anno xxxi n° 37 2 novembre 2014

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ANNO XXXI N° 37 - 2 Novembre 2014 1.00 segue a pag. 5 Abbonamento annuo ordinario 30,00 - sostenitore 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Con questa Lettera il nostro Vescovo ci invita a tenere ferme alcune verità fondamentali Riflessioni e indicazioni dopo il Sinodo dei vescovi sulla famiglia EDITORIALE Una lettera alle redazioni dei giornali del Sindaco di San Benedetto del Tronto che esige una risposta Carissimi sacerdoti e carissimi fedeli, abbiamo vissuto con fede e nella preghiera allo Spirito il Sinodo che si è appena concluso e che papa Francesco ha convocato per affrontare le complesse questioni che l’attuale crisi del ma- trimonio e della famiglia sta ponendo a tutti noi e per ritrovare la gioia di annunciare l’intramon- tabile Vangelo della famiglia al mondo di oggi. La stampa ha concentrato la sua attenzione solo su alcuni aspetti, che per quanto importanti, presi da soli risultano fuorvianti per la compren- sione del progetto di Dio sul matrimonio e sulla famiglia: comunione sì, comunione no ai divor- ziati risposati; accettazione o no delle coppie omosessuali. La stampa ha dato così origine a un sinodo alternativo a quello dei vescovi, quello della carta stampata, ha trasmesso l’idea falsa che la misericordia invocata da papa Fran- cesco consista nel rendere tutto cristianamente accettabile e ha introdotto false contrapposi- zioni tra aperturisti e conservatori. Credo che, da cattolici, sia opportuno tenere ferme alcune verità fondamentali. Il matrimonio e la famiglia sono voluti dal progetto creativo di Dio, per questo la Chiesa è e resta impegnata, fedele alla volontà di Dio, a promuovere e sostenere il matrimonio in- dissolubile e fedele tra un uomo e una donna. Per questo non cessa di impegnarsi a preparare le coppie a celebrare e vivere sempre meglio il matrimonio secondo il progetto di Dio, propo- nendo un vero cammino di fede e, se necessa- rio, la riscoperta della fede. La Chiesa continua ad accompagnare con affetto i fi- danzati verso il sacramento da vi- vere secondo il progetto di Dio, che è progetto di amore. Chi si sposa in Chiesa e chiede il sacra- mento non può non accettare la verità del Vangelo e impe- gnarsi in modo esplicito e libero alla fedeltà, all’indissolubilità, all’unità del matrimonio, aperto alla generazione di nuove vite. Senza questi impegni, semplicemente non esiste sa- cramento del matrimonio. Il matrimonio è solo tra un uomo e una donna, qualsiasi altra forma di convivenza o di relazione affettiva non è affatto paragonabile al matrimonio, neppure dal punto di vista civile e sociale. La società è generata soltanto dalla differenza sessuale. Ogni essere umano è figlio di un uomo e di una donna. Il matrimonio, secondo la fede della Chiesa, è segno vivo dell’amore di Cristo per la sua Chiesa: un amore sempre fedele anche di fronte alle infedeltà della Chiesa. Se l’amore di Gesù non fosse fedele in questo modo, nes- suno di noi potrebbe credere e sperare nel suo amore, dal momento che tutti noi siamo peccatori. Per questo la formula del con- senso matrimoniale parla di fedeltà nella buona e nella cattiva sorte. Chi contrae matrimonio come sa- cramento (quindi in chiesa) si impegna ad essere segno del- l’amore di Cristo per il proprio coniuge e per i propri figli: si impegna cioè ad imitare il modo nel quale Gesù ama ciascuno di noi. Ciò significa che la verità dell’amore coniugale e familiare non è da cercare solo negli affetti e nei sentimenti (per quanto positivi, da favorire e so- stenere, sono tuttavia oscillanti), bensì nell’imi- tazione dell’amore di Gesù. L’amore vero tra un uomo e una donna per natura sua aspira all’unità, alla fedeltà e all’indissolubilità. Nessuno che si sposi per amore, aspira ad altro. Si tratta di un’aspirazione messa da Dio nel cuore dell’uomo e della donna, ma non si rea- lizza se non con impegno e dedizione costante dell’uno e dell’altra. Vivere secondo il sacra- mento del matrimonio, impegnandosi cioè ad amare come Gesù ama, è permettere a questa aspirazione di realizzarsi. Giovedì 23, ma con data venerdì 24 ottobre 2014, giungeva nelle redazioni dei giornali una lettera del Sindaco di S.Benedetto del Tronto che, senza l’usuale oggetto, così veniva imme- diatamente introdotta: “ In merito all’istituzione di un Registro Amministrativo delle Unioni Ci- vili nel Comune di San Benedetto del Tronto, si ritiene utile fornire alcune indicazioni sui criteri in base ai quali il Settore “Innovazione, servizi ai cittadini ed alla persona” sta redigendo il re- golamento in materia”. E via giù tutta una serie di giustificativi per spiegare tale impresa. Erano le 11 e 54, dopo il vento impetuoso della notte e i tuoni che annunciavano di brutto, le 12 sem- bravano un’ora fatidica per un evento straordi- nario con quella introduzione di getto e una “Innovazione” alla maiuscola. Ma dato una scorsa veloce al resto con quei 159 su 8.057 co- muni che avevano fatto la stessa cosa, un tuono improvviso e di quelli che preannunciavano lu Sciò , mi ha fatto tornare in mente la celebre fa- vola della Montagna che si era messa in parto… Io capisco che dopo tanto insistere da parte della stampa locale, cartacea e on line e possiamo ag- giungere anche televisiva, dopo il tiro a bersa- glio di molti che non bastando la propria lingua hanno fatto parlare anche le statue contro, uno perda la pazienza, ma le cose dette a spiegazione di tale decisione sono sempre le stesse che tut- tavia non convincono. L’italiano è ricco di belle parole, ma non sempre sono usate con discerni- mento. Leggo: “…ad eliminare ogni discrimi- nazione esistente. Discriminazione: significa trattare situazioni identiche in modo diverso per motivi ideologici. Matrimonio e unioni libere o di fatto o civili (con quale stabilità e con quali impegni reciproci?) non sono situazioni identi- che, quindi trattarle in modo diverso è giustizia non discriminazione. Famiglie con bambini pic- coli a carico, sono identiche a due adulti che vi- vono insieme per un “vincolo di natura affettiva”? Il contributo alla società della fami- glia con figli (contributo oneroso anche econo- micamente per la famiglia!) è unico ed è indispensabile alla sua sopravvivenza, quindi non è un privilegio riconoscerle diritti diversi e maggiori; sarebbe ingiusto nei suoi confronti non riconoscere questa diversità: sarebbe discri- minarla! Un altro passo della lettera: “Con que- sto registro, dunque, si andrebbe a tutelare e so- stenere la piena dignità umana e sociale delle unioni di fatto nel contesto sociale ed economico contemporaneo disciplinando le modalità con cui coppie di conviventi maggiorenni che non abbiano legami di parentela, siano esse etero- sessuali e/o omosessuali, ma che integrino la condizione di famiglia anagrafica basata su di un “vincolo di natura affettiva”. Quindi queste unioni vanno ratificate con un rapporto sessuale e visto che è stato ben evidenziato, che non ab- biano legami di parentela, «un vincolo di natura affettiva» che non possa assolutamente espri- mersi in un rapporto sessuale che scadrebbe nel- l’incesto, non ci può essere tra fratello e sorella. Chi conosce la realtà sambenedettese sa che di queste situazioni ce ne sono molte nella nostra città derivanti da un contesto sociale in cui la morte era frequente tra genitori in gio- vane età (per disgrazia o malattia) per cui spesso la sussistenza dipendeva dal lavoro dei figli anche in giovanissima età (per esempio, a girare la ruota: vöta ci!) ed anche per quel vincolo di natura af- fettiva fraterna, così forte e presente nelle famiglie marinare. Qui avrebbe senso un Registro e sarebbe un’origina- lità e di grande aiuto per conoscere si- tuazioni precarie nascoste da una dignitosa vergogna tipica della gente di mare. segue a pag. 2 Papa Francesco difende la famiglia “bastonata” dal relativismo A pag. 2 Conferenza del vescovo Mons. Carlo Bresciani su Paolo VI A pag. 3 Al termine del mese Missionario e prossimi alla festa dei Santi ricordiamo i tanti Martiri di oggi A pag. 3 CONTRO LA DISCRIMINAZIONE Fermiamo insieme le parole che sono proiettili A pag. 7 LA BARCA DI CARONTE E LA TOMBA “VUOTA” DEL MARINAIO A pag. 8

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Page 1: Anno xxxi n° 37 2 novembre 2014

ANNO XXXI N° 37 - 2 Novembre 2014 € 1.00

segue a pag. 5

Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno

Con questa Lettera il nostro Vescovo ci invita a tenere ferme alcune verità fondamentali

Riflessioni e indicazioni dopo il Sinodo dei vescovi sulla famiglia

EDITORIALE

Una lettera alle redazioni dei giornali del Sindaco di San Benedetto del Tronto che esige una risposta

Carissimi sacerdoti e carissimi fedeli,

abbiamo vissuto con fede e nella preghiera alloSpirito il Sinodo che si è appena concluso e chepapa Francesco ha convocato per affrontare lecomplesse questioni che l’attuale crisi del ma-trimonio e della famiglia sta ponendo a tutti noie per ritrovare la gioia di annunciare l’intramon-tabile Vangelo della famiglia al mondo di oggi.La stampa ha concentrato la sua attenzione solosu alcuni aspetti, che per quanto importanti,presi da soli risultano fuorvianti per la compren-sione del progetto di Dio sul matrimonio e sullafamiglia: comunione sì, comunione no ai divor-ziati risposati; accettazione o no delle coppieomosessuali. La stampa ha dato così origine aun sinodo alternativo a quello dei vescovi,quello della carta stampata, ha trasmesso l’ideafalsa che la misericordia invocata da papa Fran-cesco consista nel rendere tutto cristianamenteaccettabile e ha introdotto false contrapposi-zioni tra aperturisti e conservatori. Credo che,da cattolici, sia opportuno tenere ferme alcuneverità fondamentali. Il matrimonio e la famiglia sono voluti dalprogetto creativo di Dio, per questo la Chiesaè e resta impegnata, fedele alla volontà di Dio,a promuovere e sostenere il matrimonio in-dissolubile e fedele tra un uomo e una donna.Per questo non cessa di impegnarsi a prepararele coppie a celebrare e vivere sempre meglio ilmatrimonio secondo il progetto di Dio, propo-nendo un vero cammino di fede e, se necessa-

rio, la riscopertadella fede. LaChiesa continuaad accompagnarecon affetto i fi-danzati verso ilsacramento da vi-vere secondo ilprogetto di Dio,che è progetto diamore. Chi sisposa in Chiesa echiede il sacra-mento non puònon accettare la verità del Vangelo e impe-gnarsi in modo esplicito e libero alla fedeltà,all’indissolubilità, all’unità del matrimonio,aperto alla generazione di nuove vite. Senzaquesti impegni, semplicemente non esiste sa-cramento del matrimonio. Il matrimonio è solotra un uomo e una donna, qualsiasi altraforma di convivenza o di relazione affettiva nonè affatto paragonabile al matrimonio, neppuredal punto di vista civile e sociale. La società ègenerata soltanto dalla differenza sessuale. Ogniessere umano è figlio di un uomo e di unadonna. Il matrimonio, secondo la fede dellaChiesa, è segno vivo dell’amore di Cristo perla sua Chiesa: un amore sempre fedele anchedi fronte alle infedeltà della Chiesa. Se l’amoredi Gesù non fosse fedele in questo modo, nes-suno di noi potrebbe credere e sperare nel suo

amore, dal momentoche tutti noi siamopeccatori. Per questola formula del con-senso matrimonialeparla di fedeltà nellabuona e nella cattivasorte. Chi contraematrimonio come sa-cramento (quindi inchiesa) si impegna adessere segno del-l’amore di Cristo peril proprio coniuge e

per i propri figli: si impegna cioè ad imitare ilmodo nel quale Gesù ama ciascuno di noi. Ciòsignifica che la verità dell’amore coniugale efamiliare non è da cercare solo negli affetti e neisentimenti (per quanto positivi, da favorire e so-stenere, sono tuttavia oscillanti), bensì nell’imi-tazione dell’amore di Gesù. L’amore vero traun uomo e una donna per natura sua aspiraall’unità, alla fedeltà e all’indissolubilità.Nessuno che si sposi per amore, aspira ad altro.Si tratta di un’aspirazione messa da Dio nelcuore dell’uomo e della donna, ma non si rea-lizza se non con impegno e dedizione costantedell’uno e dell’altra. Vivere secondo il sacra-mento del matrimonio, impegnandosi cioè adamare come Gesù ama, è permettere a questaaspirazione di realizzarsi.

