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  • ISSN 2283-5873

    MENSILE - N. 8 - GIUGNO 2015

    8.

    SRScienze e RicercheBIMENSILE - N. 21 (15 GENNAIO 2016)

    ISSN 2283-5873

    21.

  • GLI ANNALI 2015

    1 numero in formato elettronico: 7,00 euro

    ( UN NUMERO A SCELTA IN OMAGGIO AGLI ABBONATI )

    SRScienze e RicercheRIVISTA BIMENSILE ISSN 2283-5873

    Abbonamento annuale a Scienze e Ricerche in formato elettronico (24 numeri + fascicoli e numeri monografici): 42,00 euro * * 29,00 euro per gli autori e i componenti del comitato scientifico e del collegio dei referees

    www.scienze-ricerche.it

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    21. Sommario

    ROBERTO FIESCHIPremi Nobel negati - o discutibili pag. 5

    ANGELO LAVANOIl circolo vizioso della divulgazione scientifica pag. 9

    PAOLO MARIA MARIANODivulgazione scientifica. Il teatro dombre di un teatro dombre pag. 11

    ALDO ZANCALa crisi e le crisi del capitalismo pag. 13

    CATERINA CRISTINA FIORENTINOUno, due, tre... Olivetti! pag. 35

    ANTONINO MARIA FERROIl futuro del pianeta Terra pag. 39

    VINCENZO VILLANILatomo dimenticato: il modello a vortice di Kelvin pag. 41

    VINCENZO CROSIOLa cultura dei Veda e la mitopoiesi antico-indiana nel Buddhismodelle origini pag. 45

    GAETANO OLIVAFunzione educativa del teatro pag. 53

    RICERCHE

    MARCO ZAFFANELLO, GIORGIO PIACENTINI, EMMA GASPERI, LUIGI LUBRANOPAOLO CAVARZERE, DIEGO ALBERTO RAMAROLI, FRANCO ANTONIAZZIDisturbi respiratori del sonno in bambini affetti da acondroplasia pag. 61

    ANGELO LAVANONuove frontiere del trattamento del dolore farmacoresistente: laneuromodulazione elettrica dellencefalo pag. 67

    FRANCESCO ZAMMARTINOCorte costituzionale e leggi-provvedimento pag. 73

    n. 21 (15 gennaio 2016)

    159

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    ISSN 2283-5873 Scienze e RicercheRivista bimensilen. 21 (15 gennaio 2016)

    Coordinamento Scienze matematiche, fisiche, chimiche e della terra:

    Vincenzo Brandolini, Claudio Cassardo, Alberto Facchini, Savino Longo, Paola Magnaghi-Delfino, Giuseppe Morello, Annamaria Muoio, Andrea Natali, Marcello Pelillo, Marco Rigoli, Carmela Saturnino, Roberto Scan-done, Franco Taggi, Benedetto Tirozzi, Pietro Ursino

    Scienze biologiche e della salute: Riccardo N. Barbagallo, Cesario Bellantuono, Antonio Brunetti, Davide Festi, Maurizio Giuliani, Caterina La Porta, Alessandra Mazzeo, Antonio Miceli, Letizia Polito, Marco Zaffanello, Nicola Zambrano

    Scienze dellingegneria e dellarchitettura: Orazio Carpenzano, Federico Cheli, Massimo Guarnieri, Giuliana Guaz-zaroni, Giovanna La Fianza, Angela Giovanna Leuzzi, Luciano Mescia, Maria Ines Pascariello, Vincenzo Sapienza, Maria Grazia Turco, Silvano Vergura

    Scienze delluomo, filosofiche, storiche, letterarie e della forma-zione: Enrico Acquaro, Angelo Ariemma, Carlo Beltrame, Marta Bertolaso, Ser-gio Bonetti, Emanuele Ferrari, Antonio Lucio Giannone, Domenico Ien-na, Rosa Lombardi, Gianna Marrone, Stefania Giulia Mazzone, Antonella Nuzzaci, Claudio Palumbo, Francesco Randazzo, Luca Refrigeri, Franco Riva, Mariagrazia Russo, Domenico Russo, Domenico Tafuri, Alessandro Teatini, Patrizia Torricelli, Agnese Visconti

    Scienze giuridiche, economiche e sociali: Giovanni Borriello, Marco Cilento, Luigi Colaianni, Riccardo Gallo, Ago-stina Latino, Elisa Pintus, Erica Varese, Alberto Virgilio, Maria Rosaria Viviano

    Abbonamenti in formato elettronico (pdf HD a colori): annuale (24 numeri + supplementi): 42,00 euro (29,00 euro per gli autori,

    i componenti del comitato scientifico e del collegio dei referees)Una copia in formato elettronico: 7,00 euroUna copia in formato cartaceo (HD, copertina a colori, interno in b/n):

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    Il versamento pu essere effettuato: con carta di credito, utilizzando il servizio PayPal accessibile dal sito:

    www.scienze-ricerche.it versamento sul conto corrente postale n. 1024651307 intestato a Scienze

    e Ricerche, Via Giuseppe Rosso 1/a, 00136 Roma bonifico sul conto corrente postale n. 1024651307 intestato a Scienze e

    Ricerche, Via Giuseppe Rosso 1/a, 00136 Roma IBAN: IT 97 W 07601 03200 001024651307

    La rivista ospita due tipologie di contributi: interventi, analisi, recensioni, comunicazioni e articoli di divulgazione

    scientifica (solitamente in italiano). ricerche e articoli scientifici (in italiano, in inglese o in altre lingue).

    La direzione editoriale non obbligata a motivare leventuale rifiuto op-posto alla pubblicazione di articoli, ricerche, contributi o interventi.

    Non previsto linvio di estratti o copie omaggio agli autori.

    Scienze e Ricerche anche una pubblicazione peer reviewed. Le ricer-che e gli articoli scientifici sono sottoposti a una procedura di revi-sione paritaria che prevede il giudizio in forma anonima di almeno due blind referees. I referees non conoscono lidentit dellautore e lautore non conosce lidentit dei colleghi chiamati a giudicare il suo contributo. Gli articoli vengono resi anonimi, protetti e linkati in unapposita sezione del sito. Ciascuno dei referees chiamati a valutar-li potr accedervi esclusivamente mediante password, fornendo alla direzione il suo parere e suggerendo eventuali modifiche, migliora-menti o integrazioni. Il raccordo con gli autori garantito dalla se-greteria di redazione.

    Il parere dei referees non vincolante per la direzione editoriale, cui spetta da ultimo - in raccordo con il coordinamento e il comitato scientifico - ogni decisione in caso di divergenza di opinioni tra i vari referees.

    Lelenco dei referees impegnati nella valutazione degli articoli scientifi-ci viene pubblicato con cadenza annuale.

    Chiunque pu richiedere di far parte del collegio dei referees di Scienze e Ricerche allegando alla richiesta il proprio curriculum, comprensivo della data di nascita, e lindicazione del settore scientifico-disciplina-re di propria particolare competenza.

    Scienze e RicercheSede legale: Via Giuseppe Rosso 1/a, 00136 RomaRegistrazione presso il Tribunale di Roma n. 19/2015 del 2/2/2015Gestione editoriale: Agra Editrice Srl, RomaTipografia: Andersen Spa, BocaDirettore responsabile: Giancarlo Dosi

    [email protected]

    N. 21 (15 GENNAIO 2016)

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    SCIENZE E RICERCHE N. 21 15 GENNAIO 2016 | STORIA DELLA SCIENZA

    cabile. Cos finalmente, nel 1921, il Nobel gli fu assegnato, ma non per la Teoria della Relativit (!) , bens per la scoper-ta della legge delleffetto fotoelettrico.

    In rete e in letteratura si trovano molti siti che elencano i Nobel negati. Molti di essi riguardano le ingiustizie a danno di scienziati donne e in alcuni casi difficile discernere tra le rivendicazioni condivisibili e quelle discutibili. Ad esempio, alcuni sostengono che la teoria della Relativit Ristretta stata opera non solo di Einstein, ma anche della sua prima moglie Mileva Mari: una tesi poco fondata.

    Tra i Nobel negati alle donne vengono spesso elencate:- Rosalind Franklin (1920-1958), che forn le prove speri-

    mentali della struttura del DNA; al momento della assegna-zione a Wilkins, Watson e Crick la scienziata era gi morta ma non fu nemmeno menzionata dai vincitori.

    - Jocelyn Bell-Burnell (1943-), per la scoperta, da giova-nissima, dei pulsar, le stelle di neutroni; il Nobel fu assegna-to al relatore della sua tesi.

    - Lise Meitner (1878-1968), che, insieme con suo nipote Otto Frisch, forn la interpretazione della fissione nucleare; il Nobel fu assegnato solo ad Otto Hahn, con cui aveva lavo-

    rato in questo campo.- Chien-Shiung Wu (1912-

    1997), che dimostr, me-diante un esperimento da lei sviluppato, che la conser-vazione della parit, prin-cipio fino ad allora ritenuto intoccabile non sempre valido in campo subatomico (nelle interazioni deboli); per questa scoperta il Nobel and ai suoi colleghi Tsung Dao Lee e Chen Ning Yang.

    - Annie Jump Cannon (1863-1941), che scopr 300

    Nellottobre scorso sono stati assegnati i Premi Nobel 2015. Il premio per la me-dicina stato assegnato alla ricercatrice cinese Youyou Tu (e, ex aequo, a William C. Campbell, e Satoshi mura) per la sco-perta di un principio fitoterapico impiegato ancora oggi con-tro la malaria, lartemisinina. Questo ha portato a ricordare il premio assegnato nel lontano 1902 allinglese Ronald Ross per i suoi studi sulla malaria (vedi articolo di E. Capanna, 2006); secondo la ricostruzione del Capanna, forse il premio avrebbe dovuto essere assegnato allo zoologo Giovanni Bat-tista Grassi, che per primo aveva ottenuto risultati determi-nanti sul Plasmodium vivax e sul ruolo della zanzara Ano-pheles nella trasmissione della malaria; il Grassi propose anche limpiego di zanzariere come mezzo di prevenzione e promosse la disinfestazione delle zone intorno a Ostia.

    UN PRIMO NOBEL NEGATO?

    Un caso clamoroso di Nobel (temporaneamente) nega-to quello di Albert Einstein. Il massimo fisico del secolo scorso, quando era ancora un giovane quasi sconosciuto agli ambienti scientifici, nel 1905 aveva pubblicato tre ar-ticoli fondamentali, ciascuno dei quali avrebbe meritato il Premio; ma sistematicamente alcuni membri della Com-missione si opposero a ogni tentativo di concederglielo. Dopo le conferme sperimen-tali arrivate nel 1919 alla teo-ria della Relativit Generale, la rigida posizione di gran parte della Commissione di-venne sempre pi ingiustifi-

    Premi Nobel negati - o discutibili ROBERTO FIESCHIProfessore emerito di Fisica, Universit degli Studi di Parma

    Albert Einstein

  • STORIA DELLA SCIENZA | SCIENZE E RICERCHE N. 21 15 GENNAIO 2016

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    ratori Colin MacLeod e Maclyn McCarty, diede una chiara prova del fatto che i geni e i cromosomi sono costituiti da DNA.

    - Edwin Powell Hubble (Marshfield, 1889 - San Marino, 1953); scopr, assieme a Milton Humason, nel 1929, il red shift delle galassie, oggi noto come legge di Hubble, che por-t al concetto di universo in espansione. Il telescopio spazia-le Hubble chiamato cos in suo onore.

