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Che cos’è un testo narrativo “Il campo era completamente immerso nel silenzio e la notte era a metà del suo corso. Quando l'eco dei richiami e delle parole d'ordine delle sentinelle si fu spenta, una figura ammantata uscì furtivamente dalla tenda degli ospiti, si diresse verso quella del re ed entrò. Nel chiarore di due lucerne si scoprì il capo mostrando il volto superbo dell'ospite straniera…La donna cercò il cuore di Alessandro tenendo lo spillone nella mano sinistra, poi alzò la destra per colpire, ma in quell’ istante il re si svegliò e la fulminò con uno sguardo di fuoco. Forse si trattò solamente dell'ombra obliqua proiettata dalla lucerna, ma il suo occhio sinistro, nero come la notte, lo faceva sembrare una creatura aliena, quasi un mostro mitologico. La mano restò sospesa a mezz'aria, incapace di vibrare l'affondo mortale.” da V.M. Manfredi, Alèxandros, Le sabbie di Amon, Mondadori

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Page 1: Che cosè un testo narrativo Il campo era completamente immerso nel silenzio e la notte era a metà del suo corso. Quando l'eco dei richiami e delle parole

Che cos’è un testo narrativo“Il campo era completamente immerso nel silenzio e la notte era a metà del suo corso. Quando l'eco dei richiami e delle parole d'ordine delle sentinelle si fu spenta, una figura ammantata uscì furtivamente dalla tenda degli ospiti, si diresse verso quella del re ed entrò. Nel chiarore di due lucerne si scoprì il capo mostrando il volto superbo dell'ospite straniera…La donna cercò il cuore di Alessandro tenendo lo spillone nella mano sinistra, poi alzò la destra per colpire, ma in quell’ istante il re si svegliò e la fulminò con uno sguardo di fuoco. Forse si trattò solamente dell'ombra obliqua proiettata dalla lucerna, ma il suo occhio sinistro, nero come la notte, lo faceva sembrare una creatura aliena, quasi un mostro mitologico. La mano restò sospesa a mezz'aria, incapace di vibrare l'affondo mortale.”

da V.M. Manfredi, Alèxandros, Le sabbie di Amon, Mondadori

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Che cos’è un testo narrativo

• Abbiamo letto un frammento di narrazione: un avvicendarsi di fatti resi attraverso le parole, tradotti in linguaggio.

• E sufficiente perché si possa parlare di testo narrativo, cioè, detto in parole più semplici, di un

racconto? • Sì, dal momento che gli «ingredienti» essenziali ci sono:

– un narratore, cioè la «voce narrante», al quale è affidato il compito di raccontare

la vicenda;

– una storia,in cui una serie di fatti è selezionata e organizzata in una successione

temporale;

– uno stile, cioè quegli aspetti della scrittura (dalla scelta dei vocaboli alla costruzione

della frase) che differenziano un autore dall'altro.

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Che cos’è un testo narrativo

• Il contenuto e l'espressione: la storia e il discorso• In un racconto dobbiamo quindi distinguere il livello del contenuto (la storia)

• e il livello dell'espressione (il discorso): la storia è l'insieme dei fatti narrati, ciò che viene raccontato, mentre il discorso è il come.

• Questa distinzione ci permette di indicare un'importante differenza tra

- la narrazione: l'atto di narrare, compiuto da un narratore;

- la storia: il complesso degli eventi narrati, un susseguirsi di avvenimenti,

reali o inventati;

- il discorso narrativo: il testo, orale o scritto, che dà forma ed espressione alla storia e permette di rielaborarla secondo uno stile ben preciso.

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Che cos’è un testo narrativo

• Vediamo un esempio:“ In quel momento l'uomo dette un colpo così violento alla porta che, rottasi

la pessima serratura che la teneva chiusa, questa cedette. Le due donne,

per lo spavento, lanciarono un grande urlo. Una delle due, anche se debole,

si slanciò sul delinquente nel momento in cui stava entrando e gli sbarrò

il passo. (adatt. da E. Sue, I misteri di Parigi, Casini)

• Il narratore espone la sua versione dei fatti in uno stile secco, essenziale,che punta sulla drammaticità dell'azione: egli ha evidentemente scelto questo modo di scrivere perché lo ritiene il più adatto a suscitare l'interesse e le emozioni dei lettori.

