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ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI Sezione di Novara “M.O.V.M. Mario Fregonara”

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ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI Sezione di Novara “M.O.V.M. Mario Fregonara”

Il presente volume è stato redatto unicamente per

scopi didattici, ne è proibita la diffusione e la duplicazione non autorizzata.

La realizzazione di questo opuscolo è stata resa possibile grazie alla collaborazione del Comitato Guglielmo Marconi che ha gentilmente concesso

l’utilizzo del materiale contenuto nel sito

www.radiomarconi.com Nel formulare i nostri più sentiti ringraziamenti al Comitato Guglielmo Marconi, ci auguriamo che

questo lavoro possa aiutare quanti lo leggeranno a conoscere meglio la nostra storia ed amare

un po’ di più la nostra Bella Italia.

Sezione Alpini di Novara

La bandiera Italiana

«Sii benedetta! Benedetta nell'immacolata origine, benedetta nella via di prove e di sventure per cui immacolata ancora procedesti, benedetta nella battaglia e nella vittoria, ora e sempre, nei secoli! Non rampare di aquile e leoni, non sormontare di belve rapaci, nel santo vessillo; ma i colori della nostra primavera e del nostro paese, dal Cenisio all' Etna; le nevi delle alpi, l'aprile delle valli, le fiamme dei vulcani, E subito quei colori parlarono alle anime generose e gentili, con le ispirazioni e gli effetti delle virtù onde la patria sta e si augusta: il bianco, la fede serena alle idee che fanno divina l' anima nella costanza dei savi; il verde, la perpetua rifioritura della speranza a frutto di bene nella gioventù de' poeti; il rosso, la passione ed il sangue dei martiri e degli eroi, E subito il popolo cantò alla sua bandiera ch' ella era la più bella di tutte e che sempre voleva lei e con lei la libertà», L'epoca napoleonica

1796 Vessillo militare dei Cacciatori a cavallo della Legione Lombarda (Museo del Risorgimento di Milano)

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Nella costituzione repubblicana del 1947, all’art. 12, si legge: “La Bandiera della Repubblica Italiana è il Tricolore: verde, bianco e rosso a tre bande verticali di eguale dimensione”. Il significato dei tre colori è: Verde = Il colore delle nostre pianure. Bianco = La neve delle nostre cime. Rosso = Il sangue dei caduti. Dal discorso di Giosuè Carducci, tenuto il 7 gennaio 1897 a Reggio Emilia per celebrare il 1° centenario della nascita del Tricolore

Il vessillo sventolò alla testa delle formazioni dei patrioti italiani che nell'ottobre 1796 si arruolarono volontariamente nell'Armata d'Italia per combattere contro l'Austria. Napoleone infatti, entrato da vincitore a Milano il 10 maggio 1796, promuove l’organizzazione della "Legione Lombarda", forte di 3.471 uomini, nella quale ognuna delle sette coorti "avrà il suo stendardo tricolorato Nazionale Lombardo distinto per numero, ed ornato degl'emblemi della Libertà". Fu questa una delle prime insegne consegnate da Napoleone Bonaparte ai soldati lombardi, in piazza del Duomo a Milano, che nel 1796 combattevano nelle file dell'esercito francese. Il tricolore, bianco, rosso, e verde, allora distintivo unicamente militare, Non si sa precisamente quando fosse stata utilizzata per la prima volta; Napoleone la adottò il 15 maggio 1796 per le Legioni lombarde e italiane. Nell'ottobre dello stesso anno il tricolore assunse il titolo di bandiera rivoluzionaria italiana ed il suo verde, proclamato colore nazionale, divenne per i patrioti simbolo di speranza per un migliore avvenire: con questo valore fu adottata l'anno seguente dalla Repubblica Cisalpina.

Repubblica Cispadana

1796-1797

Repubblica Cispadana

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Nella seduta del 7 gennaio 1797 i delegati della Repubblica Cispadana, accogliendo una mozione di Giuseppe Compagnoni, decretano "che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di tre colori verde, bianco e rosso". Nasce così il Tricolore come vessillo nazionale La prima bandiera tricolore Cispadana ha i colori disposti in tre strisce orizzontali: il rosso in alto, il bianco in mezzo, il verde in basso. Al centro è dipinto il Turcasso o Faretra con quattro frecce, a simboleggiare l'unione delle quattro popolazioni di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. Le lettere “R” e “C”, poste ai lati sono le iniziali di Repubblica Cispadana. La ricostruzione storica del primo tricolore è di Ugo Bellocchi..

