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Periodico di informazione e dibattito della COTABO, Cooperativa Tassisti Bolognesi. Sede sociale in Bologna, Via Stalingrado 65/13 ANNO 38 N° 157 - DICEMBRE 2014 Periodico di informazione e dibattito IL SOCIO BUONE FESTE A TUTTI!

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65/1

3ANNO 38 N° 157 - DICEMBRE 2014

Periodico di informazione e dibattito

IL SOCIO

BUONE FESTE A TUTTI!

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Realizzazione

“Il Socio Cotabo“ a cura di CO.TA.BO.

Direttore ResponsabileGABRIELE ORSI

Segreteria di RedazioneKATIA DI BERNARDO

RedazioneSALVATORE VRENNATIBERIO BASALTIELIO GUBELLINIMARCO VECCHIATTINIDANIELE BERTAGNINNICOLA TRIVISONNO

Direzione, Amministrazione, Redazione:Via Stalingrado 65/13 - BolognaTel. 051/374300

2 EDITORIALE

4 INTERVISTA AD ANNAMARIA LUCCHINI

8 ANNIVERSARI

9 INTERVISTA AL PRESIDENTE

10 INFORMAZIONI AI SOCI

22 RACCONTI NOTTURNI

25 LA PAROLA AI SOCI

30 GRUPPO PREGHIERA

34 RACCONTO BERTAGNIN

36 STORIELLE DEL LANFRY

Periodico d’informazione e dibattito della CO.TA.BO. distribuito gratuitamente ai propri soci. Gli articoli pubblicati su “il Socio” impegnano esclusivamente chi li firma e sono a titolo gratuito. I soci CO.TA.BO. e non sono liberi di esprimere il loro pensiero nei limiti stabiliti dal codice penale e dalla legislazione vigente.

Autorizzazione Tribunale di Bologna 4355 del 14/06/1974

IL PRIMO TAXI DI BOLOGNA

Sommario

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Ci sono treni che passano, treni che si fermano e altri che non passano mai.Qui a Bologna, a quanto pare, sia-mo specializzati nel lasciare pas-sare anche quelli che si fermano, e lascia una volta, lascia due vol-te, anche il treno più paziente e meglio disposto alla fine si stufa e smette di passare scegliendo altre tratte. Piccola premessa: nell’ultimo mese sono stato in trasferta per motivi di lavoro in Alto Adige, zona dove i collega-menti e le comunicazioni, tra una valle e l’altra, non sono certo fa-cili. Contestualmente, mentre ci trovavamo su, fra una capata al Merano Wine Festival, un educa-tional tra le aziende vinicole della zona e un report su Interpoma, la fiera delle mele che si svolge ogni due anni a Bolzano, è nata anche mia figlia, con due settima-ne di anticipo sul previsto: è nata all’ospedale di Brunico, certificato

come la migliore maternità d’Ita-lia, e se mi metto anche a concio-nare su quanto siano eccellenti gli ospedali altoatesini rispetto ai nostri rimaniamo qui fino al tre-mila. Bene, il giorno dopo la na-scita di Vittoria il mio tragitto per andare alla Fiera di Bolzano mi ha visto andare in ospedale a trovare mamma e bambina, fare il bigliet-to alla macchinetta automatica dell’ospedale (un giornaliero da 15 euro che ti consente di salire e scendere da tutti i treni regionali della provincia), prendere il treno dalla stazione di Brunico Nord ac-cedendo direttamente dall’ospe-dale, cambiare treno a Fortezza, scendere a Bolzano Sud, fare un paio di scalini e trovarmi davanti al piazzale della Fiera. Il tutto sen-za, come si suol dire, “bagnarmi le scarpe”. Capito l’antifona? Dico questo perché invece qui a Bolo-gna la stazione della Fiera esiste, ma non ci si ferma praticamente

nulla tant’è che stanno pensando di sopprimerla.E poi, ovviamente, ci meraviglia-mo quando, dopo essere riusciti a convincere quelli del Macfrut a traslocare da Cesena a Bolo-gna, alla fine questi ci ripensano e scelgono la Fiera di Rimini, un’al-tra che la stazione ferroviaria ce l’ha, e ci si fermano pure gli Euro-star. Mentre da noi, con una logi-stica che fa pena, per i tre giorni dell’Eima ci siamo sorbiti ingorghi a non finire in zona Fiera e traffi-co bloccato per ore. Ecco quello che intendo quando dico che cer-ti treni vanno presi, anche al volo se necessario, quando scelgono di passare dalle tue parti, ma a Bologna, a quanto pare, le priori-tà sono altre. Come trasformare il centro in una specie di terra di nessuno, condannata alla morte civile. Passate le festività natalizie, infatti, dopo che per tutta l’estate si è lavorato sulla ripavimentazio-

TRENI CHE PASSANO,E TRENI CHE SI FERMANO

E Bologna arriva alla frutta

Editoriale

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ne di strada Maggiore, toccherà all’asse Ugo Bassi-Rizzoli, che ri-marrà completamente chiuso dai cantieri per circa un anno. Avete capito? Non lavori suddivisi per tranche, con parti delle strade in-teressate aperte a turno, ma una chiusura completa dell’asse por-tante del centro storico per quasi dieci mesi, nell’anno dell’Expo mi-lanese, con deviazione totale del traffico, anche quello dei mezzi pubblici, e danni incalcolabili per residenti, attività commerciali e tutti coloro che in centro, per mo-tivi di lavoro, ci devono andare o passare ogni giorno. Un uccellino mi avrebbe anche detto che, finiti questi lavori, il parcheggio taxi di via dell’Archiginnasio verrà sop-presso definitivamente e che sarà realizzata una specie di cordolo pedonale senza interruzioni dalle Due Torri fino a piazza Malpighi, con grande gioia, immagino, di tutti coloro che devono salire in

auto per via Testoni o scendere da via Cesare Battisti. Risultato: un centro storico trasformato in una sorta di museo a cielo aperto, lec-cato a lucido nelle belle occasioni ma preda, durante il resto dell’an-no, del degrado più assoluto, sen-za più un’attività salvo quelle che dal Comune ottengono ogni sorta di agevolazione possibile. I lavo-ri pubblici, infatti, non procedono sempre tutti alla stessa velocità, dipende da cosa c’è da fare: per la ripavimentazione di piazza dei Martiri, infatti, ci sono volute tre settimane, scomodando gli operai in agosto, ma alla fine la piazza è stata prontissima e tirata al burro per l’inaugurazione del nuovo su-permercato Coop. Via Carracci in-vece, dove non ci sono supermer-cati Coop ma su cui si affaccia la nuova stazione dell’Alta Velocità, è ancora zeppa di cantieri che a rigore dovevano essere già chiusi da un bel pezzo. I treni passano

sotto il naso di Bologna, qualcu-no si ferma pure invitandoci cal-damente a salire, ma noi stiamo qua, a pensare ad altro, convinti che le soluzioni entreranno dalla finestra o di poter campare di ren-dita come facevamo ai bei tempi. Io, personalmente, sto meditando un trasferimento definitivo in Alto Adige, dove le cose funzionano e i soldi vengono investiti nella maniera giusta e, quand’anche un centro storico sia chiuso al traffico (e capita spessissimo), è circondato da parcheggi a prezzi popolari o anche solo col disco orario. Occhio però, che già anni fa su un cordolo, in una zona meno interessante per i bolognesi come quella di via Emilia Ponente, l’Amministrazione Comunale di allora scivolò clamorosamente e il partito di governo della città per-se, sia pure per un breve periodo, il bastone del comando. Meditate gente...

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Esattamente trent’anni fa: due ricorrenze importanti che la fi-glia Annamaria e il nipote Davi-de Amadei, prosecutori della sua opera e tra gli attuali animatori della Compagnia Teatrale Dialet-tale “Arrigo Lucchini”, desidera-no onorare ripubblicando l’opera omnia del grande attore. Noi de “Il Socio” li abbiamo incontra-ti per capirne di più su un mon-do - quello del teatro dialettale bolognese - quasi magicamente sospeso tra passato e presente, che oggi è alle prese con grosse difficoltà.

Annamaria Lucchini, come nasce il teatro dialettale bolognese?«In maniera spontanea. Secondo la ricerca fatta da mio padre nel 1981 e poi rieditata nel 2006 le prime testimonianze scritte del dialetto bolognese risalgono alla seconda metà del XVI secolo e a Giulio Cesare Croce, l’autore del “Bertoldo, Bertoldino e Cacasen-no”. Croce era un tipo strano, a cavallo tra il popolo e l’accade-mia, e le sue commedie erano di ambiente popolaresco perché permettevano ai nobili di parlare, come per gioco, alla maniera del popolo, cosa molto tipica della

cultura bolognese, che da sem-pre ama mescolare cultura alta e cultura bassa. La vera fioritura del teatro dialettale bolognese però si ha nella seconda metà dell’Otto-cento quando, dopo l’unità d’Ita-lia, si cerca di creare una lingua nazionale ma al tempo stesso si punta a valorizzare i dialetti locali. A Bologna nasce un giornaletto in dialetto intitolato “Ehi, ch’al scu-sa”, che aveva per protagonista un personaggio, il signor “Pirén”, protagonista di novelle divertenti. E’ allora che emerge la figura di Alfredo Testoni».

QUELLI CHE IL DIALETTO LO MASTICANO ANCORA…

E CI RECITANO PURECon Annamaria Lucchini parliamo

del teatro dialettale bolognese

Il 20 gennaio del 2016 cadranno i primi cento anni della nascita di Arrigo Lucchini, figura storica del teatro dialettale bolognese, nonché celebre caratterista del cinema avatiano scomparso nel 1984.

