a decretare la morte necessaria dell’esperimento). Chemira all’integrazione, in una logica di piano, con il territo-rio. Un’impresa che guarda al mondo, ma ha radice locale,in una comunità nella quale si riconosce, che promuove so-cialmente, e della quale assume la leadership in guisa inte-grale. E’ la fabbrica-comunità: un modello a cerchi concen-trici, nel cui fuoco c’è l’impresa. Essa si pone come originee termine del flusso sociale. Non per caso Olivetti guarda-va all’industria con gli occhi dell’illuminismo fisiocratico,nel quale è centrale l’idea della produzione di ‘beni neces-sari’ (quelli che Sraffa, riprendendo in via analogica il Ta-bleau di Quesnay, denominerà le ‘merci base’) come un si-stema circolare di interdipendenze. D’altro canto, la fabbrica-comunitaria idealizzata e pratica-ta sulla linea dinastica di Camillo e Adriano Olivetti, perquanto anomala, è, a guardar bene, una delle diverse (epossibili) versioni sperimentali della fase industriale fordi-sta: cioè di una fase del capitalismo caratterizzata dallastraordinaria concentrazione di risorse (umane e capitali,nonché finanziarie) nella grande impresa manifatturiera,con elevati volumi produttivi e massima integrazione verti-cale. Nell’epoca fordista ogni impresa si configura comeuno Stato: ordinamento gerarchico attorno all’autorità,

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Storia e storie delle risorse umane in una fabbrica

di FAUSTO ANDERLINI

E S P E R I E N Z E

L’L’

L’Olivetti, segnò un’epoca e scrisse un capitolo della storia del

“fare impresa”. Il racconto di alcuni tracoloro, anche bolognesi, che vissero in

prima persona quell’esperienza

la catena dimontaggio dellaPiaggio 1959 (Foto V. Villani)

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E S P E R I E N Z E

cooperazione forzosa, inclusione dell’orizzonte di vita.Ogni impresa ha un radicamento locale, è cioè ‘polo di svi-luppo’ con una enorme capacità ordinatrice del territorio.La fabbrica impronta la città e la vita sociale, dettandoneforma, ritmo, configurazione sociale. L’impresa è anchemunicipalità, ente mutualistico, spaccio aziendale, dopola-voro, colonia e tempo libero. In sintesi è una nuova forma,insieme territoriale e funzionale, di ‘Nazione’. Uno deglisviluppi è quello dell’impresa-caserma dispotico-autorita-ria, un altro quello del paternalismo (sintesi di autoritari-smo e filantropismo), un altro ancora, necessariamente ra-ro quanto fulgido, quello, appunto, comunitaristico. Nel-l’intero arco a nord delle risorgive, cioè nella fasciapedemontana che è stata la culla dell’industria di prima (eseconda) fase dell’industrializzazione nazionale, non c’èpiccola città, da Ivrea e Biella a Schio, Tiene e Valdagno,che non abbia il suo ‘padrone delle ferriere’, la sua ‘dinastia’di grandi capitani d’industria con un rapporto benemeritoo vessatorio (sempre comunque storicamente pervasivo)con la società locale. Stranamente questa impresa-stato, ingenere autoritaria e panottica, è stata assunta come proto-tipo dell’alienazione produttiva, cioè come l’epicentro irra-diatore dell’anomia moderna. Incredibile depistamento,perché non c’è stata altra epoca in cui l’industria abbia di-spensato ‘identità’ nella misura della grande impresa-statofordista. Una situazione paradossale: nel mentre il lavoroviene sminuzzato e ridotto ‘in frantumi’, riducendo il lavo-ratore a un ripetitore scimmiesco e rattomorfico di ele-mentari posture, l’individuo viene nello stesso tempo su-blimato come ‘suddito dell’industria-nazione’, sino a ricom-prenderne in modo unitario ogni ambito di vita. Individuifunzionalmente scissi ma socialmente coesi, seppure se-gregati nelle classi. Non per caso questa fabbrica che miraa produrre un’identità ad essa conforme, dall’alto, in modoolistico, forzoso e inculturante, è stata anche la leva fonda-mentale per opporle, dall’interno, una identità oppositivauguale e contraria, sulla quale si sono modellati partiti esindacati di matrice operaia.Olivetti è il tentativo di organizzare all’insegna dell’armoniaingredienti presi da questo stesso backstage, sostituendoalla fabbrica-stato la fabbrica comunitaria, orientata allaproduzione d’identità (e ‘senso’) attraverso il con-senso e lapartecipazione, anziché il dispotismo. Olivetti è un ‘altro’modello, altamente sofisticato, che pesca nella sociologiacomunitaria di matrice europea come nella scuola statuni-tense delle human relation, entrambe filtrate dall’utopismoilluminista (da Babeuf e Fourier a Owen e Saint-Simon),ma anche consapevole della lezione gramsciana sull’ege-monia e della riflessione ordinovista sull’esperienza consi-liare, anch’esse protese nella ricerca di una soggettività deiproduttori da opporre alla reificazione ‘economica’. La fab-

brica epoderiese percepisce il comando come leadership econsenso, cioè egemonia: cosa possibile solo tramite lapromozione di un’èlite culturale di tipo squisitamente ‘uma-nistico’, onnilaterale e cosmopolita. In questo senso, pro-prio prendendo a riferimento le testimonianze contenutenel volume, mi sembra assolutamente calzante il paralleli-smo con il ‘socialismo’ fabiano dei fratelli Webbs, cioè conil tentativo, tramite la ‘permeation’ di creare un’élite intel-lettuale capace di incarnare il ‘verbo socialista’ nelle prati-che professionali specialistiche. I ‘cavalieri della lettera ro-tonda’ sono alcuni dei reduci di questo esperimento. Anchese si notano sensibilità diverse, che si captano nella letturadei racconti di chi ha assunto fino in fondo quell’esperi-mento come orizzonte del proprio destino (anche in formatragica e melanconica, come Francesco Novara), o di chine ha tratto una lezione metodologica suscettiva di incre-mentare l’expertise universale del management (comePaolo Rebaudengo), o di chi, ancora, inclina a una trasfi-gurazione mitico-leggendaria del passato (come AlbertoProjettis). Al di là delle diversità (tutte oggettivatesi in di-versi percorsi di vita) la lettura dei racconti certifica inoltre,unanimemente, un’ulteriore ipotesi interpretativa. Ovverola crucialità del carisma personale nel processo di produ-zione del ‘legame sociale’. Anche la più umile delle espe-rienze (come lo stadio ‘Zerouno’ delle vendite, di cui narracon certosina precisione Domenico Gentili) assume un‘senso’ più vasto e comprensivo in quanto intrisa dell’auracarismatica originata da Adriano Olivetti, cioè dall’incarna-zione personale del ‘progetto’ in una soggettività maieuticacapace di mediarlo agli altri come ‘comunità di destino’.Soggettività irripetibile. Infatti, come si desume dai rac-conti, l’olivettismo senza il ‘mana’ diretto del fondatore,cioè tenuto in vita artificialmente dal nuovo managementdebenedettiano, si disunisce con rapidità. Il clima muta dicolpo e i discepoli devono cercare fortuna altrove, tenen-dosi l’esperienza come una grazia interiore, segreto magi-co dell’identità personale. I concetti relativi alle ‘risorseumane’ recepiti nelle discipline del management (e per co-me ci sono reiteratamente somministrati in esangui ed af-fliggenti esperienze formative per ‘dirigenti’), odorano diarido formalismo, quint’essenza di luoghi comuni enuncia-ti per tramite di esoteristici affabulatori, più adatto a illude-re poveri ‘cloni’, sovente analfabeti di ritorno, che ‘perso-ne’. Applicare rigorosamente Olivetti, per chi lo volesse, sa-rebbe ad esempio prendere le società a capitale pubblico(presunte new-company privatistiche) e imporre a mana-ger ed amministratori (peraltro di nomina politica) di lu-crare emolumenti non superiori di tre volte alla media di unsalario subordinato. Sarebbe interessante osservare suquali spiagge andrebbe a parare il ‘boat people’ di ‘classedirigente’ che subito si formerebbe… �

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Adriano Olivettiin un repartodella sua fabbrica

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Dario BragaCredo che questa riforma sia giusta. Ci sono tre elementiimportanti, fondamentali in particolare per le disciplinetecnico scientifiche. Il primo è il principio di armonizza-zione tra i sistemi universitari europei, tutti “tarati” sul 3+2.Prima erano avvantaggiati soprattutto gli studenti dei pae-si anglosassoni, che riuscivano ad accedere al lavoro pri-ma dei nostri, spargendosi in tutto il mondo, avvantaggia-ti dal fatto di essere più versatili, mobili e adattabili dei no-stri. L’armonizzazione europea dei percorsi di studio offreconcrete opportunità agli studenti. Intanto, la possibilità,con questa cesura tra il triennio e il biennio, di scegliere ilpercorso più adatto alle propensioni personali e alle op-portunità, e poi di andare davvero da un paese all’altro. Il secondo vantaggio sta nei “tempi di percorrenza”. Unodei motivi che hanno spinto a pensare di riformare gli stu-di universitari era proprio l’eccessiva durata e l’alta proba-bilità di perdere studenti strada facendo. L’università nonè a costo zero per la collettività, è noto che le tasse d’iscri-zione coprono solo una piccola parte dei costi. Spezzare indue il percorso e usare il sistema dei crediti didattici dàmaggiori probabilità di arrivare in fondo e comunque dicapitalizzare il percorso fatto, spendendo crediti magari inun secondo tempo. Terzo punto, gli studenti non hannopiù l’alibi della difficoltà per metterci il doppio degli annirispetto alla durata teorica. I corsi sono stati alleggeriti.Ma questo non significa che avremo laureati menopreparati rispetto a prima?

Andrea BattistiniSembra quasi come la sfida tra Coppi – Bartali quando - loricorderanno i meno giovani – il secondo, rigorosamentecon accento toscano affermava “je tutto sbagliato, je tuttoda rifare”, riferendosi alla gara di bicicletta. Andrea Battistini dissente con serenità ma con ferma con-vinzione dalle opinioni del suo collega di area scientifica inmerito alle conseguenze della riforma degli studi univer-sitari sulle giovani generazioni. “I primi ad essere penalizzati sono quelli bravi. Ma gli al-tri, quelli non bravi, non vengono aiutati a migliorare”.Quali sono gli aspetti negativi, rispetto alle vecchielauree quadriennali?Si è allargata la forbice tra i bravi e i non bravi, senza darevantaggio a questi ultimi. I primi, quando osservano che iprogrammi sono facili e leggeri, finisce che rimandanoperché le cose sono “troppo facili”, gli altri, quelli che nonfacevano nulla, non fanno nulla lo stesso… Il risultato è che, almeno per il corso di laurea in cui inse-gno attualmente, quello in scienze antropologiche, a giu-gno, dopo tre anni, solo una minoranza si è laureata, giu-sto quelli bravi che sono andati avanti come in una pas-seggiata. Il problema principale è il profondo impoverimento cultu-rale che è stato introdotto.Faccio alcuni esempi: per fare il conteggio dei crediti, ci

sono state contingentate le pagine, non oltre centocin-quanta. Benissimo. Ma il problema di questa riforma è che è stata fatta a tavo-lino. Centicinquanta per tutto. Il che significa dire che leg-gere Kant equivale a leggere Topolino. Non mi pare chesia la stessa cosa…Altro esempio, la tesi. E’ vero, spesso si davano tesi su ar-gomenti noiosissimi, improponibili. Ma la funzione dellatesi non è quella di imparare tutto su un dettaglio poco im-portante, bensì di dare un metodo, indicare una strada.Con la vecchia tesi si insegnava a fare una ricerca, di qua-lunque genere, a cercare e a organizzare l’informazione.Ora, se deve valere tre crediti, non si può fare altro che unatesi compilativa, una collazione di cose dette da altri e nonrielaborate. Ancora: il concetto di credito. E’ il concetto di credito com-misurato alle ore di lavoro che condiziona tutto, e inducea distorsioni. L’impostazione della formazione universita-ria si gioca tutta al ribasso.Quindi avremo laureati meno preparati di primaPurtroppo temo proprio di sì. Il paradosso del 3+2 è chenon fa 5, ma meno di 4… Ossia che nel quadriennio pre-riforma si lavorava in modo da stimolare la mente e la cu-riosità dei giovani, la loro capacità di far interagire idee e

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La riforma dell’Universitàa cura di PATRIZIA ROMAGNOLI

O P I N I O N I A C O N F R O N T O

La classe dirigente di domani è quellalaureata con il “3+2” o con il quadrienno oquinquennio a ciclo unico? All’Alma Mater,

secondo ateneo in Italia per numero distudenti (centomila, di cui poco meno di

ottantamila a Bologna) si è posto tre annifa il problema di come adeguare il suo

grande corpo alla riforma che ha portato aspezzare il percorso degli studi universitariin due parti - laurea triennale seguita da un

biennio di laurea specialistica -trasformando profondamente l’assetto

della formazione.

