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Apicoltura: i 5 errori più comuni
Abbiamo parlalo tanto di buone pratiche (che cosa bisogna fare per lavorare
bene) e un po’ meno degli errori più frequenti. Gli errori sono la più ricca fonte
di formazione: “sbagliando si impara”.
Questa raccolta di errori è basata sulle osservazioni fatte in anni di assistenza
tecnica alle aziende apistiche visitando centinaia di apiari in provincia di Trento,
ma credo che questo repertorio di errori possa essere considerato valido anche
per qualsiasi altra zona italiana … Gli errori non sono in ordine di gravità o di
importanza perché potenzialmente ciascun di essi può essere così grave da
causare la morte di una o più colonie di api.
Errore 1:
Presenza stabile in apiario di colonie troppo deboli
Ricordo che uno dei principi basilari dell’apicoltura dice che si produce di più
con una sola colonia di api molto forte che non con svariate deboli. Questo
principio viene riportato già nei manuali storici di apicoltura scritti centinaia di
anni or sono. A mio parere, e si tratta ovviamente di una valutazione del tutto
personale e soggettiva, il 95% degli apicoltori portano in produzione anche
alveari troppo deboli. Questo tipo di errore ha un impatto molto negativo sulla
produzione di miele o di qualsiasi altro prodotto dell’alveare.
Ma quando una colonia è forte? Per dare un riferimento direi quando a una quota
di 500 metri s.l.m. al 10 di aprile (in pianura 20 giorni prima in montagna 20
giorni dopo) si presenta con almeno 6 favi di covata estesa e la cassa piena di
api. Spesso l’apicoltore si lamenta del fatto che le api non salgono a melario…
Per dare un’idea anche visiva se una colonia è veramente forte il giorno
successivo alla messa a dimora del melario si presenta come quella della foto
a sinistra e qualche giorno dopo come quella della foto a destra. Quando si usa
l’affumicatore soffiando fumo sulle api dei melari nelle colonie veramente forti le
api escono dalla porticina anteriore a formare grandi “barbe” perché fisicamente
stentano a starci tutte dentro. In altri casi l’apicoltore lamenta il fatto che il foglio
cereo non viene costruito, ma se la colonia fosse forte le cose cambierebbero…
Parlo di “presenza stabile” e non semplicemente di “presenza” di colonie
troppo deboli in apiario perché in alcuni momenti della stagione apistica è logico
e ragionevole che siano presenti una certa percentuale (intorno al 20 – 25% al
massimo) di famiglie deboli.
La situazione deve però essere risolta perché non avrebbe alcun senso
affrontare la stagione produttiva delle grandi fioriture con alveari deboli che
sicuramente produrranno poco o nulla. Questo per tre ragioni importanti che
riguardano il lavoro, la spesa e il rischio:
1. Ogni arnia portata in produzione comporta un grande lavoro: spostamenti
per il nomadismo, controllo sciamatura, posa dei melari, visite di verifica,
nutrizione …
2. Ogni arnia portata in produzione comporta una certa spesa per
l’apicoltore.
3. Ogni arnia portata in produzione comporta un piccolo aumento di rischio
per malattie, saccheggi, danni a terzi ecc.
L’apicoltore ha quindi due problemi:
a. Avere solo colonie molto forti nel periodo produttivo.
b. Mantenere le colonie di api deboli entro la soglia del 20% – 25% negli
altri periodi. Questo è importantissimo perché se le colonie deboli sono
troppe possiamo risolvere il problema solo riunendole e diminuendone
quindi il numero.
Come fare?
Per mantenere le colonie deboli sotto una certa percentuale sono essenziali il
controllo della varroa e l’invernamento.
Un controllo della varroa serio richiede come minimo:
a. il blocco di covata eseguito entro il 10 luglio con trattamento al
ventiquattresimo giorno e contestuale liberazione della regina;
b. cura e nutrizione delle colonie alla ripresa della deposizione da parte
della regina in modo da favorire il recupero da parte della famiglia;
c. controllo della varroa in autunno con trattamenti tampone nel periodo
in cui la covata passa da 2 a 0 favi;
d. un trattamento invernale fatto in un momento in cui tutte le colonie
sono sicuramente e completamente rive di covata.