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Intervista ad Annamaria Lucchini

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Il vero fondatore del teatro dia-lettale bolognese…«Sì, ma non ebbe successo im-mediato. Ci furono diversi tentativi a vuoto, poi però riuscì a imbroc-care la strada giusta e divenne per cinquant’anni una delle figure di punta, parallelamente, sia del teatro bolognese che di quel-lo italiano, lavorando con attori di primissimo piano come Dina Galli, Ermete Zacconi, le sorelle Gramatica. Fu per Zacconi che scrisse il suo celebre capolavoro, “Il Cardinale Lambertini”, all’inizio in italiano e poi, nel 1930, tradot-to in bolognese: era un’opera che creava l’archetipo junghia-no del bolognese, e a Testoni fruttò un patrimonio in dirit-ti d’autore. L’agente di testoni, Adolfo Re Riccardi, era specia-lizzato nel fare venire a Parigi le pochade comiche di Feydeau, e inseriva sempre nei suoi “pacchetti” una commedia di Te-stoni garantendogli grande visibilità. Ma poi i due ruppero e Re Riccardi fallì mentre Testoni divenne una figura di prima grandezza del te-atro italiano fino a che, nei suoi ultimi anni, iniziò a privilegiare la produzione dialettale a discapito di quella in italiano, e anche gra-zie ai disegni di Nasica, al secolo Augusto Majani, al Carlino e alla Fameja Bulgnàisa, divenne un

modello della bolognesità».

Ma perché la poesia dialettale riesce a uscire dai confini citta-dini, mentre il teatro no?«Perché a Bologna non c’erano attori, salvo Lanzarini e da un certo punto in avanti Lucchini, che fossero disposti a rinunciare alle loro professioni per dedicar-si alla recitazione a tempo pie-no e diventare dei professionisti. Comunque Testoni scriveva per due compagnie, quella del Tea-tro Contavalli e quella del Teatro del Corso, e le sue erano com-

medie di ambiente popolaresco, corali, ambientate in un cortile o in un condominio, popolate qua-si esclusivamente da personaggi che di per sé erano dei bozzetti. Il capocomico del Teatro del Corso era un libraio antiquario di piazza Aldovandi, Angelo Gandolfi, che alla fine comperò il teatro dove teneva una stagione di lirica in

concorrenza col Comunale e una di teatro dialettale bolognese, ma mori durante la Seconda Guerra Mondiale e un anno dopo anche il teatro venne bombardato».

Fine di tutto quindi?«No, perché a guerra terminata ciò che restava delle due com-pagnie si mise assieme e iniziò all’Arena del Corso in via Santo Stefano a riproporre nuove rap-presentazioni. E’ allora che viene fuori la seconda figura chiave del teatro bolognese, Bruno Lanzari-ni, che non potendo, per faccende

di diritti d’autore, re-citare le commedie di Testoni andò in cerca di nuovi autori e di nuovi attori, tra cui Arrigo Lucchi-ni, la moglie Clara, il maestro Luigi Miglari e tanti altri. Insieme scrissero due riviste musicali, tra cui “Bàn mo dabòn”, che ebbe un grandissimo suc-cesso al Duse, poi però Lanzarini venne ingaggiato da Streh-ler per fare Balanzo-

ne nel suo “Arlecchino” e iniziò a girare il mondo lasciando campo libero agli altri. E siamo al 1964, quando Lucchini decide di met-tersi in proprio e fonda una sua compagnia, il Teàter Bulgnàis».

E da qui parte la storia di quella che oggi è la Compagnia Lucchi-ni…

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«Esatto, e all’inizio si faceva tutto in famiglia. Mi ricordo ancora che mio zio era lo scenografo, c’era mio nonno Armando, che era un vecchio attore del Corso e che forse qualcuno ricorderà come il vecchietto all’inizio di “Hanno ru-bato un tram” con Fabrizi, mentre io facevo la Repubblica di San Marino con la fascia azzurra al collo. Poi abbiamo ingranato: nel 1982 fu Lucchini il primo a portare il teatro dialettale bolognese agli Alemanni, lavorava tantissimo. La sua base era il Teatro Capitolino, sotto al Cinema Capitol, dove nel tempo sono nati tanti personaggi come Gigi e Andrea, mentre d’e-state ci si spostava all’Arena Puc-cini».

«Ora - aggiunge Amadei - stiamo ricatalogando l’archivio di Lucchi-ni perché tra diciotto mesi cado-no i cento anni del-la sua nascita, ma soprattutto per fare capire veramen-te che personalità fosse. Basti pen-sare che non volle mai passare al pro-fessionismo, altri-menti avrebbe fatto le scarpe a Garinei e Giovannini. Era uno degli autori de “Al Pavaglàn” alla radio, e a fine anni ’70, su Video Bologna, fece il primo talk show bolognese con un giovane Giorgio Comaschi, Quinto Ferrari, Dino Sarti, Valeria

Moriconi e Raul Grassilli. Aveva capito come veicolare sul Carlino Sera la tradizione bolognese con la rubrica “Bèn mo dabòn”, scri-veva poesie su vari argomenti, dal Carnevale allo sport, canzoni e canzonette comiche, zirudelle. Era davvero una figura d’artista a tutto tondo».

«Dopo la morte di Lucchini nel 1984 - prosegue Annamaria - la compagnia ha preso il suo nome, e a settembre sono caduti i trent’anni dalla sua scomparsa. Nel frattempo erano nate altre compagnie di teatro dialettale, come quella di Romano Danielli e altre. Era un’epoca diversa, gli attori erano più disponibili, il pub-blico masticava maggiormente il dialetto, mentre oggi devi leg-germente italianizzare i testi, e diventa un po’ un genere, come

la lirica o il balletto. Il fatto è che il dia-letto è una specie di codice grazie al quale chi si siede in platea si sente par-te di una comunità: così si spiegano i fenomeni editoriali di gente come Luigi Lepri, Roberto Serra e Daniele Vitali, un vero e proprio re-

vival quando fino a poco tempo prima il dialetto era bistrattato come la lingua dei vecchi o degli ignoranti».

Ma cosa significa, oggi, fare tea-tro dialettale a Bologna?«Oggi - spiega Amadei - il punto è scegliere come farlo il teatro dialettale bolognese, se farlo per sentito dire, tipo si è sempre fatto così, oppure con cose che pro-poniamo a rotazione, quindi da volta a volta cambiano gli attori e quindi cambia sempre l’ambizio-ne di raccontare un pezzo di città, un aspetto, una tradizione. Come compagnia Lucchini abbiamo un repertorio, ma qualcosa bisogna sempre adattarla, bisogna vede-re di aggiungere qualcosa a una prassi che altrimenti rischia di venire sottovalutata, anche dalle istituzioni, soprattutto per la natu-ra amatoriale e facilona del teatro dialettale bolognese, che una vol-ta era poco curato tanto il pubbli-co veniva lo stesso. Quindi quello che facciamo è puntare su scelte di qualità sia sul repertorio sia su come mettere in scena l’opera. Io credo che un copione debba es-sere interpretato più che recitato, a volte devi cambiare una frase perché quelle originali magari il pubblico non le comprende più, anche a costo di tradire la filolo-gia originale dell’autore. Quindi ostinatamente noi cerchiamo di dare qualcosa in più».

«Come compagnia - aggiunge Annamaria - il nostro lavoro è portare avanti il lavoro di Lucchi-ni, curare il suo archivio che inclu-de manoscritti dell’800 portatigli da Ines Ciaschetti con opere dei

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Intervista ad Annamaria Lucchini

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maggiori autori, da Badini a Sar-ti. Adesso faremo un fondo, una sorta di contenitore che serva da punto di riferimento. Come si fa oggi teatro dialettale bolognese? Prendendo coscienza dagli studi fatti da Lucchini e dalla moglie, dall’esperienza dei grandi atto-ri ancora vivi, guardando però al futuro».

Ma il pubblico risponde?«Il pubblico è basato sugli afecio-nados, gente che segue il genere dagli anni 60, ci sarebbe necessità di rinfrescarlo. Anche nei copioni serve gente che faccia la parte dei giovanotti. Fuori dal palco, specie grazie ad Annamaria, c’è un forte spirito di gruppo riconosciuto an-che dai tecnici dei vari teatri per la nostra organizzazione nella sce-nografia, la collaborazione, una sorta di grande famiglia che fa quello che fa non per soldi».

«Con le scuole - aggiunge An-namaria - si lavora poco, ormai ti trovi davanti scolaresche che non capiscono bene nemmeno l’italiano, figurarsi il dialetto. Oggi è chiaro che il pubblico classico invecchia, quindi devi proporti in maniera diversa, per avvicinarsi a un pubblico diverso, stimolan-do la curiosità per una vita che non c’è più. Spesso molti che inizialmente snobbano il teatro dialettale bolognese quando lo conoscono bene ritornano. Biso-gna curare il dettaglio e la tecni-ca interpretativa. Questo con noi

è possibile perché gran parte dei nostri testi è di ambientazione storica, perché fare personaggi odierni che parlano tutti in bolo-gnese sarebbe impossibile, nes-suno aspetta più un telegramma, nessuno ha più la serva in casa che parla dialetto. Questo vuol dire che la commedia la devi con-testualizzare cronologicamente, e quindi costumi, musica, devo-no essere di conseguenza. Quel-lo che deve restare intonso è lo spirito dell’opera, però è molto un lavoro di codici perché mi pare che oggi nell’ambiente della bolo-gnesità si vada molto avanti per sentito dire. Bisognerebbe creare una scuola non tanto per scrivere nuove commedie, ma per studia-re quelle esistenti e imparare a interpretarle secondo la propria realtà quotidiana».

Quindi possiamo dire che il tea-tro dialettale bolognese è vivo e vegeto?«Se io faccio teatro dialettale adesso - conclude Amadei - lo faccio perché mi porto dietro un bagaglio culturale e di esperienza nel teatro classico. Ma nel mo-mento in cui la proloco di Casa-lecchio ci contatta a maggio per la festa dei sapori curiosi il 2 giu-gno per la commedia “Qual ch’l’ha inventè al turtlèn”, noi diventiamo matti per uscire dal nostro reper-torio, a trovare i costumi sette-centeschi, ad adattare il dialetto in italiano per un pubblico generi-co. Tutto questo in due settimane.

Ci sono personaggi come Balan-zone che parlano sia in bolognese che in italiano. Per non parlare del legame con i burattini: Sganap-pino venne inventato da Augusto Galli, Danielli faceva il burattinaio, anche Presini, Bertoni, è chiaro che la parlata bolognese è stata mantenuta anche come parla-ta dei burattini, ancora oggi con Foschi e Pazzaglia. Come con la canzone di Carpani: il dialetto è ancora vivo in tutte queste cose, e Vitali è stato eccezionale nel codificare la scrittura del dialet-to come lo si pronuncia. Bisogna fare in modo che il dialetto risulti sempre contemporaneo, tra pal-co e platea ci deve essere sempre un dialogo, quindi è necessario un codice, compreso e riconosciuto da tutti».

