apicoltura di montagna - apinvallagarina.it · apicoltura di montagna prima lezione rovereto -...
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APICOLTURA di MONTAGNAPRIMA LEZIONE
ROVERETO - GIOVEDÌ 14/02/2013
PAOLO FONTANA & VALERIA MALAGNINIFondazione Edmund Mach, Centro Trasferimento Tecnologico
PERCHÉ PARTECIPARE AD UN CORSO DI APICOLTURA?
• Si vuole iniziare col piede giusto
• Per verificare le proprie conoscenze
• Per trovare nuovi stimoli e idee
• Per confrontarmi con altri apicoltori
• Perché non fa mai male
• Per fare un passo avanti rispetto a quello che facciamo
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PERCHÉ UN CORSO DI APICOLTURA DI MONTAGNA
• Spesso la bibliografia si riferisce all’apicoltura basata sull’ape ligustica
• Anche i corsi nazionali fanno riferimento all’apicoltura peninsulare o basata su ape ligustica
• L’apicoltura di montagna ha molte peculiarità
• Tutte le tecniche possibili devono essere tarate per la montagna
• Anche le dimensioni aziendali in montagna sono diverse
PROGRAMMA DEL CORSO
Argomento Data Argomento Data
Biologia dell’ape mellifera e della coloniaLe razze dell’ape melliferaL’arnia razionale e cenni di storia dell’apicoltura.Valore ecologico ed agronomico dell’ apicoltura
giovedì
14/02/13h 19,00-
22,00
I prodotti dell’alveareProduzione di miele, polline, propoli, pappa reale e cera
giovedì
11/04/13h 19,00-
22,00
Attrezzature apisticheIl calendario dell’apiarioLa registrazione e la gestione dei dati dell’apiarioRisveglio e ripresa primaverile.La sciamatura.Il raccolto.La preparazione all’invernoL’invernamento
giovedì
28/02/13h 19,00-
22,00
Visita ad un apiarioLezione pratica di traslarvoPratica di costituzione nucleiMarcatura delle reginaValutazione dell’infestazione da Varroa
sabato
13/04/13h 9,00-
13,00
La VarroaBiologia della VarroaVirosi e VarroaPratiche apistiche contro la VarroaSostanze acaricide contro la Varroa
giovedì
14/03/13h 19,00-
22,00
Produzione di api regine e selezioneProduzione di nucleiIl pacco d’api
Giovedì
02/05/13h 19,00-
22,00
Malattie delle api (ad esclusione della Varroa)SintomiModalità di controllo
giovedì
28/03/13h 19,00-
22,00
Adempimenti Burocratici dell’apicoltura.Il regolamento attuativo legge provinciale sull’apicoltura Sicurezza alimentare e gestione igienico sanitaria nella produzione e lavorazione del miele
giovedì
16/05/13h 19,00-
22,00
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MEMENTO
PER FARE APICOLTURA
OGGIOCCORRE SEMPRE TENERE
PRESENTE CHE:
Una solida conoscenza teorica della biologia delle apiServe come e più di molti anni di esperienza
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La VARROA è il primo problema
Le modificazioni del clima e dell’ambiente sono un grave problema
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Dobbiamo essere consapevoli del patrimonio genetico delle api, non c’è più l’apporto della selezione naturale
•Gli aspetti ecotossicologici devono sempre esserci presenti: attenzione agli “avvelenamenti”
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UNA APIS NULLA APIS:L’unione fa la forza = cooperazione
Se qualcosa va male, la causa più probabile …. sono io
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COS’È L’APICOLTURA DI MONTAGNA?
NON È FOLKLORE
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È LEGATA AL CLIMA MONTANO
CON INVERNI LUNGHI …
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ESTATI BREVI …
SPESSO IN AMBIENTI INCONTAMINATI
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CON FIORITURE RICCHE
MA ANCHE AREE INTENSAMENTE COLTIVATE …
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PROBLEMI DELL’APICOLTURA DI MONTAGNA:
• Breve stagione produttiva e riproduttiva per le api
• Produzioni ridotte
• Rischi legati allo svernamento delle api
• Produzione di poco miele monoflorale
Produzione di apiselezionate in aree montano-alpine
•API REGINE
•NUCLEI e FAMIGLIE
•TELAINI DI COVATA
•PACCHI D’APE
PRODOTTI DELL’APICOLTURA PER L’APICOLTURA DI MONTAGNA:
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COME OTTIMIZZARE LA PRODUZIONE DEI MIELI DI MONTAGNA:
• Scegliere api adatte all’ambiente alpino
• Scegliere le tecniche apistiche idonee
• Tarare il controllo delle malattie alle condizioni alpine.
