cibo, salute, dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. canti e riti di questua...

64
159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative espressioni della religiosità popolare calata nel sociale. In un periodo, quello invernale, dedicato po- polarmente all'auspicio della fertilità, dominano i simboli del dono e del cibo abbi- nati alla gioventù. I protagonisti di tali avvenimenti, nella provincia di Belluno, era- no, un tempo, prevalentemente, i maschi. I dati raccolti sembrano identificarli in tre gruppi fondamentali in ragione dell’età. Il primo gruppo è quello dei bambini (fino alla pubertà); il secondo quello dei giovani fino all’età della coscrizione, il ter- zo quello dei coscritti, affiancati eventualmente dai coscritti anziani celibi. Con modalità diversa a seconda dell’occasione, i questuanti, nella vigilia delle feste o nel- le giornate più significative, se ne andavano di casa in casa ad augurare salute e ab- bondanza per l’avvenire, raccogliendo offerte in natura (uova, farina, burro, lardo, ricotta) con cui poi si realizzava una marenda (pranzo o cena) in comune. Le pie- tanze comunemente consumate erano gnocchi o lasagnine da condire con burro fu- so e ricotta o frittate e, talvolta, dei piccoli dolci. Le questue dei bambini erano mattutine o pomeridiane, quelle dei giovanotti, prevalentemente serali. In ogni ca- so il gesto esprimeva la potenzialità dei suoi rappresentanti: l’innocenza e il diveni- re dei bambini 1 , la forza dei giovani presto nuovi protagonisti e responsabili del so- 1mmAll’interno della famiglia, con un significato propiziatorio similare nel senso, per mano di uno speci- fico Santo protettore, si facevano arrivare, altrimenti, doni ai più piccini (agli innocenti che credevano in ciò). Nella tradizione veneta, viva ancor oggi, i benefattori protagonisti, a seconda delle zone di influenza, sono San Nicola e Santa Lucia. Recentemente, per confusione consumistica, si sono inseriti altri nuovi mi- ti come Babbo Natale equivalente al Santa Klaus nordico (è San Nicolaus che si festeggia a fine dicembre) e persino la Befana, un tempo anche “Redòega, vècia Marantega Donàza o Donàcia”, strega maligna e assai poco benevola, almeno nella credenza più popolare della montagna veneta del nord-est. Cibo, salute, Dio e… luganeghe Canti di questua del periodo natalizio nell’area provinciale bellunese in relazione ai Sacri canti della raccolta Michi, con annotazioni sulla parallela presenza dei medesimi canti nelle comunità di origine triveneta residenti nel sud del Brasile Gian Luigi Secco

Upload: others

Post on 23-Jul-2020

3 views

Category:

Documents


0 download

TRANSCRIPT

Page 1: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

159

1. Canti e riti di Questua nel bellunese

Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative espressioni dellareligiosità popolare calata nel sociale. In un periodo, quello invernale, dedicato po-polarmente all'auspicio della fertilità, dominano i simboli del dono e del cibo abbi-nati alla gioventù. I protagonisti di tali avvenimenti, nella provincia di Belluno, era-no, un tempo, prevalentemente, i maschi. I dati raccolti sembrano identificarli intre gruppi fondamentali in ragione dell’età. Il primo gruppo è quello dei bambini(fino alla pubertà); il secondo quello dei giovani fino all’età della coscrizione, il ter-zo quello dei coscritti, affiancati eventualmente dai coscritti anziani celibi. Conmodalità diversa a seconda dell’occasione, i questuanti, nella vigilia delle feste o nel-le giornate più significative, se ne andavano di casa in casa ad augurare salute e ab-bondanza per l’avvenire, raccogliendo offerte in natura (uova, farina, burro, lardo,ricotta) con cui poi si realizzava una marenda (pranzo o cena) in comune. Le pie-tanze comunemente consumate erano gnocchi o lasagnine da condire con burro fu-so e ricotta o frittate e, talvolta, dei piccoli dolci. Le questue dei bambini eranomattutine o pomeridiane, quelle dei giovanotti, prevalentemente serali. In ogni ca-so il gesto esprimeva la potenzialità dei suoi rappresentanti: l’innocenza e il diveni-re dei bambini 1, la forza dei giovani presto nuovi protagonisti e responsabili del so-

1mmAll’interno della famiglia, con un significato propiziatorio similare nel senso, per mano di uno speci-fico Santo protettore, si facevano arrivare, altrimenti, doni ai più piccini (agli innocenti che credevano inciò). Nella tradizione veneta, viva ancor oggi, i benefattori protagonisti, a seconda delle zone di influenza,sono San Nicola e Santa Lucia. Recentemente, per confusione consumistica, si sono inseriti altri nuovi mi-ti come Babbo Natale equivalente al Santa Klaus nordico (è San Nicolaus che si festeggia a fine dicembre)e persino la Befana, un tempo anche “Redò∫ega, vècia Marantega Donàza o Donàcia”, strega maligna e assaipoco benevola, almeno nella credenza più popolare della montagna veneta del nord-est.

Cibo, salute, Dio e… luganegheCanti di questua del periodo natalizio nell’area provincialebellunese in relazione ai Sacri canti della raccolta Michi,con annotazioni sulla parallela presenza dei medesimi canti nelle comunità di origine triveneta residenti nel sud del Brasile

Gian Luigi Secco

Page 2: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

160

stegno vitale alla comunità. La potenza latente della gioventù, ancora inespressa epertanto intatta, motivava il riconoscimento dell’augurio e la sua accettazione co-mune tanto che i casi di rifiuto, da parte dei visitati, erano davvero rari. Le princi-pali questue rilevate nella zona in oggetto sono quelle di San Martino (nell’Agordi-no e nel Bellunese, da parte dei bambini), Natale, Capodanno, Epifania, fineCarnevale, Mezza Quaresima, con accenni anche nei periodi estremi come ai Mor-ti, all’Ascensione, alla vigilia di San Giovanni 2. Al giorno d’oggi esse persistono de-bolmente solo in alcuni ambienti paesani di montagna, anche se si segnalano tenta-tivi di recupero della tradizione. Le questue, che pure mostrano un evidentecontenuto ‘pagano’, risultano spesso collegate agli avvenimenti del calendario litur-gico cristiano ma non è facile datare tale abbinamento né, a livello locale, si sono fi-nora trovati precisi riferimenti in merito.

2. Nella moltitudine dei segni

Nell’esaminare il complesso delle manifestazioni tradizionali ci si trova, infatti,continuamente di fronte ad elementi arcaici pagani vestiti con elementi cristianiche coincidono nell’esemplarità dei segni e ciò, nel nostro mondo occidentale, pervoluta integrazione con la percezione religiosa precedente. A partire dal quarto se-colo la Chiesa cristiana assorbì infatti la festa delle divinità supreme del paganesi-mo (dies natalis solis invicti) trasformandola nella celebrazione della nascita di Cri-sto, luce e vita del mondo. Elementi di religiosità personale e di religione ufficialesono sempre convissuti, nonostante i ripetuti interventi delle chiese costituite, tesinel tempo e in diversi modi, a ricondurre le manifestazioni “spontanee” popolarinegli alvei ortodossi. Una parte notevole di queste manifestazioni era orientata acercare garanzie per la continuità della vita in un ambito agricolo che coinvolgevala stragrande maggioranza della popolazione. La dipendenza diretta e immediatadella sopravvivenza dal rapporto con la natura sembra motivare molti degli atteg-giamenti in questione. Il momento più adatto a questa dedizione è quello inverna-

2mmCfr. Secco, G. Mata: la tradizione popolare e gli straordinari personaggi dei carnevali arcaici delle mon-tagne venete, Neri Pozza, 2001, (in fase di edizione).

Page 3: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

161

le (da novembre in poi) non solo perché consente un maggior tempo di riflessionee dedizione (per la sospensione dei lavori agricoli) ma perché il ciclo produttivoprecedente si è concluso ed anche la natura pare sospesa, in attesa di riprendere, dirinnovarsi. L’uomo sente allora la necessità di partecipare alla nuova tensione af-finché, con l’aiuto soprannaturale, l’esito della rinascita sia il più proficuo possibi-le. A scandire i passi verso questo rinnovamento è la rivoluzione degli astri caden-zata dal calendario dei santi, la cui protezione funzionale è espressa in molti dettipopolari, anche se non sempre viaggianti in perfetta sincronia. Il solstizio inverna-le è una delle due porte del cielo e consente di intravvedere il tempo crescente; agliantipodi, l’altra porta del tempo (solstizio d’estate), quello discendente, è domina-ta dalla figura di San Giovanni Battista. In prossimità delle porte del cielo, pocoprima o poco dopo, è possibile cercare e individuare i segni premonitori dell’anda-mento meteorologico futuro e non solo di quello. I giorni endegari, cioè indicato-ri, stanno all’interno delle calende, periodi di 12 giorni che individuano progressi-vamente i mesi dell’anno di cui rispecchieranno l’andamento. Ad ogni calenda (ocalendra) ne può seguire una seconda (impropria) con scopo di verifica, in cui l’or-dine dei mesi viene considerato invertito. La concordanza d’esito dei segni sul me-se è indicativo di certa previsione. Se si considerano i tre cicli di calende (13-25 di-cembre; 25 dicembre-6 gennaio; 1-12 gennaio) e le loro estensioni di verifica (altridodici giorni in ogni caso), relazionandole ai proverbi popolari sui Santi, si com-prende meglio il senso globale delle previsioni. Nei giorni chiave delle calende sifanno anche i pronostici personali che spesso riguardano aspettative amorose, oltreche la salute, la fortuna e, consuetamente l’abbondanza di cibo. Il rito tende a ve-rificare le probabilità di successo dell’auspicio nell’arco dei mesi a venire. Perciònelle dodici notti delle calende si ottengono risposte ai quesiti cari potendo inter-pretare, di primo mattino, la posizione assunta dalla chiara d’uovo versata in unbicchier d’acqua la sera prima oppure il risultato estetico di una goccia di piombofuso lasciata cadere nell’acqua.

Ai segni celesti di rivoluzione si accompagna la fantasmagorica interpretazionepopolare di un passato esausto che stenta ad andarsene, personificato dalla vecchiastrega, la redò∫ega, maràntega, befana e dai suoi dodici figli, i redode∫egot (i mesi del-l’anno) su cui sembrano concentrate le forze del male per cancellare il quale si usa-no i fuochi di purificazione che servono nel contempo ad eliminare i pochi scarti dicasa e dei campi e a richiamare con forza la luce. Di seguito, con riti d’acqua, si pu-

Page 4: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

162

rificano e benedicono le cose predisponendole al nuovo ciclo (la casa, gli alberi, gliangoli dei campi, gli incroci delle vie ecc.).

La nascita di Gesù, luce della speranza umana, fatta cadere nel periodo solstizia-le, rappresenta la nuova chiave spirituale di lettura della porta del cielo e si inseriscein modo perfetto nel mondo di segni più antichi; così pure la festa dell’Epifania le-gata, secondo la chiesa romana, all’arrivo dei Magi a Betlemme. Nei primi due se-coli del cristianesimo le due feste sostanzialmente coincidevano e la loro separazio-ne è attribuita, da molti studiosi, a papa Giulio I, nell’anno 354; così il 6 gennaiodivenne in Oriente festa destinata a celebrare il battesimo di Gesù (Epifania orien-tale) mentre in Occidente fu dedicata all’adorazione dei Magi (Epifania occidenta-le). Questa separazione tornerà di attualità undici secoli dopo, all’epoca della Rifor-ma, influenzando, e si vedrà poi come, lo sviluppo di una particolare forma direligiosità popolare legata ai riti di questua e a particolari canti sacri, tra cui moltiispirati alla saga dei Re Magi.

3. Cibo e questua

L’elemento augurale basilare, utilizzato per rappresentare la richiesta di continuità eprosperità, è il cibo. Non vi è festa “religiosa” o vigilia, da noi, che non lo trovi alcentro dei propri riti: per i morti, i dolci (a forma di fava o d’ossa), minestre di faveo fagioli (la cui forma embrionale preconizza la rinascita), polentine bigie come latòiba zoldana (fatta di grano saraceno e fave); per San Martino l’oca arrosto e i San-martini in bozolà forte (dolcetti a forma del santo a cavallo), le castagne e il vino; aNatale i bìgoi in saór, le trippe in bianco e i s-ciós co la bi∫ata (chiocciole con l’an-guilla); a Capodanno il maiale; la pinza e la gallina per l’Epifania; i cróstoli, le frit-telle e l’agnello per carnevale. L’oggetto dell’auspicio per essere valido presuppone lacondivisione e, possibilmente, la distribuzione del bene a tutti, specie ai non ab-bienti. Il dono del cibo è l’aspettativa fondamentale dei riti di questua che intenzio-nalmente sottolineano questa speranza attribuendole o abbinandola ad un valoresacrale. Nel Bellunese abbiamo testimonianza precisa sulle questue auspicatorie dicapodanno e dell’Epifania attraverso gli scritti poetici dialettali del notaio belluneseBartolomeo Cavassico, che ci dà una precisa descrizione dei contenuti e delle mo-dalità dei riti in voga in città ai primi del ’500: la bonaman, per capodanno e il pa-

Page 5: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

163

nevin per l’Epifania, entrambi ancora superstiti, pur se rarefatti nella tradizione lo-cale. Nel componimento intitolato Dio te dae l bondì, la bonaman del Cavassico èprecisamente ricordata nell’augurio, anche se non risultano evidenziate le frasi di ri-chiesta. Ancor oggi i questuanti si presentano alle porte, di buon’ora al mattino delcapodanno, augurando Bondì, bon an, e a mi la bonaman (Belluno) o canticchian-do Bon an, bon dì e la bonaman a mi (Cadore); Bon an, bon dì e la bambona a mi(Alto Agordino, Laste) o Bon dì, bon ano; bon tenp, bon forment; bone feste, bone mi-nestre; boni caponi … auguri a i paroni! (Alpago) Bondì, bon ano, na giupa de pano,botoni de ardento, bon pan de formento; lugànega e vin, par al San Martin; pan e latpar la papa a i to∫at; ont, formai e fa∫ói par i parói; la polenta su l fondal: viva viva car-neval! (Belluno).

Le padrone di casa sperano che i questuanti siano i primi ospiti del giorno poi-ché certamente maschi e quindi portatori del segno di fertilità. La vista del maschioaugurale è d’altronde consueta in molte altre circostanze in cui vi sia la tensione alconcetto di rinnovo o ripresa (es. il primo incontro fuori casa della puerpera). Ri-portiamo di seguito anche una versione della bonaman raccolta in Brasile da di-scendenti di origine nostrana che ne canticchiano tuttora una versione par talian, ildialetto d’origine veneta usato ancora come lingua familiare da migliaia di personediscendenti dei nostri emigrati di fine Ottocento. La località di raccolta è Cer-quilho, nello Stato di Sao Paulo (Soccol Solange S.-Secco G. 1998). Le famiglie chelo cantano portano i cognomi De Nadai, Dorighello, Grando, Gaioto e Reginato.Bonin bonan, bon capo de l an! Siora parona, me véndela la pitona? Ben ben, vegnaròanca sto ano che vien; vegnarò co la cariola, a menar via la vostra fiola; vegnarò col ca-riolón, a menar via l vostro parón. Se me darè sinquanta, me impieniso la pansa; se medarè du∫ento, andarò via pì contento. Bonan bonan, co la sacheta in man, co l agneletorosto, el pan sensa la grosta: lo magnaria anca mi! Na borsa de oro, e na borsa de argen-to … démene sinque schèi che me contento!

Page 6: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

164

Bartolomeo Cavassico, notaio belluneseODE LXXII (cfr. Salvioni C. 1894:269, 272)

DIO TE DIA EL BON DI

Dio te dia el bon dì, Dio Ti dia il buongiorno,el bon mes, el bon an, il buon mese, il buon anno,e po’ una buona man, e un aiutoda meter coca; a metter chioccia;

Da Ognisènt un’oca, Per Ognissanti un’oca, da Sen Martin un porcel, per San Martino un maiale,da Carnaval un agnèl per Carnevale un agnellobon e ben gras; buono e ben grasso;

E po’ la sènta pas E poi la santa pace si sia con ti a ogn’ora sia con te ad ogni ora con una rustióra con una padellata de castegne; di castagne;

Bon fuoc e bone legne, Buon fuoco e buona legna,bon star e bon zir buon restare e buon viaggiare, bon let da dormir, buon letto da dormire, coltrà e lenzuò. coltri e lenzuola.

Le fede, cavre e buò, Pecore, capre e buoi,Crist le guarde da mal; Cristo le preservi dai malanni; le galline col gal (anche) le galline col gallo e i gattolin. ed i pulcini.

