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Page 1: Campo de’fiori Vita Cittadina · Don Claudio Fune di Orte, Don Roberto Baglioni di Campagnano e Don Terzilio Paoletti di Civita Castellana 17.07.2005 Civita Castellana - Selezione
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Campo de’ fiori2

Campo de’ fiori è distribuito a Civita Castellana, Corchiano, Fabrica di Roma, Vignanello, Vallerano, Canepina, Vasanello, Soriano Nel Cimino,Vitorchiano, Bagnaia, Viterbo, Montefiascone, Carbognano, Caprarola, Ronciglione, Sutri, Capranica, Cura di Vetralla, Blera, Monte Romano,

Tarquinia, Civitavecchia, Orte, Gallese, Magliano Sabina, Collevecchio, Tarano, Torri in Sabina, Calvi nell’Umbria, Stimigliano, Poggio Mirteto,Otricoli, Narni, Terni, Amelia, Nepi, Castel Sant’Elia, Monterosi, Anguillara, Trevignano, Bracciano, Canale Monterano, Mazzano, Campagnano,Sacrofano, Olgiata, Faleria, Calcata, S.Oreste, Nazzano, Civitella San Paolo, Torrita Tiberina, Rignano Flaminio, Morlupo, Castelnuovo di Porto,Riano, Ostia, Nettuno, Anzio, Fregene e nei migliori locali di Roma, in tutte le stazioni MET.RO. Spedito a tutti gli abbonati in Italia e all’estero,

inviato ad Istituzioni Culturali e sedi Universitarie italiane e straniere, a personaggi politici, della cultura, dello sport e dello spettacolo.

Vita Cittadina

Luglio 2005 - Cattedrale S.Maria Maggiore di Civita Castellana - S.E. Mons. Divo Zadi Vescovo, consacra tre nuovi sacerdoti,Don Claudio Fune di Orte, Don Roberto Baglioni di Campagnano e Don Terzilio Paoletti di Civita Castellana

17.07.2005 Civita Castellana - Selezione Regionale di Miss Italia da sx Claudia Panta, Delicato, Marchetti (presidente di giuria), Serrani, Giannetti, Olleia

Claudia Panta (di Civita Castellana) 3°classificata alla selezione regionale di C.Castellana

Civita Castellana - CIVITAFESTIVALserata con Vincenzo Cerami - foto M.Topini

foto Mauro Topini

Corchiano - Festa delle ContradeContrada Selvotta - foto Aldo Papini

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Campo de’ fiori 3

La TV da diversotempo, oramai,sta mettendocelaproprio tutta nelproporre modellicomportamentalifasulli ed anchepericolosi e sem-bra che gli innu-merevoli appelli

provenienti da tutte le parti ad usare piùmorale e più decenza, abbiano sortito l’ef-fetto contrario ed hanno forse scatenatouna reazione isterica e vendicativa in quei“signori” che, attaccati, si sono sentiti infa-stiditi. L’ultima “bella pensata” è stata

quella di trasmettere i combattimenti diWrestling in prima serata. Non bastavanole veline, le soap opera, gli show demen-ziali, i film e persino i cartoni animati vio-lenti, mancava il “buon insegnamento” diquesto sport. Ci vogliamo ricordare chealcuni bambini, per imitare Batman, sisono gettati dalle finestre? Ci vogliamoricordare di quegli altri che si sono accol-tellati per imitare i protagonisti dei film?Vogliamo dimenticare poi gli innumerevoliomicidi commessi senza motivo, all’internodi gruppi di adolescenti? Il Wrestling è unosport spettacolo nato in America e diffusoattualmente in Italia in maniera massiccia.Atleti muscolosi fingono di combattersi suun ring ed i bambini affascinati, emulanopoi, i loro eroi, facendosi male sul serio. LaFIMP (Federazione Italiana Medici ePediatri) ha comunicato che da quando ilWrestling è di moda, sono aumentati mol-tissimo gli incidenti fra ibambini. Lo spettacolo del Wrestling non è comeassistere ad un match di pugilato che inco-mincia e finisce lì, così come una partita dicalcio, bensì è come seguire una soapopera che non finisce mai, con i suoiintrecci, le alleanze e le rivalità, che sievolvono all’infinito. La differenza poi chedà più successo ai combattenti di questosport, anziché a quelli dei cartoni animati,è che i bambini percepiscono i primi comeveri, mentre i secondi li considerano asso-

lutamente finti. Pertanto, mentre non sonospinti ad imitare un protagonista finto, lofanno con quello vero di cui ne emulanole gesta; bisogna dirgli che non è così,che i protagonisti che loro amano, sonosoltanto degli attori che recitano e nonfanno sul serio e che, infatti, non sifanno mai male.I loro nomi come, l’Assassino Celebrale, ilRagazzo che Spezza i Cuori, il Becchino,servono a rafforzare l’effetto della masche-ra crudele stampata sul viso dei combat-tenti che, con salti mortali, pugni e calci,fanno finta di distruggere l’avversario.Bisogna dire ai ragazzi che i lottatori siallenano continuamente per impararsi aportare i colpi finti e a cadere senza farsimale. Non bisogna abbandonare i nostriadolescenti davanti a questo tipo di TV,dove l’esasperazione della violenza è lacolonna portante dello spettacolo, piutto-sto bisogna accompagnarli nella visione,per poter sminuirne, con giusto scherno,l’effetto causato. I ragazzi sono vulnerabi-li nel carattere, in media fino ai dodici annicirca, dopo riescono autonomamente adiscernere la finzione dalla realtà. In Italia,infatti, le vittime designate sono proprio ibambini e gli adolescenti. In America,dove questo sport è seguito da moltissimianni, il pubblico ha dai venti ai quaran-t’anni, ciò significa che, se dissuadiamo inostri figli, che costituiscono la maggiorparte del pubblico nostrano, dall’imitaretali comportamenti, potremmo sperare difar calare l’audience e di conseguenza l’in-teresse dei “signori” di cui sopra, a tra-smettere simili spettacoli. E dire che igiovani, in questo particolaremomento, avrebbero bisogno di con-tinui messaggi di amore e di pace.

Sandro Anselmi

La cattiva TV dilaga ancora

LE DIETE E LA FAME

Dieta bilanciata,dieta dissociata,dieta vegetaria-na, dieta del fan-tino, liposuzio-ne…, quanta fa-tica per consu-mare i risultati dieccessi e disordi-ni alimentari, perperdere, senza

troppa speranza, qualche chilo di troppo.Quanti sacrifici, quante rinunce, quantolavoro in palestra, in piscina o sui campi dagioco…… Ma se avessimo mangiato meglio e dimeno?Oggi gli osservatori medici di tutto ilmondo che mangia, danno l’allarme per ilpericolo obesità . Essa è già di per sé unagrave malattia che ne genera altre, altret-tanto gravi, quali il diabete, il mal di cuore,il mal d’ossa… Perché non pensarci inveceprima di correre poi ai ripari, quando nonsempre questo è possibile?

Ma nonvorrei per-dermi indissertazio-ni medico-scientificheperché noninteressanoquesto miodiscorso enon sono,tra l’altro, capace di farne. Vorrei solo con-trapporre in maniera serena e non offensi-va per nessuno, la questione di tutte quel-le persone al mondo che non hanno di chesfamarsi e di che bere, a questa nostra,nuova piaga sociale: l’obesità. E’ un para-dosso pensare che ci si possa ammalare emagari morire per gli eccessi alimentari,mentre miliardi di nostri fratelli s’ammala-no e muoiono per la fame e la sete.

NON LO ABBANDONARECome si fa adabbandonare uncucciolo che hagiocato magarifino a ieri con ituoi bambini, cheti ha aspettato

ogni giorno per farti le feste e dimostrartitutto il suo amore e la sua fedeltà, che t’èservito per sfogare le tue ansie, per alle-viare i tuoi problemi, che ti ha fatto rideree scherzare e che ha vissuto solo per te?Come si fa a guardare i suoi occhi tristiquando ha capito di essere abbandonato enon starci male? E come si fa a sopporta-re di portarsi dentro il rimorso per tutta lavita?

VECCHI ESOLI

Poveri vecchi piùnessuno li vuole,nessuno ha tem-po per loro; loroche hanno dato

tutta la vita per farti crescere e per fartistare bene. Loro che hanno gioito ad ognitua piccola o grande vittoria ed hannoimparato ad aspettare, spesso invano, untuo gesto, benché minimo, di gratitudine.Loro che perdonano e comprendono sem-pre tutto, loro che vedono in te l’orgogliodella loro esistenza. Queste mamme equesti papà, questi nonni sempre più soli,tristi ed abbandonati. Vai a trovarli piùspesso e le ore rubate allo sport o al diva-go, regalate a loro, ti daranno molto, mamolto di più.

REGALA UN SORRISOQuesta estate, quandosei lontano dalla routinequotidiana e lo stress si faun po’ da parte, se incon-tri un disabile, vedilo inmaniera diversa, avvici-nalo, prova a parlarci, regalagli un sorriso,avrai fatto un grande gesto d’amore e tifarà molto bene.

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Campo de’ fiori4

Arnoldo Foàsinergia di un uomo eclettico con la grandezza della semplicità

di Loredana Filoni

Arnoldo Foà è nato a Ferrara il 24 Gennaio1916 da una famiglia di origine ebraica.Attore dall’indiscusso talento, si è dimo-strato un personaggio dotato di innumere-voli interessi, che lo hanno portato a cal-care le scene del teatro, cinema e televi-sione. Ha contribuito alla nascita di RADIORAI (ex EIAR), partecipando a diverse tra-smissioni. La sua attività più produttiva èstata, senza dubbio, quella teatrale che loha visto mettere in scena spettacoli diautori, sia classici che contemporanei,diretto da grandi registi della levatura diVisconti e Strelher. E’ stato lui stesso regi-sta di numerose rappresentazioni, fra lequali “La Pace” di Aristofane, “Diana e laTuda” di Pirandello e anche opere lirichecome “l’Otello” di Verdi ed il “Fliedermaus”di Strauss. E’ inoltre pittore, scultore, gior-nalista e scrittore. Negli anni ’60 è statoanche nominato Consigliere Comunale diRoma per il Partito Radicale. Foà è uno deimaggiori doppiatori italiani dato il suo tim-bro vocale asciuttamente virile. La suapresenza scenica è sobria e personalissi-ma, è un interprete di viva intelligenza epenetrazione, sa rendere l’interiorità dellaparte attraverso segni scarni ed essenzial-mente efficaci.D: A cosa stà lavorando attualmente?R: Stò facendo le prove di “Oggi” che èuna commedia. Andrò in tournee durantel’estate. Dal 20 Settembre al 9 Ottobresarò a Roma al Teatro Ghione. D: Foà, attore di teatro, cinema, tele-visione e tantissimo altro !! Lei è dav-vero poliedrico !! Ma c’è ancora qual-cosa che vorrebbe fare?R: No, perché improvvisamente ho vogliadi fare una determinata cosa e la faccio.Non ho dei sogni precedenti non realizza-

ti. Quando desidero attuarli, lo faccio.D: Chi è stato il suo maestro ?R: Un maestro no, ma tanti, perché ognivolta che lavori, impari qualcosa dagli altri,non sei solo! Lavori con Visconti, impari dalui. Lavori con Strelher e impari da lui. Poi,ad un certo punto, sei in grado tu di inse-gnare a qualcun altro, perché anche tu haiqualcosa da dare al prossimo.D: Nel 1962 è stato protagonista dei“Masteroidi” di Marcel Aymè, nelquale dava vita ad un personaggioche si metamorfizzava in una qua-rantina di caratteri !! Possiamo quasidire una prova di resistenza fisica?R: … Si! Sa quasi non me ne ricordavopiù… Ho quasi novant’anni!! Qualcosacomincio a dimenticarla: i nomi li scordotutti. … Ho una testa!… Anche i miei sognisono “dimagriti”!D: Quale regista ha amato in modoparticolare ?R: Quello che mi è piaciuto di più è statoOrson Welles; era divertente, non eraneanche presuntuoso, si , forse qualchevolta lo era, ma non solo.Anche Visconti era molto bravo. D: Con quale attrice od attore le èpiaciuto lavorare di più?R: Non ne ho avuto uno in particolare, maad esempio, con Lea Massari ho fatto unacommedia americana che ho messo inscena io ed è stato bello lavorare con lei !!Lea non aveva mai fatto teatro, avevafatto solo televisione, quindi io le ho inse-gnato a fare teatro e, devo dire, che lei eramolto brava.D: Qual è il ricordo più bello e signifi-cativo della sua carriera?R: Ho avuto un momento nel quale una“certa dottoressa” mi interrogava… ecco,quello è stato il momento più bello !! … hacapito chi ? (ho capito che quella dotto-ressa ero io che lo stavo intervistando) Ilmomento più bello è stato quando homesso in scena una mia commedia ed èandata bene. Lì ero contento.D: Qual è il suo primo “amore”: il tea-tro, il cinema o la televisione ?R: Il teatroD: Ha qualche aneddoto da racconta-re ?R: Io facevo un programma alla radio, incui interpretavo un personaggio che inizia-va ridendo e, con gran fatica, appuntoperché ridevo, raccontavo delle cose vere,ma ci rideva su come un pazzo. Ne rac-conto una a caso: “ieri si è aperta unastrada a Napoli!”……ma si era “aperta”perché aveva talmente piovuto che si eraspaccata! Erano notizie che leggevo sulgiornale e ridevo. Era una trasmissione

che conducevo da solo, di una fatica chenon finiva più, perché ridevo per ventiminuti. Ad un certo punto, dato che la tra-smissione piaceva molto, vengo invitatoad una inaugurazione di un bar e mi esor-tano a fare una di queste trasmissioni.Allora vado, comincio, e il pubblico che erapresente rideva, ed io, a quel punto nonho riso più, dicevo una cosa e ridevanoloro. Quando sono tornato alla radio hodetto: “sentite, datemi un pubblico, cosìnon faccio questa faticaccia a ridere ventiminuti!” e così ho fatto! E quello è stato ilmomento più divertente.La ringrazio e le auguro innumerevo-li successiR: Grazie! Speriamo che vada bene questa“Oggi” che è una commedia stranissima,perché non è una commedia “normale”,ma è una tragedia che viene raccontata inuna chiave non drammatica. Inizia e fini-sce con due pezzi tratti da un’opera diVerdi “l’Otello”. Dice che siamo tutti buffo-ni e ci prendiamo in giro gli uni con gli altrie il più felice è colui che muore ridendo. Eil protagonista, che sono io, alla fine siuccide.Devo confessare che per me è stata unagrandissima emozione poter colloquiarecon quest’uomo che ha saputo dare e dàancora, così tanto al mondo del teatro edella cultura in genere. La sua versatilità ebravura la conoscevo già, ma conversan-doci, ho scoperto un uomo per nullasuperbo, carismatico, di grande simpatia esenso dell’humor!Un ringraziamento particolare và allasignora Anna Procaccini, agente di ArnoldoFoà che ha reso possibile questa intervi-sta.

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Campo de’ fiori6

Usa, 2005; regia:Christopher Nolan;sceneggiatura: Chris-topher Nolan, David S.Goyer; interpreti:Christian Bale, MichealCaine, Morgan Free-man, Kate Holmes,Cillian Murphy, LiamNeeson, Gary Oldman;produzione: WarnerBros. Di Bonaventurapictures; distribuzio-

ne: Warner Bros.; durata: 134 minuti; gene-re: azione, fantasy, thriller.In un’alabastrina spelonca, situata ai piedi diuna pendice orrida e strana, al riparo dasguardi indiscreti, un eroe in calzamaglianera stipula un patto d’acciaio con le piùtemute creature delle tenebre: i pipistrelli. Inun’immagine allegorica del vagheggiato lun-gometraggio Batman begins, migliaia dimammiferi provvisti d’ali si librano in volo,fendendo l’aria intorno ad un’entità superio-re; la quale cela il proprio volto umano dietroad una maschera. A partire da quest’istante,l’ente palesa il proposito di annientare il cri-mine organizzato. Nella storia dei comicsamericani ha sempre destato curiosità lascelta dei disegnatori di associare un paladi-no a questo buffo genere d’animali; infatti, ilpipistrello è stato abitualmente oggetto dicredenze popolari non sempre di buon auspi-cio. Al contrario, numerose tribù d’aborigeniritengono che in questi mammiferi siano rac-chiuse le anime degli uomini, e quindi nehanno un gran rispetto. Nella storia persona-le di Batman avviene l’esatto contrario: ilcostume che indossa potenzia agli occhi dellagente la sua indole virtualmente animalesca.

