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Comunicare dal latino commune, composto di cum e di un derivato di munus (incarico, compito) vuol dire letteralmente che svolge il suo compito insieme con altri. In italiano il termine comune significa quindi ciò che è proprio di almeno due persone o cose. I soggetti che comunicano mettono in comune, cioè condividono qualcosa. Oggetto del comunicare è il mondo, ma non per dare ad esso una forma, bensì per dare ad esso un significato.

Comunicazione

È fondamentale il rapporto fra i soggetti. I soggetti che comunicano mettono in comune una determinata visione del mondo; attraverso la comunicazione il mondo acquista significato, tanti significati possibili quante sono le comunicazioni possibili. Nel comunicare tutti i soggetti sono attivi, sia chi comunica sia chi riceve le informazioni che formano il contenuto della comunicazione. La comunicazione ha successo solo se il ricevente ne condivide il contenuto e modifica di conseguenza il proprio comportamento. È come se nel comunicare i soggetti coinvolti, partendo da punti diversi, muovessero entrambi verso un punto di incontro comune rappresentato dalla visione del mondo condivisa grazie alla comunicazione.

Comunicazione

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La comunicazione è dunque per definizione soggettiva, nel duplice senso che il suo contenuto dipende dal punto di vista dei soggetti che comunicano e che essa è essenzialmente un rapporto fra soggetti. L’obiettivo principale di chi comunica è fare in modo che le informazioni in cui consiste il contenuto della sua comunicazione producano un certo tipo di azioni. Il successo di un’azione di comunicazione non è dato dal numero di soggetti raggiunti, ma dal numero di soggetti che in seguito alla comunicazione modificano il proprio comportamento.

Comunicazione

Il dinamismo nel rapporto di comunicazione produce una profonda differenza fra informare e comunicare: a)  nell’informazione i ruoli rispettivi di chi informa e di chi è informato non sono destinati a mutare b)  nella comunicazione invece è previsto che quelli di fonte e destinatario della comunicazione siano ruoli che possono essere ricoperti alternativamente dai soggetti coinvolti. Chi comunica ad altri la propria visione del mondo deve accettare sia che questi ultimi possano non condividerla, sia che i destinatari della sua comunicazione si trasformino in fonti, comunicando a loro volta la propria visione del mondo; e così via, in un rapporto dinamico e dialettico potenzialmente senza fine.

Informazione e Comunicazione

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Nel rapporto MEDICO>paziente hanno come elemento comune la scarsa attenzione e considerazione per il punto di vista soggettivo del paziente.

  paternalismo   relazione centrata sul medico   monologo del medico e inibizione del paziente   sottovalutazione del punto di vista del paziente   abuso del potere e carisma   abuso del gergo tecnico

Rapporto complementare

Ivano Boscardini 8

Nel rapporto medico>PAZIENTE:

  sindrome del soccorritore   perdita di distanza e incapacità di dire no   medico succube del paziente   pazienti particolari come parenti, colleghi, personaggi famosi

Rapporto complementare

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Ivano Boscardini 9

Nel rapporto medico><paziente:

  ostacoli comunicativi difficili (disagio emotivo)   malattie con grave diagnosi e prognosi   differenze di lingua e cultura

Rapporto simmetrico

Ivano Boscardini 10

La relazione ideale potrebbe essere una relazione reciproca MEDICO//PAZIENTE.

Un’alternanza di momenti di simmetria e complementarietà.

La relazione reciproca

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Ivano Boscardini 11

Conosciuto Ordinato Certo Chiaro Prevedibile Assoluto Semplice Stabile

Sconosciuto Caotico Incerto Vago Non prevedibile Provvisorio Complesso Instabile

CERTEZZA INCERTEZZA

Forme di aiuto relazionale

Incontro di aiuto occasionale (parentale, amicale, relazioni quotidiane)

