con il cuore aperto al futuro - cadelleorecomunità terapeutica per il recupero e la riabilitazione...

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CON IL CUORE APERTO AL FUTURO TRiMeSTRale Dell’aSSOCiaZiONe SaNKalPa ONlUS ANNO XVIII - N. 4 DALL’ASSOCIAZIONE Pag. 8 “ESSERE MIGLIORI” DALL’EREMO Pag. 4 “ABITARE IL TEMPO” CÀ DELLE ORE Pag. 22 “RI- SPLENDERE” CON IL MONDO Pag. 29 “CURARE IL NOSTRO TEMPO”

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Page 1: CON IL CUORE APERTO AL FUTURO - cadelleorecomunità terapeutica per il recupero e la riabilitazione di persone affette da di pendenza da sostanze ed alcool. la comunità è situata

CON IL CUORE APERTO AL FUTURO

trimestrale Dell’assoCiaZione sanKalpa onlus ANNO XVIII - N. 4

DALL’ASSOCIAZIONE

pag. 8

“ESSERE MIGLIORI”

DALL’EREMO

pag. 4

“ABITAREIL TEMPO”

CÀ DELLE ORE

pag. 22

“RI-SPLENDERE”

CON IL MONDO

pag. 29

“CURARE ILNOSTRO TEMPO”

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EREMO DI S. PIETROsituato tra le verdi colline di mason Vic. tra ulivi, vi-

ti e ciliegi, è un luogo di pace e silenzio, di serenità eraccoglimento, di ricerca spirituale e meditazione. iprimi cenni della sua esistenza risalgono al 1293 edopo varie alternanze di custodia, arriva a questa or-mai semi-distrutta chiesetta, nel 1983, padre ireneoda gemona, frate francescano, che con devozioneed impegno, con l’aiuto di tanti volonterosi, ha ridatovita all’antica costruzione. nel tempo è diventato uncentro di spiritualità e di accoglienza dove si può fa-re esperienza di preghiera e raccoglimento, di incon-tri individuali e di gruppo, formazione umana espirituale, condivisione...

è il “cuore” che pulsa e nutre tutte le attività fon-date da p. ireneo e che da qui sono partite.

ASSOCIAZIONESANKALPA

l’associazione sankalpa nasce nel giugno 2000 pressol’eremo di s. pietro a mason Vicentino con due attività:presso la Comunità terapeutica “Cà delle ore” di breganzee presso l’eremo di s. pietro. poi, per rispondere piena-mente ai principi fondamentali cui si ispira “l’uomo è natoper ricevere doni e diventare a sua volta dono e per risco-prire la sua essenza e impegnarsi nell’umanizzazione” leattività si sono sempre più ampliate. ad oggi siamo impe-gnati nella Comunità, all’eremo, nella realizzazione com-pleta del giornale sankalpa, con aiuti verso bosnia, brasile,africa, india, betlemme ed ecuador nelle raccolte e distri-buzioni di generi di prima necessità, nelle raccolte fondicon mercatini, cassettine presso esercizi del territorio,adozione di progetti a distanza e sensibilizzazione indivi-duale e quanto ancora troveremo sul nostro cammino.

FRATERNITÀ S. FRANCESCOCOMUNITÀ CA’ DELLE ORE

nasce nel 1981 per volontà dei Frati minori Veneti come comunità di accoglienza,si evolve poi come Cà delle ore cooperativa sociale nel 1984 per gestire l’omonimacomunità terapeutica per il recupero e la riabilitazione di persone affette da di-pendenza da sostanze ed alcool. la comunità è situata sulle colline dell’alto vicentino,a breganze (Vi), in una struttura ampia ed accogliente immersa nelle prealpi venete.sono accolti sino ad un massimo di 25 utenti residenziali, mantenendo nel profilodi “piccola comunità” un rapporto tra numero di utenti e operatori basso, perfavorire un approccio il più possibile individualizzato e personalizzato. il progettoterapeutico riabilitativo sankalpa, mira alla rinascita del soggetto ad una nuova vitanella sua interezza di uomo, proponendo un approccio di ampio respiro, che trovale sue radici nella visione francescana della vita e nella psicologia transpersonalee sistemico-costruttivista. il progetto sankalpa prevede un percorso individualizzatodi psicoterapia personale e di gruppo, integrato con una serie di attività psicocor-poree, culturali e educative, anche esterne alla comunità, nonché incontri con lefamiglie, e fase per il reinserimento lavorativo e follow up dopo la dimissione.

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DALL’EREMO

È tempo opportuno per un nuovo slancio con cuore aperto

alle buone ispirazioni per essere concreti nell’Amore.

Buon Natale e Buon Anno a tutti

Padre Ireneo

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DALL’EREMO

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« Allora era un sentiero Sconosciuto, sul grosso librotenuto in mano da un frate Innamorato di Dionessun tempo di percorrenza, nessun grado didifficoltà, solo un dito ad indicare la direzione.Una Novità…tanta Curiosità….Anni e anni passati a Salire, l’entusiasmo che lascia spazio alla Fatica, poco fiato per le chiacchere, la crisi della Mente si fa sentire,il Cuore stranamente sempre più leggero.Sto per inciampare nel Vuoto, nessuna Resistenza,finalmente si Vola…Non è Speranza ma Certezza

Luca R.

IL MIO CAMMINO MEDITATIVO

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DALL’ASSOCIAZIONE

KYRIE ELEISON

O Signore,stammi sempre vicino.Tieni la tua mano sul mio capo,ma fa che anche io tenga il capo sotto latua mano.Prendimi come sonocon i miei difetti, i miei peccati,ma fammi diventare come Tu desiderie come anch’io desidero

«

Con questa preghiera di Papa Lucia-ni inizio la giornata, è il buongior-no a Dio, l’affidarmi a Lui affinché

guidi i miei passi nella vita e abbia pietà dime per le mie fragilità.

Francesca

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NOTIZIE DALL’ASSOCIAZIONE

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DALL’ASSOCIAZIONE

Il 16 Ottobre 2018 si è celebrata la giornata mondiale dell’Ali-mentazione per ricordare l’anniversario della data di fondazionedella FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimen-tazione e l’Agricoltura) e la nostra Associazione è stata chiamataa dare una mano dall’Ipermercato Carrefour di Thiene che ciha chiesto di organizzare una raccolta viveri partecipandoquindi alle azioni per ridurre la fame nel mondo. Il nostro con-tributo a questa importante giornata ci ha reso maggiormenteconsapevoli del nostro impegno ad essere mani aperte al ser-vizio per rendere questo mondo più umano e dignitoso un mondo“Fame Zero”. Ringraziamo i nostri volontari che ancora una volta sisono resi con amore e gioia disponibili.

Sono ripresi nel corso del mese di Novembre i corsi di me-ditazione che si svolgono per il periodo da novembre 2018ad aprile 2019 nei seguenti giorni e orari:Mercoledì ore 20,15: 1° corso: formazione iniziale e perma-nente alla meditazioneVenerdì ore 20,15 : 2° corso: opportunità esperienziale dimeditazione cristianaViviamo tutti alla continua ricerca della serenità, della paceinteriore: partecipando a questi corsi possiamo sperimentareil percorso da intraprendere per superare la gabbia di rumoreche ci circonda privandoci della vera libertà e attraverso ilsilenzio cercare di ristabilire dentro di noi quell’ordine e

quella serenità in grado di farci guardare nel centro del nostrocuore, in profondità chi siamo realmente per poter così ri-partire ogni giorno per un nuovo primo giorno.

“Siediti ai bordi dell’auroraper te si leverà il sole.

Siediti ai bordi della notteper te scintilleranno le stelle.Siediti ai bordi del torrente

per te canterà l’usignolo.Siediti ai bordi del silenzio

Dio ti parlerà”

Ogni primo mercoledì del mese si svolge presso Casa SantaChiara la consegna dei pacchi alimentari alle famiglie sostenutedalla nostra Associazione e tra i viveri che vengono consegnati,oltre a quelli raccolti dalla nostra Associazione nei supermercaticon cadenza quindicinale, ricordiamo che un ruolo importantehanno anche i generi alimentari che ci vengono donati dal BancoAlimentare di Verona con cui collaboriamo da diversi anni. Co-gliamo l’occasione per ringraziare i volontari del Banco che sem-

pre ci accolgono con il sorriso e con i quali nel corso degli anni abbiamo instauratoun rapporto di amicizia e di reciproco aiuto perché INSIEME si può fare molto!!

“Ora non è tempo per pensare a ciò che non hai. Pensa a quello che puoi fare con quello che c’è”

E. Hemingway

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DALL’ASSOCIAZIONE

Dal 1 Dicembre 2018 variano all’Eremo di San Pietro gli orari delle cele-brazioni della Santa Messa così come di seguito:

Sabato: Santo Rosario ore 16,30Santa Messa ore 17,00

Domenica: Santo Rosario ore 16,30Santa Messa ore 17,00

Al termine della Santa Messa ci sarà un momento di raccoglimento conpreghiere inerenti al periodo liturgico che si sta vivendo.

I suddetti orari rimarranno in vigore fino alla Santa Pasqua 2019.

Trenta anni fa Il 07 Novembre 1988 fr. John David Vaughnpadre generale dei frati minori ha visitato la Comunità Te-raupetica Cà delle Ore intrattenendosi con i giovani dellastessa comunità, incontrando i frati, sostando in raccogli-mento all’Eremo di San Pietro e celebrando l’Eucarestianella chiesetta della Comunità, con la partecipazione e l’ani-mazione degli operatori e dei giovani ospiti. Aver condiviso,seppur per un solo giorno, con il Padre generale della Co-munità francescana, su cui fondano le proprie radici la Co-munità Cà Delle Ore e l’Associazione Sankalpa, è stataun’esperienza molto significativa per entrambe le parti. La

sua benedizione, le sue parole di in-coraggiamento e di stima per l’operae i progetti portati avanti con amoreci stimolano ancora oggi a continua-re e sviluppare la nostra opera. Al-lora avanti sempre!!

Sono già trascorsi diciotto anni da quel24 novembre del 2000 in cui PadreSlavko Barbaric è tornato al Signore,ispiratore del suo impegno, sede del suoamore. Morì sul Krizevac fra la tredi-cesima e la quattordicesima stazionedella Via Crucis. Dal 1982 Medjugorjeè stata la sua patria elettiva, il luogo dovetanto ha scritto per diffondere i mes-saggi di Maria, dove ha tanto operatoper gli emarginati, i sofferenti ed i pel-legrini. Lo ricordiamo con immensoaffetto e lo ringraziamo per quanto hasignificato nella storia diMedjugorje e per l’AMO-RE del quale è stato apo-stolo divulgatore esublime cantore.

Nell’Assemblea dell’Associazione Sankalpa diSabato 8 Dicembre oltre a riflettere sul tema“Un gruppo di persone che condivide un obiettivocomune può raggiungere l’impossibile” vengono“raccontate le attività” che la nostra Associazioneporta avanti nel territorio e nel mondo in modotale da portare alla conoscenza di tutti i soci levarie realtà in cui opera la nostra Associazionetenendo bene presente che la sua natura èAMARE e SERVIRE.

Sabato 24 Novembre l’Associazione Sankalpa ha parte-cipato alla Giornata Nazionale della Colletta Alimentarepromossa e organizzata dal Banco Alimentare. Cerchiamocosì attraverso queste collaborazioni e momenti di soli-darietà concreta di mettere in pratica quanto Papa Fran-cesco chiede a noi cristiani di uscire nel mondo ed essere“regalo” per gli altri so-prattutto verso i più po-veri, con generosità, percostruire relazioni buo-ne per imparare a gene-rare e costruire umanitàcon il prossimo che in-contriamo.

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DALL’ASSOCIAZIONE

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Vivo ormai da qualche anno una sensazione di disagiomisto a perplessità. Per il lavoro che faccio sarebbenecessario che io mi mettessi al passo con gli adole-

scenti, che cerco per quanto possibile di capire e con i qualicostantemente dialogo e mi confronto. Per i miei ragazzinon è certo un segreto la mia inettitudine tecnologica, checercano anzi ogni giorno con molto garbo e comprensionedi non farmi pesare. Li ringrazio pure, perché in fondo lamia è un’inefficienza e un’inadeguatezza che spesso a loronon è consentita. Provo ogni giorno come un minatore ascavare pertugi in questa montagna di conoscenze e saperisocio-tecnologici, ad applicarmi per trovare la quadra a que-sto mondo social-esposto, ma mi accorgo che al primoarresto dei lavori ho già di-menticato la galleria da do-ve sono entrato e mi èimpossibile quindi riper-correrla a ritroso.

Il mondo socialmenteconnesso, il virtuale, è or-mai una necessità. Cono-scerlo perlomeno pare unanecessità. Non lo fosse perme lo è sicuramente per ungiovane e ho la netta im-pressione che non essendopadrone di questa caoticapiazza virtuale, buona partedella socialità degli adole-scenti mi sfugga. Non cre-do che le aspirazioni e lepulsioni dei ragazzini del 2018 siano granché diverse daquelle dei loro genitori, ma lo strumento attraverso cui ci simuove, si fa conoscenza e si evade dalla regola che imbrigliaè oggi tutt’altra cosa. O sei dentro o sei fuori.

