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PARTE 2 1

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PARTE 2

1

Come funziona il sistema esperienziale: il ruolo centrale delle emozioni

• Studi sperimentali sull’euristica affettiva

• Studi su pazienti con lesioni frontali

Il «celebre» caso di Phineas Cage

The strategies of human reason probably did not develop . . . without the guiding force of the mechanisms of biological regulation, of which emotion and feeling are notable expressions. Moreover, even after reasoning strategies become established … their effective deployment probably depends . . . on a continued ability to experience feelings.

Antonio Damasio; 1994, p.xii

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Il ruolo delle emozioni nelle scelte rischiose

(Bechara 2004)

Il ruolo delle emozioni nelle scelte rischiose

(Bechara 2004)

(Bechara 2004)

Ruolo delle emozioni (affect)

• L’emozione aggiunge significato all’informazione

• Senza l’emozione, l’informazione manca di

significato e non verrà usata nel giudizio e nella

decisione

• L’emozione è un ingrediente importante del

comportamento razionale

• L’emozione a volte porta a decisioni non efficaci

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Quando il peso delle emozioni aumenta ?

• In situazioni di carico cognitivo

– Complessità del compito

– Quantità di informazione

– Richieste di memoria

• Stress

– Pressione temporale

– dolore

– Cattivo stato di salute

• Età più anziana

• Incapacità individuale a comprendere informazioni di tipo probabilistico

• Quando gli esiti sono molto emotivi e suscitano immagini

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affect

• Affect conveys meaning upon information

• Without affect, information lacks meaning and

• will not be used in judgment and decision making

• Affect is a key ingredient of rational behavior

• Affect sometimes leads to poor decision making

There are 1,198,500,000 people alive now in China. To get a feel for what this means, simply take yourself – in all your singularity, importance, complexity, and love – and multiply by 1,198,500,000.

See? Nothing to it.

-Annie Dillard, For the Time Being (1999)

Immagini

ODIO

GIOIA

TUMORE

CONTAMINAZIONE

MANIPOLAZIONE GENETICA

NANOTECNOLOGIE

Legge della somiglianza

Rozin & Nemeroff, 1986

Legge della somiglianza

Rozin, Millman & Nemeroff, 1986

La legge della somiglianza

ZUCCHERO

Rozin, Millman & Nemeroff, 1986

La legge della somiglianza

CIANURO DI SODIO

Rozin, Millman & Nemeroff, 1986

La legge della somiglianza

CIANURO DI SODIO

Rozin, Millman & Nemeroff, 1986

La legge della somiglianza

CIANURO DI SODIO

Rozin, Millman & Nemeroff, 1986

La legge della somiglianza

CIANURO DI SODIO

Rozin, Millman & Nemeroff, 1986

Reliance on Feelings Increases With:

• Cognitive Load – complexity of task & information – amount of information – memory demands

• Stress – time pressure – pain – poor health

• Older age • Innumeracy • Affect rich outcomes & images

I rischi ed i benefici nella realtà sono

positivamente correlati

I rischi ed i benefici

nella mente sono

negativamente

correlati

Il sistema esperienziale

Il sistema esperienziale si basa su rappresentazioni mentali che, tramite l’esperienza, diventano associate con una reazione emotiva, un sentimento generico che ci dice se qualcosa è buono o cattivo. Questo sistema si rappresenta il rischio come un sentimento veloce ed automatico che ci dice se è sicuro o no fare una certa cosa (Slovic e coll., 2004).

Le persone costruiscono i giudizi di rischio e di beneficio

facendo ricorso ad una valutazione emotiva dell’oggetto.

Se il sentimento che provano verso la tecnologia è

positivo, allora i rischi sono giudicati bassi ed i benefici

alti, se il sentimento che provano è negativo, allora i

rischi sono alti ed i benefici bassi.

(fonte: Alhakami and Slovic, 1994).

L’euristica affettiva

Finucane, M.L., Alhakami, A., Slovic, P. e Johnson, S.M. (2000)

L’euristica affettiva

Finucane, M.L., Alhakami, A., Slovic, P. e Johnson, S.M. (2000)

• Robert Zajonc:

– “we delude ourselves when we think that we evaluate evidence and make decisions by calculating rationally. This is probably seldom the case. We buy cars we ‘like’, choose jobs and houses we find ‘attractive’, and then justify those choices by various reasons”.

