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anno LXXXIV - nume nume nume r r r o o o numero 5 5 5 luglio 2010 Periodico della Parrocchia di San Giovanni Battista in Monza Poste Italiane Spa - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2, DCB Milano il duomo

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anno LXXXIV - numenumenumerrrooonumero 5555 luglio 2010

Periodico della Parrocchia di San Giovanni Battista in MonzaPoste Italiane Spa - Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2, DCB Milano

ilduomo

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il duomo

Buone vacanze..., ritrovando riposo e fiducia. [don Silvano Provasi]

Cronaca di Giugno [Elena Picco]

Una gravidanza... di 3 anni e 8 mesi [Maria Francesca Vimercati]

Visita pasquale alle famiglie [Gabriele Gauci]

Relazione finale sull’attività del C.P. 2009-10

Progetto doposcuola [Gioia Della Chiesa]

Un dramma sacro che conquista l’uomo [Sarah Valtolina]

Prima fiera dell’altra economia: cronaca di una giornata particolare [Fabrizio Annaro]

Oratorio Estivo

La Penitenza e la Confessione Cristiana (3) [don Pierpaolo Caspani]

Doni papali al nostro Duomo (3) [Giovanni Confalonieri]

Speciale festa Patronale

Gerusalemme al tempo di Gesù [don Raimondo Riva]

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Don Silvano Provasi, don Raimondo Riva, Fabio Cavaglià, Giovanni Confalonieri, Cinefoto Mario Farina,

Nanda Menconi, Sonia Orsi, Federico Pirola, Marina Seregni, Gioia Sorteni, Sarah Valtolina.

Un grazie particolare a chi distribuisce “Il duomo”: Carla Baccanti, Simona Becchio, Giorgio Brenna, Gloria

Bruletti, Enrica Calzoni, Roberto Canesi, Luisa De Capitani, Rita Fogar, Josetta Grosso, Laura Maggi,

Paola Mariani, Stefania Mingozzi, Luigi Motta, Teresina Motta, Andrea Picco, Carla Pini, Annina Putzu,

Livio Stucchi, Silvia Stucchi, Chicca Tagliabue, Marisa Tagliabue, Carla Galimberti, Mariuccia Villa,

Bruna Vimercati, Lucia Vitagliani.

Hanno collaborato

In copertina: Altare della Madonna del Rosario addobbato con fiorinella festa patronale 2010

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“Ritorna, anima mia, al tuo riposo, perché il Signore ti ha beneficato” (Sl 116,7). Anche le vacanze richiedonoun progetto, invitano a definire una mèta, offrono l’opportunità di diverse collaborazioni. Ed è bene che sia così per-ché anche il sospirato riposo non si riduca a semplice sfogo, inattività, tempo senza legami e responsabilità. Il salmo

c’invita innanzitutto a riconoscere il riposo come dono di Dio, come occasione e luogo nel quale Dio ci aiutaa fare memoria dei suoi benefici, del suo lavoro in noi e nella nostra comunità. Per meglio comprendere ed accoglieretale grazia, occorre anche dedicare tempo, spazio e disponibilità di un grato ricordo che genera gioia, gratitudine con-divisa e quella libera laboriosità che sa costruire e gestire una vera festa cristiana.

Abbiamo bisogno di riposare per dare più senso al nostro fare, al nostro agire, al nostro preoccuparci digestire la vita nostra e quella delle persone che ci sono affidate. E’ ciò che emerge anche dal modo di riposare di Diodopo la creazione. Nel ritmo sempre più incalzante della vita che spesso ci fa perdere il senso e la misura della sobrie-tà, del riferimento a ciò che è veramente essenziale, siamo facilmente condotti a ridurre il riposo solo a sfogo psicolo-gico, autodifesa dall’impegno obbligato ed obbligante. Non basta creare e produrre tante cose, tante relazioni, parteci-pare a numerosi eventi e proposte, alimentando in noi quasi l’illusione di arrivare a tutto e a tutti ed evitare il timoredel sentirsi esclusi. Ed intanto corriamo il pericolo di lasciarci espropriare il nostro cuore, la sorgente del nostro vive-re, che sembra sempre più dipendere solo dagli apprezzamenti e dal giudizio degli altri, mentre il giudizio di Dio losentiamo più lontano e sembra irrompere in noi solo come senso di colpa. Occorre ritagliare e difendere spazi e luoghinei quali il nostro fare sia illuminato dal senso, dalla reale opportunità e verifica, da un concreto e frequente “stare colSignore e riposare in lui”.

La vacanza è anche opportunità preziosa per progettare, nella libertà del cuore e nella fiducia, nuovi percorsi forma-tivi, educativi ed aggregativi, superando la diffusa sensazione d’inefficacia e sterilità di alcune nostre attività ed impe-gni. E’ forse momento meno assillante per verificare mete, metodologie e fatiche vissute in quest’anno pastorale. Pertanti adulti l’estate richiama anche un particolare tempo della giovinezza che è stato decisivo e rimane ricordo prezio-so e sempre grato perché ha offerto segni ed esperienze che hanno meglio definito la propria vocazione.Quante mete raggiunte e da raggiungere ci richiama l’estate... E la meta della nostra vita, del nostro camminare neltempo da quali segni ed eventi è richiamata?

Il periodo estivo si presenta a noi anche come spazio perché il tempo meno incalzante ci permetta di avere più atten-

zione ed inventare nuove occasioni per la cura delle relazioni che spesso subiscono fratture e traumi, senza preme-ditazione, ma ugualmente frustranti. Scrive il nostro arcivescovo che “per incontrare veramente le persone occorre spe-rimentare più spesso il dono dell’essere ‘ospite’, del sentirsi accolto e costretto ad usare meglio tutti i registri dellacomunicazione. Ovunque, infatti, è possibile arricchirsi di un incontro ed offrire una parola o un gesto di solidarietà ed’attenzione, condividendo momenti di vita, sogni per il futuro, dolori del presente. Dobbiamo augurarci che le pros-sime vacanze diventino per tutti non solo occasione per riposare, per ritemprarci, per evadere dal grigiore del quotidia-no ma vera opportunità per ricuperare fiducia, serenità con se stessi e con gli altri”.

Accogliamo l’augurio del nostro vescovo Dionigi per questo tempo estivo: “A tutti il mio augurio di una felice espe-rienza educativa durante la prossima estate: un’esperienza che ridoni riposo fisico e mentale, condivisione di affetti verie profondi, ricarica spirituale; un’esperienza che generi e alimenti la gioia di un autentico incontro con se stessi, congli altri, con il Signore.

BUONE VACANZE

Buone vacanze...,ritrovando riposo e fiducia.

il duomo lettera dell’Arciprete

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Al cuore del mese di giugno si colloca lafesta di S. Giovanni, patrono della città, acui è dedicato il nostro Duomo. Con lachiusura delle scuole e, in parallelo, dellacatechesi dei fanciulli e dei ragazzi, si apreil tempo di vacanza per alcuni, di esami peraltri. Per tutti è comunque un momento dibilancio personale.

Domenica 6 giugnoProcessione cittadina del Corpus Dominida S. Gerardo a piazza Duomo: unanumerosa folla accompagna, con cantie preghiere, il passaggio del Santissimoper le vie della città.

Domenica 13 giugnoGiornata di festa a conclusione dell’an-nuale percorso oratoriano e di iniziodell’oratorio festivo. Durante la messadelle 9.30 viene affidato a un gruppo diragazze e ragazzi il mandato di educa-tori. Varie iniziative animano tutta lagiornata che si conclude con il Festivalcanoro che vede esibirsi, sul palcomontato nel campetto dell’oratorio,cantanti di ogni età e genere musicale.

Lunedì 14 giugnoParte l’oratorio estivo: un centinaio dibambini seguiti da Luigi, Gabriele edagli animatori trascorreranno quattrosettimane tra momenti di preghiera,giochi, attività varie e gite. E’ buonaoccasione per allenarsi al rispetto deicompagni e delle regole del gioco,esperienza che fa crescere la mente e ilcuore. Prezioso anche il supporto di ungruppo di mamme che danno una bellamano durante il momento del pranzo.