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Il patto narrativo

Osserva lo studioso Cesare Segre (1928) che uno scrittore è un

bugiardo autorizzato. (C. Segre, Finzione, Einaudi)

• E’ un bugiardo autorizzato perché, anche prendendo spunto dalla realtà, la manipola, la trasforma in molti modi e con vari accorgimenti: disponendo gli eventi in ordine diverso rispetto a quello in cui sono effettivamente accaduti, aggiungendone altri inventati da lui, creando i personaggi e la loro psicologia, ecc.

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Il patto narrativo

• Ma lo scrittore non avrebbe ragione di esistere senza il lettore, che in genere non è passivo, ma reagisce in modo personale al testo che ha davanti: lo interroga, cerca di scoprirne il senso, soffre o gioisce con i protagonisti. In altre parole, è disponibile a concentrarsi sulla storia come se fosse vera, anche quando non lo è, immedesimandosi nella vicenda: egli è perfettamente consapevole del fatto che la storia è fittizia, è frutto di un'invenzione, ma accetta comunque le regole di un «gioco» davvero appassionante, quello della lettura.

• Grazie ad esso l'autore e il lettore diventano complici e stringono il cosiddetto patto narrativo: il lettore «si arrende» alla fantasia dello scrittore, sospende ogni giudizio critico e finge di credere alla storia narrata lasciandosi trasportare dall'interesse, dalla curiosità o dalle emozioni.

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Il patto narrativo

• Un modo tipico per costruire il patto narrativo consiste nel ricorrere al cosiddetto espediente del manoscritto.

• Il lettore, accettando come effettivamente accaduta la finta scoperta del manoscritto, è portato a giudicare verosimile una storia che si basa su una documentazione precisa ed è quindi disponibile a immedesimarsi negli avvenimenti che legge come se fossero reali.

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La fabula e l’intreccio

• La fabula e l'intreccio• In qualsiasi testo gli avvenimenti appaiono sistemati secondo un ordine

di narrazione.

• L'autore può decidere di seguire la fabula e raccontare le vicende come si sono svolte effettivamente, rispettandone la successione temporale, che è anche logica e rigorosamente bloccata: se si adotta questo criterio, ciò che è accaduto dopo non si può raccontare prima.

• Se, invece, vuole creare un intreccio, «scompiglierà», per così dire,

la fabula e darà vita a un ordine differente, magari presentando dopo

parecchie pagine eventi accaduti in precedenza.

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La fabula e l’intreccio

Riassumendo:

• La fabula è l'insieme dei fatti che costituiscono una storia, raccontati secondo un ordine logico-cronologico.

• L'intreccio, invece, è l'insieme dei fatti disposti secondo un ordine diverso, progettato dall'autore: quest'ultimo decide la successione dei fatti che in genere non coincide con quella della fabula.

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La fabula e l’intreccio

• Nel caso di una mancata coincidenza tra fabula e intreccio, lo scopo principale è quello di accrescere la suspense e suscitare di conseguenza la curiosità del lettore.

• Un mezzo sicuro per realizzare un simile obiettivo consiste nell'iniziare in medias res («nel mezzo dell'azione»), collocando all'inizio del racconto eventi o episodi particolarmente emozionanti e recuperando più oltre gli avvenimenti che possono chiarire la storia o le relazioni tra i personaggi.

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La fabula e l’intreccio

• Il grafico visualizza il rapporto tra fabula e intreccio

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La sequenza

• La sequenza

• Per comprendere meglio una narrazione, è possibile scomporre un testo in sequenze.

• Il termine sequenza significa successione e indica un'unità narrativa, una parte dell'intreccio comprendente una serie di azioni che avvengono in uno spazio e in un tempo determinati.

• Più sequenze formano una macrosequenza o episodio. Il passaggio da una sequenza a un'altra si verifica in concomitanza di alcuni cambiamenti nella narrazione, come è sintetizzato dallo schema seguente.

