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Che cos’è una risorsa?
L’etimologia ci aiuta: risorsa - dal francese ressourse, derivato dal latino resurgěre, risorgere - è qualsiasi realtà, fonte,
mezzo che valga a fornire aiuto.
A quali condizioni qualcosa può diventare per noi una risorsa, può aiutarci a vivere, a ben vivere, a ricominciare, a
intraprendere nuovi inizi? Al punto che decidiamo di prendercene cura, di salvaguardarlo come bene prezioso.
Innanzitutto è necessario che un dato, un complesso di dati ci colpisca; è necessario che ne scopriamo l’attrattiva e, da qui,
iniziamo un percorso di conoscenza, interrogando e lasciandoci interrogare.
Per questo occorre, inoltre, un’educazione dello sguardo, che sappia coglierne le diverse valenze (naturalistiche, culturali,
storiche, artistiche, ecc.).
Nello sviluppo della sezione storico-artistica del nostro lavoro sul Lago di Como (il “nostro” lago) siamo stati guidati dalla
prof. De Maestri, insegnante di storia dell’arte e di disegno, alla quale va la nostra gratitudine, per averci fatto scoprire
l’opera e l’eredità di uomini che hanno provato a rispondere prima di noi alle nostre stesse domande.
La parte letteraria del nostro percorso rappresenta un ulteriore approfondimento di questa consapevolezza: grandi autori
della letteratura italiana (A. Manzoni,) e straniera (W. Wordsworth) hanno indirizzato il loro sguardo sul paesaggio e sul
contesto lacustre. Anche da loro abbiamo voluto imparare.
La parte scientifica del nostro lavoro, la più articolata, non è slegata dalle precedenti: è mossa dall’esigenza di conoscere in
modo più analitico e sistematico la realtà che ci colpisce.
Tutta questa serie di approcci, poi, rendendoci consapevoli del “bene” scoperto ci mette all’opera per immaginare come sia
possibile tutelare e incrementare tale “risorsa” attraverso uno sviluppo sostenibile.
Protagonista di tutta questa indagine è stata una squadra al lavoro. Innanzitutto la nostra classe, la IV C del liceo scientifico
F. Enriques di Lissone (MB), con l’aiuto quotidiano dei nostri professori, con quello episodico, ma importante di esperti
dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente (ARPA Lombardia), e, da ultimo, nel confronto con la ricerca fatta
da amici del Liceo finlandese di Lieksa (Lieksan lukio), sul lago Pielinen, il più rilevante bacino lacustre della Finlandia -
amicizia nata da una consuetudine di rapporto, iniziata già da alcuni anni, tra il nostro Liceo e il Liceo finlandese.
Ci troviamo di fronte ad un ambiente “complesso”, caratterizzato da una lunga interazione tra dato naturale , storia
e cultura umana, non ad una risorsa naturalistica “pura”.
Così come la presenza diffusa di organismi viventi influenza e modifica l’ambiente nei quali essi vivono, ci interessa
verificare come la vita degli uomini, secondo la loro specificità, ha interagito con questo ambiente nel quale si sono
trovati a vivere; cosa ha significato nella loro storia l’identificazione dell’ambiente come una risorsa, quali problemi
sono nati, quali elementi permettono uno sviluppo coerente e armonico.
Per questo ci sembra fondamentale l’educazione a considerare la realtà non come oggetto di consumo, ma come bene
di cui ci è affidata la cura. Siamo parte di un’ininterrotta catena umana in cui una generazione affida all’altra ciò
che ha costruito, perché ne venga vagliato il valore.
Non partiremo nella nostra indagine dalle origini di tale rapporto, ma da un punto preciso della storia di questo sito:
vedremo questa interazione tra uomo e ambiente già in atto, e ne osserveremo soltanto alcuni sviluppi attraverso
esempi precisi.
Il nostro punto di osservazione sarà la suggestiva località di Pescarenico (frazione della città di Lecco) e il “convento
di Padre Cristoforo”. La fama del luogo - citato da Alessandro Manzoni ne “I Promessi Sposi” - va ben oltre i confini
della provincia e della regione. La relativa vicinanza del sito alla nostra scuola ci ha permesso di studiarne dal vivo e
di documentarne direttamente alcuni aspetti.
Mappa satellitare del Lago di Como
con ubicazione di Pescarenico
nel territorio delle Prealpi lombarde
Mappa satellitare del ramo di Lecco, con ubicazione di Pescarenico (A)
Pianta di Pescarenico e ubicazione delle zone limitrofe
Ubicazione:
“ È Pescarenico una terricciola, sulla riva sinistra
dell’Adda, o vogliam dire del lago, poco discosto
dal ponte: un gruppetto di case, abitate la più
parte da pescatori, e addobbate qua e là da
tramagli di reti tese ad asciugare. Il convento era
situato al di fuori, e in faccia all’entrata della
terra, con di mezzo la strada che da Lecco
conduce a Bergamo”. (1.)
Note:
1. A. Manzoni “I Promessi Sposi” edizione integrale,
G.Sbrilli, editore Bulgarini Firenze – 2006_cap. IV
p.132
Plastico di Pescarenico con case tra cui Villa Manzoni (sul fondo a sinistra) canneto, Adda e ponte Vecchio, conservato
oggi nella Villa Manzoni a Lecco
Pescarenico è, tra le terre manzoniane, quella descritta con più accuratezza, questo rione di Lecco molto mantiene ancora della
fisionomia antica, descritta dal Manzoni, anche se oggi è asserragliato in mezzo a ciminiere e palazzi che ne fanno una zona
moderatamente abitata.
Pescarenico: fisionomia antica e fisionomia moderna ancora molto simili
Origine:
Pescarenico è un agglomerato antico; infatti, nel 1941
furono rinvenuti tombe e resti di epoca romana. Nel
‘300 era una terra, nelle vicinanze del comune di
Lecco, che aveva una particolare funzione: ogni
venerdì di Quaresima i pescatori del paese erano
tenuti a norma di statuto a fornire pesce fresco alla
“pischaria” comunale, nel borgo alla porta di S.
Stefano, il diritto delle acque era, infatti, di pertinenza
comunale.
Pescarenico, un piccolo nucleo di famiglie
Per parecchio tempo Pescarenico rimase un piccolo
nucleo. Nel 1608 vi abitavano solo diciassette famiglie,
per un totale di 162 abitanti. Con la seconda metà del
600 inizia l’incremento demografico che porta a 626
gli abitanti. Per un certo periodo sino all’inizio del
‘700 fu un comune staccato dal borgo, ma in seguito ne
divenne sempre più parte integrante partecipando alla
storia di Lecco.
Pianta di Lecco e dintorni, conservato nella Villa Manzoni a Lecco: Pescarenico sempre più parte
integrante di Lecco
Economia:L’economia di Pescarenico da tempo immemorabile si basava sulla pesca, e gli statuti del ‘600 specificano anche come si poteva pescare: con tirlindana, fiocina e laccio, arnese un po’ primitivo da usarsi nel canneto per la cattura del luccio. Il pesce veniva venduto su varie piazze: a Milano andava appunto il pescaiolo che portava notizie ad Agnese come citato da Manzoni.Certo la pesca era a volte problematica come avvenne nella siccità del mese di Maggio del 1734 che causò un forte abbassamento del lago tanto che non era necessario passare sul ponte di Lecco, ma si poteva guadare l’Adda a piedi, a differenza di annate precedenti quando a maggio l’Adda straripava e inondava le vie di Pescarenico permettendo, però, un’ottima pesca. A causa della siccità molti paesani si spostarono in altri paesi e chi restò si orientò spesso verso altre attività: l’allevamento, l’agricoltura e soprattutto la viticultura, molto praticata nel territorio attorno al convento . L’inventiva degli abitanti, che si diedero persino al commercio delle lumache introdotte dai Grigioni, diede in fondo una certa prosperità, si che quasi tutti mangiavano pane e frumento. (3.)
Pescarenico: un pescatore che ripara la rete
Note:
3. Fra Bernardo D’Acquate, “Cronachetta della fondazione del convento dei cappuccini di Lecco” – 1718 _n. 265-267
Origine:
La richiesta dei padri cappuccini di disporre di un
alloggio nei loro viaggi da Bergamo a Como
venne accolta dal governatore di Lecco, Don
Giovanni Mendoza.
nel 1575 venne stipulato un accordo per il progetto
della fondazione di un convento tra il
funzionario spagnolo e il padre frate Apollonio
da Brescia, commissario cappuccino della
provincia di Milano. (4.)
Note:
4. Fra Bernardo D’Acquate, “Cronachetta della
fondazione del convento dei cappuccini di Lecco” –
1718 _n. 4
Pescarenico: il convento dei padri Cappuccini
Ubicazione:
Per la scelta dell’ubicazione del convento si consultò
anche la comunità di Lecco ed emersero due
possibilità: costruirlo nella località di Prato,
fuori Lecco, presso la chiesa di S.Giacomo, dove
anticamente sorgeva un convento dei Padri
Zoccolanti, distrutto durante le guerre sotto
Giacomo de’ Medici, marchese di Melegnano; o
costruirlo a Pescarenico, a quasi un miglio da
Lecco, presso la chiesa di S.Gregorio papa.
La scelta fu per Pescarenico. (5.)
Note:
5. Fra Bernardo D’Acquate, “Cronachetta della
fondazione del convento dei cappuccini di Lecco”
– 1718 _n. 5
Pescarenico: facciata della chiesa del convento
Fondazione:
Scelto il sito e disegnato il progetto nel maggio del 1576,
l’arcivescovo di Milano, Carlo Borromeo, delegò il
prevosto di Lecco come suo vicario per benedire e
posare la prima pietra della nuova chiesa del
convento. Alla cerimonia partecipò, oltre al padre
provinciale dei cappuccini, Francesco da Bormio,
e il governatore di Lecco, Mendoza, un gran
numero di religiosi e fedeli provenienti dai
territori limitrofi a Lecco.
Il convento fu costruito con le elemosine provenienti da
diversi benefattori, tra i quali il governatore
Mendoza che si prodigò anche personalmente
nella ricerca di ulteriori sovvenzioni. Il convento
in origine fu abitato da 10 o 12 frati. (6.)
Note:
6. Fra Bernardo D’Acquate, “Cronachetta della fondazione
del convento dei cappuccini di Lecco” – 1718 _n. 6
L’unica parte del convento attuale ancora originale
La struttura originaria del convento era quella
di un edificio basso, di un solo braccio porticato
a levante con piccole finestrelle per le singole
celle e un dormitorio vicino al presbiterio della
chiesa affinchè i frati avessero un rapido accesso
al coro per le funzioni religiose e un chiostro.
(7.)
Nel 1695 la mattina della domenica delle Palme
ci fu un terremoto, ma non danneggiò
l’architettura. (8.)