Non ho propensione per la tecnologia e di conseguenzaper i social-network e non intendo lo schermo luminoso diun pc come il varco ideale attraverso il quale far passare lemie opinioni e le mie incazzature. L’idea di gettarle poi nel-l’increspato e infinito mare del web mi rende davvero ancorpiù scettico sulla sua reale utilità, se per utilità si intende unacrescita dell’individuo. Non conosco, come detto, i socialeppure questa mia refrattarietà mi inquieta proprio perchéesprime un mio limite professionale. È in fondo un corto-circuito tra ciò che mi interessa essere come persona e ciòche debbo necessariamente essere come insegnante; mi pareche il già incerto contorno delle personalità fragili e ondivaghedei tredicenni mi sfugga ancor di più proprio a causa di unamia irresponsabilità.

Ho provato a pensare più volte da dove provengano questemie resistenze eppure non so andare oltre, non so farmeneragione. Saranno pure pigrizia personale e colpevole disin-teresse per il nuovo, ma sapere che qualcuno incappucciatodall’anonimato del web possa impunemente avvelenare l’ac-quedotto di parole, di opinioni e di pensieri al quale tutti cisi abbevera mi sembra sconcertante. Vedere che tutto è inpiazza per tutti, sempre e comunque lo trovo folle. Notareche la ricerca dell’informazione e la soddisfazione della cu-riosità si può estinguere in pochi secondi di superficiale ri-cerca è il modo migliore per comprendere che non èimportante la ricerca della verità, ma ci basta una verità qual-siasi, buona a soddisfare una domanda qualsiasi che riempirà

a sua volta una risposta raccogli-ticcia. Un teatro nel quale sonoin molti a catechizzare e ad asper-gere il mondo di sacre certezzema in cui quasi nessuno se neprender la paternità intellettuale.

E tutto questo intanto crea in-certezza e pressapochismo. Chilegifera è stato ormai doppiato inquesta frenetica pista nella qualenessuno mai si ferma. Voglio cre-dere che in futuro si guarderà adanni come questi con un certosbigottimento, chiedendosi comesia stato possibile che in rete, cioèin piazza, si potesse agire sottocopertura, come delinquenti ar-mati solo della vigliaccheria del-

l’anonimato e con l’appiccicosa vigliaccheria di chi colpiscedi nascosto. Per tutto ti chiedono di dare le generalità, interifascicoli di liberatorie sulla privacy ci inseguono ipocrita-mente, eppure in rete fai i tuoi bisogni dove vuoi e non haineppure la preoccupazione di tirare lo sciacquone, anzi forsegodi compiaciuto che chi arriva dopo di te si troverà il gentilesegno del tuo passaggio. Ci arriveremo a riordinare tutto, sìci arriveremo quando saremo sazi anche di questo giocoalla frantumazione sociale. In ritardo ma ci arriveremo,quando sarà passata la sbornia e quando chi specula sul-l’enorme massa di traffico sarà posto nella condizione di nonnuocere. Nel mentre proviamo almeno a interrogarci a giornialterni in che cosa il web ha contribuito a farci migliori. Ese questo può sembrare un ragionamento eccessivamentemoralista, chiediamoci allora del tempo, se la qualità del no-stro tempo sia lievitata o se il prezzo da pagare per tuttoquesto non sia stato forse troppo, sia in termini di precarietàsociale che di incertezza personale.

KE KAOS di giacomo rosa

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DALL’ASSOCIAZIONE

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di armida galasso

BENEVOLENZA, UNA SFIDA PER TUTTI…

Tutti noi, o quasi, ci preoccupiamo del degrado am-bientale, idrogeologico, atmosferico.... perché glieffetti negativi li possiamo vedere e toccare con

mano ogni giorno. Ma poi quanto ce ne occupiamo? Edinoltre quanto ci occupiamo e preoccupiamo del degradoetico e morale che ci circonda?

Quando abbiamo qualche difficoltà chiediamo aiutoal Signore, a Sua Madre o a qualche Santo ed invochiamola Loro benevolenza. E la nostra benevolenza nei con-fronti della natura, delle cose, delle persone... dov’è?Quanta ce n’è?

Ci costruiamo sempre mille scuse per non intaccarele nostre comodità, i nostri tornaconti, le nostre sicu-rezze.... Rimaniamo aggrappati al nostro “cortile” e nonci rendiamo conto che siamo parte di un tutto, dovel’azione di uno, qualunque essa sia, si ripercuote imman-cabilmente, direttamente o indirettamente, su tutti, comeun’eco che ci arriva alle orecchie e non sappiamo da dovesia partito.

Nessun uomo è un'isola, completo in se stesso; ogni uo-mo è un pezzo del continente, una parte del tutto, dicevaErnest Hemingway.

Si a volte siamo favorevoli ad alcune attenzioni am-bientali (magari quelle più vicine, che non impegnanopiù di tanto e che magari possono portarci qualche be-neficio diretto ed immediato), siamo favorevoli a pro-digarci per gli altri, ma in modo ben quantificato equalificato, e forse non per tutti (ma selezionando) e pos-sibilmente che non rechi più di tanto disturbo.....

Mentre invece per i nostri bisogni più strettamente

personali e pressanti siamo capaci di fare campagne,lotte, rivendicazioni ecc. ecc. per non parlare poi di tuttoquello che viene scritto sui social...

Dicevo della benevolenza, cioè del bene-volere, nonin modo forzato o “mieloso” o assistenzialistico, ma nelsenso di volere il bene dell’altro, degli altri, di tutto ciòche è intorno a noi, vivendo con rispetto, giustizia, pace,onestà, generosità..... insomma è uno stile di vita in con-tinuo miglioramento, non solo atteggiamenti e compor-tamenti sporadici e per determinate situazioni. Ed èanche vedere il bene in ogni cosa.

Acquisire uno stile di vita benevolo non è da ingenui,perdenti, sfigati (oggi sembra che solo i prepotenti e gliarroganti vanno avanti), essere benevoli vuol dire rendersiconto anche che pure noi in fondo siamo “l’altro” per glialtri e con i nostri comportamenti possiamo contribuirea diffondere tale benevolenza che di conseguenza potràessere praticata anche nei nostri confronti.

Vivere la benevolenza è una sfida per tutti, un inco-raggiamento a vivere tutti quei sentimenti che rendonola vita degna di essere vissuta.

E questo non solo per Natale quando tutti ci “sentiamopiù buoni”, più “disponibili”.... ma sempre, in ogni cir-costanza, in ogni momento, con qualsiasi persona ed inogni ambiente. Don Tonino bello esortava a “fare luce,non scintille” e Papa Francesco afferma che “La vita èfatta per amare”, quindi procediamo sulla strada cheporta alla luce, saldi nelle nostre azioni e convinzioniche ci portano ad essa.

Buon Natale e buon cammino!!!

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DALL’ASSOCIAZIONE

L’APPELLO DI PADRE ALEX ZANOTELLI AI GIORNALISTI ITALIANI:

Rompiamo il silenzio sull’Africa. Non vi chiedo atti eroi-ci, ma solo di tentare di far passare ogni giorno qualchenotizia per aiutare il popolo italiano a capire i drammi

che tanti popoli africani stanno vivendo.Scusatemi se mi rivolgo a voi…, ma è la crescente soffe-

renza dei più poveri ed emarginati che mi spinge a farlo. Perquesto, come missionario e giornalista, uso la penna per farsentire il loro grido, un grido che trova sempre meno spazionei mass-media italiani, come in quelli di tutto il modo delresto.

Trovo infatti la maggior parte dei nostri media, sia cartaceiche televisivi, così provinciali, così superficiali, così ben in-tegrati nel mercato globale.

So che i mass-media , purtroppo, sono nelle mani deipotenti gruppi economico-finanziari, per cui ognuno di voiha ben poche possibilità di scrivere quello che veramentesta accadendo in Africa.

Mi appello a voi giornalisti/e perché abbiate il coraggiodi rompere l’omertà del silenzio mediatico che grava soprat-tutto sull’Africa.

È inaccettabile per me il silenzio sulla drammatica situa-

zione nel Sud Sudan (il più giovane stato dell’Africa) ingar-bugliato in una paurosa guerra civile che ha già causato al-meno trecentomila morti e milioni di persone in fuga.

È inaccettabile il silenzio sul Sudan, retto da un regimedittatoriale in guerra contro il popolo sui monti del Kordofan,i Nuba, il popolo martire dell’Africa e contro le etnie del Dar-fur.

È inaccettabile il silenzio sulla Somalia in guerra civileda oltre trent’anni con milioni di rifugiati interni ed ester-ni.

È inaccettabile il silenzio sull’Eritrea, retta da uno dei re-gimi più oppressivi al mondo, con centinaia di migliaia digiovani in fuga verso l’Europa.

È inaccettabile il silenzio sul Centrafrica che continuaad essere dilaniato da una guerra civile che non sembra finiremai.

È inaccettabile il silenzio sulla grave situazione della zonasaheliana dal Ciad al Mali dove i potenti gruppi jihadisti po-trebbero costituirsi in un nuovo Califfato dell’Africa nera.

È inaccettabile il silenzio sulla situazione caotica in Libiadov’è in atto uno scontro di tutti contro tutti, causato da

È SEMPRE TEMPO FAVOREVOLE PER LE TESTIMONIANZE…

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DALL’ASSOCIAZIONE

quella nostra maledetta guerra contro Gheddafi. È inaccet-tabile il silenzio su quanto avviene nel cuore dell’Africa , so-prattutto in Congo, da dove arrivano i nostri minerali piùpreziosi.

È inaccettabile il silenzio su trenta milioni di persone arischio fame in Etiopia, Somalia, SudSudan, nord del Kenya e attorno alLago Ciad, la peggior crisi alimentaredegli ultimi 50 anni secondo l’ONU.

È inaccettabile il silenzio sui cam-biamenti climatici in Africa che ri-schia a fine secolo di avere tre quartidel suo territorio non abitabile.

È inaccettabile il silenzio sulla ven-dita italiana di armi pesanti e leggerea questi paesi che non fanno che in-crementare guerre sempre più ferocida cui sono costretti a fuggire milionidi profughi. (Lo scorso anno l’Italiaha esportato armi per un valore di 14miliardi di euro!).

Non conoscendo tutto questo èchiaro che il popolo italiano non puòcapire perché così tanta gente stia fuggendo dalle loro terrerischiando la propria vita per arrivare da noi.

Questo crea la paranoia dell’“invasione”, furbescamentealimentata anche da partiti xenofobi.

Questo forza i governi europei a tentare di bloccare i mi-granti provenienti dal continente nero con l’Africa Compact, contratti fatti con i governi africani per bloccare i migran-ti.

Ma i disperati della storia nessuno li fermerà.Questa non è una questione emergenziale, ma strutturale

al sistema economico-finanziario. L’ONU si aspetta già entroil 2050 circa cinquanta milioni di profughi climatici solodall’Africa. Ed ora i nostri politici gridano: «Aiutiamoli acasa loro», dopo che per secoli li abbiamo saccheggiati econtinuiamo a farlo con una politica economica che va a

beneficio delle nostre banche e delle no-stre imprese, dall’ENI a Finmeccanica.

E così ci troviamo con un Mare No-strum che è diventato Cimiterium No-strum dove sono naufragati decine dimigliaia di profughi e con loro sta nau-fragando anche l’Europa come patriadei diritti. Davanti a tutto questo nonpossiamo rimanere in silenzio. (I nostrinipoti non diranno forse quello che noioggi diciamo dei nazisti?).

Per questo vi prego di rompere que-sto silenzio-stampa sull’Africa, forzandoi vostri media a parlarne. Per realizzarequesto, non sarebbe possibile una letterafirmata da migliaia di voi da inviare allaCommissione di Sorveglianza della RAIe alla grandi testate nazionali? E se fosse

proprio la Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI) afare questo gesto? Non potrebbe essere questo un’AfricaCompact giornalistico, molto più utile al Continente chenon i vari Trattati firmati dai governi per bloccare i migran-ti?

Non possiamo rimanere in silenzio davanti a un’altraShoah che si sta svolgendo sotto i nostri occhi. Diamocitutti/e da fare perché si rompa questo maledetto silenziosull’Africa.

Napoli, 2017

alex Zanotelli è missionario italiano della comunità dei Comboniani, profondo conoscitore dell’africa e direttore della rivista mosaico di pace.

www.avvenire.it/opinioni/pagine/rompiamo-il-silenzio-sull-africa

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DALL’ASSOCIAZIONE

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Martedì 16 ottobre 2018 si è celebrata la GiornataMondiale dell'Alimentazione, evento organiz-zato dalla FAO con lo scopo di sensibilizzare

l'opinione pubblica sui temi della povertà, della fame edella malnutrizione. Si tratta di una delle molte iniziativenell'ambito della campagna per un mondo a Fame Zero,risultato che si vuole raggiungere entro il 2030. È legittimoritenere assurdo che tale obiettivo non sia già stato rag-giunto da almeno vent'anni. Ben vengano quindi tuttele iniziative che ci ricordano che nel mondo milioni dibambini muoiono ancora di fame mentre altri soffronodi obesità. Sarà anche un luogo comune, ma darlo comepostulato del nostro sistema economico o fatto esisten-zialmente ineluttabile, è un bel modo per mettersi duefette di salame sugli occhi (tanto per restare in tema).