Giovedì 23, ma con data venerdì 24 ottobre2014, giungeva nelle redazioni dei giornali unalettera del Sindaco di S.Benedetto del Trontoche, senza l’usuale oggetto, così veniva imme-diatamente introdotta: “ In merito all’istituzione

di un Registro Amministrativo delle Unioni Ci-

vili nel Comune di San Benedetto del Tronto, si

ritiene utile fornire alcune indicazioni sui criteri

in base ai quali il Settore “Innovazione, servizi

ai cittadini ed alla persona” sta redigendo il re-

golamento in materia”. E via giù tutta una seriedi giustificativi per spiegare tale impresa. Eranole 11 e 54, dopo il vento impetuoso della notte ei tuoni che annunciavano di brutto, le 12 sem-bravano un’ora fatidica per un evento straordi-nario con quella introduzione di getto e una“Innovazione” alla maiuscola. Ma dato unascorsa veloce al resto con quei 159 su 8.057 co-muni che avevano fatto la stessa cosa, un tuonoimprovviso e di quelli che preannunciavano lu

Sciò , mi ha fatto tornare in mente la celebre fa-vola della Montagna che si era messa in parto…

Io capisco che dopo tanto insistere da parte dellastampa locale, cartacea e on line e possiamo ag-giungere anche televisiva, dopo il tiro a bersa-glio di molti che non bastando la propria linguahanno fatto parlare anche le statue contro, unoperda la pazienza, ma le cose dette a spiegazionedi tale decisione sono sempre le stesse che tut-tavia non convincono. L’italiano è ricco di belleparole, ma non sempre sono usate con discerni-

mento. Leggo: “…ad eliminare ogni discrimi-

nazione esistente”. Discriminazione: significatrattare situazioni identiche in modo diverso permotivi ideologici. Matrimonio e unioni libere odi fatto o civili (con quale stabilità e con qualiimpegni reciproci?) non sono situazioni identi-che, quindi trattarle in modo diverso è giustizianon discriminazione. Famiglie con bambini pic-coli a carico, sono identiche a due adulti che vi-vono insieme per un “vincolo di naturaaffettiva”? Il contributo alla società della fami-glia con figli (contributo oneroso anche econo-micamente per la famiglia!) è unico ed èindispensabile alla sua sopravvivenza, quindinon è un privilegio riconoscerle diritti diversi emaggiori; sarebbe ingiusto nei suoi confrontinon riconoscere questa diversità: sarebbe discri-minarla! Un altro passo della lettera: “Con que-

sto registro, dunque, si andrebbe a tutelare e so-

stenere la piena dignità umana e sociale delle

unioni di fatto nel contesto sociale ed economico

contemporaneo disciplinando le modalità con

cui coppie di conviventi maggiorenni che non

abbiano legami di parentela, siano esse etero-

sessuali e/o omosessuali, ma che integrino la

condizione di famiglia anagrafica basata su di

un “vincolo di natura affettiva”. Quindi questeunioni vanno ratificate con un rapporto sessualee visto che è stato ben evidenziato, che non ab-biano legami di parentela, «un vincolo di naturaaffettiva» che non possa assolutamente espri-mersi in un rapporto sessuale che scadrebbe nel-l’incesto, non ci può essere tra fratello e sorella.Chi conosce la realtà sambenedettese sa che diqueste situazioni ce ne sono molte nella nostracittà derivanti da un contesto sociale in cui la

morte era frequente tra genitori in gio-vane età (per disgrazia o malattia) percui spesso la sussistenza dipendeva dallavoro dei figli anche in giovanissima età(per esempio, a girare la ruota: vöta ci!)ed anche per quel vincolo di natura af-fettiva fraterna, così forte e presentenelle famiglie marinare. Qui avrebbesenso un Registro e sarebbe un’origina-lità e di grande aiuto per conoscere si-tuazioni precarie nascoste da unadignitosa vergogna tipica della gente dimare.

segue a pag. 2

Papa Francesco difendela famiglia “bastonata”

dal relativismo

A pag. 2

Conferenza del vescovoMons. Carlo Bresciani

su Paolo VI

A pag. 3

Al termine del mese Missionario e prossimi

alla festa dei Santi ricordiamoi tanti Martiri di oggi

A pag. 3

CONTRO LA DISCRIMINAZIONE

Fermiamo insieme le parole che sono proiettili

A pag. 7

LA BARCA DI CARONTEE LA TOMBA “VUOTA”

DEL MARINAIO

A pag. 8

Page 2: Anno xxxi n° 37 2 novembre 2014

Anno XXXI

2 Novembre 2014

2PAG

Continua dalla prima pagina Papa Francesco difende la famiglia “bastonata” dal relativismoRicevendo in udienza i rappresentanti del movimento Schoenstatt, il Santo Padre mette in guardiadal ridurre il sacramento del matrimonio a un “rito” o a un “fatto sociale”. E ricorda: “Senza Mariala Chiesa è un orfanotrofio” di Luca Marcolivio

Parrocchia Madonna Di Fatima

BUON LAVORO PRESIDENTE D’ERASMO

di Silvia Capecci

Abbiamo aspettato qualche giorno affinché sicalmassero i clamori della notizia per far udiremeglio la nostra voce e congratularci col nostroamico e parrocchiano Paolo D’Erasmo.A seguito delle elezioni svoltesi il giorno 12 Ottobre 2014, infatti, ilnostro fratello è stato eletto Presidente della Provincia di Ascoli Pi-ceno. La nostra Comunità Parrocchiale accoglie con gioia la notiziaed augura buon lavoro al nuovo Presidente.In bocca al lupo Paolo per il tuo nuovo incarico!!! Il compito che tiaspetta sarà tutt’altro che facile. Che il Signore sia sempre guida aituoi passi e ti consigli di fronte alle scelte che questo incarico ti porteràa prendere.

Parola del SignoreCOMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI

Dal VANGELO secondo GIOVANNI

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui cheviene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà,ma la volontà di colui che mia ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha man-dato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno.Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbiala vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno». DAL VANGELO DI GIOVANNI 6,37-40

Per noi cristiani, la memoria dei defunti, non è solo un ricordarsi dei parenti e amici scomparsi,perché questa memoria si accompagna con la preghiera di intercessione per loro e per «tutti idefunti di cui Dio solo conosce la fede». Per i cristiani la morte non è la fine , ma l’inizio di una nuova vita vissuta in piena comunionecon Cristo nel Padre. Perché il Signore Dio è il “Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe? Nonè il Dio dei morti ma dei vivi” (Mt 22,30-32). Il Dio vivente ama la vita e la morte non può es-sere una barriera al suo amore per i suoi figli, le sue creature che con tanto sacrificio il Figlioha redento perché fossero partecipi della comunione di amore del Padre e del Figlio e delloSpirito Santo. E’ sicuramente vero che l’incontro con la morte di qualche persona cara, o ilpensiero della nostra stessa morte è un momento drammatico, un momento doloroso, perchél’uomo sente dentro di sé il desiderio di immortalità.E Gesù vuole rassicurarci, consolarci dicendoci che Egli non solo annuncia la risurrezione deimorti, ma risuscita se stesso e si identifica con la risurrezione: «Io sono la risurrezione e lavita» (Gv 11,25) Il vangelo di oggi vuole ricordarci proprio questo, la vita dei nostri cari defunti

non è finita, ma continua in altra dimensione,continuano come noi a far parte della Chiesa.Il popolo che cammina ancora in questa vitaviene chiamato Chiesa militante, quelli chenell’altra vita hanno ancora bisogno di puri-ficarsi dai peccati fanno parte della Chiesapurgante, mentre quelli che sono già faccia afaccia con Dio sono nella Chiesa trionfante.Noi non possiamo sapere se i nostri carihanno bisogno o meno di purificazione, perquesto siamo chiamati, a pregare per loro,

essi si affidano alle nostre preghiere di intercessione affinché il “tempo” della loro eventualepurificazione sia accorciato e finalmente possano partecipare al coro dei salvati nella glorifi-cazione senza fine del nostro Dio, e a loro volta intercedere per noi. Il popolo di Dio cioè laChiesa quando si riunisce per celebrare la Santa Messa, in ogni liturgia prega, intercede pertutti i vivi e tutti i morti e li affida alla misericordia di Dio. Vediamo una di queste preghiere:Ascolta ( o Padre) la preghiera di questa famiglia, che hai convocato alla tua presenza. Ricon-giungi a te, padre misericordioso, tutti i tuoi figli ovunque dispersi. Accogli nel tuo regno inostri fratelli defunti e tutti i giusti che, in pace con te, hanno lasciato questo mondo; concedianche a noi di ritrovarci insieme a godere per sempre della tua gloria.In questa parte delle liturgia, dedicata alla “memoria” di tanti fratelli che ci hanno precedutoin questa vita, siamo chiamati ad una preghiera ancora più attenta, più fiduciosa, più accorataperché i nostri fratelli defunti possano finalmente raggiungere “il premio promesso” la beati-tudine eterna, la gioia infinita di guardare il volto Dio. Riccardo

Pillole di saggezza: Ai limiti del Paradiso ci sono le anime in attesa, chiedono la nostra preghiera

e ci offrono la loro. (Padre de Broucker)

EDITORIALE

Una lettera alle redazioni dei giornali del Sindaco di San Benedetto del Tronto

che esige una rispostaDispiace, inoltre, constatare chenon si tiene in nessuna considera-zione come un riconoscimentodelle coppie di fatto incentiva unasituazione che sta procurando disa-gio ed angoscia nelle famiglie diprovenienza per queste forme alea-torie vissute alla carpe diem. Con-vinto di aver fatto chiarezzasull’argomento il Sindaco con-clude: “Voglio sottolineare che,

nella mia veste di Ufficiale di Stato

civile, qualora mi pervenisse la ri-

chiesta di trascrivere nei registri

comunali un matrimonio celebrato

all’estero tra coppie dello stesso

sesso, non avrei dubbi a seguire

l’esempio del Sindaco di Roma

nella consapevolezza di compiere

un atto non ancora previsto dalla

normativa italiana ma imposto

dalle elementari regole di civiltà e

di rispetto della libertà delle per-

sone”. Mi chiedo se si dovesse pre-sentare un caso di poligamia opoliandria registrato all’estero si èdisposti, per le stesse elementari re-gole, a trascrivere nei registri co-munali tale stato di famiglia? Hol’impressione che si faccia confu-sione tra i diritti individuali e di-ritti sociali: altro è il diritto

individuale a vivere i propri affettisenza ostacoli sociali, altro è chie-dere diritti sociali in base ai propriaffetti individuali. Come possiamoescludere, infatti, che nella poliga-mia o poliandria non ci sia affettoindividuale? Era questa “la chicca”che si voleva dare in pasto allastampa sulla quale ci si è sbizzar-riti. Sull’esempio del Sindaco diRoma, non ci si fa bella figura. Èproprio per rispetto delle personeche vanno evitate certe sceneg-giate. Alcuni giovani universitari,l’altro giorno, commentando questifatti, concludevano: “Ci hanno con-segnato «La Costituzione» contanto di pubblica cerimonia e poi

sono proprio loro a non tenerneconto”. Si diseduca anche in questomodo, e poi mi chiedo perché su8.057 comuni solo159 hanno avutoquesta levata di ingegno? Mianonna mi diceva: “Nepò sta attente

aj cumpagne!”. Ben sapendoquanto gli esempi siano allettanti,tant’è vero che alcuni partiti, fino aieri insospettabili, si sono lasciatiattrarre. Sicuramente lo fanno “peril rispetto della libertà delle per-sone”!!!. Pietro Pompei