Ne danno un giudizio due docentiaccomunati da un incarico ricoperto in

successione al Collegio Superiore:il professor Andrea Battistini, docente di

letteratura italiana e e il professorDario Braga, docente di chimica

all’università di Bologna

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O P I N I O N I A C O N F R O N T O

Premesso che nella maggior parte delle discipline scienti-fiche nei quattro anni ci si stava a fatica e che, per quantoriguarda l’ingegneria, anche prima erano 5 anni, oltre a tut-to già articolati come previsto dalla legge attuale, noi ab-biamo cercato di adattare i corsi alle esigenze espressedalla riforma. Io non ho paura a dire che il mio corso di chi-mica, ad esempio, è diventato un corso da “superliceo”. Hocercato di spostare alla specialistica alcuni elementi piùteorici, e viceversa, anticipando parti di programma cheprima si facevano al quarto. Si tratta di insegnare meno,ma soprattutto di insegnare diversamente, rimandando al-la specialistica alcuni contenuti. Non saranno laureati me-no preparati, saranno laureati diversi. Il problema, caso-mai, è politico: all’estero, ad esempio è dottore solo chi hafatto il dottorato di ricerca. Qui invece nessuno ha mai vo-luto chiarire qual è il vero titolo di studio e quindi quali cor-rispondenze ci sono con il mercato del lavoro rispetto alledue fasi della laurea triennale e della specialistica.Molti docenti si sono detti contrari a questa riformadella didattica. Lei è sostanzialmente favorevole. Mavede anche dei punti critici?Complessivamente, la classe docente è conservatrice, sidiscute molto ma si fa molta teoria e scarsa pratica… Nelcaso del “3+2” la maggior parte della discussione ha ri-guardato la conversione in crediti dei vari insegnamenti.Interessava di più difendere l’importanza della propria di-sciplina, del suo “peso” in crediti, piuttosto che il dibattitosu che cosa davvero bisogna insegnare. Invece occorrevaragionare sui contenuti e anche sulle modalità: ad esem-pio, non sono più pensabili lunghi esami orali, occorrepensare ad altre modalità di valutazione, i test, le verifichein corso d’opera, i compiti scritti… Poi c’è un altro proble-ma, più operativo, ma anch’esso collegato alla scarsa “di-gestione” della riforma da parte dei docenti: la legge diceche la tesi di laurea deve valere appena tre crediti, il chesignifica che deve essere un lavoro snello ed essenziale. Ilproblema è che molti docenti tendono a proporre tesiuguali a prima. Lo studente tende quindi a spostare all’ul-tima sessione, quella di marzo, la conclusione degli studi,e nel frattempo comincia a chiedersi se iscriversi alla spe-cialistica oppure attendere la laurea triennale per poi farel’iscrizione nel settembre successivo, il che significa per-dere un anno. Insomma, occorrono dei correttivi, come intutte le cose. In ogni caso il mio giudizio resta sostanzial-mente positivo ed è normale che a fronte di certi vantaggisi debba pagare qualche prezzo. �

concetti. Non sto dicendo che i giovani adesso non sianobravi e curiosi, ce ne sono sempre stati e ce ne saranno an-cora. Le nuove generazioni differiscono dalle precedentisolo perché non sono allenate alla lettura, ma questo nondipende dall’università e nemmeno dalla scuola, quanto dafenomeni più ampi di diffusione delle tecnologie. Il pro-blema è come ci dicono che dobbiamo insegnare: abbiamoimportato un’impostazione anglosassone che si basa sulsillabo. Che cos’è il sillabo? È una lista di opere tra cui i do-centi scelgono, scartando tutto il resto. Lo vedo con gli studenti americani che hanno studiato let-teratura italiana. Sanno tutto di un autore, molto più che inostri ragazzi, ma sono totalmente incapaci di fare un col-legamento con altri autori a lui contemporanei. Come se diun carteggio tra autori conoscessero solo le lettere spedi-te e non quelle di risposta… Ovviamente, ancora meno nesanno quando si tratta di storicizzare un autore o un’ope-ra. Mi pare che questo non sia un buon indizio di qualitàculturale…Ma qualcosa di buono ci sarà, in questa riforma…L’unico elemento positivo che vedo vale soprattutto pernoi docenti, che siamo stati costretti, proprio per operarei necessari tagli dei programmi, a rivedere tutti i nostri ca-noni, scremando, ad esempio, dall’ottocento, un gran nu-mero di autori che hanno scritto opere di scarsissimo va-lore ma venivano antologizzati e quindi studiati, solo per-ché facevano parte del Risorgimento. Ci sono ovviamente motivi di impostazione politica nellaformazione dei canoni, funzionali ai programmi ministe-riali. Adesso se non altro riusciamo a risparmiare ai nostristudenti Giulio Cesare Abba… �

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Dario Braga

Andrea Battistini

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i siamo dati appuntamento qui a Torinoper partecipare a un convegno interna-zionale dove non si fa resistenza ai

grandi potentati. Siamo qui per celebrare conaltre cinquemila persone creative l’inedito sce-nario di cui fanno parte. Per vedere che diffe-renti culture possono stare in una stessa stan-za, che possono ascoltarsi a vicenda, capendoche la diversità non è una minaccia, che l’altronon è un terrorista. Questo è un mondo nuovoche sta nascendo». A parlare è la studiosa in-diana Vandana Shiva, creatrice della Fondazio-ne di ricerche per la scienza, la tecnologia e l’e-cologia, una piccola e autentica leggenda per ilpopolo dei 5.000 delegati di 1.202 ‘comunità’provenienti da tutto il mondo riunite a TerraMadre la scorsa fine di ottobre. Il meeting or-ganizzato da “Slow Food” parallelamente al“Salone del Gusto” ha evocato, fin dal suo no-me, il concetto di Terra intesa come madre edivinità, introducendo per la prima volta unnuovo attore nel campo della produzione ali-mentare: le comunità del cibo. Definizione ine-dita dalle radici antiche, poiché rimanda a unafiliera allungata, dai selezionatori di sementi erazze ai contadini, dai distributori ai detta-glianti. Il risultato è stato l’incontro di migliaiadi persone accomunate dall’essere donne euomini che coltivano, raccolgono i frutti delleforeste, pescano, allevano, trasformano. A To-rino hanno provato a interpretare tutto questocome una cultura comune, un motivo di soli-darietà e giustizia: i coltivatori di caffè guate-maltechi che esporteranno il loro prodotto inItalia in una torrefazione che sta nascendo al-l’interno del carcere torinese delle Vallette,quelli che producono l’uvetta di Herat in Af-ghanistan o un certo tè chiamato makoni del-lo Zimbabwe, le contadine indigene del Cha-pas che denunciano la difficoltà di vendere illoro mais anche sui mercati interni, e tutto unmappamondo di associazioni, consorzi e coo-perative di persone che si sono unite per lavo-rare la terra. È il caso di Inades Formation, unaconfederazione panafricana di associazionicontadine che da quarant’anni opera in una de-cina di paesi del continente per rafforzare il po-tere economico e sociale del mondo rurale.«La vera questione è la sicurezza alimentare –spiega il suo presidente Ibrahim Ouedrago,del Burkina Faso -, ossia la possibilità per un

contadino di coltivare cotone e, visto che nonpuò mangiarlo, di venderlo per comprare delriso. Avere insomma un potere d’acquisto perprocurarsi ciò di cui ha bisogno. È un assuntopolitico, perché riguarda il diritto di accedereal cibo per tutti. Pone un principio di equità egiustizia sociale. La sicurezza alimentare è al-la base del nostro lavoro quotidiano sui pro-cessi di produzione, sulla padronanza tecnicae sulla commercializzazione dei prodotti». Piùche semplici ‘comunità rurali’, dunque, le ‘co-munità del cibo’ sono gruppi di persone riuni-te volontariamente per valorizzare il propriolavoro, superare i problemi, spesso mantene-re un tessuto sociale e culturale. Persone che, come afferma il presidente diSlow Food Carlo Petrini «disegnano una nuo-va società solidale ed equa, sono impegnate adifendere tradizioni, culture e colture». Nondanno vita a un movimento politico organizza-to, anche se parlano la lingua della politica: di-ritto alla terra e alle sementi, valore dei mer-cati locali, i disastri della grande agricoltura‘pesante’ e una produzione di cibo basata supochissime varietà ad alto rendimento, salva-guardia della biodiversità, battaglia contro imonopoli, opposizione agli organismi geneti-camente modificati. Non a caso Terra Madre è

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Lo scenario inedito delle comunità del ciboUna produzione agroalimentare diversa da quella industriale, non solo è possibile ma esiste già, grazie a un’estesa rete di persone e gruppi che, immaginando un mondo più solidale, si riconoscono in una ‘comunità internazionale del cibo’ CC

L’ALTRA PARTE DEL MONDO

Domenica 30 gennaio 2005 si celebrerà la 52ªGiornata mondiale dei malati di lebbra, istituitanel 1954 da Raoul Follereau per porre all’atten-zione del mondo il dramma della lebbra.La giornata sarà gestita in Italia dall’AIFO (As-sociazione italiana amici di Raoul Follereau)quest’anno in favore dell’Africa, sotto l’Alto Pa-tronato della Presidenza della Repubblica.Lo scopo della giornata è informare sulla cura-bilità della malattia, favorire la riabilitazione del-le persone guarite, informare la società civile suiproblemi relativi allo sviluppo socio-sanitario deiPaesi a basso reddito.Il 30 gennaio circa 1800 volontari dell’AIFO di-stribuiranno nelle piazze italiane il “Miele dellasolidarietà”, vasetti di miele proveniente dai cir-cuiti del commercio equo e solidale.La compagnia ghanese African Footprint Inter-national terrà spettacoli di musica e danza tra-dizionali in numerosi teatri italiani per tutto il me-se di gennaio.L’AIFO, operativa dal 1961, ha curato più di unmilione di persone, grazie ai 110 milioni di eurocomplessivamente donati dai cittadini italiani.Info: www.aifo.it

52° GIORNATA MONDIALEDEI MALATI DI LEBBRA

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nata da un’estensione dell’idea di presìdi delgusto alla base di Slow Food, che sostengonole piccole produzioni eccellenti a rischio d’e-stinzione, valorizzano territori, recuperanomestieri e tecniche di lavorazione tradizionali.Di questo è ben cosciente anche l’organizza-zione non governativa bolognese Cefa (Comi-tato Europeo per la Formazione e l’Agricoltu-ra), che da tempo lavora anche nella Repub-blica Serba della Bosnia Erzegovina suprogetti agricoli e di ‘rientro sostenibile’ dellepopolazioni locali dopo le diaspore della guer-ra. Nella zona collinare del cantone di Goraz-de, un tempo agricola e poi divenuta polo del-l’industria bellica nella Jugoslavia di Tito, c’èoggi un ritorno alla terra. Qui il Cefa ha varato un progetto per la valo-rizzazione delle conserve slatko di prugna, cheuna ventina di massaie preparano secondo tra-dizione, facendone al momento un presidio in-ternazionale di Slow Food. L’obiettivo finale èquello di riunire queste donne in una coopera-tiva agricola capace di produrre, confezionaree commercializzare il prodotto artigianale.«Siamo musulmane – racconta la tecnologa ali-mentare Ermina Alic, una delle donne che par-tecipano al progetto - ma nel cantone ci sonoanche famiglie serbe ortodosse e cattoliche

tornate dopo la guerra. Non pensiamo natu-ralmente che questa attività potrà essere unarisoluzione per tutti i nostri problemi, tuttaviarappresenta un piccolo aiuto per la sostenibi-lità del ritorno anche delle donne serbe e croa-te. Questo è importante, perché riconoscereb-be il ruolo delle donne nella vita economicadell’intera comunità. Senza contare – prose-gue Ermina – che la conservazione di questoprodotto tipico ha per noi un forte valore sim-bolico, visto che a dieci anni dalla guerra lenuove generazioni cominciano anche a di-menticare le nostre tradizioni». Nella zone diGorazde e di Mostar il Cefa contribuisce a svi-luppare anche attività di messa a coltura di ter-reni, noleggi di macchine agricole, microcre-dito ai contadini e commercializzazione deiprodotti. Se a Gorazde è stata inoltre realizza-ta una serra con vivaio di piante orticole e frut-ticole, a Mostar è attivo un laboratorio di ana-lisi biochimiche. Le iniziative tentano di rag-giungere tutti i gruppi etnici, senza distinzionetra serbi, croati e musulmani, per rendere cre-dibile una presenza che spinga tutti gli abitan-ti a una convivenza pacifica. Non si pensi aquesto punto a una visione idealizzata, alla ce-lebrazione di un mondo bucolico. Le comunitàdel cibo parlano di mondo solidale e del valo-

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L’ALTRA PARTE DEL MONDO

re della fraternità, ma anche di scelte cultura-li che diventano scelte politiche. Sottolinearel’importanza dell’agricoltura e dei saperi por-ta a parlare di biodiversità, a schierarsi per ildiritto alla terra, a combattere le multinazio-nali dei pesticidi e degli organismi transgeni-ci. Per una ricetta altrettanto semplice e im-portante, fatta di attenzione alle risorse am-bientali, agli equilibri planetari, alla qualità deiprodotti, alla dignità dei lavoratori e alla salu-te dei consumatori. [F.L.]

Nella pagina precedente, unafamiglia peruviana mette a seccare

il caffè appena raccolto. Sotto, asinistra, un momento della raccolta

del tè verde in Birmania da parte diuna giovane donna Palaung.

A fianco, donne che preparano letortillas al mercato di Rabinal

(Guatemala) e giovani venditori diprodotti locali in Burkina Faso

AZIONI DI PACE IN BOSNIA

Prima missione all’estero per lo staffdell’“Ufficio Pace” della Provincia diBologna, guidato da Matteo Festi.In Bosnia, i rappresentanti dellaProvincia e il sindaco di MonzunoAndrea Marchi hanno concluso unaccordo di collaborazione con il cantonebosniaco di Unsko Sanski e il comune diBosanska Krupa.Il documento prevede in particolare larealizzazione di due progetti: il primo“Magnetic”, per la formazione di figurepubbliche che realizzeranno di un sito peril marketing territoriale; il secondo èfinalizzato alla ristrutturazionedell’acquedotto del villaggio di Arapusa,area rurale della città di BosanskaKrupa, che dalla fine del conflitto nondispone di acqua corrente.

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ar “parlare” l’opera di Pier Paolo Pasolini, in tutta lasua “estensione e coerenza”, attingendo al ricchis-simo materiale raccolto da Laura Betti e da lei do-

nato, pochi mesi prima della morte, al Comune di Bologna:dai testi letterari ai film, dalle interviste audiovisive alle re-gistrazioni audio di interviste, conferenze e dibattiti, dai di-schi contenenti canzoni da lui scritte a migliaia di fotogra-fie, fino ai disegni e ai dipinti (senza contare la documenta-zione bibliografica, emerografica, epistolare, giudiziaria,comprendente numerosi inediti).Questo è l’ambizioso programma del Centro studi Archi-vio costituito presso la Cineteca bolognese, di cui si sonogià avuti alcuni assaggi, anche se il grosso delle iniziative,articolate in percorsi antologici e tematici, si svolgerà nelcorso del 2005, a trent’anni di distanza dall’assassinio diPasolini. Senza tuttavia indulgere a toni celebrativi - ci han-no assicurato Roberto Chiesi e Loris Lepri, i due curatoridel Centro, richiamandosi alla linea di rigore seguita dallaBetti - né ad eccessi di cinefilia, per quanto i film abbianomolto contribuito, in Italia e ancor più all’estero, a stimo-lare l’interesse di un largo pubblico per la prosa e la poe-sia di un artista così versatile. L’opera pasoliniana può quindi “parlare” soltanto se nelcontempo la si ascolta e la si guarda; in altre parole, se siparte dalla sua “multimedialità” per dipanare l’intreccio framezzi espressivi diversi, tutti impiegati nella ricerca di unapiù diretta, leggibile rappresentazione della realtà, e per ri-comporre le varie “fonti” stilistiche in un inconfondibile eunico stile autoriale. Uno stile che nasce, per molti aspet-

ti, negli anni della formazione giovanile, e in particolaredalle lezioni universitarie di Roberto Longhi a Bologna,che suscitarono in Pasolini “un grande amore per la pittu-ra” (soprattutto Masolino, Masaccio e i medievalisti), tan-to da fargli dire, dopo il “passaggio” alla macchina da pre-sa, che il suo gusto cinematografico non era di origine ci-nematografica ma figurativa.«Si è detto che ho tre idoli: Cristo, Marx, Freud. Sono so-lo formule, perché il mio unico idolo è la Realtà». Così loscrittore di Ragazzi di vita, il poeta di Le ceneri di Gramsci,il regista di Accattone e Il vangelo secondo Matteo, mettevain guardia dalle interpretazioni “ideologiche”, anche senon c’è dubbio che nella sua produzione artistica, comenel suo impegno civile, confluiscono suggestioni marxistee cristiane, influenze della psicoanalisi (basti ricordare ilfilm-inchiesta del ‘64 Comizi d’amore, in cui Pasolini inter-vista Cesare Musatti) accanto a quelle, meno esplorate fi-nora, della scuola di Francoforte.Sono soltanto alcuni dei principali elementi costitutivi diun complesso humus culturale, dal quale si è alimentata lapulsione creativa pasoliniana, riuscendo a superarne lecontraddizioni con il livello degli esiti estetici. Come scrive Gianfranco Contini, nella poesia «l’assunto dipensiero confligge con l’incoercibile tentazione fonica, e lesoccombe, ricavando appunto da questo o conflitto o com-plicità una bellissima continua disarmonia», mentre il nar-ratore “è fra i più degni” di essere riaccostato “alla matri-ce verghiana”. Per non parlare della sperimentazione in al-tri campi, come il teatro (con risultati definiti però “riusciti