Mercoledì 23 giugnoOre 19.00: Messa parrocchiale per la festadi S. Giovanni Battista in cui concelebra-no i preti originari della parrocchia equelli che nel passato vi hanno svolto ilproprio ministero. Quest’anno in parti-colare si ringrazia il Signore per i 55anni di ordinazione di Mons. EnricoRossi, i 45 di don Guido Pirotta e i 10 didon Pietro Raimondi. A conclusionedella liturgia si svolge il rito di immis-sione negli alabardieri di sette giovanileve. I festeggiamenti continuano inoratorio con una cena comunitaria.Alle ore 21 la Cappella del Duomo offre,in onore di S. Giovanni Battista, un pre-gevole concerto di brani di Josef G.Rheinberger nello splendore di unDuomo illuminato a giorno e addobba-to ovunque di composizioni floreali.Un connubio di arte, musica e naturadi struggente bellezza che emoziona efavorisce la preghiera.

Giovedì 24 giugno: natività di S.Giovanni BattistaAlle 9.45, durante la preghiera dell’oramedia, si svolge la cerimonia dell’im-missione di otto nuovi canonici nelCapitolo del Duomo cui fa seguito laMessa solenne celebrata da Mons.Busti, vescovo di Mantova.Si aggiunge un ulteriore motivo digioia per la nostra Parrocchia: il caromaestro Chichi, conoscitore fin neiminimi particolari della storia diMonza, del Duomo e della bibliotecaCapitolare cui ha dedicato anni di stu-dio, riceve, dalle mani del Sindaco, il“Giovannino d’oro”, la più alta onorifi-cenza della città.

Cronaca di Giugno

Elena Picco

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il duomo cronaca

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Una gravidanza...di 3 anni e 8 mesi

Maria Francesca VimercatiIniziata in modo non convenzionale, maforse per questo più facile da raccontarealla nostra bimba, come mi disse un’argu-ta paziente! Era il 16 febbraio 2006. Lanostra domanda di adozione, 4 fogli intutto, compilata in tante sere piene didomande, veniva appoggiata su una mon-tagna di carta in un ufficio del tribunaledei minori. E’ iniziata così la nostra attesa,speranzosa e avvilita assieme, fatta diincontri con psicologi ed assistenti socialiintervallati da lunghi mesi di dubbi e dipaure.Il nostro bimbo intanto prendeva formadentro di noi, ce lo immaginavamo gatto-nare per casa, correre in giardino e nuota-re in mare con noi…Psicologi ed assistenti sociali sembravanovoler far crollare in ogni incontro le nostreconvinzioni di diventare genitori adottivifino a farci sentire presuntuosi per lanostra fermezza nel dire: ”Sì, ce la possia-mo fare”. D’altra parte qual è quel genito-re capace di risolvere sempre ogni proble-ma familiare? Quale futuro genitore primadi unirsi al suo sposo viene messo spalle almuro a risolvere “a tavolino” i probabilicapricci di un bimbo di 4 anni o le ribellio-ni di un dodicenne?

Terminata la burocrazia per l’adozionenazionale è iniziata quella ben più compli-cata per il percorso internazionale: ancoracorsi con psicologi, giorni di ferie, soldi...finché ad agosto 2008 abbiamo messoinsieme una fitta documentazione (dalcasellario giudiziale alla foto del nostrobox...) pronta per essere tradotta in spa-gnolo e quindi consegnata al tribunale deiminori di Santo Domingo.E ancora un’attesa durante la quale sem-pre di più abbiamo avuto bisogno del dia-logo e del confronto con parenti ed amici(con i quali ora ci scusiamo se troppe volte,

durante una cena o alla fine della Messa,abbiamo indugiato troppo sull’argomen-to): dopo ogni chiacchierata la situazioneera sempre la stessa ma noi ci sentivamospalleggiati e anche più leggeri: grazie dicuore a tutti!Il 16 settembre, in una mattina come tante,mentre visitavo una paziente che nondimenticherò mai, il mio telefono è squil-lato; numero sconosciuto: “Venga domatti-na, dobbiamo darle una comunicazioneimportante!”.Il nostro bimbo stava scalciando nella pan-cia, aveva voglia di uscire allo scoperto edil giorno dopo lo abbiamo visto per laprima volta, in fotografia.Ivette, una bimba di 11 mesi ci aspettavadall’altra parte dell’Atlantico. Abbiamodovuto aspettare più di un mese prima dipoter partire: ancora timbri, autorizzazio-ni, documenti...Il 26 ottobre, nella hall di un hotel in SantoDomingo, siamo diventati genitori, abbia-mo conosciuto la nostra bimba e lei haconosciuto mamma e papà. I 3 anni e 8mesi sono all’improvviso diventati ungiorno, le lacrime e le attese, le domande ele speranze erano ormai alle spalle: Ivetteera con noi a giocare, mangiare e dormiree noi eravamo con lei a non dormire dinotte per seguire ogni suo respiro, perchiedere alla terra di fermarsi un attimoperché Ivette si potesse addormentare.

Dopo 5 mesi e 2 giorni di esilio caraibico,forzatamente detenuti da una burocraziainaspettatamente complicata, siamo torna-ti a casa.Mentre sorridiamo ai variopinti commentidi chi ci incontra e si stupisce della diffe-renza di colore che c’è tra noi ed Ivette, rin-graziamo ogni istante il Signore per ildono che abbiamo ricevuto, inaspettato edimmenso, gratuito e bellissimo!

il duomo vita parrocchiale

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Visita pasquale alle famiglie

Gabriele Gauci

“Così dunque voi non siete più stranieri néospiti, ma siete concittadini dei santi e familia-ri di Dio, edificati sopra il fondamento degliapostoli e dei profeti, avendo come pietra d'an-golo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta lacostruzione cresce ben ordinata per essere tem-pio santo nel Signore; in lui anche voi veniteedificati insieme per diventare abitazione diDio per mezzo dello Spirito”. (Ef. 2, 19-22)

Queste parole che San Paolo rivolgeva aicristiani della città di Efeso devono ancoraspronare la nostra comunità a riprendereogni anno, con rinnovata passione, l’impe-gno della visita pasquale nelle nostre casee portare in esse l’annuncio che la risurre-zione di Gesù è fonte di vita nuova perogni famiglia. In passato la benedizionedelle case era preziosa occasione per isacerdoti di prendere coscienza dellasituazione pastorale e spirituale della par-rocchia.

Oggi per una serie di motivi, tra i quali lanon trascurabile diminuzione ed invec-chiamento del clero, è certamente mutatoil significato liturgico del gesto della bene-dizione ed è anche diminuita la possibilitàdel prete di incontrare un numero semprepiù ampio di fedeli nelle loro case e nellesituazioni concrete di vita. Rimane però ilsignificato spirituale della benedizionechiaramente espresso nel testo di S. Paolocitato.Nessuno dev’essere considerato comestraniero, ma tutti quelli che vivono nelterritorio della parrocchia sono o hannol’opportunità di essere e riconoscersi “con-cittadini dei santi e dei familiari di Dio”,cioè parte attiva e benedetta della famigliadi Dio. Questo spiega perchè don Silvano,don Enrico ed io, abbiamo cercato di suo-nare ad ogni porta, anche degli uffici e deilaboratori presenti sul territorio. La nostramotivazione non era di fare proselitismo

ma mostrare atutti che la chia-mata di Gesù èuniversale ed èbello riconoscerequesto anche at-traverso un breveincontro e una pre-ghiera.C’e anche l’aspettodell’uscire dallachiesa, dal duomo,dai locali dellaparrocchia e anda-re a trovare lagente nel luogo incui vive. Non èquesto un gestofacile, non soltan-

Quest’anno la visita pasquale alla nostre case è stata effettuata, insieme a don Silvano e donEnrico, anche dal giovane seminarista di Malta (Gozo) Gabriel Gauci che, gratificato da taleesperienza, ci ha lasciato questo ricordo scritto. Grazie di cuore, carissimo Gabriele.., futuro“don”.