La difesa della famiglia e del matrimonio è stato uno deipunti centrali del discorso tenuto da papa Francesco nel-l’udienza concessa ai rappresentanti del movimento apo-stolico Schoenstatt, ricevuti in Aula Paolo VI, in occasionedel centenario della loro fonda-zione. Sulla scia dei dibattiti sca-turiti nell’ambito del recenteSinodo dei Vescovi, il SantoPadre ha sottolineato quanto lafamiglia venga “colpita” ed “im-bastardita” e quanto numerosisiano i matrimoni “rotti” e le fa-miglie “divise”. Lo stesso “Sa-cramento del Matrimonio”, hasottolineato il Pontefice, è se-gnato dal “relativismo” e la“crisi della famiglia” è una re-altà perché in tanti “la bastonanoda tutte le parti e la lasciano fe-rita”. Il matrimonio è quindi ri-dotto a un mero “rito” ed il relativo sacramento a un “fattosociale” che oscura “la cosa fondamentale che è l’unionecon Dio”. Il Pontefice, forse con riferimento ai dibattitisulle unioni civili in corso in Italia e altrove, ha dichiarato:“Quello che stanno proponendo non è un matrimonio, è unaassociazione”. Ha poi osservato quanto sia necessario ‘per-dere tempo’ nell’accompagnare le coppie e le famiglie neiloro cammini, così come Gesù “ha perso il tempo accom-pagnando, per far maturare la coscienza, per curare le ferite,

per insegnare”. La formazione prematrimoniale, ha prose-guito Francesco, deve essere “approfondita” e finalizzataa capire quel “per sempre”, oggi messo in discussione dalla“cultura del provvisorio”, senza per questo “scandalizzarsi”

dei “drammi” che portanoalla “distruzione delle fami-glie”, con grave trauma inparticolare per i “bambini”.Parlando delle convivenze,il Santo Padre le ha definite“nuove forme, totalmentedistruttive e limitative dellagrandezza dell’amore delmatrimonio”. L’antidoto atante separazioni e divorzi èun paziente aiuto “corpo acorpo, accompagnando enon facendo proselitismo”.Sollecitato dalle domandedei membri di Schoenstatt e

con riferimento all’immagine della Vergine Pellegrina, ilPapa ha sottolineato le virtù educatrici di Maria, senza laquale la Chiesa “è un orfanotrofio”. Maria è “madre” in-nanzitutto perché “ci porta a Gesù e ci aiuta con la forzadello Spirito Santo perché Gesù nasca e cresca in noi, checontinuamente ci sta dando vita”. Zenit

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Conferenza del vescovo Mons. Carlo Bresciani su Paolo VI Venerdì 24 ottobre alle ore 21.15 nel teatro dellaparrocchia San Filippo Neri, il vescovo dioce-sano Mons. Carlo Bresciani ha tracciato il pro-filo umano, spirituale e culturale del neo-beatoPaolo VI. Il presule ha risposto alle domande diLuigi Mattioli, responsabile diocesano del Rin-novamento nello Spirito, seguendo un percorsodi tipo storico e soffermandosi in modo partico-lare sulla formazione, sul servizio prestato pressola Segreteria di Stato, sull’esperienza di pastorenella diocesi ambrosiana e, infine, sul pontificatodi Montini. Ha arricchito la sua presentazione conalcune letture tratte dal volume “Paolo VI. Unabiografia” edito dall’Istituto Paolo VI e con moltianeddoti che hanno contribuito a far conoscere inmodo ancora più approfondito la statura di PaoloVI. IL Vescovo ha esordito raccontando ciò chegli ha detto Papa Francesco durante un incontroavvenuto nello scorso maggio. Il Santo Padre gliha confidato di non sapere se presiedere la ceri-monia di beatificazione con la casula bianca op-pure con quella rossa, usata per onorare i martiri.Sì perché nella vita di Montini non sono mancategrandi sofferenze sia prima sia, soprattutto, du-rante il Pontificato. Infatti Paolo VI si è trovato aguidare la Chiesa in un momento molto delicatodella storia: sul versante intraecclesiale portò atermine il Concilio e dovette gestire tutte le sfidedel post-concilio, mentre, su quello extraeccle-siale, si trovò nel bel mezzo della rivoluzione del’68 e negli ultimi anni della sua vita assistette allamorte del suo amico Aldo Moro per mano delleBrigate Rosse. Ma soprattutto egli versò il sangueper Cristo. Infatti, durante il viaggio a Manila, il28 novembre 1970, Benjamin Mendoza, un pit-tore boliviano, tentò di uccidere il Papa ferendoloin modo molto grave al costato con un pugnale.Nonostante la ferita riportata fosse importante, ilPapa proseguì il suo viaggio apostolico senza stra-volgere affatto il programma e questo perché – haricordato Mons. Bresciani – era caratteristico delsuo tratto umano non far pesare sugli altri le pro-prie sofferenze. La maglietta insanguinata che ilPontefice indossava quel giorno è stata espostasull’altare in Piazza San Pietro, durante la ceri-monia di beatificazione. Il vescovo Carlo ha poievidenziato come Papa Montini abbia segnato il

percorso che la Chiesa avrebbe compiuto neglianni successivi. Paolo VI, infatti, è stato il primoPapa che è tornato nella Terra di Gesù, il primoPapa che ha viaggiato in tutti e cinque i continenti,il primo Papa che ha parlato davanti all’assembleadell’ONU. Sulle sue orme si sono mossi poi Gio-vanni Paolo II e Benedetto XVI. Secondo Mons.Bresciani, anche Papa Francesco sta seguendo ilsolco di Paolo VI. Il Papa venuto dalla fine delmondo, non solo si richiama costantemente al ma-gistero montiniano, ma vive in uno stile di povertàche fu caratteristico anche di Paolo VI il quale, adesempio, fu l’ultimo Papa ad indossare la tiara:egli infatti, dopo essere stato incoronato, vendettela preziosa corona e destinò il ricavato in favoredei poveri. Con lo stesso spirito e al fine di mo-strare il principale carattere di servizio del mini-stero petrino, abolì la corte pontificia che facevasembrare il Papa più un principe mondano che ilVicario di Gesù Cristo. Questa sobrietà – ha pro-seguito Mons. Bresciani – ha contraddistinto lafigura di Montini già quando era arcivescovo diMilano. Non aveva un portafoglio e non portavacon sé del denaro. Un giorno si trovò con altri pre-lati a fare una colletta. Non avendo neppure unamoneta da donare, con molta discrezione e senzafarsi notare da quelli che gli stavano intorno, de-pose nella raccolta il proprio anello episcopale. Inconclusione Mons. Bresciani ha ricordato comeil più grande dramma vissuto da Paolo VI fuquello di non essere capito da quel mondo colquale, in ogni modo, si sforzò di dialogare. Nicola Rosetti

Rubo un po’ di tempo per una riflessione che,in questo mese di ottobre, in cui la Chiesa ci in-vita, prima di tutto, a pregare e poi a pensare edaiutare i Missionari, mi sembra doverosa: i Mar-tiri dei nostri giorni. L’attualità dell’invito diGesù : “Chi vuol venire dietro di me, prenda lasua croce e mi segua”, è fin troppo evidente intutte quelle croci con le quali gli uomini imbat-tono ogni giorno, in particolare, in tutte quelleche, in modo tragico, affrontano tanti nostri fra-telli. Le notizie che ci giungono da altri conti-nenti, anche se spesso ridimensionate, hannotutte il contenuto di una tra-gica realtà: molti cristiani,fratelli nella fede, vengonouccisi per odio religioso.Quello che spaventa non è ilmartirio sul quale si sonoformate le nostre certezze re-ligiose, ma l’indifferenza e lamancanza di emotività checircondano queste morti.L’abitudine, forse, per quelCrocifisso di cui ci ricor-diamo quando altri lo vo-gliono togliere dalle pareti,sta avendo il sopravvento. Suquel martirio siamo cresciuti spiritualmente e ri-viverlo sugli uomini dovrebbe essere motivo dipartecipazione e di sofferenza. È sconvolgente ilsilenzio che circonda questi, purtroppo, ripetutiepisodi. “Il sangue dei martiri come seme dinuovi cristiani” di cui ci parla Tertulliano, nonva pensato solo come nuove conversioni, maanche come partecipazione e ritorno alla coe-renza.

Il timore di Papa San Giovanni Paolo II suidanni del capitalismo si è rivelando profetico.Nella ricerca di una vita comoda e senza scossonici sentiamo solo disturbati da questi episodi diviolenza che, purtroppo, ci sono e ci chiamano arimettere in discussione la nostra esistenza, a ri-dare senso al nostro essere e farci riflettere sulnostro essere cristiani oggi. La Chiesa, non ri-dotta al silenzio come ancora in tante terre, masilenziosa per non disturbare ed essere disturbati,si è trasferita in Occidente. Se si eccettuano ledenunce del Papa, difficilmente di queste vio-lenze se ne parla tra i cristiani, nelle famiglie edanche nelle nostre chiese. Se non vado errato untempo, il catecumenato passava anche per questa

strada. Quanto diverso l’atteggiamento tenutodurante le persecuzioni comuniste! I nomi di Ste-pinac, di Mintzenti ed altri erano familiari e leloro sofferenze partecipate.

Di contro, oggi, resta solo un rancore verso iviolenti, alimentato da un odio di razza, acuitoanche da chi soffia sul fuoco con intendimentibellicosi. Anche il martirio viene vissuto con sen-timenti di rabbia e di vendetta. Il perdono cheGesù ci chiede, non è infingardaggine, non è vi-gliaccheria, è una presa di coscienza del nostroagire, è un chiedersi che cosa stiamo facendo per

diffondere la vera “pace”nel mondo.

Il nostro, purtroppo, èun mondo in continuatensione. Si avverte unodio latente diffuso intutti gli ambienti del no-stro vivere. Si calunnia esi ricorre anche alla fal-sità per alimentare i con-trasti. Ci può essere diesempio tutto il mondopolitico così contrappo-sto con violenza. Chespettacolo deprimente! Il

Parlamento sembra trasformato in un campo dibattaglia dove si contano i morti prima di comin-ciare la guerra. Altri ambienti, in cui si vive gior-nalmente, non sono da meno. Nelle scuole igenitori sono già in assetto di guerra contro gliinsegnanti e siamo appena ai primi giorni. E chedire della vita nelle famiglie che una politicaaberrante fa del tutto per disgregarle?

Ecco i Martiri! Facciamoli parlare special-mente nelle periferie. Riprendo dal libro “Gesù”di Klaus Berger un episodio di martirio che do-vrebbe ancora farci riflettere. In Algeria, a Tibhi-rine, sette monaci il 21 maggio 1996 furonodecapitati. Nel periodo della prigionia padreChristian de Chergé, prevedendo di essere as-sassinato, nel suo testamento scrisse: “E anchetu , amico dell’ultimo minuto,che certo non sa-pevi quello che facevi: sì, anche a te è rivoltoquesto grazie e questo à Dieu, la cui forma hapreso il tuo volto. E possa venirci donato di ri-vederci come ladroni felici in paradiso, se piacea Dio, che è Padre di tutti e due”. Quanti esempiin questi giorni ci giungono dall’Asia!Pp

In questi giorni in cui la Chiesa ci in-vita a venerare i Santi e a commemo-rare i Morti, i ricordi tornano adaffollare la nostra mente e con essi letante cose che avremmo voluto ancoradirci e le tante che avremmo deside-rato fare insieme. E riaffiorano i pres-santi interrogativi sul mistero dellamorte. Dove trovare una risposta? Loscrittore Gibran, nel Profeta, dice:”Vorreste conoscere il segreto della

morte. Ma come lo scoprirete se non

cercandolo nel cuore della vita?”. Mabastano la scienza o la filosofia ad ac-quietare la nostra ansia? Lo scrittoreWilliam Blake annuisce:” Nessun uc-

cello si leva troppo in alto, se sale con

le proprie ali”. Ecco allora sentiamorisuonare le parole:” Non sia turbato

il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e

abbiate fede anche in me”. (Gv,14).DiceGesù. E’ la Fede a darci un’esaurientespiegazione della morte. AggiungeS.Paolo:” Ecco, io vi annunzio un mistero:

non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo

trasformati in un istante, in un batter

d’occhio, al suono dell’ultima tromba”.

(Corinzi,15). Grande è la nostra Speranza.Ed il pensiero della morte deve spingercia riscoprire l’altro, sia nel momento del di-stacco sia nel cammino che ancora ci restainsieme. La morte ci ripropone la Carità:”Padre santo, custodisci nel tuo nome co-

loro che mi hai dato, perché siano una

cosa sola, come noi”. (Gv,17). La vita cheè alimentata dall’amore, torna ad interro-garci proprio nel distacco ed allora com-prenderemo i dettagli della nostraesistenza, come ben esprime con i suoiversi padre Turoldo:” Ma quando da

morte passerò a vita,/ sento già che dovrò

darti ragione,/ Signore./ E come un punto

sarà nella memoria/ questo mare di

giorni./ Allora avrò capito come belli/

erano i salmi della sera…/ Allora/ riudirò

la dolcezza degli squilli/ mattutini/ per cui

tanta malinconia sentii/ ad ogni incontro

con la luce.../ Mai/ canto di gioia intonò

I Santi e i morti: pensieri sparsi

Al termine del mese Missionario e prossimi alla festa dei Santi ricordiamo i tanti Martiri di oggi

il mio cuore,/stordito dalla fra-

granza delle creature./ Ogni voce

d’amore era singulto./ Invece eri

Tu che odoravi nella carne,/ Tu

celato in ogni desiderio,/ o Infi-

nito, che pesavi sugli abbracci…

/ Eri dovunque. E gli altri intanto/

si baciavano solo sulla bocca,/

ma io ti mangiavo tutte le mat-

tine./E, allora, perché, perché,/

dovunque ero così triste?”. Ilpianto della morte, ce lo portiamodentro; non dobbiamo lasciarcicondizionare:” Grande è la

morte:/ Noi siamo suoi, suo è il

nostro sorriso./ Credendoci giunti

allo zenit della nostra vita/ osa

piangere nel profondo di noi

stessi”. Così si esprime il poetaRainer Maria Rilke. E’ il piantodell’atleta che soffre per raggiun-gere la meta:” … E che cos’è que-

sto cessare di respirare se non

liberare il respiro dalle sue inces-

santi maree, di modo che esso

possa infine elevarsi ed espan-

dersi e spaziare senza più intralci

alla ricerca di Dio?”.(Gibran, ilProfeta). P.P.

