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Un nuovo catalogo per Convi Vivai realizzato da Swell Studio e destinato al pubblico degli agricoltori professionisti. La pubblicazione è dedicata interamente alle cultivar di olivo prodotte e commercializzate dall'azienda brisighellese, punto di riferimento del settore vivaistico. All'interno preziosi consigli sulla messa a dimora e coltivazione delle piante, un breve trattato sulle principali avversità e la presentazione dettagliata di tutte le principali varietà di piante, tra cui le celebri Nostrana di Brisighella e Ghiacciola, capaci di produrre alcuni dei più pregiati olii di oliva del mondo.

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Page 1: Convi Vivai - Catalogo Olivi

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CATALOGOO L I V ICATALOGOO L I V I

Co.N.Vi. Vivai di Spada Renato e Sergio

Via Siepi, 29 - 48013 - Brisighella (RA)Tel. 0546 994077 - Fax 0546 994077

[email protected] - www.vivaiconvi.eu

Page 2: Convi Vivai - Catalogo Olivi

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Page 3: Convi Vivai - Catalogo Olivi

L'AziendaL’impianto dell’olivetoPrincipali avversità dell’olivo Nostrana di BrisighellaGhiacciolaOrfanaRossinaCorreggioloPendolinoFrantoioLeccinoAltre VarietàCalendario Maturazione

INDICE

4.6.

10.12.14.15.16.17.18.19.20.21.22.

Pag.

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Page 4: Convi Vivai - Catalogo Olivi

Ubicata nel cuore delle colline Brisighellesi, ai margini dei grandi areali di produzioni frutticole romagnole, Co.N.Vi. Vivai di Spada Renato e Sergio è stata la prima azienda in Italia a produrre piante di olivo auto-radicato delle varietà ‘Nostrana di Brisighella’ e ‘Ghiacciola’.

Gli olii derivati da queste preziose cultivar, il celebre Brisighello (primo olio ad ottenere la D.O.P. nel 1996) e il pregiatissimo Nobil Drupa, rappresentano oggi eccellenze riconosciute e apprezzate a livello internazionale.

Il vivaismo all’avanguardia di Co.N.Vi. non si limita all’olivocultura: la straordinaria vocazionalità del territorio brisighellese, le favorevoli condizioni climatologiche per le produzioni di actinidia, kaki, pesche, albicocche e susine hanno portato l’Azienda a specializzarsi nella produzione di piante a radice nuda ed in vaso di queste specie.

Co.N.Vi. Vivai dispone di piante micro-innestate per la messa a dimora nel periodo primaverile, che a seconda degli areali di destinazione, possono essere utilizzate per la formazione di impianti frutticoli oppure per la costituzione di vivai.

L’AZIENDA

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I fratelli Spada iniziano l’attività vivaistica con la produzione di talee di actinidia alla fine degli anni ’70. Negli anni ’80 incrementano la propria attività vivaistica con la produzione di piante di pesco e albicocco. Dieci anni dopo, nei primi anni ’90, iniziano la propagazione per talea delle piante di olivo delle varietà ‘Nostrana di Brisighella’, che fanno da apripista ad altre varietà di olivo tra cui la ‘Ghiacciola’, ‘l’Orfana’, il ‘Correggiolo, la ‘Rossina’, il ‘Leccino’, Il ‘Pendolino’, ecc…

Alla fine del 1995 nasce la CONVI Vivai di Spada Renato e Sergio, con l’obiettivo di servire direttamente gli agricoltori professionisti. L’innovazione varietale è sempre al centro dell’attenzione, senza dimenticare l’importanza delle ‘varietà storiche’. L’attività vivaistica oggi conta su 20 ettari di terreno a vivaio, 5000 mq di serre riscaldate, 1000 mq di strutture per la lavorazione e la conservazione delle piante.

DAGLI ANNI ’70 AD OGGI,AL SERVIZIO DEGLI

AGRICOLTORIPROFESSIONISTI

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L’IMPIANTO DELL’OLIVETO

La scelta e la preparazione del terrenoI terreni più adatti alla coltivazione dell'olivo sono quelli sciolti e di medio impasto o tendenzialmente argillosi, purchè dotati di buon drenaggio. La lavorazione preparatoria del terreno è molto importante e deve interessare preferibilmente tutta la superficie.Il momento migliore per effettuare questo tipo di lavorazione è il periodo estivo (luglio-agosto) e può essere effettuata con uno "scasso" vero e proprio del terreno a una profondità di 70-80 cm , oppure con una ripuntatura o fessurazione del terreno a una profondita di 80-100 cm, seguita da un'aratura superficiale del terreno a 40-50 cm. Questa seconda tipologia di preparazione del terreno è sicuramente da preferire, sia  dal punto di vista ambientale che agronomico. In concomitanza con la lavorazione preparatoria è bene approfittare per effettuare la cosiddetta "concimazione di fondo" o di pre-impianto. Questa concimazione deve essere costituita da letame maturo (almeno 200-400 q.li\ha), integrato con perfosfato minerale 19\21 (4-5 q.li\ha) e solfato potassico (2-3 q.li\ha). Questi concimi devono essere interrati con lo "scasso" o con l'aratura superficiale.L'epoca migliore per la  piantagione degli olivi, in Emilia Romagna, è l'inizio della primavera (marzo\aprile).

La pianta adatta Il tipo di pianta più adatto alla realizzazione dell'oliveto è rappresentato da una giovane pianta, ottenuta per talea auto-radicata  e disponibile in vaso, che abbia 18-24 mesi di età . Questo tipo di materiale vivaistico consente un facile trapianto delle piante con il loro "pane di terra" e garantisce alte percentuali di attecchimento. Non è assolutamente conveniente mettere a dimora piante più vecchie e di maggiore dimensione, perchè soffrono maggiormente la crisi di trapianto e la siccità, oltre ad avere un costo maggiore.

Il sostegno delle piante Le giovani piantine messe a dimora hanno bisogno di un tutore adeguato che provveda al loro sostegno almeno per i primi 5 o 6 anni dall'impianto. Il tutore può essere costituito da un paletto in legno o, meglio ancora, da un paletto o da una canna in plastica robusta che garantisca una sicura durata nel terreno per il periodo necessario.La tipologia del tutore deve essere scelta in funzione della forma di allevamento adottata. L'allevamento a monocono richiede una canna in plastica rinforzata di 300 cm di altezza, di cui 230 cm fuori terra e con diametro di circa 3 cm (esagonale o ottagonale a stella).L'allevamento a vaso policonico necessita, invece, unicamente di un paletto in legno o possibilmente di una canna in plastica rinforzata (diametro 4-6 cm, esagonale o ottagonale a stella) alta circa 150 cm di cui 80-100 cm fuori terra.

pianta di:18 mesi

(testo per,gentile concessione A.R.P.O.)