Note:
7. Fra Bernardo D’Acquate, “Cronachetta della
fondazione del convento dei cappuccini di Lecco”
– 1718 _n. 9,10
8. Fra Bernardo D’Acquate, “Cronachetta della
fondazione del convento dei cappuccini di Lecco”
– 1718 _n. 93
Plastico del convento di Pescarenico
Nel 1713 il venerdì 16 Giugno cadde un fulmine sul campanile e i danni furono tali da doverlo ricostruire, il fulmine danneggiò anche la chiesa sui muri, ruppe le vetrate, l’ancona sopra l’altare, i vetri delle reliquie, danneggiò le travi del tetto e gli schienali del coro. (9.)Questi danni vennero poi riparati con il contributo di privati. (10.)Il 18 Aprile 1745 un incendio, partito dalla legnara, devasta il convento e in seguito ad esso vengono apportate delle modifiche:- viene alzato il soffitto del dormitorio- rinnovato il legname di tutte le celle a Sud- rese delle stesse misure le finestrelle delle celle- si aggiunge una cella a Sud- si ingrandiscono i tre finestroni- si ingrandisce la cucina- il pozzo al centro del cortile viene chiuso da una muraglia affinchè non vi cadessero dentro le foglie che inquinavano l’acqua- si raddrizzano i muri del chiostro e del dormitorio (11.)Nel 1746 si allarga la legnara.
Note:9. Fra Bernardo D’Acquate, “Cronachetta della fondazione del convento dei cappuccini di Lecco” – 1718 _n. 10510. Fra Bernardo D’Acquate, “Cronachetta della fondazione del convento dei cappuccini di Lecco” – 1718 _n. 106,40711. Fra Bernardo D’Acquate, “Cronachetta della fondazione del convento dei cappuccini di Lecco” – 1718 _n.39,40
Il campanile triangolare di origine cappuccina restaurato dopo il fulmine del 1713
Una serie di vicissitudini iniziò a segnare il convento:Nel 1789 le truppe francesi usarono il convento come caserma, mentre i pochi frati furono come sequestratiIl 20 giugno 1798 il convento fu soppresso.Nei primi mesi del 1800 i rappresentanti della Comunità di Lecco presentarono una supplica a sua Maestà Imperatore invocando il ripristino del convento soppresso dai repubblicani.I cappuccini ritornarono, ma la chiesa divenne sussidiaria della Prepositurale di Lecco finchè il 23 Aprile 1810, Napoleone, Imperatore dei francesi e re d’Italia, emanò il definitivo ordine di soppressione di tutti i conventi (salvo quelli ospedalieri) e i frati si allontanarono definitivamente dal convento che venne venduto a privati.Una lapide sulla facciata verso il cortile ricorda che dal 1884 al 1889 vi soggiornò l’abate Stoppani.Nel 1897 venne fondata la parrocchia.Nel 1923 il chiostro era in rovina, era sparito il porticato ed era sorto un muro divisorio nel cortile stesso. Nel 1950 i Cappuccini ritornarono al convento ma dovettero cercare un’altra chiesa. (12.)
Note:12. G. Colombo. A.Spada “Pescarenico: un convento, una storia” Pescarenico 1988
Parte del cortile interno del convento oggi,lato nord
1. Chiesa1. Chiesa2. Asilo comunale2. Asilo comunale3. Asilo comunale3. Asilo comunale4. Sacrestia4. Sacrestia5. Costruzione attuale (1923)5. Costruzione attuale (1923)6. Altare della Madonna6. Altare della Madonna7. Andito7. Andito8. Chiesa del convento8. Chiesa del convento9. Sacrestia9. Sacrestia10. Coro10. Coro11. Atrio allo scalone11. Atrio allo scalone12. Oratorio12. Oratorio13. Muro demolito13. Muro demolito14. Altare di S.Felice14. Altare di S.Felice15. Altare di S.Antonio15. Altare di S.Antonio16. Nel 1748 qui fu fatto l16. Nel 1748 qui fu fatto l’’altare di S.Felice che fu altare di S.Felice che fu
demolito nel 1884demolito nel 188417. Porta Battitoria17. Porta Battitoria18. Dove era stato eretto il campanile dai 18. Dove era stato eretto il campanile dai
PescarenichesiPescarenichesi19. Piazzetta del convento usata come cimitero19. Piazzetta del convento usata come cimitero20. Rustico demolito20. Rustico demolito21. Cortile del rustico21. Cortile del rustico22. Costruzione recente e interamente riformata22. Costruzione recente e interamente riformata23. Refettorio23. Refettorio24. Cucina24. Cucina25. Camera abitata a Antonio Stoppani25. Camera abitata a Antonio Stoppani26. Chiostro26. Chiostro27. Ghiacciaio27. Ghiacciaio28. Lato dell28. Lato dell’’ortagliaortaglia29. Pilastro dove era dipinta la Madonna da 29. Pilastro dove era dipinta la Madonna da
P.Ferdinando da VareseP.Ferdinando da Varese30. Giardino30. Giardino31. Strada per Germanedo31. Strada per Germanedo32. Pozzo32. Pozzo
Dal 1897, quando la chiesa del convento di
Pescarenico diventa parrocchia, ad oggi, si
sono succeduti cinque parroci. Gran parte del
convento e il chiostro sono stati riacquistati
dalla parrocchia in questi ultimi tre anni, ma
alcuni ambienti restano ancora di proprietà di
privati cittadini. Osservando il convento dal
centro del “chiostro” appare alterato nella
struttura e differenziato nella tinteggiatura a
causa delle modifiche operate dai singoli
proprietari.
Lato est-sud del convento con tinteggiature varie
Si rende pertanto necessario un restauro
per valorizzare questo antico patrimonio
che comunque continua ad essere meta di
visite guidate ai luoghi manzoniani per
scolaresche, studenti e turisti. E’ sorto un
comitato per il restauro del convento, ma
da settembre non ci sarà più il parroco e
tutto sarà subordinato alla basilica di San
Nicolò di Lecco, per cui tutte le iniziative
intraprese fino ad oggi si stanno
fermando.
Lato nord-est del convento
Lato ovest con il pozzo del convento
In piazza Padre Cristoforo si profila la
parrocchiale dei SS. Lucia e Materno, l'antica
chiesa del convento. Dedicata a San Francesco
nel 1600, sorge su una precedente costruzione
conventuale ad una navata, coperta da un
soffitto a capanna e scandita da arconi traversi.
Contiene una delle opere d’arte più singolari
del Lecchese: si tratta di nove cassette di vetro
contenenti composizioni in cera policroma
riferibili alla cultura napoletana del tardo
Seicento o del primo Settecento; rappresentano
sette scene di vita di Cristo e della Vergine e
due scene della vita dei Santi Francesco e
Chiara.
Altare con statue in cera raffiguranti Cristo, la Vergine e S.Francesco
Di grande valore artistico e storico e di
ugual bellezza è la splendida pala dipinta da
Giovan Battista Crespi detto il Cerano
(1600) che illustra i patroni Francesco e
Gregorio Magno adoranti la Trinità.
Quadro del Cerano: Trinità tra Gregorio Magno e S. Francesco
Economia:
Oggi gli abitanti di Pescarenico lavorano a
Lecco e nei dintorni in diversi settori. Non
svolgono più attività legate alla filanda o
all’agricoltura. Infatti, la coltivazione della vite,
fiorente ancora al tempo di Alessandro
Manzoni, non si pratica più a causa della
espansione urbana di Lecco che ha inglobato
Pescarenico. Anche le piante di gelso che
caratterizzavano il territorio perché legate alla
produzione del baco da Seta e all’attività della
filanda sono scomparse.
Pescarenico oggi: le antiche filande
Il borgo nasce come comunità di
pescatori ed ancora oggi alcuni abitanti
del rione svolgono l’attività di pesca e
della preparazione dei missoltini.
Pescarenico oggi: l’antica piazzetta del mercato del pesce
Le antiche imbarcazioni non vengono più
fabbricate e quelle che ci sono giunte
vengono utilizzate in particolari
ricorrenze. Per esempio, in occasione
delle nozze, il comune di Lecco mette a
disposizione dei “Novelli Sposi” il batel.
Attualmente le imbarcazione sono state
rinnovate e sono dotate di un motore.
Pescarenico oggi: la nuova imbarcazione a motore
Simbolo di movimento e stasi, familiare e insieme misterioso, profondo ma circoscrivibile, specchio della natura circostante,
il lago è stato spesso adottato dai poeti come metafora e simbolo delle più diverse realtà.
In particolare, si può vedere la caratterizzazione del lago non solo come “Locus amoenus” e sfondo naturale che
accompagna la narrazione, ma soprattutto come elemento in cui i sentimenti umani si riflettono e vengono meglio espressi.
Ne è un esempio la poesia di Fulvio Panzeri di seguito riportata.
Le acque dell’Addapassano sotto Ponte Vecchiocariche di tristezzaSpezzata la linea del lagola nostalgiaè un filo sul grigioAltro perdersi di pazienza,ancora trascinarsi. Come l’acquanel mormorio del niente.
Fulvio Panzeri
Questo componimento può essere così parafrasato:
Le acque dell’Adda passano sotto il Ponte Vecchio cariche di tristezza. L’orizzonte è un filo sul grigio (dell’acqua) e suscita nostalgia. La pazienza (come l’acqua) si perde nella nostalgia (orizzonte) e si trascina. Ugualmente l’acqua si perde nel mormorio indistinto del lago.
La poesia consiste in un’unica strofa di versi liberi non rimati, anche se sono presenti alcune assonanze e richiami fonici (tristezza – spezzata – pazienza, nostalgia –grigio). La semplicità e il fluire della lettura sono dati dalla mancanza di strutture ipotattiche: l’autore privilegia qui periodi paratattici, che rendono lenta la lettura, unitamente agli enjambements ai versi 1-2, 2-3, 5-6, 8-9. I termini “trascinarsi” e “mormorio” sono onomatopeici. Il lessico usato dal poeta non è particolarmente ricercato e si rifà a soggetti e ambientazioni reali (l’acqua, il lago, il ponte), che introducono al contempo la personificazione delle acque: questo è il tema principale della poesia e simboleggia lo stato d’animo del poeta, che si evolve con il climax ascendente: “tristezza, spezzata, nostalgia, perdersi, trascinarsi, niente”. L’autore contemporaneo proietta la malinconia che pervade il suo animo sul lago e riconosce nello scorrere dell’acqua la propria vita, che si trascina nel nulla.
Con l’opera di Manzoni (1785-1873), il lago assume un ruolo rilevante. Nel primo capitolo de “I Promessi Sposi” è descritto
a “volo d’uccello”. Lo spazio è aperto e corrispondente all’occhiata d’insieme che sottolinea l’armonia della natura colta in
una molteplicità di aspetti, ma tale da ricomporre un quadro unitario.
La panoramica si sviluppa con la tecnica cinematografica dello “zoom” partendo dall’alto, come dallo sguardo di Dio,
verso il basso (prima il lago fino ad arrivare ai ponti e alle rive), da Nord verso Sud (seguendo il corso della corrente),
dall’ampio verso lo stretto (da una visione generale fino a una descrizione particolareggiata). Contemporaneamente alla
discesa avviene un ribaltamento dell’ottica fino a giungere alla prospettiva di un uomo durante una passeggiata. A questo
punto nella natura, dominata dalla visione del lago, in cui si intuisce la presenza della provvidenza, si inseriscono
armoniosamente l’uomo è la storia.
