candelabri e candelieri

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Liceo artistico Statale “F. Juvara” di San Cataldo (CL) Stage di Restauro pittorico e ligneo Pon 2007-2013 Progetto C5 – FSE – 2010 – 227 I candelabri e i candelieri di Diego Gulizia

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Presentazione sui candelabri e candelieri dall'antichità ai nostri giorni con loro funzione

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Liceo artistico Statale “F. Juvara” di San Cataldo (CL)

Stage di Restauro pittorico e ligneoPon 2007-2013

Progetto C5 – FSE – 2010 – 227

I candelabri e i candelieridi Diego Gulizia

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Il Candelabro

Il candelabro, in bronzo, con bracci recanti sulla sommità talvolta impreziosite da piùfigurine plastiche, inizia ad apparire durante il V-IV secolo a.C. in Etruria (Orvieto) e inItalia meridionale (Taranto) come vero e proprio porta candele. Tra il II e la fine del Isecolo a.C. ebbe una rapida diffusione, mentre in età augustea si avverte una nuovaevoluzione delle forme, che andranno via via standardizzandosi all’inizio dell’etàimperiale. Dall’età romana in poi i candelabri, elemento di non secondaria importanzanell’arredo delle domus romane, dove potevano essercene anche alcuni in legno,erano generalmente costituiti da un piattello superiore circolare solitamente a calicespesso con decorazione geometrico - floreale, per l’appoggio della lucerna, un fustoliscio, scanalato o a canna, a volte con ganci per la sospensione di lampade, e una basea tre zampe ferine. Più rari erano invece i candelabri configurati a forma di troncod’albero sinuoso con bracci curvilinei per appendervi lucerne mediante catenelle allasommità. In alcuni casi, oltre ad essere estensibili, possedevano dei piedi smontabili,così da avere un più pratico utilizzo in caso di spostamenti. Per la loro ricercatezza epreziosità (Plinio parla anche dell’astronomico valore di 50.000 sesterzi), divennero unelemento importante dell’arredo domestico, in particolarmente adoperati nelleexedrae e nei triclinia. Negli affreschi di età romana, a partire dal III stile, sviluppatosidurante il principato di Augusto, esili candelabri argentei o floreali, spesso sovrastati dafigure, venivano dipinti lungo le pareti ritmandone ed alleggerendone la struttura.

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Il CANDELABRO

L'uso del candelabro nelle chiese, contemporaneo a quello del candeliere, risale aiprimi tempi del Cristianesimo; il Lìber Pontificalis nella Vita di papa Silvestro (314-335) ricorda quelli di oro e di bronzo offerti in dono alle basiliche costantiniane esino al IX secolo sono attestati, sempre dalla stessa fonte documentaria, candelabrimultipli, con il supporto a fiore, detti lilla, ed altri elaborati candelabri chepotrebbero, comunque, essere anche lampadari vista l'originaria comunanza deltermine.Sino a questa epoca i candelabri erano comunque posti a terra ai lati dell'altare,prassi in alcune zone perpetuatasi a lungo.Nel periodo carolingio i candelabri furono spesso a più bracci e di straordinariaricchezza realizzati in materiali preziosi, ornati di perle e gemme, come nel periodoromanico e gotico, in relazione anche alle teorie sulla luce quale espressione direaltà e verità di ordine superiore (si ricorda, al proposito, il celebre candelabro inbronzo dorato al Victoria and Albert Museum di Londra, commissionato verso il1107 dai monaci benedettini dell'abbazia di Gloucester dove è incisa la scritta: ‘lvcison(vs) virtvtis opvs doctrina refvlgens predicat vt vicio non tenebretvr homo'). Ledimensioni dei candelabri si ridussero quando essi, da terra, vennero poggiatisull'altare, uso iniziato nel secolo XI che si stabilizzò dopo il XV secolo.