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L’IMPIANTO DELL’OLIVETO

La scelta e la preparazione del terrenoI terreni più adatti alla coltivazione dell'olivo sono quelli sciolti e di medio impasto o tendenzialmente argillosi, purchè dotati di buon drenaggio. La lavorazione preparatoria del terreno è molto importante e deve interessare preferibilmente tutta la superficie.Il momento migliore per effettuare questo tipo di lavorazione è il periodo estivo (luglio-agosto) e può essere effettuata con uno "scasso" vero e proprio del terreno a una profondità di 70-80 cm , oppure con una ripuntatura o fessurazione del terreno a una profondita di 80-100 cm, seguita da un'aratura superficiale del terreno a 40-50 cm. Questa seconda tipologia di preparazione del terreno è sicuramente da preferire, sia  dal punto di vista ambientale che agronomico. In concomitanza con la lavorazione preparatoria è bene approfittare per effettuare la cosiddetta "concimazione di fondo" o di pre-impianto. Questa concimazione deve essere costituita da letame maturo (almeno 200-400 q.li\ha), integrato con perfosfato minerale 19\21 (4-5 q.li\ha) e solfato potassico (2-3 q.li\ha). Questi concimi devono essere interrati con lo "scasso" o con l'aratura superficiale.L'epoca migliore per la  piantagione degli olivi, in Emilia Romagna, è l'inizio della primavera (marzo\aprile).

La pianta adatta Il tipo di pianta più adatto alla realizzazione dell'oliveto è rappresentato da una giovane pianta, ottenuta per talea auto-radicata  e disponibile in vaso, che abbia 18-24 mesi di età . Questo tipo di materiale vivaistico consente un facile trapianto delle piante con il loro "pane di terra" e garantisce alte percentuali di attecchimento. Non è assolutamente conveniente mettere a dimora piante più vecchie e di maggiore dimensione, perchè soffrono maggiormente la crisi di trapianto e la siccità, oltre ad avere un costo maggiore.

Il sostegno delle piante Le giovani piantine messe a dimora hanno bisogno di un tutore adeguato che provveda al loro sostegno almeno per i primi 5 o 6 anni dall'impianto. Il tutore può essere costituito da un paletto in legno o, meglio ancora, da un paletto o da una canna in plastica robusta che garantisca una sicura durata nel terreno per il periodo necessario.La tipologia del tutore deve essere scelta in funzione della forma di allevamento adottata. L'allevamento a monocono richiede una canna in plastica rinforzata di 300 cm di altezza, di cui 230 cm fuori terra e con diametro di circa 3 cm (esagonale o ottagonale a stella).L'allevamento a vaso policonico necessita, invece, unicamente di un paletto in legno o possibilmente di una canna in plastica rinforzata (diametro 4-6 cm, esagonale o ottagonale a stella) alta circa 150 cm di cui 80-100 cm fuori terra.

Come si mette a dimora una pianta Le principali operazioni da eseguire, per sistemare la pianta di olivo nelle migliori condizioni nel terreno, sono le seguenti:• preparare idonei tutori  per il sostegno delle giovani piante.• annaffiare le piante ancora in vaso alcune ore prima dell'impianto, per mantenere integro il "pane

di terra" alla svasatura.• preparare una piccola buca di dimensioni sufficienti ad accogliere il "pane" di terra al piede della pianta.Sistemare il tutore nella buca, ben infisso e a una profondità di circa 50-70 cm.• collocare le piantine svasate nella buca, in posizione leggermente inclinata per favorire la loro legatura al tutore, facendo in modo che il colletto della pianta rimanga qualche centimetro (4-5 cm) sotto il livello del terreno: rincalzare, quindi, la terra comprimendola attorno alle radici, in modo da chiudere la buca e ricavare intorno alla pianta una piccola concavità che favorisca la penetrazione dell'acqua di precipitazione o di irrigazione.• assicurare le piantine al tutore legandole con filo di plastica morbido e inanimato, in modo che la pianta rimanga eretta e non subisca strozzature durante la crescita.• annaffiare subito le piantine con 6-10 lt. di acqua a pianta per inumidire il terreno e farlo aderire all'apparato radicale.

Le distanze dell’impianto I moderni criteri di allevamento dell'olivo prevedono la costituzione di una pianta dalla forma più o meno conica o policonica, con la chioma fruttificante molto vicina a terra. La necessità principale è, in ogni caso, quella di garantire uno sviluppo equilibrato della chioma e una buona illuminazione in ogni sua parte.  Le distanze troppo ridotte fra le piante possono creare situazioni di ombreggiamento reciproco e uno spostamento verso l'alto della zona fruttificante dell'albero. Gli spazi troppo ampi possono causare, d’altra parte, perdite di produzione per unità di superficie. Le esperienze, finora maturate nel nostro ambiente, hanno indicato come ottimali le seguenti distanze di impianto:    4,5-5 mt tra le fila e 3-3,5 mt tra le piante.

N

ALLEVAMENTO A VASO POLICONICOmt. 6,0 x 5,0

ALLEVAMENTOA MONOCONO

mt. 5 X 3 SESTO 5X3n.650 piante/ham5

SESTO 6x5n.333 piante/ha

m6m

5

m3

pianta di:2 a n n i

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L’IMPIANTO DELL’OLIVETO

La scelta e la preparazione del terrenoI terreni più adatti alla coltivazione dell'olivo sono quelli sciolti e di medio impasto o tendenzialmente argillosi, purchè dotati di buon drenaggio. La lavorazione preparatoria del terreno è molto importante e deve interessare preferibilmente tutta la superficie.Il momento migliore per effettuare questo tipo di lavorazione è il periodo estivo (luglio-agosto) e può essere effettuata con uno "scasso" vero e proprio del terreno a una profondità di 70-80 cm , oppure con una ripuntatura o fessurazione del terreno a una profondita di 80-100 cm, seguita da un'aratura superficiale del terreno a 40-50 cm. Questa seconda tipologia di preparazione del terreno è sicuramente da preferire, sia  dal punto di vista ambientale che agronomico. In concomitanza con la lavorazione preparatoria è bene approfittare per effettuare la cosiddetta "concimazione di fondo" o di pre-impianto. Questa concimazione deve essere costituita da letame maturo (almeno 200-400 q.li\ha), integrato con perfosfato minerale 19\21 (4-5 q.li\ha) e solfato potassico (2-3 q.li\ha). Questi concimi devono essere interrati con lo "scasso" o con l'aratura superficiale.L'epoca migliore per la  piantagione degli olivi, in Emilia Romagna, è l'inizio della primavera (marzo\aprile).

La pianta adatta Il tipo di pianta più adatto alla realizzazione dell'oliveto è rappresentato da una giovane pianta, ottenuta per talea auto-radicata  e disponibile in vaso, che abbia 18-24 mesi di età . Questo tipo di materiale vivaistico consente un facile trapianto delle piante con il loro "pane di terra" e garantisce alte percentuali di attecchimento. Non è assolutamente conveniente mettere a dimora piante più vecchie e di maggiore dimensione, perchè soffrono maggiormente la crisi di trapianto e la siccità, oltre ad avere un costo maggiore.

Il sostegno delle piante Le giovani piantine messe a dimora hanno bisogno di un tutore adeguato che provveda al loro sostegno almeno per i primi 5 o 6 anni dall'impianto. Il tutore può essere costituito da un paletto in legno o, meglio ancora, da un paletto o da una canna in plastica robusta che garantisca una sicura durata nel terreno per il periodo necessario.La tipologia del tutore deve essere scelta in funzione della forma di allevamento adottata. L'allevamento a monocono richiede una canna in plastica rinforzata di 300 cm di altezza, di cui 230 cm fuori terra e con diametro di circa 3 cm (esagonale o ottagonale a stella).L'allevamento a vaso policonico necessita, invece, unicamente di un paletto in legno o possibilmente di una canna in plastica rinforzata (diametro 4-6 cm, esagonale o ottagonale a stella) alta circa 150 cm di cui 80-100 cm fuori terra.

