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DIREZIONE GENERALE, ASL 6 SANLURI Servizio Programmazione e Controllo 1 LA RIABILITAZIONE NEL TERRITORIO DELLA ASL 6 DI SANLURI STUDIO DI FATTIBILITA’ E IPOTESI DI INTERVENTO STRATEGIE E STRUMENTI PER LA QUALIFICAZIONE DEL CENTRO CENTRO SANTA MARIA ASSUNTA

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1

LA RIABILITAZIONE

NEL TERRITORIO DELLA ASL 6 DI SANLURI

STUDIO DI FATTIBILITA’ E IPOTESI DI INTERVENTO

STRATEGIE E STRUMENTI PER LA QUALIFICAZIONE DEL CEN TRO

CENTRO SANTA MARIA ASSUNTA

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INDICE PREMESSA ......................................................................................................................................... 3

CONTESTO DI RIFERIMENTO ........................................................................................................ 5 La riabilitazione: definizione della materia e quadro normativo di riferimento .............................. 5 Quadro sociodemografico e considerazioni epidemiologiche ....................................................... 12 La domanda e l’offerta sociosanitaria. Focus su alcune aree specifiche ....................................... 16

DESCRIZIONE DEL CENTRO ........................................................................................................ 20 Quadro generale ............................................................................................................................. 20

Eccellenza nella strumentazione .................................................................................................... 20

LE IPOTESI DALLA ASL 6 PER UNA BUONA UTILIZZAZIONE DEL CENTRO ................... 22

Presupposti ..................................................................................................................................... 22

Possibile produzione ...................................................................................................................... 23

Conto Economico di previsione ..................................................................................................... 23

Obiettivi ......................................................................................................................................... 24

SWOT Analysis ............................................................................................................................. 26

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PREMESSA

Il presente documento intende analizzare il tema dell’assistenza riabilitativa in Sardegna e più nello

specifico nel territorio di competenza della ASL 6 di Sanluri.

Dopo aver condotto degli accurati studi sulla questione, la Regione Sardegna traccia una

situazione caratterizzata dalla presenza di centri e di presidi di riabilitazione, pubblici e privati,

estremamente disomogenei, con problemi di inadeguatezza delle risposte sanitarie e di

inappropriatezza delle prestazioni. Questi aspetti hanno pesanti ricadute sulla efficacia degli

interventi e sulla spesa. La rete dei servizi appare insoddisfacente per molti aspetti, con riguardo

sia alle strutture di riabilitazione intensiva sia ai presidi di riabilitazione estensiva.

Anche gli studi sociodemografici ed epidemiologici confermano la necessità di una rivisitazione dei

servizi e delle prestazioni sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo; basti pensare per

esempio all’aumento della popolazione anziana, degli incidenti stradali, delle malattie autoimmuni:

fenomeni sociali e sanitari che stanno contribuendo a modificare la domanda e che stentano a

trovare una congrua offerta di servizi sociosanitari. Trattasi, infatti, di casistiche da cui derivano

nella maggiore parte dei casi patologie croniche e invalidanti che durano tutta la vita, con alterne

fasi di riacutizzazione e remissione, che hanno una notevole incidenza sulla qualità della vita dei

pazienti e che richiedono una maggiore capacità di intervento per garantire il recupero funzionale,

quando possibile.

La ASL 6, avendo avuto di recente il difficile compito di accompagnare il Centro di riabilitazione

Santa Maria Assunta verso la riorganizzazione delle attività cercando l’equilibrio economico,

intende sviluppare un progetto di recupero e potenziamento del Centro stesso con delle linee di

attività che diano sostenibilità economica.

Si evidenzia che la gestione del Centro S.M. Assunta di Guspini è legata ad un emergenza sociale

che è tuttora in via di definizione. La ASL 6 è stata chiamata dalla Regione e dalla Prefettura di

Cagliari a gestire temporaneamente una struttura privata al fine di evitare che i pazienti venissero

lasciati privi di cure.

Tra l’altro la struttura privata è attualmente in amministrazione controllata ed è soggetta a

procedura di liquidazione. In attesa che venga sciolta la vertenza legale della fondazione, l’Azienda

Sanitaria 6 di Sanluri al fine di garantire ai pazienti gli standard minimi di assistenza, ha dovuto

procedere all’assunzione di personale interinale appositamente selezionato. Tale personale,

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cesserà di rappresentare un costo per l’Azienda nel momento stesso in cui terminerà l’emergenza

sociale condivisa anche con le Autorità Locali e il Prefetto.

Alla luce di quanto premesso, la ASL 6 attraverso una puntuale analisi della normativa di

riferimento, del bisogno e dell’offerta del territorio intende ipotizzare delle soluzioni che potrebbero

risultare ottimali dal punto di vista sociosanitario e sostenibili dal punto di vista tecnico ed

economico per il recupero del centro.

Il prodotto finale dello studio è costituito da un insieme di conclusioni e di raccomandazioni sulla

possibile realizzazione e sulla delimitazione degli ambiti, con indicazioni utili a orientarne le priorità,

le linee di azione, le strategie e le modalità di lavoro.

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CONTESTO DI RIFERIMENTO

La riabilitazione: definizione della materia e quad ro normativo di riferimento

Il principale riferimento normativo riguardante il tema della riabilitazione è il Provvedimento della

Conferenza permanente Stato - Regioni del 7 maggio 1998, avente ad oggetto "Linee-guida del

Ministro della sanità per le attività di riabilitazione" (Pubblicato il Gazzetta Ufficiale 30 maggio

1998, n. 124). Obiettivo delle presenti linee guida è fornire indirizzi per la organizzazione della rete

dei servizi di riabilitazione e criteri generali per gli interventi di assistenza riabilitativa attivabili

all'interno dei livelli uniformi di assistenza previsti dal Piano Sanitario Nazionale (PSN), adottando

quale riferimento un modello di percorso integrato socio-sanitario, ferma restando l'autonomia delle

Regioni e delle Province autonome nell'adottare le soluzioni organizzative più idonee in relazione

alle esigenze della propria programmazione.

L'intervento riabilitativo viene finalizzato verso quattro obiettivi:

� il recupero di una competenza funzionale che, per ragioni patologiche, è andata

perduta;

� l'evocazione di una competenza che non è comparsa nel corso dello sviluppo;

� la necessità di porre una barriera alla regressione funzionale cercando di modificare

la storia naturale delle malattie cronico degenerative riducendone i fattori di rischio e

dominandone la progressione;

� la possibilità di reperire formule facilitanti alternative.