Bon pan e bon vin, Buon pane e buon vino,ben vestida e [mié] calzada, buoni vestiti e migliori scarpe, sanità parechiada salute preparata e puoc fastilli; e pochi fastidi;

De ducat die∫e milli, Diecimila ducati,de soldin [u]na caretta, una carretta di soldi, né de sòlt de debetta né debiti in denarocon nigum; con nessuno;

Biè guardar, [e] biè costum, Belli sguardi, bei modi,con la zent[e] puoche zanze, con la gente poche chiacchiere,e bone alnoranze e grandi regali,sora el tut; soprattutto;

Page 7: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

165

Né pantan, ne trop sut; Né pantano, né troppo asciutto;cusì, la via de mez... così, una via di mezzo,e un bon carnier de bez e una buona borsa di soldi,da tuor salata... per comprar l’insalata...

e una buona pignata e una buona pignattada cuo∫er carne e zòzol; per cuocere carne e ciccioli; e de istà un bel garofol e d’estate un bel garofano de quei ros! di quelli rossi!

Méi, pome, pere e nós, Miglio, mele, pere e noci,gnochi, la∫agne e cassoncié, gnocchi, lasagne e cassoncelli,miel da far gnoc[hi], tortiéi miele per condire i maccheroni, con uva seca... tortelli con l’uva passa;

Sanità senza pèca, Salute senza fallo, vestida con onor, portata con dignità e sempre un bel color e sempre un bel coloresul vis e santi; sopra il viso;

E una roca de tanti E una rocca di tantivo’ che file [a] so posta; vorrei filasse da sola;e del pan senza crosta e del pane senza crosta, da far soppa... da inzuppare.

Fil, tela, lin e stoppa, Filo, tela, lino e stoppa,lat, ∫malz e formai latte, burro e formaggioda Carnaval di bai a Carnevale dei balli e da Pasqua de i vof; e a Pasqua delle uova;

Ogni cosa da nuof, Ogni cosa rinnovata, ma non rogna, né stiza, ma non preoccupazioni o arrabbiature, ma si ben una pliza ma invece una pelliccia per [l] invèr... per l’inverno;

Zòcoi, scarpe e cu∫liér Zoccoli, scarpe e calzascarpee tole co[n u]na balla; e letto con scaldino (o con pagliericcio); un cortel, [un ces] e una scalla un coltello, un cesto e una scalada vendema; per la vendemmia;

Un bon cuor senza tema, Un buon cuore senza paura,con una ciera aliegra con un’aria spensieratae [u]na gorgiera negra ed un bell’orlo neroalla gonella; alla gonnella;

Page 8: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

166

Forfe, dedal, gu∫ella, Forbice, ditale ed ago, zòi, dàlmede e scarpet gioielli, zoccoli e scarpette di pannoe po’ [u]n bel zovenet… e poi un bel giovanetto...che utu pì? che vuoi di più?

Dio te dia el bon dì! Dio ti dia il buon giorno!

4. Panevin e questua dell’Epifania

Per quanto riguarda il panevin, il rito è rimasto radicato nell’area bellunese e, so-prattutto, in quella trevigiana (panevin, panaìn, rièl, copedèl, fogheràta, buberàta),come pure nell’area veronese e vicentina col brugnelo e friulana col pignarul, doveha raccolto, successivamente e parzialmente, l’influsso di altri riti simili, special-mente quello riferito al culto dei Re Magi o della Stella. Le poesie dedicate al ritodella questua epifanica dal Cavassico sono più d’una e credo valga la pena di ripor-tarle, a partire proprio da quella in cui il panevin risulta più volte citato preveden-do, con probabilità, una partecipazione corale degli astanti alla declamazione dellastrofetta ripetitiva pan e vin a sti pitoch, dàme zòzol e un baldón. Il codice autografodel Cavassico si trova presso la Biblioteca Civica di Belluno e l’incartamento ripor-ta la canzone citata alla carta 181. Il termine pan e vin (pane e vino) esemplifica latensione al cibo attraverso i suoi prodotti più preziosi e sacri (le specie divine) percui la stessa denominazione parrebbe colta dalla religione cristiana. In montagna ifuochi si chiamano più arcaicamente Pagarùoi o Favarùoi (Zoldano e Agordino),Pearvò (in Ampezzo) con riferimento alla fava, legume portante dell’economia do-mestica (sostitutivo, una volta macinato, o integrativo, del frumento per fare il pa-ne). Le poesie successive sono tratte dal volume Le rime di Bartolomeo Cavassico, cu-rato da Carlo Salvioni ed edito a Bologna nel 1849 (vol. II). I componimentirisalgono ai primi del ’500 (1508-1515 circa) e, visti nella loro globalità, ci consen-tono di fare interessanti considerazioni sul tema delle questue dell’Epifania.

Page 9: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

167

Bartolomeo Cavassico, notaio belluneseCANZON (data probabile 1510)

PAN E VIN A STI PITOCH

Pan e vin a sti pitoch, Pane e vino a questi poveretti,dame zòzol e un baldón, dammi ciccioli e un sanguinaccio,dame ancor un luganón, dammi anche un salsiccione,manda zo un cadin de gnoch. manda giù un catino di gnocchi!

Pan e vin a sti pitoch, Pane e vino a questi poveretti,dame zòzol e un baldón. dammi ciccioli e un sanguinaccio,

Manda zo a noi qualche zucha Mandaci giù qualche zucca,manda zo un pez de fumada manda giù un pezzo di carne affumicata;vien a impì questa zucha, vieni a riempire questa fiasca (di zucca);porta zo un cadin de jada, porta giù un catino d’agliata.vien pur zo, sarai ba∫ada Vieni, dai, vieni che sarai baciatae farón noi tich e toch. e balleremo assieme!

Pan e vin a sti pitoch, Pane e vino a questi poveretti,dame zòzol e un baldón. dammi ciccioli e un sanguinaccio,

Le formig(h)e là g(h)en nascha Ci nascano le formichee magnar le possa i sorz, e le possano divorare i sorcile to baffe e mala Pasqua le tue baffe; e la sfortunasi te vegna, che de orz ti venga poiché di scorze d’orzotu me das pan che é de scorz ci dai pane che non mangerebberoe no g(h)en magnerà i loch. neppure gli allocchi!

Pan e vin a sti pitoch, Pane e vino a questi poveretti,dame zòzol e un baldón. dammi ciccioli e un sanguinaccio,

Non me dar de la prim acqua, Non mi dare dell’acqua schietta,dame un può del to vin dolz, dammi un poco del tuo dolce vinoch’ogni sas che cate incapa; che mi inciampi in ogni sasso;da un può molzi la to vaca, Poi mungi la tua mucca,manda zo n cadin de lat manda giù un catino di latteché son stanch tant hei qua stat che sono stanco d’essere stato qui tantoa cantar cum fa i pitoch. a cantare come fanno i poveretti!

Pan e vin a sti pitoch, Pane e vino a questi poveretti,dame zòzol e un baldón, dammi ciccioli e un sanguinaccio,dame ancor un lunganon, dammi anche un salsiccione,manda zo un cadin de gnoch. manda giù un catino di gnocchi!

Page 10: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

168

Bartolomeo Cavassico, notaio belluneseAnno 1509 ODE LII (cfr. Salvioni C. 1894:163, 164)

FÉ LA BONA USANZA

F[a]∫é la bona u∫anza, Fate la “buona usanza”,Misser Luvis Delfin: Messer Luigi Delfin,da∫éne pan e vin dateci pane e vinocome se suol, come si suole.

Fa∫é tirar el col Fate tirare il colloa tre [o] quatro capón a tre, quattro capponie qualche luganón e qualche salsicciottoda∫éne a près: dateci assieme:

Un agnel rost, un les, Un agnello arrosto, uno lesso,dolce misser gratios, dolce signore grazioso, magnific, ulios, magnifico, possente,ric e possént! ricco e potente.

So che no stimà nient So che per Voi è niente... doi scàtol[e] de confèt, due scatole di confetti, doi oche, un barilet due oche, un bariletto [e] del vin negre; di vino nero;

Schiantis, seràve liégre, Fulmini, sarei felicese mandessà doi torte... se mandaste due torte... se ghe n é pite morte, se ci son galline cotte (morte), doi de quelle, due di quelle...

Zòzol e mortandelle, ciccioli e sanguinacci, bozolà [e] marzapan: ciambelle e marzapane, cussì na volta [a] l’an così, una volta all’anno, se suol far quest. si usa fare.

Dolce misser alnest, Dolce Signore Onesto, da∫éne qualche nia, dateci qualcosina, perché sta Epifania perché in questa Epifania volon trunfar. vogliamo far baldoria (trionfare);

Volon impir el car Vogliamo riempire il carrode qualche companà∫ec, con qualche companaticoe sie capon marzà∫ec e sei capponi marzolinie chilòn[e]ga. o giù di lì.

Page 11: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

Qualche mula bi∫lón[e]ga, Qualche sanguinaccio bislungom avis ne serà dat: credo ci sarà dato:sei che no darè imbrat, sò che non ci metterete in imbarazzovoi che sé ric. voi che siete ricco.

Misser bel magnific, Signore bello, Magnifico,mandà zo ben adéstre mandate giù e in quantità,se son lassame estre che finalmente[se] impiron [la] panza. ci riempiremo la pancia.

Misser, fé [la] bona usanza. Signore, fate la “buona usanza”!

Bartolomeo Cavassico, notaio belluneseODE LI (cfr. Salvioni C. 1894: 161,162)

MADONE, OMI DA BEN

Madone, omi da ben, Madonne, uomini dabbene,fa∫eve un puoc d’alnor, fatevi un poco onore! mandà zo al cantadór mandate giù al cantoreun pèz de baffa un pezzo di lardo

da ùnzerne la zaffa; per ungere la gola;mandà tuti un capon, mandateci un cappone,cum qualche luganón con qualche salsiccionee qualche lonza! e qualche lonza.

Deh, fìstola ve ponza, Che una fistola vi infastidisca, ve vegna l’angonàia che vi venga l’ernia inguinalese de quel vin che ∫maia se di quel vino che inebriano inpì [le] zuche. non riempite le zucche.

Su, fantesche mazuche, Su, fantesche pigrone,deh, pota del schiantis. su, per mille fulmini,portà de quel che fis... portate di quello che faceste, beé beé beé! bevete, bevete, bevete!

Dighe agnei o cavre Date agnelli o caprea quist dal car triunfant: a questi del “carro trionfante”:per voi pregarei [i] sant, per voi pregherò i Santi,dighe san Bia∫i dico, San Biagio.

169

Page 12: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

Done, m’ avis che asqua∫i Donne, ho quasi l’impressioneche daré quanche nia. che darete qualche “niente”.A quist bièi fent che spia, A questi bel giovani che guardanose mandà zo si mandan giù

lugàneghe de bo, salsicce di bue,barsuole de porcèl; braciole di maiale... orsù, bochin me bel, orsù boccucce mie belle,che stao a far? che aspettate?

No ne fa∫é cantar Non fateci cantarede bant co muò babiói: per niente, come babbei:mandà zo de i capòi, mandate giù dei capponi,de le galline. delle galline.

Milli bone matine Mille buone mattinetutti possao aver, tutti possiate avere,madone, e voi misser, Madonne e Voi, Signori, e bona Pasqua. e buona Pasqua (Epifania).

Un fi a l’an ve nasca, Un figlio all’anno vi nasca,in sanità, allegreza, in salute e allegriae po nel ciel ve dreza, e che il cielo vi guidi ...amen. amen.

Dall’insieme delle poesie del Cavassico si evince una struttura della richiestacomprendente:a) la domanda di doni (generi alimentari)b) l’augurio di abbondanza per la famiglia visitatac) l’augurio di benedizione divinad) il rimbrotto minacciato in caso di mancata concessione di doni.

L’attenzione maggiore è riservata alla richiesta di generi alimentari, specificatidall’Autore con enfasi e notevole compiacimento. L’elemento religioso appare mar-ginale se pur esistente ora nella presentazione, ora negli auspici. Si augura e ci si au-gura, con insistenza, abbondanza di cose da mangiare, di beni che stanno alla basedella salute e sono in mano a Dio e alla natura da Lui dominata. Il trinomio dei bi-sogni vitali cibo-salute-Dio, emblemi delle necessità psicofisiche umane, era evi-dentemente noto anche senza il conforto della scienza moderna. Semmai, il Cavas-sico omette di citare i falò propiziatori che rappresentano il fulcro dei riti popolari

170

Page 13: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

epifanici, ma ciò deriva probabilmente dal suo obiettivo extra poetico, dalle desti-nazioni colte cui i versi erano primariamente destinati. Vale però la pena di ram-mentare le caratteristiche del rito del bru∫ar el panevin così come sono state rilevatefino a pochi anni or sono, anche come esempio del menzionato tentativo di rivesti-re riti di origine pagana con motivazioni cristiane.

L’importanza del rito di fuoco dei panevin, pagarúoi o favarúoi, è confermatadalla sua notevole persistenza in tutte le zone agricole o pastorali della nostra regio-ne. La scelta del luogo del rogo coincideva col campo più produttivo e comodo (ri-to arcaico imitativo di abbondanza); esso doveva poi essere in posizione elevata,prossima cioè al cielo, al divino, e dominante possibilmente gli altri campi su cuidoveva essere irradiata la luce benefica (altrimenti si diceva che la sua visibilitàavrebbe meglio indicato la via ai Re d’Oriente). I pali di supporto attorno ai qualivenivano accatastate le fascine e gli sterpi erano normalmente da uno a tre, (nume-ro sacro pagano ma anche cristiano, come la Trinità e, nel caso, i tre Re Magi), le-gati tra di loro e di taglio fresco cioè vivi (auspicio arcaico di vitalità); il falò venivaedificato dagli stessi giovani protagonisti delle questue, che pure giravano per le fa-miglie a farsi dare sterpame e stoppie con la questéta (piccola questua o questua mi-nore). Il fuoco doveva essere generato con pietre focaie (proprio come quello sacrodella liturgia cristiana nella Settimana Santa) e il compito dell’accensione era de-mandato al più anziano capofamiglia, all’Autorità patriarcale (che, in alcune zone,preventivamente lo benediva). Quando le fiamme erano alte i veci traevano gli au-guri, gli auspici per la novella annata, guardando la direzione presa dalle fulische, lefaville, il fumo e la sua densità: Se l fun va matina, ciol su l sac a va a farina (o polen-ta pochetina, auspicio negativo); se l fun va a medodì, polenta cusì e cusì (annata me-diocre); se l fun va verso sera, piena la caliéra (auspicio di abbondanza); se l fun vainvèrs la basa, piena la casa (ancora abbondanza). Dalla velocità di sviluppo del fu-mo si traevano anche auspici di carattere meteorologico: fun galivo (incapace dimuoversi, di sollevarsi) tenp cativo; fun zavarià (fumo arrabbiato, veloce), bon tenpsarà! Se poi tornava in basso, gli astanti se ne facevano investire poiché ciò era con-siderato benaugurale per la salute (il fumo preserva, conserva). Alla fine del rogo, igiovani cercavano di saltar le bronze, di oltrepassare col salto le braci (prova di forzadal sapore iniziatico). I canti fatti attorno al falò assomigliano più a cantilene che averi propri canti. Tutti sono invocatori di cibo e salute: che Dio ne dae la sanità, elpan e l vin! e ancora pan, vin e lugànega! Occorre notare come gli accenni al rappor-

171

Page 14: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

to intercorrente tra panevin e riti che ricordano i Re Magi risulti debole e forzato;alla specifica domanda sulla possibile presenza di figuranti dei Magi presso il pane-vin, le risposte sono generalmente state negative, come pure rari sono i cenni sull’e-secuzione di canti attinenti al rito della stella. A conferma di ciò, si è verificato che,nelle zone montuose del Bellunese in cui si festeggiano i pagarùoi o favarùoi, non sipraticano altri riti paralleli.

GRIDA DEL PANEVINLezione di Cison e S. Antonio de Tortal 1978, Archivio Audio Secco G. BCDM36/06

CISON DI VALMARINO (TV)E S. ANTONIO DE TORTAL (BL)El pan …e vin, Il panevin,la pinza su l larin, la torta sul focolarela lugànega su l bachét, la salsiccia appesa alla stanga,eviva l vècio Simonet! evviva al (nome del padrone di casa)!Buberata pan e vin, Fuocone del panevine la torta (pinza) su l camin, la torta sul caminetto,la polenta su l fondal … la polenta sul taffiere…eviva carneval! viva il carnevale!

FALCADE, BL, 1973Pavarùi e pavarèle Pavarùi e pavarèle che la biave vègne bèle! che i cereali vengano belli! Pavarui ben pasui, Pavarùi ben pasciuti, Pasche Tofánui, Pasqua Epifania, polenta e lugànega, polenta e salsiccia, pan e vin... du par camin! pane e vino … giù per il camino!

COLLE SANTA LUCIA, BL, 1979Pan e bóia, pan e vin Pane e sugo, pane e vino la marenda su l ciamin, la merenda su l camino, na ciaudiéra de bon vin, un paiolo di buon vino, pan e bóia... pan e vin! pane e sugo, pane e vino!

ROCCAPIETORE, BL, 1981Pagarùoi e pagarèle, Pagarùoi e pagarèle, che le biave vegne bèle, che le messi vengano belle, che l forment vegne bon, che il frumento sia buono, su la ponta de l piron! fino alla punta della forchetta!

172

Page 15: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

FORNO DI ZOLDO, BL, 1978Paarùoi e paarèle, Paarùoi e paarèle, biave bone e biave bele; biade buone, biade belle; paarèle e paarùoi, paarèle e paarùoi, orz, fava e fa∫ùoi! orzo, fava e fagioli!