Le cure delle piante nei primi anniLa giovane pianta durante il primo anno di sviluppo non deve soffrire la siccità e dovrebbe essere mantenuta in condizioni vegetative ottimali, ricorrendo se necessario anche a eventuali irrigazioni di soccorso durante il periodo estivo.

La somministrazione di concimi azotati può essere fatta a piccole dosi già a partire dai primi anni, metà dose fine aprile e il rimanente fine maggio, secondo lo schema seguente: - 1° anno    100 gr.  di urea- 2° anno    150 gr.  di urea- 3° anno    250 gr.  di urea - 4° anno    350 gr.  di urea.Le dosi sono a singola pianta. Si raccomanda di porre la massima attenzione a non posizionare i concimi chimici a contatto con il fusto in quanto causano “bruciature” che non di rado portano al disseccamento della piantina. Le somministrazioni devono essere interrotte verso la metà di giugno per evitare che la pianta giunga troppo in vegetazione nel periodo invernale. Le operazioni di potatura, anche se molto leggere, all'occorrenza possono essere effettuate già al primo anno nel periodo estivo (luglio\agosto) e sicuramente ripetute negli anni successivi, per preparare rapidamente la pianta ad assumere la forma di allevamento voluta

La forma di allevamento a vaso policonico è costituita da un’asse centrale che si divide in branche principali a 80-100 cm di altezza dal suolo. L’allevamento a vaso policonico si predispone, già nell’anno successivo all’impianto, con la cimatura del fusto della giovane pianta per consentire la rapida formazione delle branche inserite all’altezza desiderata (preferibilmente a 80-100 cm). La forma di allevamento a monocono è costituita da un fusto centrale su cui sono inserite delle branche principali che presentano lunghezze decrescenti dal basso verso l’alto. La potatura nei primi anni deve essere molto leggera e deve servire solo a eliminare i rami laterali che entrano in concorrenza con l’asse principale della pianta, assumendo un diametro uguale o superiore al fusto centrale. In questa forma di allevamento della pianta la parte terminale del fusto, freccia centrale, deve sempre rimanere in evidenza e prevalere sul resto della vegetazione sottostante.

pianta di:3 a n n i

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Gli interventi di potatura devono inoltre eliminare quei rametti inseriti sul fusto ad altezza inferiore ai 30-40 cm e quelli verticali che crescono con vigore sul dorso delle branche principali in formazione. La potatura estiva, a supporto della potatura di fine inverno, è sempre molto importante nell'oliveto e lo è ancor più nel caso di impianti in allevamento. L’olivicoltore riesce così a guidare la pianta nella crescita, senza però provocare una risposta vegetativa e la pianta si predispone rapidamente alla fruttificazione. Alcuni trattamenti chimici sulla vegetazione delle giovani piantine sono anch'essi molto importanti. L'impiego del rame (sottoforma di ossicloruro di rame a 500-600 gr\hl) è raccomandabile all'inizio dell'autunno per frenare e irrobustire la vegetazione, in preparazione ai primi freddi invernali.

Gestione del terreno La fascia di terreno presente fra le file, negli oliveti specializzati, deve essere lavorata o preferibilmente sfalciata più volte nel corso dell’anno, a seconda delle scelte aziendali di gestione del suolo ( lavorazione o inerbimento). Lungo i filari, fra pianta e pianta, occorre controllare molto bene lo sviluppo delle infestanti soprattutto nei primi anni, per impedire l’insorgenza di fenomeni di competizione fra le infestanti e le radici delle giovani piante di olivo. Il ricorso al diserbo chimico è consigliabile solo negli impianti specializzati e unicamente lungo la fila tra pianta e pianta.

Raccolta Questa fase del processo produttivo è di fondamentale importanza per garantire elevati livelli qualitativi dell’olio. L’oliva deve essere raccolta integra e al momento dell’invaiatura, quando l’epidermide inizia a cambiare il proprio iniziale colore verde. La maturazione avanzata comporta sempre una generale diminuzione della componente aromatica dell’olio.Gli olivicoltori devono solo cercare di conservare questo elevato standard qualitativo iniziale, raccogliendo olive sane  direttamente dalla pianta, manualmente o con l’ausilio di agevolatori meccanici, senza danneggiarle durante le operazioni di raccolta.Le olive cadute a terra sotto le piante non devono mai essere raccolte, soprattutto se infestate dalla mosca olearia e rimaste a lungo a contatto con il terreno. Con la corretta raccolta delle olive e la loro conservazione in condizioni ottimali, si garantisce il mantenimento dei principali parametri chimici (acidità e numero di perossidi) entro i limiti previsti dalla legge per l’olio extra  vergine d’oliva. Le caratteristiche organolettiche dell’olio (profumo, aroma, gusto ecc…) subiscono tuttavia una degradazione con l’aumentare dei tempi di stoccaggio delle olive. E’ pertanto generalmente consigliabile trasformare le olive in olio entro 2-3 giorni dalla raccolta.

L’IMPIANTO DELL’OLIVETO

La scelta e la preparazione del terrenoI terreni più adatti alla coltivazione dell'olivo sono quelli sciolti e di medio impasto o tendenzialmente argillosi, purchè dotati di buon drenaggio. La lavorazione preparatoria del terreno è molto importante e deve interessare preferibilmente tutta la superficie.Il momento migliore per effettuare questo tipo di lavorazione è il periodo estivo (luglio-agosto) e può essere effettuata con uno "scasso" vero e proprio del terreno a una profondità di 70-80 cm , oppure con una ripuntatura o fessurazione del terreno a una profondita di 80-100 cm, seguita da un'aratura superficiale del terreno a 40-50 cm. Questa seconda tipologia di preparazione del terreno è sicuramente da preferire, sia  dal punto di vista ambientale che agronomico. In concomitanza con la lavorazione preparatoria è bene approfittare per effettuare la cosiddetta "concimazione di fondo" o di pre-impianto. Questa concimazione deve essere costituita da letame maturo (almeno 200-400 q.li\ha), integrato con perfosfato minerale 19\21 (4-5 q.li\ha) e solfato potassico (2-3 q.li\ha). Questi concimi devono essere interrati con lo "scasso" o con l'aratura superficiale.L'epoca migliore per la  piantagione degli olivi, in Emilia Romagna, è l'inizio della primavera (marzo\aprile).

La pianta adatta Il tipo di pianta più adatto alla realizzazione dell'oliveto è rappresentato da una giovane pianta, ottenuta per talea auto-radicata  e disponibile in vaso, che abbia 18-24 mesi di età . Questo tipo di materiale vivaistico consente un facile trapianto delle piante con il loro "pane di terra" e garantisce alte percentuali di attecchimento. Non è assolutamente conveniente mettere a dimora piante più vecchie e di maggiore dimensione, perchè soffrono maggiormente la crisi di trapianto e la siccità, oltre ad avere un costo maggiore.