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Bollini Mauro Ve 16Prendin Marco Lo 20Masi Gianluca Pi 13Sforza Roberto Bo 03

Amici Andrea Co 14Tartaglia Marco Fi 15Piccinelli Stefano Ro 07Rossi Flavio Lo 02Castrechino Laura Fi 20Antoni Silvano Ve 09

Calzoni Paolo Ge 08Negroni Francesco Bo 97Giardina Pasquale Pv 07Zarantonello Sauro Fi 02Malaguti Alessandro Pi 09

Musiani Carlo Ud 08Plachino Salvatore Fi 03Scapoli Roberto Ro 01Bianchini Lucio Bo 08Rocca Tiziano Mi 20Basalti Tiberio Ce 17Dall'olio Tiberio Ud 13Ferri Daniele Na 07Ghibellini Fabio Mi 16Gianantoni Andrea Ro 08Grillini Davide Lo 09Lippi Pierluigi Ce 14Mingarini Rubens Ce 13Pancaldi Gian Luca Pm 20Cicognani Sergio Bo 01Domenicali Giovanni Bo 11Ferrari Franco At 13Franci Luciano To 08Furini Giuseppe Lu 10Ghini Roberto Ra 19Molinazzi Sergio Ce 19Monti Stefano Ro 02Romagnoli Floriano Ra 13Sillieri Stefano Ro 04Viotto Fortunato Vi 08Ziosi Gabriele Ba 04Saguatti Massimo Lu 16Salmi Fausto Ud 10Burato Marco Bo 04

40anni 20anni

30anni

25anni

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Anniversari

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Di anni difficili ne abbiamo pas-sati diversi, anzi ultimamente ricordarsi un anno in cui tut-to sia filato liscio senza dover essere stati costretti ad affrontare un qualche tipo di rogna risulta impossibile.

Il 2014 però è sicuramente in testa alla classifica degli anni neri, almeno per i tassisti bolo-gnesi, per cui accogliamo con favore la sua fine.Abbiamo affrontato divisioni di categoria, fatto discussioni infi- nite sulle tariffe, lavorato in una

città martoriata da cantieri che ha messo a dura prova il nostro sistema nervoso, subito l’au-mento costante degli abusivi, certificato il fatto che possiamo contare solo sulle nostre forze per qualunque problema, e infi-ne subito anche una serie infinita di controlli sulle dichiarazioni dei redditi.

Insomma è stato un vero e pro-prio anno da dimenticare, l’au-gurio a tutti i nostri soci è quello di passare un sereno 2015, non importa che sia meraviglioso o

mirabolante, ma speriamo al-meno che possa essere un anno senza problemi, in cui non ven-gano messe in discussione le poche certezze che abbiamo, e che nella peggiore delle ipote-si possa essere ricordato come un anno monotono, forse non sarà un grande augurio ma visto da dove partiamo credo che di questo ci sia bisogno.Auguri a tutti

Riccardo CarboniPresidente Cotaboe da tutto il CDA

BUONNATALEnonostante tutto!

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Intervista al Presidente Riccardo Carboni

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Alla presenza delle cooperative di trasporto persone di tutto il Paese, Cotabo ha messo oggi in mostra il suo sistema “Smarta-xi”, con un convegno a Bologna nell’auditorium di Telecom Italia, che è partner del progetto insie-me a Ingenico e alla spagnola Taxitronic.

“Dietro c’è molto lavoro - com-menta in una nota il presidente di Cotabo, Riccardo Carboni - tanta intelligenza e creatività e sistemi tecnologici avanzati. Smartaxi è il nostro fiore all’oc-chiello, frutto di anni di lavoro. É un sistema che non può esse-re considerato solo come un’in-

novazione tecnologica, perché è destinato a rivoluzionare il settore del trasporto persone dal punto di vista dell’offerta”.

Smartaxi potrà essere adottata da tutte le cooperative di tra-sporto interessate. Le centra-li radio taxi maggiori potranno gestire i servizi di assegnazione delle corse in altri territori dove, per problemi di dimensione o di costo, non è garantito un servi-zio efficiente o sulle 24 ore.

La gestione con Smartaxi può avvenire anche solo in alcune fasce orarie, ad esempio di not-te, e riduce i costi fissi.

“Con le potenzialità di questo si-stema - sottolinea Marco Benni, direttore generale di Cotabo - non è difficile immaginare che nei prossimi anni il dispatching delle corse potrà essere gesti-to da pochi punti sul territorio nazionale. Non è più necessario che ogni cooperativa o società abbia la sua centrale radio taxi: quel servizio potrà essere for-nito, non in competizione ma in collaborazione, da un opera-tore specializzato in modo più efficiente di quanto possa fare, ad esempio, una piccola realtà cooperativa”.

Tablet a bordo e un’app per le chiamate: comincia l’era del taxi 2.0

Cotabo ha presentato il nuovo sistema nell’auditorium di Telecom Italia

I taxi a Bologna diventano 2.0 con il tablet a bordo e l’app per le chiamate. E provano anche a rivoluzionare il panorama italiano, esportando la gestione informatica delle corse.

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Informazioni ai Soci

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Cotabo sceglie la strada della sicurezza e della pre-venzione per migliorare la

salute dei passeggeri dei suoi taxi. Per questo la cooperativa tassisti bolognesi ha aderito alla

campagna di sensibilizzazio-ne “Pronti a salvare una vita?” promossa da Iredeem-Philips per l’utilizzo sui luoghi di lavoro e a bordo dei mezzi di traspor-to pubblici, avviando un proget-to di collaborazione con il 118. L’obiettivo finale è quello di do-tare una quindicina di taxi di un defibrillatore di ultima genera-

zione, il Philips HeartStart FRx, estremamente facile e intuitivo da utilizzare, dotato di trasmis-sione dati wireless e attivatore pediatrico, fornendo quindi nel contempo ai tassisti una com-pleta e corretta istruzione sul loro impiego. E a gennaio in Co-mune, alla presenza del sindaco Virginio Merola e dell’assesso-re alla Sanità Luca Rizzo Nervo, saranno presentati i primi otto tassisti “addestrati” all’impiego dei defibrillatori, cui presto an-dranno ad aggiungersene altri. La presenza dei defibrillatori sarà segnalata da apposite indicazio-ni sulle fiancate dei taxi, in modo che il passeggero sia corretta-mente informato. Forniti da Iredeem-Philips, i defibrillatori HeartStart rappre-sentano l’ultima frontiera nel campo del pronto soccorso gra-zie a innovazioni tecnologiche

pensate per il trattamento della causa più comune dell’arresto cardiaco improvviso. Sono pro-gettati per una facile predisposi-zione e un semplice utilizzo e per offrire solidità e affidabilità a co-loro che per primi prestano soc-corso. Sul luogo dell’incidente con le forze dell’ordine, in occa-sione di eventi sportivi giovanili o sul posto di lavoro, il defibril-latore FRx è la soluzione ideale per il trattamento dell’arresto cardiaco improvviso in ambien-ti e in condizioni inadatti per gli altri defibrillatori.

Un taxi Cotabopuò salvarti la vitaPresentato il progetto per l’installazione di defibrillatori a bordo

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Con tre euro, famiglie e ragazzi godranno di parecchia sicurez-za e tranquillità in più. A tanto ammonta il prezzo della corsa in taxi che i giovani sanlazza-resi tra 18 e 29 anni potranno pagare per spostarsi nelle sere del fine settimana tra il centro di Bologna e la piazza principale della città.

L’opportunità è frutto della con-venzione, già attiva, che il Comu-ne di piazza Bracci ha firmato con la cooperativa taxisti Cotabo, ac-collandosi 17 euro su 20 del co-sto normale di un trasporto.

Nel 2012, con modalità analoghe, erano stati incentivati gli spo-stamenti tra la località Trappolo-ne, capoluogo, e Usl per tutte le fasce d’età; ora, lo stesso mezzo funziona per i giovani in via spe-rimentale anche da Bologna, fino al 31 dicembre 2014. Con questa novità, l’Amministrazione intende favorire la sicurezza delle notti di ‘movida’ preferenzialmente per la propria popolazione ‘under’.

Per usufruirne, è sufficiente che i residenti di San Lazzaro compre-si nella fascia 18-29 anni provve-dano a iscriversi presso il Comu-ne in un’apposita lista, ottenendo una tessera identificativa d’ade-sione. Il servizio punto-a-punto sarà attivo il venerdì e il sabato notte dall’1.30 alle 5.00, tra il po-steggio taxi di piazza Aldrovandi o piazza della Mercanzia (Bolo-gna) fino a piazza Bracci di San Lazzaro di Savena.Nel momento del bisogno, gli utenti registrati dovranno richie-dere un “passaggio” alla centra-le Cotabo con anticipo di un’ora, comunicare il proprio “codice convenzione”, e una volta a bor-do esibire il tesserino di ricono-scimento. Le corse potranno prolungarsi senza problemi fino ad una qual-siasi destinazione nel territorio sanlazzarese, con addebito della differenza a carico del cliente. È ammesso anche l’uso collet-tivo tra convenzionati, e di con-seguenza si potrà pagare ancor meno di 3 euro.

Secondo il sindaco Isabella Con-ti, titolare della delega alla Mo-bilità, «si tratta di una novità importante, che abbiamo cercato di offrire ai nostri giovani cittadini e crediamo possa rivelarsi molto utile». “Il taxi a chiamata lo abbia-mo già testato con le frazioni, ma si poteva fare di più - approfon-disce - e quindi sperimentiamo fino alla fine dell’anno la tratta da Bologna a San Lazzaro in una fascia oraria nella quale anche il trasporto pubblico è più rado”.

In parallelo viene rinnovato an-che il servizio diurno tra la fra-zione Paleotto-Trappolone, l’Usl di via della Repubblica e piazza Bracci: in funzione da lunedì a ve-nerdì dalle 7.00 alle 19.00. L’iscrizione alla lista dei cittadi-ni convenzionati è aperta fino al raggiungimento della quota di impegno economico del Comune.