Relazione d’aiuto

Counseling

Psicoterapia

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Il Counseling

Capacità di counseling

  capacità di comunicare la propria empatia, ossia il proprio essersi sintonizzati sul livello emotivo del paziente

  capacità di praticare l’ascolto attivo, ossia di riprendere e riassumere ciò che l’interlocutore ha appena detto ottenendo la sua approvazione e dimostrando di aver prestato attenzione a quanto comunicato

  un elevato controllo e consapevolezza del linguaggio corporeo e prossemico (comunicazione non verbale), attraverso cui vengono veicolati gli stati emotivi connessi al contenuto verbale di cui si sta parlando

  la capacità di auto-osservazione e di automonitoraggio di quanto sta avvenendo nella costruzione della relazione con quello specifico paziente

  la capacità di condurre il colloquio, evitando i rischi di induzione delle risposte e gli atteggiamenti di chiusura/ostacolo al dialogo

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Contesto

Comportamento

Linguaggio/Strategie

Valori/Convinzioni

Identità

Il protocollo SPIKES

Il protocollo SPIKES consiste di sei step che servono per aiutare i medici ad affrontare efficacemente gli obiettivi più importanti dell’incontro per la comunicazione di cattive notizie:

  ottenere informazioni dal paziente   trasmettere informazioni mediche   offrire supporto   elicitare la collaborazione.

Baile et al., 2000 (The Oncologist)

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Il protocollo SPIKES

Setting

Preparare il colloquio

  Conoscere la documentazione clinica del malato   Prendersi il tempo necessario e assicurarsi di non essere disturbati

Valutare le opportunità della partecipazione di altre persone   Presentarsi   Assumere all’inizio un atteggiamento di ascolto e di attenzione   Dare il tempo al paziente di ricomporsi dopo la visita

Il protocollo SPIKES

Perception prima di dire, chiedi

Capire cosa il malato sa già

 Prima di dire, chiedere.

Domande utili •  Che idea si è fatto della sua situazione? •  Come ha scoperto la sua malattia? •  Come ha interpretato i suoi primi sintomi? •  Ha pensato che potesse essere qualcosa di serio? •  Che cosa le è stato detto dagli altri medici?

Nell’esaminare le risposte, prestare attenzione al vocabolario che il malato usa e al suo livello di comprensione e consapevolezza della malattia

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Azioni che non favoriscono l’ascolto

 Distrazione del medico (il paziente ha la sensazione di non essere ascoltato)

  Impiego di un linguaggio specialistico

 Attitudine del medico a non far parlare il paziente

 Utilizzo di una posizione “up” nella comunicazione

Il protocollo SPIKES

Invitation Chiedilo al malato.

Capire cosa il malato vuole sapere

Domande utili •  Vuole che cerchi di spiegarle meglio la sua situazione? •  Lei è un tipo di persona che vorrebbe sapere, se ci fosse

qualcosa di serio in atto?”

 Rispettare i malati che usano la negazione come difesa. La negazione può essere transitoria: offrire la disponibilità a dare

informazioni anche in momenti successivi  Rispettare il diritto del malato a non essere informato nei dettagli e, se espresso chiaramente, il diritto a non essere informato

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Tecniche che facilitano la comunicazione

Ascolto

Processo attivo per capire ed essere pronto a rispondere in modo attivo con sensibilità e serietà.

Esempio Annuire con il capo mentre il paziente parla Contatto visivo Orientazione del corpo postura Distanza inferiore a 1 metro

Valore terapeutico Empatia, riconoscimento, interesse, disponibilità verso il paziente. Trasmette la volontà di coinvolgersi nella relazione.

Tecniche che facilitano la comunicazione

Silenzio

Periodo di non comunicazione verbale tra emittente e ricevente.

Esempio Contatto visivo Orientazione del corpo postura rilassata Distanza (inferiore a 1 metro)

Valore terapeutico Dà ampio respiro alla comunicazione: rispetta il tempo del paziente nella comunicazione. Utile per riflettere e organizzare le idee e i concetti da esprimere.

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Tecniche che facilitano la comunicazione

Riflettere o rispecchiare

Rispecchiare e rinviare al paziente le sue emozioni le sue idee e significati verso un problema che sta comunicando.

Esempio “Mi sembra molto triste” “La vedo bene oggi” “Mi sta dicendo che teme l’esame della colonscopia?” “È molto triste e preoccupata per la dimissione?”