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Il CANDELABRO

Non esistono prescrizioni liturgiche relative ai candelabri per quanto riguarda lamateria (argento, bronzo, ferro battuto, legno) e la forma, sebbene le tipologie diseguito elencate siano spesso da riconnettere alla funzione specifica o allacollocazione (a terra, sull'altare, sull'arco trionfale). Gli esemplari tra i più antichi diarea mosana e tedesca (v. anche candelabro per il cero pasquale, in oggettiliturgici), sono spesso metallici, a forma di stelo con zampe e nodi globulari; la lineaa stelo si perpetuava nel periodo gotico e nel primo Rinascimento ma la baseacquistava forma poligonale, mentre il fusto, il nodo e la coppa si sfaccettavano.Nel Cinquecento si stabiliva la struttura composta da un'ampia base con voluteangolari, spesso arricchita da statuette, con fusto a balaustro scandito da ungrande nodo centrale, forma perpetuatasi nei secoli XVIII e XIX con le variantistilistiche dell'epoca. La tipologia del candelabro a più bracci, spesso arricchiti daelementi vegetali, fu comune a quella del candelabro ad una fiamma.

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CANDELIERE D'ALTARE

Il candeliere liturgico deriva senza varianti dalla suppellettile romana e gliesempi iconografici più antichi offerti dall'arte sepolcrale mostranocandelieri costituiti da un fusto poggiante su tre o quattro piedi esorreggente la coppa. Al tipo più semplice di candeliere, documentato sinodal primo periodo cristiano - composto di piede, fusto, piattello perraccogliere la cera e puntale per figgervi la candela - si affiancarono formepiù elaborate, ad esempio con piedi zoomorfi. Nel periodo romanico ilcandeliere assunse spesso dimensioni monumentali, mentre nella zonamosana e renana durante il XII secolo ebbe la base a piramide tronca, contrafori a viticci e raffigurazioni di animali lungo gli spigoli, e il fusto breve,innestato sulla base, direttamente o con un nodo. Nel XIII-XIV secolopiede e nodo assumevano maggiore risalto plastico, si infittivano di ornatispesso con figurazioni scultoree o riprendendo le strutture architettonichedel tempo. La produzione limosina con le tipiche decorazioni a scaglie eviticci fu caratterizzata da candelieri con base circolare, triangolare olobata, assai ampia, spesso su tre piedi, sulla quale si levava un alto fustointerrotto da un grosso nodo.

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Incensieri etruschi (thimiateria)

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Incensieri etruschi (thimatieria)

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Incensieri etruschi (thymiateria)

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Incensieri ellenistici

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Tipologia dei candelabri

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Museo Nazionale di Napoli

Disegni di candelabri antichi

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Museo Nazionale di Napoli

Disegni di candelabri antichi

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CANDELIERE D'ALTAREDal lat. candélaSin. lat. candelabrum, ceroferarìumNel lat. med. sono attestate con il senso di candeliere anche le forme candelarium (X sec, seconda metà), cer(e)ostarium, cer(e)ostatumForme ant. candegliere, candelliere, candellieri, candelieroSin. candelabro (v.)Sostegno per un'unica candela.Nella liturgia cristiana l'uso del candeliere è antichissimo, data la connessione con la simbologia della luce; gli Statuto Ecclesiae antiquae (sec. V, fine) prescrivevano, infatti, che nel conferire l'accolitato fosse posto nelle mani del chierico un candeliere con il cero.Il primo riferimento certo ad un servizio di lumi (cereostata), in diretto rapporto con la messa, si trova in una rubrica del Primo Ordine Romano (secc. VII-Vili) e si riferisce ai sette ceri che precedevano il pontefice sino davanti all'altare. L'usanza di porre i candelieri a terra, quattro a destra, tre a sinistra dell'altare, restò l'unica in vigore durante il Medioevo; papa Leone IV (847-855), del resto, aveva espresso formale di-vieto di posarli sull'altare. Una prassi molto antica era quella di porre piccoli candelieri su cibori, iconostasi e croci processionali.