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La sequenza

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La sequenza

• Il passaggio da una sequenza all’altra avviene:

- per cambiamento di spazio

- per cambiamento di tempo

- per ingresso in scena di un nuovo personaggio

- per cambiamento d’azione

- per intervento del narratore

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La struttura del testo

• La fabula è formata da una serie di episodi (che nell'intreccio possono essere disposti diversamente), corrispondenti a una o più sequenze.

Ciascuno di essi è un momento essenziale dell'azione narrativa.

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Avremo pertanto:

La struttura del testo

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La struttura del testo

• situazione iniziale. È il complesso delle circostanze da cui prende avvio la vicenda narrata; i personaggi si trovano in una condizione di assoluta «normalità», in cui non accade ancora nulla.

• esordio. Si tratta di uno o più fatti che turbano la normalità della situazione iniziale e danno avvio alla vicenda vera e propria, creando uno stato di attesa per quanto potrà accadere.

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La struttura del testo

• sviluppo dell'azione con i relativi mutamenti. È l'insieme degli eventi che fanno andare avanti la storia: i passaggi da un fatto a un altro sono detti mutamenti. Qui troviamo anche la Spannung (in tedesco, «tensione»), cioè il momento di più intensa emozione.- I mutamenti sono fondamentali: essi infatti ritardano l'arrivo della conclu-

sione, affinché il lettore possa godere maggiormente del piacere di leggere.

• situazione finale (o epilogo o scioglimento). Rappresenta la conclusione della storia e il ritorno alla situazione iniziale oppure a un diverso ordine di avvenimenti, positivo o negativo. - Tuttavia, è sempre possibile che la storia continui e che l'epilogo diventi la

situazione iniziale di un'altra narrazione e così via, con l'unico limite della fantasia del narratore.

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La struttura del testo

• Rappresentazione grafica dell’organizzazione interna di un testo narrativo.

• La linea colorata vuole indicare l’impatto emotivo sul lettore

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Lo spazio

Nessun scrittore può fare a meno di fornire qualche indicazione, anche minima, sull’ambiente in cui ha deciso di collocare una storia.

• Nessuna storia può prendere forma, nessun racconto può essere narrato se l'autore non colloca le vicende in uno spazio, in un ambiente esterno o interno dove si svolgono le azioni della fabula. In questo caso parliamo dello spazio come di uno sfondo della narrazione, il palcoscenico su cui i personaggi recitano il loro ruolo.

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Lo spazio e il punto di vista

• È l'occhio dello scrittore, come quello di una telecamera, a inquadrare lo spazio. Esso viene dunque rappresentato secondo un preciso punto di vista, che è l'angolo di osservazione dal quale chi scrive immagina di vedere o di percepire un paesaggio oppure un oggetto.

• Le modalità di descrizione dello spazio sono innumerevoli e non si possono certo elencarle tutte, anche perché dipendono dalle risorse di fantasia e di immaginazione che ogni scrittore possiede.

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La descrizione soggettiva

• La descrizione «soggettiva» riflette lo stato d'animo e le sensazioni dei personaggi, spesso ricorrendo a un'aggettivazione intensa e ricca di sfumature. La descrizione soggettiva è spesso metafora dell’anima.

• Alla vigilia dell'anno Mille, il mercante ebreo Ben-Atar dalla nativa Tangeri si reca a Parigi compiendo un lungo viaggio per mare. È con emozione che l'uomo assiste al sorgere di un nuovo giorno, dopo le paure e le incertezze di una notte sull'oceano.

• L'alba sorge dolcemente e il continente europeo risucchia gli ultimi brandelli di nebbia, incantando i passeggeri dell'antico vascello di guardia costiera con il verde intenso delle sponde della Senna che sfocia pigramente nell'oceano. Uccelli piccoli e sconosciuti, dalle ali variopinte, riempiono lo spazio di frulli e cinguettii, come se fossero stati in attesa solo di questa nave. Tutto ciò che pareva incomprensibile e terrificante durante la notte è divenuto luminoso e benevolo alla luce del giorno, che si fa via via più intensa.