Lo stesso provvedimento definisce la riabilitazione “un processo di soluzione dei problemi e di

educazione nel corso del quale si porta una persona a raggiungere il miglior livello di vita possibile

sul piano fisico, funzionale, sociale ed emozionale, con la minor restrizione possibile delle sue

scelte operative”.

In relazione all'intensità e complessità delle attività sanitarie di riabilitazione e alla quantità e

qualità di risorse assorbite le stesse si distinguono in:

� attività di riabilitazione estensiva o intermedia

� attività di riabilitazione intensiva

a) attività di riabilitazione estensiva o intermedia: caratterizzate da un moderato impegno

terapeutico a fronte di un forte intervento di supporto assistenziale verso i soggetti in trattamento.

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L'impegno clinico e terapeutico è comunque tale da richiedere una presa in carico

specificatamente riabilitativa e complessivamente le attività terapeutiche sono valutabili tra una e

tre ore giornaliere.

Gli interventi di riabilitazione estensiva o intermedia sono rivolti al trattamento di:

1. disabilità transitorie e/o minimali che richiedono un semplice e breve programma terapeutico-

riabilitativo attuabile attraverso il ricorso alle prestazioni previste dal D.M. 22 luglio 1996

"Prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale erogabili nell'ambito del Servizio Sanitario

Nazionale e relative tariffe" e successive modifiche ed integrazioni;

2. disabilità importanti con possibili esiti permanenti, spesso multiple, che richiedono una in carico

in presa nel lungo termine richiedenti un "progetto riabilitativo".

Il progetto riabilitativo ed i suoi programmi attuativi definiscono i tempi, di completamento dei cicli

riabilitativi, di norma contenuti entro 240 giorni, fatta eccezione per:

� i pazienti affetti da gravi patologie a carattere involutivo (Sclerosi multipla, Distrofia

muscolare, Sclerosi laterale amiotrofica, malattia di Alzheimer, alcune patologie congenite

su base genetica), con gravi danni cerebrali o disturbi psichici, i pluriminorati anche

sensoriali, per i quali il progetto riabilitativo può estendersi anche oltre senza limitazioni;

� i pazienti "stabilizzati" nella loro condizione di non perfetto recupero funzionale per i quali

possono essere previsti cicli riabilitativi anche su base annua.

b) attività di riabilitazione intensiva: dirette al recupero di disabilità importanti, modificabili che

richiedono un elevato impegno diagnostico medico specialistico ad indirizzo riabilitativo e

terapeutico in termini di complessità e/o di durata dell'intervento (orientativamente riferibile ad

almeno tre ore giornaliere di terapia specifica, intese come quelle erogate direttamente dal

personale tecnico sanitario della riabilitazione quale, ad esempio, il fisioterapista, il logopedista, il

terapista occupazionale, l'educatore professionale e l'infermiere in quegli atti finalizzatiti al

miglioramento delle ADL - Attività della vita quotidiana -). Il progetto riabilitativo ed i suoi

programmi attuativi definiscono i tempi di, completamente dei cicli riabilitativi, di norma contenuti

entro i 120 giorni.

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Gli interventi di riabilitazione intensiva sono rivolti al trattamento:

� di patologie complesse che richiedono la permanenza in ambiente riabilitativo dedicato

specialistico e per l'interazione con altre discipline specialistiche;

� delle menomazioni più gravi e delle disabilità più complesse, nonché di quelle connesse

con forme di patologia rara per il cui trattamento si richiede l'acquisizione di una adeguata

esperienza o l'utilizzo di attrezzatura particolarmente complesse, di avanzata tecnologia e

l'integrazione con altre branche altamente specialistiche.

L’accordo Stato – Regioni, inoltre, implica un modello che prevede:

� attivazione di percorsi sanitari e sociosanitari integrati, attraverso la creazione di una rete

integrata tra servizi ospedalieri e territoriali, attraverso un’offerta diversificata (servizi di

ricovero, ambulatoriale, domiciliare) e attraverso lo sviluppo di livelli di integrazione

differenziati tra aspetti sanitari e sociali a seconda della tipologia di intervento riabilitativo

(intensivo, estensivo e di mantenimento);

� unitarietà, continuità e specificità dell’intervento riabilitativo attraverso una visione e

competenze professionali multidisciplinari;

� coinvolgimento della famiglia nel processo riabilitativo, come elemento fondamentale per il

sostegno psicologico e sociale dell’individuo.

Come si evince dalla più recente normativa sulla riabilitazione è ormai, pertanto, universalmente

raccomandato, per una efficace azione di riabilitazione, di recupero funzionale, di integrazione

lavorativa e sociale un approccio unitario al soggetto con metodi interdisciplinari e

multiprofessionali; e un criterio di continuità terapeutica che va declinato nelle fasi caratterizzate da

diversa intensità assistenziale nei servizi interessati.

Importante sottolineare, a tal proposito, che la riabilitazione sta gradualmente superando gli

approcci basati sulla gestione della “menomazione” e della “minorazione funzionale” (ciò che il

paziente “non sa fare”) a favore di interventi in grado di promuovere le abilità e le potenzialità (ciò

che la persona “sa fare, o potrebbe fare”). Non quindi soltanto prestazioni settoriali, ma una nuova

e più qualificata capacità di presa in carico globale dei bisogni della persona e della famiglia con

problemi di disabilità nelle diverse fasi dell’intervento assistenziale, riabilitativo e di integrazione

sociale e lavorativa.

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Gli obiettivi della riabilitazione mirano, infatti, a garantire alla persona con disabilità la massima

indipendenza e la massima partecipazione possibile alla vita sociale ed economica. Nella

fattispecie, questa visione del processo riabilitativo implica:

� la promozione delle abilità e delle potenzialità, con una presa in carico globale dei bisogni

della persona e della famiglia nelle diverse fasi dell’intervento assistenziale, riabilitativo e di

integrazione;

� il recupero di una competenza funzionale che per ragioni patologiche è andata perduta;

� l’evocazione di una competenza che non è comparsa nel corso dello sviluppo;

� il reperimento di formule facilitanti alternative;

� il blocco o il rallentamento della regressione funzionale per modificare la storia naturale

delle malattie cronico-degenerative, riducendone i fattori di rischio e dominandone, ove

possibile, la progressione.