Sicurezza nel weekend: arriva il taxi della “movida” notturna, quota fissa 3 euro

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Venerdì sera, una 26enne ha utilizzato la app del servizio di taxi online. In auto si è assopi-ta e al risveglio era in un luogo appartato, dove è stata violentata dal conducente. L’uomo è stato arrestato. “In India lavoriamo con partner muniti di licenza e sicurezza è nostra priorità” spiega la porta-voce di Uber, Evelyn Tay. Ma gli inquirenti la smentiscono: nessun controllo sul profilo del conducente.

NEW DELHI - Nella sua aggressiva campagna di espansione nel mondo, il servizio di taxi online Uber ha raggiunto anche l’India. Dove si registra l’ennesima violenza da parte di un suo conducente, dopo i tanti casi di intimidazioni e molestie, fino allo stupro, riportati dai clienti dagli Stati Uniti - dove Uber è nato, a San Francisco - all’Australia.

Dopo l’arresto dell’autista stupra-tore, le autorità di Nuova Delhi hanno messo al bando Uber, come riferisce un comunicato del dipartimento dei Trasporti della

capitale indiana: “Tutti i servizi di trasporto - si legge - legati al website www.uber.com sono vie-tati con effetto immediato”.Bando scattato perché secondo le autorità, Uber ha ingannato i clienti con la promessa di fornire un servizio “sicuro”.

A Nuova Delhi, la polizia ha arre-stato l’autista, accusato da una donna di 26 anni di averla vio-lentata. Precedentemente iden-tificato in Shiv Kumar Yadav, 32 anni, grazie alle informazioni fornite alla polizia dalla sua vitti-ma. L’uomo aveva spento il cel-lulare per non essere rintracciato, ma è stato localizzato a Mathu-ra, cittadina a nord dello Stato dell’Uttar Pradesh dove vive e dove qualche ora prima era stata ritrovata abbandonata la sua auto di servizio. L’uomo comparirà in tribunale a Nuova Delhi lunedì.

Venerdì sera, la giovane, dipen-dente di una società finanziaria, aveva chiamato un taxi utilizzan-do la app di Uber col suo smar-tphone dopo un evento a Vasant Vihar, sud della capitale. Secondo

quanto riporta il Press Trust of In-dia, una volta in auto la cliente si è assopita. Al risveglio, si è ritrovata ancora nell’auto, parcheggiata in un luogo appartato. Con il tassi-sta che in breve è passato dalle minacce allo strupro. Consumata la violenza, l’uomo ha accompa-gnato a casa la donna, intiman-dole di non denunciare l’acca-duto. Lei, invece, ha preso nota della targa e ha anche fotografato la vettura, ritrovata più tardi.

N.D.R.Uber non usa taxi, ma auto blu e quasi sempre senza alcun titolo autorizzativo, pertanto abusivi. È un sistema che sfrutta la manodopera a basso costo derivante da persone che oltre a svolgere l’attività in maniera illegale non offre nessuna garanzia all’utilizzatore fina-le, perché privi di qualsiasi requisito identificativo (cosa ben diversa da un taxi con licenza o auto blu regolare).

Accuse di stupri, rapimenti, offese, sorveglianza illegale:

il fronte anti uber si allarga

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Informazioni ai Soci

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Dall’Australia agli Usa, l’azienda di taxi privati via app è nel pieno della bufera. Si moltiplicano le testimo-nianze di violazioni della privacy, concorrenza sleale e abusi fisici, mentre i suoi manager ostentano indifferenza e aggrediscono i gior-nalisti. Una campagna di boicot-taggio invita a disinstallare l’appli-cazione

San Francisco, rapimenti, violenze sessuali, clienti aggrediti e mal-menati, dipendenti che si fingono utenti per sbaragliare la concor-renza, fondi neri, sorveglianza elettronica dei movimenti dei pas-seggeri, intimidazioni nei confronti dei dipendenti della concorrenza e minacce ai giornalisti. Sembra una pagina presa dalla storia delle Whiskey War statunitensi della se-conda metà dell’ottocento, quan-do le gang di New York trasfor-marono Brooklyn in un campo di battaglia, ma si tratta invece delle

Cab War (la Guerra dei Tassisti) in corso negli Usa. E Uber, il colosso della shared economy statuniten-se che ha messo a soqquadro il mondo del trasporto privato citta-dino, fa la parte del gorilla.

Che Uber fosse un “go getter” - un competitore aggressivo - era un fatto risaputo. Per prendere di petto l’industria dei taxi in Ameri-ca, occorrono legioni di avvocati e capitali sostanziosi da investire in spese legali, ma anche il co-raggio di resistere a vere aggres-sioni da parte di autisti delle varie compagnie, che non di rado sono state accusate di colludere con i mobster - come vengono defini-ti in gergo i mafiosi. Ma in pochi si aspettavano che Uber avreb-be combattuto a questo livello, adottando tattiche che ricordano periodi storici nei quali le gang criminali affliggevano gli Usa. E tante sono le accuse in genere

mosse agli startupper, ma mai finora di essere dei gangster. Almeno fino all’arrivo della com-pagnia fondata da Garrett Camp and Travis Kalanick.

Lanciata nel 2010 a San Francisco, in meno di 4 anni la compagnia dei due starupper ha raggiunto una valutazione di mercato di quasi 19 miliardi di dollari e correntemen-te opera in oltre 200 città sparse in 45 paesi. Ma con il successo e l’esplosione dei profitti - si parla di guadagni nell’ordine del miliardo di dollari l’anno - sono arrivati anche i dolori di crescita aziendale. Prima con le accuse di concorrenza sleale da parte di altri servizi di trasporto crowdsourcing come Lyft e Side-car, i cui autisti riferiscono alterna-tivamente o di minacce o di offerte di premi di ingaggio per cambiare azienda da parte di dipendenti di Uber travestiti da passeggeri. Poi con le rimostranze dei passeggeri

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IL PRIMO TAXI DI BOLOGNA

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che, da New York a Los Angeles, e arrivando alla stessa San Franci-sco, stanno lamentando un nume-ro crescente di abusi, anche fisici, da parte degli autisti.

Denunce di violenze sessuali - nei confronti sopratutto delle viag-giatrici - sembrano essere ormai all’ordine del giorno. Quelle più recenti sono avvenute a New York, a Los Angeles, Orlando, Chicago e Alexandria. La trama sembra essere sempre la stessa: la viag-giatrice è giovane, a volte legger-mente inebriata. In più di un caso gli autisti offrono un tour gratuito della città, concluso con la mole-stia. A Washington, di recente, un autista di Uber è stato protago-nista di un rapimento con tanto di gimkana nel traffico e insegui-mento poliziesco. Da San Franci-sco infine arrivano storie di pas-seggeri aggrediti a martellate e di scazzottate durante le corse men-tre altri passeggeri hanno riporta-to di esser stati praticamente tirati fuori dalla macchina per i capelli.

E gli abusi nei confronti dei pas-seggeri non si limitano solo al li-vello fisico, sforano anche nell’u-niverso digitale come ha avuto modo di verificare una ragazza australiana appena uscita da un centro per il trattamento dei tumo-ri che aveva avuto l’ardire di can-cellare la sua prenotazione. Il suo telefonino è stato bombardato di messaggi offensivi dell’autista, che tra l’altro le ha detto “ti meriti quello che ti è capitato”.E a fare spionaggio elettronico non sono solo gli autisti. I dirigenti

dell’azienda hanno addirittura svi-luppato un software che hanno chiamato sintomaticamente “God View”, sguardo divino, per con-trollare gli spostamenti dei loro clienti e delle macchine. Utilizzato teoricamente solo dai dirigenti per questioni interne aziendali della massima importanza, l’esistenza di God View è stata rivelata per caso da Josh Mohrer, manager della piazza di New York, a Johan Bhuiyan, una giornalista di Buzz Feed che lo doveva intervistare.

Mohrer, stanco d’aspettarla, ave-va fatto ricorso a God View - lo chiamano così perché offre una vista dall’alto degli spostamenti di un telefono sul quale è stata in-stallata l’app di Uber - per capire com’è che stesse arrivando in ri-tardo. “Finalmente sei arrivata, è da un po’ di tempo che seguivo i tuoi spostamenti sulla nostra App”, ha sbottato Mohrer quando ha visto la Bhuiyan, incurante del fatto che la giornalista ignorava di esserle monitorata e che non gli aveva dato alcun permesso. La scoperta ha ovviamente suscitato reazioni molto forti, spingendo il senatore Al Franken a scrivere una lettera chiedendo spiegazioni ai dirigenti di Uber. “Le nostre norme aziendali sono chiare al riguardo, l’accesso ai dati e il loro uso è concesso solo ai dirigenti azien-dali che abbiano delle ottime ragioni”, ha fatto sapere un por-tavoce dell’azienda, smentito im-mediatamente da due dipendenti che infatti hanno confermato che God View è accessibile da tutti gli addetti dell’azienda.

L’elenco delle rimostranze nei confronti del trasporto crowd-sourcing sta diventando così lun-go che di recente C/net, uno dei maggiori media dell’informazione tecnologica Usa, si domandava se fosse sicuro o meno usare Uber, concludendo che il passeggero si assume un grosso rischio quando usa il servizio senza possibilità di ricorso nei confronti della compa-gnia. “I passeggeri non sanno in cosa si stanno cacciando quando scaricano la app di Uber e chia-mano una delle sue macchine”, ha dichiarato l’avvocato Chris Dolan dello studio legale Dolan Lawfirm, che sta rappresentando la famiglia di una bambina di sei anni investita ed uccisa da una macchina di Uber, “Gli stanno dando carta bianca”.Secondo Dolan i termini d’uso del servizio sono cosi ampi che as-solvono la compagnia da qualsi-asi responsabilità civile e penale in caso di incidente e di ferite e le permettono di evitare qualsi-voglia responsabilità per le azioni dei suoi autisti anche in caso di decesso del passeggero. “Stu-pro, omicidio: la compagnia può lavarsene le mani senza nessun timore”, aggiunge Dolan.

