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Nel seguito viene presentato un focus sul Sistema Energetico italiano, così come presentato dai più recenti dati statistici ufficiali. Da questo quadro, sicuramente non esaustivo ma indicativo del nostro sistema energetico, si evince la complessità della questione in oggetto che impone a tutti noi cittadini la responsabilità di informarci adeguatamente e, nel contempo, di pretendere da chi ci rappresenta la capacità di implementare strategie energetiche nazionali, sicuramente non demandabili a soli quesiti referendari, seppur importanti. Nel 2014 la composizione percentuale delle fonti energetiche impiegate per il soddisfacimento della domanda italiana è stata determinata con il 61,1 % di produzione da combustibili fossili, confermando il primato del gas naturale, con una quota del 54,5% della produzione termoelettrica, e il 38,9 % da fonti energetiche rinnovabili – FER. (fonte: TERNA, 2015) Va, inoltre, precisato, che se si considera il periodo 2001-2014 si riscontra un incremento positivo di + 66.206 GWh di produzione lorda da FER, secondo le percentuali di seguito riportate: 33,3% solare, 25,1% bioenergie, 21,1% eolica, 17,6% idraulica, 2,1 % geotermica. (Fonte: GSE, 2015) Figura 1: Variazione della produzione da fonti rinnovabili (Fonte: GSE 2015) Nonostante tale significativo incremento di produzione da FER, legato alle politiche di incentivazione dello Stato, l’Italia continua ad essere caratterizzata da una forte dipendenza energetica dall’estero sia per l’approvvigionamento dell’energia

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Page 1: Azione Cattolica Italiana | Homepage sul... · Web viewAl fine di meglio definire le aree in cui è possibile effettuare nuove attività di ricerca di idrocarburi con il recente Decreto

Nel seguito viene presentato un focus sul Sistema Energetico italiano, così come presentato dai più recenti dati statistici ufficiali. Da questo quadro, sicuramente non esaustivo ma indicativo del nostro sistema energetico, si evince la complessità della questione in oggetto che impone a tutti noi cittadini la responsabilità di informarci adeguatamente e, nel contempo, di pretendere da chi ci rappresenta la capacità di implementare strategie energetiche nazionali, sicuramente non demandabili a soli quesiti referendari, seppur importanti.

Nel 2014 la composizione percentuale delle fonti energetiche impiegate per il soddisfacimento della domanda italiana è stata determinata con il 61,1 % di produzione da combustibili fossili, confermando il primato del gas naturale, con una quota del 54,5% della produzione termoelettrica, e il 38,9 % da fonti energetiche rinnovabili – FER. (fonte: TERNA, 2015)Va, inoltre, precisato, che se si considera il periodo 2001-2014 si riscontra un incremento positivo di + 66.206 GWh di produzione lorda da FER, secondo le percentuali di seguito riportate: 33,3% solare, 25,1% bioenergie, 21,1% eolica, 17,6% idraulica, 2,1 % geotermica. (Fonte: GSE, 2015)

Figura 1: Variazione della produzione da fonti rinnovabili (Fonte: GSE 2015)

Nonostante tale significativo incremento di produzione da FER, legato alle politiche di incentivazione dello Stato, l’Italia continua ad essere caratterizzata da una forte dipendenza energetica dall’estero sia per l’approvvigionamento dell’energia elettrica (principalmente da Svizzera, Francia, e Slovenia – fonte: AEEG, 2015)- da notare l’importazione dalla Francia di energia elettrica da nucleare, conseguenza del referendum del 1987- sia per l’approvvigionamento dei vettori energetici primari (olio e gas naturale). Più in generale, la dipendenza dell'Unione europea (UE) dalle importazioni di energia, in particolare di petrolio e più recentemente di gas, è al centro delle preoccupazioni in merito alla sicurezza dell'approvvigionamento energetico. Nel 2013, infatti, più della metà (53,2 %) dei consumi interni lordi di energia dell'UE-28 era coperta dalle importazioni. In questo scenario, l’Italia si colloca al 7° posto per tasso di dipendenza energetica (Fonte: Eurostat, 2016). A differenza dei principali partner europei, infatti, il sistema energetico italiano mostra la sua fragilità non disponendo di sufficienti fonti di produzione autoctone.

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Ciò unitamente all’esigenza di raggiungere gli obiettivi ambientali fissati dalla UE per il 2020, raggiunti con largo anticipo, hanno indotto l’Italia ad accelerare sul fronte del risparmio energetico e su quello dello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, nonché ad incrementare la produzione autoctona al fine di minimizzare le importazioni.Per ciò che attiene alle attività estrattive in Italia, la situazione attuale è riportata nella figura seguente:

Figura 2: L’estrazione del petrolio in Italia (Fonte: SITEB, 2016)Dal seguente grafico (Figura 3), si evince che la maggiore produzione di gas naturale deriva da impianti petroliferi a mare mentre oltre l’87% dell’olio proviene da piattaforme petrolifere su terra

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Figura 3: Produzione in % di gas naturale e olio greggio a terra e a mare(Fonte: DGRME, 2015)