La DGR 19/1 del 28/3/2008 recante per oggetto “attività sanitarie e socio sanitarie di riabilitazione

globale: riorganizzazione della” rete territoriale, definisce gli indirizzi strategici in base ai quali le

aziende sanitarie devono ridisegnare gli interventi al fine di:

� “qualificare maggiormente la rete delle strutture di riabilitazione in modo da affrontare, in

condizioni di appropriatezza, diverse tipologie di bisogno e di intensità riabilitativa;

� rendere omogenea l’offerta di prestazioni riabilitative su tutto il territorio, dal punto di vista

qualitativo e quantitativo;

� integrare le attività di riabilitazione ospedaliere, residenziali e distrettuali, al fine di

ottimizzare l’efficacia e l’efficienza delle prestazioni;

� privilegiare il Distretto come ambito operativo che consenta di governare i processi

assistenziali per garantire alle persone disabili percorsi riabilitativi continuativi e verificabili.

A tal proposito, la delibera in questione, in coerenza con le Linee guida nazionali, sopra citate,

definisce le Linee guida della Regione Sardegna e identifica le strutture di riabilitazione in area

ospedaliera ed in area extra ospedaliera, come segue:

1) Rete ospedaliera

� Strutture di alta specialità (3° livello riabilitat ivo): le prestazioni vengono erogate dalle Unità

operative specializzate site in presidi di alta specializzazione;

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� Strutture di riabilitazione intensiva (2° livello r iabilitativo): le prestazioni vengono erogate

presso Unità operative di riabilitazione intensiva inserite in presidi ospedalieri pubblici e

privati plurispecialistici o monospecialistici;

� Strutture di riabilitazione estensiva (1° livello r iabilitativo): le prestazioni vengono erogate

presso Unità operative ospedaliere di lungodegenza post-acuta a valenza riabilitativa

estensiva.

2) Rete territoriale1

� Centri ambulatoriali di riabilitazione globale;

� Presidi di recupero e riabilitazione funzionale;

� Centri di riabilitazione globale a ciclo continuativo;

� Centri riabilitativi per persone con disabilità psichica;

� Centri diurni e centri residenziali sociosanitari per persone con disabilità grave: questi si

dividono in centri diurni a valenza socio-riabilitativa e centri residenziali a valenza socio-

riabilitativa.

Importante distinguere dalle strutture fino ad ora elencate (sanitarie e sociosanitarie) le strutture

socio-assistenziali:

� Case protette;

� Comunità alloggio;

� Case famiglia;

� Centri di aggregazione;

� Colonie estive

L’Assessore, in tale deliberazione, rammenta, inoltre, che per sopperire alla criticità dell’area della

post-acuzie è stato necessario avviare la riqualificazione della rete delle strutture di riabilitazione e

integrare le attività di riabilitazione ospedaliere con quelle territoriali; a tal fine, con Delib.G.R. n.

15/22 del 19.4.2007 sono stati definiti modalità e criteri per la riconversione temporanea di una

quota di posti letto per acuti, attualmente in regime di accreditamento transitorio, in regime di post-

1 Fanno parte della rete territoriale diverse tipologie di strutture: quelle di natura sanitaria e quelle di natura

sociosanitaria (che prevedono una tariffa mista, ossia in parte a carico del SSR e in parte a carico dell’utente o del

Comune – DPCM 29 novembre 2001).

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acuzie. Per quanto concerne, invece, la riabilitazione territoriale, con Delib.G.R. n. 8/16 del

28.2.2006 sono state definite, attraverso l’individuazione delle tipologie di strutture e delle modalità

di erogazione delle prestazioni di tipo sanitario e socio sanitario, le linee di indirizzo per la

riorganizzazione della riabilitazione nella Regione e con la Delib.G.R. n. 47/17 del 16.11.2006 si è

provveduto alla riorganizzazione e al potenziamento delle attività di riabilitazione globale nelle

strutture pubbliche.

Con la Delib.G.R. n. 53/6 del 27.12.2007 è stato avviato il processo per la definizione della

ripartizione tendenziale dei posti letto per specialità tra le diverse province e, nell’ambito della

stesso, con successiva Delib.G.R. n. 15/18 del 11.3.2008, sono stati definiti i posti letto relativi alle

discipline “Unità spinale” (cod. 28), “recupero e riabilitazione funzionale” (cod. 56), “lungodegenza”

(cod. 60) e “neuro-riabilitazione” (cod. 75), così come rappresentato per memoria nella tabella A

dell’allegato al presente provvedimento.

Nell’ambito delle linee di indirizzo definite con la Delib.G.R. n. 8/16 del 28.02.2006 e con la

Delib.G.R. n. 53/8 del 27.12.2007 sono stati inoltre definiti i nuovi regimi assistenziali, in relazione

ai quali, con la Delib.G.R. n. 53/8 del 27.12.2007 sono stati definiti i parametri di fabbisogno, da

intendersi come riferimento per la programmazione delle prestazioni da garantire. Gli indici di

fabbisogno sono stati individuati a partire da un insieme di elementi fra i quali si ricorda l’analisi

degli assistiti inseriti presso le strutture pubbliche e private di riabilitazione al 30 giugno 2006 (dalla

quale è, fra l’altro, emerso uno squilibrio nella distribuzione delle attività di riabilitazione sul

territorio regionale) e l’analisi epidemiologica relativa ai ricoveri effettuati dagli assistiti/residenti

della Regione Sardegna negli anni 2001-2006, rilevati dalla banca dati SDO regionale. Sono stati,

inoltre, tenuti in considerazione i seguenti elementi:

� aumento della dotazione ospedaliera di posti letto di post-acuzie, in particolare per la

disciplina “recupero e riabilitazione funzionale” (codice 56), realizzata nel corso dell’anno

2007 e programmata per gli anni successivi (Delib.G.R. n. 15/22 del 2007 “Misure

transitorie per i potenziamento delle attività di ricovero in regime post acuzie”; Delib.G.R. n.