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to per un seminarista straniero come me,ma anche per i nostri preti pieni di espe-rienza pastorale. Offriamo il nostrotempo, ci mettiamo in gioco, corriamo ilrischio di essere rifiutati, di appariretimidi e incapaci, di non saper come rea-gire di fronte a situazioni particolari equesto lo facciamo mossi dalla fede che“ogni costruzione” è chiamata a crescere“ben ordinata a essere tempio santo nelSignore”.E che cosa fa il prete nelle case?Innanzitutto desidera rendere più visibi-le la presenza di Gesù in ogni luogo dove“due o tre persone” si sforzano di viverenel suo nome e nel suo amore, in partico-lare lì dove l’amore tra un uomo ed unadonna è consacrato dal sacramento delmatrimonio. Questo segno-richiamo ilsacerdote (o anche un laico...) lo esprimeattraverso una preghiera, una parola diincoraggiamento, un sorriso ed un po’ ditempo dedicato all’ascolto. Tutto questolo esprime quando è timido e non sa cosadire e la gente vede in lui un esempio diumiltà. Lo esprime quando viene rifiuta-to e trova la porta sbattuta in faccia, eviene chiamato a trasformare il suodispiacere in un speciale sguardo diamore e misericordia verso chi abita inquel luogo. Il prete porta Gesù, nella sua

umanità e nel suo mistero, perchè nonpuò fare altro, visto che “in lui”, e solo“in lui” veniamo edificati “per diventaredimora di Dio”.

Questo è l’ideale, ma noi, anche que-st’anno, visitando le vostre case, loabbiamo certamente un po’ offuscato coni nostri limiti, le nostre inadeguatezze, lenostre frette, le nostre menti che tantevolte pensavano ad altro, e la nostra pocapreparazione spirituale all’incontro convoi. Sopratutto direi le nostre stanchezzeche tante volte ci impedivano di vederebene la situazione, le urgenze ed i biso-gni nelle vostre case. Ma oggi, ripensan-do a quelle settimane, penso che ilSignore non ci abbia chiesto nient’altrose non di bussare alle vostre porte e diessere presenti nelle vostre case. E questoforse ci ha permesso di uscire da noi stes-si, dai nostri mondi, dai nostri pensieri edalle nostre fantasie, e di guardare oltrele nostre paure... Già il dono di esserepresenti nelle vostre case, nelle vostrevite, anche se solo come spettatori, ci faricordare quanto sia vera l’invocazionedi Madeleine Delbrél, mistica francesedel secolo scorso: “Mio Dio, se tu seidappertutto, come mai io sono così spes-so altrove?”

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A conclusione dell’attività del C. P. di quest’anno, ecco una breve sintesi del lavoro svolto.A differenza degli anni precedenti, il nostro Arcivescovo non ha ritenuto opportunoinviare alle parrocchie della diocesi una lettera pastorale che invitasse a confrontarsi e ariflettere su argomenti specifici o che indicasse proposte concrete di lavoro. Infatti la let-tera “Come pietre vive per un sacerdozio santo” è un invito a riflettere sul tema dellavocazione e sul tema della sobrietà pastorale, per ripensare, al metodo e al fine checaratterizzano il compito del ben consigliare. Si è dunque trattato di un anno di riposo,considerando il riposo come l’occasione per una riflessione sincera sul senso che devonoavere le varie proposte od iniziative di una comunità parrocchiale.Durante le sedute di questo anno pastorale abbiamo avuto l’opportunità di ripensare ache cosa significa consigliare nella Chiesa, al valore costruttivo che deve sempre conte-nere una proposta o una critica. Abbiamo pensato che il significato delle paroledell’Arcivescovo“ fare meno, per fare meglio” siano da interpretare proprio nel senso chedobbiamo fare proposte senza mai perdere di vista il fine. E il fine di una Comunità par-rocchiale non può che essere: annunciare la nostra fede e aiutare tutti a viverla quotidia-namente nelle esperienze della vita.Proprio per aiutarci a meglio comprendere come si possa intervenire in parrocchia, nelmese di gennaio una seduta del C.P. è stata dedicata al tema della “pastorale vocaziona-le”, attraverso una riflessione propostaci da don Alberto Colombo, direttore del CentroDiocesano Vocazioni. Riflettendo sulle sue parole è emersa per noi che facciamo parte delC.P. un’altra indicazione fondamentale: una comunità parrocchiale, che deve essere aper-ta a tutte le vocazioni, deve testimoniare che vocazioni diverse possono collaborare cor-dialmente e proficuamente per il bene comune.Concretamente, nel corso di quest’anno abbiamo ripensato alle diverse proposte che giàsono presenti e ci siamo chiesti come fare per valorizzarle meglio, in modo da avvici-narci sempre di più alla gente che partecipa alla vita della nostra comunità. Abbiamocercato di rinsaldare l’alleanza tra catechisti dell’iniziazione cristiana e genitori, di valo-rizzare il periodo che va dalla richiesta del Battesimo all’inizio della catechesi in terza ele-mentare, di dedicare maggiore attenzione alla pastorale adolescenziale e giovanile, diripensare ai modi di una proficua collaborazione con la comunità di San Gerardo; abbia-mo cercato di valorizzare alcuni momenti importanti dell’anno liturgico.Abbiamo dedicato una seduta del C.P. anche alla lettura ed analisi della Carta diComunione per la Missione, un impegno condiviso da parte delle diverse componentidel nostro Decanato, affinché le scelte delle diverse comunità siano valorizzate attraver-so iniziative comuni sul territorio, in relazione soprattutto alla collaborazione tra sacer-doti e laici, alla trasmissione della fede, al rilancio del volontariato e al recupero di unmaggiore impegno nel rapporto con la politica e gli amministratori locali.Infine, l’ultima seduta del C.P., a maggio, è stata un momento di verifica sul lavoro svol-to e, soprattutto, sul metodo. Per l’anno prossimo, si cercherà di lavorare con maggioreefficacia, collaborando in modo più proficuo con le diverse commissioni, rendendo piùchiaro e più snello l’ordine del giorno. Soprattutto l’esigenza condivisa da tutti i parteci-panti del C.P. è di riuscire a farsi davvero portavoce dell’intera comunità parrocchiale.

Relazione finale sull’attivita’ delC.P. 2009-10Giunta del CPP

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Così come in molte scuole si èfesteggiata la conclusione dell’annodi studio, anche i ragazzi e gli edu-catori che hanno partecipato aldoposcuola organizzato nellanostra parrocchia hanno degna-mente festeggiato con una “pizza-ta” in oratorio.Presenti naturalmente anche donSilvano e i “mitici“ Luigi e Gabriele,senza i quali un tale progetto sareb-be stato difficile da realizzare. Lafesta conclusiva è stata anche l’oc-casione per fare un bilancio di que-sta attività iniziata a settembre incollaborazione con la dirigentedella scuola media Confalonieri e laprofessoressa Patrizia Barbara, cheha coordinato le diverse fasi delprogetto.Partita quasi in sordina, trattandosiper la nostra parrocchia di una pro-posta nuova, ha coinvolto unnumero sempre maggiore di ragaz-zi e di operatori, insegnati adulti,ma anche diversi adolescenti che,con tanto entusiasmo, si sono lasciati coin-volgere.A sentire chi si è impegnato per aiutare iragazzi che, per varie ragioni, chiedevanoun affiancamento nell’esecuzione dei com-piti, è stata un’esperienza molto gratifi-cante, sia per il legame affettivo che si ècreato tra studenti ed educatori, sia perun’accresciuta attenzione ai bisogni e allasensibilità di chi era coinvolto.I ragazzi sono sempre venuti volentieri afare i compiti perché hanno trovato unambiente accogliente e figure di riferimen-to con le quali hanno instaurato un rappor-to di fiducia: a volte, capitava anche di con-fidare qualche preoccupazione e di riceve-re parole di conforto e di incoraggiamento.Certo, per il prossimo anno, molti sonoancora i punti da migliorare nell’organiz-zazione dell’attività, soprattutto perché le

richieste di aiuto sono aumentate nel corsodell’anno e non si riferiscono più soltanto aragazzi della media Confalonieri.Durante questo primo anno, il servizio eraproposto per quattro pomeriggi alla setti-mana, dalle 14,30 alle 16,30, mentre, sefosse possibile, per l’anno prossimo, sareb-be utile estendere anche al lunedì pome-riggio questa offerta educativa.Ideale sarebbe, poi, poter contare su unapersona di riferimento fissa per ognipomeriggio che funga da coordinatricedell’attività, soprattutto nel rapporto conla famiglia.E’ importante, infatti, che anche i genitoricomprendano che si tratta di un impegnoserio ed è doveroso che vengano avvisati oche essi stessi anche avvisino nel caso incui i propri figli non possano essere pre-senti.