TECNICHE APISTICHE
Standard (Dadant Blat)
ARNIE“Tedesche”
“Case d’api”
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APIARI E SVERNAMENTO
Stanziale
TIPO DI APICOLTURA
Nomade
NOMADISMO
All’interno di una vallata (bassa quota-alta
quota)
All’interno della provincia (aree climatiche e
floristiche diverse)
Nell’arco alpino (aree climatiche e floristiche
diverse)
Nell’ambito nazionale (Nord-sud Italia)
CONTROLLO DELLE MALATTIE
Scegliere api:
• Poco soggette alle malattie della covata
• Che abbiano un blocco invernale della covata
• Verificare la posizione degli apiari
• Arnie idonee alla prevenzione delle malattie
• Ridurre l’importazione di api da aree climatiche diverse
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OBIETTIVI, PROSPETTIVE E PROBLEMATICHE DELL’APICOLTURA IN MONTAGNA
• Mettere a punto strategie di controllo delle malattie tarate sulla montagna
• Lavorare sul patrimonio genetico delle api
• Puntare a prodotti riconoscibili e di alta qualità
• Raggiungere l’autosufficienza nella produzione di api e regine
• Fare squadra
• Ridurre l’importazione di api da aree climatiche diverse
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Gli INSETTI sono suddivisi in 31 Ordini:
Collembola Protura Diplura Thysanura Ephemeroptera Odonata Blattodea Mantodea Isoptera Zoroaptera Plecoptera Embioptera Grylloblattodea Dermaptera Phasmida Mantophasmatodea
Orthoptera Psocoptera Mallophaga Siphunculata Thysanptera Rhynchota Neuroptera Mecoptera Trichoptera Lepidoptera Diptera Siphonaptera Coleoptera Strepsiptera Hymenoptera
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metamorfosi completametamorfosi incompleta
Imenotteri: i parenti delle api
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Le Vere Api: il genere Apis
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Arancio: Apis mellifera; Giallo: A. cerana s.l., Verde: A. florea,
Viola: A. dorsata s.l., Rosso: A. andreniformis.R
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Ape nana: Apis florea
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Ape indiana: Apis cerana
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Ape gigante: Apis dorsata
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Ape domestica: Apis mellifera
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1 antenna; 2 ocello inferiore; 3 ocello superiore; 4 occhio composito; 5 cerebro (cervello); 6 protorace; 7 arteria dorsale (aorta); 8 apparato tracheale (trachee + spiracoli tracheali); 9 mesotorace; 10 metatorace; 11 ali (primo paio); 12 ali (secondo paio); 13 mesenteron (tratto medio del tubo digerente); 14 cuore;15 ovario; 16 proctodeo (tratto finale del tubo digerente); 17 ano; 18 genitali;19 catena gangliare ventrale; 20 tubi Malpighiani; 21 ultimo tarsomero; 22 unghie del pretarso; 23 tarso + pretarso; 24 tibia; 25 femore; 26 trocantere; 27 stomodeo (prima parte del tubo digerente); 28 ganglio toracico; 29 coxa; 30 ghiandola salivare; 31 gnatocerebro; 32 apparato boccale.
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UNA CARATTERISTICA FONDAMENTALE DELLE API È AVERE IL CORPO COPERTO DI PELURIA
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UNA PELURIA PIUMATA
FONDAMENTALE NELLA RACCOLTA DEL POLLINE
CAPO
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OCELLI
CAPO
ANTENNA
TARSO
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30
2 PAIA DI ALI
ALA ANTERIORE
ALA POSTERIORE
ZAMPA ANTERIORE ZAMPA POSTERIORE
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31
PUNGIGLIONE
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GHIANDOLE DELLA CERA
LE API SONO INSETTI SOCIALI E SONO DIVISI IN CASTE
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CASTE
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Le modalità di comunicazione d)**) +,- ./1/ + 23224/55-
sotto studio, ma molto è stato chiarito. Le api hanno una comunicazione di tipo semiochimico6 7)d-+12) - feromoni6e una di tipo fisico8 *) 9/.-dd)22) ;danze;6 9<) *) +,-
attuano per comunicare un ben determinato messaggio alle compagne..