Il sostegno delle piante Le giovani piantine messe a dimora hanno bisogno di un tutore adeguato che provveda al loro sostegno almeno per i primi 5 o 6 anni dall'impianto. Il tutore può essere costituito da un paletto in legno o, meglio ancora, da un paletto o da una canna in plastica robusta che garantisca una sicura durata nel terreno per il periodo necessario.La tipologia del tutore deve essere scelta in funzione della forma di allevamento adottata. L'allevamento a monocono richiede una canna in plastica rinforzata di 300 cm di altezza, di cui 230 cm fuori terra e con diametro di circa 3 cm (esagonale o ottagonale a stella).L'allevamento a vaso policonico necessita, invece, unicamente di un paletto in legno o possibilmente di una canna in plastica rinforzata (diametro 4-6 cm, esagonale o ottagonale a stella) alta circa 150 cm di cui 80-100 cm fuori terra.

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“Occhio di pavone” (cicloconium oleaginum)La malattia si manifesta di solito con lesioni nel lembo fogliare ed eventualmente anche nel picciolo, nel peduncolo del frutto e nel frutto stesso. Il fungo colpisce soprattutto le foglie e i sintomi si manifestano in corrispondenza della pagina superiore con la comparsa di caratteristiche macchie circolari. Queste macchie si presentano di colore bruno, giallastro o verdastro, con diametro variabile da alcuni millimetri fino a un centimetro e vengono poi circondate da un alone giallo che le rende simili ai cosiddetti “occhi” delle penne del pavone. Le macchie successivamente diventano nerastre per la comparsa delle spore.L’attacco al picciolo della foglia si manifesta con un restringimento del suo diametro che causa l’ingiallimento della foglia e la sua caduta, anche in assenza delle tipiche macchie. La malattia è favorita dall’umidità e si manifesta soprattutto nelle parti più basse della chioma, specialmente nelle piante troppo fitte o nelle chiome mal potate. Le condizioni ideali di sviluppo di questa malattia si hanno, nella nostra Regione, in primavera e soprattutto in autunno. La malattia presenta un’ incubazione molto lunga, per cui dal contatto delle zoospore con i tessuti vegetali alla comparse delle macchie, possono passare dai tre ai cinque mesi.Il danno maggiore è quello che si verifica a carico delle foglie. L’attacco del fungo può determinare una prematura caduta delle foglie (filloptosi), con conseguente riduzione dell’attività fotosintetica e perdita di produzione anche per la campagna successiva. Il controllo preventivo dell’infezione è possibile con prodotti a base di rame, utilizzando soprattutto gli “ossicloruri di rame” (500 - 700 gr/q.le) per la loro facile miscibilità con altri principi attivi. Sono consigliabili, sul nostro territorio, due interventi rameici a scopo preventivo, uno a fine inverno - inizio primavera e uno dopo le prime piogge autunnali.

“Cocciniglia mezzo grano di pepe” (saissetiae oleae)Il suo nome deriva dal caratteristico scudetto che distingue le forme adulte e che si presenta di colore scuro, di forma emisferica e con un rilievo che ricorda una doppia croce o un’H. L‘ovodeposizione si verifica in un periodo piuttosto lungo (fino a tre mesi) e ciò determina la contemporanea presenza sulle piante di diversi stadi di sviluppo (neanidi di 1°-2°-3° età e femmine giovani). La consapevolezza di questa frequente condizione è importante per l’adozione di una corretta strategia di lotta. La schiusura delle uova in Emilia Romagna avviene da fine giugno a metà settembre e solo le prime neanidi nate riescono a raggiungere entro l’anno lo stadio adulto. La “saissetia oleae” presenta in regione un’unica generazione all’anno. Le temperature estive molto elevate (oltre i 35-36°C) e quelle invernali sotto lo zero limitano fortemente le popolazioni del parassita.Questo insetto risulta molto dannoso quando la popolazione è particolarmente numerosa e causa sottrazione di linfa e abbondante emissione di sostanze zuccherine (melata) che favoriscono lo sviluppo della fumaggine. Le piante gravemente infestate anneriscono, perdono le foglie, riducono le proprie capacità produttive e subiscono un deperimento generale  che le rende più sensibili all’attacco di patogeni secondari. Le piante preferite dal parassita sono quelle rivestite di molta fronda, concimate abbondantemente con fertilizzanti azotati e poste in condizioni ombreggiate e umide.La lotta chimica prevede la realizzazione di interventi diretti contro gli stadi mobili dell’insetto. Le neanidi ai primi stadi di sviluppo sono le più sensibili ai trattamenti e contro queste vanno indirizzati gli  eventuali interventi. Gli insetticidi da preferire sono i cosiddetti “regolatori di crescita” anche in considerazione del fatto che la cocciniglia trascorre gran parte della sua vita nelle varie forme larvali. La razionale potatura annuale volta a sfoltire la chioma delle piante, rappresenta il mezzo più efficace per contenere la diffusione di quest’insetto, poichè si crea sulle piante un microclima sfavorevole al suo sviluppo.

“Mosca olearia” (dacus oleae o bactrocera oleae)L’adulto è  simile alla mosca domestica ma con dimensioni molto più piccole e ha il corpo di colore castano-grigiastro, lungo circa 0,5 cm e con una caratteristica macchiolina nera all’estremità distale delle ali. La femmina possiede un robusto ovopositore con il quale perfora la superficie delle drupe per deporvi le uova e per fare fuoriuscire dei liquidi di cui si nutre. La larva completa il proprio sviluppo attraverso tre stadi. Le larve appena nate sono quasi trasparenti e solo successivamente assumono una colorazione bianco giallastra. Le larve a maturità possono raggiungere i 7-8 mm di lunghezza. La pupa ha un colore bianco giallastro e si presenta di forma ellittica segmentata. In Emilia Romagna e nelle altre aree settentrionali di coltivazione dell’olivo compie due o tre generazioni annuali, di cui le prime complete e l’ultima terminerà nell’anno seguente. Le diverse generazioni frequentemente si sovrappongono fra loro. Il ciclo biologico del parassita risente molto dell’andamento climatico generale dell’area e la presenza della mosca è quindi diversa da zona a zona. L’intensità degli attacchi del dittero è inoltre diversa da un anno all’altro, in funzione dell’andamento climatico complessivo dell’annata e dell’anno precedente. Gli interventi annuali realizzati a calendario sono quindi poco affidabili.I danni causati da questo parassita sono sempre molto gravi e consistono in perdita quantitativa della polpa delle olive, cascola delle drupe e alterazione della qualità delle olive e dell’olio. Il danno maggiore in Emilia Romagna lo provoca la generazione che si sviluppa da deposizioni avvenute nel mese di settembre e i rilievi effettuati negli ultimi anni indicano che la  deposizione di uova si ha più frequentemente nel periodo compreso fra il 15 e il 30 settembre. Una corretta strategia di difesa presuppone il monitoraggio della popolazione degli adulti, attraverso trappole a “feromone” o trappole cromotropiche (gialle). La presenza delle trappole da sola non è sufficiente però a fornire un quadro completo dell’andamento dell’infestazione. Il campionamento delle drupe diventa a questo punto molto importante per avere una situazione realistica dello sviluppo del parassita.

Quando il danno segnalato dai campionamenti settimanali  raggiunge la soglia economica d’intervento e i dati climatici fanno prevedere un ulteriore sviluppo delle popolazioni del dittero, si rende necessaria la difesa chimica con insetticidi con buona attività citotropica e alta idrosolubilità, per poter giungere all’interno del frutto e uccidere la larva, senza lasciare residui nell’olio.Il principio attivo più usato è ancor oggi il “dimetoato” che, per la sua grande idrosolubilità, viene eliminato in gran parte con le acque di vegetazione.