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CANDELIERE D'ALTARE

La collocazione sull'altare è documentata nel secolo XI da un affresco nella Basilica di S.Clemente a Roma dove sono raffigurati due candelieri ai lati della croce. Nonostante giàInnocenzo III (t 1216) nel De Sacro Altaris mysterio (II, e. XXI) attestasse questadisposizione come pertinente al cerimoniale romano, essa non ebbe rapida diffusionepoiché in numerose miniature del XIII-XIV secolo compaiono soltanto il cero in mano alchierico, oppure il candeliere da un lato dell'altare, in simmetria con la croce postadall'altro lato. Di solito i candelieri venivano rimossi a messa ultimata ma già durante il XIIIsecolo si lasciavano sull'altare (Durando, Ration. divin. o/A I, 3,31).Il numero dei candelieri inizialmente non era prescritto e si collegava alla solennità dellafesta giornaliera mentre sotto Innocenzo III ne erano consentiti solo due, anche nei giornidi stazione solenne. Nel basso Medioevo si tendeva ad attribuire al numero dei candelieriuna importanza al limite della superstizione (nove per gli angeli, dodici per gli Apostoli, treper la Trinità) contro la quale si sarebbe pronunciato il Concilio di Trento.Con il Caeremoniale Episcoporum (1600) la serie dei candelieri si stabilizzò a sei per lamessa cantata, a quattro e due per quella letta, a sette per il pontificale. Dal periodobarocco all'Ottocento il servizio d'altare è in genere costituito da sei candelieri con unacroce d'altare dello stesso stile, da porre sulla mensa o sul gradino posteriore (nel caso diun altare a più gradini, i candelieri sono disposti su file digradanti dall'alto verso il basso);per il pontificale del papa e per il pontificale del vescovo diocesano vige il numero di sette.

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A base (a sezione triangolare).A1 piedino. A2 voluta angolareA3 rosetta. A4 scudo. A5 cornice.B fusto. B1nodo (a vaso).B2 modanatura. B3 balaustro.C bocciolo. C1piattello o padellina.C2 sgocciolatoio

Parti che compongono il candelabro:

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CANDELABRO A TRE (O CINQUE) BRACCI

I vari tipi di candelabro con più di due bracci possono essereclassificati in base al numero dei bracci e alla disposizione di essi:simmetrica, radiale o digradante, ad esempio, candelabro a trebracci simmetrici; candelabro a tre bracci radiali; candelabro a trebracci digradanti; candelabro a cinque bracci radiali. Nel caso dicandelabri aventi dimensioni particolari e, di conseguenza, unacollocazione diversa da quella sull'altare, sarà utile specificare che sitratta di candelabri da terra. A seguito se ne fornisce ladocumentazione grafica e fotografica in base alla progressionenumerica dei bracci che si staccano da un supporto pressochéanalogo, costituito da un piede e da un fusto di forma variabile espesso figurato.

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Candelabro(da terra a tre bracci simmetrici):

A piede (modanato a base circolare).B fusto B1 nodo B2 collarinoC braccio portacero. C1 raccordo (floreale a volute). C2 nodo. C3 bocciolo. C4 piattello o padellina.C5 puntale. D barra di raccordo dei bracci.

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CANDELABRO A DUE BRACCI (O DOPPIERE)

Dal lat. tardo dup(p)plerius attrav. il prov. ant. doplier 'doppio';il termine doppiere, doppiero è attestato a partire dal secolo XIIICandelabro a due bracci divaricati simmetricamente rispetto alfusto. Il Gay ricorda questa tipologia come frequente nel XVsecolo (bortrole, binet, douille) ma essa si diffuse soprattuttonel XVIII secolo.

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Candelabro a due braccia, sec. XVIII (Il metà). Argento sbalzato; alt. 38 cm Rieti, Cattedrale dell'Assunta

Candelabro a due braccia (doppiere)

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CORONA DI LUCI

Candelabro da terra a più lumi disposti simmetricamente su uno o più cerchi concentrici.Lume adottato soprattutto nel XIV secolo, quando cominciò adecadere l'uso dei grandi lampadari detti corona di luci. Latipologia di questo candelabro, realizzato prevalentemente inferro battuto, si differenzia da quella della corona di luci pensile(da cui deriva) per la presenza di una base o di un sostegno a trezampe, da cui si leva l'asta verticale alla quale sono affissi uno opiù cerchi mobili con puntali per figgere le candele e che terminacon un supporto per un cero di maggiori dimensioni. Questatipologia di candelabro da terra è stata ripresa soprattutto nelXIX-XX secolo.