LA COMUNICAZIONE NELLE API
Feromone di allarmeCi sono due principali ormoni di allarme presenti nelle api operaie.Il primo è rilasciato dalla ghiandola di Koschevnikov, situata presso il pungiglione ed è una miscela di 40 composti circa, tutte molto volatili. Il feromone è rilasciato quando le api pungono e richiama altre api a concentrarsi sul luogo di emissione del feromone ed attuare comportamenti difensivi. Il fumo può mascherare questo feromone.L’altro ormone è rilasciato dalle ghiandole mandibolari. Ha un effetto deterrente e repellente verso altri organismi. E sembra aumentare con l’età delle api. E’ molto presente nelle bottinatrici e potrebbe anche servire da marcatura per altre bottinatrici.
COMUNICAZIONE: I FEROMONI DELLE API
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Feromone di riconoscimento della covataPreviene le operaie dal produrre covata nelle colonie dove questa è presente. Sia le larve che le pupe emettono il feromone che inibisce lo sviluppo degli ovari nelle operaie e stimola la nutrizione e la cura della covata.Feromone dei fuchiEmesso dai fuchi, promuove l’aggregazione di questi al fine di costituire arene di fecondozione per regine vergini.Feromone della ghiandola di DufourLa ghiandola di Dufour sbocca nella parete dorsale della vagina. Il secreto di questa ghiandola sembra venga rilasciato sulle uova alla deposizione. Permette alle operaie di distinguere le uova deposte dalla regina da quelle eventualmente deposte da altre operaie. Nelle colonie prive di regina le uova deposte da api fucaiole sembrano avere questo ormone e quindi vengono accettate.
Feromone di marcatura delle uovaHa un effetto simile a quello prodotto dalle ghiandole di Dufour.Feromone improntaÈ lasciato dalle api quando camminano e migliora il messaggio del feromone di Nasonov nella ricerca del nettare. Nelle regine questo feromone, emesso dai tarsi, è depositato sui favi: riduce la produzione di celle reali ed il suo effetto cala con l’età della regina.Feromone di bottinaturaÈ rilasciato dalle bottinatrici anziane per rallentare la maturazione delle api nutrici. Fa in modo che nella colonia ci sia equilibrio tra nutrici e bottinatrici.Feromone di Nasonov È prodotto dalle operaie ed è usato per l’orientamento ed il riconoscimento della propria colonia.
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FEROMONI DELLA REGINA
Feromone della ghiandola mandibolare (QMP)Il QMP, è uno dei feromoni più importanti. Promuove I comportamenti sociali, la cura dell’alveare, la sciamatura, il comportamento riproduttivo e soprattutto l’inibizione dello sviluppo degli ovari nelle api operaie.
Feromone del seguito della regina (QRP)Questo feromone fa sic he la regina sia sempre seguita strettamente da un certo nuemro di api.
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COMUNICAZIONE: LE DANZE DELLE API
Karl von Frisch Premio Nobel 1973
La scoperta delle danze si deve a Karl von Frisch. Egli si era accorto della presenza di una qualche forma di comunicazione con il seguente esperimento: metteva una soluzione zuccherina nei pressi dell'alveare, e delicatamente marchiava il torace della prima ape ad accorgersene. Quando, a distanza di un certo tempo, le api affluivano numerose, regolarmente l'ape marchiata mancava. Frisch, dopo aver ripetuto l'esperimento più volte ottenendone il medesimo risultato, giunse alla conclusione obbligata che l'ape doveva aver comunicato alle compagne la posizione esatta della fonte di cibo. Si mise quindi al lavoro per scoprire la modalità con cui le api si passavano l'informazione. A tal fine si servì di una speciale arnia sperimentale di vetro, grazie alla quale scoprì una serie di tipi di danze.
