centro studi c.n.i. - 1 -2 luglio 2018 · convenzioni con le banche. accanto ai confidi...

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Centro Studi C.N.I. - 1 -2 luglio 2018

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Centro Studi C.N.I. - 1 -2 luglio 2018

INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Centro Studi C.N.I. - 1 -2 luglio 2018

Pagina I

ACCESSO AL CREDITO

Così il prestito trova una garanziaSole 24 Ore 02/07/18 P. 10 Chiara Bussi FlaviaLandolfi

1

REDDITI PROFESSIONISTI

La grande crisi dei professionisti tiene i redditi sotto i livelli 2006Sole 24 Ore 02/07/18 P. 3 Gianni Trovati 3

ARCHITETTI

Identikit dell'architetto 44 garante delle città"Repubblica Affari Finanza 02/07/18 P. 29 5

FONDI EUROPEI

Ue, i fondi restano nel cassetto l'Italia protesta ma non li usaRepubblica Affari Finanza 02/07/18 P. 1 6

JOBS ACT AUTONOMI

Al palo i «paracadute» previsti dal Jobs actSole 24 Ore 02/07/18 P. 3 13

AUTOSTRADE

SIAMO I SIGNORI DELLE AUTOSTRADE (ANCHE PER LE TARIFFE)Corriere Della Sera -Corriereconomia

02/07/18 P. 13 14

ZONE TERREMOTATE

SISMA, INCENTIVI PER LA RIPRESAItalia Oggi Sette 02/07/18 P. 14 PAGAMICI BRUNO 16

COMMERCIALISTI

COMMERCIALISTI A DUE VELOCITA'Italia Oggi Sette 02/07/18 P. 44 18

Il cantiere dei nuovi commercialistiSole 24 Ore 02/07/18 P. 7 Antonello Cherchi 19

FISCO E PROFESSIONISTI

IL POPOLO DELLE PARTITE IVA LA BATTAGLIA DEI CREDITI FANTASMACorriere Della Sera -Corriereconomia

02/07/18 P. 31 Isidoro Trovato 22

INCENTIVI

Regole e incentivi da riscrivere per rigenerare le cittàSole24 Ore Casa Plus 02/07/18 P. 11 Giorgio Santilli 23

CONFIDI

La riforma è naufragata ma le associazioni insistono sulla stabilitàSole 24 Ore 02/07/18 P. 10 25

PRIVACY

"La sfera personale è inviolabile la riforma ha un'anima culturale"Repubblica Affari Finanza 02/07/18 P. 38 26

UNIVERSITÀ

Studenti in fuga dal Sud Soffrono Pil e consumiSole 24 Ore 02/07/18 P. 1 Eugenio Bruno 27

MEDICI

Lavoro & ProfessioniRepubblica Affari Finanza 02/07/18 P. 28 29

INDICE RASSEGNA STAMPA

Indice Rassegna Stampa

Centro Studi C.N.I. - 1 -2 luglio 2018

Pagina II

CONFINDUSTRIA

COMUNICATO SINDACALESole 24 Ore 01/07/18 P. 8 30

CONSULENTI DEL LAVORO

«Somministrazione e voucher fuori dal decreto»Sole 24 Ore 01/07/18 P. 3 Matteo Meneghello 31

Accesso al credito. Dallo scorso settembre è pienamente operativo Fidiprof, il consorzio che offreuna copertura su misura per i liberi professionisti - Vale per finanziamenti fino a ioomila euro

Così il prestito trova una garanziaPagina a cura diChiara BussiFlavia Landolfi

ttenere finanziamen-ti dalle banche èspesso una strada

0

obbligata per avviareo sviluppare l'attività.Un'esigenza che ac-

comuna le Pmi e i liberi professioni-sti, in particolare quelli più giovani.Spesso, tuttavia, l'accesso al credito sirivela un percorso a ostacoli in assen-za di sufficienti garanzie. Una possi-bile soluzione è il ricorso al sistemadei confidi: questi strumenti consen-tono di fornire garanzie collettive, fa-cilitando l'erogazione di finanzia-menti a costi e tassi ridotti grazie alleconvenzioni con le banche.

Accanto ai confidi "classici", nel2011 Confprofessioni ha dato vita aFidiprof, il primo consorzio di ga-ranzia fidi tra professionisti e per iprofessionisti. È infatti totalmentededicato al supporto al credito deisingoli e in forma associata: daicentri di elaborazione dati agli stu-di medici e dentistici, passando perle società di ingegneria e quelle traavvocati. Il consorzio è diventatopienamente operativo nel settem-bre dello scorso anno, di pari passocon gli adeguamenti normativi ne-cessari. Finora hanno bussato allaporta di Fidiprof commercialisti,veterinari, dentisti e psicologi, mapotenzialmente lo strumento èaperto a tutti i professionisti (ordi-nistici e non).

Per ottenere una garanzia occor-re rispettare una serie di requisiti.Ecco dunque le istruzioni per l'usoper arrivare alla meta senza intoppi.In primo luogo è necessario esseresoci di Fidiprof, con il pagamento diuna quota di iscrizione. Attualmen-

te i soci sono circa 1.200. La richie-sta può essere inoltrata direttamen-te dalla banca, dato che il confidi hasiglato convenzioni coni principaliistituti nazionali e con quelli pre-senti sul territorio. In alternativa ladomanda può essere presentata viae-mail. Il lavoratore autonomo o iltitolare di uno studio associato cheintendono usufruire della garanziadevono compilare un modulo con idati anagrafici e tutti i dettagli sullatipologia del finanziamento richie-sto (mutui, fidi, anticipo delle fattu-re, tanto per fare alcuni esempi). Ol-tre alla documentazione fiscale e, senecessario, tutti i preventivi c/o ilbusiness plan. Fidiprof può rila-sciare garanzie per finanziamentifino a un massimo di loomila euroda 36 fino a 6o mesi, con possibilitàdi deroga da parte del cda.

I requisiti minimi di accesso sonoquelli di affidabilità economico-fi-nanziaria. «Fino a poco tempo fa -spiegano da Fidiprof - le banche af-fidavano la gestione del libero pro-fessionista alla gestione "private"oppure a quella delle Pmi, senza en-trare troppo nel merito dell'attivitàprofessionale svolta dall'interessa-to. In questo senso il nostro confidiè in grado di agevolare l'accesso alcredito di un professionista, anchegrazie a una maggiore conoscenzadelle caratteristiche specifiche delsuo lavoro».

Le richieste di garanzia transita-no per le segreterie centrali di Fidi-prof (a Milano e Roma). Qui vengo-no valutate e istruite direttamenteoppure tramite il network presso lesedi di Confprofessioni di Vicenza,Torino, Bologna e Napoli. I tempi dirisposta variano tra i 15 giorni e unmese e dipendono dalla tipologiadella pratica.

1 RIPRODUZIONE RISERVATA

Accesso al Credito Pagina 1

MARKA

Beneficiari

Finora le richieste

più frequenti

sono state

avanzate da

commercialisti,

veterinari,

dentisti e

psicologi.

Possono

richiedere

garanzie i

professionisti

ordinistici e non

1.200 ISTRUZIONI PER L'USOI sociSono i soci diFidiprof. Perottenere unagaranzia occorrefar parte dellasocietàcooperativa

Che cos'èFidiprof è il primo consorzio digaranzia fidi tra liberiprofessionisti costituiti comesocietà cooperativa. Offregaranzie per l'accesso al creditoper i titolari di partita Iva e gli studi.

I requisitiOccorre essere soci del confidi perpoter richiedere una garanzia. Laquota di iscrizione è di 25o euro. Irequisiti minimi di accesso allagaranzia sono quelli di affidabilitàeconomico-finanziaria (lacosiddetta bancabilità).

Come si presenta la domandaLa richiesta di garanzia (perfinanziamenti fino a loomila eurodai 36 fino ai 60 mesi) può essereinoltrata direttamente dalla bancao online all'[email protected].

I documentiOccorre compilare un moduloscaricabile anche online(www.fidiprof.eu) e fornire tutti idettagli anagrafici del richiedente,la documentazione fiscale, idettagli sul finanziamento e/o ilbusiness plan

Accesso al Credito Pagina 2

Lo stato di salutedei lavoratori autonomi

Guadagni reali sotto del 6,4% sugli anni pre-recessione - L'edilizia frena notai(-48%), architetti, ingegneri e geometri - Segno meno anche per i commercialisti

La grande crisi dei professionistitiene i redditi sotto i livelli 2006

Gianni Trovati

Italia deve recuperare ancora oltrecinque punti di Pil e 15 di produzioneindustriale per archiviare davvero lacrisi. La stasi che separa il nostro Paesedall'Eurozona, dove invece il Pil hasuperato ormai di oltre il 7% i livelli del

2006, spiega da sola i numeri che occupano questapagina e che mostrano i redditi dei professionistifotografati dalle dichiarazioni fiscali: 12 delle 18categorie prese in considerazione - in un panoramache rappresenta tutte le articolazioni principali delmondo professionale del lavoro autonomo - sonoancora lontane dai redditi dichiarati nel2oo6 intermini reali (i dati tengono conto dell'inflazione).

Bisogna partire da qui per ragionare sui progettidi riforma fiscale che in un calendario ancora tuttoda definire dovrebbero cominciare proprio dallepartite Iva a scaldare la macchina della fiat tax. Maprima di vagheggiare sui progetti del futuro è utileguardare la realtà del presente.

I lunghi anni della crisi non si sono limitati atagliare i redditi dei professionisti, ma hannocambiato connotati e dimensioni di molteprofessioni. Rispetto a 1o anni prima, ledichiarazioni del 2o16 diffuse nelle ultimesettimane dal dipartimento Finanze spiegano chein Italia ci sono molti meno geometri, revisori,periti industriali e architetti, mentre aumentanopsicologi, dentisti, avvocati e commercialisti. Glipsicologi, con 22.240 euro lordi medi, occupanol'ultimo scalino nella graduatoria dei redditi, masono anche tra i pochi a dichiarare in media più del2006 (+6,9%), in un gruppo di testa in cuiprimeggiano i veterinari: loro sono penultimi inclassifica, con 24.720 euro, ma in dieci anni fannosegnare un +31,2 per cento.

Se per categorie come queste l'evoluzione di

bisogni e costume aiuta a spiegare la ripresa, per ilgrosso del mondo professionale la situazione èdiversa. Nella media complessiva, la crisi hainiziato a colpire subito, nel 2007, per poi disegnareun doppio scalino al ribasso nel 2009 e nel 2012-13.La ripresa successiva è stata fiacca e ha fermato ilreddito medio del professionista-tipo più in bassodel 6,4% rispetto al2oo6.

I numeri complessivi offrono però soloun'indicazione generica in un panorama in cuiogni professione fa storia a sé. Significativa è quelladei notai: il loro primato reddituale continua aessere fuori discussione, ma in dieci anni la frenatadell'economia si è mangiata in termini reali pocomeno della metà del reddito medio. A spiegarequesta flessione record, accanto al fatto chel'attività dei notai è per definizione integralmenteregistrata e dichiarata, c'è la lunga fase neradell'edilizia, che ha tagliato in modo drasticotransazioni e atti. E che ha spinto in basso anche iguadagni medi di architetti, ingegneri e geometri,le categorie che accumulano le flessioni maggioriinsieme ai farmacisti.