Dopo anni di leggero declino, la fame nel mondo ètornata a crescere grazie soprattutto a guerre, cambia-menti climatici e crisi economica. Tale problema nonaffligge più solo il Terzo Mondo ma anche l'Occidente,Italia in testa. La risposta sta in un impegno da parte ditutti, consapevoli che “le nostre azioni sono il nostro fu-turo”, come recitava lo slogan dell'iniziativa. Uno slogana cui per loro natura aderiscono le raccolte alimentariorganizzate dalla nostra associazione.

In virtù della serietà e della costanza con cui tali rac-colte vengono svolte, il Centro Commerciale Carrefourdi iene ha invitato proprio Sankalpa per l'iniziativa dimartedì 16 ottobre. E proprio questa rivista è stata uno

dei mezzi attraverso cui i dirigenti del centro commercialehanno potuto conoscere la profondità del pensiero San-kalpa e la credibilità del suo operato.

Per noi è stato un onore. Nel giro di poco giorni si èriusciti ad organizzare una squadra di tredici volontariper coprire i turni dal mattino alla sera di un giorno fe-riale. All'iniziativa hanno partecipato anche due ragazzedisabili di Casa Enrico, il centro diurno che da anni col-labora con la nostra associazione per la preparazione deipacchi-famiglia. Sara e Alessandra hanno vissuto di per-sona la raccolta di alimenti e beni di prima necessità,provando direttamente la gioia e la soddisfazione di aiu-tare gli altri, in una logica inversa rispetto a quella chesolitamente le vede oggetto di assistenza. Hanno speri-mentato però anche le difficoltà e il disagio che tale ini-ziative possono comportare. Tra tanti sorrisi,complimenti, auguri e ringraziamenti da parte dellaclientela, non sono mancati gli atteggiamenti di rifiutoo indifferenza, anche questi da rispettare se letti nell'otticadello sconquasso umano-sociale prodotto dalla crisi eco-nomica e dal conseguente aumento della disoccupazione.Entrambe commosse per quanto vissuto, Sara e Ales-sandra hanno descritto le proprie emozioni con tre pa-role: ammirazione, rabbia e stupore. Ammirazione perchi aiuta, rabbia per chi non lo fa e stupore per tuttoquello che si può fare.

Poter fare azioni concrete di aiuto significa davveroessere dei privilegiati.

SANKALPAALLA GIORNATAMONDIALE

DELL’ALIMENTAZIONE

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DALL’ASSOCIAZIONE

13sanKalpa

Mercoledì 31 ottobre, io, Albinoe Franco siamo andati a Vero-na a prendere i prodotti che il

Banco Alimentare ci dona tutti i mesida consegnare alle famiglie del nostroterritorio che sono in difficoltà.

Ritrovo alle ore 8:00 in magazzinoper caricare vestiti, giocattoli, cibo alunga conservazione e altri oggetti daportare al CAV (Centro Aiuto alla Vita)di Schio, in modo da riuscire, grazie aduna piccola deviazione, ad aiutare altribambini e mamme in difficoltà.

Alle 8:30 partiamo e alle 9:00 arri-viamo a Schio. Il tragitto è anche un’op-portunità per parlare con i compagnidi viaggio, scambiarsi opinioni e cono-scersi meglio.

Appena arrivati a Schio incontriamoAnna, che ci accoglie con gioia. Ci sonoanche Piera, Maria e Monica Quest’ul-tima sta seguendo una signora con unbimbo e consegna alla donna abiti peril piccolo e una borsa di generi alimen-tari. Noto l’umanità nel gesto. In questoluogo ci si sente a proprio agio, in fa-miglia. C’è tanto calore e si sta bene.Queste donne sorridenti ci offrono uncaffè e, fra una chiacchera e l’altra, fi-niamo a parlare della costante necessitàdi volontari disponibili a dare una ma-no.

Alle 9:30 ripartiamo con il nostrofurgone verso Verona e alle 11:00 arri-viamo a destinazione.

Il Banco Alimentare è un magazzinomolto grande, un capannone organiz-zato in maniera perfetta. Ci sono tante“formichine” che vanno e vengono inmaniera ordinata, tolgono dagli scaffalile confezioni di cibo e le consegnano anoi e alle altre associazioni presenti.

Giunti all’ingresso della struttura ciaccoglie Gianmario, che è lì da tanti an-ni. La sua carrozzina non gli impediscedi “fare bene il bene”. Anche lui svolgeil suo ruolo con il sorriso sulle labbra.Gli consegno un’agendina che Albinogli aveva promesso; è felice perché partedel costo dell’agenda sarà devoluto alBanco Alimentare.

Veniamo aiutati da vari volontari acaricare il furgone, lo controllo: è vera-mente pieno! Penso: “Che bello, anchequesta volta potremo consegnare tantecose alle nostre famiglie e quindi donareun po’ di serenità per il prossimo me-se”.

Finito di raccogliere e firmare tuttii documenti necessari, partiamo per ilritorno. Sono proprio soddisfatta di es-sere stata in questo posto e di aver co-nosciuto così tante persone che nellaloro vita hanno deciso di dedicare spa-zio ad aiutare il prossimo.

Anche il viaggio di ritorno è piace-vole. Ci scambiamo impressioni sul-l’esperienza vissuta. Penso che tutti ivolontari Sankalpa dovrebbero viverequesta esperienza; perché tutti si ren-dano conto di quanto bene stiamo fa-cendo e quante persone collaboranocon gioia vera.

Al ritorno ci fermiamo al locale diLuca, il figlio di Albino, che ci preparatre bruschette super. Per “fare bene ilbene” bisogna avere energia e qui ci ri-carichiamo…. anche perché fino a sera

ci sono ancora tante ore di lavoro.Torniamo in magazzino e dopo aver

scaricato tutta la merce ci mettiamo asuddividere gli alimenti a breve scaden-za o da conservare in frigorifero nellevarie scatole (una per ogni famiglia).Le distribuiremo la sera stessa.

Alle 19:00 inizia la consegna vera epropria con le famiglie seguite dalla no-stra associazione. Adesso mettiamo nel-le mani di queste persone bisognose ilfrutto di questa giornata piena e coin-volgente, oltre ad altro che avevamo inmagazzino, e la fatica di colpo sparisce.Quando Francesca e Silvia consegnanociò che abbiamo appena portato a casa,la “missione è compiuta”!

Che esperienza meravigliosa! An-dando a casa ringrazio il Signore di que-sta opportunità e della possibilità checi ha dato di poter donare del tempoper i nostri fratelli meno fortunati. Perme questo è tempo di qualità e di azio-ne… per me questo è kairos.

Sofia in collaborazione con mia figlia Alice

UN’ESPERIENZA….

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DALL’ASSOCIAZIONE

6 ottobreviaggio in terra santa

con i the sun

sankalpa c’è

NSankalpa c’è

N

21 ottobreparigi, louvre: giuseppe e antonia

espongono loro opere

sankalpa c’è

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DALL’ASSOCIAZIONE

DA LEGGEREa cura della redazione

“I SEGRETI DELLA LUCE21 PASSI PER LA FELICITÀ”

il nuoVo libro Di FranCesCo lorenZi, usCito il 13 noVembre 2018

eD. riZZoli

Hai mai visto spuntare l’alba di notte? È un istante eter-no. Sfugge, ma resta impresso per sempre. Annun-ciare l’uscita di un libro, di questo libro, per me è

particolarmente disarmante. Lo è per una squisita serie diintime ragioni. Ma lo è anche per le caratteristiche che locompongono e che lo rendono difficile da incasellare in unastretta categoria letteraria – perfino per gli addetti ai lavori.

Chi si immagina qualcosa di simile ad altro già prodottoda me resterà sorpreso. Questo scritto è talmente altro ri-spetto a ciò che ho sperimentato e proposto finora, che nonso davvero come dirlo, né cosa aspettarmi. Perciò qui scrivosolo l’indispensabile… Quando questo viaggio è cominciatonon ne ero consapevole. Come canto nella canzone L’Alchi-mista: “credevo di credere, credevo di sapere scegliere”. C’eraun temporale lontano, un pezzo di cielo si era fatto plumbeo.Poi arrivò una chiamata, una richiesta secca. Mi misi in stra-da. Sapevo dove dovevo andare. I fulmini, una via sterrata,i mulini e i muri a secco… Quanta strada avevo fatto laggiùfin da ragazzino, per poi salire. Sì, salire quel monte era –ed è – diverso da qualsiasi altra cosa, è diverso da tutto ilresto. Saltare nel vuoto è roba per gente coraggiosa e io nonfaccio parte della categoria, inoltre soffro terribilmente levertigini. Ma da lassù ho fatto il mio salto nel vuoto. E, mentrecadevo, mi è stata fatta una promessa. Ho accettato, per fe-deltà e obbedienza. Questa parola che non amo, mi ha poifatto gustare i sapori più prelibati e vedere gli orizzonti piùluminosi. Allora lì sì… ho visto. Desideriamo la felicità,ma non sappiamo come trovarla. Eppure c’è una via.

Ogni cosa mi è passata davanti tra flashback, ispirazionie memorie nascoste: mettendo a nudo me stesso, tutto è di-venuto via via più chiaro. Viaggi, facce, incontri, passioni.Voci, anime e storie millenarie si sono presentate alla portadel mio cuore. Non si è mai pronti per vedere, eppure ve-diamo quando siamo pronti.

Ecco “I segreti della Luce”. Segreti che nella vita di ognigiorno fanno la differenza, una differenza sostanziale.

Il Cardinale Luis Antonio Tagle, arcivescovo metropolitadi Manila, presidente della Caritas Internationalis, nella

sua toccante prefazione ha condiviso alcuni pensieri ri-guardo la sua personale esperienza di lettura de I segreti dellaLuce. Le sue sono considerazioni che fatico ancora a rileggere,tanto mi emozionano, perché non me ne sento degno. Nonavrei mai immaginato, infatti, che uno scritto di un piccolouomo come me – che non sono né un dotto, né un professore,né un teologo – potesse esser citato come “una versione mo-derna delle classiche Confessioni di Sant’Agostino”, né avreimai pensato che “per quelle persone che sono in cerca diuna direzione spirituale per un direttore spirituale, questolibro costituisce una risposta a tale ricerca”.

Chiarisco però che io non ho fatto nulla di straordinario,anzi. Mi sono solo fatto mezzo, strumento, ponte, provandoa rispondere a mio modo e con le mie debolezze a ciò chemi è stato chiesto. La vita mi ha concesso di vivere tante vite,non solo attraverso le mie vicende, ma anche grazie all’esem-pio e l’amore di numerosi maestri illuminati. Ciò che ho ri-cevuto lo condivido. Sarà per questo che “I segreti dellaLuce” non è un libro: è una esperienza, un cammino. Ecome tale richiede tempo, fatica. Non si legge in poche ore.Ingurgitarlo affannosamente strozzerebbe. Si tratta di uncammino per la felicità, fatto di passi leggeri e profondi, in-tensi e vivaci, pungenti, talvolta duri, ma tutti sperimentatisulla mia pelle.

3 parti, 21 temi. La prima parte: “Le sette note dell’armoniainteriore ed esteriore”. Risvegliarsi. Ritrovarsi. Consapevo-lizzarsi. La seconda parte: “Le forze visibili e quelle invisibili”.I sette scalini della battaglia spirituale.

La terza parte: “L’Oltre nel presente”. La gioia. La comu-nione. La libertà del guerriero che ama.

Un percorso per chi indaga un significato più profondonella vita, un cammino rivolto però anche a chi ha paura, achi è impantanato tra mille dubbi, a chi vorrebbe amare enon ci riesce, a chi ama e si ritrova a essere ferito e stanco,a chi si sente vittima della vita o non protagonista della pro-pria. Ma soprattutto è un libro rivolto a chi cerca. E a chi,per questa ragione, troverà.

Francesco

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Una persona matura deve saper parlare tre lingue: la lingua della mente, la lingua del cuore

e la lingua delle mani.(Papa Francesco - 2010)

HELP MISSION

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Le “Raccolte di generi di prima necessità” nei vari su-permercati del vicentino proseguono con cadenzaquindicinale e con immutato entusiasmo ed impegno

costante.Ma oltre alle “raccolte” da noi organizzate, interveniamo

anche in occasioni straordinarie, come è stata la parteci-pazione alla giornata di sensibilizzazione contro la famenel mondo organizzata dalla FAO alla quale siamo statiinvitati dal Carrefour di iene, e la Colletta alimentare,organizzata annualmente a carattere nazionale dal BancoAlimentare. Certamente per noi è un impegno aggiunto,ma siamo convinti che sia un dovere per tutti andare in-contro alle difficoltà altrui, come ci suggerisce il pensieroche è alla base del nostro “fare”: “Gratuitamente avete ri-cevuto, gratuitamente date” (Matteo 10:8).

Quanto raccolto viene successivamente distribuitomensilmente alle famiglie che seguiamo su segnalazionidei Servizi Sociali dei comuni.

raCColte - DistribuZioni

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AFRICA

P iù di 2000 malati di AIDS, centinaia diaffetti da TBC e gli ultimi lebbrosi. Diquesti si occupa principalmente la Mis-

sione di Cumura gestita da frati francescani,suore, medici e volontari. Italiani, portoghesie locali.