    - Georges Edouard Lematre (Charleroi, 1894 - Lovanio, 1966) , fu il primo a capire che lo spostamento verso il rosso della luce delle stelle era la prova dellespansione delluni-verso e a proporre la legge di Hubble, secondo la quale vi una proporzionalit fra la distanza delle galassie e la loro velocit di recessione. Nel 1927, per spiegare il fenomeno, pubblic lipotesi dellatomo primigenio, oggi nota come teoria del Big Bang, basata sulla Relativit Generale.

    - Aleksandr Aleksandrovi Fridman (San Pietroburgo, 1888 - Pietrogrado, 1925), il cosmologo che, nel quadro del-la Relativit Generale, descrisse lespansione delluniverso oggi conosciuta come Big Bang.

    - Arnold Sommerfeld (Knigsberg, 1868 - Monaco di Ba-viera, 1951), diede contributi sostanziali alla nascente mec-canica quantistica, ma non consegu il Premio nonostante ben 81 candidature.

    - Anche Pascual Jordan (Hannover, 1902 - Amburgo, 1980) diede significativi contributi: teoria quantistica dei campi, algebra di Jordan per le osservabili e molto altro. Fece parte del partito nazista, unaffiliazione che lo isol dalla comunit scientifica.

    - George Gamow (Odessa, 1904Boulder, 1968),.ha lavo-rato su un gran numero di argomenti, fra cui levoluzione e la nucleosintesi stellare, la cosmologia ( teoria del Big Bang, e previsione del lesistenza della Radiazione cosmica di fon-do), il decadimento alfa (spiegato come effetto tunnel); ha contribuito inoltre alla comprensione dei sistemi di codifica-zione genetica nel DNA, da poco scoperto.

    Leo Szilrd (Budapest, 1898 - La Jolla, 1964) concep per primo lidea di reazione nucleare a catena, che realizz poi insieme a Fermi.

    - Freeman John Dyson (Crowthorne, 1923), noto per vari contributi alla fisica, soprattutto, con Feynman e Schwinger alla elettrodinamica quantistica. ma non premiato come loro.

    - Stephen William Hawking (Oxford, 1942), noto soprat-tutto per i suoi studi sui buchi neri e sullinizio senza confini delluniverso.

    Ora alcuni italiani:- Oreste Piccioni (Siena, 1915 - Rancho Santa Fe, 2002),

    con Marcello Conversi ed Ettore Pancini, scopr la particella in seguito nota come muone, segnando la nascita della fisica delle particelle elementari. Significativi anche i contributi, negli anni cinquanta, alla ricerca sulle antiparticelle; rivendi-c invano la scoperta dellantiprotone in polemica con Segr e Chamberlain (premiati con il Nobel).

    - Giuseppe Occhialini, (Fossombrone 1907 - Parigi 1993), collabor alla scoperta del positrone nei raggi cosmici, sotto la guida di Patrick Blackett (1931) e nel 1947 contribu alla

    stelle variabili, cinque novae e una nova nana e gett le basi dello studio dellevoluzione delle stelle.

    - Nettie Maria Stevens (1861-1912), una delle prime scien-ziate a farsi un nome nel campo della biologia, che rivoluzio-n le conoscenze biologiche sulla determinazione ereditaria del sesso attraverso i cromosomi.

    - Esther Zimmer Lederberg (New York, 1922-2006) , mi-crobiologa, scopr un virus che infetta i batteri e mise a pun-to, assieme a suo marito, una tecnica per trasferire i batteri da una capsula di Petri allaltra; eppure il Premio and soltanto a suo marito

    Lemarginazione delle donne in tutti i campi della cono-scenza ma soprattutto in quello scientifico e tecnologico ri-sale a tempi molto antichi ed proseguita fino quasi ai giorni nostri.

    Qualche citazione illuminante.Giovanni Keplero: E bene dunque che la donna faccia

    altre cose e non si impegni nello studio della scienza e della matematica che le sono innaturali.

    J. J. Rousseau: Per una fanciulla, ma anche per la donna, non deve affatto ritenersi naturale e adeguato lo studio della matematica.

    Hermann Weyl Elmshorn: Ogni conoscenza astratta, ogni conoscenza che sia essenziale, si avverte deve essere lasciata alla mente solida e laboriosa delluomo. Per questa ragione le donne non impareranno mai la geometria.

    Nicola Pende, lo scienziato che ha sostenuto le leggi raz-ziali fasciste, scriveva che alla donna devono essere proibiti quegli studi per i quali sappiamo che il cervello femminile non per natura sufficientemente preparato per le carriere delle scienze, della matematica, della filosofia, della storia, dellingegneria, dellarchitettura.

    Ma esistono anche scienziati maschi ai quali avrebbe po-tuto o dovuto essere assegnato il Premio. Ne cito alcuni, in particolare fisici, dato che questo il settore che meglio conosco.

    - Dmitrij Ivanovi Mendeleev (Tobolsk, 1834 - San Pie-troburgo, 1907). Scopr il sistema periodico degli elementi (tavola periodica).

    Alfred Lothar Wegener (Berlino, 1880 - Groenlandia, 1930), geologo, formul, nel 1912, la teoria della deriva dei continenti, da cui discese la teoria della tettonica a placche, che sta alla base della geofisica contemporanea.

    Michail Semnovi Tsvett (Asti - Vorone, 1919), botani-co, inventore della cromatografia.

    Lultimo Nobel collegato alla cromatografia stato asse-gnato nel 1972 a Stanford Moore e William H. Stein.

    Jonas Edward Salk (New York, 1914 - La Jolla, 1995) e Albert Bruce Sabin (Biaystok, 1906 - Washington, 1993), inventori dei vaccini contro la poliomielite; non brevettarono linvenzione, privando lindustria farmaceutica di rilevanti guadagni. Disse Sabin: Tanti insistevano che brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. il mio regalo a tutti i bambini del mondo.

    - Oswald Theodore Avery (Halifax, 1877 - Nashville, 1955), uno dei primi biologi molecolari; con i suoi collabo-

  • SCIENZE E RICERCHE N. 21 15 GENNAIO 2016 | STORIA DELLA SCIENZA

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    - Giacomo Rizzolatti (Kiev, 1937) autore di una delle principali scoperte nel campo delle neuroscienze degli ultimi decenni. Con un gruppo di giova-ni scienziati, nel 1992 ha scoperto lesistenza dei neuroni specchio.

    - Nicola Cabibbo (Roma, 1935 - 2010), uno dei fisici italiani pi noti a livello mondiale per il con-tributo dato alla conoscenza del mondo delle particelle elementari. Il Nobel per la Fisica nel 2008 andato ai giapponesi Makoto Ko-bayashi e Toshihide Maskawa per la scoperta indicata con il nome Matrice Cabibbo-Kobayachi-Ma-skawa; il vero padre della scoper-ta, non stato neanche menziona-to.

    Alcuni Nobel mancati in cam-po letterario: Lev Tolstoi, Anton

    Chekov, Marcel Proust, James Joyce, Henrik Ibsen, Jorge Luis Borges, Eduardo De Filippo e C. E. Gadda.

    Un caso interessante quello del premio assegnato nel 1938 a Enrico Fermi (Roma, 1901 - Chicago, 1954). Ricev-ette il Premio for his demonstrations of the existence of new radioactive elements produced by neutron irradiation, and for his related discovery of nuclear reactions brought about by slow neutrons. E indubbio che il Premio sia stato pi che meritato, ma la prima parte della motivazione sbaglia-ta: Fermi e il suo gruppo di Via Panisperna credevano di aver ottenuto elementi transuranici, mentre avevano realizzato la fissione nucleare!

    Infine, sarebbe interessante considerare anche i Premi as-segnati per scoperte poco rilevanti. Una fra tutte il Premio assegnato nel 1920 a Charles Edouard Guillaume (Fleurier, 1861 - Svres, 1938) per la scoperta dellInvar, una lega me-tallica, interessante per il suo basso coefficiente di dilatazio-ne termica. Mi pare un po poco.

    Incredibile poi il Nobel per la pace a Kissinger.Ringrazio il professor Mario Casartelli per i suoi preziosi

    suggerimenti.

    scoperta dei pioni, o mesoni , in collaborazione con Cesare Lattes e Cecil Frank Powell. I due Premi andarono a Blackett e a Powell. Fu poi protagonista della ricerca in fi-sica delle particelle con lutilizzo di emulsioni nucleari esposte ad alta quota. Il primo satellite italia-no per lo studio dei raggi gamma stato rinominato Beppo-SAX dal suo soprannome Beppo. Gli stato anche dedicato un asteroi-de, il 20081 Occhialini. Lo ricordo quando ero un giovane ricercatore a Milano: lunghe passeggiate not-turne parlando un po di tutto, in-telligentissimo e coltissimo.

    - Bruno Pontecorvo (Marina di Pisa, 1913 - Dubna, 1993). Da sottolineare i suoi contributi alla fisica dei neutrini: come rivelare gli antineutrini prodotti nei reattori nucleari (metodo utilizzato da Frederick Reines che per que-sto ricevette il Nobel nel 1995), la predizione che i neutrini associati agli elettroni fossero diversi da quelli associati ai muoni (la verifica sperimentale ha fruttato il premio Nobel a Jack Steinberger, Leon Lederman e Melvin Schwartz), li-potesi che i neutrini si trasformassero in neutrini di altro tipo, (oscillazione dei neutrini) la cui successiva conferma sperimentale ha visto lassegnazione del premio Nobel, nel 2015, ad Arthur B. McDonald e Takaaki Kajita.

    - Bruno Touschek (Vienna, 1921 - Innsbruck, 1978). Il suo nome legato principalmente alla costruzione di un appa-rato in cui far correre e successivamente collidere fasci di particelle e di antiparticelle Il primo apparato realizzato, lA-nello di Accumulazione (AdA); e il successivo Adone, sono stati alla base dei successivi acceleratori di particelle, fino al Large Hadron Collider del CERN.

    - Giorgio Parisi (Roma, 1948) attivo nel campo della mec-canica statistica e della teoria dei campi. I suoi studi hanno avuto un impatto rilevante in molti altri campi del sapere. uno dei fisici pi autorevoli del mondo secondo la scala h-index , e una delle personalit pi influenti del panorama scientifico internazionale.

    Enrico Fermi

  • ROBERTO SCANDONE, LISETTA GIACOMELLICatastrofi naturali: Previsione e Prevenzione

    ROBERTO SCANDONE, LISETTA GIACOMELLITerremoti e Catastrofi sismiche in Italia

    GIOVANNI MENDUNILe catastrofi idrogeologiche in Italia

    FRANCESCO M. GUADAGNO E PAOLA REVELLINOLe Frane: tra difficolt interpretative e modifiche dellambiente

    antropizzato e del climaRAFFAELLO CIONI, ROBERTO SANTACROCE

    La pericolosit vulcanicaVINCENZO ARTALE E ALESSANDRO DELLAQUILA

    Evoluzione del clima della regione mediterranea

    www.scienze-ricerche.it - [email protected]

    1 copia in formato elettronico 7,00 euroin formato cartaceo 13,00 euro

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    SCIENZE E RICERCHE N. 21 15 GENNAIO 2016 | DIVULGAZIONE SCIENTIFICA

    dei messaggi totalmente inconsistenti: fasce lombari, colla-ri, braccialetti che si riscaldano o trasmettono onde di vario tipo, busti rigidi e quantaltro, possono contribuire a formare delle false credenze nel paziente, e addirittura a compromet-tere gli esiti di una terapia.