Redditi ancora lontani dai livelli del2oo6caratterizzano poi avvocati, commercialisti econsulenti del lavoro, professioni nelle quali ladiminuzione delle entrate medie si èaccompagnata a un ampliamento della platea. Equesto aspetto suggerisce un altro fenomeno, chele tabelle ministeriali sulle dichiarazioni nonmostrano: a pesare sul confronto con il 20o6 c'èanche il fatto che i fatturati di chi ha mosso negliultimi anni i primi passi nelle professioni sono ingenere molto più leggeri rispetto a quelli deidebuttanti del passato. Un rafforzamento deiregimi forfettari, in quest'ottica, potrebbe dare unamano prima di tutto ai giovani professionisti.

gian n i.trovati@ i lso l e24ore.comCI RIPRODUZIONE RISERVATA

Redditi professionisti Pagina 3

Che cosa è successo in 1o annicategoria per categoriaL'evoluzione dei numero dei professionistiitaliani e dei loro redditi (lordi) durantela grande crisi

(studi d

REDDITON EURO

2O°° Arnministratoridi condominio

VARIAZIONE

2006-2016

IN TERMINI REALI(tenuto contodell'inflazione

nel periodo)

Revisori contabilie Periti tributari

155.460

-22,0%

nota'd'andamento der redditi

dei

600.0

500.000

400.000

00 00032016

201200000_- --

2006

549 682

-48,3-0/0-

2 .405

RÑ ÚpO ye 2

\:e44 2.0k31'2%11, "

25.508 2 11 ,8/0

30.33433.010

' +8,8%

20.797 22.240

1+6,9%

24,933 26.330

31.483

Dentisti

Agronomi

Commercialistie consulentidel lavoro

Medici

Periti industriali

Avvocati

Geologi

Geometri

Farmacisti

ingegneri

Architetti

Notai

Redditi professionisti Pagina 4

ILA RICERCAI

Identikit dell'architeüoGGgarante delle città"

È LA PERCEZIONE DI QUESTA FIGURAPROFESSIONALE PRESSO L'OPINIONEPUBBLICA ITALIANA SECONDO UNA RICERCAREALIZZATA DA MAKNO E DAL CONSIGLIONAZIONALE DELLA CATEGORIA

P romotore e garante del paesaggio urbano, maanche motore del cambiamento a livello territo-

riale grazie a un'anima non solo tecnica, ma anche so-ciale. E la percezione dell'architetto e dell'urbanistapresso l'opinione pubblica italiana secondo una ricer-ca realizzata da Makno per il Cnapp (Consiglio Nazio-nale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservato-ri), che verrà presentata all'ottavo congresso nazionale

degli architetti (l'ultimo risalea dieci anni fa), in program-ma da giovedì a sabato prossi-mi a Roma, presso l'Audito-rium Parco della Musica.

Dallo studio, che Repubbli-ca Affari & Finanza ha visiona-to in anteprima, emerge chenell'opinione pubblica vi èuna percezione ben definitadi questa figura professiona-le. Ne ha cognizione piena lastragrande maggioranza de-gli intervistati, con il 71 per

Qui sopra,GiuseppeCappochin,presidenteConsiglionazionalearchitetti

cento di loro che esprime apprezzamento per l'attivitàsvolta.

Secondo i consumatori, a fare la differenza nella pro-fessione sono soprattutto la creatività e la capacità direlazione con il sociale, meglio se combinate tra loro. Ilmix consente infatti di trovare soluzioni innovative efunzionali ai bisogni della del cliente, colti attraverso lacapacità di comprendere e sentire le esigenze del con-testo sociale.

Lo studio, condotto sia su base quantitativa, chequalitativa, vede emergere questo professionista nelsentire comune come fautore della competitività all'in-temo delle città. L'architetto/urbanista si fa promoto-re e garante della bellezza del paesaggio urbano, dallestrade alle insegne, dagli spazi pubblici agli edifici.

Il report contiene anche un capitolo sull'evoluzioneprofessionale, frutto di un'indagine tra gli opinion lea-der. emerge la necessità di dare vita a team multidisci-plinari, data la crescente complessità della società, e dicavalcare l'evoluzione tecnologica per innalzare il livel-lo qualitativo del lavoro. (Ld.o.)

0 RIPRODUZIONE RISERVATA

Architetti Pagina 5

I L'INCHIESTAI

Ue, i fondi restano nel cassettol'Italia protesta ma non li usaMarco Ruffolo

a buona notizia è che, nonostante i tagli alla politica diLcoesione europea, tra il 2021 e il 2027 l'Italia avrà in dota-

zione 2,4 miliardi in più di fondi strutturali rispetto al settenna-to precedente. La cattiva notizia è che nel settennato preceden-te che non è ancora finito (2014-20) siamo riusciti a spendereappena il 9% di quanto ci è stato assegnato, penultimi in Euro-pa seguiti solo di Malta. Se conside-riamo i due fondi principali (svi-luppo regionale e sociale) la per-centuale si abbassa al 5,7%: terzul-timi, superati solo da Romania e Ir-landa. Proprio le risorse che do-vrebbero ridurre i divari territoria-li tra Nord e Sud sono usate dalleregioni settentrionali cinque voltemeglio che nel Mezzogiorno.

segue a pagina 8 1 Il V

IMIE

Fondi europei Pagina 6

L'INCHIESTAL'II.,_

Fondi Ue, Italia al palospeso solo i19%così Roma sprecal'assegno di Bruxelles

LA PERCENTUALE DIUTILIZZO È LA PIÙ BASSA DELCONTINENTE, PEGGIO DI NOIFA SOLTANTO MALTA:L'UNIONE CI PERMETTE DIRECUPERARE QUANTODOVUTO, E ANZI AUMENTAGLI STANZIAMENTI. MAA PATTO DI MIGLIORAREI PROGETTI E IL LEGAME CONLE MISURE STRUTTURALI

Marco Ruffolo

segue dalla primouando si parla di fondi strut-turali europei, destinati agi

investimenti con il duplice obiettivcdi ridurre le differenze regionali e dcreare lavoro e sviluppo, lo si fa hmaggior parte delle volte per eviden-ziarne limiti e sprechi, soprattuttcquando è il nostro Paese a finire sot-to i riflettori dei media. Non c'è quin-di da stupirsi se la percezione che l'o-pinione pubblica ha del modo in chsi usano queste risorse è per lo piìnegativa. Eppure, nonostante tuttola politica di coesione resta la princi-pale forse l'unica vera politica di in-vestimento dell'Unione europea

Non solo: secondo la ricerca comuni-taria Cohesify, senza di essa la criseconomica iniziata nel 2008 avreb-be depresso gli investimenti pubbli-ci di un ulteriore 45%. Anche peiquesto va salutata più che positiva-mente la notizia arrivata poche setti-mane fa dalla Commissione euro-pea, e cioè che la sua proposta di ri-forma del bilancio comunitario por-terà nelle casse dell'Italia 2,4 miliar-di in più rispetto al 2014-20. Il moti-vo è che nell'assegnazione delle ri-sorse, oltre al Pil procapite, si è tenu-to conto di altri criteri, a cominciaredalla disoccupazione giovanile e dalivelli di istruzione, che penalizzan-do il nostro Paese giustificano urmaggiore finanziamento. Così comelo giustifica un terzo parametro in-trodotto dall'Europa: l'accoglienzadei migranti, che ci vede almeno fi-no ad ora in prima fila.

Risorse sulla cartaDunque avremo più risorse, al-

meno sulla carta. Smentiti dunquegli annunci catastrofici di Salvini eDi Maio, pronti a protestare per ifondi tagliati rispetto ai contributidati dall'Italia. E tuttavia la Commis-sione condiziona le nuove risorse aun più stretto legame con le riformestrutturali. In altre parole, parte deifondi dovrà essere destinata alla rea-lizzazione delle riforme indicate nel-le raccomandazioni Ue. E non saràpossibile finanziarci misure come ilreddito di cittadinanza.

Ma sapremo utilizzare le risorseche ci verranno date, in che misurae in che modo? La risposta non puòprescindere dall'esperienza accu-mulata. Contrariamente a un luogocomune che ha finito per orientarenegativamente l'opinione pubblica,in passato l'Italia non ha perso qua-si nulla delle risorse avute in dota-zione. Negli sette anni 2007-13 sia-mo riusciti a sborsare fino all'ultimocentesimo. Lo certifica la stessa Cor-te dei Conti, che però aggiunge chel'obiettivo è stato raggiunto grazie auna serie di accorgimenti che, siapure tutti leciti, hanno finito per ri-durre l'impatto positivo sull'econo-

mia nazionale e in primo luogo suquella meridionale. La magistratu-ra contabile punta il dito soprattut-to sui "progetti retrospettivi":nell'impossibilità di spendere risor-se per nuove iniziative, quelle stesserisorse sono state attribuite a inter-venti già finanziati con fondi nazio-nali, e magari anche completati.Ampio è il ventagli o di ulteriori stru-menti che abbiamo potuto utilizza-re per rientrare nei tempi di spesa:dalla riduzione della quota di cofi-nanziamento nazionale alla ripro-grammazione delle risorse agli esca-motage di ingegneria finanziaria.

Fondi europei Pagina 7

Italica furbiziaInsomma, con una buona dose di

italica furbizia, o più eufemistica-mente di abilità contabile, siamo riu-sciti a non perdere le risorse e a ritro-varcele sane e salve negli anni se-guenti. Certo, se fossimo stati in gra-do di spendere tutto su campo sen-za stratagemmi, gli effetti economicisarebbero stati sicuramente maggio-ri. Perché non è successo? Le ragio-ni affondano nei tradizionali ritardistrutturali che il nostro Paese incon-tra quando deve spendere per inve-stire. "Progetti infrastrutturali cheavrebbero dovuto essere operativientro il 2015 - avvertiva a inizio an-no la Corte dei Conti - potrebbero ar-rivare a buon fine soltanto nel 2019o perfino nel 2023". Tra i motivi, c'èovviamente la lentezza delle proce-dure, tra progettazioni, appalti, revi-sioni, collaudi, certificazioni, pareri,veti e controveti. Secondo l'Unità diverifica degli investimenti pubblici,per un'opera che costa tra i 5 e i 10milioni di euro occorrono più di set-te anni, ossia l'intera durata del bi-lancio comunitario. E non stiamoparlando delle infrastrutture mag-giori. C'è poi la scarsa qualità di mol-te amministrazioni locali, a comin-ciare da quelle del Sud. E c'è infinela frammentarietà degli interventi,dovuta non solo all'ingorgo di com-petenze ma anche al prevalere diobiettivi di popolarità immediata,per amministratori e politici, su quel-li di una più lungimirante program-mazione.

Difficile sradicare questi difettistrutturali da una programmazionedi fondi all'altra. Lentezze e incapa-cità, a prima vista, sembrano frena-re anche il settennato in corso, quel-

lo 2014-2020. Come si diceva all'ini-zio, al momento l'Italia è penultimanell'utilizzo di tutti i fondi strutturalie terzultima (con una percentualeinferiore al 6%) nell'uso dei due piùimportanti: quello sociale e quellodi sviluppo regionale. Eppure l'exministro per la Coesione territorialenon è affatto pessimista. Conside-rando i due principali fondi, diceClaudio De Vincenti, «le spese certi-ficate sono pari a 2,7 miliardi (suuna dotazione di 52), ma la spesa ef-fettiva ammonta a circa 4 miliardi.Questo significa innanzi tutto chel'obiettivo di spesa per il 2017 (1,4miliardi) è stato abbondantementesuperato. Non solo, ma dovendo en-tro il 2018 arrivare a 8,5 miliardi,averne spesi già la metà vuol direche siamo perfettamente in lineacon i traguardi attesi. E per eseguirepagamenti abbiamo tempo fino al31 dicembre 2023, perché ci sonotre anni in più concessi dopo la chiu-sura della programmazione».

Le prospettive futureAvremo ancora bisogno degli

escamotage per centrare gli obiettivifinali? «Per ora non abbiamo avutobisogno di forme di recupero - diceDe Vincenti - ma non li chiamereiescamotage. Parlerei invece di pro-ve di saggezza, perché è saggio spo-

stare fondi da un progetto che non ti-ra aduno che potrà vedere concreta-mente la luce. La riprogrammazio-ne è sacrosanta anche se è sicura-mente il segno che qualcosa si è sba-gliato in passato. Parlo soprattuttodel settennato 2007-2013, quandomolti programmi sono stati male im-postati. Nella fase attuale, invece, lecose sono migliorate in termini so-prattutto di concentrazione delle ri-sorse. E a prescindere dai pagamen-ti fatti, i progetti selezionati (tra lavo-riin corso e bandi di gara pubblicati)superano già 24 miliardi». Il proble-ma è che quando si considera la ca-pacità di spesa sul piano territoriale,le iniziative che hanno più successosono tutte al Nord o al Centro, men-tre quelle che restano al palo si con-centrano nel Mezzogiorno.