47/17 del 2007 “Riorganizzazione e potenziamento delle attività di riabilitazione globale

nelle strutture pubbliche”);

� sviluppo della rete territoriale pubblica delle strutture che erogano prestazioni di

riabilitazione sanitaria e sociosanitaria (Delib.G.R. n. 44/10 del 2007 “Programma

straordinario di Interventi per l'autismo e i disturbi pervasivi dello sviluppo”);

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� riorganizzazione della rete assistenziale delle RSA conseguente alla Delib.G.R. n. 25/6 del

13.06.2006, “Linee di indirizzo in materia di Residenze sanitarie assistenziali e Centri

diurni”; interventi realizzati nel 2006 e 2007 a supporto della “non autosufficienza”

(Delib.G.R. n. 27/41 del 2007 “Fondo per la non autosufficienza”) e riorganizzazione della

rete delle cure domiciliari (Delib.G.R. n. 47/16 del 2006 “Riorganizzazione e attuazione

dell’Assistenza domiciliare Integrata”).

La DGR 53/8 del 27/12/2007 in coerenza con quanto previsto dalla Delib.G.R. n. 8/16 del

28.2.2006, ha stato ridefinito il sistema di remunerazione delle prestazioni di assistenza

riabilitativa, differenziate in relazione alle diverse tipologie di attività. Ai fini della determinazione

delle tariffe, l’Assessorato dell’Igiene e Sanità e dell’Assistenza Sociale ha messo in atto un’analisi

dei costi di produzione delle diverse tipologie di attività, tenuto conto delle componenti essenziali di

costo ordinariamente sopportate da un erogatore standard, sulla base dei requisiti minimi regionali

(strutturali, organizzativi e tecnologici) di cui all’allegato 2 della stessa deliberazione e dei contenuti

dei contratti collettivi di lavoro, previa valutazione della congruità delle tariffe preesistenti,

opportunamente rivalutate per tener conto dell’aumento dei costi di produzione intervenuto nel

corso degli anni.

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Quadro sociodemografico e considerazioni epidemiolo giche

L’ASL n. 6 di Sanluri in seguito alla nuova delimitazione territoriale2 è formata da 28 comuni

distribuiti in due distretti sociosanitari, come quanto segue:

� sette appartenenti al Distretto di Guspini (Arbus, Gonnosfanadiga, Guspini, Pabillonis, San

Gavino Monreale, Sardara, Villacidro)

� ventuno appartenenti al Distretto di Sanluri (Barumini, Collinas, Furtei, Genuri, Gesturi, Las

Plassas, Lunamatrona, Pauli Arbarei, Samassi, Segariu, Sanluri, Serramanna, Serrenti, Setzu,

Siddi, Tuili, Turri, Ussaramanna, Villamar, Villanovaforru, Villanovafranca).

La popolazione totale è distribuita su una superficie territoriale di 1.516,2 Kmq con una densità

abitativa di 67,9 abitanti/Kmq.

I dati Istat (popolazione residente al 1 Gennaio 2009) registrano una popolazione residente totale

pari a 103.020, suddivisa in 51.062 maschi, pari al 49,56% del totale e 51.958 femmine, pari al

50,43 % distribuita in maniera disomogenea nei due Distretti: il Distretto di Guspini è quello con il

maggior numero di abitanti, infatti ne conta 56.956 pari al 55,29 % della popolazione totale; il

Distretto di Sanluri conta una popolazione di 46.064 abitanti pari al 44,71 % della popolazione

totale.

Tra i tanti fenomeni collegati al processo di trasformazione demografica, si distingue il costante

invecchiamento della popolazione: indicatore non solo del crescente fenomeno dell’allungamento

della vita e quindi della riduzione della mortalità in età avanzata, ma anche dello scarso

rinnovamento generazionale. L’incidenza della popolazione anziana sul totale della popolazione

residente nel territorio della ASL6 cresce nel tempo. Dal raffronto dei due ultimi censimenti Istat

disponibili (1991-2001), si ricava che la popolazione residente nei due distretti ha subito un

generale decremento passando dai 109.785 abitanti a 105.400 abitanti, con una variazione del -

3,99 % nell’arco di dieci anni. Il declino demografico è dato, principalmente dal saldo naturale

negativo che da diversi anni caratterizza il territorio del Medio-Campidano.

Attraverso l’osservazione degli ultimi bilanci demografici Istat è possibile offrire una fotografia del

territorio ancor più dettagliata e più vicina alla realtà attuale rispetto a quella offerta dall’analisi dei

due ultimi censimenti. I dati che seguono sono relativi alla popolazione residente al 31 dicembre

2 Nuova delimitazione territoriale definita al 1 gennaio 2006.

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2005-2009. Sulla base di questi dati appare confermato il trend demografico descritto attraverso

l’analisi dei due ultimi censimenti, sintetizzabile nel declino costante della popolazione, come

mostra il grafico sotto riportato.

Nel dettaglio, per quanto riguarda la fascia di popolazione anziana, secondo i dati Istat 2009, si

registrano 20.495 ultrasessantacinquenni su un totale di 103.020 abitanti; questo valore, in termini

percentuali si traduce in circa il 20 %.

L’incidenza della popolazione anziana sul totale della popolazione residente nel territorio della

ASL6 cresce nel tempo. Si passa infatti da un valore pari a 18,82% (anno 2006) ad uno pari a

19,13% (anno 2007) fino a quello attuale (2009) del 19, 89%.

Va evidenziato che il progressivo invecchiamento della popolazione determina anche un aumento

degli ultra 85-enni che oggi (2009) rappresentano il 10.99 % (11%) degli anziani ultra 65-enni a

fronte 10 % del 2007 e del 9 % del 2006.

L’indice di vecchiaia riferito all’intero territorio, (indicatore dinamico che stima il grado di

invecchiamento di una popolazione) conferma ancora una volta la scarsa dinamicità demografica.

Nel 2001 l’indice risultava pari al 125%, valore di gran lunga superiore rispetto alla media regionale

(116%). Se si considerano gli anni successivi al 2001 si nota il rapido incremento del fenomeno

(128,97% nel 2004, 144,86 nel 2005, 152% nel 2006, 157,78 nel 2007, 168,89 nel 2009).

TREND DEMOGRAFICO ASL 6 SANLURI 2005-2009

102000

102500

103000

103500

104000

104500

2005 2006 2007 2008 2009

ANNO

PO

PO

LAZ

ION

E

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In generale, i valori degli indici di vecchiaia sono elevati in tutti e due i distretti (in particolare nel

distretto di Sanluri) e, superando il 100, indicano che nella popolazione la quota di anziani con più

di 65 anni, prevale di gran lunga su quella dei giovani con meno di 15 anni.