La prima campagna d'Italia, che Napoleone conduce tra il 1796 e il 1799, sgretola l'antico sistema di Stati in cui era divisa la penisola. Al loro posto sorgono numerose repubbliche giacobine, di chiara impronta democratica: la Repubblica Ligure, la Repubblica Romana, la Repubblica Partenopea, la Repubblica Anconitana. La maggior parte non sopravvisse alla controffensiva austro-russa del 1799, altre confluirono, dopo la seconda campagna d'Italia, nel Regno Italico, che sarebbe durato fino al 1814. Tuttavia, esse rappresentano la prima espressione di quegli ide-ali di indipendenza che alimentarono il nostro Risorgimento. E fu proprio in quegli anni che la bandiera venne avvertita non più come segno dinastico o militare, ma come simbolo del popolo, delle libertà conquistate e, dunque, della nazione stessa.

1798

Stendardo del II Reggimento D'Usseri della Repubblica Cisalpina (1800)

Sala detta del Tricolore - Palazzo Comunale, Reggio Emilia

Costruita su progetto dell'architetto Lodovico Bolognini tra il 1772 e il 1787, la Sala era originariamente destinata a sede dell'archivio generale della Municipalità. Il 27 dicembre 1796 ospitò il Congresso dei deputati di Reggio, Modena, Bologna e Ferrara che, dopo aver proclamato la Repubblica Cispadana, il 7 gennaio 1797 ne adottarono come vessillo il tricolore bianco rosso e verde. Oggi è sede del Consiglio Comunale e delle più importanti manifestazioni civiche.

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Il Gran Consiglio della Repubblica Cisalpina, nella seduta dell’11 maggio 1798, decreta che "La Bandiera della Nazione Cisalpina è formata di tre bande parallele all'asta, la prossima all'asta verde, la successiva bianca, la terza rossa. L'asta è similmente tricolorata a spirale, colla punta bianca". Tale risoluzione venne molto spesso disattesa: per almeno quattro decenni, infatti, le bandiere con il tricolore saranno composte con modalità variabili nell'accostamento e nella disposizione, sino alla definitiva codifica del 1848.

Bandiera nazionale e di stato a terra dal 20 agosto 1802 al marzo 1805. Il tricolore cisalpino, forse ritenuto troppo simile a quello francese, o troppo rivoluzionario, fu riarrangiato nel 1802 in un nuovo disegno.

Il drappo era quadrato. Invece la versione marittima, decretata ufficialmente, come la versione di terra, il 30 agosto 1802 ma già descritta in un documento del 17 luglio, aveva una forma molto allungata (prop. 3/8). Curiosamente, le insolite proporzioni del drappo furono scelte perché stimate simili a quelle delle navi che lo inalberavano.