• (da A. Yehoshua, Viaggio alla fine del millennio, Einaudi)

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La descrizione oggettiva

• La descrizione «oggettiva» intende riprodurre lo spazio, sia esso un paesaggio o un ambiente interno, nel modo più rigoroso e realistico possibile, con dettagli verificabili da parte del lettore.

• Anche in un racconto di fantasia, abitato da nani, maghi e creature mostruose, può trovare posto una descrizione oggettiva dello spazio, realistica a tal punto da essere «tradotta» in una mappa accurata, una vera e propria carta geografica.

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Il tópos nella descrizione dello spazio

• Spesso la descrizione di un paesaggio appare convenzionale, cioè ripete schemi e modelli proposti da altri autori in epoche passate: parliamo allora di tópos, parola greca che significa «luogo» e che indica appunto uno spazio dotato di caratteristiche specifiche, immediatamente riconoscibili dal lettore.

• È il caso delle selve oscure o dei boschetti fioriti in cui si svolgono le avventure di dame e cavalieri nei poemi cavallereschi.

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Il tópos nella descrizione dello spazio

• Nell’esempio la bellissima Angelica, inseguita da Rinaldo giunge…

• …in un boschetto adorno,che lievemente la fresca aura muove.Duo chiari rivi mormorando intorno,sempre l'erbe vi fan tenere e nuove...

(da L. Ariosto, Orlando furioso, I, 35)

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Il tópos nella descrizione dello spazio

• Gli «ingredienti» che fanno, ad es. di un boschetto, uno spazio piacevole sono in genere sempre gli stessi: fiori colorati, una lieve brezza rinfrescante, acqua limpida, erba fresca e morbida.

• Altrettanto convenzionali appaiono le descrizioni dei luoghi tenebrosi: la vegetazione è rinsecchita e contorta, il cielo è scuro, tutto incute paura.

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Il tempo

• Come non può esserci una storia senza spazio, così non può esserci una storia senza tempo.

• I fatti narrati devono essere posti in un ambiente (un paesaggio, uno spazio interno) e in una successione temporale.

• Per realizzare quest'ultima uno scrittore può ricorrere a due modalità: l'ordine e la durata.

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L’ordine della narrazione

• L'ordine della narrazione è la successione degli eventi raccontati, che possono seguire uno sviluppo logico-cronologico (fabula) oppure essere disposti diversamente, in base a una scelta particolare dell'autore che spiega dopo ciò che è avvenuto prima o annuncia ciò che accadrà in seguito (intreccio).

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Ordine naturale e ordine artificiale• Ogni racconto riferisce una storia e ogni storia è una seria di

avvenimenti che derivano gli uni dagli altri e che quindi si susseguono nel tempo secondo un ordine ben preciso.

• Il racconto può riferire quegli avvenimenti nello stesso ordine in cui sono avvenuti - e si dice allora che segue l’ordine naturale - oppure in un ordine diverso - e si parla allora di un ordine artificiale.

• Le possibilità dell’ordine artificiale sono due: - o si racconta solo in un secondo tempo quello che è avvenuto prima e allora si fa una retrospezione, cioè si torna indietro, - oppure si racconta in anticipo quello che in realtà è successo solo in seguito e si fa allora un’anticipazione.

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Analessi

• Analessi = flashback o restrospezione

• Con questo termine intendiamo il racconto di fatti successi prima rispetto al punto della storia in cui ci troviamo.

• Lo scopo è quello di mettere il lettore al corrente di avvenimenti verificatisi in un passato più o meno lontano la cui conoscenza è fondamentale per capire la storia.

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La retrospezione

• Delle due possibilità, quella della retrospezione (detta anche analessi o flashback) è di gran lunga la più frequente, soprattutto perché la si può attribuire alla memoria del personaggio, fornendo così una motivazione realistica al fatto che non venga seguito l’ordine naturale dei fatti.

• La retrospezione tuttavia può benissimo avere una motivazione puramente artistica e dipendere unicamente da una scelta fatta dall’autore per creare del mistero e rendere la storia più avvincente.