Progetto doposcuola

Gioia Sorteni

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Un teologo ortodosso John Meyendorff,facendo riferimenti al culto bizantinodice: «Le preghiere ortodosse comuni-cate attraverso i canti esprimono undramma sacro che coinvolge tutte leforme di sentimento umano poiché nonsi limitano solo a soddisfare l’esigenzaintellettuale». Con questo spirito lacomunità ortodossa rumena presente incittà ha organizzato un concerto dimusica bizantina. Un momento di pre-ghiera a cui ha partecipato anche mon-signor Siluan, vescovo d’Italia, e un’oc-casione per conoscere più da vicino unaspetto della cultura rumena e la suacomunità.A presentare l’evento è stato padrePompiliu Nacu, parroco della chiesa di“Tutti i Santi” (San Gregorio), mentre ilcoro Nicolae Lungu ha dato vita ecorpo ai canti.

Come mai una concerto in duomo?«Volevamo condividere le armonie deicanti corali e la gioia della nostra festapatronale. Nella primavera di quest’an-no la nostra parrocchia “Tutti i Santi”ha compiuto sette anni, e offrire allacittà questo concerto di musica sacra ciè sembrato il modo migliore per festeg-giare.Nella Chiesa ortodossa il culto si intrec-cia con la musica sacra. La parola “litur-gia” ha un doppio significato, da unaparte significa celebrare la liturgia, cioèil sacrificio eucaristico, dall’ altra partela stessa parola può essere usata conriferimento più ampio, a tutto il cultopubblico della chiesa. L’80% del nostroculto si esprime attraverso il canto, cheha come scopo una funzione catecheti-ca, di educazione spirituale ed esteti-ca».

il duomo vita parrocchiale

Un dramma sacroche conquista l’uomoSarah Valtolina

I Sacramenti o i misteri dell’ortodossia sonosette, come per la Chiesa cattolica: battesimo,cresima, eucaristia, penitenza, matrimonio,ordine sacro e olio santo per i malati.

BATTESIMOIl battesimo è il sacramento che rende partecipidella filiazione divina e costituisce l’uomo comenuova creatura facendolo morire e risorgere conCristo Signore. E’ celebrato nel nome della san-tissima Trinità, mentre il neofita viene total-mente immerso nell’acqua benedetta, per trevolte, simbolo dei tre giorni di Cristo nel sepol-cro, che muore alla vecchia vita nel peccato erisorge con Cristo. L’atto di versare solo un po’d’acqua sul capo viene ammesso nelle urgenzeper qualcuno malato e costituisce una eccezio-ne.

CRESIMAAppena battezzato, il bambino (o catecumeno) èunto col Sacro Miro" (cresimato) mediante unpiccolo segno di croce in ogni parte principaledel corpo. La santa Cresima è amministratasubito dopo il battesimo perché rappresenta ilsigillo del dono dello Spirito Santo. Nella Chiesaortodossa, la cresima è compiuta dal sacerdoteche ha appena celebrato il battesimo nello stessorito. Viene anche tagliato un piccolo ciuffo dicapelli, come segno di consacrazione a Dio.

EUCARESTIAGli ortodossi la chiamano Cena mistica. Nellateologia ortodossa l’Eucaristia è inseparabiledall’azione liturgica; è quindi assente l’adora-zione eucaristica. Il pane consacrato è conserva-to, nel tabernacolo, solo per i malati. La comu-nione è sempre fatta sotto le due specie e ilsacerdote utilizza un cucchiaino con il qualeattinge il frammento di pane consacrato postonel sangue del Signore. La parte non consacra-ta del pane usato per l’eucaristia è data in fram-

LA LITURGIA ORTODOSSA:I SETTE MISTERI

DELL’ORTODOSSIA

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Che cos’è la musica bizantina, in cosasi differenzia da quella presente nelculto occidentale?«La tradizione più antica del cantodella nostra chiesa e quella della musi-ca bizantina - psaltica, nata 1400 ani faa Bisanzio, poi trasferita nei paesiBalcanici e arrivata nello spazio liturgi-co della Chiesa romena con la contribu-zione e l‘impronta dei grandi composi-tori e interpreti Filotei, Macarie, AntonPann e Suceveanu. Il canto nella Chiesaortodossa romena si esprime attraversodue forme: la prima forma è il cantobizantino liturgico, la seconda è lamusica corale ecclesiastica che riprendeil fondo musicale bizantino e presentauna forma artistica espressa attraversoarmonia e polifonia. Polifonia e armo-nia sono forme musicali che si sono svi-luppate e consolidate in occidente.Dobbiamo sottolineare il fatto che lamusica corale polifonica è entrata nelnostro paese sulla porta della chiesa,poiché le prime prove corali furono disorgente ecclesiastica. Per fare unacomparazione, possiamo dire che ilcanto corale bizantino ha la sua ecume-nicità, respira con i suoi due polmoni,perche unisce la specificità e diversitàcromatica del canto orientale bizantino,con la bellezza e l’armonia polifonicaoccidentale».

Che tipo di canti sono stati propostidurante il concerto dello scorso 29maggio?«Gran parte dei brani musicali chesono stati cantati si chiamano in lin-guaggio liturgico ecclesiastico: tropari,inni, poesie, kondakion, carmi, e sonospecifici nella loro struttura musicaleper il mattutino e il vespero, ma sonostati interpretati dai giovani coristi inuna maniera corale polifonica».

menti a tutti i partecipanti alla liturgia e ha ilnome di antidoron o anafora. La “PrimaComunione” viene data subito dopo il battesimoe la cresima, anche quando il neo battezzato èun bambino.

SACERDOZIOIl sacerdozio è conferito per l’imposizione dellemani del vescovo e per l’invocazione delloSpirito Santo. Possono essere ordinati vescovisolo i sacerdoti celibi o i vedovi. Il presidente diun sinodo di vescovi è chiamato patriarca. Ilvescovo è colui che nella chiesa locale tiene ilposto di Cristo, è garante dell’insegnamentodegli apostoli e trasmette i sacramenti. Titoliparticolari come patriarca, metropolita, arcive-scovo indicano solo un servizio nell’ambito dellaChiesa, ma non poteri giuridici o personali.

PENITENZAPer molto tempo la penitenza o confessione dipeccati era utilizzata solamente per quelli cheerano stati espulsi dalla Chiesa (scomunicati) oper chi si era allontanato per libera scelta. Oggiè pratica comune ricevere la penitenza da unvescovo o da un presbitero per qualche serio pec-cato, prima di ricevere la comunione.

MATRIMONIOIl rito del matrimonio segue subito quello delfidanzamento, diventato di fatto la prima partedel rito di matrimonio, e prevede l’incoronazio-ne degli sposi. Il divorzio è generalmente proibi-to, ma perché c’é la debolezza umana, è permes-so in alcune istanze con un periodo di peniten-za. L’ufficiatura del secondo matrimonio assu-me allora un carattere penitenziale e viene con-sentito per il bene di chi ha visto senza colpa fal-lire il primo matrimonio.

OLIO SANTONell'ortodossia l'olio santo e donato per invoca-re la guarigione, sia fisica che spirituale. Perquesto, dal momento che tutti gli uomini hannobisogno di qualche guarigione, quantomenoquella del cuore, il sacramento è conferito a tuttii fedeli.

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Protagonista del concerto proposto dalla comunità ortodossa in occasione della festa patro-nale della chiesa di Tutti i Santi, è stato il coro Nicolae Lungu del patriarcato ortodossorumeno, guidato dal maestro padre Stelian Ionascu. La storia del coro della Patriarchiaromena di Bucarest inizia nel 1836 con le prime prove corali nel nostro Paese. Alla fine del1947 evidenzia la più importante tappa artistica nella vita del coro con l’arrivo alla direzio-ne del professore teologo, compositore e direttore di orchestra Nicolae Lungu. Come diretto-re di orchestra e compositore arricchirà il repertorio corale, con lavori di valore inestimabi-li, costruendo una formazione di notorietà composta dai più bravi e talentuosi membri dellasocietà corale romena. Dal 1993, anno della morte di Lungu, la direzione passa a padreStelian Ionascu, che lo ha guidato fino al 2008, avvalendosi anche della collaborazione deldiacono Constantin Stefan R zvan (teologo e assolvente di Conservatorio), e del giovaneEloi Siluan (teologo), insieme a Lumini a Gu anu (dottore in musicologia), «persone conreali qualità pedagogiche, volenterosi nel mantenimento e la continuazione di uno stileinconfondibile di questa formazione corale», come li descrive padre Pompilu Nacu, parrocodella chiesa di Tutti i Santi.Il repertorio del Coro della Patriarchia è vasto, religioso e liturgico, e si uniscono anche melo-die classiche e contemporanee che si inquadrano con dignità nello spazio liturgico dellaCattedrale Patriarcale.