La concezione positiva del lago permane per tutto il romanzo, come testimonia “L’ addio ai monti” di Lucia, inserito nel
capitolo VIII: infatti, sebbene il paese sia ormai diventato ostile ai giovani protagonisti, che sono costretti a fuggire, il lago
mantiene il suo ruolo di punto di riferimento immutabile e amico. L’attraversamento del braccio d’acqua, con la partenza
dei due protagonisti verso le loro distinte destinazioni e avventure, ha un valore simbolico e rappresenta il primo snodo
importante dell’intreccio narrativo: un’uscita dal microcosmo familiare per immettersi nel macrocosmo complesso di
relazioni, scoperte, esperienze di maturazione interiore.
Come quando più gaio Euro provoca
sull'alba il queto Lario, e a quel sussurro
canta il nocchiero e allegransi i propinqui
lïuti, e molle il fläuto si duole
d'innamorati giovani e di ninfe
su le gondole erranti; e dalle sponde
risponde il pastorel con la sua piva:
per entro i colli rintronano i corni terror
del cavrïol, mentre in cadenza
di Lecco il malleo domator del bronzo
tuona dagli antri ardenti; stupefatto
perde le reti il pescatore, ed ode.
Tal dell'arpa diffuso erra il concento
per la nostra convalle; e mentre posa
la sonatrice, ancora odono i colli.
Prima di Manzoni il lago di Como ha ispirato Foscolo
come luogo privilegiato nel quale si coglie, attraverso la
superiore capacità poetica, la bellezza della natura.
Ugo Foscolo (1778-1827), nel secondo Inno alle Grazie,
descrive il Lario come pervaso da una soprannaturale
armonia tradotta nella splendida “orchestra” di suoni
che accompagnano il sorgere del sole. La musica
naturale, che colpisce il pescatore sul lago (“Stupefatto
perde le reti”), è la stessa prodotta dalle abili mani della
fanciulla sull’arpa, riecheggiante sui colli fiorentini
(“Ancora odono i colli”) e trascendente la natura stessa.
I wandered lonely as a cloud That floats on high o'er vales and hills, When all at once I saw a crowd, A host, of golden daffodils; Beside the lake, beneath the trees, Fluttering and dancing in the breeze.
Continuous as the stars that shine And twinkle on the Milky Way, They stretched in never-ending line Along the margin of a bay:Ten thousand saw I at a glance, Tossing their heads in sprightly dance.
The waves beside them danced; but they Out-did the sparkling waves in glee: A poet could not but be gay,In such a jocund company: I gazed and gazed but little thought What wealth the show to me had brought:
For oft, when on my couch I lie In vacant or in pensive mood, 20They flash upon that inward eye Which is the bliss of solitude; And then my heart with pleasure fills, And dances with the daffodils.
TRADUZIONE:Vagabondavo da solo come una nuvola che fluttua in alto sopra le valli e le colline quando improvvisamente vidi una folla, una schiera di giunchiglie dorate, vicino al lago, al di sotto degli alberi, ondeggianti e danzanti nella brezza.
Continue come le stelle che risplendono e scintillano nella via lattea, si estendevano in una linea senza fine lungo il margine della baia: ne ho viste 10.000 con un’occhiata, che scuotevano le loro teste in un’allegra danza.
Le onde accanto a loro danzavano; ma esse superavano le onde spumeggianti in gaiezza. Un poeta non poteva che essere felice in una tale compagnia giocosa.
Io fissavo e fissavo ma pensavo poco a quale ricchezza lo spettacolo mi aveva dato: perchéspesso, quando sono sdraiato sul mio divano in uno stato d’animo ozioso e pensieroso, esse appaiono (improvvisamente) in quell’occhio interiore che è la beatitudine della solitudine, e allora il mio cuore si riempie di piacere e danza con le giunchiglie.
Anche nel poeta inglese Wordsworth (1770-1850) il paesaggio viene personificato per dar maggiore risalto alle emozioni umane e altrettanto spesso i protagonisti vengono confrontati attraverso similitudini e metafore agli elementi della natura, emerge inoltre l’idea dell’esistenza nella natura di un punto di contatto tra il Divino e l’umano. Ciò che emerge è un componimento lirico ricco di sentimenti in armonia con la natura.
All’interno del nostro percorso di ricerche scientifiche, riguardanti l’ecosistema del Lago di Como, abbiamo effettuato
un’uscita didattica per rilevare i dati necessari allo studio delle acque lacustri. Per far ciò abbiamo chiesto un supporto
tecnico all’ ARPA e alla presenza dell’Assessore all’Ecologia e Ambiente della provincia di Lecco abbiamo effettuato le
rilevazioni necessarie che presentiamo nelle slide seguenti.
Il lavoro didattico, già avviato nell’anno scolastico 2008/2009, è stato completato nel presente anno scolastico 2009/2010.
Gli aspetti che sono stati presi in considerazione sono i seguenti:
- Origine e classificazione dei bacini lacustri
- Bacino imbrifero del Lago di Como
- Struttura del lago: caratteristiche fisiche e biologiche
- Componenti abiotiche
- Componenti biotiche
- Inquinamento ed eutrofizzazione
Presentiamo di seguito l’uscita didattica a Lecco con la strumentazione utilizzata dagli operatori
dell’Arpa.
L’ ARPA L’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Lombardia, attiva dal 1° dicembre 1999, è un Ente
di diritto pubblico dotato di autonomia amministrativa, organizzativa e contabile che svolge attività e servizi volti a
supportare le scelte di politica ambientale della Regione Lombardia, delle Province, dei Comuni, delle Comunità montane,
delle Asl e di altri enti pubblici in territorio regionale. Si occupa delle analisi di aria, acqua e suolo nell’ecosistema lago, in
particolare prendiamo in considerazione quelle svolte nel lago di Como.
Le analisi effettuate nel lago riguardano le sue caratteristiche fisico-chimiche, ambientali, biologiche e tossicologiche.
Il processo di analisi mostratoci da alcuni addetti dell’ ARPA è finalizzato al controllo annuale delle condizioni lacustri. In
particolare abbiamo osservato l’analisi della stratificazione, del fitoplancton, di eventuali tossine prodotte da esso, dello
zooplancton, della trasparenza e della temperatura.
Le attività di monitoraggio studiano le caratteristiche chimiche, fisiche, biologiche, tossicologiche.
Sono necessarie attrezzature particolari.
Lo strumento più avanzato è sicuramente
questo. Ha la capacità di raccogliere
informazioni fino a più di 400 metri. Si
ottengono una serie di profili che ci mostrano
l’andamento dei vari parametri. La misurazione
viene fatta sul posto in quanto anche durante il
tempo di trasporto in laboratorio i risultati delle
analisi cambiano.
La sonda rileva il pH, il potenziale redox, la
presenza di ossigeno, la temperatura e c’è un
sensore di radiazione luminosa che indica la
profondità alla quale può penetrare la luce.
Viene calata aperta e, raggiunta la profondità voluta, si cattura una certa quantità d’acqua.
La bottiglia viene quindi chiusa ermeticamente così da non alterare, durante la risalita, l’acqua contenuta.
Nella parte superiore sono visibili l’asta scorrevole, che viene azionata dal messaggero, ed i morsetti di aggancio
del cavo.
La bottiglia viene armata, cioè viene caricato il meccanismo che farà
scattare i due tappi agli estremi per chiudere la bottiglia alla
profondità voluta, poi viene fissata al cavo e calata fino alla profondità
di prelievo.
Sul cavo viene agganciato un peso detto “ messaggero” che scorrendo
lungo il cavo fa scattare il meccanismo di chiusura alla profondità
stabilita e il cilindro raccoglie il campione d’acqua che sarà analizzato.
Ha una maglia di 80 micron serve per catturare zooplancton. Per il
fitoplancton può scendere a misure inferiori.
Per rilevare la trasparenza delle zone lacustri viene utilizzato un disco di 20 cm di
diametro di colore bianco che appeso ad una corda metrata viene calato in acqua fino a
che non sarà più visibile.
La trasparenza corrisponde quindi alla profondità fino alla quale si può vedere il disco.
L’analisi nella zona litorale ha rilevato una trasparenza corrispondente a 5.40m.
Per quanto riguarda il Lago di Como, la temperatura dell’acqua non scende mai sotto i 6°C.
Nella stagione più calda ci sono tre strati con diversa temperatura:
1) uno strato superficiale che raggiunge la temperatura di 22-24°C e si definisce EPILIMNIO.
2) uno strato di acqua sottostante caratterizzato da una sensibile diminuzione della temperatura con la profondità e definito
METALIMNIO (TERMOCLINO).
3) uno strato d’acqua più profondo con temperatura abbastanza costante durante l’anno che corrisponde all’IPOLIMNIO.
La fotosintesi interessa solo lo strato d’acqua nel quale si verifica la penetrazione della luce, corrispondente alla zona
litorale e a quella limnetica. L’insieme di queste due zone costituisce la zona EUFOTICA.
Gli strati in inferiori, invece, si impoveriscono di forme viventi, ciò altera anche i parametri che bisogna misurare.
Per definire lo stato trofico del lago bisogna ricorrere a diverse analisi.
Alcuni organismi contengono delle tossine spesso pericolose. Quando queste superano determinati valori bisogna
ricorrere a degli esami tossicologici.
Per le analisi biologiche abbiamo preso un campione di acqua col retino.
Come zooplancton si possono trovare rotiferi (perché presentano una corona di ciglia che circonda la bocca che ha
funzione locomotoria e filtratrice) e crostacei.
Come crostacei abbiamo osservato le dafnie e i copepodi che trascorrono il giorno in profondità e la notte salgono
in superficie per cibarsi.
I laghi della provincia lecchese e comasca sono classificati come
“laghi regionali”, poiché hanno conche che dipendono dalle cause
generali che hanno modellato la regione in cui si trovano. Sono
definiti così per differenziarli dai “laghi accidentali”, formatisi per
eventi accidentali, spesso catastrofici, quali frane o terremoti.
I laghi regionali vengono distinti in categorie che prendono la
denominazione delle origini geologiche della zona: laghi tettonici,
laghi vulcanici, laghi carsici, laghi glaciali.
Il Lario appartiene alla categoria dei laghi glaciali. Il lago di Como
per esempio ha una morfologia legata all’azione modellatrice dei
ghiacciai pleistocenici che, incanalati nel solco corrispondente al
ramo superiore, si suddividevano poi nei due rami meridionali,
dando origine alle colline moreniche comasche e della Brianza. Ai
tempi delle glaciazioni i movimenti dei ghiacciai alpini hanno
predisposto le conche lacustri in due modi: scavando direttamente
entro la roccia oppure sbarrando valli e depressioni con il
materiale morenico.
Verosimilmente i ghiacciai non furono in grado di scavare nuove valli, ma rimodellarono ampiamente valli preesistenti
entro le quali si erano incanalati. Allo sbocco della valle glaciale in pianura fu depositata una enorme quantità di rocce,
che il ghiacciaio recava sul suo fronte, dando luogo a una sorta di sbarramento, detto “anfiteatro morenico”.