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OLTRE 100 m ENTRO 100 m
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Trofallassi: scambio di cibo e comunicazione
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LA SCIAMATURA
La Sciamatura è il modo in cui si riproducono le famiglie di api (considerando la colonia come un superorganismo non essendo in grado i singoli individui di sopravvivere da soli), tra le quali l'ape europea.La nuova colonia si forma quando l'ape regina lascia la colonia con un nutrito numero di api operaie. Tale sciame è detto primario ed è formato dalla vecchia regina. Qualora vi siano più vergini nella famiglia rimasta è possibile una nuova sciamatura detta secondaria che potrebbe essere seguita da una molto più rara sciamatura terziaria etc.. Gli sciami secondari e terziari, formati quindi da regine vergini, sono di dimensioni ridotte rispetto allo sciame primario.La sciamatura è un fenomeno prevalentemente primaverile, che dura usualmente due o tre settimane, dipendenti dalle condizioni locali. Occasionalmente possono però verificarsi sciamature fuori periodo, in stagione inoltrata, di solito causate da problemi sanitari.
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LA CELLA ESAGONALE
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Quale di queste due immagini è corretta?
Solo la soluzione di destra permette lo scarico del peso tra tutte le cellette del favo
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IL FAVO: la costruzione
La incredibile geometria del favo
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La forma naturale del favo
L’ALVEARE “NATURALE”
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CICLO BIOLOGICO DELL’APE DOMESTICA
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L'APE OPERAIA
La regina depone l’uovo nella celletta
Le operaie nutrono la larva
Le operaie chiudono la celletta larva
La larva si trasforma in pupa
L’ape adulta esce dalla celletta
La larva si sviluppa
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Nell'arco della loro vita, le api operaie compiono diversi compiti secondo la loro età, fino ai 21 giorni non escono dall'alveare e realizzano differenti funzioni:
PULITRICI: si occupano di mantenere puliti i favi e tutto l'alveare NUTRICI: cominciano a produrre le loro ghiandole ipofaringee produttrici di pappa realePRODUTTRICI DELLA CERA: sviluppano le ghiandole produttrici di cera e costruiscono i favi IMMAGAZZINATRICI: sono quelle che ricevono il cibo dalle bottinatrici e lo collocano nei favi GUARDIANE: sorvegliano la porticina di ingresso dell'alveare affinché non entrino operaie di altri alveari VENTILATRICI: generano una corrente d'aria per deidratare il nettare
Dopo i 21 giorni si atrofizzano le ghiandole cerigene e per questo escono dall'alveare divenendo BOTTINATRICI compiendo le seguenti funzioni:
raccoglitrici di nettare. raccoglitrici di polline. raccoglitrici di propoli. raccoglitrici di acqua.
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FUCO
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MACCHINA VOLANTE
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OCCHI, ALI E GENITALI
Il fuco, chiamato anche pecchione, è il maschio dell'apedomestica. Nasce da uova non fecondate di ape reginafeconda o vergine o dalle uova deposte da api fucaiole. Ilsuo corpo è grosso e coperto di peli; la ligula è corta percui non può bottinare, ma solo assorbire il miele dai favie deve essere nutrito di polline dalle operaie; nonpossiede pungiglione.
l'immagine del fuco inoperoso ed ozioso, è stata del tuttosuperata da recenti ricerche: collabora all'allevamentodelle larve, scaldando la covata con il calore prodotto dalproprio corpo, liberando quindi delle operaie per altremansioni. Non è in grado di bottinare, ma opera latrofallassi (lo scambio del nettare da un insetto all'altro)concorrendo come le operaie a questa importantefunzione
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• DEPONE LE UOVA (APPARATO GENITALE DELL’ALVEARE
• MANTIENE LA COESIONE DELL’ALVEARE (FEROMONE REALE)
• PORTA I CARATTERI GENETICI (MADRE DI TUTTE LE API)
L'APE REGINA
L'APE REGINA è un individuo adulto, fertile, femminiledella colonia d'api; è normalmente la madre di tutte le apipresenti nell'alveare. La regina si sviluppa da una larvaselezionata dalle api operaie e nutrita con pappa reale alfine di renderla sessualmente matura. In situazioniordinarie, all'interno della famiglia d'api è, quindi, l'unicoindividuo fertile.
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IL SEGRETO DELLO SVILUPPO DELL’APE REGINA È NELL’ALIMENTAZIONE, TUTTA A BASE DI PAPPA REALE
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DIVERSI VOLI NUZIALI E SI FECONDA CON MOLTI MASCHI
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dopo l'ultimo
volo nuziale,
comincia il
periodo della
deposizione
delle uova che
può arrivare
sino a 3000 al
giornoj k lmnmg
calcolato che
nel corso della
sua vita una
regina può
arrivare a
deporre uova
per un peso
pari a circa
mille volte il
suo.