GARNA D’ALPAGO, BL, 1978Pan e vin pa sto San Martin Pane e vino per il prossimo San Martino;pita grosa par al dì de Pasqua; gallina grossa per il giorno dell’Epifania;Pasqua Tofania, torta lugànega, Pasqua Epifania, torta salsiccia,quatro boi, do par gros... quattro buoi, due paia granditira fora l car da l fos. che tirino fuori il carro dal fosso.Quatro vache da lat Quattro mucche da lattepar la papa de i to∫at. per dar da mangiare ai piccoli.Bon an... Buon anno...che vegne n altro an! Fino a che arriverà un altr’anno

I capi famiglia asportavano quindi un tizzone con cui andavano ad accendere ilfuoco di casa (fuoco sacro). Con le braci di quei fuochi casalinghi si cuoceva la pinza,il dolce propiziatorio fatto con tutti gli elementi gastronomici di cui si auspicava l’ab-bondanza: con farina di granoturco come base, con farina di frumento, zucca cotta,fichi secchi, uva appassita, grasso di maiale o ciccioli, noci e quant’altro. La pinza poisi distribuiva a tutti i familiari, ai vicini, ai cari che si volevano far partecipare all’au-spicio, ai poveri per rispetto del loro stato e per esorcizzare la povertà con la generosità(la divisione era spesso fatta in tre, sette o dodici pezzi, o loro multipli) e un bocconesi ritornava anche al fuoco stesso. Con le ceneri del panevin le donne si sporcavanoventre o mammelle per auspicare fertilità o abbondanza di latte materno ed il matti-no seguente gli uomini andavano ad incinerare le piante, a benedirle con l’acqua e abatterle con un bastone tolto per tempo dal rogo, al grido di carga e mantién pa st anoche vien! (carica e mantieni per il prossimo anno) o càrgate ben pa st ano che vien (cari-cati bene per l’anno che viene). Il bastone andava poi a finire nel recinto delle gallineo nel loro ricovero (punèr), per propiziare la produttività delle uova. La notte della vi-gilia, cruciale per qualsiasi calendra, era adattissima a compiere i riti divinatori. L’an-damento delle riserve familiari di granoturco o di fave, ad esempio, si poteva prevede-re ponendo in fila sulla pietra del larin dodici semi che si coprivano con la cenere delfuoco “sacro” e quindi con poche braci. Scoppiando per il calore, se i chicchi andava-no verso il fuoco, ciò era segno di abbondanza, se verso l’esterno di carestia, se rima-nevano sul posto di fortuna mediocre nei mesi contrassegnati da sinistra a destra, inordine crescente. Il fuoco della vigilia dell’Epifania concorda con un altro avvenimen-

173

Page 16: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

to importante della nostra tradizione che, nella stessa notte del fuoco, vede aggirarsiper ogni dove la torva Redò∫ega (Redòde∫a), la peggiore di tutte le strighe, detta altroveanche Vècia Maràntega (forse da mater antiqua). Per ciò dopo il rito del panevin, ci sidoveva ben chiudere in casa sprangando ogni possibile entrata, camini compresi; nonsi dovevano fare lavori da “vecchia”, come filare, usare fusi, pentole o altri richiami. LaRedò∫ega allora passava, assieme ai suoi dodici redode∫egòt e portava via i suoi maleficinon sapendoli dove abbandonare (a chi lasciare). Si allontanava poi a lunghi passi e al-le prime luci, superando il primo torrente, svaniva nel nulla; quel pasar le aque, in gra-do di cancellare la sue essenza maligna, lasciava intendere che la fonte era, in quellanotte, privièla o sarinèla cioè rinnovatrice. Sulle sponde delle acque della purificazio-ne la leggenda vuole che, la mattina seguente, crescessero fiori bianchi. Le donne po-tevano quindi andare sul greto a sciacquare (rinnovare) le pentole e scrostare le catenedel larin con la speranza di avere abbondanza di cibo e salute per tutto l’anno. Ceri-monie di senso analogo al rogo del panevin (e riti d’acqua) si ripetono qua e là anchea fine carnevale (bruciare il carnevale) e a metà quaresima, allorché si arde la vecchia 3,come pure alla vigilia di San Giovanni (con i fuochi e il lancio delle zidèle o rotelle in-fuocate). Durante questi avvenimenti si pubblicizzano anonimamente vicende che in-teressano la comunità, usando un tono apparentemente scherzoso, ma che hanno an-che valenza sanzionatoria oltre che liberatoria (charivari).

174

3mmIl rito ha un aspetto meno mitico e, pur mantenendo il medesimo senso, richiama il modello del processoe del rogo cui venivano condannate le accusate di stregoneria ai tempi dell’Inquisizione. Le accuse alla vecchia,senza possibilità o necessità di difesa, esprimono la volontà assoluta di caricare sul simbolo le nequizie del passa-to che va bruciato per conseguire un futuro migliore. Talmente è chiaro il rito auspicatorio che spesso, una vol-ta bruciata la vecchia (o segata, come si usa(va) nel veneziano) dai suoi resti vengono fatti comparire dolcetti,frutta secca o quant’altro possa rappresentare un piccolo dono augurale per i bimbi. Occorre dire che, dove nonsi arde la vecchia per metà quaresima, si usa magari bruciarla a fine Carnevale o, in alternativa, si incendia un pu-pazzo che impersona il Carnevale stesso a conclusione della sua vita (periodo). L’occasione è in ogni caso adattaa far parlare la Collettività attraverso la maschera in modo da pubblicizzare, attraverso le malefatte della vecchia,i segreti più scomodi dei singoli, quelli normalmente indicibili, le verità sui più potenti (normalmente appenabisbigliate), sugli amori nascenti, su possibili trame d’amanti, su interessi segreti o altro che coinvolga pur di ri-flesso la Comunità. Le stesse cose, insomma, che caratterizzano lo charivari e per cui si cantano ancora il marzoo il maggio o che si gridavano nello Sceibà Ampezzano o con le s-ciòne agordine e cadorine nella notte di SanGiovanni, anch’essa piena di fuochi (siamo al solstizio d’estate), lanciando le invettive dai colli insieme alle zidè-le (le rotelle impeciate e accese che si scagliavano contro il cielo e che, come stelle cadenti, riportavano l’eco del-le notizie interpretate dal gioco della Maschera nella notte [grida al buio]).

Page 17: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

5. Sulla diffusione delle questue a sfondo religioso

Verificata la precisa presenza delle questue nel Bellunese ai primi del ’500, e consta-tatone lo stampo prettamente venale, non sapevamo comprendere il motivo dell’e-spansione del rito che ha portato al reperimento in zona delle molte tipologie asfondo religioso, diverse per soggetto del canto e melodia, rimaste ben vive fino apochi anni or sono e comunemente note e praticate almeno fino alla metà di que-sto secolo. Molte di queste poi, risultano presenti, con la medesima matrice, in unapiù ampia area che va dal Ticino alla Slovenia comprendendo i territori alpini eprealpini della Lombardia, del Trentino-Alto Adige (Dreikönigslieder), di Veneto,Friuli e Istria “veneta”. Evidentemente il fenomeno generatore di una simile diffu-sione dei canti di questua devozionali doveva essere qualitativamente importante.Un contributo notevole alla comprensione di questo sviluppo è stato fornito dallostudioso tedesco Dietz Rüdiger Moser che, analizzando la pratica della questua deitre Re e la sua diffusione nelle zone centro-europee, l’ha interpretata come rispostadella Controriforma contro il dilagare della eresia “epifanica” luterana. Lutero infat-ti volle riportare la festa dell’Epifania al significato da lui ritenuto originario, cioè ilbattesimo di Gesù (Epifania orientale) e ciò in contrasto con la visione “romana”,già accennata in precedenza, legata alla immagine dei Magi. A conferma di questatesi ci sono poi le ricerche dello studioso austriaco Hans Moser che, col reperimen-to di documenti circostanziati, ha potuto individuare nei Gesuiti i promotori del ri-to della Stella dei tre Re, adottata nella sua formula rappresentativa (spettacolare,quasi teatrale) per l’evidente favorevole impatto sul pubblico ed il conseguente effi-cace aspetto propagandistico (Morelli 1998: 173-176). Da Hans Moser apprendia-mo che la prima citazione sulla Stella, cantata da studenti dei Gesuiti, risale ad unadelibera del consiglio comunale di Innsbruck datata 30 dicembre 1568. In un ine-rente documento successivo (probabilmente di fine secolo), ci sono altre interessan-ti indicazioni. Si tratta di una supplica rivolta al Principe Durchlaucht dagli stu-denti della scuola di Innsbruck i quali chiedono di poter riprendere a cantare laStella (dalla qual cosa erano evidentemente stati interdetti) in alternativa o in par-ziale sovrapposizione agli studenti dei Gesuiti pure se quelli “si vantano di aver crea-to una stella e già prima di questa di essere andati in giro con la scuola di canto a can-tare la stella”. A maggior titolo di supplica i richiedenti ricordano che molti di loro“devono servire tutto l’anno per portare la legna o la posta senza ricevere in cambio par-

175

Page 18: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

ticolari vantaggi o qualche ricompensa se non quella che riescono a prendere con la stel-la in un periodo del resto già limitato…” (Morelli 1998: 174).

Abbiamo così anche la conferma dell’usanza di gratificare con doni i canto-ri ossia dell’aspetto questuale del rito. Pare quindi accertato che questa, adot-tata dalla Controriforma, sia stata una strategia di ampio respiro, tesa a stimo-lare la fede popolare attraverso l’uso di espressioni di preghiera e canti di piùfacile comprensione e partecipazione emotiva. Ciò per contrastare più effica-cemente l’eresia proveniente dal nord-Europa i cui promotori si servivano piùmodernamente degli strumenti di comunicazione pubblicando libretti di can-to riformati, sia luterani che calvinisti, in lingua volgare italiana, ladino-ro-mancia, francese e tedesca. Dopo il concilio di Trento cominciò dunque a svi-lupparsi questo nuovo fenomeno musicale che prevede la produzione di “laudia travestimento spirituale” che vanno edite e diffuse con ogni mezzo. Il libret-to Sacri canti, maggiormente noto come raccolta Michi, è attualmente quelloche contiene la più antica attestazione di un gruppo di canti natalizio-epifani-ci molti dei quali sopravvissuti ed adattati a canti di questua (Morelli 1998:165-171).

L’analisi dei testi è ancor più interessante in quanto l’area bellunese è confinante,a nord, con le valli di Fiemme e Fassa in cui il sacerdote Giambattista Michi nacquee operò verso la fine del ’600 (1651-1690). Il libretto contiene 36 canti di cui 18 inlatino e 18 in volgare. Di questi ultimi, quattro sopravvivono nel bellunese con no-tevole diffusione e diverse versioni. Tre sono brani prettamente natalizi: Verbum caro,Bel Banbin, Dolce felice notte. Uno è tipico della vigilia dell’Epifania, essendo pressodi noi noto col titolo di Noi siamo i tre Re Magi.

L’area del Bellunese in cui sono presenti i brani Verbum caro, Bel bambin e Noisiamo i tre Re è quella del nord della provincia (Agordino, Ampezzano, Cadore, Co-melico) mentre il Dolce felice notte è raro e si trova solo in Val Belluna e nel Feltrinoquasi fosse risalito dalla Valsugana o dal Vicentino in cui risulta tra i canti più noti.

È stupefacente verificare come, nel complesso, i testi siano rimasti vivi nella lorosostanziale integrità ma è altrettanto evidente come si siano popolarmente arricchi-ti di strofe profane adatte a completarli in funzione del rito di questua, integrandoperfettamente il modello già visto nel Cavassico. La nuova struttura si presenta se-quenzialmente nel seguente modo:a) presentazione dei cantori e loro motivazione cristiana;

176

Page 19: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

b) narrazione dell’avvenimento religioso (che può estendersi dalla nascita alla mor-te di Cristo);

c) richiesta dei beni propiziandi;d) richiamo di abbondanza sulla casa;e) richiamo della benedizione divina e arrivederci all’anno successivo;f ) effettuazione dell’eventuale rimbrotto in caso di mancata offerta.

L’importanza dei riti pagani preesistenti e già considerati in occasione del perio-do che sta a cavallo tra Natale ed Epifania, spiega il successo dei molti “canti sacri”che vi si sono integrati. La raccolta Michi li contiene in parte, dato che le tipologierinvenute, solo nel Bellunese, sono assai più numerose. Certamente si può afferma-re che il tema più ricorrente è quello dei tre Re e della Stella accompagnatrice che il-lustra una vicenda, misteriosa, accattivante e vicina alla mentalità popolare, che sipresta alla drammatizzazione e conserva il fascino dell’esotico, del diverso e mitico,con il travestimento dei Magi e la realizzazione di modelli di stelle in legno e carta,spesso illuminate dal retro o fatte girare con dei marchingegni a manovella; inoltrel’esecuzione casalinga (lontano dai luoghi delle celebrazioni ufficiali) consentivauna certa libertà interpretativa attraverso le possibili integrazioni personali alle par-ti sacre dei testi ecclesiastici. Col nome generico di Stelle si individuano perciò, po-polarmente, anche altri canti del periodo, non necessariamente riferiti all’avveni-mento dei tre Re. Una parte di questi canti è specificatamente locale ed è dovuta allasolerzia di parroci o a quella di qualche fedele di buona cultura, in vena di esprime-re in tal senso la loro presunta vena poetica e/o musicale, cosa che accade, peraltro,anche al giorno d’oggi.

177

Page 20: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

6. La raccolta Michi e la tradizione orale bellunese

Riportiamo, di seguito, alcune versioni bellunesi dei canti presenti nella raccoltaMichi, per consentire gli opportuni paragoni. Per lo stesso motivo, riferiamo anchesu alcune versioni raccolte nel Brasile del Sud (Rio Grande do Sul), dovute a di-scendenti di nostri emigrati in quelle terre a partire dalla tre quarti dell’Ottocento.Alcune versioni sono fatte risalire, dai cantori, ad antenati di ceppo feltrino; inqualsiasi caso, ci sembrano testimonianzanze importanti ed attendibili. La nostratradizione popolare è miracolosamente sopravvissuta in quei luoghi tanto lontanigrazie al grande numero degli emigrati ed al relativo isolamento da loro vissuto ri-spetto alle culture limitrofe. Ancor oggi, dopo 125 anni di separazione dalla ma-drepatria, vi sono persone che, nelle zone rurali decentrate (negli Stati del RioGrande do Sul, Santa Catarina, Paranà), parlano correntemente un dialetto di tipoveneto-trentino, chiamato talian, conoscendo a malapena la lingua brasiliana! Perlo stesso motivo, si pratica ancora il filò, si raccontano fiabe e leggende e si usanocanti che intimamente ci appartengono; si sono persino conservate notevoli traccesugli usi e costumi della religiosità popolare, nonostante i riti si collochino in pe-riodi stagionali falsati (invertiti) per la dislocazione nell’altro emisfero terrestre. Sipensi che i falò del panevin sopravvivono, in piena estate brasiliana, in diverse lo-calità degli stati citati. Così pure sono superstiti i riti di questua ed alcuni cantiispirati ai tre Re.

Prima di iniziare la descrizione dei singoli canti attinenti alla raccolta Michi, raccol-ti in area bellunese, si premettono alcune precisazioni. Le versioni sonore documenta-te, per tipologia di canto, sono spesso più di una e talvolta parziali. Abbiamo quindiscelto la strada di integrare il materiale riconducibile ad ogni singolo canto, tendendoad una sua ricostruzione virtuale. Ciò, ben inteso, dove non si sia trovata documenta-zione scritta, o la versione sia l’unica raccolta.

6.1. Noi siam li tre Re d’OrienteCon riferimento al canto Lode sopra i tre Re magi della lezione Michi, si riporta, per pri-ma, la Stella di Pozzale di Cadore che, per numero di strofe, sembra la più estesa. A Pie-ve di Cadore il canto è del tutto simile ma con interpretazione canora più lenta. Il can-to è più noto, in tutta l’area, col nome di Noi siamo i tre Re Magi.

178

Page 21: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

NOI SIAMO I TRE RE MAGIlezione di Pozzale di Cadore, BL, 1978, Archivio Audio Secco G. BCDM66/08

1. Noi siamo i tre re magi, 4. E l é nato da Maria,venuti da l oriente, Ge∫ù Cristo in carne pura,a salutar la gente (noi) andiamo a la ventura per il Signore; per il pecato;

2. Noi siamo i tre re magi, 5. E abian molto cavalcato,che abian visto la gran stela, seguitando la gran stela,la qual porta novèla la qual porta novelae de l Signore; e de l Signore;

3. Qua l é nato l Salvatore, 6. Noi andiam pe sto contorno,Redentor di tuto l mondo, se posiamo ritrovare,(qua) l é nato in questo giorno (noi) andian per adorareper il pecato; quel gran Signore;

179

Pozzale di Cadore (BL)1978

&b

8

6 ..

. = 100

j

œ

q

1. Noi

œ

j

œ œ œ

j

œ

sia - mo i tre re

j

œ.œ

‰ j

œ

ma - gi, ve -

œ

j

œ œ œ

j

œ

nu - ti da l o -

&

?

b

b

4

2

4

2

4j

œ .œ‰ j

œ

rien - te, a

Œ . ŒJ

œ

= 100

.