Repubblica Italiana 20 agosto 1802 -1805

Regno Italico 1805 -1814

Repubblica Cisalpina 1797-1802

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1 bandiera della guardia nazionale milanese (20-xi-1796) 2 prima bandiera tricolore napoleonica - (ott, 1796) 3 bandiera granatieri delle guardia di napoleone (1802) 4 bandiera del presidente napoleone (1802) 5 bandiera reggimentale del primo Regno d'Italia (1861) 6 bandiera ufficiale del regno di Sardegna (1848) poi del Regno d'Italia 7 bandiera del governo siciliano provvisorio (1848) 8 bandiera delle 5 giornate di Milano (1848) 9 bandiera della repubblica di Venezia (con San Marco) (1848-1849) La prima con le caratteristiche della n. 2 (barre verticali bianco, rosso e verde) fu proposta dal sacerdote Giuseppe Compagnoni, deputato di Ferrara, ed ebbe il suo battesimo il 7 gennaio 1797 a Reggio Emilia in età napoleonica con la Repubblica cispadana, formata da Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia. Nata a bande orizzontali aveva una faretra colma di frecce con fronde versi attorno. le bande divennero verticali durante la Repubblica Cisalpina a partire dall'11 maggio 1798. Nel 1802 (la n. 3) i colori erano a figure geometriche concentriche (quadrato, rombo, quadrato). Fu poi Venezia,nella famosa rivoluzione di Manin, a riprendere la n.2. Dopo il Congresso di Vienna e la restaurazione dei regimi reazionari, il tricolore compare sporadicamente come simbolo rivoluzionario della Carboneria a Napoli e a Torino, nel 1821 e nel Cilento nel 1828. Fu Mazzini, fondatore della Giovine Italia (1831) ad adottare il tricolore come simbolo dell’Italia futura: sopra di esso vi erano scritte che compendiavano il credo mazziniano: da una parte, “Libertà’ - Uguaglianza - Umanità’“, dall’altra “Unità - Indipendenza”. Il tricolore sventolò per la prima volta nelle strade in una manifestazione a Genova il 10 dicembre del 1847, nell'anniversario dell’insurrezione popolare del 1746, ma con un chiaro significato patriottico ed antiaustriaco; vi parteciparono oltre 30.000 patrioti provenienti da ogni regione italiana. Nella festa genovese, fra stendardi inneggianti a Balilla e ad altri popolani genovesi protagonisti della sommossa, spiccavano due tricolori. Uno lo issava Goffredo Mameli, l’altro, Luigi Paris. Il tricolore inizia a diventare l’emblema di una nazione e di un popolo che vuole riunirsi in una Repubblica dalle Alpi alla Sicilia. Il 23 marzo del 1848 al momento di varcare il Ticino ed intraprendere la guerra all’Austria, Carlo Alberto adotta il tricolore come bandiera del proprio esercito, mettendo nella banda bianca lo stemma dei Savoia. Diventato simbolo di liberta’ fu adottato negli Stati che si erano ribellati alle antiche dinastie, e fu l’emblema delle ultime repubbliche, la Romana e la Veneta, che resistettero alla restaurazione dei vecchi governi . Dopo 1849 divenne simbolo del Regno di Sardegna e dal 1861 del Regno d’Italia. Pur mancando un'esplicita sanzione normativa, il Tricolore è ormai diventata la bandiera nazionale italiana: la materia riguardante la bandiera verrà, infatti, organicamente disciplinata dopo la Gran-de Guerra con il regio decreto-legge 24 settembre 1923, n. 2072, convertito nella legge 24 dicem-bre 1923, n. 2264. Nel 1947 il Tricolore, ovviamente privo del simbolo della dinastia sabauda, viene introdotto nella costituzione repubblicana del 1947, all’art. 12, si legge: “La Bandiera della Repubblica Italiana è il Tricolore: verde, bianco e rosso a tre bande verticali di eguale dimensione”.

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Il Risorgimento

Bandiera nazionale Decretata come bandiera mercantile il 15 aprile 1848, già del Regno di Sardegna dal 1848, diventata del Regno d'Italia il 17 marzo 1861. Fu ammainata il 19 giugno 1946, quando l'Italia era già una repubblica. Lo scudo dei Savoia rappresentava l'unità nazionale sotto la casa regnante. Il Tricolore adottato il 27 Marzo 1848 (rimarrà in vigore fino al Giugno del 1946). Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto di Savoia rompe gli indugi e dichiara guerra all'Austria: ha inizio la prima guerra di indipendenza. Lo stesso Re ordina che "Le truppe che entreranno sul suolo lombardo inalberino ed assumano la bandiera italiana bianca, rossa e verde, con in mezzo lo scudo di Savoia (croce bianca in campo rosso)". L'incarico di disegnare il modello della nuova bandiera fu affidato a Bigotti, segretario del Ministro dell'Interno.

Bandiera del Regno d'Italia (dal Bellocchi) Regno di Sardegna (1848-1861) e Regno d'Italia (1861-1946) 1861 Tricolore del Regno d'Italia Il 18 febbraio 1861 si riunisce a Torino il primo Parlamento italiano e il 17 marzo viene proclamata la costituzione del Regno d'Italia. Il nuovo Stato adotta tacitamente come bandiera nazionale quella del Regno di Sardegna: il tricolore con lo stemma dei Savoia, orlato d'azzurro e sormontato dalla corona reale. Per l'impiego come bandiera di stato e della marina da guerra lo scudo dei Savoia doveva essere sormontato dallo corona reale.

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Nei tre decenni che seguirono il Congresso di Vienna, il vessillo tricolore fu soffocato dalla Restaurazione, ma continuò ad essere innalzato, quale emblema di libertà, nei moti del 1831, nelle rivolte mazziniane, nella disperata impresa dei fratelli Bandiera, nelle sollevazioni negli Stati della Chiesa. Dovunque in Italia, il bianco, il rosso e il verde esprimono una comune speranza, che accende gli entusiasmi e ispira i poeti: "Raccolgaci un'unica bandiera, una speme", scrive, nel 1847, Goffredo Mameli nel suo Canto degli Italiani. E quando si dischiuse la stagione del '48 e della concessione delle Costituzioni, quella bandiera divenne il simbolo di una riscossa ormai nazionale, da Milano a Venezia, da Roma a Palermo. Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto rivolge alle popolazioni del Lombardo Veneto il famoso proclama che annuncia la prima guerra d'indipendenza e che termina con queste parole:"(…) per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell'unione italiana vogliamo che le Nostre Truppe(…) portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla Bandiera tricolore italiana." Allo stemma dinastico fu aggiunta una bordatura di azzurro, per evitare che la croce e il campo dello scudo si confondessero con il bianco e il rosso delle bande del vessillo.

