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L a S t o r i a d e l V o m e r o IL nome vomero deriva dal gioco vomere" che i con- tadini della collina praticavano nei giorni festivi, sfidandosi a tracciare con l'aratro il solco più dirit- to.I limiti della realtà territoriale del Vomero sono in Via Case Puntellate, Piazza Leonar- do, salita Petraio, fino a via Palizzi, e di qui a via Tasso. Nel periodo romano, ma già in epoca greca, dal Vo- mero scendevano a valle torrenti d'acqua. Il tratto di questa via che attraversa la collina era detto Via Antiniana probabilmente perché vi si trovasse una villa dell'imperatore Antonino. Il tronco di que- sta via, che corrisponde, attualmente, alla Via S. Gennaro ad Antignano, vide verificarsi il primo mira- colo della liquefazione del sangue di S. Gennaro. Sulla sommità della collina, nel secolo X, fu eretta una cappella dedicata a S. Erasmo, che diede alla zona la denominazione di "S. Elmo". In epoca nor- manna, sul colle di S. Elmo, fu edificata una torre di vedetta, che assunse la denominazione di " B e l f o r t e " . Sotto gli Angioini, sorsero le prime ville e i primi palazzi, verso S. Elmo, dove, nel 1325, Carlo duca di Calabria, figlio del re Roberto, fondò la Certosa di S. Martino. Nel 1329 il medesimo Carlo aveva fatto cominciare la costruzione del Castel S. Elmo, atti- guo alla Certosa, sul luogo in cui sorgeva il "Belforte". I lavori terminarono nel 1343 ai quali però seguirono numerosi assedi. Nel secolo XVIII, il Vomero era luogo prediletto per la villeggiatura e numerose erano le ville che vi sorgevano. Il Castello S. Elmo assistette, nel 1799, alla nascita della Repubblica napoletana, quando a Napoli erano giunti dalla Francia i primi echi della rivoluzione, il forte aveva accolto i prigionieri, Gen- naro Serra di Cassano e Mario Pagano. I patrioti vi avevano innalzato l' albero della libertà, e il giorno precedente avevano proclamato la "Repubblica Napoletana, una e indivisibile", dichia- rarono la caduta della monarchia. La conquista del forte richiese meno di un'ora, essendo esiguo il numero dei suoi difensori, e in esso furono imprigio- nati subito i realisti. Nel 1918 il ministero della pub- blica istruzione acquistò la Villa Floridiana. Nel primo dopoguerra, il Vomero aveva, ormai, as- sunto la fisionomia di elegante quartiere residenzia- le. Con l'avvento del regime fascista, l'attività edili- zia fu intensificata. I collegamenti con la città bas- sa subirono un miglioramento, con l'entrata in fun- zione della funicolare Centrale nel 1926. Nel 1929 fu inaugurato lo stadio Littorio. Nel 1931, donna Maria Spinelli donò alla città il Mu- seo della Ceramica "Duca di Martina". Nel 1933, alla presenza del principe Umberto di Savoia, fu inaugu- rato il teatro Diana. Il castel Sant’elmo è un castello medioe- vale adibito al museo, sito sulla collina del Vomero. Un tempo era denomina- to Paturcium e sorge nel luogo dove vi era, al partire dal X secolo,una chiesa dedicata al Sant’Erasmo (da cui erano, Erno e poi Elmo). Questo possente edificio (il primo castello per estenzione della città), parte ricavato dalla diva roccia( tufo giallo napoletano), trae origi- ne da una torre d’osservazione normanna chiamata Belforte. Per la sua importan- za strategica, castello è sempre stato un possedimento molto ambito: dalla sua posizione (250m s.l.m.) si può controllare tutta la città, il golfo, e le stra- de che dalle alture circostanti conducono alla città. Il castello, oltre che al museo permanen- te, il “Napoli Novecento” è anche sede di varie mostre temporanee, fiere e manifestazioni: dal 1998 fino al 2011 durante la primavera è stata la sede del Napoli comicon( dal 2012 spostatosi alla Mostra D’Oltrema- re). Il castello ha avuto una lunga storia di assedi: nel gennaio del 1348, dopo l’af- ferrato omicidio di Andrea di Ungheria ,ebbe il battesimo del fuoco con il suo primo assedio da parte di Ludovico di Ungheria , giunto a Napoli per vendicare il fratello la cui uccisione si attribuiva all’uxoricidio da parte della regina Giovanna I d’Angiò. Dopo la resa della regina, il castello fu occupato da Carlo di Durazzo . Nel 1416 la regina Giovanna II lo vendette per la somma di diecimilacinquecento ducati ad Alfonso d’Aragona. Nel 1587 un fulmine fece salta- re in aria buona parte della fortezza. Di- venne poi un carcere e nel 1647 durante la rivoluzione di Masaniello vi si rifugiò il vicerè duca d’ Arcos. Nel 1707 fu asse- diato dagli austriaci; nel 1734 dai Borbo- ne. Al tempo della Rivoluzione Francese il carcere ospitò alcuni patrio- ti filogiacobini. Fino all’inizio degli anni ’70 del XX secolo fu adibito al carcere militare. Dopo anni di lavoro per restauro fu aperto al pubblico il 15 maggio 1988; il castello appartiene al Demanio Civile ed è adibito a museo. Il Monopoli del mio quartiere Dopo esser passato per il via, al Vomero ti puoi fermare e cominciare così a giocare Se sei un ladro e vuoi scappa- re , a Piazza Fuga devi andare Per prendere la funicolare, arrivare a Via Scarlatti,dove ci sono solo matti e pazzi gatti. Se ricco vuoi diventare , In una bella piazza chiamata Meda- glie d' oro devi sostare Dove puoi trovare , ricchezze da coniare. Se vuoi essere sempre libero, a via San Domenico devi passa- re,: tanta bella campagna puoi trovare … Se hai una cotta per una ragaz- za, potresti fare un salto a Via Cimarosa per cogliere là una belle rosa da portare alla tua amorosa La strada dello shopping , da consigliare a tutte le ragazze è Via Luca Giordano, lì ci sono un sacco di negozi , accessori e la vostra visita non sarà inva- no. Se poi volete studiare nel modo migliore ,alla scuola Belvedere DOVETE entrare E per forzai da lì ne uscirete per il mondo cambiare. CASTEL SANT’ELMO