Invernamento
Per quanto riguarda invece l’invernamento bisogna tener presente che si
possono fare valutazioni serie sul quantitativo di api solo se si tratta di api
sane e non di “cadaveri ambulanti debilitati dalla varroa”. Un secondo elemento
riguarda la coibentazione interna al nido: le api stanno bene in una “camera
calda” fra due diaframmi. Una situazione ideale per le arnie Dadant da 10 favi
può essere quella di invernare su 8 favi ben coperti di api racchiusi fra due
diaframmi. In generale, se si tratta di api sane, queste colonie la primavera
ripartono molto bene e si presentano belle e forti. Invernare su 6 o meno di 6
favi di api comporta un serio rischio di avere la primavera colonie deboli
o molto deboli. Personalmente inverno il 75% circa delle colonie su 8 favi di api
e il restante 25% circa su 6 favi. Questo mi garantisce di poter rinforzare il
primavera le colonie deboli utilizzando favi di covata opercolata con api prelevati
da quelle forti (pareggiamento o bilanciamento). Se in primavera troppe colonie
sono deboli non ci resta altra possibilità che riunire …
Pareggiamento o bilanciamento
Quando le colonie deboli in primavera non superano il 20 – 25% si hanno tutte
le risorse necessarie per far diventare forti anche gli alveari deboli. Questa
operazione si attua in primavera quando le famiglie forti arrivano ad avere 6 o
più favi di covata e le casse sono piene di api: in pianura ad esempio si
raggiunge questo livello di sviluppo verso il 15 marzo. In queste condizioni le
colonie di api sono già forti, non temono i ritorni di freddo e possono ben
sopportare un piccolo salasso. Prima di iniziare l’operazione è importante sapere
già quali sono le famiglie forti da cui togliere un favo di covata opercolata con
api e quali quelle più deboli a cui aggiungerlo.
Nella foto un favo di covata opercolata con le sue api utile per attuare il
pareggiamento.
Prima di togliere il telaio è bene trovare la regina per essere sicuri che non si
trovi sul favo che vogliamo spostare. Vanno bene i favi con molta covata
opercolata è bene lasciare le api che vi si trovano sopra per due ragioni:
1. L’alveare che riceve viene meglio rinforzato (le api bottinatrici torneranno
alla loro arnia, ma quelle giovani resteranno).
2. Si mantiene in ciascuna colonia un rapporto equilibrato fra api e covata.
Il favo va inserito nella colonia debole fra la covata e le scorte, il più possibile
lontano dalla regina, perché le api provengono da altra arnia e potrebbero
manifestare aggressività verso una regia non riconosciuta come propria.
Togliendo il favo di covata dalle colonie troppo forti si ottiene anche il risultato
di frenare la tendenza alla sciamatura.
Quando le colonie di api sono molto forti la tendenza alla sciamatura è più alta
e va fatto un controllo accurato. Taluni apicoltori non hanno problemi di
sciamatura semplicemente perché hanno famiglie deboli, ma questo non
è certo un vantaggio perché a fronte di un minor lavoro sulla sciamatura il
raccolto è fortemente limitato se non addirittura completamente compromesso.
Il primo sciame del 2019 si è posato su un olivo appena fuori dall’arnia …
Se vi piace l’idea che le vostre arnie con i melari pesino così tento da piegare i
pali dei supporti già nella prima tappa di nomadismo seguite il principio di tenere
colonie forti …
Errore 2
Controllo della varroa non adeguato
Un controllo della varroa non adeguato può portare a due conseguenze:
1. La maggior parte delle colonie sopravvivono, ma si presentano in
primavera tutte o quasi tutte molto deboli.
Questo è un errore piuttosto frequente, molti apicoltori fanno il blocco di
covata e il trattamento invernale, ma sottovalutano l’importanza di un
trattamento tampone nel periodo autunnale quando i favi di covata
passano da 2 a 0. Questo trattamento è di importanza cruciale se si
vogliono avere belle famiglie la primavera successiva. Dobbiamo capire
che le api autunnali devono essere completamente sane e non
debilitate dalla varroa perché nascendo in autunno, dovranno sopravvivere
fino a marzo periodo in cui cominciano a nascere più api rispetto a quelle
che muoiono. A mio parere, e si tratta ancora una volta di una valutazione
personale e soggettiva, ma supportata ormai da centinaia di visite agli
apiari per l’assistenza tecnica, il 75% degli apicoltori non attua
trattamenti tampone autunnali e si trova in primavera con colonie
deboli o comunque non adeguatamente sviluppate.
2. Si hanno considerevoli perdite invernali e le famiglie sopravvissute in
primavera sono molto deboli. Questa situazione di solito si verifica quando
l’apicoltore non attua con cura e precisione o con la tempistica necessaria
i trattamenti fondamentali. Ecco alcuni sbagli che possono costare cari:
Non fare il blocco della covata: in alcune annate le cose possono
andare anche bene, ma puntuale arriva poi la stagione in cui si paga
a caro prezzo con perdite invernali che possono arrivare anche all’
80% - 100%.