Il Coro Nicolae Lungu

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Time out: primo bilancio dellaseconda edizione di Sara FestFabrizio Annaro

Il Signore rispose a Samuele: “Non guar-dare al suo aspetto né all’imponenzadella sua statura. Io l’ho scartato, perchéio non guardo ciò che guarda l’uomo.L’uomo guarda l’apparenza, il Signoreguarda il cuore”. La citazione dal Librodi Samuele è ripresa in un documentodei promotori di Time Out, seconda edi-zione di Sara Fest, evento che parla allacittà sul tema del tempo libero e delladisabilità. E’ stata un’esperienza forte edinteressante quella dello scorso 13 giu-gno iniziata in piazza Carrobiolo conl’apertura degli stand e proseguita con laSanta Messa in Duomo celebrata daMons. Silvano Provasi che nella suaomelia ha ricordato quanto sia preziosala presenza di ragazzi diversamente abilie dei gruppi di giovani e volontari che liaccompagnano nel quotidiano. E’ la stes-sa presenza alla Santa Messa –ha ricorda-to l’Arciprete- a rappresentare il valoreaggiunto e a significare che l’integrazio-ne fra diverse realtà umane è una stradacertamente in salita, senz’altro faticosa,

ma possibile. “L’incontro con chi è porta-tore di fragilità aiuta –come scritto in untesto che introduce alla Santa Messa- aripensare a noi stessi, invita a rallentarelo scorrere del tempo affinché la vicinan-za alla fragilità serva a trasformare sem-plici e delicate at-tenzioni in preghiera”.Dopo la Santa Messa eccoci ancora inpiazza Car-robiolo con i gazebo allestitinella prima mattinata dalle associazionie dai gruppi di giovani e volontari chevivono il quotidiano con i ragazzi diver-samente abili. La città ha visto più davicino questa realtà spesso dimenticata enon è da escludere che per qualcuno ladomenica di passeggio si sia trasformatain occasione per avvicinarsi ai gruppi emagari candidarsi ad una presenza piùvicina e, perché no, anche di volontaria-to. Prima del concerto i clows della“Compagnia dei colori” hanno allietatol’attesa della musica che è arrivata nelpomeriggio grazie alla band di giovanidi Heat Flows che gratuitamente si sonoesibiti in piazza Carrobiolo sino a sera.

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Un concerto che ha coinvolto le personein un intenso ed inedito divertimento:danze, musiche, sorrisi diffondevano unclima di serenità, di comunione e di gioiadavvero inaspettato.E’ un clima speciale che ha toccato le per-sone che attraversavano piazzaCarrobiolo e che inevitabilmente si sonosentite coinvolte dal fascino del concerto,della musica e dall’entusiasmo del pub-blico davvero speciale.Numerosi gli enti promotori di questaseconda edizione: oltre alla Caritas diMonza, troviamo il Gruppo Baobab dellaParrocchia Cristo Re, il GruppoIntervento della Parrocchia San Pio X, ilGruppo Orizzonte della Parrocchia SanCarlo, il Gruppo Fede e Luce, il CentroDiurno Disabili ARCONAUTA dellaCooperativa Novo Millennio, l’Associa-zione di volontariato QdV della Coope-rativa Lambro, la Comunità AlloggioNUOVAFAMIGLIAdella Parrocchia SanBiagio, l’UNITALSI Sottosezione diMonza, la Cooperativa Nuova Iride.Gli organizzatori di questa seconda edi-zione sono nel complesso soddisfatti egià si parla della prossima edizione di

Sara Fest come afferma GiovanniVergani, coordinatore del Centro DiurnoDisabili Arconauta della CooperativaNovo Millennio. Lo scorso anno SaraFest si era svolta negli spazi dellaCooperativa Novo Millennio di viaMontecassino in concomitanza conl’inaugurazione del Centro Arconauta. IlCentro Arconauta è un’esperienza inno-vativa perché accoglie 10 ragazzi adole-scenti diversamente abili ed è uno deipochi centri che lavora sull’età dei disa-bili cioè accompagna questi ragazzi nelpassaggio dalla adolescenza alla etàadulta. Abbiamo chiesto a GiovanniVergani di raccontare la sua esperienzacosì prossima ai ragazzi disabili.Qual è la tua preoccupazione più profon-da?Vivere in una società sempre meno acco-gliente, sempre meno capace di confron-tarsi con la difficoltà, con la diversità,con la fragilità.Cresce la cultura che trasforma in tabùsofferenza e dolore con il rischio che lepolitiche sociali mirino unicamente allarisposta al bisogno, alla “parte malata”,

“frammentando”la persona con ilrischio di amplifi-care solitudine edemarginazione.E la tua speranza?E’ possibile vivereun quotidiano conrelazioni semplicie dignitose, è pos-sibile allargare icontesti, provaread estendere i con-tatti per creareambiti allettantiper tutti, proprioper tutti non solo

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per chi ce la può fare, in una parola crea-re un mondo più accogliente!Un anno passato con Arconauta, qual èil bilancio? Senz’altro positivo, sonomolto contento del lavoro e dell’impe-gno dell’equipe operativa al serviziodella persona con disabilità e del suobisogno di relazione in un lavoro speci-fico orientato all’età e ai suoi passaggievolutivi. Guardare alla persona al suovalore per me è un grande privilegio.Sapresti dirmiquale sia l’ambi-zione di un giova-ne disabile?Sentirsi ricono-sciuti e apprezzativoluti semplice-mente bene perciò che si è, per ciòche si può dare,stare insieme allepersone potendoesprimersi secon-do le propriemodalità. Ma que-sta aspirazionenon è di tutti?Con il liceo Dehon abbiamo collaboratocon una classe di seconda liceo da otto-bre a giugno: tutti i mercoledì per dueore i liceali del Dehon sono stati insiemea due ragazzi disabili e hanno condivisoun progetto sul teatro.E’ stata davvero un’esperienza impor-tante, si-gnificativa per tutti! Viviamoun’ epoca in cui le nostre relazioni inambito professionale e non, sono spessocompetitive, superficiali, non libere,sono relazioni che a volte mortificano ivalori e l’espressività delle persone…Confrontarsi con la fragilità significa fer-marsi, riflettere, mettersi in gioco ecostruire relazioni più profonde più

autentiche che conducono ad un recipro-co riconoscimento… L’Arconauta è unluogo in cui vivo un profondo sensoevangelico che spinge a quell’essenzadelle cose e delle relazioni che è così beneespressa in Isaia 43, 4 “Perché tu sei pre-zioso ai miei occhi, perché sei degno distima e io ti amo”. Grazie Giovanni!E’ un messaggio forte quello che giungeda un ambito particolare che esprimevalori forse lontani dalla mentalità cor-

rente ma che ci può aiutare ad una ricer-ca più autentica della nostra fede e unamaggiore coesione nelle nostre relazioni.E’ un desiderio di accoglienza che nonriguarda solo chi è fragile, ma è univer-sale di tutti, è un fatto culturale comericordava Giovanni Paolo II nel giubileodei disabili: "Non si tratta di affrontaredeterminati bisogni, ma di vedere rico-nosciuto il proprio desiderio di acco-glienza e di autonomia. E’ necessario chel’integrazione diventi mentalità e cultu-ra, e al tempo stesso che i legislatori e igovernanti non facciano mancare a que-sta causa il loro coerente sostegno.”

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Oratorio estivo 2010festa finale

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il duomo catechesi

Attorno al sec. VI, la forma penitenziale invigore fino ad allora (l’antica penitenzacanonica) vive una situazione di gravecrisi, come abbiamo visto. In questo qua-dro, abbiamo le prime testimonianze diuna prassi penitenziale diversa, che pro-gressivamente prende piede: è la cosiddet-ta penitenza «tariffata».