.

j

œœ

q

r

œœ

.

.

j

œœ

r

œœ

sa - lu - tar la

.

J

œ

R

œ .

J

œ

R

œ

œœ

.

.

J

œœ

R

œœ

gen - te per

œ .

J

œ

R

œ

.

.

j

œœ

r

œœ

œœ

il Si - gno -

.

j

œ

r

œ œ

&

?

b

b

8

6

8

6

8

œœ ‰ j

œœ

re a

œ

‰J

œ

.

.

j

œœ

r

œœ

.

.

j

œœ

r

œœ

sa - lu - tar la

.

J

œ

R

œ .

J

œ

R

œ

Da 1 a 12

œœ

.

.

J

œœ

R

œœ

gen - te per

œ .

J

œ

R

œ

.

.

j

œœ

r

œœ

œœ

il Si - gno -

.

j

œ

r

œ œ

&

?

b

b

8

6

8

6

.

.

.

.

4

2

4

2

12

.

.œœ Œ j

œ

re; 2. Noi

Π.

œ

j

œ œ œ

j

œ

sia - mo i tre re

13.

œœ

.

.

J

œœ

R

œœ

gno - chi voi -

œ .

J

œ

R

œ

.

.

j

œœ

r

œœ

œœ

al - tri l bro -

.

j

œ

r

œ œ

˙˙

U

do!

˙

U

Page 22: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

7. E ancor per fargli onore, 9. In sta ca∫a sia la pace,volian fare un bel dono, di alegreza e sanitare,in mira incenso e oro la roba in quantitarerapresentare; Madre Maria;

8. Perché Dio ce l à mandato, 10. Se ringrazia buona gente,siamo qua fratèli miei, se ringrazia de l bon cuore,(noi) dobiamo seguitare e insieme co l Signorela nostra via; la bona note!

Segue poi, sullo stesso tono la richiesta di doni; nel caso addirittura... gnocchi!

Noi siamo i tre re magi, Daréme quatro scagni,venuti da l oriente che se sentemo ∫o∫o:per spa∫emár sta gente e a noialtri i gnochiin questa sera; voialtri l brodo!

Meté(me) su la caldiéra,faremo quatro gnòchi,farémeli sui fiochiche avemo fame;

Di testo simile alle precedenti, ma diversa nella costruzione ritmica, è la Stella diLozzo.

180

Page 23: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

NOI SIAMO I TRE RE MAGI1ezione di Lozzo di Cadore, BL, 1978, Archivio Audio Secco G. BCDM66/06

1. E noi siamo i tre re magi 4. Egli é nato da Maria;tre re magi de l oriente Ge∫ù Cristo in carne pura;abiam visto una gran stela noi andiamo a la ventura([de] la qual porta novela) per il pecato.e de l Signore.

2. E l é nato l Salvatore, 5. Vi ringrazio buona gente, Salvator di tuto l mondo; vi ringrazio de l buon cuore, Egli è nato in questo giorno torneremo un altro anoper il pecato. se piace a Dio Signor.

3. E abiam(o) tanto cavalcato, 6. Vi ringrazio del buon cuore,seguitando la gran stela vi ringrazio de l pre∫ente, e la qual porta novèla torneremo un altro ano, e de l Signore. se pia∫e a Dio Signor.

Le altre versioni cadorine si diversificano nell’uso parziale o leggermente modifi-cato dei vari campi del testo già visto; modifiche che non riportiamo poiché insi-gnificanti e difformi tra loro, tendenti comunque alla stesura nota. Nella versionedi Calalzo è particolare l’accentuazione dell’augurio di abbondanza e salute.

NOI SIAMO I TRE RE MAGIlezione di Calalzo, BL, 1978, Archivio Audio Secco G. BCDM 66/11

1. Noi siamo i tre re magi, 3. In questa ca∫a sia la pace, che abian visto la gran stela la pace in sanitare,l oriente in questa sera, la roba in quantitare,la nòte e il giorno; la Vergine Maria.

2. Noi sian per questo contorno, 4. E noi vi ringraziamo, noi posiamo ritrovare, de le grazie e de i favori, la roba in quantitare, insieme co l Signore la Vergine Maria; la buona note!

A Lorenzago di Cadore il canto assume tono più solenne pur mantenendosi me-lodicamente in linea col precedente. Alcune narratrici ricordano, in particolare, lequestue dei Magi che venivano dal Comelico e che si spingevano fin fuori valle inal-berando bellissime stelle tanto da suscitare spesso reazioni tra i bimbi locali cui re-

181

Page 24: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

stava solo il gusto di una acida scimiottatura canticchiando, parallelamente agliospiti, parole con significato diverso del tipo …la stela de l oriente che à perso duti idente! Le versioni di Lorenzago differiscono nel solo testo. La prima prevede un ver-so in più della quartina, forse per rafforzarne la consistenza.

NOI SIAMO I TRE RE MAGILezione I di Lorenzago di Cadore, BL, 1980, Archivio Audio Secco G. BCDM66/12

Noi siamo i tre re magi,venuti da l oriente, guidati da una stelaportando la novelache è nato il Redentor.

NOI SIAMO I TRE RE MAGILezione II di Lorenzago di Cadore, BL, 1980

182

Lorenzago di Cadore (BL)1980

&

?

b

b

8

6

8

6

.

.

.

.

j

œ

œ

.q

1. Noi

j

œ

= 66

œœ

j

œœ œ

œœœ

J

œœ

sia - mo i tre re

œ

J

œ œ

J

œ

j

œœ

œœ

j

œœ ‰

j

œ

œ

ma - gi ve -

J

œ œ

J

œ‰

J

œ

œœ

j

œœ œ

œœœ

J

œœ

nu - ti da l o -

œ

J

œ œ

J

œ

&

?

b

b

4j

œœ

œœ

j

œœ ‰

j

œ

œ

rien - te per

J

œ œ

J

œ‰

J

œ

œœ

j

œœ œ

œ

j

œœ

di - re a o - gni

œ

J

œ œ

J

œ

.

.œœ

œœ

J

œœ

gen - te, per

.œœ

j

œ

œœ

j

œœ

œœ

j

œ

di - re a o - gni

œ

j

œ œ

j

œ

œ

j

œ œ

j

œ

gen - te, che è

œ

j

œ œ

j

œ

&

?

b

b

.

.

.

.

9 1.2.3.

œ

J

œœ

j

œ

na - to il Re - den -

œ

j

œ œ

j

œ

.œŒ

j

œ

œ

tor. 2. Noi

ŒJ

œ

œœ

j

œœ œ

œœœ

J

œœ

sia - mo i tre re

œ

J

œ œ

J

œ

4.

œ

J

œ

rit.

œ

j

œ

bo - ve e l a - si -

œ

j

œ œ

j

œ

nèl.

Page 25: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

1. Noi siamo i tre re magi, 3. Abiamo caminato, venuti da l oriente, e monti scavalcato, per dire a ogni gente 2 v. per racontare a l mondo 2 v.che è nato il Redentor. che è nato il Redentor

2. Noi siamo i tre re magi, 4. Ge∫ù Banbino è nato,abian visto la gran stela è nato in una stalala qual porta novèla 2 v. e giace su la pàlia 2 v.novèla de l Signor. fra l bove e l a∫inèl

In Comelico esiste almeno un’altra versione musicale della medesima Stella. Iquestuanti, vestiti da Re Magi, una volta ricevuta l’offerta ringraziavano col dire:pregheremo Dio e i Santi che sta ca∫a vada avanti! In caso contrario si sfogavano con l’invettiva: pregheremo i Santi e Dio... che sta ca∫a vada indrio!

Nel basso Bellunese e sulla pedemontana trevigiana, il canto Noi siamo i tre Re Ma-gi, ricollegandosi all’inizio della versione Michi (Noi siamo li tre Re d’Oriente) è nota colnome de I lorienti o I tre lorienti. Il testo è lo stesso pur con qualche versione che assor-be brani di origine diversa. Riportiamo una lezione che si ritrova nella zona prealpina,tra la sinistra Piave e la Marca Trevigiana (Mazzotti 1970: 44; Secco 1986: 91-92).

I TRE LORIENTIlezione di Sant’Antonio de Tortal, BL, 1987

1. Siamo qua da i tre lorienti 4. Noi pasian per questo contorno,che abian visto la gran stela; se posiàmo ritrovare,i tre lorienti in questa sera, la roba in quantitare,la note e l giorno. co la gran stela! (la Vergine Maria)

2. Siamo qua per sto contorno, 5. Perché Idìo ce l à mandata. noi vogliamo fare un dono: siamo qua fratèli miei; oro e mira incenso e bron∫o noi dobiamo seguitare per pre∫entare la nostra via.

3. Qua l é nato l vero Mesìa (qua l é nato da Maria) 6. Siamo qua per ringraziarlo Ge∫ù Cristo in carne pura di una grazia, di un favore; noi veniamo a la ventura un altro ano ritorneremoper adorarlo. se ghe pia∫arà a l Signore.

I questuanti dei Tre Re, provenienti dalla zona prealpina del bellunese, e talvoltasconfinanti nei vicini paesi dell’opposto versante, sono probabilmente ricordati neiversi modificati di una stella trovata nell’alto trevigiano (Bellò 1994: 123): Siamo

183

Page 26: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

qua da i tre lorienti, che abian visto la gran stela; mai più visto cosa bela, vegner zo dalVi∫entin (il col Vi∫entin separa il Bellunese dal Vittoriese).

6.2. Dolce Felice nottePassiamo ad un altro canto natalizio riportato dal Michi nel suo libretto. La fontelaudistica più antica di Dolce Felice notte pare essere il Libro Primo delle Laudi spiri-tuali del sacerdote fiorentino Serafino Razzi (1563), ciò a conferma che l’opera delMichi non fu fondamentalmente quella di autore dei brani della raccolta da lui fir-mata ma piuttosto quella di raccoglitore (in tutto o in parte) di canti già noti altro-ve, da pubblicizzare e stabilire in zona come iniziativa pastorale. Di Dolce Felice not-te, oltre ad una versione bellunese cittadina di Borgo Prà, nota col titololeggermente modificato di Chiara felice note (Secco 1986: 99), riporto una ulterio-re versione nel talian del Brasile. Nel bellunese il canto non pare molto popolare,salvo che nel capoluogo, per cui se ne ipotizza un utilizzo circoscritto. Esso è peròben noto nel corrispondente versante pedemontano della Trevigiana (Bellò 1994:124) e in tutto il resto dell’area veneta, anche col soprannome di Ciarstela, La chia-ra Stella ecc.

184

Page 27: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

CHIARA, FELICE NOTElezione Borgo Prà, BL, 1980 Archivio Audio Secco G. BCDM99/11

1. Oh chiara felice note, 4. E dói angioli desende,che più chiara sei del giorno; sende sora la capana;noi vedian la luce atorno: cantaremo tuti o∫anala ciarastela! la grolia in celo!

2. Oh Regina Madre bela 5. Dio l é qua co l so Vangeloche per tuto l mondo rege; a scaldare i nostri cuori:il pastor de l divino grege, stiamo qua con i pastoriGiu∫epe Santo! e co i nocenti!

3. Ascoltéme che mi canto, 6. Oh che gran ralegramentiascolté queste parole; aver visto la gran stela!su ne l cel si mira l sole, e la qual porta novelala tera splende! e de l Signore!

185

Borgo Prà1980

&

?

b

b

4

2

4

2

.

.

.

.

1

Œ

q = 86

œ

1. Oh

Œ œ

œœ

j

œœ

j

œœ

chia - ra fe -

œ

j

œ

j

œ

.

.œœ

j

œœ

li - ce

j

œ

˙˙

no -

˙

œœ

j

œœ

j

œœ

te, che più

œ

j

œ

j

œ

.

.œœ

J

œœ

chia - ra

j

œ

&

?

b

b

7..œ

œ

J

œœ

sei del

j

œ

˙˙

gior -

˙

œœ

j

œœ

j

œœ

no; noi ve -

œ

j

œ

j

œ

.

.œœ

j

œœ

diam la

j

œ

.

.œœ

j

œœ

lu - ce a -

j

œ

œ

œ

J

œœ

J

œœ

tor - no: la

œ

j

œ

j

œ

&

?

b

b

.

.

.

.

13 Da 1 a 6j

œœ

j

œ

œ

œ

œ

cia - ra - ste -

j

œ

j

œ œ

˙˙

la!

˙

Πj

œ

j

œ

2. A - scol -

Œ

j

œ

j

œ

œœ

T

j

œœ

j

œœ

te - me

œ

j

œ

j

œ

7.j

œœ

rit.j

œ

œ

œ

œ

bo - na - no -

j

œ

j

œ œ

˙˙

U

te!

˙

U

Page 28: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

7. Dio l é nato il Salvatore, 9. Fin a st altra Epifaniaredentor di tuto l mondo; e po dopo vegneremo:é venuto a salvare l mondo a cantar ritorneremoda il pecato! questo bel canto!

8. Ge∫ù Verbo incarnato 10. E ve ringraziamo tantonoi andiamo ad anunciare, de la grasia e de l buon cuore,per potere seguitare dèso ndemo co l Signore...la nostra via! e bonanote!

DOLCE FELICE NOTElezione di Sao Marcos, RS, Brasile

Sorelle Bianchi 1996, Archivio Audio Secco G. BCDM36/03

1. Dolce felice note, 5. Cantiamo co gran zelo, (col Vangelo)piú chiaro che nel giorno lontan de i nostri cuori,per aver la luce e il giorno cantiamo co i pastori.la chiara stela. e bene sia.

2. Madre de l òchio ibèla, 6. (Da) la Madre Maria, che tuto el mondo rege; tre Magi de l Orientepastor che piú non crede; ognun che si presentaGiu∫epe Santo. e se ne inchina.

3. Ah, Madre da l òchio santo, 7-8. De la Madre divinascolté le mie parole, zé nato el bambinelo,perché la luna, e l sole, co∫ì grasio∫o e belo, in tera splende. in bracio de Maria.

Oh Voi clemente e pia, 4. Due àngeli che tende, oh casa benedeta,

che è sopra la capana: che Dio ve la mantegna,cantiamo tuti o∫ana che sanitá ve vegnae Gloria in celo. e piú legreza!

Rileviamo una ulteriore matrice di Stelle che pare ispirata a Dolce felice notte (incui si citano i ragi o la tanta luce atorno) e che si aggancia, qua e là, a materiale giàvisto. La testimonianza è interessante anche per la corrispondenza trovata in Brasi-le, a Caxias, e a Serafina Correa, nel Rio Grande do Sul, dove il pezzo si canta an-cora in occasione delle feste natalizie. Lo si trova anche nell’Alto Vicentino (Brian-Zamboni 1997: 109-117), nel Trevigiano, in Trentino e in Istria.

186

Page 29: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

L É QUA LA NOVA STELAlezione I di Quero, BL, 1956

1. L é qua la nova stela 4. Tra l bov e l a∫inèlocon tanti ragi atorno su fieno fu racolto;prima che spunta l giorno tra lino e pani avolto,e la risplende; il cel ci lascia.

2. Ge∫ù verbo incarnato 5. Signor ve ringrasiemode Maria Verginèla; de le grasie e dei favori,sona la canpanèla e insieme co i pastori,e gloria in celo; andemo in pace. (la bonanote)

3. Levate su pastori 6. In compagnia restatea ritrovar Ge∫ù, di Ge∫ù e di Maria:e non tardate più e arivederci a st altrache Dio l é nato; Epifania!

187

Page 30: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

ZÉ QUA LA NOVA STELAlezione di Caxias do Sul, RS, Brasile, Coral Stella Alpina, 1997, Archivio Audio Secco G.

BCDM55/13

1. Zé qua la nova stela 3. Ge∫ù verbo incarnatoco santi ragi atorno de Maria Verginèla;∫veglia, che sìpia l giorno sona la canpanèlache la risplende; e gloria in celo;∫veglia, che sìpia l giorno sona la canpanèla, che la risplende; e gloria in celo;

2. Levate su pastori 4. E n antri ringrasiamoa ritrovar Ge∫ù, de le grasie e dei favori,e non tardate più e insieme co i pastori,che Dio l é nato; e bonanote:e non tardate più e insieme co i pastoriche Dio l é nato! e bonanote!

ZÉ QUA LA NOVA STELAlezione di Serafina Correa, RS, Brasile, Comunità di Serafina Correa, 1996,

Archivio Audio Secco G. BCDM55/04

Zé qua la nova stela E Ge∫ù verbo incarnato,con tanti ragi atorno, (2 v.) de Maria verginela; (2 v.)e perché nasca l giorno (3 v.) e de una campanela (3 v.) (capanèla)e la risplende! (2 v.) gloria in celo! (2 v.)

Levate su pastori E perché ne abiamoa ritrovar Ge∫ù, (2 v.) de la pietà nel celo. (2 v.)e non tardate più (3 v.) E pe l vostro Vangelo, (3 v.)che un Dio zé nato! (2 v.) andiamo in pace!