“Tignola” (prays oleae)L’adulto è una piccola farfalla lunga circa 13 mm. , di colore grigio argenteo con alcune macchie nere irregolari sparse sulla superficie alare. L’uovo è anch’esso di piccole dimensioni (0,5mm), di forma ovale e schiacciato. L’evoluzione larvale passa attraverso cinque stadi successivi e l’ultimo stadio misura 7-8 mm di lunghezza. Il suo colore è generalmente marrone chiaro, con sfumature verdastre o nocciola più  o meno scuro.Il ciclo di sviluppo del Prays oleae è costituito da tre generazioni annue, ognuna delle quali si sviluppa su un organo vegetale diverso. I danni di una certa entità, a carico della produzione,  sono provocati unicamente dalle generazioni  che colpiscono i fiori e i giovani frutticini. L’attacco in fase di fioritura può portare alla distruzione delle infiorescenze, mentre la generazione che colpisce i frutticini appena allegati può provocare una prima cascola di inizio estate e una seconda cascola più evidente a fine estate (settembre). Gli attacchi di tignola causano un danno che è sempre riconducibile ad una diminuzione della quantità di olio prodotto, senza alcuna incidenza  sulla qualità dell’olio dell’annata. La lotta contro lo stadio larvale che attacca i giovani frutticini, nella fase di grano di pepe, può essere effettuata quando il 50% delle uova sono schiuse. I prodotti chimici da utilizzare devono essere citotropici o sistemici e in grado di raggiungere la giovane larva che è penetrata all’interno dell’olivina.

(testo per,gentile concessione A.R.P.O.)Principali avversità dell’olivo

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“Occhio di pavone” (cicloconium oleaginum)La malattia si manifesta di solito con lesioni nel lembo fogliare ed eventualmente anche nel picciolo, nel peduncolo del frutto e nel frutto stesso. Il fungo colpisce soprattutto le foglie e i sintomi si manifestano in corrispondenza della pagina superiore con la comparsa di caratteristiche macchie circolari. Queste macchie si presentano di colore bruno, giallastro o verdastro, con diametro variabile da alcuni millimetri fino a un centimetro e vengono poi circondate da un alone giallo che le rende simili ai cosiddetti “occhi” delle penne del pavone. Le macchie successivamente diventano nerastre per la comparsa delle spore.L’attacco al picciolo della foglia si manifesta con un restringimento del suo diametro che causa l’ingiallimento della foglia e la sua caduta, anche in assenza delle tipiche macchie. La malattia è favorita dall’umidità e si manifesta soprattutto nelle parti più basse della chioma, specialmente nelle piante troppo fitte o nelle chiome mal potate. Le condizioni ideali di sviluppo di questa malattia si hanno, nella nostra Regione, in primavera e soprattutto in autunno. La malattia presenta un’ incubazione molto lunga, per cui dal contatto delle zoospore con i tessuti vegetali alla comparse delle macchie, possono passare dai tre ai cinque mesi.Il danno maggiore è quello che si verifica a carico delle foglie. L’attacco del fungo può determinare una prematura caduta delle foglie (filloptosi), con conseguente riduzione dell’attività fotosintetica e perdita di produzione anche per la campagna successiva. Il controllo preventivo dell’infezione è possibile con prodotti a base di rame, utilizzando soprattutto gli “ossicloruri di rame” (500 - 700 gr/q.le) per la loro facile miscibilità con altri principi attivi. Sono consigliabili, sul nostro territorio, due interventi rameici a scopo preventivo, uno a fine inverno - inizio primavera e uno dopo le prime piogge autunnali.

“Cocciniglia mezzo grano di pepe” (saissetiae oleae)Il suo nome deriva dal caratteristico scudetto che distingue le forme adulte e che si presenta di colore scuro, di forma emisferica e con un rilievo che ricorda una doppia croce o un’H. L‘ovodeposizione si verifica in un periodo piuttosto lungo (fino a tre mesi) e ciò determina la contemporanea presenza sulle piante di diversi stadi di sviluppo (neanidi di 1°-2°-3° età e femmine giovani). La consapevolezza di questa frequente condizione è importante per l’adozione di una corretta strategia di lotta. La schiusura delle uova in Emilia Romagna avviene da fine giugno a metà settembre e solo le prime neanidi nate riescono a raggiungere entro l’anno lo stadio adulto. La “saissetia oleae” presenta in regione un’unica generazione all’anno. Le temperature estive molto elevate (oltre i 35-36°C) e quelle invernali sotto lo zero limitano fortemente le popolazioni del parassita.Questo insetto risulta molto dannoso quando la popolazione è particolarmente numerosa e causa sottrazione di linfa e abbondante emissione di sostanze zuccherine (melata) che favoriscono lo sviluppo della fumaggine. Le piante gravemente infestate anneriscono, perdono le foglie, riducono le proprie capacità produttive e subiscono un deperimento generale  che le rende più sensibili all’attacco di patogeni secondari. Le piante preferite dal parassita sono quelle rivestite di molta fronda, concimate abbondantemente con fertilizzanti azotati e poste in condizioni ombreggiate e umide.La lotta chimica prevede la realizzazione di interventi diretti contro gli stadi mobili dell’insetto. Le neanidi ai primi stadi di sviluppo sono le più sensibili ai trattamenti e contro queste vanno indirizzati gli  eventuali interventi. Gli insetticidi da preferire sono i cosiddetti “regolatori di crescita” anche in considerazione del fatto che la cocciniglia trascorre gran parte della sua vita nelle varie forme larvali. La razionale potatura annuale volta a sfoltire la chioma delle piante, rappresenta il mezzo più efficace per contenere la diffusione di quest’insetto, poichè si crea sulle piante un microclima sfavorevole al suo sviluppo.

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Albero: pianta di media vigoria rispetto alle altre cultivar locali, a portamento assurgente e con i rami vegetativi decisamente eretti. I rametti diventano penduli solo dopo alcuni anni sotto il peso della vegetazione e dei frutti. Le foglie, di dimensioni medio-piccole, strette e molto allungate, si presentano con spiccata forma lanceolata e con il lembo fogliare convesso e ripiegato verso il basso. Quest’ultimo aspetto della morfologia fogliare è caratteristico della varietà e né consente un immediato riconoscimento visivo.  Il colore delle foglie è verde scuro brillante sulla pagina superiore e verde-giallastro in quella inferiore. La nervatura principale delle foglie si presenta talvolta infossata. Gli internodi  sui rametti sono di media dimensione.

 

Frutto: le drupe sono di dimensioni medio-grandi (2,5-3,5 gr.) e di forma elissoidale. La base è appiattita e l’attacco al peduncolo è incavato, mentre l’apice è sub-conico. Il nocciolo è ovoidale-ellittico e di dimensioni medie in rapporto a quelle della drupa. Le olive, in fase di raccolta, si presentano di colore verde-giallastro appena invaiato. L’epoca di maturazione delle drupe risulta leggermente scalare sulle piante. L’olio è di eccellente qualità , molto fine e con intenso aroma di fruttato erbaceo. La resa in olio è media (13-15%). 

Caratteristiche agronomiche: la varietà si distingue per la sua rusticità. Nelle aree regionali  in cui è diffusa la sua coltivazione, la produzione di questa varietà può essere alternante in mancanza degli adeguati impollinatori e di una potatura non equilibrata. In annate di carica produttiva è però in grado di fornire quantità di olive molto elevate. La cultivar è tra le più resistenti al freddo ed ai parassiti più comuni dell’olivo.