Questa nuova forma penitenziale, affondale proprie radici nei monasteri della GranBretagna e dell'Irlanda: tra i monaci eraabituale la prassi di “aprire la coscienza”al padre spirituale, il che comportava unaconfessione dei peccati privata e ripetibile.In queste zone, i monasteri rappresentava-no il fulcro dell'organizzazione ecclesiasti-ca, per cui la prassi in uso nei monasteri sidiffonde anche per quanto riguarda i pec-cati gravi dei cristiani “normali”.

Questa nuova prassi penitenziale vienediffusa nel continente europeo dai monaciirlandesi, a partire dal VI sec.A differenza della penitenza canonica, lanuova forma penitenziale è ripetibile: seun cristiano peccatore, dopo essere statoriconci-liato/assolto, ricade in un peccatograve, può di nuovo sottoporsi alla peni-tenza e, dopo aver compiuto le opere pre-scritte, viene di nuovo riconcilia-to/assolto.In secondo luogo, la nuova prassi peniten-ziale ha un carattere più “privato” egarantisce una maggiore “riservatezza” alpeccatore, il quale non entra piùnell'”ordine” dei penitenti con un rito pub-blico, ma si presenta in privato al sacerdo-te, cui confessa i propri peccati; il sacerdo-te gli impone opere penitenziali, che varia-no a seconda del tipo di peccato commes-

so; a ciascun tipo di peccato, infatti, corri-sponde una determinata penitenza, secon-do “tariffe” prestabilite.

Dopo aver eseguito ciò che il sacerdote gliha imposto, il penitente ritorna una secon-da volta dal confessore per riceverne inprivato l'assoluzione.Il vescovo, da parte sua, mantiene la dire-zione della penitenza canonica che, per uncerto periodo, coesiste con quella tariffata.

Come dice il nome stesso (penitenza “tarif-fata”), l'aspetto più originale e caratteristi-

La Penitenza e la Confessione Cristiana (3)La penitenza “tariffata”

Continuiamo la pubblicazione della storia – catechesi del Sacramento della Penitenza eConfessione cristiana scritta ed offerta da don Pierpaolo Caspani. Siamo giunti al VI secolo.

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co di questa forma di penitenza sta nelfatto che ad ogni tipo di peccato corri-sponde una determinata penitenza,secondo “tariffe” prestabilite; perchéogni confessore sia in grado di assegnarepenitenze adeguate ai peccati, si forma-no i cosiddetti Libri Penitenziali ad usodei confessori: si tratta di veri e propritariffari delle penitenze, le quali varianoa seconda del Libro Penitenziale, ma,comunque, riprendono in buona parte ilrigore e la severità delle opere peniten-ziali della penitenza canonica.

Proprio per ovviare all'eccessiva pesan-tezza delle opere penitenziali, vengonointrodotte le cosiddette“commutazioni”: penitenze lunghe pos-sono essere sostituite con altre a più

breve scadenza, ma più rigide;oppure le opere penitenziali pos-sono essere sostituite con l'offertadi una somma di denaro.

Va rilevato, infine, che la peniten-za tariffata non comporta piùquegli inter-detti/divieti, chesegnavano per tutta la vita coluiche si era sottoposto alla peniten-za canonica; per questo motivo,la nuova forma penitenzialeviene aperta anche a chierici emonaci (precedentemente esclusidalla penitenza canonica) e vieneapplicata anche per i peccatimeno gravi e più frequenti.

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Doni papali al nostro Duomo (3)UN DONO RIDONATO: LA CROCE PETTORALE DI PIO IXGiovanni Confalonieri

Tra gli oggetti preziosi custoditi in Duomo e finora non esposte in Museo, vi è una croce che, inoccasione del 150° anniversario dell’unificazione nazionale, acquista un particolare senso nelrichiamare fatti e situazioni di alta drammaticità per la Chiesa in quel tempo. Si tratta della CrocePettorale, in oro e pietre preziose, che Monsignor Carlo Caccia Dominioni donò al nostro Duomo,avendola ricevuta dal Papa, Pio IX, per le vicende che di seguito succintamente richiamiamo.

L’oggettoCrocetta pettorale d’oro di tipo latino (cm8 per cm 11,5), ornata di pietre preziose(acquamarine e diamanti) fissata con unanello (cm 2) alla catena in oro (cm 90).

All’incrocio dei bracci della croce c’è unapietra più grossa, contornata da brillantini,mentre alle estremità dei bracci sono inca-stonate quattro pietre uguali. Le decora-zioni a bassorilievo sono rimandi a simbo-li episcopali, con motivi vegetali presentianche sul retro.

Le vicende storicheMonsignor Carlo Caccia Dominioni fuvescovo ausiliario dell’Arcivescovo di

Milano Carlo Bartolomeo Romilli , sosti-tuendolo in pratica negli ultimi tre anni diEpiscopato, perché infermo per un colpoapoplettico. Alla morte di Romilli, Pio IX il25 giugno 1859 nominava ArcivescovoPaolo Angelo Ballerini, primo di unaterna di proposti da parte Austriaca, inaccordo con il Concordato tra Austria eSanta Sede, faticosamente sottoscrittopochi anni prima (1855). Intanto peròMilano era stata liberata, gli Austriacierano usciti da Milano il 5 giugno, VittorioEmanuele II era entrato in Milano l’8 giu-gno, l’Austria era stata nuovamente bat-tuta a Solforino e San Martino (24 giugno),proprio il giorno prima della nominapapale del Ballerini. Ciò fu visto dai mila-nesi come un ultimo sopruso austriaco e fuimpedito all’Arcivescovo di insediarsi;inoltre i Savoia impugnarono la validitàdella nomina, soggetta a loro giudizio alplacet del governo piemontese; essi impe-dirono anche militarmente la presa di pos-sesso della Diocesi. Con l’annessione dellaLombardia al Regno Sardo, divenuto poid’Italia, il “caso Ballerini” divenne uno deiconflitti gravi dei Savoia con la Santa Sede.Il Ballerini si rifugiò prima in CantonTicino, poi in Brianza, a Vighizzolo (dovefu contestato dai liberali), quindi a Seregnodove, accolto con riverenza, rimarrà finoalla morte (1897).Mons. Caccia Dominioni, fedele collabo-ratore dell’Arcivescovo, ne divenneVicario (Generale per “sede impedita”per la Chiesa, solo Capitolare per “sedevacante” secondo i piemontesi).Il clero ambrosiano si trovò diviso tra i

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fedeli al papato, “temporalisti o intransi-genti” ed i favorevoli ad accordi coiSavoia, “liberali o conciliatoristi”.Mons. Caccia, in contrasto con le autori-tà governative (nonché con il Capitolometropolitano), veniva perseguitato edimpedito all’esercizio del magistero,quindi si rifugiò a Monza, nel seminarioarcivescovile (l’attuale Liceo Zucchi). Lecose peggiorarono quando, nel febbraiodel 1863, sospettato di accordi segreti conla Santa Sede, Mons. Caccia fu sottopostoa “perquisizione domiciliare”, cioè agliarresti domiciliari.Fu in questo frangente che la comunitàmonzese sistrinse mag-giormente alVicario ed ilclero si levò asua difesa con-tro i liberali. Inp a r t i c o l a r el’Arciprete diMonza Mons.Zanzi, fu moltovicino alVicario, cosìcome PadreVilloresi (suoconfessore e consigliere), per il qualeanche nei periodi di vincoli più stretti(guardato a vista da militari e carabinie-ri), la porta rimaneva sempre aperta. Siera in una situazione di stallo: il Caccianon poteva operare liberamente, ilBallerini non poteva dimettersi, e laDiocesi era aspramente divisa neglianimi e senza guida. Provato da questetensioni, Mons. Caccia Dominioni mori-va il 6 ottobre 1866.Pochi mesi dopo il Ballerini rinunciavaall’Arcidiocesi di Milano e veniva nomi-nato Patriarca latino di Alessandriad’Egitto, in partibus infidelium, unanomina di prestigio ma senza operativi-

tà; rimarrà infatti a Seregno fino allamorte (1897).Si chiudeva così un capitolo spinoso eveniva nominato Arcivescovo di MilanoLuigi Nazzari di Calabiana, senatore delRegno, conciliatorista, ma fedele a Roma,come dimostrerà nei fatti da subito,obbedendo al Papa nel non celebrarereligiosamente i successi Sabaudi, non-ché aderendo ai dettami del Concilio intema di infallibilità papale.