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Numerosissimi i partecipanti all’incontro intro-duttivo, tenutosi nella serata di lunedì 20 ottobreu. s. nella sala principale del complesso diocesanodel Biancazzurro, a Ragnola di Porto d’Ascoli,nell’ambito del corso di formazione che gliUffici pastorali della nostra Curia hanno messoin agenda per coloro che sono chiamati daiParroci a collaborare più da vicino con loro infavore della liturgia delle nostre Comunità. Piùdi duecentocinquanta, quindi, gli uditori, ac-compagnati da molti sacerdoti, della bella rifles-sione offerta dal nostro Vescovo Carlo sul temadella ministerialità laicale, che trova le sue originiall’indomani del Concilio ecumenico VaticanoII, proprio nel documento Ministeria Quædam

del Beato Paolo VI, come apertura rinnovata eresponsabilizzazione sempre più generosa deifedeli alla vita della Chiesa, in ogni suo aspetto.Dopo una breve preghiera d’inizio, ed il salutodi don Luis Sandoval, Direttore dell’Ufficio li-turgico della Diocesi e del relativo ambito pa-storale, il Vescovo si è addentrato nella spiegazionedi cosa sia un ministero, e anche poi nella chia-rificazione di cosa esso non debba essere o di-ventare. Innanzitutto la ministerialità che laChiesa ha rivalorizzato in questi decenni non èuna sorta di “riserva” da sfruttare in mancanzadi clero, ma un’espressione propria del laicatoche, in forza del sacramento del Battesimo, èchiamato a cooperare con il ministero ordinatoper il bene dell’intera compagine ecclesiale.Inoltre esso non è dato per un esclusivo eserciziopersonale, quasi una sorta di investitura, che

renda le per-sone dei su-p e r - f e d e l i ,senza alcun ri-ferimento al-l’assembleacelebrante, maper un’anima-zione vera epropria dellediverse suecomponenti,così da poterrendere prota-gonisti bambi-ni, adolescenti e giovani, così come adulti e fa-miglie, anziani e malati. Diventa in questo modomanifestazione di quell’autentica carità cristiana,che accoglie, nel vero e profondo significato diquesto termine, quanti l’invito del Signoreconvoca a partecipare al suo Mistero. La preghieradi Compieta, a conclusione dell’intervento delVescovo, ha chiuso questa serata di approfondi-mento, nel canto corale del salmo e nell’invoca-zione alla materna protezione della Vergine suquesto cammino che, per quattro Lunedì, semprealle 21, vedrà raccolti i futuri Ministri provenientidalle diverse Parrocchie delle cinque Vicariedella Diocesi. Saranno alcuni sacerdoti diocesaniad avvicendarsi nell’offrire le meditazioni, ri-spondendo anche alle domande che i presentivorranno loro rivolgere.

lauretanum

GENEROSISSIMA RISPOSTA DEI FEDELI PER IL PRIMO INCONTRO SUI MINISTERI

Iniziato con una riflessione del Vescovo il corso per gli operatori liturgici della Diocesi.

SAN BENEDETTO DEL TRONTO - Si è te-nuto al Biancazzurro l’incontro-dibattito di for-mazione sul tema “Il consultorio familiare: unservizio relazionale per il sostegno educativoalla famiglia” con il professor Domenico Si-meone, presidente della Confederazione italianadei consultori familiari di ispirazione cristiana.L’iniziativa, promossa dal Centro Famiglia e dal-l’Ufficio di Pastorale Familiare, ha visto la par-tecipazione di operatori del volontariatoprovenienti anche da fuori provincia, di profes-sionisti e addetti ai lavori, oltre che di diversiesponenti della politica locale.  Preziosa è statala presenza del nostro vescovo Carlo Brescianiche ha avviato i lavori e partecipato con interessealla serata. “I consultori familiari oggi rappresen-tano un vero e proprio aiuto alla famiglia, unapresenza educativa e di stabilità - ha commentatoil vescovo -. È importante che la Chiesa manife-sti interesse profondo verso le dinamiche dellafamiglia e nei confronti di chi la so-stiene”.Il consultorio, ha spiegato il profes-sor Simeone, è un luogo in cui laChiesa si rende prossima alla fami-glia per progettare il futuro. È illuogo di ascolto, accoglienza, cura,promozione, educazione e forma-zione, in cui è preponderante il ser-vizio relazionale in quanto èproprio la relazione lo strumento diintervento. Una legge del 2012 ap-provata nel “Piano Nazionale perla famiglia”, inoltre, afferma il superamento dellalogica ambulatoriale assistenziale a vantaggio diuna logica sussidiaria e di empowerment. Oggi,data la complessità delle dinamiche sociali e fa-miliari, è più che mai necessario avviare una retedi collaborazione sempre più fitta, affinché simettano in sinergia le realtà territoriali non soloassociative, ma anche istituzionali di vario gradoe di natura laica. La legge 405 del 29 luglio 1975,nel suo testo, attribuisce al consultorio un ruolodi aiuto concreto alle famiglie attraverso risposteintegrate ai bisogni presentati come frammentarie parziali, superando la settorializzazione el’iper-specializzazione. “Il rapporto tra sociale, istituzioni e politica èfondamentale - ha confermato il presidente delCentro Famiglia Nicola Farinelli -. Il Terzo Set-tore è una questione delicata, ma è un ammortiz-zatore sociale non indifferente soprattutto inquesti tempi. In questi anni di attività abbiamoassistito a grandi cambiamenti e ci rendiamosempre più conto che non possiamo risolvere iproblemi di oggi con le risposte del passato. In-contri di questo tipo - prosegue Farinelli - ci per-mettono di migliorare il nostro percorso epotenziare le nostre competenze consultoriali”. “In un consultorio familiare, -ha proseguito ilprofessor Domenico Simeone- non è possibileessere passivi, ma bisogna mantenere una fun-zione attiva e proattiva. Oltre ai servizi di inte-grazione sociale  e sanitaria, ai servizi per lacoppia e la famiglia e alle risposte a problemicomplessi, si aprono allora nuove prospettivegrazie alle prestazioni dei professionisti, alla pre-venzione e promozione, al lavoro d’equipe e direte, all’intervento e alla ricerca della contempo-raneità. Partendo dal presupposto che ammetteredi aver bisogno d’aiuto e chiedere aiuto è diffi-cilissimo, i consultori familiari devono aprire leloro porte e, se necessario, andare verso gli indi-vidui, le coppie e i genitori con iniziative educa-tive e formative specifiche”. La comunitàecclesiale rappresenta un importante traitd’union per l’attività del consultorio; a testimo-niare questo interesse la presenza di alcuni sa-

cerdoti della Diocesi, tra cui don Alfredo Rosati,consulente morale del Centro Famiglia, donGianni Croci, vicario della Pastorale generale, edon Federico Pompei, amministratore della Dio-cesi. È necessario sottolineare, però, che il con-sultorio familiare, seppure di ispirazionecristiana, non è luogo di catechesi ed è proprioin questo ambito che si innesta la funzione dellaPastorale Familiare in una progettualità di coo-perazione non concorrenziale.“Il consultorio non dirà qual è l’approdo, ma for-nirà un timone e una vela ad una zattera alla de-riva”: è con questa frase del professor DomenicoSimeone e la benedizione del nostro vescovo chel’incontro formativo si è concluso lasciando neipresenti un entusiasmo nuovo da mettere subitoin pratica e la speranza di trovare nella comunitàlaica ed ecclesiale il giusto sostegno su cui potercontare per diffondere il ruolo sociale e culturaleche i consultori familiari tout court occupano.

PER SAPERNE DI PIÙ-I consultori familiarie i loro servizi di consulenza si concretizzano nelperiodo compreso tra le due guerre negli StatiUniti e in Finlandia. Proprio negli anni ‘30 si de-lineano le modalità di accostamento alle proble-matiche della vita coniugale e familiare, nonchél’informazione sessuale e gli interventi sanitari.A ricorrere al consultorio sono principalmentecoppie con problemi coniugali e familiari cheusufruiscono di interventi di natura psicologicae sociologica. La consulenza familiare, in-somma, si diffonde notevolmente come rispostaalle difficoltà economiche, sociali e psicologichedelle famiglie di tutto il mondo duramente pro-vate dalla guerra. In Italia la prima esperienzaconsultoriale risale al 1948 a Milano, nell’ambitodelle attività dell’istituzione operante a sostegnodella famiglia già dal 1943. Le maggiori proble-matiche che portavano singoli o coppie ad usu-fruire delle consulenze erano le disarmonieconiugali, la scarsa preparazione psicologica almatrimonio, le difficoltà psicopatologiche e ditipo economico. Oggi i consultori familiari con-tinuano a rappresentare un’ancora a sostegnodelle persone e delle famiglie. Contemporanea-mente le attività socioculturali aiutano i centri aradicarsi con efficacia e incisività nel territorio.È da questo input che, più di trenta anni fa, nasceanche a San Benedetto del Tronto il consultoriofamiliare di ispirazione cristiana Centro Fami-glia. Come reca il titolo del libro del professorDomenico Simeone, il consultorio familiare rap-presenta un’alleanza educativa per il sostegnoalla famiglia e costituisce una risorsa per la co-munità locale per la Chiesa. I profondi cambia-menti che in questi anni hanno investito lefamiglie pongono nuovi interrogativi e apronoinedite prospettive educative, la crisi economicagenera nuove problematiche e nuovi bisogni. Èin questo contesto che il Consultorio deve porsicome luogo di prevenzione e promozione dellarealtà familiare, individuando spazi operativi incui intervenire in collaborazione  con le istitu-zioni locali. Dina Maria Laurenzi

Il consultorio familiare: un servizio relazionale per il sostegno educativo alla famigliaCentro Famiglia e Pastorale Familiare incontrano

il professor Domenico Simeone

A Grottammare celebrazione del “SEÑOR DE LOS MILAGROS”, patrono dei migranti peruviani

Da Veronica, collaboratrice Migrantes

Domenica scorsa, Giornata Missionaria Mondiale, si è svolta nella chiesa diSan Pio V a Grottammare la festa del Señor de los Milagros, patrono dellacomunità peruviana. Infatti, il mese di ottobre segna nel cuore della fededella comunità latinoamericana, che raduna l’ufficio “Migrantes” della nostraDiocesi, un’impronta indelebile, profonda, carica del desiderio di contem-plare Gesù Crocifisso e di camminare insieme a Lui per sentire il suo ab-braccio fraterno e infinito. Si riaccende il focolare della fede vissuta nellenostre terre, seminata nella nostra infanzia grazie alla testimonianza dellenostre famiglie con la semplicità dei figli e con l’ardore dell’amore del Si-gnore Gesù Crocifisso sofferente e vicino alle nostre sofferenze. Allora la