  

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BRISIGHELLA scala 1:2

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Aspetti generali: la cultivar nostrana di Brisighella è nettamente predominante rispetto alle altre varietà di olivo presenti sul territorio del comune di Brisighella e la ritroviamo in misura minore nei comuni limitrofi di

Faenza, Casola Valsenio e Modigliana. Questa varietà caratterizza fortemente tutto l’olio prodotto nel comprensorio brisighellese e, grazie alla sua presenza, tale territorio ha ottenuto, primo in Italia, il riconoscimento DOP (Denominazione di Origine Protetta) con la denominazione “Brisighella”. La considerazione per questa cultivar è progressivamente aumentata negli anni per l’elevata qualità e la spiccata tipicità dell’olio che essa produce. Esistono quindi le condizioni per una sua diffusione in Regione, soprattutto nelle zone ove è presente  e coltivata da secoli.

Carattteristiche dell’olio Brisighella DOP: Le caratteristiche sono esclusive e riconoscibili, l’aroma è intenso e delicato con note che ricordano il carciofino verde e l’erba appena tagliata. Fluido al palato, le note dolci amare e piccanti sono presenti in misura equilibrata e armonica.

Abbinamenti gastronomici: eccelle sul pesce in genere (particolarmente indicate le triglie, rombo e il dentice), ma realizza la sua migliore collocazione emulsionato fuori fuoco, con i liquidi di cottura di pesce, carne, selvaggina, tanto da esaltare al massimo il suo sapore.

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Albero: pianta di media vigoria, con chioma ampia, ricca di rametti misti, esili ed assurgenti, su cui sono inseriti rami a frutto penduli e fragili(si spezzano con la facilità del ghiaccio). Le foglie sono lanceolate, di colore verde scuro nella pagina superiore ed argentee nella pagina inferiore: esse si dispongono rade alla base e fitte verso l’apice dei rami a frutto, dando l’impressione di un ciuffetto apicale sui rametti. 

Frutto: le drupe sono di dimensioni medie (2,0-2,5 gr.), di forma decisamente ovoidale e con lenticelle ben visibili. La maturazione è tardiva e l’epoca di raccolta ottimale è a fine novembre, periodo in cui le olive presentano un diffuso colore verde violaceo. Il nocciolo è di medie dimensioni e presenta la tipica forma ovoidale. L’olio è molto caratteristico ed è facilmente riconoscibile per il suo colore giallo-verde particolarmente intenso e per l’aroma nettissimo di carciofo verde. La resa in olio è piuttosto bassa (12-14%).

Caratteristiche agronomiche: la varietà è autofertile e dotata di buona capacità impollinatrice e quando viene potata annualmente e in modo equilibrato è in grado di fornire una buona e costante produzione. L’autofertilità le consente di produrre anche sui rami della pianta, più interni e ombreggiati. La pianta mostra un’ottima resistenza alle basse temperature invernali. La varietà si distingue inoltre per una buona e talvolta eccellente resistenza ai più comuni parassiti dell’olivo. La  capacità di radicazione non elevata rende la varietà difficile da moltiplicare per talea.

Aspetti generali: la pianta è maggiormente diffusa nel comprensorio brisighellese e la troviamo sottoforma di vecchie piante secolari, disposte negli oliveti  prevalentemente in zone sottovento per esaltare la sua funzione di  varietà impollinatrice. Negli impianti realizzati nell’ultimo decennio la troviamo come impollinatore negli oliveti certificati di “Nostrana di Brisighella” Dop. La presenza di questa varietà è maggiore nei comuni di Modigliana e Brisighella, lungo la vallata del torrente Marzeno. L’estrema tipicità dell’olio che si ottiene – il Nobildrupa -, rende questa varietà fiore all’occhiello della realtà olivicola brisighellese.

Carattteristiche dell’olio Nobildrupa: Dà origine a un prodotto esclusivo dalle caratteristiche marcate e facilmente riconoscibili; l’aroma è intensissimo con note di mentuccia e foglia di pomodoro, e a seconda delle annate il sapore è intenso con note marcate di piccante e amaro. Presenta una acidità e un numero dei perossidi nettamente inferiore ai limiti di legge e un alto contenuto di polifenoli totali e vitamine che ne esaltano la conservabilità e la qualità. 

Abbinamenti gastronomici: in cucina trova il suo matrimonio d’amore proprio con i carciofi. Adatto anche ad alcuni piatti della cucina mediterranea come l’orata con gli agrumi. Infine splendido con un piatto della cucina ruspante laziale, pecorino e fave.

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GHIACCIOLAscala 1:2

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Albero: pianta di vigoria medio-elevata rispetto alle altre cultivar locali, a portamento semipendulo con chioma folta e espansa. Le foglie, di forma ellittico-lanceolata, sono di colore verde sulla pagina superiore e grigio-verde su quella inferiore. La fioritura è contemporanea alla cultivar Leccino.

Frutto: le drupe sono di dimensioni grandi (7,50-8,20 grammi), di forma elissoidale, asimmetriche con superficie corrugata, forma della base rastremata, forma dell’apice conica, terminazione dell’apice con rostro pronunciato. Il nocciolo pesa circa 1,20-1,25 grammi. Le olive, in fase di raccolta, si presentano color verde-invaiato, con maturazione precoce pari o leggermente anticipata rispetto alla cultivar leccino.

Caratteristiche agronomiche: la varietà si distingue per una buona produttività nelle piante adulte.Coltivata esclusivamente nell’area brisighellese, la produzione risulta talvolta alternante negli anni. In annate di carica produttiva è però in grado di fornire quantità di olive molto elevate.

La cultivar, è abbastanza resistente al freddo e ai parassiti più comuni dell’olivo e mostra una certa sensibilità solo nei confronti della mosca dell’olivo a causa della sua precocità. La cultivar può esser meritevole di attenzione anche per le zone olivicole della Regione, essendo una varietà ‘autoctona’, ormai adattata alle condizioni climatiche locali. La cultivar produce un olio tipico, dalle caratteristiche organolettiche molto diverse rispetto alle più diffuse cultivar come la Nostrana di Brisighella e la Ghiacciola.

Aspetti generali: la cultivar Orfana è rara rispetto alle altre varietà di olivo presenti sul territorio del comune di Brisighella; I primi riferimenti storici che menzionavano il nome della cultivar Orfana si riscontrano in documenti del 1.600 ritrovati negli archivi storici brisighellesi. E’ una varietà a duplice attitudine, cioè produttiva di olive da tavola e da olio. Quest’ultima attitudine è stata scoperta solo di recente, anche se negli ultimi anni i produttori che desideravano per autoconsumo un olio delicato, dolce, profumato e poco piccante (un olio medio-leggero), ne avevano già colto le doti. L’olio extra-vergine dell’oliva Orfana è stato lanciato sul mercato nel 2003 dalla Cooperativa Agricola Brsighellese con il nome di ORFANELLO®. La resa in olio è media (13-15%).

Carattteristiche dell’olio Orfanello®: E’ un tipico  olio finissimo, caratterizzato da un colore verde, aroma intenso e delicato di fruttato verde di oliva, con profumi di erbe di campo, piselli freschi , fave verdi, cardo e sedano verde.