L’opera Batman begins, firmata a quattromani da Christopher Nolan e lo sceneggiato-re David S. Goyer si propone di essere unavalida sinossi della nascita e delle prime epi-che gesta dell’uomo pipistrello, partendodalla rielaborazione del glorioso Year One,primo albo consacrato alla figura di Batman.In questo film, archiviabile come prequelrispetto ai precedenti episodi già trasposti sulgrande schermo, ad opera di registi comeTim Burton o Joel Schumacher, viene dataparticolare attenzione all’aspetto psicologicodella personalità di Bruce Wayne (ChrstianBale); alter ego dell’uomo pipistrello. Il temasu cui ruota il plot è quello della paura, dellacosternazione e dell’angoscia che da annimacera il ricco rampollo della dinastiaWayne, unico supersite della famiglia, dopol’increscente episodio, che pose fine all’esi-stenza d’entrambi i genitori, all’uscita di unteatro. Lo spettatore, all’inizio della pellicolaè catapultato in uno scenario totalmenteopposto rispetto a quello della metropoli hitech di Gotham City; infatti, il protagonista ècalato nel panorama brullo ed impervio delTibet, ridotto ad una vita da sbandato. Ariabilitarlo agli occhi della comunità è unlosco personaggio, Raz Al Ghul (LiamNeeson), membro di una setta di giustizieri,che lo introduce nei meandri d’ardue e rigo-rose discipline fisiche e filosofie spicciole,legate all’estirpazione del terrore all’internodell’animo umano. L’adepto, diversamentedalle previsioni della loggia, sovverte i pianidel maestro, rifiutando di divenire strumentodi distruzione della corrotta Ghotam City. Alsuo ritorno nell’emisfero settentrionale,Bruce riallaccia le relazione interpersonalicon alcune delle sue vecchie conoscenze:Rachel (Katie Holmes), suo primo amore

infantile e ora avvocato della corte giudizia-ria, e il vecchio maggiordomo (MichealCaine), che ha consono nelle sue corde untipico humor inglese. Per merito di quest’ulti-mo personaggio e dello scienziato Lucius Fox(Morgan Freeman), l’intrapendente Wayneriesce ad architettare il proprio inconfondibi-le aspetto e le proprie armi. Inevitabilmente,un requisito indispensabile ad un eroe è lacapacità di affrontare un temibile antagoni-sta, in questo caso il mafioso Falcone e il cat-tivo di turno, il malvagio Spaventapasseri(Cillian Murphy), appellativo dato per viadello strano copricapo, che gli vela il volto.Batman per creare la propria leggenda dovràguardare oltre il proprio dolore, e ricorrerealla giustizia che è umana, mentre la vendet-ta serve solo a far star bene.In un blockbuster che punta la sua carta vin-cente sulla scelta di una sceneggiatura avvin-cente, non dispiace la cura particolare che ilregista utilizza nel campionare le immagini,dotate di una gamma di colori pastosi e di untimbro prettamente barocco. Efficace l’atmo-sfera impiegata per descrivere la corruzioneche imperversa lungo le strade di GothamCity, anche se, purtroppo, è assai lontanadall’ambiente decisamente dark, che eraconsono ai due film di Tim Burton. Ottimo ilcast, costituito per lo più da attori britannici,in grado di recitare sopra le righe una partetagliata a pennello per loro. Scialba la per-formance attoriale di Kate Holmes, che tentadi cavarsela sfoggiando il suo arcinoto cam-pionario di smorfiette, già visto in DawsonCreek. Finalmente, il pubblico ha potuto assi-stere ad un’opera in grado di riabilitareBatman, dopo l’insipido film, diretto da JoelSchmacher otto anni fa, fortunatamentedimenticato nell’oblio.

diMaria Cristina Caponi

BATMAN BEGINS

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Campo de’ fiori 9

Non è più novita pernessuno, ormai, sentirepredicare tante lodevolie buone intenzioniseguite, spesso e vo-lentieri, da nessun fattoconcreto. Questo valeper i più disparati emolteplici settori del-l’attività umana, macon un certo ripetitivo

ritmo per il rapporto tra sistema istituzio-nale e valide iniziative di singoli o di entitàcollettive. Ognuno di noi, credo, avrebbe varie espe-rienze più o meno personali da raccontare.A me piace raccontare, brevemente e senon annoio, la mia quinquennale esperien-za di Direttore Scientifico del CEFASS, unEnte di studio e di ricerca nell’ambito dellastoria moderna e contemporanea. In bencinque anni di contatti con realtà culturaliitaliane sul piano istituzionale, non semprevolutamente cercati, mi sono quasi sem-pre sentito dire che quanto viene fatto dalCEFASS sul piano storico-scientifico è,senza dubbio, di alto valore per contenutie risultati conseguiti. Conseguentemente,questi vertici istituzionali concludevanotale positiva valutazione sottolineandoche, visto spesso il non raggiungimento disimili traguardi da parte di varie realtàaccademiche ufficiali, non si potevano nonfinanziare iniziative culturali quali quelleposte in essere dal CEFASS. Ma non finivaqui. Veniva poi aggiunto che, sovente, sidavano cospicui finanziamenti ad Enti cheproducevano scarsi risultati. Quindi, ben vengano iniziative da sostene-re concretamente come quelle delCEFASS. Ebbene, nessun vertice istituzio-nale a livello nazionale, che si rivolgeva alCEFASS con queste belle ed apprezzabiliparole, ha mai dato il benché più esiguocontributo finanziario a questo Ente. Se non fosse stato per l’autofinanziamen-to da parte dei soci fondatori del CEFASSe, soprattutto, per i consistenti contributida parte di istituzioni pubbliche e privatestraniere (vedi, per esempio, il ConsiglioNazionale per le Scienze Umanistiche dellaDanimarca e centri accademici a livellonazionale del mondo anglosassone) non sisarebbe potuta rendere operativa nessunadelle numerose iniziative messe in cantie-re dal Comitato Scientifico e dal Consigliodi Amministrazione del nostro Ente.Tutto ciò, credo, faccia riflettere e la dicalunga sui finanziamenti alla cultura inItalia. Se pensiamo, invece, che grandistrutture istituzionali straniere si sono sen-tite in dovere – come in più di una circo-stanza hanno sottolineato – di sostenere

quanto in questi anni va facendo un Enteculturale italiano, che sorge ed operanell’Alto Lazio e, in modo particolare, traCivita Castellana, Orte e Sant’Oreste, nonsi può restare indifferenti e far finta dinulla. L’amara verità è che la cultura in Italia nonè mai presa in considerazione fino infondo, mentre all’estero si investe molto enon si guarda in faccia nessuno, soprat-tutto se interessanti e proficue iniziativevengono da realtà a loro esterne ma checomportano, poi, benefici per tutti.Fatte queste doverose puntualizzazioni, vaperò detto che, a livello locale, non tutte leistituzioni si sono comportate secondo loslogan: parole belle tantissime, fatti con-creti zero.In primissimo luogo va elogiata l’Universitàdegli Studi della Tuscia e, in modo specia-le, la sensibilità del Rettore, il Prof. MarcoMancini, che ha sempre sostenuto ilCEFASS in maniera molto concreta.Non per nulla l’Università di Viterbo ha unaConvenzione di collaborazione storico-scientifica con il CEFASS ed è, con l’IstitutoNazionale di Antropologia e Storia delMessico, un Ente Associato al nostroCentro di Studi e Ricerche. Subito dopo,un apprezzamento molto particolare meri-tano gli Enti Sostenitori del CEFASS. Questi si possono dividere in due gruppi. Ilprimo è quello formato dal ComitatoPromotore del CEFASS che, in pratica,finanzia il CEFASS per l’ordinaria ammini-strazione (e non solo) e comprende la“Cefass School of American History”, unadelle maggiori sedi di documentazione sto-rica e di studio sugli USA in Italia, lo stu-dio legale dell’Avv. Antonio Falcetta, lo stu-

dio tecnico dell’Ing. Scarponi e lo studioassociato dei commercialisti Colletti e LucaDeriu.Il secondo gruppo è quello formato dagli“Amici del CEFASS” e comprende treAmministrazioni Comunali (Sant’Oreste,Orte e Civita Castellana) e lo studio immo-biliare ed assicurativo del Direttore di que-sta rivista: Sandro Anselmi. Questi “Amici del CEFASS” in più di un’oc-casione si sono saputi far apprezzare. Voglio qui ricordare gli sforzi generosiverso il CEFASS dell’ex Vice Sindaco diOrte, il Dott. Diego Capriotti, che fa oggiparte del Consiglio di Amministrazione econtinua ad impegnarsi a fondo comequando era nell’ AmministrazioneComunale ortana. Il Sindaco di Sant’Oreste, Mario Segoni, èun’altra persona che si è data molto dafare per il CEFASS assieme al Dott. LucaDe Iulis, anche lui oggi nel Consiglio diAmministrazione. Un’altra persona molto attiva e competen-te a favore del CEFASS è sempre stata ilDott. Sergio Massaini, anche lui nel CdA.Infine, ma certamente non ultimi, gliattuali amministratori comunali di CivitaCastellana, in special modo il Sindaco,Dott. Massimo Giampieri, e il Vice Sindaco,Francesco Urbanetti, i quali si sono sem-pre mossi per tentare di innalzare il livelloculturale della città in cui sono situate duedelle quattro sedi collegate direttamente alCentro Falisco di Studi Storici.

A proposito di belle parole e sostegni veri

a cura del Prof.Michele Abbate

Bellissimo scorcio del Monte Soratte

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01100 Viterbo - P.zza Verdi, 2/A - Tel./Fax 0761.347651 e-mail: [email protected] Centro Commerciale Tuscia - Tangenziale Ovest - Tel. 0761.390013 e-mail: [email protected] Vallerano (VT) - Via Don Minzoni, 58 - Tel./Fax 0761.751551 e-mail: [email protected] Civita Castellana (VT) - Via Giovanni XXIII, 28-28A - Tel./Fax 0761.517951 e-mail: [email protected] Roma -Centro Commerciale Casilino - Via Casilina, 1011 - Tel. 06.23260306, Fax 06.23279988 e-mail: [email protected] Porto D’Ascoli (AP) - Centro Commerciale Portogrande - Via Pasubio, 144 - Tel./Fax 0735.753665e-mail: [email protected] Bari - Centro Commerciale Carrefour - Viale L. Pasteur, 6 - Tel./Fax 080.5382652 e-mail: [email protected]

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Campo de’ fiori 11

Al teatro Manzoni di Roma è statamessa in scena questa commediaagro-dolce di Ray Cooney e Gene

Stone, con protagonisti Pietro Longhi e Michela Andreozzi

Ray Cooney, autore di commedie di grandesuccesso come “Taxi a due piazze”, “Se devidire una bugia dilla grossa” e “Il letto ovale”,non si smentisce neanche stavolta, in questonuovo e delizioso lavoro mai rappresentato inItalia, scritto insieme a Gene Stone. La vicen-da si apre con l’immagine di Giorgio, inter-pretato da Pietro Longhi, modesto impiegatostatale, divorziato e circondato da un tran-quillizzante ma, anche morboso affetto dimadre e sorella che, continuamente, ad oraricadenzati lo assillano di telefonate. In questa sua monotona routine, piomba,all’improvviso, dal piano di sopra, Luisa,interpretata da Michela Andreozzi, spregiudi-cata, anticonformista, no global, e con unaparticolarità…è incinta, esattamente all’ulti-mo mese di gestazione. L’incontro è, in real-tà, una sorta di comico “corto circuito”, vela-to, talvolta, anche da una vena malinconica,perché Giorgio verrà letteralmente investitoda problematiche a lui finora ancora scono-sciute. Lui, uomo tutto d’un pezzo, serio, mai pro-penso all’ilarità ed anche un po’ rigido nellesue idee, da una parte, e dall’altra Luisa,sboccata, trasandata e vivace a stravolgerela normale e anonima quotidianità di lui. Benpresto si presenterà in casa di Giorgio ancheun amico di lei del piano di sopra, un ingom-brante palestrato “coatto” interpretato daFabio Avaro. Fra litigi e battibecchi arriva il momento dellanascita del bimbo, che fra ansia e senso di

impotenza di Giorgio, nascerà in casa. Da lì ècome se il nostro protagonista si sentissemoralmente chiamato in causa come padre.Lui stravolgerà tutte le sue abitudini e nonsolo, nell’accudire, dar da mangiare e far gio-care il piccolo. E’ come se questa creaturina,con il tempo, oltre che quasi figlio, fosse l’a-nello di congiunzione tra Giorgio e Luisa. Perché nel frattempo l’uomo, quasi senzarendersene conto, ha mutato i suoi senti-

menti nei confronti della donna. A questopunto scatta la paura: paura dell’ignoto,paura di “farsi male” nuovamente (nondimentichiamo che Giorgio è reduce da undivorzio), paura della differenza di età che fra

i due è notevole, al punto tale che Giorgioquasi “costringe” Luisa a rifrequentare i vec-chi amici, come se temesse un continuo ecrudele confronto, nel quale ha il terrore all’i-dea di uscire sconfitto. Sussiste anche untimore nel troncare questo assillante rappor-to telefonico con la sorella, della quale è suc-cube ed anche intimorito. Alla fine, a fatica, con il superamento di milledubbi ed incertezze, la nostra protagonistanon solo si fermerà a “svariate colazioni” maanche a pranzi e cene … illimitate. La commedia, a concluso la stagione delManzoni. I tre protagonisti hanno saputo tra-sporre perfettamente le caratteristiche deisingoli personaggi. Bravo, fine e disinvolto,come sempre, Pietro Longhi che ha saputocalarsi egregiamente nel ruolo di questoimpiegato poco incline alle novità ed aglislanci della vita. Inoltre va ricordato chePietro Longhi è anche il direttore artistico delteatro Manzoni dal 1991, che sa gestiremagistralmente anno dopo anno, con spetta-coli sempre nuovi. Lo dimostra il crescentesuccesso ed incremento di pubblico e abbo-namenti che ha avuto il Manzoni in questianni. Una nota di elogio alla spumeggiante e bellaMichela Andreozzi, che io personalmente nonconoscevo. Ha saputo rendere appieno que-sto suo personaggio trasgressivo e fuori daglischemi, aggiungendo al tutto una parlataromanesca, da rendercela simpatica a talpunto da “tifare” per lei. Una lode a parte merita Fabio Avaro il “coat-tone”. Ha saputo farmi davvero ridere, mimando, parlando e rappresentando unaparte di gioventù che vuole sembrare tutto el’opposto di tutto, manifestando però, infondo, una sorta di sensibilità anch’essa.

Perchè non rimani a colazione ?di Loredana Filoni

Loredana Filoni insieme ai tre attori

Via della Repubblica, 6Civita Castellana (VT)

Tel e Fax0761.51.32.17

e-mail:[email protected]

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Campo de’ fiori12

Scena prima . Esternogiorno, un fitto bosco ditanto in tanto trafitto daun raggio di sole, marcitronchi sparsi a terra, fun-ghetti dal cappello vermi-glio a punteggiar, tra alte

felci e cavità diverticolosenel terreno, il sottobosco:un intenso, immobile odore

di muschio, un placido stagno…..Scena seconda Pigramente sdraiate osedute tra la vegetazione se ne stannoalcune creature dalle svariate dimensioni,concie e sembianze, puzzolenti, rammenda-te, irsute ed arruffate……….fin dentro l’ani-mo, qualcuno paffuto e dagli occhi benevoli……....tra loro anche figure più rassicurantiquali madonna Serenella e donzella Marzia,più in là uno spaventapasseri ed un omino dilatta confabulano (!), un fauno assetato scal-pita impaziente e tende un orecchio ailamenti di un merlo sfrattato dal proprionido, un signore…..dei topi, soffia svogliato ilsuo fiato dentro un flauto …viene un angelo! Scena terza . …..ho sonno …tribù di nani…ilmomento è vicino….il pero danza alvento….ho sonno…dammi le ali o pensacitu…io divento matto, matto sono già di fattociò si sa….c’è un posto nel bosco …già, c’èun posto nel bosco…il cuore degli uomini è dipietra……è assai meglio dormire.…. hosonno……una filastrocca senza senso….ho…. sonno…. sonno.… nno……. Zzzzzz .Beh, questa doveva essere, più o meno, lasituazione nell’affollata anticamera notturnadel “ciriveddu” (cervello) di un ragazzo ori-ginario di una storica città della costa meri-dionale della Sicilia, Siracusa, nell’ora dipunta del suo sonno, in una notte di pienaestate, dello scorso millennio, A.D. 1991.Quel ragazzo, al secolo Bruno Rubino,compositore-tastierista, “apprendista chitar-rista ”, sicuramente batterista e tanti inte-ressi culturali, aveva già tutto chiaro: il suoprogetto musicale si sarebbe chiamatoFIABA e avrebbe dato da “lavorare ” aparecchie creature ed esseri, abitanti delmondo della fantasia ! Le “ali della fantasia”,oltre ad un corpo ben nutrito di composizio-ni musicali, da far librare alto all’attenzionedel pubblico della dimensione del reale,avrebbe avuto bisogno di un “ cantore ” , diuna voce che fosse il giusto “ corriere “ perla fantastica dimensione: ed allora eccoinvestito del ruolo di racconta storie, di

menestrello di autentico traghettatore versoluoghi, personaggi e situazioni “ diversa-mente reali ”, la voce di Giuseppe Brancato,senza dubbio, una vocalità potente, conimpostazione di stampo teatral / operisti-ca, dalle doti interpretative piacevolmentesingolari nel panorama musicale rockItaliano! La “soglia della fantasia”, vieneinizialmente varcata, nel gennaio del 1992,allorquando, il gruppo, completato dai ruolidel basso e di due chitarre, in formazione a5, quindi, fa circolare un cd dimostrativo disei brani dal programmatico titolo “XIIL’APPICCA-TO ”, un chiaroriferimento aduno dei simbo-li della seriedelle carte didivinazione deiTarocchi, se-guito, a breveperiodo, da unsecondo cd ,“I SOGNI DIMARZIA”, ununico brano dioltre 14 minu-ti, una cosiddetta “suite”, costituito da piùmovimenti legati tra loro. Già in questa man-ciata di note, si delineava la poetica musi-cal / testuale del gruppo, caratterizzata dallacreazione, su un substrato musicale, com-patto, distorto e consciamente poco lavorato,costruito dal suono incrociato delle due chi-tarre e da ritmi, segnati dalla batteria e delbasso, organizzati da un compositore,quale Bruno Rubino scrupoloso ricercatore diun suo stile di conduzione ritmica, di auten-tiche originali narrazioni fiabesche piene difolletti, orchi, fate, bestie e umani, moltospesso pretesto per descrivere l’universo deicaratteri umani e rappresentare , “ sopra lerighe ”, sentimenti, tematiche e dinamichesociali del quotidiano . Porsi all’ascolto deibrani dei FIABA, è una sorta di corsa nelbosco dal fitto intreccio di bassa vegetazio-ne ed alberi che ospitano nelle loro cavità e

tra i loro rami tutto un mondo, dove si correa fatica e con il cuore in gola per la tensio-ne dovuta alle “cose che non vuoi attender-ti di trovare di fronte”….ma i Fiaba te le fannotrovare! Chi ci salverà ? La voce teatrale daltimbro tenorile di Giuseppe Brancato, che ciporta all’esperienza con “ la realtà altra”ma……… non ci lascia ! Il resto del gruppoorchestra i diversi quadri fiabeschi, garan-tendo un flusso sonoro fondamentalmentedi matrice “heavy rock”, incastonando, tal-volta, cadenze riconducibili alle esperienzedella musica barocca, della musica folkItaliana e Nord Europea del medioevo/rina-scimento. Il sipario della ribalta discografica“ ufficiale ”, si apre nel 1994 quando unacoraggiosa, oggi storica, etichetta indipen-dente Ligure, la Mellow Records, pubblica ilcd “ XII L’APPICCATO ”, presentazione almercato discografico dei brani già propostinei due succitati cd dimostrativi, caratterizza-to da una maggior cura della produzione eda un impianto grafico professionale, contanto di ampio libretto per seguire con atten-zione i testi delle composizioni cantate in lin-gua ITALIANA…..un esordio, a mio giudizioNOTEVOLE ! 7 brani 7 al posto giusto nessun riempitivo,in una scaletta in cre-scendo di pathos, conuna partenza al fulmico-tone data da ”Il richiamodello stagno”, il passag-gio intermedio, di prege-vole scrittura e interpreta-zione descritto dal branode “lo spaventapasseri ”,il gran finale de “I sognidi Marzia”, nella quale siritrovano tutti i molteplici frammenti musica-li e visionari del “caleidoscopio” FIABA: lainquieta vicenda “onirica” di Marzia, in usci-ta dall’adolescenza ed affacciata, nel sonno,sul suo futuro di donna,con musica millime-tricamente descrittiva degli stati d’animo edell’incedere del sogno, una conduzione(nel bosco…..) vocale di “Peppino ” BRAN-CATO…….. da favola !

