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16 aprile 2013 Periodico della Fiom-Cgil - anno II - numero 6 Redazione: Bernardino Andriani | Lella Bellina | Giuseppe Bonanni | Michele De Palma | Giorgia Fattinnanzi | Alessandro Geri | Gabriele Polo | Claudio Scarcelli Corso Trieste, 36 - 00198 Roma - email: [email protected] | www.imec-fiom.it | www.facebook.com/imec.fiom | www.twitter.com/iMecFiom Per ricevere la newsletter scrivi a: [email protected] L a crisi economica, occupazionale e sociale che ormai mette a rischio l’esistenza stessa dell’indu- stria italiana chiama in causa la politica, richie- dendo l’intervento urgente della rappresentanza politi- ca e delle istituzioni: in gioco è una tenuta democratica già duramente provata. Per questo la Fiom ha inviato a tutti i gruppi parlamentari da poco eletti una lettera in cui si descrive la situazione delle imprese metalmec- caniche, chiedendo urgenti interventi e un incontro per illustrarli. Quella che segue è una sintesi – per i settori principali - di questi «consigli operai». Auto e indotto L’automotive è ancora il più importante settore mani- fatturiero italiano, contribuisce per l'11,4% al Pil e per il 16,6% al gettito fiscale. Secondo Federauto l'anda- mento della crisi metterebbe a rischio 220 mila posti di lavoro. Nei primi tre mesi di quest'anno le immatri- colazioni sono diminuite del 13% (per ulteriori dati e analisi si veda iMec del 5 marzo 2013, interamente dedicato alle politiche del trasporto). Per affrontare questa grave situazione la Fiom propone: - Un piano nazionale dei trasporti pubblici e privati basato sull’incentivazione delle produzioni di mobi- lità alternative ed ecologicamente compatibili. - La convocazione urgente di un tavolo nazionale dell'automotive che coinvolga tutte le organizzazio- ni sindacali e le imprese del settore a partire dalla presentazione di un piano industriale della Fiat che confermi capacità produttiva e occupazione. - L'abolizione dell'art. 8 del governo Berlusconi per impedire che accordi aziendali deroghino a leggi e contratti. Contro la crisi non servono patti sociali ma scelte di fondo e risorse per cambiare e rilanciare il sistema industriale. Ecco i nostri suggerimenti a deputati e senatori per affrontare la vera priorità politica del paese continua alle pagine 4 e 5 Consigli operai Caro Parlamento ti scrivo ...

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Page 1: Consigli operai - Fiom-Cgil nazionale · to preliminare: la Fiom ha confermato la volontà di realizzare un rinnovo del contratto unitario, ... Giovanna CAVALLO, Sergio COFFERATI,

16 aprile 2013

Periodico della Fiom-Cgil - anno II - numero 6Redazione: Bernardino Andriani | Lella Bellina | Giuseppe Bonanni | Michele De Palma | Giorgia Fattinnanzi | Alessandro Geri | Gabriele Polo | Claudio ScarcelliCorso Trieste, 36 - 00198 Roma - email: [email protected] | www.imec-fiom.it | www.facebook.com/imec.fiom | www.twitter.com/iMecFiomPer ricevere la newsletter scrivi a: [email protected]

La crisi economica, occupazionale e sociale che

ormai mette a rischio l’esistenza stessa dell’indu-

stria italiana chiama in causa la politica, richie-

dendo l’intervento urgente della rappresentanza politi-

ca e delle istituzioni: in gioco è una tenuta democratica

già duramente provata. Per questo la Fiom ha inviato

a tutti i gruppi parlamentari da poco eletti una lettera

in cui si descrive la situazione delle imprese metalmec-

caniche, chiedendo urgenti interventi e un incontro per

illustrarli. Quella che segue è una sintesi – per i settori

principali - di questi «consigli operai».

Auto e indottoL’automotive è ancora il più importante settore mani-

fatturiero italiano, contribuisce per l'11,4% al Pil e per

il 16,6% al gettito fiscale. Secondo Federauto l'anda-

mento della crisi metterebbe a rischio 220 mila posti

di lavoro. Nei primi tre mesi di quest'anno le immatri-

colazioni sono diminuite del 13% (per ulteriori dati e

analisi si veda iMec del 5 marzo 2013, interamente

dedicato alle politiche del trasporto). Per affrontare

questa grave situazione la Fiom propone:

- Un piano nazionale dei trasporti pubblici e privati

basato sull’incentivazione delle produzioni di mobi-

lità alternative ed ecologicamente compatibili.

- La convocazione urgente di un tavolo nazionale

dell'automotive che coinvolga tutte le organizzazio-

ni sindacali e le imprese del settore a partire dalla

presentazione di un piano industriale della Fiat che

confermi capacità produttiva e occupazione.

- L'abolizione dell'art. 8 del governo Berlusconi per

impedire che accordi aziendali deroghino a leggi e

contratti.

Contro la crisi non servono patti sociali ma scelte di fondo e risorse per cambiare e rilanciare il sistemaindustriale. Ecco i nostri suggerimenti a deputati e senatori per affrontare la vera priorità politica del paese

continua alle pagine 4 e 5

Consigli operai

Caro Parlamento ti scrivo ...

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Il 28 marzo 2013 si è svolto il primo incontro per ilrinnovo del Contratto nazionale di lavoroUnionmeccanica, solo con la presenza delle dele-

gazioni di Unionmeccanica-Confapi e della Fiom-Cgil e con «l'assenza» delle delegazioni di Fim e Uilmche, dopo aver chiesto un rinvio e aver anche indica-to una nuova data, non si sono poi presentate. Latrattativa si è avviata con la comunicazione cheUnionmeccanica la sera precedente, il 27 marzo, haricevuto dai segretari generali di Fim e Uilm la richie-sta di «sconvocare» il tavolo con la Fiom e prosegui-re la trattativa solo con Fim e Uilm; così come è acca-duto con Federmeccanica, Fim e Uilm hanno chiestoalle imprese associate a Unionmeccanica di esclude-re la Fiom dal tavolo di trattativa.