PARTE 3

Apprendimento e comunicazione del rischio

Esperienze particolarmente brutte

Ormoni: adrenalina e cortisolo

•Reazioni immediate le pupille si dilatano, il cuore batte più velocemente, i muscoli si tendono…

•Reazioni durature gli ormoni aumentano le capacità di memoria in modo che l’esperienza verrà ricordata vivamente .

Esperienze meno paurose

Se vengono proiettate varie immagini, l’amigdala si attiva in corrispondenza delle immagini più paurose e queste sono ricordate più facilmente (Daniel Schacter)

Esperienze subliminali

Se viene proiettata una faccia cattiva per un tempo brevissimo (tale per cui le persone dicono di non aver notato che era “cattiva”) l’amigdala la registra comunque e la memoria è accresciuta (Paul Whelan)

Memoria etc.

• Ogni emozione aiuta a rendere la memoria più forte e duratura. – Le facce che esprimono emozioni attivano l’amigdala anche se

l’emozione non è la paura.

• Le cose più recenti si ricordano meglio – Se mi chiedono che cosa ho fatto ieri, mi ricordo.

– Se mi chiedono cosa ho fatto una settimana fa non mi ricordo perché si producono delle “interferenze” con tutti gli altri giorni della settimana.

• Le cose che ripetiamo di più e che elaboriamo più in profondità si ricordano meglio.

Memoria etc.

• L’immaginabilità aiuta a ricordare (Parole ad alta immaginabilità - teoria del doppio codice di Paivio) – Es. se ci raccontano una scena vissuta questa è altamente

immaginabile ed ha un forte impatto – Se ci raccontano una scena inventata, anche questa ha impatto a

patto che induca una alta immaginabilità.

– Esperimento di Sherman et al su 120 studenti del Campus

dellArizona State University • Gruppo 1: descrizione sintomi facili da immaginare • Gruppo 2: descrizione sintomi difficili da immaginare • Gruppo3: sintomi f.i.+ esercizio di immaginazione • Gruppo 4: sintomi d.i. + esercizio di immaginazione

– Risultati: la probabilità che tu contragga la malattia? (3> 1>2>4) • Facilità di immagine = stimare elevata la probabilità • Difficoltà di immaginare = stimare bassa la probabilità

Memoria etc.

• La memoria non è fotografica ma …. ri-costruttiva.

Esperimento guidato

Vi mostrerò sullo schermo una lista di parole per 30 secondi poi vi toglierò le parole.

Dovrete tenerle a mente per altri 30 secondi, terminati i quali dovrete scrivere tutte le parole che vi ricordate sul vostro quaderno.

Non è importante l’ordine.

3… 2… 1… GO!

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LETTO SOGNO COMFORT RIPOSO SVEGLIA RUMORE RISVEGLIO NOTTE SBATTERE STANCO MANGIARE SBADIGLIARE

La costruzione del ricordo

• Bartlett (1932), psicologo inglese, fu uno dei primi a studiare come gli “schemi” che abbiamo in memoria possono aiutarci oppure no a ricordare nuova informazione. – Gli schemi ci aiutano a riconoscere e a classificare gli oggetti, le scene,

e gli eventi ma…

– Gli schemi influiscono anche sul ricordo che abbiamo, distorcendolo:

• noi tendiamo a ricordare un soggiorno che abbiamo visto o una festa di compleanno a cui siamo stati come più simili agli schemi di “soggiorno” e “festa di compleanno” che abbiamo in memoria, di quanto in realtà lo siano, perchè tendiamo a riempire i vuoti del ricordo con informazioni derivanti dagli schemi e dai copioni che abbiamo in memoria.

La costruzione del ricordo

• Le informazioni che una persona acquisisce dopo che ha vissuto l’esperienza originale possono influenzarne il ricordo.

• Implicazioni in ambito legale:

– Quando un testimone viene interrogato in modo insistente da un

avvocato sui fatti di un crimine, il modo in cui le domande vengono poste può influire sul ricordo evocato?

– L’istruzione di “immaginare” un evento del passato fa aumentare o

diminuire l’accuratezza con cui viene ricordato?

La costruzione del ricordo

• Esperimento di Loftus e Palmer (1974; exp. 1) in cui mostrarono ad un gruppo di 45 soggetti una serie di 7 video clip di incidenti d’auto e chiesero:

– A 9 soggetti: “all’incirca, quanto veloci andavano le macchine quando hanno urtato?