Se nel 1955, anno di fondazione della mis-sione, l'emergenza era la lebbra, oggi è l'HIVil virus che desta più preoccupazione, soprat-tutto per la trasmissibilità e il rischio di con-tagio del feto da parte della madre malatadurante la gravidanza. Per questo medici e in-fermieri lavorano nella prospettiva dell'edu-cazione sanitaria oltre che in quella delle curefarmacologiche e grazie a questo impegno lapercentuale di bambini che al diciottesimomese hanno contratto la malattia si è ridottaa livelli bassissimi. Nei tre padiglioni dell'ospe-dale sempre più mamme vengono a partoriree sempre più persone vengono curate.

Insieme alla struttura ospedaliera, quellascolastica (dalla scuola materna fino agli isti-tuti superiori) fa di Cumura una realtà felice,un'oasi nel deserto della miseria - va ricordatoche in Guinea Bissau si vive con meno di duedollari al giorno e che alla voce export la suaeconomia registra solo tonnellate di anacardi– in cui stanno crescendo nuove generazionidi Guineiani.

A loro, sostenendo i Frati e tutto il perso-nale della missione, noi di Sankalpa vogliamodare un futuro.

N Guinea Bissau - Cumura N

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AFRICA

Spinta dal mal d'Africa e da una voglia di avventura insolitaria a luglio di un anno fa sono tornata in questocontinente a me molto caro e più precisamente in Tan-

zania.Sola non lo sono mai stata in verità, sì perché dovete sa-

pere che in Tanzania ad ogni ora del giorno e della notte cisono persone che si muovono, chi si sveglia presto per pren-dere un bus, chi accoglie turisti alle tre del mattino e non siinteressa delle lunghe imprevedibili attese, chi per salva-guardare la biodiversità dei parchi fa chilometri di rondegiorno e notte e chi si sveglia per fare il pane e subito dopova a suonare la campana per avvisare che è l'ora della SantaMessa del mattino. Evangelista, era lei che alle 6.45 di ognimattina dava il buongiorno suonando la campana...ed è cosìche ogni giorno da sempre la missione di Kipengere si sve-glia.

La maggior parte di voi conosce la bontà e la tenacia del-l'uomo che ha voluto portare una qualità di vita migliorequi, nei monti del Livingstone, ed è proprio di Baba Camilloche sto parlando.

È trascorso più di un anno dal mio viaggio ma appenaapro il cassetto dei ricordi mi riappaiono subito le immaginidi vita quotidiana vissute intensamente con Camillo e la suagrande famiglia, sì perché l'Africa è una grande famiglia,fatta di attenzioni uno per l'altro in particolare modo versoi più piccoli e i più deboli.

Baba Camillo assieme a Suon Nivardina sono una coppiaperfetta. L'amorevole Sorella gestisce l'orfanotrofio pren-dendosi cura giornalmente dei bambini, affiancata dalledade, ragazze che abitano in missione e lavorano tra orfa-notrofio, coltivazioni e allevamento.

Il nostro Baba si occupa invece della quotidianità nellamissione, dice la Santa Messa ogni mattina e ha particolar-mente a cuore il progetto acqua. Ha due appuntamenti im-portanti a cui non rinuncia mai: il pranzo e la cena dei watoto.I bambini dell'orfanotrofio lo accolgono cantando e il suovolto si riempie di gioia. Con tenerezza imbocca i più piccoliregalandogli una caramella o un biscottino ogni sera primadella buonanotte. Anche con me era molto premuroso espesso ci facevamo delle lunghe chiacchierate, il Baba miraccontava aneddoti di vita vera e mi sentivo come quandouna nipote ascolta le arole del nonno.

Il carisma e l'umanità che emana quest'uomo mi lascia-vano spesso a bocca aperta. I suoi sguardi, i suoi silenzi e lesue parole, la sua tenerezza in un corpo di uomo di montagna,corpo ancora forte ma un pò ferito dalle ingiurie degli anni.Ferito come le sue amate montagne del trentino. Posso im-maginarlo in questi giorni incollato alla sua stazione radioper avere notizie della tragedia naturale avvenuta qui in Ita-lia.

Atterrare da sola in Tanzania è stato un alternarsi di gioiee timori ma la sensazione di essere nel posto giusto mi ha

N Tanzania - Kipengere NJAMBO RAFIKI!

di elisa bucco

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accompagnato in ogni mia avventura africana. Viaggiare dasola mi ha fatto cogliere alcune sfumature che non avevonotato nei viaggi in compagnia, tutto è vissuto in prima per-sona ed è meraviglioso, d'altra parte però la condivisionedel quotidiano a volte mi mancava ma un buon diario gior-naliero mi faceva svuotare il sacco. Sì perché in una missionecome nei villaggi che ho visitato le giornate sono intense fi-sicamente ed emotivamente, nascite, morti, malattie, mal-nutrizione erano vissute dagli africani come normalità daaffrontare, per me era più difficile ma era un gran insegna-mento ogni giorno. Fino al calar del sole queste persone nonsi fermano, solo dopo la preghie-ra recitata da grandi e piccini silascia il posto al riposo nottur-no.

I bambini per me sono statiuna fonte di grande insegnamen-to, anche se da una parte pensoche tutti i bambini del mondosono uguali, dall'altra penso cheloro abbiano una marcia inpiù...la vita gli ha offerto oppor-tunità limitate rispetto a noi macon ciò, bambini, poi ragazzi epoi adulti usano le loro risorsecon molta intelligenza e a volte con genialità per rendere laloro vita meno faticosa. Tante parole con i bambini non ser-vivano, un abbraccio era molto di più e giochi con il corpoerano i nostri preferiti. Ogni pomeriggio, prima del tramon-tare del sole avevamo il nostro rituale, un paracadute coloratoda far volare tutti insieme, prima in alto e poi in basso...bam-bini sopra, bambini sotto. I bimbi poi hanno inventato unacanzoncina adatta al nostro girotondo e questo per me eradiventato il momento magico della giornata. Credo che la

meraviglia di questo continente sta nell'amore e anche se inAfrica succede di tutto come nel resto del mondo, io hovoluto vivere solo ciò che di straordinariamente unico riescea trasmettermi questa cultura, quello che per noi qui è piùfacile dimenticare perchè presi dalla nostra di cultura cherichiede sempre di più e sempre più velocità.

Lì, l'andare adagio, il rispetto, la gratitudine, la fiducianel prossimo, sono valori importanti per le persone che hoincontrato, valori che ho vissuto nelle relazioni ma ancherispetto a madre terra che gli offre un terreno da coltivare ouno spazio da dedicare ai grandi animali della savana, un

cielo meravigliosamente stel-lato, natura incontaminata cheè amica dell'uomo africanoche la rispetta e se ne prendecura.

Grandi insegnamenti, fuo-ri e dentro la missione del no-stro Baba, e proprio le sueparole mi sono indelebili or-mai: "IL BENE GENERA ILBENE Elisa" una sfida che cer-cherò di mettere in praticaogni giorno nella terra in cuivivo...pole pole...e poi se mi

torna il mal d'Africa...come dice Camillo...son dolori!!! E al-lora riprenderò l'aereo e in poche ore potrò risentire a pienotutta questa sana umanità.

Elisa

L'accoglienza e la gratitudine che hanno le personeche ho conosciuto dentro e fuori la missione di Kipengeresono un insegnamento grande che porterò con me pertutta la vita.

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BETLEMME

Grazie all'amicizia con Suor Lucia Corradin, religiosaoriginaria di Mason, da oltre due anni sosteniamole attività del Caritas Baby Hospital di Betlemme.

Che cos'ha di speciale questo ospedale? Molte cose. Laprima è certamente il luogo in cui si trova, Betlemme, cittàche per noi cristiani ha un significato speciale soprattuttoin questi giorni. La storia ha fatto del male a questo piccolopaese e a tutta la Terra Santa, divenuta terra di sangue evendetta, teatro di unaguerra continua che nonvede soluzione. Inutile aifini di una reale compren-sione del conflitto arabo-israeliano iniziato nel 1948perdersi in analisi storico-politiche: settant'anni do-po, i torti di entrambe leparti sono sotto gli occhidi tutti.

L'altra cosa che ha dispeciale il Caritas BabyHospital è proprio il fattoche dell'appartenenza al-l'uno o all'altro popolo, al-l'una o all'altra religione,se ne frega. Siamo in pienaCisgiordania, uno dei dueterritori che dovrebberocostituire la Palestina. Ara-bi e coloni ebrei sono co-stretti a convivere econdividere le stesse ma-lattie. I bambini per fortu-na non hanno ancoraimparato ad ammazzarsie quando è la malattia amettere in pericolo le lorovite, trovano rifugio e cureproprio presso il CaritasBaby Hospital (CBH). Pro-prio grazie all'impegno in prima persona da parte del-l'ospedale si è riusciti a risolvere una gravissima crisisanitaria che aveva colpito anche l'inferno (nonostante tuttii propositi di neutralità ed equidistanza, un commento celo permettiamo) di Gaza. Nell'estate 2017, infatti, nell'altroterritorio palestinese erano terminati i medicinali necessariper curare i pazienti affetti da fibrosi cistica. Proprio i bam-bini malati cronici erano quelli che avrebbero pagato ilprezzo più alto se non fossero intervenuti medici e dirigentidel CBH per fornire i medicinali agli operatori dell'Orga-nizzazione Mondiale della Sanità che si sono poi incaricatidi distribuirli.

La carità cristiana ispira il lavoro e la mission di tuttol'ospedale fin dal 1952, anno in cui fu fondato da PadreErnst Schnydrig. La sua volontà era quella di assicurare

l'assistenza sanitaria di base ai bambini vittime del conflittoarabo israeliano iniziato da poco. Da quel momento il CBHha continuato senza interruzione ad accoglierli, assisterlie tentare di curarli. Il Vangelo è sin dall'inizio l'ispirazionenon solo per l'attività medica e sanitaria, ma anche pertutte le azioni e gli sforzi volti a creare solidarietà, rispettoe comprensione reciproca tra palestinesi ed ebrei israelia-ni.

Al momento, dopo 66 an-ni di attività, il poliambulato-rio dell'ospedale arriva a acurare ogni anno quasi 50.000bambini e gli 82 letti dei di-versi reparti ne ospitano circa4000 all'anno. Tenendo pre-sente che in quell'area, tra Be-tlemme e Hebron, vivonocirca 300.000 bambini privi diun'assistenza medica suffi-ciente, è evidente come la pre-senza e l'attività del CaritasBaby Hospital sia indispensa-bile. La struttura è inoltre di-ventata il principale centro perla diagnosi e la cura dell'epi-lessia nella Cisgiordania Me-ridionale (solo nel 2017 sonostate 500 le visite per sospettapatologia).

Il Caritas Baby Hospital,oltre all'eccellenza sanitaria,vuole continuare a offrireamore, umanità e compas-sione alle famiglie i cui figlinecessitano di cure. A tal fineè sorto anche il progetto del-l'appartamento delle mam-me. A loro viene messo adisposizione un alloggiosemplice e curato, dove pos-

sono essere ospitate mentre i figli sono ricoverati, con-tinuando così a fare famiglia. Tutte le mamme possonoinoltre partecipare a corsi di formazione per impararecome meglio accudire i propri piccoli, ricevere consulenzemediche, psicologiche e sociali. Soprattutto, possono vi-sitare i figli in qualsiasi momento e presenziare alle visitemediche. Recentemente sono stati organizzati anchecorsi sulla depressione post-partum e sull'allattamentoal seno.

È evidente come l'azione del Caritas Baby Hospital e diAiuto Bambini Betlemme, la onlus che ne coordina l'attività,sia volta, oltre che alle cure vere e proprie, alla promozionesociale, al rispetto e alla pace. Sankalpa ha deciso di soste-nerne l'azione coerentemente con i propri principi, affinchésiano sempre meno i bambini e le famiglie nel dolore.

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BRASILEN Barreiros - Palmares N

La XVIII Romaria Diocesana svoltasi a Palmares do-menica 25 novembre ha visto la partecipazione di mi-gliaia di fedeli che sono arrivati con ogni mezzo, anche

a piedi, da ogni paese della diocesi, pieni di fede, speranzae gioiosa partecipazione. Anche la preparazione di questoevento ha visto molto coinvolgimento e lavoro per la siste-mazione del piazzale del santuario, per altre organizzazionipratiche, ma soprattutto per predisporre i cuori a questovitale momento per poterlo vivere pienamente.

Anche per questo evento, tanto importante per loro, dia-mo il nostro sostegno e vicinanza attraverso la preghieracomunitaria all’Eremo proprio in concomitanza con lo svol-gimento a Palmares

.www.diocesepalmares.org

Inostri aiuti verso quei territori, ancoratanto bisognosi, proseguono con im-mutata passione per mezzo dell’Asso-

ciazione “Regina della Pace onlus” diPescate (Lecco) che continua, dal 1991,ad organizzare mensilmente viaggi uma-nitari coinvolgendo tanti bravissimi vo-lontari da varie parti d’Italia. Di tanto intanto diamo loro la nostra partecipazione,indirettamente, destinando generi di pri-ma necessità.

www.reginadellapace.org

BOSNIA ERZEGOVINA

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ECUADORN Vicariato Apostolico di Napo N

R ingraziamo Dom Adelio Pasqualotto, Vescovo ti-tolare di Abtugni e Vicario Apostolico del Napoin Ecuador, che ci racconta un po’ della vita nella

missione. Auguriamo a lui e tutto il popolo del Vicariatoogni bene insieme agli auguri per un Santo Natale di pa-ce.