188

Page 31: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

6.3. Dormi dormi bel BambinTra le melodie natalizie più note nell’area triveneta rimane anche questa conosciutacol nome di bel Banbin o Dormi dormi bel Banbin. Nonostante la lunghezza del te-sto, abbiamo trovato più di una persona che ancora la ricorda completamente. Laversione del Michi è praticamente la stessa che ho ritrovato nell’area provinciale bel-lunese, eccezion fatta per una certa dialettizzazione e normalizzazione del testo neipunti critici, eccessivamente dotti o poco chiari.

Il popolo predilige in modo particolare questo tipo di narrazione a campi (qua-si a puntate). La preghiera è molto coinvolgente: una dolcezza piena d’amore e ditristezza pervade il canto poiché la Madonna, appena madre, già vede e piange lapassione e la morte del proprio Figliolo. Forse per l’incombenza del dramma, perquesta sofferenza che sente propria, la gente più umile è rimasta legata al brano.Queste nenie, alcune melodicamente pregevoli, erano cantate, in Cadore e nell’A-gordino, la notte ed il giorno di Natale davanti al presepe, in chiesa o anche, da pic-coli gruppi, per strada. Nelle zone dei Cadore il canto è usato per la questua di Na-tale, proprio come accadeva anche nel Veneziano (Ronchini 1990: 64).

Erano i più piccoli, in particolar modo le più giovani, ad andà co l Banbin cioèandare col bambino. La cosa è inconsueta in quanto i riti di questua erano solita-mente praticate dai soli maschi. Penso perciò che l’usanza di questua sia relativa-mente fresca, probabilmente ottocentesca. Le bambine ponevano una bambola oaltro simulacro in un cestello foderato di fieno e, cantando, cercavano l’offerta. Ri-portiamo la sola versione del bel Banbin di Campolongo di Comelico, in cui le stro-fe sono molto numerose e al completo.

189

Page 32: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

BEL BANBINlezione di Campolongo di Comelico, 1980

lezione cantata di Valle di Cadore, BL 1982, Archivio Audio Secco G. BCDM99/06lezione cantata di Pieve di Cadore, BL 1982, Archivio Audio Secco G. BCDM66/03

190

Valle di Cadore (BL)1980

&

?

b

b

4

2

4

2

.

.

.

.

1

Œ

q = 116

.

.

j

œœ

r

œœ

1. Dor - mi,

Π.

j

œ

r

œ

.

.

j

œœ

R

œœ

.

.

j

œœ

r

œœ

dor - mi bèl Ban -

.

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

bin, Re di -

œ .

j

œ

r

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

vin, dor - mi,

œ .

j

œ

r

œ

&

?

b

b

5

.

.

j

œœ

R

œœ

.

.

j

œœ

r

œœ

dor - mi fan - to -

.

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

lin; fa la

œ .

j

œ

r

œ

.

.

J

œœ

R

œœ

.

.

J

œœ

R

œœ

na - na ca - ro

.

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

.

.

J

œœ

R

œœ

.

.

j

œ

œ

r

œœ

fi - lio, Re del

.

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

&

?

b

b

9Da 1 a 9

œ

œ..

j

œœ

r

œœ

ciel, tan - to

œ .

j

œ

r

œ

.

.

j

œœ

R

œœ

.

.

j

œœ

r

œœ

bel gra - zio - so e

.

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

j

œœ .

.œœ

gi - lio.

j

œ .œ

Œ..

j

œœ

r

œœ

2. Sè - ra i

Œ.

j

œ

r

œ

&

?

b

b

.

.

.

.

13

.

.

j

œœ

R

œœ

.

.

j

œœ

r

œœ

ò - ci mio te

.

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

10.

œ

œ..

j

œœ

r

œœ

na co - re

œ .

j

œ

r

œ

rit.

.

.

j

œœ

R

œœ

.

.

j

œœ

r

œœ

sin su fa la

.

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

j

œœ .

.œœ

na - na.

j

œ .œ

˙˙

˙

Page 33: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

1. Dormi, dormi bèl Banbin, 2. Sèra i òci mio te∫òr,Re divin, dolce amor, dormi, dormi fantolin; de quest anima Signor; fa la nana caro filio fà la nana règio infante, Re de l cel, sora l fien,tanto bel grazio∫o e gilio. caro ben celeste amante.

191

Pieve di Cadore (BL)1982

&

?

bb

b

bb

b

4

2

4

2

.

.

.

.

1

Œ

q = 108

.

.

j

œœ

r

œœ

1. Dor - mi,

Π.

J

œ

R

œ

.

.

j

œœ

r

œœ

.

.

j

œœ

r

œœ

dor - mi bèl Ban -

.

J

œ

R

œ .

J

œ

R

œ

œœ

.

.

j

œœ

r

œœ

bin, Re di -

œ .

J

œ

R

œ

œœ

.

.

j

œœ

r

œœ

vin, dor - mi,

œ .

J

œ

R

œ

&

?

bb

b

bb

b

5

.

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

dor - mo fan - to -

.

J

œ

R

œ .

J

œ

R

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

lin; fa la

œ .

J

œ

R

œ

œœ

œœ

na - na

œ œ

J

œœ

j

œœ

œœ

ca - ro fi -

J

œ

J

œ œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

lio, Re del

œ.

j

œ

R

œ

&

?

bb

b

bb

b

.

.

.

.

10 Da 1 a 24

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

ciel, tan - to

œ .

J

œ

R

œ

.

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

bel gra - zio - so e

.

J

œ

R

œ.

J

œ

R

œ

œ

œ œ

gi - lio.

œœ

œ..

j

œœ

r

œœ

2. Sè - ra i

œ .

J

œ

R

œ

.

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

ò - ci mio te

.

J

œ

R

œ .

J

œ

R

œ

&

?

bb

b

bb

b

15 25

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

sin ve - zo -

œ .

J

œ

R

œ

rit.

.

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

sin su fa la

.

J

œ

R

œ.

J

œ

R

œ

œ

œ œ

na - na.

œœ

˙

˙

Page 34: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

3. Dormi, dormi bel mio ben, 9. La ferita guarirà,co l mio vél, sanerà, io Ti copro re de l cel; anche l mal con tua bontà.fa la nana règio infànte, Fà la nana e la sua manosora l fien, ti darà,caro ben celeste amante. salverà, Ge∫ù sovrano.

4. Dormi, dormi bel mio ben 10. Strasinàto a la colònaco l mio vél, per viltà,io ti copro Re del cel Tu sarai con crudeltà;fá la nana dolce spo∫o, fà la nana o flagelato; bel banbin, co gran guai core∫in tuto amoro∫o. paserai soto Pilato.

5. Perché piangi banbinèl, 11. Anche Eròde enpio e crudélè forse l gel? e rubèl, ti dà noia l a∫inèl? ti farà, con bianco vél, Fa la nana ói Paradi∫o vergognar come uno stolto, del mio cuor, sputachiarRedentor ti bacio il vi∫o. bestemiar sopra il Tuo volto.

6. Così presto vuoi provar 12. Quando poi l enpio rabìna penar, il tuo crìna vagir e sospirar. cingerà de acuto spin,Fa la nana e verà l giorno fa la nana si bel voltodi patir, coprirai,di sofrir vergogna e scorno. baterai come stravòlto.

7. Dormi, dormi ti convien 13. Porterai con di∫onor, caro ben, con dolor,sagerài altro velen la grande cro∫e o Redentor; di cordòlio e di tormento fa la nana in confu∫ione di dolor di provar, di rancor e tradimento. tolerar anche il ladróne.

8. Il disèpolo rubèl, 14. Mio Ge∫ù che gran dolor, infedel, che tremór e quel popolo crudel, sentirai mio Redentór mentitori e finti amici quando, Re del Paradi∫o,ti daran tu sarai ne le man de i tuoi nemici. stréto, pre∫o e crocefiso.

192

Page 35: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

15. La tua madre piangerà, ∫vegnirà quando in cro∫e ti vedrà; fà la nana quando il fiele ti daran ed avrai dolor crudele.

16. Morirai con gran dolordel mio cuor; la Tua morte, mio Signor;fa la nana che l lanzìno ferirà, t aprirà quel sen divino.

17. Anche mòro a imaginar,a pensar, mentre stento di baciar; fa la nana Te mio Dio, sopra il suòl, nel lenzuòl, caro ben mio.

18. Alor più non canterò tacerò ed insieme morirò; fà la nana buon Pastore che stentare penar vuoi per amore.

19. Dormi intanto, non vagir, no languir; verà il tenpo de i sospìr; fà la nana nel pre∫èpe, bel Banbin, tuo padrin èco Giu∫epe.

20. Nel rigór de la stagion Ge∫ù bon, nase a l mondo il suo padron; fà la nana e ti contenti d abitar, ripo∫are fra i giumenti.

21. Eco vengono i pastor con i cuor riverenti a te Signor; fà la nana mio dileto, dóna a quel un agnèl ed un capréto.

22. Così ormai dolce Filiòl, de l Tuo duòl, ne l baciarti mi consól,fa la nana che i Re Magi te veràn e saràn tuoi sèrvi e pagi.

23. Io ti pìlio nel mio sen d amor pien e lo ∫guardo tuo seren;fà la nana pargoleto si gentil, che in april sarai dileto.

24. Bevi il late del mio sen d amor pien, per baciarti unico ben; fa la nana mentre canto dormi Tu, bon Ge∫ù sóto quel manto.

25. Dormi a centro del mio cuor, dolce amor, dormi, caro l mio te∫or,in si pòvera capana vezo∫in su fa la nana.

193

Page 36: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

6.4. Verbum CaroIl Verbuncaro trae spunto dalle parole iniziali della omonima preghiera in latino Ver-bum caro factum est de Virgine Maria, la quale veniva recitata durante tutto il perio-do di Natale. Lo svolgimento ha carattere molto popolare e questo ha decretato ilgrande successo del canto utilizzato per la questua (da Natale all’Epifania). Nei Sa-cri canti del Michi sono riportati un Verbum caro interamente in latino ed una ver-sione in italiano di sedici strofe; solamente quest’ultima è presente nella tradizioneorale bellunese.

L’uso di questo canto di questua si riscontra particolarmente nel Cadore, nelbasso Comelico, nello Zoldano e nell’Agordino, pur se in forma musicale diversa econ campi più o meno numerosi (a Cortina e noto come la ciantadura). L’andare diporta in porta si dice dì a ciantà Berbuncaro o dì a ciantà la Spiera cioè la Stella. Unbellissimo Verbum caro si canta anche a Erto e a Claut nella vicina Valtellina (PN),dove più è evidente il rito di questua.

VERBUM CAROlezione di Venas di Cadore, Comunità di Venas, BL 1982,

Archivio Audio Secco G. BCDM66/15

Verbun caro factum estet in Vergine Maria.

In questa ca∫a sia la pacein alegreza e sanità oppure e che la pace e la roba sia

et in Vergine Mariaet in Vergine Maria.

194

Page 37: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

VERBUM CAROlezione di Zoppè di Cadore, BL, 1978, Archivio Audio Secco G. BCDM35/02

Verbum caro factum este da la Vergine Mariae da la Vergine Maria.

1. I tre Re Magi de l Orientee con gran sagi e con gran genteinginochiàsi incontinenteda la Vergine Maria,e da la Vergine Maria.

2. Oh beata Santa Dona,che di vertù siete colonae di bontà siete Madona,e da la Vergine Maria,e da la Vergine Maria.

3. E da Maria l é nato un Re,che più potente di Lui non n èe da la Vergine Mariae da la Vergine Maria!

4. E da Maria l é nato un fioreche mai si muta di coloree da la Vergine Maria,e da la Vergine Maria.

195

Zoppè di Cadore (BL)1978

&

##

##

c4

2

Recitativo libero

Ó

j

œ

1. Ver - bum

j

œ œ

j

œ .œ

j

œ

ca - ro fac -

œ.œ… j

œœ

U

tum est

q = 100

j

œ

j

œ

j

œ

e da la

œ œ

Ver - gi -

&

##

##

c

œ œ

ne Ma -

j

œ

j

œ

j

œ

j

œ

ri - a e da la

œœ

Ver - gi -

œ œ

ne Ma -

j

œ .œ

U

ri - a.

&

##

##

c .. 4

2Œ ‰ j

œ .œ

j

œ

2. I tre Re

j

œ œ

j

œ .œ

j

œ

Ma - gi de

œ.œ

… j

œœ

U

l O - rien - te

‰ j

œ

j

œ

j

œ

e con gran

œ œ

sa - gi e

&

##

##

œ œ

con gran

j

œ

j

œ

j

œ

j

œ

gen - te in - gi - no -

œœ

chiar - si in -

œ œ

con - ti -

j

œ

j

œ

j

œ

j

œ

nen - te da la

&

##

##

œœ

Ver - gi -

œ œ

ne Ma -

j

œ

j

œ

j

œ

j

œ

ri - a e da la

Da 2 a 6

œœ

Ver - gi -

œ œ

ne Ma -

&

##

##

c .. 4

2j

œ .œ

U

ri - a.

Ó

j

œ

3. Oh be -

j

œ œ

j

œ .œ

j

œ

a - ta San - ta

7.

œœ

Ver - gi -

œ œ

ne Ma -

j

œ .œ

U

ri - a.

Page 38: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

VERBUM CAROlezione di Claut, Valcellina, PN 1997, Archivio Audio Secco G. BCDM36/01

Al Berbuncaro di Borca e San Vito di Cadore, come pure a quello del Comelico,si affiancano spesso delle strofe tratte da una lunghissima e complicata canzonetta“poetata” nei primi anni del secolo scorso dal Pievano Osvaldo Varetoni (Borca1804 - Candide 1853). Non a caso i reperti del canto si ritrovano circoscritti allezone citate. Il Varetoni scrisse molti inni tra cui questo natalizio che venne pubbli-cato più volte a partire dal 1820. Il libretto, consuetamente intitolato Canzoni Mo-rali e Sacre, era dedicato a Mons. Emanuele Lodi, vescovo di Udine, e aveva lo sco-po di far cantare i parrocchiani montanari, descritti quasi come fanatici dellamelodia. Il Varetoni così li descriveva: di giorno, di notte, nei villaggi, sulle montagne,sotto la sferza del sole, e tra i crudi orrori del gelo, atterrando alberi nella selva e tra-sportando fieni dai prati, rompendo e diradando cespugli, sempre ed ovunque cantano.Di fatto dei 67 campi originali pochi sono sopravvissuti nella memoria popolare.Così il canto, prendendo spunto dalle prime parole delle strofe più significative, haassunto connotazioni e titoli un po’ diversi a seconda del luogo. Nella Val Boite èpiù noto come I∫áia Emanuele conservando gli originali campi 13-20-3-5 dialettiz-zati. È immaginabile che la maggior parte si sia persa, oltre che per usura del tem-po, anche per incompatibilità di carattere con l’animo popolare incapace di far pro-prie argomentazioni troppo complicate ed erudite.

entrataVerbum caro factum estde Virgine Maria,e de Virgine Maria.

1. Bel infante picolinode lo Spirito divinoogi è nato l Dio Bambinoda la Vergine Maria,da la Vergine Maria.

2. O pastori lasciate starele vostre pecore a guardare,Ge∫ù venite ad adorarecon la Vergine Maria,con la Vergine Maria.

3. San Giu∫èpo vechierellogovernator di Ge∫ù beloche foste dato per donzeloa la Vergine Maria.a la Vergine Maria.

4. ringraziamentoE ora noi Vi ringraziamode l pre∫ente e de l onore;un altr ano torneremose co∫ì piace a l Signoree a la Vergine Maria,a la Vergine Maria!

uscitaVerbum caro factum estDe Virgine Maria.

196

Page 39: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

Non a caso la frase più gradita è tuttora quel passeggiare tra le stelle dal senso poe-tico ampio e gioioso. Al termine della parte cantata torna comunque il richiamo alVerbum caro e alla questua (Secco 1986:109).

ISAIA EMANUELE (VERBUNCARO)lezione (parziale) di S. Vito di Cadore, BL, 1978, Archivio Audio Secco G. BCDM66/09

1. I∫aìa, Emanuèle, pasegiar sopra le stéle, per vestir l umana pèle per salvar l uomo ribèle, il buon filio di Maria;buonanòte Epifànìa!

2. Mansuéto come agnèlo, inocente al par di quélo, trasinato è al macèlo, e tacér soto il coltèlo, il buon filio di Maria;buonanòte Epifanìa!

3. E la tera galegiante, e pentàpoli fumante, e I∫raèl peregrinante e Siòn chiedéa tremante dov è il filio di Maria;buonanòte Epifànìa!

4. Per cagion de l vechio Adamo, a la gola pre∫o a l amo, stava l mondo, aih dura sorte, di Satàn fra le ritòrte, e fra l onbra de la morte;buonanòte Epifania!

poi, in tono scherzoso, si continuava.

Benbucaro de jenaro,la polenta su l tajaro... e l formài metélo ìa par al dì de l Epifanìa!

se gli inviti non erano fruttuosi il canto proseguiva coi consueto rimbrotto

Quanti ciòdi in questa porta, tanti dia(v)oli che i ve porta.quanti sasi in questo murotanti bruschi ve vegna a l culo!

197

Page 40: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

In Comelico persiste l’uso della strofa originale iniziale, a seguito dell’entrata,per cui il canto è noto con l’assai poco nome natalizio di Sterminio (Secco 1986:110).