Le conche formatesi in tale modo sono state occupate dall’acqua allorché iniziò il ritiro dei ghiacciai, formando dei
laghi di dimensioni notevoli, detti anche “laghi terminali”. L’imponenza dei ghiacciai ha determinato un’attività di
escavazione particolarmente accentuata, così che le conche degli attuali laghi terminali si spingono spesso al di sotto del
livello del mare prendendo in tal caso il nome di “criptodepressioni”. Il Lago di Como è un lago glaciale terminale.
Le grandi profondità raggiunte dai laghi terminali possono trovare anche
un’altra spiegazione, forse ancora più convincente. E’ infatti possibile che le
conche lacustri siano state scavate così profondamente in tempi geologici
precedenti le glaciazioni. Secondo questa ipotesi le valli si formarono durante il
periodo Messiniano, quando si verificarono lunghe stagioni di siccità, in
corrispondenza delle quali il Mediterraneo si prosciugò, portando il livello del
mare a una quota di oltre 2000 metri inferiore rispetto a quella attuale.
I corsi d’acqua che scorrevano nelle valli assunsero quindi una pendenza
decisamente superiore e, di conseguenza, aumentarono enormemente le proprie
capacità erosive, scavando in profondità i solchi vallivi, sui quali in seguito si
sarebbero sviluppati, ampliandoli e rimodellandoli, i grandi ghiacciai.
I laghi terminali, avendo occupato una valle glaciale, hanno in genere una forma
allungata, con pareti molto ripide e profondità massime nei pressi del centro del
bacino. L’origine di questi laghi è abbastanza recente, poiché si ritiene che le
valli glaciali siano state invase dalle acque circa 15.000 anni fa. Le loro acque
sono fredde in virtù dei notevoli apporti glaciali che affluiscono ancora oggi e, in
origine, prima degli impatti antropici degli ultimi decenni, erano relativamente
povere di vita.
Il bacino imbrifero del lago di Como (o Lario), il terzo lago
italiano per estensione, occupa una superficie di 4508 Kmq
sviluppandosi prevalentemente nella parte nord-occidentale
della Lombardia e in minor misura nel territorio svizzero.
Oggi il lago ha un’estensione costiera di circa 170 Km mentre
in passato il lago occupava un’area più vasta. Facevano parte
del bacino anche l’Alta Valle Camonica che confluiva nella
Valtellina e, infine, l’Engadina. È il quinto bacino più profondo
d'Europa con i suoi 410 metri dopo 4 laghi norvegesi:
Hornindalsvatnet, Mjøsa, Salsvatn e Tinnsjå.
L'unica isola del lago è l'Isola Comacina, situata nel ramo di
Como, di fronte al comune di Sala Comacina.
Si trova a circa 200 m sul livello del mare e la morfologia del
territorio varia dai pendii arrotondati ed erbosi alle dolomie
con rocce dentate, guglie e torri. I depositi alluvionali,
trasportati da fiumi e torrenti, iniziarono a formarsi con la
postglaciazione e furono la causa della separazione dei laghi
minori (il Lago di Mezzola a nord ed i laghi di Garlate e di
Olginate a sud).
Bacino imbrifero del lago di Como
Il Lago è un bifido fiordo interamente scavato nella
cerchia delle prealpi lombarde, con una
caratteristica forma a "Y" rovesciata o, come recita
un diffuso detto locale, a forma di uomo.
E’ uno dei più suggestivi paesaggi italiani, decantato
nell'800 dai maggiori poeti del Romanticismo, da
Alessandro Manzoni a Stendhal, da George Gordon
Byron a Franz Liszt.
Il lago fu abitato già dall'epoca preistorica e la sua
importanza e' dovuta anche al fatto di essere
importante via di comunicazione tra il nord e la
pianura padana.
Tutto il bacino lariano deve il suo sviluppo perlopiù
all’opera dei corsi d’acqua che nascono nella catena delle
Alpi e soprattutto all’intensa azione modellatrice dei
ghiacciai, che ha anche determinato la formazione delle
valli circostanti, nelle quali scorrono gli affluenti.
Durante le grandi glaciazioni quaternarie, tutto il bacino
era ricoperto da un grande ghiacciaio che, oltrepassati i
rami di Como e di Lecco, arrivava fino alla Brianza,
dove ha dato origine alle attuali colline moreniche.
Il lago si è formato nella cavità scavata dal ghiacciaio, il
cui lento passaggio è testimoniato dalle rocce che
portano ancora i segni dell'erosione.
Gli affluenti sono 37 e tra questi i più importanti sono il
Mera e l’Adda, che è anche l’unico emissario.
La conca del lago è una criptodepressione, ovvero il suo
fondo è più basso del livello del mare.
Regione Lombardia
Latitudine 46° 00’ N
Longitudine 09° 16° E
Livello medio del lago 198 m
Area lago 146 Km²
Volume d’acqua 22,5 Km³
Criptodepressione max -212 m
Lunghezza max 46 Km
Larghezza max 4200 m
Sviluppo costiero 170 Km
Tempo teorico di ricambio* 4,5 anni
Copertura di ghiaccio Nessuna
Profondità massima 410 m (Argegno)
Profondità media 153 m
* tempo teorico di ricambio = tempo di rimescolamento delle acque
Il Lago di Como è sempre stato rinomato per il suo clima, generalmente mite e umido, che favorisce una ricca
vegetazione. La flora è di tipo mediterraneo; sulle rive del lago crescono cipressi, piante di alloro, camelie, azalee,
rododendri, magnolie e palme. Nelle zone più soleggiate, come la Tremezzina, d'inverno il clima non raggiunge mai
temperature molto rigide. Nel periodo estivo difficilmente il caldo è opprimente poiché è mitigato da una buona
ventilazione. Temperatura, piovosità, ventosità, radiazione solare, unitamente alle caratteristiche morfologiche e
geologiche del bacino imbrifero del lago influenzano lo sviluppo degli organismi viventi.
A tempo sereno soffiano regolarmente due venti:
1. il Tivano proveniente da nord che soffia nelle prime ore del
mattino sino alle 10.30
2. la Breva proveniente da sud che segue il precedente
Altri venti sono:
1. la Tramontana, frequente in primavera
2. Il vento di caduta chiamato Fohn, che scende dalle pendici
delle montagne scaldandosi e spira nei periodi invernali e
primaverili
Esistono altri venti come il Tivan d'acqua che lo si trova dopo una
debole pioggia o temporale in montagna.
È chiamato anche Tivanell. Il Menaggino con raffiche che possono
raggiungere i 100 Km/h. Di breve durata, colpisce le rive opposte,
Fiumelatte e si spinge fino a Lierna Castello. Bellanasco soffia
violento dalla Val Maggiasca sopra Bellano. Altri ancora sono:
Sant'Anna, Argegnino, Bergamasca, soffia violento su tutto il ramo
di Lecco, Molinaccio, Liscione o Traversone, Garzenasc o Garzeno.
Per quanto riguarda il regime delle piogge, si rileva in linea di massima un doppio ciclo con due massimi prevalenti, di
cui quello autunnale prevale su quello primaverile; essi sono separati da due periodi di minimo, di cui quello invernale è
nettamente più pronunciato. Inoltre, è in atto una regolazione artificiale per trattenere le eventuali eccedenze d’acqua,
al fine di migliorare il regime dei deflussi per scopi agricoli, industriali e di produzione di energia elettrica.
La temperatura dell’acqua varia al variare della profondità e la densità aumenta all’aumentare della temperatura fino
ai 4°C poi diminuisce.
Tale proprietà fa sì che in autunno, via via che la temperatura scende, l’acqua dello stato superficiale si appesantisca e
scenda in profondità, causando un generale rimescolamento; allo stesso modo, in primavera, gli strati superficiali
freddi si riscaldano fino ai 4°C, diventano più pesanti e ancora una volta sprofondano verso il basso. Questa dinamica
garantisce che gli strati più profondi si mantengano a una temperatura non inferiore ai 4°C, adatta alla sopravvivenza
degli animali che vi abitano.
Dal momento che gli strati superficiali assorbono una quantità maggiore di radiazione solare, per lo meno nel periodo
estivo, un lago avrà acque più calde in superficie rispetto al fondo. Le acque più calde hanno densità minore di quelle
fredde e ciò provoca la stratificazione diretta.
Nel periodo invernale, invece, i bassi valori di temperatura dell’aria provocano un raffreddamento degli strati
superficiali, mentre sul fondo si mantiene calda. Ciò provoca un fenomeno di stratificazione inversa (acqua più fredda
in superficie). Nelle stagioni intermedie (primavera, autunno) non ci sono differenze termiche sostanziali fra superficie
e fondo e quindi in questi casi le acque di un lago circolano liberamente.
Il lago di Como è classificabile di tipo sub-
tropicale (monomittico caldo), con una ben
definita stratificazione termica estiva ed un solo
periodo (fine inverno) di piena circolazione
dell’acqua.
La temperatura dell’acqua di fondo è sempre
superiore a 4°C.
Rappresentazione schematica della distribuzione verticale della temperatura nel periodo invernale ed in quello estivo.
_ _ _ _ _ _ _ _ _ _ inverno
……….……………. estate
Profondi
tà
In particolare, la temperatura è di 6°C nel periodo invernale a qualsiasi profondità. Da primavera inoltrata la temperatura
comincia a lentamente a salire toccando in superficie i 17°-19°C. Nel periodo più caldo dell'anno il termoclinio (strato
d’acqua in cui la differenza di temperatura è superiore di 1°C per ogni metro di profondità) si trova a 15-20 mt. dalla
superficie, al di sotto della quale la temperatura scende rapidamente arrivando a 7°- 8°C a profondità di poco superiori ai
50 mt.
Il bacino imbrifero del Lago di Como è costituito prevalentemente da rocce carbonatiche. Le acque piovane operano
un’azione di dissoluzione abbastanza consistente su questi materiali. Per questo motivo le acque del lago sono ricche di
calcio, magnesio, bicarbonati e solfati. L’attacco chimico sulle rocce calcaree avviene ad opera dell’anidride carbonica che
reagisce con il carbonato di calcio (insolubile) a dare il bicarbonato solubile secondo la reazione:
CaCO3 + CO2 + H2O Ca(HCO3)2
Tra i più importanti elementi chimici presenti vi sono poi l’azoto ed il fosforo. L’azoto si presenta nell’acqua
principalmente sotto forma di azoto nitrico ed ammoniacale. La prima forma si trova nelle acque più superficiali e ben
ossigenate, mentre l’azoto ammoniacale è presente nella acque più profonde e povere di ossigeno.
Il fosforo è invece uno degli elementi meno abbondanti nelle acque ma rappresenta un elemento di notevole importanza per
gli organismi viventi. Quando gli organismi muoiono, insieme ad altri elementi come il carbonio e l’azoto, può ritornare in
ciclo come elemento solubile nell’acqua del lago.
In un sistema ecologico ristretto come quello del lago, l’equilibrio tra la produzione e la distruzione della materia organica
può essere facilmente alterato. Gli organismi autotrofi ed eterotrofi svolgono un ruolo essenziale nell’autodepurazione.