“Cari amici di Sankalpa.Per il bollettino di Natale vi mando qualche segnale di

vita dal Vicariato apostolico del Napo in Ecuador.1. Stiamo procedendo alla preparazione del Sinodo

dell’Amazzonia, che si svolgerà a Roma nel mese di ottobre2019. C’è molto entusiasmo ed effervescenza. La gente col-labora, viene, partecipa, si raduna nei villaggi. Moltipli-chiamo gli incontri nelle zone pastorali, ascoltiamo. Lasfida è grande: che volto vogliamo dare alla Chiesa inAmazzonia? La risposta sembra unanime: una chiesa mi-nisteriale. Attraverso la radio della missione cerchiamodi fare arrivare il messaggio anche alle comunità più lon-tane. Quando poi vedono il vescovo o il missionario o lasuora presente, festa grande! Si fa comunità, si sta insieme,si celebra, si verifica. Chiedono formazione e preparazione,chiedono i sacramenti, chiedono presenza. E a volte ci

guardiamo in faccia e dobbiamo riconoscere che ancorasiamo pochi e che il lavoro da fare è parecchio...

2. Siamo in campagna elettorale. A marzo 2019 le ele-zioni amministrative. Mi dispiace molto che i candidatisi limitano a fare grandi mangiate e bevute con la gente enon propongono programmi di governo e di servizio. L’al-colismo fa strage. Tornano ad emergere i grossi problemimai risolti. Nel mese scorso come diocesi abbiamo promossoun festival “ríos libres”, “fiumi puliti”, d’accordo con entilocali e internazionali. Arrivano macchinari dal Canada,i cinesi sempre presenti. Adesso setacciano i nostri fiumiin cerca di oro. Scavano, distruggono, deviano il corso delfiume. Avidità, denaro. E la nostra gente col setaccio a ve-dere se tra la sabbia rimane in acqua qualche “pepita” per-duta. Sempre a mollo. Aumentano le malattie per tanticontaminanti che inquinano l’acqua. Sconcerta il flussodi stranieri che disturbano le donne e le ragazze dei villagginon sono più sicure e tranquille. E c’è da aggiungere le filedi venezuelani e di colombiani che passano dalle nostreparti in cerca di qualcosa di meglio...

+ Adelio Pasqualotto, vescovo del Napo, Amazzonia equatoriana”

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INDIA

N Prema Vasam N

Da una decina di anni sosteniamo il progetto di Pre-ma Vasam a Chennay City. Quando questa realtàci è stata presentata dall'amico Francesco Faresin,

era difficile capirne fino in fondo l'importanza.Nata da un moto del cuore di un giovane psicotera-

peuta che ha deciso di dare accoglienza a un bambinoorfano, disabile e abbandonato per strada (condizione,tra l'altro, molto frequente nell'India delle caste e dellegrandi contraddizioni) di nome Prem. Dal giorno in cuiquesto bambino è stato salvato, quella casa dell'amoreche è Prema Vasam (la Casa di Prem, appunto) è cresciutafino ad accogliere fino a duecento bambini e giovani or-fani, molti dei quali con disabilità gravi. A loro vienefornita assistenza medica, nutrizione, educazione, oc-casioni di svago e divertimento, cultura, affetto sincero,sostegno negli studi fino ai livelli più alti, opportunitàdi vita inimmaginabili prima di essere accolti.

Immaginiamo che non sia stato facile per Selvyn Roy– questo il nome del fondatore – ottenere anche le cose

più essenziali dalla comunità e dalle istituzioni. Ma unagrande tenacia e una profonda convinzione lo hannoportato a fare di Prema Vasam un centro che unisce amo-re e professionalità; che coinvolge volontari; che attirasostegno economico privato e governativo; che continuaad accogliere situazioni disperate anche quando sem-brano non esserci né soldi né letti; che porta giovani stu-denti disabili alla laurea e poi al master. Un centro chea volte è costretto a piangere - per un fallimento, perqualcuno che muore o prende altre strade - senza peròfermarsi. Anzi, Prema Vasam continua a crescere e sulsuo modello è stata progettata, costruita e inaugurataPrem Illam, struttura specifica per l'accoglienza femmi-nile.

Noi siamo felicissimi, nel nostro piccolo, di poter aiutareSelvyn Roy nella sua azione e di aver contribuito alla rea-lizzazione di questo ultimo progetto. Lui si limita a chiederepreghiere per la salute degli ospiti e per il buon andamentodegli studi. Vedremo di non fargliele mancare.

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FOOD FOR LIFE

Tra i tanti progetti che questa Associazione portaavanti, ce n’è uno che mira a mantenere le ra-gazze a scuola fino ai 18 anni per prevenire il

matrimonio precoce che è molto diffuso, anche per-ché una ragazza senza un'educazione è costretta adaffrontare grosse difficoltà in ogni campo.

Il nostro aiuto anche a questa realtà è costante.www.ciboperlavita.it www.fflvrindavan.org

N Vrindavana N

N SOS Tibet India Nepal N

Lasciamo parlare chi lavora sul campo e li ringra-ziamo per il lavoro svolto, la tenacia, l’impegno ela dedizione nei vari progetti per quelle popola-

zioni. Siamo certi che il nostro piccolo sostegno puòaiutare a far spuntare qualche sorriso.

“Speriamo che al di là di tutte le parole emerga spon-tanea la forza dei fatti, quando in paesi devastati comeil Tibet, o poveri come l’India, alcune famiglie possonocontare su di noi, quando in situazioni di miseria e di-sperazione un padre o una madre riesce ad avere un pic-colo lavoro che gli assicura il minimo indispensabile perdar da mangiare ai propri figli, quando ricevono un so-stegno e riescono a farli studiare, quando incontrano unamano amica, quando nei loro occhi riemerge improvvisala gioia di vivere, allora anche noi ritroviamo senso e si-gnificato in questo lungo e faticoso ma meraviglioso cam-mino.

Grazie per aiutarci ad aiutare.Eugenia e Gendun”

www.sostibet.org

INDIA

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HELP MISSION

un altro progetto che sta na-scendo in questi ultimitempi è un progetto di

“Adozione a distanza dei ragaz-zi nella Diocesi di Cyangugu-Rwanda”.

A seguito dell’incontro avve-nuto all’Eremo tra Padre Ireneoe don Valens Niragire, direttoredella Caritas diocesana di Cyan-gugu-Rwanda, siamo venuti a co-noscenza delle necessità di quelpaese. Cyangugu, una delle novediocesi del Rwanda, contacirca 600.000 abitanti.

Don Valens ci ha rac-contato che il Rwanda havissuto gravi problemi diguerra, di discriminazionee di povertà che hanno la-sciato al paese e all’interopopolo ferite e conseguenzeenormi.

La Diocesi di Cyangu-gu, oltre alle attività dievangelizzazione, opera perla ricostruzione del tessutosociale.

In Rwanda, l’istruzionefino alle medie e al liceo èla chiave del futuro per i tanti giovani. Siccome a causa dellapovertà, numerose famiglie non riescono a pagare gli studidei loro figli, ha proposto a noi, e noi lo rivolgiamo alle per-sone di buona volontà e che ne hanno la possibilità, di adot-

tare a distanza un ragazzoper i suoi studi nelle scuo-le medie. In genere, con lasomma di 300 euro all’an-no, è possibile far studiareun ragazzo.

Noi, come Associazio-ne, abbiamo aderito aquesto progetto con alcu-ne adozioni, per chi fosseinteressato, la via più sem-plice e veloce è di passaretramite il parroco di Tris-sino, la Caritas di Trissino,il gruppo missionario (Te-resa GOBBO3891643642) o tramite

Cristiano CASTAGNA (3395327322), sacrestano di Castel-gomberto.

Un’altra modalità è di versare direttamente la propria of-ferta per l’adozione sul conto della Caritas della Diocesi diCyangugu, appositamente aperto per lo scopo.

Conto: Diocèse Catholique de Cyangugu/Adozioniragazzi

Numero: 00054-00632848-47/EurBanca: BANK OF KIGALISWIFT CODE: BKGRWRWIBAN: RW40000540063284847011

Don Valens NIRAGIREDirettore della Caritas diocesana di Cyangugu/RwandaB.P. 5 CyanguguEmail: [email protected]+39 380 122 8387

N Missione Perù N

N Progetto di adozione a distanza

CYANGUGU-RWANDA N

Come raccontato nel precedente numero del no-stro giornale, abbiamo iniziato un interventoin Perù attraverso l’Organizzazione Mato

Grosso. A fine novembre scorso abbiamo donato un

buon rifornimento di materiale scolastico, destinatoalla missione in Perù. I bisogni sono tanti, noi cerche-remo via via di dar loro una mano per quello che saràpossibile.

NEWS

Don Valens Niragire

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DA CA’DELLE ORE

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37 anni di ACCOGLIENZA

PENSIERIa cura della Comunità Ca’ Delle ore

NDa consumarsi preferibilmente

NSe penso al tempo che ho

vissuto fino ad ora e allasua qualità, sento di averne

spesso percepito una data di sca-denza da rispettare. Non ho maigoduto a pieno di quello che fa-cevo, per paura che finisse o perla brama di “successo”.

Volevo arrivare chissà dovee chissà quando!?

Il tempo vissuto in questomodo mi ha fregato!!!

Paura di essere troppo giova-ne o troppo vecchio, pratica-mente sempre in ritardo

Ma la Felicità non ha data discadenza e non si consuma maidel tutto!!

Ora penso che questo tempo,questo magma di “giochi di po-tere”, sia una fonte di veleno con-tinua nella quale, alcuni

investono del tempo e ci stannobene! Anch’io ci vivo e mi ribel-lo, ci sguazzo e me ne vergogno!Che posizione ho?? Spesso milamento, ma di che mi lamento?

Di me stesso … in fondo. Infondo a cosa?

Nel profondo della mia sto-ria, del mio percorso … Da chiho preso i miei modi, da doveviene il mio passato?

Ho le radici un po’ confuse ,intrecciate, di vari alberi, terrenie ossa.

Ma alla fine chi sono? Sonosolo, solo come tutti, in mezzoal tempo … pronto a capire, da-re, ricevere e forse… amare!

Che cos’è questa vita? Un eterno percepire!!!

GIO C.

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DA CA’DELLE ORE 37 anni di ACCOGLIENZA

NGli indivisibili destini

degli innamorati N

I

Amo il peso d’una fineChe accresce il Tuo splendore

Mia adorata compagnaGiacché un giorno, perdendotiT’avrò nuovamente amata.

II

Lungo distanze che gli scienziati non misuranoSi muovono gli innamorati…Cavalcando voci di amanti

Pensati a milioni di chilometriI maghi della lingua calcolano con precisione

La nostalgia delle rovine:Se sul finir del giorno

Sentirai la potenza del tempo puroSaprai che ogni uomo è un sopravvissuto.

IIIUna piccola barca

Costretta giorni e giorniIn alto mare

Quando infuria la tempestaIl porto sicuro è occupato

C’è una scialuppaQualcuno laggiù ha preferito salvarsi

Ora se ne sta nelle locandeModestamente ricco,

Infelice come gli uomini,Si sente leggero come la sabbia

Delle spiagge biancheE fugge la voracità del mare.

Un pescatore di perleHa abbandonato moglie e figli

Sulla banchina del portoPrima di lasciarsi andareAlla deriva delle ondeAnch’egli si abbandona

Alla leggerezza della sabbiaPer lasciare il suo messaggio

D’amore in bottiglia“Ti porterò la più grande Perla degli oceani”

E se ne andò tra i fluttiDei mari oscuri.

IV

Amica: ti voglio un bene dell’anima!

È un buon tempo per cambiare,Ma devo sapere che tu sei viva.

Vorrei vederti entrare da quella porta:Non sarà di certo una e-mail a farci compagnia

Una sola volta nella mia vitaHo colto i tuoi sorrisi di perla,

Ma poi ho alzato lo sguardo al cieloCercando un pezzo di universo

Che potesse contenereL’immensità di quel sentimento.

La solitudine è il cancroDella nostra civiltà,

L’abbiamo bramata lungo secoli:Ci parlava di allettanti futuri

E di unriconoscimento universale.Non avevamo capito niente

Ci siamo ritrovatiCon un pugno di mosche

E altrettantiMessaggi non inviati:

Non avevamo finito i creditiErano scadute le nostre

Ore insieme…E adesso che non possiamoAbbiamo capito una cosa:

Lontano, nella VitaTroveremo un posto

E saranno le pietre delle sue caseA riempire

Le nostre smisurate brame.

V

Il tempo e le massepretendono numeri grandi,ma io scrivo a TE. Oraciò che guasta l’alba

sono i baci chenon ti ho dato...

Anche un solo frammentodi ciò che è il mio viaggio

Di più non potevo,di più non potevi.

Tu. Ti elevida ogni circostanzae fai a brandelli.

Fabio P.