Ma non si tratta solo di semplici disfunzioni del sistema di assun-zioni e di abuso di strumenti elet-tronici. Secondo PandoDaily, un seguitissimo blog tecnologico di Silicon Valley, si tratta di una vera e propria cultura aziendale. Una cultura secondo la quale lanciare una campagna di sabotaggio nei confronti di altri siti ridesharing

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IL PRIMO TAXI DI BOLOGNA

chiama il tuotaxi al numero:

oppurevisita il sito:

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è normale. Ed è quello che sta per l’appunto accadendo dall’a-gosto scorso, quando i media hanno scoperto che Uber ha or-ganizzato un gruppo di 177 clienti fantasma, che muniti di svariate carte di credito e telefoni cellulari sono incaricati di chiamare mac-chine della concorrenza per poi cancellare la prenotazione pochi minuti prima che queste arrivino all’indirizzo che gli è stato fornito, impegnando così gli autisti del-la competizione a vuoto e spin-gendo i consumatori che usano il ridesharing a rivolgersi a Uber, che nel settore dispone del maggior numero di autisti. Smascherati dai giornalisti, i dirigenti di Uber piut-tosto che scusarsi e rinunciare alla campagna hanno rimarcato che la tecnica è forse troppo aggressiva e che hanno chiesto ai loro team di ridurla al minimo, aggiungendo poi che c’è comunque poco da lamentarsi visto che Uber paga la penale per le cancellazioni.

Impudente anche la reazione alle rivelazioni della stampa secondo cui per ridurre il suo carico fiscale Uber ha organizzato una struttura proprietaria simile a quelle del-le scatole cinesi. In tale maniera maschera i suoi guadagni in un labirinto di sussidiarie ed affiliate con sedi sparse in tutto il mondo, riuscendo così a esportare capitali nei paradisi fiscali olandesi e delle Bermuda. Uber sostiene che que-ste soluzioni sono del tutto legali, ignorando ovviamente il fatto che gran parte del suo successo è do-vuto alla facilitazioni fiscali di cui godono le aziende statunitensi

del web e al fatto che il comune di San Francisco offre una riduzione sostanziosa delle imposizioni sui salari e sulle tasse immobiliari alle aziende hi-tech che come Uber, decidono di stabilire la propria sede in città.La goccia che ha fatto trabocca-re il vaso, e che sta scatenando una vera rivolta nei confronti di Uber fino al lancio di una campa-gna nazionale per la cancellazione dell’applicazione, è arrivata però a metà novembre a New York dove, durante una cena organizzata per migliorare i rapporti con la stam-pa, il vicepresidente di Uber Emil Michael ha suggerito che l’azien-da avrebbe dovuto spendere un milione di dollari per assumere dei ricercatori (leggi investigatori) che indagassero quelli che lui ha definito i giornalisti sleazy, squal-lidi, per tirare fuori un po’ del loro fango. In altri termini Micahel an-nunciava l’intenzione di investire un milione di dollari per intimidire i giornalisti che stanno critican-do l’azienda. In particolare, Sarah Lacey fondatrice di PandoDaily che di recente - visti i casi di ag-gressioni a sfondo sessuale nei confronti delle donne - aveva ac-cusato Uber di sessismo e miso-ginia. Dopo che in Francia l’azien-da si è associata a un servizio di escort femminili, ha aggiunto La-cey, lei aveva deciso di cancellare la app di Uber.

“Quanti segnali dobbiamo anco-ra ricevere per concludere che l’azienda non rispetta e non as-segna nessun valore alla nostra sicurezza?”, aveva scritto Lacey,

cancellando immediatamente la app. Questo aveva spinto Michael a suggerire che i “ricercatori” as-sunti da Uber avrebbero scavato nella vita privata dei giornalisti e delle loro famiglie (Lacey e i suoi in questo caso) e una volta scoperto qualcosa di discutibile lo avrebbe-ro reso immediatamente di domi-nio pubblico.

“La si dovrebbe ritenere perso-nalmente responsabile di tutte le donne che seguendo il suo suggerimento cancelleranno la nostra app e finiranno coll’es-sere assalite sessualmente da-gli autisti di altre compagnie di taxi”, aveva rimarcato con rabbia Michael, salvo poi fare marcia indietro - sostenendo che s’e-ra trattato di uno sfogo - dopo la prevedibile tempesta mediatica scaturita dalle sue dichiarazioni. Anche Aston Kutcher, che di Uber è investitore e che era corso immediatamente a difendere l’azienda (“che c’è di male ad investigare i giornalisti?” aveva scritto), ha dovuto fare immedia-tamente marcia indietro.

C’è infatti il rischio che non si trattasse solo di una boutade ma che si stesse parlando di sviluppi futuri. Del resto l’incontro, al qua-le partecipavano anche esponenti di rilievo della nuova informazio-ne come Arianna Huffington e attori come Ed Norton, era sta-to organizzato da Ian Osbourne, ex assistente del primo ministro inglese David Cameron, e lo stesso Michael è da agosto consulente del Pentagono.

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Informazioni ai Soci

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Questa volta voglio raccontarvi una storia davvero straordinaria.Era una notte di inizio autunno, nel mezzo del cammin di mia licenza, cioè dieci anni dopo averla conseguita e a dieci anni dalla pensione (... al cielo piacendo), e mi trovai in una selva oscura. Dopo aver accompagnato dei clienti al Park Hotel di Pianoro, infatti, avevo abbandonato la via Nazionale e preso una laterale, per andare a fare pipì indisturbato, poi, chissà come e perché, la diritta via avevo smarrita.

Con un bello spavento mi ero sentito sprofondare nel terreno, e mi ero ritrovato in mezzo a una folla di persone che aspettavano

la barca numero quattrocento, per essere trasportate nel primo girone dell’inferno.Fu allora che mi venne incontro un tipo di cui mi sembrava di conoscere la fisionomia, e che appariva estremamente a suo agio in quell’ambiente poco ras-sicurante.Mi salutò e mi disse di non preoccuparmi, che mi avrebbe accompagnato lui, che aveva un certo potere.

“Come ti chiami, Virgilio?” mi venne da chiedergli.“No” rispose, “Virginio, e qui sono il primo cittadino.”“Piacere, Dante, anzi no, quello è un mio caro collega; il mio nome

è Francesco” risposi dandogli la mano.Cominciò così la mia esplorazione del mondo dei dannati, dove vige la legge del contrappasso: la pena a cui sono costretti è una sorta di vendetta divina per ciò che hanno commesso in terra. Non potendo in questa sede dilungarmi come il sommo poeta, elencherò brevemente gli incontri più importanti e significativi che Virginio mi condusse a fare. Il primo spettacolo che mi lasciò stupefatto fu una sterminata coda di ciclisti, che procedevano, senza mai potersi fermare, ri-gorosamente in fila indiana ordi-natamente a ridosso del bordo di una strada lunghissima; la cosa

Nel mezzo del cammin

RACCONTI NOTTURNI

Francesco Selis (FI01)

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Racconti notturni

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straordinaria è che tutti avevano i fanali accesi, sia davanti che dietro, ed emettevano un poten-tissimo raggio laser.Scendendo di un girone, vidi degli autisti che procedevano, pure loro senza sosta, alla ricerca di un indirizzo che non trovavano, fermandosi a osservare delle targhe stradali su cui, rispettiva-mente, compariva l’indicazione “Via Fanin”, “Via Fantin”, “Via Fantini” e “Via Fantoni”. Chiesi lumi a Virginio, che mi spiegò trattarsi degli addetti alla toponomastica, quelli che in vita avevano dato il nome alle strade, e che comunque non avrebbero mai potuto trovare l’indirizzo di destinazione, che era sì la via Fantini, ma non si trovava in questo girone, bensì in quello dei sanlazzaresi.

Ma, di sorpresa in sorpresa, accompagnato che fui nel terzo girone, la scena che vidi fu davvero strana: in una pista d’atletica c’erano alcuni podisti che correvano agili, salvo poi rallentare bruscamente nel trovarsi, di tanto in tanto, la pista bloccata da un altissimo sbarramento, che dovevano superare con l’aiuto delle braccia. “Questi” mi spiegò il mio illustre accompagnatore, “sono coloro che in vita hanno deciso di sistemare i dossi stradali dissuasori di velocità, e gli ostacoli che devono superare

quaggiù sono tanto più alti quanto lo furono quelli, da loro decisi, sulle strade dei poveri mortali.” Non nascondo che provai una certa soddisfazione nel vederli così in difficoltà, ma non lasciai trapelare il mio sentimento.Che fu, ancora una volta, di grandissima sorpresa nel girone successivo.Qui, come all’inizio della vicenda, c’era un fiume da superare, ma questa volta le barche erano molte, a occhio e croce un centinaio; sulla fiancata di ogni barca c’era scritto “gatto” (in italiano e in inglese: “cat”) e il loro compito eterno era quello di trasportare dall’altra parte, senza chiedere alcun compenso, una folla di anziani, malati e donne sole.

Scendendo sempre più verso il centro della Terra, là nell’ustio-nante dimora di Satana, un intero girone mi apparve popolato da una sola anima dannata; appena ci scorse, fece un cenno ossequioso verso la mia guida, che ricambiò il saluto. Il suo castigo era davvero penoso: era infatti costretto a sostenere un eterno esame pratico di guida per la patente “B”, su un’automobile che non riusciva a passare in strade rese impraticabili da piste ciclabili in sede propria ai lati, immense e deserte, e, ancora più esternamente, da marciapiedi

altrettanto desolati, larghi come campi da calcio.“Credo di capire chi sia questo poveretto” confidai a Virginio: “porta il nome di un volatile, vero?”“Certo” mi rispose: “è il mio bravo assessore Piccione, incompreso in vita e ora ingiustamente punito.”Scendemmo di un altro piano. Qui la scena che mi aspettava fu tanto terrificante che ancora adesso tremo al suo pensiero.Non feci in tempo a leggere un cartello con l’enigmatica indicazione “Via, alla Larga, Entrate” che, con fare falsamente gentile, un’anima dannata in giacca e cravatta mi portò, da solo, in un ufficio.Qui, un altro dannato mi chiese l’ammontare dei miei incassi di tassista del 2011, e i chilometri percorsi in quello stesso anno.Risposi quanto approssimativa-mente mi ricordavo. L’interlocutore, impassibile, mi fissò negli occhi, e poi cominciò a dire: “Ah, così vero? Bene, bene, bene... bene, bene, bene...” con voce sempre più sinistra e un fare tanto inquietante da crearmi un progressivo senso di gelo nel cuore.Fu così che mi svegliai da quell’incubo di soprassalto, pieno di angosciosi e ingiusti sensi di colpa, e con la testa appoggiata sul volante.E, dal posteggio Malpighi, uscii a riveder le stelle.