Torino 18 Febbraio 1861 Apertura del Primo Parlamento italiano - Dipinto di T. Van Elven

Regno costituzionale delle Due Sicilie

Adottato il 03 Aprile 1848 da Ferdinando II

di Borbone

Governo provvisorio lombardo (1848)

Governo provvisorio della Sicilia1848-1849

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Repubblica Veneta dal 27 Marzo 1848 al 24 Agosto 1849

Granducato costituzionale di Toscana 1848-1849

1849 Bandiera della Repubblica Romana (Museo del Risorgimento di Milano)

Il 9 febbraio si costituisce la Repubblica Romana che decreta la fine del potere temporale e adotta come bandiera il tricolore, come del resto già avevano fatto i governi provvisori dei Ducati dell'Italia settentrionale sorti dopo la fuga degli antichi sovrani. L'estrema difesa della Repubblica dagli attacchi delle truppe francesi, capeggiata da Garibaldi, vede il sacrificio, tra gli altri, anche di Goffredo Mameli, autore dell'inno nazionale. Questo vessillo con il motto "Dio e popolo" sventolò dal balcone del Campidoglio durate la repubblica romana nel 1849.

Regno delle Due Sicilie

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Dall'unità d’Italia ai nostri giorni

Repubblica Sociale Italiana (1944)

Repubblica Sociale Italiana 23 Settembre 1943 - Aprile 1945

La bandiera di combattimento delle Forze Armate della "Repubblica Sociale Italiana" entrata in vigore il 28 Gennaio 1944.

Repubblica Italiana 2 giugno 1946

Il Tricolore italiano attualmente in vigore, approvato dall'Assemblea Costituente il 24 Marzo 1947 e descritto nell' art. 12 della Costituzione...

Bandiera dei Corpi d'Armata dell'Esercito e dell'Aeronautica e dei reparti a terra della Marina definita con D.L. n°1252 del 25 Ottobre 1947. La Bandiera è pulita e si compone di una freccia d'ottone dorato, un'asta rivestita di velluto verde ed ornata con bullette d'ottone, un drappo quadrato di cm.99 X 99 diviso verticalmente in tre parti uguali, una fascia formante due strisce di colore turchino azzurro ed un cordone argentato. Dal 5 Ottobre 2000 bandiera an-che dell'Arma dei Carabinieri in quanto decretata IV Corpo d'Armata d'Italia con DL n° 297.

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Bandiera della Marina Mercantile recante al centro della banda bianca l'emblema araldico delle quattro Repubbliche Marinare senza corona turrita e rostrata per distinguerla da quella militare e da quella messicana (D.L. n° 1305, 1947). La Bandiera mercantile decretata il 9 novembre 1947 e in vigore dal 30 successivo. Lo stemma con le armi inquartate delle repubbliche marinare, Venezia, Genova, Amalfi e Pisa, fu aggiunto alla bandiera nazionale per differenziarla in mare da quella messicana, che all'epoca era pulita. Analoga la bandiera della marina militare, ma lo stemma è coronato e il leone di Venezia tiene il libro chiuso sotto la zampa, alza la spada e differisce per alcuni altri particolari. Per le navi da guerra, infatti, l'emblema araldico delle quattro repubbliche marinare è sormontato dalla corona turrita e rostrata con il leone di San Marco, armato di una spada, che poggia la zampa anteriore sinistra sul Vangelo chiuso. Nella bandiera della marina mercantile la corona non è presente ed il leone, rappresentato nel quarto della repubblica veneziana, è senza spada ed il Vangelo è aperto con la scritta “pax tibi Marce evangelista meus”.

La bandiera della Marina Militare Italiana istituita il 9 Novembre 1947 con Decreto Legislativo n° 1305, con gli stemmi delle Repubbliche marinare di Venezia, Pisa, Genova ed Amalfi, sormontate dalla corona turrita e rostrata, per distinguerla sul mare da quella messicana.