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DA CA’DELLE ORE

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37 anni di ACCOGLIENZA

La domanda che mi sono posto molte volte è: quantiKO posso sostenere nella mia vita? Perdita di personecare, malattie, ingiustizie,

solitudine e molti altri colpi bassidel “destino” sono la causa dellanostra distruzione se ci facciamomettere al tappeto. Una cosa cheperò ho notato è che la maggiorparte delle volte non ci chiedia-mo il come possiamo rialzarci oil come affrontare questi proble-mi, arrivando, come ho fatto io,a trovare soluzioni di annulla-mento personale per non esseretoccati da nulla che sia buono ocattivo.

Molti nemmeno arrivano ascoprire che ci si può rimettere in piedi e si abbandonanoall’oblio della propria condizione, molti altri si arrendonoperché la fatica a cui si è sottoposti sembra troppo grande.Io lo sto capendo ora dopo una parte della mia vita in cuinon solo mi sono lasciato andare, fino a non interessarmipiù di me stesso, ma in cui ho fatto terra bruciata intorno

a me allontanando tutto e tutti quelli che mi volevanobene, finendo per colpire persino la mia famiglia.

La cosa più incredibile è che i mieicari ci sono ancora e ho scoperto chein ognuno di noi c’è una forza tale daspingerci a reagire, una fiamma chepuò riaccenderci per darci di nuovoil via. Sono consapevole del fatto cheper nessuno è facile, ma se ripenso alme stesso di un tempo mi accorgoche anche una semplice consapevo-lezza della situazione in cui ero nonl’avevo nemmeno.

Sono felice di aver avuto una pos-sibilità come questa, che molti nonhanno avuto, perché adesso riesco acapirmi meglio e a pensare con la mia

testa, riesco persino a vedere una possibile accettazionedi ciò che ho fatto e che non voglio rifare. Voglio esserciper me e per la mia famiglia, ma soprattutto ho la volontàdi crearmi un futuro in cui potrò dire: “Sono felice e stobene, finalmente sono OK”.

Ivan P.

N DA “KO” A “OK” N

N Il Tempo Perso N

Nella mia vita ho perso tanto tempo. L’ho persoper pigrizia, per non voglia di fare. Ogni voltache ci penso mi mangerei le mani.

Ho anche voluto saltaredelle tappe della vita adole-scenziale per sentirmi piùgrande.

Pensandoci su, ho capitoche è sbagliato, perché perde-vo tutti i momenti più bellidella mia vita.

Adesso pretenderei di ri-guadagnare questo tempoperso, ma so anche che ciònon è possibile o forse è pos-sibile solo in parte. Quindimi domando spesso se ci riu-scirò.

Ho voglia di riscattarmida tutto ciò.

Intanto cerco di cogliere imomenti che vengono dallaBellezza.

Spesso mi sento triste e deluso, pensando a tutti imomenti mai vissuti pienamente.

Ad esempio la scuola superiore che non ho finitoper via del “divertimento”.

Anche adesso mi frego spesso con questi pensieri“futuristici” del miopercorso: faccio fati-ca a pensare alle tap-pe del presente.

Questo è un ob-biettivo che voglioportarmi a casa, ov-vero pensare al quied ora.

Sono sempre piùconsapevole di quan-to tenda ad ingannar-mi da solo concontorti meccanismimentali .

Sarà dura cam-biarli ma ce la farò nesono sicuro.

Sono contento diessere quello che sono e cercherò di non perdere piùtempo.

Andrea I. G.

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DA CA’DELLE ORE 37 anni di ACCOGLIENZA

Un’unica cosa accomuna. Il giorno che tenemmoper la prima volta il nostro Amore sulle ginocchia,e scostammo capelli neri come la notte, più lucenti

di un sole a mezzogiorno. In quegli istanti abbiamo capito cosa avremmo voluto,

cosa avremmo sempre disperatamente cercato…Il fondo cielo di un paio di occhi. È la ragione della fratellanza umana.Per quel solo istante la nostra vita oltrepassa, anche

di un solo minuto, il momento esatto in cui avremmodovuto morire.

Dopo quell’unico bacio… L’eterno ripetersi di quel primo, intramontabile, At-

to.

**

Gastone parlò a lungo con lo stalliere del posto, un giovanedi 30 anni.

Li sentii parlare di un cavallo malato, dopodiché si scam-biarono del denaro, e così partimmo di nuovo.

Guidai per altri venti chilometri, quando ad un tratto,innanzi a me, come una visione di sogno, apparve il castellodi Chantilly, grigio e cupo, si alzò di contro un lago del coloredegli smeraldi, e di certi occhi di donna trafitti dal raggio disole delle primavere.

Mi colse un brivido, simile al mancamento d'amore checoglie i giovani innamorati.

Quelle creature solitarie, libere da ogni imposturadell'anima che costringe a erigere, a sostegno della vita,un'identità chiara e comprensibile, lì dove tutto è crepu-scolare: è la vita dell'universo, e la malinconia del tempopuro che scorre in quelle prime tenere effusioni.

Nella disgregazione assoluta del proprio ego, l'uomo sicoglie nella sua significazione totale: una creatura fatta soloed esclusivamente per amare, ed essere amata.

Di fronte a quelle rovine, meravigliosamente conservate,pensai a tutti i baci dati innanzi a quel paesaggio, nei secolidei secoli.

Cinque, dieci, ventimila anni di storia dell'uomo in ununico, prolungato bacio.

Oltre, solamente la vastità delle galassie. Ecco il duca di Montmorency arrivare al galoppo, alla

mezzanotte saturnina d'un tempo perduto, in bocca unarosa, dello stesso colore della luna.

In riva all'acqua una giovane ragazza senza nome e senzacasato lo aspetta.

Nell'attesa, sogna quei baci e quelle carezze che di lì apoco le renderanno la prima esperienza terrena della felicità.

Trema, sogna ancora la ragazza, sogna di un futuro beato,della stessa sostanza di quel presagio di gioia, immagina unprolungamento fantastico di tali irripetibili attimi.

Poi, in un battito di ciglio, tutto si perde, e tutto si con-suma, così, secondo le leggi degli uomini.

Fabio P.

NSulle sconfinate distese dei sogni

N

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DA CA’DELLE ORE

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37 anni di ACCOGLIENZA

Chiedo al tempo di aspettarecarico di pensiericarico di tensione

di cosa son testimone?

Di qualcosa che si può fermarefrenare, ascoltare …

È mio tutto questo fluire?

Lo vedo, lo sentoè il vero amore!

Il tempo spesso mi fa specchiarenon per le rughe ed i segni di questo andarema per i sentimenti che voglio provare,

che posso toccaresentire …

Sono il risultato di come ho vissutoa volte chiuso in una gabbiaaltre, nuotando in un mare …

Sono libero di scegliere ora su quale rotta navigare

G.C.

Nella vita ci sono dei momenti in cui ci sentiamodei “superman”, ci sembra di riuscire a fare tuttoe di affrontare ogni situazione o persona avversa,

ci sentiamo invincibili. La maggior parte delle volte di-mentichiamo che ognuno di noi ha un suo punto debolee che se ci facessimo un auto-analisi sincera, senza men-tire a noi stessi, scopriremmo che non siamo poi cosìforti e che ci sono degli aspetti da sistemare.

Abbiamo costruito dentro di noi degli edifici o muriche parevano resistere a tutto, ma che alla fine si sonodimostrati per quello che sono ovvero, un enorme am-masso di macerie che non siamo più riusciti a spostareo distruggere. La nostra super forza è riuscita solo afarci tirare avanti per inerzia, o per orgoglio, lasciandodietro di noi montagne di ricordi, situazioni ed espe-rienze negative che in ogni momento buio si compor-tano da zavorre trascinandoci sempre più a fondo.

Senza nemmeno renderci conto ci siamo persi nella

nostra situazione scegliendo soluzioni paradossali pervenirne fuori con il risultato di finire sul fondo del barilee rimanendoci impantanati.

Abbiamo rischiato e abbiamo perso ad un “gioco”in cui non c’è possibilità di vittoria. Siamo diventatischiavi della nostra stessa debolezza, la nostra “Krip-tonite”.

Diventare consapevoli di tutto ciò , anche se puòsembrare assurdo, è già il primo difficile passo per li-berarci dalle catene che ci siamo creati da soli. La faticasarà molta, ma una cosa che sappiamo tutti, anche chinon lo accetta, è che non si ottiene nulla di buono senzal’impegno e la costanza. Dobbiamo buttarci nella vitacercando di viverla a pieno dando tutto se stessi; do-vremmo rieducarci ad accogliere le piccole cose congioia ritornando ad essere degli eroi per noi stessi e pergli altri cominciando di nuovo a splendere.

I. P.

N La nostra Kriptonite N

NNavigare nel tempo

N

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DA CA’DELLE ORE 37 anni di ACCOGLIENZA

QQuanto tempo passato a cercare soluzioni aimiei disagi al di fuori di me, cercando colpe oresponsabilità negli altri, nella famiglia, nel si-

stema, nella società, nella sfortuna…Forse qualcosa ho trovato ma non mi soddisfa, a voltemi chiedo addirittura se questo mondo sia fatto perme…

Certo tutto questo è necessario.Cosa sono più importanti: i miei disagi o la mia per-

sona?Mi sembra di vedere che in questa negatività non ci

siano grandi cose se non si comprende ciò che di buonola vita offre quotidianamente.

Non voglio più far attecchire in me l’inutilità a cuimi sembrava di appartenere ma voglio battermi perquello a cui credo, per i miei sentimenti e le mie emo-zioni.

Non solo “visione positiva” ma un sentire visceralei cui benefici solo la vita sa dare.

Questa sarà la mia cura, certo non chiudendo gliocchi davanti al male, ma guardandolo per quello cheè, niente in confronto alla speranza, alla fiducia, al sor-riso, ai buoni propositi, a un buon consiglio, a una pas-seggiata nel bosco.

Per meditare un abbraccio! B.M.

N Il mio tempo N

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CON IL MONDO

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Sto passando inmacchina accantola Basilica di Santa

Maria degli Angeli, la te-sta al solito piena di pen-sieri che vorticano allavelocità della luce, gli oc-chi vengono catturati dauna lunga fila di tantissi-me suorine di madre Te-resa che spiccano, sulgrigio della giornata e ilcolore informe dei pen-sieri, con i loro sari bian-chi a strisce azzurre, è unattimo, i miei occhi in-contrano quelli di una diloro nera, nera ci sorri-diamo come se ci fossi-mo sempre conosciute,rallento, lei è già oltre masaluto con la mano le al-tre che ricambiano sor-ridenti come bimbe diuna scolaresca, le mac-chine dietro mi suonano,sono alla rotonda devo stare attenta, accelero. In una nuvoladi Kronos un attimo di Kairos ed è subito, nuovamente, iltempo degli orologi, della fretta di chi mi è dietro, della corsaverso chissà cosa e per chissà quale perché.

E mi viene in mente il paradiso perduto, quella cacciatada lì nello spazio e nel tempo, e quel bisogno intimo e bru-ciante di ritrovare la strada per tornarci che, consciamenteo inconsciamente, tutti noi abbiamo. La traccia mi pareessere quel “se non cambiate e non diventate come i bambini,non entrerete nel regno dei cieli”, Matteo 18. Bambini piccoliperò, perché quando poi ci viene detto quando è il tempoper dormire, per mangiare, per giocare impariamo a viverein prigione e il passo è poi breve fino al momento in cuistrombazzeremo per fare accelerare qualcuno nella scatolettadi fronte alla nostra. Avremo così imparato che giocare nelpieno della notte svegliando i genitori non si fa, che si devemangiare quando gli altri hanno deciso di farlo e che se nonabbiamo sonno, specialmente quando i grandi voglionostare in pace, non va bene, insomma avremo interiorizzatoche sono le regole che contano e che le regole sono perfet-tamente al passo con il tempo di cui noi non sappiamo nullama che pare essere molto importante se vogliamo essereparte della società. Beata anarchia infantile da cui verremo

cacciati! E allora ci ritro-viamo tutti qui, nella val-le di lacrime, dovepiangiamo e facciamopiangere, ossessionati daregole imposte e che im-poniamo e che ci paionoimprescindibili mentrela storia ci dimostra chesono labili come il tem-po che scorre…queltempo che gli orologi elo specchio ci ricordanocontinuamente dove lastoria, che si insegna, odovrebbe insegnare, è unguardare indietro e i “so-gni, pensieri, progetti…” sono proiezioni sullastessa linea ma nell’altroverso, Fermare il tempo,essere qui ed ora, entrarenell’eternità, nella verti-calità del Kairos è un bi-sogno che persino latecnologia ha compreso,

per venderci telefonini sempre più potenti, per cui ci ha re-galato cose come whatsapp o i selfie per cui “posso fermarlo”fotografando la pizza che sto per mangiare, che si raffreddatristemente per poter far sapere a tutti quanto è buona, oimmortalandomi di fronte alla bellezza che non sto guar-dando ma che tutti sapranno che avevo alle spalle.