(About how fast were the cars going when they hit each other?)

– A 9 soggetti: “all’incirca, quanto veloci andavano le macchine quando si sono frantumate l’una con l’altra? (About how fast were the cars going when they smashed each other?)

– A 9 soggetti: “all’incirca, quanto veloci andavano le macchine quando si sono scontrate? (About how fast were the cars going when they collided each other?)

– A 9 soggetti: “all’incirca, quanto veloci andavano le macchine quando hanno sbattuto? (About how fast were the cars going when they bumped each other?)

– A 9 soggetti: “all’incirca, quanto veloci andavano le macchine quando sono venute a contatto? (About how fast were the cars going when they contacted each other?)

La costruzione del ricordo

La costruzione del ricordo • Esperimento di Loftus e Palmer (1974) (exp. 2):

• A 150 studenti fu fatto vedere un incidente e:

– A 50 soggetti si chiese: “all’incirca, quanto veloci andavano le macchine quando si sono frantumate l’una con l’altra? (About how fast were the cars going when they smashed each other?)

– A 50 chiese: “all’incirca, quanto veloci andavano le macchine quando hanno urtato? (About how fast were the cars going when they hit each other?)

– A 50 non chiese nulla circa la velocità.

– Dopo una settimana i soggetti tornarono in laboratorio e senza fargli vedere il filmato gli si chiese: “ti ricordi se nel filmato hai visto dei vetri rotti?” (Did you see any broken glass?”)

Si No

La costruzione del ricordo

La costruzione del ricordo

• Altri studi hanno dimostrato che l’insistenza nel fornire certi suggerimenti può portare le persone a ricordare interi episodi della propria vita in realtà mai accaduti.

• Loftus e Jacqueline Pickrell 1995 portarono il 25% degli individui di un esperimento a credere che all’età di 5 anni si erano smarriti in un dato centro commerciale e che in quell’occasione erano stati aiutati e confortati da una signora anziana.

La costruzione del ricordo

• Hymane Pentland (1996) hanno dimostrato che la costruzione di falsi ricordi può essere stimolata dall’immaginazione.

• I ricercatori hanno verificato la capacità di ricordare tre eventi realmente accaduti loro nell’infanzia ed uno mai accaduto (rovesciare la sangria sull’abito dei genitori della sposa).

– A metà dei soggetti (condizione immaginazione): la vostra capacità di ricordare

quegli eventi migliora se cercate di sforzarvi di immaginare come può essere accaduto.

– A metà dei soggetti (condizione di controllo): stare seduti e pensare.

• Dopo tre interviste simili in cui si davano le istruzioni di cui sopra, il 38% dei soggetti del gruppo immaginazione, ricordava l’episodio della sangria contro il 12% del gruppo di controllo.

La costruzione del ricordo

• Quali sono le cause?

– Una causa della costruzione dei falsi ricordi è la confusione delle fonti:

la nostra mente acquisisce informazioni dalle fonti più disparate, e le riorganizza in scene che possono aver significato, ma che occultano il legame tra ciascun elemento informazionale e la relativa fonte. E’ così che eventi concettualmente associati, ma derivanti da fonti diverse possono fondersi all’interno della memoria.

– Un’altra causa è la pressione sociale.

Rischi facili da calcolare?

• L’origine del genere umano viene fatta risalire a circa 2 milioni di anni fa con la comparsa di Homo habilis, seguita poi da Homo erectus (circa 1,5 milioni di anni fa), da Homo neanderthalensis (circa 100 mila anni fa) e da Homo sapiens (circa 200 mila anni fa).

• Questo lungo lasso di tempo in cui si è registrata la presenza dell’uomo sulla Terra ci fa spontaneamente riflettere sulle nostre capacità, sia innate sia apprese, di valutare i rischi.

• Alcuni ritengono infatti che l’uomo possieda la capacità di calcolare il rischio, forse anche solo un semplice sistema di registrazione degli eventi accaduti in termini di frequenza, che permetta di fare stime di probabilità del verificarsi di un evento, per quanto approssimate.

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La mente è un calcolatore?

• Gli esseri umani, hanno sempre dovuto prendere decisioni e affrontare rischi, talvolta di vitale importanza, del tipo «in quale direzione andare per avere più possibilità di trovare selvaggina», oppure «che cosa fare per evitare di essere colpiti da un fulmine durante un temporale».