Fonte ASL: Indici di vecchiaia. Rielaborazione su dati Istat. Anni 2001-2009

Per quanto riguarda i decessi, anche se l’evoluzione nella struttura della mortalità resta un

fenomeno lento, che si dispiega in tempi relativamente lunghi, senza subire impennate e

improvvise accelerazioni, si evidenzia un progressivo allungamento della vita. L’innalzamento

dell’età alla morte ha fatto sì che la maggior parte dei decessi si registri ad età sempre più

avanzate e sia caratterizzata da quadri patologici complessi, non sempre univocamente

riconducibili ad un’unica causa di morte. Non di rado, quando l’età è molto avanzata, il quadro

patologico può essere caratterizzato da un insieme di malattie di cui nessuna, considerata

singolarmente, è letale, ma che nel loro complesso e nella loro interazione conducono l’individuo

alla morte. La mortalità è sempre più spesso legata a patologie cronico-degenerative.

Per stimare la domanda di cura associata all’età della popolazione è utile considerare altri

indicatori demografici quali gli indici di dipendenza; questi sono considerati indicatori di rilevanza

economica e sociale, i cui numeratori sono composti dalla popolazione che, a causa dell’età, si

assume essere non autonoma, cioè dipendente, e i denominatori dalla fascia di popolazione in

attività, che dovrebbe, quindi, provvedere al sostentamento della prima.

Nella tabella che segue, si nota che l’indice di dipendenza totale3 è in costante aumento, passando

da un valore pari a 44,73% (2001) ad uno pari a 46,36 del 2009. Il dato conferma ancora una volta

l’aumento della quota delle persone che hanno bisogno di cura e assistenza, in particolare in

questo caso gli anziani.

3 L’indice di dipendenza totale è il rapporto tra la popolazione in età non attiva (0-14 anni e 65 anni e più) e la popolazione in età attiva (15-64 anni), moltiplicato per 100.

Indice vecchiaia

Anno 2001 anno 2004 anno 2005 anno 2006

anno 2007

anno 2009

Distretto di Sanluri

133,51 145,69 154,43 161,34

165,54

177,37

Distretto di Guspini

117,94 122,19 137,20 144,51

151,49

162,34

Totale Asl 6

124,91 128,97 144,86 152,00

157,78

168,89

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Area territoriale

indice di dipendenza totale indice di dipendenza gi ovanile indice di dipendenza anziani

2004 2005 2006 2007 2009 2004 2005 2006 2007 2009 2004 2005 2006 2007 2009

Distretto di Sanluri 46,65 47,02 47,34 49,03 47,77 18,99 18,42 18,11 17,91 17,22 27,66 28,54 29,22 29,66 30,55

Distretto di Guspini 41,22 43,05 43,42 45,34 45,13 18,55 18,15 17,76 17,43 17,2 22,67 24,9 25,66 26,41 27,93

Totale Asl 6 42,92 44,8 45,14 46,97 46,36 18,74 18,29 17,91 17,64 17,24 24,17 26,5 27,23 27,84 29,12 Fonte ASL: Indici di dipendenza. Rielaborazione su dati Istat. Popolazione 2004-2009

I dati sulla prevalenza della disabilità senile in Italia evidenziano che tra gli ultra 65enni:

� il 22% si trova in condizioni di compromissione funzionale;

� il 9,8% non è autosufficiente (parzialmente o totalmente);

� il 3,2% risulta a rischio di istituzionalizzazione.

Su queste considerazioni è ragionevole stimare, per la popolazione della Provincia del Medio

Campidano , e quindi della ASL 6, che la percentuale di disabilità senile coinvolgerà circa 4.367

unità essendo stimata equivalente al 22% della popolazione ultrasessantacinquenne.

La percentuale dei non auto-sufficienti, parziali o totali, stimata nel 9,8%, sarà pari a circa 1.873

unità. Gli anziani a rischio di istituzionalizzazione saranno ragionevolmente pari al 3,2% cioè circa

612 unità.

A fronte di un aumento dei fabbisogni assistenziali da parte della popolazione anziana come verrà

di seguito specificato, si avrà, il venire meno di quella che è stata storicamente la principale rete

di sostegno, quella familiare, e ci si dovrà attendere che quote sempre più ampie di popolazione

anziana si rivolgeranno all'esterno: alle reti formali di assistenza.

Nella Provincia del Medio Campidano i dati di mortalità non si discostano in maniera sostanziale

da quelli nazionali: i due gruppi di patologie che maggiormente incidono nella salute delle persone,

le malattie cardiovascolari e le patologie tumorali, rappresentano le principali cause di morte in

maniera percentuale rispettivamente del 40% e del 27%.

È anche interessante rilevare che tra le patologie vascolari, le vasculopatie cerebrali, di pertinenza

neurologica, rappresentano il 37% dei casi mentre le malattie ischemiche del cuore incidono per il

27%. Si vanno sempre più incrementando i casi di demenze senili che riguardano circa il 7% degli

anziani.

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Riguardo alla incidenza delle patologie la Sardegna è caratterizzata, nel suo complesso da un’alta

prevalenza ed incidenza di alcune patologie croniche tra le quali figura ai primi posti mondiali in

termini di incidenza e prevalenza: il Diabete Insulino-dipendente, la Sclerosi Multipla, altre

patologie autoimmuni come Artrite Reumatoide, il Lupus, la Tiroidite (di queste ultime non si è

ancora definita la portata in termini scientifici) e ancora la Talassemia. La provincia del Medio

Campidano, si allinea a questi trend.

La frequenza dei ricoveri per le diverse patologie e le rilevazioni dell'attività specialistica

ambulatoriale rispecchiano quelle che sono le prevalenze delle patologie di cui la popolazione è

affetta e confermano le frequenze e le percentuali delle cause di morte.