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DEPOSIZIONE DELLA COVATA
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Apis mellifera mellifera: ape tedesca
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OrigineQuesta sottospecie di Apis mellifera è originaria dell’Europa centrosettentrionale. Deriva da api penetrate in Europa dal nord Africa, attraverso la Spagna e quindi è affine all’Apis mellifera iberica. Da un punto di vista genetico è dunque ben separata sia da ligustica che da carnica, che sono invece sottospecie gemelle.AspettoL'ape mellifera ha dimensioni lievemente maggiori dell'ape ligustica e carniche, ma può essere riconosciuta poiché è generalmente di colore scuro ed è priva righe leggermente più chiare. La peluria è lunga e molto scura anch’essa da cui il nome di ape nera. Hanno la ligula più corta di carnica e ligustica, pari a circa 6,0 mm.
Caratteristiche positive• Vola a temperature inferiori• Raggio di bottinatura più ampio• Scarsa propensione a sciamare, se non si fa una buona
manutenzione e se non si esercita un controllo adeguato.• sono buone bottinatrici (anche se più scarse rispetto all'ape
italiana) specialmente su praterie• grande adattabilità all'ambiente montano• sopportano molto bene inverni lunghi• buona resistenza alle malattie (specialmente verso quelle che
colpiscono la covata)• ben adattate alle zone in cui il nettare non è presente in quantità
costanti, nutrendosi in periodi di scarsità con miele o melata• immagazzina le provviste vicino alla covataCaratteristiche negative• talvolta caratterizzata da una certa aggressività• molto propolizzatrici• non si adattano molto bene alle estati calde.• durante l'inverno, le colonie restano spesso attive con un buon
consumo invernale delle scorte
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Apis mellifera ligustica: ape italiana
Sopra: Api (Apis mellifica ligustica). Torino, Museo di Zoologia, ora Museo Regionale di Scienze naturali. Si tratta dei «tipi» in base ai quali Massimiliano Spinola descrisse nel 1806 questa sottospecie di ape da miele che si diffuse nel mondo.
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OrigineL'ape ligustica è originaria dell'Italia. Questa sottospecie si è formata sopravvivendo all'era delle glaciazioni come le sottospecie geneticamente differenti della Spagna e della Sicilia. È la sottospecie più diffusa al mondo tra le api mellifere, per l'apprezzamento che ha tra gli apicoltori, in quanto ha dimostrato di essere adattabile alla maggior parte dei climi dal subtropicale al temperato, anche se ha dimostrato meno adattamento ai climi umidi tropicali.AspettoL'ape ligustica ha all'incirca le medesime dimensioni dell'ape carnica, ma può essere riconosciuta poiché è generalmente di castano dorato o giallo, normalmente con righe leggermente più scure nella prima parte dell’addome. Hanno la ligula mediamente lunga da 6.3 a 6.6 millimetri che permette una migliore raccolta di nettare.
Caratteristiche positive• Scarsa propensione a sciamare, se non si fa una buona
manutenzione e se non si esercita un controllo adeguato.• Sono ottime bottinatrici• Buona adattabilità all'ambiente specialmente in zone a clima
temperato• Ben adattate alle zone in cui il nettare non è presente in
quantità costanti, nutrendosi in periodi di scarsità con miele o melata
• Immagazzina le provviste vicino alla covata• Si adattano molto bene alle estati calde
Caratteristiche negative• Raggio di bottinatura ridotto• Non sopportano molto bene inverni lunghi (ecotipi merid.)• Non eccellente resistenza alle malattie (specialmente verso
quelle che colpiscono la covata)• Talvolta caratterizzata da una certa aggressività: meno docile
di carnica
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Apis mellifera carnica: ape carnica
OrigineQuesta sottospecie di Apis mellifera è originaria della regione di Kranjska, Slovenia, a sud delle alpi austriache e a nord dei Balcani. Attualmente questa razza è molto popolare tra gli apicoltori e compete per predilezione con l'ape italiana. La caratteristica principale di quest'ape è la mansuetudine. Si è ben adattata alla disponibilità di nettare, per mezzo di un rapido accrescimento della popolazione in primavera diminuendo altresì la dimensione della covata quando l'alimento inizia a scarseggiare.AspettoL'ape carnica ha all'incirca le medesime dimensioni dell'ape ligustica, ma può essere riconosciuta poiché è generalmente di colore castano-grigio normalmente scuro con righe leggermente più chiare. Hanno la ligula molto lunga da 6.5 a 6.7 millimetri che permette una migliore raccolta di nettare.