Attuare il blocco troppo tardi quando le colonie non fanno più in
tempo a riprendersi. Ritengo che il 10-15 luglio possa
rappresentare una data limite anche per chi si trova nelle condizioni
di minor infestazione come ad esempio chi opera in montagna e non
fa nomadismo. Per chi attua un nomadismo spinto e ha colonie con
molta covata già in primavera presto il periodo migliore è fine giugno
primi di luglio.
Non nutrire e seguire bene le colonie alla ripresa dopo il blocco
di covata.
Non verificare la completa assenza di covata prima del
trattamento invernale o addirittura non farlo.
Errore 3
Nutrizione non adeguata alle esigenze della colonia di api.
Qui si tratta solo di accuratezza e precisione nell’esecuzione del proprio lavoro
di apicoltori. La buona casalinga, prima di fare la spesa e decidere che cosa
acquistare, verifica che cosa c’è in dispensa e in frigorifero. Lo stesso dovrebbe
fare l’apicoltore visitando accuratamente tutte le colonie prima di decidere se
nutrire e quanto nutrire. Certe volte la situazione è diversificata e alcune famiglie
richiedono di essere nutrite molto, altre poco e alcune magari anche niente
perché hanno già troppe scorte. Alcuni apicoltori mi telefonano per sapere
quanto nutrire quando però chiedo quante sono le scorte non mi sanno
rispondere …
Il tema di come valutare la quantità di scorte presenti è già stato affrontato
più volte e riporto qui quindi solo un breve riassunto:
I favi di covata, per essere ben bilanciati fra covata e scorte dovrebbero
avere circa i 2/3 di superficie coperti di covata e circa 1/3 di scorte.
Ai lati della covata dovrebbero essere presenti da 2 a 4 favi pieni di polline
e miele (un favo da nido pieno di miele pesa più di 2 Kg)
A sinistra un favo con troppe scorte e poca covata, a destra invece un favo ben
bilanciato con 2/3 circa di superficie di scorte e 1/3 circa di covata.
Normalmente la nutrizione con sciroppi zuccherini si attua in due diversi
periodi:
1. In agosto alla ripresa della deposizione delle regine dopo il blocco di
covata.
2. In primavera circa 40 -50 giorni prima della fioritura della robinia. In
entrambi i casi si visitano tutte le colonie di api prima di iniziare e si prende
nota delle esigenze di tutte le famiglie di api:
Quelle che hanno troppe scorte non vanno nutrite
Quelle che hanno una quantità adeguata di scorte vengono
nutrite poco (ad esempio mezzo nutritore piccolo ogni 7 giorni) al
solo scopo di stimolare la deposizione da parte della regina.
Quelle molto scerse di scorte vanno nutrite molto (nutrizione di
soccorso) per ripristinare le scorte e vanno periodicamente visitate
per capire quando la nutrizione può tornare ad essere più ridotta. In
questi casi si può dare un intero nutritore piccolo ogni 4 giorni.
Un errore piuttosto comune è quello di non nutrire in agosto alla ripresa dal
blocco di covata per nutrire invece in ottobre quando ci si rende conto che le
scorte sono troppo scarse. Questa non è una scelta ottimale perché in questo
modo risolviamo il problema delle scorte, ma non aiutiamo la colonia a
riprendersi dopo il blocco. La nutrizione in ottobre perde completamente il
suo scopo stimolante perché ormai le regine tendono naturalmente a deporre
sempre di meno a causa del freddo. Molto meglio nutrire in agosto abbinando
un effetto di stimolo a quello di ripristino delle scorte. Per di più la nutrizione
autunnale con sciroppi troppo liquidi favorisce le patologie intestinali come il
Nosema. Va anche ricordato che il costo del candito è moto più alto di quello
degli sciroppi e quindi se riusciamo a portare tutte le colonie ad un quantitativo
di scorte adeguato in agosto si potrà poi in inverno non mettere il candito…
Altro errore molto frequente (valutazione sempre personale e soggettiva
circa il 40% dei casi) è quello di non visitare le colonie per verificare le scorte
prime della nutrizione primaverile e prima della posa dei melari. Molti apicoltori
mettono a dimora il melario quando nel nido vi sono poche o pochissime scorte
con spazio per 10 -20 Kg di miele. Dato che le api riempiono i favi dal basso
verso l’alto e dall’interno verso l’esterno i primi 10 – 20 Kg di miele finiscono nel
nido per ripristinare le scorte e solo successivamente viene deposto nel melario.
E’ una perdita di produzione molto rilevante e un danno economico non da
poco se si considera che lo sciroppo costa poco più di 1 euro al Kg mentre il
miele vale come minimo 12 euro al Kg. Se invece le cose vanno male e a causa
del maltempo non c’è importazione di nettare le famiglie possono anche morire
di fame.