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A treppiede B fusto B1 nodo C raccordo (con motivo a giglio) D cerchione E piattello o padellina E1 puntale

CORONA DI LUCI

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SAETTIA

Sin. candelabro delle tenebre, candelabro triangolare

Candelabro da terra con supporto triangolare per quindici candele usato inparticolari occasioni liturgiche. Questo particolare candelabro serviva per lequindici candele che si accendevano durante l'officio del mattutino (primadella riforma della Liturgia delle Ore era così chiamata la vigilia notturna) delGiovedì, Venerdì, Sabato Santo per essere spente ad una ad una alla fine diogni salmo. Fu utilizzato già in epoca alto-medioevale nella liturgia monasticadalla quale sarebbe passato ai Capitoli e veniva posto al lato dell'Epistola perla funzione indicata. Realizzata per lo più in legno, la saettia è costituita dauna base e un alto fusto sorreggente un portacandele a triangolo formato dadue montanti congiunti da una barra recanti, simmetricamente, ciascunosette puntali e riuniti in un vertice dove viene infissa la quindicesima candela.Nei casi più elaborati, frequenti soprattutto in Spagna, i candelabripresentano bracci figurati con statuette a tutto tondo.

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SAETTIA

•Saettia, databile 1562, Bartolomé Morel, su disegno di Herman Ruitz. Bronzo; alt. 78. Siviglia. Cattedrale.•Saettia, sec. XIX. Legno scolpito; alt. 185. Roma, Chiesa di S. Maria in Trastevere.

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CANDELABRO A SETTE BRACCIA (Menorah)

Oggetto di origine ebraica la cui tipologia (piede, fusto e sette braccidivaricati simmetricamente rispetto a quello centrale) si ispira altradizionale candelabro del tempio di Gerusalemme (menorah) ripresonella simbologia cristiana come allusione ai sette Sacramenti o ai settedoni dello Spirito Santo. Questo candelabro entrò nella liturgia cristianain epoca medioevale (si ricorda l'esemplare conservato nel santuario di S.Maria in Vulturella, prevalentemente datato alla seconda metà del XIIIsecolo), per quanto già dall'età paleocristiana apparve con valoresimbolico-decorativo in oggetti e suppellettili.La tipologia del candelabro a sette bracci - simmetrici, radiali o coninserti vegetali che riprendono l'andamento dei bracci - è stataabbastanza diffusa dal periodo medioevale (v. il candelabro da terra inbronzo risalente alla fine del XII secolo nel Duomo di Braunschweig equello attr. a Nicola di Verdun nel Duomo di Milano) sino al XX secolo.

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CANDELABRO A SETTE BRACCIA (Menorah)

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Chanukkà o Hanukkah

Chanukkà o Hanukkah (in ebraico (ḥănukkāh ,חנכה è una festività ebraica,conosciuta anche con il nome di Festa delle Luci. In ebraico la parolachanukkah significa "dedica" ed infatti la festa commemora la consacrazionedi un nuovo altare nel Tempio di Gerusalemme dopo la regalata libertà, lorodata dai Greci. Al regno dei quali apparteneva Eretz Israel nel II secolo a.C. Ildominatore greco riteneva di far scomparire la specificità giudaica proibendola pratica della Legge, ma una rivolta armata guidata da Mattatia, un anzianosacerdote della famiglia degli Asmonei, di Modin, cittadina a nord-ovest diGerusalemme, permise - secondo Zc 4,6 - la vittoria dello spirito sulla forzabrutale che minaccia Israele nella sua vita religiosa e spirituale. La festivitàdura 8 giorni e la prima sera, chiamata Erev Chanukah, inizia al tramonto del24 del mese di Kislev. Secondo il procedere del calendario ebraico, quindi, ilprimo giorno della festa cade il 25 di Kislev. È l'unica festività religiosa ebraicache si svolge a cavallo di due mesi, inizia a Kislev e finisce in Tevet. Inparticolare se Kislev dura 29 giorni finisce il 3 Tevet, mentre quando Kislev ha30 giorni finisce il 2 Tevet. È, assieme a Purim, la seconda delle feste stabiliteper decreto rabbinico, ovvero delle feste stabilite dopo il dono della Torah.