STERMINIO (VERBUNCARO)Lezione del Comelico, Candide, BL, 1980.

entrataVerbum caro factum est A sterminio de i delitide Virgine Maria; e a salvar li eterni dritiVerbum caro factum est cento oracoli eran scritide Virgine Maria. ch ògi è nato per li afliti

fora l filio di Maria...

Seguono gli altri campi (di solito quelli già citati in precedenza).

Nel volumetto intitolato Canzoni Morali e Sacre edito in quinta edizione nel1899 dalla Premiata Tipografia Tiziano Cadore, oltre al Verbum Caro “sterminio",sono riportate altre due composizioni del Varetoni dal titolo A Dottrina su venite(pag. 21) e Scendi scendi, vieni vieni (pag. 29), ancor oggi rarissimamente intonatoe meglio noto col sottotitolo di O tu Vergine Paolina (originariamente O tu, LuciaPia Eroina), così citata da D. Claudio Sacco tra i canti Sacri dei Comelico (Sacco1982).

198

Page 41: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

7. La Nuova operetta spirituale

A diversa matrice appartiene un altro gruppo di Stelle note col nome di I tre Re oNoi siamo i tre Re.

Il testo, che prende spunto dal medesimo avvenimento, pare più recente. Se netrova traccia in uno dei librini di canti “sacri” editi dai Remondini di Bassano e fat-ti circolare con successo assieme alle famose stampine, anche a soggetto religioso,per mano di ambulanti che oggi si direbbero specializzati in un lavoro di “porta aporta” che rappresentava un canale di comunicazione fondamentale rivolto alleclassi popolari. Il volumetto, che porta il titolo di Nuova operetta spirituale sopra lavenuta dei Santi tre Re Magi (cfr. appendice), non reca purtroppo la data di stampama lo si suppone edito alla fine del ’600 o ai primi del ’700, visto che lo si ritrova indiverse ristampe del periodo (Morelli 1996: 160-165). La Stella de I tre Re è ben at-testata, come la precedente menzionata (Noi siamo i tre Re Magi) nell’area trivenetae in Istria. La sua presenza è documentata anche in Brasile, con le integrazioni diquestua particolarmente evidenziate ed un testo straordinariamente fedele al reper-to più antico. Di seguito troviamo il canto come raccolto a Bolzano Bellunese e laversione in “talian”, da me raccolta in Brasile (RS), a Caxias, in linea, per altro, conquella riportata da Rovilio Costa, per lo stesso territorio (Costa Battistel 1983: 693;per le parti musicali dei brani: Secco 1986: 95).

199

Page 42: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

I TRE RElezione di Bolzano bellunese, BL, 1970, Archivio Audio Secco G. BCDM99/15

1. Noi siamo i tre re, noi siamo i tre re venuti da l oriente a vi∫itar Ge∫ù;che è il re de i Superiori, di tuti i magióri di quanti che a l mondo ne furono giamai, ne furono giamai.

2. E noi che ci chiamò, e noi che ci chiamò mandando una stela che ci condùse qua, dov è il banbinèlo grazio∫o e bèlo in bracio a Maria che è madre di Lui, che è madre di Lui.

200

Bolzano (BL)1970

&

?

b

b

8

6

8

6

.

.

.

.

j

œ

q .

1. Noi

= 76

œ

j

œœ j

œ

sia - mo i tre

.œŒ

j

œ

re, noi

œ

j

œœ

j

œ

sia - mo i tre

Œ

J

œœ

re ve -

Œ . Œ

j

œ

&

?

b

b

5

œœ

J

œœ

œœ

J

œœ

nu - ti da l o -

œ

j

œ œ

j

œ

.

.œœ

œœ

J

œœ

rien - te a

œ

j

œ

œœ

j

œœ œ

œ

j

œœ

vi - si - tar Ge -

œ

j

œ œ

j

œ

.

.œœ Œ

J

œœ

sù, che è il

Πj

œ

œœ

J

œœ

œœ

J

œœ

re de i Su - pe -

œ

j

œ œ

j

œ

.

.œœ

œœ

J

œœ

rio - ri, di

œ

j

œ

&

?

b

b

11

.

.œœ

œœ

j

œœ

tut - ti i ma -

.œ œ

j

œ

œœ

œœ

œœ

œœ œ

œ

j

œœ

gio - ri di

œ

j

œ

.

.œœ

œœ

j

œœ

quan - ti che al

.œ œ

j

œ

œœ œ

œ œœ

œœ

œœ

j

œœ

mon - do ne

œ

j

œ

œœ

j

œœ

œœ

j

œœ

fu - ro - no gia -

œ

j

œ œ

j

œ

j

œœ œ

œ Œ

j

œœ

ma - i, ne

j

œ

œ

Œ

j

œ

&

?

b

b

.

.

.

.

171.2.3.

œœ

j

œœ

œœ

j

œœ

fu - ro - no gia -

œ

j

œ œ

j

œ

j

œœ œ

œ

j

œœ ‰

j

œ

ma - i. 2. E

j

œ

œ

j

œ

Œ

œ

j

œœ j

œ

noi che ci chia

4.

œœ

j

œœ

rit.

œœ

j

œœ

pa - dre di

œ

j

œ œ

j

œ

j

œœ œ

œ ..œ

œ

U

Lu - i.

j

œ

œ .œ

U

Page 43: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

3. E adèso siamo qua, e adèso siamo qua e il buon Re divino posiamo adorar; perciò abian portato incenso odorato e di oro, di mira in dono a l Signore, in dono a l Signore.

4. E noi ce ne andian, e noi ce ne andian ai nostri pae∫i da cui venuti sian; e qua resta l cuore in mano a l Signore in bracio a Maria e al padre di Lui e al padre di Lui.

I TRE RElezione di Caxias do Sul (RS) Brasile (Costa-Battistel 1983: 693)

(trascritta come rilevata)

1. Noi siamo i tre Re,noi siamo i tre Revenuti da l Orienteper adorar Ge∫ù; di un Re superioredi tutti maggioredi quanti al mondone furono giammai. (3 volte)

2. Chi fu che ci chiamò,chi fu che ci chiamò mandando la stella che ci conduce qui; dove è il Bambinello,grazio∫o e belloin braccio a Mariache è Madre di lui. (3 volte)

3. L amabile Signor,l amabile Signorsi merita i doniinsieme ai nostri cuor. Perciò gli abbiam portatol’incenso doratoe mirra e d oro:è un dono al Re divin. (3 volte)

4. Quell’oro che portiamo, quell’oro che portiamo soccorre, o Maria,la vostra povertà. D’incenso l’odore ne toglie il fedoredi stalla, al mondo,in cui troviam Ge∫ù. (3 volte)

5. E questa è mirra; E questa è mirra; sia segno del Bambinola vera umanità. Sia un segno di passione, d’amore e il buon cuore, (l’amara passione)per noi la soffrirà. (3 volte)

6. E noi ce ne andiam,e noi ce ne andiam ai nostri pae∫i,da cui venuti siam, il vostro buon cuore,in mano al Signore,in mano al Bambino,il Bambino Ge∫ú. (3 volte)

201

Page 44: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

7. Signor ce ne andiam,Signor ce ne andiam:salute e pace a voi auguriam. Addio Signori, la notte della Epifania,la notte della Epifania,del Bambinel Ge∫ù. (3 volte)

8. Vi ringrazio genitor,Vi ringrazio genitor,del favore ricevutonel nome del Signor. Il vostro buon cuore sia grato al Signoresia grato al Signoresarà felice in ciel. (3 volte)Amen.

7. E adèso ce ne andian,e adèso ce ne andiansalute di pace a v altri augurian;e noi ce ne torniamodove venuti siamoe tornerén n antr anose pia∫erà a l Signore! (3 volte)

8. Ve ringrasiemo ancor,ve ringrasiemo ancorde quel che n avé datoin nome de l Signor. Il vostro buon cuore sarà del Signore de questa Epifania del banbinèl Ge∫ù! (3 volte)

I TRE REvariante al finale, raccolto a Serafina Correa (RS) Brasile

da Soccol S. e Secco G. 1997

202

Page 45: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

8. Ancora cibo salute e Dio: i canti delle lugàneghe

Non tutti i canti natalizi o di questua presenti nel Bellunese sono citati in questostudio che ha, per obiettivo, l’analisi dei brani locali in qualche modo attinenti allaraccolta Michi. Molti altri pezzi adottati nel periodo sono riportati nel volume DaNadal a Pasqueta (Secco 1986) al quale si rimanda, anche per la consultazione del-le partiture musicali.

In alcune zone del Bellunese, forse per un certo isolamento geografico, sono so-pravvissuti altri canti di questua che, fino ad ora, non ho ritrovato altrove. I branisono localmente e genericamente noti come Cantar le lugàneghe anche se poi cia-scuno ha un proprio sottotitolo riferito alla particolare occasione. Gli specifici rife-rimenti al cibo, al di là di un prologo che contempla la narrazione religiosa, avvici-na molto questi canti alle questue del Cavassico. Si riporta il pezzo noto comeCantar le lugàneghe, tipico della pedemontana bellunese.

CANTAR LE LUGANEGHElezione I di Quantin, BL, 1985, Archivio Audio Secco G. BCDM35/13

lezione II di Quantin, BL (adattamento dei Belumat da fonte originale), 1980, Archivio Audio Secco G. BCDM99/09

203

Quantin di Ponte nelle Alpi (BL)1985

&

?

##

#

##

#

c

c

.

.

.

.

= 92

œœ

q

1. Son

œ

œœ

œœ

œœ

œœ

gné - sti pa can -

œ œ œ œ

r

œ

œ

r

œ

œ

r

œ

œ

r

œ

œ

r

œ

œ

r

œ

œ ‰ Œ

œ

œ

tar e po par dàr- ghe la

R

œ

R

œ

R

œ

R

œ

R

œ

R

œ ‰ Œ œ

œ

œ

œ

œ

œ

œ

œ

œ

bo - na - se - ra a

œ œ œ œ

&

?

##

#

##

#

.

.

.

.

4 Da 1 a 11r

œœ

r

œœ

r

œœ

r

œœ

r

œœ

r

œœ ‰ Œ

œœ

tu - ti quan- ti tu - ti. 2. Pri -

r

œ

r

œ

r

œ

r

œ

r

œ

r

œ‰ Œ

œ

œœ

œœ

œœ

œœ

ma l pa - ron che

œ œ œ œ

12.r

œ

r

œ

r

œ

r

œ

r

œ œ œ .œ ‰

Cri- sto be - ne- de- to…

R

œ

R

œ

R

œ

R

œ

R

œ œ œ .œ ‰

œœ œ

œ

œœ

J

œœ

J

œœ

Pre - sto pre - sto pa -

œœ

œ

J

œ

J

œ

Page 46: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

204

Son gnésti pa cantar e po par darghela bonasera a tuti quanti, a tuti,prima a l paron che loga te sta ca∫a,a la paróna e po a quei altri tuti.La note de Nadal che Dio fu nato,fu nato Idio Nostro Signore;Nostro Signor è morto su la crocee la Madona piange ad alta voce:Santo Doàni poia su la scalae la Madona su la se ne andava;la se ne andava su da l suo Filiolo,baciava il vi∫o bianco tuto solo;suo Filio morto che no l ghe n podéa,tre can giudei che a baso lo batéa;stava Maria tuta straziata,piena de làgreme, tuta bagnata.Dice sarà, chi sarà mai quest uomo,sarà quest uomo quel di tera Santa;O Croce Santa, Cros di duro legno,questa è la Croce de l Signor benigno.Ben dir, ben far par trentatrè matinee da la morte no potrà falire.E troverò, e troverò un bilietodavanti a Ge∫ù Cristo benedeto.

Ritornello della questua

Presto presto parona,che l fredo vien da i pié,e voi che sé su l letono me credaré …alza le mu∫e∫basa le lugàneghe!

Siamo venuti per cantare e per darela buonasera a tutti quanti, a tutti,prima a l padrone di casa,alla padrona e dopo a tutti gli altri.La notte di Natale Iddio è nato,è nato Iddio, nostro Signore;Nostro Signore è morto sulla crocee la Madonna piange ad alta voce:San Giovanni appoggia la scalae la Madonna se ne andava su;se ne andava su dal suo Figliolo,baciava il viso bianco tutto solo;suo Figlio morto che non poteva far nulla,mentre tre cani giudei da basso lo battevano;stava Maria tutta straziata,piena di lacrime, tutta bagnata.Dice: chi sarà mai quest’uomo,sarà quest’uomo quello della terra Santa;O Croce Santa, Croce di duro legno,questa è la Croce del Signore benigno.A ben dire quest’orazione par trentatre mattine,al momento della morte non si potrà sbagliare.E troverò, e troverò un bigliettodavanti a Gesù Cristo benedetto.

Presto presto padrona,che il freddo vien su dai piedi,e voi che siete a lettonon mi crederete …alza il viso eabbassa le salsicce!

&

?

##

#

##

#

8œœ

J

œœ

J

œœ

J

œœ

J

œœ

J

œœ

J

œœ

ro - na che l fre - do vien da i

œ

j

œ

j

œ

j

œ

j

œ

j

œ

j

œ

œœ ‰

J

œœ

J

œœ

J

œœ

J

œœ

J

œœ

pié e voi che sé su l

œ œ

j

œ

j

œ

j

œ

j

œ

œœ œ

œJ

œœ

J

œœ

J

œœ

J

œœ

le - to no me cre - da -

œ œ

j

œ

j

œ

j

œ

j

œ

œœ Œ

œœ

J

œœ

J

œœ

ré; al - za le

œŒ

œ

j

œ

j

œ

&

?

##

#

##

#

12œœ œ

œ

¿ ¿

¿

U

mu - se e sbasa le lu - ganeghe!

œ œ

¿ ¿

¿

U

Page 47: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

205

segue la rampogna in caso di mancata o scarsa disponibilità alla questua:

Quanti ciodi pa ste porte,quanti bus pa sti mur...tanti brusch ve vegne a l cul:preghe Dio, Ge∫ù e Maria...che no i ve vae pi via!

Quanti chiodi su queste porte,quanti buchi su questi muri ...tanti foruncoli vi vengano al culo:prego Dio, Gesù e Maria...che non vi vadano più via!

Il canto viene ancor oggi eseguito dai ragazzi di dodici e tredici anni; i maggiorisono maestri, per tradizione, dei più giovani mentre le persone anziane, almeno untempo, controllavano severamente la corretta conservazione del rito. I canterini sipresentano alla porta dei visitandi abbracciandosi in stretto cerchio, tutti col caporivolto verso il centro e ben tenuto in basso (lo solleveranno alla fine del canto diquestua, dove inizia il verso alza le mu∫e (cioè alza il viso, il muso) e abbassa le lugà-neghe (le salsiccie che stanno appese in alto). All’inizio della finale richiesta di cibo iragazzi battono velocemente e a ritmo i piedi sul pavimento quasi in una specie didanza attinente peraltro al senso del testo. La melodia è semplice e differente tra laparte del racconto cristiano e quello della questua. La narrazione viene svolta a mo’di nenia e il dettato musicale è solamente indicativo poiché la lunghezza delle notevaria, a volte, in funzione delle esigenze del testo di cui si sono trovate altre variantinon significative. Abbiamo racolto una versione a memoria di alcune persone an-ziane di Quantin ed una diretta del rito dei giovani, leggermente più confusa e conqualche riferimento in meno. Entrambe sono molto suggestive.

9. Canti del Bon santo an

Nella zona alta dell’Alpago, a Tambre, verso il Cansiglio, il Cantar le lugàneghe è so-stituito, con analogo senso, dal Bon santo an. Anche qui si annuncia la nascita delMessia e se ne narrano vita e passione. La parte centrale è molto simile (a trattiidentica) a quella dell’altra Stella nota col nome de La bonasera l Signor ve done diFener (vedi canti successivi), assai conosciuta nella pedemontana vicentina con di-versi nomi (Brian Zamboni 1997: 22, 54). Sacro e profano si confondono poi nelritornello della questua invocante, anche questa volta, le lugàneghe. I canterini siannuciano, bussando di porta in porta, tutti insieme gridando cantóne o no cantóne?

Page 48: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

206

(cantiamo o non cantiamo?) nel chiaro intento di saggiare la disponibilità degliascoltatori. Ricevuta risposta affermativa entrano, si inginocchiano ed iniziano conun recitativo: in nomine Patri, Filio, Spirito Santo...

BON SANTO ANlezione di Tambre d’Alpago, 1978, ArchivioAudio Secco G. BCDM35/08

Tambre di Alpago (BL)1978 &

b4

3

1

Œ

q = 156

‰ .

r

œ .

j

œ

r

œ

1. La bo - na -

œ.

j

œ

r

œ.

J

œ

R

œ

se - ra a voi qua

œ.

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

den- tro, pri- ma al pa -

.

j

œ

r

œ œ .

j

œ

r

œ

ron de ca- sa o -

.

j

œ

r

œ .œœ œ

gni mo- men - to:

&b

6‰ .

r

œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

la no - te de Na -

œ .

j

œ

r

œ.

j

œ

r

œ

da - le che Dio fu

œ.