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Caratteristiche positive• Vola a temperature inferiori• Raggio di bottinatura più ampio• Scarsa propensione a sciamare, se non si fa una buona
manutenzione e se non si esercita un controllo adeguato.• Sono buone bottinatrici (anche se più scarse rispetto all'ape
italiana) specialmente su praterie• Grande adattabilità all'ambiente montano• Sopportano molto bene inverni lunghi• Buona resistenza alle malattie (specialmente verso quelle che
colpiscono la covata)• Ben adattate alle zone in cui il nettare non è presente in quantità
costanti, nutrendosi in periodi di scarsità con miele o melata• Immagazzina le provviste vicino alla covataCaratteristiche negative• Sverna con colonie ridotte ed ha una ripresa tardiva ma esplosiva
con facili sciamature• Molto propolizzatrici• Non si adattano molto bene alle estati calde.• Durante l'inverno, le colonie restano spesso attive con un buon
consumo invernale delle scorte
carattere
Apis Apis Apis
mellifera mellifera mellifera
mellifera ligustica carnica
INDICE CUBITALE
1.07 2.03 2.07
PELI 5°TERGITE
0.4-0.6 0.2-0.3 0.25-0.35
LIGULA 6.00 6.05 6.06
PRINCIPALI CARATTERI MORFOLOGICI
RAZZE GEMELLE
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opqrst suvrwxytApis mellifera
mellifera
Apis mellifera
ligustica
Apis mellifera
carnica
Apis mellifera
caucasica
operaia - media 1.7 2.3 2.7 2.0
operaia - min 1.3 2.0 [2.2] 2.4 1.7
operaia - max 2.1 2.7 [2.8] 3.0 2.3
fuco - media 1.3 1.8 2.0 -
fuco - min 1.0 1.6 1.8 -
fuco - max 1.5 2.0 2.3 -
INDICE CUBITALE di
Apis mellifera mellifera, ligustica, carnicae caucasica
Insights into social insects from the genome of the honeybee Apis melliferaz{| }~�|��|| �|�~�| �|��|����� �~��~�����
API E GENETICA
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67
MELLIFERA
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68
z{| }~�|��|| �|�~�| �|��|����� �~��~�����Nature 443, 931-949(26 October 2006)
Alcune domande sul popolamento apistico del Trentino:
• Quali api popolavano il trentino prima dell’avvento della Varroa?
• Il governo austriaco ha influito sul popolamento apistico originario??
• La situazione odierna è sostenibile?
• E’ necessario ricostituire un patrimonio apistico ben adattato al Trentino sia climaticamente che dal punto di vista produttivo???
• Con che api ripopolare il Trentino??
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CHE API CI SONO OGGI IN TRENTINO?
Ape carnica: è molto diffusa e ci sono alcuni abili allevatori locali. Il
materiale di partenza però è sempre di origine estera (Austria,
Germania, Polonia, etc.).
Ape ligustica: meno diffusa in purezza, rientra comunque nel
patrimonio genetico di una grande parte delle api trentine. E’ l’ape
più allevata al mondo ed in Italia è facilissimo reperire regine,
nuclei, famiglie o pacchi d’ape di questa sottospecie.
Un grande vantaggio di queste api è la disponibilità di materiale
molto presto nella stagione ed il basso costo delle regine.
Molti sostengono tuttavia che il patrimonio genetico dell’Ape
ligustica in Italia sia alquanto scarso e troppo omogeneo in tutta la
penisola.
Ape di Buckfast: una selezione di api ottenuta mediante l’incrocio
di diverse sottospecie e ceppi locali. Viene utilizzata generalmente
come ibrido F1, essendo le regine pure alquanto costose.
Se c’è stato un cambiamento, ha portato a risultati positivi per gli apicoltori?
Molti apicoltori trentini oggi perdono numerose famiglie durante
l’inverno per vari motivi: varroasi, nosemiasi, affamamento.
Le famiglie perse vengono spesso rimpiazzate con nuovi nuclei di
api provenienti da fuori, generalmente di Ape ligustica.