FF II AA BB AAL’orchestra del sottobosco ... ovvero

“la fantasia è la figlia diletta della libertà !”

“A chi evoca gnomi,troll, elfi e folletti ...se lo prendiam ...

gli tagliamo i baffetti !”

del Dott.Carlo Cattani

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Campo de’ fiori 13Un cd pregno di originalità, da ascoltare eriascoltare per apprezzarne i particolari dellaarchitettura d’ interni progettata sui pilastridi un suono alternato da passaggi ora dolciora penetranti come le emanazioni odo-rose di un bosco rigoglioso, alla ricerca dellaparola che suona e si arrampica e delloarrampicatoreBrancato! Qualche anno più

tardi, nel 1997, dopo diverse esibizionilive, che rafforzano l’intesa e alimentano lacredibilità nei confronti del pubblico, iFIABA, con la stessa formazione dell’esordioma per una diversa etichetta, l’Italiana PickUp records, editano un nuovo capitolo disco-grafico, “Il Cappello ha tre punte”, unlavoro, a mio giudizio, meno immediato del-l’esordio, perché musicalmente più elabora-to, ricco di soluzioni ritmiche, quindi appa-rentemente più ostico al primo impatto,

dove, come costante caratteristica dellamusica del gruppo anche nelle prove deglianni successivi, non è dato spazio a virtuo-sismi dei singoli musicisti ma alla resa coraleche esalta il lato narrativo “strumentalizzato”dalla voce di Brancato; una ridondanza ditesti che richiede qualche ascolto per “fartisuo” ma…ma …poi si è avvolti, affascinati,convinti di essere di nuovo entrati nel“bosco giusto” e di vedere la fiammella della“lanterna giusta” dell’affabulatore MesserGiuseppe Brancato e carovana al seguito !Anche qui la sequenza dei brani è incisiva enon lascia spazi a dubbi sulla concretezzacompositiva della band:quando i FIABA siincontrano, sotto il loro “fungo/sala prove”,per comporre ….si raccontano favoleserie…mica barzellette! Classici da questoalbum: farei un torto ai vari “protagonistifantastici” del cd ma due brani su tutti “Ilsegreto dei giganti” , “I cento stivali”……con la sensazione che tutti “gli omini pic-cini” ivi narrati, laboriosamente intenti a daruna mano a Mastro Giovanni, ciabattinoindefesso, ti aspettino, sotto il “cespo dimore”, per far festa insieme, come momen-to liberatorio dopo la sfacchinata fatta perprodurre, nottetempo, un” fottio” di stivali, asalvataggio della testa del Mastro e ringra-ziare i FIABA di averli evocati! Nel 2001 iFIABA vanno a…..funghi ! Il loro terzolavoro discografico si intitola “ LOSGABELLO DEL ROSPO ”, letterale tradu-zione di “toad stool”, denominazione popola-re Inglese data al fungo venefico / allucino-geno scientificamente appellato “amanitamuscaria”….. quello tanto carino a vedersi,tutto rosso screziato da puntini bianchi…..che solitamente si trova ……vicino allebetulle (ndr.: albero citato nella vicenda de”I sogni di Marzia”) : per intenderci il fungoper antonomasia nell’immaginario collettivo!Diversi anni sono trascorsi prima di rientrarea “FIABA land”.

Un’altra etichetta indipenden-te Italiana, la LIZARD, lipubblica. Quest’opera otterràlusinghieri consensi di critica edi vendite nel mondo! Si veri-ficano, inoltre, alcuni avvicen-damenti nella formazione.Diversamente dai precedentilavori , “ LO SGABELLO DELROSPO ” vede la collabora-zione di Giuseppe Brancatoalla stesura dei testi e, sop-rattutto, immortala un lavoromonotematico, un cosiddettoconcept, diverso quindi dallaclassica selezione di brani conpropria autonomia narrativa,seppur scandito da specificititoli o meglio scene. Il temaè fiabesco più che mai: sinarra dell’avventura “stupefa-cente” del giovin Pauro, chesulla strada del ritorno a casa.…prende, incuriosito, unsentiero che la memoria glirimanda dai ricordi d’infanziae…….nebbia tra le gambe …..cammin cammino…. si perdedalla via maestra, giungendo,dopo tutto un dì, presso unacasupola……………dimora diben due streghe e qui, “a

ristorar lo giovine”, le megere lo invitano adissetarsi di un infuso caldo-caldo di paiolo,ovviamente, stregato, adulterato con l’essen-za allucinogena del caro funghetto. Da qui inpoi, il protagonista “viaggia con la mente”alterata e ha visioni di un mondo o meglio diun regno …quello delle rane ….di Acquaria….dei suoi abitanti, della sua reginaGebbia….c’è, in definitiva, la ripresa e messain scena dell’allegoria medievale intorno allafigura del rospo “guardiano della soglia “ chesbarra l’accesso al mondo degli inferi, dellerane che salvano da situazioni pericolose iprotagonisti delle fiabe; le vicissitudini sirincorrono in un crescendo dove i passaggimusicali, proprio come in una classica pieceoperistica, marcano le sequenze della storia.Il risultato è accattivante: sentire per crede-re! Un prodotto che conferma la scelta delgruppo di perseguire tenacemente un pro-prio percorso “culturale”, infischiandosenedel giudizio di alcuni che insistono nel voler-li ingabbiare in etichette di genere: i FIABAsono così: AMARE senza riserve o…per altreesigenze musicali, premere stop sul propriolettore cd e cambiare dischetto! Arriviamo aigiorni nostri: maggio 2005, un tintinnio di

sonaglietti introduce”I RACCONTI DELGIULLARE CANTO-RE” ….ancora piùgrandi i FIABA! Bra-no di sfondamento è“Angelica e il follet-to del salice”, contanto di videoclip al

seguito. Si ritorna a “storie fantastiche”aperte e chiuse in pochi minuti, dove la sele-zione è perfettamente equilibrata e i branibeneficiano di un maggior risalto dato al tap-peto sonoro costruito dalle due chitarre...Brancato, Brancato è sempre più buffonenella resa canora del cd e durante i concer-ti che supportano quest’opera! Non pensa-te male, al grande “Joe” so di fare un com-plimento, riconoscendogli un ’ interpretazio-ne perfetta nel ruolo del saltimbanco medie-vale! A pro-posito, sa-pevate che“bu f fone ”deriva dalLatino “bu-fo” rospo,epiteto conil quale siadditavanoi saltimban-chi con ri-fe r imen toalle loro sgraziate movenze, assunte a moti-vo di suscitare “lo altrui divertimento”? E noi di divertimento, dalle trame musicalidei FIABA, ne possiamo trarre molto; pas-siamo parola e daremo loro la possibilità dicontinuare a volare liberi nel mondo dellafantasia! Le fiabe son meravigliose……i FIABA cimeravigliano !WWW.fiabaweb.comEPILOGO “ Ho visto un Rubinello ………. l’hovisto davvero ! Era sotto uno “sgabello”e….rideva sul serio !

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Campo de’ fiori14

Sicurezza, tranquillità della mente, equili-brio psico-fisico, è questo che il MaestroCarlo Mercuri insegna, da quasi trent’anni,ai suoi allievi.La palestra OKINAWA, nasce a CivitaCastellana nel 1977 e vede la sua primasede in Via della Tribuna dove, in pocotempo, grazie alla simpatia e alla profes-sionalità del Maestro e alla novità portatada questa disciplina, inizierà a contaremolte decine di discepoli. Io stessa, allatenera età di sette anni, vestii il Kimono

sotto la guidadel MaestroMercuri e da lì,disciplina e ris-petto, formaro-no il mio cuoree la mia mente. Ricordo congioia la passio-ne che il Maes-tro Mercurimetteva nell’in-segnare aglialtri tutto ciòche aveva asua volta ac-quisito da gran-di Maestri giap-

ponesi quali Shirai, Mochizuki, Ochi,Enoeda, ma anche da quelli italiani comeTammaccaro, Fugazza, Balzarro, Aschieri,Semino e Bolaffio. La sua più grande gioia,era però quella di crescere i piccoli atletiche timorosi, infagottati in quel piccoloKimono, si affacciavano per la prima volta,a piedi scalzi, sul lucido pavimento di legnoche avrebbe formato, nel tempo, il lorocarattere. Ricordo i suoi occhi brillare disoddisfazione per ogni nostro piccolo tra-guardo raggiunto. Ricordo con gioia le gare

e le competizioni sia da vincente, che daperdente ma, seppur perdente, non ricor-do mai una delusione, perché per ilMaestro Mercuri eravamo comunque deivincenti, avevamo comunque raggiunto ciòche a lui stava a cuore: combattere condignità, lealtà e coraggio.Oggi il Maestro Carlo Mercuri, cintura nerasesto dan, nonchè cintura nera di Kendo(l’arte marziale che si pratica con il boken,spada di legno), conta nella sua palestracirca settanta atleti tra bambini e adulti condifferenti gradi di preparazione e più di 50cinture nere raggiunte sotto la sua valenteguida. Con l’aiuto dei suoi due figli Robertae Fabio e del Maestro Maurizio Millozzi (suoallievo) la palestra del Maestro Mercuri èinoltre una grande macchina organizzativadi manifestazioni riguardanti questa disci-plina come ad esempio il Torneo Okinawa,giunto alla sua 13° edizione, e che vedepartecipare, ogni anno, centinaia di atleti,in rappresentanza di venti società, prove-nienti da quasi tutte le regioni centrali. Glieccellenti risultati raggiunti dagli atleti delMaestro Mercuri, anche “fuori casa”, hannoinoltre dato lustro e fatto onore a questagrande palestra “di vita”.

Cristina Evangelisti

UN ENCOMIO AL MAESTRO

CARLO MERCURI

28.01.1978 il Maestro Mercuri (primo a sx) con i suoi allievi

Il Maestro Mercuri (primo a sx) con alcuni giovani atleti Il Maestro Mercuri al centro della sua “famiglia”

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Campo de’ fiori 15

Dany Moscatelli è una pittrice di notevolevalore, con uno stile personale, che si èaffinato e nutrito delle sue frequentazioninell’ambiente artistico romano.

Vive ed opera a Vetralla, cittadina in pro-vincia di Viterbo.L’arte di Dany non si può racchiuderla inun etichetta, in una scuola od in una ten-denza. Nella sua pittura convivono, è vero, varieespressioni artistiche, ma lei ha comunqueelaborato un suo personale ed originalelinguaggio pittorico, che rende inconfondi-bile ogni sua opera.Sia nei paesaggi, con atmosfere, in cui avolte si ravvisa la lezione del chiarismolombardo, sia nelle nature morte così pre-potentemente espressive, Dany raggiungesempre quella musicalità che lega linea ecolore, volume e tono, dove le forme sem-brano immerse in un mondo immaginarioed evanescente e la realtà sembra avereuno strano incanto.I colori sono la magia di queste opere,hanno una luce lontana, totale, integratanella composizione tutta, senza il rigoreantico, ma con una maestria degna di uncapace pittore.Fiori, marine, volti, paesaggi di granderespiro aperti all’orizzonte, infiniti nellaloro forza poetica, sono i temi ricorrenti incui l’artista imprime la forza della sua pit-tura.Sapore di favola, quasi d’incantesimo tra-smettono le sue narrazioni pittoriche.Pittrice attenta nell’osservare il mondo chela circonda, non vuole tradire mai il vero,ma renderlo con carattere personale, conscioltezza di fantasia, con una sottileespressività poetica, che denuncia peraltroun lavoro creativo interiore ed una fortesensibilità. Artista eclettica, è anche una raffinatapoetessa.

Dany si esprime con grande naturalezzaed è capita perché non spinge la ricercapittorica verso quelle forme estranee alsuo sentire, o verso un intellettualismogratuito, che spesso viene usato per copri-re mancanza di creatività.

Scopri l’Arte del Prof. Arch. Massimo Cirioni

DanyDany

La forza del mare

Paesaggio Marino

Vaso con fiori La Verità

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Campo de’ fiori16

Civita Castellanala chiesa di San Lorenzo in Via Attilio Bonanni (1955)

Prof. Arch. Enea Cisbani

Posta su via Attilio Bonanni, in un’areaurbana densamente abitata e urbanizzatasubito dopo la fine della Seconda GuerraMondiale, la Chiesa di San Lorenzo venneedificata nel 1955 sul progetto redatto dal-l’inge-gnere romano Giuseppe CECCONI.Gli artefici della costruzione, che segnò larinascita morale e religiosa di CivitaCastellana subito dopo le devastazioni e tra-gedie della guerra, furono S.E. Mons.Roberto MASSIMILIANI, Vescovo dellaDiocesi dal 1948 al 1976, l’AmministrazioneComunale del tempo guidata dal SenatoreENRICO MINIO, la Famiglia RIBALDIche donò il terreno su cui sarebbe sorta l’e-dificio e non ultima la popolazione di CivitaCastellana, che contribuì anche economica-mente alla sua realizzazione.La storia della sua costruzione è alquantosingolare.Nel Giugno del 1944, una squadra di bom-bardieri inglesi sgancia delle bombe sullaChiesa di San Lorenzo al cimitero comuna-le, danneggiando in modo irreparabile lachiesa seicentesca, che era stata trasforma-ta in deposito di materiale bellico.Il 5 Marzo del 1953, il Ministero dei LavoriPubblici concede un contributo di£.12.500.000, al fine di provvedere alrestauro dell’importante edificio religioso,fino al 1882 convento francescano.La chiesa in quel periodo era, però, moltodistante dalle abitazioni che allora si stava-no espandendo in ben altre zone comePizzo Garofalo, Catalano e Guadamello.Il 29 Settembre del 1953, Mons. Massi-miliani chiede al Ministero dei LavoriPubblici, di poter utilizzare i fondi concessiper l’edificazione di una nuova chiesa con iltitolo di San Lorenzo Martire in un’altrazona, più agevole e facilmente raggiungibi-le dalla popolazione.

La richiesta viene accolta, elaborato il pro-getto e nel 1954 iniziano i lavori di costru-zione della nuova Chiesa di San LorenzoMartire in Via Attilio Bonanni.La vecchia Chiesa di San Lorenzo alCimitero viene parzialmente restaurata etrasformata in fabbrica e manifattura cera-mica.Nel 1955, la chiesa viene consacrata solen-nemente anche se rimangono da completa-re alcuni parti e locali del piano seminterra-to.La chiesa e’ articolata su due livelli: il pianoseminterrato è composto da una vasta aularettangolare con teatro e numerosi ambien-ti destinati ad aule di religione e catechi-smo.Il piano rialzato, proprio delle celebrazionireligiose, ha la pianta a croce latina con trenavate terminanti su un transetto con treabsidi circolari, di cui quella centrale dimaggior diametro.La navata centrale, di maggior altezza, pre-senta una serie di finestroni rettangolari chedanno luce all’interno e gli conferiscono unaparticolare luminosità.In corrispondenza dell’Altare Maggiore, èposto l’accesso alla vasta Sacrestia, con iservizi tecnici e l’alloggio del parroco.Sempre in prossimità dell’Altare Maggiore ècollocato l’ingresso secondario della chiesasu Via Falisca.Gli interni, semplici e lineari, sono statirecentemente restaurati e abbelliti di vetra-te policrome, su progetto dell’artista MariaGrazia GRADASSAI.L’esterno è di particolare bellezza: i volumisono chiari e netti, dominati dalle possentiabsidi e dal portico in tufo faccia-vista, sucui è collocato l’ingresso alla chiesa.Il portico, con copertura piana, è formatoda quattro pilastri rettangolari in tufo, con

tre arcate a tutto sesto, di cui la centrale dimaggiore altezza e spessore.Il prospetto su Via Falisca è caratterizzatodall’abside della navata centrale e dal volu-me rettangolare della Sacrestia, ortogonaleall’edificio.Si accede al portico e alla chiesa da un’am-pia scalea in travertino bianco.All’interno del portico sono collocati tre pan-nelli in ceramica opera del Prof. LUIGIPAOLELLI e degli allievi dell’Istituto d’Arte,raffiguranti, quello di destra, San LorenzoMartire con i simboli del martirio, la palmae la graticola, e il pannello di sinistra recan-te l’immagine di San Giovanni Battista.Il pannello centrale, collocato sopra l’archi-trave dell’ingresso centrale, presenta ilCristo Benedicente attorniato dagli Angeli.Un finestrone circolare al di sopra dellacomposizione caratterizza tutta la zona por-ticata.La vasta area antistante la chiesa, presentaun gruppo scultoreo di particolare bellezzadedicato a San Lorenzo Martire recantenelle sua mani il simbolo stilizzato dell’edifi-cio e con due figure adoranti ed inginoc-chiate, opera dello scultore civitonicoFranco GRADASSAI, interamente realiz-zato in peperino grigio.E’ nell’interno che troviamo delleopere pittoriche di grande valore arti-stico.Nelle cappelle terminali delle due navatelaterali, sono collocati, seppur in modoprovvisorio e ricoperti da suppellettili varie,due dipinti di grandi dimensioni che appar-tenevano alla Chiesa di San Lorenzo alCimitero.Il dipinto della navata destra, olio su tela,raffigura San Lorenzo Martire con SanFrancesco e la Vergine Maria al centro,opera del pittore seicentesco Pietro GIU-LIANI, di Civita Castellana, originariamen-te collocato sull’altare maggiore di SanLorenzo al Cimitero e qui trasportato nel1956.Nella navata sinistra un secondo dipinto,olio su tela, con l’immagine di SanFrancesco in posa ieratica attorniato da fratiadoranti, appartenuto anch’esso a SanLorenzo al Cimitero.Nelle absidi laterali e nella navata sinistra,dei superbi e incomparabili polittici, olii sutavola, con immagini di Santi opera delProf. LUIGI PAOLELLI, dall’eccezionalerepertorio tecnico e formale, con le figure atutta altezza su fondo dorato.Altri dipinti, olii su tavola, sono opera delpittore civitonico Tonino CONTI, ma pur-troppo compromessi in quanto tagliati esmontati in modo irreversibile.1955-2005: cinquant’anni di vita di un’ope-ra a torto disattesa, semplice e lineare maricca di capolavori ed opere d’arte.