Figura 4: Zone marine aperte alla presentazione di nuove istanze (Fonte: UNMIG, 2016)I titoli minerari per la ricerca e la coltivazione di idrocarburi in mare, vengono conferiti dal Ministero dello sviluppo economico in aree della piattaforma continentale italiana istituite

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con leggi e decreti ministeriali, denominate "Zone marine" e identificate con lettere dell’alfabeto. Finora sono state aperte, con la Legge 21 luglio 1967, n. 613, le Zone A, B, C, D e E, e, con decreto ministeriale, le Zone F e G. Negli ultimi anni sono state introdotte, ai fini della salvaguardia delle coste e della tutela ambientale, ulteriori limitazioni alle aree dove possono essere svolte nuove attività minerarie. In particolare il Decreto Legislativo 3 aprile 2006 n. 152, “Norme in materia ambientale” definisce le aree in cui sono vietate le nuove attività di ricerca, di prospezione e di coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare (art. 6, comma 17). Il divieto è stabilito nelle zone di mare poste entro dodici miglia dalle linee di costa lungo l'intero perimetro costiero nazionale e dal perimetro esterno delle aree marine e costiere protette. Altre limitazioni sono poste dall’articolo 4 della Legge 9 gennaio 1991, n. 9 (divieto nelle acque del Golfo di Napoli, del Golfo di Salerno e delle Isole Egadi e nelle acque del Golfo di Venezia, nel tratto di mare compreso tra il parallelo passante per la foce del fiume Tagliamento e il parallelo passante per la foce del ramo di Goro del fiume Po) . Le modifiche normative introdotte nel corso degli anni hanno di fatto ridotto le aree in cui è possibile presentare nuove istanze per il conferimento di titoli minerari. Al fine di meglio definire le aree in cui è possibile effettuare nuove attività di ricerca di idrocarburi con il recente Decreto Ministeriale 9 agosto 2013 si è proceduto ad una rimodulazione della zona “E” e ad una ricognizione delle zone marine aperte alla presentazione di nuove istanze. (UNMIG, 2016)

In merito alle riserve di idrocarburi, il dato al 31 dicembre 2014 secondo la classificazione internazionale in certe (probabilità maggiore del 90%), probabili (maggiore del 50%) e possibili (molto minore del 50%), rivela, rispetto al dato fissato al 31 dicembre 2013 e al netto della produzione ottenuta nell’anno 2014, una rivalutazione di circa il 9,8% per il gas e di circa il 14,6% per l’olio. Per quanto attiene all’ubicazione delle riserve certe, il 59% del totale nazionale di gas è ubicato in mare e in particolare il 40% nella zona A, mentre le riserve di olio ricadono quasi per il 90% in terraferma, per la maggior parte in Basilicata. Nelle Tabelle seguenti, sono riportate le riserve di gas naturale (Tabella 1) e di olio greggio (Tabella 2), in cui le riserve a terra sono classificate in base alla Regione di appartenenza in Nord, Centro, Sud e Sicilia1.

Tabella 1: Riserve di gas naturale al 31 dicembre 2014 (FONTE: DGRME, 2015)

1 Il Nord comprende Val d’Aosta , Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna; il centro comprende Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo e Molise; il sud comprende Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. La Sicilia e riportata separatamente mentre in Sardegna non sono presenti giacimenti idrocarburi GAS (Milioni di Sm3) Certe Probabili Possibili % Certe Nord Italia

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Tabella 2: Riserve di olio al 31 dicembre 2014 (Fonte: DGRME, 2015)

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BIBLIOGRAFIA:

AEEG 2015 – Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas e il sistema idrico Importazioni nette di energia elettrica per frontiera anni 2013-2014 http://www.autorita.energia.it/it/dati/eem49.htm

DGRME 2015- Ministero dello Sviluppo Economico Direzione Generale per le risorse minerarie ed energetiche Rapporto annuale 2015 Attività dell’anno 2014 http://unmig.mise.gov.it/unmig/stat/ra2015/it/ra2015.pdf

Eurostat 2016 Statistics Explained Energy Dependence rate- all products http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/File:Energy_dependency_rate_—_all_products,_2013_(%25_of_net_imports_in_gross_inland_consumption_and_bunkers,_based_on_tonnes_of_oil_equivalent)_YB15.png

GSE, 2015 – Gestore Servizi Energetici Rapporto Statistico Energia da fonti rinnovabili http://www.gse.it/it/salastampa/GSE_Documenti/Rapporto%20statistico%20GSE%20-%202014.pdf

SITEB Il petrolio italiano uno sguardo d’insieme http://www.siteb.it/new%20siteb/documenti/RASSEGNA/6711_7.pdf

Terna 2015- Dati statistici sull’energia elettrica in Italia, 2014 Nota di sintesi http://download.terna.it/terna/0000/0607/85.PDF

UNMIG, 2016 Ministero dello sviluppo economico Direzione Generale per la sicurezza anche ambientale delle attività energetiche e minerariehttp://unmig.mise.gov.it/unmig/cartografia/zone/zone.asp