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

na- to, al di de

.˙.

j

œ

r

œ.

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

San - ta E - le - na fu

.

j

œ

r

œ.œ œ œ

ba - te - sa - to;

&

?

b

b

11

œœœ

U

‰ .

R

œœ

.

.

J

œœ

R

œœ

per ba - te

Œ ‰ .

R

œ .

J

œ

R

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

.

.

J

œœ

R

œœ

sa - re No - stro Si -

œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

gno - re, e cre - se -

œ

.

J

œ

R

œ .

J

œ

R

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

ma - re il pe - ca -

œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

1.

.

.œœ œ

œ˙˙

to - re

œ

˙

&

?

b

b

.

.

.

.

16

Œ ‰ .

r

œ .

j

œ

r

œ

2. San- ta Ma -

œ.

j

œ

r

œ.

J

œ

R

œ

ri - a, no a- ver pa

2.

.

.œœ œ

œ˙˙

ce - lo;

œ

˙

Œ ‰ .

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

a la co -

Œ ‰ .

r

œ .

j

œ

r

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

lo - na fu in- co - lo -

œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

&

?

b

b

21

.

œ œœ .

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

na - to, co la fla -

.œ œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

ge - la fu fla - ge -

œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

.

œ œœ

˙˙

la - to,

œ ˙

œœ ‰ .

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

co la co -

œ ‰ .

r

œ .

j

œ

r

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

ro - na fu in co - ro -

œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

Page 49: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

207

&

?

b

b

26

.

œ œœ .

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

na - to, e co la

.œ œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

lan - cia poi fu lan -

œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

.

œ œœ

˙˙

cia - to;

œ ˙

œœ ‰ .

R

œœ

.

.

J

œœ

R

œœ

no l'e - ra

œ ‰ .

r

œ .

j

œ

r

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

.

.

J

œœ

R

œœ

a - qua, no l'e - ra

œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

&

?

b

b

31

œœ .

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

san - gue, ma o - io

œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œ

œ

r

œ

œ

San - to de la Qua -

œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

.

.

j

œ

œ

r

œœ

˙˙

re - se - ma.

.

j

œ

r

œ ˙

Œœœ

j

œœ

j

œœ

Bon San - to

Œ œ

j

œ

j

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

an, San - to an del

œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

&

?

b

b

36

œœ

U

‰ .

R

œœ

.

.

J

œœ

R

œœ

bon! Pa- ron, pa -

œ

U

‰ .

r

œ .

j

œ

r

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

.

.

J

œœ

R

œœ

ron de que - la

œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

.

.

J

œœ

R

œœ .

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

ca - ne- va por- té - me

.

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œ

œ

r

œ

œ

fo - ra u - na lu -

œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

.

.

j

œ

œ

r

œœ

˙˙

ga - ne - ga.

.

j

œ

r

œ ˙

&

?

b

b

41

œœ ‰ .

R

œœ

.

.

J

œœ

R

œœ

Pa- ron, pa -

œ ‰ .

r

œ .

j

œ

r

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

.

.

J

œœ

R

œœ

ron del ca - ne -

œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

vin, por- té - me

œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

œœ .

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œ

œ

r

œ

œ

fo - ra n bo - cal de

œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

.

œ œœ

˙˙

vin!

.œ œ ˙

&

?

b

b

46

Œœœ

j

œœ

j

œœ

Bon San - to

Œ œ

j

œ

j

œ

rit.

œœ

.

.

j

œœ

r

œœ .

.

j

œœ

r

œœ

an, San - to an del

œ .

j

œ

r

œ .

j

œ

r

œ

.

.˙˙

U

bon!

U

Page 50: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

208

1. La bonasera a voi qua dentro,prima a l paron de ca∫a ogni momento:

2. la note de Nadal che Dio fu nato,a l di de Santa Elena fu bate∫ato;

3. per bate∫are Nostro Signore,e cre∫emare il pecatore;

4. Santa Maria, no aver paura;Santa Maria fu spaurata;

5. (nell’originale, invertito con la strofa 6)il Re de l celo in corpo è statoper nove me∫i sensa pecato;

6. no siamo mica noi cani giudei ma siamo angeli su ne l celo;

7. a la colona fu incolonato,co la flagela fu flagelato,

8. (a volte le strofe 7 e 8 sono compresse, come nell’originale)co la corona fu incoronato,e co la lancia poi fu lanciato;

9. (nella versione riportata la strofa è omessa)no l era aqua, no era sangue,ma oio Santo per la Quaré∫ema.

Ritornello

Bon Santo an, Santo an del bon!

Canto di questuaParon, paron de quela càneva,porteme fora una lugànega.

Paron, paron de l canevin,porteme fora n bocal de vin!

Ritornello

Bon Santo an,Santo an de l bon!

La buonasera a voi qui dentro,prima di tutto al padrone di casa:

la notte di Natale è nato Iddio,il giorno di Sant’Elena fu battezzato;

per battezzare Nostro Signore,e cresimare il peccatore;

Santa Maria, non aver paura;Santa Maria fu confortata;

il Re del cielo è stato nel suo corpoper nove mesi senza peccato;

noi non siamo cani giudei ma siamo angeli su nel cielo;

alla colonna fu incolonnato,con la flagella fu flagellato,

con la corona fu incoronato,e con la lancia poi fu colpito;

non era acqua, non era sangue,ma olio Santo per la Quaresima.

Buon Santo anno, Santo anno davvero!

Padrone, padrone di quella cantina,portatemi fuori una salsiccia.

Padrone, padrone di quel cantinino,portatemi fuori un bicchier di vino.

Buon Santo anno, Santo anno davvero!

Page 51: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

209

Una versione del canto, intermedia tra le due in precedenza citate, è la seguen-te, intitolata La bonasera o Bon e Santo An cantata dai ragazzi di San Martino diAlpago.

Anche questa presenta talvolta un recitativo gridato il cui senso sembra piuttostosatirico ed estraneo alle frasi successive: Se l òn l é tananai, la fémena ghe vende lugà-nega e peze de formai!

BON E SANTO ANlezione di San Martino d’Alpago, 1996, Archivio audio Secco G. BCDM36/09

1. Ve don la bonaseraa voi che sté qua rento,prima a l parón de ca∫a ogn ora e ogni momento.Bon e Santo an, e bon e Santo an!

2. E dentro de ste porte ghe nasca na corona:crese le robe bonedavanti a la paróna.Bon e Santo an, e bon e Santo an!

3. E dentro de ste porteghe nasca na radi∫a:crese la roba bonadavanti la nuiza.Bon e Santo an, e bon e Santo an!

4. E dentro de ste porteghe nasca un gremelin:crese la roba bonadavanti a l fantolin.Bon e Santo an, e bon e Santo an!

5. Paron de questa caneva,portéme na lugànega;parón de l canevin,porté n bocal de vin.Bon e Santo an, e bon e Santo an!

Diamo la buonaseraa voi che siete qui dentro,prima al padrone di casa ad ogni ora e ogni momento.Buon e Santo anno, e buon e Santo anno!

Dentro queste porte nasca una corona:crescano le cose buonedavanti alla padrona.Buon e Santo anno, e buon e Santo anno!

Dentro queste portenasca una radice:crescano le cose buonedavanti alla novizza.Buon e Santo anno, e buon e Santo anno!

Dentro queste portenasca un grembiulino:crescano le cose buonedavanti al fanciullino.Buon e Santo anno, e buon e Santo anno!

Padrone di questa cantina,portatemi una salsiccia;padrone del cantinino,portate un boccale di vino.Buon e Santo anno, e buon e Santo anno!

Page 52: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

210

6. Cioléme la cariola,paréla là de fora,paréla su la schena,laséme andar a zena.Bon e Santo an, e bon e Santo an!

7. Ciolé al cortelóntaié(me) an bel pesón,no sté a taiar al oso,che ro∫egar no poso.Bon e Santo an, e bon e Santo an!

8. Ciolé la roncadela,taié da bas, in tera,se no podé da voi,aséne far a noi.Bon e Santo an, e bon e Santo an!

9. Pé-ston! Pestó-on!che mi ò fret a i pié,oàltri sié su l leto,a mi no me credé...Bon e Santo an, e bon e Santo an!

10. Alza la mu∫ae ∫basa le parade,tira le coltrinele pute inamorade!Bon e Santo an, e bon e Santo an!

11. Dare o non dareche qua no s à da stare;altri ne spetae noi dobiamo andare.Bon e Santo an... e arivéderse a un altro an!

Prendetemi la carriola,spingetela la fuori,mettetela sulla schiena,lasciatemi andare a cena.Buon e Santo anno, e buon e Santo anno!

Prendete un coltellone,tagliatemi un grosso pesce,non tagliatelo all’osso,che non posso rosicchiarlo.Buon e Santo anno, e buon e Santo anno!

Prendete un roncola,tagliate in basso, a terra,se non potete farlo da voi,lasciate fare a noi.Buon e Santo anno, e buon e Santo anno!

Pestiamo pestiamo!che ho freddo ai piedi,voi siete a letto,e a me non credete...Buon e Santo anno, e buon e Santo anno!

Alza il visoe abbassa le stanghe (delle salsiccie),tirano le tendinele ragazze innamorate!Buon e Santo anno, e buon e Santo anno!

Dare o non dareche qui non dobbiamo stare;altri ci aspettanoe noi dobbiamo andare.Buon e Santo anno…e arrivederci a un altr’anno!

Page 53: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

211

Altro canto di medesima matrice, bellissimo per la sua umanità, è noto nel bas-so bellunese (Fener, Quero) e nella fascia prealpina trevigiana col nome di La Bona-sera o La bonasera l Signor ve done (la buona sera il Signore vi doni) che in taluniluoghi diventa La bonasera signore done (la buona sera alle signore donne), quasi unsaluto alla famiglia che si va a visitare portando l’annuncio. Si ritrovano, nel testo,frasi comprese sia nel Cantar le lugàneghe che nel Bon santo an appena visti, pure seil caso presente sembra il più completo. L’allusione finale alla stella dell’oriente, legapoi questo gruppo di canti a quelli riferiti più specificatamente all’annuncio stellaree alla testimonianza dei Re Magi . Non a caso i canterini si presentano inalberandola stella, illuminata posteriormente da candele. Per la maggior parte dei canto si al-ternano due diversi cori o coro e solista che esegue, nel caso, i versetti dispari.

LA BONA SERA L SIGNOR VE DONElezione di Fener (BL) 1960, (adattamento dei Belumat da fonte originale),

Archivio Audio Secco G. BCDM99/12

Fener (BL)1980

&

?

#

#

4

2

4

2

.

.

.

.

13

j

œœ

q = 63

j

œœ

j

œœ

J

œœ

j

œœ

1. La bo - na se- ra l

j

œœ

J

œœ

J

œœ

J

œœ

Si- gnor ve

œœ .

.œœ

œœ œ

œ

do -

˙˙

ne,

3

j

œœ

j

œœ

j

œœ

J

œœ

j

œœ

la bo - na se - ra l

3

J

œ

J

œ

J

œ

J

œ

J

œ

j

œœ

J

œœ

J

œœ

J

œœ

Si- gnor ve

J

œ

J

œ

J

œ

J

œ

&

?

#

#

.

.

.

.

7Da 1 a 12

œœ .

.œœ

œœ œ

œ

do -

˙

˙˙

ne;

˙

3j

œœ

j

œœ

j

œœ

J

œœ

j

œœ

che de Na - dal,

j

œœ

J

œœ

J

œœ

J

œœ

Si - gnor l é

13.

œœ

rit.

.

.œœ

œœ œ

œ

do -

˙

˙

U

ne.

˙

U

Page 54: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

212

La bona sera l Signor ve done;la bona sera l Signor ne done; che de Nadal, Signor l é nato;Pasqua Pifània fù bate∫ato:solo nel tenpo (tenpio) l era sperduto,in me∫o a l mondo l àn ritrovato;per trenta soldi l àno tradito,a la colona streto e legato; davanti a Erode l àno batuto;e su la Croce l àno metuto; po co tre ciodi l àno inciodato;e co la lancia l àno lanciato;no l era aqua, no l era sanguema l olio Santo di quela piaga; per bate∫are Nostro Signoree cre∫emare il pecatore; Santa Maria no aver paurache siamo noi li Angeli Dei; il Re de l celo in corpo è statoper nove me∫i sensa pecato; e co l é nato na grande stelase ne conparve da oriente bèla, e per mostrare Ge∫ù inocente;questa l é ca∫a de bona zente; vegnemo inànzi siore paróne:la bonasera Signor ve done.

La buona sera il Signore vi doni;la buona sera il Signore vi doni;che di Natale, il Signore è nato;all’Epifania fu battezzato:solo nel tempio s’era sperduto,in mezzo al mondo l’han ritrovato;per trenta soldi l’hanno tradito,alla colonna stretto e legato; davanti a Erode l’hanno battuto;e sulla Croce l’hanno messo; poi con tre chiodi l’hanno inchiodato;e con la lancia l’han trapassato;non era acqua, non era sanguema olio Santo quel che usciva dalla piaga; per battezzare Nostro Signoree cresimare il peccatore; Santa Maria non aver paurache siamo noi gli Angeli di Dio; il Re de l cielo in corpo è statoper nove mesi senza peccato; e quando è nato, una grande stellase ne comparve dall’oriente, bella, e per mostrare Gesù innocente;questa è una casa di buona gente; veniamo innanzi signore padrone:la buonasera il Signore vi doni.

10. Stelle d’altri tempi e luoghi

Mi sembra interessante riportare, a questo punto, due altri modelli di Stella, trova-ti in Brasile. La prima sembra provenire dalla zona feltrina di Fonzaso, indicata comequella di provenienza dei bisavoli dei cantori. La seconda, che ha termini chiaramen-te presi dalla parlata vicentina, sembra la più completa e contiene interessanti accenniai balli popolari d’epoca (furlana e polesana). La persistenza di questa tipologia di can-to (Stella profana) anche nel Vicentino è ben documentata (Brian Zamboni 1997:100-107). In entrambi i brani, la parte religiosa è pressoché inesistente ma vi è unabella descrizione della stella brandita dal capogruppo. La straordinaria contiguità deidue pezzi col dettato del Cavassico impone di sottolineare come la parte profana deiriti, quella riferita al cibo, rimanga sempre in primo piano nella visione popolare deicanti di questua.

Page 55: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

213

CARE DONE L É QUA LA STELA (LA STELA DE LEGNO)lezione di Serafina Correa (RS) Brasile 1997, Archivio Audio Secco G. BCDM55/02

Serafina Correa (RS)1997 &

bb

4

2 ..

1

.

j

œ

q = 124

r

œœ

1. Ca - re do -

.

j

œ

r

œ .œ œ

ne l è qua

œ œ

la ste -

˙

la;

.

j

œ

r

œœ

la zé fa -

&

?

bb

bb

6

.

j

œ

r

œ .œ œ

ta de car -

œ œ

ta e le -

˙

gno:

.

.œœ

J

œœ

oh var -

j

œ

J

œœ

J

œœ

J

œœ

J

œœ

dé che bel in -

j

œ

j

œ

j

œ

j

œ

&

?

bb

bb

11

œœ

J

œœ

j

œœ

dé - gno, na

œ J

œ

J

œ

œœ

œœ

ma - ra -

œ œ

œœ œ

œ

vé - ia,

œ

œ

˙˙

˙

.

.œœ

J

œœ

oh var -

j

œ

&

?

bb

bb

16

J

œœ

J

œœ

J

œœ

J

œœ

dé che bel in -

j

œ

j

œ

j

œ

j

œ

œœ

J

œœ

j

œœ

dé - gno, na

œ J

œ

J

œ

1.2.3.4.

œœ

œœ

ma - ra -

œ œ

œœ œ

œ

vé - ia

œ

œ

˙˙

˙

&

?

bb

bb

.

.

.

.

21

.

j

œ

r

œœ

2. Se - mo qua

.

j

œ

r

œ .œ œ

co na gran

5.

œœ

rit.œœ

bo - na

œ œ

œœ œ

œ

no - te!

œ

œ

˙˙

˙

Page 56: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

214

Care done l é qua la stela;la zé fata de carta e legno:oh vardé che bel indégno, na meravilia,oh vardé che bel indégno, na meravilia!

Semo fati de una familia,e di quatro o di sei compagni:se faremo de i guadagni, li spartiremo;se faremo de i guadagni, li spartiremo!

De no∫èle no ghe n volémoparché avemo i denti ciari,noi volemo bosoladi e de le fugase; noi volemo bosoladi e de le fugase!

E se ancora no ve bastase,dene pura n bicer de vino,ma di quelo mar∫emino che l bevarémo;ma di quelo mar∫emino che l bevarémo!

E noaltri ve ringrasiemode la grasia e de l favoreed insieme co l Signore la bona note;ed insieme co l Signore la bona note!

Care donne è arrivata la stella;è fatta di carta e legno:oh guardate che marchingegno, una meraviglia!oh guardate che marchingegno, una meraviglia!

Siamo qui con una grande famiglia,di quattro o di sei compagni:se faremo dei guadagni, li spartiremo;se faremo dei guadagni, li spartiremo!