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L a S t o r i a d e l V o m e r o

IL nome vomero deriva dal gioco vomere" che i con-

tadini della collina praticavano nei giorni festivi,

sfidandosi a tracciare con l'aratro il solco più dirit-

to.I limiti della realtà territoriale del Vomero sono in

Via Case Puntel late, Piazza Leonar-

do, salita Petraio, fino a via Palizzi, e di qui a via

Tasso.

Nel periodo romano, ma già in epoca greca, dal Vo-

mero scendevano a valle torrenti d'acqua. Il tratto

di questa via che attraversa la collina era detto

Via Antiniana probabilmente perché vi si trovasse

una villa dell'imperatore Antonino. Il tronco di que-

sta via, che corrisponde, attualmente, alla Via S.

Gennaro ad Antignano, vide verificarsi il primo mira-

colo della liquefazione del sangue di S. Gennaro.

Sulla sommità della collina, nel secolo X, fu eretta

una cappella dedicata a S. Erasmo, che diede alla

zona la denominazione di "S. Elmo". In epoca nor-

manna, sul colle di S. Elmo, fu edificata una torre di

vedetta, che assunse la denominazione di

" B e l f o r t e " .

Sotto gli Angioini, sorsero le prime ville e i primi

palazzi, verso S. Elmo, dove, nel 1325, Carlo duca di

Calabria, figlio del re Roberto, fondò la Certosa di S.

Martino. Nel 1329 il medesimo Carlo aveva fatto

cominciare la costruzione del Castel S. Elmo, atti-

guo alla Certosa, sul luogo in cui sorgeva il

"Belforte". I lavori terminarono nel 1343 ai quali

però seguirono numerosi assedi.