La domanda e l’offerta sociosanitaria. Focus su alc une aree specifiche

La domanda sociosanitaria. La situazione socio-demografica ed epidemiologica sta contribuendo a

modificare la configurazione della domanda sociosanitaria, cioè la tipologia di servizi richiesti. Per

esempio:

� una popolazione anziana richiede una quantità di prestazioni maggiore, rispetto ad una

popolazione più giovane, in quanto presunta meno sana; in questa fascia di età si ha una

maggiore incidenza di patologie cronico-degenerative con effetto cumulativo sulla

richiesta complessiva di prestazioni sanitarie e quindi un’ipotetica curva di domanda

tendente ad aumentare progressivamente con l’aumentare delle persone in questa fascia

d’età. Di conseguenza, l'invecchiamento della popolazione, sta portando ad un forte

incremento di prestazioni richieste da ultraottantenni, provocando sia un aumento totale

della domanda di servizi, sia uno spostamento verso tipologie di servizio più coerenti con il

cambiamento epidemiologico e demografico quale la riabilitazione, lungodegenza, la

geriatria.

� l’aumento degli incidenti stradali rappresentano un problema di assoluta priorità per la

sanità pubblica per l’alto numero di morti e di invalidità permanenti e temporanee che

causano nel mondo. Gli incidenti stradali sono un problema di salute pubblica molto

importante, ma ancora troppo trascurato. Per l’Oms sono la nona causa di morte nel

mondo fra gli adulti, la prima fra i giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni e la seconda

per i ragazzi dai 10 ai 14 e dai 20 ai 24 anni. Si stima, inoltre, che senza adeguate

contromisure, entro il 2020 rappresenteranno la terza causa globale di morte e disabilità.

Servono pertanto degli interventi, delle strutture in grado di far fronte a questo problema

sempre più importante.

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� sempre più diffusi anche i casi di patologie autoimmuni come per esempio la Sclerosi

Multipla di cui ancora spesso si cerca di definire la portata e le cause in termini scientifici).

Le tre situazioni sopra descritte rappresentano tre esempi circa i mutamenti sociali epidemiologici

e demografici che stanno contribuendo a modificare la domanda e quindi l’offerta sociosanitaria.

Trattasi di tre situazioni da cui derivano nella maggiore parte dei casi patologie croniche e

invalidanti che durano tutta la vita, con alterne fasi di riacutizzazione e remissione, che hanno una

notevole incidenza sulla qualità della vita dei pazienti e che richiedono una maggiore capacità di

intervento per garantire il recupero funzionale, quando possibile.

Le disabilità sono quindi in progressivo aumento, in particolare quelle temporanee che richiedono

una maggiore capacità di intervento, per garantire il recupero funzionale e l'integrazione sociale e

lavorativa delle persone interessate. Continuano a crescere, per esempio, i numeri relative alle

persone colpite da gravi patologie ad alto rischio invalidante, quali GCA (gravi cerebro lesioni

acquisite) temporanei o permanenti, dovuti a traumi cranici o ad altre cause quali ictus, sindromi

post atossiche, emorragie cerebrali. Le conseguenze altamente invalidanti di tali patologie

determinano una condizione di disabilitò grave: stato di coma, menomazioni motorie, sensoriali,

cognitive e comportamentali.

In Italia si stimano circa 150.000 casi di persone colpite da trauma cranico. Di queste, circa 15.000

presentano esiti disabilitanti più o meno gravi, mentre 3.000 finiscono in stato vegetativo

permanente o quasi.

Le analisi epidemiologiche relative alla Sardegna, confermano che il numero di persone colpite da

GCA è in costante aumento, tanto da divenire una delle prime cause di disabilità fisica, cognitiva e

psicologica, nonché una delle più importanti limitazioni alla vita sociale e di relazione, soprattutto

per i più giovani.

Per quanto riguarda la provincia del Mediocampidano, di seguito una tabella che illustra l’utenza

(suddivisa per patologia e area di provenienza) accolta dal Centro di riabilitazione Santa Maria

Assunta nell’anno 2009 (gennaio-ottobre).

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CAUSA ASL7 ASL8 ASL5 ASL6 ASL1 ASL3 ASL2 ASL4 TOTALE

trauma cranico 20 14 7 41

altra grave patologia 20 1 11 32

ictus cerebri emoragico 16 62 6 22 4 110

ictus cerebro ischemico 8 73 4 30 3 118

ortopedico 3 44 4 36 14 2 103

cardiovascolare 6 8 14

neurodegfenerativa 46 6 3 10 65

cardiorespiratorio 5 5

PCI 11 3 14

vuoto 2 3 1 6

altri traumi 2 2 4

emoraggia cerebrale 5 9 14

neoplastici 9 2 11 TOTALE 27 300 34 134 21 10 9 2 537

Fonte: Guspini per la vita, Progetto per la trasformazione del centro di medicina riabilitativa ad alta complessità tecnologica e assistenziale Santa Maria Assunta in nodo delle rete regionale territoriale di riabilitazione

CAUSA

ASL PALERMO ASL ROMA G ASL ROMA C

ASL BRINDISI ASL ROMA A ASL ROMA B

ASL FRIULI TOTALE

altra grave patologia 1 1

ortopedico 2 2 6 3 13

neurodegenarativa 2 2

PCI 8 6 1 3 18

TOTALE 2 10 8 2 6 3 3 34 Fonte: Guspini per la vita, Progetto per la trasformazione del centro di medicina riabilitativa ad alta complessità tecnologica e

assistenziale Santa Maria Assunta in nodo delle rete regionale territoriale di riabilitazione

L’offerta - Rispetto l’offerta fino ad oggi proposta nel territorio sardo, come anticipato, la

deliberazione regionale 8/16 del 28/02/2006, conferma che la situazione regionale è caratterizzata

dalla presenza di centri e di presidi di riabilitazione, pubblici e privati, estremamente disomogenei,

con problemi di inadeguatezza delle risposte sanitarie e di inappropriatezza delle prestazioni.

Questi aspetti hanno pesanti ricadute sulla efficacia degli interventi e sulla spesa. La stessa

deliberazione continua rilevando che con riferimento all’offerta di assistenza, va rilevato che la rete

dei servizi appare insoddisfacente per molti aspetti, con riguardo sia alle strutture di riabilitazione

intensiva sia ai presidi di riabilitazione estensiva. È costituita in maggioranza da centri privati,

convenzionati prevalentemente per prestazioni di riabilitazione ex art. 26 legge 833/78, e da presidi

che erogano prestazioni specialistiche di riabilitazione secondo il D.M. 22 luglio 1996, con una

distribuzione non equilibrata nel territorio e seri problemi di appropriatezza e di efficacia. Una quota

elevata di prestazioni domiciliari e di internato è in buona parte orientata a risposte socio

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assistenziali, ha una componente sanitaria-riabilitativa molto ridotta e svolge attività per lo più di

custodia della persona con disabilità. La rete pubblica è del tutto insufficiente (in particolare

l’offerta pubblica è assente a Olbia, Nuoro e Lanusei) e incompleta (rispetto alle diverse tipologie di

assistenza), con conseguente utilizzo improprio delle esigue risorse professionali ed economiche

disponibili e, soprattutto, gravi ritardi nel recupero delle abilità personali.