Fondi per l'inclusioneNei programmi del Fondo sociale

destinato all'occupazione e all'inclu-sione sociale, è il Piemonte a muove-re le maggiori risorse (il 25% della do-tazione), seguito dalla Provincia diTrento (23%), dall'Emilia Romagna(21) e da Lombardia e Toscana conil 15%. In fondo alla classifica, trovia-mo invece l'Abruzzo e il Molise conappena il2%, La Sicilia con i13, segui-ta da Campania, Calabria e Pugliacon il 4. Insomma, proprie le risorse

che dovrebbero contribuire ad avvi-cinare il Sud al Nord d'Italia, vannoa finire in prevalenza al Settentrio-ne, e finiscono quindi per approfon-dire ancora di più il divario che rivor-rebbe ridurre. Lo stesso destino toc-ca al Fondo di sviluppo regionale(che dovrebbe favorire la competiti-vità e la creazione di infrastrutture): ivertici della spesa spettano a EmiliaRomagna, Toscana e Val d'Aosta(con percentuali tra il 14 a il 17%), ilfondo-classifica è per Sicilia e Abruz-zo con lo zero per cento.

Anche quando si passa dai pro-grammi regionali a quelli nazionali,la capacità di spesa lascia molto a de-siderare. Il caso più paradossale èquello di un programma chiamato"Governance", che dovrebbe dareagli amministratori pubblici gli stru-menti per affrontare in modo più effi-ciente appalti e progetti. Insomma,dovrebbe essere una specie di guidaper tutti gli altri programmi, e inveceha finito per essere l'iniziativa per laquale finora si è speso di meno: nep-pure lo 0,3 per cento degli 827 milio-ni pianificati. Percentuali di spesaappena più alte, comprese tra l'1 e il3%, vengono offerte da iniziative co-me "Reti e infrastrutture nazionali"e "Città metropolitane". Decisamen-te più elevate le quote che si riferisco-no ai programmi "Cultura" (11%) e"Educazione" (8%). E' ovvio chequando si parte con una così bassacapacità di spesa, i frettolosi tentati-vi di recupero negli ultimi anni fini-scono spesso, malgrado l'azione dicoordinamento dell'Agenzia per lacoesione territoriale, per sfuggire aogni criterio di programmazione ra-zionale e per includere i progetti piùdisparati, motivati più da esigenze lo-calistiche clientelari che da esigenzee fabbisogni reali.

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Fondi europei Pagina 8

II presidente dellacommissione UeJean-ClaudeJuncker(1)•

I FONDI STRUTTURALI EUROPEIn LE REGIONI CHE LI STANNO USANDO DI PIÙ...

Spesa in % della dotazione 2014-2020

PIEMONTE

PROVINCIATRENTO 4.......................................................................................................................

EMILIAROMAGNA................................................................................................

TOSCANA

LOMBARDIA

6

17

1516

15

23

21

8.............................................................................................................................................

VALLE - 9D'AOSTA 14

n ...E QUELLE CHE LI STANNO USANDO DI MENOSpesa in % della dotazione 2014-2020

PROVINCIA E 2 n FONDO SOCIALE

BOLZANOEUROPEO

0 (FSE)

FONDO EUROPEOABRUZZO n

2 DI SVILUPPOREGIONALE

....................................................................................... (FESR)

MOLISE n 22

SICILIA - 30........................................................................................................................

CAMPANIA - 43

........................................................................................................................

CALABRIA - 43

a

Corina Cretu,commissario per la

3 politica regionale(2); l'ex ministroper il MezzogiornoClaudio DeVincenti (3)

Fondi europei Pagina 9

CHI HA SPESO DI PIÙ FINORAIn rapporto % alla sua dotazione ; fondi strutturali,programmazione 2014-2020

LUSSEMBURGO...........................................................................................................

1 1 IRLANDA..................................................................................................................

SVEZIA 25ììkv...........................................................................................

PORTOGALLO

Ì GERMANIA

- OLANDAw.....................................................................................

(. LITUANIA

q > FRANCIA

v DANIMARCA................................................

0 ESTONIA................................................

CIPRO

GRECIA

LETTONIA I...............................................................................®'®

22

21

21

20

19

19

18

17

17

17

REGNO UNITO 15

4 BULGARIA

SLOVENIA

G 1 BELGIO........../lik1w UNGHERIA

POLONIA

SLOVACCHIA

1 ROMANIA I.....................................................

1ho REP. CECA

SPAGNA

CROAZIA

1 1 ITALIA

14

13

13

13

12

12

11

10

9

9

30

29

J MALTA 8

Fondi europei Pagina 10

[L' I NTERVISTAI Gozi: "Abbiamo avuto più risorsea favore della coesione territoriale"

L'EX SOTTOSEGRETARIO AGLI AFFARI EUROPEI:"CI È STATO RICONOSCIUTO LO SFORZO PER IMIGRANTI, INSIEME ALLA NECESSITÀ DI RIDURREL'ALTA DISOCCUPAZIONE GIOVANILE"

A nche prima che fosse nota la proposta di distribu-zione del nuovo bilancio comunitario da parte del-

la Commissione europea, l'ex sottosegretario agliAffari eu-ropei, Sandro Gozi, non aveva nascosto il suo ottimismosulla possibilità che l'Italia potesse ottenere qualcosa dipiù sul terreno dei fondi strutturali per la coesione territo-riale. I fatti gli hanno dato ragione. La proposta, nel suocomplesso, prevede per il settennato 2021-2027 un bilan-cio Ue leggermente superiore a quello dei sette anni prece-denti: 1.279 miliardi pari all' 1,1 % del Pi]. Ma dovendo com-pensare da una parte la perdita causata dalla Brexit(13 mi-liardi l'anno) e dall'altra l'aumento delle spese per nuovepolitiche come l'immigrazione, la sicurezza e l'innovazio-ne, la Commissione ha previsto un forte taglio dei fondiagricoli e di quelli strutturali. Tuttavia, proprio nella distri-buzione di questi ultimi, avendo inserito accanto al Pi]pro capite anche altri criteri a cominciare dalla disoccu-

pazione giovanile, l'Italia alla fine ha avuto 2,4 miliardi inpiù. Mentre Paesi come Polonia e Ungheria, cresciuti piùdella media e non disposti a farsi carico del problema-im-migrazione, hanno subito alla fine tagli superiori al 20%.

La Commissione , nel complesso , poteva fare dipiù, evitando un taglio generalizzato alla politica

I DIECI PAESI CHE HANNO SPESO DI PIÙ IN ASSOLUTOSpesa per fondi strutturali, in miliardi di euro. Programmazione 2014-2020

a POLONIA

PORTOGALLO

q > FRANCIA. . . . . . .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .ni GRECIA

A GERMANIA

6,1

5,9

5,7

SPAGNA 5,6

I 1 ITALIA................................................

I 1 ROMANIA

6,6

UNGHERIA 4,4. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

. REGNO UNITO 3,2I

agricola e a quella per la coesione?«Penso di sì: dal momento che l'obiettivo è quello di

spendere di più per il soddisfacimento di nuovi bisognipubblici, come la sicurezza, la difesa e la gestione dell'im-migrazione, e contemporaneamente quello di compensa-re il buco lasciato dalla Brexit, la Commissione avrebbe

potuto aumentare molto più di quanto ha fatto le risorseproprie. Per esempio attraverso la web tax o attraverso latassa da imporre a chi inquina di più».

Sono state introdotte delle condizioni all'ottenimen-to dei prossimi fondi per la coesione?

«Sì. E' passata una proposta molto importante, che l'Ita-lia aveva avanzato fin dal 2016: i fondi per la coesione (enon solo essi) saranno condizionati al rispetto dello statodi diritto, e più esattamente al rispetto dell'indipendenzadella magistratura e dei controlli finanziari sui fondi stessi(due situazioni che riguardano in negativo soprattutto Po-lonia e Ungheria n.d.r.). Noi italiani avremmo volutoestendere il condizionamento dei fondi anche alla politi-ca per i rifugiati: ossia meno fondi in caso di mancata acco-glienza. Questo criterio è passato non come condizionenegativa ma come incentivo: più fondi per chi è più attivosul fronte dei rifugiati».

Veniamo ai fondi strutturali per l'Italia. Sono più diprima, ma la qualità dei progetti è migliorata?

«Rispetto alle precedenti programmazioni, la quali-tà è cresciuta, soprattutto in alcune regioni come l'E-milia Romagna. In altre, soprattutto al Sud, la qualità èancora mediocre».

E la capacità di spesa?«Nella precedente programmazione si sono utilizzati

tutti i fondi. Certo, sarebbe stato meglio farlo sul campo enon ricorrendo a una serie di accorgimenti più o menoformali, ma è comunque un passo avanti. Certo, anchenella capacità di spesa, oltre che nella sua qualità, l'Italiaresta è un Paese duale, diviso tra Nord e Sud».

Quali saranno i prossimi passi per il nuovo bilan-cio Ue?

«Non credo che vedremo la fine del negoziato pri-ma del 26 maggio 2019, ossia prima delle elezioni peril Parlamento europeo. Se ne parlerà, come minimo,tra le fine del 2019 e l'inizio del 2020». (m.r.)

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Fondi europei Pagina 11

Sandro Gozi,ex

sottosegretarioagli Affari

europei

Fondi europei Pagina 12

DELEGHE SCADUTE

Al paloi «paracadute»previstidal Jobs act

Claudio Tucci

Dovevano rappresentare ilcompletamento del Jobs actdel lavoroautonomo. E inve-ce, dopo essere rimaste per

mesi nei cassetti ministeriali, le quat-tro deleghe contenute nella legge81/2017 sono scadute a metà giugno.E così, al momento, salvo un nuovointervento normativo, che non sem-bra tuttavia all'orizzonte, rimarrà sul-la carta, per esempio, lapossibilitàperalcuni professionisti, come ingegneri,architetti, commercialisti, avvocati,consulenti del lavoro, di poter asseve-rare o certificare atti pubblici, sosti-tuendosi alla Pa. Allo stesso modo re-sterà al palo anche il più volte annun-ciato rafforzamento, da parte dei ri-spettivi enti previdenziali, dellemisure di sicurezza o protezione so-ciale, nei casi in cui l'iscritto abbia su-bito una significativa riduzione direddito professionale (per ragioninon dipendenti dalla propriavolontà)o nelle ipotesi in cui il lavoratore auto-nomo sia colpito da gravi patologie.

Non scatterà neppure il potenzia-mento degli interventi per i collabora-tori della gestione separata Inps, aco-minciare da maternità, con un incre-mento dei mesi indennizzabili e un al-leggerimento dei requisiti d'accesso,e indennità di malattia, estendendo laplatea dei beneficiari, a fronte di unaeventuale maggiorazione dell'aliquo-ta aggiuntiva fino a o,5 punti; e nean-che la semplificazione della normati-va su salute dei lavoratori e sicurezzaapplicabile agli studi professionali(che, obiettivamente, non possonoessere assimilati a fonderie me-talmeccaniche).

L'inerzia su questi temi, siadelpre-cedente che dell'attuale esecutivo,non ha particolari motivazioni; e, inparte, sorprende, visto che la legge 8iè stato probabilmente il provvedi-mento del governo Renzi maggior-mente condiviso dalle forze politichee dal variegato mondo di partite Iva ecollaboratori. Un universo che adaprile, ultimo dato Istat, conta pocopiù di 5,3 milioni di occupati, con uncalo di oltre 6oomila unità dal 2o16,complice, però, pure, il giro di vite in-trodotto dal Jobs act su false partiteIva e collaborazioni mascherate.

In questo quadro il completamen-to della legge 81 poteva rappresentareun segnale di attenzione: «È impor-tante proseguire nel percorso traccia-to dallo Statuto - sottolinea MaurizioDel Conte, numero uno di Anpal edestensore del provvedimento - ripre-sentando le deleghe rimaste inattua-te, per completare un sistema di tutelee valorizzazione del lavoro professio-nale destinato, specie oggi, a giocareun ruolo sempre più rilevante nelpro-cesso di trasformazione organizzati-va delle imprese».