Valore terapeutico Riconosce e legittima il vissuto e le idee del paziente. Permette al paziente la riflessione e la consapevolezza del suo stato d’animo.

Tecniche che facilitano la comunicazione

Focusing

Incoraggiare il paziente a non divagare, porre domande per aiutarlo a sviluppare un’idea.

Esempio “Mi stava raccontando come era difficile dialogare con sua madre”

Valore terapeutico Dirige la comunicazione verso aspetti importanti della raccolta dati sulla salute del paziente.

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Tecniche che facilitano la comunicazione

Chiarificare

Chiarire il messaggio del paziente (significato), stabilire se il messaggio trasmesso è lo stesso di quello ricevuto.

Esempio “Se ho ben capito, lei quando sente dolore prende una compressa…”

Valore terapeutico Esprime il desiderio di comprendere la comunicazione del paziente.

Tecniche che non facilitano la comunicazione

Falsa rassicurazione (banalizzazione)

Utilizzare frasi stereotipate (frasi fatte) e fuori luogo, prive di significato nel tentativo di rassicurare il paziente.

Esempio “Dai dai, coraggio” “Sono in tanti che hanno il suo problema” “Vedrà che andrà tutto bene” “Dai dai che tutto passa”

Valore terapeutico Nega la paura, i sentimenti il significato della comunicazione del paziente.

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Tecniche che non facilitano la comunicazione

Fornire consigli

Dire al paziente ciò che deve o non deve fare

Esempio “Se fossi in lei lo farei” “Penso che lei dovrebbe”

Valore terapeutico Nega la possibilità del paziente di condividere le decisioni con l’operatore.

Tecniche che non facilitano la comunicazione

Dare giudizi (risposte moralizzanti)

Approvare o disapprovare i comportamenti del paziente, esprimendo i propri valori su ciò che è giusto o sbagliato, usando parole come buono o cattivo.

Esempio “Abortire è sbagliato” “È sbagliato rifiutare l’intervento chirurgico” “Sono contenta che abbia deciso” “Questo modo di comportarsi secondo me è sbagliato”

Valore terapeutico Crea dipendenza dall’operatore. Soddisfa bisogni narcisistici di autoopprovazione dell’operatore. Difficile creare un rapporto fondato sulla reciprocità.

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Tecniche che non facilitano la comunicazione

Cambiare argomento

Dirigere l’interazione in un area di interesse personale piuttosto che seguire il discorso del paziente.

Esempio La paziente piange ed esprime la sua paura per l’operazione quando l’infermiere chiede “Quanti figli ha?”

Valore terapeutico Genera ansia e rabbia per il mancato riconoscimento dei sentimenti provati dai paziente.

Tecniche che non facilitano la comunicazione

Insuccesso nell’ascolto

Non ascoltare il messaggio del paziente, non prestare attenzione.

Esempio Non contatto visivo Orientazione del corpo (in fuga) Postura non rilassata Distanza (superiore a 1 metro) Distrazione

Valore terapeutico Disinteresse negazione dell’altro. I bisogni dell’operatore vengono prima di quelli del paziente.

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Il protocollo SPIKES

Knowledge

Dare le informazioni

 Avere chiaro l’obiettivo che si vuole raggiungere dando l’informazione (diagnosi, prognosi, piano di cura)

  Iniziare dal punto di partenza (realtà soggettiva)   Far precedere la vera cattiva notizia da un segnale d’allarme (ad

esempio, “Temo che la situazione sia un po’ più seria”), seguita da una pausa di silenzio, per osservare la reazione del malato

 Dare l’informazione successiva in piccole dosi, per rallentare la velocità del processo di presa di conoscenza

  Far sì che la percezione della situazione da parte del malato si avvicini, gradualmente, alla realtà clinica

 Usare un linguaggio non tecnico ed evitare il gergo medico, esprimendosi nel linguaggio del malato

 Verificare sempre il grado di comprensione delle informazioni fornite

Il protocollo SPIKES

Emotions

Valutare le emozioni del malato

  Prestare sempre attenzione alle reazioni verbali e non verbali del malato durante la fase precedente