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Pasolini, tra poesia e cinemadi COSTANZO BAFFETTI

L’opera pasolinaina torna a parlare attraverso il programma del “Centro Studi Archivio” della Cineteca bolognese

FF

C U LT U R A

Un momento dellalavorazione di “Salòo le 120 giornate diSodomia” a VillaAldini (1975).Foto Centro studi –archivio Pier PaoloPasolini di Bologna

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a metà”) e la grafica (con scarni ma incisivi ritratti di fa-mosi contemporanei e una serie di autoritratti). Di grande interesse si annunciano quindi i prossimi in-contri bolognesi con i romanzi, le poesie, i testi teatrali (èdisponibile, fra l’altro, una registrazione audio integraledella “prima” di Orgia, diretta dall’autore nel ‘68) e, natu-ralmente, il cinema di Pasolini, del quale sarà possibile ria-scoltare la voce nelle rassegne multimediali che ripropor-ranno le sue interviste e le sue letture. Ma nel programmache la Cineteca sta definendo - e dei cui maggiori eventiPortici si occuperà ancora - non poteva mancare, comehanno sottolineato Chiesi e Lepri nella nostra conversa-zione, un altro fondamentale capitolo, dedicato al rappor-to dell’intellettuale Pasolini con la società del suo tempo,alla coerenza e all’attualità del suo pensiero, testimoniatelucidamente dagli Scritti corsari apparsi nei primi anni ‘70sul Corriere della Sera, densi di feroci critiche ai fenomeniemergenti in quella fase di profonde trasformazioni. Come, ad esempio, il rifiuto della “tolleranza” predicatadall’ideologia edonistica di una società fondata sul consu-mismo (vedi anche L’ultimo messaggio, nella pagina se-guente), come «la peggiore delle repressioni della storiaumana»; e la denuncia della “enorme responsabilità” dellatelevisione: «Mai un modello di vita ha potuto essere pro-pagandato con tanta efficacia che attraverso la tv… noncerto in quanto mezzo tecnico, ma in quanto strumentodel potere e potere essa stessa». Un giudizio bruciante,che tuttavia non è azzardato ritenere profetico, alla luce diciò che è diventato oggi il “villaggio globale”. �

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C U LT U R A

Il consumismo è una forma assolutamente nuova,rivoluzionaria, del capitalismo, perché ha deglielementi nuovi dentro di sé, che lo rivoluzionano: laproduzione di beni superflui in scala enorme e quindila scoperta della funzione edonistica.La scoperta della funzione edonistica fa sì chequesto capitalismo nuovo, questo nuovo assettosociale, non voglia più avere dei poveri, ma vogliaavere dei benestanti che possano consumare, deibravi consumatori, non dei bravi cittadini.Questo ha trasformato antropologicamente gli italiani.Perché gli italiani più degli altri? Perché è la prima,vera unificazione che l’Italia abbia avuto nella suastoria; la prima, perché l’Italia non ha avuto néun’unificazione monarchica, né un’unificazioneluterana riformistica, che è quella che ha preparato laciviltà industriale, né la rivoluzione borghese, che haunificato, né la prima rivoluzione industriale: non haavuto nessuna di queste rivoluzioni unificatrici,omologatrici, quindi per la prima volta l’Italia èunificata dal consumismo.E allora, una volta stabilito che il nuovo potere non èaltro che il nuovo tipo di economia e che bisognatener ben presente l’assioma primo e fondamentaledell’economia politica, secondo cui chi produce nonproduce merci ma rapporti sociali, cioè umanità;visto che il modo di produzione è totalmente nuovo,sono quindi totalmente nuove le merci prodotteed è totalmente nuovo il tipo di umanità che vieneprodotto, bisogna vedere adesso se un progetto dirinnovamento totale e di egemonia sia possibile onon sia possibile: e se poi non abbiano ragione, infondo, i dirigenti del Partito comunista di arrendersidi fronte all’evidenza dei fatti, di essere machiavellicie realistici all’italiana e di pensare a uncompromesso storico (…) che avrebbe pure una funzione conservatrice.Perchè l’unica città dove sia stata fatta questaoperazione culturale (…) è proprio Bologna, la cittàcomunista. Che ruolo hanno avuto i comunisti aBologna? Hanno avuto una funzione conservatrice:hanno conservato il centro storico, hanno fatto inmodo che la conservazione poi fosse anche fattabene, perché hanno tenuto le case, fuori e dentro, così come erano, le hanno rimesse a posto, rese moderne, quindi niente miseria, niente umidità.Però ci abitano gli stessi che ci abitavano prima.I rapporti sociali a Bologna, il tipo di vita bolognesesono ancora, come si dice un po’ retoricamente, adimensione umana; lì i comunisti hanno svolto unafunzione in fondo conservatrice, che è quella che siapprestano a compiere nel Paese, se verrannoaccettati o se potranno farlo.

(Dalla trascrizione del dibattito avvenuto al liceoclassico “Palmieri” di Lecce il 21 ottobre 1975:l’ultimo intervento pubblico di Pasolini)

L’ULTIMO MESSAGGIO

Il portico dei Servi in Strada Maggiore

durante lalavorazione di

“Edipo re”(1967).Foto Centro

studi – archivio Pier Paolo Pasolini

di Bologna.In alto, Laura Betti

in compagnia diPasolini

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bologna in lettere

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ia dei Lamponi, periferia agiata diBologna. In una villetta medio-bor-ghese convivono, senza legami di pa-

rentela, la bellissima Caterina Trezzi, di pro-fessione ingegnere, il cinefilo San, l’ex chi-mico Leo (riciclatosi nel mondo del teatro distrada) e l’ex giornalista Guido Speier, pa-drone di casa e affittacamere per necessità.Tutti insieme compongono la strana bandainventata dallo scrittore bolognese Pier Da-miano Ori, autore, tra gli altri, di romanzigialli seriali che, per l’appunto, hanno questipersonaggi al centro delle vicende narrate.L’ultimo, appena uscito, s’intitola “PiazzaGrande” (Aliberti Editore, pagg. 126, euro10,90) ed è una storia un po’ grottesca e unpo’ surreale ambientata nella Bologna piùnascosta - almeno in apparenza - e cioè quel-la dei tanti senza casa costretti a dormiresotto i portici della città. Uno di loro vienetrovato ucciso in Piazza dei Martiri e propriodalla sua morte misteriosa parte un’indagi-ne, condotta ufficialmente dalla polizia, mainformalmente da Speier e compagnia. Perinquadrare meglio il romanzo, ma senza to-gliere ai lettori il gusto di addentrarsi in unatrama gialla, citiamo solo gli elementi es-senziali: il “barbone” assassinato, in realtà,ha alle spalle una vita di tutt’altro tipo, dallaquale ha scelto di staccarsi; Speier vienecoinvolto nelle indagini da un suo amico vi-cequestore, Sante Cuzzopé, tipico funziona-rio statale promosso per essere rimosso; ol-tre all’omicidio, nell’inchiesta finisce ancheil furto di un’opera di Giorgio Morandi, manon è detto che vi sia un collegamento. Il re-sto ve lo lasciamo scoprire da soli, non sen-za aggiungere qualche riflessione riguar-dante stile e contenuti di questo romanzo.Premesso che anche Pier Damiano Ori, co-me altri autori di genere, ha scelto di utiliz-zare un investigatore estraneo al classicoambiente poliziesco (rendendolo, a nostroavviso, più vicino al comune sentire), l’a-spetto che ci è sembrato più innovativo inquesto suo protagonista è proprio il mondoscanzonato con cui affronta i casi. Ori, in so-stanza, mischia le carte in tavola, raccontan-doci fatti assolutamente realistici in modoquasi surreale, giocando sulla sovrapposi-

zione, per nulla scontata, tra eventi credibilie un approccio agli stessi ben poco credibi-le. Questo modo di procedere crea un posi-tivo effetto di spaesamento nel lettore, alquale viene proposto un doppio livello di im-prevedibilità, il primo relativo alla trama e ilsecondo ai comportamenti e al modo di pen-sare dello stesso Speier e dei suoi amici. In-teressante è anche lo scambio di ruoli traSpeier e Cuzzopé, il quale rompe con le lo-giche di riservatezza a favore della soluzio-ne dei problemi (e così facendo si arruolaanch’egli nella schiera dei personaggi ano-mali, ma concreti). Da sottolineare, poi, l’at-tenzione espressa dall’autore nei confrontidelle tematiche sociali, che fanno da sfondoall’intero romanzo, sebbene quest’ultimo siapur sempre da considerare un’opera d’in-trattenimento. Nel caso specifico, tale sensi-bilità si traduce nel descrivere il mondo de-gli homeless in maniera molto onesta, fa-cendone emergere sia la dimensione umanae solidale troppo spesso celata dai media, siale ben note contraddizioni. Il risultato finaleè un romanzo divertente e nel contempo ri-flessivo, che ci fa venir voglia di seguire Gui-do Speier in una prossima avventura. �

Piazza Grandedi STEFANO TASSINARI

VV NOVITÀ E ANTICIPAZIONIIn attesa dell’uscita del nuovo romanzo di Carlo Lucarelli (possiamo dirvi che èambientato nell’Eritrea del colonialismoitaliano e che dovrebbe essere in librerianel prossimo mese di marzo),soffermiamoci su un paio di libriimportanti di autori bolognesi, pubblicatinegli ultimi mesi. Il primo, già anticipatosullo scorso numero di “Portici”, è “NewThing” di Wu Ming 1 (Edizioni Einaudi,pagg. 218, euro 14,00), in libreria dallafine di ottobre. Si tratta di un romanzodavvero notevole, sia per la strutturapiuttosto originale, che per i temiproposti (apparentemente retrò, ma diestrema importanza). Wu Ming 1, infatti, ci propone una specie di documentarioletterario, costruito con le voci di tantiprotagonisti della stagione del free jazz edella rivolta dei neri americani, benevidenziata dalla nascita e dallo sviluppodel Black Panther Party. In una Brooklynpiena di fermenti culturali e politici, ilmisterioso “Figlio di Whiteman” uccideuna serie di musicisti di colore, tuttilegati alla “New Thing”, altro termine concui veniva definito il free jazz. Tra colpi di scena da romanzo di generee ben documentate ricostruzionistoriche, l’autore descrive con maestriale tante facce degli Stati Uniti, alcunedelle quali ancora di preoccupanteattualità. L’altro libro, invece, è un gialloclassico scritto a quattro manidall’inedita coppia formata da LorianoMacchiavelli e Sandro Toni. Intitolato“Sarti Antonio e l’assassino” (EdizioniMondadori, pagg. 507, euro 18) segna ilritorno in scena del mitico personaggiouscito dalla penna di Macchiavellitrent’anni fa. Questa volta, il famoso sergente con la colite perenne è alle prese con unomicidio raccapricciante, e cioè quello di una bella ragazza in abito da sposa,trovata nell’armadio di una camerad’albergo con gli occhi trafitti da duespilloni d’oro di origine etrusca. Il caso, però, è decisamente bizzarro,perché l’assassino finisce subito ingalera, per giunta proclamandosicolpevole. Sarti Antonio, però….

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e il fianco che dà appunto, come scriveva il mu-sicista stesso, sulla “Piazzetta denominata deiLeprosetti”. Il primo, che sarebbe da fissare in-visibilmente su ogni casa, recita così: Non do-mo dominus sed domino domus. Tolto da Cice-rone, vuol dire: “Non alla casa il padrone di ca-sa, ma la casa al padrone di casa”. Parafrasandopiamente un passo del Vangelo di Marco, ilsenso è questo: La casa è stata fatta per l’uomo,e non l’uomo per la casa ! Il secondo motto èvirgiliano (“Fa risuonare in armonia le sette dif-ferenti corde…”). Quella casa è stata probabil-mente l’abitazione più durevole di Rossini.

A Parigi, egli abitò la seconda e ultima volta pertredici anni e mezzo (fino alla sua morte, il tre-dici novembre del 1868), ma non nella stessacasa. Nei suoi ultimi anni di vita egli abitò inuna casa a “Passy de Paris” (come datava le suemissive), il bel sobborgo residenziale a ridossodel Bois de Boulogne che era stato unito allacittà di Parigi nel 1859, come leggo in una vec-chia guida Michelin. La cosa curiosa è che inun foglio, che appartiene al 1863, del Carnet diBaudelaire, trovo questa indicazione: “Rue etHôtel Rossini”. Ci alloggiava un giornalista.Questa indicazione, “Via e Palazzo Rossini”, fapensare che esistesse già a Parigi una via cosìintitolata e una casa signorile dove il musicistaaveva abitato o abitava ancora (era la stessa ca-sa di “Passy de Paris” ?). D’altra parte, anche ilpoeta Vicente Aleixandre, premio Nobel nel1977, abiterà in una via che portava il suo stes-so nome! Di certo c’è solo che ad un’ora buiadi quel tredici novembre Rossini chiuse persempre gli occhi (Non è l’uomo alla morte, ma

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Rossini e la casa della vitadi NICOLA MUSCHITELLO