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Jobs Act Autonomi Pagina 13

SIAMO I SIGNORIDELLE AUTOSTRADE

(ANCHEPER LE TARIFFE)

Italia, un Paese di santi, poeti e navigatori. Ma an-che di concessionari autostradali. A livello inter-nazionale la classifica di settore parla chiaro. Do-

po l'acquisizione della società spagnola Abertis, il grup-po Atlantia-Acs (con circa 14.000 chilometri nel mondo)è il primo gestore, al secondo posto si trova la franceseVinci (4.500) e al terzo Gavio (con oltre 4.100, di cui oltre2.600 in Brasile e 1.400 in Italia). Come se non bastasseagli inizi dell'anno, sempre in Italia, la fusione tra Fs eAnas ha partorito una specie di Frankenstein dei tra-sporti, di cui si intuiscono le potenzialità, ma non si rie-sce ancora a cogliere coerenza e sostanza.

Alleanze

Il settore autostradale sta, comunque, conoscendouna stagione di profondi cambiamenti. La crescitamondiale della mobilità, il piano infrastrutturaleamericano, l'imporsi del modello costruzioni-concessioni, la ricerca di nuovi investitori stan-no rimescolando le carte in gioco. In questomare agitato l'Italia ha sviluppato competenzesocietarie e manageriali per ritagliarsi un ruoloimportante. Nelle prossime settimane, per Psem-pio, Gavio ufficializzerà con ogni pro-babilità l'alleanza con la francese Ar-dian, una società che amministra 67miliardi di dollari. L'accordo prevedela costituzione di una newco nellaquale verrà trasferita la partecipazio-ne di controllo di Astm (Torino-Milano) eSias, che oggi fanno capo ad Aurelia tramite Argo Finan-ziaria. Gavio manterrà il controllo della nuova società eArdian acquisterà una quota del 40%. L'operazione puòvalere circa 1,5 miliardi. Un altro asset dovrebbe poi ar-ricchire il portafoglio del gruppo tortonese. Carige èpronta a vendere la sua partecipazione nell'Autostradadei Fiori. E il primo dei candidati a comprare la tratta èproprio Gavio. Si tratta di un'operazione rilevante nonper la dimensione in sé, ma per le reazioni a catena chepotrebbe innescare. Complice la riorganizzazione di At-lantia-Abertis in Italia, le mosse di F2i, il fondo infra-strutturale della Cdp, e la perenne inquietudine delleAutovie Venete la mappa delle grandi reti stradali alNord potrebbe mutare radicalmente.

Sembra infatti prendere corpo un progetto che vedeprotagonista la Lombardia. La Regione, oggi guidata daAttilio Fontana, sta valutando con l'aiuto di IntesaSanpaolo la possibilità di creare una nuova concessio-naria unica per Milano-Serravalle, Pedemontana e Tan-genziale esterna di Milano: il network di grande scorri-mento attorno alla Città Metropolitana. Un analogo mo-dello potrebbe essere seguito dal Trentino per le suepartecipazioni nell'Autobrennero e nelle autostrade ve-nete.Nelle scorse settimane è poi filtrato che F2i ha intavola-

to una trattativa per l'acquisto della Brebemi (la nuovaMilano-Brescia parallela alla A4 via Bergamo) da IntesaSanpaolo. Il fondo guidato da Renato Ravanelli e la ban-ca di Carlo Messina hanno firmato un'esclusiva per defi-nire l'operazione, dopo opportuna due diligence. LaBrebemi è stata finora al centro di vivaci polemiche. I

primi esercizi si sono chiusi in rosso a causa deglioneri finanziari (generati da un maxi project

financing da 1,8 miliardi) e di un traffico pe-nalizzato dai ritardi nella realizzazione del-le interconnessioni sul fronte bresciano,ma il peggio sembra ora essere passato. Iprogetti della Regione Lombardia e le am-

bizioni di F2i hanno colto di sorpresa glioperatori e molti si interrogano se possa segna-

re un cambio di rotta da parte dell'investitorepubblico, visto poi la fusione Fs-Anas. Diffi-

cile dirlo, è certo però che F21 potrebbediventare una seria risposta finanziaria

per tutte le concessioni in mano al settorepubblico.Quando in Italia si parla di autostrade,

ogni ragionamento continua a ruotare at-torno ad Atlantia. Lo scorso marzo il campione naziona-le ha firmato un accordo con Acs e la sua controllata te-desca Hochtief per la creazione di una nuova holding, amaggioranza italiana, che ha preso il controllo dellaspagnola Abertis. Un'operazione che ha trasformato At-lantia in un player globale della mobilità con attività chespaziano dalla gestione dell'aeroporto di Roma Fiumi-cino, fino alle autostrade in tutto il mondo (dal Cile al-l'India, passando per il Brasile e il Nord America).

La Lombardia e F2i

Autostrade Pagina 14

I piani di Fs

A Piazza Affari, comunque, si guarda con interesseanche ai progetti di Fs, pur essendo saltato ilprogetto di quotazione. Agli inizi dell'anno èstato dato il via libera all'acquisizione di Anasda parte di Ferrovie dello Stato, allo scopo dicreare una società unica che controlli la retestradale e ferroviaria, oltre a mille chilome-tri di autostrade (come la Salerno-ReggioCalabria). Se il progetto prenderà corpo sicreerà un gigante della mobilità terrestre:oltre 25mila km di strade e autostrade a cuisi sommano 17mila km di binari. Per abi-tanti serviti e per investimenti, Fs è diven-tato il primo polo integrato di ferrovie estrade in Europa, con un fatturato stimatodi oltre u miliardi e una prospettiva di inve-stimenti di circa loo miliardi in dieci anni.Sull'acquisizione gravano però alcuni interro-gativi come dimostrano le perplessità già ma-nifestate dal nuovo governo. Nel mirino c'è lapresunta mancata svalutazione di circa 2miliardi

del patrimonio non ammortizzabile dell'Ente nazionaleperle strade. «Nessun buco, la tematica dei due miliardiè di tipo contabile legata alla definizione se alcuni assetall'interno di Anas sono di proprietà o meno. Non stia-mo parlando di soldi veri che entrano ed escono dallecasse», ha spiegato nei mesi scorsi l'amministratore FsRenato Mazzoncini. Che, peraltro, ha scritto una letteraper sottolineare che l'effettivo valore della dote Anaspuò impattare sugli accantonamenti e dunque sul patri-monio netto del gruppo post fusione. L'acquisizionesolleva dubbi anche sotto il profilo industriale: un mer-ger di realtà così diverse non vuole dire creare valore. Imaliziosi sostengono che la nuova società potrebbe pre-sto essere partecipata dalla Cdp, con una conseguenteriduzione dell'indebitamento dello Stato (13 di debiti diRfi e quattro di Anas). Non resta che aspettare le prossi-me mosse di Mazzoncini.

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All'estero

Nel frattempo la leadership italiana nel campo dellamobilità può diventare un importante volano per tutto ilPaese, specialmente se proseguirà l'espansione all'este-ro e se partirà negli Stati Uniti il gigantesco piano infra-strutturale voluto dal presidente Donald Trump. E quispunta il paradosso italiano. I gruppi italiani sono di-ventati grandi anche grazie alla carenza di concorrenza.Le poche gare, la politica tariffaria, la frammentazionedella rete hanno consentito ai gruppi di rafforzarsi e dipuntare ora all'estero. Questa considerazione non deveperò far dimenticare che le nostre autostrade sono lepiù care d'Europa. In Olanda e Belgio sono gratuite ma ilcosto della costruzione-gestione-manutenzione ricadesu tutti i cittadini attraverso la fiscalità generale. In Ger-mania si inizierà a pagare dal 2019 attraverso una tariffaforfettaria. In Austria, Svizzera e Slovenia c'è un abbona-mento annuale che al massimo costa uo euro. In Franciail sistema di pedaggi è simile al nostro ma meno caro. Inpassato i governi hanno più volte espresso la necessitàche il sistema delle concessioni venisse rivisto per favo-rire l'accorpamento di tratte, aumentare gli investimen-ti e ridurre le tariffe ma alla fine poco si è mosso.Dopo inutili richiami sul tema della concorrenza, la

stessa Europa ha cercato di smuovere la palude italianaricordando che concedere una proroga equivale a una

nuova concessione ma alla fine ha vinto il compro-messo. Bruxelles ha accettato le maxi-proroghe incambio di 8,5 miliardi di investimenti.Ma qual è lo stato dell'arte in Italia? La copertura au-tostradale vale circa 7 mila km. I privati ne controlla-no 6.ooo km: quasi 2.900 gestiti da Atlantia (conun'unica concessione), 1.400 da Gavio (lo concessio-ni),1.700 km da altri gruppi privati o enti pubblici. Nerestano 1.000 km affidati ad Anas. La rete è costituitaper la maggior parte da opere realizzate negli anni`6o e'7o, quando l'Italia vantava un sistema superio-re a molti Paesi europei ma risponde ancora a logi-che localistiche. Proprio questa frammentazione èdiventata un pesante ostacolo per lo sviluppo e l'am-modernamento del sistema. Gli investimenti, calatidi circa il 20916, sono il vero punto debole. Certo il pia-no approvato da Bruxelles può tamponare alcunefalle ma per realizzare le opere, di cui il Paese habisogno, sono necessarie ben altre risorse.

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Autostrade Pagina 15

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Foglio 1 1 2

Le misure sono destinate alle inizi.atrve produttive in Abruzzo, Lazio, Marche e L.Tmbria.

Sisma, incentivi per la ripresaA chi investe contributi a fondo perduto fino al 50%

Pagina a curaDI BRUNO PAGAMICI

Contributi a fondoperduto fino al 50%della spesa. È questala misura agevolati-

va a favore dei soggetti chea partire dal 24 agosto 2016abbiano realizzato o realiz-zino investimenti produtti-vi nei territori delle regioniAbruzzo, Lazio, Marche eUmbria colpite dal sismadel centro Italia di agosto eottobre 2016 e gennaio 2017.Lo ha stabilito il decreto 10maggio 2018 del Ministerodell'economia e delle finan-ze, pubblicato nella GazzettaUfficiale n. 142 del 21 giugno2018.

Gli aiuti, finalizzati a so-stenere la ripresa e lo svi-luppo del tessuto produtti-vo dell'area colpita dai notieventi sismici, sono direttialle imprese aventi sedeoperativa nei comuni al mo-mento dell'erogazione, inclu-se le imprese agricole i cuiappezzamenti siano situatiin tali territori.

Il decreto del Mef è inter-venuto a stabilire i criteri,le procedure e le modalitàdi concessione dei contribu-ti. Le risorse, nonché ognisuccessivo rifinanziamen-to, sono così ripartite trale regioni: Abruzzo: euro3.500.000,00 (10% dellerisorse stanziate); Lazio:euro 4.900.000,00 (14%);Marche: euro 21.700.000,00(62%); Umbria: euro4.900.000,00(14%).

Imprese beneficiarie.Possono presentare domandadi ammissione alle agevola-zioni le imprese che abbianoi seguenti requisiti:

a. per le imprese bene-ficiarie iscritte al registrodelle imprese: presenza diuna o più unità produttive(risultanti iscritte al mede-simo registro delle imprese)ubicate in uno o più comuni,alla data di presentazionedella domanda o al momentodell'erogazione del contribu-to o dell'anticipo;

b. per le imprese benefi-ciarie non iscritte al registrodelle imprese: luogo dell'eser-cizio dell'attività d'impresa(come riscontrabile dal cer-tificato di attribuzione del-

la partita Iva) in uno o piùcomuni, alla data di presen-tazione della domanda o almomento dell'erogazione delcontributo o dell'anticipo;

c. per le imprese benefi-ciarie non residenti nel ter-ritorio italiano: costituzionesecondo le norme di dirittocivile e commerciale vigentinello stato di residenza. Talisoggetti, fermo restando ilpossesso, alla data di presen-tazione della domanda devo-no dimostrare il possesso deirequisiti di cui alle preceden-ti lettere a. e b. alla data dirichiesta dell'erogazione delcontributo o dell'anticipo;

d. esercizio dell'attivitàeconomica in qualsiasi setto-re. Alle imprese beneficiarieoperanti nei settori dell'agri-coltura primaria, della pescae dell'acquacoltura è desti-nata, complessivamenteper i tre settori, una quotadi risorse pari al 10% dellerisorse attribuite a ciascunaregione. Sono comprese trale imprese beneficiarie an-che le imprese agricole la cuisede principale non è ubicatanei territori dei comuni, ma icui fondi siano situati in taliterritori.