Si è quindi creata una situazione inedita, una con-seguenza della pratica degli accordi separati e del-l'assenza di regole democratiche: la rappresentanzadelle imprese di Unionmeccanica, che vuole rinno-vare il contratto con tutte le organizzazioni sindacalie non è interessata a perseguire un accordo separa-to, il 28 marzo scorso ha avviato il confronto solo conla Fiom, non aderendo alla richiesta di Fim e Uilm diescludere la Fiom dal tavolo di trattativa.

L'incontro si è svolto con un reciproco chiarimen-to preliminare: la Fiom ha confermato la volontà direalizzare un rinnovo del contratto unitario, condivi-so da tutte le organizzazioni sindacali e dalle lavora-trici e dai lavoratori, e ha chiesto di mantenere untavolo di trattativa unico; Unionmeccanica ha con-fermato la scelta di un unico tavolo di trattativa conla convocazione di tutte le organizzazioni sindacali -Fim Fiom e Uilm - che hanno rappresentanza nelle

imprese associate e che applicano il contratto diUnionmeccanica.

L'incontro ha poi consentito alle delegazioni diFiom e di Unionmeccanica di illustrare i contenutirivendicativi per il rinnovo del contratto: la «piatta-forma per il rinnovo del Contratto collettivo naziona-le per gli addetti all'industria metalmeccanica priva-ta e alla istallazione di impianti», approvata a Cerviadall'Assemblea nazionale della Fiom e le linee guidaUnionmeccanica per la contrattazione. Inoltre è stato proposto da Unionmeccanica l'attua-zione degli accordi interconfederali sottoscritti traConfapi e Cgil, Cisl e Uil su rappresentanza, appren-distato, rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza,linee di indirizzo enti bilaterali e a verificarne il rece-pimento nel contratto.

L'incontro si è concluso con un «verbale di riunio-ne», da cui risulta la mancata partecipazione di Fim eUilm, la volontà di Unionmeccanica e della Fiom di«garantire l'unitarietà del tavolo negoziale» e di «rea-lizzare un rinnovo del contratto unitario e condivisoda tutte le organizzazioni sindacali e dalle lavoratricie dai lavoratori». Ma soprattutto nel verbale di riu-nione Fiom e Unionmeccanica affermano la «reci-proca volontà di dare continuità al tavolo avviato»individuando un nuovo appuntamento.La delegazione della Fiom deve ora valutare quantoproposto con le linee guida da Unionmeccanica peril rinnovo del contratto, una prima valutazione dimerito è comunque già chiara: Unionmeccanica nonchiede alle lavoratrici e ai lavoratori, e al sindacatoche li rappresenta, di aumentare gli orari di lavoro odi introdurre la flessibilità dei minimi salariali nazio-

nali, non è interessata a mettere in discussione leagibilità sindacali o a negare la rappresentatività dinessuna organizzazione sindacale, non ha posto sultavolo richieste sul pagamento dei primi tre giorni dimalattia o su un aumento della precarietà.

Non è stato ancora possibile definire un nuovoincontro, stante la ulteriore richiesta di Fim e Uilm diaspettare a fissare una nuova data; una indisponibi-lità che nei prossimi giorni deve chiarirsi e che è lega-ta alla prossima udienza, fissata il 16 aprile, dellacausa promossa dalla Fiom contro FedermeccanicaFim e Uilm per la violazione dell'accordo del 28 giu-gno 2011.

Contratto

Con Confapi la partita è aperta

Il coordinamento nazionale artigiani della Fiom-Cgil ha definito le proposte rivendicative per rea-lizzare il rinnovo del Contratto nazionale delle

aziende artigiane dei settori metalmeccanico, istal-lazioni di impianti, orafi, argentieri e affini e delleimprese odontotecniche per il triennio 2013-2015.

Nei prossimi giorni e fino al 17 maggio si svolge-rà una diffusa informazione e consultazione attra-verso una campagna di assemblee nelle aziendeartigiane e a livello territoriale in cui la piattaformasarà sottoposta alla valutazione e al consenso trami-te voto delle lavoratrici e dei lavoratori dipendentidelle aziende artigiane metalmeccaniche.

La piattaforma della Fiom propone: - un rinnovo unitario del Contratto nazionale per ilperiodo 2013-2015;- un percorso democratico con la validazione, trami-te il voto delle lavoratrici e dei lavoratori, dell'ipote-si di accordo;- la salvaguardia dell'occupazione e il contrasto ailicenziamenti con il ricorso a tutti gli strumenti alter-nativi, compreso i contratti di solidarietà;- l'attuazione del «fondo di solidarietà» previsto dal-l’attuale legislazione per i settori non coperti dalla

cassa integrazione;- la costituzione, per i metalmeccanici artigiani, diun fondo di categoria per poter assicurare ai lavora-tori la tutela del reddito in caso di riduzione osospensione dell'attività lavorativa;- un incremento salariale medio di 143 euro – al 4° e3° livello – a titolo di salvaguardia e valorizzazionedelle retribuzioni;- una erogazione annua aggiuntiva, come elementoperequativo, per i lavoratori che non svolgono lacontrattazione regionale;- la definizione, nel testo contrattuale, di una normache renda certa ed esigibile per tutti i lavoratori l'an-ticipazione delle prestazioni Inail in caso di infortu-nio sul lavoro;- il trattamento economico per malattia degliapprendisti assunti prima del 16 giugno 2011, cosìcome previsto dal Ccnl rispettivamente per gli ope-rai, per gli impiegati e per gli apprendisti assuntidopo il 16 giugno 2011;- la corresponsione del 100% della retribuzione dal1° giorno di malattia, anche per malattie inferiori a7 giorni;- la regolamentazione e il miglioramento, nel Ccnl,

della nuova normativa di legge sull'apprendistatoper salvaguardare e allargare i diritti, la formazione,il salario e l'inquadramento delle lavoratrici e deilavoratori apprendisti;- la definizione di una quota contrattuale per i lavo-ratori non iscritti.

La piattaforma della Fiom, nel rapporto con lealtre organizzazioni sindacali e nel confronto con leassociazioni delle imprese artigiane, vuole affronta-re la gravissima crisi che colpisce le lavoratrici e ilavoratori mettendo a repentaglio migliaia di postidi lavoro e l'esistenza stessa di molte imprese.