Nel secolo XVIII, il Vomero era luogo prediletto per

la villeggiatura e numerose erano le ville che vi

sorgevano. Il Castello S. Elmo assistette, nel 1799,

alla nascita della Repubblica napoletana, quando a

Napoli erano giunti dalla Francia i primi echi della

rivoluzione, il forte aveva accolto i prigionieri, Gen-

naro Serra di Cassano e Mario Pagano.

I patrioti vi avevano innalzato l' albero della libertà,

e il giorno precedente avevano proclamato la

"Repubblica Napoletana, una e indivisibile", dichia-

rarono la caduta della monarchia. La conquista del

forte richiese meno di un'ora, essendo esiguo il

numero dei suoi difensori, e in esso furono imprigio-

nati subito i realisti. Nel 1918 il ministero della pub-

blica istruzione acquistò la Villa Floridiana.

Nel primo dopoguerra, il Vomero aveva, ormai, as-

sunto la fisionomia di elegante quartiere residenzia-

le. Con l'avvento del regime fascista, l'attività edili-

zia fu intensificata. I collegamenti con la città bas-

sa subirono un miglioramento, con l'entrata in fun-

zione della funicolare Centrale nel 1926. Nel 1929 fu

inaugurato lo stadio Littorio.

Nel 1931, donna Maria Spinelli donò alla città il Mu-

seo della Ceramica "Duca di Martina". Nel 1933, alla

presenza del principe Umberto di Savoia, fu inaugu-

rato il teatro Diana.

Il castel Sant’elmo è un castello medioe-

vale adibito al museo, sito sulla collina

del Vomero. Un tempo era denomina-

to Paturcium e sorge nel luogo dove vi

era, al partire dal X secolo,una chiesa

dedicata al Sant’Erasmo (da cui erano,

Erno e poi Elmo).

Questo possente edificio (il primo castello

per estenzione della città), parte ricavato

dalla diva

roccia( tufo giallo napoletano), trae origi-

ne da una torre d’osservazione normanna

chiamata Belforte. Per la sua importan-

za strategica, castello è sempre stato un

possedimento molto ambito:

dalla sua posizione (250m s.l.m.) si può

controllare tutta la città, il golfo, e le stra-

de che dalle alture circostanti conducono

alla città.

Il castello, oltre che al museo permanen-

te, il “Napoli Novecento” è anche sede di

varie mostre

temporanee, fiere e manifestazioni: dal

1998 fino al 2011 durante la primavera è

stata la sede del Napoli comicon( dal

2012 spostatosi alla Mostra D’Oltrema-

re). Il castello ha avuto una lunga storia

di assedi: nel gennaio del 1348, dopo l’af-

ferrato omicidio di

Andrea di Ungheria ,ebbe il battesimo del

fuoco con il suo primo assedio da parte di

Ludovico di Ungheria , giunto a Napoli per

vendicare il fratello la cui uccisione si

attribuiva all’uxoricidio da parte della

regina Giovanna I d’Angiò. Dopo la resa

della regina, il castello fu occupato da

Carlo di Durazzo .

Nel 1416 la regina Giovanna II lo vendette

per la somma

di diecimilacinquecento ducati ad Alfonso

d’Aragona. Nel 1587 un fulmine fece salta-

re in aria buona parte della fortezza. Di-

venne poi un carcere e nel 1647 durante

la rivoluzione di Masaniello vi si rifugiò

il vicerè duca d’ Arcos. Nel 1707 fu asse-

diato dagli austriaci; nel 1734 dai Borbo-

ne. Al tempo della Rivoluzione Francese il

carcere ospitò alcuni patrio-

ti filogiacobini.

Fino all’inizio degli anni ’70 del XX secolo

fu adibito al carcere militare. Dopo anni di

lavoro per restauro fu aperto al pubblico il

15 maggio 1988; il castello appartiene al

Demanio Civile ed è adibito a museo.