fede semplice unita alla tradizione religiosa dei nostri popoli umili e fedeli al Suo Signore incrocia il nostrovissuto e ci anima, ci incoraggia, ci sostiene nella difficoltà della solitudine, nell’esperienza del rifiuto, neimomenti di nostalgia, che alcune volte feriscono l’anima di chi emigra dalla propria terra,...cosi ci ritro-viamo di fronte al volto santo del Nostro Signore Gesù per non dimenticare che Lui porta con sé le nostreferite umane. E’ soltanto Lui, “Senor de los Milagros”, che nel Suo Infinito Amore può donarci la Miseri-cordia che il mondo grida e cerca. Celebrare i misteri della nostra fede nella nostra lingua -lo spagnolo-,orientare il nostro sguardo al Signore e indirizzare l’ azione pastorale insieme a tanti fratelli migranti da di-versi popoli nella nostra diocesi è per noi fonte di Gioia, occasione di condivisione e di ringraziamento perla fede ricevuta e ora donata e ritrovata nel seno della Nostra Chiesa diocesana, nella generosa accoglienzadella comunità parrocchiale di San Pio V di Grottammare, nella persone di Don Giovanni Flaminni e deisuoi collaboratori, nella guida spirituale di don Luis Sandoval che accompagna il nostro camminare e diquanti fanno possibile che nel nostro cammino di fede continui ad essere annunciato Cristo Crocifisso “Señor de los Milagros” per portare la sua luce a chi ha sette del Suo Amore. La singolarità dell’Immaginedi Gesù Crocifisso è che fu dipinta su un muro di fango in uno dei quartieri di Lima nel 1651, da unoschiavo africano originario dell’Angola. Subito, l’Immagine rimasta intatta dopo un terribile terremoto, fuvenerata dalla popolazione come il Cristo di Pachacamillac, fino a diventare il “Signore dei miracoli”, ilSeñor de los Milagros. Oggi è la principale devozione del popolo peruviano e perciò durante l’eucarestiain lingua spagnola, che si celebra ogni terza domenica del mese, si è festeggiato e onorato con la singolaretradizione e devozione dei fedeli peruviani e latinoamericani. La Messa è stata concelebrata da don LuisSandoval e don Jairo Sepulveda, sacerdote colombiano dell’Arcidiocesi del L’Aquila. Si è ricordato, inoltre,al nuovo Beato Paolo VI che fu il primo Pontefice a visitare il continente americano e quanto il suo mes-saggio abbia incoraggiato un processo di forte evangelizzazione nelle nostre nazioni. La prossima domenica26 ottobre si terrà a Roma una solenne processione del Señor de los Milagros, partendo dalla Chiesa Nuovafino ad arrivare a Piazza San Pietro per ricevere il saluto e benedizione di Papa Francesco. La MigrantesDiocesana ha annunciato, poi, che il prossimo 16 novembre si terrà presso l’Oasi di Grottammare, unagiornata di spiritualità familiare e di condivisione della propria fede guidata da don Luis e dal sacerdotesalesiano, P. Wilfredo originario del Venezuela. Sono invitati a partecipare tutte le famiglie di lingua spa-gnola o con almeno uno dei coniugi originari dall’America latina.

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Leggiamo Lc 5,12-16. Il brano si haanche in Mc 1,40-45 e in Mt 8,1-4 (Serie suMatteo n. 41).

1. La richiesta di essere guarito. «Mentre

Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo co-

perto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi,

pregandolo: “Signore, se vuoi, puoi purifi-

carmi”» (Lc 5,12). Gesù aveva affermato: «È necessario che io

annunci la buona notizia del regno di Dio anchealle altre città» (4,43). Luca ora presenta l’ese-cuzione di quel «è necessario», dêi, ma l’indi-cazione locale rimane anche qui generica inquanto si limita a dire: «in una città». Perquanto riguarda le informazioni di luogo, Luca,purtroppo, ci accontenterà ben poche volte. Era«pieno di lebbra», il che è molto più che ilsemplice “lebbroso”. Nonostante questo suostato grave, Luca dice che il lebbroso muovedecisamente verso Gesù: lo vede, gli si prostradinanzi, fa la sua richiesta. Aggiunge che lo in-terpella con «Signore», Kýrios, un titolo cheLuca usa di frequente già per il Gesù terreno inquanto riversa in anticipo sudi lui la luce divina delKýrios risorto e partecipedella natura divina. «Sevuoi, puoi purificarmi».Richiesta del tutto sconcer-tante! «Sono forse Dio perdare la morte o la vita, per-ché costui mi ordini di libe-rare un uomo dalla sualebbra?» (2Re 5,7). Così risponde, stizzito,Ioram re d’Israele, al re degli Aramei che glichiedeva, con una lettera, di guarire dalla leb-bra Naamàn, il suo primo ministro: «Orbene,insieme con questa lettera ho mandato da teNaamàn, mio ministro, perché tu lo liberi dallasua lebbra» (2Re 5,6). Guarire un lebbroso eracome ridare la vita a un morto! Il massimo chesi poteva fare era quello di implorare la guari-gione, come fece Mosè per la sorella diventatalebbrosa per castigo divino: «Mosè gridò al Si-gnore dicendo: “Dio, ti prego, guariscila!”»(Nm 12,13)».

2. Viene guarito. «Gesù tese la mano e lo

toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato!». E

immediatamente la lebbra scomparve da lui»(Lc 5,13). Gesù non rimane sorpreso di frontea tanta richiesta: «tese la mano e lo toccò». Lalebbra era il sintomo più grave dell’impurità,per cui toccare un lebbroso voleva dire diven-tare tanto impuro da essere espulso dal paese,vivere isolato e avvisare chi gli si avvicinava:«Il lebbroso colpito da piaghe porterà vestistrappate e il capo scoperto; velato fino al lab-bro superiore, andrà gridando: “Impuro! Im-

puro!”. 46Sarà impuro finché durerà in lui ilmale; è impuro, se ne starà solo, abiterà fuoridell’accampamento» (Lv 13,45-46). Di conse-guenza, toccare un lebbroso voleva dire diven-tare impuro. Gesù gli disse: «Lo voglio, siipurificato!», thélô, katharístheti: sono solo dueparole, che però esprimono l’onnipotenza be-nevola del «Signore» Gesù!

Luca tralascia il dettaglio che si ha in Mc1,31, che cioè Gesù «ne ebbe compassione»;vuole che sia il solo miracolo a parlare con tuttala sua ricchezza religiosa, simbolica, umana. Aidue discepoli mandati da Giovanni BattistaGesù mette i bocca questa risposta per il loromaestro: «Andate e riferite a Giovanni ciò cheavete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista,gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati,

i sordi odono, i morti risuscitano…» (Lc 7,22):la purificazione dei lebbrosi è tra i segni mas-simi dell’opera salvifica di Cristo. Nella rilet-tura del Nuovo Testamento il verbo«purificare» rimanda all’opera redentrice diGesù Cristo: «È lui la vittima di espiazione per

i nostri peccati; non soltantoper i nostri, ma anche perquelli di tutto il mondo»(1Gv 2,2).

3. Il comando della veri-

fica «Gli ordinò di non dirlo

a nessuno: «Va’ invece a mo-

strarti al sacerdote e fa’ l’of-

ferta per la tua

purificazione, come Mosè ha

prescritto, a testimonianza per loro». 15Di lui

si parlava sempre di più, e folle numerose ve-

nivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro

malattie» (Lc 5,14-16). Un proprium dei sacer-doti era quello di controllare l’avvenuta guari-gione e riabilitare con riti simbolici cheindicavano la riacquistata libertà del purificato:l’intero Lv c. 14 è riservato a tale verifica.

4. Gesù in preghiera. «Ma egli si ritirava

in luoghi deserti a pregare» (Lc 5,16). Le folleaccorrono numerose per ascoltarlo e chiedereguarigioni; egli invece – autòs dè, sottolineacon forza quanto segue – si ritirava in luoghiappartati per pregare. Quindi, Luca rileva – noncosì Mc 1,35 – che l’appartarsi e la preghieraerano due componenti fondamentali del mini-stero abituale per Gesù.

Conclusione. Dice Sant’Ambrogio: “Febrisnostra avaritia est, febris nostra libido est, febrisnostra luxuria est, febris nostra ambitio est, fe-bris nostra iracundia est”; la nostra febbre è lalibidine, la lussuria, l’ambizione e l’iracondia( In Lucam 4,4). Gesù, medico celeste, ci gua-risca da così cattiva lebbra.

[email protected]

Lo voglio, sii purificato

28. LA GUARIGIONE DI UN LEBBROSO

DOMENICA 2 NOVEMBRE. COMMEMORAzIONE DI TUTTI I DEFUNTI

Ore 9.30 Ripatransone Cimitero: S. Messa

Ore 15.30 San Benedetto Tr. Cimitero: S. Messa

Ore 17.30 San Benedetto Tr. Cattedrale: S. Messa

LUNEDì 3 NOVEMBRE

Ore 16.00 Grottammare: Inaugurazione della sede dell’Istituzione PoveraCostante Maria

GIOVEDì 6 NOVEMBRE

Ore 18.30 San Benedetto Tr. Monastero S. Speranza: S. Messa

VENERDì 7 NOVEMBRE

Ore 16.00 San Benedetto Tr. Cattedrale: Confessioni

Ore 20.00 San Benedetto Tr. Padri Sacramentini: Lezione alla scuola di formazione teologica

SABATO 8 NOVEMBRE

Ore 17.00 Colonnella Parrocchia S. Cipriano: Cresime

DOMENICA 9 NOVEMBRE

Ore 10.00 San Benedetto Tr. Ospedale “Madonna del Soccorso”: S. Messa

Impegni Pastorali del Vescovo

DAL 2 AL 9 NOVEmbrE 2014

Quando non si vive secondo queste verità, c’è una si-tuazione di peccato, cioè di rottura. Questa rottura ha sem-pre conseguenze gravemente negative e provoca profondesofferenze nei coniugi e nei figli, soprattutto nei figli mi-norenni. Nessuno può illudersi: senza custodia degli affettie prudenza nelle relazioni è impossibile evitare gravi ferite,rotture e sofferenze a sé e agli altri. Il cristiano, anchenelle difficoltà relazionali che possono verificarsi nelmatrimonio, deve fare di tutto per evitare rotture, nontemendo di chiedere anche aiuto competente. La vita difede nella Chiesa e con la Chiesa, la preghiera in famigliae con la comunità cristiana sono mezzi indispensabili pervivere il matrimonio e la famiglia secondo il cuore di Cri-sto, nella fedeltà reciproca, portando con amore i pesi gli uni degli altri (Gal 6,2). La Chiesa incoraggia ed ha molta stima dei coniugi che, anche se con fatica e sacrificio, re-stano fedeli alla promessa di indissolubilità e di fedeltà. La misericordia e il perdono da eser-citare sono innanzitutto verso il proprio coniuge e i propri figli. Senza misericordia e perdonoper i limiti, che ciascuno di noi ha, nessuna relazione affettiva potrà sperare stabilità e durata neltempo. Se vogliamo misericordia, esercitiamo misericordia. Se vogliamo perdono, impariamo aperdonare. Gesù invita tutti a riconoscere i propri peccati e alla conversione: è grande nella mise-ricordia e nel perdono con tutti coloro che si convertono e fanno penitenza dei loro peccati. Nes-suno ne deve dubitare. Da cristiani non possiamo che avere atteggiamenti di comprensione,misericordia, aiuto, sostegno e accoglienza verso chi vive situazioni di rottura e di fallimentodel matrimonio, soprattutto quando ci troviamo di fronte a coniugi innocenti e ingiustamenteabbandonati o a figli con famiglie divise. Ciò non significa ignorare le negatività presenti nellarottura del patto matrimoniale. Coloro che hanno rotto il vincolo matrimoniale, anche per colpapropria, e magari sono passati a seconde nozze civili, non cessano di essere cristiani, a menoche essi stessi lo vogliano. Continuando ad essere cristiani, possono e devono vivere da cristianiesattamente come qualsiasi altro fedele. Significa, ad esempio: santa messa domenicale, pre-ghiera, catechesi, partecipare alle attività parrocchiali ed ecclesiali, alle iniziative di carità,osservare i dieci comandamenti, ecc. Nessun cristiano che viene meno ai doveri fondamentaliconnessi con il proprio essere cristiano può accostarsi alla comunione eucaristica. Ė richiestaprima la confessione dei propri peccati e la conversione, che significa impegno serio a cambiarevita. Il coniuge cristiano che vive separato, ma non in una nuova relazione di tipo matrimo-niale, se vive cristianamente come sopra ricordato, non può essere escluso dalla Penitenza edalla Eucaristia. Il cristiano divorziato risposato è chiamato innanzitutto a mantenere l’im-pegno di una vita onesta e a rispettare i doveri di giustizia sia nei confronti del coniuge dacui ha divorziato sia nei confronti dei figli. La separazione e il divorzio non esonerano dai dovericontratti con il coniuge e con i figli che sono stati generati. Non si possono ignorare le nuove po-vertà (anche economiche) di uomini e donne generate dalle rotture dei vincoli matrimoniali e fa-migliari.Per quanto riguarda l’ammissione dei divorziati risposati alla comunione eucaristica: bisognaricordare che il sacramento non è un bene individuale, ma della Chiesa. Spetta solo alla Chiesadecidere dei sacramenti che Gesù le ha affidato. Il loro significato cristiano va protetto e salvatoper il bene di tutti i fedeli attuali e futuri. Nessuno può, quindi, decidere autonomamente in questocampo, magari per un errato senso della misericordia. Poiché sono sacramenti della Chiesa,vanno celebrati e ricevuti solo in comunione con la Chiesa. Né il vescovo, né il sacerdote pos-sono decidere autonomamente dei sacramenti, concedendoli in modo difforme da quantorichiede la Chiesa. I fedeli non possono chiedere al sacerdote quello che egli non può e nondeve dare. I sacramenti sono però anche per la Chiesa: significa che la loro recezione deveportare ad essere sempre più Chiesa di Dio insieme ai fratelli nella fede, a partecipare alla vitadella Chiesa e a crescere nella fede della Chiesa. Non si può chiedere il sacramento della Chiesae rifiutare la vita nella Chiesa e con la Chiesa: il sacramento sarebbe inautentico, cioè non cor-rispondente alla volontà di Gesù. Questa verità ecclesiale del sacramento resta inalterata einalterabile. Papa Francesco sta verificando con il Sinodo dei vescovi se, mantenendo piena fe-deltà al comando di Gesù circa l’indissolubilità del matrimonio, “in alcune situazioni particolaried a condizioni ben precise”, sia possibile concedere ai divorziati risposati l’accesso ai sacramentidella Penitenza e dell’Eucaristia, accesso comunque “preceduto da un cammino penitenziale”.Ovvio che una condizione indispensabile è che essi vivano una vita cristiana autentica nel contestodi un solido rapporto affettivo con il nuovo coniuge e con gli eventuali figli. Poiché nel Sinodoche si è appena concluso non è stata presa alcuna decisione in merito a quali possano esserele “situazioni particolari” e le “condizioni ben precise” in cui eventualmente possa essereconcesso di accedere ai sacramenti, invito tutti, sacerdoti e fedeli, a non voler introdurreprassi difformi da quelle sin qui indicate dalla Chiesa, aspettando con docilità e obbedienzaquanto verrà deciso nel Sinodo dell’anno prossimo. Intanto, continuando a pregare perché lo Spirito di Dio illumini i Padri Sinodali, affido alla pre-ghiera di tutti le famiglie, in modo particolare quelle che stanno affrontando momenti di difficoltà:il Signore le aiuti a restare nella fedeltà e nell’amore. Preghiamo per coloro che stanno soffrendoper la rottura del loro matrimonio, soprattutto per i figli che soffrono per la separazione dei geni-tori. Ringraziamo in modo particolare il Signore per le molte famiglie della nostra diocesi che,vivendo nell’amore e nella fedeltà il loro matrimonio nelle gioie e nelle fatiche di ogni giorno,danno una testimonianza luminosa al Vangelo della famiglia e arricchiscono la Chiesa anche at-traverso l’educazione cristiana dei loro figli.