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Campo de’ fiori18

Spesso le tradizionisono come un “tiamo” scritto sullab a t t i g i a … b a s t aun’onda e tuttoviene cancellato,rimosso per sempredalla volubile sab-

bia. Nulla però èdistrutto nel cuore

dei due amanti.Così il ricordo di un tempo oramai lontanofa emergere dalle pieghe della storia un’u-sanza che grazie alla genialità della stilistaAnna Fendi sta riscoprendo una nuova gio-vinezza: “Balcone in fiore”.Fin dai primi anni Trenta si hanno notiziedell’usanza di premiare, durante il periodocarnevalesco, i balconi che sfoggiavano lamigliore livrea floreale.Questi fiori però avevano una particolarità:non bisognava annaffiarli, ma si dovevasperare che il tempo regalasse tanto sole,poiché erano realizzati con carta variopin-ta, modellata dalle mani di esperte ragaz-ze e donne.Con lo stesso spirito di qualche decenniofa, l’8 luglio 2005, si è svolta la premiazio-ne della quinta edizione del premio“Balcone in fiore” alla quale hanno parte-cipato numerosi concittadini, il Sindaco diRonciglione Giancarlo Bianchini, l’On.Francesco D’Onofrio, il Presidente dellaProvincia Alessandro Mazzoli e tante altrepersonalità del mondo della politica e dellospettacolo. Tra le mura medievali della Piazzetta degliAngeli, allietati dalle note della banda cit-tadina e dalle coreografie delle majorettes,Mara Carfagna e Daniel Della Seta hanno

consegnato i meritatipremi.Per la categoria“finestrella fiorita” èstata premiata lasignora Luigina Casi-ni. Accompagnatidagli applausi di unpubblico entusiasta,sono saliti sul palcoper essere premiatiVittoria Bracci, AnnaMaria Di Nicola,Chiricozzi Gioacchino,Lina Capodimonte,Vincenza Crispino An-tonella Serracchioli,Mirella Dirozzi, Giulia-na Chiossi, Gino Par-tenzi, Marisa Galli,Bruona Giomma eArmando Marini chehanno abbellito i pro-pri balconi con piantee fiori di ogni genere.Il primo premio asso-luto è stato conse-gnato a Luigi Muce-dero che oramai daanni vanta il balconepiù curato di tutta Ronciglione. Altri premisono stati conferiti a Laurente Bianchini ea Giancarlo Billonio, nonché ai titolari dialcune attività commerciali che regalanoalla clientela quel valore aggiunto cherende felice la vista e l’olfatto.Quest’anno, grazie agli scorci offerti dallaPiazzetta degli Angeli, la manifestazioneha attirato tantissime persone che hannoavuto il piacere, conclusa premiazione, di

gustare i tipici sapori della Tuscia passeg-giando tra le vie farnesiane che, ancoraoggi, emanano un fascino antico.I balconi del paese cimino sono ora abbel-liti non più da petali di carta crespa, ma daveri fiori che dall’alto sembrano ringraziarechi ha il merito di aver dato a questa tra-dizione una….seconda vita.

La tradizione che visse due volteRonciglione

di Erminio Quadraroli

Balcone in fiore - anni ‘30Archivio Giacchino Capaldi

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Campo de’ fiori 19

Il personaggio misteriosoVi invitiamo ad indovinare il personaggio misterioso ripro-dotto nella foto sotto.I primi cinque che lo identificheranno e ne daranno comu-nicazione in redazione, avranno diritto a ricevere un premioofferto dalla Profumeria Paolo e Concetta:

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Tel. 0761.518298

Morti01.07.2005Gai Giulio

02.07.2005Rossetti Veneranda

04.07.2005Salvi Dino

11.07.2005Marini Francesco

18.07.2005Evangelisti Isia

19.07.2005Morazzini Marino

20.07.2005Moretti Luciano

NNatii01.07.2005

Grillini Flavio

08.07.2005Cingolani Leonardo

19.07.2005El Mouflih Balsam

MMaattrriimmoonnii01.07.2005

Manocchio Danilo/Cicchiello Loredana

03.07.2005Caputi Rino/Paiella Giuliana

07.07.2005Caccetta Romeo/Gatti Giuseppina

09.07.2005Rossi Giulio/Frangioli Cristina

17.07.2005Boaventura Araujo Antoni/Parretti Pamela

30.07.2005 Rossi Mirco/Moretti Simona

Civ

ita C

aste

llana

Civita C

astellana

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Campo de’ fiori20

Nel varcare la soglia deldelizioso ristorante diMonterosi (VT), sorto il1° Agosto 1994, si ha lasensazione di essere acasa propria. Candelesu ogni tavolo, unmeraviglioso camino,un bar, vari “ricordi” diviaggio dei signoriRoberto Lippi e AidaMaria Gabriella (i pro-prietari), la cura di ogniminimo particolare cela rendono davveroamabile. La cosa chepiù aggrada il nostropalato è il tipo di cucina

che la signora Aida cura personalmente, inogni suo aspetto, sia dal punto di vistasalutistico, sia da quello “visivo”, che nonguasta. Qui si servono piatti sempre nuovi,di volta in volta ed a seconda del periododell’anno. E’ una cucina di alta qualità egenuinità. I prodotti sono tutti di primissi-ma scelta: pomodori, olio extra vergine dioliva, sale

i o d a -to. Inoltre, isignori Lippi, hanno eliminato le tradizio-nali friggitrici, sostituendole con il forno araggi infrarossi (da non confondersi con ilforno a microonde): si bagnano i prodotticon l’olio e si cucinano in questo forno. Ilrisultato è ottimo! Le varie specialitàhanno spesso, come base, i funghi porcini

dei vici-ni MontiCimini ed il tar-tufo di Norcia. Da pro-vare i “cuori, baci eabbracci”: ravioli di formag-gio con aggiunta di miele e gorgonzola, iltutto guarnito con spinaci freschi. E chedire delle “Spianarelle del Ferro di Cavallo”

con funghi porcini e pancetta affu-micata…!?! Una vera delizia!Per quanto concerne le carni,

sono tutte nazionali, marem-mane per la precisione, ecce-zion fatta per l’en-trecote che èargentina (ottimaanche questa). Chi optasse per lapizza qui trova il

suo regno! Vari tipi,ma, soprattutto, “tag-lie forti”: la pizza “nor-

male” è già più che abbon-dante, se poi si vuole “esagera-re” c’è la maxi-pizza (tre volte ilpeso di quella normale). Da sot-tolineare che i piatti vengonopreparati tutti al momento!Ottima carta dei vini, circa set-tanta, per tutti i gusti e tutte letasche. L’ambiente è

tranquillo e fresco, d’estate. I signori Lippimolto cordiali e ospitali. Si cena al lume dicandela. I coperti sono sessanta. Il ripososettimanale si effettua di Mercoledì eGiovedì. Il ristorante è provvisto, a pochimetri, di un ampio parcheggio. Per unacena romantica, fra amici, di affari, ricor-renze varie, è un luogo da “gustare” finoin fondo!

Una gloriosa tradizione gastronomica chiamata

Il Ferro di Cavallo

a cura diLoredana Filoni eFrancesco Antenore

i signori Roberto e Aida

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Campo de’ fiori 21

L’angolo del BebèE’ tempo di vacan-ze: di mare, di monta-gna e di vita all’ariaaperta. Questo me-se, quindi, vorreitrattare di tutti queigrandi e piccoli pro-blemi inerenti all’e-sposizione dei bam-bini al sole, e aidanni che questo

può provocare (eritemi), ai rimedi ed aisistemi di prevenzione. I bambini (soprat-tutto i lattanti) hanno una pelle più sottilee quindi, più sensibile di quella dell’adultoalle radiazioni ultraviolette del sole e sonopiù facilmente esposte a danni cutaneiquali eritemi solari. La “voce” eritemacomprende diverse tipologie di alterazionedella pelle: abbiamo l’USTIONE , che puòessere di primo grado, quando si ha soloun’arrossamento (eritema solare) o disecondo grado quando si ha una presenzadi bolle. Le ustioni ripetute, soprattutto sedi secondo grado, aumentano il rischio disviluppare da adulto tumori maligni dellapelle (soprattutto melanomi). Il rischio diustione è particolarmente alto per queibambini (in genere con capelli rossi obiondi, occhi chiari e lentiggini) con pellemolto sensibile, che si scotta, ma non siabbronza. Va ricordato inoltre che, se l’u-stione è molto forte ed estesa, è possibileche il bambino vada incontro ad un colpodi calore. Sfortunatamente i primi sintomiderivanti da un ustione, compaiono tardi,cioè a ventiquattro ore dall’esposizione:arrossamento, prurito, dolore e gonfioredella pelle, che possono essere, a secondadei casi, diffusi in tutto il corpo o localizza-

ti solo nelle zone che sono state esposte.La fase critica dura in genere quarantottoore, dopo di che dolore, gonfiore ed arros-samento scompaiono, mentre si puòaccentuare il prurito. Dopo circa cinque-sette giorni la parte ustionata comincia adesquamarsi. Ma cosa dovete fare se ilvostro bambino presenta queste sintoma-tologie? Fate gli impacchi o bagni conacqua fresca e bicarbonato diverse volte algiorno. Somministrategli paracetamolo perridurre il dolore. Dategli da bere spesso ilprimo giorno, per reintegrare i liquidi persinell’ustione e prevenire la disidratazione.Applicate 1-2 volte al giorno una cremaidradante. Quando il bambino stà a casalasciategli il più possibile, scoperte e all’a-ria, le parti ustionate. Evitate l’esposizionediretta alla luce del sole per almeno qua-rantotto ore, poi applicate una crema adaltissima protezione. NON APPLICATEPOMATE ANTISTAMINICHE perché potreb-bero peggiorare la situazione. NON APPLI-CATE UNGUENTI, OLIO O BURRO sull’eri-tema, perché impediscono la dispersionedel calore. NON APPLICATE SPRAY OSTICK per le ustioni, perché possono pro-vocare allergie e sono poco efficaci controil dolore. NON USATE SAPONI PER ILLAVAGGIO DELLA PELLE ARROSSATA.EVITATE LA DOCCIA perché il getto irritala pelle già particolarmente sensibile.Per quanto riguarda le protezioni, d’estateapplicate creme protettive per il sole, ognivolta che il bambino esce a giocare all’a-perto per un lungo periodo. Soprattutto almare ed in montagna, fate si che l’esposi-zione al sole sia graduale: cominciate conquindici-venti minuti al giorno. Da non sot-tovalutare anche la protezione degli occhidel bambino con degli occhialini con filtro

UV. Per i lattanti invece, usate semprecrema a protezione totale, vestiti lunghi ecappellini a falda larga. Fate attenzionesoprattutto a quelle parti più soggette ascottarsi come naso, guance, orecchie espalle. Applicate la crema trenta minutiprima dell’esposizione, in modo tale cheabbia tempo di penetrare bene nella pelle.Riapplicare ogni 3-4 ore, soprattutto dopoil bagno o una sudorazione abbondante.Le creme resistenti all’acqua consentonoalla pelle di resistere fino a mezz’ora inacqua. Queste pertanto, sono preferibili,ma l’applicazione ripetuta, nel corso dellagiornata, è comunque necessaria. Perquanto concerne gli stick a protezione fisi-ca totale, c’è da sottolineare che conten-gono micro particelle metalliche cheoppongono uno schermo fisico totale alpassaggio dei raggi solari (si distinguonoper la scritta “sun-block”) e sono indicateper proteggere parti che siano già stateripetutamente ustionate in passato o cica-trici che hanno perso il potere di abbron-zarsi. Le protezioni solari consigliate per ipiù piccini vanno da un fattore di protezio-ne 25 (per i meno delicati) , fra i 30 e i 40(per pelli intermedie), 50 – 60 (per pellidelicatissime) e lo schermo totale per ilneonati. Non dimenticate le labbra usandogli stick appositamente studiati: preferitequelli contenenti la dicitura “PABA” (acidopara-aminobenzoico. Sostanza associataalle vitamine del complesso B, che concor-re alla formazione di acido folico).Applicateli soprattutto se il bambino soffredi Herpes labiale ricorrente. Anche l’altitudine aumenta il grado diesposizione al sole, soprattutto quando siva oltre i duemila metri. Non fidatevi dellegiornate nuvolose: il 70% delle radiazioniultraviolette passa lo stesso!! Non fidatevineppure degli indumenti leggeri (magliet-ta di cotone) perché proteggono solo par-zialmente.

Dott.ssa Loredana Filoni

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Campo de’ fiori22

L’Angolo misterioso

Via M.Masci,19Civita Castellana (VT)

T.0761.513182 Ab.T.0761.517601

Nella foto sopra è riprodotta una viadi Civita Castellana. I primi tre che laidentificheranno e ne daranno comu-nicazione in redazione, avranno dirit-to a ricevere un premio offerto dalla

Vinicola Mancini

Pillole di sapienza popolare

Da cosa deriva… “fare le cose ad ufo”?Questa locuzione ha fondamenta risalenti alla finedel millequattrocento.Per capire appieno il suo significato bisogna ritorna-re al milletrecentottantanove, anno in cui si diedeuna svolta alla costruzione del Duomo di Milano.I lavori iniziarono qualche anno prima, quandol’Architetto Antonio da Saluzzo mise su carta l’idea dicreare una struttura per fedeli a stampo gotico-lon-gobardo.Essa fu poi modificata da Gian Galeazzo Visconti chedecise di donare alla città una Casa del Signore instile Gotico.Proprio in questi anni, il nobile milanese, per com-piere il suo progetto, fece trasportare per mare bloc-chi di marmo di Candoglia.Essi dovevano servire per rendere sfarzosa la strut-tura religiosa.Su ogni nave che trasportava gratuitamente il mate-riale, il discendente di questa nobile famiglia milane-se, fece scrivere la frase “ Ad Us. O. ” vale a dire, “ad usum operae” che significa “ ad uso dell’opera ”.Un errore di trascrizione sui documenti d’epoca piùrecente fece il resto.Infatti, secondo la grafia medievale, la “ s ” aveva untratto molto simile alla “ f ”.Fu così che “ad uso” venne trasformata in “ ad ufo”. Con questa frase Gian Galeazzo Visconti volevaporre l’attenzione sul fatto che quelle pietre eranostate trasportate e trasformate in luogo di culto damani di abili costruttori senza alcun costo per la cittàche ancora oggi, scherzosamente, si può dire che neusufruisce a “sbafo”.

Erminio Quadraroli

ERRATA CORRIGE sul n. 17 -Scopri l’Arte - è stato erroneamente riportato cheM. Rita Innocenti ha frequentato il corso di restauro dopo le scuole elementari,

anzichè all’età di 25 anni.

Comune di RonciglioneProvincia di Viterbo

Assistenza DomiciliareL’Assistenza Domiciliare è un servizio che viene erogato dal Comune di Ronciglioneper i cittadini della terza età che richiedono la presenza di personale competente

per lo svolgimento delle attività di vita quotidiane.

Le quote di partecipazione sono ulteriormente diminuite

FASCE ISEE1- da 0 a € 3.500,002- da € 3.501,00 a € 4.650,003- da € 4.651,00 a € 6.200,004- da € 6.201,00 a € 7.746,005- da € 7.747,00 a € 9.296,006- da € 9.297,00 a € 12.845,007- da € 12.846,00

QUOTA DI PARTECIPAZIONEESENTE

€ 1,94 all’ora€ 2,30 all’ora€ 2,70 all’ora€ 3,50 all’ora€ 5,50 all’ora€ 7,00 all’ora

Per poter chiedere l’attivazione del servizio di Assistenza Domiciliarerivolgersi al Servizio Sociale del Comune di Ronciglione nei giorni di

apertura al pubblico. Tel. 0761.629039

Inoltre dal 15 Luglio il Comune di Ronciglione offrirà il seguente servizio gratuito:- un operatore si occuperà di acquistare medicinali e/o richiedere la prescrizione

dei farmaci c/o il medico di base, a persone anziane sole o in condizioni di disagio,che abbiano difficoltà a recarsi in farmacia o c/o il proprio medico curante.

-un operatore si occuperà del ritiro dei sacchetti dell’immondizia a persone anzia-ne, sole o in difficoltà qualora i cassonetti per la raccolta siano troppo distanti

dall’abitazione

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Campo de’ fiori 23

Cari amicila storia di Noel si arricchisce sempre più di nuove avventure.

Conservate gli inserti e... buona letturadai vostri Cecilia e Federico

Soggetto e testo: Sandro Anselmi

...continua sul prossimo numero

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Campo de’ fiori24

Residence “La Quercia” per la terza età

la Direttrice Sig.ra Gioia SirolliAbbiamo incontrato la Sig.ra Gioia che ciha illustrato le sue linee guida per la con-duzione del residence “La Quercia” e ci hatrasmesso tanta positività e tanto ottimi-smo che serve ad animare e dare “gioia”agli ospiti di questa bellissima struttura. Ci ha accolto con il suo sorriso gentile edaperto e ci ha raccontato dei suoi moltissi-mi anni vissuti all’estero. L’esperienza daLei acquisita aiuterà gli anziani affinchénon restino abbandonati a se stessi maaiutati con terapie occupazionali ed inte-grati in attività sociali. E’ stato infatti provato che, le persone isti-tuzionalizzate, vanno incontro ad un gravedecadimento psico-fisico e così, nel rispet-to della legge 9 Settembre 1996 n. 38, laSignora impegnerà tutte le sue energie perla realizzazione del suo progetto.