L’introduzione di un eccesso di sostanze nutrienti organiche ed inorganiche può essere causa di inquinamento, con
fenomeni di eutrofizzazione.
Le diversità nelle strutture morfologiche e fisiche (termiche e luminose) del lago permettono di identificare in esso delle zone
caratterizzate da differenze nel "clima" subacqueo tali da influenzare la struttura biologica (tipo di organismi e loro funzioni)
del lago.
Zona litorale: è la porzione di lago che si estende dalla riva fino alla profondità dove arriva luce sufficiente alla crescita dei
vegetali (zona eufotica o zona trofogenica). E' anche la zona dove, in estate, le acque riscaldate e ben mescolate arrivano fino al
fondo. A causa dell’elevata pendenza delle rive, questa zona si estende spesso per pochi metri.
Zona pelagica: è quella che non subisce le influenze dirette del litorale e del fondo. E’ costituita da una zona superiore eufotica o
limnetica, dove arriva la luce, e da una zona inferiore buia o afotica. In questa zona (detta anche trofolitica) la radiazione
luminosa è troppo bassa per consentire la fotosintesi ma la respirazione, e quindi il consumo di ossigeno, procede e può portare
all'anossia.
Il lago è un sistema dinamico, caratterizzato dalla presenza di animali, vegetali e microrganismi che interagiscono tra
loro e con l’ambiente in cui vivono. Come in tutti gli ecosistemi, anche nei laghi è presente una catena alimentare
costituita dai produttori, dai consumatori e dai decompositori.
Schema funzionale degli organismi di un ecosistema
Nei grandi laghi prealpini, come il Lago di Como, la zona pelagica costituisce l’ambiente più importante di questo ecosistema. La vegetazione lacustre è rara e si trova solo in zone come il Piano di Spagna, dato che, sulle sponde del lago, non vi sono stagni o pozze d'acqua ferma.I produttori sono quindi costituiti dagli organismi del fitoplancton, che è il principale responsabile della produzione di sostanze organiche, diversamente dai laghi poco profondi in cui la produzione primaria è invece riferibile principalmente alle idrofite presenti abbondantemente nella zona litorale.
I consumatori sono rappresentati dalla componente animale: zooplancton, benthos e necton.Lo zooplancton è variamente rappresentato da organismi appartenenti a tre gruppidiversi: protozoi, rotiferi e crostacei, di dimensioni microscopiche o di pochi millimetri. Questi organismi costituiscono, nell’ecosistema lago, i più importanti consumatori primari.Il benthos è formato da tutti gli organismi che vivono sul fondo e che prendono il nome di bentonici. Fra i più importanti vi sono numerose specie di molluschi appartenenti alle classi dei gasteropodi e dei lamellibranchi ed altrettante specie di insetti.Il necton è costituito dai pesci.
L’ultimo anello della catena alimentare è costituito dai decompositori, batteri soprattutto, la cui attività risulta di grande importanza per quanto riguarda il riciclo della materia; infatti la demolizione della sostanza organica a composti chimici inorganici, che vengono di nuovo utilizzati dagli organismi vegetali, costituisce il meccanismo attraverso il quale si realizza la chiusura del ciclo.
Mitilo zebrato
La zona eufotico limnetica è abitata prevalentemente da
fitoplancton.
Per fitoplancton si intende l'insieme degli organismi autotrofi
fotosintetici presenti nel plancton, ovvero da quegli organismi in
grado di sintetizzare sostanze organiche a partire dalle sostanze
inorganiche disciolte, utilizzando la radiazione solare come fonte
di energia.
Il fitoplancton si trova alla base della catena alimentare nella
stragrande maggioranza degli ecosistemi acquatici e produce
inoltre la metà dell’ossigeno totale prodotto dagli organismi
vegetali della Terra.
La comunità fitoplanctonica (da settembre 1997 ad agosto 1999) è
caratterizzata dalla prevalenza delle diatomee, in particolare
Asterionella formosa e Fragilaria crotonensis. Altri rappresentati
sono i cianobatteri, con Planktothrix rubescens che costituisce la
specie dominante. Sono elevati i valori volumetrici massimi di
Mougeotia sp. (Coniugatoficee) e di Ceratium hirundinella
(Dinoficee).
• cianobatteri
• proclorofite
• cloroficee
• criptoficee
• crisoficee
• dinoflagellati
• diatomee
La crescita e la successione stagionale del Fitoplancton sono influenzate da vari fattori, tra i quali principalmente:
• Intensità luminosa
L’ intensità luminosa influisce sull’attività fotosintetica. Nelle regioni temperate le condizioni favorevoli per lo sviluppo vanno
dalla primavera all’autunno. Un eccesso di intensità luminosa può anche avere effetti inibitori sulla fotosintesi.
La penetrazione della luce alle varie profondità è uno dei fattori più importanti che influiscono sulla distribuzione delle varie
specie lungo la colonna d'acqua in quella zona del lago detta eufotica limnetica.
• La Temperatura
Entro certi limiti l'aumento di temperatura favorisce i processi metabolici, quindi ad una maggiore temperatura corrisponde
generalmente una maggiore produzione di biomassa fitoplanctonica. La temperatura influisce anche su altri fattori importanti
per il fitoplancton, quali ad esempio la solubilità dell’ossigeno e dei movimenti delle masse d'acqua, ai quali il plancton è per
definizione vincolato.
• La disponibilità di nutrienti
La disponibilità di nutrienti è legata alla loro immissione dall'esterno del corpo d'acqua ed alla loro mobilitazione dal fondo,
dove avviene la degradazione della sostanza organica (ad opera dei decompositori) e dove quindi essi tendono ad accumularsi.
Nel caso di un lago la mobilitazione di nutrienti dal fondo è legata alla fase di piena circolazione (proprietà termiche dei laghi)
che avviene alla fine dell’inverno.
•Fattori biologici
Le interazioni fra le diverse specie dell’ecositema acquatico, quali competizione, predazione, parassitismo, hanno una notevole
influenza sul fitoplancton, in particolare sulla successione stagionale delle specie che lo compongono.
Le diverse specie che compongono il fitoplancton possono essere suddivise secondo il loro ruolo all'interno della rete
trofica in:
• specie edibili, ovvero quelle facilmente utilizzabili dallo zooplancton erbivoro per via delle dimensioni ridotte e
dell'assenza di strutture particolari di resistenza alla predazione. Si tratta principalmente di criptoficee e crisoficee.
• specie non edibili, ovvero quelle non utilizzabili dallo zooplancton erbivoro, a causa delle dimensioni, dell'aggregazione
in colonie ecc. Tra queste si trovano alcune cloroficee coloniali (Es. Volvox) e dinoflagellati (Es. Ceratium).
• specie resistenti, ovvero che resistono alla digestione e vengono espulse ancora vitali.
I rilevamenti vengono effettuati dall’ente ARPA lungo tutta la durata dell’anno nelle due stazioni di Como e Abbadia
Lariana.
Biovolumi (mm3 /m3) dell’intera componente fitoplanctonica:
Stazione Biovolume (mm3 /m3)
Abbadia Lariana (media periodo) 792
Abbadia Lariana (valore massimo) 2994
Como (media periodo) 1053
Como (valore massimo) 6665
I valori biovolumetrici (medi e massimi) risultano maggiori nella stazione di Como
Classe Specie Stazione Abbadia Lariana Stazione di Como
Biovolume massimo(mm3/m3 )
Frequenza (%) Biovolume massimo(mm3/m3)
Frequenza (%)
BACILLARIOPHYCEAE Asterionella formosa 183 75 4720 33
Aulacoseira islandica 136 42 250 29
Fragilaria crotonensis
1784 92 559 83
Stephanodiscus spp. 289 38 138 25
Tabellaria fenestrata 534 29 75 17
CONJUGATOPHYCEAE Mougeotia sp. 1006 46 257 33
Staurastrum spp. 0 0 224 29
CRYSOPHYCEAE Dinobryon sociale 443 8 4 4
Uroglena spp. 540 4 0 0
CYANOBACTERIA Planktothrix rubescens
961 79 2177 96
Gomphosphaeria lacustris
162 25 22 29
Limnothrix sp. 55 75 244 83
DINOPHYCEAE Ceratium hirundinella
1179 42 1231 46
Sono state evidenziate le specie maggiormente presenti nei campioni, che verranno in seguito analizzate più dettagliatamente.
Fragilaria crotonensis (L. di Garda). 400X
Tassonomia
Categoria sistematica Unità tassonomica
Divisione: BACILLARIOPHYTA
Classe: FRAGILARIOPHYCEAE
Sottoclasse: FRAGILARIOPHYCIDAE
Ordine: FRAGILARIALES
Famiglia: FRAGILARIACEAE
Asterionella formosa
Le diatomee sono alghe unicellulari facenti parte della classe Fragilariophyceae, comparse circa 135 milioni di anni fa.
Le cellule lunghe, sottili e lineari di Fragilaria si dispongono fianco a fianco a costituire lunghi nastri. Il nastro non sta mai
piatto ma tende ad avvolgersi in lente eliche. Nelle Asterionelle invece l’aspetto di stella è dato da otto cellule, che si
dispongono a raggi di ruota, con la loro estremità più rigonfia verso il centro della colonia.
Descrizione
Queste alghe sono provviste di un astuccio siliceo formato da due gusci o teche, di cui quello superiore è più grande e
ricopre quello inferiore come il coperchio di una scatola. Il guscio superiore è detto epiteca quello inferiore ipoteca.
All’interno di questo astuccio si trova il protoplasma cellulare. Questi astucci sono cosparsi di minuscoli fori, incisioni,
rilievi disposti in modo regolare a formare graziosi reticolati. Le diatomee hanno diverse forme e strutture, le possiamo
trovare isolate o raggruppate in colonie filamentose. la capsula silicea che ricopre la cellula è detta frustulo. Il frustulo ha
varie "decorazioni" punctae, alveoli, canaliculi e costae. Le diatomee si dividono in 2 sottogruppi: le pennate e le centriche.
Locomozione
Il sistema di locomozione di queste alghe è particolare. Il guscio inferiore possiede
dei fori e soprattutto una fessura longitudinale, detta rafe. Una parte del citoplasma
della diatomea fuoriesce da questa fessura e produce una secrezione collosa che
scorre lungo il rafe provocando il movimento della diatomea, un po’ come se fosse
provvista di un cingolo.
Alimentazione
Esse immagazzinano le loro riserve nutritive sotto forma di goccioline di olio, le quali
permettono loro di galleggiare liberamente, rimanendo così in prossimità della
superficie, ben esposte alla luce del sole.
Ruolo nell'ecosistema
Sia l'ambiente marino sia quello d'acqua dolce sono ricchi di diatomee, e le molecole organiche prodotte da queste microscopiche
alghe sono una delle principali fonti di nutrimento in tutti gli ambienti acquatici (rappresentano infatti una fonte di cibo
importante per gli animali marini quanto lo sono le piante per gli ambienti terrestri).