• Naturalmente le informazioni utilizzabili si presentavano sotto forma di frequenze: quante volte, andando in diverse direzioni, era stata trovata selvaggina, oppure quante volte, riparandosi sotto un grande albero o in un anfratto durante un temporale, si era visto cadere un fulmine nei pressi.

«la mente umana è fatta per dei formati frequentistici, che sono

i formati di informazione che gli esseri umani hanno incontrato per

un lungo tempo prima dell’avvento della teoria della probabilità»

(Gerd Gigerenzer e Ulrich Hoffrage)

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Gigerenzer et al.

• Alcuni dati sperimentali (Gigerenzer et al.) confermerebbero che la mente umana, ad esempio, è più propensa a svolgere calcoli probabilistici se le informazioni vengono presentate sotto forma di frequenze naturali piuttosto che in termini di probabilità:

• Frequenze naturali: «l’incidenza della sindrome di Down nella popolazione è di 1 ogni 700 nati»

• Probabilità: «l’incidenza della sindrome di Down nella popolazione è di 0,001»

– La maggiore facilità di calcolo è legata sia alla presentazione in frequenze sia al fatto che questa porta con sé, inevitabilmente, l’informazione sulla popolazione di riferimento, che quindi offre un sistema di confronto di grandezza facile da visualizzare.

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Girotto et al. (2007)

• Se la nostra mente ha delle capacità di calcolo probabilistico innate, allora è plausibile attendersi di poterle osservare nei bambini fin dalla nascita, quando ancora non si può ritenere che il comportamento sia stato influenzato dall’educazione.

• Alcuni dati sperimentali ottenuti da Vittorio Girotto e colleghi nel 2007 sembrano confermare l’ipotesi della presenza di capacità di computo innate.

• Esperimento 1 (figura A)

Ad alcuni bambini di 12 mesi è stato fatto vedere un filmino in cui tre oggetti identici e uno diverso per colore e forma saltavano in maniera disordinata dentro un contenitore con una piccola apertura alla base (simulando un gioco di lotteria). Dopo 13 secondi il contenitore scompariva come dietro uno schermo nero e uno solo dei quattro pezzi (o uno dei tre pezzi identici o il pezzo diverso) usciva dalla piccola apertura in basso.

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Girotto et al. (2007)

• Risultati esperimento 1 (figura A):

I bambini di 12 mesi guardavano significativamente per più tempo il pezzo uscito quando si trattava di quello diverso, che quando era uno dei pezzi identici. Secondo i ricercatori perché era l’evento meno probabile e quindi più sorprendente.

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A

B

Girotto et al. (2007)

• Esperimento 2 (figura B):

In un secondo esperimento è stato controllato che l’effetto non fosse legato a una semplice salienza percettiva del pezzo diverso.

Ai bambini si mostravano sempre alcuni filmati in cui quattro pezzi si muovevano dentro un contenitore e uno usciva, ma alcuni esiti erano possibili, mentre altri erano praticamente impossibili, perché questa volta il contenitore era diviso in due e alcuni pezzi volteggiavano nella parte chiusa del contenitore, ma non sarebbero mai potuti uscire.

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Girotto et al. (2007)

• Risultati esperimento 2 (figura B):

Anche questa volta, i bambini guardavano per più tempo i pezzi usciti quando questi erano esiti impossibili, ovvero quando il pezzo era originariamente nella zona chiusa del contenitore ed era quindi impossibile che fosse uscito dall’apertura.

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A

B

La mente ed i calcoli probabilistici • Nonostante i dati degli esperimenti di Girotto et al. sembrerebbero

dimostrare che i bambini hanno capacità predittive già a un anno di età, vi sono contemporaneamente molti altri esempi che ci mostrano come le persone siano tendenzialmente incapaci di fare calcoli probabilistici, soprattutto quando le informazioni vengono presentate sotto forma di numeri.

• Ad esempio, Gerd Gigerenzer e Adrian Edwards nel 2003 hanno chiesto a 1.000 individui di rispondere a una domanda semplice quale:

Che cosa significa 40%?

a) 1 su 4

b) 4 su 10

c) 1 su 40

• Nonostante la facilità della domanda, circa 1/3 del campione ha fornito una risposta sbagliata!