    La divulgazione dei saperi indotti dalle varie scienze pu senza dubbio rappresentare un momento di crescita e di svi-luppo collettivo per superare gli steccati burocratici che spesso il mondo del lavoro ci impone.

    Il problema non la divulgazione scientifica in quanto tale, magari spinta da rubriche informative sui giornali scientifici, da trasmissioni televisive di un certo spessore e di una certa

    Il circolo virtuoso della divulgazione scientifica ANGELO LAVANODipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche, Universit degli Studi Magna Graecia, Catanzaro

    Non c niente di peggio, per un medico che lavora ogni giorno in corsia, di un pazien-te poco informato o male informato. Di fronte al soggetto che arriva in ambulato-rio con una serie di informazioni errate, di false credenze o preconcetti, riuscire a fare un buon lavoro, dando dei consigli sulle terapie migliori, diventa difficile. Ad esempio, in uno dei campi di cui mi occupo quale il tratta-mento della patologia degenerativa della colonna vertebrale, le notizie divulgate dai mezzi di informazione a volte posso essere totalmente fuorvianti se non dannose. La tv, le rivi-ste popolari e in generale la pubblicit arrivano a veicolare

  • DIVULGAZIONE SCIENTIFICA | SCIENZE E RICERCHE N. 21 15 GENNAIO 2016

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    rie ed autorevoli. Viceversa il pubblico deve essere informa-to nel modo pi semplice e pi preciso possibile. Raccontare al paziente le nostre discussioni accademiche, spesso parziali e settoriali, potrebbe essere davvero rischioso. In questi casi, meglio affidarsi a professionisti della comunicazione.

    Lo hanno capito bene anche gli editori delle riviste spe-cializzate e di settore che, anche grazie alluso massiccio dellinfografica (informazione scientifica presentata in forma pi grafica e visuale che testuale), negli ultimi anni stanno concentrando sforzi crescenti verso una maggiore intellegi-bilit del messaggio, in termini di chiarezza e penetrazione. Non si pu sperare che tutti gli scienziati siano come Leonar-do Da Vinci, che allo stesso tempo scopriva larteriosclerosi, progettava le macchine idrauliche e dipingeva la Gioconda, n tanto meno si pu pretendere che la stessa mano in gra-do di effettuare un intervento neurochirurgico su di unernia del disco in pochi minuti scriva un trattato logico filosofi-co. Eppure esistono casi molto famosi di scienziati capaci di rivoluzionare la percezione della propria materia; penso alletologo Konrad Lorenz, autore del bestseller Lanello di Salomone (Adelphi, 1989) o del matematico impertinente Piergiorgio Odifreddi, senza dimenticare un caso editoriale recente, un saggio di fisica, scritto dal professor Carlo Rovel-li Sette brevi lezioni di fisica (Adelphi, 2014).

    Tutti questi scritti sono esempi luminosi di come si possa raggiungere anche il pubblico di massa parlando di argomen-ti molto ostici, come la matematica o la fisica, e sono per altro la prova del fatto che, se comunicate nel modo giusto, anche le nozioni pi difficili possono essere comprese dal lettore profano. La strada da fare in questa direzione ancora molto lunga e richiede la partecipazione di tutti, ma i benefici che ci aspettiamo sono destinati a ricadere non solo sulla co-munit scientifica, ma sulla societ nel suo complesso.

    veridicit...il problema spesso risiede nella superficialit e nelle molte false verit che il paziente pu attingere attra-verso i nuovi mezzi di comunicazione, in particolare attra-verso internet. Articoli, ricerche, fonti oscure che dicono la loro idea rendendola appetibile e alla portata di tutti. Faccio un esempio concreto: a quanti non addetti ai lavori capi-tato di ricercare in rete la cura di una patologia o la soluzione di un problema?.. Nella maggior parte dei casi ci si imbatte in un immenso corollario di nozioni, di diagnosi e cos via...una miriade di parole, di finte, vere o presunte soluzioni che spesso aumentano lansia e la paura sociale. A volte basta un semplice dubbio per ritrovarti immerso in una marea di definizioni che non fanno altro che creare ancora pi insicu-rezza o addirittura a fidarsi di posizioni allarmanti e non ben definite. Internet un calderone di nozioni, immagini, storie, esperienze, prese di posizione, ma anche di imbrogli, truffe, indicazioni errate e cos via...

    Per questo importante che la diffusione delle informazio-ni nellambito medico sia filtrata attraverso canali istituzio-nali, dove, con laiuto di esperti della materia, si riescono ad evitare molti danni. Le case editrici e le riviste specializzate garantiscono la seriet delle fonti, labilit del divulgatore garantisce che il messaggio sia diffuso nella maniera pi semplice e precisa possibile. Una circolazione virtuosa del-le informazioni pu riguardare sia la comunit di scienziati, che si avvantaggia nel suo complesso di ogni piccolo passo in avanti nella ricerca, sia e soprattutto il paziente, che ha il diritto di ricevere delle informazioni semplici e precise.

    La divulgazione in ambito medico scientifico dovrebbe se-guire due strade, ciascuna con le sue regole specifiche. Da una parte la strada lunga e complessa della ricerca in cui ven-gono condivisi i risultati del nostro lavoro con colleghi e altri ricercatori. Tali informazioni settoriali, parziali, frutto di ten-tativi successivi, dovrebbero essere affidati alle fonti pi se-

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    SCIENZE E RICERCHE N. 21 15 GENNAIO 2016 | DIVULGAZIONE SCIENTIFICA

    interno che genera la loro combinazione, per la fascinazione che le idee hanno, per mettere quindi parole su carta. Non sono queste ragioni mutuamente escludentisi: talvolta, in chi si propone, sono presenti tutte e in percentuali diverse e non esauriscono neanche le possibilit.

    E poi c leditore, o meglio, c il redattore di una casa editrice che deve decidere se far giungere uno scritto sul

    banco delle libre-rie. E il redattore delleditoria da diffusione in li-breria, quella che deve conquistarsi un pubblico e al termine com-merciale, con tutte le sfumatu-re che compor-ta, preferisce il meno echeggian-te anglismo tra-de nel riferirsi a se stessa, ha in genere il ragio-nevole timore di non avere un ri-sultato di vendite che possa essere valutato positiva-mente dallazien-

    da per cui opera. La preoccupazione essenziale di natura economica: vendere in un mercato indirizzato da campagne pubblicitarie di varia natura, indirizzate in maniera primaria dallidea del rapporto oggetto-compratore precedente alla lettura stessa, che appare quasi come accidente. Il proces-so relega spesso in porzioni non particolarmente evidenti delle librerie letteratura di valore, sia essa narrativa, poesia,

    Il teatro dombre di un teatro dombre PAOLO MARIA MARIANOUniversit degli Studi di Firenze

    Se per divulgazione scientifica intendiamo istintivamente una scrittura indirizzata a chi non abbia strumenti tali da poter dare un con-tributo nuovo al campo di cui si discute, la questione essenziale mi pare essere la neces-sit di concordare su quale debba essere la densit cultura-le del lettore medio nel modulare la compilazione di un testo che voglia essere di divulgazione.

    I punti di vi-sta sono diversi e variano secondo chi si propone di scrivere. Alla fine chiunque scri-va ha se stesso come misura e la sua immagine del lettore potenziale dipende dal ci che spinge alla scrittura. E i moti-vi sono differenti. Si scrive per di-vulgare perch si cerca di attirare lattenzione so-ciale su certi temi ritenendoli cultu-ralmente utili, con le conseguenze che lattenzione sociale comporta. Si scrive perch si ha desiderio di emergere in visibilit. Si scrive per-ch si vuole guadagnare moneta (qualcuno ci riesce, anche se sono pochi). Si scrive intendendo fare divulgazione perch si ha il piacere di scrivere ogni tanto liberi dalla necessit del rigore formale che la comunicazione tecnica dei risultati comporta e si vuole che le parole fluiscano anche per il ritmo

  • DIVULGAZIONE SCIENTIFICA | SCIENZE E RICERCHE N. 21 15 GENNAIO 2016

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    decisiva, in altri quasi trascurabile, se non del tutto. Per lo spirito del tempo si determina anche dal cumulo di eventi anche minuti che cooperano perfino indirettamente.

    Per questo la divulgazione dovrebbe evitare dessere col-pevolmente apologetica o irragionevolmente denigratoria; piuttosto si dovrebbe pretendere da chi scrive in quel senso di esprimere con chiarezza i limiti delle proposte teoriche o tec-nologiche di cui discute. Dovrebbe, mi sembra, pi che altro rendere evidente quanto accidentato e incerto sia il cammino della conoscenza; quanto esso sia influenzato dalla grandez-za e dalla debolezza degli uomini; quanto la grandezza sia rara per sua stessa definizione; quanto ci che descriviamo ci che percepiamo, in un certo senso un teatro dombre in cui crediamo che il nostro lavoro evidenzi la verit delle cose, ma di ci non abbiamo assoluta certezza sempre per il nostro essere parte del sistema che vogliamo studiare.

    Per far questo, per, un vago sguardo dinsieme non pare essere sempre sufficiente. Daltra parte, per, per non limi-tarsi a proporre una visione edulcorata delle cose oppure, al contrario, una che sia solamente (e forse inutilmente) critica, necessario soffermarsi sui particolari, per i quali linterlo-cutore deve avere linguaggio, come anche deve averlo chi vuole esprimere i concetti che intende comunicare. Questo problema, che ha essenzialmente natura culturale, talvolta evidente anche nella valutazione degli scritti tecnici, in quel processo che porta alla pubblicazione di un articolo in una qualche rivista scientifica o la impedisce, talvolta influenza-to anche da questioni psicologiche o da altri interessi che traggono vantaggio dalla libert che offre lanonimato della valutazione, non sempre sfruttata nei suoi aspetti migliori.

    Comunque sia, la scelta del linguaggio una difficolt es-senziale della scrittura divulgativa che forse si pu superare se si ha competenza e si esercita umilt, non solo nella scrit-tura, ma soprattutto nelle ragioni che la motivano, altrimenti la divulgazione rischia di essere solo il teatro dombre di un teatro dombre.

    saggistica, che pur trova gli spiragli per essere presente. Il redattore quindi limitato nella sua libert di scelta dal timo-re di riuscire a vendere il libro che decide di pubblicare. Se quindi non c un chiaro interesse pratico o psicologico per la casa editrice, altro da quello immediatamente economico, la scelta tendenzialmente indirizzata dalla presunta sempre maggiore fruibilit, una scelta spesso al continuo ribasso, o dalla notoriet della firma dellautore, generata non importa per quale motivo. Oltre a questo il redattore cerca levit, da non confondersi con leggerezza; unitariet; capacit affabu-latoria perfino solo fonetica sin dalla scelta del titolo. In altri termini, nei desiderata, il testo che entrambi (autore e redat-tore) immaginano deve raccontare una storia che attiri perch sollecita qualche esigenza di fondamento verso la quale la sensibilit acuita dallattuale struttura sociale o da partico-lari circostanze di moda. Ci che si vuole che si trasmetta entusiasmo, perch trascina le vendite e ha anche la funzione di contribuire a creare il mito.