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Analessi o retrospezione

• Nell'esempio il protagonista, un palestinese, si trova ad Haifa, sotto il fuoco di un bombardamento israeliano; il tragico episodio gli ricorda un fatto analogo, accaduto molti anni prima (il flashback è indicato in colore):

• “Sentì lontano il rumore di un'esplosione e vide un ragazzo attraversare la stradadi corsa. Fu in quell'attimo che lo spaventoso passato gli riaffiorò alla memoria. Il mattino del mercoledì 21 aprile 1948.Haifa era una città che non si aspettava niente di particolare, anche se nell'aria regnava una tensione indefinibile.Il bombardamento arrivò improvviso da oriente, dall'alto del Monte Carmelo…”

• (da G. Kanafani, Ritorno a Haifa, Edizioni Lavoro)

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Inizio in medias res

• Consiste nel cominciare a raccontare entrando subito nel vivo dei fatti, nel pieno del loro svolgimento, senza fare alcun preambolo.

• Si tratta di uno stratagemma tipico del racconto breve, perché consente di economizzare spazio, ed è molto spesso legato alla retrospezione, perché è proprio per mezzo di quest’ultima che il racconto recupera i dati essenziali della situazione, all’inizio trascurati.

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Prolessi • Prolessi o anticipazione• Lo scrittore fa riferimento a eventi che

accadranno dopo. Poiché desidera suscitare, e non spegnere, la curiosità del lettore, di solito si riserva di narrare approfonditamente i fatti nel momento in cui si verificheranno: si tratta quindi di un «trucco» molto efficace per suscitare la voglia di continuare a leggere nell'intento di vedere «come va a finire» il racconto.

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Prolessi• Nell'esempio che segue, il narratore, ben

informato sulle vicende dei due personaggi, annuncia che si presenterà certo più avanti l'opportunità di chiarire alcuni aspetti significativi della storia:

• Quando i fatti qui narrati avvennero, Gallo Pazzo era ancora in vita e Caporal Martim non si era ancora promosso, per meriti e necessità, a Sergente: il che del resto accadde alla fine delle operazioni, come vedremo al momento adatto. Quanto alla morte di Gallo Pazzo, anche di quella si parlerà, quando si presenterà l'occasione, con il decoro necessario.

• (da J. Amado, I guardiani della notte, Garzanti)

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Prolessi

• L’anticipazione (o Prolessi) è meno comune della retrospezione e di preferenza si trova in quei racconti in prima persona costruiti come memorie di un personaggio che, sapendo come andrà a finire la storia, è autorizzato a fare dei riferimenti al futuro.

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L’ordine della narrazione

• La prolessi e l'analessi sono dunque anacronie o sfasature temporali sull'asse lineare della fabula: mediante esse lo scrittore muove i fatti narrati avanti o indietro lungo la linea del loro svolgimento rigorosamente cronologico.

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La durata della narrazione

• Per comprendere il concetto di durata è necessario fare una distinzione fra il tempo della storia e il tempo del racconto.

• Il primo è il tempo in cui, al di fuori della finzione narrativa creata dallo scrittore, accadono i fatti: è dunque un tempo reale.

• Il secondo, invece, è quello utilizzato dall'autore per raccontare quegli stessi fatti, indicato dal numero di righe scritte e dal tempo impiegato dal lettore per leggerle: un'azione può essersi svolta in dieci minuti, ma essere descritta per trenta pagine, che possono richiedere anche più di un'ora di lettura.

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La durata della narrazione

• La durata, allora, è il rapporto fra il tempo della storia e il tempo del racconto.

• É tutta questione di velocità: a seconda della maggiore o minore velocità di scorrimento di un tempo rispetto all'altro otterremo diverse forme della durata.

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La pausa• Per mezzo di quali forme si realizza la durata?

A) La Pausa• Il tempo della storia è fermo e, di conseguenza, il tempo

del racconto è maggiore del tempo della storia.

• É il caso della descrizione di uno spazio o di un personaggio, quando il succedersi delle azioni si interrompe, perché lo scrittore dedica la sua attenzione a un particolare della vicenda: per raccontare un fatto ci vuole quindi molto più tempo di quanto richieda il suo reale svolgimento.