Più precisamente, l’attuale rete dei servizi di riabilitazione è costituita da:

- centri privati, convenzionati per prestazioni di riabilitazione ex art. 26 Legge 833/78, in regime di

internato, seminternato, ambulatoriale e domiciliare;

- presidi privati che erogano prestazioni specialistiche, ambulatoriali e domiciliari, di medicina fisica

e riabilitativa (D.G.R. 19/16 del 28 aprile 1998, nomenclatore tariffario delle prestazioni di

specialistica ambulatoriale);

- presidi e centri di riabilitazione pubblici che erogano prevalentemente prestazioni ambulatoriali di

fisiochinesiterapia e solo in alcune realtà trattamenti ambulatoriali di riabilitazione globale;

- centri per l’età evolutiva inseriti nelle Unità Operative di Neuropsichiatria dell’Infanzia e

dell’Adolescenza;

- strutture ospedaliere, pubbliche e private, che erogano sia prestazioni in regime di ricovero (nel

limitato numero di posti letto di riabilitazione e di lungodegenza al momento attivati) sia prestazioni

ambulatoriali per utenti esterni.

Sono poi completamente assenti le strutture di riabilitazione sociosanitaria, le cui prestazioni sono

talvolta impropriamente garantite dai centri e presidi di riabilitazione sanitaria.

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DESCRIZIONE DEL CENTRO

Quadro generale

Il Centro Guspini per la vita, fondato nel 2004 dal

Comune di Guspini come Fondazione Onlus, ha

svolto, sino al momento dell’acquisizione da parte

della ASL 6, la propria attività nei campi della

assistenza sanitaria, sociale e socio-sanitaria,

nonché della beneficenza, anche mediante la

gestione di appositi servizi e strutture o la

partecipazione ad essi. E' stata costituita per la creazione di una struttura sanitaria riabilitativa

estensiva di I fase assistenziale, che si inserisce, nell'ambito dell'assistenza riabilitativa regionale,

nel quadro di un modello sperimentale, denominato Hub-And-Spoke.

Sino a Luglio 2010 la Fondazione Guspini per la Vita ha gestito il centro in questione, il quale

risulta suddiviso in cinque settori:

� Centro Diurno per malati di Alzheimer

� Hospice

� Comunità alloggio

� Comunità protetta

� Centro di cura e riabilitazione globale

Con deliberazione n. 359 del 5/8/2010 è stato recepito l’accordo sottoscritto in data 2/8/2010,

secondo il quale la struttura sanitaria “Centro di Riabilitazione “Santa Maria Assunta” di Guspini è

stata acquisita dalla Azienda Sanitaria di Sanluri.

Eccellenza nella strumentazione

La struttura prevede oltre alle camere di degenza, una palestra riabilitativa con macchine ed

attrezzature computerizzate come il Lokomat, anche in ambito pediatrico, una sala vasche di cui

una iperbarica. Il Centro mira si distingue nel contesto sardo e italiano per avere strumentazione di

eccellenza che permettono:

� la riabilitazione robotica arti inferiori

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Attività effettuata tramite il macchinario Lokomat per il training del passo e la riabilitazione degli arti

inferiori per adulti e bambini. Il presidio per la deambulazione robotizzata Lokomat è un ortosi di

deambulazione a funzionamento elettrico che assiste, mediante un sofisticato sistema robotizzato,

il movimento degli arti inferiori nel cammino, e permette di aumentare notevolmente le potenzialità

della riabilitazione motoria nell’ambito del recupero della deambulazione, anche nei soggetti più

gravi.

� l’ idrochinesi terapia con training del passo in vasca

L’idrochinesi è utilizzabile quale fattore in grado di amplificare l’intervento riabilitativo e si propone

come valida integrazione ai mezzi tradizionali di fisiochinesi terapia. L’attività viene svolta con:

vasca riabilitativa di 1,5 m; vasca ad altezza variabile di 120 cm e 60 cm; vasca riabilitativa di 5

mestri con iperbarismo di 1,5 atmosfere, applicazione assolutamente innovativa dell’iperbarismo e

con diverse concentrazioni di ossigeno per l’idrochinesiterapia.

� la reo riabilitazione robotica degli arti superiori

La terapia Reo è dotata di una tecnologia robotica modellata, soluzione perfetta per le attività

ripetitive. La terapia Reo completa i correnti ptrpgrammi terapeutici, offrendo l’ìopportunità di

ulteriori esercizi mirati al recupero degli arti superiori nel pazienti ospedalizzati ed ambulatoriali.

� il T.A.B.

Il centro ha sviluppato un proprio sistema denominato TAB, una soluzione completamente web

based che permette l’interazione diretta tra medico e paziente da postazioni remote su reti IP,

attraverso connessioni wired e/o wireless

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LE IPOTESI DALLA ASL 6 PER UNA BUONA UTILIZZAZIONE DEL CENTRO

Presupposti

Il Centro S.M. Assunta di Guspini si trova tuttora in forte crisi economica e di redditività. Il centro ha

operato nel passato senza avere i corretti permessi ed in regime di produzione i cui costi non

venivano soddisfatti dai ricavi. La crisi economica che ne è conseguita, legata ad una gestione non

equilibrata dal punto di vista economico – finanziario, potrebbe essere risolta con una casistica di

ricoveri differente rispetto al passato.

Infatti, qualora la struttura dovesse essere rilevata dalla Regione Sardegna, si potrebbe pensare di

soddisfare un bisogno territoriale che esiste e che sarà sempre più importante nel territorio della

ASL 6, tramite un mix di ricoveri possibili, che avrebbero una loro naturale capacità di

autofinanziarsi, e che la Direzione Generale della ASL 6 vuole proporre con questo documento.