La donazioneMons. Caccia ricevette in dono da Pio IX

la Croce petto-rale vescovilesopradescritta,a riconoscimen-to della fedeltàe della devozio-ne manifestatein tanto peri-gliose vicende.Alla sua morte,per testamentolasciò dettaCroce in donoalla nostraBasilica, come

segno di riconoscenza per l’affetto tribu-tatogli dalla città ed affinché l’Arcipretela portasse al petto nelle funzioni ec-cle-siastiche delle principali solennità. Glieredi la consegnarono il 4 dicembre 1867dopo aver pagato (3 aprile 1867) le tassedi registro (£.31,25).Altro dono di Mons.Dominioni fu una medaglia d’argento (g274,90) riguardante la Basilica di S. Paoloin Roma ricostruita dopo l’incendio ericonsacrata il 10 XII 1854, coniata nellostesso anno. La medaglia riporta Pio IXcon la stola apostolica ed al verso laBasilica con legenda “consacrazionedopo l’incendio”.

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ConsiderazioniSi stanno preparando le solenni manife-stazioni per il 150 ° anniversariodell’Unità d’Italia; in questo ambito nonè fuori luogo riflettere non solo sugliaspetti trionfalistici, ma anche sulle sof-ferenze di coloro che vissero quelle tra-sformazioni difendendo valori ed idealialtrettanto, se non più, nobili. Primo fratutti il pensiero va a Pio IX, un Papa con-testatissimo da quelle forze anticlericali emassoniche che pilotarono il risorgimen-to italiano, ma che anticipò i Savoia nelleconcessioni al popolo. Nonostante leforti opposizioni, anche interne allaChiesa, indisse il Concilio Vaticano I, nelcui ambito fu approvata la costituzioneche definiva l’infallibilità papale “excathedra”e fu promulgato il “Sillabo”,nel quale si stigmatizzavano le ideologieanticristiane (tra cui liberalismo e comu-nismo) come furiere di grandi mali perle nazioni, cosa puntualmente avveratasinel secolo successivo. Pio IX definì ancheil dogma dell’Immacolata concezione diMaria, confermato dalla stessa Vergineapparendo quattro anni dopo a Lourdes.

Il Concilio Vaticano I fu sospeso allavigilia della guerra Franco Prussiana(1870) e venne chiuso solo nel 1962,quando Giovanni XXIII avviò il ConcilioVaticano II.Pio IX dovette subire la perdita di quel“potere temporale “ che gli era statoofferto fin dai tempi dei “barbari” re lon-gobardi, perché godesse dell’autonomiae “regalità” necessarie al suo alto magi-stero spirituale. Questo grande Papanon ebbe pace neppure da morto perché,nella traslazione dell’urna, oppositorilaicisti tentarono di buttarlo nel Tevere;ma i popolani cattolici lo difesero.Nel clima di tensioni in cui visse Pio IX,non sorprende che mostrasse riconoscen-za a chi gli era fedele con segni tangibili,come appunto la croce pettorale di cuiabbiamo parlato.Giovanni Paolo II ha proclamato Pio IXBeato il 3 settembre 2000, assieme aGiovanni XXIII , accostando così duefigure tanto diverse ad una lettura super-ficiale quanto vicine nella dedizione allaChiesa ed al bene comune nella Verità.

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Speciale festa PatronaleMISSIONE DEI NUOVI CANONICI, LITURGIA EUCARISTICAPRESIEDUTA DA MONSIGNOR ROBERTO BUSTI

il duomo festa Patronale

NEL DUOMO DI MONZA

Un tripudio di fiori:il sacro scrignomostra orgogliosotutti i suoi gioielli.

Oggiè il Santo Patrono:“il Precursore”...

Forme policrome,fantasie d’ingegni...Globi di rose biancheed orchideeilleggiadrisconoi tratti degli altari.

Suggestioni visivemutano trascorsi,perpetuano nei secoliprivilegiati intonacinello stato di Grazia.

Tuttoè in quell’imprecisa dimensionedove il tempoe la memoriaquasi riporta in vitaquei Maestri,nell’atto di distendere i colori...

(Aida Odoardi)

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INTERVISTAA GIOVANNI SANTAMARIA

Giovanni, tu sei il promotoredegli “altari fioriti”, da dove ènata questa idea?

L’idea è nata circa 20 anni fa per-ché desideravo fare un regalo aSan Giovanni (il “mio” santo) eal Duomo di Monza. Per questomotivo, anche quando questainiziativa non si è più tenuta, misono sempre occupato personal-mente dell’altare di “SanGiovanni Battista”, in occasionedella Festa Patronale. Poi hopensato di proporre questa ini-ziativa anche agli altri fioristi diMonza e la risposta è stata moltopositiva. Ci tengo a sottolineareche addobbare a festa il Duomoè un gesto a cui teniamo tutti noie anche se a volte può richiede-re qualche sacrificio economico,lo facciamo sempre molto volen-tieri.

Com’è la risposta dei monzesi?

Gli altari fioriti hanno sempreentusiasmato i visitatori dellaBasilica al punto tale che, inoccasione di una delle primeedizioni, è stato necessario apri-re il Duomo durante la serata,tanta era l’affluenza di pubblico.L’assegnazione dell’altare daaddobbare viene fatta tramiteestrazione a sorte alla presenzadi Monsignor Arciprete.

La richiesta di partecipareall’evento “Altari fioriti” arrivaanche da fioristi che operanofuori Monza, segno che l’inizia-tiva è molto apprezzata.

GLI ALTARI FIORITINEL DUOMO

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Erode fu nominato re della Giudea condecreto del senato romano nel 40 a.C.;poté, però, insediarsi a Gerusalemmesolo nel 37 a.C. quando affermò la suasovranità contro l’asmoneo Antigono,sostenuto dai Parti. Il re dovette garan-tirsi il suo potere contro i sostenitori deideposti Asmonei, anche con uccisioni.Agì con abilità con il potere dominantedi Roma, dapprima dalla parte diAntonio, insediatosi, con Cleopa-tra, nelvicino Egitto; dopo la vittoria di Aziocontro la flotta egiziana, nel 31 a.C., rico-nobbe e omaggiò Ottaviano, che gli rico-nobbe la sovranità su Gerico, sulle cittàdella costa, sulle città di Gadara e Ippo esu ampie regioni nel nord dellaTransgiordania. Erode fu accreditato “realleato e amico dei romani e dell’impera-tore”. Erode consolidò il suo prestigioanche con l’attività edificatoria. Inonore di Ottaviano ampliò e abbellì lavecchia capitale del regno israelitico delnord, Samaria, rinominandola “Sebaste”,la “città dell’Augusto”; costruì la cittàportuale chiamata, appunto, “Cesarea”.Ai confini del deserto di Giuda edificò lafortezza Alessandreion e il palazzo for-tezza Herodion. Gerusalemme fu am-pliata; sulla collina occidentale, a norddel muro asmoneo, ne fece costruire unonuovo, che si congiungeva con il terra-pieno nord-occidentale del tempio.Curò la provvista dell’acqua con acque-dotti e cisterne. Si valuta che gli abitantifossero tra i 30.000 e i 50.000.

In Gerusalemme Erode eresse ilpalazzo reale, sulla parte alta della collinaoccidentale. Qui il re riceveva le delega-zioni, e, quindi, secondo il racconto diMatteo, anche i Magi orientali. Dopo ladeposizione di Archelao, figlio di Erode,nel 6 d.C., la reggia divenne la sede delprocuratore romano, quando, nelle festee in occasioni particolari, vi si trasferiva

da Cesarea, per avere il controllo direttodella folla dei pellegrini. Qui deve esserestato condotto Gesù, perché il procurato-re Pilato ratificasse la condanna a morteemessa dal Sinedrio e disponesse la ese-cuzione, che avvenne con la crocifissio-ne, secondo il diritto romano. A difesadella reggia, Erode fece costruire tregrandi e massicce torri, dedicate all’amicoIppico, morto in combattimento per lui,al fratello Fasaele e alla moglieMariamme, da lui amata e tuttavia fattauccidere per timori d’intrighi di palazzo.Il complesso fu distrutto dai romani nel135 d.C.; i primi pellegrini cristiani riten-nero i ruderi imponenti la “torre diDavide”, dove il santo re avrebbe com-posto il salterio. Nei primi anni del suoregno, Erode fece edificare una fortezzaa nord-ovest del tempio, collegata con iportici della spianata templare, dove giàdai tempi del profeta Geremia esistevauna fortificazione. Il re la chiamò“Antonia” in onore di Marco Antonio;era un palazzo cittadella quadrata fortifi-cata, con quattro alte torri; quella di sud-est era la più alta, per sorvegliare i movi-menti delle folle nel tempio e prevenire itemuti complotti. Dal luogo dove s’in-nalzava la fortezza Antonia inizia, perantica tradizione, la Via Crucis.