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Già da alcuni anni sapevo di una corsa per le strade della città, denominata (nel solito inesorabile inglese) “Race for the cure” ed effettuata nell’ambito di una tre giorni di manifestazioni, a sostegno dell’associazione “Susan G. Komen” che lotta per prevenire e curare il tumore al seno.

Mi era capitato talvolta, in anni passati, di incrociare gli ultimi strascichi dell’evento, nei dintorni dei Giardini Margherita, mentre tornavo in automobile da qualche altra corsa podistica amatoriale, e non avevo avuto modo di coglierne l’imponenza, come manifestazione popolare tanto partecipata.L’occasione di farne parte anch’io, il 28 settembre di questo 2014, me l’ha data l’invito del nostro Gruppo Podistico: ho accettato senza esitazione, sia perché le piacevoli occasioni di ritrovarsi

non sono frequenti, sia per il particolare significato dell’evento.Sono rimasto sorpreso, come dicevo, dalla quantità impressio-nante di persone che hanno festosamente invaso i Giardini Margherita poco prima della partenza: evidentemente la mo-desta distanza chilometrica da percorrere (cinque chilometri) ha

invogliato anche i meno allenati. Pure il nostro gruppo ha visto scalpitare un numero inconsueto di baldi e scalpitanti uomini e donne, tutte e tutti indistintamente “giovani dentro” (ma alcuni anche anagraficamente, s’intende), nella capacità di rispondere all’invito con il giusto stato d’animo festoso, a cui ha collaborato non poco una radiosa e calda mattina di sole. Dopo le rituali foto di gruppo, in un piccolo drappello abbiamo cercato di farci largo fra la folla in attesa della partenza, un assembramento impressionante

dominato dalle tinte bianche e rosa delle magliette-ricordo già indossate da molti (e dallo stesso colore esibito dalle podiste aderenti o solidali con le “Donne in rosa”, quelle che hanno superato la malattia). Ciononostante, finalmente usciti dai Giardini, il primo chilometro è stato una vera e propria lenta processione. Al semaforo di Porta Santo Stefano un taxi della Co.Ta.Bo. attendeva immobile e paziente il deflusso di quello straripante fiume in piena; forte della mia riconoscibile canottiera sociale, mi sono avvicinato al finestrino del collega in servizio dicendogli: “Coraggio, passerà” e ottenendo in cambio un ironico sorriso.

Poi, appena è stato possibile, ci siamo lanciati al massimo delle nostre possibilità, vista anche la distanza breve, per le strade del centro, le stesse che molti avevano già solcato di corsa, ogni volta con atmosfere diverse, nell’ambito della Strabologna e della Run Tune Up. E così, di ritorno presso la tenda di appoggio del nostro gruppo nei pressi del Circolo del Tennis, le endorfine scatenate dall’impegno fisico hanno completato l’opera, facendoci ritrovare ancora più sereni e gioiosi.

Correre festosi contro la malattiaFrancesco Selis (FI01)

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Racconti notturni

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A Bologna i taxi più cari d’Italia

A fine giugno per esigenze personali vado in Sardegna per un solo giorno.

Atterrato ad Olbia prendo un taxi per andare a Cannigione circa 35 km di tragitto. Il taxi è un Ford Galaxi monovolume ben tenuto. Uscendo dall’aeroporto passiamo dalla sbarra pagano un abbonamento annuale (non ricordo la cifra) ma non caricano sul cliente. Sono in 46 taxi senza radiotaxi non hanno obbligo di orario, quel giorno ha iniziato alle 5.30 e finiva a mezzanotte. Hanno l’obbligo dopo 3 giorni di aeroporto di fare un giorno al porto e in piazza ad Olbia ma in aeroporto non possono caricare. La minima dall’aeroporto è di 15 euro ma con me è partito da 3,50 euro, i primi 5 km vanno a 2,90 al km dal quinto al trentacinquesimo 1,90 dal tren-tacinquesimo in poi 1 euro.

Il notturno è come il nostro come supplemento ma dalle 22 alle 6 la tariffa cresce del 25% tutto in automatico sul tassametro in più cumulano anche il festivo. Sosta oraria + di 40,00 euro.

Lavorano in pratica 6 mesi all’anno da maggio ad ottobre gli altri mesi arrivano all’aeroporto alle 7.30 caricano verso le 14.30. Tornando alla mia corsa calco-landola tutta con la nostra tariffa avrei speso 48 euro la ne ho spesi 83 e al ritorno mi è venuto a prendere (non avrebbe potuto) mi ha fatto 70 col tassametro spento. Comunque ricordatevi che come chiunque di noi si è sentito dire: a Bologna ci sono i taxi più cari d’Italia.

Musiani CarloUdine 8

Alluvione, i taxi portano generi alimentari a Montoggio e Rossi-glione.Genova - Sono partite da Genova cinque auto dei tassisti della Cooperativa Radio Taxi per por-tare generi alimentari e di prima necessità alla popolazione e ai tanti volontari in azione a Montog-gio e Rossiglione, comuni grave-mente colpiti dall’alluvione. “Oltre a portare il nostro supporto ai volontari del centro città - spiega Stefano Benassi, presidente della Cooperativa - non abbiamo voluto far mancare il nostro aiuto anche alla popolazioni del nostro entro- terra. Nei prossimi giorni continue-remo a dare, nel nostro piccolo, un concreto contributo portando acqua e alimenti per fare fronte alle prime necessità dei cittadini”.

n.d.r.: tutta la nostra solidarietà e tutti i nostri complimenti.

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Careercast ha pubblicato il consueto report annuale sui migliori e peggiori lavori

dell’anno in corso, valutati in base ad alcuni parametri come il rappor-to tra retribuzione e stress, l’am-biente di lavoro e la percentuale di crescita professionale nel futu-ro. L’analisi, comprensiva di salari medi, si riferisce prevalentemente al mercato del lavoro statunitense, ma invia un segnale importante anche in un contesto internazio-nale. Non stupisce, ad esempio, la crescita del settore sanitario, che sarà uno tra le più importanti aree professionali a crescere nei prossimi anni, con una domanda sempre più crescente di medici e infermieri. Tuttavia figurano anche alcune sorprese e professioni che probabilmente pochissimi tra noi conosceranno. Andiamo a sco-prire i lavori migliori e peggiori del 2014 secondo il report Job Rated di Carrecast.

Chi penserebbe che una laurea in Matematica possa essere una delle più spendibili del mondo e che, in questo 2014 ma anche nei prossimi anni, possa sbocciare in un tripudio di possibilità e carrie-ra? Insegnare, fare ricerca, lavora-re per enti statistici e collaborare con professori universitari sono solo alcune delle tante opzioni che un laureato in Matematica ha da-vanti a sé e che, grazie anche alla bassa concorrenza, darà luogo a una vastità di impieghi e lavori al-tamente soddisfacenti.È quello che sostiene il portale web Career Cast che ha stilato, grazie alle statistiche e dati del sito web del Bureau of Labor Statistics (organizzazione governativa che studia la situazione economica e lavorativa degli Stati Uniti), una classifica delle dieci migliori oc-cupazioni del 2014 affiancata alla lista dei dieci peggiori impieghi del 2014.

I dati, sui quali si basa la classi-fica dei migliori e peggiori lavori del 2014, sono stati raccolti in un contesto più che altro statuniten-se ma non sono del tutto estranei alla situazione europea e si basa-no principalmente su di una serie di parametri come le sfide e le ri-compense di carriera, l’uso che una professione fa delle tecnolo-gie, l’ambiente di lavoro, lo stipen-dio e - ovviamente - l’offerta e la domanda di una determinata pro-fessione in un definito lasso tem-porale. Considerati quindi questi criteri, Career Cast ha stilato una classifica che prende in esame duecento professioni diverse e qui riportiamo le dieci migliori e le die-ci peggiori.

Report annuale di CareercastQuali sono i 10 lavori migliori e peggiori del 2014

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Quali sono i migliori lavori del 2014?• Matematico• Professore universitario• Esperto di statistica• Attuario• Otorino • Igienista dentale• Sviluppatore software• Analista sistemi operativi• Fisioterapista• Logopedista

La matematica e la statistica han-no moltissime applicazioni nel mondo lavorativo e anche in am-biti che non ci immagineremmo come, ad esempio, lo sport dove l’analisi di alcuni dati è fondamen-tale per l’evoluzione di una squa-dra, di una disciplina sportiva e di tutto l’apparato informativo che ne consegue. Sanità e tecnologia, d’altra parte, sono tra i settori più forti nonostante le turbolenze eco-nomiche degli Stati Uniti quanto dell’Europa e igienisti dentali, au-diologi o anche logopedisti vengo-no visti come campi lavorativi dal-le grosse prospettive e che, grazie all’alta domanda e alla bassa per-centuale di specialisti del settore, diventano professioni piuttosto richieste e ricche di soddisfazioni (lavorative e monetarie).

Quali sono i peggiori posti di lavoro del 2014?

Come Careercast ci tiene a pre-cisare, l’analisi dei lavori migliori e peggiori dell’anno assume un

semplice carattere di curiosità. Non è detto, ad esempio, che chi ricopre un mestiere che compare nella classifica che pubblichere-mo qui di seguito, stia realmen-te facendo il lavoro peggiore del mondo. L’analisi viene proposta solo a carattere informativo, valu-tata in base a diversi parametri. Su alcune professioni, ad esempio, possiamo trovarci assolutamente d’accordo. Scopriamo i peggiori posti di lavoro del 2014 secondo Careercast.