01030 Faleria (VT) - Via Prati della BanditacciaTel. +39 0761 588989 Fax +39 0761 [email protected]

Il Residence “La Quercia” è la struttura delGruppo COFISAN, una casa di riposo apochi chilometri da Roma Nord, alle portedi Calcata, immersa nel verde e nella pacecampestre. L’impegno che il Residence “LaQuercia” ha assunto con dedizione e pro-fessionalità è di rendere il soggiorno grade-vole all’Ospite che qui trova un ambienteideale. Il Residence è circondato da unospazio verde e protetto, con appositi sen-tieri in cui gli ospiti possono effettuare inlibertà e sicurezza passeggiate per circa unchilometro, con l’opportunità di soffermarsisulle numerose aree di sosta, nella terrazzadella piscina o arrivare fino ai laghetti. Dalleampie terrazze e dalle verande panorami-che si scorgono in lontananza i montiCimini. Gli spazi a disposizione degli ospitisono numerosi: sale polivalenti, sala proie-zione, bar-ristorante, biblioteca e sala visitamedica. Lo staff del Residence proponequotidianamente molteplici attività occupa-zionali e motorie, intervallate da iniziativeturistiche e culturali all’esterno. Le stanzesono ampie ed eleganti con soffitti di legnoe tutte con terrazze, giardino ed ampiefinestre. Sono tutte dotate di servizi privati convasca o doccia. Ciascun letto dispone di

autonomo dispositivo di chiamata in caso dinecessità. In ogni piano è posto un bagnoassistito oltre a speciali spazi e servizi perdisabili.

I servizi offerti INCLUSI nella retta sono:- Assistenza medica (una volta a settima-na) - Attività motorie (tutti i giorni) -Terapia occupazionale (tre volte a settima-na) - Servizio animazione e musica dalvivo (una volta al mese e occasioni specia-li) - Servizio ristorante - Servizio bar -Servizio lavanderia - Servizio in camera -TV in camera - Servizio religioso (unavolta a settimana) - Servizio navetta (unavolta al mese)

I servizi NON INCLUSI nella retta sono:- Servizio infermieristico (su richiestaquando necessario) - Consulenze medichespecialistiche (su richiesta) - Esami dia-gnostici (su richiesta) - Servizio di cateringper feste private (su richiesta) - Servizioparrucchiere/barbiere (un volta al mese) -Servizio podologia (una volta al mese) -Servizio telefonico - Assistenza persona-lizzata - Materiale d’incontinenza -Trasferimenti con l’accompagnatore.

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Campo de’ fiori 25

L’angolo ... cin cin di Letizia Chilelli

Sarebbe un’impresa davvero ardua elenca-re tutti i vini laziali, mi accingerò, quindi, aparlare di alcune “chicche” della nostraregione che per la loro storia e per i loroabbinamenti hanno catturato la mia atten-zione.Aleatico di Gradoli, questo vino scono-sciuto ai più, è ottenuto da uve Aleatico,ed esprime aromaticità e grande persona-lità che si evidenziano particolarmentenella tipologia Liquoroso, che alcuni para-gonano addirittura al Porto. Nel bicchieresi presenta con un bel colore rosso rubinomolto carico, con profumo intenso nelquale è possibile riconoscere note di mara-sca, confettura di more e sfumature viola.Le sensazioni che questo vino ciregala in bocca sono sensazioni didolcezza, morbidezza, con buona fre-schezza e con una tannicità pocoaccentuata, la struttura è ottima, lapersistenza gusto-olfattiva è notevo-le e, sfumando, lascia in bocca unapiacevole nota amarascata. Questovino è perfetto se viene abbinato adolci secchi, pasta di amandorle e laPizza dolce di Pasqua. L’Aleatico diGradoli viene prodotto anche nelletipologie Liquoroso e LiquorosoRiserva. La zona di produzione di questo vinocomprende i comuni di Gradoli,Grotte di Castro, San Lorenzo Nuovoe Latera, tutti in provincia di Viterbo.Est ! Est ! Est ! di Montefiasconenon si può parlare di questo vinosenza ricordare la sua curiosa storia.Trasferiamoci a Monefiascone nel-l’anno 1100 dove Martino, il coppieredel Vescovo tedesco Defuk, prece-dendo il suo padrone, aveva il com-pito di selezionare i migliori vini scri-vendo la parola “Est” sul muro del

luogo dove avveniva la meravigliosa “sco-perta”. E in questa ridente e serena citta-dina Viterbese, Martino scrisse per ben trevolte “Est, Est, Est” sul muro di una taver-na dove si era recato a bere, per indicarela particole qualità di questo vino, sco-prendolo e regalandolo così al panoramavinicolo Nazionale ed Europeo, e pensateche il Vescovo ne bevve talmente tanto damorirne. L’ Est ! Est ! Est ! di Montefiascone, nelnostro bicchiere, si presenta con un bellis-simo colore giallo paglierino vivace, alnaso ci regala profumi di discreta intensi-tà, tra i quali sono riconoscibili quelli dellafrutta secca in particolare si individuano

note di mandorla amara. Al gusto è sapi-do, sia abbastanza fresco, che abbastanzacaldo e di media struttura e risulta estre-mamente piacevole se abbinato ad antipa-sti magri, minestrone di verdure ed èarmai riconosciuto come ottimo vino dapesce, soprattutto se di lago. Un vino conuna storia ed un nome così curiosi nonpoteva non essere venduto in una bottigliaspeciale dalla forma di un tozzo fiasco,caratteristica di quei luoghi: la Pulcinella. L’Est ! Est ! Est ! di Montefiascone vieneprodotto nelle tipologie Secco, Abboccato,Amabile e Spumante. La produzione diquesta “chicca” comprende i comuni diBolsena, Capodimonte, Gradoli, Grotte di

Castro, Marta, Montefiascone eSan Lorenzo Nuovo, tutti in provin-cia di Viterbo.Merlot di Aprilia Il vitigno Merlot,di origine francese, è stato impian-tato con ottimi risultati nella zonadi Aprilia, estesa in parte aCisterna, Latina e Nettuno; le vignesi allineano nei poderi bonificati nel1930 e affidati all’Opera NazionaleCombattenti. Al bicchiere si pre-senta di un colore rosso granatomolto limpido, il profumo è intensocon sentore piacevolmente erba-ceo e con riconoscimenti di frutti dibosco rossi maturi, il gusto è equi-librato, morbido, armonico e giu-stamente tannico. Il Merlot è un piacevole vino datutto pasto che si adatta bene agliarrosti, specie se di suino e anchedi cinghiale. E’ ottimo sul coniglioripieno e sulle braciole di malcan-tone, tipici piatti laziali.

continua sul prossimo numero...

Anguria salutareCon questo caldo devi cucinare,

cose leggere e fresche da gustare.Cibi da mangiare in compagnia,contornandoli con tanta allegria.Prendi un’anguria, un melone e

qualche albicocca,fragole, lamponi e vodka alla pesca.

A metà l’anguria affetta,e poi svuotala in gran fretta.La sua polpa fai a cubetti,

taglia melone, albicocche, lamponi e fragole a pezzetti.

In una terrina, dai alla frutta una mescolata,versa il tutto nell’anguria svuotata.

Infine aggiungi per il gusto esaltare,un poco di vodka senza abbondare.

Con panna montata guarnizioni puoi fare,e al fresco il tutto devi lasciare.Quando poi arrivan tutti gli amici,togli dal frigo e mangiate felici.

Quadraroli Erminio

Associazione Accademia Internazianale D’Italia (A.I.D.I.)

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ATTENZIONEci è stato segnalato, da alcuni operatori commerciali di essere staticontattati per l’inserzione pubblicitaria delle loro attività su Campo

dè fiori, da persone a noi sconosciute. Comunichiamo pertanto che lepersone incaricate a qualsiasi titolo, da Campo dè fiori, dovranno

essere munite di autorizzazione su carta intestata, debitamente firma-ta dal direttore e contenente i dati anagrafici dell’incaricato stesso.L’incaricato dovra inoltre esibire un documento di riconoscimento.

Campo dè fioriè la più grande vetrina per i tuoiaffari. La pubblicità su Campo dèfiori arriva e “porta bene” ed entra

nelle case di milioni di lettori. TEL. 0761/513117

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Sede, Direzione e Redazione: Piazza della Liberazione n° 2 - 01033 Civita Castellana (VT)

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Campo de’ fiori28

I disturbi di lin-guaggio posso-no presentarsi(cioè si accom-pagnano o sonopresenti in qua-dri sindromicispecifici) conritardo cogniti-vo, disprassia,ipoacusia di va-rio grado.Ma ci sonobambini che purnon avendo al-

cun problema né di tipo funzionale né nel-l’area cognitiva o emotiva – relazionale,presentano un “disturbo specifico” di lin-guaggio.Nel linguaggio del bambino si evidenzia undisordine fonologico, cioè l’incapacità di:

1) programmazione e sequenzialità deisuoni all’interno delle parole,2) utilizzazione di un suono al posto di unaltro,3) cancellazione di sillabe o singoli fonemi,scarsa competenza grammaticale,4) ecc..

Le cause del “Disturbo Specifico diLinguaggio” si stanno a tutt’oggi ricercan-do, ma molta importanza riveste la fami-liarità e le otiti ricorrenti o fluttuanti. Se ilbambino soffre di otiti sin dal primo osecondo anno di vita anche un abbassa-

Centro di Diagnosi e Terapia Neuropsichiatrica,Psicologica, Logopedica, Psicopedagogica

Via T.Tasso 6/a - Civita Castellana (VT)Tel. 0761.517522

a cura della Dott.ssaSandra FalzoneLogopedista

mento della soglia uditiva di soli 20/30decibel, può provocare un disturbo didecodifica e percezione dei “suoni” dellalingua e quindi un “Disturbo Fonologico”.Purtroppo non basta rimuovere le causedel problema, perchè il ripristino di unafunzione uditiva adeguata non guarisce ildisturbo di linguaggio. Il bambino va aiu-tato con delle terapie logopediche indivi-duali e/o di gruppo. Il nostro lavoro prevede diversi momenti incui il bambino si “allena” a:

1) percepire i suoni, cioè memorizzarli edelaborarli /training percettivo),2) migliorare il controllo nell’articolazionedei fonemi per produrli correttamente(training motorio)3) comprendere che utilizzando in modoerrato i suoni può cambiare il significatodelle parole (training cognitivo linguistico)

Il Disturbo di Linguaggio va affrontato perevitare che il bambino vada incontro adun’altra disabilità evolutiva come la“Dislessia” e la “Disortografia” che ostaco-lano la rapidità e la correttezza nella lettu-ra e nella scrittura.E’ possibile, comunque, porre quesiti rela-tivi agli interventi terapeutici e diagnosticie ricevere chiarimenti in proposito, visitan-do il sito www.centroceral.com

Quando riusciamo ad aiutare un bambinocon problemi di linguaggio ad uscire dallaconfusione e dal disorientamento, ci sen-tiamo come la fata FAI della filastrocca…

“Su un pino lungo il fiumeC’è un nido fatto di piume

Lungo il fiume c’è un sentieroVi cammina il bambino Piero.Quando delle parole lui fa usoSpesso rimane molto confuso

E se la F o la P deve adoperareNon sa proprio come fare.

In una tana c’è il topo FollettoMa per Piero è il topo Polletto.

Se c’è poi il gatto FelinoPiero che fa? Gli tira un pelino.Piero si mette sempre nei guai

E chiede aiuto alla fata FAIChe possiede una bacchetta fatata

Ma per Piero è una bacchetta patata.E per toglierlo dalla confusioneLo invita a bere una pozioneGli ricorda di chiamarsi PieroE gli dice di andarne fiero.”

Tratto da “Il disordine fonologico nelbambino con disturbi del linguaggio” di P.

Anchisi, M. Febbo, A. Sapuppo e P.Vicenza - Edizioni Springer, Milano

Da cosa dipende un disturbo di linguaggio, come si determina e

perchè và trattato con la logopedia

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Campo de’ fiori29

Come eravamo

Quando…. l’onda riti-randosi, ti facevamancare la terra, par-don, la sabbia sotto ipiedi, provocandotiquello sbilanciamentoche precedeva l’im-mancabile caduta inacqua, era la scusaad hoc per fare ilprimo bagno.

Era allora che ti sentivi il Tarzan dellaspiaggia, perché mettevi a frutto gli inse-gnamenti appresi imparando a nuotarelungo il fiume Treja, dove l’acqua è male-dettamente pesante, e la corrente , i muli-nelli e il fondale pieno di buche, ti facevanosembrare, poi, l’acqua di mare, come unparadiso e lì a Ladispoli, dove essa era cosìleggera ed il fondale così sabbioso, ignoravi

le faticacce fiumarole. Perdevi la cogni-zione del tempo, non volevi più uscire dal-l’acqua, ignoravi i richiami di tua madre, chedalla riva si sbracciava minacciosamente,promettendoti tremende punizioni. Ma tuimperterrito,continuavi, facendo a “schiz-zarella” con i tuoi amichetti d’acqua salata.Poi ti accorgevi di avere i polpastrelli rugo-si e rattrappiti, le labbra già sul violaceo,tipici segni della lunga permanenza inacqua, e ti decidevi ad uscire. Tua madreaccorreva con il telo da mare, te lo avvolge-va intorno facendoti sentire quell’affetto equel calore tanto desiderato dal tuo corpici-no e mentre ti asciugavi, pensavi già alprossimo tuffo in acqua. –Cocco..oo, Ciambelle..ee, Bombo-loni..iii- Spingendo il suo carrettino,passava sulla spiaggia, quello strano ominoche vendeva le sue specialità, così tipiche

nelle forme e nei sapori. Era unvero e proprio rito, subito si for-mava un capannello di mamme edi bambini, che festanti e impa-zienti aspettavano il loro turno.Personalmente, a distanza, di tantianni, sento ancora in bocca ilsapore inconfondibile delBombolone : pasta dolce, fritta,ripiena di crema e ricoperta di zuc-chero, era così soffice e buono,che…. Ma ritorniamo a questadomenica estiva tipica dell’italianofagottaro, quando, appena oltreil bagnasciuga, era normale vede-re i cocomeri che ogni famigliaaveva messo in fresco, dopo averfatto una buca nella sabbia, edaverla riempita d’acqua era il frigo-rifero che madre natura ci mettevaa disposizione. Poi il pranzo, conl’immancabile pasta asciutta,che malgrado fosse ormai fredda ,rappresa e incollata, era pursempre il più classico dei primipiatti; per i secondi, si variavadalla fettina panata, alla mode-sta frittata, solo il contorno era

unico ed insostituibile: pomodori apezzi con cetrioli sedano e

basilico. Era un pranzo alla buona, ognunosi arrangiava alla bene e meglio sotto l’om-brellone, dimenticando la scomodità che lacircostanza proponeva. Ma la felicità eratanta, perché ti rendevi conto che anche tu,nel tuo piccolo, stavi al mare a divertirticome gli altri e, guardandoti attorno, non tisentivi un bambino diverso. Certo i ricordi ele sensazioni di quegli anni meriterebberoancora pagine intere, ma come è nel miostile, preferisco rendere i miei scritti piùagili. Pertanto per chiudere questo “ComeEravamo” dedicato ad una domenica almare anni ’60, sorvolerò sul sudatissimoritorno a casa quando, seppure non si tro-vava ancora il caotico traffico odierno, lescottature lo rendevano insopportabile, nonti potevi appoggiare, le tue spalle bruciava-no maledettamente e non vedevi l’ora diarrivare. Allora tua madre, sempre e solo lei, sbatte-va una chiara d’uovo, vero toccasanaquando veniva spalmata a mò di unguento,sul tuo corpo arrossato. A proposito, dimen-ticavo, quel bambino seduto sulla spiaggiadi Ladispoli che avete ammirato sul numeroprecedente era il sottoscritto.