Nella zona centrale della collinaoccidentale gli Asmonei avevano il loropalazzo, che al tempo di Gesù apparte-neva alla famiglia di Erode; qui Pilatoinviò Gesù a Erode Antipa. A sud-ovestdel palazzo asmoneo vi era l’abitazioneritenuta quella del sommo sacerdoteCaifa, dove si svolse una prima parte delprocesso a Gesù e Pietro rinnegò ilMaestro. Un poco a sud della casa diCaifa vi era un edificio a due piani; quel-lo inferiore ha una struttura simile aquella di una sinagoga. L’antica tradizio-ne cristiana considerò la sala superiore

Gerusalemme al tempo di Gesù

don Raimondo Riva

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come il cenacolo dell’ultima cena diGesù (Lc. 22,12). In questo luogo avven-nero le prime apparizioni di Gesù risortoagli apostoli; su loro, qui radunati conMaria, la madre di Gesù, discese loSpirito Santo. S.Epifanio, che visse alungo a Gerusa-lemme, nel IV sec. con-fermò l’ininterrotta tradizione della “pic-cola chiesa di Dio” sede della primacomunità dei discepoli di Gesù. Lacostruzione originaria fu racchiusa nellabasilica costruita nel IV sec. dal vescovoGiovanni.

Erode nell’anno 20 a.C. decisel’ampliamento del tempio, che richiesel’estensione del terrapieno, sostenuto daenormi blocchi di pietra ben squadrata. Illato occidentale nord-sud misurava m.491, quello orientale m. 462, il lato nordm. 310 e quello sud m. 281. L’ampiorecinto era circondato da portici; sul latoorientale vi era il “portico di Salomone”, suquello meridionale il “portico regio”.L’angolo sud-est sovrastava da 180 m. lavalle del Cedron; esso era il “pinnacolodel tempio” menzionato nel raccontodelle tentazioni di Gesù (Mt. 4,5-6). Ilavori si protrassero per più di 8 anni. Lospazio era diviso in tre settori: il cortileaperto anche ai non giudei; il “tempio”delimitato da una balaustrata, riservatoai giudei con il cortile delle “donne” aest, quello degli “israeliti” e dei “sacer-doti” a ovest con l’altare degli olocausti;il santuario lungo e alto m. 50, con ilvestibolo largo m. 50 e il resto dell’edifi-cio largo m.30. Il vestibolo immetteva nel“santo” contenente il candelabro d’oro asette braccia, la mensa d’oro per i “panidella presenza” e nel mezzo l’altare d’oroper l’offerta dell’incenso. Dietro l’altare ilvelo separava il “santo dei santi”, dove,nel tempio salomonico, era conservata“l’arca dell’alleanza”; dopo la distruzioneal tempo di Nabucodonosor, nelle suc-

cessive ricostruzioni, era vuoto; vi entra-va solo il sommo sacerdote per il ritodella purificazione una volta all’anno nelgiorno solenne della espiazione. Sui latidel “tempio” vi erano diverse camere diservizio; in una di queste, nell’angolosud-ovest, si radunava il Sinedrio, supre-mo organo legislativo e giudiziario.Presso l’altare dell’incenso il sacerdoteZaccaria ebbe la visione celeste che gliannunciava la nascita del figlioGiovanni. Al quarantesimo giorno dopola nascita, Gesù fu qui presentato e lafamiglia di Nazaret incontrò i santi vec-chi Simeone edAnna. Gesù dodicenne siintrattenne con i dottori della Legge inuna delle camere del tempio, suscitandomeraviglia “per la sua intelligenza e perle risposte” (Lc. 2,47). Nei cortili dell’am-pio recinto Gesù compì il gesto profeticodella “purificazione” dai venditori e pre-dicò, soprattutto nei giorni precedenti lasua passione. Nella camera del Sinedriofu accusato di bestemmia e condannato amorte.

Sulla collina di Bezeta, a norddella spianata del tempio, fu costruitadurante il regno di Erode una vasta eprofonda piscina circondata da portici edivisa da uno centrale in due bacini; fuidentificata con la “piscina probatica(delle pecore), dove Gesù guarì il parali-tico (Gv. 5,1-9). Di fronte al tempio, versoest, vi è la collina degli olivi, con il giar-dino, e ai piedi, nella valle del Cedron,una serie di monumenti funebri, chiama-te le “tombe dei profeti”. Alla loro vistadalla spianata del tempio Gesù pronun-ciò la severa sentenza: “Guai a voi, scribie farisei ipocriti, che innalzate i sepolcriai profeti e adornate le tombe dei giusti,e dite: Se fossimo vissuti al tempo deinostri padri, non ci saremmo associati aloro per versare il sangue dei profeti;…ebbene, colmate la misura dei vostri

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padri!” (Mt. 23,29-32). Al tempodi Gesù, il luogo delle esecuzio-ni capitali, inflitte dall’autoritàromana, era una collina esternavicina al muro nord-occidenta-le; era il Golgota dove fu croci-fisso Gesù. Durante il regno diErode Agrippa, 41-44 d.C., fuedificato un nuovo muro, chepartiva dal palazzo di Erode, sidirigeva a nord-ovest, per vol-gersi a nord-est e piegare a sudcongiungendosi con terrapienodel tempio. Con questa espan-sione della città, la collina delGolgota ne venne inclusa.L’ampliamento della città fusegno effimero di tranquillavita cittadina.Nell’estate del 66 d.C. scoppiòla rivolta contro il potereoppressivo romano; Neroneaffidò l’incarico della repressio-ne a Vespasiano, che nominatoimperatore nel 68, lasciò ilcomando al figlio Tito. Egli col-locò l’accampamento romanosullo Scopus, la propaggine nord delMonte degli Olivi e pose l’assedio aGerusalemme, che dopo cinque mesidovette capitolare, nell’agosto del 70 d.C.La città e il tempio furono distrutti. Ungruppo di ribelli riuscì a sfuggire e sirifugiò sulla fortezza di Masada, doveresistette fino al 73 d.C., dandosi poi lamorte per non cadere nelle mani deiromani. L’impresa dell’imperatoreAdriano di fare di Gerusalemme la cittàromana chiamata Aelia Capitolina – da :Aelius, secondo nome di Adriano e l’ag-gettivo evocante il Campidoglio romano– suscitò, nel 132, una seconda ribellione,guidata da Bar-Koseba, stroncata nel 135.Fu eretto il nuovo tempio dedicato allatriade romana: Giove, Giunone e

Minerva. In città stazionò la X LegioFretensis. Fu proibito agli ebrei di entra-re in città. Anche il Golgota, venerato daidiscepoli di Gesù, fu paganizzato con ladedicazione di un culto a Venere.L’imperatore Costantino ripristinò lamemoria cristiana con la costruzionedella “rotonda della risurrezione”, inglo-bante il sepolcro di Gesù, e con l’annessagrande basilica. Tutto il magnifico com-plesso fu inaugurato nel 335 dal vescovoMacario. La distruzione del tempio haprivato gli ebrei dell’offerta del sacrificio;da allora, ogni anno la cena pasquale ter-mina con l’esclamazione della brama delLuogo Santo: “lašš n h habb ’ hbîrûš l im”: “l’anno prossimo aGerusalemme”.

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L’albL’alberoero delladella vitavita

ACCOLTI NELLA NOSTRA COMUNITA’ACCOLTIACCOLTI NELNELLLAA NOSTRNOSTRAA COMUNICOMUNITA’TA’

GaGalilimbmberertiti SofiSofiaaGulGuliiziziaa GaGabrbrielieleeManentiManenti AlesAlesssandroandroSambrSambrunauna MarcoMarcoStelStellala GaGabribrieleleeZZaaccaccarrdidi WiWillliliamam

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RITORNATI ALLA CASA DEL PADRERRITORITORNNATIATI ALALLALA CASCASAA DEDELL PAPADREDRE

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