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Coppia di candelabri a vite, secc. XVHI-XIX. Legno intagliato, argentato; alt. 153. Pistoia, Cattedrale di S. Zeno

CANDELABRO 'A VITE‘

Particolare tipo di candelabro ligneo ad una fiamma diffuso soprattutto in area toscana dal XVI secolo; è caratterizzato da una base dal diametro ridotto su cui si leva un fusto snello ed alto, tornito con motivi a rocchetto.

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Candelabro per esposizione eucaristica, sec. XIX. Legno intagliato, dorato; metallo; 157x110x25. Colognola (VR), fraz. S. Zeno. Chiesa di S. Zeno.

APPARATI DI CANDELABRI

In questa classificazione sono statecomprese le svariate soluzioni dicandelabri disposti su un supportoa gradino ad andamento rettilineo(barra di candelabri, ersia),concavo (candelabro a giardinetto)o su un più elaborato basamentocon supporti angolari o di altezzedigradanti (piramide di candelabri)fino a raggiungere quelle grandiosecomposizioni caratteristiche diparticolari festività liturgiche(macchina di candelabri) cheoccupano l'intero altare con i suoiripiani. Apparati di questo tipo sonolegati soprattutto all'esposizioneeucaristica, in forma più o menosolenne, e possono anche fungereda sovrapporta per gli ardiettidivisori della zona absidale.

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BARRA DI CANDELABRI

Serie di candelabri all'incirca della stessa altezza, salvoquello centrale generalmente di maggiore rilievo, che sistaccano da un supporto rettilineo; si può considerarecome una derivazione dell' ersia medioevale ed è unapparato molto comune dal XVII secolo.

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Barra di candelieri, sec. XVIII (metà). Legno intagliato, dorato; 35x97. Savigliano (CN), Chiesa dell'Arciconfraternita della Pietà.

BARRA DI CANDELABRI

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A zoccolo (gradinato) B fregio (a volute) B1 braccio portacero (a voluta) B2 bocciolo B3 piattello o padellina

B4 puntale B5 raccordo dei bracci (a voluta) C scudo D targa

BARRA DI CANDELABRI

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GRADINO DI CANDELABRI

Serie di candelieri disposti in ordine digradante su unsupporto di forma triangolare, generalmente elaborato,fissato ad una barra, a due barre con disposizioneangolare o ad una base. L'andamento dei bracci è inprevalenza ascendente in maniera simmetrica rispetto albraccio centrale, ma può essere anche discendenterispetto al centro o asimmetrico.

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GRADINO DI CANDELABRI

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MACCHINA DI CANDELABRIGrandioso apparato creato in epoca barocca e formato da unelaborato sostegno, generalmente ligneo, a molteplici bracciportacandele da accendere in particolari funzioni dell'annoliturgico, tradizione a volte conservatasi ancora oggi.

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CANDELABRO 'A GIARDINETTO‘

Sin. cornucopia (termine frequente negli inventari dei secc.XVII-XVIII)Termine adottato per estensione dalla definizione che inoreficeria indica un lavoro con ornati floreali. È un supportoper più candele, talora ad andamento concavo, i cui braccisono spesso costituiti e raccordati da motivi floreali. Questocandelabro tardo-barocco fu frequente soprattutto nell'Italiameridionale e veniva in genere utilizzato per l'esposizioneeucaristica ai lati dell'ostensorio, eventualmente collocato neltronetto.