Tutti al mare(... continua dal n. 18)

di Alessandro Soli

Anzio 1950 - Alessandro Soli

29.07.1966 Sergio Pescetelli - Piergiorgio Conti e Alessandro Soli

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Album deCampo de’ fiori30

1960 - Bambini di C

ivita Castellana in partenza per la colonia estiva a LeonessaFoto del Sig. M

arco Gatti

1957 - Fabrica di Romafoto della Sig. Lucia Gisella Bianchini 1955 - Merenda nelle campagne di Faleri (Fabrica di Roma)

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dei ricordiCampo de’ fiori 31

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anni ‘60 - Civita Castellana - torneo di calcio dei Bar - Foto del Sig. Giuseppe Sorge

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Campo de’ fiori32

Come non ricor-dare ancora unavolta Giggi Za-nazzo autoredella preziosaraccolta Tradi-zioni PopolariRomane e Giu-seppe Gioacchi-no Belli, osserva-tore sempre at-tento e pronto acogliere anche il

più piccolo avvenimento in quel folto efantasmagorico universo romano. Diceva ilprimo: “…a Roma er giorno de SanGiuseppe è festa granne, pè tutte le casede li cristiani battezzati, a pranzo c’è l’u-sanza de magnà le frittelle o li bignè; infat-ti alla viggija in poi tutti li friggitori deRoma mettono l’apparati, le frasche, lebandiere, li lanternini e un sacco de sonet-ti stampati intorno al banco, indole lodenole frittelle de loro, insinenta a li sette cèli…”. Dai frittellari ai friggitori il passo è breve;un locale famoso era la friggitoria diOrtensia a Piazza Mastai che venne addi-rittura accolta all’Annuario Diplomatico eStatistico delle Belle Donne Romane; ellafriggeva scoprendo due braccia da fareinvidia alle Colonne d’Ercole, con due spal-le e un petto davvero possenti, aveva novefigli, ma suo marito prometteva a tutti cheera sua intenzione fare concorrenza agliApostoli e Pippo, potete credere, era uomodi parola. A Campo de’ fiori esisteva una sorta dicapanna dove operava la celebre SoraVirginia la friggitora e nel mezzo dellapiazza, dove zampillava un fontanone aforma di tazza, successivamente trasferitonella Chiesa Nuova, aveva posto un’altranota venditrice, la Sora Tuta la quale, d’in-verno lessava broccoli e castagne e duran-te l’estate preparava le limonate riparan-dosi dal sole sotto un ombrellone di telaincerata. Era presso il suo banco chesostavano i cosiddetti Fanesi e iCarciofolari suonatori ambulanti, quasitutti ciechi e conosciuti con il nome diFanesi in quanto originari di Fano o con ilnome di ciechi di Campo de’ fiori, poichéera in questa piazza che tenevano abitual-mente i loro concerti come, del resto, i

cosiddetti Carciofolari che suonavanoaccompagnati con l’arpa. Per esaurire iltema corre l’obbligo di citare un locale chepare fosse in attività fino a qualche annoaddietro se non addirittura ai nostri giorni,si tratta d’er filettaro con bottega a Largodei librari dove dicono che, sedendo aisuoi tavoli, è possibile godere di quellegastronomiche emozioni costituite daifamosi filetti di baccalà che, a sentire gliintenditori, rappresentano un’autenticagioia per il palato. Tempi duri nei secoli passati dovetteroindubbiamente essere per i romani aman-ti della buona tavola, quelli nei quali leprescrizioni quaresimali assumevano forzae contenuto di codice; ma come era possi-bile pensare al digiuno di quella vigilia conil ben di Dio che i negozianti mettevano inmostra, facendo a gara con virtuosismiche si traducevano in una sacrilegamescolanza di sacro e di profano? Bastasoffermarsi sul sonetto di GiuseppeGioacchino Belli dal titolo: “Er giro de lepizzicarie” al quale lo stesso poeta volleapporre una nota a commento nella qualemetteva in risalto le varie forme ed i diver-si colori di quegli oggetti stimolanti l’appe-tito di un popolo che, si dovrebbe suppor-re, doveva astenersene per ben quaranta-sei giorni:“…de le pizzicarie che tutte fanno la sugran mostra pe Pasqua dell’Ova, quella diBiacio a la Ritonna è st’anno la più mejode Roma che se trova. Colonne de caciot-te, che saranno cento a dì poco, arregge-no un’arcova ricamata a salsicce, e li cestanno tanti animali d’una forma nova. Fral’antri, in arto, c’è Mosè de strutto corbastone per aria com’un sbirro, in cima auna montagna de prosciutto e sott’a lui,pe stuzzicà la fame, c’è un Cristo e unaMadonna de butirro drent’a una bella grot-ta de salame…”Quarantasei giorni, una eternità per chivedeva così stimolati gli appetiti e per chicon gli appetiti commerciava, come un taloste a cui lo stesso belli fa dire:“Per quarantasei giorni! Tante poste èssearidotte a nun cenè gnisuno! So che sta-sera de sol’ova toste già n’ho cotte trecen-t’e settantuno”. Non appena trascorso ilperiodo annuale delle grandi solennità reli-giose e assolto il compito di compiere

qualche pellegrinaggio appena fuori porta,un ortaggio, quasi un frutto, aveva il com-pito di sollevare i romani dalla carenza sta-gionale di altre festività, e cos’altro potevaessere questo ortaggio se non il carciofo?Così, in un identico clima di gaiezza e conla stessa periodicità che avevano le giàricordate ottobrate e l’ecatombe di luma-che in occasione della festa di SanGiovanni, si teneva la gustosissima Sagradella Carcifolata e, tra queste, è rimastafamosa negli annali quella del Circolo degliArtisti, da molti anni caduta in disuso; unatrentina di persone in tutto che si riuniva-no a Monte Ceci per gustare il famoso car-ciofo romano. Obiettivo principale, l’Osteria di SorPacifico, un bell’uomo panciuto e prospe-roso, rubicondo e ricciuto il quale devefaticare non poco per convincere adandarsene quelli che non sono della comi-tiva:“…mi dispiace, signori, ma stasera nun sepo’! Stasera er locale è tutto preso da lipittori…! Stasera chi non è pittore nonmagna…” e, per tenere fede alla parola ècostretto a sbarrare l’entrata dell’Osteriacon un tavolino. Gli altri, gli artisti chesono riusciti a conquistare un posto, inizia-no un fracasso e mille strepiti in mezzo aiquali si sentono squillare cento voci chechiedono: “…volemo li carciofoli…”. Ilpovero Sor Pacifico che invita alla calma ealla pazienza è accolto da una bordata difischi, applausi, risate e, intanto, in un pic-colo cortiletto interno alcuni uomini vestitidi bianco, fra nuvole di fumo azzurro, siaffaccendano intorno alle caldaie nerepiene di olio bollente, per poi estrarne icarciofi che sembrano d’oro e vengonosubito gettati dentro canestre coperte concandidi tovaglioli. La prima di tali canestrericolma è portata in tavola dal Sor Pacificoin persona, ma dopo qualche istante è giàvuota! Altre canestre vengono portate atavola e poi altre ancora e tutte, non appe-na poste, lasciano intravedere il fondo, simangia ghiottamente e si beve perché icarciofi prosciugano la gola e il vino perbagnarla non è mai troppo. Il vino deiCastelli naturalmente che, come dice ilpoeta, infonde un dolce colore, arrossa ivolti, rinforza il fisico e intenerisce glianimi.

Roma che se n’è andata: luoghi, figure, personaggiLe usanze che furono

...continua dal n. 18 di Campo de’ fiori

di Riccardo Consoli

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Campo de’ fiori 33

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Campo de’ fiori34Avete lettobene, lafrase origi-nale è “Ne-mo profetain patria”, ilcui significa-to sarebbe inparole pove-re “nessunoè considera-to a casasua”, io hovolutamentecambiato ilsoggetto inpoeta, per-

ché, modestamente mi ritengo tale,comunque profeta o poeta, la sostanzarimane la stessa. Per me non è un ramma-rico, perché è stato e sarà sempre così, iLatini non si sbagliavano, e la storia ha datoragione a tale affermazione. Basti pensarea Dante sommo ed ineguagliabile poeta,bistrattato e addirittura perseguitato ed esi-liato dalla sua Firenze, o al più recenteVincenzo Cardarelli, che dovette emigraredall’antica Corneto, oggi Tarquinia, per farvalere la sua arte. Però è strano, perché, una volta che l’arti-sta, riesce ad emergere,fuori dal suolo“natio”, ecco che tutti coloro che non lohanno “considerato” prima, fanno a garanel rivendicarne l’antica amicizia, l’affetto ela stima profonda, insomma quasi quasivorrebbero arrogarsi il diritto del successodel loro concittadino. Nello stesso tempo

però il nostro artista, sia esso poeta o pit-tore o semplicemente uomo di successo inqualsiasi campo, non dimentica la suaterra, anzi si sente fiero delle sue origini ecerca di trasmettere a quelli che lo stanno“considerando”, quelli che gli stanno decre-tando quel successo negato in “patria”, l’af-fetto che nutre per essa. Forse queste mie parole potranno sembra-re un po’ sibilline, e permeate da una sotti-le vena polemica, ma, credetemi, essenascono da una profonda riflessione e con-sapevolezza, nascono dalla conoscenza dichi mi circonda, nascono soprattutto dall’at-taccamento alla mia terra e alle mie origini.Sono comunque convinto che il tempo sarà,come lo è semprestato, giudice giusto eimparziale. Certo lecittà e i paesi, anche ipiù piccoli, sono pienidi vie e piazze le cuitarghe marmoreecelebrano la memoriadell’illustre concittadi-no scomparso: Ful-gido esempio…, Ono-re e vanto, o più sem-plicemente : poeta,

scrittore, pittore ecc. Sono immagini di“facciata”, è la forma più semplice, mariduttiva, di “considerare” l’arte e la perso-na. Mi vengono in mente a tal proposito iversi sarcastici ma veri del grande TittaMarini,( poeta dialettale di Tarquinia amicodel Cardarelli) : trattano il genio come unporco, perché je fanno festa dopo morto. E’proprio così, e se personalmente non miritengo “un genio”, quindi nemmeno “unporco”, spero solo di continuare a scriveresenza aspirare ad intitolazioni di vie o piaz-ze, e nemmeno penso di cambiare l’anticodetto che ha ispirato questo mio articolo.

Nemo “Poeta” in Patriadi Alessandro Soli

Titta Marini1902-1980

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Campo de’ fiori 35

Il Consulente di Campo de’ fiori

D. Sto per partire peruna vacanza in Europaed ho sentito che spessole compagnie aeree ven-dono più biglietti deiposti disponibili impe-dendo così anche a chiha regolarmente pagatodi partire perché in pra-tica è rimasto senzaposto! Per non parlare di

quando ti perdono le valigie, ti cancellanoil volo o lo ritardano all’infinito. Vorreisapere cosa fare e se ho qualche dirittosemmai mi capitasse una di queste cose.Grazie. R. Le vacanze sono ormai imminenti, maspesso prima di goderne liberamente è“necessario” scontrarsi con molteplici e,purtroppo, frequenti inconvenienti, con ilrischio di arrivare a destinazione con enor-me ritardo e quel che è peggio ancora piùstanchi di quando si è partiti. All’ordine delgiorno sono soprattutto i disservizi connes-si ai trasferimenti aerei:passeggeri rifiutatiall’imbarco per overbooking (ovvero lacompagnie aerea vende più biglietti deiposti disponibili e non può imbarcare tutti ipasseggeri, anche se regolarmente provvi-sti di biglietto), bagagli smarriti e poi ritro-vati (magari anche danneggiati) dopodiversi giorni di attesa nei più disparatiaeroporti, ore e ore di attesa per imbarcar-si o addirittura la cancellazione del volo.Si consideri che secondo la CommissioneUE solo nel 2002 ben 250.000 passeggerisi sono visti rifiutare l’imbarco e i bagaglismarriti sono stati oltre 5 milioni, per nonparlare del tempo minimo di attesa, chedal 2003 al 2004 è cresciuto del 7,5 %, finoad arrivare nel 2004 ad una media di alme-no dieci minuti. Fortunatamente per i turi-sti, fai da te e acquirenti di pacchetti turi-stici, passeggeri di voli di linea o di charterdi compagnie europee, è entrata in vigorenel Febbraio 2005, con il Regolamentoeuropeo 261/2004, La Carta dei Diritti delPasseggero, che impone ai vettori aereiuna serie di regole da rispettare allorché sipresentino gli inconvenienti descritti, pre-vedendo anche un risarcimento danni per i

malcapitati turisti. Le misure poste dallaCarta a tutela dei turisti “incappati” in dis-servizi connessi ai trasferimenti aerei pos-sono così sintetizzarsi.Passeggeri rimasti a terra per rifiutoall’imbarco (c.d. overbooking).In questo caso il vettore deve offrire alpasseggero la possibilità di scegliere tra ilrimborso del biglietto aereo (senza penali)per la tratta non volata, il primo volo alter-nativo possibile fino alla destinazione fina-le o un volo alternativo a una data succes-siva. Si intende che in tutte queste ipotesiè onere della compagnia aerea provvedereall’assistenza a terra, fornendo gratuita-mente vitto, alloggio, una telefonata (odiversa comunicazione) e il trasporto finoal luogo di destinazione originaria se il voloalternativo atterra in un diverso aeroporto.In questa ipotesi la Carta prevede ancheun risarcimento minimo in contanti pari a €250,00 per voli inferiori a Km 1.500, €400,00 per i voli tra Km 1.500 e 3.500 e€ 600,00 per i voli oltre ai Km 3.500,00 aldi fuori dell’Unione Europea.Smarrimento, danneggiamento, oritardata consegna dei bagagliIl risarcimento per smarrimento, danneg-giamento o ritardata consegna dei bagaglispediti (vale a dire trasportati nella stivadell’aereo) su voli operati da compagnieaeree Ue nel mondo arriva fino a circa €24,00 per chilogrammo, salvo il caso dimaggiore dichiarazione di valore. Per ilbagaglio a mano il rimborso è pari ad €461,00 circa. Sui voli nazionali gli importisono minori: € 17,04 per chilogrammo,salvo il caso di maggiore dichiarazione divalore, o € 222.08 per ciascun bagaglioregistrato. Per lo smarrimento o i danni albagaglio a mano, solo nel caso in cui si rile-vi la responsabilità della compagnia, il pas-seggero ha diritto ad un risarcimento fino a1007,09 Euro per bagaglio. In questi casiè, tuttavia, fondamentale contestarelo smarrimento e/o danneggiamentodel bagaglio immediatamente e periscritto sugli appositi moduli fornitiall’assistenza bagagli. Il reclamodeve, infatti, essere presentato allacompagnia aerea, a pena di decaden-

za, per i voli nazionali entro 3 giornidalla constatazione del danneggiamentoe entro 14 giorni dalla riconsegna per icasi di ritardo, e per i voli internazio-nali entro 7 giorni dalla constatazione deldanneggiamento ed entro 21 giornidalla riconsegna per i casi di ritardo.Ritardata partenza e cancellazionedel voloIn caso di ritardo del vettore aereo i pas-seggeri (anche di voli charter) devonoessere informati quanto prima del ritardo edelle sue cause. In ogni caso le informa-zioni dovranno essere fornite ogni trentaminuti. Qualora, poi, il ritardo sia imputa-bile alla compagnia aerea il passeggeroavrà diritto ad una telefonata (o diversacomunicazione) al luogo di destinazione,pasti e consumazioni in congrua relazioneall’attesa del volo ed, eventualmente, ade-guata sistemzazione in albergo. In caso dicancellazione del volo, la compagniadovrà rimbrorsare al passeggero il bigliet-to, oppure mettere a sua disposizioneun’altra forma di trasporto fino alla desti-nazione finale, salvo ulteriori azioni risarci-torie in caso di imputabilità della cancella-zione al vettore. Si ricorda, infine, che nelcaso in cui il turista abbia acquistato unpacchetto turistico, l’assistenza dovràessere fornita dall’organizzatore del viag-gio, con possibilità di ottenere, al rientro,un maggiore risarcimento del danno sottoil profilo del c.d. danno da vacanza rovina-ta.

Ore di attesa in aeroporto, valigie smarrite, passeggeri rimasti senza posto...Come tutelarsi?

della Dott.ssaGiulia Radice

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Campo de’ fiori36

Era il 1990 ed eravamo atterriti dadue fenomeni che colpivano tutti,anche se non direttamente: ladroga e l’AIDS. Nominarli soltantoincuteva terrore: “il tunnel delladroga, la maledizione dell’AIDS”.Ed erano eroi coloro che si cimen-tavano ad affrontare queste cala-mità misteriose e nuove. Da quelgiorno sono stati scritti centinaiadi libri, migliaia di studiosi delfenomeno hanno dato infinità dirisposte, conosciamo tutti glieffetti delle droghe e dell’AIDS,sono nati centinaia di centri direcupero, sono state proclamatemigliaia di conferenze. Su questarealtà si sono fermati centinaia dispecialisti che sanno tutto, chepromuovono conferenze e dottiseminari. Sono stati fatti migliaiadi interventi di prevenzione. Dopoappena quindici anni da quandol’ONU ha lanciato l’allarme emer-genza droga e AIDS, dopo migliaiadi morti e migliaia di notizie… orala giornata non ha più senso, cisiamo abituati e adagiati…d’al-tronde che cosa vogliamo sapereancora ? In sordina, perché nean-che la televisione ha dato notiziache il 26 Giugno è la GiornataMondiale Contro la Droga, la vocedel presidente dell’ONU ha dettoperò che ci sono ancora 200milioni di drogati nel mondo…(quattro volte la popolazione d’Italia),senza dire quanti sono i colpiti di AIDS!Possibile!!! Ma non sappiamo tutto sulladroga?! Non abbiamo studiato a fondo ilfenomeno?! Non abbiamo dato ricette esentenze salomoniche!?! A che serve par-lare ancora di droga? Ora che sappiamotutto, che abbiamo tanti studiosi, ora pos-siamo pure accantonare il problema…tristechi ci cade!Eh, si, perché ormai la pensiamo tutti così.Quando affiora una novità, all’inizio rima-niamo sconvolti, poi diventiamo tutti deglispecialisti, e pensiamo che il fenomeno èrisolto. No! La droga non è finita, e ci pos-sono cadere dentro tutti i vostri figli, e cicadono ancora molti vostri figli, e quelliche ci cadono oggi, sono più a rischio dirimanere sconvolti anche nel cervello, per-ché le nuove droghe sono micidiali, sonoterribili, anche se hanno un bel nomeaccattivante. Quanto è facile studiare un

fenomeno... ma quanto è difficile affron-tarlo, perché dopo gli studiosi e i salomo-ni, restano sul campo quelli che lottanoogni giorno soprattutto con l’indifferenzaanche di chi ha il problema. Ci avete mai pensato che la droga èuna benedizione di Dio? Che l’AIDS èuna grazia di Dio? Non centra nulla l’essere prete per diresimili sciocchezze o bestemmie.Ma lo ripeto: sono una benedizione! Ciavete mai pensato che la febbre è unabenedizione? E’ il campanellino persegnalare un male… e la febbre è quell’in-dicatore che la natura e Dio hanno messoper allarmarci e farci scoprire e combatte-re il vero male. Non è così anche per ladroga? Ma dopo trent’anni di sintomi dimalessere (la droga e l’AIDS sono sinto-mi), abbiamo scoperto la pillola per abbas-sare la febbre, forse anche per annullarla.Ma la società resta ammalata e la droga è

quell’indicatore per dirci che c’èun male oscuro da scoprire e com-battere. Stiamo abbassando lafebbre con le comunità, con ilmetadone, con le terapie di ognigenere, con nuovi ritrovati…siamo bravi! Ma dopo trent’anniquesto sintomo persiste ancora,anzi è aumentato. Stiamo conti-nuando a combattere il sintomo…ma non sarebbe ora di allarmarcie scoprire il vero male per trovarele terapie adeguate? Forse alloral’allarme dell’ONU, che ci halasciati indifferenti, non ha lascia-to indifferente la marcia di quat-trocento bambini per le vie dellacittà, dalla Quercia a Piazza delComune, il 26 Giugno, ci porrebbein quell’ansia, anzi maggiore, diquella che ogni giorno ci propina-no tutti i mezzi di comunicazionesull’andatura del PIL o dell’abbas-samento del potere d’acquisto. Maquesta è la società, questo è ilvero allarme ascoltato dall’opinio-ne pubblica. In fondo, a voi chenon avete il “problema” , che inte-ressa della droga? : quella marciadi bambini ha fatto avvelenare unsacco di automobilisti, che dove-vano rallentare perché erano unintralcio. I veri problemi, quelli chesono nel profondo del cuore, sonosempre un intralcio in una culturache scopre il malessere sociale

soltanto nel potere d’acquisto dimezzato.Ma a voi genitori interessa ancora che ivostri bambini dicano “oh” ! Che qualcunosi possa ancora meravigliare ?! Meno maleche loro ancora dicono “oh”, almeno nelmondo c’è ancora poesia, e sarà questapoesia che cambierà il mondo (la bellezzaè la vera potenza dell’uomo d’oggi).Quando questi bambini potranno ancoradire “oh” da grandi , è perché starannobene nel cuore… e allora non cercherannola droga, perché la droga nasce dove c’è ilTUTTO ESAURITO.