Accompagno tutti indistintamente con la preghiera e con affetto. Il Signore vi benedica tutti.

Il vostro vescovo+ Carlo Bresciani

Con questa Lettera il nostro Vescovo ci invita a tenere ferme alcune verità fondamentali

Riflessioni e indicazioni dopo il Sinodo dei vescovi sulla famiglia

Continua dalla prima pagina

Lettera pastorale, la 6ª parte

verrà pubblicata

sul prossimo numero

Page 6: Anno xxxi n° 37 2 novembre 2014

6 Anno XXXI

2 Novembre 2014PAG

Domenica 19 ottobre la Confraternita del Sacro Cuore di Gesù, detta dei Sacconi, di Ripatransone haorganizzato una gita di svago e spiritualità aperta ai confratelli, alle consorelle ed ai loro familiari. IlConsiglio, composto dal Priore Pasquale Zazzetta, dal Vice Priore Walter Caponi e dai consiglieriLuca Iaconi, Massimo Giannetti, Luigino Crescenzi, Giuseppina e Piera Angelini, ha ritenuto oppor-tuno, infatti, che fosse importante avere occasione di stare assieme e fraternizzare al di fuori deglioneri che la vita associativa richiede. La mèta della giornatadi pellegrinaggio è stata Assisi poiché, coerentemente conlo spirito della Confraternita che veste di sacco in segno dipenitenza, è sembrato giusto recarsi pellegrini sulle orme diSan Francesco, che lasciando le sue ricchezze portò un rin-novamento spirituale nella chiesa, vivo ancora oggi. I con-fratelli hanno così potuto partecipare tutti assieme allacelebrazione Eucaristica nella Basilica e visitare la tombadel Santo. Tuttavia in questa giornata la cittadina umbra havissuto un momento importante, cioè l’arrivo della marciaper la pace Perugia - Assisi, la quale ha invaso pacificamente il centro, limitando la possibilità di mo-vimento e di visita ad altri luoghi francescani significativi. Il gruppo di ripani ha potuto però pranzarein una sala di accoglienza nel complesso della Basilica e nel pomeriggio raggiungere la vicina cittàdi Norcia per completare il viaggio con un’altra tappa spirituale ed artistica. Durante il rientro sulpullman è stata organizzata una piccola lotteria a premi per autofinanziare alcune attività della Con-fraternita. Questo gioco ha coinvolto e divertito i molti bambini e ragazzi presenti, tra familiari e gio-vani aderenti alla compagnia. Malgrado le variazioni sul programma, dovute ai succitati problemilogistici, la giornata è stata vissuta con viva soddisfazione da tutti poiché da tempo c’era il desideriodi avere un momento organizzato in totale autonomia da altre confraternite o dalla diocesi, per raf-forzare lo spirito di comunione e di identità. Silvio Giampieri

Il prossimo 2 novembre la Santa Messa sarà cele-brata in piazza dell’Aquila davanti al palazzo mu-nicipale. E’ una tradizione molto sentita econsolidata: nel giorno dedicato alla commemo-razione dei defunti le intenzioni della Santa Messacontemplano anche il ricordo di tutti coloro chesono deceduti nelle Grandi Guerre per conse-gnarci un mondo pacificato e civile.Quest’anno in occasione del centenario delloscoppio della Prima Guerra Mondiale la celebra-zione della Santa Messa ha un significato ancorapiù forte perché saranno ricordati i valorosi soldatimonteprandonesi caduti valorosamente al fronte:oltre alla funzione religiosa, officiata dal Parroco,Don Gianluca Pelliccioni, l’associazione culturale“Mons. Eugenio Massi “quest’anno ha organiz-zato altre iniziative per mantenere viva la memoriada tramandare alle giovani generazioni. Il pro-gramma della giornata del 2 novembre prevede:terminata la Santa Messa seguirà la deposizionedella corona, offerta dall’Amministrazione Comu-nale, alla base del monumento dei caduti posto nelloggiato del palazzo municipale. Alle 11,30 sarà aperta l’interessante mostra docu-

mentale allestita dai volontari dell’Associazioneculturale “Mons. Eugenio Massi” nei locali delmuseo parrocchiale di arte sacra. Saranno visibili interessanti documenti storicimonteprandonesi relativi al periodo bellico dellaPrima Guerra Mondiale 1914-1918. Documenti resi fruibili grazie alla disponibilitàdell’Amministrazione Comunale perché ben cu-stoditi presso l’archivio storico comunale.Per completare il programma delle iniziative com-memorative, l’Associazione culturale “Mons. Eu-genio Massi” ha organizzato per i giorni 8 e 9novembre una visita al Sacrario militare di Redi-puglia dove riposano alcuni valorosi militari mon-teprandonesi che per la Patria hanno sacrificato laloro vita. Fernando Ciarrocchi

Monteprandone

Iniziative per commemorare i caduti delle guerre.Visita al Sacrario militare di Redipuglia per la ricorrenza del centenario della Prima

Guerra Mondiale.

mONTALTO mArCHE

MESE DI OTTOBRE, MESE DEL ROSARIO,MESE DI MARIA

La preghiera alla madonna del rosario nella Concattedrale montaltese.L’immagine della Beata Vergine Maria del Rosario, conosciuta anchesemplicemente come Madonna di Pompei, o più correttamente comeMadonna delle Vittorie, è legata alla nostra terra come a tutta la cri-stianità per gli eventi della battaglia contro la potenza islamica nelsedicesimo secolo. Oggi essa ci invita piuttosto ad un dialogo semprepiù attento e ad un’apertura sempre più grande verso chi è diversa-mente, ma non per questo erroneamente, incamminato verso la Veritàpiena del Vangelo di Cristo, su strade religiose fraternamente legatealla nostra Fede. Entrando nella nostra chiesa in questo mese di otto-bre, Mese del Rosario (al giorno sette infatti, anniversario della “vit-toria” di Lepanto del 1571, si celebra la memoria mariana della BeataVergine Maria del Rosario), accanto al presbiterio, i fedeli incontranolo sguardo di una Madre che invita alla preghiera, o meglio alla ri-scoperta di questa affatto sorpassata preghiera litanica che, nel ripe-tersi di espressioni evangeliche di saluto a Maria e nella comune invocazione della sua intercessionematerna nei diversi momenti ed ambiti della vita quotidiana, ci permette di approfondire un ampiomomento di meditazione e di supplica. Più volte, in questi giorni ottobrini, il Parroco ha guidato eglistesso la preghiera comunitaria, soprattutto il Mercoledì mattina, meditando i Misteri della vita diCristo, di Maria e della prima Comunità cristiana, che arricchiscono la celebrazione del Mistero diCristo, nelle insostituibili e fondamentali forme della Liturgia eucaristia e della Liturgia delle Ore,che restano il cardine della preghiera della Chiesa e del cristiano, e quindi anche alla base della lodecomunitaria delle nostre Parrocchie. Nella prima Domenica di questo mese, inoltre, come ogni anno,e come ogni ottavo giorno del mese di maggio, tutta la Comunità cristiana è stata invitata alla recitadella tradizionale Supplica, composta dal Beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei,che si suole pregare a mezzogiorno, al termine della Celebrazione eucaristica di tarda mattinata. Anchele diverse intenzioni importanti della preghiera comunitaria di questo mese (Sinodo straordinario deiVescovi, ripresa della Catechesi parrocchiale, Ottobre missionario, Beatificazione del Servo di Diopapa Paolo VI… ), sono state presentate al Signore attraverso le mani premurose della sua e nostraMadre dolcissima, perché possano essere sostenute dalla sua intercessione. lauretanum

rIPATrANSONE

PELLEGRINAGGIO AD ASSISI DELLA CONFRATERNITA DEI SACCONI

Sabato 25 ottobre, ore 15.00, il cielo è coperto di nubi e non si capisce bene se arriverà la pioggia, ep-pure il piazzale antistante la Chiesa Madonna della Speranza si riempie di bimbi e ragazzi fiduciosiche, accolti dagli educatori, si apprestano a dare vita alla Festa del Ciao 2014. Un breve momento dipreghiera, un canto e poi si inizia il percorso. CHE BELLA INVENZIONE è lo slogan che accom-pagna i ragazzi nel laboratorio dello scienziato sbadato che chiede loro aiuto per riportare un po’ diordine e tornare a capire come usare ogni strumento. Gioco dopo gioco, esperimento dopo esperi-mento, i gruppi dei martelli, pinze , chiodi, giravite, bulloni, chiave inglese e trapani scoprono e pren-dono coscienza degli strumenti (doni) che hanno a disposizione e che li aiutano nel cercare, scopriree sperimentare l’amore di Dio nella loro vita di ogni giorno. Ad ogni gioco/attività i gruppi hanno ri-cevuto delle piccole lampade con le quali hanno contribuito ad illuminare un circuito con lo slogandell’ anno dell’ACR: TUTTO DA SCOPRIRE che simboleggiava la comunione e l’unità nella diver-sità. Questo segno è stato poi reso visibile e condiviso con la comunità nella messa domenicale. La festa si è conclusa con una mega merenda ed altri espe-rimenti che lo scienziato ed il suo assistente, felici perl’aiuto, hanno regalato ai ragazzi. Sono sempre grata al-l’Azione Cattolica per gli stimoli, gli spunti che ci proponeper camminare insieme. È sempre bello poter vedere i bam-bini sorridere, giocare, divertirsi ,stupirsi , ogni volta è ungrande dono che ripaga ogni fatica; e soprattutto è sempreun’occasione per noi educatori per riscoprire rinnovare lagioia del collaborare e condividere nella certezza che LUIci è sempre accanto.