I L P O S T O D E L L E F R A G O L E

uando passo dal lato dispari di StradaMaggiore, se non sono costretto adandare al ritmo di un crescendo diRossini, non di rado lancio uno sguar-

do alla sua antica casa, al numero ventisei, piùo meno davanti a Casa Isolani dov’era il leg-gendario ristorante “delle Tre Frecce” (leg-gendario per me che ci andai una volta da stu-dente negli anni settanta), dove credo nonavrebbe disdegnato di prendere un pallido ri-storo l’ombra della Donna del Lago, come unalarva squisita. Per la maggior parte della sua vi-ta, Rossini abitò a Bologna, spesso ospite diamici ragguardevoli; ma in quella sua casa egliabitò per nove anni e mezzo (dalla fine del 1829fino al maggio 1839), e non per diciotto o pocopiù, come pretende il testo dettato da RiccardoBacchelli nella lapide affissa nel muro lateraleche dà sulla piazza di S. Michele de’ Leproset-ti. Nel 1848 (la data indicata sulla lapide) Ros-sini scappò via da Bologna, spaventato da unacanaglia di simpatizzanti dei moti di Franciache, di sotto al balcone dell’odierno palazzoSanguinetti in Strada Maggiore dov’egli alloraabitava, lo fischiò come se stessero a teatro; co-me se fosse la tardiva replica bolognese dellaprima romana dell’opera Almaviva, ossia L’i-nutile precauzione, che diventò trionfalmente Ilbarbiere di Siviglia (1816). Rossini fischiato dailiberali ! Fu difeso in quell’occasione da un ve-ro liberale, padre Ugo Bassi, il barnabita pa-triota, che si scusò con lui a nome di tutti i bo-lognesi. Ma il lungo idillio di Rossini con Bolo-gna ne fu incrinato; anche se lui tornò a viverciancora, fino al 1851. Quattro anni dopo, lasciòFirenze per andare a vivere stabilmente a Pari-gi. Nonostante le numerose amicizie che avevamantenuto, e il gusto per la cucina bolognese,dieci anni dopo, nel ‘61, Bologna era ormai perlui la “nobile patria di aggressioni e di morta-delle!!!”. Quella sua casa di Strada Maggiore,acquistata nel 1822, era stata ingrandita e ab-bellita, specialmente per “rendere di miglior si-metria (sic) il principale Prospetto”, e quasi perdare al fabbricato un’armonia musicale, anchea costo “di occupare qualche parte del suolo, edi aria”, come si legge nella domanda di rifaci-mento da lui presentata alla Magistratura citta-dina. Ne risultò, come si vede ancora, un edifi-cio imponente ed elegante, con sobrie decora-zioni e due motti che corrono lungo la facciata

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la morte è all’uomo…); e mi accorgo, ora che fi-nisco di scrivere queste righe, che anche sta-notte è un tredici novembre, e che sto finendonel modo più antirossiniano, col diminuendopiù lieve che c’è. Ma adesso ci metto anch’iol’indicazione: crescendo! “Molle di pianto, eglipercorse i tasti Tuoi, clavicembalo, e tu palpita-sti…”, scrisse Giovanni Pascoli nel suo poemaitalico (1911) consacrato appunto al grandissi-mo Gioacchino Rossini. Dove vediamo l’animavegliante di lui elevare un canto e gridare e mo-rire; ma sùbito egli si sveglia, pronto a compor-re: “E balzò su, Rossini”. �

Due scorci dell’anticacasa, al numero 26 di Strada Maggiore,dove Rossini abitò dal 1829 al 1839

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orri François! è il titolo del libro delgiovane attore, sceneggiatore e regi-sta Enrico Vecchi (pubblicato nella

collana per ragazzi Ex Libris delle Edizioni EL,2004) del quale è evidente l’ammirazione neiconfronti di Truffaut, percepito quale grandeintellettuale, maestro e narratore dell’immagi-nifico. Ma Vecchi lascia l’ammirazione sullo sfondo,puntando l’attenzione su altri aspetti quali laforza dell’immaginazione creativa e l’infanzia.Questo libro, infatti, nasce dal vero, da un’in-fanzia infelice, quella del giovanissimo Truf-faut, che forse non avrebbe nulla di diverso datante infanzie infelici se un’innata, oscura ge-nialità immaginativa non avesse “generato”quel grandioso regista. Con un’acutezza della scrittura che uniscedrammaticità e leggerezza, tragedia ed ironia,Vecchi ha raccontato i desideri e le delusionidi un François personaggio bambino che, se-condo una scansione biologica del tempo, pre-cede la comparsa del Truffaut regista.François è un personaggio di pura invenzione,ma non è affatto privo dello spessore e dellacomplessità interiore caratteristiche di un es-sere reale. Anzi, questa figura di bambino sof-ferente si carica di un significato che trascen-de la sola vita del regista facendosi simbolo diun’umanità variamente privata del diritto al-l’infanzia. Proprio sull’infanzia ha puntato l’attenzionel’assessora provinciale alla Cultura SimonaLembi in occasione della presentazione del vo-lume presso la sede della Provincia alla qualehanno preso parte, oltre all’autore anche Vit-torio Boarini, Antonio Faeti e Luca Farinelli.Nelle parole dell’assessora - che ha rammen-tato come proprio a Bologna sia sorto il primoasilo infantile pubblico - ‘infanzia’ diviene unaparola chiave per interpretare questo roman-zo, in cui il racconto delle emozioni del giova-nissimo protagonista danno luogo ad una ri-flessione ad ampio raggio sull’infanzia, età nonsempre caratterizzata da gioia e spensieratez-za, ma molto spesso da solitudine ed abban-dono. Questo, sempre nelle parole di Simona Lembi,è il senso dell’iniziativa di Enrico Vecchi. Ro-

manzando la vita di Truffaut(al quale, rammenta LucaFarinelli, direttore della Ci-neteca di Bologna, saràprossimamente dedicatauna rassegna), l’autore com-pie una vera e propria inda-gine sull’universo dei bam-bini e sui rapporti che inter-corrono tra il loro mondo equello degli adulti. Ciò dàorigine ad una reazione a ca-tena il cui punto conclusivonon può che essere un im-pegno per la tutela dell’infanzia da parte diogni lettore, ove per ‘lettore’ s’intende anchequello politicamente impegnato e le istituzioniper i quali l’attenzione nei confronti delle nuo-ve generazioni deve sempre essere un impe-gno fattivo. Da questo punto di vista, allora, anche la pro-mozione di un libro come quello di Vecchi di-viene un atto a favore dei più deboli della no-stra società, una denuncia ed insieme una spe-ranza poiché palesa la sofferenza di unbambino abbandonato dalla madre che, attra-verso l’amore per il cinema, è riuscito a tra-sformare la sua rabbia sofferente in arte.Per Antonio Faeti il racconto di Vecchi non èindirizzato solo ai bambini, bensì anche albambino che si nasconde in tutti gli adulti.Inoltre, esso offre anche una testimonianzadella Francia (paese che detiene la primogeni-tura nella pubblicazione di racconti per bam-bini) negli anni che videro bambino Truffaut,e di quell’universo femminile per sua naturaintimamente correlato a quello dei bambini emagistralmente rappresentato dal registafrancese. Tali aspetti sono stati sottolineati an-che da Vittorio Boarini il quale ha aggiuntoche la specificità di Truffaut è di avere amatoil cinema e creato un suo linguaggio persona-lissimo capace di prendere spunto dalla realtàed attraverso le immagini costruirne una nuo-va e non riconoscibile eppure a sua volta rea-le. Operazione analoga a quella letteraria diVecchi che trasformando il dato reale, l’infan-zia del regista, ha dato vita all’infanzia di un ve-ro François. [L.M.]

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François contro TruffautPresentato a Palazzo Malvezzi, il libro di Enrico Vecchi. È una favola vera che racconta in parte la biografia del maestro del cinema francese

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C A L E I D O S C O P I O

In collaborazione con la cattedra di An-tropologia Culturale del Dipartimento diScienze dell’Educazione - Università de-gli Studi di Bologna, l’Istituzione Minguz-zi ha organizzato, a partire da mercoledì17 novembre e con conclusione il 12 gen-naio 2005, il primo ciclo di seminari sul te-ma “cultura e immigrazione”, destinati adoperatori e assistenti sociali, educatori edinsegnanti. Si è trattato di un approfondi-mento che ha voluto offrire, con un taglioantropologico, concetti teorici utili per tut-ti coloro che quotidianamente “vivono” lacultura degli immigrati. La proposta for-mativa si è articolata nell’arco di quattroappuntamenti a cadenza quindicinale:con il primo incontro si è voluto costruireun lessico di base indispensabile per lacomprensione delle differenze culturaliall’interno della società contemporanea.Nei successivi due incontri sono stati pre-sentati due studi etnografici inerenti il fe-nomeno migratorio: il primo relativo al ca-so dei sikh in Gran Bretagna, il secondoriguardante un contesto urbano del no-stro paese, il quartiere Pigneto, a Roma.Il quarto ed ultimo incontro è previsto peril prossimo 12 gennaio, alla Cineteca diBologna: verrà a configurarsi come mo-mento di confronto comune, sulla basedelle riflessioni emerse nel corso dei pre-cedenti incontri e della visione di un pro-dotto cinematografico definibile come “ci-nema migrante”. Un’iniziativa analoga,considerando il più che positivo riscontrodi questo primo ciclo, verrà ripropostadall’Istituzione Minguzzi nel nuovo anno,e riguarderà gli “stili di genitorialità” insenso transculturale. [KATIA LIANI]

CULTURA E IMMIGRAZIONEALL’ISTITUZIONE MINGUZZI

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PREMIO CENTOCITTÀ Il “Premio Centocittà”, indetto dalla Fondazio-ne Compagnia di San Paolo è uno dei più im-portanti nel panorama dell’architettura italia-na; nato nel 1996 da un’idea di Renzo Piano,intende incoraggiare il recupero creativo efunzionale di complessi edilizi di proprietàpubblica situati all’interno del centro storico. La quarta edizione del premio se l’è aggiudi-

cata il Comune di Budrio, sbaragliando un’ag-guerrita concorrenza. Il progetto vincitore, denominato “La Torredell’Acqua”, - nome originale - “Geschichte -Storie vive”, è una proposta per il recuperodell’ex carico dell’Acqua, vecchio di oltrecent’anni, dislocato tra il centro della cittadinae la zona periferica. Fra le finalità del premione esiste una che il progetto vincitore sembraaver interpretato alla lettera: ‘la forte conno-tazione sociale, multietnica e d’incontro cultu-rale dell’iniziativa proposta’. Quando si è trattato di individuare il luogo dasottoporre a progetto - spiega il Sindaco diBudrio Carlo Castelli - abbiamo subito tenutoconto che avrebbe dovuto entrare a far partedel patrimonio culturale del paese e che quin-di oltre ad una posizione centrale, come lostesso bando suggeriva, era necessaria unastruttura agevole, di facile manutenzione, cheavesse un vissuto significativo. La scelta del

vecchio carico dell’acqua è stata guidata dallaconsiderazione che l’acqua è storicamenteuna via di comunicazione tra culture, ma an-che diverse discipline, interessi, idee. “La Tor-re dell’Acqua” diventerà il luogo della creazio-ne della musica, come sala prove o sala di in-cisione, - della lettura, del dialogo edell’incontro. Ma non solo. Nei progetti sonoprevisti anche spazi espositivi , multimediali incui potranno trovare posto anche piccole macaratterizzate attività commerciali, una caffet-teria, una libreria. Per quanto riguarda i costi di realizzazione,buona parte sono stati coperti dall’entità delpremio stesso quantificata in un milione di eu-ro. Altri 250 mila euro sono stati ottenuti dalComune di Budrio - continua Castelli - graziealla legge regionale 16/2002 per la promozio-ne della qualità architettonica e contribuisco-no alla realizzazione di questo progetto.

[ANNA MAGLI]

RICORDO DI UN MAESTROIl 26 novembre si è spento Raffaele Spongano.Aveva da poco compiuto i cento anni nella bel-la casa ai piedi della collina bolognese, tra isuoi amati libri ed uno stuolo di nipoti, amici ediscepoli. Docente di Letteratura Italianapresso le Università di Firenze, Padova e Bo-logna, questo grande italianista ha formato in-tere generazioni ed ha creato una scuola conpeculiarità inconfondibili. Nel 1951, dopo lun-ghi anni di studio, il professore ha pubblicatol’edizione critica sull’opera del Guicciardini,diventata poi un’opera fondamentale per lostudio di questo personaggio del Rinascimen-to. Si tratta di una raccolta di brevi riflessioniin forma di aforisma e di frammenti meditativi,che riguardano la vita umana in generale e l’at-tività politica in particolare.Spongano è stato un apprezzato docente allaFacoltà di Lettere e Filosofia di Bologna; è sta-to presidente dell’Accademia delle Scienze epresidente per i Testi di Lingua; fondatore e di-rettore di una delle più prestigiose riviste diitalianistica - “Studi e problemi di critica te-stuale” - e organizzatore di memorabili conve-gni scientifici. In suo onore, è stato recente-mente pubblicato un volume con memorie etestimonianze redatte da colleghi, amici e al-lievi dal titolo “Per i cento anni di un maestro”(Bononia University Press), dove la parolascritta è integrata da immagini e fotografie,messe a disposizione dal nipote Dino.L’insieme di questi testi - che portano sia firmeillustri sia altre meno note - costituisce unagrande testimonianza di stima e di affetto eduna indelebile traccia del passaggio di ungrande studioso. Uomini e donne raccontanola propria esperienza, rivelando stima, ricono-scenza, affetto. Molto estesa e profonda la te-stimonianza di Emilio Pasquini, titolare oggidella Cattedra di Lettere e Filosofia e signifi-cative, le parole della regista Liliana Cavani:“La sua analisi mi affascinava. Le lezioni diSpongano non erano addobbate dalla retoricae dal narcisismo che caratterizzava altri colle-ghi… Per me il massimo dell’eleganza era lachiarezza scientifica di Spongano ed il suo ri-spetto per gli studenti...” [ANNA BALDI]

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C A L E I D O S C O P I O

Sopra, il maestroRaffaele Sponganocon un allievo aCa’ di Vidiciaticonell’estate del ’73.A sinistra, ilplastico delprogetto direcupero dell’exdeposito dell’acquadi Budrio vecchiodi oltre cento anni

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l concetto di mobilità sostenibile, che de-riva da quello più generico di sviluppo so-stenibile, è stato introdotto per stabilire

degli standard, specifici e oggettivi, per salva-guardare l’uomo e l’ambiente dall’inquinamen-to prodotto dalle attività di movimento e di tra-sporto. Si è così sviluppata, come previsto daldecreto del 1998 sulla “Mobilità sostenibilenelle aree urbane”, la figura del mobility mana-ger, referente che promuove all’interno dellediverse realtà aziendali una gestione ottimizza-ta della domanda di mobilità, proponendo par-ticolarmente l’utilizzo del trasporto pubblico,con conseguente riduzione del numero delleauto in circolazione, del traffico e delle emis-sioni inquinanti, a vantaggio della qualità dellavita dei cittadini. Alcune aziende hanno giàadottato internamente tale figura, proprio perincentivare, per gli spostamenti casa-lavoro deipropri dipendenti, modalità di trasporto alter-native all’uso delle automobili. La Provincia di Bologna ha voluto essere fra iprimi enti pubblici nell’area regionale ad ot-temperare alle indicazioni del decreto, nomi-nando il proprio mobility manager. Sono cosìstati promossi alcuni servizi per favorire lo spo-stamento sulla rete di trasporto pubblico attra-verso apposite convenzioni. I dipendenti, infat-ti, possono usufruire di abbonamenti annualiper autobus e treno a prezzi scontati e con mo-dalità di pagamento rateizzate. Inoltre, sonostati introdotti servizi innovativi come il car-pooling, che consiste nell’utilizzo condiviso diuna vettura da parte di più persone per unospostamento sistematico o occasionale, il car-

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sharing, che dà la possibilità ai singoli individuidi prenotare, con una telefonata, auto di “pro-prietà collettiva”, disponibili 24 ore su 24, e il te-lelavoro, per lo svolgimento dell’attività lavora-tiva presso la propria abitazione. Le iniziativehanno prodotto effetti positivi sulle abitudini dispostamento dei dipendenti dell’ente: nell’an-no in corso, circa l’80% ha sottoscritto l’abbo-namento annuale all’autobus (al costo di 25 eu-ro) e il 5% ha deciso di abbandonare la propriaautomobile per recarsi al lavoro preferendo imezzi di trasporto pubblici.