Sono ad una fiera, da dietro il mio banco nell’assordanterumore, colpita visivamente da una quantità di stimoli ec-cessivi, mi sento osservata da una bellissima bimba in braccioalla mamma, saprò poi che ha 5 mesi. I suoi occhi neri elucidi come scintillanti olive mi fissano. La guardo anch’ioe le sorrido e lei ride, ride tanto, la mamma dice: “Non lo hamai fatto”. Le rispondo: “Sapesse come mi onora questa ri-sata!” Anna continua a ridere e sorridere fissandomi, io ridocon lei. Siamo due esseri senza tempo e senza spazio che sisono riconosciuti, è un attimo, le prendo fra le mani i piedinie le dico: “Resta così, salva tu il mondo con tutti gli altribimbi come te, che Dio ti benedica!” I genitori sono bellicome lei, un poco imbarazzati da questo muto colloquio frauna vecchia pazza e una neonata e per il grosso “mandato”che le ho dato, li vedo sparire fra la folla dopo poco e rientronel mio kronos grata che un esserino mi abbia ricordato chec’è una via d’uscita.

KAIROS O DELL’ANARCHIAda assisi, angela seracchioli

Vola libera e felice, al di là dei compleanni, in un tempo senza fine, nel per sempre.Di tanto in tanto noi c'incontreremo -

quando ci piacerà - nel bel mezzo dell'unicafesta che non può mai finire. (Richard Bach)

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CON IL MONDO

Ai miei tempi, a dodici anni, giùdi lì, avere coraggio significavascavalcare in perfetta solitudine

il muro del cimitero e restarci dentroper qualche tempo, oppure salire sulponte della ferrovia e tuffarci dentroil lago.

Ai miei tempi così differenti daquesti tempi, non eravamo meglio noi,più semplicemente nel frattempo sia-mo cambiati tutti noi. Stavo leggendodi quel giovanissimo salito sul tettodel centro commerciale, e precipitatoper una trentina di metri nella botoladel condotto di areazione. Alle 22:30si cerca la montagna da scalare, ci siarrampica senza vedere, dentro passiaffrettati dell’agire per l’incapacità arimanere fermi.

Chissà, forse hanno ragione queiluminari che ci dicono e sottolineanola pericolosità dei network, il virtuale

che annienta il reale, le frasi fatte e co-niate a più riprese su come la paurasia soltanto un surrogato da seppellirenella sfrontatezza della sfida. Eppureanch’io ricordo bene l’adrenalina dellafascinazione del vicolo cieco, la sfidaal muro del buio, la suola delle scarpeche non tocca nemmeno terra, ci seidentro fino al collo, non stai correndo,stai volando, è tutto un dritto, non cisono curve, non ci sono ostacoli, nien-te e nessuno ti può fermare. Niente enessuno ti può fermare.

Niente e nessuno ti può fermaresoltanto la morte, la tua, peggio, quelladegli altri, degli innocenti che il piùdelle volte rimangono senza giustizia.Anche allora come oggi il leit motivera: “la morte non ci fa paura, la guar-diamo in faccia”. Il problema è che sfi-dare la morte comporta sconfittebrucianti, il più delle volte la perdita

è definitiva, infatti, al tavolo da giocola morte vince sempre.

Lo sconcerto per questa tragediasta tutto dentro la solita frase di rito:“era un bravo ragazzo”, eppure oggiquel giovanissimo non c’è più.

Non conoscevo quel ragazzo, la suastoria, dunque non mi permetto digiudicare alcuno, genitori e adulticompresi, ma la paura è sinonimo dilabirinto, di resa anticipata alla lottache verrà. Ho l’impressione che quan-do un adolescente cammina con gliocchi bendati nella notte cercando ilproprio limite sul dirupo incombente,ciò confermi l’inaccettabilità dell’in-differenza intorno, in quella sfida allimite, tutta l’insopportabilità di unaassenza: l’insegnamento a educare avolerci bene veramente, a rispettarenoi stessi e gli altri. Ma questa è tuttaun’altra storia.

LA MORTE VINCE SEMPREdi Vincenzo andraous

Dalla “Casa Del gioVane” Di paVia

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CON IL MONDO

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Quando mi sono visto SANKALPA che ci invitavaad esplorare qualche titolo, con una parola che iniziacon la lettera K, c’ho pensato a lungo, e lasciavo sci-

volar via parole, poche a dire il vero, che iniziano così (= K).Mi veniva in mente che da piccolo, quando andavo in rivaal mare raccoglievo sul bagnoasciuga le “cape”, così chiama-vamo le conchiglie ... ce n’erano di meravigliose... Ma nonera questo il K di SanKalpa. Ho pensato allora a tutte le pos-sibili parole che potevo trovare, in qualunque lingua, cheiniziano per K, anche per vedere quale messaggio esse pos-sono contenere e comunicare. … Anche se la lettera K nonè l’inizio della parola, ma è ospitata nel suo scorrere, andràbene anche così. Del resto anche SANKALPA contiene Knel cuore (!!!) ed è un bellissimo messaggio, significa IL PRI-MO GIORNO. E così mi sono immerso nella ricerca perfare una scelta. Ho raccolto una diecinadi vocaboli, ne ho poi scritto alcuni e miè venuta la voglia di riportarli nel lorocontesto. Breve, ma interessante ...

°Non so se conoscete il giornale diattualità per bambini settimanale di Av-venire, POPOTUS è il suo nome. Nel nu-mero 2107 del 1 Novembre 2018 p. 7trovo un titolo che inizia con K . e preci-samente: KEPLER senza carburante. Ri-porto il contenuto: “Dopo nove anni diattività e risultati straordinari, il telescopiospaziale Kepler va in pensione perché haesaurito il carburante. Lascia una ereditàgrandissima, con la scoperta di oltre 2.600pianeti esterni al sistema solare, e di oltre 2.900 possibilimondi alieni. Lanciato il 6 marzo 2009, Kepler ha osservatooltre 530mila stelle nelle costellazioni del Cigno e della Lira.È stata la prima missione a caccia di Pianeti della NASA: hadimostrato che ci sono più Pianeti che Stelle nella Via Lattea,e che molti somigliano alla Terra!”.

• È in India la Statua più alta. La statua più alta del mon-do – 182 metri - si erge a KEWADYIA, nello stato del Gujarat,in India. È stata inaugurata poco tempo fa e raffigura SardarPatel, lo statista che riuscì a creare l’Unione Indiana, nel 1947,riunificando i 562 piccoli Stati preesistenti nel territorio. Altail doppio della Statua della Libertà, è stata realizzata in tempirecord, in 33 mesi, utilizzando 70 mila tonnellate di cemento,24500 di acciaio e 1700 di bronzo.

• K.O. per esteso si scrive KNOCK-OUT che significa“fuori combattimento”.

• Ho letto che papa Francesco, recandosi nelle Repub-bliche Baltiche è stato accolto anche nella cattedrale di

KAUNAS, primo grande edificio gotico del paese, risortodopo la dominazione sovietica. Tante altre notizie ho po-tuto raccogliere, lasciandomi condurre da questo K, ri-guardanti la storia della Lituania che ho avuto la graziadi conoscere e della quale mantengo una singolare sim-patia.

• K2 = KARAKORUM2 . A chi chiedeva “dove si trovail monte K2”? Una persona ha ricevuto questa risposta: De-finire “monte” il K2 che è alto 8.611 metri ed è la secondamontagna più alta al mondo, sembra poco corretto... co-munque si trova nella catena dell’ Himalaya, nel gruppo delKarakorum, al confine tra Cina e Kashmir (Pakistan). Dire“Karakorum 2”, nella lingua locale era impronunciabile pernoi occidentali, e allora hanno accorciato in K2. La ricercami fa incontrare una nuova coincidenza: il K2 mi ricorda

anche le due K di KaraKorum.• Una parola che mi è rimasta in

cuore sino dalla conclusione delConcilio Ecumenico Vaticano Se-condo è “SinKatabasis” che dal gre-co si può tradurre in“condiscendenza”. Il documentoconciliare DEI VERBUM n.13 rias-sume così la dottrina tradizionaledella Chiesa. Ed è sempre papaFrancesco che ci sorprende con ilsuo linguaggio comunicativo. La “vi-cinanza” è l’atteggiamento più anticodi Dio. Lui stesso si presenta così“vicino”. Nel Deuteronomio dice al

popolo: “Quale grande nazione ha la divinità così vicinaa sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni voltache lo invochiamo?” Si presenta come Dio vicino. E poisi è fatto ancora più vicino: si è fatto uno di noi. La Syn-Katabasis: Dio si è fatto condiscendenza, vicino” nella car-ne. Qualsiasi pastorale che dimentica questo è destinataal fallimento ...” (cfr. La civiltà cattolica 4040 p.109-110).Non vi pare questo un forte invito a CELEBRARE IL NA-TALE ? Dio fatto Uomo!

• Ringrazio SANKALPA che mi ha fatto notare comenella nostra devozione popolare ... abbiamo mantenuto,nella santa Messa, nelle litanie dei santi, nella litanie del Ro-sario, l’invocazione Kyrie Eleison. È l’invocazione che ri-volgiamo al Signore Gesù Cristo perché ci stia “vicino”, e ciguardi con pazienza e Amore. Questa invocazione in linguagreca (?!) viene conosciuta in tutto il mondo dove è presenteCristo, il Vangelo e la sua Chiesa! Grazie e BUON NATA-LE!

KAPPASANKALPAfr. angelo Visentin ofm

Da assisi – Dal protomonastero santa CHiara – una parola Dalla Clausura

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CON IL MONDO

35sanKalpa

CONNESSI, SCONNESSI E … ANNESSIdi susanna Facci

Un film di recente programmazione (“Sconnessi”di C. Marazziti) mette in luce in maniera scherzosale nostre dipendenze da cellulari, gruppi What-

sApp, Facebook, Tweet, e ogni altro mezzo via Internet,e quali conseguenze “patologiche” possa provocare laloro assenza nelle nostre vite. Molti di noi sanno benedi cosa stiamo parlando, ognuno di noi ormai è in qual-che misura dipendente da questimezzi che costituiscono in realtà,se lo vogliamo, opportunità straor-dinarie; io stessa mi annovero tracoloro che, per motivi personali odi lavoro, trascorrono una parteconsistente della giornata “appesi”ai cosiddetti “social media”. Comeper ogni mezzo di comunicazione,sapendolo utilizzare bene, in realtàinternet è un grande strumento. Peresempio, sul web riscopro unamontagna di contenuti che aiutanola mia vita spirituale: posso riascol-tare (o leggere con calma) i discorsidi Papa Francesco oppure seguire“lezioni” su temi biblici, come unrecente intervento del Cardinal Ra-vasi sul Qoelet. Ma internet correin aiuto in altre circostanze dellanostra vita quotidiana: un gruppoWhatsApp al lavoro, per esempio, permette di avvisarecontemporaneamente i colleghi di un ritardo o di unqualsiasi altro evento di interesse comune; gruppi What-sApp per mamme sono stati utili, per esempio, nei giorniscorsi di forte maltempo per avvisare tempestivamentedella chiusura di scuole; la stessa nostra associazioneSankalpa si avvale di un gruppo WhatsApp per condi-videre comunicazioni varie e per me, che sono lontana,mi aiuta a rimanere aggiornata sulle varie attività. Maparlando di “Kairos”, il momento dell’opportunità, dellaqualità, dell’azione, ecco che il rischio sussiste: il rischiodi preferire questi contatti digitali a contatti umani piùveri, il rischio di sottrarsi ad attimi in cui potersi guardarenegli occhi, al poter scambiarsi anche un semplice ab-braccio in momenti di difficoltà. Spesso sarebbe più sem-plice e più bello potersi gustare due chiacchiere al telefonoo di persona piuttosto che rimanere vittime di intermi-nabili scambi di messaggini che possono indurci anchea facili fraintendimenti. Il rischio ancora più grande èquello di tralasciare momenti di pausa, di Silenzio, a sca-pito di una Connessione più alta che nutre e sottende aogni altra connessione. Il problema sussiste quando si

scelgono contenuti sbagliati oppure, come sempre, quan-do si abusa di questi mezzi: un bicchier di vino fa benealla salute, il ricorrervi continuamente e per tempi pro-lungati porta a conseguenze nefaste. E allora anche inquesti giorni appena trascorsi, dedicati ai nostri defunti,il cercare di staccare dalla vita quotidiana - e così ancheda internet - per ritrovare un po’ di Silenzio nella splen-

dida cornice dell’Eremo di San Pietro,circondata da persone a me care, miha permesso di riconnettermi anchecon chi non c’è più, un’opportunitàimpagabile. La vita ci pone accantopersone a cui abbiamo la possibilitàdi rivolgere una parola gentile, un ap-prezzamento, donando e ricevendoAmore. Spesso la vita troppo prestoci toglie queste stesse persone e allorarestano i rimpianti: avrei potuto direloro questo o quello, passare più tem-po con loro, ecc. Il metterci in ascoltodi persone che non ci sono più è cosìun modo per mantenere viva la loromemoria, per ricordarne il valore: “Lamemoria è ciò che fa forte un popolo,perché si sente radicato in un cammi-no, radicato in una storia, radicato inun popolo. La memoria ci fa capireche non siamo soli, siamo un popolo:

un popolo che ha storia, che ha passato, che ha vita”(Papa Francesco, 2 novembre 2018). Ma per far ritornoa questa memoria, bisogna sapersi fermare, staccandocida tutto quanto ci porta solo a distrarci, a navigare versolidi lontani, a volte anche dal vero Bene. Come ricordaSant’Agostino, “Coloro che amiamo e abbiamo perdutonon sono più dove erano, ma sono ovunque noi siamo”,ed è vero: come per DIO, però, aspettano solo che ciapriamo e ci “connettiamo” con loro.