• Taglialegna• Reporter• Personale militare arruolato• Tassista• Giornalista radiofonico• Capocuoco• Assistente di volo• Spazzino• Vigile del fuoco• Guardia carceraria

Quindi, a guardare questa clas-sifica, sembra proprio che chi sia alla ricerca di un lavoro nel mondo dell’informazione standard (re-porter, giornalista o annunciatore radio) o nel settore dell’abbatti-mento degli alberi non avrà forse molta fortuna e soddisfazioni. I giornalisti e reporter sembrano infatti essere stati sostituiti dal web e dai professionisti della co-municazione online, mentre, per quello che riguarda i tagliaboschi, i macchinari specializzati sem-brano averli rimpiazzati da tempo. Non bene nemmeno per i cuochi

o le professioni del sociale e del pubblico come poliziotti, pompieri o spazzini che, per via delle poche prospettive di carriera, del basso stipendio e dell’ambiente di lavoro sono anch’esse annoverate tra le dieci peggiori professioni del 2014.

Salvatore VrennaVicepresidente Co.Ta.Bo.

Sarà il traffico... sarà la politica...sarà la TV, ma sono tutti arrabbiati, pochi gentili e sorridenti.Quando ne incontri uno pensi: da  che pianeta viene?

Visto che indossa il camice bianco apprendo essere il Direttore Re-parto Unità Coronarica Stefano Urbinati, alte capacità, grande umanità, con semplici parole spiega ai propri pazienti la diagnosi, senza controllare l’orario e con costo prestazione con elettrocardiogramma euro 130 da pagare al cup.

Merita l’oscar... oscar con premio annuale da proporre anche a quei tassisti che scendono, aprono lo sportello e aiutano gli anziani. Umiltà e   gentilezza ripagano sempre   te e la tua cooperativa... proposta che farò al nuovo assessore alla sanità per tutelare gli anziani...

Buone feste a tuttiFranca Boninsegna

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Vacanze a CubaEstate 2014

Dopo una lunga organizza-zione, con la mia famiglia decidiamo di andare in va-

canza a Cuba. Una vacanza deci-samente low cost dove oltre al bi-glietto aereo avevamo solamente contattato via internet un autista da tenere a nostra disposizione per una decina di giorni in quanto i trasferimenti da una città all’altra possono essere problematici sia per la mancan-za della cartello-nistica stradale che per la condi-zione delle stra-de.

D’altronde il costo delle auto a noleggio è veramente importante (80 dollari al giorno) mentre il co-sto dell’autista, e la sua auto, è di

40 dollari al giorno, e per il vitto e l’alloggio lui si arrangia. Benzina in entrambi i casi ovviamente a par-te.

Bisogna tenere presente che da solo poco più di due anni, cioè da quando c’è Raul Castro al pote-

re, c’è stata una apertura parzia-le all’iniziativa privata, e chi ha una attività, che sia una abitazio-ne, un taxi o un negozio etc, pa-gando le tasse può lavorare per conto proprio: tutto ciò che è iniziativa privata

si chiama “particular”. Nel caso che a noi interessa, cioè il servizio pubblico, ho cercato di indagare. A Cuba esistono i taxi regolari gesti-

ti direttamente dallo Stato, che si chiamano “Cubataxi” colorati ge-neralmente nerogialli o gialli, che vengono affittati da chi ha i requi-siti (uguali ai nostri: abilitazione, patente adeguata, casellario pu-lito, il tutto sottoposto a controllo annuale e spesso sulla strada da parte della polizia). L’affitto è gior-naliero, più o meno come succede negli Stati Uniti, il tassista va nella rimessa e affitta il taxi.

A fine giornata il 50% di quello che segna il tassametro va allo Stato. Ovviamente succede che nei Cu-bataxi il tassametro cercano di usarlo il meno possibile e il prezzo si contratta. Diverso il discorso del “taxi particular” che ho contattato io. Di fatto, nonostante la civetta taxi sul tetto, è un noleggio e non ha il tassametro.

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L’autista mi ha raccontato che era 20 anni che faceva quel mestie-re da abusivo e solo da 2 anni lo Stato li ha regolarizzati tutti, pren-dendo per le tasse 40 dollari fissi al mese (a Cuba c’è la parità fra dollaro e la moneta locale per i tu-risti), indipendentemente da quan-to lavorano.

Anzi al loro interno c’era tensio-ne in quanto lo stato ventilava di chiedere ulteriori 300 dollari una tantum a fine estate. Però con-

siderando che lo stipendio di un dipendente statale, cioè il 50% dei lavoratori cubani, dal medico al poliziotto all’insegnante è di 40/50 dollari al mese, chi ha una attività in proprio e ha voglia di lavorare sta decisamente bene. Comunque la scelta di avere un

autista a disposizione è stata vin-cente, in quanto l’autista si è rive-lato molto professionale, ed oltre a non avere avuto mai problemi ci ha fatto alloggiare nel percorso che avevamo stabilito in buone “case particular” di sua conoscen-za, dove lui sicuramente aveva la sua percentuale, ma lì d’altronde tutto funziona così.

In conclusione una bellissima va-canza in un posto meraviglioso e pieno di contraddizioni, è pur sem-pre una dittatura, ma dove tutti hanno accesso alla scuola, alla sanità e alla previdenza sociale, e dove nessuno muore di fame.

Tiberio BasaltiCE 17

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ALLA RICERCA DELLABUONA NOTIZIA:

L’uomo al centro dell’Europa

Qualche tempo fa, quando un gelato costava molto meno di oggi, un bambino

di dieci anni entrò in un bar e si sedette al tavolino. Una cameriera gli portò un bicchiere d’acqua. “Quanto costa un gelato Solero?” chiese il bambino. “Un euro” rispose la cameriera. Il bambino prese delle monete dalla tasca e cominciò a contarle. “Bene, e quanto costa invece un gelato semplice?” In quel momento c’erano altre persone che aspettavano e la cameriera cominciava un po’ a perdere la pazienza. “80 centesimi!” gli rispose in maniera brusca. Il bambino contò le monete ancora una volta e disse: “Allora mi porti un gelato semplice!” La cameriera gli portò il gelato e il conto. Il bambino finì il suo gelato, pagò il

conto alla cassa e uscì. Quando la cameriera tornò al tavolo per pulirlo cominciò a piangere perché lì, ad un angolo del piatto, c’erano 20 centesimi di mancia per lei.

Amici taxisti, colleghi nel lavoro e fratelli nella fede, …l’attenzione all’uomo… Anche noi ridimensioniamo tutte le cose della nostra vita, pure importanti, alla luce del bene dei figli… della nostra famiglia… dei nostri amici… e per avere questo inseguiamo il bene della nostra città… della nostra Italia… della nostra Europa… della nostra amata Terra… Ma per far questo bisogna riportare al centro dei valori la persona umana… come ha sottolineato l’umile uomo di Dio,

Papa Francesco, nella visita al Parlamento europeo e al Consiglio d’Europa a Strasburgo:

L’Europa è una “famiglia di popoli” chiamata a prendersi cura “della fragilità dei popoli e delle persone”, a lavorare per dare “dignità” all’uomo in quanto “persona” e non come “soggetto economico”. Vi esorto a rifiutare la “cultura dello scarto” e quegli stili di vita di “un’opulenza ormai insostenibile” e “indifferente” specie verso i più poveri, e a creare le condizioni per il lavoro, la difesa della famiglia e dell’ambiente. I Padri fondatori hanno pensato un’Europa su valori concreti: dignità dell’uomo, solidarietà, sussidiarietà: Effettivamente quale dignità esiste quando manca la possibilità di esprimere

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Gruppo preghiera

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AVVISO IMPORTANTE:

Amici colleghi, il Gruppo di Preghiera S. Paolo, costituito tra i taxisti COTABO sensibili ai valori dello spirito, si ritrova ogni primo Martedì del mese: ci incontreremo nella Sala riunioni COTABO alle ore 14.30, con l’opportunità di momenti di riflessione e di preghiera: preghiamo insieme il Rosario, quindi segue una riflessione-confronto su temi religiosi. L’invito è cordialmente esteso a tutti i colleghi taxisti! Questo nostro Gruppo, in piena comunione con la Chiesa in Bologna, è assistito dalle Suore Missionarie del Lavoro e da Alberto Manni.

Per contatti e informazioni: Pietro Bianco (LUCCA 4) - cell. 347.6964788

liberamente il proprio pensiero o di professare senza costrizione la propria fede religiosa? Quale dignità è possibile senza una cornice giuridica chiara, che limiti il dominio della forza e faccia prevalere la legge sulla tirannia del potere? Quale dignità può mai avere un uomo o una donna fatto oggetto di ogni genere di discriminazione? Quale dignità potrà mai trovare una persona che non ha il cibo o il minimo essenziale per vivere e, peggio ancora, che non ha il lavoro che lo unge di dignità?Si constata con rammarico un prevalere delle questioni tecniche ed economiche al centro del dibattito politico, a scapito di un autentico orientamento antropologico. L’essere umano rischia di essere ridotto a semplice

ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare, così che - lo notiamo purtroppo spesso - quando la vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore, come nel caso dei malati, dei malati terminali, degli anziani abbandonati e senza cura, o dei bambini uccisi prima di nascere.Sul lavoro chiedo di coniugare flessibilità del mercato con stabilità e certezza delle prospettive lavorative. Sulle migrazioni chiedo politiche corrette, coraggiose, concrete e non di interesse. Ma chiedo anche considerazione per la famiglia, rispetto per l’ambiente, per il creato, facendo appello alla “creatività europea” da alimentare, puntando sull’educazione e

la formazione, e valorizzando le scoperte nuove sulle fonti alternative di energia.Non ci può essere “l’assolutizzazione della tecnica”, la vita umana “oggetto di scambio o di smercio”, il Mare Mediterraneo ridotto a un cimitero. Non si può tollerare che milioni di persone nel mondo muoiano di fame, mentre tonnellate di derrate alimentari vengono scartate ogni giorno dalle nostre tavole. Le persecuzioni colpiscono quotidianamente le minoranze religiose e particolarmente quelle cristiane in più paesi. Persone schiave, uccise, decapitate, crocefisse e bruciate vive. Avviene sotto il silenzio vergognoso e complice di tanti. Un’Europa che non è più capace di aprirsi alla dimensione

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trascendente della vita è un’Europa che lentamente rischia di perdere la propria anima e anche quello spirito umanistico che pure ama e difende: le fonti lontane che vengono dalla Grecia e da Roma, da substrati celtici, germanici e slavi e dal Cristianesimo che li ha plasmati. Tutto ciò sta in duemila anni di rapporto tra territorio europeo e cristianesimo. Una storia non priva di conflitti e di errori, anche di peccati, ma sempre animata dal desiderio di costruire per il bene. Dunque vi invito a non avere paura del cristianesimo:In questo senso ritengo fondamentale non solo il patrimonio che il cristianesimo ha lasciato nel passato alla formazione socioculturale del continente, bensì soprattutto il contributo che intende dare oggi e nel futuro alla sua crescita. Tale contributo non costituisce un pericolo per la laicità degli Stati e per l’indipendenza delle istituzioni dell’Unione, bensì un arricchimento.