Il bandoLa Provincia, stanziando la somma complessi-va di 350.000 euro, ha voluto inoltre incentiva-re le imprese pubbliche e private che intendo-no sviluppare progetti di mobility management,emanando un bando per la concessione di con-tributi finanziari, che scadrà il 30 aprile 2005.Le aziende, per poter partecipare al bando, do-vranno rispettare due condizioni: nominare unmobility manager interno e predisporre un pia-no degli spostamenti casa-lavoro che incentivii dipendenti a non utilizzare il proprio mezzo. A questa iniziativa hanno aderito 14 Comunidella cintura bolognese: Anzola dell’Emilia,Budrio, Calderara di Reno, Casalecchio di Re-no, Castel Maggiore, Castenaso, Crespellano,Granarolo dell’Emilia, Ozzano dell’Emilia, Pia-noro, San Giovanni in Persiceto, San Lazzaro diSavena, Sasso Marconi, Zola Predosa. Il testodel bando si può scaricare dal sito della Pro-vincia di Bologna dedicato alla mobilità soste-nibile (www.provincia.bologna.it/mobilita/mo-bility_management.html). �

Quel manager che ci fa muovere meglio

II

M O B I L I T À S O S T E N I B I L E

Gli italiani sono secondi in Europa per nu-mero di veicoli sulle strade, con quasi 600auto circolanti ogni mille abitanti. Secon-di solamente al Lussemburgo! E uno studio elaborato dal Certet (Centrodi economia regionale, dei trasporti e delturismo) della Bocconi dice che l’Italiaperde ogni anno almeno lo 0,6% del Pil acausa della congestione del traffico. 6,4miliardi di euro. L’Europa ne perde com-plessivamente 40 miliardi. Portando l’at-tenzione su Bologna, la città emiliana ri-sulta seconda per il rapporto tra abitanti enumero di posti auto (un parcheggio ogni11,44 abitanti, seconda solo a La Spezia)e ha 8,49 mq di zona a traffico limitato perabitante (prima in classifica Siena, con31,68 mq/abitante). Il valore massimo diPm10 (polveri sottili, pericolose per la sa-lute) registrato a Bologna è 50 micro-grammi per metro cubo (in una scala cheva dai 20 microgrammi/metro cubo diArezzo ai 77 di Torino, con il valore mas-simo consentito dalla legge di 40 micro-grammi/metro cubo). Dal prossimo febbraio il sistema di con-trollo elettronico di accesso al centro sto-rico (Bologna è stata la prima città a do-tarsi di questo sistema, a inizio anni No-vanta) sarà utilizzato per selezionarel’ingresso dei residenti e degli operatoricommerciali che vi lavorano.

TRAFFICO AUTO E CITTÀ

COMPLANARE, ACCORDOSUL TRACCIATO

Il Consiglio provinciale ha approvato all’unani-mità, nella seduta di martedì 26 ottobre, l’accor-do con Anas e Regione Emilia-Romagna per l’in-dividuazione di un’ipotesi di tracciato della Com-planare, la variante alla strada statale 9 ‘viaEmilia’, nel tratto Osteria Grande-Imola. Per larealizzazione dello studio di fattibilità verrannostanziati 180mila euro, di cui 153mila provenien-ti da contributi regionali e 27mila dalla Provinciadi Bologna. Lo studio di fattibilità dovrebbe es-sere pronto per aprile 2005.

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n novembre si è riunito a Palazzo Malvez-zi il “Comitato per il Nodo di Bologna”, or-ganismo che ha per compito la verifica e

il controllo dell’attuazione degli impegni sot-toscritti da Enti locali, Regione, Ferrovie e mi-nistero dei Trasporti e delle Infrastrutture. All’ordine del giorno della riunione c’erano inuovi orari per le ferrovie Porrettana e Bolo-gna-Verona, che entreranno in vigore dal pros-simo 12 dicembre, le previsioni per l’evoluzio-ne del servizio sulle due linee nel 2005 e i co-sti dei pedaggi dovuti a Rfi per le linee locali.Alla riunione erano presenti gli amministrato-ri di Provincia, Comune di Bologna, della Re-gione, del ministero dei Trasporti e delle In-frastrutture, della Rete ferroviaria e Trenitalia,e i Comuni della linea ferroviaria Porrettana, irappresentanti dei Comitati utenti delle stessaPorrettana e della linea Bologna-Verona. Perla Porrettana è stata raggiunta un’intesa cheprevede il mantenimento della fermata di Car-bona, nel Comune di Vergato e l’attivazionedella nuova fermata di Pian di Venola, nel Co-mune di Marzabotto. Grazie al miglioramento infrastrutturale dovu-to alla conclusione dei lavori per il sottopas-saggio nella fermata di Pioppe di Salvaro, nelComune di Grizzana Morandi, verranno man-tenuti gli attuali tempi di percorrenza. Per quanto riguarda le previsioni per il 2005,Rfi ha garantito che dall’estate prossima, dopoun’opportuna sperimentazione e grazie alcompletamento del nuovo sottopassaggio diSasso Marconi (a cura del Comune) e al recu-pero di tempo conseguente, sarà possibile ren-dere stabilmente operative le nuove fermate diCasalecchio Garibaldi-Meridiana e di Castel-debole anche per i treni lunghi Bologna-Por-retta. Per la linea Bologna-Verona, a tutt’oggicaratterizzata da molte situazioni critiche, si èdiscusso in particolare dei peggioramenti edei vuoti di servizio causati anche dall’inseri-mento di due treni a lunga percorrenza (unEurostar e un Euronight) nella fascia in cui do-vrebbero avere priorità i treni per i pendolari.Questo nonostante gli impegni precedente-mente assunti da Trenitalia. La Provincia ha ottenuto impegni concreti daTrenitalia e Rfi per studiare da subito un nuo-vo assetto di orario per la linea, da attuare poinel corso del 2005; il tutto in attesa del salto di

qualità del servizio previsto con il raddoppioentro il 2006 della ferrovia da Bologna a Cre-valcore. “In tutto questo - spiega l’assessore ai Tra-sporti della Provincia Giacomo Venturi - i Co-mitati degli utenti hanno avuto ed hanno unruolo fondamentale non solo perchè rappre-sentano la coscienza critica del nostro lavoro,ma anche perchè sono in grado di fornirciquelle informazioni “calde” che sono neces-sarie all’elaborazione di risposte qualitativa-

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Ecco le nuove fermateNuovi impegni dalle Ferrovie per migliorare il servizio sulla Porrettana e sulla linea Bologna-Verona

II

M O B I L I T À S O S T E N I B I L E

La Regione Emilia-Romagna ha stanziatocirca 42 milioni di euro per il rinnovo delparco automezzi delle province: più di 300gli autobus che verranno così acquistati,in sostituzione di vetture con più di 15 an-ni di anzianità. Il piano di finanziamentoapprovato incentiva (con il 100% delle ri-sorse disponibili anziché il 10% previstodallo Stato) l’acquisto di nuovi autobus ametano, GPL, elettrici o ibridi o a gasolio,ma in quest’ultimo caso dovrà esseremontato il dispositivo “Crt” per la riduzionedegli inquinanti più pericolosi. I nuovi au-tobus dovranno garantire sicurezza,comfort e accessibilità (aria condizionata,idoneità al trasporto delle persone in car-rozzella, silenziosità e comodità in salita ediscesa dei passeggeri) e dovranno ri-spondere ai requisiti di qualità ambientaleEuro IV, previsti per il 2005. Per la provin-cia di Bologna sono stati stanziati14.429.543,41 di euro per l’acquisto di102 autobus.

IL RINNOVO DEL PARCO AUTOBUS

Passante nord, adottato il parere favore-vole del Comitato tecnico-scientifico. Innovembre, la Giunta della Provincia di Bo-logna, a maggioranza, ha formalmenteadottato il ‘parere di indirizzo’ favorevolealla realizzazione del Passante nord. IlComitato tecnico-scientifico, insediato perapprofondire lo studio di fattibilità del Pas-sante e le proposte alternative, ha rila-sciato parere favorevole alla realizzazio-ne del tracciato, giudicato il più convin-cente sotto i profili di fattibilità, impattoambientale e di trasporto. Concludendo isuoi lavori, il Comitato ha indicato comecoerenti con l’intero progetto le opere dimitigazione e compensazione richiestedai sindaci dei Comuni interessati, chequindi sono state inserite nel parere rila-sciato per essere realizzate in concomi-tanza con il Passante. La nuova bretella,lunga 40 km con tre corsie per senso dimarcia, attraverserà alcuni comuni dellapianura bolognese, allontanando il trafficoautostradale, e il conseguente inquina-mento, dalla città.

UN PARERE FAVOREVOLEPER IL PASSANTE NORD

Il Consiglio provinciale ha approvato con 22 voti fa-vorevoli (Ds, Margherita, PdCi, Lista Di Pietro, Ver-di e Rc) e 9 astenuti (FI e An) il protocollo d’intesafra Provincia, Comuni di Bologna e San Lazzaro,Atc e Regione Emilia-Romagna per l’adeguamentodel progetto del sistema di trasporto pubblico a gui-da vincolata (Tram su gomma).Fra le principali novità: • il tracciato, che si svilupperà solo lungo la parteest, dal centro e dalla stazione ferroviaria fino a SanLazzaro, con conseguente intensificazione dellecorse (frequenze fino a un minuto e mezzo nelle oredi punta);

ACCORDO PER IL TRAM SU GOMMA TRA BOLOGNA E SAN LAZZARO• una migliore integrazione con le altre modalità ditrasporto, e in particolare con il Servizio ferroviariometropolitano (capolinea a Caselle-San Lazzaro ealla Stazione di Bologna) e con la Metrotramvia diBologna;• la possibilità di poter utilizzare il tram su gomma Ci-vis anche nella versione a 24 metri, oltre a quella di18 metri a suo tempo proposta; a tal fine il Consor-zio Irisbus si impegna a presentare entro un annol’offerta per il nuovo modello e ad ottenere le neces-sarie autorizzazioni. Il costo complessivo del progetto, così modificato, siaggira sui 150 milioni di euro. [B. T.]

mente forti. Un sondaggio ci dirà che bisognamigliorare la qualità delle stazioni, la puliziasui treni, la puntualità degli stessi. Il dialogo eil confronto con i Comitati degli utenti ci puòinvece dire di più nel merito permettendoci,così come abbiamo fatto anche in questo caso,di puntare ad una migliore qualità delle rispo-ste”. �

di ROBERTO LAGHI

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ricerca

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ome recuperare un’aria respirabilenelle città sempre più soffocate daltraffico e salvare i nostri polmoni?

La risposta che gli esperti ci danno è ormainota: sostituire il combustibile delle auto,passando dalla benzina e dal gasolio all’idro-geno. Facile a dirsi, molto meno a farsi. Latransizione, senza retorica, è di quelle chesegnano un’epoca. La stessa Unione euro-pea che sul tema dello sviluppo dell’idroge-no ha avviato agli inizi del 2004 una “Piat-taforma Tecnologica Idrogeno e Celle aCombustibile” parla di una trasformazionetecnologica epocale. Il passaggio dall’econo-mia attuale, che fa perno sui combustibilifossili, a un’economia basata sull’idrogenonon è un’avventuretta di poco conto. Richie-de tempi lunghi perché comporta muta-menti nel sistema energetico che interessa-no sia le fonti utilizzate che le tecnologie dicui ci serviremo. Servono, anche, finanzia-menti ingenti perché vanno create le indi-spensabili infrastrutture, come ad esempiouna rete adeguata di stazioni di rifornimen-to per i mezzi di trasporto. Occorrono, inol-tre, ampie collaborazioni internazionali per-ché gli alti costi della sperimentazione im-pongono alleanze tra strutture di ricerca elaboratori avanzati. In sostanza, per avere l’i-drogeno come oggi abbiamo la benzina, am-piamente distribuito e facilmente reperibilee per di più ad un prezzo accettabile, dovre-mo aspettare dieci o quindici anni. Perché laricerca di quasi tutti i Paesi si sta indirizzan-do verso l’utilizzazione dell’idrogeno? Perl’Europa, e ancor più per l’Italia, le motiva-zioni essenziali sono due, egualmente im-portanti: l’inquinamento globale e locale e lasicurezza degli approvvigionamenti energe-tici. Gran parte dei combustibili consumatinel vecchio continente proviene da Paesiche non fanno parte dell’Unione e ciò preoc-cupa l’Europa che da tempo cerca di dimi-nuire la propria dipendenza energetica dal-l’estero. L’idrogeno può essere la rispostamigliore a questi problemi. Il suo utilizzonon genera né anidride carbonica, né, in pra-tica, altri inquinanti. L’idrogeno però non è

una fonte prima-ria di energia, va-le a dire non esisto-no miniere o depositid’idrogeno da sfruttarecome si fa per il rame o per ilpetrolio. L’idrogeno, pur essendo l’ele-mento più abbondante e diffuso in natura,non si trova allo stato libero. Come l’elettri-cità va prodotto. Si, ma in che modo? Oggi si ricava per sepa-razione da tutti quei combustibili che lo con-tengono, primi fra tutti il metano. Oppure sipuò produrre ricavandolo dall’acqua, scin-dendo la molecola H2O in idrogeno e ossi-geno per elettrolisi con la corrente elettrica.Ma in queste operazioni si consumano com-bustibili di origine fossile producendo CO2,e siamo punto a capo. L’unica soluzione ve-ramente vantaggiosa per l’ambiente è quelladi utilizzare fonti rinnovabili per produrrel’idrogeno. Ad esempio l’elettrolisi dell’ac-qua risulta particolarmente valida sul pianoecologico se usiamo l’energia elettrica pro-dotta dall’eolico o dal fotovoltaico. Un altroaspetto sul quale la ricerca tecnologica staconcentrando i suoi sforzi riguarda i sistemidi accumulo dell’idrogeno. Questi possonoessere di tre tipi: in gas dentro bombole adalta pressione, in forma liquida dentro ser-batoi mantenuti a bassissima temperatura, ein forma chimica o fisica, attraverso idrurimetallici o nanostrutture di carbonio, unasorta di spugne che assorbono l’idrogeno.