Si propone di rafforzare il ruolo del contrattonazionale per difendere le condizioni di vita e dilavoro delle lavoratrici e dei lavoratori e per chiede-re al governo una nuova e diversa politica industria-le per lo sviluppo e il sostegno al settore artigiano inmateria di investimenti, credito, difesa e sostegnoall'occupazione, formazione.

Piattaforma artigiana

Il testo integrale dell’ipotesi di accordo sitrova sul sito della Fiom [www.fiom.cgil.it]

RINNOVO UNITARIO DEL CCNL DEI DIPENDENTIDELLE COOPERATIVE METALMECCANICHE

Nonostante siano stati già definiti i testi del-l'ipotesi di accordo, Fim e Uilm hannorichiesto l'ennesimo rinvio dell'incontroprevisto per il 18 aprile. Il nuovo incontro è programmato per il 6maggio prossimo.

ULTIMA ORA

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Bologna, 30 aprile, Palazzo Re Enzo, ore 9,30CONFRONTO

Lavoro e welfare per essere cittadini europei Le proposte della Fiom su reddito, salario e

orario per un diverso modello socialeFabrizio BARCA, Giovanna CAVALLO, Sergio COFFERATI,Carlotta COSSUTTA, Marica DI PIERRI, Franco FOCARETA,Alice GRAZIANO, Maurizio LANDINI, Marina MOLINARI,Grazia NALETTO, Mimmo PANTALEO, Marco REVELLI,Stefano RODOTÀ, Lorenzo SANSONETTI, Claudio TREVES.

attesa di ulteriori conferme

GARANTITO SERVIZIO INTERPRETARIATO LIS

18 maggio, tutti a Roma

Non possiamopiù aspettare

I metalmeccanici tornano in piazza. Con tutti i lavoratori, i pensionati, gli stu-denti, i movimenti. Contro la crisi e la disoccupazione, per il lavoro, un reddi-to dignitoso per tutti, un nuovo modello di sviluppo e una politica industrialerispettosa dell’ambiente. Per i diritti, la democrazia e un contratto nazionaledegno di questo nome. Per preprare la manifestazione di Roma - 18 maggio, piazza san Giovanni - laFiom organizza alcuni momenti di discussione. Primo appuntamento:

Accordo FinmeccanicaFirmato il protocollo sulle relazioni industrialiIl Protocollo sulle relazioni industriali firmato con Finmeccanica, il più grande

gruppo industriale del Paese, è particolarmente significativo perché, al con-trario di quanto successo in Fiat, investe sulle relazioni industriali con tutti i

sindacati, sulla difesa dell'occupazione e sulla contrattazione collettiva.È positivo che, nella fase di gravissima crisi che attraversiamo, si ivesta su un

sistema democratico di rappresentanza, invece che sulla riduzione dei diritti esulle scelte unilaterali delle imprese.

Il Protocollo contempla il coinvolgimento del sindacato nelle scelte strategi-che della holding, attraverso un confronto preventivo sui temi che riguardano ilperimetro industriale e gli impatti occupazionali.

L'intesa garantisce il carattere vincolante degli accordi. Per la Fiom, come ènoto, l'elemento di maggior vincolo è il voto referendario dei lavoraotri sugliaccordi integrativi. Una pratica già consolidata da Fim, Fiom e Uilm nel rappor-to con le lavoratrici e i lavoratori del Gruppo.

Si affronta il tema del superamento dell'attuale sistema di inquadramentoprofessionale, valorizzando le conoscenze dei dipendenti e definendo nuoviprocessi di avanzamento.

Nel ridefinire le funzioni e il valore negoziale dei Coordinamenti sindacali, laFiom ha sottolineato la necessità di verificare la reale rappresentatività delleOrganizzazioni sindacali.

Il testo integrale dell’accordo si può leggere e scaricare dal sitointernet della Fiom-Cgil nazionale [www.fiom.cgil.it]

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- L'approvazione di una Legge sulla rappresentanza(la Fiom ha depositato un testo in Corte diCassazione il 24 fabbraio 2010) che garantisca lademocrazia e il diritto dei lavoratori a poter decide-

re sui contratti col voto.

Elettrodomestici 130.000 addetti tra

diretti e indiretti, è il setto-re manifatturiero più importante dopo l'automoti-ve, attraversa una crisi strutturale, in larga parte rap-presentativa di una più diffusa difficoltà dell’indu-stria nel nostro Paese (vedi articolo a pag 6).Chiediamo:- un piano pluriennale di incentivi all'acquisto delleapparecchiature a minor consumo energetico, limi-ti sulle caratteristiche delle classi energetiche com-mercializzabili, controlli diconformità sulle apparec-chiature importate dapaesi Ue ed extra-Ue;- incentivare fiscalmen-te le aziende che inve-stono in Italia e fannoricerca e sviluppo.

Energie rinnovabiliÈ necessaria una svoltaper lo sviluppo di un'in-dustria di qualitàambientalmente esocialmente sostenibile,fondata su un nuovo modello energetico che utiliz-zi in modo appropriato tutte le fonti rinnovabili. Peril mantenimento e lo sviluppo del settore – cheattualmente occupa circa 18.000 addetti, con un

indotto di altri 100.000 - e rilanciare la filieradelle energie rinnovabili bisogna:

- rafforzare la ricerca e l'innovazio-ne sia degli enti pubblici chedelle imprese private;- sostenere lo sviluppo di tutti i

settori della green econo-my anche in relazio-

ne all'industriaprimaria (ciclis i d e r u r g i c i

integrali, side-rurgia elettrica,

metallurgia);- utilizzare tuttigli spazi pos-sibili, anchecon le norma-

tive esistenti, promuovendo la diffusione delle ener-gie rinnovabili;- predisporsi al superamento degli incentivi per rag-giungere l'obiettivo della competitività di costo traproduzione da fonti rinnovabili e quella da fonti fossili;- togliere il monopolio sulla gestione della rete;- sostenere lo scambio, l'autoproduzione e l'auto-consumo;- semplificare e uniformare le procedure di autoriz-

zazione degli impianti di fotovoltaico e pro-muoverne l'installazione negli stabili di pro-prietà delle pubbliche amministrazioni e ilriutilizzo ai fini energetici di aree dismesse,

discariche, siti da bonificare.