    Nel suo Il secolo infelice (Bompiani, 2012), Imre Kertsz, con la consueta lucida profondit, ammonisce: Nella man-canza del mito o, al contrario, nellombra degli innumerevoli miti da quattro soldi, ci sembra di non avere niente su cui ri-flettere, se non i nostri problemi economici. Circa dieci anni fa ho annotato sul mio diario: Vi siete accorti che nel frat-tempo per quanto riguarda il mito leconomia, la tecnica sono diventati miti, divinit, addirittura religioni, anche se sono privi di trascendenza? Cos la trascendenza mutilata, anche se non detto che per questo diventi pure letale.

    Il mito talvolta utile per la preponderanza di un gruppo, per sostenere unideologia, per favorire la visibilit e per in-fluenzare anche solo indirettamente lassegnazione di fondi di ricerca in ambito accademico o nei centri di ricerca privati.

    Ogni atto culturale ha, infatti, natura politica perch con-tribuisce a determinare lo spirito del tempo e, di conseguen-za, le decisioni che si prendono per lorganizzazione della struttura sociale. Certo, in alcuni singoli casi linfluenza

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    SCIENZE E RICERCHE N. 21 15 GENNAIO 2016 | SCIENZE POLITICHE

    La crisi e le crisi del capitalismo ALDO ZANCADipartimento di Studi europei e dellintegrazione internazionale, Universit degli Studi di Palermo

    capitale si realizzano mediante la concorrenza, cio mediante lazione di un capitale su un altro capitale, ma da un altro lato

    falsa nel senso in cui egli la intende, come se cio la concorrenza

    imponesse al capitale leggi esterne, introdotte dallesterno, che

    non sono sue leggi intrinseche. La concorrenza pu abbassare

    permanentemente il saggio di profitto in tutte le branche dellindustria,

    e cio il saggio medio del profitto, solo se e solo in quanto possibile

    pensare ad una caduta generale e permanente, che agisca come legge,

    del saggio di profitto prima della concorrenza e senza riguardo alla

    concorrenza. La concorrenza esegue le leggi interne del capitale, ma

    non le escogita. Le realizza. Volerle perci spiegare semplicemente in

    base alla concorrenza significa ammettere di non capirle2.

    David Ricardo ritiene che il salario sia costituito sostan-zialmente da mezzi di sussistenza provenienti dallagricoltu-ra3, che unattivit economica caratterizzata da rendimenti decrescenti, considerando che, con lestendersi della produ-zione, c bisogno di mettere a coltura terre sempre meno fertili, provocando un aumento dei costi di produzione. Al-lora il valore del salario, in termini reali, cio il costo del lavoro, aumenta nella misura in cui cresce il valore dei mezzi di sussistenza e crescono loccupazione e laccumulazione del capitale: aumenta il fabbisogno di forza-lavoro, aumenta la richiesta di cibo e, conseguentemente, vengono messe a coltura terre sempre meno fertili. Con lestendersi della col-tivazione, la quantit di prodotto per lavoratore sulla terra marginale, sempre meno fertile, diminuisce. Poich, daltra parte, il salario non pu scendere al di sotto di un certo livello

    2 K. Marx, Lineamenti fondamentali della critica delleconomia politica, II, La Nuova Italia, Firenze 1970, p. 464.3 Ricardo enunci prima di Lassalle la cosiddetta legge bronzea del sala-rio, secondo cui i salari non avrebbero potuto salire oltre il livello minimo di sussistenza. Essi sarebbero riportati a tale livello, in caso di crescita, dallaumento dellofferta di forza-lavoro, provocato da tre meccanismi: lafflusso di manodopera dalle campagne, lincremento della popolazione totale (dovuto alla pretesa mancanza di freni morali delle classi operaie) e il progresso tecnico tendente al risparmio di forza lavoro nellindustria.

    I

    Sin dalle sue prime teorizzazioni, leconomia capitalisti-ca stata considerata come un sistema di squilibri e di cri-si, intrinsecamente non solo esposto a crisi periodiche ma anche affetto da una tendenza ad una crisi generale tale da condurlo verso la sua fine. I tre pezzi grossi delleconomia politica classica, Smith, Ricardo e Marx, hanno individuato la causa profonda di questa crisi risolutiva proprio allinterno dellelemento primario che stimola liniziativa economica e muove il motore dellaccumulazione capitalistica: il profitto.

    Anche se Adam Smith non ha elaborato una teoria chiara delle sorti del capitalismo, lui che per primo ha definito il concetto di economia capitalistica e che ha affrontato la questione della diminuzione del saggio di profitto, che sar considerata la causa di fondo della caducit dellordine capi-talistico. Il profitto costituisce il reddito accumulabile e quin-di la fonte da cui si pu trarre la ricchezza convertibile in capitale addizionale. La caduta o anche la sola diminuzione del saggio di profitto determina lesaurimento del processo di accumulazione, mettendo in discussione il supposto carattere naturale delleconomia capitalistica.

    Quando avviene un afflusso di capitali in un determinato settore produttivo, pensa Smith, qui il saggio di profitto tende a diminuire in conseguenza dellaumento dellofferta e la re-lativa diminuzione del prezzo delle merci prodotte. allora sufficiente generalizzare questo fenomeno allintero sistema per ipotizzare la caduta del saggio generale di profitto.

    Smith aveva dunque tentato di spiegare la caduta del sag-gio del profitto con la concorrenza tra i capitali1. Se questo per pu bastare a spiegare la riduzione dei profitti nelle va-rie branche di produzione, livellandone il saggio, non pu assolutamente chiarire labbassamento di questo stesso sag-gio medio nellambito di tutto il sistema. Da un lato la tesi di Smith esatta perch vero che le leggi e le tendenze del

    1 A. Smith, La ricchezza delle nazioni, Utet, Torino 1965, p. 81.

  • SCIENZE POLITICHE | SCIENZE E RICERCHE N. 21 15 GENNAIO 2016

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    economico, astraendo da tutti gli altri fattori che agiscono nella complessit della formazione economico-sociale e non tenendo presente che la trama dei fenomeni economici sottesa da una trama di rapporti sociali.

    Largomentazione di Marx intor-no al fenomeno delle crisi ruota sulle contraddizioni con cui si manifesta laumento della produttivit del la-voro nelle condizioni capitalistiche di produzione. Per accrescere il plu-svalore il capitale deve accrescere la produttivit del lavoro, la quale de-termina una diminuzione del tempo di lavoro incorporato nelle merci e quindi una diminuzione del loro va-lore (la grandezza di valore, dice Marx, varia inversamente al variare della forza produttiva del lavoro in essa realizzantesi). Contestualmente si determina anche una diminuzione

    del tempo di lavoro necessario per produrre i mezzi di sussistenza delloperaio, una diminuzione cio della parte della giornata lavorativa in cui la forza-lavoro riproduce se stessa. Per converso si accresce il pluslavoro che loperaio cede al capitale.

    Daltra parte, per aumentare la produttivit del lavoro il capitale deve innovare continuamente la base tecnica della produzione, incrementando la composizione organica del capitale, cio la proporzione tra capitale costante (macchina-ri e materie prime) e il capitale variabile (i salari). A causa di questo fatto si verifica una caduta tendenziale del saggio di profitto, cio del rapporto tra il plusvalore e lintero capi-tale investito. Ora, tenendo conto che laccumulazione il punto di partenza e insieme il punto di arrivo del processo produttivo dominato dal capitale, avviene che per la prima volta nella storia, [] il processo produttivo stesso [ha] la capacit di sviluppare, al di fuori di ogni condizionamento esterno, la produttivit del lavoro. Dunque laumento del-la produzione attraverso laumento della forza produttiva del lavoro, si costituisce come la base dellintero processo5.

    Marx, sviluppando ci che Smith e Ricardo avevano intu-ito, illustra come leconomia capitalistica vada verso la pro-pria crisi a causa di suoi limiti interni, che tendono a bloc-carne lespansione proprio mentre la sua logica interna ne stimola laccumulazione. La propensione alla riproduzione allargata del capitale contiene in s la causa della sua crisi, sviluppando un processo intimamente contraddittorio. Come spiega Lucio Colletti:

    per svilupparsi, il capitalismo ha bisogno di una sempre maggiore

    produttivit del lavoro: lincremento di questultima il mezzo con

    5 C. Napoleoni, Introduzione a L. Colletti, C. Napoleoni, Il futuro del capitalismo. Crollo o sviluppo?, Laterza, Bari 1970, p. XXIV.

    assoluto di sussistenza, ne consegue una diminuzione del saggio di profit-to. Per effetto della concorrenza, la diminuzione del saggio di profitto in agricoltura comporta una diminuzio-ne del saggio generale di profitto.

    Il rapporto tra la parte della gior-nata lavorativa in cui loperaio viene pagato e la parte in cui lavora gratis viene modificato, secondo Ricardo, in ragione della difficolt crescente che si frappone alla provvista di vi-veri. Se infatti il valore delle merci industriali diminuisce costantemente con laumento della produttivit del lavoro, il valore dei prodotti agricoli aumenta costantemente, poich, se-condo la tesi malthusiana della pro-duttivit decrescente dei suoli, si richiede una maggior quota di lavoro necessario per la produzione dei pro-dotti agricoli.

    Anche Ricardo quindi individua la causa della caduta del saggio di profitto in un elemento esterno alle leggi proprie della produzione capitalistica, perch ci dipende dal fatto che lagricoltura diventa sempre meno produttiva. La ca-duta del saggio di profitto da attribuire alla natura che di-venta sempre pi avara, ed esso cade, dunque, non perch il lavoro diventa meno produttivo, ma perch diventa pi produttivo. Non perch loperaio viene sfruttato di meno, ma perch viene sfruttato di pi, sia che il plusvalore assoluto cresca, o che, non appena lo Stato lo impedisca, il valore relativo del lavoro diminuisca e quindi cresca il pluslavoro relativo, ci che identico per la produzione capitalistica4.

    Per Ricardo, dunque, landamento del saggio di profitto funzione dellandamento del salario in quanto costo per il capitalista: aumenta il valore del salario, cio delle mer-ci che costituiscono i mezzi di sussistenza dei lavoratori, e diminuisce il saggio di profitto. Il ragionamento ricardiano inquietante perch collega le ragioni del declino delleco-nomia capitalistica proprio alla sua tendenza allespansione, allaccumulazione stessa del capitale.

    Lanalisi di Marx interviene in una fase ormai matura dello sviluppo delleconomia capitalistica, sicch egli ne ha potu-to presentare un concetto pienamente dispiegato in tutte le sue fondamentali articolazioni e tendenze. Marx individua diverse tipologie di crisi, ma nessuna di esse viene consi-derata di per s in grado di generare una crisi risolutiva del sistema capitalistico, non solamente perch entrano in opera determinate controtendenze che possono ridurre o eliminare gli effetti negativi ma anche perch (e ci assolutamente fondamentale per una corretta interpretazione del suo pensie-ro) non ci si pu limitare a considerare laspetto strettamente

    4 K. Marx, Lineamenti fondamentali della critica delleconomia politica, II, cit., p. 464.

    David Ricardo

  • SCIENZE E RICERCHE N. 21 15 GENNAIO 2016 | SCIENZE POLITICHE

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    utile da nessuno o perch dallaltra parte non vi sono prodotti altrettanto utili da scambiare. Ma in quanto uno scambio avesse luogo i suoi momenti non si separerebbero. Il com-pratore sarebbe venditore, il venditore compratore10. Ma ci che distingue il baratto dalleconomia monetaria semplice, e tanto pi dalleconomia capitalistica, non solo la forma dello scambio, ma il contenuto sociale dello stesso scambio.