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CANDELABRO “A GIARDINETTO”

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CANDELABRO A GIARDINETTO

A PIEDINOA1 SUPPORTO CURVILINEOB FREGIO A GIRALIB1 STELOC PIATTELLO O PADELLINAD STELO

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ERSIA

Sostegno a forma di rastrello per più candele, all'incirca dellastessa altezza, collocato in epoca medioevale sull'arco trionfalee documentato da numerose testimonianze iconografiche .Barre di candelabri, di cui generalmente quello centrale e dimaggiore altezza, furono molto diffuse durante i secoli XII e XIII(a Meaux, in Francia, per le feste più rilevanti veniva collocatadavanti al santuario una ersia detta rậtelier o onzain perchédestinata agli undici ceri che bruciavano durante i notturni e lelaudi; nelle carte di Odone, vescovo di Parigi, compare ladefinizione 'luminaria herciarum' e nel Concilio di Exeter del1287 quella di ‘heia ad tenebras’)

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ERSIA

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VASO PORTACANDELABRO

Candelabro caratterizzato da unsupporto avente la forma di unvaso, con o senza anse, su cui sileva un sostegno - una semplicebacchetta o una struttura piùelaborata - dal quale partono ibracci portacandele disposti inmaniera simmetrica o radialeoppure è infisso direttamente ilcero (vaso portacero).Si tratta di un arredo tipico delperiodo barocco, realizzatoprevalentemente in legno tornito,intagliato e dorato, impiegato pergli addobbi solenni e associatospesso alla macchina di candelabricome elemento decorativo dichiusura laterale.

A piede. B corpo. B1 collarino.B2 rigoglio. B3 ansa (a voluta vegetale)B4 collo. B5 labbro. C alzata a volute vegetali. C1 braccio portacandelaD bocciolo. D1 piattello o padellinaD2 boccaglio

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CANDELABRI DISEGNATI DA PIRANESI

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CANDELABRI DISEGNATI DA PIRANESI

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CANDELABRI DISEGNATI DA PIRANESI

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CANDELABRI DISEGNATI DA PIRANESI

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CANDELABRI DISEGNATI DA PIRANESI

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CANDELABRI DISEGNATI DA PIRANESI

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CANDELABRI DISEGNATI DA PIRANESI

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CANDELABRI DISEGNATI DA PIRANESI

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CANDELABRI DISEGNATI DA PIRANESI

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CANDELABRI DISEGNATI DA PIRANESI

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CANDELABRI DISEGNATI DA PIRANESI

Page 53: candelabri e candelieri

CANDELABRI IN COMMERCIO

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CANDELABRI IN COMMERCIO

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CANDELABRI IN COMMERCIO

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CANDELABRI IN COMMERCIO

Page 57: candelabri e candelieri

STATUA (O STATUETTA) PORTACANDELABRO

Scultura di piccole o medie dimensioni che funge da sostegno per ilcandelabro.Si tratta di una tipologia abbastanza diffusa nel periodo medioevalee rinascimentale; nella prevalenza dei casi la statua o statuettarappresenta un angelo, spesso inginocchiato, oppure figure diputtini, stanti o seduti su basi, con il candelabro in mano oappoggiato sulla testa.L'angelo portacandelabro (sin. angelo tedoforo) destinato alla zonadell'altare o all'area presbiteriale, è spesso una scultura solidaleall'altare (l'esempio più celebre è "quello degli angeli diMichelangelo e di Nicolò per l'arca di S. Domenico a Bologna).La suddivisione tra statua e statuetta, come nel caso di altri oggetti,è stata fatta in base ad una misura standard convenzionale (cm. 50).