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La pausa• Nell'esempio seguente, la protagonista, che narra in prima

persona, sta viaggiando in automobile con un amico e si sofferma sulle caratteristiche del paesaggio per poi riprendere in un secondo momento il racconto degli eventi (la pausa è indicata in colore):

• Imboccai la 1-76 in direzione ovest, dove la coda di automobili si snodava a vista d'occhio. Stava rischiarando e il cielo si colorava di lilla e di bianco. La campagna era disseminata di rocce granitiche sui toni del rosa, segnate dalle esplosioni di dinamite. La nebbiolina che si alzava dai laghi mi ricordava il vapore che si alza dalle pentole d'acqua. Le montagne in lontananza erano soltanto un'ombra e le torri serbatoio punteggiavano l'orizzonte come palloncini colorati. Poi raggiungemmo il Lehigh ValleyHospital, un complesso di cemento non ancora finito. Lasciai la macchina nel parcheggio riservato ai visitatori.

• (da P. Cornwell, Punto di origine, Mondadori)

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La scena

• B) La scena

• Il tempo del racconto è uguale al tempo della storia o, in altre parole, i due tempi coincidono.

• Questa forma della durata si verifica in presenza di dialoghi, di monologhi o di soliloqui, discorsi, questi ultimi, che un personaggio pronuncia fra sé e sé o rivolto a un ipotetico ascoltatore.

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La scena

• Nell'esempio, il tempo impiegato a leggere il dialogo, un colloquio tra l'investigatore Fraser e la moglie, corrisponde a quello richiesto per pronunciare le battute. Il tempo del racconto e quello della storia sono identici:

• Lei gli prese la testa fra le mani e gli accarezzò le tempie.- Stanco?- Un po'.- Vuoi bere qualcosa?- Piuttosto mangerei.- Un panino imbottito?- Ma non di carne. Qualcosa dì più leggero. Mio Dio, che caldo!- Non si riesce a far dormire i bambini. Devono essere a mollo, là dentro.- Tu, però, hai l'aspetto fresco.- Sono rimasta un'ora nella vasca. Vieni in cucina. Ti preparerò qualcosa.

(da D. Goodis, Il buio nel cervello, Mondadori - De Agostini)

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Il sommario

• C) Il sommario

• Il tempo del racconto è minore del tempo della storia, perché l'autore riassume in breve, senza fornire troppi dettagli, eventi che nella storia possono durare giorni, mesi o addirittura anni.

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Il sommario

• Nell'esempio si descrive il viaggio dei due protagonisti, Alessandro Magno e l'amico del cuore, Efestione, senza indugiare nei particolari: le tappe del viaggio sono rievocate rapidamente per giungere al punto essenziale della narrazione, l'arrivo al lago gelato.

• Alessandro ed Efestione si inerpicarono sulla catena dei monti Argirini. Discesero per alcuni giorni la valle dell'Aoos e poi intersecarono quella dell'Apsos e presero a risalirla. Quando finalmente arrivarono alle catene dell'interno, incominciò a nevicare e la temperatura si fece assai rigida. Finalmente, dopo giorni e giorni di marcia durissima, estenuati per il gelo e la fame, videro brillare come uno specchio, nel riverbero di un pallido cielo invernale, la superficie ghiacciata di un lago. (adatt. da VM. Manfredi, Aléxandros, cit.)

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L’ellissi

• D) L’ellissi

• Il tempo del racconto è minore del tempo della storia, addirittura si annulla, perché viene del tutto omessa la narrazione di alcuni fatti e, di conseguenza, il ritmo del racconto accelera notevolmente.

• Il ricorso all'ellissi dimostra che l'atto di narrare implica una selezione dei fatti: per ovvi motivi lo scrittore non può raccontare tutto, quindi sceglie gli eventi più significativi e tace gli altri.

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L’ellissi

• Ci sono formule fisse che indicano un'ellissi (molto tempo dopo, due anni dopo, trascorsi molti giorni ecc.); spesso, però, ci accorgiamo che tra la fine di un capitolo e l'inizio del successivo è trascorso del tempo e che stiamo per leggere un avvenimento diverso.