L’acquisto di regine selezionate e la costituzione di nuclei da parte
degli apicoltori non è una pratica molto diffusa.
Anche la produzione di nuclei da parte dei singoli apicoltori non
risulta molto comune.
Questi fattori comportano una eterogeneità ed una scarsa efficienza
del patrimonio apistico trentino.
A parte isolate esperienze non esistono reali linee o ceppi di Ape
selezionati in Trentino e quindi ben adattati a vivere e produrre in
questa area geografica.
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mellifera ?
carnica ligustica
Il patrimonio apistico del Trentino
carnica/ligustica
Raffaele
Dall’Olio,
Alberto Marinoa,
Marco
Lodesania,
Robin F.A Moritz
Genetic characterization of Italian honeybees, Apis mellifera ligustica, based on microsatellite DNA polymorphisms* Apidologie 38 (2007)
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COSA SIGNIFICA ECOTIPO TRENTINO?
Si sente sempre più spesso parlare di “Ecotipo trentino”, ma questo termine
viene usato in modo assai diverso.
ECOTIPO (Diz. Sabatini Coletti): Aspetto particolare di una specie dovuto al diverso ambiente di sviluppo.
Spesso ci si riferisce all’Ecotipo trentino come al ceppo di api presenti nel
passato in questa provincia. Non possiamo in realtà sapere con esattezza
quali api vivessero nelle varie zone del Trentino in passato e come detto in
precedenza queste potevano essere diverse.
Quali sono le prospettive per il futuro?
Alla luce di queste considerazioni risulta evidente come occorra affrontare al più presto il problema del patrimonio apistico trentino.
In primo luogo occorre:
individuare le sottospecie o razze di Ape più adatte all’apicoltura trentina.
Verificare se esistono ceppi relitti del popolamento apistico locale, salvaguardarli e migliorarli.
Fare una intensa azione di selezione locale, anche a partire da materiale “esterno” e promuovere l’allevamento di api regine valutate in loco e che quindi diano maggiori garanzie agli apicoltori.
Allestire stazioni di fecondazione isolate per la produzione di regine di fecondazione nota e controllata.
Differenziare le strategie in base alle diverse aree climatiche del Trentino, potenziando l’apicoltura di montagna ma non reprimendo quella di basa quota.
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Pittura rupestre, Rodesia
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Tetradramma (387-295 a.c.)
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se è permesso paragonare le
cose piccole alle grandi
(Virgilio, Georgiche, IV, 176)
Il poeta dice queste parole mettendo
a confronto il lavorio delle api con quello dei Ciclopi. Nell'uso
quotidiano si suole citare la frase
quando si fanno paragoni che
potrebbero sembrare sproporzionati.
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APICIDIO
Attrezzi per la castratura dei favi negli alveari villici
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L’ARNIA RAZIONALE
Rev. Lorenzo Lorraine Langstroth(25 December 1810 - October 6, 1895)
1853: The Hive and the Honey Bee
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SPAZIO D’APE: è esattamente lo spazio che permette ad un’ape di passare facilmente tra due strutture (7.5 mm +/-1.5 mm per l’ape mellifera, un po’ meno per l’ape cerana, less for the eastern hive bee). Se lo spazio è maggiore viene ostruito con cera, se minore, tappato con propoli.
SPAZIO LARGO, CHIUSO
CON
CERA
SPAZIO STRETTO, CHIUSO
CON
PROPOLI
SPAZIO D’APE,
NON CHIUSO
IL FAVO MOBILE
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DALL’ARNIA VILLICA A QUELLA RAZIONALE
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PASSAGGIO DALL’ARNIA
VILLICA A QUELLA
RAZIONALE
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SMIELATORE CENTRIFUGO¬¥®¯¤¥
SMIELATORE
Il maggiore austriaco Francesco Hruschka, in ritiro a Dolo (Venezia), inventò nel 1865lo smielatore. Avendo egli osservato chesuo figlio aveva vuotato un favo posto in un paniere roteato come una fionda, ebbe l’idea di estrarre il miele dai favi, senza guastarli, applicando la forza centrifuga e riuscì, così, a costruire lo smielatore.