Sono invece escluse le im-prese che sono in stato discioglimento o liquidazioneo sottoposte a procedure con-corsuali per insolvenza o adaccordi stragiudiziali o pianiasseverati ai sensi dell'art.67, 1.f, ad accordi di ristrut-turazione dei debiti.

Costi ammissibili. I con-tributi sono concessi a frontedella realizzazione di nuoviinvestimenti produttivi oall'ampliamento di unitàproduttive esistenti. I costiammissibili devono riferirsiall'acquisto di attivi mate-riali o immateriali per il con-seguimento del programmadi investimento proposto.

Tali costi riguardano, neilimiti delle pertinenti dispo-sizioni comunitarie vigenti:

a) il suolo aziendale e lesue sistemazioni;

b) le opere murarie edassimilate nonché le infra-strutture specifiche azien-dali, inclusi l'acquisto o larealizzazione di nuovi im-mobili o l'ampliamento diimmobili esistenti, purchéstrettamente funzionali al

ciclo produttivo caratteri-stico dell'impresa;

c) i beni materiali ammor-tizzabili di qualsiasi speciefunzionali al ciclo produttivocaratteristico dell'impresa;

d) i brevetti e gli altri di-ritti di proprietà industrialifunzionali al ciclo produttivocaratteristico dell'impresa;

e) i programmi informaticiesclusivamente connessi alleesigenze di gestione del ci-clo produttivo caratteristicodell'impresa;

f) per le sole piccole e me-die imprese, i costi relativiall'acquisizione di servizidi consulenza connessi alprogramma di investimentoproduttivo quali:

- i servizi qualificati disupporto alla innovazionetecnologica di prodotto eprocesso; a titolo esempli-ficativo, servizi di supportoalla innovazione di prodottonella fase iniziale, test e ri-cerche di mercato per nuoviprodotti, servizi tecnici diprogettazione per innovazio-ne di prodotto e di processoproduttivo, servizi tecnici disperimentazione es. prove etest, servizi di gestione dellaproprietà intellettuale, costodi ricerca tecnico-scientificaa contratto, servizi di sup-porto all'innovazione;

- i servizi qualificati disupporto alla innovazioneorganizzativa, servizi disupporto al cambiamentoorganizzativo, servizi di mi-glioramento della efficienzadelle operazioni produttive,supporto alla certificazioneavanzata, servizi per l'effi-cienza ambientale ed ener-getica;

- i servizi qualificati disupporto all'innovazionecommerciale per il presidiostrategico dei mercati (ge-stione delle relazioni con iclienti, sviluppo di reti di-stributive specializzate edalla promozione di prodotti,valorizzazione della proprie-tà intellettuale, ecc.).

Limiti. Alle suddette spe-se eleggibili si applicano i se-guenti limiti:

a. acquisto del suolo azien-dale e sue sistemazioni: spe-se ammesse nel limite del10% dell'investimento com-plessivo agevolabile;

b. opere murarie e assimi-

late nonché alle infrastruttu-re specifiche aziendali: sonoammesse come di seguito:

- per i programmi di inve-stimento aventi ad oggetto losvolgimento delle attività tu-ristiche di cui alla sezione Idivisione 55 Ateco 2007, sonoagevolabili le spese di co-struzione e acquisto dell'im-mobile, incluse le eventualispese di ristrutturazione,nel limite massimo del 70%dell'investimento complessi-vo agevolabile;

- per i programmi di inve-stimento aventi ad oggettole altre attività economiche,sono agevolabili le spesedi costruzione ed acquistodell'immobile, incluse leeventuali spese di ristruttu-razione, nel limite massimodel 50% dell'investimentocomplessivo agevolabile.

Le spese relative ai puntie. ed f. sono ammissibili nellimite cumulativo del 10%dell'investimento comples-sivo agevolabile e comun-que in misura complessiva-mente non superiore a euro50.000,00.

Saranno ammessi a contri-buto i programmi di investi-mento che presentano speseammissibili non inferiori adeuro 20.000,00, mentre ilcontributo nel suo ammon-tare massimo sarà determi-nato su un importo di costiammissibili non superioread euro 1.500.000,00 anchea fronte di spese ammissibilidi importo maggiore.

Sono ammissibili le spe-se sostenute a decorrere, incaso di opzione dei Regola-menti de minimis, dal giornosuccessivo al 24 agosto 2016.Con riferimento ai costi dicui punto c. sono ammissi-bili anche i contratti di lea-sing per la quota capitale deicanoni pagati nel periodo diammissibilità.

Agevolazioni concedibi-li. Alle imprese beneficiariepuò essere concesso un con-tributo in conto capitale suicosti ammissibili di cui alprecedente art. 4, secondouna delle seguenti opzioni:

a) pari al 50% dei costi ri-tenuti ammissibili entro il li-mite massimo di contributo enel rispetto delle condizionipreviste dai regolamenti de

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Zone Terremotate Pagina 16

u ig • •I'•

minimis;b) ai sensi dei Regolamenti

di esenzione, con le intensitàdi aiuto previste a secondadella dimensione di impresae della localizzazione dell'in-vestimento per le singole ti-pologie di costi ammissibili;

c) le imprese che hanno giàavviato l'investimento pos-sono ricevere l'agevolazioneai sensi dei regolamenti deminimis.

I soggetti interessati han-no diritto alle agevolazionidi cui al presente articoloesclusivamente nei limiti

delle disponibilità finanzia-rie.

Domande e priorità.Per ottenere il contributo leimprese beneficiarie devonopresentare la domanda alvicecommissario (funziona-rio competente per territo-rio di cui all'art. 1 del dl n.189/2016). Le domande dicontributo ammissibili ven-gono ordinate in graduatoriasulla base di un punteggiodeterminato considerandoi seguenti criteri in ordinedecrescente di priorità:

a. danni diretti subiti pereffetto degli eventi sismicidel 24 agosto 2016 e seguentidi cui al dl n. 189/2016 comerilevabili dalle schede Ae-des con esito E, B o C, conpriorità per le imprese cheabbiano subito l'inagibilitàtotale dell'immobile sededell'attività produttiva;

b. incremento occupazio-nale generato per effetto de-gli investimenti, con prioritàper le assunzioni a tempoindeterminato realizzate en-tro i sei mesi successivi allaconclusione del programma

Gli aiuti alle zone terremotate J• Iscritte al registro delle imprese;

Imprese • non iscritte al registro delle imprese;beneficiarie • non residenti nel territorio italiano;

Agevolazioniconcedibili

• che esercitano l'attività economica in qualsiasi settore

L'aiuto concedibile è pari al 50% dei costi ritenuti ammis-sibili entro il limite massimo di contributo e nel rispettodelle condizioni previste dai regolamenti de minimis

Suolo aziendale; opere murarie ed assimilate nonché leinfrastrutture specifiche aziendali, inclusi l'acquisto o larealizzazione di nuovi immobili o l'ampliamento di immobili

Costi produttivi esistenti, purché strettamente funziona li al ciclo produttivoammissibili caratteristico dell'impresa; beni materiali ammortizzabili;

brevetti; programmi informatici; solo per le Pmi i costirelativi all'acquisizione di servizi di consulenza connessial programma di investimento produttivo

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Foglio 2 1 2

di investimenti;c. rilevanza patrimoniale

dell'investimento data dalrapporto tra il valore degliinvestimenti in programmae il valore degli investimen-ti netti alla data dell'ultimobilancio;

d. condizione di microim-presa, piccola impresa omedia impresa, con attribu-zione di punteggi in ordinedecrescente al crescere delladimensione dell'impresa;

e. possesso del rating dilegalità.

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29.419

Il Rapporto '?01,5 della Fondazione nazionale registra anche il calo degli iscritti al Meridione

Commercialisti a due velocitàAl Nord reddito a 81 mila euro contro i 30 mila del Sud

I 1 fisco divide l'Italia ametà. Non solo leggen-do le dichiarazioni deiredditi degli italiani (che

nel 2016 hanno registratoun divario Nord-Sud di oltreil 44%) ma anche andandoa vedere lo stato di salutedi chi quelle dichiarazioni lecompila, i dottori commer-cialisti e gli esperti contabi-li, emerge chiaro il gap trale regioni settentrionali e ilMeridione. Nel 2016 i pro-fessionisti del Nord hannoinfatti dichiarato un redditomedio di 81.461 euro, controi 29.923 curo di reddito Ir-pef del Sud, con il primo increscita del 2,1% e il secon-do in calo dello 0,5%. Stan-do al rapporto 2018 sull'albodei dottori commercialistied esperti contabili, curatodalla Fondazione naziona-le, il divario si riverberaanche sugli iscritti, in au-mento sia pure moderatoal Nord (+0,9%) e in lievecalo (-0,2%) nelle regionidel Mezzogiorno. Una pro-fessione a due velocità, comesottolinea il presidente del

B1.-461

II reddito medio Irpef nel 2016

74-50-1

136..257

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2c).921

no a soli 33 mila euro annui.Numeri ai quali si aggiungeil calo costante dei giovani eche ci impongono una rifles-sione strategica sul nostrofuturo. La professione deve

I INprd Mprd.rst NOIdavasl Centan 5ud

Cndcec, Massimo Miani, che«resta complessivamente insofferenza , con redditi chesono ancora inferiori a quel-li precrisi e con i redditi me-diani che si assestano attor-

Pagina 44Foglio i

31.357

RRrrldioise Ix41e

certo presidiare e difendereil bacino della consulenza fi-scale, il quale, sebbene sem-pre più asfittico, rimane am-piamente maggioritario, manon può più rinviare la sfida

della sua modernizzazione,in termini di aggregazioni,specializzazioni e capacitàdi lettura dei processi inatto».

Dando un'occhiata ai datigenerali, nel corso del 2017,gli iscritti all'Albo dei dot-tori commercialisti e degliesperti contabili sono au-mentati di 417 unità con unacrescita percentuale dello0,4% sul 2016, il più bassotasso di crescita dal 2008. Indieci anni, gli iscritti all'Al-bo sono aumentati di 10.834unità, +10,1% sul 2008.

Numeri positivi dovutiper metà alle professioni-ste: lo scorso anno la quotadi donne iscritte all'Albo èaumentata passando dal 32al 34%.

Tra i neoiscritti del 2017,il 48% sono donne. In caloinvece gli iscritti fino a 40anni, che nel corso del 2017sono diminuiti passando dal17,4 al 17%. In dieci anni,gli under40 hanno perso 12punti percentuali passandodal 29 al 17%.

-DRiproduzi.on riservata--

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Commercialisti Pagina 18

Roadmap della riforma. Mercoledì la categoria si ritrova a Roma per un dibattito allargato sull'ordinamentoTra i temi praticantato, esame di Stato ed esclusive - Al Sud 421 abitanti per professionista, al Nord oltre 550

Il cantiere dei nuovi commercialistiAntonello Cherchi

commercialisti si mettono in di-scussione. Inizieranno a farlomercoledì a Roma dove è previ-sta una fitta giornata di con-fronto. Si inizierà nella mattina-ta con la riunione del Consiglio

nazionale insieme a tutti i presi-denti degli Ordini territoriali, perpoi nel pomeriggio aprire l'incontroalle associazioni e agli iscritti all'Al-bo. Una sorta di consultazione pub-blica che rappresenta, come ha sot-tolineato il presidente del Consiglionazionale, Massimo Miani, «unanovità assoluta».

La posta in gioco è alta. Si vuolemodificare l'ordinamento della pro-fessione, delineato, da ultimo, daldecreto legislativo 139 del 2005. Unapartita da giocare su più fronti: dalpraticantato all'esame di Stato, dal-l'assetto degli Ordini territoriali aimeccanismi elettorali, dalle compe-tenze alle specializzazioni e alla for-mazione, dalla composizione delConsiglio nazionale al sistema di-sciplinare. Di fronte a questo obiet-tivo è chiaro che l'appuntamento dimercoledì non potrà che rappresen-tare il primo passo di un percorsolungo, che dovrà concretizzarsi inuna proposta di riforma organica dasottoporre al Governo.

Non si parte, comunque, da zero.L'incontro di dopodomani è statopreceduto da un carteggio che ilConsiglio nazionale ha avuto con gliOrdini territoriali e le associazionidella categoria, ai quali ha sottopo-sto una proposta di riassetto, chie-dendo loro di esprimersi entro il 24giugno. Le risposte possono rap-presentare una prima indicazionedella direzione da intraprendere.C'è, però, da considerare che nonsempre la scadenza del 24 giugno èstata, per il momento e per diversimotivi, rispettata.