Errore 4
Costruzione di favi nuovi
La costruzione di nuovi favi a partire da fogli cerei ha 3 scopi principali:
1. rinnovare completamente i favi da nido almeno ogni 3 anni;
2. prevenire le patologie a carico della covata;
3. avere a magazzino risorse adeguate di favi per le diverse esigenze.
A mio parere il 95% degli apicoltori non opera in modo ottimale, la situazione
ideale sarebbe quella di un rinnovo periodico dei favi facendo costruire almeno
tre favi all’anno da lasciare nel nido e altri per averne di scorta. Un buon
apicoltore dovrebbe (il condizionale è d’obbligo) avere sempre a magazzino
per ciascuna colonia di api almeno:
2 favi costruiti completamente vuoti;
2 favi costruiti pieni di miele;
2 favi costruiti con miele e spazio per la covata.
Quindi chi possiede 10 arnie dovrebbe avere a magazzino almeno 60 favi di
tipologie diverse …
Questa situazione ci consente di:
1. Avere da un lato un nido con favi non troppo vecchi facendo
prevenzione sulle malattie. Nei favi troppo neri che hanno contenuto
covata per molti anni si accumulano scorie delle mute della covata e anche
patogeni fonte di malattie.
2. Con la disponibilità di 6 favi di tipologia diversa a magazzino per ogni
colonia di api è possibile risolvere qualsiasi problema di spazio o di
scorte nel nido:
Se mancano scorte possiamo aggiungere favi di miele
Se le scorte sono troppe e c’è poco spazio per la covata possiamo
togliere favi di miele ai lati e aggiungere favi vuoti nella zona centrale
della covata.
In fase di allargamento in primavera quando togliamo i diaframmi
possiamo aggiungere favi ben bilanciati con scorte, ma anche con
spazio per la covata. Ricordo che in questo periodo sarebbe inutile
aggiungere fogli cerei perché non verrebbero cosruiti.
Certamente la gestione di molti favi a magazzino crea non poco lavoro
perché essi devono essere:
1. stoccati in contenitori chiusi accorpati per categoria (vuoti, parzialmente
vuoti o pieni)
2. trattati per la tarma della cera
Tuttavia la disponibilità di molti favi di tipologia diversa permette di risolvere i
diversi problemi relativi alla presenza di scorte e allo spazio nel nido.
Nella foto in alto melari e favi da nido stoccati in pile di melari.
Errore 5
Carenza di dati e di programmazione
Può sembrare banale, ma quando si sa che cosa si vuole fare e si ha chiaro in
testa dove si vuole arrivare e come agire le cose diventano molto più facili, il
lavoro più efficace e i risultati migliori. Diversamente ci si deve per forza
accontentare “di poche idee, ma ben confuse”.
Non so stimare quanto questo errore possa essere frequente perché riguarda
molto un lavoro preparatorio di programmazione e riflessione che si fa a casa e
solo marginalmente in apiario per quanto riguarda la raccolta di dati. Tuttavia
mi accade di chiedere all’apicoltore che mi telefona per qualche consiglio quanti
sono i favi di covata, quelli coperti da api o come sono le scorte senza ottenere
risposte sufficientemente precise per poter decidere che cosa fare …
I dati vanno raccolti durante le visite in apiario per poi essere registrati in un
momento successivo. Credo che l’apicoltore dovrebbe avere sempre sottomano
per ciascuna colonia di api almeno le seguenti informazioni basilari:
1. Entità delle scorte presenti nel nido
2. Quantità di covata presente
3. Numero di telai ben coperti di api
4. Età dei favi del nido
5. Età della regina
6. Eventuale presenza di diaframmi, nutritore, candito, melari …
Ovviamente è anche necessario sapere quali materiali si hanno a magazzino.
Sulla base di questi dati, considerando l’andamento climatico e i lavori
stagionali si ragiona sulle possibili scelte e alla fine si decide cosa fare e anche
come farlo. Personalmente preferisco scrivere tutto, non solo i dati, ma anche
le ipotesi di intervento e le decisioni finali sui lavori da fare.
Scrivere aiuta a ragionare, ad analizzare chiarendosi le idee. Anche il
confronto con altri apicoltori può aiutare a prendere le decisioni giuste,
per questo motivo sono importantissime le nostre riunioni mensili.
Prima di recarci in apiario dobbiamo sapere con chiarezza:
1. Cosa vogliamo osservare.
2. Cosa vogliamo fare e come.
3. Quali materiali ci serviranno.
Buon lavoro a tutti
Romano Nesler