Inoltre occorre tenere in seria considerazione la predisposizione di alcune attività propedeutiche

prima di fare ripartire le linee di attività socio sanitarie. La mancanza di alcuni requisiti minimi di

accreditamento ma anche di abitabilità/agibilità, sono legati prevalentemente alla non conclusione

di alcuni lavori strutturali legati ad esempio agli impianti. Infatti si stima un costo di 2.500.000 € per

mettere a norma l’impianto prima di iniziare le attività sanitarie. Ciò comporterebbe la chiusura del

centro per un periodo sufficiente alla messa a norma della struttura quantificato in un periodo

massimale di alcuni mesi.

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Possibile produzione

Nella tabella sottostante viene riportato un possibile scenario che prevede 20 PL di lungodegenza

ospedaliera (10 PL cod. 56 e 10 PL cod. 60), 35 posti letto di riabilitazione globale (25 PL alta

intensità e 10 PL continuativa) e 5 PL di Hospice. La tipologia di posti letto proposta porterebbe la

struttura ad autofinanziarsi.

mix cod.56 + riabilitazione territoriale PL TENDENZIALI*

PL OCCUPATI

val. % GIORNATE TARIFFE ricavo totale

riabilitazione intensiva ospedaliera 2° livello - cod. 56 10 75% 2.737,50 236,4 647.145,00

lungodegenza (cod. 60) 10 75% 2.737,50 137,89 377.473,88 riabilitazione globale alta intensità 25 75% 6.843,75 338 2.313.187,50 riabilitazione globale continuativa 10 75% 2.737,50 171 468.112,50 hospice 5 75% 1.368,75 195 266.906,25

TOTALE 60 75% 16.425,00 4.072.825,13

Risorse umane necessarie

Risorse Umane COD. 56 (10 PL) Riabilitazione alta intensità

(25 PL)

Riabilitazione ciclo

continuativo (10 PL)

Hospice (5 PL) Totale

OSS/OTA 4,50 8,00 4,00 2,00 23,00 Infermieri professionali 3,50 6,00 3,00 2,00 18,00 Infermiere Coordinatore 1,00 1,00

Tecnici della riabilitazione 0,00 6,00 3,00 2,00 11,00 Medico responsabile funzioni

sanitarie 1,00 1,00

Personale medico 2,50 4,50 3,00 1,50 14,00 Totale personale 68

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Conto Economico di previsione

Facendo seguito all’ipotesi di produzione sopra esposta, conseguentemente sono state fatte delle

stime sul personale necessario ma anche sul resto dei costi di produzione necessari per avviare le

attività. Sotto vengono riportate le principali macro voci del Conto Economico.

VALORE DELLA PRODUZIONE 4.072.000

Acquisti Beni Sanitari 350.000

Acquisti Beni non Sanitari 30.000

Acquisti di Servizi 300.000

COSTO COMPLESSIVO PERSONALE 2.818.500

Personale Sanitario 2.336.500

Persoanle Tecnico 352.000

Persoanle Amministrativo 130.000

Ammortamenti e svalutazioni 250.000

Altri costi 53.500

TOTALE COSTI DELLA PRODUZIONE (B) 3.802.000

Imposte tasse ed oneri finanziari 270.000

UTILE O PERDITA 0

Obiettivi

Favorire la deospedalizzazione : il principio base è che oggi è possibile se non doveroso per

motivi economici ed umani attuare politiche di deospedalizzazione per pazienti che possono

anticipare il loro rientro a casa. Esistono, a tal proposito strutture dedicate che ospitano il paziente

nella fase di passaggio dall’ospedale al proprio domicilio e offrono nel contempo tutta una serie di

prestazioni che riabilitano lo stesso facilitando il miglioramento o mantenimento delle abilità

psichico e motorie alterate in diverse circostanze.

Rafforzare il percorso di riabilitazione ospedale-t erritorio

Garantire l’umanizzazione degli interventi : l'attività è caratterizzata da una personalizzazione e

umanizzazione dell'intervento verso il disabile con la motivazione a individuare risposte reali e

adeguate alle problematiche legate alla disabilità. Gli spazi e i tempi sono rispondenti alle esigenze

del singolo in modo tale che no si senta solo un paziente, portatore di una malattia, ma una

persona con tutti i diritti.

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Diventare un centro di eccellenza del territorio lo cale e regionale : garantire prestazioni di

riabilitazione al territorio di riferimento e non solo. attraverso equipe altamente specializzate, a una

struttura solida e completa ed alle tecnologie e metodologie di intervento più avanzate, il centro

intende qualificarsi come interlocutore autorevole per tutte le tematiche legate alla riabilitazione.

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SWOT Analysis 4

Soluzione con Case Mix - codice 56 (10 PL), codice 60 (10 PL), riabilitazione globale intensiva (25 PL), riabilitazione globale continuat iva (10 PL), Hospice (10 PL)

FORZE

Personalizzazione umanizzazione degli interventi

Diminuzione tempi di degenza ospedaliera

Alto livello delle prestazioni

Macchinari esclusivi nel territorio regionale

DEBOLEZZE

Scarsa viabilità tra il centro e L’Ospedale Difficoltà trasporto utenti dal centro all’ospedale in caso di ricadute (ictus, …)

OPPORTUNITA’

Riduzione delle liste d’attesa

Possibilità di incrementare il numero degli utenti e diminuire la mobilità passiva

Rimodulazione dei tetti di spesa Aziendali nei confronti del privato

MINACCE

Possibilità di conflitto / disequilibrio con vari stakeholder del territorio (cooperative, associazioni, ecc.)

Riorganizzazione della rete ospedaliera che potrebbe ridurre i posti letto

4 L' analisi SWOT, conosciuta anche come Matrice TOWS, è uno strumento di pianificazione strategica usato per valutare i punti di forza (Strengths), debolezza (Weaknesses), le opportunità (Opportunities) e le minacce (Threats) di un progetto o in un'impresa o in ogni altra situazione in cui un'organizzazione o un individuo deve prendere una decisione per raggiungere un obiettivo. L'analisi può riguardare l'ambiente interno o esterno di un'organizzazione.

• Punti di forza: le attribuzioni dell'organizzazione che sono utili a raggiungere l'obiettivo.

• Punti di debolezza: le attribuzioni dell'organizzazione che sono dannose per raggiungere l'obiettivo.

• Opportunità: condizioni esterne che sono utili a raggiungere l'obiettivo.

• Rischi condizioni esterne che potrebbero recare danni alla performance