FerroviarioIl settore è stato pesantemente ridimensionatonegli anni e rischia di scomparire. Il più grandegruppo nazionale, Ansaldo-Breda – che ha lacommessa del-l'alta velocità -è schiacciatoda un pesantei n d e b i t a -mento ed èstata dichia-rata l'inten-zione di cederlo,

come Ansaldo Sts. Anche il taglio di tutte lecommesse di manutenzione sta mettendo ingrave difficoltà le relative aziende.Serve un nuovo piano nazionale per i trasportiin un settore che ha la caratteristica della soste-nibilità ambientale, a partire dal rinnovo delmateriale rotabile e dell’infrastruttura ferrovia-ria, soprattutto a Sud. Sono necessari:- una programmazione degli investimenti siacentrali che regionali, per permettere alleaziende del settore di sviluppare attraverso laricerca prodotti innovativi e competitivi;

- individuare un soggetto pubblico in grado diricomporre tutta la filiera del ferroviario in modo darenderla competitiva;- un modello di impresa a rete in grado di far frontealle sfide nazionali e internazionali;- finanziamenti per l’apertura delle gare dei treniregionali di Trenitalia.

Gruppo FincantieriIl Gruppo ha circa 8.500 dipendentidiretti, due sedi centrali e dieci stabi-limenti (comprensi l'Isotta Fraschinidi Bari e il Ce.te.na. Di Genova). Ilpersistere dello scarico produt-tivo ha determinato il ricorsoprolungato agli ammortizza-tori sociali che si avvianoalla scadenza e, in tutti isiti, migliaia di lavorato-ri delle ditte di appaltostanno perdendo illavoro, spesso senzail riconoscimento diammortizzatori sociali.

Alla Direzione Fincantieri la Fiom ha proposto l'av-vio di un confronto sulle strategie industriali e diinvestimento per la salvaguardia della capacità pro-duttiva e di tutti i cantieri. Riteniamo necessario:- un piano industriale basato su investimenti indiversificazione produttiva e innovazione tecnologi-ca verso la sostenibilità e compatibilità ambientale;- commesse pubbliche immediatamente cantierabi-li per sostenere i siti senza commesse;- interventi del governo a livello europeo per favori-re operazioni tipo «ecobonus»;- il recupero di un modello produttivo e organizzati-vo rispettoso del diritto alla salute e alla sicurezza ditutti i lavoratori, diretti o dipendenti delle ditte diappalto.

InformaticaIn Italia è forte la presenza di aziende multinaziona-

li come Ibm che sempre di più delocalizzano sia laproduzione del software che la ricerca e lo

sviluppo. Unica eccezione è EngineeringIngegneria Informatica con oltre 6.000addetti che continua a essere in ottima

salute. Il 90% delle imprese italiane diinformation technology ha meno di 5 addet-ti, mentre solo il 3% più di 50. Un sistemaquasi polverizzato. La totale assenza di una

politica industriale e la mancanza di investimentinel settore ha causato un grave impoverimentodella innovazione tecnologica: le principali attivitànel nostro paese sonodi «manutenzione»del software esi-stente. Inoltre èvenuta a mancare lacapacità di innova-zione della Pubblicaamministrazionesia centrale chedecentrata. Itagli allaspesa pub-blica e ilpatto dis t a b i l i t àpeggioranoil quadro. Perrisalire la corrente sononecessari:- interventi di politica industriale per favorire l’inte-grazione tra informatica e telecomunicazioni e

sostenere la Information & comunicationtechnology, intensificando le interdipenden-ze tra settori ad alta tecnologia (microelettro-nica, telecomunicazioni e informatica) eindustrie che la possano utilizzare;- destinare risorse alla pubblica amministra-zione centrale e locale per l’innovazionenecessaria a garantire servizi di qualità aicittadini;- impedire che le pubbliche amministra-zioni continuino a indire gare al massimoribasso imponendo il rispetto dei contrattidi lavoro e dei diritti dei lavoratori e dellelavoratrici.

dalla Prima

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MicroelettronicaSettore strategico per lo sviluppo tecnologico eindustriale. Per questo beneficia di consistentisostegni pubblici per gli alti costi della Ricerca eSviluppo e la necessità di continua innovazione. Leprincipali aziende in Italia sono StMicroelectronics

e Micron, più di 10.000 addetti e un indotto quanti-ficabile in altri 3.000. StM occupa 8.000 persone inItalia e 12.000 in Francia, è controllata dallo Statoitaliano (miniastero dell’Economia e Finanze) e dalloStato francese con una partecipazione azionaria del27,6%, ripartita pariteticamente al 50%. La Francia,diversamente dall’Italia, ha adottato in questi anniuna politica mirata di incentivi al settore riuscendocosì a preservare e rafforzare i progetti nazionali.Urgono:- una politica industriale per garantire la salvaguar-dia dei livelli occupazionali;- come azionista di riferimento di StM, il governodeve confermarne il carattere strategico, attivando-si per mantenere in parità l’assetto azionariocon la parte francese e in qualità di azioni-sta pubblico;- individuare strumenti di politica indu-striale pubblica e risorse pubbliche,aggiuntive a quelle private, a soste-gno di Ricerca e Sviluppo e almantenimento dei siti in Italia.

Siderurgia35 mila addetti diretti ealtrettanti nell'indot-to. Da quattro anniè in atto unacontrazionesenza

precedenti della domanda e delle produzioni che hacoinvolto tutta l'Europa. La produzione nel 2012:meno 5,2% in Italia, meno 3,7% in Germania; il consu-mo di acciaio in Europa è diminuito del 3,9%. Serveun piano europeo di settore con misure che accom-pagnino – con i fondi comunitari – il processo dirazionalizzazione della struttura produttiva con unpiano sociale e l'apertura di un tavolo nazionale sullestrategie e sulle priorità del settore con i seguentiobiettivi:- mantenere le produzioni del ciclo integrale e rilan-ciare la filiera del forno elettrico;- favorire accordi e integrazioni tra i produttori;- avviare la costituzione di un consorzio nazionaleper l'eco innovazione dei processi e dei prodotti eper l'approvvigionamento delle materie prime e delrottame ferroso;- sostenere l'incremento dell'efficienza energetica,con l'uso delle energie rinnovabili;- salvaguardare la sicurezza in ambiente di lavoro ela salute dei cittadini attraverso la revisione antici-pata e generalizzata delle Aia (Autorizzazioni inte-grate ambientali).