    Nel baratto immediato continua Marx il grosso della produzione

    indirizzato da parte del produttore al soddisfacimento del proprio bi-

    sogno immediato o, con uno sviluppo un po pi ampio della divisione

    del lavoro, al soddisfacimento dei bisogni a lui noti dei suoi coprodut-

    tori. Ci che va scambiato come merce eccedenza e resta secondario

    che questa eccedenza venga o no scambiata. Nella produzione di mer-

    ci la trasformazione del prodotto in denaro, la vendita, condizione

    sine qua non. La produzione immediata per il bisogno proprio viene a

    cessare. Con la non vendita esiste una crisi.

    La separazione operata dal denaro dei due momenti della compera e della vendita implica la possibilit che il mecca-nismo ad un certo punto possa bloccarsi. Se il venditore non torna sul mercato per acquistare i prodotti che altri produttori vi hanno immesso, il meccanismo economico si inceppa fino a generare una crisi che potrebbe diventare generale. Se ci pu accadere in uneconomia monetaria semplice, a maggior ragione pu verificarsi in uneconomia capitalistica.

    I momenti dello scambio, compera e vendita, sono nella realt separati perch i produttori sono autonomi, separati gli uni dagli altri, e non sanno se ci che hanno prodotto trover acquirenti sul mercato (il marketing un tentativo da parte delle imprese di superare queste difficolt tipiche del capi-talismo di libera concorrenza). Nonostante la separazione effettiva e reale compera e vendita fanno parte di una tota-lit non separabile: La crisi scrive ancora Marx non altro che il violento farsi valere dellunit di fasi del processo di produzione che si sono fatte indipendenti luna di fronte allaltra.

    Con poche magistrali pennellate, mile Zola descrive i tratti della crisi capitalistica, mettendo in evidenza lanarchia del sistema economico, da cui derivano le sproporzioni tra i vari settori e le crisi di sovrapproduzione e sottoconsumo; le interconnessioni a livello globale e le conseguenze negative sui lavoratori. Siamo negli anni del Secondo Impero:

    Era inevitabile, disse Deneulin. Leccessiva prosperit degli ultimi

    anni doveva per forza portarci a questo punto Pensate agli enormi

    capitali immobilizzati, alle ferrovie, ai porti, ai canali, a tutti i soldi

    spariti nelle pi assurde speculazioni. Solo da noi sono stati installati

    tanti zuccherifici, come se questa zona dovesse dare tre raccolti di

    barbabietole E oggi, dannazione, i soldi sono diventati rari, bisogna

    aspettare che si recuperino gli interessi dei milioni spesi: di qui il bloc-

    co mortale e il ristagno definitivo degli affari. [] Da quando le

    fabbriche chiudono una dopo laltra, facciamo una fatica del diavolo a

    sbarazzarci del nostro stock, e di fronte alla riduzione crescente della

    10 K. Marx, Teorie sul plusvalore, II, p. 556, Editori Riuniti, Roma 1979.

    cui si accresce il plusvalore e, quindi, si sviluppa laccumulazione.

    Daltra parte, se questincremento della produttivit il mezzo di vita

    del capitale, il fatto che esso si traduca in un aumento della composi-

    zione organica, ne fa al contempo un limite invalicabile per lautova-

    lorizzazione del capitale stesso. La ragione di vita si trasforma in una

    ragione di morte6.

    Messe cos le cose, la catastrofe del capitalismo sarebbe una cosa scontata, se non intervenissero delle variabili capaci di modificare gli effetti della legge: Il processo della caduta del saggio di profitto diventerebbe ben presto una faccenda seria per la produzione capitalistica se, accanto alla forma centripeta, non agissero tendenze paralizzanti operanti con-tinuamente in senso centrifugo7. quindi da scartare lidea di una rottura meccanica del motore economico del capita-lismo, che si verificherebbe senza alcun intervento umano attivo. Il problema vero non se il capitalismo possa soprav-vivere, malgrado le sue contraddizioni, ma il costo della sua sopravvivenza per la popolazione:

    il capitale probabilmente pu continuare a funzionare indefinitamente,

    ma in modo tale da provocare un degrado progressivo della terra e

    un impoverimento di massa, aumentando drasticamente la disugua-

    glianza fra le classi sociali, e insieme producendo la disumanizzazione

    della maggior parte dellumanit, che verr tenuta sottomessa da una

    negazione, sempre pi repressiva e tirannica, del potenziale di svilup-

    po umano individuale8

    Mentre la caduta del saggio di profitto una tendenza che produce i suoi effetti permanentemente e che, secondo alcuni, prelude irrevocabilmente al crollo del capitalismo, la teoria marxiana ha elaborato un altro aspetto della crisi, legato alla difficolt di realizzo e alla sovrapproduzione, individuando cos motivi di crisi periodiche o cicliche, inevitabili ma ri-solvibili, cio tali da non produrre la catastrofe del sistema nel suo complesso. Si pu anzi affermare che le crisi sono in qualche modo essenziali per la riproduzione del capitalismo.

    Le crisi sono momenti di trasformazione in cui il capitale reinventa se

    stesso e si tramuta in qualcosaltro, che pu essere meglio o peggio

    per le persone, anche se stabilizza la riproduzione del capitale. [] le

    crisi sono fasi transitorie e distruttive, in cui il capitale si ricostituisce

    in una forma nuova9.

    Il denaro, oltre ad essere mezzo di scambio, spezza in due parti distinte e separate la vendita e la compera. Lidentit dei due momenti dello scambio, compera e vendita, imme-diata solo nel baratto. Le circostanze nel baratto possono far fallire lo scambio, o perch il prodotto x non considerato

    6 L. Colletti, Introduzione a L. Colletti, C. Napoleoni, Il futuro del capi-talismo. Crollo o sviluppo?, Laterza, Bari 1970, pp. 106-107.7 K. Marx, Storie delle teorie economiche, III, Einaudi, Torino 1958, p. 334.8 D. Harvey, Diciassette contraddizioni e la fine del capitalismo, Feltri-nelli, Milano 2014, p. 220.9 Ivi, pp. 17 e 26.

  • SCIENZE POLITICHE | SCIENZE E RICERCHE N. 21 15 GENNAIO 2016

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    capace di compensare il basso consumo, si ha linsufficienza di do-

    manda effettiva e perci una crisi, che consiste nellinterruzione della

    circolazione capitalistica13.

    Sismondi aveva individuato unintrinseca instabilit del rapporto tra produzione e consumo, tra offerta e domanda, smentendo la legge degli sbocchi di Say, secondo la quale lofferta crea la domanda. Per Sismondi la crisi un feno-meno generale connaturato allo sviluppo stesso della produ-zione capitalistica, che non pu essere evitato se non grazie ad un appropriato intervento del governo. Le crisi non sono dunque un fatto anomalo e disfunzionale del capitalismo, ma sono, al contrario, da ricollegare ai caratteri strutturali del capitalismo stesso, e in particolare al carattere salariato del lavoro e alla tendenza allaccumulazione, cio alla tendenza dei profitti a trasformarsi in capitale addizionale. Nel modo di produzione capitalistico insita una carenza di consumo:

    Sismondi ha lintima sensazione che la produzione capitalistica si

    contraddica; che le sue forme, i suoi rapporti di produzione, da un

    lato spingano allo sfrenato sviluppo della forza produttiva e della ric-

    chezza; ma che dallaltro questi rapporti siano condizionati; che le

    contraddizioni tra valore duso e valore di scambio, merce e denaro,

    acquisto e vendita, produzione e consumo, capitale e lavoro salariato,

    ecc., assumano dimensioni tanto pi grandi, quanto pi si sviluppa la

    forza produttiva. Egli sente specialmente la contraddizione principale:

    da un lato lo sfrenato sviluppo della forza produttiva e laccrescimen-

    to della ricchezza, che consta nello stesso tempo di merci e deve esse-

    re trasformata in denaro; dallaltro, come fondamento, la limitazione

    della massa dei produttori ai mezzi di sussistenza necessari14.

    Secondo Rosa Luxemburg, la tendenza al sottoconsumo mina alle fondamenta il modo di produzione capitalistico. La Luxemburg si chiede quale sia lorigine di un continuo allar-gamento della domanda solvibile, che la condizione fon-damentale dellaccumulazione capitalistica. Lessenza del capitale di riprodursi, ma non nella stessa grandezza, bens in maniera allargata. I prodotti nei quali incorporata la par-te capitalizzata del plusvalore non possono essere assorbiti, secondo il suo ragionamento, dal mercato creato dallo scam-bio tra la sezione, che produce i mezzi di produzione, e la sezione, che produce i mezzi di consumo, n allinterno delle singole sezioni. Non si viene a capo del problema chiaman-do in causa i ceti intermedi, non propriamente capitalisti n proletari, dato che in ogni caso i loro redditi non possono che derivare da due sole fonti: il salario e il plusvalore. Il rinvio al commercio estero non fa che spostare da un paese allaltro la difficolt, poich ci si riferisce allunico mercato mondia-le capitalistico rispetto al quale tutti i territori sono interni. La conclusione che il processo di accumulazione capitali-stica, cio di capitalizzazione di una quota di plusvalore, possibile fino a quando esiste un ambiente storico che abbia

    13 C. Napoleoni, Introduzione a L. Colletti, C. Napoleoni, Il futuro del capitalismo. Crollo o sviluppo?, cit., pp. XXIV-XXV.14 K. Marx, Il capitale, III, Editori Riuniti, Roma 1968, p. 59.

    domanda siamo costretti ad abbassare i prezzi di costo [] C

    stata una carestia in India. [] Sospendendo le ordinazioni di ferro

    e di ghisa, lAmerica ha inflitto un duro colpo ai nostri altiforni.

    tutto collegato, e una scossa venuta da lontano basta a far vacillare il

    mondo [] Il guaio che per abbassare il prezzo di costo, bisogne-

    rebbe logicamente produrre di pi, altrimenti il ribasso si ripercuote

    sui salari, e loperaio ha ragione a dire che lui a farne le spese11.

    Nella circolazione capitalistica non assolutamente scon-tato che tutte le merci prodotte e messe in vendita vengano acquistate, rischiando di non realizzare in tutto o in parte il plusvalore e di non convertire il denaro in capitale (forza-lavoro e mezzi di produzione), interrompendo il processo di circolazione e provocando sul mercato una situazione di sovrapproduzione, cio di merci invendute. Crisi periodiche si verificano a causa di complicazioni e sproporzioni dellac-cumulazione. Questa mancanza o insufficienza di realizzo dovuta a una carenza di domanda complessiva del sistema che non pu assorbire al loro valore tutte le merci immesse nel mercato. Questa crisi pu essere o di sproporzioni o di sottoconsumo. Spiega David Harvey:

    La mancanza di domanda effettiva aggregata sul mercato [] crea un

    ostacolo grave alla continuit dellaccumulazione del capitale. Con-

    duce a una caduta dei profitti. Il potere di consumo della classe lavo-

    ratrice una componente significativa di quella domanda effettiva.

    Il capitalismo come formazione sociale cade continuamente in questa

    contraddizione. Pu o massimizzare le condizioni per la produzione di

    plusvalore, e cos mette a rischio la capacit di realizzare plusvalore

    sul mercato, oppure mantenere forte la domanda effettiva sul mercato,

    dando potere ai lavoratori, e cos mette a repentaglio la capacit di

    creare plusvalore nella produzione12.