Come la benzinaDue sono i modi attraverso i quali l’idrogenosi candida a diventare il sostituto di benzinae gasolio. Il primo è di usarlo nei motori at-tuali come qualunque altro gas, il secondo èdi combinarlo in una cella a combustibile(fuel cell) per produrre elettricità e alimen-tare così un’auto elettrica. Bruciarlo nei mo-tori tradizionali è la linea di ricerca nella qua-le si sono lanciate diverse case automobili-stiche, tra cui Bmw, Mercedes, Ford, Mazdae Fiat. Le stesse case, ma anche altre sia eu-ropee che americane e giapponesi, stanno

conducendo, in parallelo e con il supporto distrutture di ricerca pubbliche (in Italia as-sieme alla Fiat lavorano Enea, Cnr e Univer-sità), ricerche e sperimentazioni di auto acelle a combustibile.L’auto verde sta pren-dendo corpo, ma per arrivare a un veicolocon un’affidabilità pari alle attuali macchinein circolazione, acquistabile a un prezzo nonesagerato e gestibile per i rifornimenti e lamanutenzione più o meno allo stesso mododelle auto di oggi, bisognerà almeno atten-dere 3 o 4 lustri. Se poi il costo dell’oro nerotenderà a crescere ancora è probabile che itempi si accorcino. È l’unico aspetto che ci può consolare, quan-do alla stazione di rifornimento ci accorgia-mo che il prezzo della benzina o del gasolioè nuovamente salito. �

Una boccata di idrogenodi STEFANO GRUPPUSO

Auto che scaricano solo vapore acqueo e industrieche non producono gas e fumi inquinanti.È lo scenario di un futuronon troppo lontano

CCÈ PERICOLOSO?

Dagli studi in cui si confrontano idrogeno,metano e benzina emerge una considera-zione che gli esperti ripetono spesso: nes-suno dei tre combustibili è intrinsecamentepiù sicuro dell’altro, ma tutti possono essereusati in modo sicuro.Fatta questa premessa, ecco alcune carat-teristiche dell’idrogeno.La sua temperatura di autoaccensione è dicirca 550 °C, contro i 230-500 (a secondadei tipi) della benzina. L’idrogeno è il più leggero degli elementi(quindici volte meno dell’aria) per cui si dilui-sce molto rapidamente negli spazi aperti. Al contrario dei combustibili fossili, l’idroge-no non è tossico, né corrosivo ed eventualiperdite dai serbatoi non causano problemid’inquinamento al terreno o a falde idrichesotterranee.

SERBATOIO

BATTERIAAC/DCCELLE A

MOTORE

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i si apposta al crepuscolo e nel silenziodella sera si cominciano a emettere de-gli ululati, a intervalli regolari.

E poi si aspetta. Per i non addetti ai lavori giàquesta è una forte emozione, che quasi fascambiare gli ululati simulati per veri. Se si èfortunati loro, i lupi, rispondono subito. Alle volte succede, altre invece dopo qualcheora di appostamento si torna indietro un po’delusi senza averli ascoltati. Ma se sono in zo-na può succedere di sentirli ululare anche alungo, con una alternanza e sovrapposizionedelle voci adulte con quelle dei cuccioli. Questa tecnica di monitoraggio della presenzadel lupo sul territorio è definita wolf-howling.Le emissioni amplificate degli ululati originalivengono effettuate da punti preferenziali,emettendole a voce o registrate. I rilevamentisi svolgono in genere a cadenza annuale tra lafine dell’estate e l’inizio dell’autunno, proprioperché questo è il periodo migliore per indivi-duare anche i guaiti dei piccoli e accertare co-sì la riproduzione della popolazione. Utilizzan-do questa e altre tecniche proprie dei ricerca-tori, a partire dall’autunno del 1998 unospecifico gruppo di lavoro della Sezione Faunae Flora protetta del Corpo di Polizia provincia-le ha così iniziato un’attività sistematica di mo-nitoraggio per verificare lo stato di conserva-zione della specie, per tentare di definire la di-stribuzione geografica e la consistenza dellapopolazione e per una quantificazione dellearee di presenza. Infatti, fino a pochi anni fa l’u-nico dato che attestasse la presenza del luponell’Appennino bolognese riguardava il ritro-vamento casuale di un individuo (marzo 1990)nel torrente Causso - Comune di Lizzano inBelvedere. Dopo sei anni di rilevamenti oggi sipuò affermare con certezza che il lupo è tor-nato a vivere sulle montagne bolognesi, conuna presenza stabile attuale di circa 25 esem-plari che occupano in modo regolare numero-se aree della nostra provincia. Lo sappiamograzie a diverse tecniche di monitoraggio uti-

lizzate dal gruppo di lavoro, alcune con caden-za mensile altre solo in specifici periodi. Perverificare la presenza del lupo si svolge una ri-cerca lungo percorsi campione con una caden-za mensile, secondo la tecnica del tracking.Una sua variante è lo snow-tracking, effettuatoperò sulla neve. Rilevare le piste, le impronte ealtri segni lasciati dagli animali permette di in-dividuare i percorsi abituali dei lupi e di effet-tuare una stima degli individui presenti su unadeterminata area. Se a queste tecniche si ag-giunge quella del wolf-howling si riesce, rela-

tivamente a un dato territorio, non solo ad ave-re una stima delle presenze ma anche a defi-nirne la distribuzione e la quantificazione.Inoltre, a partire dal 2001, con un progetto fi-nanziato dalla Regione Emilia-Romagna ecoordinato dall’Istituto Nazionale di FaunaSelvatica, si è confermata l’ipotesi di ricerca ei dati raccolti sul campo utilizzando le tecnichedel monitoraggio genetico. L’analisi in labora-torio di campioni ottenuti con metodi non in-vasivi (per esempio dei resti fecali) permettel’identificazione della specie, del sesso e il ri-conoscimento individuale dei soggetti (trami-te l’analisi del Dna di frammenti di epitelio in-testinale). In questo modo si è sicuri che i sog-getti individuati sono lupi, alcuni stanziali concasi di riproduzione, altri solo in transito. Dal-l’insieme di questi differenti tipi di monitorag-gi effettuati nel corso del 2004 è emersa unanovità. Il territorio dei Casoni di Romagna(che comprende la Valle Idice e del Sillaro), èstato occupato in modo regolare da un nucleodi lupi, tre o quattro individui, con anche ac-certati casi di riproduzione. Questa nuova areadi presenza si aggiunge ai quattro territori dicrinale già individuati negli scorsi anni: il com-prensorio di Suviana e Brasimone, l’area Cor-no alle Scale, dell’Imolese e dell’alto Savenache interessano in parte anche il versante to-scano. Inoltre a partire dal 2001 un nucleo si èinsediato stanzialmente anche nell’area delParco regionale di Monte Sole, che rappresen-ta il comprensorio di più bassa quota altimetri-ca occupato e del tutto ricadente entro i limitiamministrativi della provincia di Bologna. �

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La terra dei lupidi VERONICA BRIZZI

CC

T E R R I T O R I O E A M B I E N T E

IL CANIS LUPUS

Il lupo italiano è un lupo “meridionale” e comequello iberico è più piccolo dei cugini americanio nordeuropei. La lunghezza di un esemplare adulto è di 100-140 cm, più 30-35 cm di coda. L’altezza al garrese è 60 –75 cm e il peso variatra 25 e 35 kg., con punte fino a 40. La femminaè in media un po’ più piccola. La specie ha un'or-ganizzazione sociale particolarmente comples-sa. Il branco è in genere formato da una coppiaadulta, dai cuccioli e da alcuni individui immatu-ri o di rango inferiore che nell'insieme costitui-scono un nucleo (o unità) familiare, ciascunocon un proprio territorio attivamente marcato edifeso. A circa due anni, raggiunta la maturitàsessuale, inizia la fase della dispersione, mo-mento in cui i giovani esemplari lasciano il bran-co per cercare nuovi territori e potersi a loro vol-ta riprodurre.

Da alcuni anni il lupo è tornato a popolare anche

l’Appennino bolognese. Una presenza schiva, che è però

regolarmente osservata dal Corpo di Polizia provinciale

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l senso della geografia è per prima cosa comprende-re come siamo collocati nel mondo, partendo dallanostra posizione ed allargando la visione alla regione,

alla nazione, al continente, al pianeta, al sistema solare, fi-no alla Via Lattea. Nel caso specifico, il punto di partenzaè un istituto superiore cittadino: siamo in un’aula all’estre-mità orientale della scuola, indicazione che un po’ turba iragazzi quasi avvertissero un afflato di emarginazione.Ma da qui non riusciamo a muoverci. Da che parte è il cen-tro? Dove le colline? In che direzione è il mare? Non cono-sco Bologna, sono di Catania. E da quanto tempo sei qui?Dieci anni. Considerato che ne ha quattordici, mi pare davvero unascusa per non fare il compito. E invece scopro che non ècosì. Metà di questi studenti abita in provincia, l’altra metàin quartieri periferici. E dalla loro zona non si spostanomai verso il centro. Non sanno orientarsi ed ignorano del-la città ciò che qualsiasi turista impara in mezz’ora. Nes-suno di loro sa che esistono l’Archiginnasio, via Castiglio-ne, la chiesa di Santa Lucia, Piazza Galvani. Le Vie Rizzolied Ugo Bassi creano già qualche problema mentre c’è chiconfonde addirittura Piazza Maggiore con Piazza Nettunoo scrive per contrazione “palazzo Renzo”. Sulle vicende cittadine la situazione migliora: la strage al-la stazione, successa molto tempo prima che nascessero(sono del ‘90!), è nota a tutti ma uno di loro mi chiede: inche anno la stazione è stata bombardata? Sospetto checonfonda l’attentato con la seconda guerra mondiale.Una curiosità: l’intera classe conosce il nome di Cofferatimentre quello di Guazzaloca è ignoto a quattro studenti,due dei quali si sono spontaneamente professati di destra.Eppure hanno tutti frequentato il ciclo dell’obbligo nel-l’ambito della provincia e non sono privi di competenze econoscenze. Alcuni hanno anche viaggiato, visitato Parigi,Berlino, Amsterdam, la quasi totalità Roma, Venezia, Fi-renze. Bologna, invece, è la meta dello shopping in piaz-zola e dintorni, ma sempre coi genitori. E poiché in quelleoccasioni non levano gli occhi dalla merce, non si sono maiaccorti dell’Arena del Sole, né del monumento in PiazzaOtto Agosto.L’idea di andare in centro da soli, magari con un amico,non li sfiora: quattordici anni sono pochi per simili impre-se. Propongo allora una gita scolastica, quattro fermatedalla scuola al centro, magari armati di macchine fotogra-fiche. L’idea pare entusiasmarli ma, mentre qualcuno di-vaga con ammirevole competenza sulla tecnologia dellemacchine digitali e dei cellulari con cui si può fotografare,arriva una strepitosa proposta: non possiamo vederci un beldocumentario su Bologna? O andare su internet? Così nonfacciamo fatica, ce la caviamo in un’oretta, non corriamorischi.

Quali rischi? Andare sotto una macchina, fare brutti incon-tri, perderci...Dunque pigri, fifoni, frettolosi e attratti non dalla realtà madal suo simulacro. Oppure stanno scherzando, recitandolo stereotipo dell’adolescente iperprotetto per beffarsi del-l’insegnante? E se si trattasse di una provocazione control’inadeguatezza degli strumenti didattici rispetto al sog-getto discente? Forse mi si contesta la ristretta visione ur-bana rispetto all’urgenza delle tematiche globali.Resto volentieri nel dubbio e, mentre scopro che d’estate,seppure accompagnati, vanno a Sharm al Shaykh, parteci-pano ai trekking sulle Dolomiti e al mare non hanno limi-ti di rientro notturno, mi dico che forse il mio è un allarmeinfondato. Al momento buono non hanno paura dei luoghiignoti, possono camminare per ore, non temono di usciresoli. E forse presto andranno in centro autonomamente esaranno costretti ad imparare dove si trova la Sala Borsase vorranno incontrare la fanciulla che proprio lì davantiha fissato il loro primo appuntamento.In attesa di ciò occorre prendere provvedimenti: verifica-re se la situazione, soprattutto nelle località di provincia,sia effettivamente quella descritta; coinvolgere le scuole diogni ordine a sostenere progetti sulla conoscenza del “vi-cino” per capire il lontano; utilizzare sia le visite sul cam-po, sia gli strumenti di nuova tecnologia che hanno certa-mente più appeal della carta stampata; arrivare alla pro-duzione di testi multimediali, videoclip, cd-rom persoddisfare la creatività degli studenti.E sperare che, pur risiedendo in provincia, imparino a co-noscere il loro capoluogo e soprattutto ad amarlo come be-ne condiviso. �

*Insegnante

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Una città così lontanadi CARLA CASTELLI*

Cosa sanno della loro città gli studenti di una prima superiore? Umori, pensieri e progetti

II

R I F L E S S I O N I

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armonica perfezione dellaregola classica, sebbene el-la non ne avesse seguitopedissequamente l’esem-pio, ma liberamente inter-pretato il magistero. Ella, infatti, ne stemperò ilrigore classicista con guiz-zi di femminea affettività,cosicché i suoi personaggi,spesso femminili, pur man-tenendo il nitore del dise-gno e la compostezza deimodi, si animano di sensi-bilità luminose in un con-trasto di luci ed ombre su

una materia pittorica più pastosa e guizzantenei cromatismi che danno vitalità e personalitàalle sue rappresentazioni. Attraverso le diecisezioni in cui si divide la mostra, si ripercorro-no i tratti salienti della donna e dell’artista an-che alla luce dei suoi legami con personaggi estimoli della cultura a lei contemporanei in unritratto unico ed a tutto tondo. �

PREMIO PER L’ARTEProsegue fino all’aprile 2005 la Quinta edizio-ne del Premio Furla per l’Arte che da quat-tro anni vuole dare nuovi impulsi alla ricercaartistica.Quest’anno il premio si propone condue novità. Per incominciare una nuova veste, essendosi trasformato in un incontro bienna-le che, raddoppiando i tempi della gestazionecreativa da parte degli artisti, concede loromaggiore spazio per evolvere e mettere a pun-to i risultati di una ricerca più personale.Inoltre, il premio, nato inizialmente dalla col-laborazione tra l’azienda di accessori moda ela storica Fondazioni Querini Stampalia di Ve-nezia, da questa edizione si avvale di un nuovopartner la Galleria d’Arte Moderna di Bolognache dal 28 gennaio ospiterà nelle sale di Villadelle Rose (via Saragozza 228-230) la mostradei cinque finalisti. Fra questi, selezionati traun rosa di trenta artisti proposti da cinque cri-tici prescelti, sarà individuato il vincitore fina-le premiato in una cerimonia che avrà luogo il12 marzo 2005. Le singole fasi della premiazio-ne e l’evento espositivo saranno accompagnatida un catalogo bilingue, utile strumento per laconoscenza degli artisti che concorreranno alpremio. �

PAROLE OLTRE LO SGUARDODal 18 dicembre al 5 gennaio il Museo d’Artedelle Generazioni italiane del ‘900 G. Bargelli-ni di Pieve di Cento, ospita la mostra della pit-trice bolognese Clara Ghelli.Intitolata Parole oltre lo sguardo, curata daMonica Miretti ed accompagnata da un cata-logo (Tipolitografia FD ed.) con testi della cu-ratrice e di Monica Lacoppola, la mostra rac-coglie gli ultimissimi lavori dell’artista già daanni impegnata in un personale lavoro di ri-cerca sul volto umano anche attraverso le geo-metrie dei cartoon che irrompono sugli sfon-di. «Certamente il volto mi affascina» scrive ilcritico in un finto dialogo con l’artista a cui pre-sta le sue parole «e ancor di più lo sguardo. Luogo di emozioni e insieme profondità. Di co-municazione senza bisogno di parole. Di essenzialità e insieme profondità [...]. In fondo i miei volti dagli intensi occhi, in un’e-poca di recupero del disegno e della pittura incampo artistico e di rilancio del genere del ri-tratto, si traducono in ritratti universali in cuiognuno può, se vuole, riconoscersi». Rispetto al passato, oggi questi volti, o brandel-li di essi, non solo si stagliano su sfondi orfanidi ogni figurabilità, ma se ne distaccano total-mente in una parcellizzazione della forma e deiconfini stessi del quadro. [L. M.]