Il Monopoli del

mio quartiere

Dopo esser passato per il via,

al Vomero ti puoi fermare e

cominciare così a giocare

Se sei un ladro e vuoi scappa-

re , a Piazza Fuga devi andare

Per prendere la funicolare,

arrivare a Via Scarlatti,dove ci

sono solo matti e pazzi gatti.

Se ricco vuoi diventare , In una

bella piazza chiamata Meda-

glie d' oro devi sostare Dove

puoi trovare , ricchezze da

coniare.

Se vuoi essere sempre libero, a

via San Domenico devi passa-

re,: tanta bella campagna puoi

trovare …

Se hai una cotta per una ragaz-

za, potresti fare un salto a Via

Cimarosa per cogliere là una

belle rosa da portare alla tua

amorosa

La strada dello shopping , da

consigliare a tutte le ragazze è

Via Luca Giordano, lì ci sono

un sacco di negozi , accessori e

la vostra visita non sarà inva-

no.

Se poi volete studiare nel

modo migliore ,alla scuola

Belvedere DOVETE entrare E

per forzai da lì ne uscirete per

il mondo cambiare.

CASTEL SANT’ELMO

P i a z z a 4 G i o r n a t e

P a g i n a 2

Piazza Quattro Giornate è una

piazza di Napoli che si trova nel

quartiere del Vomero. Essa pren-

de il nome dall'insurrezione con-

tro l'occupazione nazista che si

svolse a Napoli nei giorni com-

presi tra il 27 e il 30 settembre

1943, passati alla storia come le

quattro giornate di Napoli. Prima

di essere così denominata, cioè

fino al 1949, la piazza era dedica-

ta a Pietro Mascagni. Talvolta la

si è indicata come piazzale del

Littorio dal momento che su di

essa affaccia il campo sportivo

del Littorio, stadio oggi dedicato

ad Arturo Collana. La piazza

ospita dal 2001 l'omonima stazio-

ne della metropolitana. Al termi-

ne dei lavori è stata risistemata

con ampi spazi di aggregazione,

un emiciclo e un'area con tavoli e

panche di legno; sono stati inoltre

inseriti ampi spazi verdi, piante e

prati che sanciscono una netta

separazione dalla strada e dal

traffico. Su di essa affaccia lo

Stadio Arturo Collana, stadio che

ha ospitato le partite casalinghe

della S.S.C. Napoli fino al 1959.

Le Quattro Giornate di Napoli

(27-30 settembre 1943) furono un

episodio storico di insurrezione

popolare avvenuto nel corso della

seconda guerra mondiale tramite

il quale, i civili, con l'apporto di

militari fedeli al cosiddetto Re-

gno del Sud, riuscirono a liberare

la città di Napoli dall'occupazione

delle forze armate tedesche. L'av-

venimento, che valse alla città il

conferimento della medaglia d'o-

ro al valor militare, consentì alle

forze Alleate di trovare al loro

arrivo, il 1º ottobre 1943, una

città già libera dall'occupazione

nazista, grazie al coraggio e all'e-

roismo dei suoi abitanti ormai

esasperati ed allo stremo per i

lunghi anni di guerra. Napoli fu la

prima, tra le grandi città europee,

ad insorgere, e con successo, con-

tro l'occupazione nazista.

Il 1º ottobre del 1943 primi carri

armati Alleati entrarono in città,

mentre alla fine della stessa gior-

nata, il comando tedesco in Italia,

per bocca del maresciallo Albert

Kesselring, considerò conclusa la

ritirata con successo. Circa un

anno dopo, il 22 dicembre del

1944, i generali Riccardo Penti-

malli e Ettore Del Tetto, che ave-

vano abbandonato la città nelle

mani dei tedeschi all'indomani

dell'8 settembre, furono condan-

nati dall'Alta Corte di Giustizia a

20 anni di reclusione militare,

condanna in seguito ridotta per

condoni e provvedimenti di gra-

zia. Anche l'avvocato Domenico

Tilena, che aveva retto la federa-

zione fascista provinciale durante

gli scontri, fu condannato a 6 anni

e 8 mesi.