    La crisi di sproporzioni deriva dallimpossibilit di sta-bilire un coordinamento preventivo tra la composizione merceologica dellofferta e quella della domanda, per cui si pu verificare un eccesso di produzione di certi prodotti e una insufficienza di altri, perch leconomia capitalistica intrinsecamente anarchica, nella quale il coordinamen-to tra i vari settori produttivi avviene solamente a posteriori mediante il meccanismo dei prezzi. Il sistema capitalistico non ha alcuno strumento con il quale le decisioni individuali possano essere preventivamente coordinate con quelle degli altri imprenditori.

    La crisi di sottoconsumo deriva dalla situazione in cui lal-largamento della capacit produttiva del sistema non com-pensato da un relativo aumento del consumo. In conclusione:

    se il mercato, attraverso i meccanismi che gli sono propri, non rie-

    sce ad assicurare le giuste proporzioni tra le industrie, ovvero non

    riesce ad assicurare un volume di domanda di mezzi di produzione

    11 . Zola, Germinale, Mondadori, Milano 2010, pp. 207-208.12 D. Harvey, Diciassette contraddizioni e la fine del capitalismo, cit., p. 89. Le politiche neoliberiste portate avanti dagli anni 70 sono state orien-tate ad accrescere la produzione di plusvalore, creando gravi problemi di realizzazione.

  • SCIENZE E RICERCHE N. 21 15 GENNAIO 2016 | SCIENZE POLITICHE

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    si vede che la produttivit gi ma-

    terialmente esistente, gi elaborata

    ed esistente sotto forma di capitale

    fisso, e il potenziale scientifico, e la

    popolazione ecc., insomma tutte le

    condizioni della ricchezza, cio le

    condizioni massime per la riprodu-

    zione della ricchezza, vale a dire lo

    sviluppo ricco dellindividuo sociale

    , si vede, dicevamo, che lo sviluppo

    delle forze produttive che il capitale

    stesso arreca nel suo sviluppo stori-

    co, giunto ad un certo punto, soppri-

    me lautovalorizzazione del capitale

    invece di crearla. Al di l di un certo

    punto, lo sviluppo delle forze pro-

    duttive diventa un ostacolo per il ca-

    pitale, ossia il rapporto del capitale diventa un ostacolo per lo sviluppo

    delle forze produttive del lavoro. [] Nelle contraddizioni, nelle crisi,

    nelle convulsioni acute, si esprime la crescente inadeguatezza dello

    sviluppo produttivo della societ rispetto ai rapporti di produzione che

    ha avuto finora. La violenta distruzione del capitale, non per circostan-

    ze esterne ad esso, ma come condizione della sua autoconservazione,

    la forma pi incisiva in cui gli si notifica il suo fallimento e la neces-

    sit di far posto ad una superiore condizione di produzione sociale18.

    Leconomia capitalistica, specialmente nei tempi pi re-centi, sempre pi preoccupata per i limiti del mercato, evidenziando una contraddizione insanabile: da una parte, lespansione della produzione e lo spazio necessario allac-cumulazione del capitale esigono una continua espansione del mercato, cio del consumo; dallaltra, per mantenere o accrescere i profitti si comprimono i salari e quindi il red-dito delle masse, restringendo cos il mercato destinato ad assorbire la produzione. Le crisi attuali sono crisi provocate dallabbondanza, dalleccesso di produzione che non trova sbocchi sul mercato. Ci sono le merci e ci sono bisogni in-soddisfatti, ma coloro che avrebbero necessit delle merci non possono comprarle perch mancano di potere di acqui-sto, cio di denaro.

    Lespansione del capitalismo dipende dal conflitto tra le-spansione del capitale da investire e le condizioni che ren-dono vantaggioso linvestimento (sviluppo tecnico, aumento della popolazione, disponibilit di risorse naturali e di mate-rie prime). Tutto spinge a credere che le possibilit di espan-

    18 K. Marx, Il capitale, II, Editori Riuniti, Roma 1970, pp. 460-461. Nel-la realt contemporanea le crisi di realizzo sono sempre in agguato, perch la capacit di consumo rischia continuamente di diventare insufficiente ad assorbire la produzione. Le cause sono molteplici: dallo sviluppo tecno-logico che, riducendo lutilizzazione del lavoro, riduce la massa salaria-le, alla marginalizzazione di quote di popolazione. La contrazione della domanda viene tamponata in buona misura sia con la grande espansione del credito (acquisti a piccole rate e prestiti e mutui facili) che con il con-sumismo, che non genericamente laumento del volume dei consumi ma un consumo basato su bisogni indotti e sulla brevit della vita utile dei prodotti. Si ripristina cos la legge degli sbocchi di Say: lofferta crea la domanda, lofferta pu crescere indefinitamente senza trovare un limite nella domanda.

    una forma di produzione non capitalistica: Lesistenza di acquirenti non capitalisti-ci del plusvalore sostiene Rosa Luxemburg dunque condizione diretta di vita per il capitale e per la sua ac-cumulazione, e rappresenta perci il punto decisivo del problema dellaccumulazione del capitale15. Il crollo del capitalismo solo questione di tempo:

    La contraddizione dello sche-

    ma marxiano dellaccumula-

    zione, vista dialetticamente,

    nullaltro che lantitesi vivente tra la spinta allespansione illimi-

    tata del capitale e il limite chessa crea a se medesima attraverso la

    crescente erosione e distruzione di tutte le forme economiche non-

    capitalistiche, fra le poderose forze produttive che chiama in vita in

    tutto il mondo nel suo processo di accumulazione e la base ristretta

    che le leggi dellaccumulazione gli impongono. Lo schema marxiano

    dellaccumulazione interpretato esattamente , proprio nella sua

    insolubilit, la prognosi esatta dellinevitabile fine del capitalismo a

    conclusione del processo di espansione imperialistica, il cui speciale

    compito di realizzare lipotesi marxiana della dominazione generale

    e indivisa del capitale16.

    Nella riproduzione semplice tutto il prodotto viene ven-duto e la produzione riparte nella medesima scala, ma per allargare la produzione, per realizzare una riproduzione al-largata del capitale, necessario un aumento del consumo. Ci possibile se si suppone che esista un ambiente esterno al mondo capitalistico che acquista le merci corrispondenti al plusvalore estratto nel corso della riproduzione allargata. Affinch laccumulazione abbia luogo, il capitalismo deve poter vendere ad un mondo non capitalistico; laccumulazio-ne capitalistica non pu aver luogo se non esistono acquirenti non capitalistici del plusvalore. Ma pur vero che il capi-talismo si espande distruggendo questo ambiente non capi-talistico, cio trasformando in aree capitalistiche quelle che precedentemente erano esterne ad esse. Cos, quando lulti-ma area non capitalistica sar scomparsa, il sistema croller:

    allargandosi a spese di tutte le forme di produzione non capitalistiche,

    [il capitale] si avvia verso il momento in cui lintera umanit consiste-

    r unicamente di capitalisti e salariati e perci unulteriore espansione

    e quindi accumulazione risulter impossibile17.

    A un certo grado dello sviluppo storico

    15 R. Luxemburg, Laccumulazione del capitale, Einaudi, Torino 1997, p. 352.16 Ivi, p. 574.17 Ivi, p. 482.

    Adam Smith

  • SCIENZE POLITICHE | SCIENZE E RICERCHE N. 21 15 GENNAIO 2016

    18

    per i neoclassici, invece, leconomia produzione di valori duso, destinati ad un fine esterno ad essa, che il consumo. Nella teoria classica il consumo era considerato un momento interno alla produzione. Nella teoria neoclassica, vicever-sa, il consumo che d luogo alla produzione di cose che soddisfano le preferenze dei consumatori: la domanda che genera lofferta. Alla base di questa concezione vi lipotesi che leconomia capitalistica, in fondo, non sia molto diversa da uneconomia monetaria semplice e/o di baratto, dove la produzione, pur esistendo mercato e moneta, finalizzata al consumo e, quindi, alla immediata soddisfazione dei bisogni umani.

    La legge di Say viene pienamente ripristinata. In questi termini, leconomia perde la sua storicit e pu venire con-siderata naturale. Il capitale non pi visto come un rap-porto sociale e viene identificato con i mezzi di produzione: cos ogni economia capitalistica. Tra larco e le frecce del selvaggio e la fabbrica moderna c solo una differenza di livello tecnologico.

    Perdendosi, nella teoria neoclassica, lo spessore storico e sociale del processo capitalistico, non si pone pi il pro-blema del suo destino, della sua possibile fine o della sua trasformazione in qualcosaltro. In fondo, non esiste pi ne-anche il problema delle crisi, le cui cause sono attribuite a perturbazioni generate da fattori esterni al funzionamento del sistema. Il sistema sta naturalmente in equilibrio e quindi stabile. Il bilanciamento della domanda e dellofferta gene-rano stabilit o la ripristinano dopo la crisi.

    La scuola neoclassica non ha una teoria delle crisi e del-le depressioni. Laccettazione della legge di Say comporta necessariamente limpossibilit della crisi. Leconomia di mercato sempre capace di autoregolarsi, a patto che forze esterne ad esempio lo Stato non si intromettano nella li-bera iniziativa privata intralciando il naturale funzionamento del mercato. Salari e prezzi flessibili consentiranno sempre al sistema economico di raggiungere una condizione di equi-librio di piena occupazione. Quando ci non avviene la causa sempre esterna al sistema. Le crisi e le depressioni sempli-cemente non possono e non devono esistere.

    Lideologia di tale orientamento economico oggi il neo-liberismo20: le forze del mercato, lasciate libere di agire, sono in condizione di trovare costantemente un equilibrio, che non pu essere migliorato da interventi esterni al mercato stesso, in particolare da quelli dello Stato, la cui azione deve limitarsi ad assicurare il quadro istituzionale per garantire lordinato svolgimento dellattivit economica privata e la soddisfazione di alcuni essenziali bisogni collettivi (difesa, giustizia, ecc.). I malfunzionamenti del sistema, come la di-soccupazione, devono essere attribuiti ad attriti o a indebite interferenze nel meccanismo del sistema. Secondo questa

    20 C una differenza sostanziale tra liberismo e neoliberismo. Questul-timo una ideologia e una pratica economica generate, dagli anni 70 del XX secolo, in un ambiente costituito dalla finanziarizzazione e dalla mon-dializzazione delleconomia, nonch dalla subordinazione degli Stati agli interessi della finanza globale. Il neoliberismo distorce gravemente alcuni postulati fondamentali del liberalismo.

    sione di investimento redditizio tendano a diminuire nella misura in cui laccumulazione del capitale va avanti.

    Questi processi mettono sempre pi in chiara luce le gran-di utopie su cui si fonda per molti versi lautoconservazione del capitale, a cominciare da quella del mercato autoregolato. Nella sua Great Transformation dove contenuta la critica pi radicale che forse sia stata mai mossa al mito del mercato autoregolato, Karl Polanyi osserva:

    La nostra tesi che lidea di un mercato autoregolato implicasse una

    grossa utopia. Unistituzione del genere non poteva esistere per un

    qualunque periodo di tempo senza annullare la sostanza umana e

    naturale della societ; essa avrebbe distrutto luomo fisicamente e

    avrebbe trasformato il suo ambiente in un deserto. Era inevitabile che

    la societ prendesse delle misure per difendersi, ma qualunque misura

    avesse preso, essa ostacolava lautoregolazione del mercato, disorga-

    nizzava la vita industriale e metteva cos in pericolo la societ in un

    altro modo. Fu questo dilemma a spingere lo sviluppo del sistema di

    mercato in un solco preciso ed infine a far crollare lorganizzazione

    sociale che si basava su di esso19.