FESTA DEL CIAO 2014 - PARROCCHIA MADONNADELLA SPERANZA di Maria Grazia Spinelli

Lo scorso Venerdì 17 ottobre tutti noi ragazzidei Gruppi Dopo Cresima e Giovani dellaParrocchia Madonna di Fatima, insieme ainostri punti guida, ci siamo incontrati nel Sa-lone Parrocchiale “Don Ubaldo Grossi” perdare inizio ad un altro anno di incontri. Cometutte le volte che ci ritroviamo tutti insieme,abbiamo passato una splendida serata, pienadi allegria e gioia nel rivedersi e nello stareinsieme. Anche quest’anno, come gli annipassati, i nostri “vecchietti” sono Loris eGiovanna, Alexandra e Massimo, Nicolettae Simone, Valentino e Renata ed ultima, manon ultima, la maestra Laura. Prima di incon-trarci nel Salone abbiamo partecipato alla Cele-brazione Eucaristica dove ogni gruppo eraincaricato di preparare qualcosa, chi doveva ad-dobbare la Chiesa, chi doveva preparare le pre-ghiere dei fedeli e leggere le letture e chi dovevapreparare i canti. Tutto è stato un successo e traun canto e l’altro si era fatta ora di cena. Dopoaver cenato con pizze e prelibatezze, dolci e salatepreparate da alcuni di noi, era ora che ogni grupposi presentasse. Ce la siamo proprio spassata, ab-biamo riso come non mai. Ognuno di noi ha sot-tolineato il fatto che il nostro gruppo è belloperché quando ci si riunisce tutti siamo affiatatis-simi. Come per gli anni passati, anche quest’annocontinueremo a trattare il tema dei 10 comanda-menti e, per nostra gioia, non ci sarà più la scru-

tatio che sarà sostituita dal cosiddetto “deserto”,un momento di dialogo con se stessi in cui tirarefuori tutto ciò che si ha dentro.Ora, parlando a nome del nostro gruppo “I Car-boncini” ex “5º Marcia”, volevamo ringraziareparticolarmente Valentino, Renata e la maestraLaura che ogni anno ci seguono senza stufarsimai di noi, anche se non sempre rendiamo loro lecose facili!A nome di tutti i ragazzi volevamo ringraziare,inoltre, i nostri punti guida che tutti i venerdì seraci accolgono nelle proprie case e, alla fine di ogniincontro, ci offrono prelibatezze da leccarsi ibaffi!!! Infine un grazie speciale a Padre Luis checon il suo appoggio ha reso il nostro “GruppoGiovani” così com’è oggi, splendido ed unitocome nessun altro.

Parrocchia Madonna di Fatima

VALTESINO GIOVANI: AL VIA UN ALTRO ANNO INSIEME

di Ester Pignotti

Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto”

Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984

DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5)

e-mail: [email protected] C.C.P. n. 11886637, intestato a L’ANCORA - Causale abbonamento

Impaginazione e stampa: Linea Grafica Srl - Tel. 0735 702910 - centobuchi (AP) - E-mail: [email protected] Il sito della Diocesi www.diocesisbt.it

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7Anno XXXI

2 Novembre 2014 PAG

“Anche le parole possono uccidere”. Questo è il titolo dellacampagna di sensibilizzazione presentata a Roma, alla Ca-mera dei Deputati. La campagna di sensibilizzazione sultema della lotta alla discriminazione è realizzata da FamigliaCristiana assieme ad Avvenire, alla Federazione italiana set-timanali cattolici (Fisc) e all’agenzia di pubblicità “ArmandoTesta”.Patrocinata dalla Camera dei Deputati e dal Senato della Re-pubblica, ha preso il via su Avvenire, Famiglia Cristiana esui 190 settimanali diocesani d’Italia, attraverso le edizionicartacee e digitali, e sarà veicolata in forma di locandine inun circuito di 10mila parrocchie, oratori, scuole.Il linguaggio utilizzato è quello tipico della comunicazionepubblicitaria, che contempla codici visivi e testuali partico-larmente immediati e incisivi: si vedono alcuni volti “trafitti”da parole denigratorie, frutto di pregiudizi, che assumono laforma di proiettili. Negro, terrorista, ladra e ciccione, questele quattro parole utilizzate. Quattro insulti che colpisconochi li riceve come un colpo in testa. E il messaggio finale è:“Anche le parole possono uccidere. No alla discriminazione.L’altro è come me”.L’immagine realizzata, nei primi quattro soggetti, mostra ilprimo piano di un africano, di un uomo di etnia araba, di unadonna rom e di un giovane sovrappeso. Il loro cranio è per-forato da quello che può essere interpretato come un proiet-tile, ma che in realtà è una parola, che entra da sinistra efuoriesce a destra, causando una frantumazione che eviden-zia il potere distruttivo dell’insulto, del pregiudizio razzialeo dell’ironia discriminatoria.Famiglia Cristiana, Avvenire, i settimanali Fisc approfondi-ranno il tema e sui siti www.famigliacristiana.it, www.avve-nire.it, www.fisc.it  dove sarà possibile sottoscriverel’iniziativa, lasciare un messaggio o raccontare una propria

esperienza.  I commenti all’ini-ziativa. Parla del progetto MarcoTesta, presidente del Gruppo Ar-mando Testa: “Fin da quando ènata, l’Armando Testa ha cercatodi dare il proprio contributo volon-tario alla comunicazione sociale,sostenendo progetti e associazioni.Fa parte della mission di un’agen-zia di comunicazione promuovereidee efficaci che, al servizio deivalori, diventano strumenti impor-tanti di cambiamento. Da qui ènato #migliorisipuò e l’ambiziosoprogetto con Famiglia Cristianache, non solo ha aderito all’idea,ma ha anche lavorato per estenderla ad altri partner e per dar-gli un importante supporto redazionale, un contributo di pen-siero inestimabile.” Il direttore di Famiglia Cristiana, donAntonio Sciortino, ha commentato: “È molto comune es-sere oggi, nel nostro Paese, oggetto di discriminazione. Bastaessere immigrati, o anziani o donne. Se poi si è di religionemusulmana, oppure obesi o di etnia rom, ancor di più. Lacronaca è purtroppo piena di episodi che sembravano scherzima sono tragedie. Un giornale, specie se cattolico, non puòrimanere inerte, mettere in cronaca l’ennesimo episodio dibullismo, di discriminazione sessuale o di razzismo e passaread altro. Vogliamo farlo come battaglia di civiltà per il nostroPaese. Vogliamo farlo con i nostri lettori. Migliori si può.Diciamolo a voce alta”. Marco Tarquinio, direttore di Av-venire, ha aggiunto: “Usiamo le parole come armi, e questoviene detto con esplosiva efficacia attraverso le immaginicostruite dall’Armando Testa per la campagna che accomuna

Famiglia Cristiana, i settimanali cattolici riuniti nella Fisc eil giornale Avvenire. Testate giornalistiche caratterizzate dapercorsi diversi e da stili informativi differenti, ma portatricidi una stessa cultura di base e motivate da una condivisa vo-cazione a stare dalla parte delle vittime, degli sconfitti, degliemarginati, degli imperfetti, di quelli dei quali ‘si dice ognimale’”. Infine il presidente della Fisc, Francesco Zanotti,ha commentato: “La campagna realizzata assieme ha ilgrande merito di fare comprendere con immediatezza la po-tenza della parola. Parole come pallottole: raggiungono lapersona e la distruggono, come le immagini molto eloquentidi Armando Testa mostrano con efficacia. A questo pericolosi può rispondere solo con la responsabilità. Infine, sulle si-nergie tra media cattolici: “Mi pare un gran bel segnale, que-sta campagna realizzata e attuata assieme: FamigliaCristiana, Avvenire e i settimanali diocesani della Fisc. Milimito a una considerazione: basta volerlo”.

CONTRO LA DISCRIMINAZIONE

Fermiamo insieme le parole che sono proiettili Patrocinata dalla Camera dei deputati e dal Senato della Repubblica, ha preso il via su Avvenire, Famiglia Cristiana e sui 190 settimanali diocesani d’Italia, lacampagna di sensibilizzazione ‘’Anche le parole possono uccidere’’ curata dall’agenzia Armando Testa. Apparirà sulle edizioni cartacee e digitali, e sarà veicolatain forma di locandine in un circuito di 10mila parrocchie, oratori e scuole

A Centobuchi i ladri si introducono nella casa parrocchiale di don Pierluigi Bartolomei

I ladri, si fa per dire, hanno visitato con facilità, la casa parrocchiale di don Pierluigi Bartolomei a

centobuchi. Il poeta latino Ovidio, anche se con altro intento, avrebbe scritto: “Illi possunt vacuofurari litore harenas” (Quelli sono in grado di rubare granelli di sabbia su una spiaggia deserta):

don Pierluigi, invece, ha voluto scrivere loro una simpatica quanto significativa lettera:

“Ai carissimi amici ladri che tra le 9.00 e le 9.45 sono entrati nella

casa parrocchiale: mi spiace che non abbiate trovato i fantasmago-

rici tesori che sognavate, niente soldi e niente oro…mi dispiace, ma

io vivo così! Mi spiace ancora che per cercare tutto questo abbiate

dovuto setacciare attentamente il mio guardaroba e che lo abbiate

trovato alquanto poco alla moda e senza abiti di un certo valore…

personalmente non sono molto esigente nell’abbigliamento! Di

questa bella visita, avete apprezzato molto il mio Ipad che era in

camera, era il regalo dei miei amici per i miei dieci anni di sacerdozio,

peccato fosse spento e peccato ancora che avesse il vetro rotto,

così sarà difficile da usare ed eventualmente rivendere. Inoltre avete

scoperto qualcosa di sconvolgente: che anche nella tana dei lupetti

non c’erano soldi e apparecchi high tech, ma legno, carta, colla e strane figure di lupi, orsi, pantere

e serpenti disegnati alle pareti… mi spiace che abbiate dovuto rompere la loro porta, se eravate

così curiosi bastava chiedere. cari fratelli ladri, avete sbagliato portone… ora che siete arrivati

alla casa parrocchiale, lasciate in pace il nostro quartiere che già è stato fin troppo generoso con

voi! Rispettate le nostre case con i nostri affetti più cari e le nostre fatiche! Non rubate e vi sentirete

più uomini, perché vivere nell’ombra e fuggire è più da conigli che da esseri umani. Vi saluto cor-

dialmente insieme al mio cane Paco, che -come immaginavo- vi ha accolti festante, convinto che

volevate giocare con lui.

banca Picena Truentina,

Alternanza Scuola-Lavoro alla consegna degli attestati all’I.T.C. “Capriotti”

Si è svolta, venerdì 24 ottobre dalle ore9.00, presso l’Aula Rossa dell’ I.T.C.“Capriotti”, la cerimonia di premia-zione degli alunni partecipanti al pro-getto di alternanza scuola-lavoro cheha visto, per il quinto anno, la collabo-razione tra la Banca Picena Truentinae l’Istituto di Istruzione Superiore Tec-nico del settore Economico e LiceoLinguistico “A. Capriotti” di San Be-nedetto del Tronto.Siamo sempre e da sempre vicini ai giovani –

ha dichiarato Valentino Piergallini, che in qua-lità di Direttore della BCC Picena Truentina hapresenziato alla cerimonia insieme al responsa-bile della Filiale di Porto d’Ascoli Marco Iozzi– anche attraverso queste esperienze di alter-

nanza scuola-lavoro che siamo ben felici di or-

ganizzare in collaborazione con l’I.I.S.

“Capriotti” di San Benedetto, sensibile come

noi ai progetti di formazione operativi sul ter-

ritorio.

Nel 2014, i protagonisti di questa importanteesperienza formativa sono stati 11 studenti dellaIV sezione B AFM e il rispettivo docente diEconomia aziendale professor Giuseppe Pi-gnati: Cirino Giorgia, Coccia Samantha, FedeliFrisia, Giorgetti Jessica, Piccinno Alessia, Pier-gallini Sara, Prosperi Alessandro, SghaierOisef, Stramenga Simone, Taurino Daniele,Violini Emanuele.Tra le finalità del progetto c’è l’attuazione dimodalità di apprendimento flessibili ed equiva-lenti sotto il profilo culturale ed educativo, checolleghino sistematicamente la formazione in

aula con l’esperienza in situazione di lavoro;l’arricchimento della formazione ricevuta neipercorsi scolastici e formativi con l’acquisi-zione di competenze spendibili nella vita e nelmercato del lavoro; l’orientamento dei giovaniper valorizzarne le vocazioni personali, gli in-teressi e gli stili di apprendimento individuali.Il progetto è stato sottoscritto dalla prof.ssaElisa Vita dirigente scolastico dell’Istituto “A.Capriotti” e coordinato dalla docente Paola As-sunta Petrucci. I nostri alunni - ha commentato la dirigente Vita- hanno concretamente sperimentato le loro co-

noscenze ed hanno utilizzato le loro competenze

nel mondo del lavoro, consapevoli che solo me-

diante uno studio costante e sistematico po-

tranno raggiungere traguardi importanti.

Mi auguro che la proficua collaborazione con

la BCC Picena Truentina prosegua anche nei

prossimi anni con numeri crescenti e obiettivi

sempre più ambiziosi.