 Riconoscere e dare spazio all’espressione delle emozioni e delle preoccupazioni del malato

  Emozioni adattive  Negazione, rabbia, pianto, paura, speranza realistica   Emozioni disadattive  Angoscia, colpa, rabbia prolungata, diniego patologico, speranza non

realistica, disperazione  Dare un nome alle emozioni e legittimarle

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Le reazioni del paziente

Rabbia astratta “non focalizzata”

Contro la malattia   i sintomi   la “sentenza di morte”   la disabilità, la perdita di autonomia

Contro la perdita di controllo e il sentimento di impotenza   l’incapacità di determinare il proprio stile di vita, i propri movimenti   la dipendenza dai familiari, dall’equipe medica

Contro la perdita di potenzialità di sviluppo   la perdita della possibilità di un soddisfacimento esistenziale   la perdita di speranze future e di aspettative nella carriera, nelle relazioni,

nella famiglia

Contro la legge di natura/il caso   (in base al sistema di valori del paziente) contro gli eventi biologici casuali   l’ingiustizia - una delle origini del “perché io?”

Le reazioni del paziente

Rabbia verso entità specifiche “focalizzata”

Contro di sé   rabbia causale (se il paziente sente di aver provocato la sua malattia - il

pensiero può essere appropriato o non appropriato alle circostanze)   il corpo o la biologia (contro specifici “difetti” del corpo)   la perdita di opportunità (contro eventi o relazioni specifici)   propri atteggiamenti (l’effetto di ritomo quando si era ritenuto che un

atteggiamento positivo   potesse migliorare i risultati)

Contro amici e familiari   la loro salute (risentimento dovuto al fatto che altri stanno bene)   rabbia residuale verso vecchie contese e screzi familiari   l’essere contenitore di buoni consigli, carità o simpatia   rabbia causale (si crede che amici o familiari possano aver causato la malattia,

il pensiero può essere appropriato - per esempio per l’AIDS, altre malattie socialmente trasmissibili, tumore ai polmoni in fumatori passivi ecc. - o inappropriato)

  l’abbandono e il distacco (familiari e amici che si disinteressano del malato)

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Le reazioni del paziente

Rabbia verso entità specifiche “focalizzata”

Contro i medici e altri operatori sanitari   accuse contro il messaggero della notizia   la perdita di controllo che ora risiede nel medico/infermiere   risentimento contro il team medico che gode di buona salute   la mancanza di comunicazione (non ascolto/freddezza/mancanza di sensibilità

e tatto)   le decisioni di gestione del caso (avrebbero dovuto trovarlo prima/trattarlo in

modo diverso)

Contro “forze esterne”   diretta verso il posto di lavoro/l’occupazione (appropriata o inappropriata)   l’ambiente circostante/la casa (appropriata o inappropriata)   le forze socio-economiche/politiche

Contro Dio   l’abbandono (“Mi ha abbandonato”)   la percezione di una vendetta (castigo divino)   un’apparente povera ricompensa di anni dedicati alia fede e religiosa

osservanza

Risposte adattive:

alcune reazioni possono sembrare normali per il medico ma non esserlo per il paziente e possono costituire per lui un aiuto per ricreare una certa serenità.

Risposte disadattive:

altre reazioni, all’opposto, possono sembrare socialmente o culturalmente desiderabili ma possono di fatto ostacolare un adattamento autentico del paziente rispetto alla notizia.

Comportamenti adattivi

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Risposte del paziente

Risposte adattive Risposte disadattive

Colpa Ironia

Negazione patologica Negazione

Rabbia senza oggetto

Ansia generalizzata

Rabbia contro la malattia Rabbia contro gli operatori sanitari

Pianto Crollo emotivo

Paura

Richieste impossibili Soddisfare un desiderio

Speranza irrealistica Speranza realistica

Manipolazione Negoziazione

Stili di coping del paziente

Razionalizzare - cercare maggiori informazioni e dati tecnici Condividere le preoccupazioni - cercare di condividere e parlare con altri delle proprie preoccupazioni Minimizzare - sottovalutare la gravità della diagnosi Repressione - cercare di non pensarci Spostamento - impegnarsi in altre attività per distrarsi Confronto - confrontarsi con il problema Ridefinizione - accettare la diagnosi, ma trovarne aspetti favorevoli Acting-out - fare qualunque cosa Fatalismo, rassegnazione - subire passivamente l’inevitabile Riduzione degli stimoli - ritirarsi dalle situazioni sociali e isolarsi Proiettare - prendersela con qualcuno o con qualcosa Compliance - seguire le indicazioni di una persona cui potersi affidare