    Da misura e intermediaria degli scambi, osserva Polanyi, la moneta diventata oggetto di scambio e di accumulazio-ne. Ci ha impresso ai fenomeni speculativi una formidabile spinta e le crisi finanziarie si sono moltiplicate nella storia del capitalismo moderno. Il mercato finanziario il luogo dove si scambia moneta contro moneta e non moneta contro merci. Lo scambio di denaro contro denaro il fondamento della finanza, mentre lo scambio di denaro contro merci la dimensione delleconomia reale. La speculazione lessenza del capitalismo finanziario e il capitale non pi in funzione della sola produzione di valore reale. Nelleconomia finan-ziaria lincremento della ricchezza mediante il denaro avvie-ne in modo del tutto svincolato dalla produzione.

    II

    Gli economisti della scuola neoclassica (C. Menger, W.S. Jevons, L. Walras, E. Bhm-Bawerk, F. Wieser, V. Pareto e altri) spostano completamente il punto di vista dellanalisi economica, assumendo come oggetto alcuni fattori, come il prodotto nazionale, i profitti, il tasso di investimento, loc-cupazione, e ragionando come se questi fattori, considerati grandezze quantitative, fossero dotati di un proprio dinami-smo e fossero separati dai fattori socio-economici, quali i rapporti di lavoro e di propriet, cio quelle condizioni che definiscono una certa struttura di classe della societ, la cui rilevanza viene, pi o meno implicitamente, negata. Invece, per comprendere la natura di un sistema economico, ne-cessario fare riferimento ai rapporti sociali e alla forma di appropriazione del surplus.

    Per i classici leconomia moderna, considerata storicamen-te, di tipo capitalistico, nel senso che la produzione pro-duzione di ricchezza astratta, cio produzione di capitale;

    19 K. Polanyi, La grande trasformazione, Einaudi, Torino 1974, p. 6.

  • SCIENZE E RICERCHE N. 21 15 GENNAIO 2016 | SCIENZE POLITICHE

    19

    Leffetto ideologico che ne deriva di schermare gli interessi reali delle forze che manovrano i fatti economici. A questo proposito sintomatico quanto dice a Lon Walras suo pa-dre in una lettera del 16 febbraio 1859: Una cosa che trovo perfettamente soddisfacente nel piano del tuo lavoro, la tua intenzione che approvo sotto ogni punto di vista di tenerti nei limiti pi inoffensivi rispetto ai signori proprietari. Biso-gna dedicarsi alleconomia politica come ci si dedicherebbe allacustica o alla meccanica (corsivo mio).

    Pi che la ricerca teorica, ha provveduto lesperienza stori-ca a mettere in crisi questa concezione e appare quasi invero-simile la resistenza del credo neoliberale di fronte alle pesan-ti smentite della realt24. Innanzitutto, il mercato, lasciato a se stesso, non ha dato luogo alla piena occupazione delle risorse produttive disponibili, a cominciare dalla forza-lavoro. Lu-tilizzazione delle risorse disponibili, poi, non quella ottima che sarebbe stata fatta in regime di concorrenza, ma stata quella, spesso cattiva, fatta dai monopoli e dagli oligopoli. il sogno di ogni capitalista quello di poter vendere a un prez-zo di monopolio e di evitare la concorrenza. Ogni capitalista, avendo la possibilit di scegliere, preferisce diventare mo-nopolista: Per questa ragione, i capitalisti dogni tipo, che si tratti di mercanti, principi, finanzieri o industriali, hanno sempre cercato di allearsi con lautorit politica per limitare la competizione nel mercato, in modo da essere agevolati e potere guadagnare di pi25. La tendenza al monopolio un fondamento e non unaberrazione del funzionamento del si-stema capitalistico:

    Gli individui coinvolti in senso capitalistico argomenta Max We-

    ber sostengono il crescente allargamento del mercato libero, fino

    a quando alcuni di essi, procurandosi privilegi dalle mani del potere

    politico oppure unicamente in virt della potenza del proprio capitale,

    riescono a istituire dei monopoli per lo smercio dei loro beni o anche

    per lottenimento dei mezzi materiali di produzione, finendo cos, a

    loro volta, per chiudere il mercato26.

    Osserva Joseph Stiglitz: alcune tra le innovazioni pi im-portanti degli ultimi trentanni non si concentrano su come rendere pi efficiente leconomia, ma su come assicurarsi meglio un potere monopolistico o aggirare le regolamenta-zioni governative tese ad allineare ritorni sociali e compensi privati27.

    Ancora, si accentuata la tendenza ad una sempre mag-giore sperequazione della distribuzione del reddito, con la

    24 Bisogna dare atto che il neoliberismo riuscito ad esercitare un poten-te e duraturo effetto egemonico, riuscendo a far condividere a larghi strati della popolazione le proprie verit, per esempio quella che il bilancio di uno Stato come quello di una famiglia. Molto debole o del tutto assente stata lopposizione alla penetrazione di questa ideologia.25 D. Graeber, Debito. I primi 5000 anni, il Saggiatore, Milano 2012, p. 253. Come diciamo pi avanti, c anche la possibilit di ricorrere a metodi criminali.26 M. Weber, La comunit di mercato, riportato in M. Jorgen (a cura di), Il capitalismo divino, Mimesis, Milano-Udine 2011, p. 116.27 J. Stiglitz, Il prezzo della disuguaglianza, Einaudi, Torino 2013, p. 62. Si pu fare lesempio dei brevetti farmaceutici, che assicurano, nellarco della loro durata, un mercato senza concorrenza.

    concezione, il capitalismo un sistema fondato sullinizia-tiva individuale assolutamente libera, in cui i rapporti eco-nomici e sociali sono regolati contrattualmente, gli individui ricercano liberamente i loro mezzi di sostentamento e man-cano o sono minime le restrizioni e le imposizioni legali. Con una definizione carica di idealismo, si pu dire: il capitalismo leconomia della libera e leale competizione per il profitto e della continua offerta di lavoro a tutti. Il paradigma fon-damentale della teoria liberista il modello dellequilibrio generale di Lon Walras, secondo cui, in una condizione di concorrenza perfetta, il mercato troverebbe sempre un equi-librio stabile e ottimale. Questo principio ha ispirato lide-ologia del mercato autoregolato: uneconomia deve essere lasciata a se stessa senza interferenze politiche di alcun ge-nere. Ma questo modello uno schema teorico ideale e non la rappresentazione del mercato reale, riguarda uneconomia chiusa e statica e presuppone condizioni di perfezione, di parit contrattuale, che non si verificano praticamente mai.

    Tuttavia il programma neoliberale continua ad essere il solo riconosciuto come legittimo, malgrado i suoi evidenti fallimenti. Esso propone di ridurre le spese pubbliche, priva-tizzare i servizi pubblici, flessibilizzare il mercato del lavo-ro, liberalizzare il commercio, i servizi finanziari e i mercati di capitali, accrescere la concorrenza. La crisi ha messo a nudo il carattere dogmatico delle pretese evidenze ripetute continuamente. Il credo neoliberista si fonda su una serie di false evidenze che sono state smentite alla prova dei fatti. Il Manifeste dconomistes atterrs, redatto nel 2011 da un folto gruppo di economisti21, ha elencato dieci di queste fal-se evidenze, criticandole con argomenti teorici e alla luce dellesperienza.

    I punti che costituiscono lessenza del neoliberismo, se-condo Luciano Gallino, sono: la liberalizzazione dei mo-vimenti di capitale; la superiorit fuor di discussione del li-bero mercato; la categorica riduzione del ruolo dello Stato a costruttore e guardiano delle condizioni che permettono la massima diffusione delluno e dellaltro22. Malgrado le modifiche e le correzioni che sono state apportate via via a questo modello, limpronta ideologica rimasta quella dellequilibrio generale: di una piazza darmi ove si svol-gono manovre ordinate, non di un campo di battaglia teatro di scontri cruenti23, lasciando inalterato il principio fonda-mentale della teoria liberista, secondo la quale leconomia di mercato possiede un meccanismo interno di autoregolazione. Cos il ciclo sarebbe una caratteristica organica del sistema economico di mercato e non dunque un segno di crisi del sistema ma, al contrario, della sua vitalit.

    Il modello neoliberista prescinde del tutto da ogni deter-minazione storico-sociale e con ci vengono evitate tutte le complicazioni che ne possono discendere. La questione dellequilibrio di mercato assume cos un aspetto metafisico.

    21 Il testo del Manifesto si pu leggere nel sito www.atterres.org/page/manifeste-dconomistes-atterrs.22 L. Gallino, La lunga marcia dei neoliberali per governare il mondo, la Repubblica, 20 luglio 2015. 23 G. Ruffolo, Le crisi economiche, www.treccani.it/enciclopedia, 2010.

  • SCIENZE POLITICHE | SCIENZE E RICERCHE N. 21 15 GENNAIO 2016

    20

    spossessata della propria

    autonomia (materiale e

    intellettuale) spesso senza

    esserne pienamente con-

    sapevole (grazie al ruolo

    mistificatorio dei media,

    veicoli del pensiero unico).

    Questa inconsapevolezza

    si presenta come disagio,

    anomia, apatia, o protesta

    violentemente populista o

    comunitarismo escludente

    (lindividualismo frustra-

    to si rovescia in egoistico

    etnocentrismo)29.

    Nella stessa Grecia di oggi esiste un piccolo strato di po-polazione che non ha risentito affatto degli effetti della crisi ed anzi ne ha tratto grande profitto. Le teorie e i principi del neoliberismo sono una cosa, le pratiche concrete sono unal-tra cosa. Un esempio eclatante , appunto, la vicenda greca, che ha messo a nudo il vero volto della politica dellausterit e del pareggio di bilancio. Il neoliberismo non ha avuto scru-poli a infrangere tutte le regole che dovrebbero armonizzare leconomia e la democrazia e non ha avuto esitazioni a ser-virsi dei poteri degli Stati. Tutto ruotava intorno al debito che la Grecia ha accumulato, contraendo pesanti impegni non con altri Stati, ma con organismi privati (banche) e pubblici (Fmi). Obietta per Luciano Gallino:

    Un debito illegale se il prestito contravviene alle appropriate proce-

    dure previste dalle leggi esistenti. illegittimo quando le condizioni

    sotto le quali viene concesso il prestito includono prescrizioni nei con-

    fronti del debitore che violano le leggi nazionali o i diritti umani tute-

    lati da leggi internazionali. Infine odioso quando il prestatore sapeva

    o avrebbe dovuto sapere che il prestito era stato concesso senza scru-

    poli, da cui sarebbe seguita la negazione alla popolazione interessata

    di fondamentali diritti civili, politici, sociali e culturali30.