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La mente ed i calcoli probabilistici

• Anche altri studi condotti da Isaac Lipkus e colleghi nel 2001 confermano una generale incapacità delle persone nel calcolo probabilistico.

• In un sondaggio che coinvolgeva persone di educazione medio-alta (che avevano frequentato le scuole superiori e l’università) è stato trovato, ad esempio, che solo il 78% rispondeva correttamente alla domanda:

«quale dei seguenti numeri rappresenta la probabilità più alta di prendersi una malattia?

a) 1 su 100,

b) 1 su 1.000,

c) 1 su 10.000

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La mente ed i calcoli probabilistici

• Un altro esempio classico di come le persone sembrano incorrere in veri e propri errori di calcolo, quando hanno a che fare con le probabilità, è il fenomeno del ratio bias, studiato da John Kirkpatrick e Seymour Epstein nel 1992.

• Provate a risolvere il seguente quesito:

“Immaginate di avere due urne, l’urna A e l’urna B. Nell’urna A vi sono 100 palline bianche e 10 rosse. Nell’urna B vi sono 9 palline bianche e 1 rossa. Dovete bendarvi gli occhi e scegliere di estrarre una pallina da una delle due urne. Se riuscite a prendere la palina rossa ricevete un premio. In quale urna preferite pescare?”.

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La mente ed i calcoli probabilistici

• La maggioranza delle persone capisce che l’urna B è più conveniente dell’urna A, però preferisce pescare dall’urna A perché ritiene di avere più chance di pescare la pallina rossa, forse perché le palline sono più numerose in termini assoluti ma non in termini percentuali!

• CONCLUDENDO: Questi esempi ci illustrano da un lato le enormi capacità che già gli infanti hanno di elaborare informazioni di tipo probabilistico e dall’altro i limiti computazionali che ha il nostro sistema quando deve operare calcoli sulle probabilità.

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Zero risk • Provate ad immaginare di essere costretti a giocare alla

roulette russa, e che vi venga data l’opportunità di comprare la rimozione di uno dei due proiettili inseriti nel tamburo a sei colpi della pistola.

• Quanto sareste disposti a pagare per uno di questi due proiettili?

• Supponiamo che dopo tale acquisto, vi venga offerto di comprare anche l’ultimo proiettile. Ora, quanto sareste disposti a pagare per avere l’ultimo proiettile?

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Zero risk

Normativamente, cioè in base alla teoria della probabilità, lo 0,01 di vincere o di perdere qualcosa ha lo stesso valore sia che si passi da 0 a 0,01, o che si passi da 0,89 a 0,90.

Ma dal punto di vista psicologico lo stesso valore di probabilità viene

percepito diversamente nei due casi. – Infatti, nel primo caso 0,01 è psicologicamente molto elevato, mentre nel secondo caso 0,01, cioè

proprio lo stesso valore di probabilità, è una grandezza insignificante.

Spiegazione: un evento ha un impatto psicologico molto maggiore

quando trasforma qualcosa da impossibile in possibile, o quando trasforma qualcosa da possibile a certo, piuttosto che quando semplicemente trasforma qualcosa da meno probabile a più probabile.

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Comunicare il rischio

• La comunicazione del rischio è il trasferimento di informazioni sui rischi e sui pericoli da un mittente ad un ricevente.

• Vi sono diversi esempi quotidiani in cui è implicata la comunicazione del rischio: quando i politici devono informare i cittadini su un nuovo sistema di smaltimento dei rifiuti; o quando un medico deve comunicare il rischio di un certo comportamento o di una certa terapia al proprio paziente; o quando gli scienziati devono comunicare i risultati di una indagine sulla nocività di una certa sostanza.

Paura innata o appresa?

Walk e Gibson (1961)

esperimenti con il precipizio visivo

Risposte emotive condizionate

John B. Watson e Rosalie Rayner (1920) che condizionano un bambino di 11 mesi di nome Albert ad avere paura dei ratti di laboratorio.

Comunicare il rischio

Modo 1. Esperienza diretta

Modo 2. Esperienza indiretta

L’esperienza diretta: il condizionamento classico alla paura

La contextual fear conditioning task per il condizionamento classico alla paura. (fonte: www.cellscience.com/Reviews5/Ca2+_stimulated_...)