Abbinamenti gastronomici: Consumato presto ci dona al massimo l’esplosione degli aromi in cucina. Si consiglia di provarlo con: legumi e cereali bolliti, zuppe di fagioli dell’occhio e farro; pesce tipo: persico, salmone, rombo, carpa e pesci grassi in genere, e nel baccalà .

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ORFANAscala 1:2

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Albero: la pianta è dotata di una discreta vigoria e ha un portamento decisamente assurgente. La chioma è ampia con rametti esili ed eretti che diventano penduli con il carico della vegetazione e dei frutti. Le foglie, di dimensioni medio-piccole, sono lanceolate, lunghe e piuttosto strette, di colore verde grigiastro sulla pagina superiore e grigio-argenteo in quella inferiore. Gli internodi sui rami vegetativi e su quelli a frutto si presentano di dimensioni medio-piccole. 

Frutto: le drupe, di forma ellissoidale,  sono di piccole dimensioni (1,0-1,5 gr.), ristrette alla base e con apice arrotondato che termina con il caratteristico umbone. In prossimità della raccolta il colore dell’epidermide delle drupe è violaceo-rossastro con lenticelle fitte e ben evidenti, tipiche della cultivar. L’epoca di maturazione delle drupe risulta relativamente tardiva e leggermente scalare sulle piante. Le drupe, al momento della raccolta, risultano molto resistenti al distacco e tale caratteristica rende la varietà poco adatta alla raccolta meccanica agevolata o integrale. E’ frequente sulla pianta la presenza delle drupe  disposte a grappolo. La resa in olio è solitamente bassa (12-13%). La varietà produce un olio di buona qualità, anche se talvolta risulta piuttosto aggressivo, con accentuate sensazioni di  amaro, astringente e piccante. L’olio prodotto da questa cultivar si presta, quindi,  per tagli e miscele con oli ottenuti dalle altre varietà presenti sul territorio. 

Caratteristiche agronomiche: la cultivar è autocompatibile, caratterizzata da una precoce entrata in produzione e da una produttività elevata e costante nel tempo. La varietà può produrre anche sui rami di un anno. La cultivar è molto rustica e ha mostrato un’ottima resistenza ai più comuni parassiti vegetali e animali dell’olivo, quali rogna dell’olivo e mosca olearia. La varietà possiede anche una buona resistenza alle basse temperature invernali. La buona capacità di radicazione rende la varietà moltiplicabile per talea.

Aspetti generali: la varietà è diffusa soprattutto in provincia di Rimini, nelle valli dei fiumi Conca e Marecchia e la sua presenza è occasionale e limitata ai vecchi oliveti secolari. La rusticità della pianta e le particolari caratteristiche dell’olio che essa produce rendono questa varietà meritevole della giusta considerazione. E’ auspicabile, quindi, una sua ponderata diffusione nelle aree dove essa è già presente, per conservare la tipicità dell’olio prodotto sul territorio.

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ROSSINA scala 1:2

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Albero: la pianta è dotata di una discreta vigoria e ha un portamento decisamente assurgente. La chioma è ampia con rametti esili ed eretti che diventano penduli con il carico della vegetazione e dei frutti. Le foglie, di dimensioni medio-piccole, sono lanceolate, lunghe e piuttosto strette, di colore verde grigiastro sulla pagina superiore e grigio-argenteo in quella inferiore. Gli internodi sui rami vegetativi e su quelli a frutto si presentano di dimensioni medio-piccole. 

Frutto: le drupe, di forma ellissoidale,  sono di piccole dimensioni (1,0-1,5 gr.), ristrette alla base e con apice arrotondato che termina con il caratteristico umbone. In prossimità della

raccolta il colore dell’epidermide delle drupe è violaceo-rossastro con lenticelle fitte e ben evidenti, tipiche della cultivar. L’epoca di maturazione delle drupe risulta relativamente tardiva e leggermente scalare sulle piante. Le drupe, al momento della raccolta, risultano molto resistenti al distacco e tale caratteristica rende la varietà poco adatta alla raccolta meccanica agevolata o integrale. E’ frequente sulla pianta la presenza delle drupe  disposte a grappolo. La resa in olio è solitamente bassa (12-13%). La varietà produce un olio di buona qualità, anche se talvolta risulta piuttosto aggressivo, con accentuate sensazioni di  amaro, astringente e piccante. L’olio prodotto da questa cultivar si presta, quindi,  per tagli e miscele con oli ottenuti dalle altre varietà presenti sul territorio.  

Caratteristiche agronomiche: la cultivar è autocompatibile, caratterizzata da una precoce entrata in produzione e da una produttività elevata e costante nel tempo. La varietà può produrre anche sui rami di un anno. La cultivar è molto rustica e ha mostrato un’ottima resistenza ai più comuni parassiti vegetali e animali dell’olivo, quali rogna dell’olivo e mosca olearia. La varietà possiede anche una buona resistenza alle basse temperature invernali. La buona capacità di radicazione rende la varietà moltiplicabile per talea.

Aspetti generali: la varietà è diffusa soprattutto in provincia di Rimini, nelle valli dei fiumi Conca e Marecchia e la sua presenza è occasionale e limitata ai vecchi oliveti secolari. La rusticità della pianta e le particolari caratteristiche dell’olio che essa produce rendono questa varietà meritevole della giusta considerazione. E’ auspicabile, quindi, una sua ponderata diffusione nelle aree dove essa è già presente, per conservare la tipicità dell’olio prodotto sul territorio..

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CORREGGIOLOscala 1:2

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Albero: la pianta presenta uno sviluppo contenuto, con portamento generale decisamente pendulo e rami a frutto lunghi, numerosi, flessibili e sottili. Le foglie, di dimensioni medio-piccole, strette e lunghe, si presentano con spiccata forma lanceolata. Il loro colore è verde-grigiastro nella pagina superiore e grigio-argenteo in quella inferiore. Gli internodi si presentano mediamente corti. 

Frutto: le drupe hanno una forma ovale-elissoidale, lievemente asimmetrica e sono di dimensioni medio-piccole (1,5-2,0 gr.) con apice arrotondato. Le olive, in fase di raccolta, risultano completamente invaiate fino ad assumere una colorazione nera ed uniforme su tutta l’epidermide. Quest’ultima si presenta pruinosa e con piccole lenticelle in evidenza. La maturazione dei frutti nella nostra Regione  è precoce e contemporanea su tutta la pianta. 

La polpa si presenta di colore violaceo sempre più intenso con il progredire della maturazione delle drupe. La resa in olio è buona (15-16%). La varietà produce un olio di  qualità, solo se la raccolta è anticipata.  

Caratteristiche agronomiche: la cultivar, di origine Toscana, è autosterile e predilige quali impollinatori le varietà leccino e maurino. La fruttificazione è elevata e costante negli anni. La cultivar, in Emilia Romagna , è mediamente sensibile al freddo e soggetta con frequenza alla rogna dell’olivo e agli attacchi della mosca olearia. La buona capacità di radicazione rende la varietà facilmente moltiplicabile per talea. 