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Bianco, rosso, verde, o meglio: bianco generico, verde a scelta e rosso opinabile… No, così non va. La Bandiera è una cosa seria. Tricolore sì, ma tricolore non significa soltanto tre colori, bensì “quei” tre colori che fanno del Tricolore la Bandiera italiana. Capita spesso di vederla esposta in pessima salute a edifici pubblici, con tinte che ricordano vagamente il rosso, il verde e soprattutto il bianco. Rattrista vederla languire al balcone delle scuole, meglio conservata quella che vediamo alle finestre delle abitazioni private, grazie alle cure di chi usa di tanto in tanto acqua e sapone. Comunque sia, da adesso le cose dovrebbero migliorare, perché dopo 206 anni, il Tri-colore è stato … codificato: I toni cromatici dei colori della bandiera della Repubblica, indicati dall'art. 12 della Costituzione (La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni),

Il Tricolore va esposto sempre ma non deve mancare in queste quattro occasioni: 4 novembre, 25 aprile, 7 gennaio e 2 giugno.

Il 17 gennaio 2003 sono stati definiti ufficialmente i colori della bandiera che si basano sulla scala Pantone e dalla circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 2 giugno 2004, sono: il verde prato brillante (17-6153TC), il

bianco latte (11-0601TC) e il rosso pomodoro (18-1662TC).

15 sono definiti dalla circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 2 giugno 2004, UCE 3.3.1/14545/1, con i seguenti codici Pantone tessile, su tessuto stamina (fiocco) di poliestere: Verde 17-6153 (verde prato brillante), Bianco 11-0601 (bianco latte), Rosso 18-1662 (rosso pomodoro). Decreto Del Presidente Del Consiglio Dei Ministri 14 aprile 2006 "Disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche", (GU 174 del 28 luglio 2006). I colori sono stati definiti anche dalle circolari del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta (18/9/2002) e quella del segretario generale Antonio Catricalà (17/1/2003). Tutto è iniziato nel 2002, quando un politico italiano, deputato al Parlamento europeo, passando davanti al palazzo della UE ha notato che la bandiera italiana era pressoché irriconoscibile, perché il rosso sfumava verso un deciso arancione. C’è da dire che l'ex presidente della Repubblica Ciampi ha rilanciato la Bandiera (“Ne vorrei una in ogni famiglia”), ma soprattutto ha invitato gli italiani al rispetto del loro-nostro simbolo più sacro. Dopo il piccolo incidente diplomatico, la presidenza del Consiglio ha commissionato al Poligrafico dello Stato uno studio per codificare una volta per tutte la variante cromatica dei tre colori. È dunque stato stabilito che saranno verde prato brillante, bianco latte e rosso pomodoro. Che fare delle Bandiere, per così dire, fuori legge? Le lasciamo alla sensibilità di chi deve esporle. Chi vuole acquistarne una, sappia che deve chiederne una con i colori … veri. Tanto per la cronaca, ricordiamo che il Tricolore fu adottato dalla Repubblica Cispadana a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797; nel 1805 Napoleone l’adottò come bandiera del Regno d’Italia (che aveva largamente saccheggiato di opere d’arte, ma questa è un’altra storia). Nel 1848 diventò la Bandiera del Regno di Sardegna, con lo stemma sabaudo in campo bianco e, nel 1861, la Bandiera del Regno d’Italia. Con la nascita della Repubblica scompare lo stemma sabaudo dal Tricolore, che diventa ufficialmente la Bandiera nazionale con l’entrata in vigore della Costituzione, il 1° gennaio 1948. Perché questi tre colori? Il bianco indica vittoria, prudenza, autorità; il verde indica la natura, l’uguaglianza, la libertà, la gioia ed il rosso l’ardire e il valore. Ci sono anche delle regole, sulle dimensioni e sull’esposizione. La Bandiera ufficiale esposta all’esterno deve essere 3 metri per 2, oppure 4 metri e mezzo per 3; quella per l’interno un metro e mezzo per uno. Va esposta sempre di giorno (se viene lasciata anche di notte va illuminata), al posto d’onore nel caso ci siano altre bandiere e deve essere sempre in buono stato. Un colore pantone è un colore codificato numericamente a cui corrisponde una ed una sola tinta. Il colore pantone, quindi, non si ottiene come incrocio dei quattro colori fondamentali (ciano, magenta, indaco e nero) e, di conseguenza, non risente di eventuali errori di percentualizzazione nella quadricromia. I colori pantone sono "universalmente" codificati da un codice alfanumerico che è riconosciuto ed univoco a livello internazionale. I codici della bandiera italiana sono della serie TC (Textile Colors) ovvero si riferiscono ai Colori per il Tessile. La loro codifica è come segue: i primi due numeri riguardano la luminanza, gli altri 2 (da 00 a 64) sono la tonalità e gli ultimi due sono la saturazione.