Le scimmie hanno una paura innata dei serpenti? (Mineka, 80’)

L’esperienza indiretta: il condizionamento sociale alla paura

Un individuo impara ad avere paura di uno SC (quadrato blu) attraverso l’associazione dello SC con: a) uno shock elettrico al polso (condizionamento alla paura)

b) osservando un’altra persona avere pura dello shock (observational fear learning);

(Fonte: Olsson & Phelps (2007). Social learning of fear. Vol. 10, N.9, Nature Neuroscience)

Il condizionamento sociale alla paura nei neonati

In alcuni esperimenti è stato osservato come dei neonati di circa 6 mesi, sani, senza paure particolari possono sviluppare una risposta di paura forte e resistente verso un oggetto, come un serpente giocattolo, dopo che lo hanno visto in associazione (in un fotomontaggio) con l’espressione di paura della madre.

La comunicazione verbale del rischio

• Oltre che agire, una delle attività tipiche degli esseri umani è parlare.

• Quando si dice comunicazione del rischio, infatti, spesso si intende in realtà la comunicazione verbale del rischio.

Barriere alla comunicazione verbale del rischio

1. È verbale

2. Usa informazioni statistiche, che le persone non comprendono

E’ verbale

• Il linguaggio è un sistema di simboli arbitrariamente connesso ad un referente e quindi staccato dal suo referente nel mondo

• La trasmissione del rischio tramite il linguaggio, quindi, non prevede l’osservazione nè l’esperienza diretta delle proprietà emotigene del rischio, in altre parole, non prevede l’osservazione o il contatto con uno stimolo reale che può indurre paura.

La comunicazione verbale vs. altre forme di apprendimento

Un individuo impara ad avere paura di uno SC (quadrato blu) attraverso l’associazione dello SC con:

• a) uno shock elettrico al polso

(condizionamento classico alla paura- fear conditionaing task)

• b) l’osservazione di un’altra persona avere

pura dello shock (observational fear learning);

• c) l’ informazione verbale “sentirai delle leggere scariche elettriche ogni qual volta comparirà un quadrato blu sullo schermo” (instructed fear)

Olsson e Phelps, 2007, Nature Neuroscience

MA se lo stimolo è subliminale….

MA se lo stimolo è subliminale….

Osserviamo che solo nelle condizioni a e b la reazione di paura può essere elicitata quando lo SC (il quadrato blu) viene presentato in maniera subliminale. Nella condizione c (verbale) la presentazione subliminale dello stimolo non innesca la reazione di paura.

Olsson e Phelps, 2007, Nature Neuroscience

Spiegazione

– Il condizionamento classico e l’apprendimento tramite osservazione farebbero parte di un meccanismo di apprendimento mentale più antico dal punto di vista evolutivo, che precede l’emergere del linguaggio.

– L’apprendimento basato sul linguaggio, che è tipico del genere umano e si basa su rappresentazioni in aree corticali superiori che sono le stesse deputate ai processi di auto-coscienza e consapevolezza, non essendo collegato ad una esperienza reale o vicariata, è meno efficace di quella tramite il condizionamento classico e sociale.

Elisa è una donna di 30 anni. Mentre parla con il proprio ginecologo durante una visita, il ginecologo le dice: “C’è il rischio di [1 su 28; 1 su 307] che il suo bambino sia affetto da [sindrome di Down; insonnia]

Secondo la sua opinione, la probabilità di [1 su 28; 1 su 307] che il bambino di Elisa sia affetto dalla [sindrome di Down; insonnia] è:

1= molto bassa 2 3 4 5 6 7= molto alta

Pighin, Bonnefon, Savadori, Prenatal Diagnosis 2011

Pighin, Bonnefon, Savadori, Prenatal Diagnosis 2011

Dire: “il rischio è sopra la media”

Pighin, Bonnefon e Savadori, 2011

Concludendo 1. Come le persone “pensano” il rischio?

Il “rischio” è un concetto complesso e controverso.

2. Quali fattori determinano la percezione del rischio e l’accettazione del rischio? La percezione del rischio ha una natura multidimensionale

3. Come le persone decidono in situazioni di rischio?

Le persone decidono consultando velocemente l’emozione (gut feelings) associata a quella opzione.

4. Quali sono le implicazioni per la comunicazione del rischio? Il sentimento associato ad un oggetto non è solo frutto

dell’esperienza diretta (il fuoco brucia) ma anche, e soprattutto, dell’esperienza “comunicata” tramite testimonianze, immagini ed altri elementi emotivi.