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M O S T R E

ELISABETTA SIRANI, PITTRICE-EROINAÈ allestita fino al 27 febbraio presso il MuseoCivico Archeologico di Bologna (via dell’Ar-chiginnasio, 2) la prima esposizione monogra-fica dedicata alla pittrice bolognese Elisabet-ta Sirani.Ne è promotore il Gruppo La Perla in occasio-ne del Cinquantesimo Anniversario che l’a-zienda ha voluto festeggiare celebrando una fi-gura di donna vissuta nel passato ma protesaal futuro per via di quell’estrema e carnalefemminilità con la quale visse il suo presente.Elisabetta Sirani nacque a Bologna nel 1638, fi-glia di un noto pittore della città che, ricono-scendone le doti naturali e la precoce inclina-zione alla pittura, la introdusse ed educò luistesso all’arte del pennello. Elisabetta morì molto giovane, appena venti-settenne, al compiersi del decimo anno dellasua prima importante commissione pubblicaper la chiesa di San Girolamo alla Certosa, main quel decennio fu capace di dare origine aduna leggenda, ad un mito che, con un anacro-nismo, potrebbe dirsi quasi romantico perquel furore che logorò il suo giovane corpoconducendola ad una morte precoce che fecemolto discutere. Si parlò di omicidio (voce che contribuì all’in-fittirsi di quell’aura di mistero che già la cir-condava) ed anche un processo fu indetto con-tro una domestica.In realtà, se la pittrice morì di morte violentanon fu per azione altrui, bensì per una gravissi-ma forma di ulcera gastrica.Negli anni che celebravano l’arte di Guido Re-ni, Elisabetta Sirani fu riconosciuta quale erededel maestro bolognese che abbracciò l’ideale di

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N E W S

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RISPARMIO IDRICO, LA LEZIONE DEI BAMBINI

Piazza Maggiore: i bambini delle scuole elementari“Don Lorenzo Milani” e “Dino Romagnoli” hanno di-stribuito (lo scorso novembre) riduttori di flusso e dé-pliant informativi sul risparmio idrico ai cittadini bo-lognesi. Attraversoquesti riduttori èpossibile ridurre dicirca il 40% il con-sumo di acqua. L’i-niziativa è partedelle attività concui la Provinciaha partecipato al-la “Settimana re-gionale sul rispar-mio idrico”, dal 25al 30 ottobre.

UN FIUME DA GODERELa valorizzazione ambientale e turistico-ricreativa di untratto del fiume Reno è alla base di un progetto dei Comu-ni di Argelato, Calderara di Reno, Castel Maggiore e SalaBolognese, insieme alla Provincia di Bologna. L’obiettivoè il recupero del ruolo del fiume Reno in un contesto di va-lorizzazione e tutela paesaggistico-ambientale, che sia an-che promozione dell’offerta turistico-ricreativa attraversola creazione di aree dedicate e dei relativi collegamenticon percorsi ciclo-pedonali. I percorsi, di varie tipologie(su strade minori, piste ciclabili, lungo fiumi e canali, ecc.),saranno integrati in una rete che collega fra loro i centriabitati e i luoghi di maggior pregio ambientale dissemina-ti sul territorio. Lo studio di fattibilità, avviato nel marzo2003 e concluso nel settembre 2004, per un costo di circa40mila euro, è stato co-finanziato dalla Regione con il con-corso della Provincia e dei Comuni. Nella realizzazionedello studio la Provincia ha aderito con il ruolo di capofilae soggetto coordinatore con il coinvolgimento degli as-sessorati Viabilità Mobilità e Ambiente. �

INSEDIATA LA CONFERENZA TERRITORIALE SOCIALE E SANITARIASi è insediata il 27 settembre, nell’Aula magna dell’ospe-dale Maggiore, la Conferenza territoriale sociale e sanita-ria di Bologna. Erano presenti gli assessori provinciale ecomunale alla Sanità, rispettivamente Giuliano Barigazzi eGiuseppe Paruolo, i massimi dirigenti delle Aziende sani-tarie bolognesi (il direttore generale dell’Azienda Usl uni-ficata, Franco Riboldi, il direttore dell’Azienda Ospedalie-ro-Universitaria Sant’Orsola-Malpighi, Paolo Cacciari, ilcommissario straordinario degli Istituti ortopedici Rizzoli,Danilo Morini) e un’ampia rappresentanza di sindaci deiComuni del territorio. «La nomina di due copresidenti - hanno dichiarato Bari-gazzi e Paruolo - vuole essere un segnale politico forte dicondivisione e di lavoro collegiale che queste due Istitu-zioni, insieme a tutti i Comuni compresi nel territorio del-l’Azienda USL di Bologna, vogliono dare, per segnalare inmodo inequivocabile le nostre intenzioni di lavorare al me-glio, valorizzando le competenze e le risorse di cui è riccoil territorio e al tempo stesso essendo capaci di innovare làdove è necessario. Questo vuole dire realizzare concretamente gli obiettiviche abbiamo posto a fondamento della nuova ASL unica ecostruire un sistema metropolitano integrato che garanti-sca su tutto il territorio e per tutti i cittadini equità di ac-cesso, tempestività, eguaglianza di trattamento e qualitàdelle cure e continuità nella presa in carico. È il compito che ci aspetta e che pone il cittadino e la per-sona al centro del funzionamento e dell’organizzazione diservizi e prestazioni». �

LA PROVINCIA ADERISCE ALPROTOCOLLO EMASIl Consiglio provinciale ha recentemente approvato il do-cumento di politica ambientale con il quale viene riconfer-mata l’adesione dell’Amministrazione al regolamento co-munitario Emas (Eco-management and audit scheme) inmateria di ecosostenibilità del territorio.La Provincia è la prima in Italia ad aderire al protocolloEmas, una sorta di bollino di qualità che attesta la soste-nibilità delle scelte dell’amministrazione. I principali impegni che l’Ente intende assumere in mate-ria, e che sono stati illustrati dall’assessore all’Ambiente,Emanuele Burgin, si possono così riassumere: maggioredisponibilità e migliore qualità dell’acqua, attraverso larealizzazione di opere idroigieniche e la razionalizzazionedei consumi; tutela del paesaggio, delle aree protette e del-la biodiversità grazie ad una corretta pianificazione terri-toriale; ottimizzazione del sistema di gestione dei rifiutitramite l’adozione del Piano provinciale (potenziamentodella raccolta differenziata e promozione di accordi di pro-gramma e finanziamenti mirati ai Comuni); contenimentodei consumi energetici e riduzione delle emissioni inqui-nanti, con particolare riferimento ai gas serra, allo scopodi migliorare la qualità dell’aria; potenziamento del tra-sporto ferroviario, e integrazione con il trasporto pubblicosu gomma; infine, incentivazione all’acquisto di beni e ser-vizi per l’Ente equosolidali. �

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N E W S

RAPPORTO SUI RIFIUTIIl rapporto sulla gestione dei rifiuti 2003 (urbani e specia-li) elaborato dall’Osservatorio Provinciale sui Rifiuti, illu-stra l’attuale situazione in termini di produzione, raccolta,recupero e smaltimento dei rifiuti nel nostro territorio. Riguardo ai rifiuti urbani, se la produzione pro-capite ri-sulta sostanzialmente stabile (attorno a i 575 chili per abi-tante all’anno), la percentuale di raccolta differenziata è inlento ma sistematico aumento, raggiungendo nel 2003 lapercentuale del 24,75%. Nel raffronto con le altre Province della regione, emergeper quella di Bologna un dato virtuoso relativamente al-la produzione pro-capite, con il valore più basso della re-gione; mentre per quanto riguarda la raccolta differen-ziata, ci sono territori più virtuosi (con punte di percen-tuale oltre il 40%). I dati contenuti nel rapporto contribuiranno all’elaborazio-ne del Piano rifiuti per i prossimi anni, che conterrà le ini-ziative e azioni per raggiungere gli obiettivi previsti dal De-creto Ronchi. Info: Osservatorio Provinciale sui Rifiutiwww.provincia.bologna.it/ambiente/osservatoriorifiuti

UNA CASA PER LA RIABILITAZIONELo scorso ottobre il presidente della Camera dei Deputati,Pier Ferdinando Casini, ha visitato i Comuni di Monte-renzio e Loiano accolto dalle scolaresche e dai due Consi-gli riuniti in seduta straordinaria. Nell’occasione Casini ha anche posato la prima pietra diuna struttura voluta dalla Comunità Papa Giovanni XXIIIper la riabilitazione dei disabili, a “La Noce” di Mercatale,in Comune di Ozzano dell’Emilia, accolto tra gli altri daDon Oreste Benzi e il sindaco di Ozzano. Dalla collaborazione instaurata nel corso degli anni dallaComunità Papa Giovanni XXIII con il servizio di neuropsi-chiatria infantile ed il polo Handicap adulto del distrettoAUSL di San Lazzaro di Savena (Bo) si è sviluppato un la-voro di rete sul territorio per cercare di dare risposta a di-verse situazioni difficili e, nell’estate 2002, anche per ela-borare percorsi di ampio respiro per l’animazione del tem-po libero. �

I PIANI DI ATO 5La presidente della Provincia Beatrice Draghetti è stata no-minata lo scorso 8 ottobre nuova presidente di ATO5, l’A-genzia competente per il Servizio idrico integrato e il Ser-vizio gestione rifiuti urbani sull’intero territorio provincia-le. ATO 5 è stata costituita dalla Provincia di Bologna e daisuoi 60 Comuni per occuparsi, secondo quanto prevedonole leggi nazionali e regionali, di indirizzo, monitoraggio econtrollo di gestione nei settori delle risorse idriche e deirifiuti solidi urbani. Durante l’assemblea sono stati nomi-nati anche i membri del nuovo Ufficio di Presidenza, in rap-presentanza degli Enti che costituiscono l’Agenzia (la Pro-vincia di Bologna e i suoi 60 Comuni). ùI primi impegni del-l’Agenzia riguarderanno una serie di consultazioni con iComuni e con le organizzazioni economiche, sociali e sin-dacali per arrivare entro l’anno all’approvazione dei Piani diprima attivazione del Servizio gestione rifiuti urbani e assi-milati e del Servizio idrico integrato. Il Piano rifiuti dovràcontenere, tra l’altro, indicazioni sugli standard organizza-tivi, i costi dei servizi, lo sviluppo della raccolta differen-ziata, il miglioramento della pulizia di strade e aree pubbli-che. Il Servizio idrico integrato definirà invece la gestione,il funzionamento e i costi dei servizi di acquedotto, fogna-tura e depurazione.Info: www.ato-bo.it

UN CENTRO DELLA CULTURA PER PORRETTAÈ stato inaugurato lo scorso settembre, a Porretta Termeil Centro di Documentazione archivio storico dell’Alto Re-no: una vera e propria casa della cultura, con i suoi 350 mqdi superficie, che diventerà il punto di riferimento di tuttele attività culturali dell’alta valle del Reno. La palazzina se-de del Centro (in via Borgolungo 10), acquistata dalla Pro-vincia nel 1848 per essere adibita a carcere mandamenta-le, è stata ristrutturata e recuperata con attenzione allaconservazione della struttura originaria delle carceri. Il riordino e la catalogazione dei documenti è stato possi-bile grazie alla collaborazione con l’assessorato provincia-le alla Cultura che ha messo a disposizione proprie figureprofessionali. Nel Centro di Documentazione trovano spa-zio anche raccolte librarie e cartografiche, nell’intento direalizzare un percorso di testimonianze storiche legate alterritorio attraverso cui la cittadinanza possa conoscere ericostruire le proprie radici. Il Centro avrà un’apertura set-timanale di 40 ore e, in collaborazione con il Gruppo di Stu-di Alta Valle del Reno, coinvolgerà in iniziative didattichele scuole di Porretta e dei Comuni circostanti. �

INCONTRI PER UNA COMUNITÀ CHE APPRENDESi è aperta il 22 novembre, con il convegno “Creando s’im-para, creatività e linguaggi per l’apprendimento”, la quintaedizione del ciclo di incontri “La comunità che apprende”,rivolto agli operatori della scuola e della formazione pro-fessionale ed organizzato dall’assessorato all’Istruzione,Formazione, Lavoro della Provincia di Bologna. Il tema diquesta edizione è l’universo dei linguaggi, con l’obiettivodi dimostrare che utilizzando linguaggi non convenziona-li di apprendimento e mettendo in gioco la creatività, im-parare può essere un piacere e non solo un dovere.Info: www.integrazioneonline.it