Diatomite
I grandi depositi di diatomee fossili formano spessi sedimenti noti come diatomite (o farina fossile), la quale viene utilizzata per le
sue proprietà abrasive (ad esempio nei dentifrici) o filtratorie (nelle piscine). Insieme alla nitroglicerina è il principale ingrediente
della dinamite, ove funge da stabilizzante
Visione al microscopio di alcune diatomee
I cianobatteri (Cyanobacteria) chiamati anche impropriamente alghe
azzurre, alghe verdi-azzurre o Cianoficee, sono un phylum di batteri
fotosintetici e costituiscono una buona parte del fitoplancton.Sono
organismi unicellulari procarioti, fotoautotrofi, e costituiscono uno dei
23 phyla del regno dei Bacteria.
Riescono a sopravvivere nelle condizioni estreme trasformandosi in
spore attraverso un processo chiamato sporulazione.
Morfologia
I cianobatteri hanno una parete di tipo Gram negativo, sono sempre
unicellulari con le cellule singole o riunite in colonie. In questo caso le
cellule possono essere organizzate in filamenti (ad esempio Anabaena
o Oscillatoria), oppure possono essere piatte (es. Merismopedia) o
tonde (ad esempio nei Pleurocapsa e nei Microcystis).
Caratteristiche
La fotosintesi dei cianobatteri ha luogo nella loro membrana tilacoide, in un modo analogo a quello dei cloroplasti delle
alghe, dei muschi, delle felci e delle piante con semi. Per la fotosintesi i cianobatteri non utilizzano solo quella parte dello
spettro cromatico che utilizzano anche le piante verdi, ma hanno anche oltre alla fotosintesi clorofilliana anche un complesso
di antenne, i ficobilosomi, nei quali sono contenute la ficobilina, tra cui la ficocianina (azzurro) o la ficoeritrina (rossa).
La ficocianina dona a molti cianobatteri la caratteristica colorazione blu, ma talvolta (ad esempio nei casi della Spirulina e
della Oscillatoria rubescens) la colorazione è rossa, a causa della ficoeritrina. Il rapporto delle concentrazioni dei singoli
pigmenti può variare di molto, colorando i batteri di verde o persino di nero (colorazione a tratti).La ficobilina permette lo
sfruttamento di una vasta porzione dello spettro visibile (nelle piante la lunghezza d'onda sfruttata varia da 500 a 600 nm).
L'efficienza del processo di raccoglimento della luce é per la
ficoeritina persino più elevata che nella clorofilla. I
cianobatteri possono, in questo modo, sopravvivere con
successo anche in condizioni di scarsa luminosità, come ad
esempio nelle profondità marine o in ecosistemi acquatici
caratterizzati da forte corrente.
Secondo la teoria degli Endosimbionti furono antenati degli
odierni Cianobatteri i precursori dei cloroplasti nelle piante
verdi. Si parla quindi, in anatomia cellulare, di una serie di
opportune caratteristiche biochimiche, che permettono di
differenziare i cianobatteri ed i cloroplasti per le proprietà
nella cellula eucariote.
Colonie sferiche Cianobatteri d'acqua dolce, del genere Nostoc pruniforme
Molti cianobatteri possono fissare l'azoto: trasformando l' azoto
(N2) elementare in ioni ammonio (NH4)+ o ammoniaca (NH3)
all'interno delle eterocisti.
Tutte le specie sono in grado di produrre tossine, come la
β-metilammino-alanina, una neurotossina. Note sono le Microcistine
della specie Microcystis. Attraverso l'ingestione di pesce e molluschi
alcune tossine, come il BMMA, possono giungere all'organismo
umano ed occasionalmente condurre ad avvelenamenti fatali.
Sistematica
In passato erroneamente classificati tra le alghe, i cianobatteri sono stati più correttamente inclusi tra gli Eubatteri,
contribuendo all'abbandono del termine errato di alghe azzurre, con cui si sono designati per lungo tempo questi microrganismi.
Tassonomia
Categoria sistematica Unità tassonomica
Regno: BACTERIA
Divisione: CYANOBACTERIA
Classe: CYANOPROKARYOTA
Ordine: OSCILLATORIALES
Famiglia: PHORMIDIACAEAE
Sottofamiglia: PHORMIODIOIDAE
Genere: PLANKTOTHRIX
Specie: RUBESCENS
Descrizione
Le cellule sono lunghe 2-4 µm e, ad avvenuta divisione
cellulare, essi sono il 30-50% più lunghe che larghe; esse
mostrano numerosi aerotopi (gruppi di vescicole gassose che
forniscono abilità di galleggiamento), grandi quantità di
ficoeritrina (il principale pigmentio fotosintetico) e presenza
di carotenoidi (i.e myxoxanthofilla e oxillaxantina).
Planktothrix rubescens è nota per produrre microcistine,
efficaci epatotossine associate con avvelenamenti anche
mortali in umani ed animali.
Distribuzione
Planktothrix rubescens è una specie di acqua dolce, che vive
nell'ambiente planctonico, in grandi laghi meso-eutrofici e
soggetti ad intensa stratificazione termica ma anche in
acque stagnanti, dove produce "acque rosse" durante la
stagione estiva; in inverno, essa spesso provoca lo
colorazione rossa delle acque sottostanti al ghiaccio
Ceratium hirundinella
Le dinoficee (Dinophyceae) sono una classe di alghe unicellulari
flagellate.
Ceratium sono gli organismi acquatici, che vivono in ambienti
marini e di acqua dolce. Essi sono più frequenti nelle zone
temperate, ma possono essere trovati in tutto il mondo. Si
trovano nelle regioni superiori delle acque, dove c'è abbastanza
luce per la fotosintesi. A differenza di altre specie dinoflagellato
come Alexandrium, organismi Ceratium sono relativamente
innocui. Tuttavia, esse possono causare una marea rossa, se le
condizioni lo permettono per eccessiva fioritura. Mentre questa
marea rossa non è tossica, può impoverire le risorse nel suo
ambiente, causando un carico sull'ecosistema. In generale, però,
Ceratium sono necessari i componenti dei loro habitat. Esse non
servono solo come nutrienti per gli organismi più grandi, ma
tiene sotto controllo gli organismi più piccoli attraverso la
predazione.
Descrizione
Le cellule sono 80-400 micron di lunghezza. Sono
facilmente identificabili a causa della loro forma unica.
Essi sono coperti con una corazza simile a parete cellulare,
fatto di polisaccaridi.
La caratteristica più distintiva sono le braccia (note anche
come corna. Le braccia aiutano il galleggiamento di
Ceratium, ma impedisce loro di muoversi molto
rapidamente. Hanno due flagelli, L’uno si muove a
spirale, l’altro secondo un movimento ondulatorio. Sono
sia autotrofe che eterotrofe. E’ più comune la riproduzione
asessuale, anche se in condizioni avverse è possibile una
riproduzione sessuale.
Ceratium hirundinella
Le coniugatoficee sono alghe viventi esclusivamente in acqua dolce, unicellulari ed appartengono al gruppo delle alghe
verdi. Per la particolare bellezza, meritano l'attenzione del microscopista.
I botanici le suddividono in quattro ordini. Tre di essi sono rappresentati da alghe che si presentano solitarie;
all'ordine delle filamentose, invece, appartengono alghe che si attaccano le une alle altre, formando dei fragili
filamenti che possono interrompersi facilmente, senza che i singoli componenti ne risentano.
Sono definite "coniugatoficee" per il modo in cui si riproducono: le cellule di sesso diverso si avvicinano e si uniscono
attraverso un piccolo canale, con il quale scambiano il loro patrimonio genetico. Le coniugatoficee possono riprodursi
anche per divisione.
Mougeotia sp. (L. di Garda). 200X
Vegetali
Alborella Pesce gatto Salmerino alpino Coregone
Agone Rutilo Scardola Carassio Vairone Triotto
Carassio dorato Tinca Carpa Pigo
Invertebrati del fondo
Bottatrice Persico trota Anguilla Cavedano Persico sole
Ghiozzo
Lucioperca Trota lacustre Pesce persico Luccio
Barbo
Predatore
Preda
Le frecce indicano rapporti di tipo preda-predatore
Plancton
Lo zooplancton del Lago di Como è costituito da
protozoi ciliati, rotiferi e crostacei.
I protozoi, nutrendosi di batteri, rappresentano
un anello importante della catena alimentare
perché trasformano le particelle organiche
disciolte in alimento di maggiori dimensioni
utilizzabili da organismi più grandi, come i pesci.
Protozoo
I rotiferi sono animali piccoli ma complessi, affini
ai vermi.
Filtrano l’acqua con una bocca coronata di ciglia,
sempre in movimento (di qui il loro nome).
Si nutrono di alghe, batteri, protozoi e detriti.
Rotifero
I crostacei sono rappresentati da due ordini:
i cladoceri e i copepodi, entrambi fitofagi.
Cladocero
Copepode
I pesci sono vertebrati bene adatti alla vita acquatica.
Essendo la densità dell’acqua molto superiore a quella
dell’aria, hanno sviluppato particolari accorgimenti per
vivere in questo ambiente come una forma affusolata del
corpo ed un organo di senso particolarmente efficiente per
percepire gli spostamenti d’acqua provocati da movimenti
di altri organismi e definito organo della linea laterale.
La densità dell’acqua è inoltre responsabile della struttura
del rivestimento dei pesci. La pelle è pluristratificata è
rivestita da scaglie e muco che proteggono i pesci da
malattie batteriche e fungine.
Un altro adattamento dei pesci che vivono in superficie è la
colorazione argentea del ventre e azzurrata o scura sul
dorso. Osservandoli dal basso la colorazione dei ventre è
simile a quella della superficie di separazione aria-acqua
mentre se vengono osservati dall’alto si confondono con il
colore dell’acqua.
Carassio
Triotto
Originariamente le acque del lago di Como erano popolate esclusivamente da alborelle, agoni e trote, provenienti dai torrenti
o da fiumi, quali il Mera e l’Adda, ma che una volta giunti nelle acque lacustri vi si erano facilmente adattati.
Le varie specie di pesci del lago di Como si distribuiscono all’interno dell’ecosistema in base al fabbisogno di ossigeno, alla
temperatura ed alla presenza di cibo.
La particolare morfologia del lago porta le sponde ad arrivare subito a grandi profondità con conseguente poco spazio per la
vegetazione e notevole estensione della zona pelagica ricca di plancton e di pesci che se ne nutrono. Per questo motivo i pesci
pelagici come il lavarello (Coregonus sp.), l’agone (Alosa fallax lacustris) e l’alborella (Alburnus alburnus alborella) devono
compiere grandi spostamenti e hanno una forma slanciata. Di questi, il primo è stato immesso nel Lario nel 1880.
Alborella
Agone
Le specie ittiche legate al litorale sono poche e sono ad esempio il cavedano (Squalius cephalus), il pigo (Rutilus pigo) e
la tinca (Tinca tinca). Il pigo predilige le rive rocciose ricoperte di alghe, il cavedano preferisce le acque superficiali e
resiste all’inquinamento. La tinca è particolare per la sua bocca con moltissime terminazioni nervose che le permettono
di individuare il cibo al buio. Tra i predatori litorali spicca il pesce persico (Perca fluviatilis) mentre la presenza del
Luccio (Esox lucius) è solo occasionale.