È il caso dell'Ordine di Milano, ilsecondo d'Italia per dimensione do-po Roma. «Abbiamo chiesto un rin-vio - sottolinea la presidente Mar-cella Caradonna - perché giugno èun mese con tanti impegni e l'argo-mento molto importante. L'esigen-za di cambiamento è condivisa datutti, ma fondamentale è anche ca-pire che professione si vuole per ilfuturo. Mercoledì si andrà per ascol-tare, per capire la prospettiva piùgenerale di questo intervento». Sul-la linea di Milano anche gli altri Or-

dini della Lombardia.Sulla stessa lunghezza d'onda

pure l'Umbria: «Insieme all'Ordinedi Terni - afferma Andrea Nasini,presidente a Perugia - abbiamochiesto più tempo. Mercoledì, dun-que, non potrà che essere avviatoun percorso».

Giudizio condiviso da VincenzoMoretta, presidente a Napoli, il terzoOrdine d'Italia, che invece le proprieproposte le ha inviate per tempo. «Èun inizio, ma se già mercoledì si ar-rivasse a una prima sintesi, sarei fe-lice. Significherebbe che in questo

La fotografia

L'identikit della categoriadel commercialista

1 DATI GENERALI

Iscritti 2008 2018*

all'Albo 107.499 118.333

+10,1 ..

Rapporto 2008 2018*

abitanti 555 511iscritti

all'Albo-7,9

LA PRESENZA FEMMINILE

Quote 2008 2018*

rosa 28% 34%

IL DETTAGLIO SUL TERRITORIORapporto abitanti iscritti all'Albo*

* Dati al i gennaio 2018Fonte: Consiglio nazionale dottori commercialisti -Fondazione nazionale dei commercialisti

mandato del Consiglio nazionale sipotrebbe portare a casa la riforma.E apprezzo la filosofia di ascoltaretutti, non come avvenne nel 2005,quando l'ordinamento fu messo apunto nel chiuso di una stanza».

Anche l'Ordine di Potenza ha fat-to pervenire a Roma le proprie va-lutazioni: «Ci siamo concentrati -spiega il presidente Luigi Vergari -soprattutto su tre aspetti: la com-posizione del Consiglio nazionale,chiedendo che ogni Regione abbiail proprio rappresentante, il ripri-stino delle esclusive e l'esame diStato. Su quest'ultimo punto siamod'accordo con la proposta del Con-siglio nazionale di portare il prati-cantato a tre anni».

Il tema dell'allungamento delpraticantato è fra i più dibattuti. Losi ritrova, per esempio, nelle posi-zioni ufficiali delle associazioni:d'accordo si sono dette l'Anc (Asso-ciazione nazionale commercialisti),l'Andoc (Associazione nazionaledottori commercialisti) e Unico(Unione italiana commercialisti).Ma non è che uno dei tanti elementidel confronto, come emerge anchedalle dichiarazioni di altre associa-zioni della categoria: l'Adc (Asso-ciazione dei dottori commercialisti)insiste, tra l'altro, sulle competenzee sulle esclusive, l'Unione giovanidottori commercialisti sul principiodi ineleggibilità oltre i due mandati,l'Aidc (Associazione dottori com-mercialisti ed esperti contabili) sul-la necessità di attribuire al com-mercialista la funzione di incarica-to di pubblico servizio. Molti ele-menti che, come auspica Unagraco(Unione nazionale commercialisti),trovino la sintesi in una «grande ri-forma condivisa».

Con questi presupposti il dibatti-to si annuncia articolato e cade inmomento in cui - come registra l'ul-timo rapporto della Fondazionedottori commercialisti - emergononuovi segnali sull'identikit della ca-tegoria: gli iscritti all'Albo crescono(+0,4% nel 2017) ma meno del passa-to e aumentano soprattutto al Nord(+0,9), mentre al Sud per la primavolta calano (-0,2). Il mercato meri-dionale soffre, però, di un "eccessodi offerta", perché ha 421 abitantiper professionista contro i 591 delNord-Est. «È l'immagine - com-menta Miani - di una professioneche viaggia a due velocità».

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Commercialisti Pagina 19

IL PRATICANTATO

Da 18 a 36 mesiper allinearlo a quello

dei revisori legali

L'accesso alla professioneTra le proposte di riformaavanzate dal Consiglio nazionalec'è l'allungamento delpraticantato a tre anni (ora sono1s mesi) in modo da allinearlo aquello dei revisori legali. Dueanni del tirocinio dovrebberoessere effettuati durante ilbiennio della laureaspecialistica. Viene, inoltre,suggerito di eliminare la terzaprova dell'esame di Stato, dasostituire con una prova sullematerie relative alla revisionelegale. Questo consentirebbe difare a meno della quarta provaora prevista per l'iscrizione nelregistro dei revisori legali

L"JLE COMPETENZE

Meno incompatibilitàe nuovi ambiti

con esclusive limitate

Attività allargataIl tema delle competenze vieneaffrontato sotto diversi aspetti:dall'introduzione di nuove, con laprevisione di alcune esclusive, allarevisione delle incompatibilità,che dovrebbero essere limitate aquelle che compromettonol'indipendenza del professionistao ne possono determinare lafallibilità, all'individuazione dilimiti precisi di impiego deldottore commercialista nellesocietà di servizi. A questi temi silegano quelli sulla formazioneprofessionale continua, rispettoalla quale si amplia il raggiod'azione del Consiglio nazionale, esulle specializzazioni, chepossono essere conseguite dopodue anni dall'iscrizione all'Albo

GLI ORDINI

Per quelli più piccolisul tavolo c'è l'ipotesidell'accorpamento

L'assetto territorialeTra le altre proposte c'è quella diaccorpare gli Ordini più piccoli,con il vincolo di mantenernealmeno uno per Regione. L'ipotesiin campo prevede una soglia al disotto della quale far scattare lefusioni (al momento sono statiindividuati tre tetti: 200 , 30o e50o iscritti). È una proposta chesembrerebbe non avere moltoseguito. Un'altra ipotesi è didelegare le funzioni dei consigli didisciplina locali a organismi subase regionale o nell'ambito delleCorti d'appello. Inoltre, sivorrebbe prevedere unadisciplina dei coordinamenti alivello territoriale

IL CONSIGLIO NAZIONALE

Interventi sul numerodei componenti

e la durata del mandato

L'Ordine nazionalePrevista una riduzione deiconsiglieri da 21 a 15,l'istituzione di un consiglio didisciplina nazionale con 6componenti (ora sono 14),interventi sulla durata delmandato dei consiglieri, temache coinvolge anche la duratadell'incarico dei Consigliterritoriali. A queste ipotesi sicollegano quelle sulla revisionedei meccanismi elettorali. Peresempio, a livello locale siinterviene sul meccanismo diassegnazione dei seggi diminoranza, che scattano se siraggiunge - questa la propostadel Consiglio nazionale - unasoglia di almeno il 20%dei voti validi.

Commercialisti Pagina 20

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Commercialisti Pagina 21

II, POPOLO DE PARTITE IVALA BATTAGLIA DEI CREDITI FANTASMA

L'Agenzia delle Entrate non paga se i contribuenti si dimenticano di chiedere il rimborso in dichiarazioneE così inizia un estenuante contenzioso, dove le Commissioni tributarie vanno in ordine sparso

di Isidoro Trovato

R sconoscere alle partite Iva lapossibilità di compensare odetrarre il proprio legittimo

credito, pur se non dichiarato nel-l'anno precedente. Il tema è moltosentito perché da anni ormai in Italiac'è una giurisprudenza controversa euna giustizia a macchia di leopardo.A denunciarlo sono gli avvocati tri-butaristi che ricordano quanto il te-ma sia strategico visto che le partiteIva attive, operanti in Italia, sono ol-tre 6 milioni di cui circa 4 milioni cir-ca relativi a professionisti e lavorato-ri autonomi che insieme generanoservizi del valore pari a circa il 15%dei Pil.Il punto è che, in tema di compen-

sazioni del credito Iva, l'talia apparespaccata: per esempio, analizzandole sentenze reperibili adottate tra il2ou e il 2017 nel solo distretto lom-bardo, a fronte del38%o che ammet-tono il diritto del contribuente a ot-

tenerne il riconoscimento ai fini del-le operazioni di compensazione odetrazione con quanto dovuto, il33% lo nega. La situazione di Catanianon è difforme. A Napoli la giuri-sprudenza, invece, si divide sull'one-re della prova. Tutto questo provocanei fatti la disparità di trattamentotra contribuenti e incertezza del di-ritto, che a sua volta incide sull'ulte-riore contenzioso tributario.Eppure la Corte di Cassazione e Cor-

te di giustizia dell'Unione europeahanno riconosciuto entrambe il va-lore solo di adempimento «forma-le» della presentazione della dichia-razione Iva da parte di imprese e pro-fessionisti, la cui omissione per ra-gioni non fraudolente non inficia lavalidità sostanziale del credito van-tato nei confronti del Fisco. Per que-sto l'Unione nazionale delle cameredegli avvocati tributaristi (Uncat) e ilConsiglio di presidenza della giusti-

zia tributaria (Cpgt) hanno avviatoun dialogo, fatto di proposte, pro-prio per verificare se è possibile pro-muovere linee comuni interpretati-ve.

RegoleAntonioDamascelli,presidentedi Uncat (Unionenazionale dellecamere degliavvocatitributaristi)

«Il dato di partenza - spiega Anto-nio Damascelli, presidente di Uncat- resta quello di un netto contrastorispetto a un indirizzo giurispruden-ziale generale, dettato sia in sede co-munitaria che in sede di legittimitàinterna. Il tutto crea confusione e in-certezza tra gli operatori. Ma soprat-tutto crea danno alle imprese e ai la-voratori a partita Iva, che dovrebberopoter contare su aspettative preco-stituite e non essere sottoposte allesorprese secondo le differenti sensi-bilità dei collegi decidenti». Per lepartite Iva a cui l'Agenzia delle Entra-te rifiuta la compensazione o la de-trazione del credito, l'unica strada èricorrere in primo grado alle com-missioni tributarie provinciali e insecondo grado alle commissioni re-gionali. Il terzo grado compete allaCassazione.«Tre gradi di giudizio - continua

Damascelli - che cambiano in baseall'area territoriale di competenza einvece su certi principi di caratteregenerale non ci può essere giuri-sprudenza difforme. Un tema che,tra l'altro, riguarda anche i rimborsidelle spese processuali. In Italia,malgrado la legge segua il principioche chi vince non debba pagare lespese processuali, nella maggioran-za dei casi, le partite Iva sono costret-te a sostenerle anche quando vinco-no. In più della metà dei contenzio-si, dopo aver attraversato tre gradi digiudizio ed aver vinto, il contribuen-te è tenuto a sostenere i propri oneriprocessuali. Provvedimento contra-rio a qualsiasi principio in vigore nelnostro diritto».

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Fisco e professionisti Pagina 22

Professionisti. Le proposte degli architetti: cambiarela legge urbanistica, superare gli standard e nuovi concorsi

Regole e incentivida riscrivereper rigenerare le cittàGiorgio Santilli

Abitare e spazi urbani, èora di cambiare. Ci so-no incentivi e regole dariscrivere per superarela dispersione e le con-traddizioni delle politi-

che abitative, urbane, edilizie e darvita a progetti di sviluppo sostenibiledelle nostre città. Ne parleranno tre-mila architetti al congresso nazionaledal 5 al7luglio a Roma. E se ne parlatra le forze politiche al governo. Unesempio viene dai 28miliardi annuidi lavori in casa incentivati da creditidiimposta5o o 65%perrecupero edi-lizio e risparmio energetico. MSSconsidera uno spreco destinare tanterisorse pubbliche alla microediliziadella sostituzione di infissi o a formedi manutenzione abitativa più o me-no ordinaria. Dal 2019 si cambia. Nel-la legge di bilancio si punterà a un«premio per una riqualificazione piùcomplessiva» - come lo chiama il pre-sidente della lo.a commissione delSenato, Gianni Girotto - col dupliceobiettivo di recuperare risorse e tra-sformare incentivi a pioggia in politi-ca radicale e selettiva di risparmioenergetico degli edifici e rilancio del-le città sostenibili.