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ologna ospitale. Storia e storie deglialberghi della città dal Medioevo alNovecento di Giancarlo Roversi (Co-

sta editore), promosso dall’Associazione Pro-vinciale Albergatori di Bologna, è il primo librototalmente dedicato agli alberghi del capoluo-go emiliano. Un’occasione per gettare unosguardo inusuale sulla città ripercorrendo lastoria dei luoghi adibiti a ospitare viaggiatori il-lustri o sconosciuti. Molte le scoperte riserva-te ai lettori. Attraverso i saggi e le numerose il-lustrazioni, questo viaggio storico-letterarioprende il via dal 1294, quando Bologna, all’e-poca una delle città più popolose, vantava più di50 alberghi e 150 osterie, un numero conside-revole che giustifica le numerose disposizionidi legge emesse per regolamentare questa at-tività assai redditizia. C’erano leggi per assicu-rare la sicurezza pubblica e contenere l’evasio-ne fiscale, ma anche per preservare la moralee l’etica religiosa nella città che, benché dal1446 vantasse una certa autonomia grazie aibenefici concessi da Nicolò V, continuava adappartenere al dominio pontificio. Nel tempo,il numero di locande e ristoranti subì molteflessioni dovute a cause differenti: la peste del1348 che decimò anche le osterie, mentregrandi eventi “mondani” - quali l’incoronazionea Bologna di Carlo V da parte di Clemente VIItra il 1529 ed il 1530 o le sessioni bolognesi delConcilio di Trento nel 1547 - incrementarononotevolmente questi servizi attirando da tuttaEuropa un gran numero di prelati, dignitari,principi e personaggi illustri. Ad alcuni di que-sti (Casanova, Byron e Dickens ne sono unoscarno campionario) si devono notizie sugli al-berghi e le osterie della città, ma forse coluiche ha tramandato il maggior numero di infor-mazioni fu Giuseppe Maria Mitelli. Nel suo vo-lume Gioco novo di tutte le osterie che sono inBologna raccolse le insegne di 57 alberghi conl’indicazione dei piatti per i quali erano famosi:l’insegna del Leone in via Saragozza riportavala scritta «Buone raviole» e la Toreta in StradaMaggiore quella «Buon Manzo». Un menù del‘500 nei giorni di grasso offriva «antipasto, vi-tello e maiale arrostiti, vitello lessato o castra-to, poi un cappone arrosto, un cappone cottonel brodo, uccelli, tordi e cacciagione assortitae, per finire, frutta mista, formaggio, marroni,il tutto annaffiato con vino, ma di quello “buo-

no”» per un pasto a prezzo fisso per quattropersone. Risale ad un bando datato 9 aprile1575 il primo riferimento rinvenuto alle taglia-telle chiamate “vermicelli”, che già da tempodovevano essere considerate un famoso piattopetroniano comunemente servito con burro eformaggio grana o con il ragù alla bolognese,in origine pietanza da gustare con abbondanzadi pane. Del resto l’importanza della pasta suldesco cittadino è confermata dalla presenzaentro le mura di veri e propri pastifici, il primodei quali sorse ad opera di tal Giovanni Dall’A-glio che, nel 1586 chiese ed ottenne dal Senatobolognese di aprire, per un periodo di dieci an-ni, un negozio per la produzione e la vendita dipasta fresca «vermicellos, lassagnas, macaro-nes». E «Mangia maccheroni» richiama allamemoria uno dei più grandi estimatori dellagastronomia bolognese, che ricorda di esserestato così soprannominato una volta: il celebrePellegrino Artusi autore di un fortunatissimolibro di cucina intitolato La scienza in cucinae l’arte di mangiar bene. Manuale praticoper le famiglie. Pubblicato nel 1891, il lavorodell’Artusi raccoglie 790 ricette buona parte diderivazione petroniana. Prova inconfutabileche non mentiva nell’affermare: «Quando sen-tite parlare della cucina bolognese fate una ri-verenza chè se la merita. È un modo di cucina-re un po’ grave, se vogliamo, perché il clima co-sì richiede, ma succulento, di buon gusto esalubre, tanto è vero che colà le longevità di ot-tanta e novant’anni sono più comuni che altro-ve». Non è da escludere che tale longevità fos-se dovuta anche al fatto che i cibi più caloricierano consumati solo nei giorni di gran festa al-ternati a lunghi periodi di magra in cui il duro

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lavoro quotidiano contrastava ef-ficacemente anche solo la possi-bilità di antiestetici depositi adi-posi o pericolosi innalzamentidel livello di colesterolo e trigli-ceridi. Ma di sicuro longeva si èdimostrata la fama della cucinapetroniana, se ancora oggi moltipiatti tradizionali conservano lapool position nell’olimpo dellagastronomia mondiale e nuovi li-bri di cucina continuano a diffon-derne i segreti con moderne ve-sti editoriali. Entrando il libreria,

però, le prime sorprese appartengono ancoraal passato. L’Artusi, infatti, è ancora lì magaricollocato accanto ad un librettino ancora “piùstagionato”, recando il 1843 quale anno dellaprima pubblicazione. Si tratta de La cucinierabolognese ossia modo semplice e facile dicucinare ogni sorta di vivande e delle di-verse salse tirate ad uso italiano con la de-scrizione dei prodotti d’ogni genere nellequattro stagioni dell’anno (Arnaldo Forni1990), un tipico manuale ottocentesco di cuci-na regionale destinato alle famiglie comunipiuttosto che a quelle nobili. Lo testimonianosia alcune ricette che l’autore può aver tratto so-lo dall’esperienza diretta delle massaie bolo-gnesi - come le crescentine e le sfrappole - siagli innumerevoli suggerimenti per utilizzare gliavanzi come si addice a una condizione di at-tenta economia. Col sopraggiungere dell’Artu-si questi libretti finirono per sparire lentamen-te ed è per questo che ritrovarli oggi ripubbli-cati ci sembra davvero una scoperta, è il caso didire, “gustosissima”. E dopo l’Artusi? Ecco

qualche esempiodei nostri giorni.La cucina bolo-gnese di MonicaCesari Sartoni eAlessandro Mo-linari Pradelli(Newton&Comp-ton Editori 1996,2001) propone - inuna veste editoria-le a cui le riprodu-zioni di antiche in-cisioni danno un

Bologna dell’ospitalitàdi LORENZA MIRETTI

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aspetto d’altri tempi - centinaiadi ricette messe insieme conuno scrupoloso lavoro di ricer-ca condotto sia sui ricettari pri-vati che su quelli pubblica-mente circolanti (lo stesso Ar-tusi è più volte citato). A quelletradizionali gli autori hanno af-fiancato ricette più innovativee indicazioni che riguardano lagastronomia bolognese inogni suo aspetto o, per megliodire, dall’antipasto al digesti-vo. Il libro della vera cucinaemiliana e romagnola. Ol-tre 340 ricette tradizionali:dagli antipasti ai dolci. I se-greti della pasta fatta in ca-sa. I salumi, il gran e l’ace-to balsamico (Il Centauro,2000). Con un titolo simile l’au-tore, Paolo Petroni, nonavrebbe potuto essere piùesaustivo, quindi a noi non ri-mangono da aggiungere chepoche considerazioni. Diver-samente dal precedente tuttoincentrato sulla bolognesità,questo ricettario allarga i suoiconfini: non solo l’Emilia, maanche la Romagna, due territori che, nota l’au-tore, tra tante diversità sono inequivocabil-mente accomunati, l’amore per la pasta ripiena,proposta in una enorme varietà. Le ricette so-no accompagnate da un ampio apparato stori-co dedicato alla cultura e alla società che con lesue tradizioni e i suoi gusti ha dato loro origi-ne. Sono due illustri sorelle bolognesi le autri-ci di due libri interamente dedicati ad aspettispecifici della cucina bolognese: Sfida al mat-tarello. Sfoglia e dintorni (fuoriThema ed.2001) e Pane e roba dolce. Un classico del-la tradizione italiana (A. Vallardi, 2003). Dal-la a alla z, Margherita e Valeria Simili, figureben note alla Bologna che apprezza la buonatavola, svelano i segreti che hanno reso famosii loro piatti della cucina tradizionale, senza le-sinare consigli, utilissimi tanto ai principiantiche ai più esperti, per farne (di pane e di pa-sta)... di tutte le forme e colori! Sono freschis-simi di stampa i tre volumi delle edizioni Pen-

dragon dedicati alla tavola. Cu-cinare alla bolognese. Il ri-cettario della “Vecchiascuola” è, dice l’autrice Bar-bara Bertuzzi, «un vero e pro-prio manuale di cucina» chepropone piatti tradizionali o ri-visitati - attinti direttamentedalla Vecchia Scuola Bologne-se, collocata nel centro di Bolo-gna e da anni impegnata nellaconservazione e valorizzazionedella nostra cultura gastrono-mica - accompagnati da inusua-li e utilissime indicazioni per

ottimizzare i tempi di preparazione affinché an-che i più impegnati possano godere dei piaceridi mettersi ai fornelli. Luigi Lepri è l’autore diun inusuale libro di cucina dal titolo Una vol-ta a Bologna si mangiava così... 50 ricettedella tradizione popolare, in dialetto bolo-gnese con traduzione a fronte. Ciò che col-pisce sin dal titolo è la scelta dell’auto-re di riportare le ricette in dialetto, ov-vero la lingua in cui sono statetramandate di madre in figlia, quellemassaie dalle quali Lepri ha attinto di-rettamente le sue ricette e che sono ledonne della sua stessa famiglia. Ungrande amore per la cultura popolareemerge, dunque, nell’affiancare dueaspetti apparentemente distinti, quel-lo gastronomico e quello linguistico,che nell’amore per tradizione trovanoragioni e giustificazione reciproche ecomuni. Giunti al termine di questo

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DIPLOMATICI SAPORI

È un libro di ricette scritto da un gruppo di si-gnore per la maggior parte mogli di Ambascia-tori del Gabon. Un componimento di letteraturagastronomica internazionale che trasmette unmessaggio di amicizia tra i popoli. Attraverso ladiffusione di questo libro vengono aiutate le as-sociazioni umanitarie che lottano contro il traffi-co di bambini in Gabon. Scritto originariamentein francese è recentemente stato tradotto in ita-liano grazie all’interessamento dell’ex sindacodi Argelato Valerio Gualandi e del presidente delCentergross di Bologna Enrico Biondi.

appuntamento culinario, cosa ci rimane da fa-re, nel rispetto della tradizione più consolidata,se non un brindisi? Alziamo allora calici colmidei vini di cui ci parla Federico Aldrovandinel suo libro I vignaioli dei colli bolognesi:una mappa delle tenute e dei vignaioli dei collibolognesi che, se non pretende di essere esau-stiva, si distingue per la precisione sinteticacon cui raccoglie e propone dati utili sull’origi-ne e la produzione delle trentuno aziende pre-se in considerazione. Da non trascurare il ric-co apparto fotografico che molto concede al-l’occhio del lettore. �

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sportina sportiva

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rimi anni ‘60: l’Italia del boom econo-mico, un paese che si scuote dal tor-pore e che finalmente si affranca dai

tanti sacrifici seguiti alla fine della guerra.Riparte il circolo virtuoso dei consumi e an-che l’attività sportiva irrompe negli usi e neicostumi dell’italiano medio. Dalle nostri par-ti le nevi del Corno alle Scale, una delle lo-calità principe dell’Appennino settentriona-le, diventano polo d’attrazione per un nume-ro sempre maggiore di turisti, in particolarebolognesi. Lo sci, fino a quel momento di-sciplina riservata a pochi privilegiati, iniziaad assumere connotazioni diverse, allargan-do sempre di più il proprio bacino d’utenza.Lo sfondo temporale è quello dell’inverno‘64-’65, lo sfondo geografico è invece quellodella grande montagna bolognese, il Cornoalle Scale. Un gruppo di giovani pieni di pas-sione e con tanta voglia di abbracciare l’ago-nismo decide di dare vita ad uno Sci Club. E’il novembre 1964, nasce lo Sci Club Vidicia-tico. Il suo primo presidente è Pino Giovan-nelli, che in quegli anni con grande entusia-smo cerca di guidare quelle zone di monta-gna alla scoperta del turismo e delle suericche potenzialità. È l’inizio di una lunga pa-rabola, di un cammino che arriverà con suc-cesso fino ai giorni nostri.L’anno dopo, il 1965, viene raggiunto il pri-mo traguardo: per il neonato sodalizio spor-tivo di Vidiciatico si aprono le porte della Fi-si, la Federazione italiana sport invernali. Èil lasciapassare per le prime gare ufficiali,

ancora circoscritte alle nostre stazioni scii-stiche, il Corno alle Scale o, al massimo, ilMonte Cimone, versione modenese dell’Ap-pennino emiliano.1969, altra tappa importante. Scatta l’ora del-le strategie comuni: dalla fusione fra l’AlpLizzano, società dedita principalmente allosci di fondo, e lo Sci Club Vidiciatico nascelo Sci Club Val Carlina. Alla sua presidenzaviene eletto Bruno Cappelli. Si entra nei ‘70, anni tra i più intensi nella vi-ta del Club, anni cadenzati da una girandolaormai frenetica di gare regionali e nazionali.Nel 1978 proprio sulle piste del Corno la“bomba” Alberto Tomba inizia ad accendere

la miccia. In occasione deiCampionati Regionali, or-ganizzati dal Val Carlina,l’atleta di Castel de’ Brittisi impone di potenza e diclasse nella categoria gio-vani, mettendo in mostrauna stoffa da campioneche lo porterà lontano. Al-

le sue spalle si piazza un atleta di casa, quelMaurizio Marcacci che oggi allena la squa-dra nazionale femminile di slalom gigante.Negli anni ‘80 il curriculum dello Sci ClubVal Carlina assume un respiro internaziona-le. Impegni sempre più incalzanti e qualifi-cati, culminati nel 1985 nella finale di CoppaEuropa maschile e femminile ospitata sullepiste del Corno alle Scale. E’ l’attestato mi-gliore per questo primo ventennio di attivitàsulla neve. Negli ultimi anni del secolo an-che i più giovani diventano protagonisti. Lascelta del Club è infatti quella di potenziareil suo vivaio. Curve e diagonali insegnate aibambini dai sei ai dodici anni. Nel 1995 sonoun centinaio i piccoli aspiranti campioni cherispondono all’appello. Investimenti per il fu-turo, dai quali una società sportiva seria eambiziosa non può prescindere.Il filo dell’avventura targata Sci Club Val Car-lina si dipana fino ai giorni nostri e così lastoria diventa recente. Le quaranta candeli-ne spente sulla torta del 2004 e le rinnovateambizioni in campo agonistico. Il nome dipunta oggi è quello di Lucia Capitani, classe1987, di Vidiciatico. I suoi reiterati successil’hanno portata alle soglie della nazionale. Inbocca al lupo anche a lei.Insomma, il presente e il futuro hanno uncuore antico. Quarant’anni di affermazionisulle nevi d’Italia, di passioni a tinte forti, dientusiasmo contagioso. Un altro inverno èormai alle porte e si riparte da qui. Arrive-derci ai prossimi quarant’anni. �

40 anni di entusiasmodi ANTONIO FARNÈ

La storia, dal respiro internazionale, dello Sci Club Val Carlina

PP LA PROVINCIAPREMIA LA TECNESSENZE

PIANORO

Mercoledì 13 ottobre nella sala Rossa di Palaz-zo Malvezzi l’assessore provinciale allo SportMarco Strada ha premiato la squadra di cricketTecnessenze Pianoro, che si è aggiudicata il ti-tolo di campione d’Italia 2004. Questo scudetto,appena vinto, è il quarto consecutivo e il nononella storia di questa società.Durante la premiazione un riconoscimento èstato assegnato anche a Gianfranco Roncarati,amministratore delegato dell’azienda Tecnes-senze, sponsor della squadra.

A fianco, una recente fotodi gruppo dello Sci ClubVal Carlina; a sinistra,Lucia Capitani, classe1987, giovane speranzadello sci

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www.provincia.bologna.it / mandatoLa pubblicazione può essere richiesta all’URP - Numero verde 800 239754

Insieme per amministrare il futuro

Il Programma di mandato

della Provincia di Bologna

2004-2009

ME

DIA

MO

RP

HO

SIS

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buone feste e felice anno nuovo