Le prime due linee funicolari di Napoli furono

pianificate dieci anni prima della fondazione del

quartiere Vomero (a partire dalla fine dell' 800) In

seguito vennero costruite le altre due linee, una

detta Funicolare Centrale ,a via Toledo, e l’altra a

Mergellina, portando a quattro l’attuale numero

delle funicolari in città. Le prime due furono co-

struite in luogo di un progetto messo a segno

dall’Associazione degli Scienziati, Letterati ed

Artisti. Verso il 1880, furono gli ingegneri Carlo

Cigliano, Ernesto Ferraro e Gaetano Bruno, e solo

per uno scopo legato al puro piacere di salire e

scendere dalla collina, in modo più comodo e più

economico. Solo più tardi, in prossimità di conti-

nue modifiche alle proposte condotte in commis-

sione si pensò alle ”macchine sali e scendi” come

di un servizio pubblico continuo, dedicato alle

persone di giorno e alle merci di notte. La funico-

lare "Centrale"fu costruita il servizio delle Funico-

lari di Chiaia e Montesanto era insufficiente , la

costruzione di quest' ultima fu affidata alla società

SAFUCE.

Funicolari Vomero

Siamo tutti ma-

de in Belveder

Siamo tutti ma-

de in Belveder

Siamo tutti ma-

de in Belveder

Siamo tutti ma-

de in Belveder

Siamo tutti Bel-

veder: viviamo

in unione,in

unione

Siamo tutti Bel-

veder si fa rivo-

luzione

Noi viviamo

sempre tutto con

il buon umore

Perché siamo

tutti quanti Bel-

veder

Siamo tutti ma-

de in Belveder

Siamo tutti ma-

de in Belveder

Siamo tutti ma-

de in Belveder

1° 2° 3° media

Siamo tutti

quanti Belveder

LA FUNICOLARE DI CHIAIA:

La funicolare di Chiaia è un impianto di trasporto pubblico che collega la sta-

zione Vanvitelli con il quartiere di Chiaia .Fu costruita sul finire del 1889 ed è stata la prima funicolare partenopea; inizialmente era a vapore poi fu elettrifi-

cata (negli inizi del 900). È collegata alla linea della metropolitana .

FUNICOLARE CENTRALE:

È stata progettata nel 1923 da Giovan Battista e Nicola Daspuro e fu approvata dal Comune di Napoli nel 1924 e aperta nel 1928. La funicolare ha sempre

funzionato con alimentazione elettrica. L' impianto di alimentazione originario

era costruito da due gruppi della Ward Leonard con batteria a dinamo ad

espulsione .

FUNICOLARE DI MONTESANTO:

La funicolare di Montesanto collega il vomero con la parte bassa della città,

ovvero unisce la parte alta della collina con il centro storico (nelle vicinanze di

piazza Dante). Fu messa in funzione dopo quella di Chiaia ,1891.

Il ballo delle lavandaie

La canzone si ispira all’antico mestiere della lavandaia.

Il ballo della lavandaia è una delle più note filastrocche

popolari per bambini, è un antico ballo pantomimico

cantato di larga diffusione in Europa sin dal tardo Me-

dioevo. Citato già come “branle des lavandères” da

Thoinot Arbeau nel sec. XV in Francia, questa canzone

ha avuto una larga diffusione in tutto il continente

dove viene anche detto anche ballo della lavandera

o ballo del fazzoletto.