Il Consiglio nazionale architetti siporta avanti sulla linea riformista ra-dicale: il presidente, Giuseppe Cap-pochin, lancerà dal congresso la pro-posta al governo di una politica perlecittà che riveda gli attuali strumenti.«Seguiamo - dice - le cittàverdi euro-pee, da Parigi a Copenaghen, da Mal-moe a Nantes, che hanno pianificatolo sviluppo sostenibile con risorsepubbliche e private e un orizzonte

lungo. Servono scelte per risolvere iproblemi: densificazione urbana perriempire ivuoti che creano insicurez-za; mixité per superare lo zoning mo-nofunzionale e far convivere resi-denze, spazi pubblici e nuova produ-zione urbana; sostenibilità sociale;domanda di architettura di qualitàche dobbiamo diffondere. Ci aiutanoi punti di riferimento internazionali:l'agenda urbana Onu 2030, latradu-zione europea nel patto di Amster-dam 2016, la dichiarazione di Davosdel 22 gennaio 2018. E ci aiutano mo-delli come quello francese che, con lalegge sulla rigenerazione urbana, haportato 12 miliardi di investimentipubblici e 44 totali».

In Italia ci sono incentivi da ricali-brare ma anche regole da riformaree principi nuovi da imporre alla pras-si della Pa: meccanismi concorsualie partecipativi, assunzioni di respon-

«II modello sono le cittàverdi europee , da Parigi aCopenaghen, da Malmoea Nantes»

Giuseppe Cappochin

PRESIDENTE CONSIGLIO NAZ. ARCHITETTI

sabilità, «nuove alleanze, anche in-terprofessionali» per ridare compe-titività e attrattività agli spazi urbani,coinvolgendo insieme privati e isti-tuzioni, residenze e aree pubbliche,rigenerazione e nuovi servizi. Sottola guida dei sindaci ma anche di nuo-ve politiche nazionali che dovrebbe-ro trovare perno in una figura di mi-nistro (o delega ministeriale) per learee urbane.

Una revisione che superi rigidità eframmentazione per lanciare unaprogettazione «di qualità». Il tema èl'architettura, non l'architetto. Ma idati aiutano a capire la cesura frapas-sato e presente . L'architetto - secon-do un'indagine Cresme su 3.600 can-tieri - progetta oggi il 48% dellanuovacostruzione (gli ingegneri il 32%, i ge-ometri il 2057.) mentre il 41% degli 11,9milioni di edifici residenziali costruitiin passato è realizzato in «autopro-mozione», il4o% è progettato da geo-metri e solo l'11% da architetti.

Nel documento del Cna al con-gresso sono segnalati vecchi arnesinormativi da buttare via. Come il re-golamento sugli standard, DM

1444/1968, che ancora impone l'ob-bligo di prevedere parcheggi per autoprivate «quando le città hanno biso-gno di politiche di potenziamento deltrasporto pubblico locale e di mobili-tà dolce». O i concorsi di idee, speri-mentati di recente per51 scuole, conil risultato di aver indotto 1.238 pro-getti di fattibilità, costati enormienergie a centinaia di studi profes-sionali. «Nei lavori pubblici - diceCappochin - si deve adottare sempreil concorso di progettazione a 2 fasiche seleziona, tramite l'ideaproget-tuale, 5 studi chiamati poi a presenta-

Incentivi Pagina 23

re il progetto. Non dobbiamo inven-tare, ma imparare dalla Francia. E chivince deve avere l'incarico: bisognasuperare le obiezioni Anac che esclu-de l'incarico se alvincitore manca unrequisito. Dobbiamo favorire unastagione di incarichi a un'ampia pla-tea di professionisti». Se ne parla daanni ma sancire - con legge, linee-guida o adesione "culturale" della Pa- questo principio finora non è statopossibile. «Si assegnano ancora - diceCappochin - incarichi sulla base difatturati che favoriscono i "soliti no-ti", quelli cioè che hanno sempre la-vorato in passato, in assenza di tra-sparenza».

E la legge urbanistica 1150/1942.Sta sempre lì: nonostante le leggi re-gionali innovative, manca un qua-dro nazionale, anche fiscale, che in-

centivi la trasformazione piuttostoche il consumo di suolo. Le procedu-re restano faticose, le convenienzeeconomiche incerte, gli istituti spe-rimentali da 25 anni (come la pere-quazione) disancorati da una disci-plina nazionale, i livelli pianificatoriridondanti a ostacolare la conver-genza fra fra mercato e regìa pubbli-ca. «L'ultima legge regionale virtuo-sa - dice Cappochin - è quella Emilia-Romagna (n. 24/2017, ndr) che pre-vede un solo livello di pianificazionestrategica ed evita di irrigidire la sfe-ra della decisione pubblica, lascian-do al mercato, sotto la regìa pubbli-ca, di individuare singole operazionidi rigenerazione. Non basta, urgelegge che consideri la rigenerazioneintervento di pubblica utilità».

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Rigenerazioni . Rendering dello studio o2Arch vincitore del concorso di

progettazione dei Cna per l'ex area Falck a Milano

Incentivi Pagina 24

Il sistema Confidi.

La riforma è naufragatama le associazioniinsistono sulla stabilità

n principio fu la legge delega,un polmone per via normativache avrebbe dovuto dare ossi-geno in quantità più che ab-

bondante a tutto il sistema dellegaranzie sul credito. Un percor-so lungo e faticoso che però nel2016 diede vita a una legge dele-ga approvata dal Parlamento.Chi seguì la vicenda sa poi diquel che accadde con lo scaderea febbraio dei primi ternini peremanare i decreti delegati e, co-me nella migliore tradizione de-gli atti mancati, la proroga chie-sta e ottenuta dalle associazioni.Invano. La pietra tombale sullariforma dei confidi porta la datadel 18 agosto 2017.

Ma le associazioni rappresen-tative dei consorzi che eroganoalle imprese e ai liberi profes-sionisti garanzie per i finanzia-menti bancari oggi lavoranopancia a terra per tenere in piediun sistema provato dalla lungacrisi dell'economia italiana. Econ l'addio alla riforma ora gliocchi sono puntati sull'altra ri-forma, quella cioé che dovrebberivoluzionare il funzionamentodel Fondo di garanzia per le Pmi.«Si trattava - dice Nico Gronchi,presidente di Italia Comfidi - didue gambe di un'operazione piùstrutturata e che puntava a ren-dere forte e stabile il sistema delcredito in generale e quello deiconfidi in particolare». Gronchiè però fiducioso: «Abbiamo avu-to rassicurazioni sul fatto che lariforma del Fondo Pmi andrà inporto nel 2019».

Si tratta di uno snodo impor-tantissimo, perché ridisegnatutto il meccanismo di accesso,assegnando ai confidi un ruolopiù marcato e soprattutto piùstabile. «Basti pensare alla tri-partita contenuta nella riforma- dice Gianmarco Dotto, presi-

dente di Assoconfidi e rappre-sentante di Federconfidi Con-findustria - che per i finanzia-menti fino a 12omila euro stabi-lisce garanzie appunto ripartitesu tre soggetti: banche, FondoPmi e appunto i confidi».

C'è poi tutto il capitolo sul ra-ting, parametro cardine per lavalutazione economica delle im-prese che per forza di cose pas-serà per lo snodo dei confidi, dasempre radicate sul territorio eda sempre connesse al mondoimprenditoriale. «Tutto passeràattraverso il sistema dell'accre-ditamento dei confidi - aggiun-ge Ezio Maria Reggiani, presi-dente di FidiProf nato in panciadi Confprofessioni e interamen-te dedicato al mondo degli studi-. Ma riformare i confidi è neces-sario perché è cruciale dare soli-dità a un elemento cardine delsistema del credito in Italia».

Ora si ripartirà ma l'idea delleassociazioni è di evitare la lungadiscussione di una nuova delegae di puntare dritto su un decretolegislativo di emanazione go-vernativa. La via meno lunga perstabilizzare i 318 confidi italianiche, secondo i dati 2017 diBankitalia, hanno generato ga-ranzie per 8,6 miliardi e per-messo così al sistema delle im-prese, soprattutto piccole e mi-cro, di accedere a 20 miliardi difinanziamenti.

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20 miliardiI finanziamentiI prestiti sui quali i confidihanno erogato garanziealle imprese italiane

Confidi Pagina 25

[ LO SCENARIO 1

"La sfera personale è inviolabilela riforma ha un'anima culturale"CARLO COLAPIETRO, PROFESSORE DI ISTITUZIONIDI DIRITTO PUBBLICO PRESSO L'UNIVERSITÀ ROMA TRE,NON HA DUBBI: IL 25 MAGGIO 2018E STATO UN PUNTO DIPARTENZA E NON DI ARRIVO. EFFETTIVAMENTE I FRONTIAPERTI NON MANCANO. ECCONE UNA RASSEGNA

RomaTT a forza del regolamento europeo sulla privacy è so-

<<Lprattutto culturale. Ha inaugurato un percorso disensibilizzazione e affermazione attorno all'idea di dato per-sonale come bene inviolabile dell'individuo. Ed ha attribuitoalla privacy una dimensione relazionale in linea con l'evolu-zione del contesto digitale, disegnando una tutela dinamica.Non amo però la definizione di super-diritto: in virtù del suovastissimo campo di applicazione, parlerei piuttosto di unacostellazione di diritti». Carlo Colapietro, professore di Istitu-zioni di diritto pubblico e direttore del master di secondo li-vello sulla privacy presso l'Università Roma Tre, non ha dub-bi: il 25 maggio 2018 è stato un punto di partenza e non di arri-vo. Effettivamente, a distanza di un mese e poco più dal gior-no in cui è diventato pienamente applicabile il Generai dataprotection regulation (Gdpr) i fronti aperti non mancano.

A partire da quello che sta interessando maggiormente igoverni: l'adeguamento normativo. Pur essendo direttamen-te applicabile, il regolamento ha infatti lasciato alcuni margi-ni di intervento agli Stati membri su materie particolari. Ed inqueste maglie elastiche si nascondono alcune possibili insi-die: «E una scelta sui generis ma obbligata, perché su ambiticome la giustizia penale, il lavoro e l'amministrazione gli Sta-

ti hanno sempre avuto un grande potere. Si rischia però -sottolinea Colapietro - un'applicazione al ribasso del regola-mento». Sotto questo punto di vista l'Italia appare avvantag-giata, almeno da un lato: «Dalla Legge sulla Privacy del 1997al Codice Privacy del 2003, il nostro Paese è sempre stato all'a-vanguardia sulla protezione dei dati personali». Il problemaè però un altro: «Il percorso di adeguamento è stato contorto- rileva l'esperto - Stiamo ancora aspettando il decreto defi-nitivo del Governo e i provvedimenti di implementazione delGarante che saranno essenziali per una corretta applicazio-ne».

Dall'esito degli iter di adeguamento (l'Italia non è l'unicoPaese in ritardo, anzi) dipenderà dunque buona parte dellaforza effettiva del regolamento UE, che si presenta comun-que solido: «L'idea che dietro alla tutela della privacy ci sia latutela della dignità non è forse mai stata così affermata. E di-rei pure difesa: penso all'ampliamento dell'ambito territoria-

II mercato deidigitalecontinuerà acrescereancora neiprossimi anni:nella tabellaqui a destrail trend finoal 2019

le e della nozione di dato personale, o ancora all'elasticità dialcune clausole pensate per un contesto digitale sempre piùesteso». Il professore di Roma Tre sottolinea poi il ruolo delleautorità garanti ("rafforzato soprattutto in ottica di costantecooperazione e coordinamento") e il cambiamento culturaleimposto dalla normativa europea: «Ai diritti degli utenti si af-fiancano precisi doveri dei titolari del trattamento. Si notacioè una prospettiva di responsabilizzazione, focalizzata sul-la necessità di garantire una tutela anticipata».