• Nell'esempio seguente, si afferma che il fatto (il viaggio del calesse) è accaduto un anno dopo un altro fatto (la sfilata delle truppe napoleoniche), assunto come punto di riferimento cronologico, ma non si dice nulla di quanto è accaduto in quel periodo che, nell'intreccio del romanzo,rappresenta una specie di «buco nero».

• Ai primi di marzo del 1814, circa un anno dopo quella parata dell'imperatore, un calesse percorreva la strada fra Amboise e Tours.(da H. de Balzac, La donna di trent'anni, cit.)

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La durata della narrazione

• Alternare le forme della durata è un mezzo sicuro per produrre effetti di ritmo: se predominano le scene o le pause, il ritmo della narrazione risulterà lento; al contrario, se ci sono molti sommari o ellissi, esso sarà veloce.

• È anche possibile combinare il ritmo veloce, dato per esempio dall'ellissi, con quello lento creato dalla pausa.

• La scelta, da parte del narratore, delle forme della durata si lega sempre al contenuto, per ottenere l'effetto desiderato.

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In conclusione

• Il tempo, come la narrazione, ha dunque un andamento lineare: gli avvenimenti della storia vengono uno dopo l’altro e anche le parole e le frasi del racconto vengono le une dopo le altre.

• Lo spazio, al contrario, non può entrare nel racconto così com’è, senza subire una trasformazione.

• Ecco perché, nel racconto, la descrizione dello spazio è sempre un percorso che lo sguardo del personaggio o del narratore traccia attraverso di esso, ponendo uno dopo l’altro oggetti che nella realtà stanno uno accanto all’altro, contemporaneamente.

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I Promessi Sposi• Un esempio estremamente significativo è la pagina

iniziale dei Promessi Sposi.• La prima parte della descrizione è una visione

dall’alto e da molto lontano, in cui sono visibili solo quegli oggetti che si trovano sulle carte geografiche:– “Quel ramo del lago di Como, che volge a

mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi ad un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte…”

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• Subito dopo però lo sguardo del narratore si avvicina al paesaggio, mostrando oggetti più dettagliati:

• “…e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor più sensibile all’occhio questa trasformazione, e segni il punto in cui il lago cessa e l’Adda ricomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l’acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e nuovi seni.”

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• A questo punto la direzione dello sguardo si sposta e anziché dall’alto i monti vengono visti di profilo:

• “La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l’uno detto di san Martino, l’altro, con voce lombarda, il Resegone, dai suoi molti cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talché non è chi, al primo vederlo, purché sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia, dagli altri monti di nome più oscuro e di forma più comune.”

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• Infine lo sguardo si avvicina ancora, fino ad arrivare al massimo del dettaglio, passando dal paesaggio geografico a quello umano:

• “ Per un buon pezzo la costa sale con un pendio lento e continuo; poi si rompe in poggi e in valloncelli, in erte e in ispianate, secondo l’ossatura de’ due monti, e il lavoro dell’acque. Il lembo estremo, tagliato dalle foci de’ torrenti, è quasi tutto ghiaia e ciottoloni; il resto, campi e vigne, sparse di terre, di ville, di casali, in qualche parte boschi, che si prolungano su per la montagna. Lecco, la principale di quelle terre e che dà nome al territorio, giace poco discosto dal ponte, alla riva del lago… Dall’una e dall’altra di quelle terre, dall’una all’altra riva, da un poggio all’altro, correvano, e corrono tuttavia, strade e stradette, più o men ripide, o piane…”

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• L’ingresso nel mondo della narrazione avviene, insomma, per mezzo di un lento percorso di avvicinamento che va dal generale al particolare. Ed è solo al termine di questo percorso che, “per una di queste stradicciole”, arriva il primo personaggio della storia: don Abbondio

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Foto di Viaggio

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Cariatidi

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Piccola Venezia

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Mulino a Paros

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Santorini

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Spiaggia

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Verso il monastero

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Vicoletto a Naxos