Gli studenti dell’I.I.S. “Capriotti” hanno svoltotre settimane di Alternanza scuola lavoro, avvi-cinandosi così al modus operandi di una bancalocale e, più in generale, alle dinamiche delmondo del lavoro. Ufficio stampa Logos

AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO

Agente Generale Cinzia AmabiliVia F. crispi, 107 - Tel. e Fax 0735 582101

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8 Anno XXXI

2 Novembre 2014PAG

La luce fioca delle candele della lampadina della cucina, river-sata sul marmo del tavolo da un opaco piatto che evitava di di-sperderla, favoriva il formarsi delle ombre un po’ dovunque.Queste si adattavano agli umori e alle situazioni della famigliae talvolta, come nella sera tra il giorno dei Santi e quello deiMorti, aumentavano la tristezza dei ricordi. Non trovo nell’arcodei giorni dell’anno, una sera più silenziosa di quella. Ci si ri-trovava tutti insieme, purificati dal giorno di festa, a pregare peri tanti familiari defunti, ma ancora ben presenti nei ricordi e nellefoto distribuite in diverse parti. Le più recenti incassate sul vetrodella “credenza”, altre poste sulla mensolina del Sacro Cuore,dove la nonna non faceva mai mancare un lume acceso duranteil mese dei morti. Era scritta lì la storia della famiglia e quelloche mancava te lo sentivi raccontare proprio in quella sera deimorti, ad aumentare la paura e la suggestione di una situazioneparticolare.Hitchcock sarebbe stato un principiante rispetto a quella “su-spance” che si respirava nel racconto degli anziani. Spericolaticome eravamo, non ci saremmo avventurati, in quella sera, aduscire nel buio per tutto l’oro del mondo. Era quella la notte della“barca di Caronte” con tutto il suo carico di anime: racconto cheogni anno aumentava nel numero, dovendo, purtroppo, aggiun-gere i normali naufragi annuali. Giovanni Guidotti nel libro suS.Benedetto del Tronto, edito dal Circolo dei Sambenedettesi,riporta questa descrizione, presa dal volume dell’Allevi “Tra lerupi del Fiobbo”, del 1894: “Non vi ha pescatore, per ardito chesia, che la notte dei Morti voglia lasciar la riva ed affidarsi alle

onde. Gittando le reti in mare ei le ritroverebbe piene di te-schi umani, o incontrerebbe la nera barca di Caronte, caricadelle anime dei naufraghi, la quale verrebbe a dar di cozzocontro la paranza…”. Se sciogli i ricordi e confronti i vari Caronti della storiaumana, c’è da concludere che il nostro navigatore è figuraben diversa da quella filosofica dello Scetticismo a sma-scherare la stoltezza degli uomini, o da quella terribile, cru-dele e demoniaca di Dante, o ,infine, da quella più addolcitadel Rinascimento. Il Caronte descritto dai nostri anziani,pur conservando la saggezza di chi vuole ammonire control’ingordigia, era la raffigurazione di una “pietas” che si po-teva tradurre in un sentimento di partecipazione al doloreper tutti quei morti che non ebbero sepoltura e che per unanotte almeno volevano riprendersi tutto il mare e farsi cosìricordare dai vivi. Più che una barca vera e propria, era il pas-saggio di un lamento, lo stesso che sentii nelle invocazioni dellemamme e delle vedove dopo le tante disgrazie in mare con lequali siamo cresciuti. Di quella del Rodi, in cui naufragò ancheuna parte dei miei affetti familiari e di amicizia, mi è rimasto im-presso il lamento delle mamme che chiedevano il recupero deicorpi. In parte fu possibile, ma altri andarono ad aumentare ilnumero nella grande “tomba” del mare.Non basta il lamento annuale di Caronte per farci ricordare i tanti“fattisi mare nel mare”; o come scrive un anonimo poeta:”Re-curdéte che lu mare e lu marenàre,/jè tott’one/ pore dope lamòrte”. Ed il Foscolo, giustamente asserisce l’importanza chè

“serbi un sasso il nome”. E’ importante tanto più oggi che le lam-pade al neon ci hanno tolto le ombre, sostituite da ridicole testedi zucca (halloween), così propagandate anche nelle nostrescuole. In questa atmosfera da New Age, il pensiero della morte,con la quale “giochiamo” ogni istante, potrebbe ridursi a un“Trick or treat?”, ossia “Scherzetto o dolcetto?”.

Abbiamo più volte chiesto una TOMBA “VUOTA” DEL MA-RINAIO presso il nostro cimitero, dove magari scrivere unnome, dire una preghiera, murare una foto, portare un mazzo difiori. Se poi non si vuole fare qualcosa di monumentale, si ri-servi, magari, a tale scopo, una parte della Cappella cimiteriale.Pietro Pompei

Per tanti anni mio marito ed io abbiamo assistitoa tante celebrazioni di battesimi perché impegnatinella pastorale battesimale. Si leggeva insieme esi rifletteva sulla domanda che il celebranteavrebbe loro rivolto durante la celebrazione dellaprima parte del Rito (Rito dell’accoglienza):“Cari genitori, chiedendo il Battesimo per i vostri

figli, voi vi impegnate a educarli nella fede,

perché, nell’osservanza dei comandamenti, im-

parino ad amare Dio e il prossimo, come Cristo

ci ha insegnato. Siete consapevoli di questa re-

sponsabilità?”Nel secondo incontro, sempre per la preparazioneal battesimo, erano presenti il padrino e la madrina.Anche con loro leggevamo la domanda chedurante la celebrazione veniva loro rivolta: “E

voi, padrini e madrine, siete disposti ad aiutare i

genitori in questo compito così importante?”Durante la celebrazione del Battesimo alla primadomanda i genitori, hanno risposto davanti a Dioe alla comunità “SI”. Anche i padrini e lemadrine alla seconda domanda hanno rispostoaffermativamente.E allora come mai la festa di Halloween dilaga ei nostri figli non celebrano la festa di tutti iSanti? Riflettiamo tutti e poniamoci qualche domanda.Come battezzati stiamo vivendo, secondo loSpirito di Dio o secondo lo spirito del mondo?Ho parlato ai miei figli della vita dei santi? Credonella vita dopo la morte? Riflettiamo, perché la posta in gioco è grande: lanostra salvezza, la vita eterna.San paolo scrive ai romani “non conformatevi

alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi

rinnovando la vostra mente, per poter discernere

la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito

e perfetto.” (Rom. 12,2) Cerchiamo di aderire aquesta esortazione dell’apostolo delle genti !Cosa fare davanti a questa sfida?Fermarsi e riflettere. Rendersi conto che abbiamopronunciato tanti “si”, abbiamo fatto tante pro-messe, ma non abbiamo mantenuto l’impegnopreso. Beh, a questo punto l’atteggiamento piùsensato è quello di chiedere perdono a Dio alquale abbiamo risposto i nostri “si” soltanto conla bocca e cambiare.Perché no! Recuperare anche il tempo perso.Recuperiamo la nostra identità battesimale. Ri-prendiamo in mano la Parola di Dio, leggiamola,

meditiamola, mettiamola in pratica. Il disegno diDio e la sua volontà è che diventiamo santi, (1 Ts4,3). Ora iniziamo a parlare ai nostri figli delcammino da fare per arrivare alla santità: amare,perdonare, rispettare, non tener conto del malericevuto e pregare, pregare incessantemente.Per la notte del prossimo 31 ottobre si stanno or-ganizzando le feste in discoteca all’insegna delcattivo gusto, rappresentano una vera e propriaesaltazione del macabro, in cui le persone indos-sano i costumi orribili e dissacranti, a volte ancheoffensivi nei confronti della religione cattolica.E noi che ci cibiamo del corpo e sangue di Cristocome ci stiamo preparando in famiglia alla so-lennità dei Santi e alla commemorazione dei de-funti? Con momenti di riflessione e preghiere opreparando costumi e oggetti adatti alla festa diHalloween?Coloro che fanno parte del mondo dell’occulto,definiscono Halloween «giorno più magico del-

l’anno, è il capodanno di tutto il mondo esoteri-

co… consideriamo che le parole che proclamiamo,

i gesti che facciamo, gli sguardi che diamo non

sono neutri ma significano la realtà spirituale

che rappresentano. Certe filastrocche sono evo-

cazioni dello spirito di morte. Alcuni balli sono

rituali di iniziazione. Molti oggetti venduti tra i

prodotti di consumo sono amuleti, o loro ripro-

duzioni usati nelle pratiche di stregoneria». Questo ci deve far riflettere.Le disastrose conseguenze non sono sempre im-mediate, ma si manifestano a distanza di anni indepressioni, crisi, violenze e altre manifestazionidel genere. Giancarla Perotti

Halloween, una moda, una festa, una nuova consuetudine che si è imposta negli ultimi anni

LA BARCA DI CARONTE E LA TOMBA “VUOTA” DEL MARINAIO

FORUM DELLE ASSOCIAzIONI FAMILIARI MARCHEL’8 NOVEMBRE, A LORETO,

INCONTRO- DIBATTITO CON MARIO ADINOLFIIl Forum delle associazioni familiari Marche invita a partecipare sabato 8 novembre alle ore 16, all’incontro-dibattito con il giornalista, scrittore ed ex deputato MARIO ADINOLFI sul tema

VOGLIO LA MAMMA, DI FAMIGLIA CE N’E’ UNA SOLA

L’evento, aperto a tutti si terrà al Palacongressi di via San Francesco, a Loreto,ed è organizzato in collaborazione con il Comune di Loreto - assessorato alle

politiche familiari.

“Ora i burocrati del politicamente corretto hanno co-minciato a spiegare che la mamma non esiste più, esisteil genitore uno e il genitore due”: così dice Adinolfinel suo libro uscito a marzo 2014 (disponibile anche,gratuitamente, sul web) “Voglio la mamma” in cuicontesta i “falsi miti di progresso” (aborto, eutanasia,matrimonio omosessuale, utero in affitto), invitandoi politici a stare dalla parte dei più deboli: il bambinonon ancora nato, l’anziano e il malato grave, lamamma. Adinolfi, 43 anni, è stato tra i fondatori delPartito democratico: giornalista che ha spaziato daigiornali, alle tv, alla radio, a settembre scorso ha an-nunciato di voler creare anche un quotidiano chia-mato “La Croce”, che uscirà il 13 gennaio 2015, incui intende raccontare le “storie del bello di chisceglie sempre la vita e dell’orrore di chi vuoleportare l’umanità sul crepaccio della negazione disé”. Il Forum delle famiglie è nato, a livello nazio-nale, nel 1992 con l’obiettivo di portare all’at-tenzione del dibattito culturale e politico italianola famiglia come soggetto sociale. Nella famiglia in-fatti si costruiscono i destini degli abitanti del Paese, dentro di essa si formano icittadini di domani, è la qualità della vita familiare che determina la qualità della vita del-l’intera società. Una famiglia “che funziona” è garanzia anche del buon andamento di tuttele istituzioni sociali, politiche, economiche, educative. A livello regionale quella del prossimo8 novembre è la prima di una serie di iniziative che il Forum intraprenderà per riportare alcentro dell’agenda politica, come pure all’attenzione dei media, la Famiglia come risorsa ecome valore da cui potrà e dovrà certamente ripartire il Paese per assicurarsi un futuro mi-gliore.Il Forum delle associazioni familiari Marche che organizza l’evento è composto dalle seguentiassociazioni: Istituto Santa Famiglia, Rinnovamento nello Spirito, MOICA, Ordine France-scano Secolare, AIMC, Feder Vita Marche, Cursillos di Cristianità, UCID, Salesiani - Coo-peratori, Forum Macerata, AIART, Forum Provinciale Pesaro-Urbino, Conf. Cooperative,ACI, Forum Provinciale di Ancona, Associazione Famiglie per l’accoglienza, Azione per Fa-miglie Nuove, AGE, AFI., Giuristi cattolici, ACLI, Consultori Cattolici, Una Famiglia Pertutti, Forum San Benedetto. In più partecipa al Forum regionale, come uditore, il CamminoNeocatecumenale.

Mario Adinolfi VOGLIO LA MAMMAVOGLIO LA MAMMA di famiglia di famiglia

una solauna sola (Mario Adinolfi)

Comune di Loreto Assessorato alle politiche familiari

Istit. Santa Famiglia - Azione Cattolica - Rinnovamento nello Spirito - ACLI - MO.I.CA - A.I.M.C.

O.F.S. - A.F.N - Giuristi Cattolici - FederVita Marche - Cursillos di Cristianità - U.C.I.D.

A.I.A.R.T. - Salesiani Cooperatori - Conf.Cooperative - - A.Ge. - A.F.I.

Consultori Cattolici - Una Famiglia Per tutti - Famiglie Nuove

Mario

Adino

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- .C..MA.ID. U.C.I.

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