    La vicenda ha visto lo Stato greco essere trattato come un privato debitore e tutte le ragioni addotte sono state ragio-ni di diritto commerciale, cio di diritto privato. I creditori (privati) hanno dimostrato di avere pi potere degli Stati, dei quali hanno comunque usufruito del pi incondizionato appoggio. La Grecia stata ridotta al rango di protettorato e le sono state imposte misure quali: la privatizzazione di propriet pubbliche, lo smantellamento degli interventi per mitigare il malessere sociale, labolizione della contrattazio-ne collettiva, la libert di licenziamento, laumento delle ali-quote Iva, ipoteche sui beni dello Stato, laggravamento del regime pensionistico, la riforma del codice civile per rendere

    29 C. Galli, Molte fini, un nuovo inizio, www.ideecontroluce.it, 26 ot-tobre 2016.30 22 L. Gallino, La lezione di Atene per lItalia, la Repubblica, 26 giu-gno 20015.

    conseguenza di porre problemi non solo di equit, ma anche stret-tamente economici per la maggiore difficolt di conseguire alti li-velli occupazionali. La speculazione finan-ziaria ha aumentato la diseguaglianza sociale e la distribuzione della ricchezza e del potere, di modo che l1 per cento, o forse lo 0,1 per cento della popo-lazione ha in mano le leve del potere politico ed economico mondiale.

    Negli ultimi trentanni la disuguaglianza aumentata drasticamente in

    molti paesi. Negli Stati Uniti la quota di reddito nazionale che va all1

    per cento pi elevato raddoppiata, dal 1980, dal 10 al 20 per cento.

    Per lo 0,01 pi elevato quadruplicata, raggiungendo livelli mai visti

    in precedenza. A livello globale, per l1 per cento pi elevato (60 mi-

    lioni di persone) e in particolare per i pochissimi pi selezionati dello

    0,01 per cento (600.000 persone ci sono circa 1200 miliardari nel

    mondo) gli ultimi trentanni sono stati unincredibile frenesia alimen-

    tare. E questo non limitato agli Stati Uniti, e nemmeno ai soli paesi

    ricchi. Nel Regno Unito la disuguaglianza sta rapidamente tornando

    a livelli non pi visti dai tempi di Charles Dickens. In Cina, il 10 per

    cento pi elevato porta a casa quasi il 60 per cento del reddito. I livel-

    li di disuguaglianza cinesi oggi sono simili a quelli del Sudafrica [il

    paese in cui la disuguaglianza maggiore, dove i redditi sono] signi-

    ficativamente pi disuguali di quanto fossero alla fine dellapartheid.

    Globalmente i redditi dell1 per cento pi elevato sono aumentati del

    60 per cento in venti anni. La crescita del reddito per lo 0,01 pi eleva-

    to stata ancora maggiore. I primi cento milionari hanno aumentato di

    240 miliardi di dollari la loro ricchezza nel 2012 una cifra sufficiente

    a porre termine alla povert mondiale per quattro volte28.

    stata avallata a livello di massa la finzione che le spe-requazioni distributive fossero il prodotto dei meccanismi oggettivi del mercato anzich di una strategia consapevole volta a mantenere il dominio economico di una ristretta lite, con gravissimi contraccolpi a carico dellintera societ:

    la contraddizione centrale sostiene Carlo Galli quella che

    contrappone ristretti strati elevati, in grado di comprendere le dina-

    miche del capitale mondiale, e di determinarle attraverso leve eco-

    nomiche o tecnico-burocratiche [], e gli strati subalterni perenne-

    mente agiti e incapaci di protagonismo. La contraddizione centrale

    insomma che la societ [] organizzata economicamente e cultu-

    ralmente in modo tale che la grandissima maggioranza delle persone

    28 Oxfam, The Cost of Inequality, Oxfam Media Briefing, 18 gennaio 2013, citato in D. Harvey, Diciassette contraddizioni e la fine del capita-lismo, cit., p.172.

    Kark Marx

  • SCIENZE E RICERCHE N. 21 15 GENNAIO 2016 | SCIENZE POLITICHE

    21

    c gi il precedente della svedese Vattenfal, produttrice di energia, che ha citato per molti miliardi di dollari il governo tedesco per avere deciso di dismettere gradualmente le cen-trali nucleari dopo Fukushima.

    Le crisi delleconomia contemporanea, a partire da quella del 1929, scoppiano sempre quando il ciclo economico ha raggiunto il culmine e sono spesso originate dal crollo dei mercati finanziari.

    Durante la prosperit crescono non solo i prezzi ma anche il tasso di

    attivit. Entrambi questi fattori portano ad un aumento della profittabi-

    lit, il che provoca un rafforzamento dellattivit di investimento. Le-

    secuzione degli ordini di investimento produce dopo un certo tempo

    un allargamento dellapparato produttivo, che d origine ad una cadu-

    ta della profittabilit: cadono contemporaneamente i prezzi e il tasso

    di attivit. La riduzione dellattivit frena lattivit di investimento,

    cosa che di nuovo si traduce dopo un certo tempo in una contrazione

    dellapparato produttivo, che agisce nel senso di un rinnovato accre-

    scimento della profittabilit, manifestantesi nella crescita dei prezzi e

    del tasso di attivit34.

    Lorigine delle crisi contemporanee finanziaria. Il perio-do immediatamente precedente allo scoppio delle crisi ca-ratterizzato da grande euforia dei mercati finanziari, in cui gli operatori effettuano operazioni altamente speculative, acqui-stando e vendendo titoli di borsa, prendendo a prestito dalle banche le somme necessarie per lesecuzione dei contratti e senza avere unadeguata copertura di mezzi propri. Quando il meccanismo si inceppa, le difficolt di pagamento si dif-fondono tra tutti gli operatori, le banche pretendono la resti-tuzione delle somme prestate, tutti cercano di vendere i titoli per recuperare le somme necessarie ai rimborsi e il prezzo dei titoli crolla drammaticamente. Si verificano collassi e fallimenti a catena di operatori e di istituzioni finanziarie, la crisi di liquidit si trasmette alle imprese di produzione e si verificano calo della produzione, chiusura di imprese, falli-menti, licenziamenti di lavoratori e disoccupazione di massa.

    Malgrado la gravit e lestensione della crisi del 29, essa non fu valutata come un campanello dallarme degli assetti fondamentali del capitalismo. Per esempio, la Sezione eco-nomica della Societ delle Nazioni nel 1932 esprimeva que-sta considerazione:

    Le cause fondamentali [della crisi del 1929] risalgono alquanto addie-

    tro nella disorganizzazione prodotta dalla guerra e dai pesi di debiti

    e di tassazione che a causa della guerra vennero ammassati [] Il

    meccanismo di aggiustamento ha funzionato nel periodo postbellico,

    con attriti e difficolt crescenti. [] [Bisognava] estendere la variet

    e il volume dei traffici internazionali, [] consentire alle forze della

    concorrenza di riformare la specializzazione territoriale dei mercati

    mondiali [e] accollarsi e liquidare gradualmente leredit finanziaria

    della guerra.

    34 M. Kalecki, Il ciclo economico, in Id., Antologia di scritti di teoria economica, il Mulino, Bologna 1979.

    pi agevole la liquidazione dei beni dei debitori insolventi. La finanza internazionale ha avuto sempre le redini in

    mano e la cosiddetta troika (Bce, Commissione europea e Fmi) ha esercitato i suoi poteri in nome e per conto degli interessi finanziari privati. Si verificata una esautorazione della democrazia da parte di poteri tecnocratici senza nessu-na legittimazione popolare nellambito di un modello neo-liberista di politiche di deregolamentazione dei mercati31. Si verificata una profonda trasformazione che ha fatto di-ventare lo Stato unimpresa al servizio delle imprese32. Gli Stati sono stati pienamente coinvolti nella logica della finan-za internazionale e ne sono diventati in qualche modo dei servo-meccanismi.

    I trattati europei prescrivono le modalit per il finanzia-mento del debito pubblico: le banche centrali hanno il divieto di finanziare direttamente gli Stati, che sono cos costretti a trovare sui mercati finanziari chi presti denaro. Gli Stati ven-gono considerati a priori troppo spendaccioni e quindi sotto-posti alla disciplina dei mercati finanziari, considerati altret-tanto a priori efficienti e onniscienti, mentre la banca centrale europea non pu sottoscrivere direttamente le emissioni ob-bligazionarie degli Stati europei, tra i quali quelli pi deboli rimangono allora esposti agli attacchi speculativi in quanto privi della garanzia di potere finanziarsi presso la stessa Bce.

    La commissaria al commercio dellUe Cecilia Malmstrm, a un giornalista che le chiedeva come continuasse a difende-re il Ttip (il Trattato sul commercio e gli investimenti tra Usa e Ue) malgrado la forte opposizione dellopinione pubblica, ha risposto: Il mandato non mi stato conferito dal popolo europeo33, confermando lidea che autorit prive di legitti-mazione democratica possono ignorare autorit elette dal po-polo. Nel caso si tratta di accettare, tra laltro, che le aziende sono autorizzate a querelare i governi qualora le loro politi-che danneggiassero i profitti, con la conseguenza che impre-se private potrebbero imporre per via giudiziaria la propria volont a governi espressi dal voto popolare. In questo senso

    31 J. Habermas, Legemonia di Berlino contro lanima dellEuropa, la Repubblica, 18 luglio 2015. Una questione molto dibattuta con opinioni divergenti quella della compatibilit del capitalismo con la democrazia. Laccumulazione originaria si realizz con la violenza e la frode e il pie-no appoggio dello Stato. Montesquieu e Constant pensavano che il com-mercio avrebbe potenziato la libert ed evitato le guerre. Il capitalismo ha sempre dimostrato, specialmente nei tempi recenti, di avere una particolare simpatia per i regimi autoritari, al punto che il connubio tra mercato e democrazia, con buona pace di tanti arroganti sacerdoti del neoliberismo, storicamente tramontato. La Cina ha dimostrato che il capitalismo si sviluppa magnificamente dal seno di un ordine politico che nega i pi elementari diritti, avendo messo in piedi lapparentemente assurda com-binazione della pi efficiente ed aggressiva economia capitalista con la guida del pi grande Partito comunista che sia mai esistito (G. Rossi, La cura cinese per leconomia globalizzata, Il Sole 24 Ore, 17 novembre 2013). Molto probabilmente la politica economica cinese ha tratto ispi-razione dal modello Singapore, dove Lee Kuan Yew, primo ministro dal 1959 al 1990, ha creato un efficientissimo regime che coniuga il pi sfre-nato consumismo capitalistico con la pi totale mancanza di democrazia liberale.32 P. Dardot, C. Laval, La nuova ragione del mondo. Critica della razio-nalit neoliberista, DeriveApprodi, Roma 2013, p. 382.33 Cos riferisce S. iek, Perch il Ttip un attacco alle democrazie europee, la Repubblica, 19 ottobre 2015.

  • SCIENZE POLITICHE | SCIENZE E RICERCHE N. 21 15 GENNAIO 2016

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    radicalmente le teorie dellequilibrio economico, anche se le misure realizzate non avevano certo lintenzione di mo-dificare la struttura del mercato capitalistico, ma semmai di rianimarlo senza intaccarne le caratteristiche di fondo, evi-tando quindi di incidere sulla propriet capitalistica. Duran-te la seconda guerra mondiale e nel dopoguerra le funzioni economiche dello Stato si sono notevolmente accresciute, soprattutto per laumento delle spese, incidendo sul funzio-namento del sistema pur non modificando essenzialmente i rapporti sociali predominanti.

    Le vicende della crisi avevano dimostrato come falsa la te-oria secondo la quale il sistema economico ha una tendenza verso la piena occupazione dei fattori produttivi ed anzi si evidenziava che lo stato di equilibrio poteva essere conce-pito anche senza piena occupazione. Teorici come Malthus,