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VALORE ECOLOGICO ED AGRONOMICO DELL’ APICOLTURA
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L'IMPOLLINAZIONE È IL PROCESSO MEDIANTE IL QUALE IL POLLINE VIENE TRASFERITO TRA LE PIANTE , CONSENTENDO COSÌ LA FECONDAZIONE E LA RIPRODUZIONE SESSUALE
IMPOLLINAZIONE ABIOTICA
Si riferisce a situazioni in cui l'impollinazione avviene senza il coinvolgimento di altri organismi. Questa forma di impollinazione è predominante nelle graminacee, nella maggior parte delle conifere e in molti alberi a foglie caduche. L’idrofilia è l’impollinazione da parte dell'acqua e si verifica in piante acquatiche che liberano il loro polline direttamente nell'acqua circostante.L’anemofilia è l’impollinazione da parte del ventoCirca l'80% dell’impollinazione delle piante è biotica e il 20% abiotica.Di questa il 98% anemofila e il 2% idrofila.
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IMPOLLINAZIONEBIOTICA
Più comunemente, il processo di impollinazione richiede organismi impollinatori: animali che portano o spostano i granelli di polline dalle antere alla parte ricettiva del pistillo.
Ci sono circa 200'000specie di organismi animali impollinatori, la maggior parte dei quali sono insetti
Impollinazione da parte degli insetti , spesso si verifica su piante che hanno sviluppato petali colorati e un forte profumo per attirare gli insetti quali api, vespe e talvolta formiche (Hymenoptera), coleotteri (Coleoptera), falene, farfalle (Lepidotteri) e le mosche (Ditteri).
IMPOLLINAZIONE ENTOMOFILA
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E’ l'impollinazione compiuta da vertebrati come i pipistrelli e gli uccelli, in particolare volpi volanti (Macrochirotteri) e colibrì. Le piante adattate a utilizzare i pipistrelli e le falene come impollinatori hanno tipicamente petali bianchi e un odore forte, mentre quelle che utilizzano gli uccelli come impollinatori tendono a sviluppare petali rossi e raramente sviluppano un profumo
IMPOLLINAZIONE ZOOFILA
Da una recente ricerca è emerso che un terzo della produzioneglobale di colture proviene da specie che dipendono dall'azione di impollinatoriquali api, uccelli e pipistrelli.
IMPOLLINATORI E AGRICOLTURA
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L'impollinazione delle colture alimentari è ampiamente riconosciuta quale servizio chiave per l'ecosistema, ma fino a oggi non era ancora stata misurata l'entità della nostra dipendenza dall'impollinazione animale su scala globale.
Un gruppo internazionale di ricercatori ha svolto un esame esaustivo degli studi scientifici compiuti in 200 paesi su 115 delle principali colture globali.
Lo studio è stato pubblicato su «Proceedings of the Royal Society B: Biological Sciences».
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UNO SU TRE BOCCONI DI CIBO È STATO PRODOTTO GRAZIE ALL'IMPOLLINAZIONE
I ricercatori hanno scoperto che, delle 115 colture analizzate, 87 dipendono dall'impollinazione animale e 28 no.
Delle 87 colture dipendenti dall'impollinazione, 13 si basano interamente sull'impollinazione animale, 30 mostrano una dipendenza elevata e 27 moderata.
L’APE MELLIFERA È UN
INSETTO “SELVATICO”
IN TUTTA EUROPA. È
RESPONSABILE
DELL’IMPOLLINAZIONE
DI MOLTISSIME SPECIE
VEGETALI DELLA
COSIDDETTA FLORA
SPONTANEA
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PRIMA DELLA VARROA C’ERANO SIA ALVERAI SELVATICI CHE ALVEARI GESTITI DAGLI APICOLTORI
TRA API MELLIFERE “SELVATICHE” E QUELLE GESTITE DAGLI APICOLTORI C’ERA SCAMBIO GENETICO
OGGI LE UNICHE API MELLIFERE SONO QUELLE DEGLI APICOLTORI : LA FLORA SPONTANEA NE RISENTE
NON C’È PIÙ SCAMBIO GENETICO CON API SOTTOPOSTE A SELEZIONE NATURALE: IMPOVERIMENTO GENETICO
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GLI APICOLTORI HANNO L’ONORE E L’ONERE DI GESTORE QUESTO INSETTO CHIAVE PER GLI ECOSISTEMI
GRAZIE DELL’ATTENZIONE
Che ……….! Speriamo di no! Comunque ….
PAOLO FONTANA & VALERIA MALGANINI
Fondazione Edmund Mach Centro Trasferimento Tecnologico