Cavedano Pigo
TincaPesce persico
Luccio
L’agone possiede una forma allungata e
compressa lateralmente.
La colorazione è verde-azzurra con macchie
scure sul dorso e argentata sui lati e sul ventre.
Il profilo ventrale è pungente.
Mediamente raggiunge una lunghezza di 25 cm.
È diffuso nei laghi prealpini e dell’Italia centrale.
Predilige le acque pelagiche e ha abitudini
gregarie.
Si nutre prevalentemente di organismi
zooplanctonici, occasionalmente di piccoli pesci.
Si riproduce tra maggio e giugno, deponendo le
uova nelle acque basse con fondale sabbioso in
prossimità dei fiumi immissari.
Le uova si schiudono dopo 2-8 giorni.
La maturità sessuale è raggiunta tra i 2 e i 4 anni.
Agone – Alosa phallax lacustris
Misultitt è il plurale di misultin, vocabolo del dialetto lariano con cui si indica un pesce, l’agone, quando viene essiccato e trattato in modo da divenire uno dei piatti più tipici della cucina locale; il termine misultitt viene italianizzato in missoltini.
I missoltini sono tipici del Centro e dell’Alto Lago, ove fino a una trentina d’anni or sono si vedevano questi pesci appesi a essiccare lungo fili tesi tra pali di legno. Gli agoni vengono pescati in particolare nei mesi di maggio e giugno, quando si avvicinano ai fondali per deporvi le uova. Una volta puliti dalle interiora (che non vengono gettate, ma usate per un piatto pure tipico: la curadura), secondo la tradizione vengono esposti per qualche tempo all’aria su fili appesi a struttture triangolari in modo che essicchino per il vento e il sole.
Oggi per non dover dipendere dalle mutevoli condizioni atmosferiche i pesci vengono spesso posti in appositi essiccatoi, senza che ciò abbia determinato una caduta della qualità. Una volta essiccati gli agoni vengono salati e disposti, frammisti ad alcune foglie d’alloro, in barili di legno o di latta in modo da poterli conservare a lungo: questi contenitori, detti appunto ‘missolte’, vengono chiusi con un coperchio sul quale vanno posti dei pesi, in modo che i pesci, pressati, emettano un olio che contribuisce alla loro perfetta conservazione.
L’alborella ha forma allungata e compressa
lateralmente, colorazione verde con riflessi argentei e
una fascia grigia longitudinale.
Può raggiungere i 15 cm di lunghezza.
Vive nei corsi d’acqua e nei laghi di tutta Italia, ma è
assente nelle isole.
Nei grandi laghi subalpini si riunisce in grandi banchi
nelle acque superficiali della zona pelagica, anche se
talvolta migra in quella litorale.
Si nutre di plancton e insetti.
La riproduzione avviene in maggio con la deposizione
di due o tre ondate successive di uova.
La schiusa avviene dopo 4-5 giorni.
Alborella – Alburnus alburnus alborella
La trota lacustre ha un corpo slanciato e leggermente
compresso lateralmente, ma più tozzo rispetto alla
Forma di torrente. Ha testa robusta con bocca
terminale, grande e munita di denti.
La colorazione è blu - verde sul dorso, argentea sui
fianchi e sul ventre, con piccole macchie scure. Può
raggiungere il metro di lunghezza e i 15 Kg di peso.
Abita la zona pelagica dei grandi laghi prealpini ed è
stata introdotta in quelli laziali.
Si nutre di plancton in età giovanile e di pesci in quella
adulta. Depone le uova alla fine dell’autunno nei fiumi
immissari. Esse si schiuderanno dopo 40 giorni.
Dopo 2-3 anni le giovani trote migrano nei laghi e
raggiungono la maturità sessuale a 4-7 anni.
Trota lacustre – Salmo trutta lacustris
Il termine eutrofizzazione deriva dal greco eutrophia (eu = buono, trophòs = nutrimento), ad indicare quindi una
condizione di ricchezza in sostanze nutritive in un dato ambiente, nello specifico una sovrabbondanza di nitrati e fosfati in
un ambiente acquatico.
La condizione trofica del Lago di Como è quella di oligotrofia, tipica di un lago profondo subalpino e confermata da
diversi studi (Monti 1929; Baldi 1947; Guillizzoni e al. 1983). Dagli anni Quaranta agli anni Sessanta c'è stata una
notevole espansione urbanistica, pertanto sono aumentati gli scarichi urbani che venivano riversati nelle acque per mezzo
delle fogne.
Con l'incremento della popolazione si è registrato anche un notevole sviluppo industriale (cartiere e setifici) per cui le
acque del lago hanno iniziato a ricevere anche gli scarichi di numerose industrie.
La presenza dei terreni agricoli nelle vicinanze ha contribuito a determinare nel lago un'elevata concentrazione di
nutrienti, originati dai fertilizzanti. Ciò ha determinato, verso la fine degli anni ’70, una situazione di evidente eutrofia,
testimoniata dall’aumento di concentrazione del fosforo reattivo, contro una naturale tendenza del lago ad uno stato
oligotrofo.
Il degrado maggiore si è verificato nella baia di Como, dove i nutrienti hanno raggiunto i valori più elevati e sono
comparsi con concentrazioni significative anche composti tossici.
Gli apporti di fosforo derivano principalmente da:
P % FONTE
33.6% metabolismo umano
12.7% detersivi
29.5% Agricoltura (concimi)
14.1% zootecnia
2.7% suoli incolti e boschivi
7.4% industria
La quantità di fosforo presente nell'intero pianeta è valutata nell'ordine di 1019 tonnellate.
Quella della crosta terrestre circa 1/10.000 del totale.
Quella presente nello strato superficiale del suolo e nel mondo dei viventi soltanto a circa 1/100.000 di quella presente nella
crosta terrestre. Uno stato di equilibrio naturale si è stabilito, nel tempo, tra riserve globali, fabbisogno dei viventi e disponibilità
della pedosfera e degli oceani.
Ma da due secoli l'uomo ha alterato questo equilibrio mobilizzando le riserve di fosforo e accelerando la sua circolazione nel
circuito biologico, sia somministrando al terreno concimi a base di fosfati, sia fabbricando detersivi contenenti polifosfati o acido
fosforico.
Per quanto riguarda il Lago di Como, si nota come le concentrazioni di fosforo reattivo subiscono un forte incremento dal
1960 (valori inferiori a 20 microgrammi/litro) al 1978 ( quasi 70 microgrammi/litro), con una condizione di eutrofia.
Negli anni successivi si è assistito ad una diminuzione delle concentrazioni sino ai valori più recenti di 35 microgrammi/litro
(1992).
Negli anni ’80 la tendenza trofica si è invertita, migliorando progressivamente; ciò si può attribuire a diversi motivi tra cui:
• Rallentamento della produzione industriale verso la fine
degli anni ’70
• Introduzione di normative per la tutela delle acque
dall’inquinamento
• Diminuzione del contenuto di fosforo nei detersivi
• Costruzione di impianti di depurazione (in particolare
nel 1979 ha cominciato a funzionare il depuratore di
Como).
Nonostante la situazione di elevata trofia, le acque del
lago di Como hanno sempre mantenuto discrete
condizioni di ossigenazione; negli strati profondi non si
sono mai presentate situazioni anossiche (eccetto che
nella baia di Como).
Il grafico a lato sintetizza un intero processo eutrofico mostrando l'andamento su scala temporale di alcuni parametri utili
alla definizione del fenomeno: clorofilla "a" che indica la biomassa microalgale, l'ossigeno consumato sul fondo che indica
l'entità dei processi di decomposizione e le precipitazioni meteoriche.
Alcuni effetti negativi dell'eutrofizzazione sono:
• Aumento della biomassa di fitoplancton: in particolare di alcuni gruppi come i ciano batteri. Planktothrix rubescens nello
specifico viene assunta come organismo algale indicatore del grado di trofia di un lago. Questa alga filamentosa dà luogo in
alcuni periodi dell’anno(specialmente in estate) ad imponenti fioriture.
• Sviluppo di specie tossiche di fitoplancton
• Aumento della quantità di alghe gelatinose (mucillaggini)
• Aumento delle piante acquatiche in prossimità dei litorali
• Aumento della torbidità e del cattivo odore dell'acqua
• Diminuzione della quantità di ossigeno disciolto nell'acqua
• Diminuzione della diversità biotica
• Scomparsa di alcune specie ittiche pregiate (i salmonidi).
Riportare le acque dolci dei bacini eutrofizzati ai livelli naturali perché possano essere dichiarate potabili, comporta costi
elevati, di gran lunga superiori a quelli legati al normale trattamento di potabilizzazione; è quindi necessario impedire o
almeno limitare il sorgere del fenomeno.
Per contrastare l'eutrofizzazione sono necessari interventi che riducano gli afflussi di nutrienti ai corpi idrici:
• riduzione dei fertilizzanti in agricoltura
• depurazione degli scarichi civili ed industriali
• trattamento delle acque di scolo delle colture tramite agenti sequestranti ed impianti di fitodepurazione
• riduzione della quantità di fosfati nei prodotti per la detergenza.
Per rispondere alle necessità di risanare il primo Bacino del Lago di Como, è in corso di sperimentazione il progetto Plinius “Pumping System” messo a punto da un gruppo di lavoro internazionale costituito e coordinato dal Centro di Cultura Scientifica A.Volta di Como.
Il Progetto si basa sull’idea di utilizzare un sistema di miscelazione per ridurre il tempo di ricambio delle acque superficiali del primo bacino del ramo occidentale del Lago di Como sospingendole intorno a 15 – 20 metri di profondità, limitando in questo modo la presenza di alghe e batteri fecali provenienti dagli scarichi urbani, problema principale, ma non unico tra quelli che compromettono la qualità delle acque nel primo bacino del Lago di Como. Scendendo in profondità le acque superficiali si miscelano gradualmente con acque profonde più fredde e quindi più pesanti, impedendo al flusso di ritornare in superficie per galleggiamento. A tale profondità si prevede una drastica riduzione delle fioriture algali e della carica batterica nelle acque del primo bacino senza determinare retroazioni negative nella restante parte dell’ecosistema poiché la radiazione solare non raggiunge una intensitàsufficiente per la crescita del fitoplancton e poiché le condizioni per la crescita dei microrganismi fecali sono sfavorevoli a causa della bassa temperatura dell’acqua.
Rappresentazione schematica del funzionamento della pompa e del sistema complessivo di miscelazione delle acque.
Centro lago
Epilimnio
Metalimnio
Ipolimnio
Pompa
Pielinen (Lake Pielinen) is the fifth largest lake in Finland. Its size is 894 square kilometers. It is 120 km in length and at its
widest point is 40 km; at this distance you can't see the shore on the other side. Lake Pielinen is 94 meters above sea level.
The greatest depth of the lake is 60 meters.