16 Come viene esposta la Bandiera Italiana

La Bandiera Italiana esposta al balcone

Il Tricolore in riquadro

La Bandiera Italiana vista da destra

Lo scudetto Tricolore

La Bandiera Italiana vista da sinistra

Il Tricolore in circolo

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Striscione Tricolore esposto in orizzontale Il Tricolore a disco ed a

coccarda

Striscione Tricolore esposto in verticale

Il Tricolore nella sciarpa per sindaci e per giudici popolari

Lo stendardo Tricolore I termini giusti su pennoni e bandiere

(glossario essenziale)

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Come si espone quotidianamente il tricolore

Italia, Europa Europa, Italia, Comunale/Regionale/Provinciale

Come si espone il tricolore, in presenza di un ospite

Ospite, Italia, Europa Nota: se l'ospite appartiene

all'Unione Europea la bandiera Italiana e quella Europea vengono

scambiate

Europa, Italia, Ospite, Comunale/Regionale/Provinciale

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Pubblicato il regolamento che disciplina l'uso delle bandiere Le regole per l'esposizione del Tricolore

(Dpr 7.4.2000, n.121) Tricolore e bandiera dell'Ue a norma di legge. Con un regolamento, emanato ai sensi della legge n. 22 del 1998, e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 16 maggio 2000, sono definiti tempi, modalità e spazi di esposizione del vessillo ufficiale della Repubblica italiana. Nessuna differenza formale, precisa il testo, tra il simbolo italiano e la bandiera azzurra dell'Unione europea: le nuove regole, infatti, si applicano anche alla bandiera della Ue. Con un imperativo, però, per quanto concerne i tempi: nelle cerimonie ufficiali deve per prima essere alzata la bandiera italiana -che sarà anche l'ultima ad essere ammainata- e solo dopo quella europea. Definite anche le giornate festive durante le quali è doveroso innalzare, nei luoghi istituzionali, il simbolico drappo: la Festa della Repubblica, per esempio, e quella Tricolore; ma anche la Festa del patrono d'Italia e delle Nazioni Unite. Ribadita la regola di tenere a mezz'asta la bandiera in segno di lutto. Esporlo non è un optional. Le "istruzioni per l'uso" sono leggi dello Stato: Legge 5 febbraio 1998, n. 22 "Disposizioni generali sull'uso della bandiera della Repubblica italiana e di quella dell'Unione europea". Decreto del Presidente della Repubblica 7 aprile 2000. N.121 "Regolamento recante disciplina dell'uso delle bandiere della Repubblica italiana e dell'Unione europea da parte delle amministrazioni dello Stato e degli enti pubblici". Decreto Del Presidente Del Consiglio Dei Ministri 14 aprile 2006 "Disposizioni generali in materia di cerimoniale e di precedenza tra le cariche pubbliche". Flag etiquette Fonte: ZNAMIEROWSKY, ALFRED, The World Encyclopedia of Flags (Lorenz Books, 1999) Non esistono convenzioni internazionali sull'uso della bandiera (flag etiquette), ma le disposizioni adottate da un gran numero di paesi hanno tali analogie da poter ipotizzare delle linee di comportamento comunemente accettate. In generale si identificano due diversi ambiti di esposizioni di bandiere: a livello nazionale o in occasione di eventi internazionali. In ambedue i casi è norma generalmente seguita che bandiere nazionali esposte in gruppo debbano aver stessa dimensione, essere issate ciascuna su un proprio pennone o su funi separate se fissate su yardarm. La pratica di fissare due o più bandiere alla stessa fune é considerata generalmente scorretta. La maggior parte dei paesi seguono le seguenti regole per l'esposizione della propria bandiera nazionale. -La bandiera viene esposta dall'alba al tramonto, ma non in caso di tempo inclemente. -L'esposizione notturna ne è consentita purché ben illuminata. -La bandiera viene alzata vivacemente ed abbassata con solennità. -La bandiera viene sempre usata in modo dignitoso. Non deve mai toccare il suolo né l'acqua. Non deve mai essere portata sostenuta piatta o orizzontalmente, ma sempre in alto e libera di sventolare naturalmente. Mai usata come copertura di tavoli o sedute o come qualsiasi tipo di drappeggio. Mai usata come involucro per qualsiasi oggetto da contenere, trasportare o spedire. -La bandiera nazionale non può mai essere esposta in posizione inferiore ad altre rispetto alle quali deve bensì occupare la posizione privilegiata. Tutte debbono essere issate su un proprio pennone e tutti della stessa altezza. Le bandiere devono avere tutte la stessa dimensione o almeno la stessa larghezza ed essere issate tutte alla stessa altezza. Le altre bandiere nazionali devono susseguirsi in ordine alfabetico come istituito dal linguaggio locale. -Quando le bandiere sono due esposte accoppiate, quella nazionale occupa la posizione di sinistra rispetto all'osservatore. Lo stesso deve risultare anche qualora si usasse incrociare le aste. -In una esposizione di tre bandiere in linea, quella nazionale occupa la posizione centrale. -Quando sono quattro in linea, quella nazionale deve essere la prima a sinistra dell'osservatore. -Quando sono cinque e oltre sarebbero da prevedere due nazionali, una per ciascuna estremità. Presso sedi di organizzazioni internazionali e in occasioni di conferenze o altri eventi, anche sportivi, internazionali, è consuetudine che le bandiere si susseguano secondo l'ordine alfabetico locale oppure di quello dell'Inglese.