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L'angelo di Niccolò dell'Arca (1473) L'angelo di Michelangelo (1494)

ANGELI REGGICANDELABRO CELEBRI

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ANGELI REGGICANDELABRO SERIALI IN COMMERCIO

Page 60: candelabri e candelieri

IL CANDELABRO TRIVULZIO NEL DUOMO DI MILANO

In questo candelabro viene raccontata la storia della Salvezza in Cristo.Esso è composto da una base quadrangolare e da un alto fusto (sei metri in altezza),da cui si diramano sette bracci. Nel suo insieme, esso rappresenta simbolicamente laChiesa di Gesù (destinata a portare luce nelle tenebre del mondo), mentrel’esuberante narrazione figurativa indica il cammino seguito dal popolo di Dio versol’evento che segna il culmine della storia della redenzione, l’Incarnazione, posto nellaparte più “visibile” del manufatto: la nascita di Cristo, la sua Epifania al mondo,l’adorazione dei Magi, accompagnati nel loro viaggio dai profeti.La struttura poggia su quattro draghi, le cui terribili teste sono tormentate da duefigure umane e da coppie di animali (leoni, scimmie e grifoni): un riferimento alla lottafra bene e male, oppure, meglio, ad uno stato di violenza e sopraffazione continua cheregna là dove ancora non è giunta la grazia della rivelazione.Ma è nelle zone ricavate fra i corpi dei draghi che si concentra la parte più intensadella decorazione. Il registro più basso ospita otto scene dell’Antico Testamento,prefigurazione di Cristo e della Vergine: il Peccato originale e la Cacciata dall’Eden;l’Arca di Noè e il Sacrificio di Isacco; il Roveto ardente e il Passaggio del Mar Rosso;l’Incoronazione di Ester e David e Golia.

Page 61: candelabri e candelieri

IL CANDELABRO TRIVULZIONEL DUOMO DI MILANO

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Ceroferaio

Il Ministrante che porta il cero

I candelieri possono essere messi vicini all’altare. In tal caso possono essere portatinella processione d’entrata. Ci vogliono almeno due ministranti; se ne possonomettere anche quattro o sei. Ce ne sono sette quando è il Vescovo della Diocesi checelebra.Ci possono essere dunque dai due ai sette ministranti incaricati di portare i candelieriall’entrata e al ritorno. I ministranti che portano i ceri devono essere scelti per quantopossibile di uguale statura, in modo da tenere le luci alla stessa altezza. Tenendo icandelieri, colui che è a destra mette la mano sinistra alla base e la destra al nodo;colui che è a sinistra, mette la mano destra alla base e la sinistra al nodo.

Riti di introduzione

Dopo aver indossato le vesti liturgiche, i ministranti si avviano all'uscita della sacrestiae si segnano con l'Acqua benedetta e iniziano la processione introitale che li porteràall’Altare - portando i ceri accesi, se è possibile tutti allineati, dietro il ministrante dellaCroce e del turibolo.Senza fermarsi, depongono i ceri intorno all’altare o sulla “credenza” e prendonoposto sul presbiterio o presso la “credenza”.

Page 63: candelabri e candelieri

Forma e altezza dei candelabri

Per la forma dei candelieri le rubriche non stabiliscono nulla di preciso. L'usoromano tradizionale, tuttavia, prevede che il candeliere abbia la forma di un cilindrosottile, costituito da una base, da un fusto piuttosto sviluppato in altezza e da uncolatoio per raccogliere la cera delle candele; il tutto può essere ornato condecorazioni o intagli di vario genere. E pure consuetudine che i candelieri abbianoforma analoga alla base della croce da altare. Sono dunque da escludersi icandelieri a forma di piccola coppa o di porta-moccolo o addirittura di lampada diAladino, che purtroppo hanno ricevuto larga diffusione nel rito "ordinario".Anche riguardo alle dimensioni, non vi sono norme strettamente vincolanti. IlCaeremoniale Episcoporum vorrebbe che le candele sovrapposte ai candelieri nonsuperassero l'altezza della croce, e che i candelieri posti a lato della croce fosserodi dimensione diversa, in modo da formare, con la croce, una sorta di triangolo(vedi immagine allegata); ma una consuetudine assai diffusa ammette anche che lacroce sia più bassa (non troppo, però) dei candelieri con le candele, e che icandelieri posti accanto alla croce siano della stessa dimensione.