The waters of Lake Pielinen flow out through the River Pielisjoki to Lake Pyhäselkä. On the shores of Lake Pielinen are
located the cities of Lieksa, Juuka and Joensuu. The Koli National Park is located on the western shore of the lake, the city
of Lieksa on the eastern shore. The unique lake scenery that one can enjoy on the top of the Koli Hills is one of what is
called 'Finland's national scenery'. The Koli Hills and Lake Pielinen together with their remarkable natural beauty have
also been a source of inspiration for many Finnish artists and Finland's most famous composer Jean Sibelius.
In summer the only straight transport connecton from the centre of Lieksa to the Koli Hills is the car ferry named
Pielinen. Lake Pielinen is also important to the tourist industry of the whole province of North Karelia: there are a lot
of lakeside holiday resorts all around the shores of the lake. For the North Karelian people Lake Pielinen is great
source of recreation: they go fishing and sailing and the have innumerable summerhouses with their lakeside saunas
both on the shores of the lake and on the many islands.
There are also lots of fish in the lake ,for example, the fresh-water salmon and the arctic char, and there are some
part-time fishermen who do commercial fishing in the summer and autumn. In winter the yearly ice fishing
competition is held on the ice of Lake Pielinen.
The Ice road of Pielinen is the longest ice road in Europe. The seven- kilometre- long ice road is located in Lieksa
between the Koli Hills and the village ofVuonislahti. The width of the road is 20 . It shortens the travel distance from
Lieksa to Koli by 51 km. The ice road has been maintained since 1980 by The Finnish Road Administration and it is
always in use during the winter, when the ice is thick enough ( at least 40cm) and the weather permits to drive. In
1984, 1992 and 2001, the road wasn't officially opened. The road has to be closed sometimes temporarily because
some water has risen on the ice or because of the cracks in the ice.
The road has a three- ton weight limit. The speed limit is 50 km / h and overtaking and stopping is forbidden.
* Testo originale in inglese della relazione,
guidata da Hannu Salmi e Tuomas Saarelainen,
studenti del Lieksan lukio Upper Secondary
School, con il quale la nostra scuola sviluppa da
anni una collaborazione fruttuosa.
Il lago Pielinen è il quinto lago più grande della Finlandia. Si estende per circa 894 chilometri quadrati. È lungo 120 km e il
suo punto più ampio misura 40 km; a questa distanza non si riesce a vedere la riva dall’altra parte. Il lago Pielinen si trova a
94 metri sopra il livello del mare. La sua maggiore profondità è 60 metri.
Le acque del lago Pielinen arrivano attraverso il fiume Pielisjoki al lago Pyhaselka. Sulle rive del lago Pielinen sono situate
le città di Lieksa, Juuka e Joensuu. Il Koli National Park è situato sulla sponda occidentale del lago, la città di Lieksa su
quella orientale. Il paesaggio lacustre che si gode sulla cima delle colline del Koli è uno di quelli definito “scenario nazionale
della Finlandia”. Le colline di Koli e il lago Pielinen insieme alla loro evidente bellezza naturale sono stati anche fonte
d’ispirazione per molti artisti finlandesi e il più famoso compositore della Finlandia è Jean Sibelius.
In estate l’unica connessione tra il centro di Lieksa e le colline di Koli è un traghetto chiamato Pielinen. Il lago
Pielinen è importante anche per il settore turistico di tutta la provincia di North Karelia: ci sono un sacco di località di
villeggiatura tutt’intorno alle rive del lago.
Il lago Pielinen offre molte occasioni di svago agli abitanti del nord Karelia: si può pescare, andare in barca e in molti
possiedono una casa estiva dotata di sauna su entrambe le sponde del lago e sulle numerose isole.
Inoltre ci sono molti pesci nel lago, per esempio, il salmone d’acqua dolce e il salmerino artico, e ci sono alcuni
pescatori part-time che rivendono il pesce in estate e in autunno. In inverno, sulla superficie ghiacciata del lago
Pielinen, si disputa l’annuale competizione di pesca sul ghiaccio.
*Traduzione della relazione, guidata da
Hannu Salmi e Tuomas Saarelainen,
studenti del Lieksan lukio Upper
Secondary School, con il quale la nostra
scuola sviluppa da anni una
collaborazione fruttuosa.
Questa opera di Giuseppe Canella rappresenta il tratto in cui illago di Lecco si assottiglia fino a formare l’Adda. In primo piano possiamo individuare un’imbarcazione probabilmente di un pescatore. In secondo piano si può osservare la città di Pescarenico e il ponte Azzone Visconti. Questo ponte venne fatto costruire da Azzone Visconti, figlio di Galeazzo, tra il 1336 e il 1338, per collegare più comodamente Lecco con Milano e per completare il sistema difensivo della contigua piazzaforte. Inizialmente aveva otto arcate; Giovanni I Visconti, arcivescovo e signore di Milano, ne aggiunse due. Nell'anno 1440 i comaschi, nell'intento di allargare l'alveo dell'Adda, vollero aggiungere a proprie spese l'undicesima arcata. Lo sfondo è composto prevalentemente da montagne. Infatti, Pescarenico si trova in una conca delimitata a Nord dalmassiccio del Monte Coltiglione, prevalentemente di calcare e dolomia di Esino, affacciando direttamente sulla conca cime meno elevate, come il Monte San Martino, il Monte Melma e il Monte Albano. A Est il gruppo del Resegone, il cui insieme reca il Monte Serada, che domina imponente con le sue propaggini, che sono i Piani d'Erna e il Palo. A Sud-Est, oltre Maggianico, la maggiore elevazione è rappresentata dal Pizzo e dal Magnodeno. A Ovest si elevano i rilievi collinari estremi della Brianza nord-orientale, che culminano nel Monte Barro.
“Ponte Azzone Visconti” di Giuseppe Canella
Nel 1913 Como fu teatro di una grande manifestazione di
idrovolanti, la più importante dell'epoca, che seguì quella di
Montecarlo, del 1912. I più famosi piloti europei parteciparono a
questa competizione, che fu vinta in seguito dal celebre aviatore
sportivo francese Roland Garros.
La manifestazione del 1913 fu un grande evento mediatico che
contribuì a far conoscere Como nel mondo. Tra le varie iniziative
va ricordata l'edizione di cartoline-ricordo della manifestazione,
prodotte in molti tipi, ciascuno con una diversa immagine del lago
di Como. Oggi le più rare di quelle cartoline sono aspramente
contese tra i collezionisti.
Successivamente, Como fu teatro nel 1922 di una manifestazione
alla quale parteciparono molti idrovolanti. Anche Gabriele
D'Annunzio partecipò alla quella manifestazione, giungendo a
Como con un idrovolante.Copertina del programma
ufficiale del Gran Premio dei Laghi
Gabriele D'Annunzio a Como
Cartolina postale creata in occasione del Gran Premio dei Laghi
Lo sviluppo dell'aviazione negli anni '20, sull'onda del
gusto per la velocità propugnato dai futuristi e di un
prorompente atteggiamento modernista, portò a
concepire servizi di posta aerea anche a breve raggio.
Alcuni servizi di posta aerea prevedevano
l'ammaraggio dell'idrovolante; altri prevedevano il
lancio in volo del sacchetto postale e la raccolta del
sacchetto da prelevare grazie a un apposito gancio, in
un passaggio a bassissima quota.
Sopra: busta che ha viaggiato per posta aerea tra Como e Cernobbio il 27 settembre 1925Sotto: cartolina che ha viaggiato nello stesso giorno tra Como e Bellagio
Nel corso del paio d'anni in cui avvennero le
Celebrazioni Voltiane (1927 – 1928) si svolse
un'intensa attività di trasporto di
passeggeri, smaniosi di poter godere
dall'alto delle bellezze del Lario.
La rivista settimanale Voltiana riportava
regolarmente l'elenco delle personalità che
avevano volato.
Idrovolante destinato al trasporto di passeggeri
Sino dai tempi più remoti, i trasporti venivano
effettuati, a causa delle difficoltà presentate dalla via
terrestre, via lago. Ciò influenzò notevolmente lo
sviluppo di una tipologia nautica specifica. Pescarenico
era famoso per certe particolari barche, quali il
“quatrass”, il “batel” e il “comballo”.
oggi rarissime sul lago.
Quatrass:
Il quatrass è una barca essenziale, la sua forma è
pressoché rettangolare e veniva utilizzata per la pesca o
per il trasporto in acque calme. Era una barca di
piccole dimensioni e veniva costruita in meno di una
settimana con legno di castagno. La manovra era di due
tipi: in acque basse e paludose si utilizzava un palo col
quale si faceva forza sul fondale per spingersi avanti; in
acque più profonde la manovra avveniva con la spinta
di due remi. Si remava in piedi, guardando verso prua.
Quatrass ancorato a Pescarenico
Il “batel” o “Lucia”, il natante dei pescatori detto
“barchetta” con fondo piatto, fianchi verticali
prora allungata, si vogava a poppa con correnti
anche forti, come erano quelle del fiume Adda e
serviva normalmente per trasportare le persone.
Una barca di questo tipo venne usata dal Padre
Guardiano del convento di Pescarenico del 1716 per
trasportare a Como la vecchia e rotta campana del
convento. Partito da Pescarenico il sabato
pomeriggio il Padre Guardiano arrivò a Como
Lunedì 2 Marzo 1716 a causa del forte vento
contrario e caricata sulla barca una nuova campana
ripartì Martedì 3 Marzo 1716 per raggiungere
Pescarenico Mercoledì 4 Marzo 1716. (13.)
Note:
13. Fra Bernardo D’Acquate, “Cronachetta della
fondazione del convento dei cappuccini di Lecco” –
1718 _n. 144
Batel ancorato a Pecarenico
Un altro tipo di imbarcazione era il “comballo”. Si
trattava di una barca di grandi dimensioni, a
sezioni quadrate, di lunghezza variabile. Barca da
trasporto, grossolana nelle finiture, il comballo era
in grado di soddisfare le esigenze del trasporto
locale poichè era capace di trasportare un carico di
merci notevolmente maggiore rispetto a tutte le
altre imbarcazioni. Era principalmente utilizzata
per il trasporto di materiali pesanti, ed in special
modo per il trasporto di materiali per l’edilizia.
Quando i comballi navigavano a pieno carico,
presentavano le fiancate poco elevate sulla
superficie dell’acqua. Quando questo avveniva si
diceva che il comballo era “cargàa fina a la fàsa”
(caricato fino alla fascia).Comballo sul Lago di Como
Le impostazioni grafiche, le didascalie e i testi di accompagnamento sono stati elaborati dagli studenti della IV C;
così come la maggior parte della documentazione fotografica è stata realizzata durante i sopraluoghi nei siti della
ricerca.
A. Manzoni “I Promessi Sposi” edizione integrale, G.Sbrilli, editore Bulgarini Firenze – 2006
Fra Bernardo D’Acquate, “Cronachetta della fondazione del convento dei cappuccini di Lecco”
R. Luperini, P. Cataldi, L. Marchiani, V. Tinacci , “ La scrittura e l’interpretazione”, Palumbo Editore
Centro di cultura scientifica Alessandro Volta, “ Ambiente: degrado e salvaguardia”
N.B. sono stati consultati diversi siti internet