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LO STENDARDO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBLICA

La somiglianza tra la bandiera italiana con

l'emblema dello Stato e quella messicana

Dopo la proclamazione della Repubblica, venne provvisoriamente adottata, quale insegna del Capo dello Stato, la bandiera nazionale. Soltanto nel 1965, su impulso del Ministero della Difesa, fu predisposto un progetto per l'adozione di uno specifico vessillo destinato al Capo dello Stato. Motivi di opportunità sconsigliarono la soluzione più naturale, il tricolore con l'emblema della Repubblica al centro: in quella foggia, infatti, lo stendardo poteva confondersi con l'insegna del Presidente degli Stati Uniti Messicani, che era anche la bandiera nazionale di quel Paese.

Lo stendardo mod. 1965

Fra le varie ipotesi, l'allora Presidente Saragat scelse quella che prevedeva il drappo d'azzurro, caricato dell'emblema della Repubblica in oro. Entrambi i colori appartengono alla più autentica tradizione militare italiana, simboleggiando, rispettivamente, il comando e il valore.

Lo stendardo mod. 1990

Questo modello sarebbe durato sino al 1990, quando il Presidente Cossiga adottò un nuovo stendardo, costituito dalla bandiera nazionale bordata d'azzurro, introducendo anche un regolamento d'uso che ne moltiplicava l'utilizzazione e l'esposizione nelle cerimonie e negli edifici pubblici.

Lo stendardo mod. 1992

Il modello 1990 durò solo due anni. All'inizio del suo mandato, infatti, il Presidente Scalfaro volle ripristinare lo stendardo del 1965, riducendo, però, le dimensioni dell'emblema della Repubblica. Questa foggia sarebbe rimasta in uso fino al 4 novembre 2000.

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Nuovo stendardo del Presidente

della Repubblica Italiana In vigore dal 4 novembre 2000

D.P.R. 9 ottobre 2000 (Gazz. Uff. 14 ottobre 2000, n. 241)

Lo stendardo presidenziale costituisce, nel nostro ordinamento militare e cerimoniale, il segno distintivo della presenza del Capo dello Stato e segue perciò il Presidente della Repubblica in tutti i suoi spostamenti. Viene innalzato sulle automobili, sulle navi e sugli aeroplani che hanno a bordo il Presidente; all'esterno delle Prefetture, quando il Capo dello Stato visita una città; all'interno delle sale dove egli interviene ufficialmente. Il nuovo stendardo presidenziale, che si ispira alla bandiera della Repubblica Italiana del 1802-1805, vuole legare maggiormente l'insegna del Capo dello Stato al tricolore, sia come preciso richiamo storico del nostro Risorgimento, sia come simbolo dell'unità nazionale. La sua forma quadrata e la bordatura d'azzurro simboleggiano le Forze Armate, di cui il Presidente della Repubblica è Capo. L'esemplare originale dello stendardo, qui riprodotto, è conservato nell'ufficio del Comandante del Reggimento Corazzieri.

Palazzo del Quirinale, 31-12-2007

Il Presidente Giorgio Napolitano in occasione del messaggio

di fine anno. Dietro, a sinistra dell'aula,

la corretta esposizione delle bandiere:

a sinistra quella del Quirinale, al centro il Tricolore,

a destra quella europea.