Fa' così, caro Lucilio: renditi veramente padrone di te e cu-stodisci con ogni cura quel tempo che finora ti era portatovia, o ti sfuggiva

Alcune ore ci vengono sottratte da vane occupazioni, altreci scappano quasi di mano; ma la perdita per noi più vergo-gnosa è quella che avviene per nostra negligenza...

Ma tu, fin d'ora, serba gelosamente tutto quello che possiedi;e avrai cominciato a buon punto, poiché - ci ammonisconoi nostri vecchi - «è troppo tardi per risparmiare il vino, quandosi è giunti alla feccia.

Lucio Anneo Seneca (Epistulae morales ad Lucilium, I,1)

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“Epoiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamoa non accogliere invano la grazia di Dio. Eglidice infatti: al momento favorevole ti ho esau-

dito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco orail momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza”(2 Cor. 6, 1-2).

Ecco ora è il momento favorevole: il καιρός; ecco oraè il giorno della salvezza: l’incontro con il Κύριος.

Il καιρός si realizza nel tempo presente, nell’attimoin cui vivo e mi muovo, è sempre carico di una promessache aspetta la mia risposta per germogliare in pienezza,per diventare salvezza, ossia incontro con una presenzache mi trasforma la vita: il Κύριος, il Signore, l’unico che

può cambiare direzione alla mia esistenza, rinnovandoladi stupore a tal punto che il mio oggi diventa giorno disalvezza.

Ecco ora, adesso, in questo preciso istante è il mo-mento favorevole, l’opportunità da cogliere al volo. Ilκαιρός è da afferrare nell’oggi del presente, non nell’ieridel passato o nel domani del futuro. Ogni vita ha bisognodi una terra, di uno spazio, dello scorrere del tempo percrescere e portare frutto. La novità sta nel fatto che ilmio passato e il mio futuro dipendono da come mi mettoin gioco nel presente, da come il mio oggi diventa mo-mento favorevole, καιρός. Allora il καιρός illumina ilpassato, infatti, rende grati per il cammino fatto, umili

di suor maria Chiara

VIVERE IL PRESENTE COME καιρόςPER INCONTRARE IL κύριος

Da assisi – Dal protomonastero santa CHiara – una parola Dalla Clausura

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perché non c’è nulla che non avremo potuto fare meglio,consapevoli d’aver bisogno di perdono da parte di Dioe dei fratelli, nello stesso tempo impedisce di camminarecon gli occhi sulla nuca, perché se guardiamo sempreindietro, ai tempi passati, a quello che è stato o abbiamofatto, spesso idealizzandolo, senza accorgercene ci sin-tonizziamo sulla nota del lamento e del mugugno e ilpresente diviene condanna, non più momento favorevolecarico di attesa e di speranza.

Nello stesso tempo il καιρός rischiara il futuro, iltratto di strada, assolutamente immateriale e non affer-rabile, tra il presente e l’eternità, perché insegna a guardarealla potenzialità delle cose e a valorizzarle, liberando dal-l’ansia e dalla preoccupazione esagerata di controllarepersone e situazioni, che per fortuna non vanno mai co-me voglio io. Inoltre educa a formulare progetti realisticiper il domani, a stare su ciò che siamo incaricati di fare,a evitare i voli pindarici, i sogni irrealizzabili per non ri-schiare di vivere di nulla, di torturarci nelle ipotesi, dismettere di camminare, perché ci può capitare di pensarea quello che faremo e intanto non lo facciamo, al lavoroche avremo e nel frattempo non lavoriamo, alla casa cheabiteremo e nel presente non abitiamo quella che abbia-mo. Quando colgo il presente come momento favorevolequello diviene giorno di salvezza, un luogo santuarioperché incontro il Κύριος. Accade come ai discepoli diEmmaus, che lo riconoscono nello spezzare del pane allafine di un lungo cammino. Tutti gli attimi della vita sonoimportanti, ma non tutti sono καιρός, abbiamo bisognodi essere immersi nella pesantezza della routine, nel gri-giore della vita perché avvenga il καιρός come giornodella salvezza.

Nella leggenda dei tre Compagni così si narra di Fran-cesco: «Mentre un giorno stava nel suo negozio, tuttointento alla vendita delle stoffe, venne da lui un poveroa chiedergli l'elemosina per amore di Dio. Essendo tuttopreso dalla cupidigia del guadagno e dalla preoccupa-

zione dell'affare, egli ricusò l'elemosina al mendicante.Subito, come folgorato dalla grazia divina, rinfacciò a sestesso quella grande villania, dicendo: “Se quel poveroti avesse domandato qualche cosa per un grande conteo barone, certamente gli avresti dato quanto chiedeva.A maggior ragione dunque avresti dovuto farlo per il Redei re e il Signore di tutti”.

Per questo motivo, da quel momento propose in cuorsuo di non rifiutare mai più quanto gli venisse domandatoin nome di un Signore così grande. [Leggenda dei treCompagni 1,3]»

Francesco com’era solito fare sta nel negozio del padreed è assorbito dalla vendita delle stoffe, dal guadagnoche né può trarre. Il suo cuore, tutto preso dall’affare,vede solo l’interesse personale, il proprio tornaconto im-mediato, perciò è infastidito da quel povero inaspettatoe inopportuno che può mandare tutto all’aria e di con-seguenza ricusa ogni aiuto, ma qui avviene un καιρός,che diviene giorno di salvezza incontro con il Κύριος,che gli cambia il modo di vedere. Allora l’affare diventarelativo non è più assoluto, l’espressione per amore diDio diviene richiesta del Re dei re, del Signore di tuttipiù importante di ogni conte e barone terreno, il poveroda fastidioso assume i tratti di un fratello, tanto che Fran-cesco prende coscienza della sua villania e nel suo cuorenasce un proposito che diventa impegno concreto di nonrifiutare quanto gli fosse domandato per amore di Dio.Questo è un luogo santuario per Francesco e noi dob-biamo essere consapevoli dei nostri.

In ogni vita ci sono luoghi santuario in cui abbiamoincontrato il Signore, dobbiamo imprimerli nella mente,saperne fare memoria, rivisitarli per rifare esperienzadella grazia ricevuta, per camminare di grazia in grazia,senza scandalizzarci se il Signore il Re del cielo e dellaterra è avvolto in poveri pannicelli. Riconoscerlo è per-mettergli di nascere, dischiudere la possibilità che siaNatale e che briciole d’eternità vengano tra noi.

le informazioni riguardole celebrazioni

all’eremo di s. pietro si possono trovare sul sito

www.sankalpa.it

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«D ove sei sparita? Da troppo temponon scrivi per noi!». Il saluto af-fettuoso di padre Ireneo ha l’effetto

di una scossa. A dire il vero le indicazioni diSusanna per la pubblicazione natalizia di San-kalpa sono in evidenza dall’8 ottobre nella

di marialuisa Duso

GLI ANGELIDELL’AVVENTO

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mia casella di posta, un po’ come queipost appoggiati al frigorifero che ci ri-cordano un appuntamento importante.

Così, anche se in extremis, arrivo per-ché questa volta volevo proprio esserci.Anche se credo di aver abbondantementesuperato la metà della mia vita, mi rico-nosco, pienamente, in questo “tempo dimezzo”.

Mi sento come se uno sguardo fosse ri-volto al passato, a quello che ho cercatodi costruire, ma l’attenzione è sempre piùrivolta al presente, consapevole che il fu-turo perderà i contorni nell’infinito.

E proprio in questo tempo che fuggesento il bisogno di dare, ad ogni azione,una dimensione altra.

Ecco che questo tempo di Avvento èquello che mi ritrovo ad attendere conpiù trepidazione, perché mentre la naturafuori sembra morire, c’è un seme che là,nel cuore della terra, è pronto a rinascere.

Pur essendo per natura gioiosa, ho bi-sogno di questo tempo, in cui si accen-dono le luci e si ravviva la fiammella dellasperanza.

Le canzoni di Natale diventano la miacolonna sonora nei miei lunghi viaggisolitari e queste voci candide che annun-ciano la nascita del Salvatore mi portanola gioia nel cuore. Ma il momento in cuisento più forte l’energia che arriva dalcielo è quando accendo la corona dell’Av-vento e, ogni settimana, attendo l’arrivodell’angelo.

Già, perché si racconta che mentre igiorni e le notti sembrano scorrere comesempre, quattro settimane prima di Nataleun grande angelo scende dal cielo, per in-vitare gli abitanti della terra a prepararsi.Indossa un grande mantello blu, intessutodi silenzio e di pace. La maggior parte dellepersone non se ne accorge perché troppooccupata a fare altro. Ma l’angelo cantacon voce profonda e solamente coloro chehanno un cuore attento possono sentirlo.Egli canta: «Il cielo viene sulla terra,

Dio viene ad abitare nel cuore degli uo-mini. Siate desti! Apritegli la porta!». Èoggi che questo angelo passa e parla a tuttigli uomini. E coloro che lo sentono comin-ciano a preparare il Natale cantando can-zoni e accendendo candele. Nella secondadomenica di Avvento un secondo angeloscende dal cielo. È vestito con un grandemantello rosso e porta nella sua mano si-nistra un grande canestro, tutto d’oro. Ilcanestro è vuoto e l’angelo vorrebbe riem-

pirlo per riportarlo tutto pieno d’innanzial trono di Dio. Ma pieno di cosa? Il ca-nestro è molto fine e delicato, perché è in-trecciato con raggi di sole; non ci si possonomettere cose dure e pesanti dentro. L’angelopassa molto discretamente in tutte le case,su tutta la terra e cerca... Egli scruta ilcuore di tutti gli uomini per vedere se vitrova un po’ d’amore completamente puro.E questo amore lo mette nella sua coppae lo porta verso il cielo. E là, coloro cheabitano il cielo, gli angeli e gli uomini chesono morti sulla terra, prendono questoamore e ne fanno luce per le stelle. La terzadomenica, un angelo tutto bianco e lumi-noso scende verso la terra. Tiene nella ma-no destra un raggio di sole che possiedeun potere meraviglioso. Va verso tutti gliesseri umani nel cui cuore l’angelo rossoaveva trovato dell’amore autentico e li toc-ca con il suo raggio di luce.

Questa luce penetra nel cuore di questiuomini e si mette a rischiararli e a riscal-darli dall’interno. Ed è come se il sole siaccendesse nei loro occhi e discendesse nel-le loro mani, nei loro piedi e in tutto il lorocorpo. Persino i più poveri, i più umili fragli uomini sono così trasformati e comin-ciano ad assomigliare agli angeli, perchéhanno un po’ d'amore puro nel loro cuore.Ma non tutto il mondo vede questo angelobianco.

Solo gli angeli lo vedono e coloro i cuiocchi sono stati illuminati dalla sua luce.È con questa luce negli occhi che si può ve-dere anche il piccolo Bambino che nascenella mangiatoia. L’ultima domenica pri-ma di Natale un grande Angelo con ilmantello di un colore violetto molto deli-cato e caldo appare in cielo e sorvola tuttala terra. Tiene nella sua mano una grandelira. Suona con questa lira una musicamolto dolce e canta un canto molto armo-nioso e chiaro. Ma per udirlo bisogna avereun cuore silenzioso e attento.

Egli canta il grande canto della Pace, ilcanto del Bambino Natale e del Regno diDio che viene sulla terra. Moltissimi an-gioletti lo accompagnano e anch'essi can-tano e giubilano nel cielo. Allora tutti isemi che dormono nella terra si risveglianoe la terra stessa ascolta e trasale: il cantodegli angeli le dice che Dio non la dimen-tica e che un giorno sarà di nuovo un Pa-radiso.

Mi piace tanto crederci. E con questaforza mi sento pronta ad aspettare il tem-po che verrà. Dio vi benedica!

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N KYRIE ELEISON N

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Ero una personarispettabile,ero bianca spuma di mare,ero canto limpidoe lamento,ero spazzatura inutileche piangeva se stessa,pioggia grigiasu case e campagne,laborioso, pigro,pieno di pensieripienod’eloquenza e santità,riccod’eroismi utilie stupidi,ero molto versatilecome tuttii buonirobot.Un giornomorii di crepacuore guardandomi allo specchio,e mentre il buiomi divorava,non sapendoche altro fare,chiesi pietàe mi lasciai trasportare,così da alloranon ebbi piùbisogno di farealtroche cantare con il cuoredel mondo:Signore pietà.

La vita dà quello che serve. Se invece si pensa che ciò che ci viene non sia utile,si incomincia a combattere contro la vita, che allora non dà più niente.Ma anche questo è un dare,perché la sofferenza per quell’aridità rappresenta l’occasione per accorgersi che si sta sprecando la vita.Si possono passare trent’anni ai piedi di un mae-strosenza mai dargli il permesso di entrare.Una vita sprecata nella convinzione che arrendersisignifichi darla vinta a qualcuno, farlo contento.Arrendersi significa fidarsi della propria vogliadi Amore e Conoscenza, ed aprirsi a questa esperienza.In una via esoterica, senza resa non ci può essere esperienza d’apertura;senza resa la dolcezza e la forza dell’Amorenon possono entrare.Resa significa abbandono alla via,non alle proprie idee su di essa.

Tratto da “Il Filo del Sé” di Paolo Menghi