E Papa Francesco, interrotto tredici volte dall’applauso dei presenti, afferma con decisione: Sono sicuro che un’Europa che sia in grado di fare tesoro delle proprie radici religiose, sapendone cogliere ricchezza e potenzialità, possa essere anche più facilmente immune dai tanti estremismi che dilagano nel mondo odierno.

E questa famiglia di popoli potrà sentire vicine le istituzioni dell’Unione se esse sapranno sapientemente coniugare l’ideale dell’unità cui si anela, alla diversità propria di ciascuno, valorizzando le singole tradizioni; prendendo coscienza della sua storia e delle sue radici; liberandosi dalle tante manipolazioni e dalle tante fobie. Mettere al centro la persona umana significa anzitutto lasciare che essa esprima liberamente il proprio volto e la propria creatività, sia a livello di singolo che di popolo”.Al Parlamento europeo Papa Francesco lascia l’immagine

ricordata dell’affresco di Raffaello dedicato alla Scuola di Atene: con Platone che guarda al cielo e Aristotele che guarda alla terra. E invoca “un’Europa, che contempla il cielo, persegue degli ideali; guarda, difende e tutela l’uomo; cammina sulla terra sicura e salda”.

Anche una piccola rappresentanza di noi taxisti di Bologna ha avuto la gioia di incontrare Papa Francesco in udienza a Roma lo scorso 24 settembre. Ricordiamo anche che ai primi di Novembre, nei giorni in cui il cristiano fa memoria dei propri cari, noi taxisti ci siamo trovati a Villa Pallavicini dove Mons. Allori ha celebrato la S. Messa in memoria dei nostri colleghi e parenti defunti. In noi tutti è ancora vivo il ricordo di volti, di persone, di amici, di familiari che ci hanno lasciato… a volte prematuramente.

I taxisti del Gruppo di Preghiera “San Paolo”

Gruppo preghiera

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L’ANNO NUOVOIndovinami, o indovino Tu che leggi nel destino

L’anno nuovo come sarà?Bello, brutto o metà e metà

Leggo stampato nei miei libroniI clienti romperanno sempre i coglioni

L’importo che c’è lì sul tassa metroVerrà guardato sempre di sbieco

E l’itinerario che hai selezionatoSarà giudicato assai inadeguato

In aeroporto si caricheràPassata un’ora lì a chiacchierà

E durante la notte, se sei sfortunato,L’ubriaco il sedile avrà tutto insozzato

In Cotabo andremo ogni metà mese Per pagar tutte quante le spese

E Sonia dirà cosa va’ registratoSe di tasse non vuoi poi esser spennato

Ci ritroveremo un dì in assembleaSalvo un attacco di grave diarrea

Dove Carboni col suo tono pacatoRenderà l’uditorio mezz’addormentato

Benni dirà “Non s’ha da preoccupa’ Dei debiti tutti, che in groppa noi s’ha “

E uno urlerà piuttosto incazzato L’altro sussurra: “Questo è tempo sprecato!”

Garavina il pizzetto avrà sempre più granSì da sembrar sempre più D’Artagnan

E il prode Marino che è così scrupolosoLascierà meno tempo al proprio riposo

La nostra centrale avrà ancor quei casiniChe han fatto cadere i capelli a Pasquini

E al solito Vrenna sarà poco sbarbatoIl che si conviene a chi è carcerato

Nella ricorrenza delle festività natalizie voglio esprimere a nome mio e di tutta la Commissione Giornalino, i miei più sinceri Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti i colleghi e a tutti i lettori de Il Socio, e voglio farlo con questi miei versi tratti da una omonima poesia di Gianni Rodari.

Buone feste a tutti.

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Racconto Bertagnin (MI14)

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A S. Luca Tiberio andrà un giorno di luglioPer chieder di fargli ricrescere il bulbo

E se un tipo losco tu caricheraiA Mirko di certo telefonerai

Ancora qualcosa CAT contesterà E nuove tariffe vedrai farà saltà

E se diremo “Ma avevi firmato!”Risponderà: “Dormivo beato!”

Alle bici Colombo certo riserverà Fin’anche il tracciato della tangenzià

E se coi T-days vorrai fare l’incassoRivolgiti a Dio, o a satanasso

Ci sarà chi lavora sempre lì sulla viaQuello che ha il mutuo del gigante Golia

Chi fa le cinque, chi preferisce la seraChi va in bicicletta, chi si trova in preghiera

Ci saran forse liberalizzazioni?Invito voi tutti a toccarsi i m..roni!

E se per disgrazia Uber verrà Voi lotterete e lei se ne andrà

Napoli Tre fin dalle ore setteRacconterà centodue barzellette

E Modena Sedici, la RobertinaAccompagnerà un cliente a Messina

Il bel Roma Undici, da CasalecchioAlle donne dirà frasi dolci all’orecchio

E a Rimini Tre, quel gran riccioloneSpunterà un altro bel boccolone

Più di questo scritto non trovoDei destini dell’anno nuovo

Del resto l’anno nuovo saràCome ogni uomo lo costruirà

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STORIELLE DEL LANFRY

I tassisti pescatorisono pieni di rancori

quando a pesca son battutidai colleghi più evoluti.Si, nell’arte di pescare,bisogna saperci faree la gara si fa dura

se vuoi far bella figura.E da sempre la contesa

con la canna ch’è ben tesasi fa a spese dei carassi

che son belli grossi e grassida far sudare non poco

il pescatore ch’è in gioco.

Ci son carpe consistentiche se non stiam bene attenti

ti tirano la nel fondoe diventi furibondo

perché in questo tira e mollafai rider tutta la follache venuti li a vedere

poi ti prendon pel sedere.Alla “Lunga”, il bel laghetto,

tutti degni di rispetto,i tassisti son venuti

e non sono sprovveduti.Li si è svolta la contesa

che da sempre è stata accesa

fra Bologna e Firenzecon le canne e con le lenze.

C’è lo sponsor ch’è “Draghetti”e i tassisti più perfetti

se gli serve una vettura con solerzia e con premura

lui li tratta bene assaicome tu non crederai.

Anche se ti fa un tagliandonon pensare come e quando

perché lui ti serve sveltoperché l’auto da lui hai scelto:

c’è la Renault e la Daciache tu guidi con tenacia.

ECCO I BOLOGNESI: Trentini, Cardellini, Parazza, Casalini, Mastelli, Gamberini, Gamberini (nipote), Monari, Gatti, Venturi, Atti, Veronesi, Lodi, Lodi (padre).

ECCO I FIORENTINI: Stefano, Christian, Fabio, Claudio, Gigi, Graziano, Carlino, Claudio II, Massimo.

I PESCATORI PIÙ BRAVIParazza 50,250 kgCarlino 35,100 kgCardellini 28,020 kgGraziano 23,460 kgLodi Senior 36,820 kgGamberini 18,120 kg

LA GARA DI PESCA DEI TASSISTI BOLOGNESI E FIORENTINI

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STORIELLE DEL LANFRY

Il tassista è quel lavoroche sapete che io adoro

perché c’è quel condimentoche l’umano fa contento:il suo nome è avventura,spesso pregno di paura.

L’avventura è quella cosa,sia pura o peccaminosa,

che colora la tua vitache altrimenti è assai sbiadita.

Ci sono vicende allegreed alcune molto “negre”.

Como Dieci è sto soggettoche io stimo e poi rispetto,

il suo nome è Salvatoreche lui porta con onore,

piccolino ma forzutoe poi neanche sprovveduto.

Lui ch’è Salvatore Serra,il più mite della terra,

s’incazza come un leoneper na brutta situazione.Una notte il mio collegapria di chiudere bottega

con un ceffo si fa un giro,lui non è proprio un emiro.

Su al Piccolo Paradisoviene preso all’improvviso

per il collo con la cordache strozzato si ricorda,ma con mossa repentina

sfugge a quella “ghigliottina”infilando sotto il collo,

ch’era stretto come un pollo,le dita che avvinghiate

hanno di proprio evitateche il capestro ormai già stretto

riducesse quel reiettoin cadavere precoce

ormai privo della voce.Ma riuscì nel suo intento,anche se assai sgomento,

liberarsi dalla morsacome ultima risorsa.

Scattò fuori repentinocon un urlo belluinoe frugando nel bauleun bastone di padule

gli armò tosto la manoed andando dal marrano

gli sferrò diversi colpicome si uccidono i polpi.

Nella fronte e poi sul nasoil degenere ha persuasoa lasciar star la rapina

ma come ultima manfrinascappò via con la vettura

urlando dalla paura.Il mio amico, lì da solo,voleva prendere il voloe chiamò i Carabinieri

che son militi assai seri.Questi agenti han rilevatoche questo malcapitato

era un pochino malconcioe per toglierli un po’ il broncio

lo portarono li vicinoperché il povero tapino

avesse tutte le cureche infermiere con premure

gli serbassero gentiliper quei fatti molti ostili.Entrò dentro all’ospedale

perché non volea star malee lì nel pronto soccorso

non più ebbe alcun rimorsonel far notare all’agente

ch’era più che compiacenteche proprio lì vicinoc’era il tipo birichino

che conciato dal bastonecercava la guarigione.

Fu proprio una cosa buffache “quello” della baruffafosse giunto dal dottore

che non ebbe alcun pudorea curare le ferite

causate da quella lite.Quando poi fu interrogato

presto ammise il suo peccatoe cominciò la procedura

per finire poi in Questura.

TASSISTA E RAPINATORESI RITROVAN DOPO ORE

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