L' emblema: un Simbolo per la Repubblica

Il 5 maggio 1948 l'Italia repubblicana ha il suo emblema, al termine di un percorso creativo durato ventiquattro mesi, due pubblici concorsi e un totale di 800 bozzetti, presentati da circa 500 cittadini, fra artisti e dilettanti. La vicenda ha inizio nell'ottobre del 1946, quando il Governo di De Gasperi istituì una apposita Commissione, presieduta da Ivanoe Bonomi, la quale percepì il futuro stemma come il frutto di un impegno corale, il più ampio possibile. Per questo, si decise di bandire un concorso nazionale aperto a tutti, basato su poche tracce: esclusione rigorosa dei simboli di partito, inserimento della stella d'Italia, "ispirazione dal senso della terra e dei comuni". Ai primi cinque classificati sarebbe andato un premio di 10.000 lire (circa mezzo milione di oggi).

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Il primo concorso Al concorso rispondono 341 candidati, con 637 disegni in bianco e nero. I cinque vincitori vengono invitati a preparare nuovi bozzetti, questa volta con un tema ben preciso, imposto dalla Commissione: "una cinta turrita che abbia forma di corona", circondata da una ghirlanda di fronde della flora italiana. In basso, la rappresentazione del mare, in alto, la stella d'Italia d'oro; infine, le parole UNITA’ e LIBERTA’. La scelta cadde sul bozzetto di Paolo Paschetto, al quale andarono ulteriori 50.000

lire e l'incarico di preparare il disegno definitivo, che la Commissione trasmise al Governo per l'approvazione, esponendolo insieme con gli altri finalisti in una mostra in Via Margutta. è il febbraio 1947: l'emblema sembrava cosa fatta, ma il traguardo era ancora lontano.

Il secondo concorso L'emblema, però, non piacque - qualcuno lo definì, addirittura, "tinozza" - e fu perciò nominata una nuova Commissione che bandì, attraverso la radio, un secondo concorso, di cui, purtroppo, non rimane alcuna traccia negli archivi. L'esame di alcune lettere, però, farebbe pensare che l'orientamento fosse quello di privilegiare un simbolo legato all'idea del lavoro. Anche questa volta, risultò vincitore Paolo Paschetto, il cui elaborato fu sottoposto a ulteriori ritocchi da parte dei membri della Commissione. Finalmente, la proposta approdò all'Assemblea

Costituente dove, con non pochi contrasti, fu approvata nella seduta del 31 gennaio 1948. Ultimati altri adempimenti e stabiliti i colori definitivi, si arriva al 5 maggio: il Presidente della Repubblica Enrico De Nicola firma il decreto legislativo n. 535, che consegna all'Italia il suo simbolo.

La lettura dell’Emblema L'emblema della Repubblica Italiana è caratterizzato da tre elementi: la stella, la ruota dentata, i rami di ulivo e di quercia. La stella è uno degli oggetti più antichi del nostro patrimonio iconografico ed è sempre stata associata alla personificazione dell'Italia, sul cui capo essa splende raggiante. Così fu rappresentata nell'iconografia del Risorgimento e così comparve, fino al 1890, nel grande stemma del Regno unitario (il famoso stellone); la stella caratterizzò, poi, la prima onorificenza repubblicana della ricostruzione, la Stella della Solidarietà

Italiana e ancora oggi indica l'appartenenza alle Forze Armate del nostro Paese. La ruota dentata d'acciaio, simbolo dell'attività lavorativa, traduce il primo articolo della Carta Costituzionale: "L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro". Il ramo di ulivo simboleggia la volontà di pace della nazione, sia nel senso della concordia interna che della fratellanza internazionale; la quercia incarna la forza e la dignità del popolo italiano. Entrambi, poi, sono espressione delle specie più tipiche del nostro patrimonio arboreo.

L’Autore dell’Emblema Paolo Paschetto, di famiglia valdese, nacque il 12 febbraio 1885 a Torre Pellice, in provincia di Torino, dove è morto il 9 marzo 1963. Professore di ornato all'Istituto di Belle Arti di Roma dal 1914 al 1948, fu artista polivalente, passando dalla xilografia alla grafica, dall'olio all'affresco, dalla pittura religiosa al paesaggio. Fu autore, tra l'altro, di numerosi francobolli, compresa "la rondine" della prima emissione italiana di posta aerea.