Telecomunicazioni50.000 addetti,per un settore incrisi da arretra-tezza. L’Italia sitrova ben aldi sotto dellamedia euro-pea pernumero dif a m i g l i econnesse ai n t e r n e t(con il 62%, inEuropa la media è del73%). Una delle cause della crisi è stata la disastrosa priva-tizzazione della Telecom, che non investe perchépesantemente indebitata, ma possiede il controllosulla maggior parte delle infrastrutture delle teleco-municazioni italiane e l’unica infrastruttura di rete alarga banda realmente generalista esistente in Italia.La gestione della rete è cruciale, la Fiom ritiene siaun bene pubblico e che perciò debba tornare sottocontrollo pubblico, anche per far ripartire gli investi-menti e regolamentare gli appalti. È prioritario rea-lizzare:- il ruolo attivo del soggetto pubblico per persegui-re l'interesse generale e un servizio universaleattraverso interventi di manutenzione, di ammo-dernamento continuo e la realizzazionedell'estensione geografica della rete;- la neutralità della rete: pari opportu-nità di accesso e pari condizioni dicosto e qualità di trasmissione atutti gli operatori che voglionoentrare nel mercato dell’infor-mazione; separazione tra chidetiene la proprietà della rete alarga banda da chi la utilizza;-il potenziamento dei serviziispettivi del lavoro per affermare regole certe

sugli appalti, rafforzare la qualità del lavoro, contra-stare l'infiltrazione della criminalità organizzata;-il superamento delle gare al massimo ribasso afavore del principio dell’offerta economicamentepiù vantaggiosa, la tracciabilità dei flussi finanziarirafforzando i controlli.

MezzogiornoNel Mezzogiorno la crisi assume caratteristichedrammatiche, perciò servono provvedimenti mirati,quali:- l'utilizzo delle restanti risorse del Fas a favore delleRegioni;- il rafforzamento delle norme per il sequestro e il riu-tilizzo dei beni in mano alle organizzazioni criminali;- il soddisfacimento dei crediti alle imprese da partedella Pubblica amministrazione per opere, servizi eforniture e sostegno nell'accesso al credito per leimprese; - la riqualificazione del modello di specializzazioneproduttiva, attraverso il sostegno alla ricerca, inno-vazione e allo sviluppo delle attività a più alto con-tenuto di lavoro;- l’investimento nella infrastrutturazione, materiale

e immateriale, necessaria al Mezzogiorno,per un modello di specializzazione pro-

duttiva ambientalmente sostenibile;- un programma di opere pubblichealternativo al modello «gigantista»,

dalla messa in sicurezza del terri-torio al rafforzamento del tra-sporto su ferro lungo le trattebrevi, dal consolidamentodelle linee di collegamento

marittime lungo le coste alla manu-tenzione degli edifici scolastici.

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Il rischio «d’andare in bianco»Il comparto degli elettrodomestici con 130.000

addetti è il secondo in Italia dopo quello dell'auto-mobile. È stato a lungo un fiore all'occhiello del

«made in Italy», con marchi molto noti come Ariston,Indesit, Rex, Ignis, Zanussi. Ora è un po’ terremotato:la globalizzazione ha spinto molte produzioni inpaesi «avvantaggiati» dallo sfruttamento dellamanodopera a basso costo, mentre molte fabbricheitaliane sono state conquistate da multinazionalistraniere, come la svedeseElectrolux e la statunitenseWhirlpool. Tutto il settore staattraversando una grave crisi didomanda, di cui la prima vittimaillustre è stato il gruppo Merlonidi Fabriano. Storica impresa «ter-zista» – produceva per altri mar-chi con quattro stabilimenti traEmilia-Romagna, Umbria,Marche e 3.800 lavoratori, èstato investito dal processo didelocalizzazione a est (Polonia,Ungheria, Cechia, Turchia) cheha fatto crollare tutti i «terzisti» –quando si è rivelata impraticabi-le la competizione sul costo dellavoro e dall’affacciarsi sul mer-cato italiano dei grandi marchiextraeuropei, su tutti i coreaniche hanno ormai quasi il 20% delmercato Ue (Samsung, peresempio, controlla l’intero ciclodei prodotti, dall’acciaio al tele-fonino e produce di tutto con lostesso «logo», commercializzan-do un «marchio totale» cosa chegià di per sé costituisce un’effica-ce operazione di marketing).

Dopo essere dichiarato fallito(con un passivo di 563 miliardi),dal 2012 Merloni è in amministra-zione controllata e usufruisce della legge Prodi –D.Lgs 270/99 – che consente di scorporare le varieattività d'impresa, permettendo la ripresa della pro-duzione. Usufruisce di un prestito di 70 milioni, daparte del ministero dell'Economia e delle regionicoinvolte per incentivare i privati alla riconversioneindustriale dei siti chiusi e riassumere i dipendenti inCig. Attualmente solo la Jp Industries di GiuseppePorcarelli ha rilevato uno di questi, riassumendo 800lavoratori.

Ma la crisi non risparmia nemmeno le multinazio-nali che operano in Italia, protagoniste anch’essedella mancanza di una politica industriale che possacompetere sulla qualità. Così Electrolux (3.407 milio-ni di fatturato in Italia, 5.715 addetti in quattro fab-briche - Susegana, Solaro, Porcia, Forlì - oltre a duefabbriche per inpianti professionali a Pordenone eManiaco, con 560 dipendenti) dal 2008 è in ristruttu-razione, con esuberi, prepensionamenti, mobilitàincentivata (cinque anni fa è stato anche chiuso l'im-pianto di Firenze, poi destinato alla produzione dipannelli solari).