Nocciole non ne vogliamoperché abbiamo i denti radi,noi vogliamo ciambelline e focacce; noi vogliamo ciambelline e focacce!

E se ancora non vi bastasse,dateci pure un bicchier di vino,,ma di quello marzemino che lo berremo;ma di quello marzemino che lo berremo!

E noi vi ringraziamodel dono e del favoreed insieme col Signore, la buonanotte;ed insieme col Signore, la buonanotte!

Il documento sonoro registrato termina a questo punto.I successivi versi sono stati rilevati in seguito.

Page 57: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

215

CARE DONE É QUA LA STELAlezione di Saõ Marcos (RS) Brasile 1997, Sorelle Bianchi;

Archivio Audio Secco G. BCDM55/1

San Marcos (RS)Brasile 1997

&

#

4

2 ..

1

= 90

r

œ

q

r

œ

j

œ

r

œ

r

œ

1. Ca- re do - ne ze

j

œ

j

œ

j

œ

j

œ

qua la ste - la

j

œ

j

œ

j

œ

j

œ

fa - ta de

j

œj

œ œ

car - ta e le -

˙

gno:

&

?

#

#

6

.

.

j

œœ

R

œœ

J

œœ

J

œœ

oh var - dé che

.

J

œ

R

œ

J

œ

J

œ

J

œœ

J

œœ

J

œœ

R

œœ

R

œœ

bel in - dé - gno, na

J

œ

J

œ

J

œ

R

œ

R

œ

J

œœ

J

œœ œ

œ

ma - ra - vé -

J

œ

J

œ œ

˙˙

ia!

˙

.

J

œ

R

œ

J

œ

J

œ

oh var - dé che

.

J

œ

R

œ

J

œ

J

œ

&

?

#

#

.

.

.

.

11

J

œJ

œ

J

œ

R

œ

R

œ

bel in - dé - gno, na

J

œ

J

œ

J

œ

R

œ

R

œ

J

œ

J

œ œ

ma - ra - vé -

J

œ

J

œ œ

Da 1 a 7

˙

ia!

˙

‰ j

œ

j

œ

r

œ

r

œ

2. Son qua co la

j

œ

j

œ

j

œ

j

œ

me fa - me - ia

&

?

#

#

16 8.

˙

te!

˙

.

J

œ

R

œ

J

œ

J

œ

E se no l fa -

.

J

œ

R

œ

J

œ

J

œ

J

œJ

œ

J

œ

R

œ

R

œ

rà l va - ca - ro fa -

J

œ

J

œ

J

œ

R

œ

R

œ

J

œ

J

œ œ

rà le va -

J

œ

J

œ œ

˙

che!

˙

&

?

#

#

21

.

J

œ

R

œ

J

œ

J

œ

E se no l fa -

.

J

œ

R

œ

J

œ

J

œ

rit.

J

œJ

œ

J

œ

R

œ

R

œ

rà l va - ca - ro fa -

J

œ

J

œ

J

œ

R

œ

R

œ

J

œ

J

œ œ

rà le va -

J

œ

J

œ œ

˙

U

che!

˙

U

Page 58: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

216

Care done xé qua la stelafata de carta e legno:oh vardé che belo indégno,na maravéia!

Son qua co la me faméiade i dóde∫e conpagni:e i guadagni che faremo,li spartiremo!

No∫èle no ghe n volémoparché gh émo i denti ciari,(ma) de i grostolini amarie de le fugase!

Son qua co le mie ragase,per fare una forna∫a (furlana)e po dopo na polegana (polesana) par justar tuto!

Du soldi de parsuto e una panseta grasa,e se la ve pare masa …tiré pa l spago!

Du soldi de formaiode quelo pe∫entino (pia∫entino);e do bote de bon vinode (quelo) moscatèlo!

Due lóndre de vedèlo,par fate (pasade) de soto banca,e na colombina bianca(par fata) de sucro e late!

e se no l farà l vacarol farà le vache,e se no farà l vacarol farà le vache!

Care donne è qui la stellafatta di carta e legno:oh guardate che bel marchingegno,una meraviglia!

Sono qui con la mia famigliadi dodici compagni:i guadagni che faremo,li spartiremo!

Nocciole non ne vogliamoperché abbiamo i denti radi,ma dei galani senza zuccheroe delle focacce!

Sono qui con le mie ragazze,per ballare una furlana,ed anche una polesana per finire la serata!

Due soldi di prosciutto e una pancetta grassa,e se vi sembra troppo …risparmiate sullo spago!

Due soldi di formaggiodi quello Piacentinoe due botti di buon vinodi quello moscatello!

Due lonze di vitello,magari prese sottobanco,e una colombina biancadi zucchero e latte…

e se non lo farà il vaccarolo faranno le vacche,e se non lo farà il vaccarolo faranno le vacche!

Sempre in Brasile, a Guaporè (Rio Grande do Sul), abbiamo recuperato un altrocanto che attiene in qualche modo al modello appena accennato essendo introdottoperò da una strofa presa da un’altra stella natalizia assai famosa, nota con svariati no-mi: da La pastorèla a Siamo qui co la gran Stela, da Caminando giorno e note a Questanote è nato in terra (Secco 1986: 80-85; Brian-Zamboni 1997: 117-123), peraltropresente anch’essa in Brasile (Costa-Battistel 1983: 760) col nome di La Stela.

Page 59: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

217

SEMO QUA CON LA GRAN STELAlezione raccolta da Soccol S. e Secco G. nel 1988 (testo recitato)

da Candida Cataneo Mercalli di Guaporè, Rio Grande do Sul, BrasileArchivio Audio Secco G. BCDM54/24

1. Semo qua con la gran stelapar dorar Maria e Ge∫ù,semo qua co la novèlache zé nato el re del cel.

2. No∫e e no∫ele no ghin volemoparché ghemo i denti ciari:volemo carne da becario salami ben insacà,

3. o sinò luganeghéteo sinò quel che volì,o panseta o bre∫olequalche co∫a porté qua.

4. Se par ca∫o no gh é gnente,deme pure na palanca:co la drita o co la sancaco na man, portela qua!

5. E noantri cari parónive ringrasiemo tantode la grasia e del fagotoe se min dése n antro gotosemo belche incontentà.

Siamo qui con la grande stellaper adorare Maria e Gesù,per portare la novellache è nato il Salvatore.

Noci e nocciole non ne vogliamoperché abbiamo i denti radi,vogliamo carni da macellaio salami ben insaccati,

o sennò delle salsiccine,oppur quello che volete,siano pancette o braciole purché portiate qualcosa.

Se per caso non c’è niente (da mangiare),datemi pure del denaro:con la destra o la sinistranon importa con che mano, ma portatelo!

E noi, cari padroni di casa,vi ringraziamo tantodella gentilezza e del donatoe se ci deste un altro bicchiere di vino,saremmo già contenti.

Vi è ancora una ulteriore Stella trovata di qua e di là del mare. L’interpretazionepopolare di questa Natività è significativa coniugando, nel canto, aspetti di favola,com’è nella prima parte con la figura di San Giuseppe pronto a difendere, con pi-glio quasi militare, l’ampliata famiglia, ed altri pieni di poesia com’è nell’immaginedei cammelli che si inginocchiano per mettere a disposizione le dèrle, le gerle pienedi doni. È curioso osservare come si siano ottimamente integrati gli elementi stori-ci originali e quelli locali (lo schioppo, le gerle). Il motivo del canto, noto col titolodi Cosa l é sta carovana, appare assai semplice, quasi una ninna-nanna ed è probabi-le sia stato utilizzato anche con questa finalità. In Brasile è utilizzato come canto diquestua pur non prevedendo richieste specifiche.

Page 60: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

218

LA CAROVANAlezione di, Mel, BL, 1992 , (adattamento dei Belumat da fonte originale),

Archivio Audio Secco G. BCDM99/04

Mel (BL)1992

&

?

b

b

8

6

8

6

.

.

.

.

1

Π.

q .

= 62

J

œœ

j

œœ

1. Co - sa

Œ . ‰J

œ

J

œ

œœ

j

œœ

œœ

j

œœ

l è sta ca - ro -

œ

J

œœ

j

œ

j

œœ

œœ ‰

J

œœ

j

œœ

va - na che vien

j

œ œ

‰J

œ

J

œ

œœ

j

œœ

œœ

j

œœ

van - ti de ga -

œ

J

œœ

j

œ

&

?

b

b

5j

œœ

œœ ‰

J

œœ

J

œœ

lo - po? San Giu -

j

œ œ

‰ j

œ

j

œ

œœ

j

œœ

œœ

J

œœ

se - pe cia - pa l

œ

j

œ œ

j

œ

œœ

j

œœ

œœ

J

œœ

s_cio - po e l ghe

œ

j

œ œ

j

œ

œœ

j

œœ

œœ

j

œœ

di - se al - to

œ

j

œ œ

j

œ

&

?

b

b

9

.

.œœ ‰

J

œ

J

œ

là. San Giu -

‰ j

œ

j

œ

œœ

j

œœ

œœ

J

œœ

se - pe cia - pa l

œ

j

œ œ

j

œ

œœ

j

œœ

œœ

J

œœ

s_cio - po e l ghe

œ

j

œ œ

j

œ

1.2.3.4.5.

œœ

j

œœ

œœ

j

œœ

di - se al - to

œ

j

œ œ

j

œ

&

?

b

b

.

.

.

.

13

.

.œœ ‰

J

œœ

j

œœ

là. 2. Nien - te

‰J

œ

J

œ

œœ

j

œœ

œœ

j

œœ

nien - te, sta - te

œ

J

œœ

j

œ

6.

œœ

rit.j

œœ

œœ

j

œœ

l e - ra tan - to

œ

j

œ œ

j

œ

.

.˙˙

bon.

Page 61: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

219

Co∫a l é sta carovanache vien vanti de galopo?San Giu∫epe ciapa l s-ciopoe l ghe di∫e alto là.

Niente niente, state buoni,che noi siamo i tre Re Magi,molto onesti e molto sagie crediamo nel Signor.

Abian leto ne le carte,abian leto ne le stele,che tra l popol d I∫raeleera nato il Redentor.

I cameli se indenocia,i descarga do le dèrle,i de∫monta oro e perle...mira e argento i tira do.

I ghe porta tuto quantoa l banbin che dorme chiétone la grepia, povereto,e che l era tanto bon.

Cos’è questa carovanache viene avanti al galoppo?San Giuseppe prende lo schioppoe poi dice: alto là.

Niente niente, state buoni,che noi siamo i tre Re Magi,molto onesti e molto saggie crediamo nel Signore.

Abbiamo letto nelle carte,abbiamo letto nelle stelle,che tra il popolo d’Israeleera nato il Redentor.

I cammelli si inginocchiano,scaricano le loro gerle,scaricano oro e perle...mirra e argento tirano giù.

Portano tutto quantoal bambino che dorme quietonella greppia, poverino,e che era tanto buono.

Page 62: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

220

Su pastori e pastorèle,adoremo l Redentorche vien zo da le so stelecome nostro Salvator.

El zé nato a Betelèmene la stala de splendor.I Re Magi porta gème:oro, argento e mira ancor;

Cosa zé sta carovanache vien vanti de galopo?San Giu∫epe ciapa l s-ciopoe l ghe dize chi va là.

Niente niente, resta chieto,che noi siamo i tre Re Magi,semo vèci e semo sagie adoremo l Redentor.

Su pastori e pastorelle,adoriamo il Redentoreche viene giù dalle sue stellecome nostro Salvator.

È nato a Betlemmenella stalla di splendore.I Re Magi portano gemme:oro, argento e mirra ancor;

Cos’è questa carovanache viene avanti al galoppo?San Giuseppe prende lo schioppoe le dice: chi va là.

Niente niente, resta quieto,che noi siamo i tre Re Magi,siamo vecchi e siamo saggie adoriamo il Redentor.

LA CAROVANA (LA PASTORELA)lezione di Nova Araçà, Rio Grande do Sul- Brasil

raccolta da Soccol S. e Secco G. nel 1998 dalla voce di Assunta Frigo SpadottoArchivio Audio Secco G. BCDM54/12

Page 63: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

221

Riferimenti bibliografici

ANGOLETTA, L. 1924. Tradizioni Venete, Treviso.BERNARDI, U. 1975. Una cultura in estinzione, Venezia.––– 1981. Abecedario dei villani, Editoriale Altri Segni.BERNONI, G. B. 1875. Tradizioni popolari veneziane, Venezia.BELLÒ, E. 1994. El panevin, Treviso.BRIAN, M. e ZAMBONI D. 1997. La buona sera signori e done. Canti e tradizioni na-

talizie in provincia di Vicenza, Bassano del Grappa. CHIOCCHETTI, F. (a cura di) 1995. Musica e canto popolare in Val di Fassa = Mondo

ladino XIX. CHIOCCHETTI, F. (a cura di) 1996. Musica e canto popolare in Val di Fassa = Mondo

ladino XX. CIBELE NARDO, A. 1887. Tradizioni popolari bellunesi, Palermo.COLTRO, D. 1987. Cante e cantàri, Venezia.––– 1976. Paese perduto (vol. II-III), Verona.CORNOLDI, A. 1968. Ande, bali e cante del Veneto, Padova.COSTA, R. e BATTISTEL, A. 1983. Assim vivem os Italianos (vol II), Porto Alegre (RS)

Brasile.DALLA VALLE, M. – PINNA, G. – TOMBESI, R. 1987. Strumenti, musiche e balli tra-

dizionali nel Veneto, Bologna.DALMEDICO, A. 1974. Canti del popolo veneziano, (ristampa) Bologna.FERRARO, G. 1977. Canti popolari piemontesi ed emiliani, (ristampa), Milano.FIOR, G. 1954. Villotte e canti del Friuli, Milano.LEYDI, R. 1973. I canti popolari italiani, Milano.LUCCHI, L. 1957. Folklore natalizio del basso veronese: la stella, in Lares.MARCHI, P. 1971. Natale Scledense, Schio.MAZZOTTI, G. 1970. Cento canzoni popolari della Marca Trevisana, Treviso.MENARDI ILLING, A. 1990. I giorni, la vita in Ampezzo nei tempi andati, Nuove Ed.

Dolomiti.MORELLI, R. e altri, 1983. Canti e cultura tradizionali nel Tesino, Milano.MORELLI, R. 1996. Identità Musicale della Val dei Mòcheni: Cultura e Canti Tradi-

zionali di una Comunità Alpina Plurilingue, Trento.––– 1998. Santi spiriti e re. Mascherate invernali nel Trentino fra tradizione, declino

Page 64: Cibo, salute, Dio e… luganeghestatic.soraimar.it/9472/6967.pdf · 159 1. Canti e riti di Questua nel bellunese Il rito della questua è da considerare una delle più rappresentative

222

e riscoperta, Trento, 1998:165-179. Note storiche ed etnomusicologiche» inMorelli, R. e Poppi, C.

MORELLI, R. e POPPI, C. 1998. Santi spiriti e re. Mascherate invernali nel Trentino fratradizione, declino e riscoperta, Trento.

NARDO Cibele, A. 1895. Canti e orazioni bellunesi, Palermo.NIGRA, C. 1988. Canti popolari del Piemonte, Torino.––– 1974. Canti popolari del Piemonte, (ristampa)Torino.NINNI, A.P. 1964. Scritti dialettologici e folkloristici veneti (Vol. I-II-III), (ristampa)

Bologna.NOLIANI, C. 1972. Canti del popolo triestino, Trieste.PAGNIN, P. e BELLÒ E. 1990. Canti popolari trevigiani, Treviso.PAIOLA, V. 1975. Canti popolari vicentini raccolti con le musiche da Vere Paiola e anno-

tati da Roberto Leydi, Vicenza.PASQUALIGO, C. 1866. Canti popolari vicentini, Napoli.PERCO, D. (a cura di) 1995. La cultura popolare nel Bellunese, Verona.PRATI, A. 1977. Dizionario del Dialetto Valsuganotto, Firenze.RADOLE, G. 1965. Canti popolari istriani, Firenze.RONCHINI, L. 1990. Sentime bona zente: canti, conte, cante del popolo veneziano, Vene-

zia.RONZON. A. 1975. Da Pelmo a Peralba, Bologna.SALVIONI, C. (a cura di) 1894. Le rime di Bartolomeo Cavassico, Vol. II, Bologna.SACCO, C. 1982. «Il canto sacro popolare del Comelico», in Dolomiti n. 5: 61-63 e

n. 6: 17-34, Belluno.SECCO, G. 1984. San Martin, Belluno.––– 1986. Da Nadal a Pasqueta, Belluno.––– 1989. Viva viva Carnevale, Belluno.––– 1990. Noze nozete, Belluno.––– 2000. Archivio multimediale personale dei canti popolari “taliani” in Italia e al-

l’Estero, (inedito).STAREC, R. 1990. Strumenti e suonatori in Istria, Udine.STEFANUTTI, N. 1988. Canti bellunesi, Padova.TISSOT, L. 1980. Dizionario Primierotto, Vittorio Veneto.VARDANEGA, G. (a cura di) – I POSAGNOT. 1999. Canti del Grappa, Possagno.ZANETTE, E. 1980. Dizionario del Dialetto di Vittorio Veneto, Vittorio Veneto.