Aspetti generali: la varietà, quasi assente nei vecchi impianti, ha trovato una diffusione recente in Regione, poichè è stata inserita, in percentuale non superiore al 10-15%, nei nuovi oliveti realizzati negli ultimi venti anni. Questa cultivar è stata considerata in passato una ottima impollinatrice per la sua abbondante fioritura e per la grande produzione di polline, compatibile con numerose varietà e per tale funzione ha trovato spazio negli oliveti più recenti. Una più attenta osservazione del comportamento della varietà  ha messo in evidenza che la fioritura avviene non in sincronia con le varietà  di olivo più comuni in Regione e questa caratteristica ha ridimensionato l’impiego di questa varietà a tale scopo. La discreta qualità dell’olio  e la buona  compatibilità di questa cultivar con le varietà maurino, e leccino né consigliano l’impiego unicamente in consociazione con tali varietà. Lo spiccato portamento pendulo e lo sviluppo contenuto delle piante di questa varietà  rendono la cultivar particolarmente adatta per oliveti allevati a monocono e ad elevata densita d’impianto 

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PENDOLINO scala 1:2

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Albero: pianta di media vigoria a portamento pendulo e ampio, con rami a frutto mediamente sottili e flessibili. Le foglie, ellittico-lanceolate, sono di medie dimensioni e di colore verde scuro, molto intenso, nella pagina superiore e grigio-verde in quella inferiore: esse sono decisamente più larghe nella loro metà superiore e presentano una forma non sempre costante.

Frutto: le drupe sono di medie dimensioni (2-2,5gr.) e di forma ovoidale-allungata, con lenticelle rade e ben visibili. La maggior parte

dei frutti si presenta ancora di color verde-violaceo, tendente al rosso-vinoso in fase di raccolta. Il nocciolo, di forma ovoidale-allungata, è relativamente grande rispetto alle dimensioni della drupa. I frutti conservano una buona dotazione in olio (15-18%). L’olio è molto fine, con intenso aroma di fruttato erbaceo e con caratteristica colorazione gialla tendente al verde. La maturazione  delle drupe è decisamente tardiva e molto scalare .

Caratteristiche agronomiche: la varietà è dotata di un buon grado di fertilità che le garantisce una produttività elevata e costante, con una precoce messa a frutto. La presenza negli oliveti delle varietà leccino, pendolino e moraiolo migliora la fertilità dei fiori. La varietà è apprezzata sul territorio regionale per la sua buona adattabilità e soprattutto perché produce un olio di eccellente qualità e molto fruttato. La pianta, mediamente sensibile al freddo e ai più comuni parassiti dell’olivo, mostra una particolare sensibilità alla rogna dell’olivo ed è, invece, abbastanza resistente alla mosca olearia dalla quale viene colpita gravemente solo in annate particolarmente precoci  o in caso di raccolte tardive delle drupe. La buona capacità di radicazione rende la varietà idonea alla moltiplicazione per talea.

Aspetti generali: la varietà è presente nei giovani impianti in tutto l’area regionale di coltivazione dell’olivo ed è morfologicamente molto simile alla varietà correggiolo. Le peculiari caratteristiche produttive rendono la varietà frantoio molto pregiata e apprezzata sul territorio regionale e la rendono importante per mantenere l’elevata qualità dell’olio estratto dalle olive locali.

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FRANTOIOscala 1:2

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Albero: pianta di media vigoria a portamento pendulo e ampio, con rami a frutto mediamente sottili e flessibili. Le foglie, ellittico-lanceolate, sono di medie dimensioni e di colore verde scuro, molto intenso, nella pagina superiore e grigio-verde in quella inferiore: esse sono decisamente più larghe nella loro metà superiore e presentano una forma non sempre costante.

Frutto: le drupe sono di medie dimensioni (2-2,5 gr.) e di forma ovoidale-allungata, con lenticelle rade e ben visibili. La maggior parte dei frutti si presenta ancora di color verde-violaceo, tendente al rosso-vinoso in fase di raccolta. Il nocciolo, di forma ovoidale-allungata, è relativamente grande rispetto alle dimensioni della drupa. I frutti conservano una buona dotazione in olio (15-18%). L’olio è molto fine, con intenso aroma di fruttato erbaceo e con caratteristica colorazione gialla tendente al verde. La maturazione  delle drupe è decisamente tardiva e molto scalare .

Caratteristiche agronomiche: la varietà è dotata di un buon grado di fertilità che le garantisce una produttività elevata e costante, con una precoce messa a frutto. La presenza negli oliveti delle varietà leccino, pendolino e moraiolo migliora la fertilità dei fiori. La varietà è apprezzata sul territorio regionale per la sua buona adattabilità e soprattutto perché produce un olio di eccellente qualità e molto fruttato. La pianta, mediamente sensibile al freddo e ai più comuni parassiti dell’olivo, mostra una particolare sensibilità alla rogna dell’olivo ed è, invece, abbastanza resistente alla mosca olearia dalla quale viene colpita gravemente solo in annate particolarmente precoci  o in caso di raccolte tardive delle drupe. La buona capacità di radicazione rende la varietà idonea alla moltiplicazione per talea.

Aspetti generali: la varietà è presente nei giovani impianti in tutto l’area regionale di coltivazione dell’olivo ed è morfologicamente molto simile alla varietà correggiolo. Le peculiari caratteristiche produttive rendono la varietà frantoio molto pregiata e apprezzata sul territorio regionale e la rendono importante per mantenere l’elevata qualità dell’olio estratto dalle olive locali.

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LECCINO scala 1:2

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ALTRE VARIETÀ

MAURINO da olio

CASALIVA da olio

MORAIOLO da olio

GRIGNAN da olio

LECCIO DEL CORNO da olio

UOVO DI PICCIONE da tavola

SANTA CATERINA da tavola

SANT'AGOSTINO da tavola

ASCOLANA da tavola

KALAMATA duplice attitudine

PICHOLINE duplice attitudine

SPECIE CONSUMO

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CALENDARIO DIMATURAZIONE

FERTILITA' ERESISTENZA AL FREDDO

SANTA CATERINASANT'AGOSTINO

ASCOLANAUOVO DI PICCIONE

ORFANA LECCINOMAURINO

PICHOLINEPENDOLINO

NOSTRANA DI BRISIGHELLAROSSINA

MORAIOLOGRIGNAN

KALAMATAGHIACCIOLA

CORREGIOLOFRANTOIOCASALIVA

LECCIO DEL CORNO

Ottobre Novembre

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ORFANA LECCINO

PENDOLINONOSTRANA DI BRISIGHELLA

ROSSINAGHIACCIOLA

CORREGIOLOFRANTOIO

autofertilenon autofertile

parzialmente autofertileparzialmente autofertile

autofertileautofertileautofertileautofertile

nostrana correggiolo, pendolinocorreggiolo, leccinoghiacciola pendolinocorreggiolo, leccino

nostranaleccino, pendolinoleccino, pendolino

medio - elevatamediascarsaelevatamediaelevatascarsascarsa

Autofer tile Impollinatori Resistenza alFreddo

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Progetto: Luca RetiniRealizzazione grafica: Paoli Bassi

[email protected] & testi varietà olivi, testi ‘L’Impianto dell’Oliveto’ e

‘Principali avversità dell’olivo’ per gentile concessione A.R.P.O. Emilia Romagna.Chiuso per la stampa: 20 novembre 2013

La cultivar Nostrana di Brisighellaè tra le più resistenti al freddoed ai parassiti più comuni dell’olivo

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CATALOGOO L I V ICATALOGOO L I V I

Co.N.Vi. Vivai di Spada Renato e Sergio

Via Siepi, 29 - 48013 - Brisighella (RA)Tel. 0546 994077 - Fax 0546 994077

[email protected] - www.vivaiconvi.eu