Oggi per Electrolux continuano le difficoltà dimercato legate alla virulenza della concorrenza e alleproprie inadeguatezze – basta pensare che i suoielettrodomestici «a incasso» non riescono a conqui-stare le distribuzioni delle grandi catene commercia-li – mentre il piano di riorganizzazione prevedevavolumi di produzione mai raggiunti. In totale gli esu-beri annunciati sono 667, cui si aggiungono altre 534unità, dovuti a ulteriori incrementi di efficienza che

l'azienda intenderebbe conseguire entro il 2015.Sugli esuberi è aperto un tavolo di confronto traazienda e sindacati, che hanno proposto due anni dicontratto di solidarietà per Susegana, Solaro e Porciae la proroga di un anno di Cig a Forlì, ipotesi appro-vata in un referendum dai lavoratori, con 2.324 sì su2.751 votanti (gli aventi diritto erano 4.180).

Anche per Whirlpool – in Italia dal 1989, dopoavere rilevato dalla Philips gli stabilimenti Ignis – iproblemi non mancano. Al momento gli impianti delgruppo in Italia sono 6: tre nel varesotto, e poiSiena, Trento, Napoli. Nel novembre 2011 è statoraggiunto un accordo che prevede la messa in sicu-rezza dei siti di Cassinetta e di Comerio (Va). La pro-prietà si è impegnata con un piano industriale cheprevede oltre alla reindustrializzazione di tutta l'area,anche 42 milioni di euro di investimenti. L'accordo èstato approvato nel gennaio 2012 con referendumdei lavoratori. Sugli esuberi l'azienda ha scelto diadottare contratti di solidarietà che consentono diridurre le eccedenze. È previsto un ulteriore accordoche stabilisce la messa in mobilità di 495 lavoratori

entro il 31 dicembre 2013. L'accordo prevede anchela riallocazione delle unità espulse dal mercato dellavoro. La mobilità avverrà in base all'età pensionabi-le, oltre che su base volontaria. Ai lavoratori in mobi-lità è stato riconosciuto il 100% della retribuzione.

Ultimo grande gruppo è l'Indesit – l’unico di pro-prietà ancora italiana, di Vittorio Merloni, l’ex presi-dente di Confindustria – 1,1 miliardi di fatturato nel2011 solo in Italia. Oltre agli stabilimenti in Polonia

(4), Turchia (1), Russia (1) eInghilterra (1), da noi ha cin-que impianti e 4.800 dipen-denti. Dopo la chiusura nel2010 degli stabilimenti diBrembate (Bg) e di Refrontolo(Tv) e la conseguente ricollo-cazione dei 520 dipendenti,nel luglio 2012 la dirigenza hadeciso di cessare la produzio-ne a None in provincia diTorino, circa 400 addetti, pertrasferirla in Polonia(Radomsko), mantenendo inPiemonte solo 100 addetti allalogistica. Restano le fabbrichedi Melano (An) 350 addetti,Albacina (An) 700 dipendenti,Comunanza (Ap) 600 addetti,Caserta, due stabilimenti perun totale di 1000 lavoratoricirca. Secondo il Piano Italia ilgruppo si è impegnato adinvestire 21 miliardi di europer aumentare la capacità pro-duttiva degli impianti diCaserta. Ma la situazione fatremare le vene ai polsi, perl’incapacità dell’industria ita-liana di tener testa perlomenoai concorrenti europei (i corea-

ni sembrano, al momento, inar-rivabili). Indesit, ad esempio, dovrebbe far fronte allaconcorrenza della tedesca Bosch (che produce inpatria come in Turchia), ma arranca e per competeresull’alta qualità non basta più far appello all’antica (eormai declinata) fama. Come spiega AlessandroPagano della Fiom nazionale «il quadro di uno deiprincipali poli produttivi italiani è sconsolate. A fron-te dell'assoluta incapacità di tutti gli ultimi governi intema di politiche industriali, il sindacato ha chiesto alMinistero dell'Economia e dello Sviluppo d’interve-nire per salvare i 130 mila posti di questo importan-te comparto. E cioè: rifinanziamento dei contratti disolidarietà difensivi e finanziamento di quelli espan-sivi come strumenti per le riduzioni d'orario di lavo-ro finalizzate alla salvaguardia dell’occupazione;sostegno al salario con la riduzione della pressionefiscale; sostegno alla ricerca e all'innovazione tecno-logica di prodotto; sostegno al mercato, in particola-re per quei prodotti di alta qualità ed elevata effi-cienza energetica; interventi sul costo del lavoro perfavorire la competitività delle imprese attraverso laleva fiscale».

Elettrodomesticidi Claudio Meloni

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Il gruppo multinazionale elettronico franceseSchneider Electric non sembra intenzionato aripensarci e vuole chiudere lo stabilimento di

Rieti. I posti di lavoro a rischio sono 180. Circa 50 ilavoratori dell'indotto che potrebbero trovarsisenza lavoro. Le risposte alle richieste di chiarimen-ti avanzate all'azienda da parte dei sindacati metal-meccanici e da parte dei rappresentanti delle Rsusono state evasive e suonano comeuna conferma della volontà del-l'azienda di chiudere il polo reatino.Nessun impegno concreto, neppuresul possibile trasferimento di attivitàper garantire nell'immediato la pro-duzione. Di fronte a questi sviluppinegativi, il CoordinamentoNazionale Schneider (comunicatodel 5 aprile) ha deciso di tenere unamanifestazione di protesta in conco-mitanza con la riunione delCoordinamento aziendale europeoprogrammata per il 23 aprile 2013 aParigi. La delegazione dei lavoratoridi Rieti, che chiederanno di potersiconfrontare con i dirigenti del grup-po, sarà particolarmente numerosa e verrà affianca-ta da rappresentanti di tutti gli stabilimenti italiani.

Va avanti la trattativa sul piano industriale perl'ABB (energia). Il coordinamento nazionale delleRsu ABB e delle strutture territoriali e nazionalidella Fiom-Cgil, riunito il 4 aprile, ritiene che sidebba modificare la sostanza del piano presentatodall'azienda. I punti da modificare investono diretta-mente le condizioni di lavoro degli operai: contrat-tazione dell'orario di lavoro e delle flessibilità,modalità di definizione del premio di redditività,assunzione dei lavoratori precari. Nei prossimi gior-ni si svolgeranno assemblee sindacali unitarie intutte le sedi. Tutti i lavoratori potranno discuteresull'ipotesi di accordo sindacale che, successiva-mente, verrà sottoposta a referendum.