Prima dell’avvento della lavatrice, creata dalla Miele in

America negli anni Venti del Novecento, fare il bucato

era un’operazione faticosa, lunga e scomoda che richie-

deva olio di gomito. La lavandaia lavava i panni dei si-

gnori che potevano permettersi di noleggiare la lavatrice

umana: la lavandaia lavava i panni nel torrente con qual-

siasi tempo e temperatura, inginocchiata nell'erba. Anda-

va prima per famiglie a raccogliere i panni sporchi da

lavare e poi si portava al torrente per iniziare la sua ope-

ra. Dopo aver finito di lavare, i panni venivano stesi

sull'erba ad asciugare. I ferri del mestiere erano la cenere

del camino detta anche liscivia, l'acqua del torrente e

tanta forza fisica per strofinare e sbattere sulle pietre del

torrente i panni. Spesso era necessario far bollire la bian-

cheria sporca ed a questo proposito venivano preparate le

quadare dove venivano bolliti i capi più grandi e resi-

stenti (lenzuola, tovaglie), in questo modo si otteneva la

sterilizzazione del bucato e, soprattutto, l'eliminazione

dei parassiti.

Nel 1897 fu costruito il primo lavatoio pubblico: si trat-

tava di una costruzione coperta e le vasche permettevano

alle donne di stare in piedi per lavare i panni. Gli stru-

menti del mestiere erano tanti e tutti “nuovi”: il sapone

solido a pezzi, la cenere di legna, la tavola per lavare, il

colatoio, la conca. Con i lavatoi pubblici, aumentò la

mole di lavoro e con essa anche l'acqua si arricchì di mi-

crobi, diventando fonte di infezioni e di inquinamento.

Roberto Murolo

Roberto Murolo è uno degli autori più importanti

del nostro quartiere anche se non è nato al Vomero

ma ha vissuto ed è morto nella sua casa a Via Ci-

marosa.Ha scritto o cantato molte canzoni bellisi-

me come: Tu si' 'na cosa grande, O surdato

'nnammurato, Malafemmena, Don Raffaè, Caruso,

Te voglio bene assaje, 'na Voce 'na Chittarra E Un

Poco 'e Luna, Tammurriata Nera, Reginella.

Le leggende del Vomero Fantasmi a Castel Sant’Elmo

Secondo le testimonianze di alcuni testimoni a Castel Sant’Elmo di notte si sentono alcuni rumori lugubri come urla acute

e sibili agghiaccianti. Molti studiosi affermano che il rumore provenga dalle grotte sotto al castello ma questo contraddi-

ceva le varie testimonianze. Ancora oggi non si sa cosa o chi faccia quei rumori ma molti credono che siano dei fantasmi.

Il fantasma Giocherellone del castello

Sulle scalinate che fiancheggiano la collina su cui si erge il castello dovrebbe esserci un fantasma che ama ridere e scher-

zare. Questo fantasma spaventa a morte i passanti uscendo dal muro della scalinata.

I Morti ululanti

Alla fine della prima rampa della scalinata che fianccheggia il castello c’erano in passato le guardie reali che ammazzava-

no chiunque tentava di assaltare quel cancello. Oggi possiamo ancora sentire le urla e i lamenti di quelle persone che ven-

nero uccise e portate a marcire nei sotterranei aspettando che venissero mangiate dai topi.

Il Fantasma di Federico IV

Nei pressi della Floridiana due signore hanno affermato di avere visto nel Giardino della villa stessa un fanta-

sma con un lungo naso. Questo fantasma è sicuramente quello di Federico IV detto anche “Il Nasone” che

guarda le signore con aria fiera.

Lo scheletro Innamorato

Durante la costruzione delle funicolari del Vomero è stato rinvenuto uno scheletro della 1° guerra mondiale

immurato. Le menti dei Napoletani più fantasiose hanno affermato che quel cadavere è un marito del Nove-

cento ucciso in malo modo dalla moglie che l’aveva trovato a letto con una amante.

Villa Spera, La Casa dei Fantasmi

Nella Famosa Villa Spera situata a Via Tasso secondo alcune leggende Vomeresi per la forma di que-

sta particolare Villa dovrebbe essere abitata da dei fantasmi e per queste teorie è stato anche usato

come set cinematografico.

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La pizzeria più antica del Vomero

Autori del Giornalino: Alunni del progetto di Scrittura Creativa delle classi

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