Don Alberto Canuzzi

dai valore a te stesso...fai scelte sane

Viterbo ha celebrato la giornata contro la droga.......ma vale la pena parlare ancora di droga?

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Campo de’ fiori 37

Via Midossi, a Civita Castellana, è unazona del centro storico che non frequentotroppo spesso, se non per recarmi allaBiblioteca Comunale (già Palazzetto). C’eraun tempo in cui, però, questa via eracostantemente frequentata dai civitonici e,non per i parcheggi che oggi la attanaglia-no, soffocandone le caratteristiche, ma perun mercatino di frutta e verdura che vi siteneva tutte le settimane. Mi ricordo quan-do, molto piccola, mi ci recavo insieme amia madre e, passando per l’ “orto funa-ro”, tenendo la sua mano, arrivavamo suVia Midossi, per mezzo di uno scivolo chea me sembrava ripidissimo, viste le miedimensioni. Sulla sinistra di quello scivolo,c’erano due venditori ambulanti che occu-pavano sempre lo stesso posto; questi

erano: Romolo, che vendeva le uova e legalline, tenute in gabbie di legno, eAugusto il pescivendolo, che si era aggiu-dicato il posto, vista la merce, vicino allafontanella dell’acqua. Non nascondo il fatto che passare davantialle galline di Romolo mi metteva un po’d’angoscia, non solo perché mi facevanoun po’ paura, ma anche per l’odore cheemanavano le bestiole, cosa che non sop-portavo, essendo da sempre stata di carat-tere un po’ schifiltoso. Gli altri banchierano tutti di frutta e verdura. C’era SergioPastorelli di Carbognano, Madami, VilmaScarponi e tanti altri. Molti di quegli ambu-lanti erano dei contadini che rivendevanociò che coltivavano nei loro orti e nei lorofrutteti. Dietro lo stabile che ospita la

biblioteca (già adibito ad altri usi qualemercato coperto e sala da ballo), c’era unacasa dove abitava e svolgeva la sua attivi-tà Linetta “la fioraia”. Oggi, in quella viasenza uscita, che si snoda attorno allabiblioteca quasi a formare una piccolapiazzetta, non ci sono altro che parcheggie l’ambiente non è più certo quello di unavolta; il mercato si svolge il Martedì e ilVenerdì in Via Gramsci dove, con il trafficodella mattina, soprattutto nell’ora d’ingres-so a scuola dei bambini, provoca nonpochi disagi. Peccato che qualcuno nonpensi mai di “rimettere le cose come sta-vano”…

Cristina Evangelisti

Amarcordil mercatino di frutta e verdura

Anni ‘50 Civita Castellana. Romolo Perazzoni e Franco Simoni “pizzicaroli” ambulanti al mercatino del palazzetto

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Campo de’ fiori38

L’ oramai affermata CORSA PAZZA su gom-moni e mezzi di fortuna, lungo il fiume Treja,ha riunito, anche quest’anno, giovani e menogiovani del territorio di Civita Castellana (enon solo) che, Sabato 2 Luglio, si sono sfida-ti nell’esilarante manifestazione, giunta all’ot-tava edizione. Il fischio d’inizio del TREJACUP, organizzato da Emiliano Braconi, èstato dato in località “Llegata” sotto lo sguar-

do divertito di decine di spettatori che, perl’occasione e grazie alla splendida giornata,non hanno rinunciato ad un rinfrescantebagno nelle acque del Treja.I quaranta concorrenti, muniti di camere d’a-ria di ogni misura e vistosamente pitturate,non hanno mancato di divertirsi, nonostantela fatica sostenuta per arrivare fino al puntod’arrivo, previsto in Via di Colle Rosetta, acirca un’ora dalla partenza.La manifestazione, oltre che a far divertiredecine di giovani e meno giovani, si svolge inun bellissimo scenario lussureggiante divegetazione ed ha lo scopo di far conosceree valorizzare il bellissimo territorio checosteggia la valle del Treja. Come già da mecitato in un precedente numero di Campo de’

fiori, intorno agli anni ’50 e ’60, il fiume Trejaera la spiaggia estiva e luogo di refrigerio edivertimento di tutti i ragazzi civitonici che inlocalità “Llegata”, venivano a trascorrere leloro domeniche. Uno di quei ragazzi, GildoCecchini, ha voluto mantenere viva quellatradizione e da molti anni, frequentando la“Llegata” insieme ad alcuni amici, che lohanno aiutato a ripulire quella piccola oasifelice, ha fatto sì che quella parte del Trejaritornasse all’antico splendore. L’edizione diquest’anno del TREJA CUP, della quale hadato notizia anche il TG3 Lazio, ha visto vin-citore Ermanno Sestili, seguito da AngeloFrancocci e Luca Zomparelli. Il primo premioper l’imbarcazione più stravagante, se lo èaggiudicato, invece, Aldo Braconi, seguito daAntonio Braconi e Massimo Cicconi. Il miglior costume indossato durante lacorsa, l’ha indossato Marco Serafini (vestitoda Babbo Natale), mentre il premio simpatiaè andato a Luca Primanni.Arrivederci alla prossima edizione…

TREJA CUP: la corsa più pazza del mondo

di Cristina Evangelisti

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Campo de’ fiori 39

M E S S A G G IIl 25 Luglio

mammaManuela epapà Fabio,

i nonni, gli ziied i parentitutti, festeg-giano il primomese di vitadel piccolo

Riccardo DelPriore.

Tantissimi auguri anche da tutta la redazionedi Campo de’ fiori al bellissimo Riccardo.

Infiniti auguri peruna grande carrie-ra al nostro valen-te collaboratore

ErminioQuadraroli che, il

18 Luglio, ha conseguito la lau-

rea inIngegneriaChimica.

Romina, ilDirettore e tuttala redazione diCampo de’ fiori

Mercoledì 13 Luglio u.s.,presso l’Aula Magna dellaFacoltà di Conservazione

in beni culturaliall’Università degli Studidella Tuscia di Viterbo,

Carlotta Nelli si è laurea-ta dottoressa in Storia

dell’Arte con la votazionedi 110/110. La tesi

discussa ha per titolo ILCARDINALE ALESSAN-

DRO PERETTI MONTAL-TO A CIVITA CASTELLA-

NA: COMMITTENZA,STORIA, DOCUMENTI. Relatrice della tesi la

Prof.ssa Patrizia Tosini, insegnante di Storia dell’Arteregionale italiana in età moderna e correlatrice laProf. Daniela Cavallero titolare di Storia dell’Artemoderna alla suddetta facoltà. Le relatrici hannomesso in rilievo che Carlotta Nelli ha affrontato inmodo completo e minuzioso lo studio di Palazzo

Montalto, un pregevole monumento situato in Via diCorte a Civita Castellana.

I più sentiti auguri dalla redazione.

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Campo de’ fiori40

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Campo de’ fiori 41

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Storia e Geografia

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Sai dirci dove nasce il fiume Po?

i primi tre che la indovinerannoe ne daranno comunicazione inredazione, riceveranno un sim-

patico omaggio offerto da SAMU Informatica

Ormai da molti anninella nostra TV ven-gono trasmessi filmtelevisivi con scenariambientati nelleforze armate USA.Ne cito due dei piùconosciuti: quellidella serie MASH equelli della serie JAG.MASH è l’acronimo di

Military Army Service Hospital che, tradot-to non letteralmente in italiano, sarebbeServizio Sanitario Militare; JAG è l’acroni-mo di Judiciary Army General che, tradot-to non letteralmente in italiano, sarebbeMagistratura Militare.Ebbene, fatte queste premesse, bisognaconsiderare che le forze armate USA ope-rano dalla fine della 2° guerra mondiale inpoi, in uno scenario iternazionale anzimondiale. Questo significa che quando unreparto militare opera in una certa oralocale, essa non corrisponde a quella incui opera un’altro reparto, che si trova inqualsiasi altra parte del mondo. Cioè esiste

il problema dei fusi orari. Allora gli ameri-cani, che sono maestri in organizzazionemilitare, hanno deciso di adottare per leloro forze armate, l’ora di GREENWICH, inmodo tale che quando sono per esempiole 12.00 di Greenwich, quell’ora è ugualeper tutta la loro organizzazione militare, intutto il globo terracqueo.Esiste poi il problema dello scandire leparole nelle comunicazioni vocali, peresempio se dovessi scandire ( in inglesespelling) il mio cognome al telefono potreidire : Ricci “ erre come Roma, I comeImola, doppia C come Catania, I comeImola; ma potrei anche fare lo spellingcosì: “ erre come Rovigo, I come Italia ,doppia c come Cosenza.Fatte queste ulteriori considerazioni, biso-gna dire che gli americani sono ancora piuprecisi nel fare lo spelling, perchè adotta-no una pronuncia alfabetica standard dovela lettera A viene pronunciata A comealfa, B come beta, C come charlie....e cosìvia.....fino alla Z come ZULU.Si deve poi sapere che per identificare unorario locale si aggiunge una A dopo l’ora-

rio; per esempio ore 12.00 A come alfa,mentre per identificare un’ora di green-wich si direbbe per esempio 12.00 Z comeZULU.Faccio un ulteriore esempio: quì in Italia,quando in estate sono le 12.00 alfa, lostesso orario si potrebbe identificare comele ore 10.00 ZULU.Questo perchè in estate il fuso orarioItaliano è due ore avanti all’ora diGreenwich.Adesso sappiamo perchè nei filmetti ame-ricani, ambientati in ambiente militare,dopo la data e l’ ora, appare la scrittaZULU.

La Rubrica dei PerchèLa Rubrica dei PerchèPerchè durante i telefilm americani, dopo la data e l’ora, appare sempre la parola

“ZULU” ?

di Arnaldo Ricci

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Campo de’ fiori 43

TTeessssuuttiiVia Rio Fratta, 11Civita CastellanaTel. 0761.513946

IInnddoovviinnaa ll’’AArrttiissttaaDi lato è riportato il particolaredi una famosa scultura denomi-nato “La Pietà”. Sai dire chi l’hascolpita? I primi tre che indovi-neranno e lo comunicherannoin redazione, riceveranno unsimpatico omaggio offerto dalCentro Parati di Selli Vittorio

L’ AIL (Associazione Italiana contro leLeucemie) è un’organizzazione, costituitanel 1969 ed ha lo scopo di sensibilizzarel’opinione pubblica alla lotta contro lemalattie ematologiche, migliorare la quali-tà della vita dei malati e dei loro familiarie di aiutarli nella lotta per sconfiggere lamalattia, promuovere e sostenere la ricer-ca; il tutto in simbiosi con le principalistrutture universitarie ed ospedaliere diematologia. Grazie alla ricerca, si sono ottenuti deirisultati straordinari e le terapie sono sem-

pre più effica-ci, ma pur-troppo, anco-ra oggi, èancora troppoalta la percen-tuale di perso-ne che, anchein giovaneetà, vengonosconfitte daquesta ter-ribile malattia.In questi ulti-mi anni, nellanostra zona,si è verificatoun forte au-mento di leu-cemici, e co-munque dipersone, di

tutte le età, che devono ricorrere a cureematologiche. La nuova realtà è balzata agli occhi di chi,costretto a frequentare centri specializzati,si è trovato di fronte un gran numero dipersone provenienti tutte dallo stessopaese o dalle zone limitrofe. Questo, a mio avviso, dovrebbe essere ilcampanello d’allarme che dovrebbero farriflettere la sanità e la pubblica ammini-strazione, su quella che potrebbe diventa-re una nuova piaga sociale.Ed è proprio Civita Castellana che, in que-

sti giorni, ha subito un’ulteriore, gravelutto. La perdita di Patrizia Bernardi, qua-rant’anni, che per tanto tempo ha lottatocontro questa malattia, ma non ce l’hafatta, lasciando incredula tutta CivitaCastellana. Patrizia ha lasciato due bellissimi figli diquindici e cinque anni e una famiglia chel’amava. La sua dolcezza, il suo affabile sorriso, l’a-more per la famiglia, per i genitori, per lasorella, che amava particolarmente e chel’ha assistita fino al suo ultimo respiro, halasciato un grande vuoto. Patrizia è stata curata presso il reparto diEmatologia dell’ospedale di Montefiasconee poi a Roma al San Camillo e, in questedue strutture, ha trovato nel personalemedico ed infermieristico, una secondafamiglia. L’affabilità, l’umanità e la totaledisponibilità che si trova in questi reparti,nei confronti del malato e dei suoi familia-ri, è un esempio da dover seguire ovun-que. Per tanti anni Patrizia e la sorella Ida,hanno dato il loro contributo all’AIL coniniziative volte a reperire fondi da devol-vere alla ricerca, nella speranza che, inun prossimo futuro, le leucemie possanoessere sconfitte e così il dolore lasciato daPatrizia, e da tutti gli altri che non ce l’han-no fatta, generi solide speranze.

Cristina Evangelisti

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Campo de’ fiori44

Il sottotenente ANGELO PASQUETTI nasce aCivita Castellana il 9 Aprile 1911, figlio diMarciano, valente ceramista e BarbaraMassa, casalinga, originaria di Gallese.I Pasquetti, sono un’antica famiglia civitonicache ritroviamo in alcuni documenti catastalidel XVI secolo.Il palazzo in via Don Minzoni, tuttora abitatodagli eredi, appartiene ai Pasquetti già dal1619.Una famiglia, inoltre, di valenti artigiani eceramisti: Giuseppe, il fratello dell’ufficiale, èstato per lunghi anni modellista e caporepar-to presso la Ceramica Marcantoni in via dellaRepubblica, ultimo esponente di quella schie-ra di artisti-artigiani della ceramica, tipica-mente civitonica, purtroppo scomparsa.L’infanzia e la giovinezza trascorrono normal-mente fino all’età di 18 anni, quando conse-gue il diploma di ragioniere, presso la sede diViterbo.Successivamente, viene assunto come ragio-niere in una importante Banca Romana.Nel 1936, con il grado di caporal maggiore,partecipa alla Guerra d’Etiopia, dove ottie-ne una importante onoreficenza militare,concessa il 16 Settembre dello stesso anno.Nell’Aprile del 1940, in vista dell’imminenteconflitto, lo Stato Maggiore dell’Esercitoaveva dato inizio ad una massiccia campagnadi richiamo di soldati ed ufficiali che avevanosvolto precedentemente il servizio militare.Angelo Pasquetti viene richiamato in serviziocome sottotenente di complemento presso laterza compagnia, 13° battaglione, dellaDivisione di Fanteria “TORINO”, che inquel periodo si stava allestendo in Roma.Angelo, ormai trentenne e con una sua auto-noma attività lavorativa, adempie, dunque, aisuoi obblighi, per un viaggio tragico e senzaritorno.Il 22 Giugno 1941 le armate tedesche inva-dono l’Unione Sovietica, dando inizioall’Operazione “Barbarossa”, una delle fasibelliche piu’ feroci e cruente della SecondaGuerra Mondiale.