La ristrutturazione della Selex Es (Finmeccanica)prosegue. Gli obiettivi di riduzione dei costi e di cre-scita dei fatturati perseguiti dall'azienda si traduco-no in un piano di riorganizzazio-ne con costi altissimi per i lavora-tori: in base al piano di riorganiz-zazione le eccedenze nel grupposono 2.529, di cui 1.938 in Italia.Massiccia anche la riduzione deisiti industriali: quelli italiani dovrebbero passare,entro il 2014, da 48 a 26, quelli inglesi da 16 a 10. Perrealizzare questo piano di ristrutturazione verrannoutilizzate mobilità e cassa integrazione. I sindacatiintendono richiedere l'utilizzazione di strumenti disolidarietà che riducano l'utilizzazione della cassaintegrazione a zero ore. In preparazione di unnuovo incontro con l'azienda, previsto per il 24 apri-le, i coordinamenti di Selex e i sindacati analizzeran-no nel dettaglio il piano aziendale per elaborareproposte alternative.

Anche l'Ufi filters, del settore automotive (auto,fuoristrada, moto, autocarro) ma che produce

anche componenti per macchine agricole, motorimarini, compressori, macchine industriali e permovimento terra, è in crisi. L'azienda, nata nel 1972a Nogarole Rocca (Verona), con stabilimenti inItalia, Tunisia, Cina, Corea del Sud, India, conta 4.000dipendenti nel mondo, di cui 600 in Italia. Il 18marzo, presso la Confindustria di Verona, si è tenu-to l’incontro tra la direzione aziendale e le Rsu dei

siti di Verona e Mantova assistiti dalla Fiom diVerona e Mantova e dalla Fim di Mantova. La dire-zione aziendale ha dichiarato di essere intenzionataa ridurre drasticamente la produzione automotivein Italia. Secondo i dati forniti dall'azienda e riporta-ti nel comunicato Fiom dell'8 aprile, le eccedenze dilavoratori sono 135 per il sito di Nogarole Rocca, 69per Porto Mantovano, cioè la totalità dei dipenden-ti, e 24 su 27 per il sito di Marcaria, sempre aMantova. Rsu e sindacati hanno respinto il piano erichiesto l'apertura di un confronto con la presenzadell'assessorato delle politiche del lavoro e delleautorità locali interessate. È stato proclamato lostato di mobilitazione negli stabilimenti veronesi emantovani. La Fiom ha richiesto il coinvolgimentodel ministero delle Sviluppo Economico.

Dopo una lunga e impegnativa vertenza i lavo-ratori dell'Otis (elevatori) hanno approvato l'ipotesidi accordo per il nuovo contratto integrativo.

Diversi i punti positivi, in controtendenza con quan-to accade nel settore metalmeccanico: riconosci-mento delle rappresentanze sindacali, permessiretribuiti per visite mediche, accordi sugli orari, defi-nizione di un premio, aggiornamento dei buonipasto. Per questo, in un comunicato del 9 aprile, laFiom nazionale esprime soddisfazione per i risultatiottenuti.

All'Artemide, famosa fabbrica milanese di lam-pade e lampadari nata nel 1960, la Fiom vince connettezza le elezioni per il rinnovo delle Rsu. Su 142votanti, la Fiom ottiene 109 voti, 16 la Fim (16 sche-de nulle, una scheda bianca). I delegati Fiom eletti

sono 4 mentre la Fim ottiene un solo delegato.Anche alla Pali Italia la Fiom vince le elezioni per

il rinnovo delle Rsu dello stabilimento di Parma.Hanno votato 110 lavoratori (84%) su 131 aventidiritto. La Fiom ha ottenuto complessivamente 66voti (61,1%), contro i 42 (38,9%) della Uilm (2 leschede bianche).

Si complica ulteriormente la già complessa crisidella Ois spa uno dei marchi storici dell'in-formation technology italiana. Il rischio,vista l'opacità e la confusione della situa-zione, è che diventi un altro caso Eutelia.A fine 2012 la società aveva presentato ladomanda di ammissione alla procedura diconcordato preventivo, con l'utilizzazionedi ammortizzatori sociali. La confusionesulle strategie aziendali, il mancato rispet-to di quanto concordato preventivamentehanno messo in allarme i sindacati mahanno suscitato perplessità anche tra irappresentanti del ministero delloSviluppo Economico. La Fiom e il coordi-namento delle Rsu non hanno potuto faraltro che ribadire che solo in un contestotrasparente si possono applicare gli stru-

menti di gestione della crisi. È chiaro, purtroppo,che l'azienda non ha ancora trovato le risorse perrendere applicabile il concordato ed evitare licen-ziamenti collettivi.

L'11 aprile si è svolto a Roma, presso il ministerodello Sviluppo Economico, un incontro sul futurodel gruppo siderurgico Afv Beltrame. Le prospetti-ve per l'anno in corso non sono buone: calo dellaproduzione e del fatturato. L'azienda vuole concen-trare la produzione nello stabilimento di Vicenza edi Trith Saint Leger, in Francia. L'annunciata chiusu-ra dello stabilimento di San Didero (Torino) tuttavianon è scontata. Su sollecitazione di Fim, Fiom e Uilmla direzione del gruppo siderurgico verificherà, incollaborazione con le istituzione locali interessate,la possibilità di realizzare un piano che renda piùcompetitivo lo stabilimento piemontese.L'appuntamento è per il 6 maggio presso il ministe-ro dello Sviluppo Economico, per discutere e appro-

fondire un piano industriale che salvil'acciaieria di San Didero.ThyssenKrupp e Fim, Fiom, Uilm

si sono incontrati il 10 aprile pressoil Ministero dello svilupppo econo-mico per discutere, alla presenza

delle istituzioni locali, del futuro del gruppo Berco,dal 1999 di proprietà del marchio siderurgico tede-sco. In un contesto di crisi e di cassa integrazioneche dura ormai da anni, l'azienda ha annunciato divoler chiudere l'impianto di Busano Canavese (87addetti, Torino) e tagliare numerosi posti di lavoronegli stabilimenti di Copparo (Ferrara) eCastelfranco Veneto (Treviso). Contrari i sindacati,che con il sostegno delle istituzioni locali, intendo-no chiedere un nuovo piano industriale che per-metta il rilancio delle aziende del gruppo e che diagaranzie occupazionali. Il 17 aprile è previsto, aRoma, un nuovo confronto tra le parti.