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Meccanismi di difesa dell’io - Regressione

Vuol dire tornare indietro, ri-assumere modalità di comportamento emotivo, cognitivo e comportamentale propri di periodi precedenti di sviluppo. La regressione assume una funzione difensiva perché permette al bambino di riconquistare la vicinanza emotiva con i propri genitori che teme di aver perduto. Nel caso del paziente adulto, il movimento affettivo è più o meno simile la perdita di autonomia provocata dalla malattia, l’essere costretti a letto, dipendere da qualcuno determina regressione. La regressione per certi aspetti è indispensabile in casi gravi che necessitano di cure urgenti in cui occorre che il paziente si affidi alle cure.

Meccanismi di difesa dell’io - Negazione

Il rifiuto consiste nel negare la realtà che è vissuta come intollerabile e spiacevole, di cui il soggetto non è consapevole. La sua funzione, come quella di altre reazioni psicologiche, è utile e protettiva in quanto impedisce di essere sopraffatti dall’ansia. È evidente che dietro questo atteggiamento non ci sono né tranquillità interiore, né rassegnazione, ma al contrario la difficoltà di far fronte all’angoscia scatenata dalla consapevolezza della malattia. Sul piano comportamentale il paziente può credere che gli esiti degli esami siano sbagliati o disattendere il piano di cura.

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Meccanismi di difesa dell’io - Proiezione

Consiste nell’attribuire ad altri i propri pensieri, desideri o paure. L’utilizzo della proiezione apre la strada a quella che può essere una modalità persecutoria di reagire alla malattia. La malattia è considerata come un attacco proveniente dall’esterno, come se qualcosa o qualcuno fosse responsabile della patologia. Anche in questo caso, il meccanismo tende ad arginare l’angoscia. La persona tende a colpevolizzare chi la circonda, è ipercritica, aggressiva, diffidente, in questo caso una reazione difensiva dell’operatore non fa altro che attivare un circuito persecutorio in cui il paziente finisce per trovare giustificazione della sua ostilità proprio nel comportamento di chi lo assiste.

Meccanismi di difesa dell’io - Aggressività

Si tratta di uno dei meccanismi di difesa più adottati che ha basi filogenetiche e neurofisloiogiche. Viene attivato per lottare contro i vari ostacoli che la quotidianità presenta. Ad esempio un paziente può rispondere con ostilità quando gli viene posta una domanda che riguarda le sue abitudini personali come il bere alcolici, se questa costituisce un problema.

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Meccanismi di difesa dell’io - Razionalizzazione

Ciò che non viene accettato sul piano affettivo lo è invece sul piano razionale. La persona trova delle ragioni, delle giustificazioni a ciò che accade in lei o intorno a lei, cercando di dare un senso logico a eventi che invece non lo possiedono.

Meccanismi di difesa dell’io - Formazione reattiva

L’io trasforma gli impulsi, gli affetti, le idee sentiti come inaccettabili, nel loro esatto contrario. Ad esempio il malato spaventato per l’esame endoscopico da effettuare assume un atteggiamento spavaldo e scherzoso invece di manifestare timore.

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Il protocollo SPIKES

Strategy

Conclusione: decidere come procedere

 Valutare l’opportunità di proseguire il colloquio o di rimandare ad altra occasione

  Fare una lista delle priorità dei problemi del malato e fornire le risposte

 Dare l’opportunità di sollevare altri problemi o di fare altre domande Fare un riassunto degli elementi essenziali del colloquio

 Stabilire le modalità di contatto futuro  Congedare il malato e annotare sinteticamente le informazioni date

Prendersi un po’ di tempo per sé