E’ una avanzata travolgente, tanto chenell’Ottobre del 1941, le armate tedeschesono ai sobborghi di Mosca.L’Armata Rossa oppone una debole resisten-za, anche perché fiaccata e distrutta dallepurghe staliniane che l’avevano privata della

guida tecnica e militare degli ufficiali piùimportanti e prestigiosi.Nell’Ottobre del 1941 Mussolini decidel’invio di un primo contingente militare,

C.S.I.R., composto da 60.000 soldatisuddivisi in tre divisioni e 5600 automez-zi. Nel Settembre del 1942, tedeschi eitaliani, con il supporto di truppe rume-ne e ungheresi, preso atto dell’inaspet-tata reazione dell’Armata Rossa che

aveva bloccato il travolgente attaccodella 6° Armata Tedesca del GeneraleVon Paulus sulla linea del Volga, decido-no di rafforzare ulteriormente il contin-

gente militare e lo stato maggiore italianoinvia sul fronte russo un secondo corpo di

spedizione, AR.MI.R., composto da 225.000effettivi suddivisi nell’ 8° Armata Italiana,composta da sette divisioni quali la RAVEN-NA, COSSIRIA, PASUBIO, TORINO, CELERE,SFORZESCA e LITTORIO e dal I Corpod’Armata Alpino con le divisioni TRIDENTI-NA, JULIA, CUNENSE e con il supporto delladivisione di fanteria VICENZA.I reparti della Divisione “Torino”, compo-sta da 230 ufficiali e 16.000 soldati, vengonomobilitati nel Luglio 1942 e raggiungono lalinea del fiume Don nell’ Agosto 1942.La “TORINO”, con reparti rumeni e tedeschidella 62° divisione di Fanteria, controllava IlDon nel tratto compreso tra Stalingrado eWoronesch, dove il fiume forma una speciedi angolo ottuso con il vertice sull’affluenteBogutschar, da cui una ampia strada collegacon la città di Kantemirowka e dove correva,allora, l’unica ferrovia che portava aStalingrado.Nel contempo la battaglia proseguiva cruen-ta nell’inferno di Stalingrado, dove l’ArmataRossa stava impegnando i tedeschi in com-battimenti feroci in un ambiente urbanoridotto a cumuli di macerie: conquistandoStalingrado, i tedeschi avrebbero raggiunto ipozzi petroliferi del Caucaso, dando un colpomortale alla volontà di riscossa dei russi.Nell’ultima lettera inviata ai genitori il31 Agosto 1942:…..”Cara mamma , carofratello. Vi chiedo in questo biglietto il vostroparere circa un nostro vecchio e tanto desi-derato programma relativo a una più degnasistemazione della nostra vecchia casa. Iosarei del parere d’incominciare subito primadella cattiva stagione per fare almeno unaparte dei lavori occorrenti,….l’ingresso dovràavere lo zoccolo in travertino, il portonedovrà essere in legno di castagno……...Aspetto con ansia il vostro parere. Mi raccomando rispondetemi subito e nonperdiamo tempo. Vostro affezzionatissimoAngelo”.All’alba del 16 Dicembre 1942, l’ArmataRossa dà l’avvio all’Operazione “Saturno”:in una mobilitazione senza precedenti nella

storia militare, tre milioni di soldati, 2000aerei e tremila carri armati T34 di nuova con-cezione, superiore al “Tigre” germanico,assaltano le linee italiane e tedesche sul Done sul Volga, in una battaglia immane che ter-minerà il 23 Gennaio 1943. La 40° Armata Sovietica con due corpicorazzati, agli ordini del GeneraleMoskalenko, attacca la Divisione “Torino”.E’ una battaglia epica con gli italiani, che conscarsi mezzi e armamenti, oppongono unaforte resistenza ai russi, ma con esiti tragici:le truppe tedesche e rumene con i pochiautomezzi rimasti fuggono e lasciano glieffettivi della “Torino” a combattere e pro-teggere la ritirata.Alle ore 23 del 19 Dicembre 1942, arriva l’or-dine di ripiegamento.La Divisione “Torino”, ormai completamenteaccerchiata, è allora costretta ad aprirsinumerosi varchi tra le linee russe, a costo diinnumerevoli perdite nelle battaglie diMilerowo, Tschercowo e Arbusow.Il 21 Dicembre 1942 la definitiva capi-tolazione.Gli 8000 superstiti vengono fatti prigionieri eincolonnati per essere condotti in un primocampo di smistamento da dove avrebberoraggiunto il campo di Suzdal, vicino Mosca,dove funzionari del Nkvd avrebbero procedu-to alla loro identificazione prima di essereinviati nei campi di lavoro forzato nellaSiberia Orientale.Durante la marcia, il Tenente AngeloPasquetti - che era stato fatto prigio-niero ad Arbusow con la sua compagnia- come risulta dalla testimonianza delsuo attendente, ferito e con i piediormai congelati, chiede di esserelasciato sul terreno e come tanti altrisoldati viene finito con un colpo di fuci-le alla tempia: è la mezzanotte del 23Dicembre 1942.Una soluzione cruenta, ma dettata anchedalla pietà: senza medicinali e ospedali,risparmiava ben più atroci sofferenze in unambiente certamente ostile.Nel Gennaio del 1991, nel quadro dell’accor-do tra Governo Italiano e dell’UnioneSovietica, sono stati ritrovati negli archivi delKGB, l’allora Servizio Segreto dell’UnioneSovietica, gli elenchi di 63.800 soldati ita-liani, che tuttora costituisce l’ElencoUfficiale del Governo Italiano deiDispersi e Caduti in Russia nel 1942-1943.Nel Febbraio del 1992, la visita delPresidente della Repubblica FrancescoCossiga al campo di prigionia di Suzdal,rende il definitivo omaggio ai tanti soldati ita-liani caduti e dispersi in Russia.Non una via, un semplice vicolo chiuso omonumento, Civita Castellana dedica ai suoiconcittadini caduti nella Seconda GuerraMondiale.

Prof. Arch. Enea Cisbani

IL SOTTOTENENTE ANGELO PASQUETTIE L’OLOCAUSTO DELLA DIVISIONE TORINO

Civita Castellana 9 Aprile 1911 - Battaglia del Don 23 Dicembre 1942 (Russia)

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Campo de’ fiori 45

L’oggetto MisteriosoVi invitiamo ad indovinare l’oggetto misterioso riprodotto nella foto di lato. I primi cinque che lo indovineranno e ne daranno comunicazione in redazione, avranno diritto a ricevere un premio offerto dal negozio IL QUADRIFOGLIO di Foggi Antonella.

UN GRUPPO DI CITTADINI PRENDE CORAGGIO - LETTERA APERTA -

Egr. Sig. Sindaco Massimo GiampieriEgr. Amm.ri Comunali (Assessori eConsiglieri)E per conoscenza al Comitato RegionaleFIDAL Lazio, al Comitato Provinciale CONI diViterbo, alla Società Atletica COLAVENE AltoLazio.Siamo un gruppo di persone, che intendonoportare all’attenzione della comunità e degliAmministratori Comunali il fatto che, a CivitaCastellana, non esista un impianto perl’Atletica Leggera e questo è l’unico motivoche ci ha spinti a sottoscrivere (Circa 200firme) e spedire questa lettera aperta.Sinceramente non riusciamo a capire da qualielementi tragga origine la decisione di nondotare la nostra città di strutture adeguate aquesto sport. Possiamo constatare come, sulterritorio della nostra Provincia, Viterbo,Orte, Tarquinia, Tuscana, Montalto di Castro,Montefiascone e Bagnoreggio, dispongano diimpianti completi e Ronciglione, comunque,

di un minimpianto. Come genitori di ragazzipraticanti atletica e da attenti osservatoridella realtà locale non possiamo fare a menodi chiederci se Civita Castellana è un centromeno rilevante di quelli appena elencati oforse più semplicemente è meno sensibile aquesta disciplina sportiva da sempre ricono-sciuta come Regina dello Sport. A quanto cirisulta sono molti gli appassionati di atleticaleggera che praticano attività per conto pro-prio o sostenuti dalla Società Alto Lazio diAtletica Colavene, che ha sede proprio aCivita Castellana come il suo presidente.

Proprio questa società, nata oltre quindicianni fa, dal 1996 riunisce tutte le società chesvolgono attività agonistica e giovanile dellaprovincia, con oltre 150 atleti tesserati, 16tecnici e 11 dirigenti. Da dieci anni organizzaprogetti per l’atletica all’interno delle scuoledel basso viterbese, con circa 3.000 studentipartecipanti, promuove e collabora a diverseiniziative sociali ed in favore della collettività.Al momento in città svolge attività con 21giovani atleti dai 6 ai 14 anni, presso la pale-

stra dell’ ITC”Besta” in Via Petrarca e 20 atle-ti dai 25 ai 65 anni che svolgono attività pret-tamente agonistico-amatoriale allenandosinelle strade circostanti il centro urbano. Inconsiderazione del fatto che, l’atletica legge-ra, è l’unica importante disciplina sportivasenza una struttura a Civita Castellana, nelrispetto di tutti gli appassionati e gli atletitesserati che, pur in mancanza di un impian-to, si impegnano per raggiungere i miglioritraguardi e per le altre ragioni sopra esposte,chiediamo cortesemente ai nostriAmministratori di voler considerare la possi-bilità di impegnarsi concretamente alla rea-lizzazione di un impianto, al fine di promuo-vere l’atletica leggera a tutti i livelli, conmanifestazioni sportive anche legate allo svi-luppo turistico. Con la speranza di potervedere al più presto Civita Castellana rappre-sentata in tutte le sue realtà, restiamo dispo-nibili per un eventuale incontro con i nostriAmministratori e cogliamo l’occasione perporgere distinti saluti.Si prega pubblicare integralmente, gra-zie.

Lettera firmata

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Campo de’ fiori46

Una “Fabrica” di ricordistorie e immagini di Fabrica di Roma

L’Acqua Forte

In quegli anni in cui era di moda bere l’ac-qua mineralizzata con l’IDROLITINA, laFRIZZINA e con le POLVERI ALBERANI,quando per rinfrescare il vino se ne met-teva la bottiglia sotto l’acqua corrente, noiragazzi di Fabrica avevamo la fortuna dipoter andare all’ “Acqua Forte” per poterlabere direttamente dalla sorgente, frescaed effervescente naturale. La polla sorge-va vicino il letto di un ruscello nelle vici-nanze dell’antica città di Faleri Novii e quelluogo, così ombroso e fresco, era la metaideale nelle giornate di calura. Si partiva in

carovana con tutti i mezzi messi a disposi-zione dal gruppo e non si badava certo allescomodità del viaggio. C’era la mia FiatSeicento Abarth e la Lambretta che pre-stavo al mio amico Maurizio ed insiemeportavamo già non meno di dieci persone,poi c’era la Topolina di Ercolino, laGiardinetta ed il Motom di Romano, laLambretta di Ivo, le Vespe di Vittorio e diSantino, il motorino di Danilo e la Ducati diPat e poi tante biciclette. La carovanapoteva raggiungere il numero di cinquantapersone e bastava qualche cocomero, da

rinfrescare dentro la sorgente, per accon-tentare tutti e riempire una giornata disemplice divertimento da consegnare allamemoria. Ricordo poi che, quando il gran-de Mario Monicelli girava “L’ArmataBrancaleone alle Crociate”, dentro laChiesa di Santa Maria di Faleri (allora diru-ta), qualche ragazzo meno timido, vende-va l’acqua forte dentro a dei fiaschi, agliattori, per ricavarne due soldi ed il piaceredi averli avvicinati.

Sandro Anselmi

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Campo de’ fiori 47

a Viterbo con Amore e Nostalgia

Viterbo e le pozze del Bulicame

Una voltafinite lescuole, nois t u d e n t idei paesil im i t r o f i ,tornavamoancora perq u a l c h egiorno aViterbo peraspettare

che uscissero i quadri e, mentre ci siincontrava a passeggio per il Corso,si organizzava intanto, se promossi,di andare a fare il bagno nelle pozzedel Bulicame, giù vicino alla sorgentedov’era la targa che riportava la frasedi Dante Alighieri “......quale del buli-came esce ruscello che parton poi traloro le peccatrici, tal per la rena giùsen giva quello......” (DivinaCommedia - Inferno - canto XIV) ,magari, se fortunati, in compagnia diqualche amica più disinibita. Appreso chesi era stati promossi, si prendeva la FiatSeicento, regolarmente truccata e si anda-va a “rimorchiare” le nostre amiche cheaspettavano al Magistrale. Dopo mille reti-cenze, le convincevamo a venire alBulicame, ma poi quando era l’ora di spo-

gliarsi ed entrare nelle pozze per fare ilbagno, ogni tentativo di persuasione risul-tava vano. Potevamo inventarci qualsiasicosa: che l’acqua sulfurea faceva bene allapelle, che era deliziosamente calda, chenon c’era nessuno e che nessuno ci avreb-be perciò disturbato...…noi maschietti

restavamo in acqua, diventando oggetto distudio e forse anche di scherno dellenostre amichette, che restavano sedute sulplaid per lanciarci occhiatine e risatinemaliziose. Quando realizzavamo poi chel’esperimento era miseramente ed inevita-bilmente fallito, concertavamo allora di

rivestirci velocemente per nonsciupare del tutto quella mattinatae portavamo così le nostre ami-chette in campagna. Lì le coseandavano un po’ meglio, ma poi ildiavolo ci aspettava al varco.Infatti, nel fare manovra nel terre-no accidentato, la targa della mac-china che era attaccata sul fascio-ne sotto il cofano posteriore, cheall’epoca andava regolarmentealzato per far prendere più aria almotore, si impigliava nelle asperitàdel terreno e si staccava. Qualchegiorno dopo, il contadino, proprie-tario del fondo, la ritrovava e laconsegnava ai carabinieri diViterbo che, fatte le giuste visure,la trasmettevano alla Stazione deiCarabinieri di Fabrica. Il Ma-resciallo, allora, amico di miopadre, l’avvisava del ritrovamentoed io, dopo aver finto un inizialestupore, che non convinceva nes-suno, dovevo “battere in ritirata” eripararmi dal “temporale”.

di Sandro Anselmi

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48 Campo de’ fiori

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49Campo de’ fiori

Tutto ciò che esiste ha una propria storia.Dal momento stesso in cui qualcosanasce è destinato ad avere un futuro, chepoi diventerà passato e quindi storia. Di libri sulla storia dell’uomo ne sono statiscritti tanti, io voglio limitarmi a raccontarele vicissitudini di alcune realtà che hannofatto la storia di un piccolo paese qualeCorchiano. E cogliendo spunto dall’articolo che hoscritto nel numero scorso, sulla trasfertadella banda “G. Verdi” di Corchiano aSant’Antioco, voglio cercare di ripercorre-re i 135 anni circa di questo longevo grup-po musicale. La fonte da cui ho potuto attingere il mag-gior numero di informazioni è stata princi-palmente una: il novantatreenne maestroGiuseppe Giustozzi, chiamato da tutti ami-chevolmente “Peppino”, che per ben ven-ticinque anni militò nelle file del corpo ban-

distico fino a che ne divenne egli stessodirettore per altri trentacinque anni. Tutto ebbe inizio nel lontano 1870, quan-do, quasi per caso, arrivò a Corchiano uncerto Storaro, diplomato in clarinetto.Storaro aveva lasciato il suo paese d’origi-ne Zagarolo e, navigando le acque delfiume Tevere, si era trovato ad attraccarea Ponte Felice, nella frazione di Borghetto.Proseguendo il suo viaggio via terra, glicapitò di passare per Corchiano e, incan-tato dal piccolo paese, senza pensarci duevolte, decise di stabilirvisi. Dati i suoi studi e il suo grande amore perla musica, ebbe l’idea e il desiderio dicreare una banda musicale locale, chie-dendo il permesso alle autorità civili, chenon tardò ad arrivare. Fu così che nacque la Banda Musicale “G.Verdi” di Corchiano. L’iniziativa fu imme-diatamente apprezzata e riscosse grande

successo. La musica, uno dei pochissimimomenti di svago e di ritrovodopo lunghe giornate di lavo-ro nei campi, chiamò subito asé un bel gruppo di giovani emeno giovani, permettendo laformazione di un buon nume-ro di musicisti, che iniziò aprestare servizio anche neipaesi vicini. Ma, come ogni gruppo che sirispetti, doveva avere ancheun segno che lo uniformassee i componenti furono autoriz-zati ad indossare una divisamilitare da Ufficiale, con tantodi sciabola al fianco. La banda stava muovendo iprimi importanti passi, ma iltempo scorre per tutti e ancheper il maestro fondatoreStoraro arrivò il momento diabbandonare la direzione delcomplesso. A ricevere la sua eredità fuGiovannetti Baffo. Sul suo conto non si sa gran

che. Della sua vita privata, ci è arrivatosoltanto un fatto: un suonatore di clarinet-to, nobile cittadino benestante di nomePilera Umberto, conosciuto come “Berto ilgobbo”, sposò la nipote di Baffo. Riguardo al lavoro artistico che svolse,invece, è rimasta una testimonianza diret-ta: “La Marcia funebre Giovannetti Baffo”,composta di sua pugno e tuttora eseguita.Sotto la sua guida, si arriva alle soglie del1900 e, da questo momento in poi, a diri-gere la banda saranno per lo più maestripaesani.

Ma proseguirò nel prossimo numero......

SSttoorriiaa ddii uunnaa bbaannddaauullttrraacceenntteennaarriiaa

di Ermelinda Benedetti

Corchiano

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Campo de’ fiori 51

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49° Sagra della Nocciola...aspettando gli anni d’oro

Ebbene si, ecco che la sagra più antica della provincia viterbesetorna a far parlare di sé. Sarete i benvenuti a Caprarola, dove arte,

cultura, spettacolo e prodotti tipici alla nocciola rendono questa mani-festazione un evento di grande richiamo per tutta la regione. Uno spettacolo che

non ha rivali data la sua particolarità incentrata sui meravigliosi corpi di ballo che si esibisconodi fronte a migliaia di persone,ogni anno, sui carri folkloristicied agresti realizzati da maestriartigiani del luogo. Stiamo par-lando della Sagra della Nocciolagiunta quest’anno alla sua 49°edizione. Uno speciale eventoche farà da anticipazione aquella che sarà il prossimo annola regina delle sagre in camponazionale, quando ricorrerà lasua 50° edizione. Una festadedicata ad un frutto che è unpotente volano dell’economiaviterbese.Tra le principali attra-zioni ci sarà il tradizionale lancio

dai carri folkloristici di prodotti tipici alla nocciola, nonché gelato, cioccolata, nutella e tutto ciòche viene realizzato dall’industria locale. Oltre a partecipare a questo evento, i turisti avrannol’opportunità di visitare le bellezze di Caprarola, prima fra tutte il meraviglioso Palazzo Farnese,di epoca tardo rinascimentale realizzato daJacopo Barozzi detto il Vignola, nellaseconda metà del ‘500. E a proposito diVignola proprio quest’anno il primo set-tembre, in occasione della sfilata in nottur-na, alle ore 17.00 presso il piazzale delPalazzo Farnese una rappresentanza delfolklore della città di Vignola si esibirà perrendere omaggio insieme a Caprarola allagenialità del grande architetto di cui le duecomunità vanno orgogliose. Vi diamo dun-que appuntamento dal 25 Agosto al 1Settembre per partecipare ai grandi spet-tacoli che sicuramente allieteranno tutti gliintervenuti.

28 Agosto ore 16.00Grandioso spettacolodi Carri Folkloristicicon lancio di prodottilocali

1° Settembre ore 21.00 - Suggestivo spettacolo dicarri Folkloristici in edizione notturna

Per informazioni: www.comitatosagra.itIngresso Gratuito

Direzione Artistica: Luca Cristofori

Caprarola

Page 52: Campo de’fiori Vita Cittadina · Don Claudio Fune di Orte, Don Roberto Baglioni di Campagnano e Don Terzilio Paoletti di Civita Castellana 17.07.2005 Civita Castellana - Selezione