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Contrattando a cura di Giuseppe Bonanni

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Quanti sono i precari nel mondo? Chi sonoe come possono essere definiti? Il preca-riato è una classe come il proletariato

industriale? E' una grande minoranza che pre-sto diventerà maggioranza? E cosa chiedono iprecari globali alle istituzione democratiche ealla politica? Infine, andando alla radice, inquale fase dello sviluppo capitalistico nascequella condizione dilavoro e quindi divita definibile preca-riato? Sono questealcune delle doman-de che stanno allabase dell'interessan-te libro del sociologoinglese GuyStanding, Precari. Lanuova classe esplosi-va (il Mulino, pagg.304, 19 euro).

Negli ultimi anni,la condizione deiprecari è stata rap-presentata e descrit-ta in film, inchiestetelevisive, a teatro;sono stati pubblicatilibri autobiograficiche narrano la vitaprecaria. Eppure,questo fenomenoche accumuna tutti ipaesi industriali fati-ca ad essere compre-so e soprattutto nonriesce ad avere il giu-sto peso nel confron-to politico. Il preca-riato, analogamenteal proletariato, è unaclasse in sé. Vale a dire che gli uomini e le donneche ne fanno parte appartengono ad un grup-po sociale con caratteristiche comuni. Quali?Standing risponde a questo domanda in nega-tivo. Elenca cioè sette garanzie di sicurezzasociale del «lavoro dignitoso» che nel corso delNovecento hanno permesso alla classe operaia,o proletariato industriale, di acquisire uno sta-tus di «cittadinanza industriale». Vediamo inbreve quali sono. Opportunità di lavoro perottenere un reddito dignitoso. Sicurezza delposto che significa protezione contro licenzia-menti arbitrari e continuità occupazionale.Sicurezza del ruolo e opportunità di mobilità.Sicurezza per la propria salute. Valorizzazionedelle proprie competenze. Garanzia di un reddi-to fisso e contrattabile agganciato a meccani-smi di sicurezza sociale. Diritto alla libera rap-presentanza per poter difendere le condizionicomplessive di lavoro. È proprio questa rete digaranzie che manca ai precari. Sono lavoratoridiminuiti, costretti ad una condizione di «noncittadinanza». I profili sono noti. Nel precariato

ci sono la gran parte dei lavoratori «tempora-nei», indeboliti nel reddito e nelle relazioniinterne all'impresa: cocopro, occasionali, partiteiva. Anche il lavoro a tempo parziale, quandonon è una libera scelta, ma una imposizione delsistema economico, è una forma precaria dilavoro, così come lo sono gli stage pre e postuniversitari.

Milioni di persone, nei più diversi paesi, negliultimi trent'anni, sono state precarizzate, vivo-no cioè una condizione nella quale, giornodopo giorno, sei sottoposto a «pressioni e situa-zioni che conducono a un'esistenza precaria,incentrata sulla sola dimensione del presente,deprivato di una solida identità o del senso direalizzazione che normalmente si ricaverebbeda un lavoro».

A conferma di come la precarizzazione abbiaormai sconvolto l'intero sistema lavorativo tra-dizionale, anche nella grande impresa,Standing cita il caso limite del Giappone con ladefinitiva scomparsa del salaryman, il lavorato-re che nasceva e moriva in un'unica impresaverso la quale era legato da un rapporto didedizione assoluta.

Ma nella precarizzazione del lavoro indu-striale rientra a pieno titolo anche la drammati-ca realtà degli operai cinesi della modernissimaFoxconn (fornitrice Apple, Motorola ecc., vediiMec del 5 marzo 2013) che si sono ribellati acondizioni semischiavistiche di lavoro. Possono

infatti rientrare per molti aspetti nel precariato:sono giovani (moltissime le donne) provenientidalle zone rurali, migranti interni alloggiati indormitori annessi alla fabbrica, privi di rappre-sentanza, che lavorano in condizioni tali disfruttamento che non reggono per più di due otre anni. Poi tornano nei villaggi di provenienza.

I casi descritti di precarizzazione di tutte leforme di lavoro sonomoltissimi e copronotutto il mondo indu-striale. Nell'insieme,scrive Standing,emerge una classecon un'identità insta-bile, incerta, più simi-le a quella deimigranti, l'altro gran-de esercito di lavora-tori che ingrossano lefile del precariato,che a quella della tra-dizionale classe ope-raia. Una identitàfatta di ansie e di insi-curezze, che non rie-sce a controllare letecnologie chemaneggia nel lavoroe nella vita. Per que-sto, richiamandosi aMarx, Standing scriveche il precariato è unaclasse in divenire, nonè una classe per sé.Non riesce cioè a pro-durre una continuati-va iniziativa rivendi-cativa e politica perpoter migliorare leproprie condizioni. Ed

è per questo che questa classe può essere defi-nita esplosiva, o meglio pericolosa - visto che iltermine inglese è dangerous, come ha osserva-to Luciano Gallino. Una classe che non vedefuturo e accumula rabbia può passare al disim-pegno politico, all'intolleranza, può cercarecapri espiatori ma può anche produrre prote-ste, opposizione. Ed è questa la sfida, innanzi-tutto culturale.

Quello che serve è «una politica per il paradi-so», un insieme di proposte emancipative pertutti i precari, una politica nuova «dal caratterelievemente - ma fieramente - utopistico». La crisidrammatica della globalizzazione neoliberista loimpone: si devono ripensare i diritti di cittadi-nanza, rilanciare l'istruzione liberandola dallamercificazione, definire forme di reddito di citta-dinanza, pensare nuove forme di contrattazioneper attività socialmente rilevanti, affrontare lequestioni del lavoro con una visione globale,pensare nuove forme di rappresentanza. Unasfida difficile, impellente: quali saranno gli atto-ri politici che la raccoglieranno?

Pericolosamente precari di Giuseppe Bonanni