Page 64: candelabri e candelieri

Forma e altezza dei candelabriQuanto alle candele o ceri, l'uso tradizionale prevede che esse siano alte almeno quanto ilcandeliere che le sorregge. Nulla vieta che siano anche più alte, mentre usare candeletroppo basse offende il senso delle proporzioni e va contro la simbologia stessa deglioggetti, per cui il cero è l'oggetto primario ed essenziale, e il candeliere che gli fa dasupporto l'oggetto secondario ed accessorio: la candela non deve apparire comeornamento o completamento del candeliere, ma viceversa.Tradizionalmemte i candelieri sono in metallo o in legno dipinto. Altri materiali sono dasconsigliare, a meno che non vi siano consuetudini antiche e particolari.Ciascun candeliere deve reggere una sola candela (si fa eccezione soltanto per i candelabrimultipli usati per l'adorazione eucaristica). I candelieri, inoltre, non devono essere infissisulla parete, ma collocati sull'altare, sulla mensa o sui gradini del dossale. Soltanto nel rito"ordinario" è permesso (ma personalmente lo sconsiglio) collocarli in prossimità dell'altare.

Page 65: candelabri e candelieri

Santa Maria in Cosmedin -RomaCandelabro cosmatesco del cero pasquale

Page 66: candelabri e candelieri

Basilica patriarcale di S. Paolo fuori le Mura – RomaCandelabro del cero pasquale

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Cattedrale di S. Matteo –SalernoCandelabro del cero pasquale

Il candelabro per il cero pasquale presentaalla base quattro leoncini rampanti. Ilcandelabro è coronato da un ottagono suicui lati danzano nude figure maschili efemminili alternate a protomi umane edanimali. La raffinata esecuzione degliamboni, del muro di recinzione e delcandelabro – che sembrano far parte di ununico progetto decorativo – e la strettaaffinità con la produzione siciliana, sonoancor oggi al centro del dibattito sullaformazione culturale delle maestranze chehanno lavorato a Salerno.

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Chiesa Santa Maria della Pietà di Latina

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Chiesa Santa Maria della Pietà di Latina

All’interno della chiesa si conserva il Candelabro del cero pasquale, opera di elevato livello esecutivo, forse di produzione cassinate o beneventana.Esso è il più antico esempio conosciuto di monumentum resurrectionis, secondo un modello molto diffuso nell’area centro-meridionale tra il XII e XIV secolo.

Il Candelabro, realizzato in marmo chiaro, è finemente decorato con motivi simbolici della lotta del bene contro il male e del trionfo di Cristo sul peccato.

Adolfo Venturi così lo descrive: “poggia su due chimere dagli occhi cerchiati, con corpi a strie e a righe ondulate; la base cilindrica che s’imposta sul dorso delle chimere è a filari di stelle ad incavo sormontate da animali rincorrentesi; quattro colonnette a strie, a cordicelle, a costoloni, s’innalzano portando il capitello e la coppa del candelabro con palmette, triangoli e segni geometrici; tutto a trafori e a colpi di trapano.”

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Porta cero pasquale in terracotta di Giulio de Angelis per il duomo di Palestrina

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Porta cero pasquale in terracotta

Il porta-cero pasquale costituisce una felice somma di storia cittadina, discorci del luogo e di elementi tematici sacri. Vi si colgono, tra l'altro, pavoni,ornato, fogliame, le immagini di sant'Agapito martire e di Santi legati inqualche modo a Palestrina, la facciata e la torre campanaria della cattedrale,scorci del tempio della Fortuna primigenia, una miniatura della Pietàmichelangiolesca di Palestrina e i quattro Evangelisti.Il porta-cero è sovrastato dal simulacro di Cristo Risorto, ambientato in unpannello a mandorla retto da Angeli in atteggiamento riverente.Non si può esitare a definire l'opera un prezioso scrigno aperto che mostratesori, i quali si trasformano in catechesi, che illumina la mente, riscalda ilcuore, con un linguaggio più eloquente della stessa parola.Questa opera di Giulio de Angelis reca autentiche qualificazioni di originalità,vestite di semplicità spontanea e delicata, capaci di comunicare con tutti e dilasciare nell'anima un'impronta duratura e benefica, stimolante allariflessione. (Attilio Borzi)