In quella che è stata ribattezzata da qualcuno come l'eradel Gdpr, anche la formazione avrà un peso notevole. L'espe-rienza del professore di Roma Tre con la direzione del ma-ster, giunto quest'anno alla terza edizione con 300 ore di cor-so per 50 studenti, è emblematica: «C'è una fame di compe-tenze in ambito privacy che è impressionante e in crescita. Al-cune grandi aziende ci chiedono gli esperti che formiamo ad-dirittura ancor prima che inizino i corsi», spiega non senzastupore Colapietro, che individua per le università un ruolochiave nell'epoca della quarta rivoluzione industriale: «La for-mazione delle competenze digitali non può prescindere da-gli atenei. Le università devono però sapersi adattare al conte-sto mutevole e trovare le formule per avvicinare i giovaniall'innovazione. Ad esempio, a Roma Tre abbiamo introdot-to un esame complementare sulla privacy nei percorsi di giu-risprudenza. Non è però solo una questione di giovani - con-clude l'esperto - Una formazione digitale, seppur più gene-ralizzata, è fondamentale anche nelle aziende e nelle pubbli-che amministrazioni». (afr.)

IL MERCATO DIGITALE IN ITALIAValori in milioni di euro e variazioni %

67.652,1 +28% 70.524 +; 72.524 ++$1%74.792

10.360,3 +7,8% 11.173,3 +7,5% 12.006,1 +7,3%12.878,3

22.346,0245%

22.242,00.9% 22.036,8

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CONTENUTIE PUBBLICITADIGITALI

SERVIZIDI RETE TLC

SOFTWAREE SOLUZIONIICT

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foia: NelCm uIlinN cuba, Mar. 2010

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Privacy Pagina 26

GLI EMIGRANTI DELL ' UNIVERSITÀ

Studenti in fuga dal SudSoffrono Pil e consumidi Eugenio Bruno

Le due ItalieTutto si può dire agli uni-

versitari italiani. Tranne Dove sono iscritti gli universitari.

che non siano mobili. Sia Dati in percentuale

all'esterno, come testimonia STUDENTI STUDENTI DELun recente studio dell'Ocse che DEL SUD CENTRO-NORDci colloca tra i paesi maggior-mente esportatori di studen- 25,6% 98,1%

ti. Sia all'interno, sebbene Università dei Università deiesclusivamente lungo l'asse Centro-Nord Centro-NordSud-Nord, come conferma unaricerca della Svimez. Che lan- 100cia un allarme sulle conse- 90guenze nefaste per il Mezzo-giorno della migrazione intel- 80lettuale in corso da anni. Anche 70sul piano macroeconomi-co. Nell'anno accademico 602016/2017 infatti un giovane 50 nmeridionale su quattro si è tra-sferito da Roma in su per stu-diare.

40A perderci, secondo l'As- 30 n

sociazione per lo sviluppo del-zo

l'industria nel Mezzogiorno,sono stati i consumi pubblici eprivati. Che risulterebbero più

1

bassi di 3 miliardi. E il Pil che a ° Tl l bb lsua vo ta ascere e su terre-

no l0 0,4 per cento. Una zavorra 74,4% 1,9%che rischia di frenare la ripar- Università Universitàtenza del Sud. dei Sud dei Sud

-Continua a pagina lo Fonte: Sdmez su dati Microsoft

Università Pagina 27

DALLA PRIMA PAGINA

Consumi e Pil del Mezzogiornofrenati dalla fuga di universitariEugenio Bruno

Continua da pagina 1

Partiamo dai numeri. Il pri-mo dato che la Svimezprende in considerazioneriguarda gli iscritti al-

l'università nell'anno accademico2016/2017. Ebbene su 685 milagiovani residenti al Sud circa175mila (il 25,6%) hanno scelto unateneo del Centro-Nord. Laddoveappena l'1,9% (18mila iscritti) hadeciso di riscendere lo Stivale perstudiare. Con un saldo migratorionetto di 157mila matricole. Nelcomplesso "emigra" per motivi distudio lo 0,7% della popolazioneresidente meridionale.

Le regioni più colpite dai flus-si in uscita, in valore assoluto,sono la Sicilia e la Puglia, con ol-tre 4o mila "emigranti". In per-centuale lo scenario cambia. E intesta troviamo le "piccole" Basi-licata e Molise con oltre il 4o%,davanti alla Puglia e alla Calabriacon il 32% circa e alla Sicilia conil 27 per cento.

Fin qui restiamo nell'ambitodelle statistiche sulle scelte degliuniversitari italiani che ogni anno

II saldo migratorio universitario

il Miur fornisce.Il valore aggiuntodello studio Svimez riguarda l'im-patto sull'economia del Mezzo-giorno prodotto da un doppio "cir-colo vizioso": al Sud ci sono mino-ri occasioni di lavoro per cui sem-pre più giovani decidono dispostarsi al Centro-Nord già almomento di scegliere dove studia-re e questo impoverisce (anche dalpunto di vista della ripartizionedel Fondo di finanziamento ordi-nario) gli atenei meridionali, checon meno risorse finiscono per ta-gliare i corsi di laurea e ridurrel'offerta universitaria.

La prima variabile che sembrarisentirne è rappresentata daiconsumi. Che - è la stima del-l'associazione - calerebbero di 3miliardi. Di questi un miliardoriguarderebbe il settore pubbli-co. A questa cifra lo studio arri-va moltiplicando i 157mila iscrit-ti che lasciano il Sud per il costostandard per studente. Gli altri 2miliardi in meno riguarderebbe-ro invece il comparto privato. Equi il conto considera la spesaper consumi privati attivata da-gli studenti meridionali che stu-diano da Roma in su per gli al-

Studenti meridionali iscritti nelle università del Centro- Nord e del Sud . In percentuale

Centro-Nord

Abruzzo Basilicata Calabria Campania Molise Puglia Sardegna Sicilia Estero

36,4 43,7 31,8 14,2 42,2 31,9 20,2 27,3 93,9

1 1 1 1 1 1 1 1 1-

63,6 56 , 3 68,2 85,8 57,8 68,1 79,8 72,7

Sud e Isole 1 1 1 1 1 1 1 1

loggi e per le principali voci delcosto della vita (prodotti ali-mentari, fornitura di acqua,energia e gas, spese sanitari, tra-sporti e comunicazioni) distinte,in base alle tabelle Istat, per cittàdi residenza. Con differenzeprofonde da un'area all'altra delPaese. Basti pensare che il costomedio annuo oscilla dai 1.700curo di Cassino e Vercelli ai4.700 di Milano.

Ma l'effetto-fuga dal Sud nonsi ferma qui. Applicando alla mi-nore spesa per consumi pubblicie privati il suo tradizionale mo-dello econometrico bi-regionale,la Svimez arriva a misurarne glieffetti prima su redditi e occupa-zione e poi quelli sul prodotto in-terno lordo. Con una conclusionetutt'altro che tranquillizzante:nel 2017 il reddito aggregato delMezzogiorno è stato più bassodello 0,4% rispetto a quello che sisarebbe avuto trattenendo sulterritorio gli studenti "emigrati".Una perdita rilevante se si consi-dera che il Sud preso nel suocomplesso l'anno scorso è cre-sciuto dell'1,2 per cento.

6,1

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Sud Centro-e Isole Nord

Fonte: Elaborazione Svimez su dati Microsoft

Università Pagina 28

lavoroprofessioni,

2000 ISCRITTIÈ l'incremento dei medicientrati nel Fondo Sanità tra

il2014 e il maggio 2018 di cui il 40%è costituito da giovani entro i 35 anni

Medici Pagina 29

Confindustria Pagina 30

LAVORO

«Somministrazione e voucher fuori dal decreto»Riassetti . Via a un gigante da 21 milioni di tonnellate: «rincorsa» al numero uno ArcelorMittalAi due maxi-poli il 50% del mercato continentale - L'impatto del deal per Ilva, Terni e Piombino

Matteo Meneghello

Francia, Lussemburgo, Spagna eItalia dauna parte; Germania, Olan-da e Inghilterra dall'altra. Thys-senKrupp e Tata hanno annunciatoieri la conclusione ufficiale dell'iter,avviato con il memorandum of un-derstanding dello scorso settem-bre, per la fusione delle loro attivitàeuropee. Nasce un gigante da 21 mi-lioni di tonnellate, ribattezzatoThyssenKrupp Tata steel, il secon-do player europeo nel mercato deipiani dopo ArcelorMittal, oggi lea-der in Ue con una capacità di 6o mi-lioni. E non è un caso se anche que-st'ultimo sia in queste settimaneimpegnato nel perfezionamentodell'acquisizione degli asset Ilva.Con le frontiere chiuse alle impor-tazioni in dumping provenienti daiprincipali player emergenti e lacontemporanea guerra dei dazi in-nescata dai provvedimenti dellaSection 232 dell'amministrazioneTrump, il controllo del mercato eu-ropeo dell'acciaio è diventato sem-pre più strategico.

L'operazione annunciata ieri èforse l'ultimo stadio di un processodi aggregazione che ha visto, neglianni, da una parte le francesi Usinore Sacilor fondersi con la lussembur-ghese Arbed e la spagnola Aceralia,fino ad arrivare a Taranto. Ora, dal-l'altra parte, Tata conferisce al cam-pione tedesco, ThyssenKrupp, gliasset posseduti in precedenza daCorus, vale a dire l'ex British steel el'olandese Hoogovens. È unconso-lidamento che ha portato questi duepoli di aggregazione a controllare il50% del mercato europeo. Intanto,

nuovi player si affacciano su questomercato: l'indiana Jsw ha rilevato laex Lucchini a Piombino, mentre lecessioni degli asset di ArcelorMittalin Est Europa (per ottenere il via li-bera dell'antitrust all'acquisizionedell'Ilva) rischiano di essere l'anti-camera per l'ingresso di nuovi sog-getti agguerriti all'interno dei con-fini europei.

L'operazione annunciata ieri«crea valore» per entrambe le parti,sottolineano le due società, che siattendono sinergie per 400-500milioni di euro e una ottimizzazio-ne del capitale operativo. Il prezzoda pagare in termini di occupazionesarà «una razionalizzazione dellaforza lavoro negli anni a venire finoa 4mila posti». Inoltre, «la rete diproduzione completa sarà rivista apartire dal 2020 con l'obiettivo diintegrare e ottimizzare la strategiadi produzione per l'intera joint ven-ture», che sarà gestita come un'uni-ca attività integrata attraverso unaholding con sede nella regione diAmsterdam. «Con la joint venture -commenta il ceo di ThyssenKrupp,Heinrich Hiesinger - creiamo unplayer europeo altamente competi-tivo, basato su una forte logica in-dustriale ed una logica strategica».Per Hiesinger la jv non solo rispon-de «alle sfide dell'industria siderur-gica europea», ma è «l'unica solu-zione per creare un valore aggiuntosignificativo di circa 5 miliardi dieuro per Thyssenkrupp e Tata».

Scarse se non nulle le ricadutedell'operazione sull'Italia. L'unicacontrollata italiana di Thys-senKrupp attiva nel settore dell'ac-ciaio al carbonio è la Tk electrical

steel di Motta Visconti (Mi), un cen-tro servizi per acciaio magneticocon 42 addetti: resta da capire se ènel perimetro dell'operazione. Laprincipale controllata in Italia diThyssenKrupp nell'acciaio è inveceAcciai speciali Terni, attiva nel-l'inossidabile, quindi al di fuoridell'area di business oggetto dellafusione. L'alleanza con Tata po-trebbe però accelerare, secondo al-cuni osservatori, il processo di ces-sione dell'asset italiano, da sempreun «corpo estraneo» nell'universoThyssenKrupp. L'azienda, dopo unprocesso di ristrutturazione chiusocon 29o esuberi, sta vivendo una fa-se di normalizzazione, con il risul-tato in utile per il secondo annoconsecutivo. I vertici di Thyssennon hanno mai nascosto la volontàdi cedere il controllo di Terni, mal'operazione non è semplice e an-che per questo motivo nei mesiscorsi il Governo avrebbe preso inconsiderazione la possibilità dicoinvolgere alcuni player nazionaliper favorire una riorganizzazionepiù ampia del comparto.

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Consulenti del lavoro Pagina 31

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500MILIONI DISINERGIEL'accordo fra Tatae ThyssenKruppdovrebbe portarea sinergieper 4-50o milionie a una«ottimizzazionedei capitaleoperativo»

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colosso a Essen

Consulenti del lavoro Pagina 32